Gestione integrata del paziente con lesioni cutanee croniche Dott.ssa Anna Varano.
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Gestione integrata del paziente con lesioni cutanee
croniche
Dott.ssa Anna Varano
La mobilità, capacità di muoversi liberamente nell’ambiente:
fondamentale per vivere una vita normale
In una società in continuo movimento, i fattori che compromettono la
mobilità assumo particolare importanza
LA CAPACITA’ DI UN INDIVIDUO DI SVOLGERE :
attivita’ di vita quotidiana
l’attivita’ lavorativa
le mansioni legate al proprio ruolo
AUTONOMIA
Eventuali limitazioni delle capacità di muoversi normalmente e
spontaneamente possono influire su tutte queste aree di attività
La mobilita’ dei pazienti puo’ variare in seguito a :trattamenti terapeutici (trazioni in caso di frattura)alcune patologie (la distrofia muscolare)sisfunzioni e patologie che interferiscono con il movimento del
corpo (piede diabetico)
La riabilitazione e’ uno strumento fondamentale per riportare nel paziente invalido uno stato di salute
ottimale
L’infermiere e’ una delle figure che contribuisce attivamente in questo processo
RIABILITAZIONE
Secondo la definizione dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS)
per "riabilitazione" si intende :
“l’ insieme di interventi che mirano allo sviluppo di una persona al suo più alto potenziale sotto il profilo fisico,
psicologico, sociale, occupazionale ed educativo, in relazione al suo deficit fisiologico o anatomico e
all’ambiente"
LE TERAPIE RIABILITATIVE SONO UN INSIEME DI PROGETTI E
DI AZIONI CHE SI PREFIGGONO L'OBIETTIVO DI RESTITUIRE
ALLA PERSONA LA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA POSSIBILE,
TENENDO CONTO DELLE MENOMAZIONI PROCURATE DALLA
MALATTIA
LESIONI VASCOLARI E
PROCESSO RIABILITATIVO
La riabilitazione del paziente allettato, affetto da
particolari patologie vascolari e non (lesioni cutanee, arteriopatie,
piede diabetico, amputazioni di arti, gestione delle ulcere da decubito) ha come
scopo la riduzione del rischio di progressione della
malattia, delle sue complicanze e il miglioramento della
qualita’ della vita
Tutto questo processo coinvolge più
figure professionali, la sfera familiare,
che interagiscono tra loro nella gestione
di questo tipo di paziente
L'insieme di tutte le figure interessate costituisce il “team riabilitativo”
I costituenti del team riabilitativo elaborano un
progetto riabilitativo unitario e, ciascuno per le proprie
competenze, provvedono alla stesura e alla
realizzazione dei singoli programmi riabilitativi.
Deve essere stilata una cartella clinica dove vanno
annotati tutti gli interventi effettuati sul paziente e l’
eventuale utilizzo di
presidi (calze a compressione),
ausili (carrozzina)
e ortesi (scarpa ortopedica)
Fasi fondamentali del progetto riabilitativo:
INTERVENTO DIRETTO
INTERVENTO INDIRETTO
INTERVENTO DIRETTOSTIMOLAZIONE SENSORIALE: viene attuata attraverso stimoli ambientali (visivi, uditivi, tattili etc.): devono essere utilizzati precocemente TERAPIA OCCUPAZIONALE: utilizza degli esercizi tesi a rendere più facili l'esecuzione di normali atti della vita quotidiana
TERAPIA MANUALE:• KINESI TERAPIA• MASSOTERAPIA• ESERCIZI MUSCOLARI ATTIVI• CONDIZIONAMENTO MUSCOLARE E STATICA PASSIVA• ESERCIZI RESPIRATORI E TOSSE ASSISTITA
In presenza di una sintomatologia Algica possono essere utilmente impiegate apparecchiature portatili che consentono di effettuare le più comuni terapie fisiche (elettroterapia antalgica e/o eccitomotoria, laserterapia, ultrasuoni, magnetoterapia)
INTERVENTO INDIRETTO
INDICAZIONI PER LA FAMIGLIA: I familiari devono rivolgersi al paziente senza spostarsi frequentemente e/o velocemente per facilitare la comprensione e la trasmissione del messaggio verbale integrandolo con la mimica e la gestualita'.Stimolare la sensibilita' propriocettiva del paziente attraverso il riconoscimento del proprio corpo e stimolandolo ad identificare sensazioni come: caldo, freddo, umido, liscio, gonfio etc.
INTERVENTO INDIRETTO
Mobilizzare le varie parti del corpo.• Cercare di ripristinare precocemente le
abitudini igieniche ed alimentari anche attraverso accorgimenti ed ausili.
• Fare utilizzare la protesi dentaria non usata a causa dell'evento patologico.
• Cercare di eliminare precocemente il catetere ed i presidi ad assorbenza
MODIFICHE DELL’AMBIENTE
L’ambiente dove avviene la riabilitazione del paziente deve essere pensato in modo tale che non corra alcun pericolo di cadere e di infortunarsi (cadute accidentali)
L’ambiente deve essere privo di barriere architettoniche, di attrezzi appuntiti per ridurre infortuni legati alla poca o limitata agilità
NURSING E LCC
Nella cura di un paziente con LCC l’infermiere ha un ruolo
molto importante, spesso è l’operatore che ha il rapporto più
stretto e comunicativo con il paziente, può avere un peso
decisivo sul modo di vivere la malattia e può individuare con
il paziente quali adattamenti è possibile fare per continuare
a gestire la propria vita “nonostante” la malattia
APPROCCIO OLISTICO ALLA PERSONA MALATA
INFERMIERE
Diagnosi infermieristiche - north american nursing diagnosis association (nanda, 2005):
Compromissione della mobilità Compromissione della deambulazione Compromissione della mobilità con la sedia a rotelle Compromessa capacità di trasferimento Compromissione della mobilità nel letto Intolleranza all’attività Rischio di sindrome da immobilizzazione
Diagnosi infermieristiche correlate
La mancanza di un movimento normale influisce su tutte le aree funzionali quindi il paziente con diagnosi infermieristica di compromissione della mobilità è solitamente a rischio di sviluppare molti altri problemi:- Deficit della cura di se (bagno/igiene personale/ alimentazione/ - vestirsi/ curare il proprio corpo)-- Compromissione dell’integrità cutanea-- Rischio di infezioni-- Stipsi
- Malnutrizione-- Ansia e senso di impotenza
Identificazione degli obiettivi
e pianificazione
Dopo l’identificazione delle diagnosi infermieristiche e dei fattori correlati, l’infermiere, il paziente e i familiari definiscono gli obiettivi e pianificano gli interventi.
Gli obiettivi generali
per le persone con compromissione della mobilità sono :L’assistito aumenterà la propria resistenza e tolleranza all’attività
fisica;L’assistito parteciperà attivamente alle terapie prescritte per favorire
una guarigione ottimale e la ripresa della mobilità;L’assistito adotterà misure per evitare le potenziali complicanze
derivanti dall’immobilità;L’assistito manterrà una funzionalità ottimale malgrado le restrizioni
motorie
ATTUAZIONE
L’infermiere riveste il ruolo di promotore della forma fisica. Facendo notare quanto l’esercizio fisico si importante per la salute fisica ed emozionale, egli contribuisce alla prevenzione dei problemi legati alla immobilità.
I programmi di esercizio fisico sono una parte integrante del processo di riabilitazione di molti pazienti,
( molti pazienti diabetici seguono specifici programmi di attività fisica per migliorare il controllo della glicemia. Ai pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica si consiglia di svolgere esercizi specifici per i muscoli e le articolazioni interessate)
MANTENIMENTO DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE
Quando un paziente può effettuare senza resistenza la serie completa dei movimenti fisiologici per una certa articolazione, si dice che ha un’escursione articolare attiva
Se il paziente necessita di un infermiere per effettuare tali movimenti, si dice che ha un’escursione articolare passiva
Si parla di un’escursione articolare assistita quando il paziente è in grado di effettuare gli esercizi di escursione articolare solo se aiutato
La sollecita ripresa della deambulazione riduce considerevolmente le complicanze dell’immobilità
Camminando si tiene in esercizio la maggior parte della muscolatura, favorendo la mobilità articolare
La pronta ripresa della deambulazione riduce la formazione di coaguli venosi,diminuendo il rischio di complicanze circolatorie
Poiché anche un breve periodo di immobilità può diminuire la tolleranza all’esercizio fisico, in genere il paziente che riprende a camminare necessita di assistenza
DEAMBULAZIONE
ASSISTENZA AL PAZIENTE NELLA DEAMBULAZIONE
L’assistenza al paziente per una deambulazione sicura incomincia d’accertamento della forza muscolare e della coordinazione. Prima di tutto si aiuta il paziente a sedere sul bordo del letto.
Se il paziente ha capogiri o ha problemi di ipotensione posturale (confermata dalla misura della PA) occorre rinviare la ripresa della deambulazione.
Se il paziente non avverte tale sintomatologia si può procedere alla deambulazione.
Tutti i presidi (deflussori per flebo, cateri, drenaggi) devono essere fissati in modo che l’infermiere abbia le mani libere per poter intervenire qualora il paziente rischi di cadere
AUSILI MECCANICI
Esistono strumenti meccanici che permettono al paziente con mobilità limitata di camminare in
condizioni di sicurezza. Durante la deambulazione, le stampelle, un
bastone, un trepiedi, un deambulatore aiutano a sostenere
una parte del peso del paziente, favorendo la stabilità e mantenendo l’equilibrio
AUSILI MECCANICI
BASTONE: è utile nel sostegno del peso dei paziente al fine di mantenerne un adeguato equilibrio; funge da arto supplementare favorendo un punto d’appoggio durante la deambulazione
STAMPELLE: permettono all’assistito di camminare senza un eccessivo carico del proprio peso sugli arti inferiori ( fratture, distorsioni etc. )
DEAMBULATORE: sono strutture metalliche tubolari che forniscono un sostegno superiore rispetto ai bastoni, muniti di ruote e sedile in modo tale che il pz. possa sedersi e riposare
CARROZZINE: sono fondamentali per sopperire all’incapacità del pz di spostarsi in modo autonomo; vi sono diversi tipi di carrozzine da adattare alle diverse esigenze del paziente
Le corrette procedure nella movimentazione
dei paziente ed ausili occorrenti
La correttezza del posizionamento della persona allettata è
fondamentale per garantire alla stessa, oltre che un indiscutibile benessere, un adeguato allineamento corporeo, indispensabile alla comparsa di schemi posturali patologici
RUOLO DELL’OPERATORE NELLA DEAMBULAZIONE DIFFICOLTOSA
Assistere una persona che ha una deambulazione difficoltosa ha un duplice significato:
Garantire la sicurezza, e questo si realizza con un attività di controllo sull’abbigliamento e sull’ambiente
Il secondo è quello di contribuire al successo riabilitativo garantendone la continuità, cioè aiutare la persona a deambulare sempre secondo le modalità definite dal fisiatra e dal fisioterapista
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI
Si puo distinguere il paziente in tre diverse tipologie:
1. Totalmente non collaborante si intende il paziente non in grado di utilizzare gli arti superiori ed inferiori e che per tanto nelle operazioni di trasferimennto deve essere completamente sollevato.
2. Parzialmente collaborante si in intende il paziente che ha residue capacità motorie e che viene per tanto solo parzialmente sollevato
3. Autosufficiente
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI PAZIENTI
Alla posizione di presa Alla forza esercitata Alla velocità dei movimenti Alla durata dello spostamento
Va considerato, inoltre, che la movimentazione manuale
del paziente non deve arrecare danno al paziente stesso,
pertanto deve essere prestata particolare attenzione
MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA ALLETTATA
La persona che, per motivi diversi è dipendente dalle condizioni di malattia, non riesce a muoversi autonomamente nel letto necessità di un intervento di carattere sostitutivo da parte di uno o più operatori, finalizzato ad assicurare la soddisfazione di questo bisogno.
La corretta mobilizzazione è determinata dalla coesistenza di due importanti variabili:
Modalità Frequenza
MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA ALLETTATA
La MODALITA’:
Il modo scelto ed impiegato per muovere un
paziente deve essere tale da garantire, oltre la
risposta “bisogno di movimento”, anche che la
stessa sia di qualità
MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA ALLETTATA
La MODALITA’:
Questo significa mobilizzare il paziente evitandogli la comparsa di:
lesioni cutanee (abrasioni ) da sfregamento sulla biancheria
lesioni articolari ( lussazioni o sub lussazioni, soprattutto delle spalle), conseguenti all’esecuzione di manovre scorrette da parte dell’operatore
MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA ALLETTATA
La modalità individuata deve essere consona alla
“situazione individuale” del paziente da
mobilizzare e rispettare eventuali limitazioni al
movimento e al posizionamento disposte da
altri operatori ( medico o fisioterapista )
MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA ALLETTATA
La FREQUENZA:La posizione del paziente allettato
va modificata con una frequenza che dipende:
Dalle condizioni generali; Dalle motivazione dell’allettamento; Dalle condizioni della cute;
MOBILIZZAZIONE DELLA PERSONA ALLETTATA
I movimenti che più frequentemente vengono compiuti dagli operatori sul paziente per
mobilizzarlo e posizionarlo sono :
Sollevamento di testa e spalle; Spostamento del paziente verso la testata del
letto; Sostamento del paziente verso un lato letto
CRITERI GENERALI PER I TRASFERIMENTI DEL PAZIENTI A LETTO
Conoscere le abilità motorie residue del paziente Dotare il letto degli eventuali ausili necessari
(trapezio, traversa, cinghia piedi del letto, telo di scorrimento etc.)
Informare il paziente del trasferimento che si intende effettuare
Regolare l’altezza del letto, frenarlo e togliere le sponde
Nella maggioranza dei casi gli operatori si pongono dal lato corporeo deficitario dei pazienti
Richiedere verbalmente la collaborazione del paziente
CRITERI GENERALI PER I TRASFERIMENTI DEL PAZIENTI A LETTO
SOLLEVATORE
I sollevatori mobili solo l’ausilio fondamentale per la mobilitazione dei pazienti gravi o
pesanti
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
La pianificazione dell’assistenza viene effettuata
dall’infermiere in collaborazione con altre figure
professionali, conivolgendo il malato e la sua famiglia.
La pianificazione è una strategia di gestione dei
problemi che parte dal principio di
“ AIUTARE LE PERSONE AD AIUTARSI”
È un processo di supporto al paziente
che si divide in tre fasi
PRIMA FASE: INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA
In questa prima fase importante è l’esplorazione non solo di quanto
percepito dall’infermiere, ma anche di quanto rilevabile dal punto
di vista del paziente
Il punto principale su cui concentrarsi è il singolo individuo con i
suoi problemi ed è molto importante spingere il paziente a
“raccontare la propria storia”
Per arrivare all’individuazione del problema è necessario che
l’infermiere sia in grado di creare un clima di fiducia e di sostegno,
di instaurare cioè col paziente una relazione d’aiuto, importante
risorsa per l’efficacia dell’intervento infermieristico
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
PRIMA FASE: INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA
Per instaurare una buona relazione d’aiuto è fondamentale l’uso di alcune capacità di base :
ASCOLTO E OSSERVAZIONE:
Ascoltare il nostro paziente ci consente di stabilire dei rapporti
costruttivi. Attraverso l’ascolto comunichiamo al paziente che non
vogliamo esprimere giudizi su ciò che egli dice o egli è; ma che ci stiamo
impegnando per capirlo. Altrettanto importante è la capacità di
osservazione (postura, gesti etc.)
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
PRIMA FASE: INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA
Per instaurare una buona relazione d’aiuto è fondamentale l’uso di alcune capacità di base :
ATTEGGIAMENTO DI INTERESSE E RISPETTO:
i pazienti quando raccontano di se ci permettono di entrare in contatto con aspetti intimi, privati, dolorosi della loro vita, per questo dobbiamo gestire con sensibilità e rispetto la fiducia che ripongono in noi
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
PRIMA FASE: INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA
Per instaurare una buona relazione d’aiuto è fondamentale l’uso di alcune capacità di base:
•SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO CRITICO E MORALE:
l’atteggiamento dell’infermiere deve essere di accoglimento, comprensione e trasformazione; dovrà
sentire che ci occuperemo di lui indipendentemente dal suo stato patologico, di bisogno di disponibilità
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
PRIMA FASE: INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA
Per instaurare una buona relazione d’aiuto è fondamentale l’uso di alcune capacità di base:
SPERIMENTARE LE EMOZIONI DEL PAZIENTE:
È un incontro con lo stato mentale dell’altro, e un pò come mettersi nei panni del paziente
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
Approccio EMPATICO
SECONDA FASE: INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI
In questa fase l’infermiere, avendo chiari problemi da
affrontare, individua insieme al paziente gli obiettivi da
raggiungere.
Questi obiettivi dovranno essere più possibile realistici, chiari,
raggiungibili e decisi insieme al paziente.
E’ importante stipulare con il paziente un contratto per
identificare le regole basilari e negoziare i ruoli avendo
ben chiare quali siano le aspettative.
L’infermiere e il paziente diventano quindi “collaboratori”
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
TERZA FASE: FACILITAZIONE DELL’AZIONE
In questa fase l’infermiere da al paziente ed alla sua famiglia il
supporto necessario per la realizzazione del piano
assistenziale. Non si sostituisce al paziente eseguendo
semplicemente delle tecniche, ma coinvolge il paziente e la sua
famiglia aiutandoli ad acquisire le abilità e le informazioni
necessarie anticipando le probabili difficoltà che possono
presentarsi
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
TERZA FASE: FACILITAZIONE DELL’AZIONE
L’infermiere quindi non è un esperto insostituibile, ma è un facilitatore, una risorsa a cui attingere nelle difficoltà.
Si deve evitare che si sviluppino atteggiamenti di sudditanza e/o dipendenza, bisogna trovare un giusto equilibrio tra il bisogno di protezione del paziente e
quello di autodeterminazione e indipendenza
Gli interventi facilitativi mirano a rendere autonomo il paziente e la sua famiglia
PIANIFICAZIONE DELL’ASSSISTENZA
L’EDUCAZIONE
Nella moderna accezione di assistenza infermieristica, la
funzione assistenziale e la funzione educativa sono
strettamente colleganti e dipendenti l’una dall’altro, in
quanto il paziente ha diritto a ricevere, accanto alle
prestazioni assistenziali, anche un’educazione alla
conoscenza e alla modalità di soluzione dei problemi di
salute, in modo da arrivare quanto prima ad una
autonoma gestione degli stessi
L’EDUCAZIONE
Educare il paziente quindi vuol dire renderlo autonomo, vuol dire aiutarlo a trasformare la realtà in cui vive,
aiutarlo ad adattarsi ad un nuovo stile di vita necessario per convivere con la malattia che spesso come nel caso
delle lesioni cutanee ha un andamento cronico.
“lo scopo di un educatore non è quello di insegnare qualcosa a chi sta di fronte, bensì è quello di ricercare con lui i modi per trasformare la realtà in cui entrambi
credono”
Paulo Freire
L’INDIVIDUAZIONE E L’ATTIVAZIONE DELLE RISORSE
L’infermiere deve avere una conoscenza accurata ed
aggiornata della rete dei servizi presente sul territorio e
della loro modalità di attivazione in modo da poter
indirizzare al paziente le forme di aiuto più appropriate (es.
servizi sociali, UVG, invalidità etc.)
L’INDIVIDUAZIONE E L’ATTIVAZIONE DELLE RISORSE
L’infermiere inoltre continuamente si aggiorna sui materiali e
modalità di medicazione, sugli ausili e presidi disponibili, la
loro modalità di fornitura e il loro corretto utilizzo, in modo da
impiegare tali risorse senza sprechi o errati usi che possono
danneggiare il paziente.
E’ importante anche l’adattamento dell’ambiente fisico che
circonda il paziente, l’infermiere sa dare informazioni in tal
senso, individuando insieme agli altri professionisti
dell’equipe, le eventuali modifiche dell’ambiente e gli
eventuali ausili che possono facilitare l’autosufficienza e il
massimo confort del paziente
LINEE DI INDIRIZZO PER LA GESTIONE DEL PAZIENTE
CON LCC
Gli obiettivi delle” linee di indirizzo per la gestione del paziente affetto da LCC prevenzione
e trattamento” sono :
oMigliorare gli standard assistenziali e,con questi,la qualità di vita del paziente ipomobile e/o allettato (per patologie intercorrenti)
oUniformare il linguaggio e le modalità d’intervento di Infermieri e Medici di Medicina generale del territorio cosi come delle figure Specialistiche via via interessate nella gestione del problema
GLI OBIETTIVI
Adeguamento delle Linee Guida Internazionali e loro contestualizzazione ed implementazione a livello aziendale mediante la collaborazione ed allineamento con Società Scientifiche riconosciute e dedicate all’argomento
Effettuare un piano di interventi programmati e personalizzati
Migliorare la conoscenza e l’applicazione del monenclatore tariffario sulla prescrivibilità dei prodotti di medicazione ausili e presidi
Ottimizzare le risorse attraverso l’utilizzo mirato di medicazioni ,ausili e presidi.
La lesione da decubito (LdL) cosi come tutte le lesioni cutanee croniche (LCC),può essere ben inserita fra quelle forme morbose che possono essere affrontate mediante
un approccio multidisciplinari ed integrato secondo il moderno concetto del DISEASE MANAGEMENT ossia la gestione dei processi diagnostici e terapeutici sanitari.
DISEASE MANAGEMENT
DISEASE MANAGEMENT rappresenta la possibilità di disegnare a priori per le singole malattie percorsi
razionali e nello stesso tempo controllati, per i quali sia possibile stabilire un budget di spesa. Ma non è solo
una mera definizione di tappe per il contenimento della spesa,bensi una proposta per un modello di confronto
degli interventi sulla base di referenze “evidence based”.Si giunge quindi ad un’offerta di procedure
diagnostiche e cure più adeguate impegnando le risorse in modo qualificato: non spendere meno,ma spendere al
meglio,ponendo il paziente al centro del sistema…
DISEASE MANAGEMENT
… Si cerca cosi di ovviare al fenomeno della frammentazione delle cure e della mancanza di
coordinazione fra le varie tappe di percorsi sanitari. Il supporto tecnologico ,consente di ridurre i passaggi
degli operatori garantendo numerosi vantaggi:
1.Disporre di più tempo da dedicare al counseling ed all’educazione del care giver al fine di utilizzare in modo appropriato tutte le risorse.
1.Aumentare il numero dei pazienti presi in carico da un equipe preparata evitando la dispersione e la frammentazione delle cure
L’INFERMIERE WOUND CARE
L'esperto in wound care è una figura professionale che, seguendo un corso di formazione universitaria, ha
acquisito:
•una formazione specifica di tipo clinico per risolvere problemi di pazienti con lesioni cutanee di varia eziologia;•la capacità di utilizzo di particolari e specifici strumenti di lavoro che la letteratura propone;•la capacità di prevenzione, valutazione, intervento per la gestione dei pazienti con disabilità presenti o potenziali;•la responsabilità in merito all'agire specifico in relazione anche al rapporto costo/beneficio
L’infermiere “Wound Care”:
•Agisce sull’ambiente •Insegna• E’ counseleur e consulente•Da confort •“Sta accanto al paziente”•Attiva risorse
Per far si che tutti questi interventi siano efficaci l’esperienza e l’individualità del
paziente devono essere centrali e la comunicazione e l’integrazione tra gli operatori e vari servizi deve essere
continua
“se si cura una patologia o si vince o si perde.
Se si cura una persona vi garantisco che si vince, qualche esito abbia la terapia.”
(Unter Patch Adams)