IL MIRIAM MAKEBA OTTOBRE 2012

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IL MIRIAM MAKEBA OTTOBRE 2012 CIRCOLO SEL MIRIAM MAKEBA SALERNO Car* Compagn*, abbiamo deciso di de- dicare, nel numero di questo mese, largo spazio all’assemblea romana “Non Affoghia- mo nella vecchia politi- ca le speranze solleva- te da SEL” che ci ha visti partecipi sia come firmatari del documen- to di partenza che per il contributo offerto alla discussione dagli inter- venti dei compagni del nostro circolo. Oltre duecento militanti provenienti da tutta Italia (singoli in rappresentanza di cir- coli e federazioni terri- toriali), alla presenza di alcuni membri della Presidenza Nazionale, tra cui Nicola Fratoian- ni, hanno sentito il bi- sogno di confrontarsi per rilanciare il proget- to di SEL e per garanti- re quel bisogno di par- tecipazione dalla base che è stato largamente proclamato al congres- so fondativo di Firenze 2010. Desta non poca preoccupazione la scelta di Vendola di partecipare alle così dette primarie del cen- trosinistra, che in real- tà si stanno rivelando un regolamento di conti all’interno del PD tra due aree esponenti di pensieri e programmi nettamente contrastan- ti; personalmente condivi- do la proposta della compagna Fulvia Ban- doli, che a conclusione del suo lucido interven- to, lancia l’idea di un doppio turno, il primo interno al Partito De- mocratico ed il secon- do esteso alla coali- zione. Pertanto, no- nostante le convinzio- ni personali, da buoni militanti, ci impegne- remo al massimo per garantire il miglior risultato del nostro Presidente e per que- sto ci stiamo già pre- parando ad allestire il comitato promotore. Restando sempre in tema di primarie, l’ansia (alquanto fondata) di Bersani di non uscire vincitore da questo scontro con il rottama- tore Renzi, è apparsa evidente all’incontro che a fine settembre si è tenuto con il PD salernitano; il segreta- rio nazionale, pur di non perdere il pieno sostegno di uno dei sindaci più votati d’Italia, Vincenzo De Luca, ha sopportato in silenzio le battute, a mio giudizio, fuori luo- go del primo cittadino. Inoltre, parte da questo mese, l’impegno del circolo Makeba, per la raccol- ta firme dei due refe- rendum promossi dal- la FIOM per salva- guardare l’art.8 ed il 18, nonché quello sul reddito minimo. Buo- na lettura. Tiziana Aiello REFERENDUM, PRIMARIE E …. SEL DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA” Brandelli di conversazione, captati da una cimice nell’ufficio del Capo Gabinetto, prima che la stessa fosse schiac- ciata dalla signora delle pulizie! Il vice Capo Gabinetto si rivolge al Capo Gabinetto, con tono allarmato… e l’incipit non pote- va essere più appropriato: “Capo, siamo nella cacca, qui sotto ci sono dei facinorosi mi- natori che protestano per la perdita del posto di lavoro…”- Ho trovato la soluzione.. li assu- miamo nella ditta di costruzioni di mio fratello, serviranno per abbattere quel centro sportivo, costruito con i finanziamenti dell’UE e che verrà riconvertito in ospizio di lusso, sarà gestito da mio cognato, che di vecchi se ne intende, ha sposato quella vetusta di mia sorella e alla reception ci sarà mia nipote, quella che ha preso la laurea in Estonia, per corrispondenza. E’ specializzata in lingue stranie- re… infatti, quando parla, non capisco mai cosa dice!”. “Allora, Capo, abbiamo trovato la soluzione a questa rogna, saranno contenti i minatori, finalmente un lavoro all’aria aperta, anzi sotto il sole per 12 ore, in fondo… siamo dei bene- fattori”… “A proposito di bene- ficenza, caro il mio vice, stasera c’e’ la festa alla fondazione Manolesta, una raccolta di fondi per i perseguitati dalla stampa di sinistra e dalle toghe rosse, po- veracci… sostengono certe spe- se per pagare gli avvocati..!”. “So che si tratta di una serata a tema: le signore indosseranno il peplo con la maschera della Boccassini, mentre gli uomini vestiranno la toga con la ma- schera di Michele Santoro. Il clou della serata ci sarà quando verrà messa in scena una finta udienza, con accusatori ed accu- sati, collegio giudicante e giuria popolare, tutti in mutande con i volti di Gerry Scotti, ad ogni risposta dell’accusato, l’assemblea in coro chiederà: “l’accendiamo?”. “Bene, allora a stasera e non dimenticare… la maschera!”. CATERINA BIANCO L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE Rubrica della responsabile del giornalino Caterina Bianco

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mensile del giornalino del circolo SEL Miriam Makeba di Salerno

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CIRCOLO SEL

MIRIAM MAKEBA

SALERNO

Car* Compagn*,

abbiamo deciso di de-dicare, nel numero di questo mese, largo spazio all’assemblea romana “Non Affoghia-mo nella vecchia politi-ca le speranze solleva-te da SEL” che ci ha visti partecipi sia come firmatari del documen-to di partenza che per il contributo offerto alla discussione dagli inter-venti dei compagni del nostro circolo.

Oltre duecento militanti provenienti da tutta Italia (singoli in rappresentanza di cir-coli e federazioni terri-toriali), alla presenza di alcuni membri della Presidenza Nazionale, tra cui Nicola Fratoian-ni, hanno sentito il bi-sogno di confrontarsi per rilanciare il proget-to di SEL e per garanti-re quel bisogno di par-tecipazione dalla base che è stato largamente proclamato al congres-so fondativo di Firenze 2010.

Desta non poca preoccupazione la scelta di Vendola di partecipare alle così dette primarie del cen-trosinistra, che in real-tà si stanno rivelando un regolamento di conti all’interno del PD tra due aree esponenti di pensieri e programmi nettamente contrastan-ti;

personalmente condivi-do la proposta della compagna Fulvia Ban-doli, che a conclusione del suo lucido interven-to, lancia l’idea di un

doppio turno, il primo interno al Partito De-mocratico ed il secon-do esteso alla coali-zione.

Pertanto, no-nostante le convinzio-ni personali, da buoni militanti, ci impegne-remo al massimo per garantire il miglior risultato del nostro Presidente e per que-sto ci stiamo già pre-parando ad allestire il comitato promotore.

R e s t a n d o sempre in tema di primarie, l ’ansia (alquanto fondata) di Bersani di non uscire vincitore da questo scontro con il rottama-tore Renzi, è apparsa evidente all’incontro che a fine settembre si è tenuto con il PD salernitano; il segreta-rio nazionale, pur di non perdere il pieno sostegno di uno dei sindaci più votati d’Italia, Vincenzo De Luca, ha sopportato in silenzio le battute, a mio giudizio, fuori luo-go del primo cittadino.

Inoltre, parte da questo mese, l’impegno del circolo Makeba, per la raccol-ta firme dei due refe-rendum promossi dal-la FIOM per salva-guardare l’art.8 ed il 18, nonché quello sul reddito minimo. Buo-na lettura.

Tiziana Aiello

REFERENDUM, PRIMARIE E …. SEL

DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL

CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA”

Brandelli di conversazione,

captati da una cimice

nell’ufficio del Capo Gabinetto,

prima che la stessa fosse schiac-

ciata dalla signora delle pulizie!

Il vice Capo Gabinetto si rivolge

al Capo Gabinetto, con tono

allarmato… e l’incipit non pote-

va essere più appropriato:

“Capo, siamo nella cacca, qui

sotto ci sono dei facinorosi mi-

natori che protestano per la

perdita del posto di lavoro…”- “

Ho trovato la soluzione.. li assu-

miamo nella ditta di costruzioni

di mio fratello, serviranno per

abbattere quel centro sportivo,

costruito con i finanziamenti

dell’UE e che verrà riconvertito

in ospizio di lusso, sarà gestito

da mio cognato, che di vecchi se

ne intende, ha sposato quella

vetusta di mia sorella e alla

reception ci sarà mia nipote,

quella che ha preso la laurea in

Estonia, per corrispondenza. E’

specializzata in lingue stranie-

re… infatti, quando parla, non

capisco mai cosa dice!”.

“Allora, Capo, abbiamo trovato

la soluzione a questa rogna,

saranno contenti i minatori,

finalmente un lavoro all’aria

aperta, anzi sotto il sole per 12

ore, in fondo… siamo dei bene-

fattori”… “A proposito di bene-

ficenza, caro il mio vice, stasera

c’e’ la festa alla fondazione

Manolesta, una raccolta di fondi

per i perseguitati dalla stampa di

sinistra e dalle toghe rosse, po-

veracci… sostengono certe spe-

se per pagare gli avvocati..!”.

“So che si tratta di una serata a

tema: le signore indosseranno il

peplo con la maschera della

Boccassini, mentre gli uomini

vestiranno la toga con la ma-

schera di Michele Santoro. Il

clou della serata ci sarà quando

verrà messa in scena una finta

udienza, con accusatori ed accu-

sati, collegio giudicante e giuria

popolare, tutti in mutande con i

volti di Gerry Scotti, ad ogni

risposta dell’accusato,

l’assemblea in coro chiederà:

“l’accendiamo?”. “Bene, allora

a stasera e non dimenticare… la

maschera!”.

CATERINA BIANCO

L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE

Rubrica della responsabile del giornalino

Caterina Bianco

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M IRI AM M A KE BA

Diritti e lavoro. Una

sinistra di governo

Il 30 settembre a Roma si è

svolta l’assemblea promossa

dai firmatari e dalle firmata-

rie del documento “Non affo-

ghiamo nella vecchia politica

le speranze sollevate da

SEL”.

Hanno partecipato compagni/

e iscritti, responsabili di cir-

coli territoriali, eletti in istitu-

zioni locali, elettori e simpa-

tizzanti di SEL che non pro-

vengono da una specifica sto-

ria politica o area né aspirano

a crearne una nuova. Hanno

opinioni di-

verse su a-

spetti pro-

grammatici

così come

sulla previsio-

ne di ciò che

avverrà nei

prossimi me-

si. Sono elet-

tori non ras-

segnati della

sinistra, mili-

tanti appas-

sionati al pro-

getto su cui

SEL è nata di

ricostruire

una sinistra

larga capace

di candidarsi al governo del

cambiamento.

L’assemblea ha offerto uno

spazio per l’espressione di un

disagio cresciuto spesso nelle

realtà locali e di un disorien-

tamento frutto di un deficit

nella costruzione partecipata

della nostra politica a livello

nazionale. Abbiamo assunto

una responsabilità a servizio

di Sel e abbiamo provato a

mettere a disposizione

un’occasione di confronto per

trasformare questo disagio in

politica e proposta. Anche i

limiti della discussione svolta-

si in questa assemblea sono il

segno del problema che ab-

biamo posto e cioè la carenza

di occasioni di confronto ed

elaborazione condivisa.

Non assumiamo ovviamente

nessuna decisione organizza-

tiva ma mettiamo a disposi-

zione di SEL questo stimolo e

assumiamo tutti i contributi

come patrimonio per la di-

scussione. Renderemo dispo-

nibile on line le riprese

dell’assemblea e i contributi

scritti di chi non è riuscita/o

ad intervenire.

Ci rivolgiamo al gruppo diri-

gente di SEL, perché siamo

convinti che senza un cambio

nel nostro modo di essere e

di organizzarci entra in crisi

anche la nostra capacità di

interloquire con ciò che si

muove nella società; la no-

stra credibilità; la nostra au-

torevolezza nel presentarci

come punto di riferimento

agli occhi di un elettorato di

sinistra deluso ma anche di

quella sinistra diffusa che,

ogni volta che gli si dà spa-

zio, dimostra di poter vince-

re.

Per questo il nodo cruciale

del nostro appuntamento è la

democrazia: non intesa come

una generica e innocua

“petizione di partecipazione”

ma piuttosto per il nesso tra

la qualità delle forme di par-

tecipazione e la credibilità

della nostra proposta politica.

Siamo convinti che la capaci-

tà di incidere su alleanze e

programmi dipende anche

dalla qualità del modo in cui

stiamo insieme e dalle forze

sociali che SEL è in grado di

coinvolgere nelle battaglie

che porta avanti. Senza il co-

involgimento di una sinistra

ampia e plurale, senza parte-

cipazione e apertura non ria-

priremo nessuna

partita.

Il sentimento che

ci muove non è

l’antipolitica né il

culto del minori-

tarismo di sini-

stra, né la no-

stalgia del mo-

dello tradizionale

di partito gerar-

chico e burocra-

tico: il nodo sulla

qualità della vita

democratica e

della partecipa-

zione va ben ol-

tre SEL, per que-

sto poniamo

questo tema a

tutta la sinistra, la forze poli-

tiche, i movimenti e le reti

sociali.

Il Governo Monti ha aggrava-

to la crisi e il nostro primo

obiettivo deve essere contra-

stare qualsiasi ipotesi che

riproponga le sue politiche e

assuma i vincoli di bilancio

europei come quadro indiscu-

tibile per le prossime politi-

che. La crisi distruttiva del

neoliberismo, della globaliz-

zazione finanziaria, desertifi-

ca la società e distrugge dirit-

ti e risorse ma apre anche

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PUBBLICHIAMO IL DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DI SEL DEL 30 SETTEMBRE A ROMA

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una nuova possibilità di critica e

di contrasto del consenso alle

politiche neoliberiste di tre de-

cenni.

Oggi la costruzione di una coali-

zione di governo, capace di pre-

figurare un’alternativa, è più dif-

ficile di un anno fa: la costituzio-

ne del governo Monti e le sue

politiche hanno incrinato la leggi-

bilità di un’alternativa di centro-

sinistra alla destra e al berlusco-

nismo, hanno determinato la cri-

si di una coalizione larga e, so-

prattutto, incrinato il rapporto

tra centrosinistra politico e quella

parte di paese che aveva deter-

minato la vittoria dei referendum

sull’acqua, che aveva rotto

l’egemonia berlusconiana nel Pa-

ese. Con la rottura con l’Italia

dei Valori e con l’esplodere di un

conflitto tutto interno al Partito

Democratico, le primarie rischia-

no di mutare senso. La candida-

tura di Nichi Vendola alle prima-

rie deve dunque misurarsi con

questo nuovo quadro.

Oggi condizione preliminare per

lo svolgimento di primarie che

non siano un surrogato del con-

gresso del PD ma un’effettiva

occasione di costruzione di una

coalizione larga, è lo sviluppo di

un confronto programmatico che

delinei un profilo della coalizione

larga di centrosinistra leggibile.

Ma proprio perché non siamo

rassegnati a questo esito e cioè

a una divisione nel centrosinistra

che determini un’egemonia mo-

derata nel principale partito della

coalizione e a una prosecuzione

delle politiche neoliberiste e mo-

netariste che comprimono le

condizioni di vita delle persone e

gli spazi di democrazia nei paesi

europei, vogliamo caratterizzare

la candidatura di Nichi Vendola

alle primarie su tre elementi su

cui raccogliere un impegno e un

consenso largo a sinistra: il su-

peramento dell’agenda Monti e il

cambio delle politiche depressive

e antipopolari in Italia e in Euro-

pa, l’allargamento della coalizio-

ne alle forze politiche dello schie-

ramento di centrosinistra ma so-

prattutto alla società.

Se vogliamo scongiurare l’esito

di una chiusura moderata del

quadro politico la candidatura di

Nichi Vendola può essere lo stru-

mento comune, largo, per indi-

care una prospettiva. Per questo

ci rivolgiamo alla sinistra sociale,

culturale e politica per fare, an-

che nella differenza di collocazio-

ne e prospettive, della candida-

tura di Vendola lo strumento per

contrastare l’ipotesi del Governo

Monti bis e il superamento delle

politiche di rigore europeo, in

particolare MES e Fiscal Com-

pact. Al tempo stesso una legge

elettorale che imponesse una

lista unica comprometterebbe

l’idea di una sinistra autonoma e

determinerebbe un’ulteriore al-

lontanamento del centrosinistra

dal popolo che intende rappre-

sentare.

Ma in una fase allarmante di crisi

sociale, civile e democratica, è

necessario che il cambiamento

non si rilanci solo attraverso le

urne, ma attraverso una lunga e

paziente creazione di coalizioni

sociali, di contrasto alla fram-

mentazione sociale e

all’involuzione politica e cultura-

le. Crediamo che la politica sia

anche trasformazione del-

le relazioni quotidiane,

costruzione di processi

sociali che spostano e tra-

sformano gli orientamenti

diffusi nel Paese: essa

non si esaurisce

nell’esperienza del gover-

no. Ma, al tempo stesso,

una sinistra che rifiuti

programmaticamente di

cimentarsi col nodo del

governo rinuncerebbe al

suo ruolo e non risponde-

rebbe al bisogno di cam-

biamento delle condizioni

materiali di vita delle per-

sone.

La costruzione di un profi-

lo avanzato e innovativo

di una proposta di gover-

no di alternativa non può

essere affidata ad una trattativa

tra partiti che costringa conti-

nuamente la sinistra

nell’alternativa tra rottura o ac-

cettazione di politiche imposte

dalla componente moderata: è

necessario costruire processi nel-

la società che spostino gli orien-

tamenti nella coalizione e ancor

prima nella società:

Il primo terreno per produr-

re concretamente il programma

della coalizione è rappresentato

dai Referendum sul lavoro che

impongono una priorità e un in-

dirizzo per la prossima legislatu-

ra e offrono un terreno di lavoro

comune con la Fiom e tante e-

sperienze politiche a sinistra, per

rompere la solitudine politica del

mondo del lavoro e raccogliere la

grande sofferenza diffusa anche

nel corpo della CGIL. Riporre il

tema dei diritti dei lavoratori è

condizione per ridare dignità e

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voce ai lavori nella loro pluralità,

guardando a quel mondo della

precarietà cresciuto fuori dalle

regole le tutele e le forme tradi-

zionali del lavoro. Ridare centra-

lità al lavoro vuol dire anche ria-

prire un’iniziativa di massa e

un’elaborazione politica capace

di prefigurare un’idea di sviluppo

che non contrapponga diritti e

sviluppo, ambiente e salute al

lavoro. La crisi è crisi di un modo

di produrre e non se ne esce

senza un’idea diversa dello svi-

luppo.

Il secondo terreno riguarda

i diritti civili, la laicità, le libertà

di uomini e donne con qualsiasi

orientamento sessuale. Anche su

questo terreno crediamo neces-

sario costruire una grande cam-

pagna nazionale che prospetti

un’altra idea di libertà rispetto al

berlusconismo e una diversa ci-

viltà rispetto alle spinte clericali

e oscurantiste. La lotta per i ma-

trimoni omosessuali, per la dife-

sa della legge 194 e della libertà

a salute sessuale delle donne,

l’impegno contro la Legge 40,

sulla procreazione assistita, sulle

relazioni di potere tra i sessi non

sono questioni parziali ma dise-

gnano un’alternativa di civiltà al

modello berlusconiano che ha

segnato gli ultimi anni del nostro

Paese.

Un terzo terreno su cui è

possibile coniugare costruzione

del programma di governo na-

zionale e rapporto con pratiche

diffuse è quello dei beni comuni

che oggi si presenta in una for-

ma aggiornata dopo la vittoria

del referendum: la spinta alla

vendita del patrimonio pubblico

per la riduzione del debito. Oltre

ai comitati per l’acqua e per il

rispetto dell’esito referendario, le

tante vertenze per l’uso degli

spazi pubblici nelle città intrec-

ciano questo tema alla produzio-

ne di cultura e di relazioni sociali

nelle città e alla reinvenzione del

rapporto tra società, isitituzioni

locali e forme di autogoverno.

Lanciamo inoltre la

proposta di un’assemblea nazio-

nale sulle forme della politica: le

sue pratiche, i suoi linguaggi, il

suo carattere inclusivo, le forme

di conflitto, partecipazione e co-

struzione delle decisioni e degli

indirizzi. Al congresso di Firenze

mettemmo da parte questa di-

scussione: va ripresa liberandola

dal confronto sull’elezione dei

gruppi dirigenti. Tra i modelli

tradizionali di partito e le dege-

nerazioni dei partiti attuali è ne-

cessario riproporre una speri-

mentazione che valorizzi il radi-

camento nei territori ma anche

l’impegno tematico, la relazione

con i movimenti, il superamento

di linguaggi e modelli organizza-

tivi gerarchici. Una riflessione

che deve orientare il ripensa-

mento del modo di vivere di SEL

ma anche contribuire a una ri-

flessione e una ricerca più am-

pia. La buona politica comincia anche

con il darsi regole limpide. Pro-

poniamo che SEL giunga

all’appuntamento elettorale dan-

do un segno chiaro di cambia-

mento e di alterità. Tra le indica-

zioni crediamo si debba discute-

re di procedure trasparenti sulla

decisione delle candidature di

SEL a livello nazionale e locale ,

incompatibilità tra incarichi am-

ministrativi e candidature politi-

che, limiti di spesa certi per le

campagne elettorali dei candidati

e obbligo di pubblicizzazione dei

bilanci negli organismi locali,

modelli organizzativi e costruzio-

ne degli organismi locali che ga-

rantiscano l’autonomia di SEL

dalla dimensione istituzionale.

Oltre le regole è necessario im-

pegnarci attivamente per ridurre

i vincoli culturali che impoveri-

scono la nostra vita democratica,

cambiare i tempi tradizionali del-

la politica che limitano la presen-

za delle donne sia nelle cariche

elettive sia nei ruoli di responsa-

bilità nei partiti, valorizzare la

presenza dei giovani, superare

pratiche che premiano il confor-

mismo a scapito della ricerca

libera, del confronto aperto co-

me condizione di una comunità

plurale, aperta, inclusiva e soli-

dale.

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M IRI AM M A KE BA

Abbiamo letto, come risposta al documento di

questa assemblea, parole di sbigottimento di fronte

a un’ennesima testimo-

nianza dell’inestinguibile impulso alla divisione, al

minoritarismo e, infine, alla sconfitta della sinistra.

Da parte nostra, ci sor-prendiamo della sorpresa.

Le problematiche che oggi

si discutono, in primis le istanze di democrazia in-

terna, di una proposta po-litica aderente alla situa-

zione reale ed elaborata a

partire dalla concreta e-sperienza territoriale dei

militanti, di apertura al mondo dei movimenti e

delle associazioni che og-gi sem-

brano, certa-

mente più

dei parti-ti, capaci

di cataliz-zare la

fiducia e le aspet-

tative di giustizia

sociale di un nume-

ro sempre crescente

di perso-ne, fino

alle deri-

ve populi-ste che

ben cono-sciamo,

erano già tutte pre-

senti nel-la propo-

sta SELasinistra, presen-tata dal gruppo romano

“Riprendiamoci la politi-ca” e dal circolo SEL

“Miriam Makeba” di Sa-lerno nel dicembre

dell’anno scorso, a go-

verno Berlusconi ancora in carica. Il fatto che, a

quasi un anno di distan-za, tali esigenze siano

ancora avvertite come

urgenti, ci sembra la pro-va della necessità di una

discussione aperta, fran-ca e, soprattutto, costrut-

tiva, come quella di oggi. Abbiamo letto ancora

commenti di compagne e compagni che mettono in

luce la vera finalità di

questa assemblea: la vo-lontà di creare una nuova

corrente, con la conse-guenza di incrinare l’unità

di SEL. Ma perché, SEL è un’organizzazione mono-

litica? A me sembra an-cora una SPA di azionisti

al 33% (ex rifondazione, ex verdi ed ex sinistra

democratica) ed in base a questa percentuale si

scelgono i quadri e si de-cidono le candidature. In-

somma, siamo ancora al

nastro di partenza. Que-sta logica poteva andar

bene a Firenze, per dare l’avvio al progetto SEL,

ma con l’obiettivo di scio-gliere queste tre anime in

un’unica grande forza dal disegno politico ben chia-

ro. Ed è proprio questo che qui si reclama: la na-

scita di un soggetto poli-tico finalmente unitario,

fondato sulla democrazia interna e strutturato sulla

naturale dialettica tra

punti di vista differenti. Demonizzare l’alterità di

pensiero sarebbe un er-rore mortale, a maggior

(Continua a pagina 6)

Pagina 5

Documento presentato dal circolo SEL “Miriam Makeba”

all’Assemblea “Non affoghiamo nella vecchia politica la speranza

rappresentata da SEL” .

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ragione quando le differen-

ze riguardano modalità e strategie diverse per rag-

giungere obiettivi condivisi. Questo è il punto. E’ ora di

decidere senza ambiguità la nostra linea politica e

questa va decisa collettiva-mente, durante i congressi

nazionali come quelli di cir-colo. E’ qui, a livello terri-

toriale, che si è più vicini alla realtà vera delle cose,

alla vita concreta delle per-sone, ed è sempre qui che

si costruisce la militanza

vera, quel lavoro gratuito e quotidiano che solo può co-

stituire le fondamenta per un soggetto politico forte e

rappresentativo. Di militan-ti già ce ne sono, e tanti,

ma cominciano (cominciamo) ad avvertire

sempre la mancanza di un’organizzazione efficiente

e, ancor di più, il disagio per una linea politica ondi-

vaga che non nasce da di-scussioni partecipate, ma,

con sempre maggiore fre-

quenza, ci piomba tra capo e collo sotto forma di lanci

di agenzie di stampa. Co-me si fa a parlare con le

persone, potenziali iscritti, simpatizzanti o elettori, se

non si sa bene cosa dire, nel timore che tutta la tua

fatica verrà vanificata la mattina seguente da un ar-

ticolo o un’intervista? Quel di cui abbiamo bisogno è

una linea politica di sini-stra, orgogliosamente di

sinistra, ma di una sinistra

europea, ed è chiaro che questo non potrà piacere a

tutti. Ma ciò significa esse-re un partito: curare gli

interessi di una parte. Nel

nostro caso siamo convinti

che si tratta della parte mi-gliore della società, quella

che oggi, purtroppo è sem-pre più in affanno, non sol-

tanto economicamente ma anche culturalmente, i cui

interessi ed aspirazioni si contrappongono a quelli di

chi, invece, di questa crisi sta approfittando, ancora

una volta, economicamente ma soprattutto cultural-

mente, tentando di inculca-re nelle nostre menti l’idea

che per fron-

teggiare tale drammatico

momento oc-corra rinun-

ciare a tutti i diritti acquisi-

ti nei decenni passati grazie

a lotte duris-sime, che sia

necessario, paradossal-

mente in nome della mo-dernità, ritornare a una

condizione pre novecente-

sca di società divisa in classi di censo nettamente

separate, dove lo svantag-giato non ha diritti a cui

appellarsi, ma confidare soltanto nella magnanima

elemosina del padrone di turno. E anche se la strut-

tura partito non ci piace, pure un movimento ha ne-

cessità di un orizzonte ide-ale limpidamente delineato

verso cui procedere: ci si muove, d’accordo, ma ver-

so dove? Dove vogliamo

andare? Che tipo di socie-tà vogliamo contribuire a

costruire? Il militante ha bisogno di sapere questo, e

anche l’elettore ha necessi-

tà di capire con chiarezza

quale progetto sceglierà. E veniamo all’attualità più

stringente. Questa società è quella che Monti (ma sa-

rebbe meglio dire quei po-teri di cui Monti è la longa

manus) sta tentando di concretizzare? Altra do-

manda, potremmo mai tro-vare un momento di incon-

tro con tale visione? E su quali punti? Diritti civili?

Stato sociale? Politica eco-nomica? Politica industria-

le? Salvaguardia della salu-te e dell’ambiente? Beni

comuni? Vogliamo scioglie-

re questi nodi, prima di ac-cusare quest’assemblea di

voler impedire a SEL di af-frontare la sfida del gover-

no del Paese?

Quel che invece

quest’assemblea si auspica è una SEL sempre più uni-

ta, forte, radicata sul terri-torio, davvero capace di

influire da sinistra sulle scelte di probabili futuri go-

verni.

Ma tutto ciò bisogna

farlo qui e ora; non abbia-mo più tempo per attende-

re un dopo.

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NOI C’ERAVAMO

di Alessandro Turchi

Domenica 30 settembre il nostro

Circolo Miriam Makeba era a Roma, con quattro esponenti autorevoli, a

testimoniare la propria partecipazio-ne all’assemblea nazionale “non affo-

ghiamo”, uno slogan inteso come

segnale di allarme per esorcizzare il rischio che il SEL possa fare la fine di

molti altri partiti di belle speranze: trasformarsi, cioè, al di là delle buo-

ne intenzioni iniziali, in uno dei tanti partiti e partitini, con le vecchie litur-

gie, con i difetti soliti, con la man-

canza di democrazia di chi affida tutto al leader carismatico.

Un ambiente carico di tensione mo-rale, di partecipazione, la sede della

CGIL in via Buonarroti a Roma dove si è tenuta l’assemblea; presenze di

prestigio, fra cui Piero Sansonetti, ex

direttore di Liberazione, Giuliana Sgrena, Fulvia Bandoli. Per la contro-

parte, cioè a seguire i lavori per con-to della maggioranza vendoliana,

Nicola Fratoianni, che pure ha svolto un intervento. Si respirava un’aria di

sottile ribellione allo strapotere di

Niki Vendola o, se non altro, alla sua apparente umoralità. Ma il tratto

comune degli interventi è stato il

rimarcare che “nessuno vuole fare la fronda e nessuno vuole creare cor-

renti interne”; questo per evitare fraintendimenti di qualsiasi tipo.

Hanno chiesto di parlare qualcosa

come sessanta persone delle due-cento almeno che hanno riempito la

sala; tra gli interventi molto seguiti quelli dei rappresentanti del nostro

circolo Miriam Makeba, Gianpaolo Lambiase e Nello De Luca, arrivati

qui assieme alla portavoce del circo-

lo, Tiziana Aiello e al sottoscritto.

La sensazione che si è respirata da

subito e per tutta la giornata (l’assemblea si è conclusa intorno

alle 17) è stata quella di gente abba-stanza insofferente rispetto a meto-

dologie che non vedono molta atten-

zione al dibattito interno. Molti han-no rimarcato il fatto che per sapere

delle linee di azione del SEL debbono leggere i giornali o ascoltare le inter-

viste al leader. Molti degli intervenu-ti, fra cui la stessa Fulvia Bandoli,

hanno stigmatizzato la ventilata (poi

concretizzatasi) ipotesi di vedere Vendola in lizza alle primarie, assie-

me a Renzi e Bersani. Bandoli, ad

esempio, ma anche Giampaolo Lam-biase, hanno rimarcato la necessità

di due fasi, con la prima, tutta inter-na al PD ed una seconda con atten-

zione alla coalizione.

Monica Pasquino, che aveva aperto i

lavori con fare conciliante, pure ave-va ricordato la necessità che SEL

debba essere una squadra plurale e

non una monarchia in cui tutti aspet-tano l’orientamento di Niki Vendola.

Insomma, più democrazia, in un par-tito che della democrazia dovrebbe

fare la sua ragion d’essere. Molti gli

interventi che hanno seguito questa linea, pur con sottolineature costanti

del fatto che non si voleva rompere con la leadership.

Nicola Fratoianni, come detto l’unica voce della squadra di Niki Vendola,

ha provato a ricordare che l’obiettivo finale è quello di cambiare il paese e

che i distinguo e la fronda interna,

pur fatta a fin di bene, sono degli inutili orpelli. Ma l’assemblea ha pro-

seguito sulla stessa linea di azione con cui è iniziata, con alcuni (pochi

in verità, anche se applaudi-

ti) che hanno chiesto di sper-sonalizzare il logo di SEL,

togliendo la scritta “con Ven-dola”.

Alla fine, dopo anche l’intervento di Nello De Luca,

che ha messo l’accento sulla necessità di una linea chiara

e di una organizzazione più

capillare, l’assemblea ha chiuso i battenti. Un

bell’esercizio di democrazia, di comunicazione libera, un

bel dibattito con in sottofon-

do un convitato di pietra: la necessità di una sinistra che

sappia sì dialogare, ma che sappia anche acquisire un

cultura di governo e sappia

portare avanti una linea chia-ra e univoca.

ALESSANDRO TURCHI

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PERCHÉ L’ISTRUZIONE NON È UN GIOCO…

Di Sara Avossa

Il 4 Ottobre l’Università di Sa-lerno, per qualche ora, si è svegliata dal suo torpore: in occasione della premiazione dello Start Cup Campania 2012, vari studenti, provenienti da diversi ambiti politici e non, hanno deciso di accogliere il Ministro Profumo (non presen-te, ma in sua vece il sottose-gretario all’Istruzione Mario Rossi Doria), presentando dub-bi, critiche e perplessità varie riguardo la Riforma che si at-tuerà, e in parte già applicata, riguardo l’Università e le scuole superiori.

Purtroppo, nonostante la buo-na volontà, l’adesione alla pro-testa è stata minima e le moti-vazioni sono ben note: l’inizio da pochi giorni dei corsi ha re-so impossibile la presenza de-gli studenti; il margine di tempo ristretto con cui si è venuti a conoscenza della presunta presenza del Ministro, ha reso vani gli sforzi di informare la collettività studentesca; lo scio-pero di 24 ore indetto dai tra-

sporti, ha fatto sì che l’affluenza fosse minima in Ate-neo.

Nonostante tutto, alle ore 16.30, un gruppo nutrito di stu-denti ha accolto il sottosegreta-rio e consegnatogli una lettera, concordata precedentemente in una assemblea pubblica, in cui erano esplicate le obiezioni riguardo i punti della Riforma.

Se vogliamo, però, fare un’analisi profonda della scar-sa presenza degli studenti sa-lernitani alla manifestazione, il problema si focalizza subito: il carente interesse alla vita politica da parte dei giovani. Come se poi, ciò che viene stabilito in sede parlamentare, non abbia una ricaduta diretta sulla nostra vita quotidiana. Quando impareremo, e capire-mo soprattutto (e mi includo ovviamente anche io), che in questo Paese, per ottenere qualcosa, bisogna rimboccarsi le maniche, essere uniti e af-frontare il problema? O siamo solo bravi ad imporci ai nostri

genitori per la “paghetta setti-manale” o a come guadagnarci i soldi per comprarci uno stupi-do Iphone?

Fa male sentirsi dire da propri coetanei (e in questo non vo-glio citare l’estrazione sociale) che la manifestazione è inutile in quanto la tassa è stata già pagata e non potremmo otte-nere un rimborso. Un rimbor-so? E io sono qui a sgolarmi per un rimborso? Io sono qui per affermare anche un TUO sacrosanto diritto, ovvero quel-lo del Diritto allo Studio, che oggi, più che un diritto, è diven-tato un privilegio.

Quindi, se non vogliamo che la nostra Università diventi sem-plicemente un grande recinto in cui contenere tante pecore, è giunta l’ora di svegliarsi, per-ché l’Istruzione non è un gioco, come ci hanno fatto pensare all’asilo, ma un vero è proprio lavoro, un qualcosa che ci for-merà per sempre, il nostro pas-saporto per i l fu turo.

Rivendicalo!!!!

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Di seguito, il testo della lettera consegnata al sottosegretario Doria

dagli studenti universitari e medi di Salerno

Spett.Le Ministro dell’istruzione,

dell’Università, della Ricerca

Francesco Profumo,

questo documento a mo’ di let-

tera le viene presentato da stu-

denti, studentesse e precari del-

la scuola pubblica di Salerno e

provincia e dell’Università degli

studi di Salerno;

In merito alle riforme e ai dise-

gni di legge riguardanti

l’Istruzione Pubblica proposti

dal governo Monti e anche sulla

scia dei Governi precedenti, ci

sentiamo in dovere di esprimere

il nostro profondo dissenso e la

nostra seria preoccupazione per

gli scenari che si stanno deline-

a n d o n e l p a n o r a m a

dell’Istruzione Pubblica italiana.

In virtù degli artt. 33 - 34 della

Costituzione Italiana, poniamo

l’attenzione su alcuni punti cru-

ciali scaturiti da alcune analisi

sull’istruzione italiana e sulla

lettura del suo d.d.l. detto ap-

punto “Profumo”:

Secondo lo studio “Education at

Glance” dell’OCSE pubblicato

nel 2012, l’Italia è il penultimo

Paese per investimento

sull’istruzione, con una spesa

rapportata al PIL pari al 4,9%

contro il 6,2% della media euro-

pea.

Ci chiediamo perché in Italia si

investano miliardi in spese mili-

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tari (cacciabombardieri F35 e

“missioni di pace”) e opere inutili

(TAV, Ponte sullo stretto) anziché

nell’istruzione.

In contrasto con questi dati allar-

manti il Governo Monti risponde

con la spending review che tut-

tavia peggiora la situazione. Infat-

ti, si prevede nel campo dell'istru-

zione l’inserimento del prestito

d’onore, che non ha nulla di ono-

revole, essendo una chiara forma

d’indebitamento degli studenti nei

confronti di aziende e istituti di

credito per finanziare i propri stu-

di.

Gli studenti americani stanno già

pagando sulla propria pelle le ro-

vinose conseguenze del prestito

d'onore (speculazioni delle ban-

che, crisi economica, difficoltà a

trovare lavoro per poter far fronte

al debito...) come è stato ampia-

mente denunciato da alcuni attivi-

sti quali la dott.sa Homeless A-

djunct. Si tratta di una rovinosa

alternativa alle borse di studio,

ben più efficaci per aiutare gli stu-

denti in difficoltà economica, che

invece hanno subito grossi tagli:

sono attualmente disponibili solo

103 milioni di euro a fronte dei

300 necessari per garantire la

borsa di studio a tutti coloro che

hanno i requisiti necessari.

Questo è un vero e proprio attac-

co al diritto allo studio, nonché

alla Costituzione.

Il d.d.l. Profumo, con l'ausilio della

revisione di spesa, si orienta sulla

violazione di tal diritto anche attra-

verso l’aumento della tassazio-

ne regionale (da € 62 a € 142,

pari ad un aumento del 126%) e

la rimozione dei fuoricorso dalla

contribuzione studentesca del

20% del FFO.

Da questa prospettiva di tasse

senza limiti ne deriva un risultato

raccapricciante: aumento della

forb ice socia le, l imitando

l’accesso per le fasce più deboli ai

più alti gradi d'istruzione.

L’idea di istruzione del Governo

Monti è un filone unico e collega-

to. La strada è lastricata di cattivi

intenti anche per quanto riguarda

le scuole superiori. Gli studenti,

nonostante siano soggetti fonda-

mentali di tutela,

non vengono

assicurati e tute-

lati abbastanza.

Per non parlare

dell’edilizia sco-

lastica, scivolata

anch’essa agli

ultimi posti nelle

classifiche euro-

pee nella messa

a norma degli

edifici.

Permane una

costante difficol-

tà di accesso ad

Internet, neces-

sario per il pro-

cesso di digita-

lizzazione perpetuato dal gover-

no. Che senso ha parlare di pro-

poste tanto innovative con le

scuole che cadono a pezzi e l'as-

senza di requisiti necessari per

arrivare allo scopo?

La forte voglia di innovazione è

orientata sulla scia della tanto

proclamata americanizzazione,

non solo nei processi marginali e

di ritocco digitale, ma anche

nell’intero processo di formazione.

Nel merito, i quiz INVALSI som-

ministrati alle scuole elementari,

medie e superiori, propongono il

modello del Quizzone americano

anche in Italia. Essi non rappre-

sentano altro che un’azione di

svuotamento della valutazione

dell’insegnamento italiano: gli IN-

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VALSI, standardizzati e riconduci-

bili al modello unico, limiteranno

al massimo la libertà di insegna-

mento e renderanno gli studenti

un numero incanalato all’interno

del database del sistema.

Ancora aperta è la discussione

sull’ex legge Aprea, che risponde

all’esigenza pazza di aziendaliz-

zare ma soprattutto privatizzare la

scuola: all’interno dei Consigli

d’istituto verranno inseriti soggetti

privati, che potranno finanziare

progetti e materiali scolastici, to-

g l i e n do og n i s i g n i f i c a t o

all’Istruzione Pubblica, pregiudi-

cando un percorso formativo sce-

vro d'interessi di mercato.

E la tanto decantata meritocrazia?

Il concetto goeticamente e di per

sé può sembrare giusto e sconta-

to, ma è importante tener conto

della varietà di contesto sociale

ed economico in cui ogni studente

nasce e si forma.

Sarebbe giusto, invece, far sì che

ogni scuola sia equa e che corri-

sponda ai livelli prefissati sia in

edilizia, sia in fondi, sia in progetti,

senza alcuna differenziazione di

serie.

È sulla base di questa analisi -

critica che proponiamo:

Più finanziamenti alla scuola

pubblica e all’università, non

un euro in più a quelle priva-

te!

Stipulare convenzioni per gli

studenti con i consorzi del

trasporto pubblico urbano,

al fine di rendere gratuite le

tratte municipali universita-

rie per gli studenti residenti

e di ridurre in un primo mo-

mento di almeno il 50% il

costo dei trasporti extraur-

bani in tutte le regioni per i

pendolari, fino ad arrivare,

gradualmente, alla gratuità

totale della tratta casa - uni-

versità entro 4 anni.

Accesso libero a tutte le uni-

versità; eliminazione dei test

valutativi del tutto inadegua-

ti, lontani anni luce da una

valutazione giusta e obietti-

va delle conoscenze degli

studenti;

Cancellazione del processo

di privatizzazione perpetua-

to su scuola e università (no

invalsi, no Aprea, no nume-

ro chiuso, no abolizione del

valore legale del titolo di

studio);

Ritiro del d.d.l. Profumo,

improntato solo sulla dise-

guaglianza sociale sia per

quanto riguarda gli studenti

sia i precari (attraverso il

bluff concorsi che non svuo-

ta le graduatorie ma lascia

così com’è il caos della pe-

renne attesa della chiamata

ad insegnare), sia i ricerca-

tori, completamente ignorati

dall’agenda ministeriale;

Formulazione di una nuova

e più equa Riforma, incen-

trata sul vero diritto allo stu-

dio, sulla tutela dei lavorato-

ri del mondo della scuola,

sugli incentivi a scuola, uni-

versità e ricerca!

Con la speranza che la nostra let-

tera le sia d’ausilio per una neces-

saria autocritica le auguriamo

buon lavoro.

Fisciano, 2 Ottobre 2012

Studenti e Studentesse

medi e universitari,

precar*, insegnanti di

Salerno e provincia

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Continua il nostro viaggio nella musica salernitana

Mayhem ed Enslaved: il thrash metal conquista Salerno

di Nello De Luca

Corre l’anno 1985 e la

scena musicale salernitana

viene scossa violentemente

dall’apparizione di una band

che si caratterizza per delle

sonorità del tutto inedite: i

Mayhem. Sono tre ragazzi,

giovanissimi, tra i diciasset-

te e i diciotto anni: i fratelli

Maurizio e Roberto Figlio-

lia, rispettivamente alle chi-

tarre e alla batteria, e Fabio

Laurenti, al basso. Questi,

saltando a piè pari hard

rock, punk e perfino l’heavy

metal, conquistano i territo-

ri magmatici del thrash e

dello speed metal, generi an-

cora “di nicchia” a Salerno,

dal momento che soltanto da

un paio d’anni si sono affer-

mati, a partire dagli Stati U-

niti, ad opera di band, ormai

famosissime, come Metalli-

ca, Megadeth, Anthrax, Sla-

yer (i cosiddetti Big Four del

genere), Suicidal Tendencies

e Testament.

Thrash metal e speed me-

tal, che secondo molti musi-

cisti e critici sono sinonimi,

fondendo heavy metal e

hardcore punk, si caratteriz-

zano per le ritmiche taglienti

e velocissime, sparate a vo-

lumi devastanti, e per testi

che alternano atmosfere oc-

culte, sataniche a tematiche

di denuncia sociale.

I Mayhem, al loro appari-

re, lasciano sgomenti e scan-

dalizzati i cultori della

“buona musica”, spesso i-

dentificata con stanche ri-

proposizioni di standard jazz

e blues, come anche qualche

corifeo di attardate

“rivoluzioni” musicali che,

d’improvviso, si ritrova

confinato in posizioni di re-

troguardia rispetto al vivo

procedere della storia.

Intanto, dopo poco tempo,

Fabio lascia il gruppo per

dedicarsi al suo reale stru-

mento, la chitarra, e al suo

genere preferito, un rock

blues di chiara matrice ame-

ricana, occhieggiante ai

grandi cantautori

d’oltreoceano, primi fra tutti

Patty Smith e Bruce Sprin-

gsteen, e fonda una propria

band: i Valium. Di Fabio oc-

corre ricordare la ipertrofica

creatività, che ha segnato

tutti i campi in cui si è ci-

mentato, dalla musica, ap-

punto, alle arti visive e

all’arredamento.

Il suo posto viene preso

da un giovanissimo e talen-

tuoso bassista, Umberto

Giannini che, completamen-

te calato nell’universo

thrash/speed metal, risulta

fondamentale per la defini-

zione stilistica dei Mayhem.

Con Umberto, infatti, Mau-

rizio e Roberto registrano il

loro primo lavoro, il demo

intitolato Hate of Pain

(1987), contenete quattro

tracce (Die, Living to Kill,

Overturned Cross, Fukin’

Blood) che evidenziano una

grande forza espressiva e

una notevole maturità com-

positiva. Questo lavoro por-

ta i giovani musicisti saler-

nitani all’attenzione nazio-

nale, tanto che diverse rivi-

ste di settore dedicano loro

recensioni più che lusinghie-

re.

Proprio la conquista di

una notorietà su scala nazio-

nale spinge Maurizio, Ro-

berto e Umberto a prendere

una decisione abbastanza

sofferta: il cambio del nome

della formazione, reso ne-

cessario per non essere con-

fusi con altri gruppi; nel

1987, infatti, si contano al-

meno sette band omonime:

due statunitensi, due tede-

sche, una ungherese, una

finlandese e una brasiliana.

La scelta cade sul termine

Enslaved e con tale nome i

nostri si presentano al pub-

blico a partire dal 1989.

Il 1990 rappresenta

l’apice della carriera degli

Enslaved. Vengono selezio-

nati per registrare un brano

per una compilation della

Metal Box Promotion e dan-

no alla luce il demo Ensla-

ved, registrato presso i Much

More Studio di Firenze; si

tratta di quattro brani

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(Preacher of Lies, Bound to

Violence, Cry of War, Senten-

ce of Death) che valgono agli

Enslaved l’inclusione nelle

dieci migliori band italiane,

secondo un sondaggio propo-

sto dalle più accreditate rivi-

ste di settore, e una serie di

fortunatissimi concerti in tut-

ta Italia.

All’apogeo della loro vi-

cenda, Maurizio, Roberto e

Umberto decidono di amplia-

re il proprio bagaglio di espe-

rienze, umane ed artistiche, e

di affrontare nuove sfide.

In particolare, Maurizio

viene chiamato nei Death SS

(in Death of Steve Sylvester),

la storica e famosissima for-

mazione black metal fiorenti-

na, con cui incide un picture

disc limited edition; Roberto

entra a far parte degli Hidden

Hate e Umberto avvia colla-

borazioni con alcune forma-

zioni salernitane anche di di-

versa ispirazione musicale.

Dopo queste esperienze,

però, i fratelli Figliolia, anche

per motivi non esclusivamen-

te legati alla musica, decido-

no di abbandonare il progetto

Enslaved, ripromettendosi di

riprendere il discorso quando

le circostanze della vita lo

avrebbero permesso.

Sembra che questo mo-

mento sia arrivato, perché

Maurizio e Roberto, rimanen-

do fedeli alle scelte musicali

della loro gioventù, da un pa-

io di anni stanno lavorando a

un nuovo progetto, i Filii E-

liae, caratterizzati da testi in

latino e atmosfere ancora più

lugubri e tenebrose, in ragio-

ne delle quali hanno anche

adottato degli pseudonimi:

Martirivm (chitarre e voce),

Ossibvs Ignotis (batteria),

Tvmvlvm (basso). I Filii E-

liae hanno già registrato alcu-

ni brani ed è molto probabile

che, a breve, li vedremo in

azione in città.

Giovanissimi, avete subi-

to scelto il thrash metal sen-

za attraversare tappe inter-

medie, ad esempio l’heavy

metal. Come mai?

E’ vero, semplicemente

perché siamo sempre stati in-

teressati alla parte estrema

del genere ed era ciò che più

ci appagava e ci dava soddi-

sfazione suonare.

Ai vostri esordi, avete a-

vuto occasione di suonare

in pubblico?

Si, molto spesso e non solo

a Salerno. Nella nostra città

la scena musicale è sempre

stata molto vivace, lo dimo-

stra il fatto che ci sono eccel-

lenti band e musicisti. Non

mancavano le occasioni di

esibirsi dal vivo.

Quando vi siete resi con-

to di essere pronti per regi-

strare i vostri lavori?

Come tutte le band, dopo

tante ore in sala prove, con-

certi e con la consapevolezza

di aver acquisito una suffi-

ciente padronanza con i ri-

spettivi strumenti, decidem-

mo di concretizzare il nostro

lavoro registrando inizial-

mente un demo tape. I mezzi

a nostra disposizione erano

quelli che erano, ma un passo

avanti era comunque stato

fatto.

Avete registrato il vostro

secondo demo (Enslaved) a

Firenze. Perché?

Volevamo una qualità so-

nora più professionale e dalle

nostre parti non c’era ancora

uno studio specializzato in

musica metal dove poter regi-

strare. Si pensò allora di ser-

virci dei Much More Studio

di Firenze che già conosceva-

mo, avendo registrato in pre-

cedenza un disco con la loca-

le band dei Death SS.

Un brano inserito nella

compilation delle dieci mi-

gliori band italiane e un

tour di successo per l’Italia.

Ricordate qualche aneddo-

to in particolare?

Visto il genere musicale

che proponevamo, sono acca-

dute tante cose durante i no-

stri concerti, belle e meno

belle, ma quello che ci piace

più ricordare sono tutte le

persone che abbiamo avuto

occasione di conoscere e tutti

i gruppi con i quali abbiamo

condiviso il palco.

Queste esperienze hanno

significato qualche cosa in

termini di gradimento an-

che a Salerno?

Pensiamo di no, perché

nella nostra città abbiamo a-

vuto un buon seguito fin dall’

inizio, indipendentemente da

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quello che abbiamo fatto suc

cessivamente fuori. L’ afflu-

enza di pubblico ai nostri

concerti è sempre stata note-

vole, se teniamo in conside-

razione il fatto che in quel

periodo non si vedevano da

noi molte band che propones-

sero musica estrema. Forse il

motivo era proprio questo.

Cosa avete ricavato dal

lavorare a contatto con pro-

fessionisti di caratura na-

zionale?

Di credere nelle proprie

potenzialità, di non lasciare

nulla al caso e di non prende-

re gli strumenti tanto per suo-

nare. Un buon gruppo deve

avere soprattutto una buona

organizzazione.

Rimane il mistero dello

scioglimento

della band nel

momento più

fortunato della

vostra carrie-

ra.

E’ accaduto

naturalmente.

C’è stato un

momento in cui

la situazione

musicale era

stagnante e sen-

za sbocchi e o-

gnuno prese la

propria strada.

Ora avete

deciso di ritor-

nare. Notate

mutamenti (anche di men-

talità) nella scena musicale

salernitana?

Purtroppo è molto tempo

che manchiamo da Salerno

ma abbiamo visto che i grup-

pi, metal e non, si sono molti-

plicati con il passare degli

anni così come il fiorire di

bravissimi musicisti. Prima

era tutto più schematizzato,

le band di allora suonavano

generi ben distinti: heavy me-

tal, punk, new wave etc. Con

il passare del tempo questi ed

altri stili si sono evoluti fon-

dendosi gli uni con gli altri,

dando vita a diverse e nuove

sonorità. Sono sicuramente

diminuiti, tuttavia, gli spazi

dove potersi esibire dal vivo.

Volete spiegare un po’ il

progetto Filii Eliae?

Sapevamo già dopo lo

scioglimento degli Enslaved

che prima o poi avremmo

ripreso, ma con nuove idee.

Con Filii Eliae si apre un

nuovo capitolo non propria-

mente etichettabile come

Black Metal, anche se molto

vicino. Testi in latino e atmo-

sfere molto heavy e lugubri .

La resa sonora live sarà mi-

gliorata specialmente per

batteria ed effetti di chitarra.

La formazione rimane un tri-

o: Martirivm (chitarre e vo-

ce), Ossibvs Ignotis

(batteria) e Tvmvlvm (il bas-

sista Lorenzo Zarone). Que-

sto inverno saremo a Salerno

per un concerto che apriremo

sicuramente con Cimiterivm

e le registrazioni del primo

CD come Filii Eliae.

Intervista e articolo a cura di

Nello De Luca

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Il circolo MIRIAM MAKEBA ha aderito al Comitato Promotore per i re-ferendum sugli articoli 18 e 8.

Tra poco meno di una settimana ci sarà una conferenza stampa nella

nostra città di presentazione della campagna referendaria e del co-mitato promotore.

Dal giorno 15 inizieremo i banchetti. Le braccia e le teste per orga-nizzarle non sono mai sufficienti.

Chiunque vuole attivarsi insieme a noi contatti il circolo telefonando ai seguenti numeri : 3270437490 — 3387346018 oppure via email [email protected]