IL MIRIAM MAKEBA

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IL MIRIAM MAKEBA SETTEMBRE 2012 CIRCOLO SEL MIRIAM MAKEBA SALERNO Car* Compagn*, questo mese di agosto è stato con- trassegnato da un’aspra pole- mica da parte dei militanti e simpatizzanti di SEL per l’annuncio di un’intesa elet- torale tra Vendola e Bersani che, ad elezioni concluse, si sarebbe estesa anche all’UDC. Tra smentite e mezze frasi, Nichi, all’ultima assemblea nazionale, ha assunto una posizione di definitiva chiusura verso il partito di Casini, ma questo patto elettorale comunque non convince una numerosa parte degli iscritti che hanno, nella stessa occasione, pre- sentato un documento che riportiamo integralmente nel numero di questo mese; l’obbiettivo che una parte di compagni su tutto il territorio nazionale intende porsi è quello di recuperare lo spirito con cui questo partito è stato fondato per costruire una “coalizione di centrosinistra innovativa, unitaria, aperta, capace di uscire dal recinto dei partiti e valorizzare ciò che si muove al di fuori di essa”. Per quanto concerne le questioni locali, per fronteg- giare il blocco del trasporto pubblico locale, anche in vista dell’imminente apertura degli istituti scolastici, in una conferenza stampa, il sindaco De Luca e l’Assessore ai Trasporti, Luca Cascone, hanno annunciato il piano alternativo del Comune di Salerno; la soluzione propo- sta come via d’uscita alla crisi del CSTP è quella dell’affidamento diretto del servizio con l’obbiettivo di rendere autonoma la città di Salerno ma si torna a parlare anche di metropolitana legge- ra come trasporto alternativo a quello su gomma. Altra questione che merita il pieno sostegno di questo circolo è quella sollevata dagli studenti salernitani, in particolare quelli universitari che per il prossimo anno accademico si sono visti triplicare la tassa regionale per il diritto allo studio, che in un’assemblea pubblica, la scorsa domenica, hanno dato vita ad una giornata di riflessione sul libero accesso ai saperi ed alla mobilità. Nell’augurarvi una buona lettura, concludo con un’amara constata- zione: “La politica è sporca!”, è questa l’affermazione maggiormen- te ricorrente nei discorsi degli italiani che rispetto a questa con- vinzione decidono di assumere un atteggiamento di indifferenza e di chiusura verso ciò che riguarda il governo della cosa pubblica. Perso- nalmente, il mio desiderio, è che questo clima generale di rabbia non venga più espresso con un semplice disinteresse ma che ci sia un ap- proccio diverso da parte di ognuno di noi; lasciare campo libero a chi intende curare esclusivamente i propri interessi non è la via d’uscita per sollevarci dalla crisi, quindi continuiamo ad organizzarci ed a far sentire il nostro dissenso per contribuire a costruire una classe dirigente degna di rappresentarci. Tiziana Aiello VERSO UN AUTUNNO BOLLENTE …. DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA” Pensieri in libertà in una sera di fine estate…. Mam- ma mia, che tristezza… quest’anno niente feste political chic in Sardegna, solo qualche piccolo rinfre- sco; così tanto per rompere la monotonia, ha festeggiato il compleanno la sorella di Putin: una serata senza glamour, soltanto un po’ di musica per allietare i convi- tati, ha suonato Sting, ma senza impegno, una strim- pellata… Stanco, affranto e deluso ha lasciato l’isola anche Briatore, ormai non ci si diverte più, tutti con ferra- ri di terza mano, yacht che sembrano canotti, compagne troppo vestite… per essere credibili! Qua serve una svolta: basta tecnici, occorre una nuova classe politica che non ti tampini per lo scontrino del Cartier, che ti annulli la multa se il Suv e’ immatricolato a S. Marino, che ti conceda una scorta per portare i soldi nel cave- au della banca svizzera. Basta con i comunistelli che indossano il mocassino senza il calzino, basta con i fascistoni che mettono il tovagliolo al collo per man- giare l’aragosta, basta con comunione, liberazione e caffellatte a colazione…. Serve una classe politica rinnovata, insomma il nuovo che avanza e tac, l’idea dell’estate 2012… Il duca Amedeo d’Aosta ( del ramo defraudato dei Savoia) si propone come papabile uomo di un nuovo partito, un partito democratico, vicino alle necessità degli Italiani, proprio.. tutti, per- ché i Savoia sono stati uo- mini di esperienza, uomini del popolo per il popolo! Ma da soli non si va da nessuna parte, quale potrebbe essere l’alleato ideale??? Il duca penserebbe ad un altro uo- mo della provvidenza, tal Luca Cordero di Monteze- molo, che con classe scende dal suo treno Italo… et voilà e’ pronto per traghettare l’Italia verso nuove stazio- ni… Peccato che… il suo treno viaggi su binari secondari e spesso senza essere annun- ciato… ma si sa, non ci sono più i nobili di una vol- ta……….! L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE Rubrica della responsa- bile del giornalino Caterina Bianco Software libero 2 Non affoghiamo nella vecchia politica 3 Un concorso vecchio stampo 5 RAG DOLLS 6 Sommario

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NUMERO DI SETTEMBRE 2012

Transcript of IL MIRIAM MAKEBA

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20

12

CIRCOLO SEL

MIRIAM MAKEBA

SALERNO

Car* Compagn*, questo

mese di agosto è stato con-

trassegnato da un’aspra pole-mica da parte dei militanti e

simpatizzanti di SEL per

l’annuncio di un’intesa elet-torale tra Vendola e Bersani

che, ad elezioni concluse, si

sarebbe estesa anche all’UDC. Tra smentite e

mezze frasi, Nichi, all’ultima

assemblea nazionale, ha assunto una posizione di

definitiva chiusura verso il

partito di Casini, ma questo patto elettorale comunque

non convince una numerosa

parte degli iscritti che hanno, nella stessa occasione, pre-

sentato un documento che

riportiamo integralmente nel numero di questo mese;

l’obbiettivo che una parte di

compagni su tutto il territorio nazionale intende porsi è

quello di recuperare lo spirito

con cui questo partito è stato

fondato per costruire una

“coalizione di centrosinistra

innovativa, unitaria, aperta, capace di uscire dal recinto

dei partiti e valorizzare ciò

che si muove al di fuori di essa”. Per quanto concerne le

questioni locali, per fronteg-

giare il blocco del trasporto pubblico locale, anche in

vista dell’imminente apertura degli istituti scolastici, in una

conferenza stampa, il sindaco

De Luca e l’Assessore ai Trasporti, Luca Cascone,

hanno annunciato il piano

alternativo del Comune di Salerno; la soluzione propo-

sta come via d’uscita alla

crisi del CSTP è quella dell’affidamento diretto del

servizio con l’obbiettivo di

rendere autonoma la città di Salerno ma si torna a parlare

anche di metropolitana legge-

ra come trasporto alternativo a quello su gomma. Altra

questione che merita il pieno

sostegno di questo circolo è quella sollevata dagli studenti

salernitani, in particolare

quelli universitari che per il

prossimo anno accademico si sono

visti triplicare la tassa regionale per

il diritto allo studio, che in un’assemblea pubblica, la scorsa

domenica, hanno dato vita ad una

giornata di riflessione sul libero accesso ai saperi ed alla mobilità.

Nell’augurarvi una buona lettura,

concludo con un’amara constata-zione: “La politica è sporca!”, è

questa l’affermazione maggiormen-

te ricorrente nei discorsi degli italiani che rispetto a questa con-

vinzione decidono di assumere un

atteggiamento di indifferenza e di chiusura verso ciò che riguarda il

governo della cosa pubblica. Perso-

nalmente, il mio desiderio, è che questo clima generale di rabbia non

venga più espresso con un semplice

disinteresse ma che ci sia un ap-proccio diverso da parte di ognuno

di noi; lasciare campo libero a chi

intende curare esclusivamente i propri interessi non è la via d’uscita

per sollevarci dalla crisi, quindi

continuiamo ad organizzarci ed a

far sentire il nostro dissenso per

contribuire a costruire una classe

dirigente degna di rappresentarci.

Tiziana Aiello

VERSO UN AUTUNNO BOLLENTE ….

DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL

CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA”

Pensieri in libertà in una sera di fine estate…. Mam-

ma mia, che tristezza…

quest’anno niente feste political chic in Sardegna,

solo qualche piccolo rinfre-

sco; così tanto per rompere la monotonia, ha festeggiato

il compleanno la sorella di

Putin: una serata senza glamour, soltanto un po’ di

musica per allietare i convi-

tati, ha suonato Sting, ma senza impegno, una strim-

pellata… Stanco, affranto e

deluso ha lasciato l’isola anche Briatore, ormai non ci

si diverte più, tutti con ferra-

ri di terza mano, yacht che sembrano canotti, compagne

troppo vestite… per essere

credibili! Qua serve una svolta: basta tecnici, occorre

una nuova classe politica

che non ti tampini per lo scontrino del Cartier, che ti

annulli la multa se il Suv e’ immatricolato a S. Marino,

che ti conceda una scorta

per portare i soldi nel cave-au della banca svizzera.

Basta con i comunistelli che

indossano il mocassino senza il calzino, basta con i

fascistoni che mettono il

tovagliolo al collo per man-giare l’aragosta, basta con

comunione, liberazione e

caffellatte a colazione…. Serve una classe politica

rinnovata, insomma il nuovo

che avanza e tac, l’idea

dell’estate 2012… Il duca

Amedeo d’Aosta ( del ramo

defraudato dei Savoia) si propone come papabile

uomo di un nuovo partito,

un partito democratico, vicino alle necessità degli

Italiani, proprio.. tutti, per-

ché i Savoia sono stati uo-mini di esperienza, uomini

del popolo per il popolo! Ma

da soli non si va da nessuna parte, quale potrebbe essere

l’alleato ideale??? Il duca

penserebbe ad un altro uo-mo della provvidenza, tal

Luca Cordero di Monteze-

molo, che con classe scende dal suo treno Italo… et voilà

e’ pronto per traghettare

l’Italia verso nuove stazio-

ni…

Peccato che… il suo treno viaggi su binari secondari e

spesso senza essere annun-

ciato… ma si sa, non ci sono più i nobili di una vol-

ta……….!

L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE

Rubrica della responsa-bile del giornalino

Caterina Bianco

Software libero 2

Non affoghiamo nella vecchia politica

3

Un concorso vecchio stampo 5

RAG DOLLS 6

Sommario

2

M IRI AM M A KE BA

In data 11 Luglio 2012 il Consiglio

della Regione Puglia ha approvato la

legge “Norme su software libero, ac-

cessibilità dei dati e documenti ed

hardware documentato”. Il testo in 21

articoli rappresenta il testo dall'impo-

stazione più avanzata, e radicale, fra

quelli approvati dalle regioni italiane in

questa materia, eppure, è stato licenzia-

to all'unanimità. Abituato a pensare che

ampie maggioranze significano conte-

nuti annacquati, o peggio frutto di vi-

sioni omologate, sarei stato tentato di

intitolare questo articolo “La grande

coalizione che mi piace”. Vediamo un

po' cosa significa questa legge e come

vi si è arrivati. La legge approvata san-

cisce la scelta del modello del software

libero per la Pubblica Amministrazio-

ne, per l’istruzione scolastica, e

l’incentivazione all’uso del software

libero per le imprese. Il modello del

Software Libero, ideato da Richard

Stallman fondatore della FSF (), è

quello che nel mondo del software ha

generato il sistema operativo GNU/

Linux, applicativi come LibreOffice,

GIMP, Firefox e Android. Nell'ambito

dell'editoria ha generato progetti come

Wikipedia e Appunti di informatica

libera. Nel mondo della narrativa, della

musica e delle arti è spesso associato

alle licenze Creative Common e a pro-

getti come il portale Jamendo. Per ca-

pire in cosa consiste il modello del

Software Libero dobbiamo pensare al

fatto che la maggior parte delle licenze

di programmi privativi, programmi

come per Microsoft Office (per inten-

derci), prescrivono che l'utente possa

utilizzare il software solo per particola-

ri scopi (licenze educational, business,

ecc), non possa sapere il software

com'è fatto (i codici sorgenti sono se-

greti), non possa dare delle copie del

software ad altri (la condivisione dei

programmi viene condannata e spesso

definita pirateria informatica), non

possa quindi apportare delle modifiche

né dare ad altri versioni modificate dei

software. Il software libero è software

distribuito con licenze che garantisco-

no all'utente finale questi diritti. Stal-

lman considera queste libertà degli

utenti essenziali ed ha scritto licenze

che vietano a chi distribuisce il softwa-

re di restringerle. Il modello del sof-

tware libero utilizza il diritto d'autore

come strumento per tutelare, e non

restringere, i diritti degli utenti. Venia-

mo a come si è arrivati a questa legge.

Durante la presentazione della legge

l’assessore Nicola Fratoianni ha ringra-

ziato la “comunità del Software Libe-

ro” per avervi contribuito. In effetti,

poco meno di due anni prima, l'orienta-

mento della regione Puglia sembrava

diametralmente opposto. Il 24 Novem-

bre 2010, la regione aveva firmato un

protocollo di intesa con Microsoft Ita-

lia per instaurare collaborazioni fra le

parti nei seguenti ambiti:

- sviluppo di soluzioni informatiche

all'interno della regione Cloud

computing;

- realizzazione di un centro di compe-

tenza per le PMI;

- istruzione.

In sostanza tutti e tre i punti sopracitati.

Questo accordo è sembrato a noi attivi-

sti della comunità del software libero,

come un tradimento. Come prima cosa

abbiamo pensato di spiegare le nostre

ragioni sul blog di Sinistra e Libertà. Il

blog è stato quindi subito inondato di

proteste. Alle proteste è seguita la ri-

sposta di Nichi Vendola che sostanzial-

mente difendeva l'accordo sostenendo

che nel secolo che si apre con il could

computing, il nemico non deve essere

più Microsoft ma il Digital Divide. La

risposta del governatore sul blog non

ha soddisfatto le critiche di chi non

considera Microsoft un nemico, ma che

si sente conscio delle minaccie che il

cloud computing può rappresentare e

considera molto importante il come

superare il digital divide. Una società

interamente basata sul digitale (che ha

superato quindi superato il digital divi-

de) può essere infatti, sia una società

della libertà, che una società del mono-

polio o del controllo. La risposta di

Vendola ha però generato un fermento

fra gli attivisti italiani del software

libero, fermento che ha contagiato va-

rie mailing list (tra cui quella di Asso-

li). Gli attivisti pugliesi chiedevano

aiuto e, insieme, si discuteva di come

farsi capire. Infine abbiamo pensato di

chiamare in nostro soccorso Richard

Stallman. Stallman ha subito accettato

l'invito senza chiedere alcun compen-

so. È stato chiesto a Nichi Vendola se

era disponibile ad accettare un incon-

tro. Appena è arrivato l'ok di Vendola

gli attivisti pugliesi hanno organizzato

l'ospitalità. L'incontro è avvenuto il 20

Dicembre 2010 e vi hanno partecipato,

fra gli altri anche l'assessore Frattoian-

ni per il comune, per la comunità oltre

a Stallman vi erano anche Marco Ciur-

cina (storico legale di Assoli) e Juan

Carlos Gentile (per l'associazione Hi-

patia). L'incontro è avvenuto a porte

chiuse, al termine dell'incontro c'è stata

una conferenza stampa in cui Nichi

Vendola ha detto “mi è stato impartito

un corso accelerato di alfabetizzazione

non tecnologico ma politico al softwa-

re libero. Il tema del software è il tema

della libertà nel presente e nel futuro”.

Per spiegare il tema del Software Libe-

ro ha usato la metafora degli OGM

Free in agricoltura ed ha promesso che

la legge in discussione sarebbe stata

aperta alla “collaborazione della comu-

nità del Software Libero” che ha rico-

nosciuto “portatrice di una visione di

un futuro più dolce e democratico”. Ed

ecco oggi, finalmente la legge è stata

varata. Nichi Vendola ha dimostrato di

aver saputo mantenere la sua parola

portando ad approvazione quella che è

forse la migliore legge regionale in

Italia sul Software Libero e l'hardware

documentato. Le leggi sono sicuramen-

te utili, purtroppo però la libertà non si

acquisisce per decreto. È sempre ne-

cessaria una ferma determinazione

frutto della consapevolezza dei propri

diritti. Le leggi, come le navi, una volta

varate, possono condurre verso i lidi

desiderati di una società giusta e civile

oppure essere stravolte e, attraverso

una cattiva applicazione, possono esse-

re ritorte contro lo scopo originario.

Non è pertanto sufficiente il varo della

legge, è necessario che adesso ci sia

una capillare attenzione alla sua appli-

cazione e nella difesa vigile del suo

spirito.

riferimenti:

http://www.leggioggi.it/2012/07/11/

libero-software-e-open-data-la-regione

-puglia-ha-detto-si/

http://punto-informatico.it/3561243/PI/

News/puglia-software-libero-

legge.aspx

http://www.regione.puglia.it/?page=pre

ssregione&opz=display&id=13526

http://riunionidigitali.net/video.html

Articolo a cura di

HOP FROG : LIBERA ASSOCIA-

ZIONE

Pagina 2

"La regione Puglia ha scelto il modello del Software Libero.

Scelta politica radicale approvata all'unanimità"

3

M IRI AM M A KE BA

Care compagne e cari compagni,

ci rivolgiamo al Coordinamento Pro-

vinciale, lo spazio che ci siamo dati

per condividere la costruzione di SEL

a Roma;

ci rivolgiamo alla Presidenza Nazio-

nale, poiché crediamo che il gruppo

dirigente nazionale per troppo tempo

non abbia assunto la responsabilità

di costruire SEL come corpo vivo,

aperto, democratico e partecipato;

ci rivogliamo anche alle e agli iscritti

e i simpatizzanti di SEL, perché cre-

diamo che la responsabilità della

costruzione di questa esperienza sia

d i tutte/ i , senza esclusioni.

Lo scorso 26 giugno abbiamo parte-

cipato a un’assemblea di compagne

e compagni di SEL provenienti da

storie e percorsi molto diversi, ma

accomunati dall’affetto per la nostra

impresa comune e dalla preoccupa-

zione di fronte al rischio di vederla

rattrappirsi. L’incontro è nato da un

diffuso disagio cresciuto in questi

mesi. Senza la possibilità di un con-

fronto trasparente, di un ascolto ef-

fettivo e la possibilità di incidere,

questo disagio rischia di limitarsi alla

lamentazione, all’invettiva e di tra-

dursi in diffidenza o, peggio, in ab-

bandono.

Crediamo ci possa essere un modo

per affrontare le dinamiche che ren-

dono spesso asfittica la vita della

nostra esperienza politica, le sue

evidenti degenerazioni, il sequestro

di ogni spazio di confronto, conflitto

ed elaborazione condivisa, senza

cadere in letture liquidatorie, sempli-

cistiche o riducibili a logiche di schie-

ramento interno. Riteniamo necessa-

rio ascoltare e dare spazio alle criti-

che emerse, per trasformarle in poli-

tica, perché la capacità di iniziativa

politica di SEL, la sua spinta innovati-

va e credibilità dipendono dalla

qualità del nostro modo di stare e

d i d e c i d e r e a s s i e m e .

È stato un segno di maturità e re-

sponsabilità evitare, nei mesi scor-

si, che il legittimo confronto su mo-

di diversi di intendere SEL portasse

alla paralisi e a un dibattito tutto

rinchiuso all’interno. Ma affrontare

in modo trasparente i nostri limiti

non rappresenta un indebolimento.

Anzi, pensiamo sia urgente la ne-

cessità di aprire una discussione tra

noi su come far corrispondere il

nostro modo di vivere quotidiana-

mente questa esperienza politica

alla ragione di nascita di SEL, la sua

ispirazione, la sua scommessa.

La nostra impresa comune segna

un’impasse e intorno a noi cresco-

no i segni di insoddisfazione e a-

vanzano nuove risposte. Lo riscon-

triamo nelle reazioni dei cittadini e

delle cittadine che incontriamo, lo

vediamo in chi si impegna nei comi-

tati, nei movimenti e in quelle e-

sperienze innovative di lotta e di

discussione che animano le nostre

città. Anche la crescita di iniziative

(locali e nazionali) a sinistra, alcune

promosse da esperienze sindacali

avanzate, altre espressamente mi-

rate a promuovere nuovi soggetti

politici, così come l’avanzamento

elettorale di liste caratterizzate dal

rifiuto spesso liquidatorio e dema-

gogico dei partiti, ci suggeriscono

che esiste una domanda, un desi-

derio e un bisogno al quale non

siamo riusciti a parlare a sufficienza

e che, di tutta risposta, ci ha perce-

piti come omologati alla politica di

p a l a z z o e a i s u o i v i z i .

Il Movimento 5 stelle, ALBA,

l’iniziativa della FIOM, le liste civi-

che locali e la loro proposta a livello

nazionale (ma anche la crescita

dell’astensionismo) sono alcuni ele-

menti di uno scenario confuso e in

evoluzione segnato da una crisi

delle forme politiche esistenti. Una

forza come SEL, nata per mettere

al centro il tema della trasformazio-

ne della politica, della riapertura di

canali di comunicazione tra pratiche

sociali, culture politiche innovative

e forme organizzate, deve porsi

una domanda rispetto al proliferare

di iniziative che traggono ragion

d’essere da questo vuoto e

dall’assenza di una proposta credi-

bile che (anche) SEL avrebbe dovu-

to costruire.

Non vogliamo rinunciare a quella

scelta fondativa che ha fatto di SEL

una speranza per uscire dalla cieca

e disperata rassegnazione delle due

sinistre.

Crediamo ancora oggi nella neces-

sità di costruire una coalizione di

centrosinistra innovativa, unitaria,

aperta, capace di uscire dal recinto

dei partiti e valorizzare ciò che si

muove al di fuori di essa.

Questo oggi si traduce nella neces-

sità di incalzare e sfidare il PD sul

terreno di una proposta credibile e

innovativa di governo. Il nodo di

un’alleanza larga, plurale e rinnova-

ta e dunque di un rapporto con il

PD e il suo insediamento sociale

resta un dato qualificante della no-

stra proposta. Per questo è neces-

sario leggere con attenzione il con-

flitto apertosi in quel partito e nel

suo corpo sociale di riferimento ,

misurarsi con il passaggio stretto (Continua a pagina 4)

Pagina 3

Documento “Non affoghiamo nella vecchia politica la speranza rappresentata da SEL. “

4

che il PD ha affrontato nella transizione

del dopo Berlusconi, subendo il ricatto

europeo e contrastare la spinte suicide

che portano dirigenti di quel partito a

interpretare l’appoggio al governo Mon-

ti come premessa a una collocazione di

lungo periodo del PD in un quadro mo-

derato.

La proposta di una sinistra che si ci-

menta col governo senza rinunciare ai

propri contenuti incontra dunque oggi

una oggettiva difficoltà ma è possibile

solo se riusciamo a mettere in atto una

forte autonomia politica e culturale. Lo

sforzo di tenere aperto un difficile dia-

logo tra il centro sinistra, il partito de-

mocratico, i movimenti, le realtà asso-

ciative e i comitati è possibile solo se

abbiamo l’autorevolezza di farlo perché

forti di un progetto innovativo e non

per inerzia o opportunismo.

Non si tratta di inseguire un’alleanza

per rispondere al riflesso condizionato

di autoconservazione di un ceto politico

intermedio ma di tenere aperta una

prospettiva di trasformazione e scon-

giurare l’involuzione moderata del prin-

cipale soggetto politico di centro sini-

stra, del suo elettorato e delle organiz-

zazioni di massa di riferimento.

Oggi il credito di SEL rischia di esaurirsi

perché non abbiamo creduto fino in

fondo nelle nostre idee e perché non

abbiamo fatto tutti gli sforzi per essere

corpo vivo, plurale e capace di produrre

pratiche politiche innovative ed elabo-

razione condivisa.

Non abbiamo alcuna nostalgia della

burocraz ia, de l la gerarch ia e

dell’autoconservazione dei vecchi parti-

ti. Ma proprio perché cerchiamo

un’altra politica, non crediamo che

l’alternativa sia trasformarli in comitati

elettorali, organismi di semplice perpe-

tuazione del ceto politico. Alla logica

della fedeltà allo schieramento, al prin-

cipio della delega, alla gestione proprie-

taria dei partiti, preferiamo il confronto,

l’ascolto della critica e la valorizzazione

dell’autonomia e della ricerca libera:

per questo riteniamo urgente una ri-

flessione tra noi.

È una riflessione che va ben oltre SEL e

che deve produrre un’alternativa al

confronto disperante e disperato tra

p o l i t i c i s m o e a n t i p o l i t i c a .

È necessario produrre una critica alla

radice lo statuto della politica stessa - il

suo fondarsi sulla separatezza tra pub-

blico e privato, sulla gestione del con-

flitto in base alla logica amico-nemico,

su modelli di appartenenza basati su

gerarchia, delega, rimozione delle diffe-

renze, su un’idea separata e sacrificale

della militanza, su un’idea del potere

maschile che ormai non corrisponde più

nemmeno alla vita degli uomini e al

loro desiderio di libertà. Non si tratta di

generiche petizioni di principio ma di

questioni che tornano oggi prepotente-

mente in superficie, mostrando la crisi

e i limiti di un’ idea della politica che si

ammanta di nuovo ma resta vecchissi-

ma.

All’interno di SEL ci sono intelligenze,

esperienze e risorse culturali e politiche

che dobbiamo valorizzare e che non

corrispondono alla mediocrità di quanto

s p e s s o a b b i a m o p r o d o t t o .

Riapriamo il confronto, la ricerca, la

sperimentazione - a partire da noi - e

riapriamo canali di interrogazione reci-

proca con le soggettività “esterne”:

sono questi due compiti ineludibili per

far sì che quelle su cui siamo nati non

r i m a n g a n o b e l l e s p e r a n z e .

Le compagne e i compagni dell'assem-

blea romana del 26 giugno.

(Continua da pagina 3)

DOMENICA 30 SETTEM-

BRE ore 11, assemblea nazionale, a Roma, a

partire da questo docu-mento che sta riscuoten-

do molto interesse. Siete tutt* invitat* a partecipa-

re all'iniziativa e alla sua organizzazione (faremo

una mail list apposita, chiedeteci di essere inse-

rit*). Per le adesioni al docu-

mento e per l'iniziativa scrivete a nonaffoghia-

[email protected] .

5

Un concorso vecchio stampo

Era nell’aria da tempo, ma questa volta il Ministro sembra fare sul serio. Trascorsi 13 anni dall’ultimo concor-sone, al ministero dell’Istruzione le stime ufficiose parlano di almeno 500 mila aspiranti prof che avrebbero i requisiti per il concorso per sole 11892 nuove cattedre a tempo inde-terminato. A poter partecipare però, saranno coloro che già sono abilitati e grazie alle norme della fase transi-toria i diplomati alle magistrali entro il 2001, i laureati entro il 2003 e i diplo-mati per gli insegnamenti tecinico- pratici. Tutto ciò contraddice i vari slogan che caratterizzano le dichiarazioni di Profumo, perché il Concorso seppure prevede una preselezione su quiz generalistici, manterrebbe il vecchio regolamento a causa dei tempi ri-stretti di fine legislatura. Qui emerge già una prima contraddizione, in quanto a potervi partecipare potranno essere solo gli over 30 anni e il mini-stro più volte ha fatto intendere che fosse necessario svecchiare il corpo docente. Come se gli attuali docenti precari fossero ultrasettantenni, o incompetenti o da rottamare per altri motivi. La nostra Costituzione sanci-sce, all’art 97, che il criterio per entra-re nella pubblica amministrazione è il concorso pubblico, ma, per quanto riguarda la scuola, sfortunatamente la situazione è molto, ma molto, più complessa e, vista la confusione e le mistificazioni diffuse sull’argomento, è forse il caso di chiarire la questio-ne. Oggi, in Italia, i docenti sono re-clutati da due graduatorie, una scatu-rita dai concorsi pubblici (l’ultimo ban-dito nel 1999, tredici anni fa), di con-suetudine definita “Graduatoria di Merito”, l’altra, detta “Graduatoria ad Esaurimento”, formata da docenti abilitati attraverso procedure pubbli-che e notevolmente selettive come le SSIS, che hanno caratterizzato il re-clutamento nell’ultimo decennio. E’ proprio da quest’ultima graduatoria che si attingono, oltre che i docenti di ruolo, anche i numerosissimi sup-plenti che ogni anno fanno funzionare il sistema scolastico italiano, copren-do anche quei posti vuoti che la politi-ca di tagli alla scuola non vuole desti-nare al ruolo. Non si capisce quale

sia il motivo per imporre a chi è già in una graduatoria destinata alle assun-zioni di dover sostenere un altro con-corso per aspirare agli stessi posti ai quali può già accedere. Se il problema è che in qualche pro-vincia mancano aspiranti, si accolga proposta della FLC CGIL e si affian-chi alle graduatorie provinciali una graduatoria nazionale dalla quale attingere qualora nella singola provin-cia non vi siano più aspiranti: in que-sto modo si renderebbe anche più veloce lo svuotamento delle gradua-torie e meno avventuroso il cambio di provincia. Ma ci sono anche tanti altri motivi che rendono velleitaria l’ipotesi a breve di concorsi ordinari. Tra quelli più rilevanti, ma ce sono anche tanti altri più specifici, è necessario sottolineare che si proce-derebbe senza alcuna certez-za sulle reali consistenze degli organici, che potrebbero subire significative modifiche a seguito dell’adozione del regolamento delle classi di concorso e della piena adozione dei nuovi re-golamenti della scuola secondaria superiore. Si attenda di avere un quadro certo e una situazione delle graduatorie più chiara dopo aver ef-fettuato le assunzioni previste dal piano triennale e poi si bandiscano i concorsi con numeri attendibili. Vi è inoltre il problema dei costi. Infat-ti, in una situazione di ristrettezze e di tagli, che senso avrebbe mettere in piedi una procedura così onerosa per selezionare nuovamente gli stessi aspiranti già selezionati a suo tempo ed attualmente in attesa di assunzio-ne a tempo indeterminato? Ai docenti già abilitati si aggiungeran-no, inoltre i partecipanti ai TFA, i nuo-vi corsi organizzati dalle università per conseguire l’abilitazione, voluti da Gelmini, che stanno partendo in qua-si tutte le regioni. Appare quindi una beffa che, a fronte di un esubero di abilitati rispetto a posti che si con-

traggono di anno in anno, il ministro Profumo annunci l’indizione di un concorso! Gli abilitati chiedono al ministro e alle forze politiche che sostengono il go-verno, così come alle forze di opposi-zione che non si bandisca un nuovo concorso, prima che sia stata pro-grammata una soluzione per i docenti inseriti nelle graduatorie “ad esauri-mento”, che hanno già superato pro-ve concorsuali o selezione attraverso percorsi di abilitazione a numero chiuso. Rompere la spirale dei tagli sarebbe, forse, la prima vera riforma della scuola necessaria nel nostro Paese. Stupisce tutta questa opera-zione e soprattutto il continuo accani-mento nei confronti della scuola an-che da parte dei tecnici. La scuola della Repubblica (come Istituzione culturale e sociale) deve contribuire a rimuovere gli ostacoli di ordine eco-nomico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cit-tadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva par-tecipazione. Formare mentalità criti-che, capaci di risolvere problemi, abi-tuare al dubbio, all’imprevisto, alla curiosità e, contemporaneamente, sviluppare un pensiero razionale e scientifico, capace di confrontarsi con la dimensione storica e con ogni a-spetto dell’espressività umana, è compito fondamentale della scuola, tenuta a far acquisire quei saperi co-siddetti di cittadinanza indispensabili oggi per vivere, lavorare, continuare a studiare. Senza risorse poco potrà essere fatto. Per SEL più che un con-corso vecchio stampo, serve un pia-no di stabilizzazione pluriennale che, oltre all’assunzione dei docenti pre-senti nelle Graduatorie ad Esauri-mento, restituisca risorse per allarga-re il tempo pieno, abbassare il nume-ro degli alunni per classe, costruire nuovi edifici scolastici e rendere sicu-ri quelli esistenti, istituire l’organico funzionale, potenziare l’offerta forma-tiva nel sud e ripristinare tutte le inno-vazioni pedagogiche e didattiche fati-cosamente conquistate negli ultimi decenni.

Giorgio Crescenza Simonetta Salacone

“Stupisce tutta

questa operazione

e soprattutto il

continuo

accanimento nei

confronti della

scuola anche da

parte dei tecnici.”

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RAG DOLLS : IL ROCK SALERNITANO AL FEMMINILE

Signori, si parte. Con questo numero si dà l’avvio al viaggio nel mondo della musica

salernitana; un viaggio che definirei semiserio (Berchet non si offenda, l’attributo non è

qui utilizzato nel senso della sua Lettera) perché, pur non avendo alcuna pretesa di si-

stematizzazione scientifica dell’argomento, è tuttavia affrontato con quella appassionata

volontà che deriva dalla consapevolezza di ritornare con la memoria a momenti bellissi-

mi, esaltanti quasi e di rincontrare persone alle quali ancora ti lega un affetto del tutto

particolare.

E quale migliore inizio per un foglio di Sinistra Ecologia e Libertà: una band tutta

al femminile, le Rag Dolls che, a mia memoria, rappresentano l’unico esempio salerni-

tano di amazzoni del rock.

Anima indiscussa della formazione è la batterista e cantante Stefania Siani, che ini-

zia la sua avventura musicale a quindici anni frequentando una delle scuole di musica

più prestigiose di Salerno: la Polymusic. E’ proprio qui che mette in piedi la sua prima

band, gli Holes in the Wall, sintonizzata in particolar modo sul rock anni Ottanta dei

Bon Jovi e degli Europe. La band si scioglie nel 1989 e Stefania, con la bassista Anto-

nietta Tano, forma i Kaddish con Michele Garruti alle tastiere e Francesco Vicinanza

alla chitarra.

Vi anticipo che di Francesco Vicinanza, impenitente fanatico dei Pink Floyd, si

parlerà ancora, avendo militato in diverse formazioni rock salernitane che ne hanno

sempre apprezzato la cura nella elaborazione dei suoni e la perizia nell’uso degli effetti.

I Kaddish riscuotono un discreto successo proponendo cover di alcuni dei gruppi

più importanti del momento come i Metallica, i Guns’n’Roses, i Dokken e gli Scor-

pions. La formazione, tuttavia, ha vita breve e, dopo aver partecipato a diverse serate

promozionali per gruppi emergenti, si scoglie nel 1990. Tale epilogo scaturisce dalla de-

cisione di Stefania e Antonietta di mettersi alla prova e di imboccare, almeno per un

po’, la strada del professionismo, al fine di maturare quanta più esperienza possibile

dalla frequentazione di musicisti di levatura nazionale. Dal 1990 al 1993, dunque, le du-

e amiche girano l’Italia lavorando come turniste in diverse band pop italiane.

Considerata terminata l’esperienza, Stefania, nel 1993, dà vita alle Rag Dolls con

Arianna Capozzolo (tastiere e voce), Annarita Catone (sassofono), Alice D’Agostino

(chitarra) e Daniela De Martino (basso). La nuova formazione deriva il nome

dall’omonimo brano degli Aerosmith e propone un repertorio davvero interessante, co-

stituito dai brani più significativi delle migliori band hard rock della scena internaziona-

le.

Nel 2006 si struttura la line up attuale della formazione: Annarita, Daniela e Alice

decidono di lasciare e vengono sostituite da Francesca Sarnicola (basso) e Serena Tra-

panese (chitarra).

Dopo vent’anni dalla nascita, le Rag Dolls continuano a proporre uno straordinario

repertorio hard rock nei pub della Campania e delle regini limitrofe.

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Leggendo la vostra

biografia, salta subito agli

occhi la scelta precoce della

musica rock: possiamo dire

un amore a prima vista?

Sì, senza ombra di dub-

bio. Tutte noi siamo state

sempre innamorate del rock;

anche se proveniamo da e-

sperienze diverse e apparte-

niamo a generazioni differen-

ti, il rock è l’anello magico

che ci unisce.

Pensate che questo a-

more durerà ancora per

molto?

Finché ci regalerà, come

fino ad ora, emozioni fortissi-

me ed infinita energia positi-

va, durerà per sempre.

In un’intervista avete

spiegato che il nome della

vostra band deriva dal tito-

lo di un famosissimo brano

degli Aerosmith; perché,

tra i tanti successi di questa

leggendaria formazione, a-

vete scelto proprio Rag

Dolls.

E’ proprio così: quando

si trattò di scegliere il nome

prendemmo ispirazione dalla

band che, a quel tempo, ama-

vamo di più. Perché proprio

questo brano? Per la ragione

che “Bambole di pezza” ci

rappresentava e ci rappresen-

ta in pieno. Non dimentichia-

mo che siamo tutte donne: a

buon intenditore, poche paro-

le.

Gruppo al femminile

per necessità o per scelta?

Assolutamente per scel-

ta. Non per disprezzare i col-

leghi maschietti, ma è natura-

le che tra donne si venga a

creare un’alchimia difficile,

se non addirittura impossibi-

le, da raggiungere in una

band mista.

Per Salerno sicura-

mente un unicum. In quan-

to musiciste, avete mai do-

vuto scontrarvi con pregiu-

dizi sessisti?

Purtroppo sì; anche se,

per fortuna, si è trattato di

casi isolati a cui non abbiamo

mai dato troppo peso. Intan-

to, è duro a morire il pregiu-

dizio secondo cui alle donne

è negata la possibilità di e-

sprimersi mediante determi-

nate forme d’arte o di generi

particolari, come l’hard rock,

appunto.

E ora dite la verità:

qualche vantaggio?

Mah! Saremmo disone-

ste a dire che qualche vantag-

gio non ci sia, ma si limita

alla curiosità che desta una

rock band al femminile; ciò

ha potuto comportare, ma so-

lo in qualche rarissimo caso,

la possibilità di avere una se-

rata proprio per questo moti-

vo. Rimane il fatto, però, che

devi sempre dimostrare on

stage quanto vali: la curiosità

passa mentre le Rag Dolls

resistono da vent’anni: que-

sto vorrà pur significare qual-

cosa!

Già, da vent’anni. Re-

gistrate dei cambiamenti

nell’ambiente musicale sa-

lernitano dai vostri esordi

ad oggi?

Eccome, se ce ne sono,

nel bene e nel male. Iniziamo

da un cambiamento in negati-

vo: le maggiori possibilità

per esibirsi vengono offerte

ancora dai pub; tuttavia, sono

cambiate le “regole del gio-

co”: con sempre maggior fre-

quenza i gestori dei pub di-

menticano che il tuo lavoro è

quello del musicista, mentre

loro vorrebbero che tu fossi

più un PR capace di riempire

il locale. Negli anni scorsi,

invece, si creava una sinergia

tra gruppi e locali: il successo

di una serata era il risultato

del prestigio sia del pub che

della band che si esibiva; per

questo vi era una maggiore

selezione dei gruppi musicali

basata sulla loro professiona-

lità complessiva, valutata non

soltanto tenendo conto della

tecnica esecutiva in sé, ma

sulla capacità di “tenere alta

la serata”, il che significa

molte cose: scelta del reper-

torio, capacità di entusiasma-

re il pubblico, non annoiarlo

con gratuite esibizioni di

“bravura”, accuratezza nella

regolazione dei suoni, capa-

cità di interpretare con serietà

il genere di musica proposto

e così via. Tutto questo com-

portava, come si è detto pri-

ma, anche un enorme vantag-

gio di reputazione per quei

locali che operavano una so-

luzione siffatta: nell’opinione

di tutti erano questi i locali

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dove andare per ascoltare

buona musica. Oggi c’è gran-

de confusione. Molti gestori,

pur non volendo rinunciare

alla musica nei loro locali,

tentano di pagare il meno

possibile. Addirittura ce ne

sono di quelli che, con la scu-

sa di dare spazio ai giovani,

ne approfittano, ricompen-

sandoli semplicemente con la

consumazione (pizza o pani-

no e birra, tanto per intender-

ci). Veniamo agli aspetti po-

sitivi. Oggi ci sono molti più

musicisti e tra questi molte

più donne. In più, le band so-

no più variegate nel genere e

nello stile e hanno meno ini-

bizioni a proporre brani ori-

ginali.

Stefania, che bilancio

hai tratto dalla tua espe-

rienza come turnista?

Un bilancio del tutto po-

sitivo. Ho avuto la possibilità

di conoscere tanti grandissi-

mi musicisti, di cui mi ha

sempre sorpreso l’umiltà, so-

prattutto paragonandola alla

boria di tante “mezze calzet-

te” che pure ho avuto la

sventura di incontrare. A con-

tatto di questi grandi la mia

passione e la volontà di anda-

re avanti sono cresciute a tal

punto che, nonostante le dif-

ficoltà quotidiane, la musica

è e resterà un punto fermo

della mia vita.

Hai mai “tradito” le

Rag Dolls?

Tradimento è una parola

grossa. No, non credo di aver

mai tradito le Rag Dolls, an-

che se ho fatto qualche espe-

rienza parallela. Proprio

quando stavano per nascere

le Dolls ho fatto parte, come

cantante, dei Wry Omen, una

rock band salernitana, con

Nello De Luca (chitarra), En-

nio Parisi (basso) e Silvio Zi-

to (batteria). Ho sempre desi-

derato essere una cantante

solista e, di recente, questo

sogno si sta realizzando in

una rock blues band, i Soun-

dbridge, con Daniele Taglia-

ferro alla chitarra, Enzo Fer-

rara al basso e Domenico

Mostacciuolo alla batteria.

Progetti?

Le Rag Dolls sono in

continua evoluzione, sempre

alla ricerca di nuove idee e di

nuovi stimoli rimanendo, pe-

rò, fedeli all’hard rock degli

anni Settanta e Ottanta.

Intervista e articolo a cura di

NELLO DE LUCA

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