il MIRIAM MAKEBA NOVEMBRE 2012
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Transcript of il MIRIAM MAKEBA NOVEMBRE 2012
1 TRA ASSOLUZIONI, PRIMARIE, SCUOLA PUBBLICA , PUC INDIGESTI E LA PALESTINA ABBIAMO UN NOVEMBRE PIENO
… DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM
MAKEBA”
IL MIRIAM MAKEBA
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12
CIRCOLO SEL
MIRIAM MAKEBA SALERNO
“Assolto perché il fat-to non sussiste”; con queste parole, il 31 ottobre del 2012, il GUP di Bari ha defini-tivamente sciolto ogni dubbio rispetto alla vicenda Vendola. Una sentenza che molti di noi, fiduciosi nella magistratura e certi dell’innocenza di Ni-chi, abbiamo atteso con il fiato sospeso e che ci ha permesso di continuare la nostra cavalcata per le pri-marie con maggior energia e convinzio-ne. Un nuovo modo di concepire la giustizia e la gestione della co-sa pubblica, un Codice Vendola che si con-trappone nettamente a ciò che è accaduto nei tristi anni del Ber-lusconismo.
Un Davide contro due Golia, così si è defini-to il governatore della Regione Puglia nel corso della conferenza stampa post assolu-zione, ed è per garan-tire, anche ai giorni nostri, la vittoria di “Davide” che abbiamo deciso di dare ampio spazio, in questo nu-
mero, alle Primarie 2012.
Nelle pagine seguenti, troverete tutte le i-struzioni relative alle modalità di partecipa-zione, nonché una sintesi del programma elettorale di Vendola.
Di questo program-ma, per quanto sta accadendo nella città di Salerno, assumono particolare rilievo le proposte di bloccare il consumo del suolo nei centri urbani (“Oppure le Smart Cities) nonché quella di incentivare il Tra-sporto Pubblico (“Oppure Trasporti Pubblici per Vivere”).
In questo numero, inoltre, troverete l’in-tervento proposto dal compagno Nello nel corso dell’iniziativa “L’agonia della Scuola Pubblica Oppure Ven-dola” nonché l’appello della associazione A-mici della Mezzaluna Rossa Palestinese.
Vorrei concludere questo editoriale spie-gando le motivazioni
per cui io ho deciso di sostenere Nichi in queste primarie: un programma politico che mette al centro dell’azione politica “gli ultimi”, i giovani, i precari, i pensionati, le donne e gli uomini che come me lottano ogni giorno per la so-pravvivenza, che han-no perso la speranza di costruirsi una fami-glia perché privi di un reddito adeguato che gli consenta di arriva-re con dignità a fine mese.
Questa campagna e-lettorale la sto viven-do con grande entu-siasmo e gioia perché finalmente mi è stata restituita la speranza, perché finalmente ve-do la luce in fondo a questo tunnel.
Per questo motivo, augurandovi una buo-na lettura, invito tutti a partecipare alle Pri-marie 2012 ed a vota-re Nichi Vendola.
Tiziana Aiello
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MIRIAM MAKEBA
Questo non è un intervento sull’organizzazione e sul fun-zionamento della scuola pub-blica, ma sull’idea stessa di scuola pubblica e sul ruolo cen-trale che questa ha in una so-cietà davvero aperta, inclusiva, democratica: Scuola come Be-ne Comune.
Al di là di evidenti punti di de-bolezza del sistema scolastico attuale, che un’accorta politica potrebbe senza dubbio correg-gere, e oltre la favoletta che anche la scuola privata assolve ad una funzione pubblica e che questa, addirittura, a fronte di un minimo investimento eco-nomico (per lo più incostituzio-nale) da parte dello Stato, sa-rebbe fonte di un notevole ri-sparmio per la collettività, è la Scuola Pubblica, se messa in condizione di assolvere piena-mente alla propria funzione, lo strumento principe per rendere concreto il dettato costituzio-nale circa l’impegno dello stato ad abbattere ogni ostacolo, di qualsivoglia natura, alla piena realizzazione della persona (art.3 Costituzione).
E’ stato questo strumento a scardinare del tutto una strut-tura sociale fondata su classi rigidamente separate e a ren-
dere possibile il funzionamento del cd. “ascensore sociale”: il fenomeno di rimescolamento sociale che ha permesso l’irru-zione sulla scena pubblica e nel mondo delle professioni di ho-mines novi che, portatori di sto-rie, esperienze, sensibilità diver-se, hanno reso la società più moderna, produttiva, viva, ric-ca, aperta, umana.
Il progetto di smantellamento della scuola pubblica, il quoti-diano tentativo di discreditare essa ed i suoi lavoratori, rispon-de ad un disegno politico ben preciso, ad un progetto di socie-tà “esclusiva”, in cui pochi do-minanti hanno nelle loro mani il destino di una moltitudine di dominati, anche creando barrie-re contro una possibile emanci-pazione di questi.
Tale disegno si sostiene anche sulla differenziazione del saper in “utile” ed “inutile”, intenden-do per sapere vitale quello fun-zionale al capitale, alla sua pro-duzione e accumulazione, e per saper inutile quello che, senza finalità utilitaristiche, è nutri-mento, per l’essere umano, quello che dà coscienza di se all’individuo e consapevolezza delle dinamiche su cui si regge il
mondo in cui vive. Per marcare ancora di più tale differenza, ecco che l’ideologia neoliberi-sta mette in valore la scuola privata a detrimento di quella pubblica.
Se analizziamo senza pregiudi-zi, la scuola privata, essa ci appare di due tipi: “il diplomifi-cio”, destinato agli ultimi che, a causa della loro scarsa cultu-ra, tali sono destinati a rima-nere, e quelle “d’elite”, esclusi-ve per i rampolli delle classi dirigenti e future classi mana-geriali, secondo una concezio-ne ereditaria, patrimonialistica del potere che, a dispetto della tensione alla modernizzazione contrabbandata come punto di forza di tute le politiche neoli-beriste, precipita la società in una condizione premoderna, da ancien regime.
Un ostacolo grave a tale inten-to è rappresentato proprio dal-la scuola pubblica, che rimane il tempio del saper “inutile”, non utilitaristico e, dato che non si può al momento cancel-larla del tutto, ecco che si im-pone il mercato nei suoi orga-nismi collegiali.
Si vuole distruggere la scuola pubblica perché si ha paura della stessa, perché non si vuole l’individuo cosciente, in grado di interpretare la realtà e capace di modificarla con la propria azione consapevolmen-te orientata.; si vogliono sud-diti e non cittadini.
Ma noi siamo, e vogliamo ri-manere, una democrazia che per vivere e prosperare, ha bisogno di cittadini che, critica-mente, concorrano con il pro-prio personale contributo, alla vita ed al miglioramento della cosa pubblica.
NELLO DE LUCA
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PUBBLICHIAMO L’INTERVENTO DI NELLO DE LUCA ALL’INIZIATIVA “IL DECLINO DELLA SCUOLA PUBBLICA … OPPURE VENDOLA”
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MIRIAM MAKEBA
In Israele si moriva di paura … In Israele si moriva di paura, mentre a Gaza si muore per davvero. Non è una differenza da poco, ma per la maggior parte dei mass media la differenza non si vede. O si ve-de al contrario, attraverso una lente deformata e giustificazioni-sta del “diritto alla sicurezza”. Un neonato di 11 mesi carbonizzato da un missile israeliano, una bim-ba di 4 anni e una di 7 uccise da una bomba, una dozzina di bambi-ni in fin di vita, hanno diritto a minor comprensione di un bambi-no israeliano spaventato. Mentre decine di droni armati di missili e numerosi F16 armati di bombe sganciano i loro oggetti di morte e colpiscono oltre 100 persone ucci-dendone 10 in un solo giorno, il Presidente degli Usa, Nobel Oba-ma, invoca il diritto di Israele a difendersi . Forse ha preso un lap-sus? Forse voleva dire che in base al diritto internazionale sono i pa-lestinesi sotto assedio che hanno diritto a difendersi. Purtroppo non è un lapsus, ma è la solita spudo-rata menzogna che si basa su una narrazione strutturata su due pila-stri che servono da premessa sba-gliata: spostare i tempi, invertire i ruoli. Funziona da sempre, e chi non sta al gioco perde il posto. Punto. In questo momento arriva la notizia di tre israeliani uccisi da un razzo palestinese. Sincero cor-doglio, noi non vogliamo la morte. Ma vogliamo che i mass media impegnati professionalmente e onestamente ricordino con il loro lavoro che la sicurezza non si ot-tiene assediando e bombardando ma solo imponendo il rispetto alla giustizia e alla legalità internazio-nale. Secondo la IV Convenzione di Ginevra un popolo sotto occu-pazione ha il DIRITTO a difendersi e a ribellarsi all’occupante. Secon-do il Diritto internazionale, in par-ticolare l’art. 51 della Carta ONU, in situazione di conflitto dichiara-
to, esattamente come lo stato di guerra dichiarato da Israele verso Gaza, quel popolo ha diritto a di-fendersi e a resistere. Se questa, come noi crediamo, confortati dal Diritto, è la premessa corretta da cui partire, la conseguenza per la sicurezza di Israele non può che essere l’abbandono dell’illegalità dell’assedio e dell’occupazione. Ignorarlo equivale a macchiarsi di concorso morale in crimini contro l’umanità, quello che il Presidente Abu Mazen potrà denunciare un momento dopo il riconoscimento dello Stato di Palestina come Sta-to, benché non membro, da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU. Esattamente ciò che Israele, col favore del Nobel Obama, cerca di evitare. Tutto questo il presidente Obama lo sa, noi lo sappiamo, Israele lo sa, anche gli operatori dell’informazione, almeno quelli professionalmente preparati lo sanno, ma all’opinione pubblica viene passato un messaggio diver-so: quello che i “terroristi” spara-no razzi da cui Israele deve difen-dersi e non piuttosto che Israele ha dichiarato guerra e assedia da sei anni la Striscia e occupa da decenni la Cisgiordania. Israele commette atti di terrorismo conti-nuo, che la complicità di un lessico giornalistico accomodante defini-sce “omicidi mirati” quando non addirittura “operazioni di pace”. Noi siamo un’associazione umani-taria, supportiamo la Mezzaluna Rossa Palestinese, nostro interes-se è la sicurezza, la pace e la giu-stizia per il popolo palestinese. Da questo deriva la sicurezza e la pa-ce anche per il popolo israeliano. Ma se la complicità internazionale, supportata troppo spesso anche dagli “opinion maker” non segue il canale della giustizia, i palestinesi seguiteranno a morire per mano diretta degli israeliani, ma nella loro legittima Resistenza non sce-glieranno solo la lotta non-
violenta, ma sceglieranno anche forme di lotta che al governo israe-liano fanno gioco, ma che al popolo israeliano fanno, giustamente, pau-ra. Ci rivolgiamo a tutti gli operatori dell’informazione per chiedere loro di non farsi strumento di sostegno alle politiche di morte. La verità non è soltanto rivoluzionaria, non è soltanto correttezza professionale, è un DOVERE MORALE imposto sia a quelli di voi che pensano alla si-curezza di Israele, sia a chi ha con-sapevolezza della continua violazio-ne dei diritti dei palestinesi. “A vol-te il silenzio è tradimento”, lo dice-va M. L. King, oggi omaggiato da tutti, ma allora lasciato uccidere da quel silenzio. Voi, operatori dell’in-formazione, sapete che oltre al si-lenzio la verità e la giustizia si tra-discono anche con la giusta miscela del detto, non detto e detto male. Vi chiediamo di non farlo più. Non vi chiediamo di schierarvi per l’una o l’altra parte, vi chiediamo di schierarvi per la giustizia. Lo sapete benissimo da quale parte sta. Il vostro dovere, morale e professio-nale, è soltanto quello. Aiutateci a dire “restiamo umani”.
Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, onlus
Patrizia Cecconi Presidente
Ass.Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, onlus Tel/fax +39.065880187 – Mob. +39.3476090366
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PALESTINA: PUR NON CONDIVIDENDO L’INTERO TESTO PUBBLICHIAMO CON PIACERE LA LETTERA APERTA REDATTA DALL’ASSOCIAZIONE AMICI della
MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE, ONLUS
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MIRIAM MAKEBA
Il 12 Ottobre è stata una data
importante in tutta Italia: in più di
90 città, compresa Salerno, mi-
gliaia di studenti medi e universi-
tari, insegnanti e precari della
scuola, sono scesi in piazza per
contestare i continui tagli sull’i-
struzione. A Salerno, il corteo è
partito da piazza Vittorio Veneto,
nutrito di migliaia di ragazzi pro-
venienti dalle scuole di tutta la
provincia, carichi di indignazio-
ne e voglia di far prevalere i
propri diritti contro una classe
parlamentare sempre più sor-
da. Ovunque campeggiavano slo-
gan : “Non ci avrete mai come
volete voi” o “Contro la scuola
dei padroni: dieci, cento, mille
occupazioni”. La determinazione
degli studenti è stata tale da sfi-
dare le intemperie: a metà corso,
esattamente all’altezza del Tribu-
nale di Salerno, i manifestanti
sono stati sorpresi da una pioggia
battente. E qui è avvenuto l’inve-
rosimile: continuare a sfilare no-
nostante tutto. Bagnati fradici,
con striscioni ormai scoloriti e
zuppi, hanno proseguito il cammi-
no. L’indignazione, oggi, è ancora
tanta. Presenti in massa anche gli
studenti universitari: “Liberare i
saperi per liberare le persone”
gridavano, ma in piazza anche
per protestare contro il rincaro
della tassa regionale del Diritto
allo studio (e qui mi chiedo: da
quando un diritto sacrosanto si
paga? mah), l’aumento delle tas-
se di iscrizione per i fuori corso
(dimenticando che sono gli stessi
fuoricorso a finanziare l’Universi-
tà, caro Rettore) e la riduzione
dei fondi per i progetti Erasmus.
Il corteo è terminato in piazza
Amendola, dove studenti, precari
ed insegnanti, insieme, hanno
spiegato, in un dibattito aperto, il
disagio quotidiano e la necessità
di fare fronte comune contro un
ministero dell’Istruzione che, co-
me sempre, ha deciso di tagliare
fondi al sapere, di bistrattare i
propri insegnanti e svilire il ruolo
di educatrice che la scuola stessa
possiede. L’autunno, quindi, si
presentato caldo. Ma questo è
stato solamente l’inizio. Il 17
Novembre, gli studenti si sono
ritrovati di nuovo in piazza in
occasione della Giornata di Mo-
bilitazione Internazionale
Studentesca. Tale data fu scelta
in memoria dei 9 studenti giusti-
ziati senza processo nel 1939
dalle autorità naziste cecoslovac-
che, e dell’utilizzo, nel 1973, per
la prima vol-
ta, di carri
armati per
sedare mani-
festazioni di
protesta al
Politecnico di
Atene. Anche
quest’anno
Salerno ha
risposto all’-
appello, fa-
cendo sentire
con forza il
proprio ri-
fiuto delle politiche di
austerity attuate dall’Unione
Europea e dalla Banca Cen-
trale Europea. Il corteo, sotto
stretto controllo della polizia, è
riuscito a giungere a destinazio-
ne, la sede della Provincia, e a
mettere in atto un lancio di caro-
te. Inutile dire che la Provincia,
alle innumerevoli richieste degli
studenti di confrontarsi sul tema
della edilizia scolastica, abbia
fatto finta di nulla. Del resto, è
più importante finanziare una
serie di luci che campeggiano
per la città, che pensare di met-
tere un tetto sicuro sulla testa
dei propri figli. Questa è Salerno,
questa è l’Italia. Come sempre, e
mi auguro non avvenga mai,
dovrà verificarsi una morte per
prendere in seria considerazione
una messa in sicurezza.
Ma che importa? Siamo la città
europea, abbiamo le luci d’artista
e il Natale più bello della provin-
cia…
Sara Avossa, studentessa
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L’AUTUNNO CALDO DEGLI STUDENTI SALERNITANI
di SARA AVOSSA
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