Esercitazioni Di Gasdinamica Shock Waves

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Esercitazioni di Gasdinamica Anno accademico 2012/2013

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Esercitazioni di Gasdinamica

Anno accademico 2012/2013

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Onda d’urto normale non stazionariaNella Fig. (a) è mostrata un'onda d'urto normale che, in un sistema di riferi-mento inerziale , viaggia a velocità costante Vo in un fluido con velocità Vx a monte (prima del passaggio dell'onda) e Vy a valle (dopo l'onda).

Si suppone poi che l’onda che viaggi verso destra e che sia: Vo > Vx.

y x 12

Per rendere l'onda stazionaria, bisogna osservarla in un sistema di riferimento ' (sempre inerziale) che si muova rispetto ad con una velo-cità pari alla Vo e quindi occorre sottrarre la Vo a tutte le velocità di figura.

(a) (b)

Conviene, allora invertire i versi delle velocità, così come fatto in Figura (b).

‐ Vo

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Occorre poi osservare che, in entrambe le figure, le condizioni statiche della corrente (poiché sempre misurate con uno strumento che co-munque si muove alla velocità del fluido, cioè solidale alle particelle di fluido) sono le stesse qualunque sia il sistema di riferimento.Valgono, quindi, le relazioni:

y x 12Attenzione:  Le grandezze statiche non sono cambiate

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y x

Tenendo conto delle relazioni precedenti, i due numeri di Mach nel sistema di riferimento con l’onda d'urto in movimento, risultano:

;

;

E, nel sistema con l’onda d'urto stazionaria:

Nel sistema di riferimento con l’onda d'urto stazionaria è possibile, ora, applicare le formule già trovate in precedenza.

12

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Per quanto riguarda le grandezze di ristagno (temperatura e pressione), per l’onda d’urto in movimento si ha:

mentre, per l’onda d’urto stazionaria:

Si noti che Tox è, in generale, diversa da Toy mentre, nell’onda stazionaria: To1 = To2 . Anche per la po può essere pox ≤ o ≥ poy.

y x

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• l'onda d'urto è resa stazionaria sottraendo la velocità dell'onda a quella del fluido in cui si propaga e determinando il numero di Mach a monte;

• si risolve il problema per quanto riguarda le grandezze statiche e la V2con le formule già ricavate per l'onda d'urto stazionaria;

• si calcolano i numeri di Mach per l'onda d'urto in movimento;• si calcolano infine le grandezze di ristagno per l'onda d'urto in

movimento;

Pertanto, la soluzione del problema di un'onda d'urto in moto, di cui si conoscano le velocità di propagazione Vo e del suono ax e del fluido Vyin cui si propaga, si risolve attraverso i seguenti 4 passi successivi:

Se la velocità dell’onda non è nota, ma lo sono Vx, Vy e ax= a1, la relazione:

Delle due soluzioni, occorre, evidentemente, scartare quella con il segno negativo perché priva di significato.

dell’onda stazionaria conduce all’espressione sulla velocità di propaga-zione dell’onda in funzione di queste velocità:

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Si consideri un’onda d’urto che si muove con una velocità Vw = 600m/s in un fluido inquiete. Si vogliono conoscere le proprietà del fluido a monte ed a valle dell’onda d’urto, essendo note la temperatura e la pressione del fluido a monte dell’onda:T = 300K־ p = 101kPa־ Il mach dell’onda in moto vale:

Si consideri il sistema di riferimento che si muove con velocità pari a - Vw; nel nuovo sistema di riferimento, l’onda d’urto è ferma, mentre il fluido a monte e a valle dell’onda ha una velocità rispettivamente pari a:-V1= 0־ Vw = - VwV2־ = V2 -Vwmentre sono note le seguenti grandezze:T1־ = 300KP 1 = 101kPa־

Ovviamente M=1.73

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Dalle tabelle possiamo leggere:

Nel sistema di riferimento in cui l’onda è in moto si ha (ricordando che le grandezze statiche non dipendono dal sistema di riferimento):

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Dalle tabelle leggiamo:

Ricordando che, invece, a monte dell’urto il fluido è in quiete si ha che:

Si possono quindi riepilogare i risultati ottenuti:

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Onda d’urto obliqua stazionaria

1 2

Questo caso si può derivare da quello dell’onda d’urto normale stazionaria, cambiando il sistema di riferimento inerziale rispetto al quale si scrivono le equazioni del bilancio.

Nella figura è mostrato il volume di controllo relativo al caso di un'ondad'urto obliqua stazionaria inclinata di un angolo ≠ 90° (detto angolo d’urto) rispetto alla direzione della corrente a monte.

L’onda d’urto obliqua non è più normale rispetto alla V1 .

≠ 90°

Quindi, intuitivamente, èpossibile trattare l’onda d’urtoobbliqua con le stesse relazionidell’onda d’urto normale purchèsi considerino solamente lecomponenti normali Vn1 e Vn2delle velocità a monte e a valle.

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MOTO  SUPERSONICO  SU  UN  DIEDROSi consideri un flusso supersonico uniforme (per semplicità considerato nonviscoso) su una parete che ad un certo punto devia bruscamente di un angolo per la presenza di una concavità, ovvero di un diedro infinito con angolo di semiapertura anche esso uguale a . In dipendenza dai valori di M1 e di , sono possibili i tre comportamenti prima descritti: due soluzioni con valori distinti dell'angolo ; una sola soluzione, nessuna soluzione.

Diedro (bidimensionale piano)

Una prima possibilità è quella in cui l'angolo di deviazione cui la corrente deve essere soggetta risulta minore dell'angolo di deviazione massimacorrispondente al valore di M1.

Concavità angolosa

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In questo caso particolare ( < max) sono teoricamente possibili entrambe le soluzioni, debole e forte.

All'aumentare dell'angolo di deviazione , e/o al diminuire del numero di Mach a monte, i due angoli di inclinazione delle onde d'urto, relativi alla soluzione debole e a quella forte, tendono ad avvicinarsi sino a che coincidono e la soluzione diventa unica.

L'esperienza mostra che la soluzione che fisicamente accade in questi casi è quella debole.

debole

forte

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• Immagine Schlieren di un flusso supersonico di aria su

• un diedro con M1 = 1.56  e = 10° (< max).• Si noti che la soluzione in questo caso è la debole

≈ 53°

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Per > max non esiste un'onda d'urto obliqua in grado di deviare la corrente dell'angolo . Nel caso di = 1.4, ciò accade, ad es., qualunque sia il nume-ro di Mach a monte della corrente, se > 45.58° (limite per M ∞).

L'onda d'urto allora si stacca dal punto angoloso e si sposta a monte di quest'ultimo (onda d'urto staccata).

Poiché nel caso di flusso su parete, su questa (o sul piano di mezzeria del diedro nel caso del diedro) la corrente non deve essere deviata, e poiché le uniche onde che non deviano la corrente sono quelle normali o quelle di Mach, l'onda d'urto sulla parete (o sul piano di mezzeria del diedro) deve essere necessariamente normale alla direzione della corrente.

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L'onda d'urto, che sulla parete, o sul piano di mezzeria, è normale alla cor-rente e presenta alti valori di nelle sue vicinanze, rende il moto subsonico permettendo, perciò, al flusso di deviare di un angolo maggiore di max.

Man mano che ci si allontana dalla parete (o dal piano di mezzeria) l'onda d'urto diventa progressivamente meno verticale ( diminuisce), e quindi meno forte, ed il numero di Mach, a valle di essa, tende ad aumentare sino a poter diventare supersonico.

Le linee tratteggiate rappresentano le linee soniche (sulle quali M = 1).

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• Immagine Schlieren di un flusso supersonico di aria su un cuneo con M1 = 1.56 e = 20° ( > max). Si noti l’onda d’urto staccata al vertice.

• Ovviamente, l’onda obbliqua in prossimità del vertice è una soluzione forte

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RIFLESSIONE DI ONDE D’URTO PIANE SU UNA SUPERFICIE O SU UN PIANO DI SIMMETRIA

Poiché, attraverso l'onda d'urto obliqua, la componente tangenziale dellavelocità non cambia mentre quella normale diminuisce, la conseguenzamacroscopica di tutto ciò è che il vettore velocità a valle dell'onda devia rispettoalla sua direzione iniziale e, in particolare, tende a ruotare verso l'onda d'urtostessa; la corrente cioè tende ad adagiarsi sull'onda.Tutto questo comporta che un'onda d'urto obliqua incidente su una superficiepiana (ovvero su un piano di simmetria del campo di moto) devenecessariamente riflettersi.Si consideri ad esempio il caso rappresentato nella figura, nella quale è mostrata l'onda d'urto obliqua i che incide con un angolo sulla superficie piana orizzontale (o, che è lo stesso, su un piano di simmetria).

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A monte di questa onda d'urto (regione 1) la corrente supersonica deve essereparallela alla superficie. L'onda d'urto obliqua i fa deviare la corrente di unangolo verso l'onda stessa (verso il basso), e quindi verso la parete.L'entità della deviazione è, come già visto, funzione del Mach a monte edell'angolo di inclinazione dell'onda, oltre che del valore di .Poiché la direzione della corrente nella regione 2 è incompatibile con lapresenza della parete, a valle dell'onda d'urto incidente i deve necessa-riamente esistere un evento che raddrizza la corrente (deviandola versol'alto di un angolo pari a – ), riportandola quindi parallela alla parete.Questo evento è un'altra onda d'urto obliqua r, che parte dal punto diincidenza dell'onda i sulla parete e che viene detta onda riflessa.Ovviamente sarà M1 > M2 > M3 (e anche V1 > V2 > V3 e p3 > p2 > p1).Una riflessione del tipo indicato in figura si chiama riflessione regolare.

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È opportuno qui osservare che non si tratta di una riflessione speculare inquanto, in generale, ≠ , bensì dovrà essere tale che l'onda riflessaabbia una intensità che consenta alla corrente di raddrizzarsi.

I due angoli e sono uguali solo se l'onda d'urto è un'onda di Mach.Infatti, quanto prima detto vale anche per un'onda di Mach con la differenzache l'angolo di deviazione è infinitesimo e quindi: = = = e = 0.Ovviamente, un'onda di Mach di compressione (deviazione infinitesima verso ilbasso) si riflette come onda di Mach di compressione (deviazione infinitesimaverso l'alto), come in un'onda d'urto obliqua, ma con intensità dell'urto infinitesima.Si può anticipare che un'onda di Mach di espansione (per la stessa situazionedi figura), che ha una prima deviazione infinitesima verso l'alto, si riflette comeonda di Mach di espansione, con una deviazione infinitesima verso il basso.In conclusione, le onde di Mach si riflettono sulla superficie piana come ondedello stesso tipo (compressione compressione, espansione espansione).

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Oltre al caso già menzionato di onda d’urto normale ( = 90°) per il qualel’onda d’urto non si riflette, esiste solo un altro caso, molto particolare edel tutto teorico, nel quale un'onda d'urto obliqua che incide su di unaparete non si riflette ed è quello rappresentato nella figura che segue.

In questa circostanza la parete a valle del punto di incidenza dell'onda forma, con la parete a monte, un angolo esattamente uguale all'angolo di deviazione della corrente provocata dall'onda d'urto.

Si osserva che, angoli della parete minori di danno luogo ad un’onda riflessa (sia pure più debole che nel caso di parete piana), sino, eventualmente, all’onda normale, qualora la deviazione sia superiore al max necessario dopo l’onda.

Si vedrà, che angoli maggiori di debbono generare un ventaglio di espansione alla Prandtl e Meyer.

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Un altro caso interessante di riflessione di onde d'urto oblique (deboli) èquello rappresentato in figura, per il quale una corrente a M1 > 1 fluisce inun canale in cui, ad un certo punto, una delle pareti forma una concavitàcaratterizzata da un angolo .Al fine di avere una corrente che si mantenga a lungo supersonica, sisupponga che l’angolo sia di valore relativamente piccolo e che,viceversa, M1 sia sufficientemente alto.

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La prima onda d'urto (tra le regioni 1 e 2) parte dallo spigolo A, devia lacorrente di , rendendola parallela alla parete inferiore.Quest’onda va a impingere nel punto B (parete superiore) ove si riflette inun'altra onda che devia la corrente di - , riportandola orizzontale.L'onda riflessa che parte da B, si riflette a sua volta nel punto C della pareteinferiore) con un'onda (la CD) che devia ancora la corrente di un angolo . .E’ chiaro che questo comportamento continua fino a che il numero di Mach (cheper i successiviurti, sia pure obliqui, va progressivamente diminuendo) è taleche il relativo valore di max risulta maggiore, o uguale, di .

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Occorre anche osservare che, per la stessa continua diminuzione del numerodi Mach, l'onda CD (rispettivamente l'onda DE) risulterà più inclinata versol’alto (cioè più verticale) dell'onda AB (rispettivamente dell'onda BC).

Va rilevato che, per piccoli angoli , si ha e quindi la compressionedovuta a ciascuna onda d'urto può considerarsi praticamente isoentropica.Si ritrova pertanto, nel caso bidimensionale, quanto già anticipato nel casounidimensionale e cioè che, in una corrente supersonica che fluisceisoentropicamente ed omoenergeticamente in un condotto convergente,il numero di Mach diminuisce.

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Si consideri un condotto che si restringe con un =10°, in cui è presente un’onda d’urto. Il numero di Mach a monte dell’onda è M1=3.5; si calcolino M3 ed h3.

Dal diagramma δ−ε−M in corrispondenza di δ = 10 ° e per M1 = 3.5, si ottiene ε12 = 24.38°.M 1n= M*sinε =1.445

M 2n= 0.7196

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INTERSEZIONE DI ONDE D'URTO OBLIQUE

Foto Schlieren che mostra l’intersezione di onde d’urto oblique all’uscita di un ugello supersonico

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INTERSEZIONE DI ONDE D'URTO OBLIQUE Due onde d'urto oblique deboli, aventi in generale una diversa inclinazione rispettoalla corrente a monte, si possono intersecare in un punto O, come visto nello schlierenprecedente e illustrato in figura.In questo caso, la corrente, che fluisce in un condotto con M1 > 1, subisce duedeviazioni e (in generale, diverse tra loro) a causa di due onde d'urto oblique, aloro volta inclinate degli angoli e rispetto alla corrente stessa.Come visto, le deviazioni possono non dipendere da presenza di pareti.

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Le due correnti supersoniche, che si generano in seguito agli urti, nelle dueregioni 2 e 3 avranno in generale proprietà diverse ma, soprattutto saran-no caratterizzate da due direzioni diverse.Risulta pertanto necessario che queste due nuove correnti siano a lorovolta deviate in modo che alla fine esse abbiano la stessa direzione.Nelle correnti supersoniche, queste ulteriori deviazioni sono possibili solomediante riflessione con altre due onde d'urto oblique, come indicato in figura.Una intersezione del tipo rappresentato in figura si dice intersezione regolare.

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Le uniche due condizioni che le correnti nelle regioni 4 e 5 devono rispettaresono che esse abbiano la stessa direzione e la stessa pressione statica.Per la risoluzione del problema occorre procedere per tentativi.Si può assumere una direzione comune di tentativo delle due correnti nelledue regioni 4 e 5 (cioè, stabilire i valori di e , ovviamente non indipendentitra loro perché deve essere: + = + ) e controllare se le due pres-sioni risultano uguali tra di loro. Variando detta direzione, e cioè le due devia-zioni e , la soluzione cercata si ottiene quando si verifica p4 ≈ p5.

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La linea che separa le regioni 4 e 5 è, ovviamente, una linea di slip in quanto,attraverso essa, sono in generale discontinui sia il modulo del vettore velocità,che la temperatura e la densità (cioè, con valori diversi per le due correnti).Per avere una intersezione regolare, è necessario innanzitutto che le dueonde intersecantisi siano di tipo debole (per avere numero di Mach a valle diesse supersonico) e, inoltre, che i numeri di Mach a valle siano tali da con-sentire poi una deflessione del vettore velocità pari a e , (cioè, questiultimi devono essere non superiori ai relativi angoli di deviazione massima).

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IL METODO URTO-ESPANSIONEUna interessante applicazione delle teorie dell'onda d'urto obliqua e dell'es-pansione alla Prandtl e Meyer è quella relativa alla determinazione della portanza e della resistenza di profili alari bidimensionali supersonici con il cosiddetto metodo urto-espansione. Questo metodo consente di calcolare queste due quantità ma non permette di valutare la resistenza viscosa del profilo che non è qui considerata. Va comunque osservato che conoscere la distribuzione di pressione sul profilo, cui il metodo conduce, è il primo passo per la determinazione della resistenza viscosa.

Si consideri il profilo alare bidimensionale rappresentato in figura. Il punto Adel profilo è chiamato bordo d'attacco, mentre il punto B bordo di uscita.

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È poi convenzione porre portanza e resistenza nella forma:

in cui l'area in pianta dell'ala è rappresentata dal prodotto c 1 (cioè essa èriferita all'unità di apertura alare del profilo, nella direzione normale allo schermo) Le quantità Cp e Cr sono rispettivamente dette coefficiente di portanza ecoefficiente di resistenza del profilo. Si ricordi quindi che, sia la portanza P che la resistenza R, sono riferite all'unità di apertura alare.

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Poiché nel caso di gas più che perfetto è possibile scrivere:

le definizioni dei coefficienti di portanza e di resistenza risultano essere rispettivamente:

Il motivo per cui si introducono i coefficienti di portanza e di resistenza risiede fondamentalmente nella necessità di poter confrontare le prestazioni di profili alari aventi dimensioni e quota di volo (pressione ambiente) diverse tra loro. Infatti, trascurando gli effetti viscosi, profili aventi dimensioni diverse, geometrie simili, uguale angolo di attacco e che volano allo stesso numero di Mach hanno gli stessi Cp e Cr, ma diversa portanza e resistenza.

Cp e Cr, difatti, non dipendono dalla corda né tanto meno dalla quota di volo, ma solo dall’angolo di incidenza e dai numeri di Mach e Reynolds.

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Si consideri come profilo alare una lastra piana, di spessore infinitamente sottile, posta ad un angolo di attacco positivo rispetto ad una corrente supersonica avente numero di Mach pari a M . Si supponga inoltre che sia minore del max corrispondente a M e si trascurino gli effetti viscosi. Poiché sul bordo di attacco A del profilo la corrente supersonica trova una convessità nella parte superiore ed una concavità in quella inferiore, èchiaro che dal bordo d'attacco partiranno una espansione di Prandtl e Meyer verso l'alto ed un'onda d'urto obliqua debole verso il basso. Il risultato di tutto ciò sarà una diminuzione della pressione sul dorso del profilo (regione 2) ed un aumento della stessa sul ventre (regione 3); quindi il profilo avrà una portanza positiva, oltre che una resistenza anch'essa ovviamente positiva.

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Le due correnti supersoniche nelle regioni 2 e 3 hanno, pertanto, la stessa direzione ma due diverse pressioni (p3 > p2). Risulta quindi necessario che dal bordo di uscita B del profilo partano un'onda d'urto verso l'alto (che faccia aumentare la pressione) ed un ventaglio di espansione verso il basso (che la faccia diminuire), in modo che le due correnti che abbandonano il profilo, ancorché con velocità tra loro diverse in modulo ma uguali in direzione, possano raggiungere la stessa pressione (p4 = p5). Anche in questo caso esisterà una linea di slip e per risolvere completamente il problema (determinazione dell'inclinazione dell'onda d'urto obliqua tra le regioni 2 e 4, dell'ampiezza del ventaglio di espansione tra le regioni 3 e 5 e quindi dell'inclinazione della linea di slip) si deve procedere per tentativi.

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Al fine, però, di determinare la portanza e la resistenza sul profilo, detta risoluzione non è necessaria perché condiziona solo ed unicamente gli stati termofluidodinamici nelle regioni 4 e 5 poste a valle del profilo stesso.

;

Nel caso semplice di lastra piana, la portanza e la resistenza per unità di apertura alare sono date da:

in cui le quantità (ccos ) e (csin ) rappresentano le due proiezioni della superficie alare in direzione normale alla portanza e normale alla resistenza, rispettivamente.

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Sostituendo queste due quantità nelle:

si ottengono i coefficienti di portanza e resistenza del profilo:

;

;

;

che si annullano entrambi per = 0 poiché in questo caso p2 = p3 = p .

In generale, i due rapporti di pressione p2 /p e p3 /p risultano dipendere da e M , oltre che da

Invece, come già detto in precedenza, e come si può notare dalle due relazioni che li esprimono, Cp e Cr risultano indipendenti dalla corda c e dalla pressione ambiente p .

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La configurazione fluidodinamica per < è quella rappresentata in figura.Le due onde d'urto oblique che partono dal bordo di attacco A del profilo sono dovute alla deviazione della corrente verso l'alto della quantità ( – ) ed a quella verso il basso di ( + ). I due ventagli di espansione che partono dai punti C e D sono dovuti alle due convessità ivi presenti. Le due onde d'urto che partono dal bordo di uscita B derivano da una situazio-ne analoga a quanto visto nelle onde d’urto oblique e l’onda in basso può essere sostituita da un ventaglio di espansione come nella lastra piana.La portanza e la resistenza della sola superficie 1 sono date da:

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e analogamente per le altre superfici:

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Sostituendo le relazioni precedenti nelle:

;

e tenendo conto delle espressioni di l1, l2, l3 e l4, si ottiene infine:

Ancora una volta si può notare che Cp e Cr non dipendono dalla corda né da p .

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Ovviamente, nel caso in cui l’angolo di attacco del profilo sia > , l'onda d'urto obliqua che parte dal bordo di attacco A del profilo verso l'alto deve essere sostituita da un ventaglio di espansione perché la concavità, che la corrente ivi incontra per < , viene rimpiazzata da una convessità come nel caso della lastra piana. Come già detto, ciò vale anche per l'onda d'urto obliqua che parte dal bordo di attacco B verso il basso.

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