il ruolo dell’architetto per la città...
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il ruolo dell’architettoper la città sostenibile
a cura diEliana CangelliPatrizia Colletta
Il ruolo dell’architettoper la città sostenibile
a cura diEliana CangelliPatrizia Colletta
Il ruolo dell’architettoper la città sostenibile
a cura diEliana CangelliPatrizia Colletta
Il presente volume è promosso dalla Consulta del “Progetto sostenibile e dell’efficienza energetica”dell’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Roma e provincia
Piazza Manfredo Fanti, 4700185 Roma
www.architettiroma.it
I diritti di riproduzione, di memorizzazionee di adattamento parziale o totale con qualsiasi mezzo sono riservati
Roma, maggio 2011
Art directorDario Curatolo
Progetto graficoMaria Cristina Mazzùstudiodca [email protected]
Indice
IntroduzioneLa città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architettoPatrizia Colletta
Parte 1“EDUCATE: Progettare la sostenibilità”La progettazione sostenibile nellla formazione dell’architettoa cura di Eliana Cangelli e Patrizia Colletta
Parte 2“Energy technology, sostenibilità e architettura”a cura di Cresme Ricerche Spa1 | I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere?
2 | Riconfigurare l’offerta di know-how
3 | Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza?3.1. I consumi energetici degli edifici3.2. L’energia rinnovabile in Italia3.3. Gli incentivi e la politica energetica3.4. La strategia energetica ed ambientale europea3.5. Una prima linea da seguire: l’efficienza energetica del patrimonio pubblico
4 | Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali?4.1. Le Leggi Nazionali4.2. Le normative regionali4.3. I regolamenti edilizi comunali4.4. Esperienze di quartieri sostenibili
5 | Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica?
6 | L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera6.1. Leadership di filiera: riflessione a partire da una indagine sugli effetti delle politiche di defiscalizzazione
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La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architettoPatrizia Colletta
Consigliere Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Roma e provincia
Nell’ultimo rapporto ONU sulla “Stato della
Popolazione Mondiale” viene affermato che
più della metà delle persone abita in ambiti
urbani, oggi sono 3,3 miliardi di cittadini
che diventeranno 5 miliardi nel 2030.
Da questo scenario si potrebbero declinare
molte argomentazioni sia per quanto ri-
guarda una nuova visione della società, sia
per quanto attiene un nuovo sistema di re-
lazioni che questa società deve costruire per
rendere “sostenibile” la propria vita urbana.
I modelli urbani sono molti, nel mondo e in
Europa e sono anche largamente studiati
da urbanisti, economisti, sociologi, antro-
pologi, geografi, ecc.
Una sintesi di cosa voglia dire essere una
“civiltà urbana” può essere ripresa dal capi-
tolo sulla città di un libro di qualche anno
fa, di Julian Jaynes: “la civiltà è l’arte di abi-
tare in città talmente grandi nelle quali le
persone non si conoscono tra loro”.
Quindi, la civiltà - anche nella radice etimo-
logica, come è noto - è strettamente legata
alla città ed essa esiste solo se il sistema
delle sue relazioni è efficiente, adeguato e
proiettato verso il futuro della società che
lo esprime.
Il processo di “metropolizzazione” del ter-
ritorio, dal secondo dopoguerra ad oggi -
ha modificato il concetto e la percezione
della città in Europa e, in particolare, in Ita-
lia. Ad esempio, il consumo del suolo sta
determinando, nel nostro Paese, un pro-
cesso di ripensamento delle modalità di uso
e tutela di questa risorsa essenziale.
Le città sono sicuramente al contempo il
luogo dei conflitti, del senso di comunità e
il luogo delle opportunità. Anche se lenta-
mente - come in tutti i processi di innova-
zione - si stanno profilando e costruendo gli
elementi costituitivi di un paradigma di-
verso di utilizzo delle risorse naturali e di
quelle energetiche.
Questo processo di penetrazione della co-
scienza “sostenibile” è spinto e, sempre più
lo sarà, anche dall’enorme incremento e di-
sponibilità delle informazioni e dalla capacità
Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto
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di fare “rete” che contraddistingue la società
occidentale di questo terzo millennio.
La disponibilità e lo scambio “omogeneo”
sul territorio di conoscenze, esperienze, di
“flussi” di informazioni rende, già oggi, il
concetto di città - e di comunità - diverso
da quello prodotto dalla rivoluzione indu-
striale, vera generatrice della città moderna
e dei suoi problemi.
Un' altra grande differenza, rispetto al pas-
sato, è la possibilità di accedere ad informa-
zioni “privilegiate” indipendentemente dal
luogo in cui si abita. È ancora vero che nelle
grandi città è, di norma, presente una classe
“creativa” ma la possibilità di conoscere,
quasi in tempo reale, i nuovi paradigmi am-
bientali è diventata “omogenea” nel mondo.
Questo fenomeno comporta la possibilità
anche da parte di piccole comunità di ade-
rire a “progetti” ambientali e di risparmio
energetico di respiro internazionale.
Ad esempio, in Italia, inizia ad essere consi-
stente il numero dei comuni “virtuosi”
spesso di piccola dimensione demografica
che hanno assunto il tema della sostenibi-
lità come elemento portante del governo
cittadino e ambientale.
Ma oggi bisogna fare i conti anche con una
crisi che ha aggredito, in particolare, le società
“mature”, che ha comportato effetti anche
per quelle emergenti, mettendo in discus-
sione il modello di crescita a livello mondiale.
Se la nostra società è caratterizzata da una
grande interdipendenza “globale” d’altra
parte è anche governata da processi deci-
sionali sempre più articolati e complessi,
frazionati e competitivi tra loro.
La grande sfida per gli anni futuri, quindi, è
ricostruire o, purtroppo, costruire ex novo
le “filiere decisionali” in tutti i campi: istitu-
zionale, produttivo, amministrativo, econo-
mico, finanziario e, non da ultimo, in quello
progettuale e programmatico.
Il mestiere dell’architetto, del progettista
dovrà quindi subire una mutazione pro-
fonda e per la quale occorre “riscoprire” i
fondamenti della professione: quasi parados-
salmente, ci può apparire più vicino Vitruvio,
piuttosto che gli architetti dell’International
style - attivi ancora oggi, nelle nuove “catte-
drali” delle espansioni immobiliari del medio
oriente - che non hanno dovuto fare i conti
con le ristrettezze energetiche, ma pensa-
vano di avere di fronte un futuro di disponi-
bilità energetica infinita.
Per acquisire questa coscienza, l’architetto
dovrà avere una educazione culturale e pro-
fessionale, orientata alla “sostenibilità” e
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questa educazione dovrà essere un valore
condiviso da tutta la classe professionale
europea per evidenti motivi di competitività
internazionale del nostro Paese e del nostro
continente.
In tal senso si muove il Progetto “Educate”
nell’ambito del Programma europeo Intelli-
gence Energy Efficient (IEE) di cui si offre una
breve descrizione e i primi risultati in questo
libro. È un importante passo verso la condi-
visione, almeno a livello europeo, di questa
esigenza di cambiamento del modello cultu-
rale e dei percorsi formativi dell’architetto.
Ma è anche arrivato il momento di farsi delle
domande e cercare risposte per costruire pro-
cessi consapevoli di rinnovo urbano, per in-
vertire i modelli tradizionali di uso delle
risorse ambientali ed energetiche, per co-
struire e diffondere - nei cittadini, nelle fami-
glie, nelle imprese - una “coscienza
sostenibile” per innovare, profondamente,
quel sistema di relazioni, di cui si è detto, che
caratterizza una società.
Infatti, la qualità dell’offerta è sempre deter-
minata dalla qualità e dalla natura delle do-
manda. Se vogliamo, quindi, che vi sia, in
futuro, una architettura sostenibile ed “etica”
sotto il profilo dell’uso delle risorse energeti-
che, uno degli aspetti fondamentali è “dif-
fondere” nei committenti, pubblici e privati,
i principi, ma soprattutto le convenienze di
una architettura energicamente sostenibile.
Le domande che ci dobbiamo porre, quindi,
devono essere formulate per sostenere il ri-
disegno della figura dell’architetto che dovrà
- se le risposte saranno adeguate - assumere
funzioni di “leadership” intellettuale e pro-
fessionale, integrando le conoscenze per ga-
rantire il rinnovo sostenibile della città.
Il filo conduttore della ricerca del CRESME è
stato generato da cinque domande, sintetiz-
zate di seguito, alle quali si vuole fornire una
risposta che riguarda, in particolare, la nuova
coscienza dell’architetto di poter essere un
leader della filiera per il risparmio e l’effi-
cienza energetica.
I driver del cambiamento del settimo ciclo
edilizio in Italia devono essere “gestiti” per
innovare la filiera della progettazione, co-
struzione e gestione immobiliare, oppure de-
vono essere “subiti” solo per far sopravvivere
un mercato incapace di ristrutturarsi?
Se non ci fosse stata la crisi immobiliare e
delle costruzioni, a partire dal 2008, forse non
ci saremmo neanche posti questo dubbio.
Avremmo continuato a pensare l’architet-
tura come uno strumento a servizio di una
fase espansiva senza limite.
Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto
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La prima di queste domande, quindi, parte
da considerazioni di natura congiunturale,
per arrivare a determinare gli elementi di una
trasformazione strutturale nel ciclo edilizio, il
settimo, secondo le analisi del CRESME.
L’architetto che dovrà operare con il futuro
mercato edilizio e immobiliare si troverà di
fronte ad una più decisa segmentazione e
specializzazione. Se, da una parte, sarà an-
cora esistente un mercato “tradizionale”
pubblico e privato, si dovrà rispondere a
domande differenziate: la costruzione a
basso costo, che porta con se la scelta di ri-
durre la qualità o di innovare il prodotto,
razionalizzare il processo e non rinun-
ciando, anzi incrementando la qualità am-
bientale ed energetica degli edifici.
Il ritorno della riqualificazione e della rigene-
razione urbana, anche sotto i profili che in-
teressano il risparmio energetico, data
l’ormai acclarata impossibilità di consumare
ulteriore territorio; l’ampliamento della com-
petizione internazionale delle imprese edilizia
ma anche - forse soprattutto - del manage-
ment progettuale e gestionale che dovrà es-
sere messo a confronto con standard
progettuali e realizzativi europei ed extraeu-
ropei; l’innovazione tecnologica e la spinta
verso il “green building” che dovrà enfatiz-
zare il ruolo della conoscenza, della possibi-
lità - come si argomentava in precedenza - e
la potenzialità che a questo processo parte-
cipino non solo le grandi aziende, i grandi
studi professionali, ma anche le PMI e un ge-
nerazione di progettisti dotati, anche singo-
larmente, di un know-how di alto livello sulle
nuove tecnologie. In sintesi, il progettista
dovrà riscoprire il piacere della sperimenta-
zione sulla natura dei materiali, sulla loro
produzione, assemblaggio, messa in opera
dell’intero ciclo vitale.
È possibile mettere in atto un processo di
qualificazione della domanda di rigenera-
zione edilizia, urbanistica e territoriale
orientata alla riconfigurazione dell’offerta
di know-how? Più che possibile, sembra ne-
cessario rispondere in modo positivo a que-
sta esigenza.
È il momento di affrontare, con determina-
zione e sistematicità il tema del salto di
scala del rapporto tra identità e innova-
zione, dove gli attori - ma soprattutto i de-
cisori istituzionali e non, giocheranno un
ruolo fondamentale e di grande responsa-
bilità. Se esistono molti driver (sostenibilità
ambientale, economica e sociale alla base
del processo decisionale, nuovi temi della
progettazione, innovazione tecnologica di
processo e di prodotto, nuovo partenariato
pubblico-privato, più stretta connessione
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tra processo edilizio e gestione dei servizi)
che possono influenzare il sistema proget-
tuale e realizzativo italiano.
È anche del tutto evidente che occorra una
“regia” di innovazione della filiera dove -
per citare espressamente la ricerca CRESME
- il […] “progettista integrato” si trasforma
in un “partner tecnologico” in un processo
di innovazione in grado di competere sulle
fasce in crescita del mercato.
È possibile mettere in atto una serie di stra-
tegie per incrementare l’efficienza del si-
stema energetico italiano, incentivando
comportamenti virtuosi dei decisori e degli
utilizzatori delle fonti di energia, trasmet-
tendo l’idea che queste strategie possono
rappresentare una sfida per il futuro del no-
stro Paese? Forse, questa, è una delle do-
mande più difficili a cui dare risposta, viste
anche le contraddizioni proprio sul tema
delle grandi scelte nazionali circa la promo-
zione di una tipologia, piuttosto che un'al-
tra, di fonte di energia.
L’analisi della situazione di approvvigiona-
mento delle fonti energetiche nazionali mo-
stra ancora una grande dipendenza alle
fonti fossili e quindi, di saldo economico
negativo delle importazioni e, nel campo
delle energie alternative, una grande rile-
vanza di quella idroelettrica che in Italia ha
rappresentato una “tradizionale” fonte pu-
lita di produzione energetica.
Esiste, indubbiamente, una crescita delle
fonti energetiche alternative “nuove”: so-
lare, eolico, biomasse, geotermico, ecc., ma
sono anche note le criticità di alcune di que-
ste fonti rispetto alla trasformazione del
territorio e all’impatto che queste tecnolo-
gie hanno sul paesaggio e sui tessuti edilizi.
Sicuramente, alla diffusione di alcune tec-
nologie di produzione da fonti di energia
rinnovabile ha contributo l’introduzione di
incentivi e su questo argomento sarebbe
necessario meditare, forse, su di un loro
reindirizzo verso la trasformazione “struttu-
rale” del mercato energetico per rendere
più competitiva, senza il supporto econo-
mico istituzionale, la produzione di energie
da fonti rinnovabili.
D’altro canto, esiste una verità - forse ba-
nale, ma oggettivamente dimostrata - che
la prima fonte di energia è il risparmio, a
partire dai consumi relativi al patrimonio
pubblico che potrebbe essere oggetto di
una politica di lungo periodo sia a livello
nazionale che di ambito regionale e locale.
In questo senso, i dati forniti dall’ipotesi svi-
luppata dall’ENEA con il supporto di ANCE,
ABI, Consip e Unioncamere, sono molto ri-
levanti e dovrebbero far meditare su questa
opportunità, la cui attuazione viene ad es-
Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto
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sere resa molto difficile, se non impossibile,
da una serie di fattori: frammentazioni dei
poteri decisionali, inesistenza della cultura
del “property” e del “faciliy” management
nella PA, ruoli poco definiti tra soggetti ge-
stori e utilizzatori del patrimonio immobi-
liare pubblico e così via.
Il risparmio di energia è, prima di tutto, una
opzione istituzionale “etica” ma anche una
scelta economico-finanziaria obbligatoria:
cosa sta facendo chi detiene le leve decisio-
nali nello Stato, nelle Regioni, nelle autono-
mie locali? Il panorama delle iniziative per
risparmiare energia è molto vasto e spazia
dall’ambito comunitario alle iniziative locali,
anche strutturali e istituzionalizzate, come
quelle dei Regolamenti edilizi.
Di conseguenza, è esistente, ormai, un set
complesso e articolato di strumenti finalizzati
al miglioramento energetico delle costrizioni
edilizie: dalla direttiva 2002/91/CE sul rendi-
mento energetico e la direttiva 31/2010 in
materia di efficienza energetica edilizia, al
D.Lgs. 311/2006 sulla certificazione energe-
tica e agli incentivi sulle fonti rinnovabili, fino
alle normative regionali sul risparmio energe-
tico e la classificazione energetica degli edi-
fici, per finire con i Regolamenti Edilizi
prestazionali e prescrittivi sulla qualità ener-
getica degli edifici. Quale risposta può fornire
questa “mobilitazione” istituzionale?
Da un parte, l’esigenza che vi sia un “link” tra
i decisori, dal livello europeo fino alla singola
Amministrazione comunale che vuole aderire
a questo “progetto” contemporaneo; dall’al-
tra, una maggiore capacità e attenzione da
parte dei progettisti alle esperienze e agli in-
segnamenti che derivano da queste scelte isti-
tuzionali. Oggi, all’architetto viene chiesta,
oltre alla “forma”, anche una sostanza fatta
di edifici, quartieri, città, territori ambiental-
mente ed energeticamente sostenibili, par-
tendo da quello che si è fatto, per migliorare
e far avanzare quello che si farà.
Gli incentivi fiscali hanno avuto un effetto
“rilevante” per il risparmio energetico e
sono stati anche un veicolo per diffondere
il tema della sostenibilità negli utenti?
Le domande si chiudono con un tema in
parte già delineato in precedenza: quale
può essere il sistema per promuovere la ri-
chiesta di qualità ambientale ed energetica
delle costruzioni, degli edifici e degli alloggi.
Senza dubbio, le politiche di incentivazione
messe in atto da qualche anno dal governo
di allora e poi mantenute - anche in questo
caso con non poche contraddizioni - dai go-
verni successivi hanno contribuito a far cre-
scere una pragmatica “coscienza ambientale”
da parte delle famiglie.
Se viene opportunamente mostrata la con-
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venienza economica verso un certo com-
portamento, in questo caso per la riqualifi-
cazione energetica del proprio alloggio, è
del tutto evidente una adesione a questa
opportunità.
L’indagine campionaria dal CRESME, svolta
per l’ENEA, mostra un quadro frammen-
tato, nel quale una delle motivazioni del
mancato utilizzo degli incentivi è stata la
scarsa conoscenza e le difficoltà burocrati-
che. La risposta alla domanda non può es-
sere del tutto positiva, anzi.
Sembra, viceversa, che vi siano ancora mar-
gini di lavoro per rendere, da una parte, più
facile l’applicazione delle detrazioni fiscali
e dall’altra, per ampliare gli ambiti di appli-
cazione, con misure - assistenza tecnica,
convenzioni bancarie, ecc - di supporto e
completamento degli incentivi stessi.
Mettere insieme una risposta complessiva,
a queste cinque domande che riguarda il
ruolo dell’architetto non è argomento che
si possa esaurire in poche pagine, in un
libro o in un convegno.
Il tema della costruzione di questa coscienza
e di una nuova responsabilità dell’architetto
per coniugare la “forma” dell’architettura
con la sua efficienza energetica e la sua so-
stenibilità economica, ambientale e sociale,
dovrebbe essere sorretto da una nuova vi-
sione del rapporto tra città e civiltà, tra senso
della comunità e innovazione.
Stili di vita e di consumo da modificare in-
fluenzeranno significativamente anche il pen-
siero e il “fare” dell’architetto; chi pensa, chi
progetta, chi guarda alle forme e agli spazi,
chi vede la città del futuro dovrà percorrere
strade nuove per non trovarsi, domani, a
guardare con la testa rivolta all’indietro men-
tre le future generazioni guardano con spe-
ranza a noi per il loro domani.
Dovrà, quindi, in futuro esistere un nuovo ar-
chitetto che abbia la coscienza di apparte-
nere a questa nuova filiera decisionale,
consapevole dei nuovi paradigmi energetici
e che sappia governare i processi della pro-
fessione, esprimendo una leadership tecnica,
culturale, etica e intellettuale.
Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto
PARTE 1“EDUCATE:Progettare la sostenibilità”La progettazione sostenibile nella formazione dell’architettoa cura di Eliana Cangelli e Patrizia Colletta
Si ringrazia per la collaborazione Manuela Cagliozzi
EDUCATE - Environmental Design in University Curriculaand Architectural Training in Europe
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L’urgenza ambientale, la consapevolezza
dell’impatto che le costruzioni hanno sul-
l’ambiente e le recenti normative europee
in materia di efficienza energetica ed emis-
sioni zero degli edifici determinano una cre-
scente domanda di architetti con
competenze avanzate nel campo della pro-
gettazione sostenibile.
Il progetto europeo EDUCATE si propone di
promuovere la sostenibilità nella progetta-
zione dell'ambiente costruito come fattore
chiave per rispondere alle sfide poste dal-
l'attuale situazione di crisi ambientale.
Le attività sviluppate nell’ambito del pro-
getto sono mirate a promuovere la cono-
scenza e le competenze nel campo della
progettazione ambientale in tutte le fasi del
processo di formazione degli architetti al
fine di ottenere edifici in cui siano assicu-
rate condizioni di comfort psico-fisico, be-
nessere ambientale ed efficienza energetica
attraverso un processo di progettazione
culturalmente, economicamente e social-
mente sostenibile1.
Obiettivi specifici di EDUCATE sono:
• la promozione dell’integrazione dei principi
della Progettazione Ambientale all’interno
dell’intero iter formativo dell’architetto dai
corsi di laurea alla formazione professionale;
• l’individuazione di un programma di studi
che leghi la sostenibilità agli altri aspetti tecnici,
sociali e architettonici della progettazione;
• lo sviluppo di un Portale Web dedicato ai
temi della Progettazione Ambientale che fa-
ciliti l’integrazione e la crescita delle com-
petenze di professionisti e studenti sulla
sostenibilità in architettura;
• l’identificazione e la promozione, nell’am-
bito degli Ordini Professionali Europei, di
requisiti omogenei di qualificazione relativi
alla progettazione Ambientale;
• la diffusione del know-how in materia di
progettazione ambientale mediante esempi
di best practices.
1 “Foster knowledge and skills in sustainable environmentaldesign aiming to achieve comfort, delight, well-being andenergy efficiency in new and existing buildings. This will bepromoted and demonstrated within a culturally, economicallyand socially viable design process, at all stages of architectu-ral education” (EDUCATE, Kick Off Meeting July 2009).
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Partenariato
EDUCATE, Environmental Design in
University Curricula and Architectural
Training in Europe, è stato finanziato nel
2009 dalla Comunità Europea (EACI)
nell’ambito dell’Intelligent Energy Europe
Program. Partecipano al progetto un
consorzio di sette Università europee cui si
affiancano gli Ordini Professionali dei Paesi
partecipanti ed un Advisory Board
composto da professionisti e studi di
architettura di rilevanza internazionale.
Università
• University of Nottingham (Coordinamento)
Department of Architecture and Built
Environment /School of Computer Science
(UK)
• Architectural Association School of
Architecture (UK)
• Catholic University of Louvain
Architecture et Climat, Faculté des
Sciences Appliquées (Belgium)
• Technical University of Munich - Facultat
fur Architektur (Germany)
• University of Rome La Sapienza
Dipartimento DATA,
Facoltà di Architettura (Italy)
• Seminar of Architecture and Environment,
SAMA Sociedad Civil (Spain)
• Budapest University of Technology and
Economics - Faculty of Architecture
(Hungary).
Ordini professionali
• RIBA - Royal Institute of British Architects
(United Kingdom);
• CNOA - Conseil National de l’Ordre des
Architectes de Belgique (Belgium);
• Bayerische Architektenkammer (Germany);
• Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori di Roma e
Provincia (Italy);
• Consejo Superior de Colegios de
Arquitectos de España (Spain);
• Magyar Építész Kamara (Hungary).
Advisory board
• Peter Clegg - Feilden Clegg Bradley
Studios (London, UK);
• Edward Cullinan - Edward Cullinan
Architects (London, UK);
• Alistair Guthrie - ARUP (London, UK);
• Ken Shuttleworth - MAKE Architects
(London, UK);
• Mario Cucinella - MCA Architects (Bologna,
Italy);
• MEDIOMUNDO Arquitectos (Sevilla, Spain).
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
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EDUCATE si avvale anche della collaborazione
di associazioni e agenzie per l’energia quali:
• The Higher Education Academy - CEBE
Centre for Education in the Built
Environment (UK);
• SCHOSA Standing Conference of Heads of
Schools of Architecture
(United Kingdom);
• Conferenza Nazionale dei Presidi delle
Facoltà di Architettura (National
Association of Heads of Schools of
Architecture, Italy);
• Escuela Técnica Superior de Arquitectura
Universidad de Sevilla (Spain);
• BDA Bund Deutscher Architekten
Association of German
Architects (Germany);
• Agencia Andalusa de la Energía
Conse jería de Innovación, Ciencia
y Empresa (Spain);
• Magyar Èpitomuvèszek Svovetsège
Association of Hungarian Architects
(Hungary);
• ÈMI - Non-profit Company for Quality
Control and Innovation in Building
(Hungary).
Un piano dettagliato per l’educazione
alla sostenibilità ambientale
La necessità di intraprendere un cambia-
mento nell’educazione dei professionisti
dell’edilizia che promuova gli aspetti am-
bientali in architettura, è dovuta principal-
mente a tre fattori:
• la lentezza delle attuali pratiche di costru-
zione nel dare la dovuta importanza alla pro-
gettazione ambientale sostenibile nell’ambito
del processo di creazione progettuale;
• lo scarso contributo dei criteri di qualifi-
cazione e accreditamento, stabiliti dagli enti
professionali, alla promozione e diffusione
sistematica della sostenibilità ambientale
nella progettazione edilizia;
• a scarsa efficacia dei curricula universitari
di istruzione degli studenti di architettura
nell’integrarsi con la progettazione per la
sostenibilità ambientale.
Le pressioni per mitigare gli impatti negativi
sull’ecosistema e per promuovere l’adegua-
mento dell’ambiente antropizzato ai previsti
cambiamenti climatici, hanno recentemente
orientato la professione dell’architetto verso
l’assunzione di strategie ambientali ibrido/pas-
sive per la progettazione delle costruzioni
(IPPC, 2007).
Dopo diversi decenni in cui - seguendo un si-
stema educativo molto settoriale - la respon-
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
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sabilità di progettare costruzioni ad alta effi-
cienza energetica era stata ceduta agli inge-
gneri, i nuovi requisiti tecnici puntano ora il
riflettore sull’architetto, invertendo, perciò,
la tendenza in cui la pratica era orientata
principalmente verso la progettazione for-
male ed estetica, evitando il confronto con le
sfide offerte dalla sostenibilità ambientale.
Oggi la maggior parte delle imprese di costru-
zione dichiarano che la progettazione soste-
nibile è l’elemento chiave del loro approccio
all’architettura. Sono tuttavia poche le costru-
zioni all’altezza di queste richieste, special-
mente in relazione all’efficienza energetica
mentre, allo stesso tempo, molte costruzioni
nate per l’eccellenza ambientale hanno fallito
nell’ambito dell’architettura tout - court.
L’obiettivo di ridurre le emissioni di carbo-
nio e il consumo di energia è stato spesso
considerato prioritario rispetto al progetto
creativo, alla qualità della vita e al comfort
psico-fisico dei residenti, ostacolando
spesso il valore architettonico degli edifici
che vengono costruiti.
Con poche eccezioni, una generale mancanza
di capacità tecniche integrate tra gli architetti
si è manifestata attraverso una professione
generalmente mal equipaggiata a trattare il
sostanziale e paradigmatico cambiamento
necessario nella progettazione ambiental-
mente responsabile.
Per assicurarsi che le attività di costruzione
siano realizzate in modo da includere anche i
concetti di sostenibilità e salvaguardia del-
l’ambiente, insieme ad una progettazione at-
tuabile eticamente, culturalmente e
socialmente, è importante che sia preso in
considerazione un approccio rinnovato al-
l’educazione architettonica.
Sul cammino che prepara alla pratica pro-
fessionale, una lacuna apparente nelle con-
dizioni per l’accreditamento dei curricula e
nei criteri di qualificazione stabiliti dalla
maggioranza degli enti mondiali, rappre-
senta un potenziale ostacolo alla concreta
realizzazione di una architettura sostenibile.
Nel mondo esistono numerosi criteri per in-
dividuare i requisiti di convalida che con-
trollano l’entrata nella professione di
architetto e assicurare che gli standard rag-
giunti con successo dai laureati vadano di
pari passo con l’abilità professionale e la
formazione etica necessari: sfortunata-
mente questi criteri sono spesso disomoge-
nei e caratterizzati da requisiti vaghi,
specialmente quando si tratta di fare un bi-
lancio efficace tra abilità creative e pratiche.
Sebbene gli obiettivi dei criteri stabiliti dagli
enti professionali siano quasi unanimemente
“lo sviluppo dell’educazione professionale e
la risposta ai cambiamenti ambientali”
(ARB/RIBA, 2002), l’accento è spesso posto
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sul ruolo centrale e generalista della proget-
tazione, mentre le conoscenze ambientali e
tecniche sembrano essere assegnate a un
ruolo marginale.
Sebbene gli obiettivi ambientali siano spesso
menzionati (anche se alle volte in maniera
ambigua) sembrano non esserci indicatori
per qualificare e quantificare questi aspetti
educativi. Non ci sono neppure principi chiari
che definiscano il livello di consapevolezza
ambientale, conoscenza, di comprensione e
abilità che studenti, architetti e professionisti
dell’edilizia devono acquisire ad ogni passo
del processo di qualificazione.
Questa mancanza di provvedimenti quantifi-
cabili assume maggiore importanza in Europa
a causa della Direttiva della Commissione Eu-
ropea 2005/36 che tratta del reciproco rico-
noscimento delle qualifiche professionali nei
Paesi membri dell’Unione Europea. (European
Commission, 2006).
Dall’analisi effettuata emerge che l’indivi-
duazione di rigorosi criteri di qualificazione
in ambito di progettazione ambientale è un
tema al centro delle attività di molti enti ac-
cademici e professionali.
In risposta a queste sfide, nella seconda
fase del programma di lavoro di EDUCATE,
è stato messo a punto un curriculum, pre e
post-professionale, che integri, ai vari livelli
e fasi della formazione degli architetti, i
principi di sostenibilità ambientale ed effi-
cienza energetica con la progettazione.
Basandosi sui principi di un’Agenda per l’In-
segnamento dell’Architettura Sostenibile, le
attività di EDUCATE si sono concentrate
sulla definizione di una struttura pedago-
gica di riferimento pensata per fornire linee
guida per lo sviluppo dei piani di studio,
mantenendo al tempo stesso una flessibilità
sufficiente per essere adattata ai diversi
contesti, sistemi ed approcci pedagogici, re-
quisiti locali, obiettivi ambientali, tale da
consentirne l’applicazione alle diverse strut-
ture educative e metodologie.
Per formulare la struttura pedagogica:
• sono stati valutati i bisogni e le aspetta-
tive del mercato, in termini di conoscenze
necessarie per soddisfare le normative ener-
getiche esistenti e gli obiettivi ambientali.
A tal fine è stato effettuato un sondaggio,
con il supporto degli Ordini professionali
europei coinvolti, utile a definire gli obiettivi
pedagogici per quanto riguarda le compe-
tenze tecniche sulla progettazione ambien-
tale sostenibile, richieste per gli studenti e
laureati in Architettura - così come per i
professionisti del settore dell’edilizia - ad
ogni livello della loro formazione.
• è stata effettuata una sistematizzazione
delle conoscenze tecniche, dei principi e dei
contenuti relativi alla progettazione am-
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
20
bientale sostenibile nel campo dell’istru-
zione universitaria. Tale sistematizzazione è
stata strutturata su un quadro conoscitivo
(principi, esempi di applicazioni e strumenti
di progettazione ambientale sostenibile)
che hanno costituito il fulcro dei contenuti
del data base del Portale Web EDUCATE.
• sono stati individuati e descritti curricula
accademici (in conformità con la struttura di
istruzione universitaria prevista nella Dichia-
razione di Bologna del 1999), modelli e me-
todologie, delle migliori pratiche educative
ambientali attualmente in uso che potreb-
bero costituire degli esempi su cui sviluppare
nuove potenziali strutture curriculari.
• sono state esaminate le metodologie peda-
gogiche e gli strumenti su cui un curriculum
può essere fondato, basandosi sull’esplora-
zione delle teorie della scienza e delle prassi
educative esistenti per lo sviluppo delle cono-
scenze educative scientifiche di base.
Conoscenza tecnica nel curriculum
dell’architettura: la Knowledge Base
del Portale Educate
Le barriere allo sviluppo e alla promozione
della progettazione ambientale sono legate
principalmente al problema dell’informa-
zione. I risultati dell’indagine svolta presso
i professionisti, descritta nel paragrafo suc-
cessivo, hanno evidenziato la necessità di
migliorare la qualità e la quantità dei dati
relativi alla sostenibilità, sia per quanto ri-
guarda i principi tecnici con cui realizzarla,
sia per le ricadute positive che essa ha dal
punto di vista economico, sociale e ambien-
tale. Tale implementazione deve essere fatta
a tutti i livelli, dall’istruzione universitaria
alla formazione continua dei professionisti,
dal grande pubblico al settore dei commit-
tenti, pubblici e privati, che devono inve-
stire su progetti sostenibili.
Il problema è quello di non considerare la
progettazione ambientale come un campo
della conoscenza separato dagli altri settori,
ma in modo olistico, mostrandone le corre-
lazioni non solo con gli altri ambiti della
progettazione ma anche con tutti gli aspetti
che caratterizzano lo svolgersi della vita di
una società. In particolare, tale integrazione
deve essere promossa all’interno dei corsi
universitari in quanto, proprio la professione
dell’architetto, nell’atto di progettare in
modo eticamente e tecnicamente adeguato,
riesce a riassumere e a condensare tutti que-
sti aspetti in una unica, sia pur contestualiz-
zata e storicizzata, concreta realizzazione.
Allo stesso tempo riuscire a raggiungere il
grande pubblico e la committenza significa
dare una spinta al rinnovamento dei co-
stumi e della cultura tout court.
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A tal fine, il progetto di Educate ha promosso
la realizzazione di un Portale web, www.edu-
cate-sustainability.eu, dedicato non solo alla
divulgazione di informazioni, conoscenze,
best practices (a sostegno, in particolare,
dell’istruzione universitaria e post-universita-
ria), ma alla creazione di una rete di comuni-
cazione tramite la quale addetti ai lavori,
studenti, pubblico possano entrare in con-
tatto, dialogare e interagire, scambiando
idee e contenuti a tutti i livelli.
Il Portale2 è stato progettato per incorporare
principalmente un sistema interattivo intelli-
gente di e-learning e si compone, quindi, di
una parte fondamentale di Knowledge Base,
e di una serie di spazi dedicati ai vari utenti
(Student Space; Expert Space; Instructor
Space; Professional Space; Public Space).
Per quanto riguarda la struttura cognitiva del
Portale, essa si presenta integrata (e non ad
albero) e sistematizza e organizza le tre parti
che la compongono - Issues and Principles,
Application and Case Studies, Tools - in modo
tale che dialoghino tra loro: ognuna di que-
ste categorie ha un carattere proprio e un
obiettivo distinto, ed è allo stesso tempo una
componente essenziale delle altre due. Tutte
e tre dovrebbero essere rilevanti ad ogni sta-
dio della progressione del curriculum, seb-
bene la forma che ognuna può prendere, le
metodologie pedagogiche applicate e il li-
vello di competenze richieste agli studenti e
ai laureati possono cambiare.
Issues and Principles:
la conoscenza presente in questo dominio
deriva da nozioni fisiche, fisiologiche e psico-
logiche correlate alla progettazione dell’am-
biente antropizzato e le richieste dei suoi
abitanti, per analizzare le strategie che ga-
rantiscano una corretta gestione dell’energia
e delle risorse, e descrivere le tecnologie ap-
plicabili per ottenere tali obiettivi.
Application and Case Studies:
illustrano come i principi teorici e gli obiettivi
della progettazione ambientale siano stati
messi in pratica, e come questi esempi ab-
biano risposto alle esigenze di comfort e be-
nessere dei propri abitanti. Le applicazioni e
i casi studio includono i precedenti locali e
storici fino alla pratica contemporanea e, in
generale, una casistica di studi che illustra le
differenze tipologiche e climatiche, e i loro ri-
spettivi parametri di rendimento.
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
2 Attualmente il Portale è aperto in una versione beta, per ve-rificarne, con il coinvolgimento di studenti di corsi universitarisvolti dai membri del consorzio, i contenuti e l’accessibilità.
22Tools:
questa sezione del portale web include ri-
sorse di apprendimento generiche e speci-
fiche, essenziali per comparare e valutare le
sperimentazioni progettuali e i casi studio,
così come per convalidare i principi della
progettazione ambientale sostenibile e ve-
rificarne le regole empiriche. (Building In-
formation Modelling).
Il Progetto prevede che i suoi contenuti siano
continuamente aggiornati e integrati per
farne uno strumento “vivente” su cui far con-
vergere le informazioni, per combattere la
frammentarietà delle risorse disponibili nel
web e creare una risorsa istituzionale, com-
pleta e attendibile.
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public space
instuctor space
expert space
professional space
student space
knowledgebase
Figura 1. La struttura del Portale
questioni e principi
applicazioni e studio
post laureatilaureati
strumenti
strumenti universitari
Figura 2. Il triangolo della conoscenza come unastruttura cognitiva integrata.
23
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
1a. Climate changeThe Science of Climate ChangeThe Greenhouse EffectForcings and ImpactsCurrent and Future ScenariosMitigation and Adaptation Strategies
1b. The environmental policiesInternational AgreementsThe Low Carbon ChallengeBuilding Standards - BREEAMBuilding Standards - Code for Sustainable Homes
2a. Climate and weatherClimatic Elements and Weather DataClimate Classification
2b. Thermal ComfortFactors of ComfortAdaptive ComfortPMV PPDThermal Balance and ComfortThermal Nonuniform Conditions and Local Discomfort
2c. Visual ComfortVisual SystemParameters of Visual ComfortColour PerceptionRisks of Glare
2d. Indoor Air QualityRespiratory ComfortIndoor Air Quality and Pollutants
2e. Building TypologyEnvironmental Comfort, Typology and SustainabilityTerms of Comfort and Traditional StrategiesPhysical and Typological Factors that condition Comfort
2f. Outdoor SpacesUrban MicroclimateQuality of Urban SpacesQuality of Green Urban Spaces
3a. Thermal Environment3b. Psycrometry
Anatomy of the Psychrometric ChartClimate and the Psychrometric ChartHeating and Cooling Strategies and the Psychrometric Chart
3c. Thermal Behaviour of BuildingsThermal Balance of BuildingsConductive Heat Flow
K
1_THE ENVIRONMENTAL CHALLENGE
2_CLIMATE AND COMFORT
3_HEATING AND COOLING
KNOWLEDGE BASE
ISSUES PRINCIPLES
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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
Internal Heat Gains QiSolar Heat Gains QsVentilation Heat Gains
3d. Steady-state Heat Flow3e. Dynamic Response of Buildings
Thermal Mass - What Does it Do?Thermal Mass - What is it?Designing with Thermal MassGetting Thermal Mass to WorkThermal mass Application 1 - Intermittent Use SpacesThermal mass Application 2 - Passive Solar Haeting
3f. Moisture ControlVapour FlowInterstitial Condensation
3g. Passive Design PrinciplesFenestrationInsulationOrientationShadingShapeThermal Mass
3h. Climate Protected Zone3i. Passive Design Systems
Trombe WallsMass WallsTransparent InsulationSunspacesGreen RoofsGreen Facades
3l. Active Design SystemsTraditional HeatingSolar CollectorsHeat PumpsHVAC (Heating, Ventilating and Air Conditioning)Domotics
4a. Natural VentilationCooling Potential of Natural VentilationComfort VentilationVentilation for Air QualityDriving Forces
4b. Mechanical Ventilation
5a. Physics of Light Properties of LightPhotometryPropagation of Light
5b. Natural LightingSolar Geometry
4_VENTILATION
5_LIGHTING
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ISSUES PRINCIPLES
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Lighting Standards Effects of Light on HumansDaylighting SystemsDaylighting StrategyCalculation and Design Methods
5c. Artificial LightingLuminariesLampsLighting Standards Lighting Design
6a. Acoustics in DesignAcoustics and the Design ProcessWhy Acoustics?Controlling the Internal Soundfield
6b. Materials in AcousticsOverview - AbsorptionPorous AbsorbersPanel AbsorbersResonators
6c. The Reverberation ProcessReverberation Time
6d. Sound InsulationIntroduction to Sound InsulationDefinition and PredictionMeasurementsRegulation and RatingAdvanced StrategiesDesign and Specification
7a. EcomasterplanningQuality of Life in the Urban HabitatUrban Design Principles
7b. Environment, Society and EconomyKey FactorsUrban FormUrban DensityMixed UseResourcesWaste ManagementSocial SustainabilityTransportationLandscape and Nature in the City
8a. Environmental ImpactsImpact on Ecological SystemsEnvironmental Impact AssessmentEcological Footprint
8_ECOLOGICAL FOOTPRINT
6_ACOUSTICS
7_URBAN QUALITY
ISSUES PRINCIPLES
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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
Atmosheric PollutionEcological Debt
9a. Production CyclesLife Cycle of MaterialsConstruction Resources MaterialsRecycling of MaterialsEcological Rucksack
9b. Water ManagementCharacteristics of WaterNatural Hydrological Cycle of WaterRational Water Managment on a PlotRational Water Managment in BuildingsWater Resources and Human UseExtensive Water Recycling SystemsIntensive Water Recycling Systems
9c. Waste ManagementConstruction and Demolition Waste (CDW)Recovery of Architectural Components and Materials
9d. Renewable Energy SourcesEconomical Energy ManagmentPhotovoltaic SystemsWind EnergyCogenerationBiomass SystemsGeothermal Systems
10a. History and TheoryEnvironmental History\Theory of Architecture and Urban Design
10b. Use of EnergyMobility and EnvironmentUrban MobilitySustainability Urban Mobility PlansSustainable Building Rehabilitation
9_RESOURCES AND WASTE MANAGEMENT
10_BUILDING AND CITIES
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ISSUES PRINCIPLES
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THE KNOWLEDGE
TRIANGLE
The diagram shows how thetheory and practice of sustainableenvironmental design developsthrough the dynamicinterconnectedness of itscognitive constituens, wich haveformed the framework of theEDUCATE Knowledge Base.
28
Le competenze professionali per la
Progettazione Ambientale Sostenibile
Al fine di perseguire gli obiettivi prefissati
dal progetto di Educate, è risultato neces-
sario effettuare un monitoraggio del livello
di conoscenze e di consapevolezza sui temi
della progettazione ambientale nella pra-
tica professionale e nel mondo delle costru-
zioni in generale. È stata, quindi, effettuata
una indagine preliminare tramite un que-
stionario, appositamente creato, distribuito
on-line a professionisti dei Paesi parteci-
panti e di un selezionato gruppo di Paesi
europei ed extra-europei (per un totale di
31 Paesi), in cui veniva chiesto di esprimere
la propria opinione e decidere le proprie
priorità in base alla loro esperienza, al loro
approccio alla progettazione ed all'attua-
zione della sostenibilità ambientale nella
pratica architettonica.
La successiva analisi critica, compiuta in col-
laborazione con gli organismi professionali,
ha messo a confronto i risultati di questa
prima indagine con le aspettative del mercato
anche in termini di conoscenze e competenze
richieste a studenti e professionisti e ai requi-
siti necessari per l’abilitazione professionale.
Il quadro che emerge da tale analisi mostra
una realtà in movimento, in cui cresce co-
stantemente la consapevolezza della neces-
sità di una progettazione che si integri sem-
pre più con le tematiche della sostenibilità,
ma in cui emergono anche una serie di pro-
blematiche legate alla differente velocità
con cui tali temi sono stati acquisiti ai vari
livelli, da quello istituzionale a quello uni-
versitario, dalla professione come dalla
committenza. Come vedremo in maniera
più approfondita in seguito, la cultura della
sostenibilità ormai apparentemente diffusa
anche al grande pubblico, rimane spesso
ancora a livello superficiale generando una
serie di dubbi e perplessità sulle sue moda-
lità di applicazione, sui costi/benefici che
comporta e sulle sue possibilità di integra-
zione dal punto di vista estetico con l’archi-
tettura sia storica che contemporanea.
Non vi è dubbio, tra tutti i professionisti in-
terrogati, siano essi appartenenti a Paesi eu-
ropei o extra europei, che la progettazione
ambientale sia, non solo una fonte di ispi-
razione, ma una priorità etica: porre come
obiettivo principale il comfort e il benessere
degli abitanti e il risparmio energetico tra-
mite strategie ambientali passive e l’utilizzo
di fonti rinnovabili, diviene una responsabi-
lità e un mandato inderogabili. In alcuni
Paesi, quali la Germania, in Europa, e gli
Stati Uniti e Canada, tale consapevolezza è
giunta ad un livello di maturazione mag-
giore grazie ad una attività edilizia che da
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anni ha puntato sulla sostenibilità, soste-
nuta anche dalle azioni di governo e, da
una normativa all’avanguardia su questi
temi: gli architetti credono nell’importanza
della progettazione sostenibile, dalla fase di
progetto alla fase esecutiva e alla sua capa-
cità di integrarsi con gli aspetti della soste-
nibilità sociale ed economica.
Anche la Svizzera vede da tempo gli architetti
impegnati per l’attuazione della sostenibilità
ambientale nella pratica della progettazione:
questa rappresenta una parte significativa del
loro approccio progettuale e lo influenza
anche dal punto di vista estetico. Allo stesso
modo, altri Paesi del nord Europa (Regno
Unito, Irlanda, Danimarca, Francia, Belgio,
Paesi Bassi) mostrano come la progettazione
sostenibile sia pienamente integrata nella
pratica professionale; mentre Paesi quali l’Ita-
lia, la Spagna e il Portogallo, così come alcuni
Paesi dell’Europa orientale (Ungheria, Roma-
nia e Bulgaria) evidenziano ancora come ci
siano incomprensioni e pregiudizi tra i profes-
sionisti soprattutto per quanto riguarda l’ap-
parente dicotomia tra estetica e sostenibilità.
Anche nei Paesi dell’America Latina (Cile, Bra-
sile e Messico) gli architetti, in genere, non
sono ancora molto consapevoli delle oppor-
tunità offerte dalla sostenibilità ambientale,
anche se alcune pratiche per la progettazione
sostenibile sono considerate come un input
creativo per l’architettura ed influenzano le
scelte e le strategie particolarmente nelle fasi
iniziali dello sviluppo del progetto.
Per gli architetti di Singapore, così come per
gli architetti australiani, le istanze relative
alla sostenibilità possono effettivamente
fornire una ispirazione creativa alla pratica
edilizia, al di là della regolamentazione, in
particolare nella fase centrale (schema di di-
segno) e finale (specifiche del prodotto) del
processo di progettazione: essi pongono
l’accento sull'analisi e l’applicazione dei
principi passivi di progettazione ambientale
e sugli aspetti di sostenibilità sociale (com-
prese le differenze culturali e religiose).
In termini di sviluppo educativo, risulta fon-
damentale che la progettazione sostenibile
e la progettazione architettonica non siano
considerate come entità separate, ma in
modo olistico: la progettazione sostenibile
non riguarda unicamente l’efficienza ener-
getica, ma è piuttosto un settore multidisci-
plinare, complesso ed in via di sviluppo, che
richiede competenze specifiche, e rappre-
senta un obbligo morale ed un'opportunità
per l'architettura ispirata.
In tutti i Paesi europei, i professionisti inter-
vistati, concordano nel fondamentale ruolo
che l’istruzione universitaria ha nella pro-
mozione dei valori della sostenibilità am-
bientale: essi evidenziano come i principi di
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30
progettazione passiva, efficienza energe-
tica, riduzione delle emissioni nocive, l’uso
di fonti di energia rinnovabili, l’analisi e va-
lutazione ambientali, debbano essere co-
stantemente inseriti nei programmi di
istruzione, in modo che i laureati, iniziando
la pratica architettonica, posseggano le com-
petenze necessarie per rispondere alle aspet-
tative del mercato. Per passare con successo
alla pratica professionale, gli studenti di ar-
chitettura dovrebbero avere, inoltre, la cono-
scenza degli aspetti economici, dei costi e dei
periodi di recupero, avendo come punto di
riferimento l’accesso a precedenti dati affida-
bili, trasparenti e verificati.
Tale educazione dovrebbe, inoltre, proseguire
con continui aggiornamenti durante la pro-
fessione anche al fine di rispondere alle nuove
normative ed alle iniziative governative.
Gli architetti Ungheresi, sottolineano come
la progettazione ambientale sostenibile,
debba essere sempre inclusa nella forma-
zione degli architetti - a partire dalle primis-
sime fasi del programma di studi - e, nella
maggior parte dei casi, considerare tale ap-
proccio come fondamentale per la loro
etica progettuale. Di conseguenza, vi è la
necessità di una migliore divulgazione, di
informazioni precise a vari livelli, supportata
da ricerche appropriate, da esempi concreti
di buone pratiche, attraverso informazioni
più dettagliate sui materiali e sui prodotti,
e da una visione interdisciplinare che per-
metta la contaminazione di conoscenze tra
i diversi profili professionali.
Nonostante ciò, gli architetti Belgi e Italiani
non sembrano essere certi che gli istituti di
istruzione universitaria e gli organismi pro-
fessionali abbiano, attualmente, la capacità
necessaria per offrire una formazione com-
petente a livello post-professionale. Dello
stesso parere, risultano essere gli architetti
Canadesi.
Per quanto riguarda l’abilitazione professio-
nale, in generale, una formazione specifica
sui temi della progettazione ambientale e
la conoscenza documentata di pratiche so-
stenibili viene considerata nella maggior
parte dei Paesi un requisito fondamentale
da perseguire attraverso un aggiornamento
continuo e la formazione di esperti sotto la
responsabilità di istituzioni di architettura e
ordini professionali.
Come si vede dalla tabella di seguito, in al-
cuni Paesi come Canada e Stati Uniti
d’America, sebbene le tematiche ambientali
siano ormai percepite come il fulcro della
formazione professionale non sono al mo-
mento considerate obbligatorie per l’abili-
tazione. Allo stesso modo in alcuni Paesi
europei, come la Spagna e il Portogallo, pur
promuovendo il ruolo centrale delle organiz-
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zazioni professionali e dell’istruzione univer-
sitaria nel formare esperti in progettazione
sostenibile, tale requisito non viene conside-
rato obbligatorio per la pratica professionale.
Per quanto riguarda la concreta realizza-
zione di progetti ambientalmente sosteni-
bili vi sono una serie di ostacoli sotto due
principali aspetti:
• la carenza di informazioni
• l’aggiornamento della normativa
Dal punto di vista dell’informazione tutti i
professionisti concordano nell’evidenziare
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LA PROGETTAzIONE AMBIENTALE COME REqUISITO PER L’ABILITAzIONE PROFESSIONALE
Obbligatorio Non Obbligatorio Attualmente
EUROPA
Regno Unito X si
Irlanda X si
Danimarca X si
Francia
Belgio X no
Paesi Bassi X no
Italia X no
Spagna X no
Portogallo X no
Ungheria X
Romania X
Bulgaria X
Svizzera X no
AMERICA
Stati Uniti X no
Canada X no
Messico X no
Brasile X no
Cile X no
AUSTRALIA X
SINGAPORE X no
32
la scarsa diffusione di dati relativi agli
aspetti concreti della progettazione soste-
nibile e la mancanza di istruzione adeguata
del pubblico e degli investitori sull’impatto
ambientale, sociale, culturale ed economico
della sostenibilità: l'idea che le soluzioni so-
stenibili siano più costose, o che possano
essere una limitazione alla buona progetta-
zione, è ancora diffusa tra i committenti e
tra alcuni architetti ed è anche testimoniata
dalle richieste dei clienti che sono principal-
mente interessati alla riduzione dei costi di
investimento piuttosto che ai principi di so-
stenibilità ambientale.
Si richiede, quindi, uno sforzo aggiuntivo per
una migliore divulgazione di informazioni
precise a vari livelli: in particolare, una più
profonda conoscenza delle implicazioni eco-
nomiche, dei costi\benefici, entità degli inve-
stimenti e costi di gestione relativi alla
sostenibilità, potrebbero innescare un cam-
biamento di atteggiamento nei confronti del
risparmio a lungo termine, così come infor-
mazioni più dettagliate, anche in termini di
istruzione universitaria e professionale, su ef-
ficienza energetica, sistemi rinnovabili, prin-
cipi di design passivo, comfort per gli abitanti
e gestione ecologica delle risorse potrebbero
ulteriormente sostenere le pratiche esistenti.
Anche se le questioni finanziarie ed esteti-
che sono ancora fattori di primaria impor-
tanza per la maggior parte dei clienti, in
Francia, Belgio e Paesi Bassi quello verso
una progettazione sostenibile è un impe-
gno condiviso non solo dai professionisti,
ma anche dalla maggioranza dei clienti
pubblici e privati.
Anche in Paesi come il Canada, gli Stati Uniti
d’America e l’Australia, dove il pubblico è più
consapevole dei mandati di sostenibilità, si
auspica una migliore diffusione di informa-
zioni appriopriate per sensibilizzare l’opi-
nione pubblica non solo verso le esigenze di
riduzione delle emissioni di CO2 e l’etica am-
bientale/ecologica, ma anche circa le impli-
cazioni sociali, culturali ed economiche delle
pratiche sostenibili, al fine di aumentare la
disponibilità degli investitori pubblici e privati
e degli altri attori del mercato edilizio a spo-
stare l’attenzione dalle attuali regole guidate
dalla cultura del profitto verso la creazione di
forme sostenibili di progettazione che siano
al tempo stesso belle ed intelligenti.
Per avviare un radicale cambiamento nei
comportamenti e nelle aspettative sarebbe
necessario un quadro legislativo adeguato,
incentivi, norme e regolamenti, che pro-
muovano e facilitino il raggiungimento dei
molteplici vantaggi che il design sostenibile
può portare nei settori ambientale ed eco-
logico e economico e allo sviluppo culturale
della società.
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In particolare, in Italia un quadro normativo
inadatto, frammentato ed altamente buro-
cratizzato, generato da una scarsa condivi-
sione, da parte del governo e del pubblico in
generale, dei temi della sostenibiltà e da una
visione settoriale che con difficoltà coglie la
stretta correlazione tra sostenibilità e am-
biente, società, economia e cultura, porta i
professionisti a mostrare una scarsa fiducia
nelle istituzioni e a richiedere maggiori incen-
tivi finanziari e investimenti nella ricerca.
Anche in Spagna, emerge una generale sfi-
ducia nella capacità delle istituzioni di creare
regolamenti e norme che sostengano attiva-
mente la progettazione ambientale.
Nei Paesi dell’Europa orientale, si presentano
medesimi problemi, in quanto i governi, a
causa di un quadro normativo spesso inade-
guato, non riescono a promuovere con coe-
renza l’applicazione effettiva dei principi
della sostenibilità: i professionisti intervistati
auspicano, al contrario, una migliore comu-
nicazione tra la professione di architetto ed
il governo per facilitare le decisioni politiche,
le norme più adeguate e colmare le diver-
genze tra interessi contrastanti.
Sotto questo aspetto, in un quadro euro-
peo abbastanza omogeneo, in cui i governi
stanno adeguando e aggiornando la nor-
mativa, anche sotto la pressione della Comu-
nità Europea, emergono alcuni Paesi
particolarmente all’avanguardia nella pro-
mozione di pratiche sostenibili, come la Ger-
mania, il Regno Unito e la Svizzera in cui le
norme attualmente vigenti, focalizzate prin-
cipalmente sull’efficienza energetica degli
edifici passivi, sembrano già sostenere suffi-
cientemente l’attuazione delle istanze am-
bientali nella pratica della progettazione.
Anche nei Paesi extra europei, come il Ca-
nada, gli Stati Uniti d’America, così come
nei Paesi dell’America Latina e in Australia,
emerge il ruolo chiave che le istituzioni go-
vernative (insieme con il mondo accade-
mico e il pubblico in generale) devono
svolgere nel promuovere e supportare le
pratiche sostenibili, considerando che, at-
tualmente, la regolamentazione spesso an-
cora non riesce a creare un quadro
adeguato per l’attuazione della sostenibilità
ambientale nella progettazione architetto-
nica. A Singapore, al contrario, una respon-
sabilità significativa è riconosciuta alle
istituzioni governative che sembrano già
fornire un quadro normativo sufficiente.
In sintesi, come prevedibile, in contesto eu-
ropeo ad una comunicazione diffusa e di
massa sui temi della sostenibilità e dell’ur-
genza ambientale non sempre corrispon-
dono azioni mirate e coordinate di
formazione utili alla creazione di compe-
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
34
tenze nel settore edilizio che si trova, ancora
troppo spesso, in condizione di non rispon-
dere in modo adeguato alla domanda di so-
stenibilità nella realizzazione di nuovi edifici
e nel recupero di quelli esistenti.
Note sulle fasi di svolgimento
del progetto EDUCATE:
attività pregresse e sviluppi futuri
I primi sei mesi della ricerca EDUCATE sono
stati dedicati all’esame approfondito del
ruolo svolto dalla Progettazione Ambientale
sia all’interno degli attuali curricula univer-
sitari (ordinamenti e manifesti) nei diversi
contesti europei ed extraeuropei, sia, con la
collaborazione degli Ordini Professionali,
nel mondo della professione.
L’obiettivo è stato quello di monitorare il li-
vello di integrazione/consapevolezza della
progettazione ambientale nell’ambito acca-
demico, osservando i programmi di studio
dei corsi di laurea in architettura e a livello
post-universitario e professionale, analiz-
zando i criteri di qualificazione, al fine di in-
dividuare un programma di studi che leghi
la sostenibilità agli altri aspetti tecnici, so-
ciali e architettonici della progettazione3.
Partendo dai risultati ottenuti, nei dodici
mesi successivi, sono stati individuati i prin-
cipi di un’Agenda per l’Insegnamento dell’Ar-
chitettura Sostenibile, utili alla definizione di
una struttura pedagogica di riferimento su
cui basare lo sviluppo di un curriculum pre e
post professionale per la formazione dell’ar-
chitetto che integri principi e pratiche di pro-
gettazione ambientale e di efficienza
energetica con il processo progettuale ai di-
versi dell’educazione dell’architetto.
Inoltre, sono state avviate una serie di inizia-
tive per promuovere lo scambio di conoscenze
tra il mondo dell'istruzione superiore e quello
professionale tra cui la realizzazione di new-
sletters cartacee ed elettroniche mensili con
notizie e continui aggiornamenti sugli sviluppi
di EDUCATE e la creazione di un Portale dedi-
cato Educate, http://www.educate-sustaina-
bility.eu/index.php, tramite il quale studenti,
docenti e professionisti vengono coinvolti in
eventi (seminari e convegni) e hanno accesso
a un vasto corpo di conoscenze tecniche e do-
cumenti scaricabili, potendo così condividere
esperienze, informazioni, risultati, metodolo-
gie e competenze sia professionali che didat-
tiche a vari livelli.
La terza fase del progetto, attualmente in
corso, è una fase di verifica da parte degli
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
3 Il risultato di questa prima fase è stato raccolto nei docu-menti: EDUCATE State of the Art of Environmental Sustai-nability Reports (Academic and Professional);EDUCATEFramework for Curriculum Development scaricabili al sitohttp://www.educate-sustainability.eu/downloads.php
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studenti, dei docenti e dei professionisti, sia
dei contenuti inseriti nella banca dati del Por-
tale di Educate sia della struttura pedagogica
di riferimento individuata precedentemente.
In questa fase, un Advisory Board, composto
da professionisti esterni e rappresentanti di
organismi professionali in tutta Europa, dovrà
formulare delle linee guida progettuali co-
muni in base alle quali svolgere un concorso
europeo tra studenti universitari, laureati,
post-laurea e professionisti degli istituti par-
tecipanti. Gli elaborati presentati al concorso
saranno giudicati da una giuria internazionale
di esperti, in modo da misurare la validità del
processo di apprendimento, nonché il valore
professionale dei risultati ottenuti.
I risultati fin qui conseguiti, consentiranno
ai membri del Consorzio di elaborare e pro-
porre dei principi generali e un quadro pe-
dagogico per l’insegnamento della
progettazione sostenibile che possa essere
adottato dalle scuole europee di architet-
tura e, con la collaborazione degli Ordini
Professionali dei Paesi partecipanti, dei cri-
teri omogenei di progettazione ambientale
per l’armonizzazione dei requisiti di qualifi-
cazione professionale a livello europeo.
Il Progetto Educate si concluderà nel
giugno 2012.
Gruppi di Lavoro EDUCATE
• Department of Architecture and Built
Environment, University of Nottingham,
UK (Coordinator):
Sergio Altomonte, Brian Ford, Peter
Rutherford, Robin Wilson, Mirentxu
Ulloa, Brian Logan, Markus Feisst.
• Environment & Energy Studies
Programme, Architectural Association
School of Architecture, London:
Simos Yannas, Paula Cadima,
Mili Kyropoulou, Alberto Moletto,
Jorge Rodríguez Álvarez.
• Architecture et Climat, Université
Catholique de Louvain, Belgium:
André De Herde, Magali Bodart, Olivier
Dartevelle, Arnaud Evrard, Sophie Trachte,
Coralie Cauwerts, Jade Deltour.
• Faculty of Architecture, Technical University
of Munich, Germany:
Dietrich Fink, Gerhard Hausladen,
Sebastian Massmann, Hana Riemer.
• DATA, Faculty of Architecture, University
of Rome La Sapienza, Italy:
Eliana Cangelli, Serena Baiani, Manuela
Cagliozzi, Patrizia Colletta, Blerina
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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
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Celniku, Lukia Fais.
• SAMA, Seminario de Arquitectura y
Medioambiente, Spain:
María López de Asiaín Alberich, Ana López
de Asiaín, Jaime López de Asiaín, Pilar
Pérez del Real, Asunción Salas Casas.
• Faculty of Architecture, Budapest
University of Technology and Economics,
Hungar:
Gabor Becker, Zsuzsanna Fulop, Sara
Horvath, Lajos Takacs, Csaba Szikra.
AGENDA PER L’INSEGNAMENTO DELL’ARCHITETTURA SOSTENIBILE
37
L’Agenda per l’insegnamento dell’architet-
tura sostenibile del Progetto EDUCATE è stata
formulata in un Simposio organizzato nel
gennaio 2010 a Budapest presso la Budapest
University of Technology and Economics e la
Magyar Építész Kamara (Ordine degli Archi-
tetti ungheresi), accogliendo feedback da
parte di professionisti edili, accademici, stu-
denti di architettura e di rappresentanti degli
Ordini degli Architetti.
L’Agenda è stata concepita per elencare le
dieci priorità che gli istituti di istruzione uni-
versitaria devono prendere in considerazione
nello sviluppo dei piani di studio, per favorire
la corretta attuazione della sostenibilità am-
bientale ad ogni livello di sviluppo verso la
pratica professionale.
Un'educazione sostenibile in architettura
deve favorire le conoscenze e le compe-
tenze nella progettazione ambientale volte
a raggiungere il comfort, il benessere e l’ef-
ficienza energetica e ambientale negli edi-
fici - nuovi ed esistenti. Questo obiettivo
deve essere promosso in tutte le fasi della
formazione dei professionisti dell'edilizia
adottando i seguenti principi:
• La progettazione ambientale sostenibile
deve essere vista come una priorità nella
formazione dei professionisti dell’edilizia a
partire dall'inizio dei loro studi.
• Le istituzioni accademiche, gli studenti e
le organizzazioni professionali devono es-
sere tutte impegnate verso questa priorità
educativa.
38
• L’educazione ambientale sostenibile deve
entusiasmare e ispirare gli studenti al rigore
e alla creatività nell’affrontare le sfide della
progettazione contemporanea.
• Gli educatori dovrebbero cercare di pro-
muovere tale entusiasmo, attraverso l'ap-
prendimento empirico diretto, utilizzando
adeguate metodologie, strumenti e tecni-
che basati sul metodo “learning by doing”.
• L’educazione ambientale sostenibile deve
incoraggiare la consapevolezza critica, le re-
sponsabilità e la riflessione verso le nume-
rose interdipendenze all'interno del processo
di progettazione.
• La pedagogia deve sostenere l’indagine
scientifica tra le varie parti coinvolte ed i
professionisti.
• Devono essere dedicate a questo processo
adeguate attività di ricerca, risorse umane,
finanziarie e di tempo.
• Gli educatori e i professionisti devono con-
tinuamente implementare la base di cono-
scenze relative alla progettazione ambientale
sostenibile attraverso un modello esemplare
di ricerca e di pratica architettonica.
• Questa base di conoscenze deve essere
diffusa in modo che sia facilmente accessi-
bile a studenti, insegnanti, professionisti e
al pubblico.
• Una formazione che voglia raggiungere
dei risultati deve avere il pieno appoggio
degli organismi di riconoscimento e regola-
mentazione.
EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe
PARTE 2“Energy technology,sostenibilità e architettura”a cura di Cresme Ricerche Spa
41
La forza della crisi che ha colpito il settore
delle costruzioni nel triennio 2008-2010 e
allo stesso tempo la forza della crescita pro-
duttiva che aveva visto il settore delle co-
struzioni toccare livelli di produzione
massimi nella storia del nostro Paese dal se-
condo dopoguerra, determinano una con-
dizione di fondo che potrebbe essere
strutturale nei prossimi anni.
I numeri sono ormai chiari.
Nel complesso delle costruzioni le previsioni
del CRESME, in quantità, parlano di una
flessione iniziata già nel 2007 e proseguita
sino al 2010 (ma non ancora terminata nel
2011) che vale il 17% del mercato del 2006.
Nella valutazione di questo scenario conterà
molto la partita dell’invenduto. Prodotto rea-
lizzato e presente nel quadro degli investi-
menti ma che sappiamo presenta difficoltà
di vendita.
Si stima in almeno 250.000 le abitazioni a
tutt’oggi invendute nel paese.
250.000 sono gli occupati che hanno perso
il lavoro negli ultimi due anni.
Analizzando la dinamica di lungo periodo
degli investimenti in costruzioni elaborato dal
CRESME (Grafico 1) si mostra con evidenza da
un lato la dinamica della crisi e la riduzione
dei potenziali di mercato tra 2006 e 2010. Per
grandi linee si perde il 20% del mercato.
Va detto che con il 2011 le criticità del mer-
cato non sono risolte. Anche i segnali di ri-
presa che avevano caratterizzato il mercato
immobiliare nei primi sei mesi del 2010,
nella seconda parte dell’anno sono tornati
negativi. Nelle opere pubbliche il quadro
tracciato dal Ministero dell’Economia, per
tenere i conti sotto controllo e ridurre il de-
bito, è quanto meno critico. Inoltre le di-
mensioni dell’invenduto e la durata del
periodo di smaltimento delle scorte sono
una variabile che può determinare un peg-
gioramento dello scenario previsionale del
CRESME rispetto alle stime qui presentate.
In questa situazione difficile, in cui il mer-
cato della nuova produzione residenziale ha
perso il 40% del valore 2006, l’edilizia non
residenziale è sotto i minimi di produzione
degli anni 92-94, le opere pubbliche per-
dono il 17% del valore 2005, il mercato
Capitolo 1I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia:innovare o sopravvivere?
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
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delle costruzioni e quello della progetta-
zione si vanno riconfigurando, nel passag-
gio dal sesto a l settimo ciclo edilizio dal
secondo dopoguerra.
Due cose vanno subito dette: la prima è che,
nelle analisi previsionali del CRESME, la con-
vinzione maggiore sta proprio nel passaggio
da una fase di prevalente nuova costruzione
42
5 anni 2 anni 4 anni 6 anni 12 anni
Grafico 1. IN ATTESA DELLA NUOVA STIMA Serie ciclica degli investimenti in costruzioni dal 1951 al 2014*
Fonte: elaborazioni e stime CRESME*La serie storica degli investimenti prima del 1982 è ricostruita a partire dalla serie ISTAT. Dal 1982 i dati del CRESME si discostano da quelli di Contabilità Nazionale. La curva tratteggiata dell’ISTAT rappresenta i dati sugli investimenti oggetto di revisione nel 2005, quella tratteggiata i dati pre-revisione
160
140
120
100
80
60
40
20
0
14 anni
1° ciclo
15 anni
2° ciclo
7 anni
3° ciclo
5 anni
4° ciclo
8 anni
5° ciclo
9 anni
6° ciclo
16 anni?
serie ISTAT
ricostruzione restrospettiva CRESME
serie CRESME
serie ISTAT post-revisione
51 54 57 60 63 66 69 72 7552 55 58 61 64 67 70 73 7653 56 59 62 65 68 71 74 77 79 82 85 88 91 94 9780 83 86 89 92 95 9878 81 84 87 90 93 96 99 00 03 06 09 1201 04 07 10 1302 05 08 11 14
43
(come quella del sesto edilizio) ad una fase
in cui sarà prevalente e crescente, la trasfor-
mazione e riqualificazione del patrimonio esi-
stente, di piccola, di media e di grande scala.
In sintesi potremmo dire che il prossimo
ciclo edilizio somiglierà di più al quinto ciclo
edilizio, quello della riqualificazione e della
trasformazione, più che al sesto delle nuove
costruzioni residenziali e della spesa in
grandi opere pubbliche.
Un sesto ciclo edilizio che ha avuto diverse
caratteristiche simili, per molti aspetti, a
quelle del primo ciclo edilizio, quello degli
anni ’50 e ’60 (per durata, per il fatto che
sono state investite le aree economiche più
dinamiche del paese e perchè si sono realiz-
zate molte nuove costruzioni).
La seconda è che la selezione all’interno
dell’offerta e la riconfigurazione del mer-
cato sono fattori con i quali ci stiamo già
confrontando.
Il mercato delle costruzioni sta già cam-
biando. Le cose sono già cambiate. Per de-
scrivere il cambiamento la prima cosa da fare
è quella di segmentare il complesso e difficile
mercato delle costruzioni.
I cambiamenti sono molteplici, segmenti,
nicchie, sono i veri elementi di una descri-
zione puntuale, ma un quadro interpreta-
tivo di sintesi richiede anche il coraggio
della “grana grossa”.
Così l’approccio interpretativo che sugge-
riamo si basa sulla segmentazione del mer-
cato delle costruzioni in cinque grandi aree.
Non sono aree classiche (comparti di attività,
tipologie dimensionali delle opere, tipologia
di finanziamento, ecc.), sono aree che fanno
riferimento a quelli che potremmo definire
“modelli di offerta/domanda”. Aree strategi-
che, aree di mercato obiettivo, fasce larghe
di domanda/offerta obiettivo.
Area 1)
Il mercato del costruire tradizionale
Qualsiasi trasformazione o cambiamento
anche eccezionale non è in grado di cancel-
lare un “saper fare” costruito nel “tempo
lungo” che diviene tradizione. Il mercato tra-
dizionale è quello che porta a continuare a
fare quello che si è sempre fatto.
Interessa i comportamenti degli attori della fi-
liera e interessa i comportamenti della do-
manda. Certo a ben vedere il “saper fare”
della tradizione si è man mano, da un lato
‘banalizzato perdendo qualità, dall’altro mo-
dificandosi attraverso norme e “modi” che
nel tempo sono andate modificandosi.
Certo sono molte le analisi che ci dicono
che il settore delle costruzioni è ‘conserva-
tore. Che innova poco: non solo nei pro-
dotti, ma anche nei modelli di offerta.
Soprattutto nelle nuove costruzioni.
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
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In fondo si costruisce dai romani in poi, sem-
pre allo stesso modo. (“La stragrande mag-
gioranza dei romani - scrive recentemente
F.M. Butera - viveva nelle insulae, palazzoni
alti fino a 7-8 piani che crescevano come
funghi addossati l’uno all’altro… Le insulae
erano proprietà di imprenditori senza scru-
poli, ed erano divise in mini appartamenti
(cenacula) spesso costituiti da una sola
stanza”1).
Una parte sempre maggiore di queste case
saranno costruite con modalità diverse da
quelle di prima. Non entreranno più nel mer-
cato tradizionale, ma nell’area 2 del “low
cost” e nell’area 3 “dell’innovazione” (nuovi
regolamenti edilizi, energy technology).
Ci sarà poi concorrenza tra mercati tradizio-
nali: una parte del mercato residenziale di
nuova costruzione troverà impulso nell’av-
vio del Piano Casa 2: gli ampliamenti tradi-
zionali dell’edilizia monobifamiliare del
nostro Paese ridurranno la domanda abita-
tiva di nuova costruzione per una fase non
piccola del prossimi ciclo edilizio.
La promozione immobiliare familiare locale
toglierà una fetta di domanda alla promo-
zione immobiliare di impresa.
Mercato tradizionale è anche l’opera pub-
blica di sola esecuzione.
Bando di gara, massimo ribasso e esecu-
zione con varianti in corso d’opera. Anche
questo mercato si è già ridotto. Molti meno
bandi di prima, molte più opere in Partena-
riato Pubblico - Privato e Facility Manage-
ment e comunque attraverso modalità che
richiedono capacità diverse. Ormai le im-
prese o i consorzi più avveduti del mercato
delle opere pubbliche del nostro Paese, seg-
TRADIZIONALE
RIQUALIFICAZIONETRASFORMAZIONEINNOVAZIONE
LOW COST ESTEROCOSTRUzIONI
NUOVA qUALITA’
Schema 1. La segmentazione del mercato delle costruzioni
Fonte: CRESME
Il mercato trazionale non scompare nel
prossimo ciclo edilizio. Ma certo si riduce. È
un mercato fatto di molta edilizia residen-
ziale. Sappiamo che nel prossimo ciclo edili-
zio si costruiranno sempre nuove case, ma
molte meno di quante ne sono state co-
struite nei primi dieci anni 2000. Abbiamo
costruito anche 350.000 abitazioni all’anno;
ne costruiremo tra 150.000 e 200.000. 1 F. M. Butera, Dalla caverna alla casa ecologica, EdizioniAmbiente, Città di Castello 2008.
45
mentano il mercato dei bandi delle opere
pubbliche in cinque tipologie: i “bandi per
il mercato tradizionale, i bandi per la fi-
nanza strutturata, i bandi per i general con-
tractor, i bandi per la gestione dei servizi, i
bandi per le concessioni di servizio”.
Nella nostra classificazione il mercato delle
opere pubbliche è così segmentato: il mer-
cato del Partenariato Pubblico e Privato, il
mercato dell’Appalto Integrato, il mercato
del Leasing in costruendo, il mercato della
manutenzione e gestione, il mercato della
sola esecuzione, il mercato del facility ma-
nagement. Certo, dal prossimo ciclo edili-
zio, non scomparirà l’appalto di sola
esecuzione ma si continuerà a ridurre il suo
peso sul mercato delle opere pubbliche.
In sostanza chi sa stare solo nei mercati tradi-
zionali, vedrà il proprio spazio di mercato
sempre più ridursi.
Area 2)
Low cost
Le dinamiche economiche, le caratteristiche
della crisi, i flussi di immigrazione da sud a
nord e dai Paesi in via di sviluppo a quelli
avanzati portano in primo piano componenti
della domanda debole che vanno crescendo
e ai quali deve essere data risposta attraverso
forme di offerta a costo contenuto.
L’evoluzione dei modelli realizzativi e lo svi-
luppo di processi innovativi che guardano al
low cost, rappresentano certamente uno sce-
nario di crescita nel mercato dei prossimi anni.
Gli elementi che descrivono questa crescita
sono molteplici, le fasce di povertà censite dal-
l’ISTAT (“famiglie povere”, “abbastanza po-
vere”, “appena povere”), gli immigrati che
certo esprimono una domanda a costo con-
tenuto e ancora i giovani penalizzati dalla crisi.
Una elaborazione sulle dinamiche del red-
dito degli italiani sulla base della fascia
d’età della popolazione negli anni 2000 è
sorprendente e descrive forse nel modo mi-
gliore l’importanza di un nuovo modello di
offerta edilizia.
La crisi colpisce le fasce più giovani tra i per-
cettori di reddito: la fascia sotto i 44 anni e
poi quella tra i 44 e i 54 anni.
In sostanza il reddito è continuato a crescere
per le fasce più vecchie dei percettori di red-
dito, i quali rimangono in crescita anche nella
fase più difficile del mercato.
La risposta alla domanda di low cost può
avvenire in cinque modi:
• una riduzione della qualità, e quindi uno
sviluppo del mercato sommerso e di pro-
dotto scadente (il peggior mercato tradizio-
nale), che trova una parte di risposta
nell’abusivismo;
• nell’autocostruzione, che può essere, come
alcune esperienze di comunità dimostrano,
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
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una risposta interessante al costo della casa;
• il ritorno di ruolo dell’edilizia sovvenzionata;
una nuova forma di integrazione d’offerta
tra soggetti pubblici e privati che ridisegna il
modello di edilizia sociale (il mondo dei Fondi
Immobiliari, della Cassa Depositi e Prestiti e
delle Fondazioni bancarie, descritto in altra
parte della congiunturale);
• una riprogettazione del processo e dei
modelli costruttivi tradizionali che trasfor-
mino il cantiere in qualcosa di più simile ad
un luogo di montaggio e industrializzato
(leggero) di quanto non sia stato fatto nel
passato. L’evoluzione della casa low cost, o
meglio di limited profit è uno dei temi del
prossimo ciclo edilizio.
Area 3)
Riqualificazione e trasformazione
Il settimo ciclo edilizio sarà caratterizzato da
un peso maggiore della riqualificazione e
della trasformazione del patrimonio esistente.
La riduzione della domanda primaria di
nuove abitazione tenderà a ridmensionare
una quota di mercato immobiliare. Il tema
della vivibilità e della qualità edilizia e degli
insediamenti saranno di nuovo al centro
della riflessione.
Un modello che assomiglia a quello degli
anni ’80 quando le città non crescevano più,
ma prevalentemente si tasformavano.
Riqualificazione, ‘rottamazionè, demolizione
e ricostruzione, aree dismesse, beni dema-
niali, periferie, riqualificazione energetica del
patrimonio esistente, micro riqualificazione
sono ambiti di mercato che caratterizze-
ranno, in crescita, il prossimo ciclo edilizio.
Del resto basterà pensare al fatto che il
primo atto della riforma federalista dello
Stato è quello del “federalismi demaniali”
per capire che nella trasformazione sta una
parte del mercato del prossimo ciclo edili-
zio. Una nuova stagione di riflessione sul
tema della riqualificazione e della trasfro-
mazione del patrimonio esistente è certo
uno dei driver del mercato dei prossimi
anni. Così come il tema della manutenzione
del territorio e l’adeguamento del patrimo-
nio edilizio, privato e pubblico, ai rischi si-
smici da un lato e idrogeologici dall’altro
sono ambiti di mercato, date le caratteristi-
che edilizie del nostro paese (abbiamo co-
struito non sempre bene, dappertutto, e
spesso non seguendo normative antisismi-
che e non tenendo conto dei consumi ener-
getici). Con l’abbandono delle politiche di
manutenzione del territorio e i mutamenti
climatici, questa area di mercato è destinata
a crescere nei prossimi anni.
47
Area 4)
La crescita del mercato estero
e della capacità di presenza
sui mercati internazionali
Lo scenario economico della crisi soprat-
tutto della fase di ripresa, hanno eviden-
ziato una domanda mondiale di costruzioni
eccezionale. La crescita economica e i pro-
cessi di integrazione di queste aree forte-
mente dinamiche si traducono infatti in
processi di urbanizzazione, industrializza-
zione, infrastrutturazione e riqualificazione
che investono direttamente la domanda
mondiale di costruzioni.
Sono state una componente importante del
primo decennio degli anni 2000, saranno
una domanda importante del prossimo
ciclo edilizio.
Le imprese di costruzioni e le società di inge-
gneria italiane, di maggiore dimensione, ma
ora anche di media dimensione hanno com-
preso le opportunità del mercato estero. Si
tratta però di un fenomeno che interessa un
numero limitato di attori e che vede anche
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
Grafico 2. Reddito equivalente per classe di età: valori medi a prezzi 2008Numeri indice 1993=100
Fonte: Banca d’Italia
Fra 55 e 64
Oltre 65
Fra 45 E 54
Fino a 44
130
125
120
115
110
105
100
95
90
1993 1995 1998 2000 2002 2004 2006 2008
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protagonisti importanti del nostro paese che
faticano a comprendere l’importanza di que-
sti mercati anche a noi vicini.
Negli anni ’60 le imprese italiane erano lea-
der del mercato mondiale delle costruzioni.
Negli anni ’90 erano veramente poche le im-
prese che operavano nel contesto mondiale.
La presenza italiana all’estero sta crescendo.
È un segnale, non ancora completo, ma im-
portante, di capacità di azione e compren-
sione di uno dei fattori innovativi del mercato
che richiede come le altre aree di questo sce-
nario una riflessione sui modelli di offerta e
di organizzazione d’impresa. La progetta-
zione della presenza o meno sui mercati in-
ternazionali per le imprese italiane medie e
medio piccole strutturate e specializzate è
una delle decisioni strategiche da prendere
in termini di diversificazione e di opportunità.
Area 5)
Innovazione
L’area più importante è quella che riguarda il
processo di innovazione del mercato. Si tratta
di un percorso di radicale cambiamento nei
contenuti del mercato che è già iniziato.
È un processo guidato dalle dinamiche di
globalizzazione, evoluzione tecnologica e
dalla questione energetico-ambientale.
Guardando avanti, si può sostenere che l’in-
novazione e l’eccellenza possano già oggi
caratterizzare le azioni delle imprese o dei
progettisti più dinamici in modo che le stra-
tegie di sviluppo siano adeguate ai mutati
scenari di mercato.
Si possono anche individuare i principali
temi della riflessione: l’innovazione tecno-
logica che incide sui progetti, sul cantiere,
sull’organizzazione di impresa; sui prodotti,
sull’ingegnerizzazione e l’ottimizzazione del
processo edile; il partenariato pubblico e
privato e l’integrazione tra risorse pubbli-
che e private; tra servizi e costruzioni, tra
costruzione e gestione e lo sviluppo della
disciplina del facility management;
e “l’energy technology“ e la crescita della
questione ambientale e del risparmio ener-
getico, vero driver di un eccezionale mer-
cato di “ricostruzione”.
L’innovazione tecnologica e di processo farà
sempre più la differenza in termini di qualità,
prestazioni, sostenibilità, tempi e costi e
quindi di competitività delle aziende. Basti
pensare come il settore delle costruzioni, nei
prodotti e negli strumenti sarà influenzato
dalle innovazioni delle biotecnologie, della
robotica, delle nanotecnologie e dell’infor-
matica (GRIN). I grandi gruppi o le grandi ag-
gregazioni di imprese potranno costruire un
vantaggio competitivo sulla conoscenza.
Ma, come l’esperienza insegna, il processo
di innovazione tecnologica, in particolare
49
nell’epoca attuale, può essere perseguito
anche da imprese medie e piccole. Il pro-
blema di fondo è quello della capacità di
conoscere e poi di ridefinire il processo or-
ganizzativo, il modello di offerta e il pro-
dotto offerto.
L’edilizia verde, potrebbe sembrare un ossi-
moro, in un storia di contrasto tra edilizia e
ambiente, ma il ripensamento del prodotto
edilizio in termini di risparmio e produzione
energetica è una delle principali caratteri-
stiche che orienteranno il mercato nei pros-
simi anni.
Il “Green Building” si sta affermando sul-
l’onda di una crescente sensibilità dei clienti
e dei legislatori, specialmente per gli aspetti
legati al risparmio energetico. Il “Green
Building” sembrerebbe costituire un settore
di specializzazione accessibile anche per le
piccole e medie imprese, capaci di svilup-
pare una expertise di punta sulle nuove tec-
nologie da applicare ai piccoli progetti di
costruzione e ristrutturazione.
La strada è avviata: lo dicono le indagini di
mercato. Del resto: chi vorrebbe oggi com-
prare una auto euro 0? O euro 3? Il nodo,
come vedremo sta nella capacità di gestire
la conoscenza.
SCHEDA 1.
Innovazione informatica e costruzioni
Sul piano dell’innovazione informatica e sul
settore delle costruzioni è bene spendere
qualche parola in più, guardano anche un
pò all’estero.
Secondo un recente studio promosso dal
NIST (National Institute of Standards and Te-
chnology) statunitense, in collaborazione
con l’AIA (American Institute of Architect), il
settore delle costruzioni sta per essere dram-
maticamente trasformato dallo sviluppo e
dalla diffusione delle tecnologie dell’infor-
mazione in tre distinti e connessi ambiti di
intervento: l’intercooperazione tra tutti gli
attori dell’industria delle costruzioni (archi-
tetti, ingegneri, costruttori e produttori); l’in-
teroperabilità dei modelli a supporto del
miglioramento dei processi e dei sistemi di
progettazione, gestione e manutenzione
degli immobili; la diffusione di modelli infor-
mativi per la costruzione, i cosiddetti BIM
(building information modeling).
Negli Stati Uniti sempre più il concetto di In-
tegrated Project Delivery (IPD) si sta diffon-
dendo tra i diversi operatori dell’industria delle
costruzioni. Si tratta dell’integrazione tra per-
sone, sistemi e affari in un processo di coordi-
namento di tutti i partecipanti alla
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
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realizzazione dei manufatti per ottimizzare i
risultati, incrementare il valore per i proprie-
tari, ridurre i rifiuti, massimizzare l’efficienza e
la sostenibilità in tutte le fasi di progettazione,
fabbricazione, costruzione e manutenzione.
Se l’IPD è l’obiettivo, il BIM è la tecnologia.
Si ritiene che sia proprio l’affermarzione e la
maturazione delle tecnologie informatiche
riconducibili alla definizione di BIM - Building
Information Modeling - l’agente del cambia-
mento del modello di business del settore
delle costruzioni nei prossimi anni.
Il BIM è il sistema informatico che consente
l’integrazione continua tra il progetto archi-
tettonico, strutturale e degli impianti, la
fabbricazione dei prodotti, l’assemblaggio
degli stessi nel cantiere e fuori del cantiere
e la realizzazione finita. Tale “disruptive te-
chnology”, si ritiene consentirà un vero
cambio di paradigma nel modello di busi-
ness del settore delle costruzioni, modifi-
cando ruoli, tempi, rischi e profitti tra i
diversi attori.
L’attuale modello di comportamento nel-
l’industria delle costruzioni vede coinvolti
molti soggetti, alcuni durante le operazioni
di costruzione e manutenzione e gestione,
altri in quelle di rinnovo e demolizione.
Altri non partecipano operativamente alla co-
struzione come i progettisti, le autorità com-
petenti per il rilascio delle autorizzazioni, i re-
sidenti e le aziende utilizzatrici ma comunque
hanno un ruolo determinante.
L’industria delle costruzioni coinvolge un
complesso network di stakeholders e forni-
tori di materie e servizi che hanno necessità
di comunicare tra di loro lungo tutta la du-
rata di un progetto di costruzione.
È un sistema complesso di informazioni e
dati che i diversi soggetti devono scambiarsi,
dando luogo a grandi problemi di comunica-
zione che spesso si riflettono in costi non ne-
cessari, tempi ritardati, scarsa produttività del
lavoro nel settore.
Il BIM consente invece di semplificare la co-
municazione, consente la creazione di un
ambiente informatico collaborativo, inte-
grato e aperto ad altri sistemi informativi.
Ciò avviene attraverso la condivisione e l’in-
tegrazione informatica di software 3D object
oriented (es. Autodesk Revit o Bentley Micro-
station), di engineering analysis software (es.
Risa 3D o Tekla Structure), di software per il
rendering (es. 3D Studio Max) di coordina-
tion software (es. Navisworks) di estimating
software (Timberline o Graphisoft Construc-
tor) di middleware (Innovaya o Avatech
Earth Connector) di detailing software (es
Xsteel o SDS/2).
Un contenitore informatico, quindi, in
51
grado di immagazzinare tutte le informa-
zioni sul progetto architettonico, sulle spe-
cifiche dei prodotti impiegati, sulla
logistica, sulle sequenze dei lavori da realiz-
zare per la costruzione e sui costi relativi
alla costruzione e alla gestione e manuten-
zione del manufatto.
Al modello in 3D con il quale si visualizzano
i rendering, viene aggiunto il tempo relativo
alla sequenza delle attività di costruzione
collegato a uno o più database e sistemi
che integrano utilmente quantità, geome-
trie e sequenze arrivando in tal modo a 4D
e con l’introduzione dei costi dei relativi
beni e servizi si ottiene anche la 5D.
In futuro si ritiene che con l’applicazione re-
lativa alla funzione “acquisti” si possa otte-
nere la 6D e la 7D con la connessione con
l’applicativo della gestione operativa.
Il BIM utilizza dei veri e propri elementi co-
struttivi nella fase di progettazione, e non
di segni geometrici come nel CAD, ma di
veri e propri oggetti (parete, sanitari, tuba-
zioni, impianti, ecc..), i quali, in linguaggio
informatico, sono considerati dei piccoli
programmi che hanno la capacità di accet-
tare degli input e di fornire degli output.
Per esempio: di fronte ad una sollecitazione
sismica come input, l’oggetto può fornire
come output la deformazione del mate-
riale, in questo caso tali funzionalità con-
sentono ad un ingegnere di simulare le pre-
stazioni dell’edificio mentre viene svilup-
pato il progetto, in modo che possa fornire
rapidamente l’autorizzazione per la scelta
progettuale.
Alla stessa stregua, l’oggetto scelto in fase
progettuale, ad esempio un determinato si-
stema di riscaldamento e di raffredda-
mento, porta con se tutti gli elementi
prestazionali, funzionali, di costo di acqui-
sto e di posa in opera, nonché tutte le ne-
cessità di manutenzione periodica fornite
dal produttore, che consentono di conoscere
in tempo reale l’impatto sulle variabili archi-
tettoniche, costruttive, economiche e manu-
tentive dovute alla scelta di quel particolare
componente. Tale continuità delle informa-
zioni consente di prevenire molte inefficienze
dovute al passaggio dalla virtualità proget-
tuale alla realtà del cantiere.
Il BIM, in modo efficace e rapido è in grado
di simulare l’impatto delle varianti di pro-
getto su tutti gli elementi chiave del progetto
interessati, da quelli architettonici a quelli
manutentivi; consente di testare “ex ante” il
concept del progetto con le diverse informa-
zioni di tipo urbanistico, geologico, ammini-
strativo, di mercato derivanti da database
precostituiti; aiuta a scoprire e a risolvere i
conflitti costruttivi già nella fase di progetta-
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
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zione (evitando di scoprirli successivamente
in cantiere con gli operai presenti e i materiali
a terra); individua fin dalla fase di progetta-
zione tutti i costi relativi al progetto da rea-
lizzare, compresi quelli manutentivi.
I principali benefici provenienti dall’utilizzo
della tecnologia BIM si possono riscontrare
nella comunicazione senza fine tra i diversi
soggetti partecipanti; la visualizzazione che
consente di comprendere immediatamente
e migliorare i tempi e i modi relativi alla de-
cisione da parte dei clienti; il controllo auto-
matico dell’adempimento delle normative;
l’analisi rapida degli effetti progettuali sul-
l’efficienza energetica; il calcolo dei costi di
costruzione, gestione e manutenzione ad
ogni variazione effettuata in sede proget-
tuale; la verifica di disallineamenti ed errori
fin dalla fase di progettazione evitandone il
riscontro sul cantiere, la facilità e semplicità
nelle decisioni di rinnovo e demolizione.
È da sottolineare che, ormai molti sono gli
esempi europei e statunitensi nei quali si è
usata la tecnologia BIM per la progettazione
e realizzazione di immobili, cambiando in
modo incredibile il project flow dell’opera eli-
minando gli improduttivi e costosi passaggi
di mano delle informazioni (handoffs) tra i di-
versi coautori dell’opera, come è evidente nel
grafico seguente.
Fonte: elaborazione CRESME su Handbook “Standards and innovation in construction” Stand Inn EuropeanCommission Directorate - Generale for Enterprise Industry Part II Chap. 3 BIM, IFC and buildingSMART - brin-ging it all togheter
Filiera delle costruzioni e BIM
BIM
CLIENTI
COSTRUTTORI ARCHITETTI
PRODUTTORIMATERIALI IMPIANTI
INGEGNERISTRUTTURISTI
IMPIANTISTI
FACILITYMANAGER
ESTIMATORI DEI COSTI
53
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
Fonte: elaborazione CRESME su Handbook “Standards and innovation in construction” Stand Inn EuropeanCommission Directorate - Generale for Enterprise Industry Part II Chap. 3 BIM, IFC and building SMART -bringing it all togheter.
Le potenzialità di u tilizzo del BIM
BIM
Regolamenti e Normeurbanistiche, costrut tive,
salute e sicurezza, progettuali
Conoscenza internadata base aziendalidata base esterni
Descrizioni Funzionalifunzioni, calcoli, fabbisogni, ecc.
Riutilizzo, demolizione, ristrutturazione, rinnovi
Facility Mgmtlocazione, uso, manutenzione
BIM softwarearchitettura, struttura, impianti
Virtual reality modelling language(VRML), Visualizzazione 3D
Simulazioni, comfort, aria, riscaldamento, ciclo di vita
costi, rumore, isolamento, fuoco,impatto ambientale,
consumi energetici e acqua
Stima costi,descrizione e stima costi,
database prodotti, database prezzi
4DSequenze e pianificazione
I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1
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SVILUPPO
STABILITA’
SOPRAVVIVENzA
Capitolo 2 Riconfigurare l’offerta di know-how
55
L’eccezionale caduta del mercato, la fine di
un ciclo e l’avvio di un altro che ha come
base di partenza, da un lato, il ridimensiona-
mento dei potenziali di mercato e, dall’altro,
un importante processo di riconfigurazione
della domanda e dell’offerta (“non tutti ce
la faranno”) accellereranno i processi di ri-
strutturazione e di ridisegno strategico degli
attori della filiera delle costruzioni e in parti-
colare dei progettisti.
In sostanza va detto che “la crisi”, il “rischio
di sopravvivenza”, presuppone che prenda
piede un nuovo modello di offerta.
Del resto “crisi” è cambiamento: viene dal
greco “krino”: separare.
La crisi è un “crinale”, la crisi è un momento
di nuove scelte.
Il rapporto tra identità e innovazione è il
tema centrale del passaggio che oggi la
progettazione e il settore delle costruzioni
devono maturare.
È il momento per un salto di scala nel know-
how, nella conoscenza, nell’uso delle tecno-
logie, nel disegno del modello di offerta.
Si potrebbe dire che è il momento della pro-
gettazione ammesso che sappia cogliere il
nuovo, lo sappia proporre e riesca a guidare
il mercato.
Ma come la progettazione italiana di pic-
cola impresa possa competere, su scala na-
zionale e internazionale, sul piano
dell’innovazione è un nodo da affrontare.
Se guardiamo al resto della nostra econo-
mia, vediamo come nel corso degli anni
2000 le PMI italiane hanno imboccato,Fonte: traduzione CRESME da Barret, Sexton e LeeInnovation in Small Construction Firm - 2008
Figura 1. Gerarchia dei driver motivazionali per l’innovazione
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
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anche con successo, la strada del riposizio-
namento sulla fascia media del mercato in
termini di prodotto.
Ma la crisi è intervenuta con forza sui mec-
canismi di filiera penalizzando le figure più
deboli. Vi sono quindi azioni di emergenza
- legate al sopravvivere - e altre di strategia.
Come il sistema di PMI sia in grado di avviare
un processo di riconfigurazione di offerta
basata sull’innovazione è una delle questioni
di fondo della fase attuale.
Una questione che investe l’aspetto econo-
mico (capacità di investimento) e quello cul-
turale (conoscenza).
Basti pensare a come il sistema di PMI si rela-
ziona con le tematiche innovative di scenario
delle biotecnologie, della robotica, delle na-
notecnologie e dell’informatica (GRIN). Op-
pure come il sistema di PMI si relazione alle
grandi opportunità di crescita della domanda
che vengono dalle economie emergenti.
Su questo piano, visto che è difficile pen-
sare che le PMI possano essere il motore
guida del processo di innovazione (tecnolo-
gica, geografica), il vero salto di opportu-
nità si può ottenere “dando forma
organizzata alla flessibilità di filiera” che ha
caratterizzato l’economia italiana di questi
anni, basandoci sulla spinta alla creazione di
Fonte: CRESME
Figura 2. Ridisegnare l’impresa
CENTRALITA’ DI UNA MAPPASTRATEGICA
RIDURRE E RICONFIGURARE
COME RIDURRE - AUMENTAREL’EFFICIENZA
DEFINIRE IL MERCATO
TECNOLOGIAINNOVAZIONE
SERVIZI
RIDISEGNARE L’OFFERTA
Qualità gestionale
“Intensità”- squadra
Misure e modelliPosizionarsi
Selezionare
Cogliere LE ONDE
Consulenza
Accompagnamento
Post-opera
Integrazione
Finanza/Credito
Alleanze
57
nuove filiere di conoscenza. Per alcuni si
tratta di una evoluzione tipologica e tecnica
del modello di distretto che caratterizza il mo-
dello italiano nel contesto internazionale.
Entriamo così nel secondo aspetto della rifles-
sione: dalle economie di scala a quelle di
“esperienza”.
In sostanza si tratta di passare dall’economia
di scopo che ha caratterizzato gli anni ’70 e
’80 e parte degli anni ’90, basata su progetti
e sul la scomposizione dei cicli produttivi
dall’alto, allo sviluppo di nuove forme di
“economia di esperienza” o, meglio di cono-
scenza e capacità più orizzontali.
Si potrebbe dire che si dovrebbe passare da
una rete gerarchica a una rete di contenuto.
Questo vale per l’evoluzione del prodotto,
ma ancor di più per l’evoluzione della capa-
cità di organizzazione. Sempre più, infatti,
quote di valore aggiunto e di valore azien-
dale sono state acquisite dal know-how or-
ganizzativo smaterializzato.
Non a caso, per alcuni attenti osservatori
dell’economia “la soluzione che abbiamo da-
vanti” è quella di un investimento importante
nella gestione delle “innovazioni d’uso”: non
solo nelle innovazioni tecnologiche in senso
stretto, ma nelle applicazioni innovative delle
tecnologie pre-esistenti o comunque fornite
in forma innovativa da altri, ma a cui si ha ac-
cesso. “Oggi - scrive recentemente Rullani-
una parte sempre più rilevante del valore è
legata alle capacita delle filiere, di immagi-
nare nuovi usi delle conoscenze disponibili,
creando significati, organizzando esperienze,
costruendo identità, fornendo servizi a cui il
cliente assegna valore e che è disposto a pa-
gare, finanziandone, così lo sviluppo”.
Il punto essenziale, su questo versante, è che
le conoscenze sui nuovi usi, proposte dalle
PMI in filiere, “siano originali e suscettibili di
essere adottate da circuiti ampi, tendenzial-
mente globali, di utilizzatori”.
Il valore delle conoscenze deve essere gene-
rato da una nuova creatività, vista come fat-
tore strategico vincente in questa nuova
fase della competizione.
“Una creatività che riguarda l’imprenditore,
la rete di professionisti e di dipendenti di
cui si avvale. Il valore delle conoscenze deve
poter poi essere ‘moltiplicatò da presidi at-
tivi, dagli usi possibili, curando ai vari livelli
(marchio, immagine aziendale, catene di
vendita) l’allargamento geografico e mer-
ceologico del bacino d’uso dei prodotti, in
modo da aumentare in modo corrispon-
dente il fatturato e i profitti ricavabili dalla
singola innovazione”.
Si potrebbe dire una creatività che sta alla
base della natura originaria del mondo
della progettazione.
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
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Su questi due punti (creatività e moltiplica-
zione) le PMI e il sistema progettuale italiano
sono in ritardo “avendo usato finora l’intuito
personale dell’imprenditore come fonte di
creatività e i distretti e le catene di fornitura
come moltiplicatori unici del valore”.
“Ma oggi - scrive ancora Rullan i- la creati-
vità personale non basta più, per intercet-
tare clienti e tecnologie che sono sempre
più lontane e in rapido cambiamento: biso-
gna che la creatività si diffonda, passi per
le reti interpersonali, diventi una qualità del
sistema produttivo nel suo insieme”.
È una partita da giocare sul piano di costru-
zione di nuove filiere, basate sull’integra-
zione di nuove professioni, di ricerca, istru-
zione, cultura.
In una logica di filiera innovativa “il progettista
integrato” si trasforma in ‘partner tecnologicò
di un processo di innovazione in grado di
competere sulle fasce in crescita del mercato.
È quello che sta succedendo, che è successo,
in alcuni segmenti del made in Italy.
Infatti una attenzione simile dovrebbe poi es-
sere dedicata alle filiere che sono a diretto
contatto con il mondo del consumo e con le
sue esperienze, dato che una parte sempre
più ampia del valore si va spostando verso la
Fonte: CRESME
Figura 3. I vantaggi dell’integrazione e della creazione del valore aziendale
OUTSIDE IN
LOGICAOPERATIVA
INSIDE OUT
CREAzIONE DEL VALORE AzIENDALE
COSTI PROGETTI CONOSCENzE
Economiedi scala
Economie di scopo
Economie di esperienza
59
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
fase finale del processo.
In questo contesto al centro del pensiero
della PMI deve esserci il tema della sostenibi-
lità, ambientale ed energetica.
È il tema più ampio del risparmio.
Così come l’ingegnere, il detentore della
tecnologia, deve modificarsi, passando
dall’essere “l’ingegnere del consumo”, al-
l’eccezionale mercato dell’essere “l’inge-
gnere del risparmio”, così orizzontalmente,
come linea centrale di azione sostenibilità
ambientale ed energetica devono informare
le nuove strategie competitive dell’architetto.
Lì sta il mercato.
Il ciclo economico che la grande crisi ha messo
in ginocchio è stato caratterizzato da una pro-
fonda dissipazione delle risorse, presenti e ab-
bondanti nelle sue fasi iniziali (si pensi
all’ambiente, alle fonti fossili, all’offerta di la-
voro, alla disponibilità di aree, alla coesione
sociale che viene dalla tradizione, ecc.).
Queste risorse si vanno riducendo significa-
tivamente, oppure l’evolversi delle dinami-
che di mercato ha determinato che alcune
di queste risorse siano meno importanti di
prima. Il modello di sviluppo che ha carat-
terizzato l’economia mondiale e quella oc-
cidentale in particolare, negli ultimi 50 anni
entra così in crisi.
E nuovi driver appaiono all’orizzonte.
La sostenibilità, l’efficienza, il risparmio, di-
ventano non solo linee di sviluppo territo-
riale o politiche ma motore di innovazione
di prodotti e di servizi.
Nuovo mercato. “Nasce una ricerca di solu-
zioni produttive e di consumi che hanno va-
lore in quanto danno senso al vivere e al
lavorare e che sono quasi sempre legate a in-
novazioni di sistema che vanno al di là dei
singoli prodotti o settori“.
A ben vedere, tre sono i principali nodi da
affrontare per il progettista: il nodo cultu-
rale; il nodo della capacità di investimento
per cogliere le spinte dell’innovazione; il
nodo della tradizione individuale che carat-
terizza il nostro Paese.
Il piano culturale è certamente il più com-
plesso da affrontare. Riguarda la mentalità,
le abitudini, il funzionamento automatico
del mercato.
Il rapporto tra tradizione e innovazione.
Ma la crisi e il nodo della sopravvivenza ge-
nerano incertezza e portano ad una maggiore
disponibilità rispetto al cambiamento.
L’’innovazione richiede investimento.
E l’investimento in innovazione comporta ri-
schi e se il progettista è da solo, con difficoltà,
può far fronte a investimenti di rischio.
La strada però che sembra poter rispondere
alle due problematiche è quella delle aggre-
gazioni di impresa.
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
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I singoli progettisti restano autonomi, ma si
aggregano con altri soggetti al fine di offrire
sul mercato prodotti in grado di beneficiare
di un processo di ottimizzazione e innova-
zione di filiera.
Uno dei vantaggi dell’aggregazione è la cre-
scita di dimensione (l’economia di scala), la
possibilità di portare l’aggregazione su seg-
menti innovativi di mercato consente di svi-
luppare le “economie di scopo”, mentre
l’aggregazione di più soggetti dotati di rispet-
tive creatività consente di sviluppare nuovi
prodotti o servizi da immettere sul mercato.
Appare evidente che in questo modo di-
venta importante detenere il know-how e
aggregare specializzazioni.
In sostanza i diversi attori della filiera riman-
gono autonomi, si specializzano svilup-
pando know-how e competenze, e
utilizzano modelli organizzativi in grado di
garantire da un lato l’autonomia e dall’altro
forme di produzione e organizzazione ba-
sate sull’interdipendenza. In questo modo,
“la rete”, o meglio il nuovo modello di filiera,
diventa essenziale per fare le cose che il sin-
golo attore non è in grado di fare.
Sono modelli di offerta che prevedono l’in-
Fonte: traduzione CRESME
Figura 4. I driver dell’innovazione nel settore delle csotruzioni
F.M. GESTIONEIntegrazione -
costruzioni - servizi
qUALITA’
P.P.P. RISORSEPartenariato -
Pubblico - Privato
ESTEROEconomie emergenti
INNOVAzIONE TECNOLOGICAB.I.M.
Tecnologia di processoIngegnerizzazione
Nuovi prodottiOttimizzazione
NUOVA PROGETTAzIONEIdentità territoriale
RecuperoRiqualificazioneFrammentazione
Ampliamenti
SOSTENIBILITA’ AMBIENTALEE.T.
Energia - AriaBioedilizia - Acqua
Smaltimento - Ciclo di vita
L.P.H.SOSTENIBILITA’ SOCIALE
Città vivibile
61
tegrazione di capacità, competenze, inte-
ressi, risorse, potenzialmente risposte a di-
ventare complementari, a far parte di un
progetto di offerta più ampio.
Un progetto che ha per obiettivo di portare
verso nuovi mercati innovativi che oggi non
vengono colti. Da questo punto di vista
sembra utile riprendere il recente “con-
tratto di rete” come strumento operativo
sul quale produrre contenuti.
È evidente che si tratta di una forma contrat-
tuale che necessita di attente specifiche, ma
certo il suo riconoscimento giuridico, apre al-
cune possibilità di mercato, specialmente se
si confermeranno nei prossimi anni politiche
di sostegno all’aggregazione di impresa.
La crisi e i cambiamenti pongono oggi l’at-
tenzione su un fatto: la PMI ha bisogno di
aggiungere alla propria individualità im-
prenditoriale un nuovo livello di competi-
zione, che va a cogliere i segmenti più
innovativi del mercato, verso i quali, da sola
è sostanzialmente esclusa.
In questo contesto il progettista può essere
un anello forte della catena.
È il mercato del risparmio energetico, il
principale driver del cambiamento del mer-
cato delle costruzioni nei prossimi anni, può
essere il banco di prova migliore, più con-
sono al percorso tracciato.
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2
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Capitolo 3Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza?
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È ampiamente noto che il sistema energetico
italiano è caratterizzato da una forte dipen-
denza dai combustibili fossili e dalle impor-
tazioni. Nel 2009, i prodotti petroliferi hanno
rappresentato il 41% del consumo interno
lordo di energia, mentre il gas naturale pesa
per il 35,4%. In totale il 76,4% della do-
manda energetica è soddisfatta con il ricorso
agli idrocarburi.
Complessivamente l’85% del fabbisogno
energetico è soddisfatto da importazioni,
mentre la produzione interna è in grado di
soddisfare solo il 15% del consumo nazio-
nale. Oltre il 92% del petrolio consumato in
Italia proviene dall’estero, così come circa il
90% del gas naturale.
La Libia (da cui proviene il 27% delle impor-
tazioni italiane di greggio), la Russia (20%)
e i Paesi del Medio Oriente (Iraq 11%, Iran
7,5%, Arabia Saudita 6% e Siria 1,6%) sono
i principali fornitori di petrolio dell’Italia.
Il gas naturale invece proviene per la mag-
gior parte da Russia (33% nel 2009) ed Al-
geria (32,7%), in misura minore da Libia
(13%), Olanda (10%) e Norvegia (7%). La
gran parte di queste importazioni avviene via
gasdotto, solo una parte minoritaria del gas
proveniente dall’Algeria viene liquefatto e tra-
sportato via nave. L’elevata dipendenza dalle
importazioni fa si che l’Italia paghi una salata
“bolletta energetica” ai Paesi esportatori.
Negli ultimi tre anni la spesa complessiva per
importazioni nette di energia ha oscillato tra
il 2,5% ed il 4% del Pil.
Nel 2009 la spesa netta è stata di 41,7 mi-
liardi di euro, vale a dire l’11,3% delle im-
portazioni totali. Va da sé che una
razionalizzazione del sistema energetico ed
un maggiore ricorso alle rinnovabili pro-
dotte internamente avrebbero un notevole
impatto economico.
Dal punto di vista macro si avrebbe un miglio-
ramento della bilancia commerciale italiana,
liberando risorse per altri investimenti, mentre
dal punto di vista micro diminuirebbero i costi
per imprese e famiglie.
Secondo le stime della Commissione Euro-
pea, raggiungendo l’obiettivo del 17% di
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
64
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energia consumata proveniente da rinnova-
bili entro il 2020, l’Italia potrebbe risparmiare
7,6 miliardi di euro ogni anno, grazie alle
mancate importazioni di idrocarburi.
Il fenomeno più rilevante dell’ultimo decen-
nio è la sostituzione di parte delle importa-
zioni di prodotti petroliferi con importazioni
di gas naturale.
Importazioni di prodotti energetici*
Esportazioni di prodotti
energetici**
Bolletta energetica
(=importazioni nette)PIL
Importazioni totali*
Peso bolletta
su PIL
Peso bolletta
su importazioni
totali
2007 60.400 13.936 46.464 1.546.017 451.410 3 10,3
2008 76.446 16.927 59.519 1.567.640 461.328 3,8 12,9
2009 51.946 10.262 41.684 1.520.346 369.878 2,7 11,3
Tabella 1. La bolletta energetica italiana - Milioni di euro
Fonte: elaborazione Cresme su dati Istat * valori CIF; ** valori FOB
Produzione primaria29,9 Mtep
Importazioni nette148,6 Mtep
Totale energiaintrodotta nel sistema
178,5 Mtep
Variazione dellescorte1,7 Mtep
Generazione EnergiaElettrica + consumi e perdite
47,1 Mtep
Totale Energia Impiegata133,2 Mtep
- 5,6 %sul 2008
46,5 Miliardi € nel 200759,5 Miliardi € nel 2008 41,7 Miliardi € nel 2009:- 2,7% del 2,7% del PIL
- 11,3% dell’ import+
= +
-
=
LA BOLLETTA ENERGETICA ITALIANA
Figura 5. Produzione, importazione, esportazione e totale dell’energia impiegata in Italia nel 2009*
Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. e Istat *dati provvisori
65
Solo a partire dal 2008 la quota prove-
niente da rinnovabili ha iniziato ad essere
quella maggiormente in crescita.
Al tal proposito il metodo di calcolo utiliz-
zato dal Ministero dello Sviluppo Econo-
mico differisce da quello dell’Eurostat.
Il fenomeno più rilevante dell’ultimo decen-
nio è la sostituzione di parte delle importa-
zioni di prodotti petroliferi con importazioni
di gas naturale.
Secondo il Bilancio Energetico Nazionale le
rinnovabili hanno rappresentato il 10,7%
del Consumo Interno Lordo nel 2009 e
l’8,9% nel 2008.
Secondo Eurostat, invece, la quota di rinno-
vabili nel 2008 è stata del 6,8%.
Quello che importa è segnalare che i dati
Eurostat sono quelli che fanno fede per
quanto riguarda il raggiungimento degli
obiettivi europei per il 2020.
l consumi nazionaliI consumi energetici del paese sono in calo
dal 2006. Si tratta della maggiore flessione
degli ultimi quattro decenni, ed arriva dopo
oltre venti anni di forte crescita energetica,
con l’eccezione del biennio ’93-’94 (non a
caso un altro periodo di crisi). L’attuale calo
dei consumi è però di intensità ben mag-
giore, superiore anche a quello provocato,
negli anni ’70, dai due shock petroliferi.
È possibile individuare due fasi distinte.
Il calo registrato nel biennio 2006-2007,
molto più lieve, può essere attribuito ad un
aumento dell’efficienza energetica degli
edifici residenziali e commerciali, ma so-
prattutto a fattori climatici che hanno tem-
poraneamente abbassato la domanda di
climatizzazione di questi.
Tra il 2005 ed il 2007, in ogni caso, l’inten-
sità energetica del Pil (quantità di energia
consumata per unità di prodotto) è dimi-
nuita del 5%.
In questa prima fase sono stati i consumi
degli usi civili (ovvero abitazioni, uffici e ne-
gozi) a registrare la maggiore flessione. Al
contrario, l’ulteriore e più consistente calo re-
gistrato nel biennio 2008-2009 è dovuto alla
recessione economica, che ha determinato il
crollo della domanda energetica industriale
ed un calo, più lieve, dei consumi del settore
dei trasporti, anch’essi colpiti dalla crisi.
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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I consumi degli usi civili, invece, hanno ri-
cominciato a crescere. Tra il 2007 ed il 2009
l’intensità energetica, indicatore approssi-
mativo dell’efficienza energetica comples-
siva dell’economia, non ha registrato
sostanziali miglioramenti (-0,7% in due
anni). Tra il 2005 ed il 2007, in ogni caso,
l’intensità energetica del Pil (quantità di
energia consumata per unità di prodotto) è
diminuita del 5%.
Nel 2009, il divario tra consumo lordo e
consumo netto ammonta a 47,1 milioni di
Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) ed è
dovuto ai consumi del settore energetico
stesso, ma anche alle perdite di trasmis-
sione, distribuzione e trasporto.
In un ottica di lungo termine, la crisi ha por-
tato agli estremi una tendenza in atto da al-
meno tre decenni: l’industria ha smesso di
essere il settore che consuma più energia,
che produce più valore aggiunto e che oc-
cupa più lavoratori.
Oggi sono il settore degli usi civili e quello
dei trasporti a contendersi la palma di set-
tore più “energivoro”. In particolare i con-
sumi per trasporti sono quelli che hanno
registrato il maggiore aumento dall’inizio
degli anni ’80 ad oggi.
Grafico 3. Consumo interno lordo di energia e prodotto interno lordo
Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. e Istat
200,0
190,0
180,0
170,0
160,0
150,0
140,0
130,0
120,0
110,0
100,0
1.300.000
1.200.000
1.100.000
1.000.000
900.000
800.000
700.000
600.000
500.000
400.000
300.000
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
CIL di energia PIL
67
Abbiamo già citato l’intensità energetica del
Pil. Più questo indicatore si abbassa, più il si-
stema sta aumentando la sua efficienza ener-
getica. Dai grafici seguenti possiamo evincere
che la crescita economica dell’Italia si è tra-
dotta sistematicamente in una forte crescita
dei consumi energetici, a causa di un insuffi-
ciente aumento dell’efficienza energetica.
Rispetto agli altri Paesi ricchi, l’Italia si trovava
dieci anni fa in posizione estremamente van-
taggiosa, grazie a comportamenti virtuosi de-
rivanti dall’essere un paese importatore, in cui
quindi l’energia è più cara e il suo uso è quindi
frutto di maggiore attenzione, ma anche e,
forse soprattutto, ad un clima complessiva-
mente mite. Oggi questo vantaggio è stato
in gran parte eroso. Gli altri Paesi avanzati
hanno fatto grandi passi avanti, sono di-
ventati più efficienti, mentre l’Italia è rima-
sta quasi ferma. Nel 2008 l’intensità
energetica del Pil italiano era ancora più
bassa di quella francese e tedesca, ma il di-
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Grafico 4. Il bilancio energetico in Italia per settore - 2009
Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E.* Usi finali: questo ammontare non comprende i consumi intermedi del settore energetico, le perdite, la varia-zione delle scorte** In EDIFICI è compreso il consumo di energia per usi civili(da parte delle famiglie, dei servizi, del commercio e P.A.)
usi non energetici
5% bunkeraggi3%
industria23%
trasporti32%
usi civili35%
agricoltura e pesca
2%
Totale energia impiegata*133,2 Mtep
Edifici**46,9 Mtep (35,2%)
Trasporti42,9 Mtep (32,3%)
Industria30,1 Mtep (22,6%)
Agricoltura e Pesca2,8 Mtep (2,1%)
Altri usi10,6 Mtep (8,0%)
+3,6% sul 2008+18,1% sul 2000+43,4% sul 1980
-1,8% sul2008+3,3% sul 2000+76,1% sul 1980
-19,5% sul 2008-25,1% sul 2000-20,6% sul 1980
-8,5% sul 2008+3,4% sul 2000+1,3% sul 1980
-15,1% sul 2008-14,8% sul 2000+13,4% sul 1980
-5,6% sul 2008-1,2% sul 2000+23,6% sul 1980
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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Grafico 5. Consumo di energia in Italia per settori - dinamica 1981-2009Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E. (dati provvisori)
50
45
40
35
30
25
20
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
*
Industria Trasporti Residenziale e terziario
Grafico 6. Intensità energetica del pil in alcune economie avanzateKg di petrolio equivalente per 1.000 euro
Fonte: elaborazione Cresme su dati Eurostat
1997
250
0
200
150
100
50
Den
mar
k
Italy
Spa
in
Fra
nce
Uni
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Kin
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Nor
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Japa
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Uni
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man
y
2008
69
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Grafico 7. L'intensità energetica del PIL italiano - Numeri indice, anno base 1980=100
Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E.
PIL
180
80
160
140
120
100
1980
1988
1984
1986
1990
1992
1998
1994
1996
1982
consumi energetici
2000
2008
2004
2006
2002
60
40
20
0
intensità energetica
vario a nostro vantaggio è stato quasi col-
mato e il Regno Unito ci ha già scavalcato
da tempo (dal 1999). Per non rimanere in-
dietro, sprecando un potenziale che po-
trebbe ancora trasformare l’Italia in un
paese leader nella transizione ad un futuro
post-petrolifero, è necessaria una decisa vi-
rata delle politiche nazionali verso l’incen-
tivazione dell’efficienza energetica degli
edifici e delle attività produttive, e verso lo
sviluppo delle nuove energie rinnovabili
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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Nel 2009, l’intero patrimonio edilizio per
uso civile (residenziale e terziario) consu-
mava, 46,9 milioni di tonnellate di petrolio
equivalenti con una crescita del 4,8% nel
2008 e del 3,5% nel 2009.
Tali consumi si ripartiscono in 28,6 milioni
del settore residenziale e 18,3 milioni del
terziario. Gli incrementi percentuali stimati
per i due settori relativamente al 2009 si at-
testano al +3,0% per gli edifici residenziali
e al +4,1% per gli edifici ad uso terziario
(commerciale e uffici).
Nella dinamica dei consumi del settore resi-
denziale si osserva una correlazione ben de-
finita tra la temperatura media invernale e le
variazioni stesse dei consumi. Il picco mas-
simo di consumo si registra nel 2004 - 2005,
in corrispondenza di inverni mediamente più
rigidi (-0,3 gradi rispetto alla media del pe-
riodo 2000 - 2009) mentre gli anni successivi
vedono un calo deciso del consumo di com-
bustibili a fronte di inverni più miti (+0,6 e
+0,7 gradi rispetto alla media).
Il 2008 e il 2009 (per il quale i dati del Mi-
nistero dello sviluppo economico risultano
ancora provvisori, sembrano discostarsi da
tali comportamenti poiché ad inverni note-
volmente meno rigidi rispetto al 2005, si re-
gistrerebbero consumi energetici in crescita
sensibile.
3.1. I consumi energetici degli edifici
Grafico 8. Consumi energetici degli edifici ad uso civile 2009
Residenziale28.600 Ktep
(61,0%)+3,0% sul 2008
Energia impiegataper USI CIVILI46.900 Ktep
+3,5% sul 2008
Terziario18.300 Ktep
(38,6%)+4,1% sul 2008
71
Rispetto a quaranta anni fa, oggi l’Italia pro-
duce più energia da fonti rinnovabili (dal
2002 rappresentano la maggiore voce di pro-
duzione energetica) ma anche, più petrolio.
Nel 2009 in Italia sono stati estratti 7,9 mi-
liardi di metri cubi di gas naturale e 4,5 mi-
lioni di tonnellate di petrolio.
Le estrazioni di gas naturale hanno raggiunto
il picco nel 1994, e sono tuttora in forte calo,
pur rappresentando ancora il 22% della pro-
duzione nazionale di energia.
La produzione di gas avviene per il 75% in
mare, nelle piattaforme off-shore dell’Adria-
tico settentrionale, in misura minore nel-
l’Adriatico centrale e meridionale e nello Ionio.
Su terraferma le Regioni in cui si estrae più
gas sono Basilicata (11,5% della produzione
nazionale complessiva), Puglia (4,2%), Sicilia
(4%) ed Emilia-Romagna (2%).
A meno di nuovi ritrovamenti, il declino
della produzione interna di gas naturale
continuerà nei prossimi anni, dato che le ri-
serve recuperabili, secondo le stime, sono
in continua riduzione.
Oggi ammonterebbero a circa 92 miliardi di
metri cubi, una diminuzione di oltre due
terzi rispetto al valore che veniva stimato
nel 1991. In base alle stime più aggiornate,
e in base all’ipotesi che vengano mantenuti
i ritmi di estrazione attuali, la vita residua
delle riserve italiane di gas sarebbe di circa
12 anni. Queste esigue riserve sono per il
63,3% in mare, soprattutto nel Nord Adria-
tico. Le riserve in terraferma sono per la
gran parte nel Sud Italia.
Si tratta di stime basate su calcoli probabili-
stici, solo parte di queste riserve è certamente
estraibile, inoltre non è possibile sapere se sa-
ranno scoperti nuovi giacimenti.
Le energie rinnovabili rappresentano la
maggiore voce di produzione interna,
anche se continuano a contribuire in modo
modesto al consumo interno lordo (6,8%
nel 2008 secondo Eurostat).
Tale produzione è ancora legata quasi total-
mente alle rinnovabili “tradizionali”, quelle
con un maggior impatto ambientale e con mi-
nore potenzialità di sviluppo futuro.
La fonte rinnovabile che apporta più ener-
gia è rappresentata dall’idroelettrico.
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
3.2. L’energia rinnovabile in Italia
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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bileAncora nel 2008 rappresentava quasi il 50%
dell’energia proveniente da rinnovabili, no-
nostante la sua quota sia diminuita nel
corso degli anni duemila, a favore soprat-
tutto dell’energia proveniente da inceneri-
tori e dall’eolico.
La seconda voce di produzione da rinno-vabili è rappresentata da legna e assimi-lati (21%). La tecnologia geotermoelettricapesa per il 7,7% sulla produzione di ener-gia rinnovabile.
Le energie rinnovabili “innovative”, quelle
su cui si dovrà necessariamente puntare nei
prossimi anni, hanno per ora una rilevanza
marginale sulla produzione totale (eolico
6%, solare 0,8%), anche se nel 2009 e nel
2010 le nuove installazioni di impianti solari
ed eolici hanno superato quelle da fonti
elettriche tradizionali e soprattutto nel set-
tore fotolvoltaico il 2011 e il 2012 faranno
segnare un significativo balzo in avanti.
Per quanto riguarda lo sviluppo delle nuove
rinnovabili, nonostante l’Italia abbia imple-
mentato un sistema di incentivazione mone-
taria tra i più generosi d’Europa, rimangono
Grafico 9. La produzione di energia in Italia 1971-2009Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E.*dati provvisori**Energia elettrica primaria (idroelettrica, geotermica, eolico) valutata a input termoelettrico, convenzionale ecostante, di 2.200 kcal per kWh
combustibili solidi
40
35
30
25
0
20
15
10
5
gas naturale petrolio rinnovabili**
1971
1973
1975
1979
1989
1981
1983
1985
1987
1991
1993
1995
1997
2007
1999
2001
2003
2005
2009
*
1977
73
dei punti critici per quanto riguarda l’assetto
normativo, lo sviluppo delle reti, ma anche la
struttura degli incentivi stessi.
Per quanto riguarda i grandi impianti non-re-
sidenziali, la normativa si presenta stratificata,
frammentata e disomogenea tra le varie Re-
gioni, e non c’è sufficiente chiarezza sulla ri-
partizione delle competenze tra Stato ed Enti
locali. Mancano uno schema unico di riferi-
mento per le autorizzazioni, e delle linee guida
a livello nazionale.
Il sistema di incentivazione (Conto energia,
certificati verdi, sgravi fiscali) ha permesso
negli ultimi anni una grande accelerazione
della produzione di elettricità da rinnova-
bili, incentivando però in misura minore gli
interventi volti a ridurre i consumi aumen-
tando l’efficienza.
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Tabella 2. Produzione lorda degli impianti di fonte rinnovabile in Italia nel 2007 -2010 e consumo interno lordodi energia elettrica (Gwh)
Fonte: elaborazione CRESME su dati GSE 2007 e 2008 e TERNA 2009 e 2010 *Relae; **Normalizzato; ***Consumo interno lordo
2007* 2007** 2008* 2008* 2009 2010Variazione%2007-2010
Idrica 32.815 45.509 41.623 42.909 49.137 50.582 54,1
Eolica 4.034 4.518 4.861 5.839 6.543 8.449 109,4
Solare 39 39 193 193 677 1.600 4002,6
Geotermica 5.569 5.569 5.520 5.520 5.342 5.358 -3,8
Biomasse e rifiuti 5.441 5.441 5.966 5.966 7.631 9.281 0,6
Totale rinnovali 53.340 66.518 64.226 66.489 69.330 75.270 57,1
CIL*** 354.505 354.505 353.560 353.560 333.296 338.963 -4,4
%rinnovabile 13,5 17,2 16,5 17,1 20,8 22,2 64,3
Escluso idrico 15.084 15.568 16.541 17.519 20.193 24.688 63,7
% su totale 4,3 4,4 4,7 5,0 6,1 7,3 71,2
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In Italia l’incentivazione delle fonti rinnova-
bili avviene tramite tre meccanismi principali,
tutti indirizzati alla produzione elettrica.
Il primo deriva dalla delibera CIP6 del 1992,
e consiste nel fatto che i produttori di rin-
novabili, ma anche delle cosiddette “fonti
assimilate”, cedono al Gestore Elettrico, il
GSE, l’elettricità prodotta, ottenendone un
prezzo incentivante.
Tramite la definizione di “fonti assimilate”,
il meccanismo di incentivazione CIP6 è
esteso anche ai termovalorizzatori e ad al-
cuni impianti a carbone o idrocarburi con
alto rendimento energetico.
Il secondo strumento è quello dei certificati
verdi, introdotti dal Decreto Bersani nel
1999. Questo meccanismo impone a pro-
duttori ed importatori di elettricità una
quota percentuale minima proveniente da
rinnovabili, sul totale di elettricità che im-
mettono in rete.
A partire dal 2007 è entrato in vigore anche
il Conto Energia, che riguarda soltanto gli im-
pianti fotovoltaici e garantisce un premio alla
produzione dell’impianto per un arco tem-
porale di venti anni dall’entrata in funzione.
In pratica si assicura al proprietario dell’im-
pianto un prezzo fisso incentivante, che di-
pende dalla tipologia di impianto ed oscilla
tra i 0,35 ed i 0,47 euro per kw/h, al quale
la rete acquisterà l’energia prodotta per
venti anni.
A questi tre meccanismi si aggiunge lo sgra-
vio fiscale del 55%, che si applica alle ri-
strutturazioni edilizie finalizzate al
miglioramento dell’efficienza energetica
degli edifici, quindi anche all’inserimento di
piccoli impianti di produzione da fonti rin-
novabili nelle abitazioni.
Di quest’ultimo meccanismo beneficiano
anche gli interventi volti a ridurre i consumi
e le rinnovabili che producono calore, oltre a
quelle che producono elettricità.
Ma questo scenario è cambiato a partire dal
dicembre 2010: il testo di recepimento della
direttiva 2009/28/CE sulla promozione di
energie rinnovabili e dei biocarburanti, con-
teneva una prima modifica della disciplina
nazionale di incentivazione delle rinnovabili
elettriche, che in una seconda versione del 7
3.3. Gli incentivi e la politica energetica
75
marzo 2011 , incorpora una norma che mo-
difica il sistema di incentivi del fotovoltaico,
prevedendo, tra l’altro, la graduale aboli-
zione dei certificati verdi. Il passaggio ad un
meccanismo di incentivi determinati tramite
aste al ribasso per gli impianti di potenza su-
periore a valori minimi da definire; nuove ta-
riffe in conto energia per gli impianti solari
fotovoltaici che entreranno in esercizio dopo
il 31 maggio 2011.
Il problema principale del decreto, che obiet-
tivamente da un lato pone un freno ad uno
dei settori più dinamici delle energie rinnova-
bili e dall’altro tende a rivalutare la questione
di incentivi decisamente più elevati delle
medie europee, è che l’attuazione del decreto
richiederà nei prossimi mesi una copiosa atti-
vità di decreti e regolamenti che definiscono
i nuovi meccanismi di incentivo. Il clima che
ne consegue non fa certo bene al settore.
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Come è noto le linee di tendenza della po-
litica europea per il post-2012 prevedono
all’interno dell’UE, un approccio integrato
in materia di clima ed energia.
Gli obiettivi, collegati tra di loro, sono quelli
di combattere i cambiamenti climatici e di au-
mentare la sicurezza energetica dell’UE au-
mentandone al tempo stesso la competitività.
A tal fine sono state emesse quattro diret-
tive, che compongono il cosidetto “pac-
chetto 20/20 2020”, anche chiamato
“pacchetto clima-energia” (direttive CE 28-
29-30-31 del 2009).
Queste misure fissano tre obiettivi strategici
da raggiungere entro il 2020:
• riduzione delle emissioni di gas serra del
20% rispetto ai livelli del 2005, con sistema
di “burden sharing”, cioè ripartizione delle
quote di riduzione tra i vari Paesi in base
alle differenti condizioni di partenza.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti,
c’è l’obiettivo comune per ogni Stato Mem-
bro di raggiungere il 10% di energia consu-
mata proveniente da fonti rinnovabili;
• aumento dell’efficienza energetica del
20%, che si traduce in pratica nell’obiettivo
di riduzione del 20% dei consumi di energia
primaria rispetto al 2005;
• raggiungimento di una quota di energie rin-
novabili pari al 20% del consumo totale UE,
anche in questo caso con ripartizione dise-
guale dell’obiettivo tra i diversi Paesi. Obiettivo
minimo obbligatorio del 10% di biocarburanti
sostenibili sul consumo di benzine e diesel per
autotrazione.
Il sistema di “burden sharing” impone al-
l’Italia una riduzione del 14% dei gas serra
rispetto al livello del 2005 ed una percen-
tuale del 17% di energia consumata prove-
niente da rinnovabili.
Gli ultimi dati Eurostat (quelli utilizzati per
la verifica del raggiungimento degli obiet-
tivi), dicono che l’Europa nel 2008 aveva
una quota di rinnovabili sui consumi del
10,3%, mentre l’Italia si fermava al 6,8%.
Come visto nel paragrafo sulla produzione
interna, l’Italia ha bisogno di sviluppare le
rinnovabili pulite ed innovative, quali l’eo-
lico, il fotovoltaico e il geotermico a bassa
entalpia. Per ora infatti la produzione ita-
3.4. La strategia energetica ed ambientale europea
77
liana di rinnovabili è ancora legata per la
maggior parte alle rinnovabili “tradizionali”,
idroelettrico in primis ma anche geotermoe-
lettrico e inceneritori, anche se i dati più re-
centi relativi al 2009 e soprattutto al 2010
mostrano una significativa accelerazione
delle nuove fonti di energia rinnovabile.
Per quanto riguarda il sostegno alle rinno-vabili, ogni Stato Membro doveva adot-tare e notificare alla Commissione entrogiugno 2010, un Piano di Azione nazionalenel quale individuare le misure da applicareper raggiungere gli obiettivi fissati.
Gli Stati Membri hanno l’obbligo di costruire
le infrastrutture necessarie allo sviluppo delle
fonti rinnovabili, di fornire un accesso prio-
ritario di queste fonti alle reti elettriche e di
implementare una struttura di tariffazione
che perlomeno non le penalizzi.
Per conseguire più facilmente il proprio
obiettivo nazionale, i Paesi possono appli-
care dei meccanismi flessibili, quali regimi
di sostegno, trasferimenti statistici, misure
di cooperazione tra Stati Membri, o tra Stati
Membri e Paesi Terzi (cooperazione su pro-
getti comuni, regimi di sostegno comuni).
La direttiva stabilisce anche un sistema di
garanzia d’origine. Gli Stati Membri devono
infatti garantire l’origine dell’elettricità pro-
dotta da fonti energetiche rinnovabili sul
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Grafico 10. Italia ed Unione Europea, l'obiettivo per il 2020 sulle rinnovabili
Fonte: elaborazione Cresme su dati Eurostat
2006 2007
EU 27 Italia
25
20
15
10
5
0
10,38,8
9,7
6,85,3 5,2
20
17
2008 Obiettivo 2020
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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proprio territorio.
Tale garanzia viene rilasciata dagli Stati su
richiesta del produttore.
È previsto il mutuo riconoscimento delle ga-
ranzie d’origine rilasciate dai diversi Paesi UE.
La “direttiva CCS” del 2009 (Direttiva
2009/31/CE) regolamenta a livello europeo
l’utilizzo di sistemi di “Carbon Capture and
Storage”, cattura trasporto e stoccaggio
della CO2. Tali sistemi consistono nel lique-
fare la CO2 per poi stoccarla in siti appositi,
quali le ex-miniere.
L’approccio consiste nel prevenire i rischi e
nell’incentivare le nuove tecnologie CCS
senza però causare un effetto deterrente
sulle iniziative volte all’incremento di ener-
gia proveniente da fonti rinnovabili.
La decisione riguarda l’individuazione dei
siti di stoccaggio spetta agli Stati Membri,
previa attività di valutazione, caratterizza-
zione ed esplorazione.
Per la gestione dei siti è previsto l’obbligo di
autorizzazione, che sarà rilasciata dalle auto-
rità competenti sulla base dei criteri che la Di-
rettiva definisce.
Tutti i progetti di autorizzazione devono es-
sere notificati alla Commissione, che emette
un parere non vincolante su ognuno di essi.
Una volta ottenuta l’autorizzazione, il gestore
deve monitorare costantemente l’impianto e
presentare una relazione annuale all’autorità
competente, la quale dovrà anche eseguire
delle ispezioni sia periodiche che occasionali
presso i siti di stoccaggio. L’obbligo di inter-
vento in caso di fuoriuscite ricade sul gestore,
in alternativa può intervenire l’autorità com-
petente, che si potrà rivalere sul gestore per
recuperare i costi.
Alla chiusura del sito, la responsabilità
passa allo Stato Membro.
Aspetti critici derivano dal fatto che la diret-
tiva si occupa dello stoccaggio, ma non pre-
vede altrettante misure di sicurezza e
prevenzione per la fase del trasporto. Inoltre,
in un ottica di lungo periodo, il trasferimento
di responsabilità agli Stati Membri dopo la
chiusura potrebbe risultare problematico.
Un altro rischio che viene segnalato è quello
che gli alti costi di questa tecnologia pos-
sano distogliere gli investimenti dal settore
delle rinnovabili.
In Italia, è stato aperto un tavolo interministe-
riale per elaborare una bozza del decreto legge
con il quale l’Italia recepirà la “direttiva CCS”.
Per quanto riguarda l’obiettivo di riduzione dei
gas serra rispetto al 2005, questa deve com-
prendere il -21% da parte dei settori energivori
(ETS) ma anche il -13% dei settori non ETS.
Con quest’ultimo provvedimento, si inve-
stono dell’obbligo di riduzione delle emis-
sioni anche le famiglie e i relativi stili di
consumo nonchè gli edifici (produzione,
79
consumo ed efficienza).
Si tratta di un rinnovo dell’impegno preso
con il trattato di Kyoto, quello di ridurre in
modo controllato le emissioni europee.
Kyoto ha stabilito degli obiettivi di ridu-
zione delle emissioni rispetto al 1990, da
raggiungere entro il 2012.
Per l’UE-15 l’obiettivo di riduzione è dell’8%.
All’interno dell’UE l’obiettivo è stato ripartito
tra gli Stati Membri, e all’Italia è stata attri-
buita una riduzione del 6,5%.
Come si può osservare nella tabelle, l’Italia,
l’Austria, la Danimarca e la Spagna sono i
Paesi che a oggi mostrano le maggiori diffi-
coltà per il raggiungimento degli obiettivi.
In Italia tra il 1990 e il 2008 le emissioni di gas
serra hanno avuto un aumento del 4,7%,
mentre l’obiettivo è la riduzione del 6,5%. No-
nostante le defezioni, l’Europa a 15, nel suo
complesso, riuscirà a rispettare il protocollo.
Va considerato, inoltre, che secondo le ul-
time stime dell’Agenzia Europea per l’Am-
biente, la recessione ha fatto crollare le
emissioni europee del 6,9% nel corso del
2009, portandole per la prima volta sotto il
livello stabilito da Kyoto.
Nel 2009 le emissioni europee sono scese a
-12,9% rispetto al livello 1990.
Questa cifra non tiene conto dell’utilizzo dei
meccanismi di flessibilità, utilizzando i quali,
anche Paesi che non abbiano realmente di-
minuito le proprie emissioni potranno comun-
que rispettare il protocollo. Questi strumenti
permettono ai Paesi coinvolti di realizzare dei
progetti di riduzione al di fuori dei propri con-
fini e di contabilizzare il conseguente rispar-
mio di emissioni come se fosse un risparmio
avvenuto sul proprio territorio, oppure di ac-
quistare dei permessi ad inquinare da Paesi
che sono andati oltre l’obiettivo stabilito.
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Paese Obiettivo 2012* Livello 2008**
Austria -13,0% +10,8%
Belgio -7,5% -7,1%
Danimarca -21% -7,4%
Finlandia 0% -0,3%
Francia 0% -6,4%
Germania -21,0% -22,2%
Grecia +25,0% +22,8%
Irlanda +13,0% +23,0%
Italia -6,5% +4,7%
Lussemburgo -28,0% -4,8%
Olanda -6,0% -2,4%
Portogallo +27,0% +32,3%
Regno Unito -12,5% -18,6%
Spagna +15,0% +42,3%
Svezia +4,0% -12,7%
Tabella 3. “Burden sharing” La ripartizione tra stati membri degli obiettivi stabilitia Kyoto, e il livello raggiunto nel 2008
Fonte: elaborazione Cresme su dati Eurostat* variazione percentuale rispetto al 1990** non tiene conto dei meccanismi di flessibilità utilizzabili per raggiungere l’obiettivo 2012
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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Per quanto riguarda il sistema di scambio
dei permessi ad inquinare (ETS), il “pac-
chetto clima-energia” prevede una riforma
per il post-2010.
Le quote di emissione non saranno più at-
tribuite gratuitamente alle aziende in base
ai dati storici sulle emissioni, ma allocate
tramite aste.
La stessa direttiva prevede anche la progres-
siva espansione dei settori industriali e dei
gas coperti dal sistema. Tra i settori industriali
si include, ad esempio, l’aviazione.
Queste riforme sono state in parte atte-
nuate su iniziativa di alcuni Paesi, tra cui
l’Italia, che nel Consiglio Europeo del di-
cembre 2008 hanno ottenuto una revisione
del pacchetto, rendendolo più flessibile pur
mantenendone gli obiettivi.
Ad esempio, si prevede maggiore gradua-
lità nel passaggio da quote allocate gratui-
tamente a quote messe all’asta per i settori
manifatturieri a rischio delocalizzazione
(20% dal 2013, 30% dal 2020 e tutte le
quote dal 2027).
81
È ormai noto che gli interventi per il miglio-
ramento dell’efficienza energetica negli usi
finali dell’energia possono dare un contri-
buto importante alla bolletta energetica del
nostro Paese e alla mitigazione dei gas serra.
Secondo l’ENEA, ad esempio, attraverso l’
“efficentamento” energetico del patrimonio
edilizio italiano, si potrebbero ridurre le emis-
sioni di CO2 del 45%. Risultati ben superiori
a quanto previsto con il ricorso alle tecnolo-
gie per l’uso delle fonti rinnovabili (22,4%) e
“alle tecnologie di generazione a bassa emis-
sione di carbonio, in Italia ancora lontane dal
mercato, che contribuiscono complessiva-
mente per meno del 10% sul totale”.
Non molto tempo, l’ENEA ha proposto, con
il supporto di ANCE, ABI, Consip e Unionca-
mere, un intervento di riqualificazione ener-
getica del patrimonio edilizio pubblico che,
oltre a produrre effetti positivi in termini di
efficienza energetica, possa rappresentare
uno stimolo all’economia del Paese.
L’analisi, che si fonda su dati del patrimonio
pubblico elaborati dall’ENEA su un primo
database fornito dal CRESME, prende in
esame un campione costituito da scuole e
uffici, per circa 15.000 unità immobiliari se-
lezionate tra quelle con le maggiori poten-
zialità di risparmio e tra quelle che
necessitano di interventi di tipo strutturale”.
In relazione a questo campione sono stati
ipotizzati interventi che riguardano:
• l’involucro edilizio (isolamento pareti e so-
stituzione infissi, installazione di elementi
schermanti);
• gli impianti di produzione di calore e di
condizionamento (sostituzione con im-
pianti di ultima generazione);
• il ricorso a fonti rinnovabili (attraverso di-
spositivi sia attivi che passivi);
• dispositivi per una gestione efficiente dei
servizi di climatizzazione e illuminazione
modulabili in funzione della domanda.
Il costo complessivo di tali interventi è stato
stimato in 8,2 miliardi di euro.
Dal punto di vista dell’efficienza energetica,
gli interventi previsti sono in grado di deter-
minare una riduzione del fabbisogno energe-
tico dell’insieme degli edifici censiti pari al
18% in termini di energia termica e al 23% in
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
3.5. Una prima linea da seguire: l’efficienza energetica del patrimonio pubblico
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termini di energia elettrica (complessiva-
mente del 20% in termini di Energia Primaria).
Il costo complessivo della bolletta energe-
tica annua per i servizi di climatizzazione e
illuminazione si riduce, così, per il totale
degli edifici, da 1,79 miliardi a 1,37 miliardi
di euro, determinando quindi un risparmio
di 419 milioni di €/anno pari al 23% della
bolletta attuale”.
Nella fase di realizzazione dell’investimento,
a fronte di una spesa di 8,2 miliardi di euro,
si stima una crescita della produzione atti-
vata di 19 miliardi di euro, la creazione di
valore aggiunto per 14 miliardi di euro ed
un incremento complessivo del PIL nell’or-
dine di 0,6 punti percentuali per anno.
I maggiori consumi e la crescita della pro-
duzione sarebbero inoltre in grado di atti-
vare un incremento della domanda di
lavoro pari a circa 150.000 unità.
A regime l’intervento porterà alla creazione
di ulteriori effetti indotti in diversi comparti
dell’economia.
Questi possono essere stimati ancora una
volta attraverso la costruzione di un vettore
di spesa che tiene conto del valore attuale
dei costi e dei benefici creati in fase di fun-
zionamento degli edifici.
I benefici creati dall’intervento sono ricondu-
cibili principalmente al risparmio nel con-
sumo energetico e sono stati stimati, pari a
337 milioni di euro per le scuole e 91 milioni
di euro per gli uffici, per un totale di 428 mi-
lioni di euro all’anno.
Considerando una durata di 20 anni ed un
tasso di sconto del 6%, il valore atteso dei be-
nefici attesi complessivi, in termini di rispar-
mio energetico è pari a 4,6 miliardi di euro.
Non sono stati quantificati ulteriori benefici
come il miglioramento della produttività
del lavoro, il miglioramento della qualità
ambientale del posto di lavoro, la maggiore
sicurezza degli edifici, perché di difficile
quantificazione.
Per quanto riguarda i costi di gestione, a
parte il risparmio energetico, si è ipotizzato
che restassero gli stessi dopo l’intervento.
Tenuto conto di queste ipotesi, l’analisi finan-
ziaria dell’intervento porta a risultati negativi
(con un VAN pari a -3,4 miliardi di euro) poi-
ché il beneficio creato dall’intervento non rie-
sce a coprire il costo iniziale dell’investimento
e i costi di gestione del progetto.
ENEA ha considerato anche il problema
della stima degli effetti indiretti del rispar-
mio energetico. “Anzitutto - si sostiene - il ri-
sparmio energetico provocherà una
diminuzione delle importazioni di fattori
energetici primari, questo porterà ad
un’espansione delle esportazioni nette e un
effetto reddito sugli altri settori economici
(compreso probabilmente quello energetico),
83
che a sua volta determinerà un effetto finale
sulla bilancia dei pagamenti”.
Per simulare l’effetto indotto sui settori eco-
nomici ENEA ha assunto che il risparmio
energetico si traduca “in una diminuzione
delle importazioni di energia primaria del
settore energetico e quindi imputato tale ri-
sparmio al settore stesso. A fronte di un au-
mento delle esportazioni nette di 4,6
miliardi di euro, l’impatto nei settori pro-
duttivi ammonta a 23 miliardi di euro, e un
valore aggiunto pari a 17 miliardi di euro”.
L’impatto complessivo dell’intervento, scri-
vono i ricercatori di Enea, “è dunque pari al
valore attuale netto dell’intervento (pari a -
3,4 miliardi di euro) più il valore netto dagli
effetti moltiplicativi dell’intervento nel pe-
riodo di cantiere (pari a 14,3 miliardi di euro),
più il valore attuale netto degli effetti molti-
plicativi dell’intervento nel periodo di regime
(pari a 17 miliardi di euro), con un effetto
netto dunque pari a 27,9 miliardi di euro.
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3
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Capitolo 4 Risparmiare energia:cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali?2
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I Regolamenti Edilizi Comunali si stanno di-
mostrando un’ottima chiave per raccontare
il cambiamento in corso in Italia nel modo
di progettare e costruire.
Sono in crescita sia il numero di Comuni che
ha messo mano ai propri strumenti di go-
verno degli interventi edilizi, per introdurre
nuovi criteri e obiettivi energetico-ambien-
tali, sia il campo dei temi di interesse, ren-
dendo i regolamenti sempre interessanti
per capire i processi in corso.
L’Osservatorio ONRE Osservatorio Nazionale
sui Regolamenti Edilizi per il Risparmio
Energetico), promosso da Cresme e Legam-
biente, di cui qui presentiamo in sintesi i ri-
sultati del Rapporto 2010, è partito proprio
dall’idea che questi strumenti comunali rap-
presentino oggi sempre di più uno snodo
fondamentale del processo edilizio, perché
qui convergono aspetti tecnici e procedu-
rali, attenzioni e interessi e qui si incrociano
le competenze in materia di urbanistica,
edilizia e energia di Stato, Regioni e Co-
muni.
Raccontare quanto succede nei diversi ter-
ritori, le novità e le spinte, i risultati ci sem-
bra fondamentale per capire la dimensione
e i limiti di questo processo.
Nel terzo Rapporto ONRE sono 705 i Co-
muni italiani censiti che risultano avere mo-
dificato i propri Regolamenti Edilizi per
introdurre obiettivi di sostenibilità e rispar-
mio energetico: l’80% di questi lo ha fatto
negli ultimi tre anni.
L’analisi dei dati raccolti mostra come que-
sto processo accomuna grandi città e pic-
coli centri e che non stiamo parlando di un
area marginale del Paese ma di Comuni in
cui complessivamente abitano quasi 19 mi-
lioni di persone.
Si tratta di regolamenti edilizi che interes-
sano il 33% del nuovo costruito in Italia nel
2009 (circa 90.000 alloggi).
Inoltre è da segnalare come siano diversi i
Comuni che sono tornati, a distanza di
poco tempo, a intervenire sui propri rego-
2 Il presente capitolo è una sintesi tratta da CRESME-LE-GAMBIENTE, L’innovazione energetica in edilizia. RapportoONRE 2010 sui regolamenti edilizi comunali, Roma 2010.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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lamenti per alzare l’asticella degli obiettivi e
delle prestazioni - ad esempio molti Comuni
lombardi e della Val di Cornia, in Provincia di
Livorno oltre che l’Alto Adige.
La ragione sta in una verifica sul campo,
ossia che la realtà del settore in quei terri-
tori è già pronta per cui utilizzare questi
strumenti in modo attento e flessibile di-
venta una opportunità per accompagnare
l’innovazione in edilizia.
Del resto sono tali e tante le novità impian-
tistiche e tecnologiche sviluppate negli ul-
timi anni, come le possibilità di ripensare e
integrare soluzioni per risparmiare energia,
produrla da fonti rinnovabili, recuperare e
riutilizzare le acque, che riuscire ad aiutare
l’innovazione e adattarlo soluzioni ai diversi
contesti e tradizioni locali attraverso i Rego-
lamenti Edilizi diventa fondamentale.
Il Rapporto 2010 ha provato a tracciare una
fotografia di questa realtà articolata attra-
verso la scelta di alcuni parametri che hanno
permesso di leggere le esperienze e di appro-
fondire quelli che sembrano essere i principali
temi dell’innovazione ambientale e energe-
tica in questo settore.
Siamo infatti convinti che oggi sia necessario
entrare nel merito di quanto si sta modifi-
cando nella filiera delle costruzioni, andare a
capire se questi processi stanno producendo
risultati verificabili e quantificabili, in modo
da arrivare ad aprire un confronto sulle scelte
e le direzioni intraprese.
Ad esempio, ora che la certificazione ener-
Comuni Settore regolamentato Popolazione 2009
506 Isolamento termico 17.067.017
531 Fonte rinnovabili in edilizia 16.085.326
293 Efficienza energetica (teleriscaldamento, pompe di calore, ecc.) 8.380.305
353 Orientamento e schermatura 9.927.947
326 Materiali riciclabili di provenienza locale 7.476.181
444 Risparmio idrico e recupero acque 14.412.343
150 Isolamento di acustico 3.003.857
171 Permeabilità dei suoli e “isole calore” 7.099.668
Tabella 4. Numero di comuni e popolazione interessata per tipologia di intervento del regolamento edilizio
Fonte: ONRE Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico, Realizzato da CRESME e Legambiente
87
getica in edilizia è diventata obbligatoria,
diventa fondamentale capire in che modo i
regolamenti in questi anni si sono occupati
delle prestazioni energetiche degli edifici,
quali obiettivi hanno fissato per migliorare
il comportamento di pareti e finestre, se
hanno proposto criteri per indirizzare i pro-
getti, cosa prevedono in termini di esposi-
zioni da privilegiare.
Ma lo stesso ragionamento vale per le fonti
rinnovabili. Perché ora che l’Italia si vede asse-
gnati obiettivi vincolanti di crescita, tali da rag-
giungere il 17% di contributo rispetto ai
consumi energetici al 2020, capire in che
modo i regolamenti sono intervenuti rispetto
al ruolo che il solare termico o fotovoltaico, le
biomasse o la geotermia, debbano svolgere
nel soddisfare i fabbisogni termici e elettrici
del nostro Paese diventa un tema significativo.
A maggior ragione vale in un periodo di così
forte sviluppo del solare, con 75mila impianti
fotovoltaici installati su tetti (GSE) e 2,4 mi-
liardi di euro di ‘lavori’ messi in gara attra-
verso forme di partenariato pubblico e
privato (www.infopieffe.it).
Senza dimenticare quanto sia delicato il
ruolo che i Regolamenti Edilizi svolgono nel
semplificare gli interventi e nell’accompa-
gnare, con la giusta flessibilità, l’inseri-
mento nel mercato delle tante tecnologie
(pompe di calore, sonde geotermiche, cal-
daie a condensazione e centrali di rigenera-
zione, ecc.) che in poco tempo hanno cam-
biato il volto del settore.
Ma non ci si deve fermare all’energia, perché
i regolamenti oggi guardano alla sostenibilità
promuovendo diversi interventi e tra questi un
ruolo importante ha assunto il tema del rispar-
mio, recupero e riciclo dell’acqua.
Sono molti i regolamenti che hanno fissato re-
gole prescrittive per l’uso di sistemi di rispar-
mio idrico, per una gestione separata delle
acque meteoriche, grigie e nere in modo da
favorire il loro recupero per gli usi compatibili.
In alcune esperienze ci si è spinti oltre, allar-
gando il campo di attenzione dei regola-
menti alla permeabilità dei suoli, per
garantire un equilibrio complessivo del ciclo
dell’acqua in città, al fenomeno dell’isola di
calore, con indicazioni precise per ridurne gli
impatti che arrivano perfino a obbligare la
realizzazione di “tetti verdi”.
Si sta cercando di definire in maniera sempre
più attenta i criteri per valutare e premiare,
l’utilizzo di materiali locali e riciclabili.
Queste esperienze rappresentano, in-
somma, un ottima base per un confronto
che coinvolga i diversi soggetti della filiera
per capire potenzialità e limiti del cambia-
mento in corso.
L’analisi di CRESME e Legambiente mostra
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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una realtà a macchia di leopardo nelle di-
verse realtà territoriali, rispetto all’esistenza
di riferimenti normativi regionali, alle indi-
cazioni che riguardano le prestazioni ener-
getiche degli edifici e allo sviluppo delle
fonti rinnovabili.
Ma ancora più rilevanti per gli operatori sono
alcune situazioni in cui sono evidenti le con-
traddizioni nelle indicazioni contenute nei re-
golamenti edilizi che riguardano, ad esempio,
la certificazione energetica degli edifici ri-
spetto a chi può operare, su chi e come
debba controllare. Diventa quanto mai ur-
gente fare chiarezza rispetto a un quadro così
articolato e complesso, in particolare è neces-
sario dare certezze che questa prospettiva sia
veramente perseguita da tutti con impegno.
L’importante è guardare ai regolamenti edi-
lizi comunali per capire come superare i
problemi ancora aperti e la paura del cam-
biamento. Occorrerà che insieme da parte
degli Enti Locali e delle Regioni un’attenta co-
municazione degli obiettivi che ci si propone
con le innovazioni che riguardano il settore,
in modo da costruire un confronto traspa-
rente con gli operatori e avviare un continuo
monitoraggio dei risultati per apporre corre-
zioni e pubblicizzare i risultati prodotti in ter-
mini di comfort delle abitazioni.
È su questo piano che intende muoversi
ONRE a partire dai prossimi mesi, avviando
un tavolo di confronto sulla base dell’analisi
sistematica dei dati raccolti e nell’ipotesi di
coinvolgere l’insieme degli attori della filiera.
89
La più significativa spinta nella direzione
dell’innovazione energetica in edilizia è
stata impressa dall’Unione Europea, che
negli ultimi dieci anni ha discusso e appro-
vato diversi ambiziosi provvedimenti che
sono stati alla base della legislazione nazio-
nale e regionale in materia.
I contenuti delle Direttive sono stati recepiti
in Italia attraverso diversi provvedimenti
che si sono succeduti in questi anni mentre
altri dovranno essere approvati per comple-
tare la piena applicazione di quanto previ-
sto da Bruxelles.
I campi principali di attenzione delle norma-
tive hanno riguardato: la prestazione ener-
getica degli edifici, la certificazione degli
stessi, il ricorso alle fonti rinnovabili di ener-
gia, la semplificazione delle procedure di
approvazione.
In materia di rendimento energetico degli
edifici è la Direttiva 2002/91/CE ad aver av-
viato un processo che, anche in Italia, ha por-
tato ad una maggiore consapevolezza di
quanto il settore dell’edilizia debba miglio-
rare i propri standard e possa contribuire alla
diminuzione delle emissioni climalteranti.
Con il D.Lgs. 192/2005 la Direttiva Europea
è stata recepita nel nostro Paese, stabilendo
i criteri, le condizioni e le modalità per mi-
gliorare le prestazioni energetiche degli edi-
fici al fine di favorire lo sviluppo, la
valorizzazione e l’integrazione delle fonti
rinnovabili e la diversificazione energetica.
In particolare sono state introdotte le veri-
fiche delle prestazioni energetiche, dei va-
lori di trasmittanza e l’obbligo dei sistemi
di schermatura esterni per ridurre l’impatto
del soleggiamento estivo.
Più recentemente con il D.Lgs. 115/2008, che
recepiva la Direttiva Europea 2006/32/CE in
materia di efficienza degli usi finali dell’ener-
gia, sono stati introdotti scomputi volume-
trici per gli edifici con maggiore spessore
delle murature esterne e dei solai.
Con il DPR n.50 del 2/4/2009, concernente
l’attuazione della Direttiva Europea
2002/91 sul rendimento energetico in edili-
zia, sono stati definiti i criteri, i metodi di
calcolo e i requisiti minimi per l'efficienza
energetica degli edifici.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
4.1. Le Leggi Nazionali
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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Il testo fissa i requisiti minimi della presta-
zione energetica degli impianti e degli edifici
nuovi ed esistenti, confermando quelli già
stabiliti all'allegato I del D.Lgs. 192/2005, con
l'introduzione di un valore massimo ammis-
sibile di prestazione energetica per il raffre-
scamento estivo dell'involucro edilizio per le
nuove costruzioni e le ristrutturazioni di edifici
residenziali deve risultare inferiore ai seguenti
limiti: 40 kWh/m2 anno nelle zone climatiche
A e B; 30 kWh/m2 anno nelle zone climatiche
C, D, E, e F. Per tutte le altre tipologie di edifici
i valori fissati risultano: 14 kWh/m3 anno nelle
zone climatiche A e B; 10 kWh/m3 anno nelle
zone climatiche C, D, E, e F.
Sul tema della certificazione energetica il ri-
ferimento è il D.Lgs. 311/2006, che ha rece-
pito le Direttive sul tema e ha modificato in
parte il D.Lgs. 192/2005, prevedendo a par-
tire dal 1° luglio 2007 l’obbligo di certifica-
zione energetica per gli edifici esistenti
superiori a 1.000 m2 ed estendendolo dal 1°
luglio 2008 a tutti gli edifici e dal 1 luglio
2009 alle singole unità immobiliari nel caso
di trasferimento della proprietà.
In particolare il Decreto stabilisce la meto-
dologia per il calcolo delle prestazioni ener-
getiche, le ispezioni da effettuare per gli
impianti di climatizzazione e la sensibilizza-
zione nei confronti dei cittadini per l’uso ra-
zionale dell’energia.
L’ultimo intervento in ordine di tempo è il
Decreto Ministeriale del 26 Giugno 2009 re-
lativo alle Linee Guida Nazionali per la certi-
ficazione energetica degli edifici.
Le Linee Guida si applicano nel caso in cui le
Regioni o le Province Autonome non siano
provviste di proprie normative in merito.
Il Decreto stabilisce la durata massima di
dieci anni per la validità dell’attestato ener-
getico, scaduti i quali viene rinnovato auto-
maticamente se l’edificio rispetta quanto
previsto dalla normativa in vigore.
Le prestazioni dell’edificio o del singolo ap-
partamento, vengono classificate attraverso
una scala (dalla classe A+ alla G).
Si tratta di un passo fondamentale che va
incontro alla necessità di unificare i diversi
criteri di valutazione emersi nelle varie Re-
gioni ed al tempo stesso permette di col-
mare le lacune tuttora esistenti in molte
aree del Paese. Al momento però l’unico li-
mite imposto dal Decreto è quello della cer-
tificazione minima di Classe C per il
riscaldamento invernale, entrato in vigore il
1 Gennaio 2010 per i nuovi edifici.
Inoltre la redazione dell’attestato di certifica-
zione energetica è obbligatoria, ma non ven-
gono definite le sanzioni a cui si incorre nel
caso di compravendita di immobili senza il
suddetto attestato, al contrario di quanto
previsto dalla Direttiva europea 2002/91.
91
Si è in attesa del DPR che definirà i requisiti
dei professionisti abilitati alla certificazione
ed all’ispezione degli impianti termici, fermo
da tempo ai tavoli dei Ministeri dell’Am-
biente e delle Infrastrutture.
Infine per gli edifici già esistenti è prevista la
possibilità per chi vende di firmare una di-
chiarazione in cui attesta l’immobile in Classe
G, cioè completamente inefficiente.
A questo riguardo è importante sottoli-
neare come sia stata avviata una procedura
di infrazione da parte dell’UE nei confronti
del nostro Paese proprio perché l’autocertifi-
cazione non veniva contemplata nella Diret-
tiva europea di riferimento.
Per quanto riguarda il contributo delle fonti
rinnovabili la Legge n.244 del 24/12/2007 ha
introdotto l'installazione obbligatoria di al-
meno 1 kW di solare fotovoltaico per ogni
nuova unità abitativa e 5 kW per i nuovi fab-
bricati industriali realizzati a partire dal 1°
gennaio 2009.
Questa previsione per entrare in vigore deve
però essere recepita da parte dei singoli Re-
golamenti Edilizi Comunali, che diventano
quindi lo strumento fondamentale per intro-
durre su larga scala l’uso del fotovoltaico in
edilizia. Tale norma è rientrata nel “pacchetto
Milleproroghe” (DL 30 dicembre 2009, n.
194), convertito in Legge 26 febbraio 2010,
n. 25, rinviando l’obbligo al 1° Gennaio 2011.
La Direttiva 2002/91/CE prevede la valoriz-
zazione delle fonti rinnovabili per miglio-
rare le prestazioni energetiche degli edifici.
Il D.Lgs. 192/05, che l’ha recepita, ha previ-
sto nell'allegato I per le nuove abitazioni, le
ristrutturazioni (oltre il 20% del volume) e
nei casi in cui l’impianto termico venga so-
stituito, che si debba soddisfare almeno il
50% del fabbisogno di acqua calda sanita-
ria attraverso il contributo di fonti rinnova-
bili (principalmente pannelli solari termici e
biomassa). Ma la norma non è in vigore in
quanto rimanda alla pubblicazione dei de-
creti attuativi ancora non emanati.
Un altro ambito di intervento importante ri-
guarda la semplificazione delle procedure
autorizzative.
Con il D.Lgs. 115/08, è stato stabilito che per
l'installazione di pannelli solari termici e fo-
tovoltaici integrati architettonicamente o
complanari alla copertura, che non modifi-
chino la sagoma dell'edificio e per impianti
eolici di altezza complessiva non superiore a
1,5 metri e diametro non superiore a 1
metro, non è necessario presentare la Denun-
cia di Inizio Attività al Comune, ma una sem-
plice comunicazione. Recentemente la Legge
122 del 30 luglio 2010 ha introdotto nella le-
gislazione sull’edilizia la Segnalazione Certi-
ficata di Inizio Attività (SCIA).
Questa norma nasce per avviare un' attività
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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produttiva senza attendere l’assenso del-
l’amministrazione competente che però
deve effettuare dei controlli entro 60 giorni
dalla comunicazione.
Gli interventi che vengono inclusi in questa
legge e che in precedenza erano soggetti a
DIA, riguardano la cosiddetta ristruttura-
zione “leggera” o manutenzione ordinaria.
L’incertezza principale di questa legge è re-
lativa alla possibile applicazione o meno
della SCIA alle installazioni di pannelli solari
termici e/o fotovoltaici.
Una nota emanata il 16 settembre 2010 dal
Ministero della Semplificazione sottolinea
come non tutte le DIA siano sostituibili au-
tomaticamente dalla SCIA.
In particolare non è scontato che la DIA per
la costruzione di un nuovo impianto a fonte
rinnovabile inferiore ad una determinata
soglia di potenza sia sostituita dalla SCIA.
Proprio per gli aspetti basilari di tale norma,
principalmente la possibilità di iniziare su-
bito l'opera, diventa urgente chiarire al più
presto il campo applicativo e le ipotesi di
esclusione con riferimento agli impianti
energetici per i quali era prevista la DIA (co-
generazione, biomasse, ecc.).
Un’ulteriore novità, sicuramente la più impor-
tante per i contenuti e le scadenza che fissa, è
quella della nuova Direttiva Europea 31/2010
in materia di efficienza energetica in edilizia.
La nuova direttiva promuove il miglioramento
della prestazione energetica degli edifici.
Nel provvedimento si prevede una metodo-
logia per il calcolo delle prestazioni energeti-
che degli edifici e delle unità immobiliari che
gli Stati membri sono tenuti ad applicare in
conformità a quanto indicato nell'allegato I
della Direttiva, e che dovranno essere rivisti a
scadenze regolari di massimo 5 anni.
La metodologia di calcolo, che verrà stabi-
lita entro il 30 Giugno 2011, dovrà tenere
conto delle caratteristiche termiche dell’edi-
ficio, degli impianti di riscaldamento e di
produzione di acqua calda, di condiziona-
mento e ventilazione, di illuminazione, della
progettazione, posizione e orientamento
dell’edificio, dei sistemi solari passivi e di
protezione solare, delle condizioni climati-
che interne, dei carichi interni.
Il calcolo della prestazione energetica dovrà
essere differenziato a seconda della catego-
ria di edificio.
Per gli edifici di nuova costruzione viene
data notevole importanza ed attenzione
alle tecnologie quali: sistemi di fornitura
energetica decentrati basati su fonti rinno-
vabili; cogenerazione; teleriscaldamento o
teleraffrescamento; pompe di calore. Stessi
requisiti vengono applicati per gli edifici esi-
stenti sottoposti a ristrutturazioni impor-
tanti, cercando di migliorare sensibilmente
93
la prestazione energetica al fine di soddi-
sfare i requisiti minimi.
La Direttiva stabilisce inoltre che gli Stati prov-
vedano affinché entro il 31 Dicembre 2020
tutti gli edifici di nuova costruzione siano
“edifici a energia prossima allo zero”, in cui il
fabbisogno energetico molto basso o quasi
nullo sia coperto in misura molto significativa
da energia da fonti rinnovabili, compresa
quella prodotta in loco o nelle vicinanze.
Gli stessi requisiti, ma a partire dal 31 Dicem-
bre 2018, vengono applicati per i nuovi edi-
fici pubblici; entro il 31 Dicembre 2012 e con
aggiornamenti di tre anni, la Commissione
pubblicherà una relazione sui progressi rea-
lizzati ed elaborerà un piano d'azione. La Di-
rettiva mette l’accento anche sulle possibilità
di favorire l’efficienza energetica degli edifici
mettendo a disposizione misure di incentiva-
zione che potranno variare da Paese a Paese.
Il certificato energetico obbligatorio avrà
una validità massima di 10 anni ed andrà
allegato nei casi di edifici di nuova edificia-
zione ma anche nei casi di vendita ed allo-
cazione. Il recepimento della Direttiva
prevede che la certificazione sia effettuata
in maniera indipendente e da esperti accre-
ditati che dovranno risultare in elenchi pe-
riodicamente aggiornati e messi a
disposizione del pubblico.
Sono previste inoltre ispezioni periodiche
degli impianti di riscaldamento degli edifici
dotati di caldaie con una potenza superiore
a 20 kW e degli impianti di condiziona-
mento d'aria con potenza superiore a 12
kW mentre per gli impianti di riscaldamento
con caldaie la cui potenza è superiore a 100
kW l'ispezione deve avvenire almeno ogni
due anni; per le caldaie a gas questo pe-
riodo può essere esteso a quattro anni.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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Analizzando la legislazione introdotta nelle
diverse Regioni emergono notevoli differenze
oggi esistenti riguardo al tema dell’innova-
zione energetica in edilizia.
Alcune Regioni hanno infatti emanato negli
ultimi anni provvedimenti che introducono
significativi cambiamenti nel modo di pro-
gettare e costruire, introducendo precise in-
dicazioni per l’uso delle energie rinnovabili,
per il risparmio idrico e per l’isolamento ter-
mico degli edifici.
In altre si è invece percorsa la strada di indi-
cazioni non cogenti, come le le Linee Guida
sulla Bioedilizia, in altre ancora si sono appro-
vate normative che semplicemente promuo-
vono l’edilizia sostenibile.
I provvedimenti regionali in materia di soste-
nibilità in edilizia, mostrano chiaramente le
diversità presenti in Italia ed al tempo stesso
fa emergere con forza quanto questo tema
sia ormai considerato in tutte le aree del no-
stro Paese, Sicilia esclusa.
Le quattro fasce in cui sono state suddivise
le Regioni mostrano come in molte aree del
Nord, ma anche in Puglia, sono state ema-
nate Leggi che definiscono i criteri per la
certificazione energetica, obbligano l’instal-
lazione delle fonti rinnovabili per i nuovi
edifici e definiscono i criteri per migliorare
le prestazioni energetiche degli edifici.
Per quanto riguarda il Lazio e l’Umbria in-
vece gli obblighi di legge si riferiscono al-
l’uso dell’energia fotovoltaica ed ai pannelli
solari termici.
Ci sono poi quattro Regioni, il Veneto, la To-
scana, la Campania e le Marche, che hanno
emanato Linee Guida per l’edilizia sostenibile
ma senza prevedere obblighi. In queste Re-
gioni si promuove genericamente la sosteni-
bilità in edilizia e si invitano i Comuni a
prevedere incentivi in tal senso, si promuove
la certificazione energetico-ambientale degli
edifici, ma in forma facoltativa e si invita a
una corretta selezione dei materiali da co-
struzione ed il risparmio delle risorse naturali.
L’analisi dei contenuti principali dei provve-
dimenti approvati dalle Regioni in materia
di prestazioni energetiche degli edifici, ri-
corso alle energie rinnovabili e certificazione
energetica mostra la seguente situazione: le
4.2. Le normative regionali
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Regioni che prevedono obblighi specifici per
il rendimento energetico degli edifici, sono
l’Emilia-Romagna, la Liguria, la Lombardia e
la Provincia di Trento.
In queste aree del Paese sono in vigore delle
norme che impongono un limite massimo
alla trasmittanza termica delle pareti esterne
e una percentuale minima di schermatura
delle superfici vetrate (il 50% in Emilia-Roma-
gna ed il 70% in Liguria e Lombardia, a cui si
è aggiunta la Regione Piemonte) per ridurre
gli effetti del soleggiamento estivo.
In Emilia-Romagna i requisiti minimi obbliga-
tori richiesti includono anche le prestazioni per
la climatizzazione invernale ed il rendimento
medio stagionale dell’impianto termico.
Un altro tema importante è affrontato in
Emilia-Romagna ed in Lombardia dove, per
i nuovi edifici e per le grandi ristruttura-
zioni, vengono imposti i limiti di trasmit-
tanza massima delle pareti esterne più bassi
in Italia (pari a 0,36 W/m2), Alto Adige e
Trentino esclusi.
Nelle Regioni Valle d’Aosta e Puglia, le ,eggi
stabiliscono degli standard minimi che però
devono essere ancora introdotti. Per gli stessi
aspetti, in Campania ed in Toscana sono pre-
senti Linee Guida sull’edilizia sostenibile, che
promuovono ed incentivano il risparmio
energetico ma non impongono dei limiti.
Un caso a parte - sicuramente il più com-
pleto ed interessante - è quello della Provin-
cia Autonoma di Bolzano.
Il regolamento nato dal Decreto del Presi-
dente della Provincia il 29/09/2004 introduce
la certificazione energetica obbligatoria e de-
finisce i valori massimi di fabbisogno di ca-
lore annuale per riscaldamento negli edifici
di nuova costruzione, determina le categorie
degli edifici a cui si applicano tali valori e de-
finisce lo spessore di coibentazione che non
viene calcolato come cubatura urbanistica,
in attuazione dei commi 5 e 6 dell'articolo
127 della Legge Urbanistica Provinciale 11
agosto 1997, n. 13.
Ai fini dell'ottenimento della dichiarazione di
abitabilità, le classi di edifici ammesse dal re-
golamento dell’Agenzia CasaClima sono le
seguenti:
• classe C, quando l’indice termico è infe-
riore ai 70 kwh/m2 l’anno.
• classe B, quando l’indice termico è infe-
riore ai 50 kwh/m2 l’anno;
• classe A, quando l’indice termico è infe-
riore ai 30 kwh/m2 l’anno;
• classe Gold (casa passiva) quando l’indice
termico non supera i 10 kwh/m2 l’anno.
La classificazione è a tutt’oggi l’unica in Ita-
lia ad imporre limiti in tutti gli aspetti con-
siderati e prende come riferimento i dati
climatici di Bolzano.
Per fare un raffronto con le norme previste
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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dalle altre Regioni, anche nella Classe meno
efficiente C, la trasmittanza delle pareti
esterne massima consentita in Provincia di
Bolzano è di 0,16 W/m2, decisamente infe-
riore al valore imposto in Emilia-Romagna e
Lombardia (0,36 W/m2).
Per quanto riguarda le energie rinnovabili
l’obbligo di produzione del 50% di acqua
calda sanitaria da fonti rinnovabili, quindi
solare termico e biomasse, è stato intro-
dotto in diverse Regioni.
In particolare per le nuove costruzioni, e nei
casi in cui viene rinnovato l’impianto termico,
è in vigore in Lombardia, Emilia Romagna,
Provincia di Trento e Liguria; lo stesso ob-
bligo, applicato anche nei casi di ristruttura-
zione per almeno il 20% del volume, è in
vigore in Umbria e Lazio.
La Regione Piemonte è l’unica ad aver por-
tato l’obbligo per le nuovi costruzione e nei
casi di nuova installazione degli impianti ter-
mici, al livello minimo del 60%.
Purtroppo la Toscana che aveva fissato nella
Legge questa previsione già da molti anni non
ha mai emanato i decreti attuativi per l’ob-
bligo del solare termico. In Campania invece
per entrare in vigore l’obbligo deve passare
per un recepimento da parte dei Comuni.
L’obbligo di installazione di 1 kW di energia
elettrica da solare fotovoltaico è richiesto
per le nuove costruzioni e nel caso di sosti-
tuzione dell’impianto termico in Emilia Ro-
magna e Umbria.
In Puglia invece per entrare in vigore oc-
corre che il requisito sia recepito nel Rego-
lamento Edilizio Comunale.
Nel Lazio l’obbligo è valido anche nei casi
di ristrutturazione parziale.
In Provincia di Trento è obbligatorio soddi-
sfare almeno il 20% del fabbisogno elet-
trico attraverso fonti rinnovabili.
In Emilia-Romagna e Lombardia si fa invece
esplicito obbligo di allacciamento alla rete di
teleriscaldamento (anche non da fonte rinno-
vabile) se presente entro un raggio di 1.000
metri dall’edificio interessato.
Un aspetto molto importante riguarda i
controlli e le possibili sanzioni applicate in
caso di illecito o di mancato rispetto delle
suddette norme.
In Lombardia, Liguria e Piemonte le am-
mende riguardano il caso in cui i costruttori
degli immobili non consegnino la certifica-
zione energetica al proprietario e quando il
certificatore rilascia un attestato non veri-
tiero o dichiara un falso impedimento all’in-
stallazione dei pannelli solari. È interessante
notare come con la L.R. 13 del 2007 del Pie-
monte vengano sanzionati anche i proprie-
tari degli immobili in cui non sono stati
installati impianti solari termici integrati
97
nella struttura edilizia con una multa tra i
5.000 ed i 15.000 euro. Lo stesso discorso
vale per gli impianti di solare fotovoltaico
per i quali la multa varia tra i 2.000 ed i
10.000 euro.
È importante segnalare per che la certifica-
zione energetica siano in vigore ad oggi sistemi
molto dissimili fra loro nelle varie Regioni.
In materia, ad esempio di sanzioni, solo in
Piemonte, Lombardia e Toscana sono previste
nei casi in cui non ci sia tale documentazione
allegata negli atti di compravendita. Anche
in questo caso però si verifichano significative
differenze: in Lombardia ad esempio la san-
zione è economica e varia tra i 2.500 ed i
10.000 euro, al contrario in Toscana non è
prevista alcuna sanzione pecunaria ma in
caso di mancata presenza dell’attestato il
fabbricato sarà inserito nella classe energe-
tica più bassa; quest’ultimo caso è da ve-
dere in senso negativo anche in seguito
all’allargamento dell’infrazione dell’UE all’Ita-
lia per aver introdotto l’autocertificazione,
proprio perché rischia di sfalsare la condi-
zione reale degli edifici non certificati.
Un altro tema che evidenzia l’articolazione
tra le Regioni e anche l’incertezza, riguarda
i soggetti certificatori.
A seconda della Regione interessata ci si trova
a poter certificare in base ad un titolo di stu-
dio, più o meno inerente al tema edilizio, o
meglio in base alla partecipazione ad un
corso specifico con successivo esame finale (è
il caso di Lombardia, Piemonte, Province di
Trento e Bolzano, Puglia e Valle d’Aosta..
Un elemento positivo è quello introdotto in
Friuli Venezia-Giulia con il Decreto del Pre-
sidente della Regione del 25/8/2010 con il
quale viene regolamentato l’accredita-
mento dei certificatori energetici.
La scelta innovativa è stata quella di agevo-
lare la certificazione a chi è abilitato anche
in altre Regioni, riconoscendo quindi i corsi
CasaClima e Sacert, in modo da poter velo-
cizzare e semplificare la certificazione a chi
comunque ha seguito un corso specifico
sugli stessi argomenti.
In tutte quelle Regioni, ancora molte, che
non hanno legiferato sulla certificazione
energetica degli edifici vige la normativa na-
zionale che in materia di accreditamento alla
figura di certificazione rimane molto vago
definendo come “tecnico abilitato un sog-
getto operante sia in veste di dipendente di
enti ed organismi pubblici o di società di ser-
vizi pubbliche o private che di professionista
libero o associato, iscritto ai relativi ordini e
collegi professionali ed abilitato all'esercizio
della professione relativa alla progettazione
di edifici ed impianti, asserviti agli edifici
stessi, nell'ambito delle competenze ad esso
attribuite dalla legislazione vigente”.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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Dall’analisi svolta sui Regolamenti Edilizi Co-
munali sono emersi complessivamente 705
Comuni in Italia nei quali sono state intro-
dotte innovazioni che riguardano l’energia e
la sostenibilità in edilizia. Un risultato in cre-
scita, visto che nel Rapporto 2009 erano 557.
Nell’analisi dei provvedimenti, quest’anno,
sono stati ampliati i parametri utilizzati per
valutare caratteri e differenze.
I nuovi aspetti considerati sono quelli del-
l’isolamento acustico e della permeabilità
dei suoli, che si affiancano ai temi affrontati
nell’edizione 2009 del Rapporto:
isolamento termico, tecnologie per miglio-
rare l’efficienza energetica degli impianti, ri-
corso alle rinnovabili, recupero delle acque
piovane e risparmio idrico, uso di materiali
da costruzione riciclabili e/o locali ed orien-
tamento corretto dell’edificio.
Per ogni parametro si è verificato, nei Rego-
lamenti Edilizi, se l’indicazione fosse un ob-
bligo, se prevedesse un incentivo
(specificando, qualora possibile, la tipolo-
gia) ma senza obblighi o se fosse semplice-
mente promossa.
Gli incentivi riscontrati si possono distin-
guere in tre principali categorie.
La prima è quella relativa agli sconti sugli
oneri di urbanizzazione; la seconda riguarda
premi volumetrici, per i quali riconoscendo i
miglioramenti delle prestazioni energetiche si
concede un ampliamento dell’edificio che
non andrà calcolato come superficie utile; la
terza tipologia di incentivi è quella del finan-
ziamento diretto attraverso bandi di alcune
tipologie particolari di intervento.
La diffusione geografica dei 705 Comuni è
messa in evidenza dall’immagine che segue.
Una nota positiva riguarda la presenza di
Comuni di tutte le aree del Paese, anche se
con una maggiore concentrazione nelle Re-
gioni del Centro-Nord, e in particolare di To-
scana, Emilia Romagna e Lombardia, come
descritto dai paragrafi dedicati ai parametri
di bioedilizia.
Anche in Veneto, Piemonte, Lazio, Marche e
Puglia si registrano esperienze significative
riguardo la presenza di Regolamenti Edilizi
attenti alla sostenibilità.
Nelle Regioni insulari, con particolare riferi-
4.3. I regolamenti edilizi comunali
99
mento alla Sardegna, iniziano ad avviarsi
processi importanti, anche se limitati ancora
a pochi Comuni, che potrebbero presto por-
tare altre realtà alla approvazione di nuovi
Regolamenti Edilizi orientati all’efficienza
energetica, come nel caso di Sassari, a cui
quest’anno si aggiunge un altro capoluogo
come Oristano.
I 705 Comuni individuati e analizzati pos-
sono sembrare limitati ma se si considera la
popolazione “amministrata” il dato si fa no-
tevolmente più interessante: oltre 18,7 mi-
lioni di abitanti, pari al 31% della
popolazione del Paese.
Insomma, un campione assolutamente rap-
presentativo dell’attenzione che le ammini-
strazioni locali stanno attribuendo alla
questione del risparmio energetico e all’im-
portanza comunemente condivisa che il pa-
trimonio edilizio riveste in tale tema.
Ma forse la rilevanza di questa attività regola-
mentativa è ancora più percepibile attraverso
la dimensione edilizia che essa va a condizio-
nare. Gli oltre 700 Regolamenti Edilizi o docu-
menti analizzati influenzano le strategie del
risparmio energetico (passivo o attivo) e con-
siderando i periodi di formazione e di ado-
zione di tali provvedimenti, ci troviamo a
quantificare in oltre 300.000 le abitazioni della
nuova edilizia residenziale che dal 2000 ad
oggi sono state realizzate con criteri obbligati
o promossi dai Regolamenti Edilizi fino ad
oggi raccolti.
La progressione cronologica della normativa
comunale riflette, sia la produzione norma-
tiva comunitaria e nazionale, sia la cultura di
strati sempre più ampi della cittadinanza.
A questo proposito è il caso di ricordare che
un’ indagine del Cresme del 2009 eviden-
ziava come per il 79% dei cittadini italiani
intervistati è l’Amministrazione Comunale
la principale responsabile della regolamen-
tazione in tema di risparmio energetico ed
emissioni inquinanti, seguita dall’Ammini-
strazione centrale (il 54% degli intervistati).
Sia per i cittadini che per le amministrazioni
gli ultimi dieci anni, ancor di più gli ultimi cin-
que, sono stati quelli in cui il modo di pensare
all’edilizia ed al modo di costruire edifici ha
subito un forte cambiamento.
Fra la documentazione raccolta infatti sol-
tanto 66 Regolamenti Edilizi (il 13% del totale)
sono antecedenti al 2006. L’anno di svolta è
da considerarsi quindi il 2007 con ben 134
provvedimenti (il 31%), mentre sia nel 2008
sia nel 2009 (quest’ultimo biennio rappre-
senta insieme quasi la metà della documenta-
zione visionata) il numero di Regolamenti
approvati si è mantenuto sui livelli del 2007.
Nel 2010, al momento, sono stati approvati
34 nuovi Regolamenti Edilizi “sostenibili”.
In merito alle tematiche affrontate, quelle
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dell’isolamento, dell’orientamento e del ri-
sparmio idrico venivano citate e normate
fin dai Regolamenti dei primi anni 2000,
anche se la proliferazione si è verificata suc-
cessivamente.
Più recenti invece i provvedimenti che riguar-
dano l’obbligo di ricorrere alle fonti rinnova-
bili: l’80% sono prescrizioni inserite in
regolamenti adottati nel triennio 2007-’09.
Le principali aree di efficienza trattate dai
Regolamenti sono, in ordine di frequenza,
le seguenti:
• al primo posto le norme volte all’obbligo
dell’isolamento igrotermico dell’involucro
edilizio, alla promozione della copertura
verde e dello spessore delle pareti perime-
trali: il 77% dei 705 provvedimenti esami-
nati contengono tale prescrizione;
• al secondo posto, in termini di diffusione,
l’obbligo di prevedere una quota di produ-
zione di energia attraverso l’impiego di
pannelli fotovoltaici e/o di provvedere ad
una percentuale definita di acqua calda me-
diante l’installazione del solare termico.
Meno frequenti i provvedimenti che pro-
muovono il ricorso all’eolico e alle bio-
masse. Complessivamente, l’area delle fonti
rinnovabili è contemplata nel 72% dei Re-
golamenti analizzati;
• la terza area d’efficienza maggiormente
menzionata è quella ascrivibile al risparmio
idrico ed al recupero delle acque piovane, si
tratta del 65% dei Comuni che hanno rispo-
sto alla rilevazione che rappresentano il 4,4%
dei Comuni italiani.
Seguono, in quanto a misure articolate, i prov-
vedimenti che riguardano l’obbligo di orien-
tamento lungo l’asse est-ovest e la
schermatura dei sistemi vetrati mentre l’ob-
bligo o la promozione di allaccio a reti di tele-
riscaldamento e/o impianti di cogenerazione
e/o l’uso di pompe di calore è contemplato dal
37% dei regolamenti visionati.
Grafico 11. Distribuzione dei Regolamenti esaminati per epoca di adozione
Fonte: Legambiente-Cresme ON-RE 2010
prima del 2006 2007
7% 13%
26%
26%
28%
2008
2009 2010
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Il Rapporto ONRE 2010 evidenzia anche
un’altra questione: lo sviluppo non solo di
regolamenti edilizi ma di quartieri sostenibili.
Gli esempi di edifici e quartieri sostenibili che
spingano nella direzione del risparmio ener-
getico e dell’uso delle fonti rinnovabili erano
fino a pochi anni fa prerogativa dei Paesi del
Nord Europa,mentre oggi sono presenti in-
teressanti esperienze anche nelle città ita-
liane. In alcuni casi si tratta di realtà dove già
da alcuni anni i temi analizzati nel Rapporto
ONRE sono stati proposti ed applicati nei Re-
golamenti Edilizi Comunali, con notevoli ri-
sultati ambientali ed economici. Il Rapporto
ONRE ricorda alcuni casi che aiutano a riflet-
tere: “si può fare”.
Bolzano - Quartiere CasaNova
Uno degli esempi più concreti di quello che
viene definito un “quartiere sostenibile” è
quello in fase di realizzazione a Bolzano de-
nominato “CasaNova”.
Il quartiere, situato nella periferia Ovest del
capoluogo Alto Atesino ed il cui completa-
mento è previsto per il 2012, consiste in 8 edi-
fici per un totale di 950 appartamenti.
Gli edifici saranno tutti di Classe A di certifi-
cazione energetica CasaClima (30
kWh/mq/anno) e permetteranno un risparmio
del fabbisogno energetico annuo del 42% ri-
spetto agli edifici di tipo tradizionale.
Per la produzione e la distribuzione di ener-
gia termica è stato realizzato un impianto
di teleriscaldamento per l’intero quartiere
con un risparmio del fabbisogno energetico
annuo del 31% rispetto ad una soluzione
con impianti a caldaie autonome per sin-
gola unità abitativa, mentre per la produ-
zione di acqua calda sanitaria è stato
realizzato un impianto centralizzato a col-
lettori solari, per la maggior parte installati
lungo la linea ferroviaria tangente al quar-
tiere CasaNova, con un risparmio del fabbi-
sogno energetico annuo del 36% rispetto a
quello prodotto con fonti energetiche tra-
dizionali. Anche il recupero delle acque me-
teoriche e l’orientamento dell’edificio fanno
parte delle prerogative degli edifici in costru-
zione sopra i quali verranno realizzati i tetti
verdi per un migliore isolamento termico.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
4.4. Esperienze di quartieri sostenibili
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Infine, viene considerato determinante
anche il tema della mobilità sostenibile; il
quartiere CasaNova infatti avrà una pista
ciclo-pedonale interna collegata alla rete
della città di Bolzano e sarà realizzata anche
una nuova stazione ferroviaria del treno
metropolitano.
Torino - Quartiere Via Arquata
A Torino è stato recuperato un complesso
di case popolari degli anni ’40 nella zona di
Via Arquata seguendo i principi dell’edilizia
sostenibile.
La configurazione planimetrica originaria
del quartiere poco distante dal centro di To-
rino era a corte e con edifici di buona qua-
lità costruttiva ed architettonica, ma nel
corso degli anni il degrado e la mancanza
di manutenzione avevano compromesso la
vivibilità del quartiere. ’intervento avviato
nel 2005 e che sta per concludersi ha coin-
volto oltre 2.500 abitanti, 30 edifici, 622
appartamenti ed una superficie totale di
110.000 m2.
Gli interventi principali sono incentrati sul
risparmio energetico sia per la produzione
di calore sia per la parte elettrica.
È stata già completata la rete di teleriscal-
damento di 2 km di lunghezza per tutto il
complesso (considerando che a Torino ben
il 59% dell’edilizia pubblica è servito), in
grado di fornire riscaldamento ed acqua
calda sia agli edifici residenziali sia alla pa-
lazzina dell’ ATC (Azienda Territoriale per la
casa) ed è in fase di realizzazione un im-
pianto fotovoltaico da 100 kW sui tetti di
16 edifici; contemporaneamente vengono
sostituite circa 500 luci con quelle a rispar-
mio energetico (per circa 30 edifici coin-
volti), mentre per un più efficiente
isolamento termico sono stati sostituiti vetri
e serramenti.
La stima parla di una riduzione dei consumi
tra il 30% ed il 40%: ogni anno saranno ri-
sparmiate circa 2000 tonnellate di CO2 pari
al 52% in meno rispetto alle emissioni degli
edifici prima degli interventi di riqualifica-
zione.
Bergamo - Villaggio del Futuro
Uno dei quartieri sostenibili più interessanti
è quello nato nella periferia di Bergamo e
chiamato “Villaggio del Futuro”. Il com-
plesso è costituito da edifici con certificato
CasaClima di Classe A ed è stato realizzato
seguendo tutti i princìpi della bioedilizia.
In particolare è stato curato l’isolamento
delle pareti esterne, ottenuto con materiale
composto da fibre di legno e fibre minerali
che potrà essere riciclato al termine del ciclo
di vita come le restanti parti degli edifici.
Sono inoltre ridotte le esposizioni a Nord
103
mentre quelle a Sud sono dotate di scher-
mature che permettono l’ombreggiatura
totale delle vetrate.
Per quanto riguarda il ricorso alle fonti rinno-
vabili di energia si è installato 70 m2 di pan-
nelli solari termici che possono produrre
6.000 litri di acqua calda, mentre per l’energia
elettrica sono presenti pannelli fotovoltaici
per un totale di 6 kW di potenza installati
sulle pensiline dei parcheggi.
Brescia - Quartieri Sanpolino e Violino
Anche nella città di Brescia si trovano due
esempi importanti di nuovi quartieri nati
con criteri di sostenibilità ambientale. Per le
zone di Sanpolino e Violino si è installato
impianti di solare fotovoltaico per la produ-
zione di energia elettrica che permettono
una produzione annua, per il solo quartiere
Sanpolino, di circa 750 kWh ed un rispar-
mio di 165 tonnellate di petrolio e 500 ton-
nellate di CO2 evitate. Ogni abitazione è
dotata di un fotovoltaico da 1,3 kW.
Altri aspetti importanti sono stati affrontati
per questo intervento: per Sanpolino e Vio-
lino la fornitura di acqua è divisa in due reti,
quella per l’acqua potabile e quella per l’ir-
rigazione dei giardini e le cassette dei WC.
Un altro elemento rilevante che caratterizza
i nuovi quartieri è l’assenza della rete del
gas per uso domestico. Per la preparazione
dei cibi si utilizzano piani di cottura a indu-
zione alimentati con energia elettrica: il piano
ad induzione non sviluppa calore se non c’è
contatto tra la pentola e la piastra. La scelta
si sposa alla presenza del teleriscaldamento,
che copre le necessità legate alla produzione
di acqua calda e per il riscaldamento.
L’esposizione degli edifici garantisce soleg-
giamento ed ombra alternati sui fronti edi-
lizi e la protezione delle facciate e delle
finestre più grandi contiene l’apporto di ca-
lore estivo: le logge proteggono e ombreg-
giano le facciate in corrispondenza delle
finestre principali dei soggiorni e delle ca-
mere; nelle schiere la collocazione del patio
fra i volumi dell’unità, determina uno spa-
zio fresco esterno che aumenta la presta-
zione degli alloggi.
La ventilazione dei medesimi è ottenuta con
aperture contrapposte e ciò permette, con
la protezione delle finestre, di contenere le
temperature in modo naturale e semplice.
A Violino la massa muraria esposta a nord ga-
rantisce l’isolamento dello spazio abitato ed il
fronte sud è stato realizzato con vetrate che
permettono di sfruttare l’energia solare. Per
superare il vincolo dell’orientamento e garan-
tire un corretto soleggiamento a tutti gli am-
bienti, si sono introdotte due serre: una al
piano terra, in adiacenza al soggiorno, l’altra
al piano primo.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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La parete vetrata del vano scala, che oltre-
passa la copertura piana, garantisce, nei
mesi più freddi, l’irraggiamento dei muri in-
terni dei vani esposti ad ovest ed una scher-
matura orizzontale protegge dal
surriscaldamento estivo.
Caselle Torinese (TO)
Un altro esempio presente in Piemonte è
quello della realizzazione di un nuovo con-
dominio residenziale nel Comune di Caselle
Torinese (TO).
Il nuovo complesso consta di 45 apparta-
menti che avranno un fabbisogno di ener-
gia primaria molto basso, compreso tra i 25
ed i 50 kWh/m2, mentre l’ aspetto termico
sarà affrontato con la presenza di una cal-
daia a condensazione con una potenza di
150 kW con termoregolazione e contabiliz-
zazione individuale dei consumi. Per quanto
riguarda l’utilizzo di fonti di energia rinno-
vabili saranno a breve installati 87 m2 di col-
lettori solari per la produzione di ACS (il
50% del fabbisogno totale). Tra gli altri
aspetti di bioedilizia va sottolineata la pre-
senza di serre solari per aumentare gli ap-
porti gratuiti invernali nelle unità abitative
esposte a sud ed il sistema di recupero
dell’acqua piovana per gli usi igienici.
Altri buoni esempi: Paderno Dugnano, Ri-
mini, Santa Maria Nuova.
La società municipalizzata AGES del Comune
di Paderno Dugnano (MI), ha deciso due anni
fa di intervenire sulla struttura della propria
sede per ottenere importanti risultati in ter-
mini di risparmio energetico.
La vecchia sede aveva un fabbisogno netto
di energia, calcolato secondo la procedura
CENED, intorno ai 90 kWh/m3 annui.
Trattandosi di una ristrutturazione gli inter-
venti principali hanno riguardato l’involucro,
attraverso l’introduzione di un cappotto ter-
mico di 100 mm di spessore e dei serramenti
a bassa dispersione, un sistema di ventila-
zione meccanica con recupero di calore, l’in-
serimento di un pompa di calore aria-aria per
il raffrescamento (22 kW) ed il riscaldamento
(25 kW) e l’utilizzo di pannelli fotovoltaici per
una potenza complessiva di 9,6 kW. Il risul-
tato è che tutte le pareti hanno trasmittanze
termiche inferiori a 0,30 W/m2. Il progetto,
realizzato nell’Ottobre 2009, ha consentito
all’edificio di conseguire la classe energetica
A con risultati più che soddisfacenti.
L'USL di Rimini ha completato negli ultimi
mesi il progetto "Energie in circolo", dedicato
alla propria sede centrale. Il progetto di riqua-
lificazione energetica ha comportato per
l'Azienda un investimento complessivo di
circa 290.000 euro a fronte di notevoli ri-
sparmi energetici futuri; si stima infatti che
l'intervento permetterà una riduzione delle
105
emissioni inquinanti pari a circa 130 tonnel-
late/anno di CO2 (-30%), oltre ad un rispar-
mio economico stimabile in 60.000 euro
l'anno, con conseguente tempo di rientro pre-
visto inferiore ai 5 anni.
È stato innanzitutto installato un impianto
fotovoltaico, terminato nel corso dell’estate
2010, da 81 kWp con una produzione di
95.000 kWh annui ed una riduzione di
emissioni inquinanti pari a 43,6 tonnellate
annue di CO2.
Sono stati poi sostituiti due vecchi frigori-
feri per il condizionamento dell’aria con 2
nuovi gruppi ad elevato rendimento che
consentiranno un risparmio di energia elet-
trica per 70.000 kWh annui ed una ridu-
zione di 32 tonnellate di CO2 l’anno. Anche
il risparmio idrico è stato affrontato con la
sostituzione di 45 cassette dei WC con un ri-
sparmio di 1.500 m3 di acqua l’anno.
L'applicazione del cappotto termico dello
spessore di 10 centimetri ha visto un costo
di circa 30.000 euro, grazie alla detrazione
fiscale del 55%.
L'intervento, che verrà terminato entro la
fine del 2010 porterà un risparmio energe-
tico di gas metano stimabile in 5.300 m3
l'anno, ed una riduzione di inquinamento
atmosferico che si può stimare in 10,3 ton-
nellate/anno di CO2.
Un nuovo quartiere sostenibile è stato inau-
gurato la scorsa estate nel Comune di Santa
Maria Nuova, in Provincia di Ancona.
Si tratta del complesso “Casa Solare” che con-
sta, al momento, di 12 abitazioni, a cui si ag-
giungeranno entro pochi mesi altri 20 alloggi.
L’energia elettrica è prodotta da pannelli fo-
tovoltaici con una potenza installata di 1,8
kW per abitazione, per un totale di 21,6 kW,
che in parte vengono utilizzati per l’alimenta-
zione delle pompe di calore, in grado di riscal-
dare, con impianti radianti a pavimento, e
raffrescare i nuovi appartamenti.
Il complesso certificato in classe A è stato rea-
lizzato dalla Società Energy Resources di An-
cona che ha utilizzato materiali naturali per la
costruzione, con una forte presenza del legno
locale e predisposto il sistema per il riciclo
delle acque piovane, da utilizzare per l’irriga-
zione dei giardini.
Sono presenti anche alcune colonnine per la
possibile ricarica delle auto elettriche. Tra i
vantaggi ambientali è da sottolineare come il
complesso permetterà di evitare ogni anno
l’immissione in atmosfera di 34 tonnellate di
CO2, mentre per gli utenti ci sarà un risparmio
economico, stimato in 20 anni, di circa 48.000
euro rispetto ai costi energetici delle abitazioni
“convenzionali”.
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4
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Capitolo 5Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione enegetica?
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Recentemente il CRESME, ha realizzato una
indagine campionaria commissionata dal-
l’ENEA presso le famiglie italiane sulla sen-
sibilità che esse manifestano rispetto al
tema del risparmio energetico e della soste-
nibilità ambientale.
Di seguito sono indicati i principali esiti
dell’indagine che mostrano con chiarezza
l’evoluzione dell’attenzione degli italiani
verso gli aspetti del risparmio e dell’effi-
cienza energetica negli immobili.
• I pannelli solari sono il tipo di intervento più
ambito (34 -35 per cento li ritiene necessari
per la propria abitazione) ma in pochi effet-
tueranno i lavori di installazione (14-15 %);
• infissi e impianto termico forse meno ne-
cessari ma quasi il 50% delle famiglie prov-
vederà alla sostituzione;
• in ordine di tempo, prima il cronotermo-
stato e le valvole termostatiche e per ultimi
il cappotto termico e i pannelli solari;
• la percezione degli aspetti economici ap-
pare equilibrata;
• sovradimensionata la spesa prevista per
isolamento coperture e solaio (6.500 €
medi per intervento) ma potrebbe incidere
il rifacimento completo della copertura;
• appare corretta anche la spesa prevista
per i pannelli fotovoltaici se si pensa di in-
stallare circa 2KWhp;
• meno equilibrati i risparmi previsti, so-
prattutto se associati ai tempi di rientro del-
l’investimento: troppo breve il tempo di
rientro per gli infissi e troppo lungo per il
solare termico; troppo elevato il risparmio
previsto con il solo cronotermostato;
• quasi due terzi delle famiglie ritiene che
gli interventi di riqualificazione energetica
degli edifici ne farebbero crescere il valore;
• chi vive in condomini di piccole dimensioni
e in case a schiera è maggiormente propenso
a ritenere positivo l’effetto della riqualifica-
zione sul valore della casa;
• l’incremento medio del valore atteso si
colloca al +18,0%;
• secondo gli intervistati è l’abitazione
posta in un condominio quella che benefi-
cerebbe della maggiore rivalutazione:
+21%è probabile che si tratti di alloggi edi-
ficati tra gli anni ‘60 e gli anni ’80 in cui l’at-
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tenzione alle prestazioni energetiche degli
edifici non era sufficientemente elevata;
• rivalutazione media attesa nelle case a
schiera e nei piccoli condomini;
• il minimo si osserva nelle mono-bi fami-
liari con il +15%;
• incentivi per l’edilizia meno conosciuti di
quelli per l’automobile o per la sostituzione
degli elettrodomestici;
• al primo posto si colloca la rottamazione
degli autoveicoli inquinanti (91%) ed esclu-
dendo la detrazione del 36% per le ristrut-
turazioni edilizie, priva di espliciti contenuti
ambientali, al secondo posto la rottama-
zione degli elettrodomestici a bassa effi-
cienza (70%);
• meno conosciuti gli strumenti di incentiva-
zione destinati a sostenere investimenti più si-
gnificativi nel miglioramento dell'efficienza
energetica dell'abitazione (67%) e i vantaggi
ottenibili con la produzione di energia da
fonti rinnovabili (46%);
INTERVENTI EDILIzI E IMPIANTISTICI
È necessario?
Sì 20,9 13,3 H10,7 7,4 14,5 12,9 34,3 35,2
No 79,1 86,7 89,3 92,6 85,5 87,1 65,7 64,8
Se sì, lo farà 46,3 49,2 28,5 19 25,8 27,3 14,8 14,2
Quando?
Entro 1 anno 23,3 34,1 48,4 62,1 25,4 23,4 19,2 23,2
Entro 2 anni 24,3 29,8 16 25,1 10 23,2 14,2 14,4
Entro 3 anni 25,2 20,9 23,9 12,8 13,8 23,8 16,1 16,2
Tra più di 3 anni 27,2 15,2 11,6 0 50,7 29,6 50,6 46,2
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Gli interventi previsti: “Quali interventi ritiene necessari nella sua abitazione?”
Fonte: indagine diretta CRESME
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L’informazione “tecnica” su alcuni impianti
attraverso i quali passa il risparmio energe-
tico o la produzione di energia da fonti rin-
novabili ha un ampio ventaglio di livelli di
approfondimento;
I pannelli solari sono i più conosciuti (oltre il
90%) ma sorge il sospetto che se ne confon-
dano gli utilizzi e le finalità;
Il pavimento radiante è noto al nord e nella
fascia d’età media, i led al centro-nord e tra
i più giovani come l’impianto geotermico a
bassa entalpia;A sorpresa manca informa-
zione sulle valvole termostatiche.
• 3 intervistati su 4 ritengono di essere ade-
guatamente informati sulle possibilità di ri-
sparmio di energia;
• si ritengono più informati gli anziani (80%),
che ricorrono a televisione, quotidiani e amici
e conoscenti e meno i giovani (55%) abituati
all'uso di internet e molto meno legati alle
fonti di informazione standard;
• tra i giovani è interessante vedere che alcuni,
purtroppo pochi, prendano informazioni a
scuola o all'Università (6%) e che il 7% si ri-
volga direttamente a professionisti del settore;
• il passaggio ad una informazione più det-
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
Gli interventi previsti: “Quali interventi ritiene necessari nella sua abitazione?”
Fonte: indagine diretta CRESME
INTERVENTI EDILIzI E IMPIANTISTICI
All'incirca quantospenderà? (€)
5.950,20 2.428,40 2.250,00 179,1 6.499,40 6.546,80 5.488,10 9.825,00
Secondo lei quanto le permetterà
di risparmiare? (%)21,8 21,9 5 17,1 16,7 27,3 33,4 56,2
In quanto tempo si ripagherà l'inter-
vento? (n° anni) 6,7 5,4 4 4,4 7,6 7,9 10,1 10,3
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tagliata è stato effettuato dal 10% degli in-
tervistati: l'8% ha consultato riviste specia-
lizzate o testi di scientifici e il 2% ha visitato
fiere o negozi specializzati;
• solo il 4% è passato ad un livello di infor-
mazione operativa rivolgendosi a progetti-
sti ed impiantisti;
• non solo fiducia alle fonti informative "ge-
neraliste" ma poca comunicazione con chi
è più in grado di informare;
• la fonte di informazioni di cui gli intervistati
si fidano o si fiderebbero di più resta, ma con
più cautela, la TV col 30% ma, dopo di essa,
la fiducia si polverizza su almeno sei fonti: in-
ternet e le riviste specializzate si attestano
attorno al 13%; i quotidiani resistono solo
grazie ai più anziani (12%); resta ferma la
fiducia in parenti e conoscenti (9%) e sal-
gono in misura notevole gli operatori del
settore. Installatori e professionisti passano
dal 4% al 19%;
• le famiglie sono più che disposte a fidarsi
degli operatori dell'impiantistica e della pro-
gettazione ma manca il punto di contatto.
Riqualificazione edilizia, inter-venti per l’efficienza energetica:le quantità
Le famiglie che hanno fatto lavori di ristrut-
turazione, manutenzione ordinaria e straor-
dinaria nell’appartamento negli ultimi tre
anni (2007 - 2009) sono quasi 14 milioni (il
56,6% delle famiglie italiane), circa
4.650.000 l’anno.
I lavori effettuati dalle famiglie compren-
dono sia lavori strettamente estetici ovvero
il rifacimento dei rivestimenti interni all’ap-
partamento, la tinteggiatura, il rinnovo di
IN CHE TIPO DI EDIFICIO ABITA?
Villetta o casa
mono-bifamiliareVilletta a schiera
Piccolo condominio
con meno di 10 alloggiCondominio Totale
Si 57,6 75,6 79,2 63,9 65,4
Quanto valore in %? 14,9 18,3 18,6 20,9 18
No 42,4 24,4 20,8 36,1 34,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
La valorizzazione: “Supponendo di fare tutti gli interventi elencati, ritiene che la sua abitazione acquisterebbe valore?”
Fonte: indagine diretta CRESME
111
componenti di finitura sia lavori stretta-
mente tecnici ovvero rinnovo di impianti
per il riscaldamento/raffrescamento (cal-
daia, radiatori e condizionatori), per la pro-
duzione dell’acqua calda (scaldabagni e
sistemi di produzione energia termica) e la-
vori sull’involucro dell’edificio (isolamento
pareti perimetrali, primo e ultimo solaio,
coperture), sia lavori che hanno entrambe
le componenti ovvero la sostituzione dei
serramenti e dei sanitari.
Considerando l’universo delle famiglie che
hanno fatto qualunque tipo di lavoro negli
ultimi tre anni l’86,8%, pari a 12.115.600 fa-
miglie, non ha usufruito di alcun incentivo
fiscale. Il restante 13,2% delle famiglie che
hanno effettuato lavori utilizzando gli i in•
• il 7,7% ha richiesto la detrazione fiscale
del 36%;
• il 5,5% ha richiesto l’incentivo del 55%;
• l’1,4% ha fatto ricorso a entrambe le age-
volazioni.
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
L’Informazione: “Sa dell’esistenza dei seguenti incentivi?”
Fonte: indagine diretta CRESME
TIPOLOGIA EDIFICIO:
Villetta o casa
mono-bifamiliareVilletta a schiera
Piccolo condominio
con meno di 10
alloggi
Condominio Totale
Detrazione fiscale del 36% peri lavori di ristrutturazione edilizia
78,1 71,8 79,6 82,3 79,3
Detrazione fiscale del 55% peri lavori di ristrutturazione volti
amigliorare l'efficienza energetica
71,1 66 64,8 62,7 66,9
Rottamazione auto/motoveicoliinquinanti
91,5 96,9 87,3 92,6 91,1
Acquisto biciclette 65,8 75,8 53,8 60,8 62,1
Rottamazione elettrodomesticinon efficienti
70,6 66,7 69,4 68,5 69,5
"Conto energia" per fonti rinnovabili
48,5 62,9 36,6 45,9 45,8
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L’informazione: “Conosce o ha sentito parlare di qualcuna di queste tecnologie o impianti?”*
Fonte: indagine diretta CRESMEL’elaborazione dei risultati è presentata escludendo le mancate risposte alla domanda relativa all’età, pertantole percentuali non sono esattamente coincidenti in entrambe le tabelle.
AREA GEOGRAFICA E TIPOLOGIA COMUNI
Nord Centro Sud Capoluoghi Resto comuni Totale
Solare termico 93,4 91,7 88,8 92,6 91,1 91,6
Solare fotovoltaico 87,2 91,7 81,1 86,7 85,9 86,1
Riscaldamento a pavimento 91,2 76,6 63,6 81,2 78,7 79,5
Illuminazione a led 59,5 58,2 45,2 57,7 53,2 54,6
Climatizzatori inverter 47,4 46,4 43,1 46,4 45,6 45,8
Caldaia a condensazione 48,2 42,1 29,1 40,6 41 40,9
Impianto geotermico 44,8 48,8 26,5 45,9 36,9 39,7
Contabilizzazione del calore 23,3 19,5 11,5 21,1 17,7 18,8
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
qUANTI ANNI HA?
Fino a 35 anni Da 36 a 65 anni Oltre 65 anni Totale
Solare termico 91,8 92,9 89 92,1
Solare fotovoltaico 91,9 86,8 81,4 86,5
Riscaldamento a pavimento 72,4 81,3 75,9 79,4
Illuminazione a led 69,1 55,8 45,5 55,7
Climatizzatori inverter 34,9 51,2 32,9 46,4
Caldaia a condensazione 53,7 42,4 28,3 41,5
Impianto geotermico 48,7 39,5 38 40,3
Contabilizzazione del calore 18,2 19,1 20,6 19,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
113
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
L’informazione: ”fonte e fiducia?”
Fonte: indagine diretta CRESME
qUANTI ANNI HA?
Fino a 35 anni Da 36 a 65 anni Oltre 65 anni Totale
Si sente adeguatamente informato sulle possibilità di risparmio di energia?
Si 55,4 77,1 79,6 75,0
No 44,6 22,9 20,4 25,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Quali sono le sue fonti di informazione sull'argomento?
Televisione 28,6 34,8 42,4 35,3
Quotidiani 14,3 26,5 28,5 25,4
Scuola/università 6,2 0,7 0,4 1,3
Riviste specializzate 5,4 7,3 7,2 7,1
Internet 28,2 13,6 6 14,1
Amici/parenti/figli/conoscenti 7,7 8,9 11,9 9,2
Fiere/manifestazioni sul tema energia 2,1 2 0 1,7
Libri di divulgazione/saggistica scientifica 0,7 1,4 0,5 1,2
Negozi/show room materiali per l'edilizia 0 0,3 0,5 0,3
Installatori di impianti 2 2,5 0,5 2,1
Progettisti/geometri/architetti/ingegneri 4,9 1,9 2,1 2,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Queste percentuali si modificano facendo ri-
ferimento alle famiglie che hanno svolto
esclusivamente “interventi potenzialmente
incentivabili” con la detrazione fiscale del
55% ovvero il rinnovo degli impianti di riscal-
damento/raffrescamento - caldaia auto-
noma o centralizzata ed impianto di
condizionamento; la sostituzione degli in-
fissi; l’istallazione di sistemi di produzione di
energia (solare termico); l’installazione dei
dell’isolamento (perimetrale, primo e ultimo
solaio e copertura).
Il sottoinsieme delle famiglie che hanno
svolto lavori potenzialmente incentivabili
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
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L’informazione: “fonte e fiducia?”
Fonte: indagine diretta CRESME
qUANTI ANNI HA?
Fino a 35 anni Da 36 a 65 anni Oltre 65 anni Totale
In tema di efficienza e risparmio energetico,di quale fonte di informazione si fida o si fiderebbe di più? - in ordine
Televisione 14,8 24,3 27,1 23,6
Quotidiani 7,7 16,3 19,2 15,7
Scuola/università 4,6 0,7 0 1,1
Riviste specializzate 13,1 12,8 10,1 12,4
Internet 23,8 11,3 5,9 12,0
Amici/parenti/figli/conoscenti 6,1 8,1 12,1 8,4
Fiere/manifestazioni sul tema energia 2 1,9 0,7 1,7
Libri di divulgazione/saggistica scientifica 2,4 2,5 1,5 2,3
Negozi/show room materiali per l'edilizia 0,8 1,5 0,8 1,3
Installatori di impianti 12,2 8,5 9,7 9,1
Progettisti/geometri/architetti/ingegneri 12,5 12,2 12,9 12,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Prima risposta:
Televisione 19,8 31,7 29,6 30
Quotidiani 3,2 11,8 17,2 11,7
Scuola/università 1 0,2 0 0,3
Riviste specializzate 17,2 13 8 12,6
Internet 27,3 11,2 7,7 12,5
Amici/parenti/figli/conoscenti 8,6 8 14,7 9,2
Fiere/manifestazioni sul tema energia 2,8 1,7 0,9 1,7
Libri di divulgazione/saggistica scientifica 3,5 1,9 2 2,1
Negozi/show room materiali per l'edilizia 1,1 1,3 0 1,1
Installatori di impianti 7,9 8,5 10,6 8,8
Progettisti/geometri/architetti/ingegneri 7,6 10,7 9,4 10,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
negli ultimi tre anni sono circa 5.700.000
unità (pari a 40,9% delle famiglie che
hanno fatto lavori), in media 1.900.000
ogni anno. Il 21,6% circa di queste famiglie
ha beneficiato di detrazioni fiscali, pari a
1.231.100 famiglie, ripartite nel seguente
modo:
• 537.000 famiglie (il 9,4% del totale)
hanno utilizzato esclusivamente il 36%
• 572.000 famiglie (il 10,0% del totale)
hanno utilizzato esclusivamente il 55%
• 122.000 famiglie (il 2,1% del totale)
hanno utilizzato il 36% per alcuni lavori e il
55% per altri.
Il 78,4% delle famiglie intervistate pur
avendo effettuato lavori potenzialmente
detraibili, dichiara di non aver usufruito di
alcun tipo di incentivo.
Tra il 2007 e il 2009 il numero di famiglie
che hanno effettuato lavori incentivabili è
progressivamente aumentato, +27,7% tra
2007 e 2008 e + 3,2% tra 2008 e 2009 ma
la tendenza ad utilizzare gli incentivi fiscali
è aumentata in misura molto più elevata
+61,8% nel 2008 e +14,4% nel 2009.
Gli incrementi sono in massima parte da at-
tribuire all’introduzione dell’incentivo fi-
scale del 55% poiché si rileva:
+92,8% gli incentivi del 55% nel 2008;
+23,0% gli incentivi del 55% nel 2009;
+25,5% gli incentivi del 36% nel 2008;
-1,4% gli incentivi del 36% nel 2009.
Tali variazioni, pur discostandosi da quelle os-
servate nei dati ufficiali ENEA, rispettano inte-
gralmente la dinamica effettiva del fenomeno,
quantomeno nella media del triennio.
Le cause dell’utilizzo relativamente limitato
della detrazione fiscale del 55% (694.000 fa-
miglie pari al 12,1% delle famiglie che hanno
effettuato lavori potenzialmente detraibili) di-
pendono essenzialmente dalla disinforma-
zione rispetto alla norma sono il 39% dei casi,
ma sono anche economiche: il 20% delle fa-
miglie ha preferito fare lavori in economia op-
pure ricevendo un prezzo di favore
dall’impresa che ha effettuato i lavori (8,4%).
Un ulteriore motivo di rinuncia nell’utilizzo
dell’incentivo è connesso alle difficoltà di ge-
stione delle pratiche da parte delle famiglie, si
tratta del 16% dei casi.
Infine il 2,5% delle famiglie non ha potuto
utilizzare l’incentivo perché incapienti fiscal-
mente. Considerando le famiglie che hanno
fatto i lavori negli anni 2007, 2008 e 2009
emerge una progressiva diffusione della co-
noscenza della norma, l’aumento della rinun-
cia all’utilizzo dell’incentivo per difficoltà
burocratiche, l’aumento del ricorso alla detra-
zione del 36% per i lavori, mentre è stabile la
quota di famiglie che preferisce la riduzione
di prezzo sul lavoro da parte dell’impresa.
Tra il 2007 e il 2009 la quota di famiglie che
115
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
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I lavori effettuati dalle famiglie negli ultimi tre anni e l’utilizzo degli incentivi per la riqualificazione
senza lavori
10.687.354 43,4%
totale famiglie
24.641.200
con lavori
13.953.846 56,6% di cui SENZA detrazione
12.115.655 56,6%
di cui CONdetrazione
1.838.191 13,2%solo 36%
1.074.345
solo 55%
572.000
sia 36% - sia 55%
191.846
di cui lavori incentivabili
5.700.590 40,9% di cui SENZA detrazione
4.469.462 78,4%
di cui CONdetrazione
1.231.129 21,6%solo 36%
536.929
solo 55%
572.000
sia 36% - sia 55%
122.200
9,4% 10,0% 2,1%
non utilizzano l’incentivo per mancanza di
conoscenza della norma è diminuita, da
41,6% a 35,3%, aumenta la quota di coloro
che rinunciano per difficoltà burocratiche o
impedimenti, da 14,4% a 19,8%.
Le famiglie che scelgono la detrazione del
36% invece di quella del 55% resta stabile at-
torno al 14%.
Riferendosi al 14,3% delle famiglie che, pur
essendo intervenute su elementi potenzial-
mente incentivabili al 55%, hanno scelto di
Perchè non ha beneficiato del 55%
*escluse le famiglie che hanno risposto “Non so”
Perchè non ne era a conoscenza 38,6
Ha fatto i lavori in economia 20,0%
Per difficoltà burocratiche o le limitazioni imposte dalle procedure 16,2%
Ha scelto la detrazione del 36% 14,3%
Ha avuto un prezzo di favore dall’impresache ha fatto i lavori 8,4%
Incapiente fiscalmente 2,5%
utilizzare la detrazione del 36% si osserva che
il 63,2% delle famiglie lo ha scelto perché la
detrazione del 55% non era prevista o non
permetteva di scaricare l’intero importo, il
31,9% delle famiglie lo ha scelto per motivi
burocratici (riunire le detrazioni in una sola
pratica il 19,4% e difficoltà burocratiche il
12,5%), il 4,8% delle famiglie ha preferito un
prezzo di favore da parte dell’impresa.
Risulta pertanto evidente che se attuate al-
117
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
No Sì, solo 36% Sì, solo 55% Sì, alcuni al 36%ed altri al 55%
2007 2008 2009
3.000.000
2.000.000
1.000.000
0
cune misure di potenziamento divulgativo -
anche in associazione con gli operatori del
mercato, scoraggiando i comportamenti eva-
sivi ed elusivi e infine, una diversificata mo-
dulazione del tempo di detrazione,
potrebbero essere coinvolti in “ambito 55%”
ulteriori interventi ed investimenti, nella mi-
sura (improntata alla prudenza) di quasi
800.000 interventi per un complesso di ri-
sorse investito pari a circa 4,7 miliardi di euro.
Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5
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55,7
19,4
12,5
7,5
4,8
Per i lavori effettuati non eraprevista la detrazione del 55%
Per riunire le detrazioni in una sola pratica
Per il 55% ci sono state difficoltà burocratiche
Non avrebbe scaricato l'interoimporto negli anni previsti dal 55%
Ha avuto un prezzo di favore daparte dell'impresa di ristrutturazione
0 5 10 15 20 25
2007 2008 2009
Non conosceva la norma
Difficoltà burocratiche
Lavori in economia
Ha scelto la detrazione del 36%
Prezzo di favore dall'impresa
Incapiente fiscalmente
Capitolo 6L’architetto e il risparmio energetico:nuova conoscenza e leadeship di filiera
119
Appare evidente dal quadro che abbiamo
tracciato che il tema del rapporto tra ener-
gia e edilizia e quindi professione dell’archi-
tetto sia uno dei temi chiave dello scenario
evolutivo dei prossimi anni.
Il mondo delle tecnologie emergenti tese alla
riduzione dei consumi energetici e delle emis-
sioni di CO2 negli edifici è in grande fer-
mento. Anzi potremmo dire che con la crisi è
in quest’ambito che stanno le maggiori op-
portunità, come si è già messo in evidenza, il
campo di applicazione delle tecnologie alla
progettazione architettonica è molto vasto3:
al primo posto va certo posta la progetta-
zione di “ecobuildings”, ossia gli edifici nei
quali la domanda di energia è molto ridotta.
In generale, si considerano a basso consumo
energetico quei fabbricati che hanno un fab-
bisogno termico inferiore a 50 khW/m2.
Al fine di ottenere tali risultati, la progetta-
zione si ritiene debba essere maggiormente
curata e mirata rispetto a quella di un fab-
bricato normale.
È necessario, inoltre, che ci sia il coordina-
mento e l’integrazione, fin dalla fase pro-
gettuale, dei diversi specialisti (ingegneri,
impiantisti, installatori, ecc...).
A supporto della progettazione esistono
oggi software che consentono il controllo
dei risultati progettuali, in termini di im-
patto energetico, in ogni momento della
progettazione.
Oltre agli edifici a basso consumo si è svi-
luppata una nuova cultura degli edifici pas-
sivi. Prima dell’anno 2000, la costruzione di
edifici a risparmio energetico passivo, ossia
di edifici il cui fabbisogno termico non su-
peri i 15 kWh/m2 e il cui fabbisogno an-
nuale di energia primaria non sia superiore
a 120 kWh/m2, erano principalmente limi-
tati ai Paesi di lingua tedesca. Da allora le
esperienze sono andate moltiplicandosi e
incrementandosi disegnando una nuova
frontiera per la progettazione.
Nate da una collaborazione progettuale
svedese-tedesca, le case passive sono dif-
3 Si fa riferimento allo studio realizzato dal CRESME per ilConsiglio nazionale degli Architetti e presentato a Palermonel 2008, all’interno del quale si citava il Dossier dell’ENEA“Dall’ecobuilding al distretto energetico: la proposta ENEAper un modello di sviluppo Fondato su ecoedifici e genera-zione distribuita.
L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
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fuse principalmente in Germania, Austria e
Olanda e nei Paesi nord-europei.
In Austria, a partire dal 2015, la casa pas-
siva sarà lo standard prescritto per tutti gli
edifici. Nella regione austriaca del Vorar-
lberg la standard passivo è obbligatorio già
dal 1 gennaio 2007.
Nel corso degli anni 2000 sono state ormai
costruite diverse migliaia di alloggi in edifici
passivi in Europa, prevalentemente nell’Eu-
ropa centrale, mentre in Italia il loro numero
è rimasto piuttosto modesto.
Intorno all’edificio passivo si è creata, in
pochi anni, una industria specializzata che
fornisce materiali, impianti e accessori spe-
ciali per la costruzione di edifici passivi.
Questo sviluppo si rispecchia anche nei
prezzi che sono sensibilmente calati e con-
sentono ora la costruzione di edifici passivi
a costi solo di poco maggiori rispetto a
quelli che richiede la costruzione di edifici
con uno standard energetico minore.
Le tecnologie che ancora agli inizi degli anni
2000, autori innovativi come Uwe Wienke
avevano definito “del futuro” - quali pan-
nelli sottovuoto, accumulatori di calore la-
tenti e celle a combustibile - sono ormai
diventate piuttosto comuni. “In questo mo-
mento - scrive Wienke - si delinea anche la
possibilità che a partire dal 31 dicembre
2020, nell’Unione Europea, tutti gli edifici di
nuova costruzione dovranno possedere lo
standard energetico di un edificio passivo e
coprire il fabbisogno energetico residuo con
l’impiego di fonti energetiche rinnovabili.
Anche l’attestato di certificazione energe-
tica dovrà essere adeguato alle disposizioni
della nuova direttiva europea.
La Commissione Europea presenterà un mo-
dello del nuovo attestato entro il 2011.
Dopo l’approvazione della Direttiva, gli Stati
membri avranno a disposizione due anni
per trasformarla in legge nazionale e per
adeguare la propria legislazione alle nuove
disposizioni”.
Un altro orizzonte è quello dei nuovi mate-
riali per l’edilizia. L’applicazione spinta delle
tecnologie alle componenti edilizie e ai mate-
riali da costruzione assume un rilievo fonda-
mentale per la costruzione e la riconversione
di edifici ad alta efficienza energetica in modo
efficiente ed economico.
Attualmente sono già presenti tecnologie
avanzate rispetto al passato per l’isolamento
termico delle pareti e dei tetti attraverso ma-
teriali e film isolanti, vernici riflettenti e si-
stemi per la copertura dei ponti termici,
serramenti ad elevate prestazioni termiche,
vetri ad elevato isolamento, ecc..
La building automation dei servizi energe-
tici è un ulteriore campo di innovazione che
investe la progettazione.
121
La nuova frontiera è data dal controllo
avanzato dei servizi energetici nell’edificio
attraverso sistemi interattivi e della senso-
ristica innovativa a basso costo (sensori di
presenza di CO2 ecc.).
Le migliori esperienze già insegnano che il
risparmio atteso da un buon sistema di ge-
stione potrebbe arrivare fino al 30% del
consumo complessivo.
Non sono tra tralasciare i sistemi di climatiz-
zazione. Le tecnologie coinvolte nei sistemi
di climatizzazione sono numerose e vanno
dalle caldaie ad alta efficienza, ai pannelli so-
lari, alle pompe di calore, all’accumulo ter-
mico, ai sistemi di condizionamento. Alcune
tecnologie (come, ad esempio, le caldaie a
condensazione) sono mature, anche se su-
scettibili di continui miglioramenti.
Altre, come le pompe di calore, sono abba-
stanza utilizzate, ma richiedono ulteriori
azioni di sviluppo e supporto alla diffusione
per raggiungere una penetrazione molto
più ampia nel mercato e sfruttare le loro
grandi potenzialità in termini di risparmio
energetico e diversificazione delle fonti (ad
es. macchine ad assorbimento a gas invece
di macchine a compressione elettriche per
condizionamento). Altre ancora, come i si-
stemi di raffrescamento solare, basati sul-
l’accoppiamento di pannelli solari con
macchine ad assorbimento o sistemi di es-
siccamento dell’aria, sono ancora nella fase
di prima introduzione nel mercato.
In questo quadro sono da inserire le inno-
vazioni legate alla geotermia a bassa ental-
pia che stanno riscuotendo tanto successo
in alcuni Paesi europei quali Svizzera, Svezia
e Germania su tutti.
Un altro importante ambito di innovazione
è quello dei software di ausilio alla proget-
tazione. Ormai da anni, sempre più in via di
evoluzione, sono presenti software che cal-
colano il fabbisogno complessivo dell’edificio
tenendo in considerazione sia l’efficienza
energetica dell’involucro termico sia l’impian-
tistica utilizzata.
Attraverso questi software si possono cal-
colare l’indice termico e l'efficienza com-
plessiva dell’edificio che tiene conto anche
del fabbisogno di energia per la produzione
di acqua calda sanitaria e per l’illumina-
zione dei locali, nonché l’energia necessaria
per la climatizzazione dell’edificio.
Sono altresì presenti sul mercato numerosi
software specifici per il supporto alla pro-
gettazione dell’illuminazione, degli scam-
biatori di calore, della ventilazione e del
raffreddamento, della simulazione dell’om-
breggiamento, degli impianti solari termici.
Vi è infine un altro campo importante nel
quale il progettista può giocare un ruolo si-
gnificativo: è quello della certificazione.
L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
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L’evoluzione della classificazione del prodotto
edilizio rispetto agli standard energetici, nelle
diverse modalità che nel nostro Paese stanno
prendendo piede, e rispetto ai nuovi regola-
menti edilizi, nelle molteplicità dei limiti ri-
chiesti, nonché rispetto al continuo
modificarsi della normativa, pone il tema
della certificazione come un ambito impor-
tante di sviluppo per il progettista.
Ma lo spazio per un nuovo ruolo della pro-
gettazione si allarga ad altre ambiti di rifles-
sione. Va detto che per ottenere risultati
tangibili sul piano del risparmio energetico e
su quello di uno sviluppo sostenibile, risulta
necessario altresì cambiare l’approccio alla
progettazione, alla costruzione di edifici e
alla produzione edilizia in generale, introdu-
cendo il concetto della gestione del ciclo di
vita del prodotto “dalla culla alla tomba”.
In sostanza è necessario misurare gli impatti
nei diversi momenti, ovvero le interazioni con
l’ambiente e con il consumo energetico, du-
rante tutto il ciclo di vita dei prodotti edilizi.
Quattro sono le principali attività del pro-
cesso di produzione: la progettazione, la
costruzione, l’utilizzazione e l’eliminazione
fisica del prodotto. La domanda di utilizza-
zione del suolo a fini edificatori ha la sua
spinta principale nelle esigenze di sviluppo
sociale ed economico che hanno alla base,
di norma, piani di sviluppo specifici, sia di ca-
rattere pubblico che di carattere privato.
Tali piani, che devono essere coerenti con le
indicazioni e le prescrizioni dettate dalla
pianificazione territoriale, incidono sull’am-
biente e sul territorio attraverso il consumo
di suolo, l’impatto ambientale e la necessa-
ria integrazione con le altre parti/compo-
nenti costruite (fabbricati, parti di città,
infrastrutture, ecc.).
Come si evince dal grafico seguente, centrale
nell’intero processo edilizio appare, nelle sue
varie forme, la figura del progettista.
Ma se un tempo il progettista poteva con-
centrarsi quasi esclusivamente sulla fase di
progettazione pura dell’opera, oggi proprio
la visione sostenibile dello sviluppo e quindi
dell’intervento sul territorio prevede una
maggiore partecipazione e responsabilità
proprio del progettista nelle diverse fasi co-
stituenti il progetto e il suo ciclo di vita.
Oggi l’attenzione verso lo sviluppo sosteni-
bile muove i suoi passi inizialmente con la so-
stenibilità territoriale e ambientale dei
progetti, e poi con la loro effettiva realizza-
zione, sia in campo pubblico che privato.
Il ruolo del progettista diventa determinante
in questo contesto perché è proprio nella
fase di progettazione che, in un’ottica soste-
nibile, devono essere previsti tutti gli input e
tutti gli output che il progetto comporta.
Se la produzione industriale è in questo
123
senso agevolata, data la relativa facilità di
redigere un bilancio ambientale anche per
singolo prodotto (input materiali, emissioni,
risorse produttive, occupazione, residui pro-
duttivi, ciclo di vita, riciclaggio, smaltimento,
ecc.), il prodotto edilizio produce una com-
plessità a monte, che si riverbera in modo
particolare sulla figura del progettista che
deve predisporre un progetto che sia in linea
con le richieste della committenza; si inseri-
sca nel contesto territoriale di riferimento;
segua le prescrizioni pianificatorie e urbani-
stiche; minimizzi gli impatti ambientali;
esalti in senso positivo gli impatti economici
e sociali; preveda un determinato uso di
input materiali (prodotti, tecniche, solu-
zioni); preveda la sostenibilità nella fase di
cantiere, di utilizzazione, di manutenzione
ordinaria e straordinaria, di demolizione e
recupero dei materiali stessi; non solo gli
input necessari, ma anche gli output relativi
ad ogni singola fase; evidenziando eventual-
mente soluzioni alternative; preveda diversi
gradi di realizzabilità in un’ottica di sostenibi-
L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
Grafico 12. Performance ambientale delle costruzioni: fasi, scenari e ciclo di vita
Fonte: trad. e adatt. CRESME da “Competitiveness of the construction industry. An agenda for sustainable con-struction in Europe”, Working Group for Sustainable Construction, European Commission, Brussels, 20/05/2001
CICLO DI VITA
FASE PRODUTTIVA FASE STRUTTURALE FASE DI RIMOzIONE
scenario quantitativo:composizione dei prodotti
scenario quantitativo manutentivo scenario quantitativo finale
ES
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L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
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lità, o quanto meno sia in grado di proporre
soluzioni progettuali ottimali che di queste
problematiche tengano conto.
Qualche anno fa, l’ENEA nell’ambito della
sua attività rivolta alla efficienza energetica
negli edifici, ha elaborato un modello di svi-
luppo molto interessante per gli architetti-
progettisti delle città. In tale modello sono
presenti in modo armonico sia i fattori con-
nessi alla necessità di una immediata ridu-
zione dei consumi energetici, sia quelli del
più ambizioso obiettivo di preparazione di
un cambiamento tecnologico-industriale.
Tale modello si concretizza nel paradigma dei
distretti energetici, ovvero di insediamenti di
varia natura (residenziale, non residenziale,
industriale) in cui, attraverso un mix di solu-
zioni tecnologiche, è possibile ottimizzare l’in-
terazione tra consumo e generazione locale
dell’energia, riducendo i consumi e ricorrendo
quanto più possibile ed economicamente
compatibile, alle fonti rinnovabili.
Grafico 13. Il ciclo produttivo edilizio in un’ottica di sostenibilità: fasi e flussi
Fonte: CRESME
PROGETTAzIONE SMALTIMENTOIN DISCARICA
PIANI DI SVILUPPOINVESTIMENTI
PUBBLICI E PRIVATI...
energia emissioni
consumiin fase di cantiere
energia emissioni
consumi di esercizio
energia emissioni
consumi per recupero e demolizione
AMBIENTETERRITORIO
PIANIFICAzIONE CANTIERE USO DEMOLIzIONE
DIREzIONELAVORI
RECUPEROMATERIALIRIUTILIzzO
MANUTENzIONE EDILIzIA
energia emissioni
INPUT MATERIALI
OUTPUTrifiuti
OUTPUTrifiuti
OUTPUTrifiuti
FASE DI PROGETTAzIONE
FASE DI COSTRUzIONE
FASE DI UTILIzzAzIONE
FASE DI ELIMINAzIONE
Impatti sociali economiciambientali
125
La generazione di energia a livello locale,
sarà uno dei principali elementi del modello
di pianificazione urbana energeticamente
sostenibile.
Tale modello offre la possibilità non solo di
integrare un cluster di tecnologie (e di
aziende) ma anche di stabilire nuove ed or-
ganiche relazioni in tutta la filiera, dal-
l’utente, ai produttori, all’integratore, al
gestore, al finanziatore, alla pubblica ammi-
nistrazione, al mondo della ricerca.
La visione integrata del distretto energetico
permette di ottimizzare la progettazione del-
l’intero sistema agendo contestualmente sulla
minimizzazione dei consumi delle singole
utenze, sulla produzione locale ed economica
dell’energia, sulla integrazione delle fonti rin-
novabili, sulla gestione ottimale del sistema.
Le tecnologie chiave su cui ENEA punta sono
quindi metodologie innovative a carattere
strategico che identificano proprio nel si-
stema l’obiettivo dello sviluppo tecnologico.
In questa ottica l’ENEA sta sviluppando una
piattaforma software (ODESSE - Optimal DE-
Sign for Smart Energy) in grado di simulare
dinamicamente un ecobuilding o sistemi di
edifici connessi ad impianti di generazione
distribuita e fonti rinnovabili con condizioni
tariffarie, fiscali e normative reali4.
L’idea dei distretti energetici dell’ENEA è
possibile proiettarla nella più ampia conce-
zione degli eco-distretti, evidenziata fin dal
2001 da un’indagine di Legambiente su al-
cuni distretti produttivi, ad esempio il di-
stretto della ceramica di Sassuolo o quello
tessile di Como, che hanno saputo mettere
in atto azioni integrate mirate alla sostenibi-
lità delle attività industriali, in particolare at-
traverso l’infrastrutturazione integrata di
distretto (trattamento delle acque,acquedotti
industriali duali, trattamento dei rifiuti, pro-
duzione di energia); la creazione di servizi
ambientali integrati (assistenza tecnica, con-
sulenza e monitoraggio, innovazione am-
bientale); la creazione di servizi energetici
integrati (razionalizzazione energetica, pro-
mozione delle fonti rinnovabili di energia e
costituzione di consorzi per l’acquisto di
energia elettrica e gas); l’utilizzazione di tec-
nologie più pulite (miglioramento delle pra-
tiche secondo quanto definito dall’UNEP);
l’adozione di certificazioni/registrazioni am-
bientali (ISO 14001 o registrazione EMAS);
l’adozione di marchi di qualità ambientale di
prodotto; l’adempimento alla normativa am-
bientale; la promozione di strumenti innova-
tivi di gestione ambientale.
La sostenibilità nel settore delle costruzioni,
quindi, inizia nella fase di pianificazione ter-
L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
4 Fonte: Dossier “Dall’ecobuilding al distretto energetico: l aproposta ENEA per un modello di sviluppo Fondato su ecoe-difici e generazione distribuita.
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ritoriale ed urbanistica e termina con il re-
cupero e il riciclaggio del materiale prove-
niente dalla demolizione dei fabbricati e
delle infrastrutture.
E se si osserva ancora il grafico 14, è possi-
bile notare come il ruolo del progettista sia
un ruolo che deve interfacciarsi con tutte le
fasi del ciclo di vita del manufatto, del pro-
dotto edilizio, da quelle iniziali a quelle fi-
nali di recupero dei materiali.
Quello descritto, è un ruolo nuovo che ar-
ricchisce la tradizionale veste professionale
e amplia le competenze e l’impegno anche
a nuove professionalità5.
Oggi i progettisti, di fronte alla sostenibi-
lità, sono chiamati certamente più di altri
attori della filiera a trasformare il proprio
approccio, perché è sul loro lavoro, sulla
5 CRESME Rapporto Congiunturale 2002.
Grafico 14. Schema di un distretto integrato caratterizzato da un ampio insieme di tecnologie integrate traloro sia nella fase di progettazione che nella fase di gestione
Fonte: ENEA
GENERAzIONE DISTRIBUITA
- micro/poli - generazione- microturbine
- pompe ad assorbimento
ECO-BUILDINGS
- involucro- climatizzazione avanzata
- controllo qualità aria ed illuminazione- integrazione fotovoltaico
- solar cooling
ICT
- gestione ottimale del power park- progettazione power park
RINNOVABILI
- biomasse, biocombustibili- solare termico e fotovoltaico
LOGISTICA
- rete combustibile- rete di trasporto
- veicoli a basso consumo
RECUPERO ENERGETICO
- recupero energetico residui
RETE NAzIONALE
127
loro lettura strategica, sulla loro capacità di
innestare percorsi e processi di eccellenza,
che si introducono altre pratiche della so-
stenibilità, che altrimenti da sole rischiano
di essere esclusivamente fattori di efficienza
di specifiche fasi, ma poco efficaci nel pro-
durre effetti a lungo termine.
Allo stesso modo di come sono stati indivi-
duati i responsabili della sicurezza, nel fu-
turo potrebbe esistere una nuova figura (o
compito) professionale: il responsabile della
sostenibilità. Attraverso una gestione coe-
rente dei diversi aspetti legati alla sosteni-
bilità in realtà si realizza anche una
riduzione dei costi dovuta all’ottimizza-
zione dei trasporti; alla diminuzione dei
consumi energetici; l’utilizzo di risorse mate-
riali locali significa valorizzare le produzioni
locali e realizzare sinergie verticali di filiera;
mentre la riduzione degli output materiali si-
gnifica risparmiare sui costi di smaltimento.
Pertanto, attraverso una corretta politica di
dematerializzazione della produzione, at-
traverso la ricerca di una maggiore effi-
cienza delle risorse materiali impiegate,
attraverso una corretta politica di riutilizza-
zione e riciclaggio dei materiali di recupero,
attraverso l’utilizzazione maggiore delle
tecniche di produzione e gestione dei ma-
nufatti, attraverso la progettazione non
solo di manufatti, ma dell’intero ciclo di vita
del prodotto edilizio e dei distretti urbani,
in modo efficiente dal punto di vista ener-
getico, è possibile implementare delle vere
politiche di sviluppo sostenibile.
In questo quadro possiamo sostenere che il
progettista oggi ha due questioni di fondo
da affrontare, strettamente correlate tra di
loro: la prima riguarda la sua crescita tec-
nico culturale; la seconda riguarda il ruolo
che il progettista può e deve avere rispetto
alla crescita della filiera di settore.
Per quanto riguarda l’importanza del nuovo
mercato la consapevolezza è un elemento
primario. Potremmo dire che da questo
punto di vista negli ultimi anni sono stati
fatti passi da gigante.
Nelle recente indagine realizzata dal Cresme
per in Consiglio Nazionale degli Architetti Pro-
gettisti Pianificatori e Conservatori, interrogati
sui segmenti di mercato che cresceranno di
più nei prossimi anni, hanno fatto emergere,
di gran lunga, il risparmio energetico come il
principale mercato di riferimento.
Gli intervistati vedono prospettive nello svi-
luppo di processi innovativi nelle tecnologie
edilizie e nei materiali, nell’informatizza-
zione della progettazione e, soprattutto,
nella domanda di Energy Techonology.
Insomma, lo scenario di opportunità che gli
stessi architetti tracciano è assai chiaro: rispar-
mio energetico, riqualificazione residenziale,
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riqualificazione urbana, tecnologia, insieme a
segmenti specifici e concreti, come le nuove
politiche dei fondi immobiliari per l’Housing
Sociale e il Project Financing, che hanno a che
fare con un nuovo modo di progettare.
Elementi che insieme tracciano il percorso di
innovazione e trasformazione che la profes-
sione dovrà seguire nei prossimi anni, anni in
cui la crescente concorrenza ridurrà gli spazi,
spingendo verso la maggiore specializzazione.
Ma il cuore di questa crescita, prima della
domanda, è la conoscenza, la capacità di
padroneggiare il processo di innovazione.
Figura 6. I segmenti di mercato che cresceranno di più nei prossimi anni secondo gli architetti (% delle risposte)
Fonte: Osservatorio Professione Architetto CNAPPC - Cresme
Nuova costruzione
Promozione immobiliare
Case per anziani
Opere Pubbliche
Ampliamenti Piano Casa 2
Project financing
Altro
Housing sociale Piano Casa 1
Tecnologia
Riqualificazione urbana
Riqualificazione residenziale
Risparmio energetico
Bio-edilizia ed energie rinnovabili
2,4
3,2
4,1
4,6
4,9
5,4
5,8
6,3
8,8
12,4
16,9
23,6
1,7
129
Il secondo aspetto è più complesso.
In un lavoro di indagine qualitativa svolto dal
CRESME per conto dell’ENEA, attraverso
focus group con gli attori dell’offerta della fi-
liera delle costruzioni coinvolti a vario titolo
nel mercato della riqualificazione energetica
legate agli incentivi fiscali “del 55%” (imprese
di costruzioni, artigiani edili; amministratori
o responsabili marketing di aziende di pro-
dotti elettrici e elettronici (domotica, illumi-
notecnica, ecc.), climatizzatori estivi ed
invernali, laterizio, isolamenti e coibenti;
gruppi di rivenditori di materiale edile e
componentistica, ecc.), sono emerse alcuni
aspetti interessanti sui quali vale la pena di
riflettere, che gettano una luce importante
sul settore, sulle politiche energetiche e sul
ruolo del progettista.
Il primo di questi aspetti è relativo ai desi-
derata, cioè sia alla proroga pluriennale del
provvedimento, sia alle modifiche che esso
potrebbe avere per ottenere un maggior ri-
sultato di carattere economico-commer-
ciale per i settori produttivi rappresentati
dai soggetti intervistati;
il secondo argomento riguarda le potenzia-
lità che tale provvedimento porta con sé:
emersione del “nero”, occupazione, spinta
all’innovazione;
il terzo argomento concerne invece gli ostacoli:
pigrizia e disinformazione, innanzitutto neces-
sità di una figura guida per la filiera edilizia.
Per tutti gli interlocutori, il provvedimento
di defiscalizzazione si è rivelato un volano
importante consistente.
“Gli incentivi hanno permesso di sviluppare
volumi importanti (tetti, pareti, cappotto, ser-
ramenti, climatizzazioni e riscaldamento, cal-
daie a condensazione e bassa temperatura)
per centinaia di milioni di euro e sviluppato
lavoro per impiantisti e indotto.” È buona la
valutazione che viene data anche sulle proce-
dure, ritenute piuttosto veloci ma, in partico-
lare al fatto che “ha permesso di fare
emergere una quota importante di nero”.
Lo stesso settore dei laterizi, il cui giro d’af-
fari è prevalentemente costituito dalle
nuove costruzioni, ha beneficiato in misura
diretta e indiretta: da una parte, i suoi rap-
presentanti, ritengono che i materiali da co-
L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6
6.1. Leadership di filiera: riflessione a partire da una indagine sugli effetti delle politiche di defiscalizzazione
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pertura (tegole e coppi) abbiano ricevuto un
buon impulso, attraverso il ricorso alle fac-
ciate ventilate e all’isolamento del tetto;
dall’altra parte, l’iniziativa legislativa accresce
ulteriormente la sensibilità verso i temi ener-
getici ed ambientali già insite nella domanda:
prova ne è la crescita di solai in lateroce-
mento e, soprattutto, dei blocchi da muro al-
leggeriti che garantiscono una maggior
coibentazione e isolamento. L’auspicio è che
“non si faccia marcia indietro” proprio ora
che tale possibilità sta diffondendosi - anche
culturalmente - fra i proprietari immobiliari.
È però diffusa l’opinione dei produttori che
molto spesso gli interventi agevolati non
coincidano con quel mix equilibrato di in-
terventi che consentirebbe un maggior ri-
sparmio energetico.
Altrettanto diffusa l’opinione che ci sia stato
uno sbilanciamento a vantaggio dei serra-
menti. La stessa associazione dei produttori
di un materiale per infissi ritiene che il rischio
risieda nel focalizzarsi soltanto sugli aspetti
più immediati dell’isolamento termico bana-
lizzando la tematica senza comprenderne la
prospettiva. “È necessario fare capire a tutti
gli attori del processo, compreso il pubblico,
che il problema va affrontato nella sua com-
plessità. Si deve parlare di involucro edilizio
a 360°, articolato in materiali sempre più per-
formanti e integrazione con tutti gli altri ele-
menti che concorrono: climatizzazione ecc”.
O ancora: “L’efficienza energetica dell’edi-
ficio non è legata al singolo componente -
serramenti, tetti, superfici opache - e alle
sue caratteristiche, come la trasmittanza;
l’efficienza deve essere complessiva, il cal-
colo del consumo energetico riguarda tutto
l’insieme, è il progettista che deve pensare
all’involucro nel suo insieme.”
Una composizione equilibrata degli inter-
venti e dei materiali non deve essere indi-
scriminata: andrebbe predisposta una
griglia di “incoraggiamenti” diversificata
sulla base del tipo edilizio, della sua epoca
di costruzione e delle sua collocazione sul
territorio nazionale. Per esempio in base
alle zone climatiche e alla vetustà energe-
tica passiva e attiva dell’edificato.
“Buona parte del patrimonio edilizio ita-
liano è antecedente al 1970, scarsamente
efficiente: investimenti moderati possono
dare risultati importanti in breve tempo, ad
esempio la sostituzione di tutte le caldaie
ancora a olio combustibile permetterebbe
di risparmiare decine di milioni di tonnellate
di derivati del petrolio.
Se poi si usassero combustibili da fonte rin-
novabile (biomasse, pellets, sistemi di geoter-
mia, solare termico abbinato a geotermia)
oggi tutti disponibili sul mercato, efficaci,
con rapporto costi benefici sostenibili e con
131
un ritorno degli investimenti in meno di 10
anni, si otterrebbe un duplice effetto: utilizzo
di fonti rinnovabili e risparmio energetico.”
“Le energie rinnovabili da sole non possono
rappresentare una svolta. Solo accoppiate
alla logica dell’involucro danno risparmio. In
questi anni sono cresciuti molto il fotovoltaico
e il solare termico per la produzione di acqua
calda ma, ponendosi il problema anche in
funzione della stagione estiva, si potrebbero
utilizzare queste tecnologie per raffrescare gli
edifici attraverso macchine frigorifere ad as-
sorbimento. Ma si deve ridurre il consumo, al-
trimenti le superfici dovrebbero essere troppo
estese. Di qui la necessità di ragionare in ter-
mini complessivi di involucro dell’edificio per-
ché la produzione di acqua calda in un
edificio rappresenta il 5% dei consumi mentre
l’involucro è responsabile del 60% per raffre-
scamento e riscaldamento.”
In altri termini, secondo gli operatori dell’of-
ferta di materiali e impianti, “anche grazie al
“55%” la strada è tracciata”, servono tuttavia
ancora delle risorse pubbliche per sollecitare
una maggiore presa di coscienza della do-
manda e incoraggiare l’industria affinché
viva della sua forza ed economicità, del rin-
novo tecnologico, dei materiali e prodotti.
“Occorre un cambiamento che porti a consi-
derare l’edificio non solo come consumatore
ma anche produttore di energia che la mette
in rete. Uno schema che veda interagire edi-
fici integrati e indipendenti energeticamente,
il sistema della rete, misuratori intelligenti di
energia e calore, normative. Un modello de-
centrato di generazione dell’energia.”
È evidente che la spinta verso la ricerca di
sistemi attivi e passivi sia iniziata a prescin-
dere dall’istituzione delle agevolazioni fi-
scali. È sufficiente pensare che le aziende
che producono materiali e componenti per
l’edilizia sono, spesso, di proprietà stra-
niera; a volte la casa madre, risiede proprio
in quei Paesi dove la cultura dell’efficienza
energetica è più antica e radicata nell’eco-
nomia e sul territorio. È chiaro, quindi, che
nella logica del mercato, tali aziende abbiano
svolto la funzione di apripista, seguite, per
emulazione dai competitors.
Altrettanto evidente è che l’agevolazione
del 55% abbia accompagnato la domanda
a crescere, fornendo al tessuto produttivo
quegli stimoli necessari per intensificare ri-
cerca ed innovazione.
Ad esempio, in questi anni il sistema indu-
striale di serramenti e facciate ha pensato ai
prodotti in funzione dell’efficienza energe-
tica dando vita a prodotti che sono tra i pro-
tagonisti di tale settore; sono nati prodotti
di 2° 3° e 4° generazione con ottime presta-
zioni a cui si affiancano principi di domotica
(ad esempio serramenti che si chiudono da
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soli quando piove dando migliore qualità
della vita oltre a efficienza energetica).
Si producono serramenti con vetri sempre
più performanti e quindi appetibili.”
Sempre a proposito delle facciate ventilate,
emerge un chiaro segnale a non pensare
esclusivamente al prodotto isolato ma alla si-
nergia edilizia che fornisce i risultati più effi-
caci: “Le facciate sono una questione più
articolata poiché, quando si progettano, si
affrontano tra le prime questioni proprio il ri-
sparmio energetico e la capacità di interagire
con tutto il sistema energetico dell’edificio:
integrazione con fotovoltaico, minimizza-
zione del problema dell’illuminazione in-
terna, climatizzazione fatta non solo con
grandi impianti.”
Anche per quei prodotti il cui mercato è pre-
valentemente della nuova costruzione, in
concomitanza con la crisi generalizzata e
piuttosto intensa che sta vivendo questo
comparto, si sono avviate collaborazioni e
studi con università e istituti di ricerca. So-
stanzialmente i temi di innovazione toccati
dai produttori di calcestruzzo, cemento, la-
terizi, ecc, sono “necessità di risparmio ener-
getico, di contenimento delle emissioni in
atmosfera, attenzione alla sostenibilità, i ter-
remoti hanno posto i problemi di costruire in
modo antisismico. Intanto si sono fatte
avanti nuove soluzioni per l’architettura:
legno, materiali compositi, acciaio, vetro, ecc.
che danno risposte a queste nuove esigenze.
Per rimediare agli errori sono state avviate ri-
cerche con Università che hanno lavorato su
nuovi prodotti: murature armate, blocchi ter-
mici, soluzioni isolante-laterizio, latero-ce-
mento, ecc. in grado di dare risposte anche a
tematiche complesse come l’isolamento e il
comfort in estate. Inoltre le aziende assu-
mono personale tecnico molto qualificato per
dare le giuste risposte in ambito commerciale,
trattare le tematiche di trasmittanza, antisi-
smica, fonoisolamento, muratura armata,
marcatura CEN ecc. per rispondere alle neces-
sità articolate del progettista.”
La ricerca tecnologica, inoltre, è in fase di af-
finamento: etichettature energetiche e, so-
prattutto, grande attenzione alle esigenze
dell’edificato e del territorio: “l’etichettatura
energetica dei serramenti (che nasce dalla di-
rettiva UE ecodesign) offredel serramento la
stessa informazione che oggi c’è ad esempio
per i frigoriferi, semplice: quanta luce o aria
fa passare, quale manutenzione, quanta
energia per produrlo ecc. Una scelta per
mettere in relazione il prodotto con il terri-
torio e il progetto. Un progetto per contri-
buire a una maturazione della domanda.
L’etichetta A non avrà lo stesso valore a Pa-
lermo o a Bolzano per il bene del consuma-
tore e dell’energia.
133
Altrimenti si rischia di creare condizioni ottime
per l’inverno ma poi d’estate servono grandi
spese per raffrescare.” Pertanto il mercato for-
nisce i primi segnali di mutamento della cul-
tura sia della domanda che dell’offerta.
Certo è opinione comune che la ricerca, l’in-
novazione, ma soprattutto il buon esempio,
il modello di riferimento, dovrebbe decol-
lare dal settore edilizio pubblico: “l’edilizia
pubblica dovrebbe essere l’attore princi-
pale, dovrebbe essere obbligata a esporre
in una targhetta i parametri di consumo
energetico, ma nessun ufficio tecnico pub-
blico sa queste cose e nessun ente sarebbe
in grado di gestire queste operazioni. Ba-
stano piccoli interventi per ridurre consumi
enormi, l’edilizia pubblica è quella messa
peggio e continua a costruire in modo ina-
deguato, mentre il privato mostra più atten-
zione anche per la richiesta del mercato.
L’edilizia pubblica non rispetta una legge del
‘91 che obbligava a utilizzare energie rinno-
vabili per l’impiantistica salvo la dimostra-
zione dell’infattibilità tecnica ed economica.
Ma non ci sono relazioni che spiegano que-
sta impossibilità per giustificare l’uso degli
impianti tradizionali.”
La domanda retorica tuttavia che ricorre fre-
quentemente fra gli intervistati è: “ma si è
formato un tessuto di competenze?”. Le ca-
renze vengono ravvisate soprattutto nella ri-
dotta informazione, nel ritardo di installatori
e distributori di materiale edile, nella pigrizia
“nei confronti della procedura, peraltro sem-
plice….e così si perdono occasioni”.
E poi, la domanda, progettisti da una parte e
utenti finali: si ravvedono sacche di confu-
sione: “sono diffusi atteggiamenti integralisti,
semplificati ma poco precisi. Si chiedono pre-
stazioni termiche mostruose, indipendente-
mente dalla collocazione geografica o
dall’esposizione (sud o nord).
C’è una sorta di perversione della domanda,
come per l’acustica, ci preoccupano l’eccesso
di semplificazione e superficialità.
È necessaria una campagna di informazione
anche per il progettista.
Ci sono più progettisti in grado di compren-
dere tutte le tematiche legate alla complessità
di una facciata e meno progettisti che danno
il giusto valore al prodotto da impiegare”
Spesso, fra segmenti della stessa filiera, si
rimanda al mittente l’accusa di inattività
nella crescita della cultura del risparmio
energetico e dell’utilizzo della norma del
55%, per esempio per i rivenditori di pro-
dotti per l’edilizia: “I materiali innovativi
presenti nelle rivendite sono pochi perché
non sono prodotti che si acquistano sem-
plicemente, come il cemento e i prodotti di
base in genere. Per proporre i prodotti le-
gati al risparmio energetico serve una strut-
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tura adeguata a dare una risposta e un’in-
formazione pre e post vendita.
La distribuzione non è ancora matura e
pronta, anche perché manca l’impulso del-
l’industria che dovrebbe fare investimenti
verso i 10 mila distributori per illustrare e
promuovere.
Per questi prodotti occorre una precisa filoso-
fia: tecnica, di prestazione di un servizio spe-
cifico e particolare, in questo l’industria deve
favorire la diffusione della cultura legata a
queste categorie di prodotti per potere offrire
la consulenza ai privati e ai progettisti, spesso
peraltro un pò restii a rivolgersi al nuovo.
Non si parla di semplice vendita, tutti gli attori
devono dare il loro contributo per una cre-
scita generalizzata. Il ritmo dell’innovazione
dell’industria è più lento di quanto dovrebbe
essere per rispondere al mercato, forse perché
occorre ammortizzare gli impianti tradizionali
prima di avviarne nuovi.”
Esiste un grande spazio vuoto nel processo
di innovazione che ha al centro il risparmio
energetico e la qualità ambientale: è quello
di una figura in grado di conoscere e gui-
dare il processo di innovazione nel rapporto
tra domanda e offerta. È lo spazio di mer-
cato più grande per l’architetto di oggi
Finito di stampare
Roma, maggio 2011
Eliana CangelliCoordinatore del Dottorato di Progettazione Ambientale de La Sapienza e membro fondatore della Consulta per la Bioedilizia dell’Ordine degli Architetti di Roma. Svolge dal 1993 attività scientifica, didattica e di sperimentazione progettuale con l’obiettivo di fornire un contributo alla conoscenza e allo sviluppo dei nessi logici e tecnico-operativi che intercorrono tra cultura tecnologica e ambientale della progettazione, innovazione e trasformazioni dell’ambiente costruito.
Patrizia CollettaArchitetto, dal 2005 è Consigliere all’Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia. È Presidente della Consulta “per il progetto sostenibile e l’efficienza energetica” e della Commissione in materia di certificazione energetica dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia.Dal 2005 al 2009 è stata Presidente del “Comitato per la Qualità Urbana e Edilizia di Roma Capitale”.Ha partecipato, come membro di giuria, a diversi Concorsi di progettazione, relatore a numerosi convegni, seminari e workshop, è autore di diverse pubblicazioni in materia urbanistica, edilizia, paesaggistico-ambientale nonché di sostenibilità ambientale.