IL MIRIAM MAKEBA OTTOBRE 2012
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20
12
CIRCOLO SEL
MIRIAM MAKEBA
SALERNO
Car* Compagn*,
abbiamo deciso di de-dicare, nel numero di questo mese, largo spazio all’assemblea romana “Non Affoghia-mo nella vecchia politi-ca le speranze solleva-te da SEL” che ci ha visti partecipi sia come firmatari del documen-to di partenza che per il contributo offerto alla discussione dagli inter-venti dei compagni del nostro circolo.
Oltre duecento militanti provenienti da tutta Italia (singoli in rappresentanza di cir-coli e federazioni terri-toriali), alla presenza di alcuni membri della Presidenza Nazionale, tra cui Nicola Fratoian-ni, hanno sentito il bi-sogno di confrontarsi per rilanciare il proget-to di SEL e per garanti-re quel bisogno di par-tecipazione dalla base che è stato largamente proclamato al congres-so fondativo di Firenze 2010.
Desta non poca preoccupazione la scelta di Vendola di partecipare alle così dette primarie del cen-trosinistra, che in real-tà si stanno rivelando un regolamento di conti all’interno del PD tra due aree esponenti di pensieri e programmi nettamente contrastan-ti;
personalmente condivi-do la proposta della compagna Fulvia Ban-doli, che a conclusione del suo lucido interven-to, lancia l’idea di un
doppio turno, il primo interno al Partito De-mocratico ed il secon-do esteso alla coali-zione.
Pertanto, no-nostante le convinzio-ni personali, da buoni militanti, ci impegne-remo al massimo per garantire il miglior risultato del nostro Presidente e per que-sto ci stiamo già pre-parando ad allestire il comitato promotore.
R e s t a n d o sempre in tema di primarie, l ’ansia (alquanto fondata) di Bersani di non uscire vincitore da questo scontro con il rottama-tore Renzi, è apparsa evidente all’incontro che a fine settembre si è tenuto con il PD salernitano; il segreta-rio nazionale, pur di non perdere il pieno sostegno di uno dei sindaci più votati d’Italia, Vincenzo De Luca, ha sopportato in silenzio le battute, a mio giudizio, fuori luo-go del primo cittadino.
Inoltre, parte da questo mese, l’impegno del circolo Makeba, per la raccol-ta firme dei due refe-rendum promossi dal-la FIOM per salva-guardare l’art.8 ed il 18, nonché quello sul reddito minimo. Buo-na lettura.
Tiziana Aiello
REFERENDUM, PRIMARIE E …. SEL
DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL
CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA”
Brandelli di conversazione,
captati da una cimice
nell’ufficio del Capo Gabinetto,
prima che la stessa fosse schiac-
ciata dalla signora delle pulizie!
Il vice Capo Gabinetto si rivolge
al Capo Gabinetto, con tono
allarmato… e l’incipit non pote-
va essere più appropriato:
“Capo, siamo nella cacca, qui
sotto ci sono dei facinorosi mi-
natori che protestano per la
perdita del posto di lavoro…”- “
Ho trovato la soluzione.. li assu-
miamo nella ditta di costruzioni
di mio fratello, serviranno per
abbattere quel centro sportivo,
costruito con i finanziamenti
dell’UE e che verrà riconvertito
in ospizio di lusso, sarà gestito
da mio cognato, che di vecchi se
ne intende, ha sposato quella
vetusta di mia sorella e alla
reception ci sarà mia nipote,
quella che ha preso la laurea in
Estonia, per corrispondenza. E’
specializzata in lingue stranie-
re… infatti, quando parla, non
capisco mai cosa dice!”.
“Allora, Capo, abbiamo trovato
la soluzione a questa rogna,
saranno contenti i minatori,
finalmente un lavoro all’aria
aperta, anzi sotto il sole per 12
ore, in fondo… siamo dei bene-
fattori”… “A proposito di bene-
ficenza, caro il mio vice, stasera
c’e’ la festa alla fondazione
Manolesta, una raccolta di fondi
per i perseguitati dalla stampa di
sinistra e dalle toghe rosse, po-
veracci… sostengono certe spe-
se per pagare gli avvocati..!”.
“So che si tratta di una serata a
tema: le signore indosseranno il
peplo con la maschera della
Boccassini, mentre gli uomini
vestiranno la toga con la ma-
schera di Michele Santoro. Il
clou della serata ci sarà quando
verrà messa in scena una finta
udienza, con accusatori ed accu-
sati, collegio giudicante e giuria
popolare, tutti in mutande con i
volti di Gerry Scotti, ad ogni
risposta dell’accusato,
l’assemblea in coro chiederà:
“l’accendiamo?”. “Bene, allora
a stasera e non dimenticare… la
maschera!”.
CATERINA BIANCO
L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE
Rubrica della responsabile del giornalino
Caterina Bianco
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M IRI AM M A KE BA
Diritti e lavoro. Una
sinistra di governo
Il 30 settembre a Roma si è
svolta l’assemblea promossa
dai firmatari e dalle firmata-
rie del documento “Non affo-
ghiamo nella vecchia politica
le speranze sollevate da
SEL”.
Hanno partecipato compagni/
e iscritti, responsabili di cir-
coli territoriali, eletti in istitu-
zioni locali, elettori e simpa-
tizzanti di SEL che non pro-
vengono da una specifica sto-
ria politica o area né aspirano
a crearne una nuova. Hanno
opinioni di-
verse su a-
spetti pro-
grammatici
così come
sulla previsio-
ne di ciò che
avverrà nei
prossimi me-
si. Sono elet-
tori non ras-
segnati della
sinistra, mili-
tanti appas-
sionati al pro-
getto su cui
SEL è nata di
ricostruire
una sinistra
larga capace
di candidarsi al governo del
cambiamento.
L’assemblea ha offerto uno
spazio per l’espressione di un
disagio cresciuto spesso nelle
realtà locali e di un disorien-
tamento frutto di un deficit
nella costruzione partecipata
della nostra politica a livello
nazionale. Abbiamo assunto
una responsabilità a servizio
di Sel e abbiamo provato a
mettere a disposizione
un’occasione di confronto per
trasformare questo disagio in
politica e proposta. Anche i
limiti della discussione svolta-
si in questa assemblea sono il
segno del problema che ab-
biamo posto e cioè la carenza
di occasioni di confronto ed
elaborazione condivisa.
Non assumiamo ovviamente
nessuna decisione organizza-
tiva ma mettiamo a disposi-
zione di SEL questo stimolo e
assumiamo tutti i contributi
come patrimonio per la di-
scussione. Renderemo dispo-
nibile on line le riprese
dell’assemblea e i contributi
scritti di chi non è riuscita/o
ad intervenire.
Ci rivolgiamo al gruppo diri-
gente di SEL, perché siamo
convinti che senza un cambio
nel nostro modo di essere e
di organizzarci entra in crisi
anche la nostra capacità di
interloquire con ciò che si
muove nella società; la no-
stra credibilità; la nostra au-
torevolezza nel presentarci
come punto di riferimento
agli occhi di un elettorato di
sinistra deluso ma anche di
quella sinistra diffusa che,
ogni volta che gli si dà spa-
zio, dimostra di poter vince-
re.
Per questo il nodo cruciale
del nostro appuntamento è la
democrazia: non intesa come
una generica e innocua
“petizione di partecipazione”
ma piuttosto per il nesso tra
la qualità delle forme di par-
tecipazione e la credibilità
della nostra proposta politica.
Siamo convinti che la capaci-
tà di incidere su alleanze e
programmi dipende anche
dalla qualità del modo in cui
stiamo insieme e dalle forze
sociali che SEL è in grado di
coinvolgere nelle battaglie
che porta avanti. Senza il co-
involgimento di una sinistra
ampia e plurale, senza parte-
cipazione e apertura non ria-
priremo nessuna
partita.
Il sentimento che
ci muove non è
l’antipolitica né il
culto del minori-
tarismo di sini-
stra, né la no-
stalgia del mo-
dello tradizionale
di partito gerar-
chico e burocra-
tico: il nodo sulla
qualità della vita
democratica e
della partecipa-
zione va ben ol-
tre SEL, per que-
sto poniamo
questo tema a
tutta la sinistra, la forze poli-
tiche, i movimenti e le reti
sociali.
Il Governo Monti ha aggrava-
to la crisi e il nostro primo
obiettivo deve essere contra-
stare qualsiasi ipotesi che
riproponga le sue politiche e
assuma i vincoli di bilancio
europei come quadro indiscu-
tibile per le prossime politi-
che. La crisi distruttiva del
neoliberismo, della globaliz-
zazione finanziaria, desertifi-
ca la società e distrugge dirit-
ti e risorse ma apre anche
Pagina 2
PUBBLICHIAMO IL DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DI SEL DEL 30 SETTEMBRE A ROMA
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una nuova possibilità di critica e
di contrasto del consenso alle
politiche neoliberiste di tre de-
cenni.
Oggi la costruzione di una coali-
zione di governo, capace di pre-
figurare un’alternativa, è più dif-
ficile di un anno fa: la costituzio-
ne del governo Monti e le sue
politiche hanno incrinato la leggi-
bilità di un’alternativa di centro-
sinistra alla destra e al berlusco-
nismo, hanno determinato la cri-
si di una coalizione larga e, so-
prattutto, incrinato il rapporto
tra centrosinistra politico e quella
parte di paese che aveva deter-
minato la vittoria dei referendum
sull’acqua, che aveva rotto
l’egemonia berlusconiana nel Pa-
ese. Con la rottura con l’Italia
dei Valori e con l’esplodere di un
conflitto tutto interno al Partito
Democratico, le primarie rischia-
no di mutare senso. La candida-
tura di Nichi Vendola alle prima-
rie deve dunque misurarsi con
questo nuovo quadro.
Oggi condizione preliminare per
lo svolgimento di primarie che
non siano un surrogato del con-
gresso del PD ma un’effettiva
occasione di costruzione di una
coalizione larga, è lo sviluppo di
un confronto programmatico che
delinei un profilo della coalizione
larga di centrosinistra leggibile.
Ma proprio perché non siamo
rassegnati a questo esito e cioè
a una divisione nel centrosinistra
che determini un’egemonia mo-
derata nel principale partito della
coalizione e a una prosecuzione
delle politiche neoliberiste e mo-
netariste che comprimono le
condizioni di vita delle persone e
gli spazi di democrazia nei paesi
europei, vogliamo caratterizzare
la candidatura di Nichi Vendola
alle primarie su tre elementi su
cui raccogliere un impegno e un
consenso largo a sinistra: il su-
peramento dell’agenda Monti e il
cambio delle politiche depressive
e antipopolari in Italia e in Euro-
pa, l’allargamento della coalizio-
ne alle forze politiche dello schie-
ramento di centrosinistra ma so-
prattutto alla società.
Se vogliamo scongiurare l’esito
di una chiusura moderata del
quadro politico la candidatura di
Nichi Vendola può essere lo stru-
mento comune, largo, per indi-
care una prospettiva. Per questo
ci rivolgiamo alla sinistra sociale,
culturale e politica per fare, an-
che nella differenza di collocazio-
ne e prospettive, della candida-
tura di Vendola lo strumento per
contrastare l’ipotesi del Governo
Monti bis e il superamento delle
politiche di rigore europeo, in
particolare MES e Fiscal Com-
pact. Al tempo stesso una legge
elettorale che imponesse una
lista unica comprometterebbe
l’idea di una sinistra autonoma e
determinerebbe un’ulteriore al-
lontanamento del centrosinistra
dal popolo che intende rappre-
sentare.
Ma in una fase allarmante di crisi
sociale, civile e democratica, è
necessario che il cambiamento
non si rilanci solo attraverso le
urne, ma attraverso una lunga e
paziente creazione di coalizioni
sociali, di contrasto alla fram-
mentazione sociale e
all’involuzione politica e cultura-
le. Crediamo che la politica sia
anche trasformazione del-
le relazioni quotidiane,
costruzione di processi
sociali che spostano e tra-
sformano gli orientamenti
diffusi nel Paese: essa
non si esaurisce
nell’esperienza del gover-
no. Ma, al tempo stesso,
una sinistra che rifiuti
programmaticamente di
cimentarsi col nodo del
governo rinuncerebbe al
suo ruolo e non risponde-
rebbe al bisogno di cam-
biamento delle condizioni
materiali di vita delle per-
sone.
La costruzione di un profi-
lo avanzato e innovativo
di una proposta di gover-
no di alternativa non può
essere affidata ad una trattativa
tra partiti che costringa conti-
nuamente la sinistra
nell’alternativa tra rottura o ac-
cettazione di politiche imposte
dalla componente moderata: è
necessario costruire processi nel-
la società che spostino gli orien-
tamenti nella coalizione e ancor
prima nella società:
Il primo terreno per produr-
re concretamente il programma
della coalizione è rappresentato
dai Referendum sul lavoro che
impongono una priorità e un in-
dirizzo per la prossima legislatu-
ra e offrono un terreno di lavoro
comune con la Fiom e tante e-
sperienze politiche a sinistra, per
rompere la solitudine politica del
mondo del lavoro e raccogliere la
grande sofferenza diffusa anche
nel corpo della CGIL. Riporre il
tema dei diritti dei lavoratori è
condizione per ridare dignità e
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4
voce ai lavori nella loro pluralità,
guardando a quel mondo della
precarietà cresciuto fuori dalle
regole le tutele e le forme tradi-
zionali del lavoro. Ridare centra-
lità al lavoro vuol dire anche ria-
prire un’iniziativa di massa e
un’elaborazione politica capace
di prefigurare un’idea di sviluppo
che non contrapponga diritti e
sviluppo, ambiente e salute al
lavoro. La crisi è crisi di un modo
di produrre e non se ne esce
senza un’idea diversa dello svi-
luppo.
Il secondo terreno riguarda
i diritti civili, la laicità, le libertà
di uomini e donne con qualsiasi
orientamento sessuale. Anche su
questo terreno crediamo neces-
sario costruire una grande cam-
pagna nazionale che prospetti
un’altra idea di libertà rispetto al
berlusconismo e una diversa ci-
viltà rispetto alle spinte clericali
e oscurantiste. La lotta per i ma-
trimoni omosessuali, per la dife-
sa della legge 194 e della libertà
a salute sessuale delle donne,
l’impegno contro la Legge 40,
sulla procreazione assistita, sulle
relazioni di potere tra i sessi non
sono questioni parziali ma dise-
gnano un’alternativa di civiltà al
modello berlusconiano che ha
segnato gli ultimi anni del nostro
Paese.
Un terzo terreno su cui è
possibile coniugare costruzione
del programma di governo na-
zionale e rapporto con pratiche
diffuse è quello dei beni comuni
che oggi si presenta in una for-
ma aggiornata dopo la vittoria
del referendum: la spinta alla
vendita del patrimonio pubblico
per la riduzione del debito. Oltre
ai comitati per l’acqua e per il
rispetto dell’esito referendario, le
tante vertenze per l’uso degli
spazi pubblici nelle città intrec-
ciano questo tema alla produzio-
ne di cultura e di relazioni sociali
nelle città e alla reinvenzione del
rapporto tra società, isitituzioni
locali e forme di autogoverno.
Lanciamo inoltre la
proposta di un’assemblea nazio-
nale sulle forme della politica: le
sue pratiche, i suoi linguaggi, il
suo carattere inclusivo, le forme
di conflitto, partecipazione e co-
struzione delle decisioni e degli
indirizzi. Al congresso di Firenze
mettemmo da parte questa di-
scussione: va ripresa liberandola
dal confronto sull’elezione dei
gruppi dirigenti. Tra i modelli
tradizionali di partito e le dege-
nerazioni dei partiti attuali è ne-
cessario riproporre una speri-
mentazione che valorizzi il radi-
camento nei territori ma anche
l’impegno tematico, la relazione
con i movimenti, il superamento
di linguaggi e modelli organizza-
tivi gerarchici. Una riflessione
che deve orientare il ripensa-
mento del modo di vivere di SEL
ma anche contribuire a una ri-
flessione e una ricerca più am-
pia. La buona politica comincia anche
con il darsi regole limpide. Pro-
poniamo che SEL giunga
all’appuntamento elettorale dan-
do un segno chiaro di cambia-
mento e di alterità. Tra le indica-
zioni crediamo si debba discute-
re di procedure trasparenti sulla
decisione delle candidature di
SEL a livello nazionale e locale ,
incompatibilità tra incarichi am-
ministrativi e candidature politi-
che, limiti di spesa certi per le
campagne elettorali dei candidati
e obbligo di pubblicizzazione dei
bilanci negli organismi locali,
modelli organizzativi e costruzio-
ne degli organismi locali che ga-
rantiscano l’autonomia di SEL
dalla dimensione istituzionale.
Oltre le regole è necessario im-
pegnarci attivamente per ridurre
i vincoli culturali che impoveri-
scono la nostra vita democratica,
cambiare i tempi tradizionali del-
la politica che limitano la presen-
za delle donne sia nelle cariche
elettive sia nei ruoli di responsa-
bilità nei partiti, valorizzare la
presenza dei giovani, superare
pratiche che premiano il confor-
mismo a scapito della ricerca
libera, del confronto aperto co-
me condizione di una comunità
plurale, aperta, inclusiva e soli-
dale.
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M IRI AM M A KE BA
Abbiamo letto, come risposta al documento di
questa assemblea, parole di sbigottimento di fronte
a un’ennesima testimo-
nianza dell’inestinguibile impulso alla divisione, al
minoritarismo e, infine, alla sconfitta della sinistra.
Da parte nostra, ci sor-prendiamo della sorpresa.
Le problematiche che oggi
si discutono, in primis le istanze di democrazia in-
terna, di una proposta po-litica aderente alla situa-
zione reale ed elaborata a
partire dalla concreta e-sperienza territoriale dei
militanti, di apertura al mondo dei movimenti e
delle associazioni che og-gi sem-
brano, certa-
mente più
dei parti-ti, capaci
di cataliz-zare la
fiducia e le aspet-
tative di giustizia
sociale di un nume-
ro sempre crescente
di perso-ne, fino
alle deri-
ve populi-ste che
ben cono-sciamo,
erano già tutte pre-
senti nel-la propo-
sta SELasinistra, presen-tata dal gruppo romano
“Riprendiamoci la politi-ca” e dal circolo SEL
“Miriam Makeba” di Sa-lerno nel dicembre
dell’anno scorso, a go-
verno Berlusconi ancora in carica. Il fatto che, a
quasi un anno di distan-za, tali esigenze siano
ancora avvertite come
urgenti, ci sembra la pro-va della necessità di una
discussione aperta, fran-ca e, soprattutto, costrut-
tiva, come quella di oggi. Abbiamo letto ancora
commenti di compagne e compagni che mettono in
luce la vera finalità di
questa assemblea: la vo-lontà di creare una nuova
corrente, con la conse-guenza di incrinare l’unità
di SEL. Ma perché, SEL è un’organizzazione mono-
litica? A me sembra an-cora una SPA di azionisti
al 33% (ex rifondazione, ex verdi ed ex sinistra
democratica) ed in base a questa percentuale si
scelgono i quadri e si de-cidono le candidature. In-
somma, siamo ancora al
nastro di partenza. Que-sta logica poteva andar
bene a Firenze, per dare l’avvio al progetto SEL,
ma con l’obiettivo di scio-gliere queste tre anime in
un’unica grande forza dal disegno politico ben chia-
ro. Ed è proprio questo che qui si reclama: la na-
scita di un soggetto poli-tico finalmente unitario,
fondato sulla democrazia interna e strutturato sulla
naturale dialettica tra
punti di vista differenti. Demonizzare l’alterità di
pensiero sarebbe un er-rore mortale, a maggior
(Continua a pagina 6)
Pagina 5
Documento presentato dal circolo SEL “Miriam Makeba”
all’Assemblea “Non affoghiamo nella vecchia politica la speranza
rappresentata da SEL” .
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ragione quando le differen-
ze riguardano modalità e strategie diverse per rag-
giungere obiettivi condivisi. Questo è il punto. E’ ora di
decidere senza ambiguità la nostra linea politica e
questa va decisa collettiva-mente, durante i congressi
nazionali come quelli di cir-colo. E’ qui, a livello terri-
toriale, che si è più vicini alla realtà vera delle cose,
alla vita concreta delle per-sone, ed è sempre qui che
si costruisce la militanza
vera, quel lavoro gratuito e quotidiano che solo può co-
stituire le fondamenta per un soggetto politico forte e
rappresentativo. Di militan-ti già ce ne sono, e tanti,
ma cominciano (cominciamo) ad avvertire
sempre la mancanza di un’organizzazione efficiente
e, ancor di più, il disagio per una linea politica ondi-
vaga che non nasce da di-scussioni partecipate, ma,
con sempre maggiore fre-
quenza, ci piomba tra capo e collo sotto forma di lanci
di agenzie di stampa. Co-me si fa a parlare con le
persone, potenziali iscritti, simpatizzanti o elettori, se
non si sa bene cosa dire, nel timore che tutta la tua
fatica verrà vanificata la mattina seguente da un ar-
ticolo o un’intervista? Quel di cui abbiamo bisogno è
una linea politica di sini-stra, orgogliosamente di
sinistra, ma di una sinistra
europea, ed è chiaro che questo non potrà piacere a
tutti. Ma ciò significa esse-re un partito: curare gli
interessi di una parte. Nel
nostro caso siamo convinti
che si tratta della parte mi-gliore della società, quella
che oggi, purtroppo è sem-pre più in affanno, non sol-
tanto economicamente ma anche culturalmente, i cui
interessi ed aspirazioni si contrappongono a quelli di
chi, invece, di questa crisi sta approfittando, ancora
una volta, economicamente ma soprattutto cultural-
mente, tentando di inculca-re nelle nostre menti l’idea
che per fron-
teggiare tale drammatico
momento oc-corra rinun-
ciare a tutti i diritti acquisi-
ti nei decenni passati grazie
a lotte duris-sime, che sia
necessario, paradossal-
mente in nome della mo-dernità, ritornare a una
condizione pre novecente-
sca di società divisa in classi di censo nettamente
separate, dove lo svantag-giato non ha diritti a cui
appellarsi, ma confidare soltanto nella magnanima
elemosina del padrone di turno. E anche se la strut-
tura partito non ci piace, pure un movimento ha ne-
cessità di un orizzonte ide-ale limpidamente delineato
verso cui procedere: ci si muove, d’accordo, ma ver-
so dove? Dove vogliamo
andare? Che tipo di socie-tà vogliamo contribuire a
costruire? Il militante ha bisogno di sapere questo, e
anche l’elettore ha necessi-
tà di capire con chiarezza
quale progetto sceglierà. E veniamo all’attualità più
stringente. Questa società è quella che Monti (ma sa-
rebbe meglio dire quei po-teri di cui Monti è la longa
manus) sta tentando di concretizzare? Altra do-
manda, potremmo mai tro-vare un momento di incon-
tro con tale visione? E su quali punti? Diritti civili?
Stato sociale? Politica eco-nomica? Politica industria-
le? Salvaguardia della salu-te e dell’ambiente? Beni
comuni? Vogliamo scioglie-
re questi nodi, prima di ac-cusare quest’assemblea di
voler impedire a SEL di af-frontare la sfida del gover-
no del Paese?
Quel che invece
quest’assemblea si auspica è una SEL sempre più uni-
ta, forte, radicata sul terri-torio, davvero capace di
influire da sinistra sulle scelte di probabili futuri go-
verni.
Ma tutto ciò bisogna
farlo qui e ora; non abbia-mo più tempo per attende-
re un dopo.
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NOI C’ERAVAMO
di Alessandro Turchi
Domenica 30 settembre il nostro
Circolo Miriam Makeba era a Roma, con quattro esponenti autorevoli, a
testimoniare la propria partecipazio-ne all’assemblea nazionale “non affo-
ghiamo”, uno slogan inteso come
segnale di allarme per esorcizzare il rischio che il SEL possa fare la fine di
molti altri partiti di belle speranze: trasformarsi, cioè, al di là delle buo-
ne intenzioni iniziali, in uno dei tanti partiti e partitini, con le vecchie litur-
gie, con i difetti soliti, con la man-
canza di democrazia di chi affida tutto al leader carismatico.
Un ambiente carico di tensione mo-rale, di partecipazione, la sede della
CGIL in via Buonarroti a Roma dove si è tenuta l’assemblea; presenze di
prestigio, fra cui Piero Sansonetti, ex
direttore di Liberazione, Giuliana Sgrena, Fulvia Bandoli. Per la contro-
parte, cioè a seguire i lavori per con-to della maggioranza vendoliana,
Nicola Fratoianni, che pure ha svolto un intervento. Si respirava un’aria di
sottile ribellione allo strapotere di
Niki Vendola o, se non altro, alla sua apparente umoralità. Ma il tratto
comune degli interventi è stato il
rimarcare che “nessuno vuole fare la fronda e nessuno vuole creare cor-
renti interne”; questo per evitare fraintendimenti di qualsiasi tipo.
Hanno chiesto di parlare qualcosa
come sessanta persone delle due-cento almeno che hanno riempito la
sala; tra gli interventi molto seguiti quelli dei rappresentanti del nostro
circolo Miriam Makeba, Gianpaolo Lambiase e Nello De Luca, arrivati
qui assieme alla portavoce del circo-
lo, Tiziana Aiello e al sottoscritto.
La sensazione che si è respirata da
subito e per tutta la giornata (l’assemblea si è conclusa intorno
alle 17) è stata quella di gente abba-stanza insofferente rispetto a meto-
dologie che non vedono molta atten-
zione al dibattito interno. Molti han-no rimarcato il fatto che per sapere
delle linee di azione del SEL debbono leggere i giornali o ascoltare le inter-
viste al leader. Molti degli intervenu-ti, fra cui la stessa Fulvia Bandoli,
hanno stigmatizzato la ventilata (poi
concretizzatasi) ipotesi di vedere Vendola in lizza alle primarie, assie-
me a Renzi e Bersani. Bandoli, ad
esempio, ma anche Giampaolo Lam-biase, hanno rimarcato la necessità
di due fasi, con la prima, tutta inter-na al PD ed una seconda con atten-
zione alla coalizione.
Monica Pasquino, che aveva aperto i
lavori con fare conciliante, pure ave-va ricordato la necessità che SEL
debba essere una squadra plurale e
non una monarchia in cui tutti aspet-tano l’orientamento di Niki Vendola.
Insomma, più democrazia, in un par-tito che della democrazia dovrebbe
fare la sua ragion d’essere. Molti gli
interventi che hanno seguito questa linea, pur con sottolineature costanti
del fatto che non si voleva rompere con la leadership.
Nicola Fratoianni, come detto l’unica voce della squadra di Niki Vendola,
ha provato a ricordare che l’obiettivo finale è quello di cambiare il paese e
che i distinguo e la fronda interna,
pur fatta a fin di bene, sono degli inutili orpelli. Ma l’assemblea ha pro-
seguito sulla stessa linea di azione con cui è iniziata, con alcuni (pochi
in verità, anche se applaudi-
ti) che hanno chiesto di sper-sonalizzare il logo di SEL,
togliendo la scritta “con Ven-dola”.
Alla fine, dopo anche l’intervento di Nello De Luca,
che ha messo l’accento sulla necessità di una linea chiara
e di una organizzazione più
capillare, l’assemblea ha chiuso i battenti. Un
bell’esercizio di democrazia, di comunicazione libera, un
bel dibattito con in sottofon-
do un convitato di pietra: la necessità di una sinistra che
sappia sì dialogare, ma che sappia anche acquisire un
cultura di governo e sappia
portare avanti una linea chia-ra e univoca.
ALESSANDRO TURCHI
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PERCHÉ L’ISTRUZIONE NON È UN GIOCO…
Di Sara Avossa
Il 4 Ottobre l’Università di Sa-lerno, per qualche ora, si è svegliata dal suo torpore: in occasione della premiazione dello Start Cup Campania 2012, vari studenti, provenienti da diversi ambiti politici e non, hanno deciso di accogliere il Ministro Profumo (non presen-te, ma in sua vece il sottose-gretario all’Istruzione Mario Rossi Doria), presentando dub-bi, critiche e perplessità varie riguardo la Riforma che si at-tuerà, e in parte già applicata, riguardo l’Università e le scuole superiori.
Purtroppo, nonostante la buo-na volontà, l’adesione alla pro-testa è stata minima e le moti-vazioni sono ben note: l’inizio da pochi giorni dei corsi ha re-so impossibile la presenza de-gli studenti; il margine di tempo ristretto con cui si è venuti a conoscenza della presunta presenza del Ministro, ha reso vani gli sforzi di informare la collettività studentesca; lo scio-pero di 24 ore indetto dai tra-
sporti, ha fatto sì che l’affluenza fosse minima in Ate-neo.
Nonostante tutto, alle ore 16.30, un gruppo nutrito di stu-denti ha accolto il sottosegreta-rio e consegnatogli una lettera, concordata precedentemente in una assemblea pubblica, in cui erano esplicate le obiezioni riguardo i punti della Riforma.
Se vogliamo, però, fare un’analisi profonda della scar-sa presenza degli studenti sa-lernitani alla manifestazione, il problema si focalizza subito: il carente interesse alla vita politica da parte dei giovani. Come se poi, ciò che viene stabilito in sede parlamentare, non abbia una ricaduta diretta sulla nostra vita quotidiana. Quando impareremo, e capire-mo soprattutto (e mi includo ovviamente anche io), che in questo Paese, per ottenere qualcosa, bisogna rimboccarsi le maniche, essere uniti e af-frontare il problema? O siamo solo bravi ad imporci ai nostri
genitori per la “paghetta setti-manale” o a come guadagnarci i soldi per comprarci uno stupi-do Iphone?
Fa male sentirsi dire da propri coetanei (e in questo non vo-glio citare l’estrazione sociale) che la manifestazione è inutile in quanto la tassa è stata già pagata e non potremmo otte-nere un rimborso. Un rimbor-so? E io sono qui a sgolarmi per un rimborso? Io sono qui per affermare anche un TUO sacrosanto diritto, ovvero quel-lo del Diritto allo Studio, che oggi, più che un diritto, è diven-tato un privilegio.
Quindi, se non vogliamo che la nostra Università diventi sem-plicemente un grande recinto in cui contenere tante pecore, è giunta l’ora di svegliarsi, per-ché l’Istruzione non è un gioco, come ci hanno fatto pensare all’asilo, ma un vero è proprio lavoro, un qualcosa che ci for-merà per sempre, il nostro pas-saporto per i l fu turo.
Rivendicalo!!!!
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Di seguito, il testo della lettera consegnata al sottosegretario Doria
dagli studenti universitari e medi di Salerno
Spett.Le Ministro dell’istruzione,
dell’Università, della Ricerca
Francesco Profumo,
questo documento a mo’ di let-
tera le viene presentato da stu-
denti, studentesse e precari del-
la scuola pubblica di Salerno e
provincia e dell’Università degli
studi di Salerno;
In merito alle riforme e ai dise-
gni di legge riguardanti
l’Istruzione Pubblica proposti
dal governo Monti e anche sulla
scia dei Governi precedenti, ci
sentiamo in dovere di esprimere
il nostro profondo dissenso e la
nostra seria preoccupazione per
gli scenari che si stanno deline-
a n d o n e l p a n o r a m a
dell’Istruzione Pubblica italiana.
In virtù degli artt. 33 - 34 della
Costituzione Italiana, poniamo
l’attenzione su alcuni punti cru-
ciali scaturiti da alcune analisi
sull’istruzione italiana e sulla
lettura del suo d.d.l. detto ap-
punto “Profumo”:
Secondo lo studio “Education at
Glance” dell’OCSE pubblicato
nel 2012, l’Italia è il penultimo
Paese per investimento
sull’istruzione, con una spesa
rapportata al PIL pari al 4,9%
contro il 6,2% della media euro-
pea.
Ci chiediamo perché in Italia si
investano miliardi in spese mili-
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tari (cacciabombardieri F35 e
“missioni di pace”) e opere inutili
(TAV, Ponte sullo stretto) anziché
nell’istruzione.
In contrasto con questi dati allar-
manti il Governo Monti risponde
con la spending review che tut-
tavia peggiora la situazione. Infat-
ti, si prevede nel campo dell'istru-
zione l’inserimento del prestito
d’onore, che non ha nulla di ono-
revole, essendo una chiara forma
d’indebitamento degli studenti nei
confronti di aziende e istituti di
credito per finanziare i propri stu-
di.
Gli studenti americani stanno già
pagando sulla propria pelle le ro-
vinose conseguenze del prestito
d'onore (speculazioni delle ban-
che, crisi economica, difficoltà a
trovare lavoro per poter far fronte
al debito...) come è stato ampia-
mente denunciato da alcuni attivi-
sti quali la dott.sa Homeless A-
djunct. Si tratta di una rovinosa
alternativa alle borse di studio,
ben più efficaci per aiutare gli stu-
denti in difficoltà economica, che
invece hanno subito grossi tagli:
sono attualmente disponibili solo
103 milioni di euro a fronte dei
300 necessari per garantire la
borsa di studio a tutti coloro che
hanno i requisiti necessari.
Questo è un vero e proprio attac-
co al diritto allo studio, nonché
alla Costituzione.
Il d.d.l. Profumo, con l'ausilio della
revisione di spesa, si orienta sulla
violazione di tal diritto anche attra-
verso l’aumento della tassazio-
ne regionale (da € 62 a € 142,
pari ad un aumento del 126%) e
la rimozione dei fuoricorso dalla
contribuzione studentesca del
20% del FFO.
Da questa prospettiva di tasse
senza limiti ne deriva un risultato
raccapricciante: aumento della
forb ice socia le, l imitando
l’accesso per le fasce più deboli ai
più alti gradi d'istruzione.
L’idea di istruzione del Governo
Monti è un filone unico e collega-
to. La strada è lastricata di cattivi
intenti anche per quanto riguarda
le scuole superiori. Gli studenti,
nonostante siano soggetti fonda-
mentali di tutela,
non vengono
assicurati e tute-
lati abbastanza.
Per non parlare
dell’edilizia sco-
lastica, scivolata
anch’essa agli
ultimi posti nelle
classifiche euro-
pee nella messa
a norma degli
edifici.
Permane una
costante difficol-
tà di accesso ad
Internet, neces-
sario per il pro-
cesso di digita-
lizzazione perpetuato dal gover-
no. Che senso ha parlare di pro-
poste tanto innovative con le
scuole che cadono a pezzi e l'as-
senza di requisiti necessari per
arrivare allo scopo?
La forte voglia di innovazione è
orientata sulla scia della tanto
proclamata americanizzazione,
non solo nei processi marginali e
di ritocco digitale, ma anche
nell’intero processo di formazione.
Nel merito, i quiz INVALSI som-
ministrati alle scuole elementari,
medie e superiori, propongono il
modello del Quizzone americano
anche in Italia. Essi non rappre-
sentano altro che un’azione di
svuotamento della valutazione
dell’insegnamento italiano: gli IN-
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VALSI, standardizzati e riconduci-
bili al modello unico, limiteranno
al massimo la libertà di insegna-
mento e renderanno gli studenti
un numero incanalato all’interno
del database del sistema.
Ancora aperta è la discussione
sull’ex legge Aprea, che risponde
all’esigenza pazza di aziendaliz-
zare ma soprattutto privatizzare la
scuola: all’interno dei Consigli
d’istituto verranno inseriti soggetti
privati, che potranno finanziare
progetti e materiali scolastici, to-
g l i e n do og n i s i g n i f i c a t o
all’Istruzione Pubblica, pregiudi-
cando un percorso formativo sce-
vro d'interessi di mercato.
E la tanto decantata meritocrazia?
Il concetto goeticamente e di per
sé può sembrare giusto e sconta-
to, ma è importante tener conto
della varietà di contesto sociale
ed economico in cui ogni studente
nasce e si forma.
Sarebbe giusto, invece, far sì che
ogni scuola sia equa e che corri-
sponda ai livelli prefissati sia in
edilizia, sia in fondi, sia in progetti,
senza alcuna differenziazione di
serie.
È sulla base di questa analisi -
critica che proponiamo:
Più finanziamenti alla scuola
pubblica e all’università, non
un euro in più a quelle priva-
te!
Stipulare convenzioni per gli
studenti con i consorzi del
trasporto pubblico urbano,
al fine di rendere gratuite le
tratte municipali universita-
rie per gli studenti residenti
e di ridurre in un primo mo-
mento di almeno il 50% il
costo dei trasporti extraur-
bani in tutte le regioni per i
pendolari, fino ad arrivare,
gradualmente, alla gratuità
totale della tratta casa - uni-
versità entro 4 anni.
Accesso libero a tutte le uni-
versità; eliminazione dei test
valutativi del tutto inadegua-
ti, lontani anni luce da una
valutazione giusta e obietti-
va delle conoscenze degli
studenti;
Cancellazione del processo
di privatizzazione perpetua-
to su scuola e università (no
invalsi, no Aprea, no nume-
ro chiuso, no abolizione del
valore legale del titolo di
studio);
Ritiro del d.d.l. Profumo,
improntato solo sulla dise-
guaglianza sociale sia per
quanto riguarda gli studenti
sia i precari (attraverso il
bluff concorsi che non svuo-
ta le graduatorie ma lascia
così com’è il caos della pe-
renne attesa della chiamata
ad insegnare), sia i ricerca-
tori, completamente ignorati
dall’agenda ministeriale;
Formulazione di una nuova
e più equa Riforma, incen-
trata sul vero diritto allo stu-
dio, sulla tutela dei lavorato-
ri del mondo della scuola,
sugli incentivi a scuola, uni-
versità e ricerca!
Con la speranza che la nostra let-
tera le sia d’ausilio per una neces-
saria autocritica le auguriamo
buon lavoro.
Fisciano, 2 Ottobre 2012
Studenti e Studentesse
medi e universitari,
precar*, insegnanti di
Salerno e provincia
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Continua il nostro viaggio nella musica salernitana
Mayhem ed Enslaved: il thrash metal conquista Salerno
di Nello De Luca
Corre l’anno 1985 e la
scena musicale salernitana
viene scossa violentemente
dall’apparizione di una band
che si caratterizza per delle
sonorità del tutto inedite: i
Mayhem. Sono tre ragazzi,
giovanissimi, tra i diciasset-
te e i diciotto anni: i fratelli
Maurizio e Roberto Figlio-
lia, rispettivamente alle chi-
tarre e alla batteria, e Fabio
Laurenti, al basso. Questi,
saltando a piè pari hard
rock, punk e perfino l’heavy
metal, conquistano i territo-
ri magmatici del thrash e
dello speed metal, generi an-
cora “di nicchia” a Salerno,
dal momento che soltanto da
un paio d’anni si sono affer-
mati, a partire dagli Stati U-
niti, ad opera di band, ormai
famosissime, come Metalli-
ca, Megadeth, Anthrax, Sla-
yer (i cosiddetti Big Four del
genere), Suicidal Tendencies
e Testament.
Thrash metal e speed me-
tal, che secondo molti musi-
cisti e critici sono sinonimi,
fondendo heavy metal e
hardcore punk, si caratteriz-
zano per le ritmiche taglienti
e velocissime, sparate a vo-
lumi devastanti, e per testi
che alternano atmosfere oc-
culte, sataniche a tematiche
di denuncia sociale.
I Mayhem, al loro appari-
re, lasciano sgomenti e scan-
dalizzati i cultori della
“buona musica”, spesso i-
dentificata con stanche ri-
proposizioni di standard jazz
e blues, come anche qualche
corifeo di attardate
“rivoluzioni” musicali che,
d’improvviso, si ritrova
confinato in posizioni di re-
troguardia rispetto al vivo
procedere della storia.
Intanto, dopo poco tempo,
Fabio lascia il gruppo per
dedicarsi al suo reale stru-
mento, la chitarra, e al suo
genere preferito, un rock
blues di chiara matrice ame-
ricana, occhieggiante ai
grandi cantautori
d’oltreoceano, primi fra tutti
Patty Smith e Bruce Sprin-
gsteen, e fonda una propria
band: i Valium. Di Fabio oc-
corre ricordare la ipertrofica
creatività, che ha segnato
tutti i campi in cui si è ci-
mentato, dalla musica, ap-
punto, alle arti visive e
all’arredamento.
Il suo posto viene preso
da un giovanissimo e talen-
tuoso bassista, Umberto
Giannini che, completamen-
te calato nell’universo
thrash/speed metal, risulta
fondamentale per la defini-
zione stilistica dei Mayhem.
Con Umberto, infatti, Mau-
rizio e Roberto registrano il
loro primo lavoro, il demo
intitolato Hate of Pain
(1987), contenete quattro
tracce (Die, Living to Kill,
Overturned Cross, Fukin’
Blood) che evidenziano una
grande forza espressiva e
una notevole maturità com-
positiva. Questo lavoro por-
ta i giovani musicisti saler-
nitani all’attenzione nazio-
nale, tanto che diverse rivi-
ste di settore dedicano loro
recensioni più che lusinghie-
re.
Proprio la conquista di
una notorietà su scala nazio-
nale spinge Maurizio, Ro-
berto e Umberto a prendere
una decisione abbastanza
sofferta: il cambio del nome
della formazione, reso ne-
cessario per non essere con-
fusi con altri gruppi; nel
1987, infatti, si contano al-
meno sette band omonime:
due statunitensi, due tede-
sche, una ungherese, una
finlandese e una brasiliana.
La scelta cade sul termine
Enslaved e con tale nome i
nostri si presentano al pub-
blico a partire dal 1989.
Il 1990 rappresenta
l’apice della carriera degli
Enslaved. Vengono selezio-
nati per registrare un brano
per una compilation della
Metal Box Promotion e dan-
no alla luce il demo Ensla-
ved, registrato presso i Much
More Studio di Firenze; si
tratta di quattro brani
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(Preacher of Lies, Bound to
Violence, Cry of War, Senten-
ce of Death) che valgono agli
Enslaved l’inclusione nelle
dieci migliori band italiane,
secondo un sondaggio propo-
sto dalle più accreditate rivi-
ste di settore, e una serie di
fortunatissimi concerti in tut-
ta Italia.
All’apogeo della loro vi-
cenda, Maurizio, Roberto e
Umberto decidono di amplia-
re il proprio bagaglio di espe-
rienze, umane ed artistiche, e
di affrontare nuove sfide.
In particolare, Maurizio
viene chiamato nei Death SS
(in Death of Steve Sylvester),
la storica e famosissima for-
mazione black metal fiorenti-
na, con cui incide un picture
disc limited edition; Roberto
entra a far parte degli Hidden
Hate e Umberto avvia colla-
borazioni con alcune forma-
zioni salernitane anche di di-
versa ispirazione musicale.
Dopo queste esperienze,
però, i fratelli Figliolia, anche
per motivi non esclusivamen-
te legati alla musica, decido-
no di abbandonare il progetto
Enslaved, ripromettendosi di
riprendere il discorso quando
le circostanze della vita lo
avrebbero permesso.
Sembra che questo mo-
mento sia arrivato, perché
Maurizio e Roberto, rimanen-
do fedeli alle scelte musicali
della loro gioventù, da un pa-
io di anni stanno lavorando a
un nuovo progetto, i Filii E-
liae, caratterizzati da testi in
latino e atmosfere ancora più
lugubri e tenebrose, in ragio-
ne delle quali hanno anche
adottato degli pseudonimi:
Martirivm (chitarre e voce),
Ossibvs Ignotis (batteria),
Tvmvlvm (basso). I Filii E-
liae hanno già registrato alcu-
ni brani ed è molto probabile
che, a breve, li vedremo in
azione in città.
Giovanissimi, avete subi-
to scelto il thrash metal sen-
za attraversare tappe inter-
medie, ad esempio l’heavy
metal. Come mai?
E’ vero, semplicemente
perché siamo sempre stati in-
teressati alla parte estrema
del genere ed era ciò che più
ci appagava e ci dava soddi-
sfazione suonare.
Ai vostri esordi, avete a-
vuto occasione di suonare
in pubblico?
Si, molto spesso e non solo
a Salerno. Nella nostra città
la scena musicale è sempre
stata molto vivace, lo dimo-
stra il fatto che ci sono eccel-
lenti band e musicisti. Non
mancavano le occasioni di
esibirsi dal vivo.
Quando vi siete resi con-
to di essere pronti per regi-
strare i vostri lavori?
Come tutte le band, dopo
tante ore in sala prove, con-
certi e con la consapevolezza
di aver acquisito una suffi-
ciente padronanza con i ri-
spettivi strumenti, decidem-
mo di concretizzare il nostro
lavoro registrando inizial-
mente un demo tape. I mezzi
a nostra disposizione erano
quelli che erano, ma un passo
avanti era comunque stato
fatto.
Avete registrato il vostro
secondo demo (Enslaved) a
Firenze. Perché?
Volevamo una qualità so-
nora più professionale e dalle
nostre parti non c’era ancora
uno studio specializzato in
musica metal dove poter regi-
strare. Si pensò allora di ser-
virci dei Much More Studio
di Firenze che già conosceva-
mo, avendo registrato in pre-
cedenza un disco con la loca-
le band dei Death SS.
Un brano inserito nella
compilation delle dieci mi-
gliori band italiane e un
tour di successo per l’Italia.
Ricordate qualche aneddo-
to in particolare?
Visto il genere musicale
che proponevamo, sono acca-
dute tante cose durante i no-
stri concerti, belle e meno
belle, ma quello che ci piace
più ricordare sono tutte le
persone che abbiamo avuto
occasione di conoscere e tutti
i gruppi con i quali abbiamo
condiviso il palco.
Queste esperienze hanno
significato qualche cosa in
termini di gradimento an-
che a Salerno?
Pensiamo di no, perché
nella nostra città abbiamo a-
vuto un buon seguito fin dall’
inizio, indipendentemente da
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quello che abbiamo fatto suc
cessivamente fuori. L’ afflu-
enza di pubblico ai nostri
concerti è sempre stata note-
vole, se teniamo in conside-
razione il fatto che in quel
periodo non si vedevano da
noi molte band che propones-
sero musica estrema. Forse il
motivo era proprio questo.
Cosa avete ricavato dal
lavorare a contatto con pro-
fessionisti di caratura na-
zionale?
Di credere nelle proprie
potenzialità, di non lasciare
nulla al caso e di non prende-
re gli strumenti tanto per suo-
nare. Un buon gruppo deve
avere soprattutto una buona
organizzazione.
Rimane il mistero dello
scioglimento
della band nel
momento più
fortunato della
vostra carrie-
ra.
E’ accaduto
naturalmente.
C’è stato un
momento in cui
la situazione
musicale era
stagnante e sen-
za sbocchi e o-
gnuno prese la
propria strada.
Ora avete
deciso di ritor-
nare. Notate
mutamenti (anche di men-
talità) nella scena musicale
salernitana?
Purtroppo è molto tempo
che manchiamo da Salerno
ma abbiamo visto che i grup-
pi, metal e non, si sono molti-
plicati con il passare degli
anni così come il fiorire di
bravissimi musicisti. Prima
era tutto più schematizzato,
le band di allora suonavano
generi ben distinti: heavy me-
tal, punk, new wave etc. Con
il passare del tempo questi ed
altri stili si sono evoluti fon-
dendosi gli uni con gli altri,
dando vita a diverse e nuove
sonorità. Sono sicuramente
diminuiti, tuttavia, gli spazi
dove potersi esibire dal vivo.
Volete spiegare un po’ il
progetto Filii Eliae?
Sapevamo già dopo lo
scioglimento degli Enslaved
che prima o poi avremmo
ripreso, ma con nuove idee.
Con Filii Eliae si apre un
nuovo capitolo non propria-
mente etichettabile come
Black Metal, anche se molto
vicino. Testi in latino e atmo-
sfere molto heavy e lugubri .
La resa sonora live sarà mi-
gliorata specialmente per
batteria ed effetti di chitarra.
La formazione rimane un tri-
o: Martirivm (chitarre e vo-
ce), Ossibvs Ignotis
(batteria) e Tvmvlvm (il bas-
sista Lorenzo Zarone). Que-
sto inverno saremo a Salerno
per un concerto che apriremo
sicuramente con Cimiterivm
e le registrazioni del primo
CD come Filii Eliae.
Intervista e articolo a cura di
Nello De Luca
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Il circolo MIRIAM MAKEBA ha aderito al Comitato Promotore per i re-ferendum sugli articoli 18 e 8.
Tra poco meno di una settimana ci sarà una conferenza stampa nella
nostra città di presentazione della campagna referendaria e del co-mitato promotore.
Dal giorno 15 inizieremo i banchetti. Le braccia e le teste per orga-nizzarle non sono mai sufficienti.
Chiunque vuole attivarsi insieme a noi contatti il circolo telefonando ai seguenti numeri : 3270437490 — 3387346018 oppure via email [email protected]