dal_seme_3_11_low

64
Poste Italiane S.p.A. – spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, comma 1, DR PZ

description

Poste Italiane S.p.A. – spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, comma 1, DR PZ Pier Giacomo Bianchi dal Seme - n° 3 / 11 3

Transcript of dal_seme_3_11_low

Page 1: dal_seme_3_11_low

Post

e Ita

liane

S.p

.A. –

sp

ediz

ione

in a

bb

onam

ento

pos

tale

- D

.L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 N

. 46)

Art

. 1, c

omm

a 1,

DR

PZ

Page 2: dal_seme_3_11_low

dal Seme - n° 3 / 11

Page 3: dal_seme_3_11_low

3

EDITORIALE

dal Seme - n° 3 / 11

La reintroduzione dell’obbligo di impiegare sementi certifica-te di frumento duro per acce-

dere ai benefici comunitari dell’art. 68, è senz’altro una buona notizia.

Prima di tutto perché viene rico-nosciuta la valenza agroambientale delle sementi certificate.

L’impatto positivo evidente è rappresentato dal controllo delle malerbe e dalla riduzione delle ma-lattie trasmissibili per seme e dal conseguente minore impiego di agrofarmaci.

Meno eclatante ma altrettanto importante, come è stato messo in evidenza da autorevoli studi, la mi-nore emissione di anidride carboni-ca per unità di produzione.

Nella campagna appena trascor-sa, in cui l’obbligo non era in vigo-re, il crollo nell’impiego di sementi certificate non è stata una cattiva notizia per il solo settore sementie-ro ma lo è stata per l’intera agricol-tura nazionale.

Nell’immediato, forse spinti dalla necessità di tagliare i costi di pro-duzione, molti agricoltori hanno fatto ricorso al reimpiego aziendale o peggio ancora a sementi impro-prie, messe sul mercato illegalmen-te.

Una prospettiva di risparmio in-gannevole nel medio lungo perio-do che danneggia l’intero sistema

L’impiego di sementi certificate per il frumento duro

e finisce per impoverire la stessa agricoltura.

Non impiegare sementi certifi-cate significa assoggettarsi all’alea della cattiva qualità del seme im-piegato con conseguente impatto negativo sulla qualità e la quantità prodotta.

In termini di sistema significa non contribuire al miglioramento genetico che la vendita di sementi certificate consente, significa non veicolare in azienda l’innovazione varietale che comunque finora è stata assicurata, significa rinunciare a qualsiasi progetto di tracciabilità che solo può contribuire alla sta-bilizzazione dei redditi in tempi di alta volatilità dei prezzi.

Con il provvedimento di fine lu-glio il settore sementiero e non solo può tornare a pensare positi-vo per affrontare con più strumenti la crisi di produzione del comparto del frumento duro da tutti conside-rato strategico per il paese.

Il provvedimento fortemente vo-luto dalle Regioni, invero non senza contrasti e sostenuto dal Ministe-ro, passa ora al vaglio comunitario dove dovrà essere giudicato come misura agroalimentare.

Occorre però fare presto affinché la decisione abbia il suo effetto sul-le semine dell’autunno 2012, come previsto dal decreto, perché la pro-

grammazione della produzione di sementi certificate per la prossima campagna deve essere fatta già quest’anno.

Dai principi che hanno ispirato questo provvedimento occorre poi ripartire per convalidare il valore strategico delle sementi certificate anche nella discussione sulla nuova PAC post 2013, per ridare centralità a una produzione specializzata alla base di qualsiasi scelta produttiva e per valorizzare un settore che per alcuni comparti e per talune attività è di riconosciuta eccellenza.

Pier Giacomo Bianchi

Page 4: dal_seme_3_11_low
Page 5: dal_seme_3_11_low
Page 6: dal_seme_3_11_low

notizie

6dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

A cura di Elena Astrua Testori

La situazione del comparto dei cereali e dei semi oleosi: monito-raggio del MiPAAF

Lo scorso luglio, presso la sala Mi-nistri del MiPAAF a Roma, gli esper-ti dei più importanti settori pubblici e privati, che rappresentano l’intera filiera nazionale, si sono incontrati nella consueta riunione annuale per esaminare il bilancio consuntivo 2010/11 e preventivo 2011/12 re-lativo alle specie del comparto dei cereali e dei semi oleosi.

L’attenzione dei partecipanti è stata rivolta in special modo alla si-tuazione del comparto del frumen-to duro, oggetto di recenti tensioni, anche mediante un’approfondita analisi dei dati storici. In particolare è emerso che in Italia negli ultimi anni la produzione si è assestata sotto i 4 milioni di tonnellate, con un significativo calo, imputabile principalmente ai mutati orienta-menti della politica agricola comu-nitaria. Inoltre è stato evidenziato un forte restringimento della tradi-zionale forbice fra importazioni ed esportazioni: infatti, ad un leggero incremento di queste ultime, che si sono assestate intorno ai 3,2 milioni

di t., si è assistito ad un progressi-vo incremento dell’import, che per la prima volta in questo secolo ha toccato la soglia dei 3 milioni di t.

Per quanto concerne invece i consumi, che storicamente nell’ulti-mo decennio sono sempre oscillati fra i 3 e i 4 milioni di t, recentemen-te si sono collocati nella parte bas-sa del range, poco al di sopra dei 3 milioni di t. Il fenomeno è stato in-terpretato come frutto della difficile situazione economica in atto negli ultimi anni, che ha indotto a modifi-care sia l’atteggiamento dei consu-matori, meno propensi ad acquisti in eccedenza rispetto alle reali esi-genze di utilizzo, sia dei produttori per evidenti motivazioni di efficien-za nella collocazione dei prodotti.Al termine dei lavori i partecipanti hanno espresso una generale sod-disfazione per il livello qualitativo degli elementi scaturiti dalle analisi condotte, frutto anche della regola-rità nella frequenza di convocazio-ne da parte del MiPAAF di questo tavolo di lavoro. In particolare è stata sottolineata la finalità pratica per gli addetti ai lavori, derivante dall’interscambio in tempi stretti di dati aggiornati e circostanziati fra

gli esperti delle singole componen-ti della filiera cerealicola e dei semi oleosi. Infatti, sulla base di tale atti-vità, grazie al successivo confronto dialettico e all’ elaborazione critica degli elementi evidenziati, risulta possibile focalizzare validi parame-tri di sintesi, che risultano utili per monitorare costantemente l’anda-mento della situazione della produ-zione e dei mercati.

[Fabrizio Golinelli]

Un progetto sul riso per salva-guardare la leadership italiana

È stato presentato il progetto di ricerca denominato RISINNOVA, interamente italiano e finanziato nell’ambito dell’iniziativa “AGER – agroalimentare e ricerca” sostenu-ta dalle fondazioni bancarie, e che vede la partecipazione di 14 strut-ture di ricerca, coordinate dal CRA, il Consiglio per la ricerca e la speri-mentazione in agricoltura.

Elisabetta Lupotto, direttore del dipartimento di biologia e produ-zioni vegetali del CRA e responsa-bile del progetto, ha sottolineato che “la filiera del riso in Italia ed il

Superficie (ettari) e produzione (quintali): frumento, segale, orzo, avena. Dettaglio per ripartizione geografica - Anno 2011 - (dati ISTAT)

Ripartizioni geograficheFrumento tenero Frumento duro Orzo Avena

Superficie Produzione totale Superficie Produzione totale Superficie Produzione totale Superficie Produzione totale

Nord 340.523 18.025.039 71.270 3.815.206 72.672 3.172.009 2.075 -

Centro 69.657 2.813.655 243.344 11.901.616 76.988 9.248.445 17.726 -

Mezzogiorno 38.065 1.221.372 760.606 1.221.372 103.444 2.902.284 87.052 -

ITALIA 448.245 22.060.066 1.075.220 36.499.408 253.104 8.714.803 106.853 -

Page 7: dal_seme_3_11_low

7

notizie

dal Seme - n° 3 / 11

settore sementiero hanno urgente bisogno di innovazione varietale per continuare a reggere la compe-tizione con il mercato globale.

Il nostro Paese è oggi leader in-discusso del settore in Europa, ma questa posizione non potrà essere difesa a lungo in un mondo dove il miglioramento genetico delle specie coltivate si avvale, ovunque, delle più innovative tecnologie of-ferte dalla genetica e dalla genomi-ca moderne”.

Obiettivo del progetto è infatti di consentire alla filiera risicola di avvalersi dell’innovazione per lo sviluppo di varietà di riso compe-titive, e dare soluzione a problemi non risolti, quali l’acquisizione di resistenze durevoli ed effettive nei confronti di stress biotici e abiotici, ed utilizzare meglio la genomica per il rinnovo varietale.

Coordinando i lavori del conve-gno, Paolo Marchesini, presidente di ASSOSEMENTI – Associazione italiana sementi, ha avuto modo di evidenziare che “per mantenere la

posizione di principale produttore di riso in Europa, con oltre il 50% della produzione totale e soprattut-to con tipologie di riso riconosciute di eccellente qualità dal consuma-tore, è indispensabile non arresta-re il processo di rinnovo varietale, l’unico strumento che consente di affrontare le nuove insidie colturali o di mercato”.

I risultati attesi da RISINNOVA ri-guardano lo sviluppo di un network integrato pubblico-privato di ricer-ca sul riso in Italia, l’applicazione di nuove strategie di costituzione varietale grazie ai mezzi offerti dal-la ricerca più avanzata, nonché la creazione delle basi per arrivare ad avere una nuova generazione di va-rietà commerciali di riso italiano, in grado di assicurare competitività al settore e rispondere ancora di più alle esigenze dell’industria.

Technical Working Party dell’U-POV

Si è svolta a Brasilia, nel cuore

dell’America Latina, la 40° Sessione del Technical Working Party (TWA) dell’UPOV sulle piante agricole.

Alla sessione hanno preso parte esperti provenienti da circa 50 pa-esi distribuiti su tutti i 5 continenti; INRAN - ENSE ha preso parte con due ricercatori.

Le principali tematiche affron-tate hanno riguardato il lavoro di revisione ed aggiornamento delle Guide UPOV relative alle seguen-ti specie: grano saraceno, grano duro, canapa, sesamo; le nuove Guide modificate saranno inviate al Comitato Tecnico per l’adozione, prevista nel 2012.

Nel corso delle varie sessioni è anche iniziata l’elaborazione di bozze di protocolli tecnici relativi a nuove specie fra le quali ricordia-mo la facelia e due specie tipiche del panorama agricolo brasiliano quali la cassava (Manihot esculenta Crantz.) e urochloa (Brachiaria spp).

Sono state discusse anche altre tematiche concernenti le modalità di sviluppo di nuove Guide tec-niche per le prove di iscrizione, la valutazione dell’uniformità attra-verso fuori tipo sulla base di più di un campione o sub-campione ed argomenti vari di natura statistica.

La Francia ha presentato un da-tabase contenente descrizioni va-rietali della specie pisello di varietà provenienti da diversi paesi, questo lavoro deve essere visto come un primo passo verso la costituzione di un database globale delle de-scrizioni varietali.

Attraverso il sito dell’UPOV dal Marzo 2010 è possibile l’accesso gratuito al database GENIE dove sono raccolte le denominazioni va-rietali delle specie protette dall’U-POV.

Al termine dei lavori, è stato de-ciso che nel corso della prossima

Page 8: dal_seme_3_11_low

notizie

8dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

sessione del TWA (la 41°) saranno discusse le seguenti proposte di Guide:

- inizio discussone di nuovi pro-tocolli per la specie lacrime di Giobbe (Coix lacrima-jobi L), Chloris gayana Kunth e agropiro (Agropyron elongatum Beauv.).

- proseguo di discussione dei protocolli di cassava, veccia comune, Vigna angularis, ara-chide, urocloa (Brachiaria spp.), facelia e setaria.

- revisione dei protocolli di sorgo, frumento tenero e poa praten-se.

La rappresentanza italiana ha dato la propria disponibilità a par-tecipare alla revisione delle Guide per le specie poa pratense, veccia comune, sorgo e frumento tenero.

La 41° Sessione TWA, si terrà ad Angers (F) dal 21 al 25 Maggio 2012 (Preparatory workshop il 20 Maggio 2012).

[Maurizio Giolo, Giovanni Corsi]

Incontro a Roma sul migliora-mento genetico partecipativo

Un incontro sul tema “Migliora-mento genetico partecipativo per l’agricoltura biologica (PPB)”, che si sviluppa entro l’ ampio progetto di ricerca europeo del SOLIBAM (Strategic for Organic and Low-im-put Breeding and Management), si è svolto a Roma lo scorso giugno.

Tale incontro è stato organizzato dalle Unità Operative italiane coin-volte nel progetto.

Dopo l’introduzione di Teresa De Matthaeis, Dirigente dell’Ufficio Agricoltura Biologica MiPAAF, Ric-cardo Bocci di AIAB ha presentato brevemente le finalità del progetto SOLIBAM.

Si tratta di un progetto di ricerca europeo della durata di cinque anni (2010-2015), che vede la collabora-zione di 23 istituzioni di 10 paesi europei e di Mali, Etiopia e Siria.

L’obiettivo principale è quello di incrementare qualità e produttivi-tà delle colture utilizzando metodi rispondenti alle esigenze dell’agri-coltura biologica, utilizzando tec-niche agronomiche appropriate a basso-input, selezioni varietali at-traverso il sistema del miglioramen-to genetico partecipativo.

In Italia, questo sistema ha coin-volto cinque aziende agricole e con la collaborazione di ICARDA “In-

Gruppo TWA 2011

Page 9: dal_seme_3_11_low

9

notizie

dal Seme - n° 3 / 11

ternational Center for Agricultural Research in the Dry Areas”, che ha fornito le sementi di partenza, sono state seminate nell’inverno 2010 parcelle sperimentali di Frumento duro, Frumento tenero e Orzo.

Sono state organizzate una serie di visite a queste aziende ed incon-tri finalizzati alla valutazione dei pri-mi dati ed alla diffusione di questo modello di miglioramento genetico partecipativo mirato al coinvolgi-mento di ulteriori aziende agricole.

Un modello di PPB supportato da ICARDA si deve al lavoro che dura da diversi anni, di due ricercatori italiani: Stefania Gando e Salvatore Ceccarelli il quale, durante l’incon-tro, ha descritto l’attività svolta e i metodi utilizzati.

Le prove del progetto ICARDA, vengono svolte in diversi paesi afri-cani e del Medio Oriente.

Di tutte le specie commestibili 250 sono utilizzate come cibo: 15 colture rappresentano il 90% del-le calorie della nostra dieta e di queste il 60% è rappresentato da Frumento, Riso e Mais: molte delle varietà appartenenti a queste spe-cie sono strettamente imparentate e geneticamente uniformi.

Per millenni il miglioramento ge-netico é stato fatto dagli agricoltori stessi: in questo modo, diversifican-do gli ambiti produttivi, si è ottenu-to un sistema varietale diversificato ottenendo “varietà locali”.

La selezione per adattamento specifico, effettuata da stazioni sperimentali e non direttamente dagli agricoltori, fu sostituita dalla selezione per adattamento ampio (solitamente aumento della produt-tività) con una conseguente perdita di diversificazione varietale.

Con questo modello si vuole ri-valutare il vecchio sistema di sele-zione effettuato attivamente dagli

stessi agricoltori.Aspetti importanti del migliora-

mento genetico partecipativo per l’agricoltura biologica (PPB) sono i seguenti: prove di campo condotte negli appezzamenti degli agricol-tori, la loro attiva partecipazione al processo di selezione ( selezio-ne “massale”), processo che viene condotto indipendentemente in molte localitá e ambienti agrono-mici diversi.

Da sottolineare l’importante e attiva partecipazione al progetto delle donne, che spesso hanno una profonda e attiva conoscenza dei processi produttivi e un interesse particolare nella sicurezza alimen-tare e nei paesi in via di sviluppo rappresentano spesso un ruolo marginale.

Secondo i relatori, il miglioramen-to partecipativo adatta le varietá all’ambiente, anziché modificarlo, ed é quindi ideale per l’ agricoltura biologica; esso consente di miglio-rare piú colture contemporanea-mente conservando la biodiversità.

Dal dibattito, seguito agli inter-venti degli oratori, è emerso che, per rapportare efficacemente gli aspetti di ricerca illustrati al nostro sistema sementi, sarebbe necessa-rio introdurre modifiche alle nor-mative esistenti, eventualmente nell’ambito delle disposizioni sulle varietà da conservazione.

[Antonella Donniacuo]

100° Concorso Nazionale per i moltiplicatori di sementi di riso certificate

Lo scorso giugno si è svolta la 100a edizione della premiazione del Concorso Nazionale per i mol-tiplicatori di sementi di riso certifi-cate.

La manifestazione si è svolta al castello di Sant’Angelo Lodigiano, sede della Fondazione Morando Bolognini che, insieme all’Ente Na-zionale Risi e all’INRAN-ENSE, ban-disce il concorso.

Il direttore della Fondazione, Lu-igi Degano, dopo aver presentato la storia della prestigiosa sede del-la Fondazione, ha coordinato gli interventi dei numerosi ospiti che sono intervenuti alla riunione.

Hanno preso parte alla riunio-ne introduttiva i rappresentanti dell’INRAN-ENSE: il presidente, Mario Colombo, che ha messo in risalto l’importanza di sostenere la produzione risicola, fortemente ca-ratterizzante il territorio, Pier Giaco-mo Bianchi e Luigi Tamborini.

Sono inoltre intervenuti: i rappre-sentanti dell’Ente Nazionale Risi, il presidente, Paolo Carrà e Anna Callegarin; il neo direttore del CRA-RIS, Giampiero Valé; i rappresen-tanti dell’Assosementi, Paolo Mar-chesini e Massimo Biloni; Alberto Brambilla della ditta Basf, il quale ha precisato che produrre seme di qualità ed esente da grana rossa è fondamentale per le varietà Clear-field® (tolleranti agli erbicidi della famiglia degli imidazolinoni), al fine di non perdere in breve tempo i vantaggi di tale tecnologia per l’in-sorgere di resistenza nelle piante di riso crodo.

Bianchi ha informato la platea dei lavori in corso a Bruxelles per la semplificazione delle normative comunitarie sulla commercializza-zione delle sementi.

L’attività è scaturita anche da una consultazione pubblica avvenuta nel 2008 dalla quale era emerso che i fruitori delle normative, seb-bene fossero soddisfatti dei car-dini comunitari rappresentati da registrazione ufficiale delle varietà

Page 10: dal_seme_3_11_low

dal Seme - n° 3 / 11

notizie

10dal Seme - n° 3 / 11

e certificazione delle sementi, ri-chiedevano uno snellimento delle disposizioni per conseguire una ri-duzione dei costi.

La Commissione ha individuato tale possibilità in una maggiore re-sponsabilizzazione dei produttori sementieri e ha elaborato talune opzioni sulle quali al momento si sta operando una valutazione di impatto. Successivamente la nuova normativa proposta dalla Commis-sione verrà sottoposta al vaglio del Consiglio e del Parlamento euro-peo, presumibilmente nel corso del 2012.

Tamborini ha presentato i dati storici delle edizioni della manife-stazione dal 1911 al 1950 e i dati relativi all’ultima campagna di cer-tificazione. L’intervento relativo alla certificazione del riso nell’ulti-ma campagna agraria ha messo in luce dati molto interessanti. Infatti, negli ultimi anni si è verificata una costante crescita dei quantitativi certificati, che ha portato a certi-ficare 60.032 tonnellate di risone nella campagna 2010/2011, con un incremento del 3,6% rispetto la

campagna precedente e del 19% rispetto alla campagna 2007/08.

La quota maggiore dell’incre-mento rispetto al 2007/08 è dovu-ta alla forte crescita delle varietà con granello Lungo A da parboiled (+39%) e con granello Lungo A da consumo interno (+31%) (tab. 1); in controtendenza si evidenziano i tipi tondi e i tipi medi, per i quali si è registrato un calo dei quantitativi certificati rispetto alla scorsa anna-ta agraria, rispettivamente del 6 e del 10%.

La distribuzione dei quantitati-vi certificati (2010/11) in base alla tipologia di granello è stata la se-guente: 29,7% per le varietà a gra-nello Lungo B, 25,9% per le varie-tà a granello lungo A da consumo interno, 20,5 % sia per le varietà a granello Lungo A da parboiled che per quelle a granello tondo, 3,4% per i tipi medi.

Le varietà maggiormente certifi-cate sono state Selenio e Centauro per i tipi tondi (4.253 e 3.924 t), Via-lone Nano e Flipper per i tipi medi (863 e 321 t), Loto e Ronaldo per le varietà con granello Lungo A da parboiled (1.798 e 1.306 t), Volano e Baldo per le varietà con granel-lo Lungo A da consumo interno (3.437 e 2.350 t), Sirio CL e Gladio per i tipi Lungo B (8.147 e 4.903 t).

Pur essendo state certificate 93 varietà di riso, il 41% del mercato è costituito da 5 varietà di cui 2 di tipo Lungo B (Sirio CL e Gladio), 2 di tipo tondo (Selenio e Centauro) e 1 di tipo Lungo A da consumo in-terno (Volano).

Al termine della riunione sono

PremioNominativo del vincitore

Varietà

pannocchia

Buffa Carlo Gladio

Falchi Elisabetta Nembo

Ferrari GiovanniCarnise Precoce

Meli Massimiliano Centauro

medaglia d’oro

Assietti Dino S. Andrea

Fregonara Giovanni e F.lli

Ariete

Quaglia Alessandro Ellebi

San Martino Emanuele Az. Agr.

Sp55

coppa

Falasco Az.Agr. S.S. Carnise

Il Torrione Soc. Agr. Dardo

La Pista Soc. Agr. Thaibonnet

Savoini Selenio

medaglia d’oro s.i.s.

Porru Renato Eurosis

coppa Amm. Provv. Pavia

Negri F.lli S.S. S. Andrea

medaglia d’oro Bertone

Matta Mario Ellebi

Elenco dei primi premi assegnati e varietà coltivata.

Quantitativi di risone certificati nelle ultime 4 campagne agrarie, suddivisi per tipologia di granello.

stati premiati i vincitori del concor-so che ha assegnato 60 diplomi di benemerenza, 20 medaglie di bronzo, 12 medaglie d’argento, 4 medaglie d’oro, 4 pannocchie, 4 coppe, 3 premi speciali.

[Patrizia Titone]

Page 11: dal_seme_3_11_low

11

da Bruxelles

dal Seme - n° 3 / 11

Riunione del Comitato Perma-nente Sementi

23 maggio 2011

Requisiti qualitativi per il riso

Il delegato portoghese ha forni-to aggiornamenti sul lavoro degli esperti per perfezionare i requisiti qualitativi del riso riguardo a Fu-sarium fujikuroi e grana rossa e gli esperti degli stati membri hanno analizzato nuovi dati.

La delegazione portoghese ha presentato una proposta di modifi-ca che sarà analizzata dagli esperti prima della prossima riunione del Comitato sementi.

Commercializzazione di varietà non ancora iscritte

In base alla decisione della Com-missione 2004/842/CE, gli stati membri possono autorizzare i pro-duttori di sementi a commercializ-zare sementi che appartengono a varietà per le quali è stata fatta do-manda di iscrizione al registro.

Scopo di questa decisione è con-sentire ai produttori di fornire ana-lisi e prove presso le aziende agri-cole prima della registrazione della varietà.

Secondo gli articoli 17 e 34, gli stati membri denunciano ogni nuo-

va varietà e la Commissione acco-glie le domande, il rinnovo, la revo-ca o il ritiro dell’autorizzazione.

Sulla base delle informazioni ri-cevute, la Commissione prepara un rapporto.

Circa la metà degli stati membri utilizza questa possibilità, e dopo due anni circa l’80% delle varietà di specie agricole vengono registrate.

Su questo punto c’è stato uno scambio di opinioni da parte di al-cuni stati che appoggiano la sem-plificazione della normativa corren-te.

Presentato il sito del Catalogo Comune delle Varietà

La Commissione ha presentato il progetto di una nuova versione del database del Catalogo Comune di specie agrarie e ortive. Lo scopo è di rendere i cataloghi fruibili in modo semplice per l’autunno 2011.

Continuerà comunque la pubbli-cazione della versione cartacea dei cataloghi sulla Gazzetta Ufficiale.

Piantine di ortive nel Catalogo comune

La lista completa delle varietà è stata messa a disposizione degli stati membri per la verifica finale.

La Commissione ha presentato anche come le varietà di piantine di

specie ortive verranno iscritte nel-la prossima edizione del Catalogo comune. Requisiti qualitativi per Galega orientalis

La delegazione dell’Estonia ha presentato la richiesta di modificare l’allegato II della direttiva 66/401/CE sulle piante da foraggio, riguar-do alle caratteristiche minime di germinabilità relativamente ai semi duri.

La richiesta è stata appoggiata da alcuni stati e la Commissione va-luterà la possibilità di apportare le opportune modifiche entro la fine dell’anno.

Equivalenza per patate da semi-na provenienti da paesi terzi

La Commissione ha informato della richiesta portoghese di proro-gare la deroga che consente l’im-portazione di patate da semina dal Canada nell’ambito della direttiva fitosanitaria.

Tuttavia nessuna richiesta è stata finora presentata nell’ambito della legislazione sulla commercializza-zione delle sementi.

Mentre la proroga o la riapertura di un periodo di importazione sotto la legislazione sanitaria può essere deciso dall’apposito Comitato per-manente, ciò non è possibile per la

A cura di Pier Giacomo Bianchi, Elena Astrua Testori

Page 12: dal_seme_3_11_low

dal Seme - n° 3 / 11

da Bruxelles

12dal Seme - n° 3 / 11

componente direttiva di commer-cializzazione.

I Servizi della Commissione cer-cheranno di trovare una soluzione con i Servizi legali, a condizione che il Portogallo presenti una richiesta scritta nell’ambito della direttiva sulla commercializzazione della pa-tata da semina.

Aggiornamenti delle direttive sulla patata da semina

Alcuni stati membri hanno inviato alla Commissione i loro commenti sul resoconto del gruppo di lavoro del 15 febbraio scorso, per permet-tere ai Servizi della Commissione di riassumere i commenti ricevuti in vista della prossima riunione del Comitato sementi.

Poiché non tutti gli stati hanno presentato i loro commenti, il ter-mine per la consegna è stato pro-rogato.

Aggiornamento sulla revisione delle normative comunitarie

La Commissione ha informato il Comitato che la consultazione pub-blica sul documento preparatorio, che valuta l’impatto della revisio-ne della legislazione comunitaria, è stata pubblicata sul sito SANCO

dal 19 aprile. La consultazione si è chiusa il 30

maggio.

Condizioni minime per specie agrarie e ortive

Il Comitato ha dato parere favo-revole all’unanimità alla bozza di direttiva di attuazione che modifica le direttive 2003/90/CE e 2003/91/CE, e che definisce le norme appli-cative dell’articolo 7 delle direttive stesse riguardo ai requisiti mini-mi per l’analisi di alcune specie di piante agrarie e ortive.

...e inoltre

•La delegazione finlandese ha presentato richiesta di rivedere le restrizioni quantitative della direttiva 2008/62/CE che riguar-da le varietà da conservazione di piante agrarie. La produzio-ne di sementi di specie come segale e trifoglio rosso infatti è così bassa in Finlandia che le restrizioni quantitative calcolate secondo la normativa vigente non permettono di produrre una quantità sufficiente di se-menti. Alcuni stati membri han-no appoggiato la richiesta, altri hanno proposto un approccio

più cauto. La Commissione ha spiegato che, dato che la re-strizione quantitativa si basa su una direttiva del Consiglio, non c’è spazio per modifiche e che l’attuale assetto normativo è vi-gente solo dalla metà del 2009.Sarà necessario trovare un’altra soluzione al problema.

•Il delegato francese ha ricorda-to la richiesta di equivalenza da parte dell’Ucraina e ha chiesto un aggiornamento. La Commis-sione ha informato di aver rice-vuto richiesta ufficiale, ma che in questo momento la priorità di tempo va alla revisione delle legislazione di base.

•Il delegato portoghese ha pre-sentato il resoconto di un espe-rimento temporaneo sull’utilizzo di miscugli di sementi di specie foraggere non coperte dalle di-rettive comunitarie , con lo sco-po di modificare l’elenco delle specie consentite. L’ostacolo principale è il fatto che al mo-mento non esiste un sistema di certificazione per queste pian-te, sia a livello comunitario che internazionale. La Spagna, che ha partecipato all’esperimento, ha informato di aver prodotto quantità minori di sementi e pre-senterà a breve il suo rapporto.

Page 13: dal_seme_3_11_low

13

mercati

dal Seme - n° 3 / 11

A cura di Massimo Montanari

La campagna produttiva 2011

Siamo a fine estate e le quota-zioni delle sementi nelle nostre borse di riferimento sono ferme; i sopralluoghi in campo delle colture sementiere stanno volgendo al ter-mine e nel complesso sono risultati positivi, sia sotto l’aspetto qualitati-vo che quantitativo.

Le colture autunno/vernine sono state seminate spesso in ritardo e in condizioni di terreno sfavorevoli, a causa delle abbondanti precipita-zioni.

La primavera in tutta Europa si è presentata siccitosa e con tempera-ture al di sopra della media: ciò non ha favorito le semine e l’idoneo svi-luppo vegetativo delle colture in atto.

Tuttavia sulle colture l’effetto ne-gativo è stato inferiore alle attese, l’annata cerealicola ha riscontrato produzioni nella media ed in alcu-ne zone anche superiori; inoltre la

quasi totale assenza di malattie ha influito notevolmente sull’aspetto quantitativo e qualitativo del pro-dotto finale: il peso specifico è sta-to infatti ottimo.

Anche la stagione estiva è sta-ta anomala, con una diminuzione della temperatura verso la metà del mese di luglio e un agosto ca-ratterizzato, soprattutto nella sua seconda metà, da temperature al di sopra della media ed assenza di precipitazioni nella maggior parte delle zone produttive; nonostan-te questo, le colture primaverili, come girasole, mais e foraggere, di cui iniziamo ad avere i primi dati produttivi, stanno creando buone aspettative per i produttori.

Sicuramente le culture non irri-gue risentiranno dell’andamento stagionale del mese d’agosto e, per ciò che riguarda le colture se-mentiere, le più penalizzate potran-no essere quelle di soia ed in minor misura di mais, che con chiusure di

ciclo vegetativo anticipato, potreb-bero incorrere in produzioni inferio-ri alle attese.

Il costo del seme di frumento

Visto l’approssimarsi delle se-mine dei cereali autunno/vernini, prenderemo in considerazione il prezzo del seme di frumento di se-conda categoria impiegato per la produzione di granella destinata alla macina.

Mediamente il costo di 100 kg di seme certificato si attesta tra i 40 e i 50 euro.

Da dove deriva però questo prez-zo? In attesa che venga quotato dalle borse merci da cui traiamo i nostri dati, cosa che normalmente avviene a partire dal mese di set-tembre, proviamo a darci una rispo-sta.

La materia prima è il prodotto conferito alle società sementiere da aziende agricole moltiplicatrici,

Page 14: dal_seme_3_11_low

dal Seme - n° 3 / 11

mercati

14dal Seme - n° 3 / 11

vincolate da un contratto di molti-plicazione, obbligatorio per i cere-ali a paglia.

Il prezzo di tale prodotto vie-ne solitamente stabilito sulla base dei prezzi del cereale da macina di una borsa merci precedentemente concordata, calcolando la media di questi prezzi lungo un periodo di circa tre mesi dalla fine delle treb-biature.

A questo valore vengono nor-malmente aggiunti dei premi che dipendono prevalentemente dalla qualità della merce consegnata ed eventualmente da trattamenti fito-sanitari supplementari richiesti dal committente; talvolta inoltre può essere la società sementiera a farsi carico del costo del trasporto del-la merce proveniente dall’azienda moltiplicatrice.

Ora il prodotto in natura si trova presso le industrie selezionatrici che, in base alla loro struttura ed organizzazione, hanno costi di lavo-razione che possono variare molto fra loro.

Normalmente il calo-peso che si verifica dal prodotto in ingresso al prodotto finito di selezionare, do-vuto alla rimozione di materie iner-ti, infestanti, cariossidi striminzite o spezzate, si attesta mediamente attorno all’ 8 - 10%.

Altri costi che le aziende semen-tiere devono sostenere sono da im-putare ai principi attivi utilizzati per il trattamento conciante, alla confe-zione di vendita (confezioni di carta o plastica di diversi formati), alle royalties da pagare al costitutore della varietà (di norma più elevate per nuove costituzioni o per varie-tà di particolare pregio/interesse per l’industria molitoria) e al costo di certificazione, che garantisce la rispondenza del prodotto finito ai minimi di legge.

Nella precedente descrizione dei costi si è fatto riferimento in modo generico alla formazione del prez-zo delle sementi di frumento; ogni società sementiera adotta modi e condizioni diverse per i contratti che stipula con i fornitori.

Anni 2009 2010 2011

Specie

Erba Medica 13858,38 15043,61 20961,96#

2009-10 statistiche di certificazione anni 2009, 2010 www.ense.it

2011 - superficie richiesta a controllo (dati provvisori e parziali)

Superfici (ha) controllate nelle annate 2009, 2010 e a richiesta di controllo nel 2011

Superfici a controllo per l’erba medica – anni 2009 – 2010 - 2011

Nel numero precedente non è stato possibile inserire l’erba medi-ca nella tabella di confronto tra le superfici di foraggere visitate nelle ultime campagne.

Ora, con i dati seppur provviso-ri della campagna 2011, possiamo completare il confronto.

Page 15: dal_seme_3_11_low

15

dai laboratori

dal Seme - n° 3 / 11

Validazione di un metodo di detection di Xanthomonas axonopodis pv dieffenbachiae in Anthurium

Nel settembre 2009, il Laborato-rio di Analisi Fitopatologiche della sezione dell’INRAN di Battipaglia ha partecipato al ring test organiz-zato dal Laboratoire National de la Protection des Végétaux (LNPV-France, Réunion) e dal Centre de Coopération Internationale en Recherche Agronomique pour le Développement (CIRAD-France, Réunion).

Il ring test, il cui oggetto era la detection di Xanthomonas axono-podis pv. dieffenbachiae (Xad), ha coinvolto altri quattordici laborato-ri europei ed è stato presentato a Rèunion (FR) alla 12th International Conference of Plant Pathogenic Bacteria (Jouen et al., 2010).

Xanthomonas axonopodis pv. dieffenbachiae (Xad), l’agente cau-sale della ruggine in Anthurium, è in Europa un organismo da quaran-tena (lista EPPO A2).

Il metodo europeo di riferimento usato per la detection di tale pato-geno è il protocollo EPPO PM7/23 che associa ai metodi tradizionali test biochimici e sierologici.

Il protocollo, pur essendo ufficia-le, non ha seguito un processo di validazione. Recentemente (2006), Robène-Soustrade e collaboratori, hanno sviluppato un protocollo di Nested-PCR per la detection e per l’identificazione di ceppi patogeni di Xad in Anthurium.

Questo protocollo di diagnosi molecolare è stato proposto dal LNPV e dal CIRAD come metodo di diagnosi ufficiale da affiancare alle metodiche previste dal PM7/23; il ring test è stato quindi organizzato

con lo scopo di validare tale meto-do e confrontarlo con il metodo di riferimento. Sono stati messi a con-fronto anche i metodi sierologici ELISA e immunofluorescenza.

Per la stesura del protocollo del ring test, l’organizzazione ha segui-to le indicazioni dello standard eu-ropeo ISO 16140: 2003 “Protocolli per la validazione di metodi alter-nativi”.

La validazione del metodo alter-nativo è stata quindi suddivisa in due fasi:• uno studio comparativo condot-

to dal LNPV nell’ottobre 2008• uno studio collaborativo (ring

test) organizzato nel periodo settembre-ottobre 2009: l’o-biettivo della collaborazione era di valutare la riproduci-bilità del metodo sulla base della variabilità dei risultati ottenuti dai quattordici labo-ratori aderenti al ring test. Tali risultati sono stati anche con-frontati con quelli ottenuti nel precedente studio comparativo. Il ring test ha previsto l’utilizzo di due metodi diagnostici obbli-gatori:1. il metodo alternativo: Ne-

sted-PCR2. il metodo di riferimento

A cura di Rita Zecchinelli

Colonia pura di Xanthomonas axonopodis pv dieffenbachiae

Page 16: dal_seme_3_11_low

dai laboratori

16dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

(EPPO 2003): isolamento su substrato non selettivo (YPGA) e su substrato semi-selettivo (ET), e l’identifica-zione con ELISA-Indiretto (basato sull’uso di un siero monoclonale) e di due meto-di diagnostici opzionali:

a. immunofluorescenzab. ELISA

Tra questi ultimi, il Laboratorio di Analisi Fitopatologiche dell’INRAN ha scelto l’immunofluorescenza (IFAS) basata sull’uso di un siero policlonale.

Ogni laboratorio partecipante ha analizzato 32 campioni per ciascun metodo studiato e i risultati ottenu-ti sono stati infine sottoposti ad ela-borazione statistica da parte degli organizzatori.

I risultati del lavoro sono stati presentati nel 2010 alla 12th Inter-national Conference of Plant Patho-genic Bacteria.

La tecnica dell’isolamento su sub-strati semi-selettivi ha confermato essere un ottimo metodo per la detection del batterio; la Nested-PCR usata per la detection di Xad ha consentito di ottenere risultati paragonabili a quelli ottenibili me-diante il metodo di riferimento.

Nel caso del metodo di riferi-mento e della Nested-PCR sono stati ottenuti eccellenti risultati per quanto riguarda l’accuratezza rela-tiva (grado di corrispondenza tra risultati ottenuti con un metodo e risultati teorici attesi), la sensibilità relativa (probabilità che un metodo dia un risultato positivo quando il risultato teorico atteso è positivo) e la specificità relativa (probabili-tà che un metodo dia un risultato negativo quando il risultato teorico atteso è negativo).

Il saggio molecolare ha mostrato inoltre evidenti vantaggi rispetto

agli altri metodi testati perché con-sente di ottenere diagnosi in tempi più rapidi (2-3 giorni contro le 3 – 4 settimane del metodo tradizionale) e permette di eseguire facilmente analisi massali.

Risulta inoltre di più semplice esecuzione dei metodi dell’immu-nofluorescenza e dell’isolamento tradizionale che richiedono un alto livello di esperienza da parte dell’o-peratore.

Il metodo indiretto ELISA è sta-to considerato un buon metodo di identificazione.

Tuttavia mostra un limite: non può essere usato per la detection su estratti di piante perché il suo RDL (Relative Detection Level) è molto alto, producendo risultati fal-so positivi.

Il metodo IFAS è fortemente condizionato dall’esperienza degli operatori e solo i laboratori che uti-lizzano questo metodo in maniera routinaria sono riusciti ad effettuare una corretta detection.

I risultati, inoltre, sono stati forte-mente influenzati dalle condizioni, talvolta compromesse dal traspor-to, dei campioni pervenuti presso i laboratori partecipanti.

Gli studi comparativi e collabora-tivi hanno quindi permesso di vali-dare la Nested-PCR come metodo affidabile e alternativo al metodo di riferimento EPPO; passo successivo alla validazione del metodo è la sua inclusione nello schema di detec-tion EPPO che dovrebbe essere formalizzata nel prossimo futuro.

Come in ogni schema di detec-tion, la diagnosi di un patogeno viene meglio garantita dalla as-sociazione di più metodi: in que-sto caso la Nested-PCR è risultata adatta all’applicazione per un ra-pido screening su estratti vegetali mentre l’IF o l’ELISA sono risultati

essere buoni metodi di conferma per l’identificazione delle colture pure ottenute a seguito di isola-mento tradizionale.

[Giovanna SerratoreLoredana Sigillo]

ISTA Seed Viability and Germina-tion Workshop

L’ISTA (International Seed Testing Association), fra gli scopi che si prefigge, considera di primaria im-portanza l’organizzazione di corsi di formazione, destinati a chi opera nei laboratori di analisi sementi.

Queste iniziative rappresentano un’occasione importante in parti-colare per gli analisti, perché con-sentono di approfondire particolari tematiche, di acquisire esperienza anche pratica e di incontrare colle-ghi di diverse parti del mondo.

Tra le iniziative cui hanno parte-cipato gli analisti del laboratorio di Tavazzano, riportiamo una sintesi del rapporto che riguarda un wor-kshop di particolare interesse.

Questo workshop, svoltosi nel giugno 2010 presso il laboratorio LTZ di Augustenberg in Germania, era incentrato sulle analisi di germi-nabilità e sul test biochimico ai sali di tetrazolo.

Particolarmente significativa la sessione dedicata a quest’ultimo tipo di analisi che ha permesso di approfondirne e migliorarne le co-noscenze e di acquisire esperienza, grazie alle numerose esercitazioni pratiche.

In generale, l’obiettivo del test biochimico al tetrazolo è quello di avere una stima rapida della vitalità del campione di seme.

È innanzitutto uno strumento molto utile nel caso di specie con tempi di germinazione lunghi (es.

Page 17: dal_seme_3_11_low

17

dai laboratori

dal Seme - n° 3 / 11

le sementi forestali) o comunque quando è necessaria una stima ra-pida del potere germinativo di un campione.

Inoltre, consente di verificare la vitalità dei semi che mostrano feno-meni di dormienza e che al termine della prova di germinazione ven-gono classificati come semi freschi (frequenti in alcune specie da orto) o semi duri (comunemente presenti in campioni di leguminose forag-gere). Può infatti essere utilizzato per determinare la vitalità di semi singoli al termine della prova di germinazione, specialmente dove la dormienza è sospetta. È interes-sante notare che non sempre i semi classificati come freschi o duri si ri-levano vitali con il test al tetrazolo.

Ciò consente di esprimere una stima più certa del potere germina-tivo del seme.

In alcuni casi, il test può aiutare a comprendere la natura di anoma-lie a carico del seme (ad esempio, danni meccanici alla raccolta, danni

Collezione del laboratorio LTZ di Augu-stenberg (DE) di campioni analizzati con il test al tetrazolo

da caldo o da insetti) o risolvere i problemi riscontrati in una prova di germinazione (ad esempio, presen-za di germinelli anormali di incerta valutazione o possibile effetto di un trattamento al seme).

La metodologia d’analisi è diffe-renziata da specie a specie e le pro-cedure per la sua esecuzione sono descritte nelle Norme ISTA e nel manuale “ISTA Working Sheets on Tetrazolium Testing”.

Nel test al tetrazolo, la soluzio-ne di cloruro o bromuro di 2,3,5 triphenyl-tetrazolium è usata come indicatore per rivelare il processo riduttivo che si svolge all’interno delle cellule vitali.

Attraverso questa reazione, i tes-suti vitali del seme assumono così una colorazione che varia dal rosa chiaro al rosso intenso, mentre le strutture non vitali non assumono alcuna colorazione.

A seconda della zona colorata o che è rimasta bianca, si classifica il seme in vitale o non vitale.

Il test biochimico al tetrazolo è in-fatti definito “topografico”, perché la valutazione si basa sulla colora-zione assunta dalle varie parti del seme.

Per classificare i semi come vitali, è necessario che le strutture essen-ziali per il normale sviluppo della futura pianta siano correttamente colorate. In caso contrario, il seme viene classificato non vitale.

Come è ovvio, anche i semi com-pletamente bianchi sono classificati non vitali.

I semi classificati non vitali posso-no pertanto essere semi del tutto non germinabili o anche semi ca-ratterizzati da carenze o anomalie tali da impedire il normale sviluppo della plantula in fase di germinazio-ne e quindi della futura pianta.

Ai fini di una corretta valutazione

del campione analizzato è pertanto necessaria una buona conoscenza dei semi delle diverse specie, a li-vello morfologico e anatomico.

Per un laboratorio di analisi del-le sementi, è importante acquisire capacità ed esperienza nell’esecu-zione del test al tetrazolo, non solo quando si è interessati a specie per le quali rappresenta un’analisi di primaria importanza (in particolare le specie forestali), ma più in gene-rale.

Infatti, le due tipologie di anali-si, germinabilità e test al tetrazolo, possono compensarsi e comple-tarsi fra loro, concorrendo a fornire una valutazione del potenziale ger-minativo del seme quanto più pos-sibile affidabile.

[Alessandra Arioli]

Semi vitali di orzo

Semi non vitali di orzo

Page 18: dal_seme_3_11_low

normativa sulle sementi

18dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

A cura di Pier Giacomo Bianchi

Prorogata l’autorizzazione a commercializzare sementi di varietà di Avena Strigosa non iscritte al registro

Con Decisione della Commis-sione 2011/43/UE del 21 gennaio 2011 (Gazzetta Ufficiale L 19 del 22 gennaio 2011) è stata prorogata al 31 dicembre 2011 la possibilità di commercializzare sementi di Avena strigosa appartenenti a varietà non iscritte in alcun registro.

Il primo provvedimento era sta-to adottato nel 2010 (vedere dal Seme 4/2010). Il quantitativo che potrà essere messo in commercio non dovrà superare 5130 tonnella-te.

Nuovi protocolli tecnici CPVO e linee guida UPOV per l’iscrizione ai registri delle varietà di specie agricole e ortive

Con direttiva 2011/68/EU della Commissione del 1° luglio 2011 (Gazzetta Ufficiale UE L 175 del 2 luglio 2011) è stato aggiornato l’elenco delle linee guida CPVO e delle raccomandazioni UPOV che devono essere impiegate per l’iscri-zione delle varietà di specie agrico-le e ortive.

Già con direttiva 2003/90/CE (specie agricole) e 2003/91/CE (specie ortive) le linee guida a suo tempo adottate dal CPVO erano state introdotte anche per l’iscrizio-ne. Per le specie per le quali non vi siano linee CPVO, la norma pre-vede che si debba fare riferimento alle schede UPOV. In assenza an-

Specie agricole per le quali occorre adottare il relativo protocollo CPVO

Pisello da foraggio

TP 7/2 dell’11.3.2010

Colza TP 36/1 del 25.3.2004

Girasole TP 81/1 del 31.10.2002

Lino TP 57/1 del 21.3.2007

Avena nuda TP 20/1 del 6.11.2003

Avena comune e Avena bizantina

TP 20/1 del 6.11.2003

Orzo TP 19/2rev. del 11.3.2010

Riso TP 16/1 del 18.11.2004

Segale TP 58/1 del 31.10.2002

Triticale TP 121/2 rev. 1 del 16.2.2011

Frumento TP 3/4 rev. 2 del 16.2.2011

Frumento duro TP 120/2 del 6.11.2003

Mais TP 2/3 dell’11.3.2010

Patata TP 23/2 dell’1.12.2005

Specie agricole per le quali occorre adottare la relativa linea guida UPOV

Barbabietola da foraggio TG/150/3 del 4.11.1994

Agrostide canina TG/30/6 del 12.10.1990

Agrostide gigantea TG/30/6 del 12.10.1990

Agrostide stolonifera TG/30/6 del 12.10.1990

Agrostide tenue TG/30/6 del 12.10.1990

Bromo TG/180/3 del 4.4.2001

Bromo dell’Alaska TG/180/3 del 4.4.2001

Erba mazzolina TG/31/8 del 17.4.2002

Festuca arundinacea TG/39/8 del 17.4.2002

che delle schede UPOV (è il caso per esempio della barbabietola da zucchero, tra le specie agricole) de-vono essere utilizzate linee guida nazionali.

Nel riquadro l’elenco delle specie per le quali devono essere utilizzati i protocolli CPVO e le linee guida UPOV (in grassetto le specie per le quali entrano in vigore nuovi pro-tocolli).

Specie ortive per le quali occorre adottare il relativo pro-tocollo CPVO

Cipolla e cipolla di tipo lungo (echalion)

TP 46/2 dell’1.4.2009

Scalogno TP 46/2 dell’1.4.2009

Cipolletta TP 161/1 dell’11.3.2010

Porro TP 85/2 dell’1.4. 2009

Aglio TP 162/1 del 25.3.2004

Erba cipollina TP 198/1 dell’1.4.2009

Festuca a foglie capillari TG/67/5 del 5.4.2006

Festuca ovina TG/67/5 del 5.4.2006

Festuca dei prati TG/39/8 del 17.4.2002

Festuca rossa TG/67/5 del 5.4.2006

Festuca indurita TG/67/5 del 5.4.2006

Festulolium TG/243/1 del 9.4.2008

Loglio d’Italia TG/4/8 del 5.4.2006

Loglio inglese TG/4/8 del 5.4.2006

Loglio ibrido TG/4/8 del 5.4.2006

Codolina comune TG/34/6 del 7.11.1984

Fleolo TG/34/6 del 7.11.1984

Fienarola dei prati TG/33/6 del 12.10.1990

Lupino bianco TG/66/4 del 31.3.2004

Lupino selvatico TG/66/4 del 31.3.2004

Lupino giallo TG/66/4 del 31.3.2004

Erba medica TG/6/5 del 6.4.2005

Erba medica ibrida TG/6/5 del 6.4.2005

Trifoglio violetto TG/5/7 del 4.4.2001

Trifoglio bianco TG/38/7 del 9.4.2003

Favino TG/8/6 del 17/4/2002

Veccia comune TG/32/6 del 21.10.1988

NavoneTG/896rev del 4.4.2001 + 1.4.2009

Rafano oleifero TG/178/3 del 4.4.2001

Arachide TG/93/3 del 13.11.1985

Ravizzone TG/185/3 del 17.4.2002

Cartamo TG/134/3 del 12.10.1990

Cotone TG/88/6 del 4.4.2001

Papavero TG/166/3 del 24.3.1999

Senape bianca TG/179/3 del 4.4.2001

Soia TG/80/6 del 1.4.1998

Sorgo TG/122/3 del6.10.1989

Page 19: dal_seme_3_11_low

19

normativa sulle sementi

dal Seme - n° 3 / 11

Specie ortive per le quali occorre adottare la relativa linea guida UPOV

Bietola da costa TG/106/4 del 31.3.2004

Rapa TG/37/10 del 4.4.2001

Cicoria a foglia larga o cicoria di tipo italiano

TG/154/3 del 18.10.1996

Zucca TG/155/4rev. Del 28.3.2007 + 1.4.2009

Ramolaccio TG/63/6 del 24.3.1999

Rabarbaro TG/62/6 del 24.3.1999

Scorzonera TG/116/4 del 24.3.2010

I protocolli tecnici CPVO sono reperibili all’indirizzo: www.cpvo.europa.eu, le linee guida UPOV all’indirizzo. www.upov.int.

Direttiva Decreto MIPAAF di recepimento

Data di applica-zione del Decreto MIPAAF

2002/8/CE 11/10/2002 26/11/2002

2003/90/CE e 2003/91/CE

14/01/2004 04/02/2004

2006/127/CE 13/03/2007 30/03/2007

2007/49/CE 25/10/2007 01/11/2007

2008/83/CE 16/09/2008 11/10/2008

2009/97/CE 12/11/2009 01/01/2010

2010/46/UE 19/10/2010 01/01/2011

2011/68/EU Da recepire entro il 1° gennaio 2012

Criteri per l’iscrizione al registro nazionale di varietà di canapa

Con Decreto MiPAAF del 5 aprile 2011 (Gazzetta ufficiale n. 138 del 16 giugno 2011) sono stati appro-vati nuovi criteri per l’iscrizione al registro nazionale di varietà di ca-

Corrispondenza tra le direttive comunita-rie e i decreti ministeriali di recepimento

Sedano TP 82/1 del 13.3.2008

Sedano rapa TP 74/1 del 13.3.2008

Asparago TP 130/2 del 16.2.2011

Barbabietola rossa, com-presa la barbabietola di Cheltenham

TP 60/1 dell’1.4.2009

Cavolo laciniato TP 90/1 del 16.2.2011

Cavolfiore TP 45/2 dell’11.3.2010

Broccoli asparagi o a getto TP 151/2 del 21.3.2007

Cavolo di Bruxelles TP 54/2 dell’1.12.2005

Cavolo rapa TP 65/1 del 25.3.2004

Cavolo verza, cavolo cap-puccio bianco e cavolo cappuccio rosso

TP 48/3 del 16.2.2011

Cavolo cinese TP 105/1 del 13.3.2008

Peperoncino rosso o peperone

TP 76/2 del 21.3.2007

Indivia riccia e indivia scarola

TP 118/2 dell’1.12.2005

Cicoria industriale TP 172/2 dell’1.12.2005

Cicoria di tipo Witloof TP 173/1 del 25.3.2004

Anguria o cocomero TP 142/1 del 21.3.2007

Melone TP 104/2 del 21.3.2007

Cetriolo e cetriolino TP 61/2 del 13.3.2008

Zucchino TP 119/1 del 25.3.2004

Carciofo e cardo TP 184/1 del 25.3.2004

Carota e carota da foraggio

TP 49/3 del 13.3.2008

Finocchio TP 183/1 del 25.3.2004

Lattuga TP 13/5 del 16.2.2011

Pomodoro TP 44/3 del 21.3.2007

Prezzemolo TP 136/1 del 21.3.2007

Fagiolo di Spagna TP 9/1 del 21.3.2007

Fagiolo nano e fagiolo rampicante

TP 12/3 dell’1.4.2009

Pisello a grano rugoso, pisello rotondo e pisello dolce

TP 7/2 dell’11.3.2010

Ravanello TP 64/1 del 27.3.2002

Melanzana TP 117/1 del 13.3.2008

Spinaci TP 55/3 dell’11.3.2010

Valerianella o lattughella TP 75/2 del 21.3.2007

FavaTP Broadbean/1 del 25.3.2004

Granturco dolce e pop corn

TP 2/3 dell’11.3.2010

napa, specie per la quale si è mani-festato negli ultimi tempi rinnovato interesse.

Come per le altre specie i criteri prevedono, tempi per la presen-tazione della domanda, l’invio dei campioni, le modalità per l’ese-cuzione delle prove descrittive e agronomiche.

A questo scopo le varietà sono classificate in varietà da fibra e canapulo, da olio, a duplice at-titudine, da becchime o a molti-plicazione vegetativa. Particolare importanza hanno nel caso della canapa le analisi per l’accertamen-to della presenza di tetraidrocan-nabinolo, che non può superare a 0,2 %. Anche per la canapa sarà possibile effettuare l’iscrizione con un anno di prova sotto sorveglianza ufficiale. Sono infine previsti i costi delle prove che variano seconda la tipologia di varietà.

Modifica ai criteri per l’iscrizio-ne al registro di talune specie foraggere

Con Decreto MiPAAF del 27 maggio 2011 (Gazzetta ufficiale n. 149 del 29 giugno 2011) sono sta-te modificate le schede descrittive di talune specie foraggere di cui al decreto 25 gennaio 2008 con il quale erano stati approvati criteri per l’iscrizione al registro nazionale delle specie foraggere.

La modifica è stata effettuata per adeguare alcuni caratteri previsti per le graminacee alle modalità di semina che normalmente nei nostri climi sono autunnali.

La nuova direttiva dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 1° gennaio 2012.

Page 20: dal_seme_3_11_low

dal Seme - n° 3 / 11

normativa sulle sementi

20dal Seme - n° 3 / 11

Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Tipo di provvedimento Specie interessate Gazzetta Ufficiale

Data N°

18 aprile 2011 11A06609 Rettifica del decreto 28 marzo 2011 di iscrizione di varietà di specie di piante ortive al relativo registro nazionale

Ortive GU n. 122 del 27-5-2011

27 maggio 2011 11A07774 Iscrizione Ortive GU n. 140 del 18-6-2011

31 maggio 2011 11A08210 Cancellazione Foraggere GU n. 146 del 25-6-2011

31 maggio 2011 11A08211 Variazione dei responsabili della conservazione Foraggere GU n. 146 del 25-6-2011

31 maggio 2011 11A08212 Iscrizione Foraggere GU n. 146 del 25-6-2011

31 maggio 2011 11A08217 Cancellazione Mais GU n. 149 del 29-6-2011

14 giugno 2011 11A08685 Iscrizione Foraggere GU n. 152 del 2-7-2011

13 giugno 2011 11A08652 Iscrizione Mais e erba sudanese

GU n. 156 del 7-7-2011

6 luglio 2011 11A09808 Variazione di denominazione Girasole GU n. 170 del 23-7-2011

14 giugno 2011 11A09848 Iscrizione Soia GU n. 171 del 25-7-2011

I decreti che riguardano le variazioni al Registro Nazionale delle varietà agrarie e ortive vengono pubblicati dal Ministero delle Politi-che Agricole Alimentari e Forestali sulla Gazzetta Ufficiale Italiana. Nella tabella vengono prese in considerazione le Gazzette Ufficiali che vanno dalla n. 122 del 27-05-2011 alla n. 189 del 16-08-2011 che hanno ufficializzato dieci provvedimenti: con 5 di questi sono state iscritte 17 foraggere, 2 di ortive, 21 mais e una soia, mentre con 2 decreti sono state cancellate 7 foragge-re e un mais. Un decreto ha variato il responsabile della conservazione di 2 foraggere e con un altro ha cambiato la denominazione di un girasole. Inoltre, è stato modificato un decreto precedentemente emanato riguardante l’iscrizione di 22 ortive. [Marco Faina]

Provvedimenti nazionali sulle varietà

Page 21: dal_seme_3_11_low

21

dal seme alla tavola

dal Seme - n° 3 / 11

A cura di Cristina Giannetti

Alimenti di origine vegetale, polifenoli ed effetto sulle difese antiossidanti dell’uomo

L’INRAN, l’ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimen-ti e nutrizione vigilato dal MiPAAF (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), ha curato la prima revisione sistematica sulla capacità degli alimenti di origine vegetale e dei loro polifenoli, di modulare le difese antiossidanti dell’uomo.

Lo studio, che raccoglie ed ana-lizza la totalità delle evidenze scien-tifiche in materia, è pubblicato sul numero appena uscito di “Current Topics in Medicinal Chemistry”e prende le mosse dal grande inte-resse mostrato dalla ricerca verso le potenzialità antiossidanti dei po-lifenoli, per verificarne, allo stato attuale delle conoscenze, la reale efficacia in vivo nell’uomo.

Sono stati presi in esame 158 stu-di per un totale di 227 interventi realizzati sull’uomo con diverse ti-pologie di alimenti: frutta e succhi di frutta, verdure, tè, vino, prodotti a base di cacao, soia e prodotti de-rivati ecc.

I risultati confermano che assu-mere questi alimenti può in effetti incidere positivamente sulla capa-cità dell’organismo di rispondere

a stress di tipo ossidativo, ma, sul-la base delle attuali conoscenze, non è ancora stato possibile iden-tificare le molecole responsabili dell’effetto. In particolare, la scarsa biodisponibilità dei polifenoli, la presenza di molteplici metaboliti non identificati e la bassa concen-trazione nei fluidi biologici, fanno sorgere molti dubbi su un loro ruo-lo antiossidante diretto, lasciando spazio ad ipotesi alternative che sono oggetto di studio.

“Un dato particolarmente interes-sante emerso da questa revisione - spiega l’autore dello studio, Mau-ro Serafini, ricercatore e responsa-bile del Laboratorio Antiossidanti dell’INRAN - è che l’azione degli alimenti di origine vegetale assunti con la dieta è risultata essere mag-giormente efficace in soggetti af-fetti da patologie e/o caratterizzati da fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, iper-triglice-ridemia e fumo, piuttosto che in soggetti sani.

Questa evidenza ci porta ad ipo-tizzare una maggiore necessità di antiossidanti nutrizionali da parte di quegli individui che si trovano a ri-schio “stress ossidativo” e che han-no bisogno di potenziare le difese antiossidanti endogene attraverso la dieta, in conseguenza di uno stile di vita non sano.

Questo concetto di “necessità antiossidante” potrebbe spiegare il fallimento di molti studi condotti su soggetti sani, dove, probabilmen-te, gli antiossidanti nutrizionali non esercitano in pieno la loro azione protettiva, dato che non esistono condizioni conclamate di stress.

A mio modo di vedere, -conclude Serafini- la ricerca dovrebbe studia-re a fondo le necessità dell’organi-smo per gli antiossidanti in maniera da evitare sovradosaggi, ottimiz-zando le capacità di recupero dagli agenti stressogeni attraverso una “Dieta Antiossidante Funzionale”.

Triplicato il contenuto in licopene nel “superpomodoro”

E, sempre in tema di antiossi-danti, grande clamore ha suscitato sui media la notizia del “superpo-modoro”, la nuova varietà a triplo contenuto di licopene, un potente antiossidante, promossa dalla Col-diretti.

I consumatori lo troveranno solo sotto forma di passata, in quanto il licopene migliora la sua biodisponi-bilità con la cottura, ed è sugli scaf-fali del supermercato con il nome di Pomì L+.

Un risultato che comunque fa ri-flettere sull’importanza dell’innova-zione in agricoltura.

Page 22: dal_seme_3_11_low

RICERCA

22dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

“Antico Abruzzo” una nuova varietà di pomo-doro a pera per produzioni tipiche abruzzesiIl nuovo pomodoro, presentato anche al Salone del Gusto di Torino, è stato collocato sul mercato in confezioni identificative ed utili per la sua tracciabilità, con notevole profitto per i produttori ed elevato apprezzamento da parte dei consumatori

Valentino Ferrari1 - Gabriele Campanelli1 - Marcello Caioni1 - Enrico Piccinini1Luigi Francesco Di Cesare2 - Andrea Mazzucato3 - Rocco Marinucci4

1 C.R.A., Unità di Ricerca per l’Orticoltura, Monsampolo del Tronto; [email protected] C.R.A. Unità di Ricerca per i processi dell’industria agroalimentare, Milano; [email protected] 3 Dipartimento di Agrobiologia e Agrochimica, Università degli Studi della Tuscia, Viterbo 4 A.R.S.S.A. Regione Abruzzo – Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo – Avezzano (AQ)La bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

The research activity of the project funded by the Abruzzo Re-gion, was aimed to the constitution of an improved variety derived from the pear-shaped tomato landrace. In particular, the objective of this work was to preserve the peculia-rities of the traditional populations from the genetic erosion in order to continue to use the old varieties and avoid disease, productivity and commercial problem associated to their cultivation.

The starting material, consisting of 25 genotypes recovered in the Abruzzo region, was morphologi-cally characterized and subjected to single plant selection to reduce the negative characters such as low productivity, non homogeneous fruit size, susceptibility to abiotic stress and to the root-knot nemato-de Meloidogyne incognita and M. arenaria.

The data obtained have led to the exclusion of 16 populations that did not show improvement.

The nine selected progenies were compared to define their potential yield. “Centobuchi” and “Belisari Ernesto” with “ligurian-type” berri-es and “Giulianova” with bell-sha-ped berries resulted the accessions with the highest productivity and good quality of the fruit.

These three accessions were used in a diallelic cross for widening the genetic variability to obtain a se-lected line carrying different useful characters. The breeding activity during the year 2010 allowed to obtain the variety “Antico Abruz-zo” carrying valuable organoleptic characters, such as flavour, sweet-ness, low acidity and good con-sistency of fruit pulp, that make it suitable either for the fresh market or for preparing tomato sauces. “Antico Abruzzo” is a variety with indeterminate growth, good leaf coverage, flower trusses close to-gether, good percentage of fruit set, uniformity of shape and fruit size, thick pericarp and good level

of firmness. The morphological and molecular data, provided useful in-formation and descriptors capable to unambiguously identify the ge-notype to be registered. In 2010 the variety “Antico Abruzzo” was tested on an organic field in com-parison with common F1 hybrids and local varieties collected either in Abruzzo or in Marche Region.

The results obtained confirmed the superior agronomic value of the variety “Antico Abruzzo” that was also highly appreciated by the consumer and have led to establish an agreement among the different local communities, the farmers organization, the Cepagatti (PE) market and the Research Unit for Vegetable Crops (Monsampolo del Tronto, AP) for marketing the varie-ty with the appropriate packaging useful for its traceability. In 2011, an agreement with the GDO (Large Retail Organization) for a greater commercialization of the product will be established.

Page 23: dal_seme_3_11_low

23

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

La coltivazione del pomodoro da mensa è incentrata prevalen-temente sull’impiego di ibridi che rappresentano, rispetto al passato, un’importante evoluzione in termini di qualità e produttività per il loro migliore adattamento ambientale, per le resistenze genetiche ai pa-rassiti e per la loro maggiore unifor-mità. L’adozione delle varietà ibride ha contribuito significativamente alla dismissione delle varietà locali sempre più relegate in aree margi-nali, creando così i presupposti per il loro definitivo accantonamento.

Tuttavia il nostro Paese, nono-stante l’adeguamento agli indirizzi varietali, risulta incapace di compe-tere con le produzioni connesse al sistema globalizzato, per l’inciden-za di costi incomprimibili di ordine fiscale ed energetico, al punto di non avere sbocchi commerciali nei periodi di massima offerta.

Il pomodoro da mensa in Italia può essere ancora coltivato solo attraverso l’offerta di produzioni ineguagliabili per elevati standards qualitativi.

L’ampio assortimento di ecotipi locali mantenuti empiricamente dai coltivatori per produzioni di nicchia, costituisce un patrimonio genetico unico a cui fare ricorso per l’otteni-mento di nuove varietà in grado di rispondere agli attuali canoni coltu-

rali ma antiche nei sapori, nel gusto e nei contenuti nutraceutici.

La riscoperta delle tipicità e l’esi-genza crescente del consumatore di disporre di alimenti sani, di pro-venienza certa e quindi identificativi di un territorio, sono elementi che hanno indotto l’ARSSA - Abruzzo a finanziare al CRA - Unità di Ricerca per l’Orticoltura di Monsampolo del Tronto un progetto di ricerca di durata decennale finalizzato alla riconsegna al territorio di una va-rietà migliorata dell’originario po-modoro a pera, per rilanciare un comparto in grave sofferenza per l’impossibilità di continuare ad im-piegare le vecchie varietà, gravate da problemi di ordine fitosanitario, produttivo e merceologico.

Il recupero e la valorizzazione di tali varietà è motivato, inoltre, dalla necessità di salvaguardare la bio-diversità e la peculiarità delle pro-duzioni tradizionali, perdendo le quali la stessa agricoltura moderna subirebbe un danno incalcolabile in quanto si vedrebbe costretta a fare affidamento su una base genetica delle attuali specie coltivate sem-pre più limitata e stretta.

A livello agricolo, la raccolta, con-servazione e valorizzazione del ger-moplasma locale diventano stra-tegiche per gli sviluppi futuri del settore.

L’ottenimento di nuove culti-var capaci di riassumere i caratteri qualitativi delle vecchie tipologie ma esentate dai difetti originari ri-assumibili nella scarsa allegagione di fiori, nell’esagerata distanza fra i palchi fruttiferi, nelle diffuse spac-cature longitudinali e radiali del frutto, nelle disomogeneità di for-ma e di pezzatura, da coltivare con sistemi a basso impatto ambienta-le, è al momento l’unico rimedio possibile per rilanciare la nostra produzione e contrastare la concor-renza di altri Paesi.

Da sopralluoghi effettuati negli areali abruzzesi vocati alla produ-zione di pomodoro sono state re-cuperate numerose accessioni di-versificate per habitus vegetativo e per morfologia dei frutti tutti assi-milabili alle tipologie a pera e su di esse è iniziata un’azione di miglio-ramento genetico.

Sezione trasversale Antico Abruzzo

Page 24: dal_seme_3_11_low

RICERCA

24dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

Materiali e metodi

Nell’annata agraria 2002 il CRA-ORA di Monsampolo ha provvedu-to a reperire, presso il comprenso-rio abruzzese, il germoplasma di base costituito da 25 ecotipi locali.

Nel corso del primo biennio si è provveduto alla loro caratterizzazio-ne bio-morfologica, parallelamente è stata effettuata una selezione ge-nealogica su singola pianta avendo come iniziale obiettivo quello di migliorare gli aspetti produttivi e nell’ambito di questi dedicare par-ticolare attenzione alla uniformità di pezzatura ed omogeneità di for-ma dei frutti nonché all’incremento del peso unitario.

La prima fase del programma è stata pertanto finalizzata alla ridu-zione di numerosi difetti quali:

- scarsa produzione (dovuta a bassa percentuale di allegagio-ne con conseguente cascola, ed eccessiva distanza tra i grappoli con irregolarità a livello di matu-razione dei frutti);

- disomogeneità di pezzatura; - presenza di spaccature e sube-rificazioni sulla superficie dei frutti;

- ridotta resistenza alle fitopatie e agli stress ambientali;

- scarsa adattabilità; - suscettibilità all’attacco da parte di nematodi galligeni che sono, tra l’altro, anche vettori di virus.

Tali caratteri (in particolare pro-duttività e morfologia del frutto), essendo di tipo quantitativo ed oltretutto fortemente influenza-ti dall’ambiente (clima e terreno), hanno richiesto una complessa atti-vità di miglioramento genetico av-viata con una selezione molto spin-ta che nel 2004 alla generazione S2 ha ridotto a 9 le progenie meritevo-li di attenzione.

Sono stati privilegiati gli aspetti produttivi e qualitativi di tutte le popolazioni, oltre che l’uniformità di pezzatura delle bacche, e l’as-senza nelle stesse di spaccature e di suberosi peripeduncolari; altresì sono stati scelti quei fenotipi che evidenziavano una distanza tra i grappoli fruttiferi regolare ed ab-bastanza contenuta, in modo da garantire una maturazione delle bacche più equilibrata nel corso del ciclo produttivo.

Dette progenie emergenti sono state poste a confronto per definire le loro reali potenzialità produttive.

Sulla base dei dati acquisiti, le 3 accessioni con i migliori standards

produttivi accompagnati da rispon-denti caratteristiche morfologiche e qualitative delle bacche sono sta-te “Centobuchi”, “Belisari Ernesto” e “Giulianova”.

Nella fattispecie la prima e la se-conda presentavano frutti a mor-fologia tendenzialmente “ligure”, mentre la terza, sicuramente la più valida per aspetti bio-morfologici e anche per la sapidità dei frutti, mostrava una conformazione parti-colare “a campana”, con una stroz-zatura peripeduncolare ridotta, di dimensioni medio-grandi e legger-mente costoluta.

Le stesse sono state impiegate in un piano di incrocio diallelico al

Schema del lavoro di selezione e miglioramento genetico adottato per la costituzione della varietà “Antico Abruzzo”

Page 25: dal_seme_3_11_low

25

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

fine di ampliare la variabilità nelle discendenze con il proposito di ot-tenere una linea selettiva capace di concentrare i diversi caratteri utili.

Le discendenze degli ibridi sono state seguite con il metodo della selezione genealogica e nel 2010 su progenie F5 è stata selezionata la varietà denominata “Antico Abruz-zo”

Caratterizzazione produttiva e bio-morfologica della varietà “Antico Abruzzo”

La varietà denominata “Anti-co Abruzzo” è contraddistinta da sviluppo indeterminato, ottima copertura fogliare, palchi fiorali ravvicinati, buona percentuale di allegagione, notevole uniformità di forma e pezzatura dei frutti, elevato spessore del pericarpo.

Essa è inoltre caratterizzata da un buon livello di rusticità che la pone a riparo dall’attacco di numerose fitopatie.

Il frutto è piriforme con una lie-ve strozzatura peripeduncolare (a “campana”) e presenta una colora-zione che dal verde mela con col-letto assume dapprima una colora-zione arancio uniforme con leggera spallatura per poi acquisire, a virag-gio completato, la caratteristica co-lorazione rosso intenso.

L’anatomia interna del frutto ed il pericarpo spesso conferiscono buona consistenza e resistenza

alla manipolazione necessarie per il confezionamento ed il trasporto. Anche la conservabilità appare ana-loga se non superiore ad altri ibridi in commercio.

Delle vecchie varietà abruzzesi, in Antico Abruzzo vengono conserva-te le pregevoli caratteristiche orga-nolettiche quali sapidità, dolcezza, scarsa acidità e buona polposità dei frutti.

Si tratta pertanto di un pomodoro con duplice attitudine: oltre al con-sumo fresco (sia invaiato che com-pletamente maturo) si presta infatti anche alla preparazione di conser-ve che risultano di alto valore.

Sulla base di rilievi eseguiti su un ampio allevamento, è stato possi-bile stilare una tabella sulla quale vengono riportati i parametri pro-duttivi salienti della varietà Antico Abruzzo.

La resa complessiva si attesta sui 4,2 kg/pianta. Come si può osser-vare, essa è distribuita prevalente-mente nella porzione medio-basale

della pianta benché anche al IV e V grappolo è stata realizzata una di-screta quota produttiva (circa ¼ del totale).

Il peso medio delle bacche si ag-gira intorno ai 250 g con classi di calibro più rappresentate nei range 67-82 mm e 82-102 mm di diame-tro equatoriale.

Contestualmente, si è provvedu-to a saggiare un’eventuale resisten-za o suscettibilità della cv nei con-fronti di una popolazione mista di nematodi galligeni; al termine del ciclo colturale, previa eradicazio-ne delle radici, è stato constatato che nessuna delle piante allevate ha manifestato resistenza specifica ma che comunque gli attacchi sono stati di lieve entità e non hanno compromesso le potenzialità della coltura.

Tale situazione lascia supporre che la varietà migliorata è in grado di attivare meccanismi di difesa in-diretti capaci di attenuare l’invasivi-tà del parassita.

Var. “Antico Abruzzo”, caratteristiche biometriche della pianta

distanza (cm)foglie fiori inizio antesi

(gg. dal trapianto)n° lunghezza (cm) n° diametro (cm)

colletto - I palco 20,5 5,3 31,3 17,7 2,2 18,0

I - II palco 23,5 5,0 36,0 9,0 2,4 25,3

II - III palco 21,5 3,0 38,3 14,0 2,6 31,3

III - IV palco 22,2 3,0 36,0 12,0 2,3 39,3

IV - V palco 24,0 3,5 34,5 13,0 2,5 44,5

Medie 22,34 ± 0,6 35,2 ± 1,2 2,4 ± 0,1

Var. “Antico Abruzzo”, produzione media per pianta valutata fino al quinto grappolo compreso

Grappoli Allegagione (%)Bacche Distribuzione in classi di calibro (% sul totale)

n° % sul totale peso (g) % sul totale peso medio (g) 47-57 mm 57-67 mm 67-82 mm 82-102 mm >102 mm

I 29,3 5,2 28,9 1075,5 25,5 207,6 0,0 30,0 35,0 25,0 10,0

II 60,6 5,5 30,5 1281,7 30,4 235,0 12,0 12,0 60,0 4,0 12,0

III 26,0 3,6 20,3 857,0 20,4 235,7 0,0 20,0 50,0 30,0 0,0

IV 25,2 1,8 10,2 563,8 13,4 310,1 0,0 0,0 50,0 50,0 0,0

V 14,0 1,8 10,2 431,5 10,3 237,3 0,0 0,0 50,0 50,0 0,0

Totali e medie 29,0 17,9 100,0 4209,5 100,0 245,1 3,7 15,4 49,2 25,5 6,2

Page 26: dal_seme_3_11_low

RICERCA

26dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

indice di attacco = 1 (1 – 2 galle/radice)

indice di attacco = 2 (3 – 10 galle/radice)

indice di attacco dei nematodi secondo la scala propo-sta da Taylor e Sasser (1978)

0 = galle assenti

1 = 1 – 2 galle/radice

2 = 3 – 10 galle/radice

3 = 11 – 30 galle/radice

4 = 31 – 100 galle/radice

5 = oltre 100 galle/radice

Ridottissimo attacco sia a metà che a fine ciclo delle piante

Caratterizzazione biochimica

Il pomodoro può essere conside-rato un ortaggio con elevato valore aggiunto, poiché oltre ai compo-nenti volatili, acidi organici, zuc-cheri, contiene delle sostanze nu-traceutiche in grado di curare con effetti preventivi alcune malattie che affliggono l’uomo.

Il pomodoro maturo ed i suoi prodotti di trasformazione devono il loro intenso e caratteristico colore rosso al licopene.

Esso è il più abbondante carote-noide e rappresenta circa l’83% del pigmento totale.

In questi ultimi 20 anni è stata di-mostrata l’abilità del licopene come agente protettivo contro il cancro. Sebbene non sia un precursore del-la vitamina A, il licopene possiede capacità antiossidanti ed antiradi-calica superiore a quella degli altri carotenoidi.

Un altro aspetto da evidenziare è la presenza nei tessuti del pomodo-ro di sotanze volatili che possono influenzare la sua accettabilità.

Non è da trascurare neanche il contenuto di zuccheri ed acidi or-ganici che influenzano il sapore e la conservabilità nel tempo.

Essi rappresentano più della metà della sostanza secca contenu-ta in questa bacca.

La componente zuccherina è rap-presentata in massima parte dal fruttosio e dal glucosio con tracce di saccarosio.

Gli acidi organici presenti nel po-modoro sono principalmente l’aci-do citrico e malico (Di Cesare et al., 2009).

Per quel che riguarda i parame-tri qualitativi sono stati valutati i componenti volatili caratteristici, responsabili della nota di pomo-doro fresco (esanale, 2(E)-esenale,

isobutiltiazolo) e contributori, re-sponsabili della “nota verde” o “erbacea” dell’aroma di pomodoro (alcoli, composti carbonilici, solfuri, terpeni e derivati fenolici), il licope-ne, la vitamina C, gli zuccheri (glu-cosio, fruttosio) e gli acidi organici (acido citrico e malico). Inoltre sono stati analizzati altri parametri quali pH, acidità titolabile e residuo sec-co.

Poiché alla costituzione dell’aro-ma concorrono sia i componenti volatili caratteristici sia quelli contri-butori, si può dedurre che la varietà Antico Abruzzo è dotata di buona aromaticità, come mostrano i dati di seguito riportati.

Dai grafici è possibile osservare che i componenti volatili caratteri-stici e contributori sono presenti in maggior misura nella varietà Antico Abruzzo rispetto alla varietà Cento-buchi.

Fig. 1 – Contenuto in mg/100 g s.s. dei componenti volatili caratteristici nelle varietà Antico Abruzzo e Centobuchi

Fig. 2 – Contenuto in mg/100 g s.s. dei componenti volatili contributori nelle varietà Antico Abruzzo e Centobuchi

Page 27: dal_seme_3_11_low

27

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

Questo risultato appare eviden-te sia per i singoli componenti del profilo aromatico (tranne che per 2(E)-esenale, solfuri e derivati fe-nolici, di poco inferiori in Antico Abruzzo) ma soprattutto a livello di contenuto totale.

Per quel che riguarda i parame-tri biochimici della varietà Antico Abruzzo, il licopene si attesta sui 4,90 mg/100 g p.f., mentre la vi-tamina C (molecola biologicamen-te attiva in particolare per la sua azione antiossidante) raggiunge un contenuto medio che è circa 1/3 di quello riscontrato nell’arancia.

Relativamente agli zuccheri, la concentrazione del fruttosio su-pera, anche se di poco, quella del glucosio. Gli acidi organici ed in particolare l’acido citrico e malico si distribuiscono con valori che sono circa il doppio per il primo rispetto al secondo (362,84 contro 113,16 mg/100 p.f.).

Nei confronti della varietà Cento-buchi non sono emerse differenze significative se non per quel che ri-guarda il contenuto in glucosio, più ridotto in Antico Abruzzo.

Il buon contenuto in zuccheri ed acidi organici e l’equilibrio fra essi, assicura comunque alla cultivar di nuova costituzione un ottimo sapo-re.

Altri parametri importanti sia per il consumo diretto delle bacche che per un’eventuale trasformazio-ne sono il pH, l’acidità titolabile e il residuo secco.

La conoscenza del pH è fonda-mentale in particolare quando i po-

Parametri biochimici nelle varietà Antico Abruzzo e Centobuchi1

(mg/100 g p.f.)

VARIETA’ LICOPENE VITAMINA C GLUCOSIO FRUTTOSIO AC. CITRICO AC. MALICO

ANTICO ABRUZZO 4,90 a 18,05 a 1386,01 b 1662,97 a 362,84 a 113,38 a

CENTOBUCHI 4,80 a 26,50 a 1573,34 a 1829,53 355,33 a 127,25 a

PH, acidità e residuo secco: confronto nelle due varietà1

VARIETA’ pHAcidità titola-bile (meq/100

g p.f.)R.S. %

ANTICO ABRUZZO

4,60 b 7,98 a 5,75 a

CENTOBUCHI 5,34 a 6,29 b 4,79 b

al fine di definire la diversità gene-tica presente tra ed entro accessio-ne, il rapporto filogenetico delle accessioni abruzzesi rispetto a tipo-logie simili provenienti da Toscana e Liguria e in ultima analisi la di-stinguibilità del pomodoro “A pera abruzzese” ed in particolare della varietà “Antico Abruzzo”.

A tale scopo le 25 accessioni sono state analizzate con descrit-tori morfologici e molecolari insie-me a campioni di varietà locali si-mili come “Canestrino di Lucca” e “Cuore di bue di Albenga” (qui de-finito per brevità “Albenga”) (Maz-zucato et al., 2010). Le accessioni di tipo abruzzese sono state classi-ficate in tre gruppi a seconda della forma della bacca, cioè appiattita, rotonda e piriforme (obovoide), mentre i controlli “Canestrino” e “Albenga” hanno mostrato unica-mente bacche di tipo piriforme. L’analisi molecolare, condotta su di una pianta rappresentativa per ac-cessione e basata su 11 marcatori microsatellite (Simple Sequence Repeats, SSR) polimorfici, ha potu-to differenziare le accessioni abruz-zesi dai tipi “Canestrino”, ma non da quelli appartenenti al tipo “Al-benga” (Mazzucato et al., 2010).

La caratterizzazione molecolare è stata quindi approfondita con il rilevamento del fenotipo molecola-re al locus Ovate che può risultare discriminante nella distinzione di varietà a bacca piriforme da quella a bacca tonda (Liu et al., 2002). Le analisi sono state eseguite con un marcatore molecolare di tipo CAPS (Sabatini et al., 2006) ed hanno confermato che i tipi a bacca ton-da, così come quelli a bacca piatta e cuoriforme, contengono l’allele wild type, mentre quelli a bacca piriforme contengono la mutazio-ne ovate. Quindi “Antico Abruzzo”

modori sono destinati alla trasfor-mazione, poiché dal suo valore si stabilisce l’intensità dei trattamenti per la stabilizzazione microbica dei derivati.

In generale più basso è il pH, mi-gliore è il prodotto e quindi “Antico Abruzzo” è sicuramente in grado di garantire una maggiore stabilità biologica nel tempo.

L’acidità titolabile è in funzione del pH nel senso che a valori di aci-dità più alti corrispondono pH più bassi e viceversa.

Relativamente al residuo secco (R.S.) va detto che valori al di sot-to di 4,5 sono considerati scarsi, accettabili quelli compresi tra 4,5 e 5,5 ed infine buoni quelli superiori a 5,5.

Anche in questo caso con Antico Abruzzo si è avuto un guadagno genetico significativo rispetto al parentale Centobuchi conferman-do la validità del lavoro di selezione e miglioramento genetico svolto.

Caratterizzazione molecolare della varietà “Antico Abruzzo”

La ricerca ha incluso una caratte-rizzazione molecolare delle acces-sioni di pomodoro a pera studiate,

1A lettere differenti corrispondono valori statisticamente diversi per p = 0,05 (test di Duncan)

Page 28: dal_seme_3_11_low

RICERCA

28dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

si distingue a livello molecolare dalle varietà locali “Canestrino” e “Albenga”, nonché dalle tipologie abruzzesi a bacca piriforme (come “Centobuchi”), per avere l’allele wild type al locus Ovate.

Un’ulteriore analisi con i marca-tori microsatellite più informativi identificati sulla base degli studi precedenti (Mazzucato et al., 2010) è stata condotta su 8 piante per accessione per cinque accessioni abruzzesi rappresentanti le tre ti-pologie di bacca riscontrate nell’e-cotipo, a pera (“Centobuchi”, “Be-lisari Ernesto”), appiattita (“Loreto Aprutino”) e rotonda (“Giuliano-va”, “Antico Abruzzo”). Sono stati inclusi, come controllo, campioni appartenenti alle tipologie “Al-benga” (seme commerciale Olter e Esasem), “Canestrino” (accessione di Lucca) e “Cuore di bue” (seme commerciale Bavicchi). Le analisi dei marcatori sono state eseguite tramite sequenziatore CEQ 8000 dopo amplificazione con primer marcati con cromofori fluorescenti. Mentre un locus è risultato com-pletamente monomorfico, per gli altri è stato rilevato polimorfismo sia tra diversi ecotipi sia entro eco-tipo. Entro accessione invece nel-la maggior parte dei casi gli alleli sono fissati (90,4%). Al fine di rile-vare elementi utili alla distinguibi-lità della varietà “Antico Abruzzo”, è apparso di estremo interesse il marcatore LEEF1Aa per il quale questa selezione presenta un “alle-le privato” (209 bp), non riscontra-bile nelle altre tipologie, nemmeno in quelle geneticamente più vicine. Questo marcatore, che si basa su una sequenza ripetuta (TA)8(ATA)9 nel gene che codifica per l’elonga-tion factor 1-alpha, è stato già de-scritto per l’elevato polimorfismo in pomodoro (García-Martínez et al., Var. “Antico Abruzzo”, pianta in piena produzione

Page 29: dal_seme_3_11_low

29

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

2006) e in altre specie.L’attività di caratterizzazione mor-

fo-molecolare della varietà locale di pomodoro “A pera abruzzese” ha quindi prodotto informazioni utili ai fini della tutela e della valorizza-zione dell’ecotipo. In particolare, le analisi molecolari volte a definire la distinguibilità della varietà sele-zionata “Antico Abruzzo” hanno rivelato descrittori idonei ad iden-tificare, in combinazione con i dati morfologici, in maniera univoca il genotipo candidato all’iscrizione.

Saggi agronomici

La nuova varietà denominata “Antico Abruzzo” è stata valutata agronomicamente confrontandola con ibridi già diffusi in coltura e al-tre varietà locali reperite sul territo-rio abruzzese e marchigiano.

La prova è stata condotta nel 2010 su un campo biologico certifi-cato presso l’azienda sperimentale di Monsampolo del Tronto. Per il confronto varietale sono state im-piegate 10 “varietà” (di cui 6 deri-vate da popolazioni locali ottenute dal CRA – ORA) che sono state di-stinte in 2 gruppi omogenei sulla

base della morfologia del frutto:1. pomodori con bacche tonde lievemente costolute o globose (4 varietà);2. pomodori con bacche pirifor-mi, liguri e cuor di bue (6 varietà).Tra le selezioni derivate da po-

polazioni locali, “Antico Abruzzo” è risultata la migliore e si è posta in evidenza per le buone potenzia-lità produttive (quasi 3,8 kg/pianta,

statisticamente non differente dai migliori ibridi – Or Aran e Optima) che, unite alle ridotte quote di scar-to, all’elevata uniformità delle bac-che (peso medio intorno ai 250 g) e agli ottimi livelli di residuo ottico (4,6 ° Brix) la rendono particolar-mente apprezzabile e adatta al me-todo di coltivazione biologico che può conferirle oltretutto un valore aggiunto in termini di produzioni di

Varietà Ditta sementiera Tipologia fruttoproduzione commer-

ciale / pianta (Kg)Scarto / pianta

(Kg)Peso medio

bacca (g)Produzione preco-

ce (%sul totale)(Residuo ottico)

°Brix

OR ARAN F1 FOUR Tondo lievemente costoluto 4,235 a 0,072 bc 195,3 ef 20,5 bc 3,8 b

OPTIMA F1 DE RUITER SEEDS Tondo lievemente costoluto 3,959 ab 0,057 c 220,9 cd 21,7 a-c 3,8 b

ANTICO ABRUZZO

CRA – ORA Pera 3,775 a-c 0,166 a-c 251,2 ab 24,8 a-c 4,6 a

SELEZ. BLS CRA – ORA Pera 3,693 a-d 0,308 a 273,8 a 21,9 a-c 4,4 a

PERBRUZZO F1 FOUR Tondo lievemente costoluto 3,505 b-d 0,151 a-c 261,2 ab 26,7 a-c 4,5 a

PINTYNO F1 GAUTIER Tondo lievemente costoluto 3,312 b-d 0,222 a-c 182,5 f 23,2 a-c 4,4 a

SELEZ. SBN CRA – ORA Pera 3,263 c-e 0,217 a-c 222,2 cd 28,3 ab 3,5 b

CENTOBUCHI CRA – ORA Pera 3,231 c-e 0,283 ab 212,0 de 18,9 c 4,4 a

SELEZ. RFF CRA – ORA Pera 3,019 de 0,344 a 241,7 bc 26,5 a-c 4,7 a

ALBA ADRIATICA CRA – ORA Pera 2,805 e 0,202 a-c 247,6 b 30,1 a 4,3 a

Media di campo 3,480 0,202 230,8 24,3 4,2

Valutazione agronomica della varietà Antico Abruzzo in confronto a ibridi e altre varietà locali [a lettere differenti corrispondono valori statisticamente diversi per p = 0,05 (test di Duncan)]

Var. “Antico Abruzzo”, prodotto commercializzato con confezione identificativa

Page 30: dal_seme_3_11_low

RICERCA

30dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

alta qualità, tipicizzanti il territorio e a basso impatto ambientale.

La varietà Antico Abruzzo è sta-ta testata anche presso numerose aziende della fascia costiera abruz-zese con risultati eccellenti manife-stando un elevato indice di gradi-mento da parte dei consumatori, al punto di favorire l’organizzazione di una filiera incentrata sulla sua com-mercializzazione.

Difatti attraverso il coordinamen-to dell’ARSSA Abruzzo è stato de-finito un protocollo di intesa sot-toscritto dai diversi interpreti della filiera quali i Sindaci dei Comuni rivieraschi (Francavilla, Migliani-co e Ripateatina della provincia di Chieti, Roseto e Giulianova della provincia di Teramo, Penne della

Var. “Antico Abruzzo”, bacche tipiche

provincia di Pescara), da organizza-zioni rappresentative degli agricol-tori abruzzesi (Coldiretti, Cia, Con-fagricoltura, Copagri) dal Mercato ortofrutticolo di Cepagatti (PE) e dal CRA di Monsampolo del Tronto finalizzato al rilancio, alla diffusione ed alla valorizzazione di un prodot-to tipico abruzzese.

Già nel 2010 il nuovo pomodoro, presentato anche al Salone del Gu-sto di Torino è stato collocato sul mercato in confezioni identificative ed utili per la sua tracciabilità, con notevole profitto per i produttori ed elevato apprezzamento da par-te dei consumatori.

La diffusione del prodotto, in conseguenza del successo ottenu-to, prevede per il 2011 un accor-

do con la GDO per una più estesa commercializzazione sul territorio nazionale.

Nel contempo l’ARSSA Abruzzo ha avviato la procedura di iscrizione della varietà “Antico Abruzzo” al Registro Nazionale delle Varietà da conservazione del MiPAAF affidan-done il mantenimento in purezza al Cra-Ora di Monsampolo.

Sezione longitudinale delle bacche del secondo (in basso) e quarto palco

Page 31: dal_seme_3_11_low

31

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

Mantenimento e caratterizzazione di una collezione di Triticum sspp.Si tratta di 5173 genotipi di Triticum aestivum, comprendenti vecchie e nuove varietà ita-liane e straniere e antiche popolazioni di frumenti locali, e di 1764 accessioni di frumenti diploidi. Tale collezione, unica in Italia, rappresenta un bacino di variabilità genetica del genere Triticum di primaria importanza per breeders e ricercatori

Patrizia Vaccino, Andrea Gasparini, Andrea Brandolini1

1CRA-SCV, S. Angelo Lodigiano (LO); [email protected] bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

La diversità biologica o biodiver-sità è uno dei termini ritrovati con maggiore frequenza nella biblio-grafia, scientifica e non, di questi ultimi anni. Nel vertice mondiale delle Nazioni Unite svoltosi a Rio de Janeiro nel 1992 più di 150 pa-esi hanno sottoscritto il documento noto come “Convenzione sulla di-versità biologica”, nel quale la di-versità biologica viene riconosciuta come “esigenza comune dell’uma-

The germplasm collection of Triti-cum sspp. present to date at CRA-SCV includes more than 5000 ge-notypes of T. aestivum and about 1700 accession of diploid wheats (Triticum urartu, T. monococcum ssp. boeoticum, T.m. ssp. aegilo-poides, T.m. ssp. monococcum).

Such collection represents a wide source of genetic variability for many agronomic and qualitative traits, extremely useful in modern breeding programmes.

Thanks to the funding of the projects RGV-FAO (started up in 2005 in order to implement the FAO International Treaty on Plant Genetic Resources for Food and Agriculture) and Collezioni, both financed by the Italian Ministry of Agriculture (MiPAAF), the collec-tion is maintained, catalogued and

characterized by passport and spe-cific descriptors, such as pedigree, country of origin, plant height, glu-me and seed colour, and so on.

All the data are recorded through an electronic system and contribute to the National Inventory of Vegetal Genetic Resources, soon available on-line, managed by CRA-FRU.

A detailed investigation of a se-lected panel of diploid wheats of different geographic origin for storage protein composition and bread-making quality allowed the identification of some prolamin subunits with significant effects on quality.

Whether not present in polyploid cultivated wheats, these compo-nents could represent a useful trait easily transferable by classical bree-ding to the modern cultivars.

nità e parte integrante dello svilup-po”. Da allora vi è stato un crescen-do di interesse verso il tema, fino alla dichiarazione del 2010 come “anno internazionale della biodi-versità” da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Spinta dalla forte preoccupazione sulle conseguenze sociali, econo-miche, ecologiche e culturali della perdita di biodiversità, l’Assemblea ha inoltre auspicato che gli stati

ed altri attori colgano l’occasione per rafforzare la sensibilizzazione sull’importanza della diversità bio-logica e per svolgere azioni locali, regionali ed internazionali.

In Italia già dal 1996 la sensibilità verso il tema era evidente nel Pro-gramma Nazionale del MiPAAF che mirava, tra l’altro, all’assestamento sistematico delle Risorse Genetiche Vegetali (RGV) conservate presso gli Istituti di ricerca del MiPAAF, ora confluiti nel CRA. Dal 2005 è stato avviato, da parte dello stesso MiPAAF, il progetto “Risorse Gene-tiche Vegetali - Trattato FAO (RGV-FAO), con lo scopo di implemen-tare il Trattato Internazionale FAO sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura (RGVAA). Tale progetto, coordinato dal prof. Carlo Fideghelli del Cen-tro di Ricerca per la Frutticoltura del CRA (CRA-FRU), ha posto come priorità la conservazione, la caratte-rizzazione e la valorizzazione delle RGV in un’ampia gamma di specie considerate strategiche ed econo-micamente essenziali per l’agricol-tura italiana.

Giunto ormai al termine del se-condo triennio di attività ed in fase di avvio del terzo triennio di finan-ziamento, il progetto coinvolge nu-merose strutture del CRA, l’Istituto di Genetica Vegetale del CNR di

Page 32: dal_seme_3_11_low

RICERCA

32dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

Bari e alcune organizzazioni private unite nella “Rete Semi Rurali”.

Dal 2008 il progetto è affiancato da un’ulteriore iniziativa a finanzia-mento MiPAAF: il progetto “Col-lezioni”, coordinato dalla sede centrale del CRA di Roma, il cui obiettivo primario risulta il mante-nimento delle collezioni di germo-plasma.

L’Unità per la Selezione dei Cere-ali e la Valorizzazione delle varietà vegetali (CRA-SCV) di Sant’Ange-lo Lodigiano (LO) ha beneficiato dei finanziamenti di tali progetti, provvedendo alla riorganizzazione dell’ampia collezione di frumenti conservata presso l’Unità.

La collezione consta di 5173 ge-notipi di Triticum aestivum, com-prendenti vecchie e nuove varietà italiane e straniere e antiche popo-lazioni di frumenti locali, e di 1764 accessioni di frumenti diploidi (106 appartenenti alla specie Triticum urartu, 865 a T. monococcum ssp. boeoticum, 15 a T.m. ssp. aegilo-poides, 778 a T.m. ssp. monococ-cum).

Tale collezione, unica in Italia, è di primaria importanza per i breeders e i ricercatori, in quanto rappresen-ta un bacino di variabilità genetica del genere Triticum entro cui indi-viduare le migliori varianti alleliche per caratteri produttivi, qualitativi e di adattabilità all’ambiente utili per programmi di miglioramento gene-tico.

È da sottolineare inoltre come i frumenti diploidi rappresentino una fonte particolarmente interessan-te di geni, direttamente trasferibili ai frumenti poliploidi tramite in-crocio interspecifico: le peculiarità dei frumenti diploidi riguardano le resistenze a malattie ed insetti, un contenuto proteico ed in sostanze antiossidanti (carotenoidi e tocoli)

Il mantenimento della collezioneLa collezione viene mantenuta in cella termostatata a 4°C in barattoli di

polipropilene, nella quantità di circa 200g/linea. Ogni anno una parte della collezione (300-400 linee) viene riprodotta in

campo, al fine di rigenerare il seme, mediante semina in parcelle costituite da 4 file da 1 metro, distanziate di 30 cm, opportunamente intervallate da parcelle con testimoni varietali (Figura 1).

Nel periodo immediatamente successivo alla fuoriuscita della spiga, allo scopo di avere materiale in purezza per gli studi di genomica, 10 spighe per ciascuna linea vengono ricoperte da isolatori di carta, in modo da ga-rantire un livello di autofecondazione del 100%.

Inoltre, durante il ciclo colturale le linee vengono costantemente mo-nitorate e ripulite da eventuali contaminazioni, evidenziabili da differenze morfologiche tra le piante.

I materiali oggetto di studio vengono analizzati in campo per le principali caratteristiche agronomiche: data di spigatura, portamento e altezza della pianta, allettamento, resistenza ai principali patogeni fungini.

A maturazione vengono raccolte trenta spighe per ogni linea, oltre alle dieci spighe riprodotte in isolamento.

Tale materiale viene caratterizzato mediante i seguenti descrittori speci-fici: forma della spiga, densità della spiga, aristatura, colore delle glume, pelosità delle glume, colore, struttura e dimensioni della cariosside.

Viene inoltre effettuata la registrazione iconografica di tutte le accessioni mediante fotocamera digitale (Figura 2).

Le spighe, sgranate, vanno a costituire due pool distinti, entrambi con-servati in barattoli nelle celle refrigerate di conservazione: il prodotto delle 30 spighe viene utilizzato per la conservazione, per il rinnovo del seme, per lo scambio di germoplasma; quello delle spighe riprodotte in isolamento serve per analisi genetiche e genomiche avanzate.

Figura 1. Scorcio di un campo di moltiplicazione della collezione.

Page 33: dal_seme_3_11_low

33

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

Figura 2. Esempio di registrazione iconografica delle linee.

Figura 3. Elettroforesi delle proteine di riserva (frazione gluteninica) di alcuni campioni della collezione di Triticum ae-stivum, a confronto con un testimone, la cv Salmone. Si può notare come i quattro semi del campione 193 (indicati da 193-1 a 193-4) siano completamente identici a livello di componenti gluteniniche. Il cam-pione 194 è chiaramente una miscela di semi costituiti da due tipologie diverse, una rappresenta dai semi 194-1 e -3 e una dai semi 194-2 e -4.

molto elevato ed una notevole ru-sticità.

Non va dimenticato che la colle-zione consente anche di soddisfare le sempre più numerose richieste provenienti dal mondo agricolo e relative a seme di vecchie varietà da inserire in sperimentazioni so-prattutto del settore biologico o re-lative alla definizione di marchi IGP o DOP.

Caratterizzazione della collezio-ne

Limitatamente ad alcune linee la caratterizzazione viene ampliata alla valutazione delle caratteristi-che merceologiche e tecnologiche, effettuando analisi semplici (peso dei 1000 semi, valutazione del contenuto proteico, della durezza della cariosside, del volume di se-dimentazione in SDS) e comples-se (indice di glutine, alveografo di Chopin, farinografo di Brabender, viscoamilografo-RVA, micro test di panificazione).

Nel caso del monococco, inoltre, su un numero limitato di accessioni viene effettuata la valutazione del-

le caratteristiche nutrizionali, con la determinazione del contenuto in microelementi (Fe, Zn, Cu, Mn, Mg, P, Ca, K), in composti a valenza nutraceutica (fruttani e ß-glucani) e in sostanze antiossidanti (carotenoi-di e tocoli) (Brandolini et al., 2011; Hidalgo et al., 2006).

I descrittori di passaporto, che comprendono informazioni quali la genealogia, il codice identificativo assegnato all’accessione all’interno della relativa collezione, la fonte di reperimento, il tipo di conservazio-ne, unitamente ai dati ottenuti dalle analisi vengono raccolti in un siste-ma di documentazione interno e concorrono alla formazione dell’In-ventario Nazionale delle RGVAA conservate ex-situ in Italia.

La documentazione, gestita da CRA-FRU, sarà a breve disponibi-le on-line, in italiano ed inglese, in modo da renderne possibile la consultazione ad un vasto pubblico internazionale e favorire anche gli scambi, auspicabili nell’ambito di una corretta gestione di una banca di germoplasma.

Negli ultimi anni il lavoro si è am-pliato con la caratterizzazione delle singole linee per la composizione in gliadine e glutenine, le princi-pali proteine che compongono il glutine e dalle quali dipendono la struttura e il comportamento visco-elastico del glutine stesso.

Tali proteine vengono estratte da singoli semi di ciascuna delle ac-cessioni e separate in elettroforesi monodimensionale in gel di polia-crilammide (SDS-PAGE, A-PAGE).

Dal confronto del profilo elettro-foretico della linea in esame con quello di linee tester viene determi-nata la composizione ai loci genici responsabili della sintesi di tali pro-teine e dedotto il punteggio quali-tativo della linea, come definito da

Pogna et al (1989). Il confronto tra più semi singoli

entro linea consente inoltre di con-fermare in modo preciso la purezza del campione in collezione (Figura 3). Mentre in frumento tenero e fru-mento duro è disponibile una ricca documentazione circa l’effetto del-le singole frazioni proteiche sulla qualità del glutine, nei frumenti di-ploidi le informazioni sono ancora piuttosto frammentarie, dato che essi, coltivati in piccole nicchie, non hanno particolare rilevanza econo-mica.

Le recenti tendenze verso un’a-gricoltura ecocompatibile ed un in-cremento nel consumo di prodotti

Page 34: dal_seme_3_11_low

RICERCA

34dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

biologici ne hanno tuttavia suggeri-to il possibile recupero nell’alimen-tazione umana.

Tale processo è attualmente in atto in Canada, Germania, Francia (che detiene una IGP dell’Unione Europea) ed altre nazioni europee.

Prerequisito importante per una proficua coltivazione è l’individua-zione di genotipi interessanti dai punti di vista agronomico e quali-tativo.

La disponibilità nella collezione di una ricca popolazione di frumenti diploidi consente di valutarne la va-riabilità, e di individuare accessioni interessanti, sia per sè, sia come parentali donatori di geni utili.

A tale scopo, una sub-collezione di frumenti diploidi, costituita da 99 accessioni di T. urartu di diver-sa provenienza, è stata analizzata per la composizione in gliadine e glutenine. In parallelo è stata de-terminata la qualità panificatoria delle accessioni mediante il test di sedimentazione in SDS (Preston et al, 1982), che registra il volume di sedimento prodotto miscelan-do una piccola quantità di farina con una soluzione di acido lattico e sodio-dodecil-solfato ed è ben correlata con i principali parametri reologici considerati nella valuta-zione dell’attitudine panificatoria delle farine.

Il T. urartu è un frumento diploide particolarmente interessante, per-ché è una delle specie da cui sono derivati frumento duro e frumento tenero. La variabilità esistente per gliadine e glutenine è risultata su-periore a quella normalmente os-servata per i frumenti poliploidi col-tivati, un dato che del resto è atteso poiché tali frumenti, durante le fasi di sintesi (unione di genomi diver-si), di domesticazione e di adatta-mento all’agricoltura intensiva sono

andate incontro a significative per-dite di variabilità genetica.

L’analisi dei campioni mediante il test di sedimentazione ha eviden-ziato valori variabili tra 10 e 71 mL (Figura 4), indicando la presenza di accessioni con attitudine panifica-toria da molto scarsa a molto buo-na (si consideri che la farina usata come testimone, di ottima qualità panificatoria, registra in media 78 mL di sedimento).

L’influenza delle singole bande proteiche sulla qualità è stata ana-lizzata mediante analisi della va-rianza, ed ha indicato come una su-bunità gluteninica e sei gliadiniche manifestino effetti significativi.

Sono in corso le verifiche della presenza di bande analoghe nei frumenti poliploidi coltivati: qualo-ra fossero confinate al solo T. urar-tu, risulterebbe particolarmente interessante il loro trasferimento in frumento tenero mediante incrocio, al fine di incrementarne l’attitudine alla panificazione.

Le informazioni derivanti dall’a-nalisi elettroforetica sono inoltre state utilizzate per valutare le re-lazioni genetiche tra le accessioni effettuando una cluster analysis mediante il programma NTSYS-pc v. 2.0 (Rohlf, 1997), costruendo un dendrogramma mediante l’algorit-mo Neighbour-Joining (NJ; Saitou e Nei, 1987). La cluster analysis

(Figura 5) ha evidenziato l’esisten-za di gruppi a base geografica, confermando la possibilità di utiliz-zare metodi gerarchici di raggrup-pamento anche con dati derivanti dall’analisi delle proteine di riserva.

In conclusione, la collezione si conferma un’ottima fonte di varia-bilità genetica da utilizzare nei pro-grammi di breeding. La possibilità di avere una dettagliata descrizione di ogni linea disponibile on-line, potrà facilitare un diretto contatto con le istituzioni (nazionali ed este-re) che operano nel settore e con-sentire una proficua collaborazione per il miglioramento della moderna granicoltura.

Figura 4. Distribuzione dei volumi di sedimentazione in SDS dei campioni di T. urartu.

Figura 5. Dendrogramma delle relazioni tra accessioni di T. urartu. La quasi totalità delle accessioni origina-rie della Turchia sono riunite nel subclu-ster A (ramificazioni nere). Il subcluster B riunisce invece la maggior parte delle accessioni originarie di altre nazioni (ramificazioni verdi e rosse). Particolarmente differenziati risultano i campioni provenienti dall’Armenia, rag-gruppati quasi esclusivamente in due subcluster ben definiti (ramificazioni ros-se)

Page 35: dal_seme_3_11_low

35

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

Iscrizione al Registro Nazionale delle nuove va-rietà di riso: analisi storica di dati agronomici per proporre correzioni metodologicheIn vista della revisione dei criteri di iscrizione al Registro Nazionale, si è intrapresa un’a-nalisi delle procedure adottate per l’iscrizione delle nuove varietà di riso. Obiettivo del lavoro è quello di valutare eventuali correzioni da apportare al metodo attualmente in uso

Dario Sacco 1, Patrizia Titone 2, Luigi Tamborini 2

1 Dip. di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio - Università degli Studi di Torino; [email protected] INRAN-ENSE

Directive 2002/53/EC states that varieties of agricultural species per-mitted to be marketed must be re-gistered in an official catalog held by Member States.

As these criteria are under re-vision, an analysis of procedures adopted for the registration of new rice varieties in the National Regi-ster has been undertaken.

The actual criteria state that the agronomic testing is designed to assess whether the new candidate variety represents a clear improve-ment either for cultivation, harvest or use in comparison to the other known varieties.

The goal of this study was to eva-luate possible corrections to be made to the method actually in use and, in particular, to assess whether the methodology applied on rice should be aligned to that used for other cereals, comparing candidate variety with the average of the con-

Registration of new rice varieties to the National Register: historical analysis of agronomic data to propose methodological variations.

trol rather than with the production of a control cultivars most similar to the tested one.

The results of trials conducted during the 2004-2007 period in th-ree different sites show productions strictly conditioned by the interac-tion year x test site showing that the control varieties behave very differently in different situations of cultivation.

Then the methodology involving the comparison of each candidate variety against a reference control make the procedure to be able to ascertain the superiority of the can-didate varieties in different climatic situations and not just compared to an average that could show large fluctuations.

It is therefore considered that the current method of comparison should be maintained even after the revision of the ministerial de-cree.

La direttiva 2002/53/CE, stabili-sce che le varietà delle specie agri-cole ammesse alla commercializza-zione debbano essere registrate in un catalogo ufficiale tenuto dagli Stati membri.

L’iscrizione di una nuova varietà di riso al Registro Nazionale compor-ta un iter, comune a tutte le specie cerealicole, in cui il costitutore pre-dispone la domanda di iscrizione e la relativa documentazione invian-

dola al Ministero dell’Agricoltura e al Centro di Coordinamento che effettua le prove e alla Regione in cui il Centro di Coordinamento ha sede. In seguito il costitutore invia il materiale sementiero necessario allo svolgimento delle prove (agro-nomiche e descrittive) al Centro di Coordinamento.

Al termine delle prove, il Centro di Coordinamento sintetizza i risul-tati ottenuti e li invia al Ministero, che, sentito il parere della Com-missione Sementi, esprime parere positivo o negativo sulla varietà candidata. In caso positivo, la va-rietà può essere iscritta al Registro Nazionale e, di conseguenza, al Ca-talogo Comune delle varietà.

In vista dell’imminente revisione dei “Criteri per l’iscrizione al Regi-stro Nazionale di varietà di riso”, l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN-ENSE, Sezione di Milano) ha intra-preso insieme al Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio dell’Università di Tori-no un’analisi delle procedure adot-tate per l’iscrizione delle nuove varietà al Registro Nazionale, con-siderando i principali dati ottenuti nelle prove agronomiche effettuate nel periodo 2004-2007.

I criteri validi ad oggi, definiti nel D.M. 21/10/2002 e pubblicati sulla

Page 36: dal_seme_3_11_low

RICERCA

36dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

G.U. n. 280 del 29/11/2002, sta-biliscono che lo scopo della prova agronomica è quello di valutare se la nuova varietà candidata all’iscri-zione nel Registro Nazionale pos-siede un valore agronomico o di utilizzazione soddisfacente.

Questo requisito si considera ri-spettato se la varietà in prova co-stituisce, rispetto alle altre varietà note, un netto miglioramento per la coltivazione o per la gestione dei raccolti o per l’impiego dei raccolti ottenuti.

Lo stesso decreto ministeriale stabilisce che la scelta delle varie-tà testimoni deve essere fatta tra le cultivar a maggiore diffusione più simili per tipo di pianta, granello, ciclo vegetativo ed, eventualmen-te, caratteristiche merceologiche.

Sulla base di quanto descritto nel decreto ministeriale, il valore agro-nomico di una varietà è definito per confronto diretto dei dati ottenuti dalla varietà candidata con la varie-

tà più simile scelta con i criteri di cui sopra.

Per altri cereali invece il confronto è operato fra la varietà candidata e la media delle varietà testimoni in ogni ambiente.

L’obiettivo del lavoro è quel-lo di verificare l’adeguatezza dei criteri applicati, al fine di valutare eventuali correzioni da apportare al metodo ancora in uso, in occa-

sione della revisione dei criteri at-tualmente in corso ed in particolare valutare se la metodologia applica-ta nel settore risicolo debba essere uniformata a quella utilizzata per gli altri cereali, confrontando cioè la varietà candidata con la media dei testimoni anziché con la produzio-ne della cultivar diffusa più simile.

L’ipotesi di partenza è che le di-verse tipologie varietali di riso dif-feriscano così profondamente tra di loro da non poter essere confronta-te con la media dei testimoni.

Materiali e metodi

La sperimentazione è stata impo-stata su 3 siti nelle località di Col-lobiano (VC), Garbagna Novarese (NO) e Castello d’Agogna (PV), analizzando i dati ottenuti dal 2004 al 2007 per le seguenti sei varietà testimoni: Selenio (granello tondo e ciclo precoce), Balilla (granello tondo e ciclo tardivo), Loto (granel-lo lungo A e ciclo precoce), Volano (granello lungo A e ciclo tardivo), Gladio (granello lungo B e ciclo precoce) e Thaibonnet (granello lungo B e ciclo tardivo).

Le scelte del periodo e delle va-rietà considerate sono state detta-te dalla necessità di disporre di un

ParametriValore riscontrato

Unità di misuraCollobiano Garbagna Novarese Castello d’Agogna

Sabbia 42,6 36,9 27,6 %

Limo 45,6 56,8 58,4 %

Argilla 11,8 6,3 14 %

pH in acqua 5,7 5,9 6,1

Sostanza organica 2,76 2,16 1,8 %

N totale 0,139 0,102 0,085 %

C/N 11,6 12,3 12,3

C.S.C. 11,2 10,4 14,7 meq/100 g

P Olsen 28 32 35 p.p.m.

K scambiabile 2 1,5 1 % sulla C.S.C.

Tab. 1. Caratteristiche fisico chimiche dei suoli dei tre siti analizzati.

Page 37: dal_seme_3_11_low

37

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

database completo di varietà per località per anno.

Per quanto riguarda le caratteri-stiche fisico chimiche dei suoli dei tre siti analizzati, i principali valori sono riportati in tabella 1.

I suoli sono rispettivamente fran-co quello di Collobiano e franco li-moso gli altri due.

Il contenuto di sostanza organica decresce dal 2,76% di Collobiano a 1,8% di Castello d’Agogna.

Per gli altri aspetti i suoli sono

tutti caratterizzati da una buona ca-pacità di scambio cationico e sono ricchi in fosforo.

Per quanto riguarda l’andamen-to climatico i principali parametri climatici riferiti al periodo di colti-vazione aprile-ottobre degli anni considerati sono riportati in tabella 2 e figura 1.

La pioggia totale caduta nei di-versi siti e nei diversi anni mostra valori generalmente maggiori nel sito di Collobiano, mentre i valo-ri minori sono misurati a Castello d’Agogna (tab. 2). Le temperature medie del periodo sono simili fra anni e fra siti, ma le medie mensili si differenziano abbastanza fra anni. Il 2006 mostra la temperatura del mese più caldo, luglio, di 3-4°C più alta della media degli altri tre anni,

mentre il 2007 mostra temperatura più alte della media degli altri nei primi due mesi è poi tendenzial-mente sotto la media nei mesi suc-cessivi.

La tecnica colturale adottata nel-la coltivazione delle sei varietà ha previsto la semina in acqua nella prima settimana di maggio, previa immersione in acqua dei campioni per 48 ore. La fertilizzazione azo-tata è risultata essere abbastanza simile nei tre siti per quantitativo totale apportato, ma abbastanza diversificata per quanto riguarda le forme di somministrazione ed il fra-zionamento (tab. 3).

A Collobiano si è utilizzato del fertilizzante organico (cornunghia) che ha apportato circa un quinto dell’azoto totale fornito. Tale ap-porto di fertilizzante organico giu-stifica il maggior contenuto di so-stanza organica e di azoto totale che caratterizza il suolo di questo sito.

Gli apporti totali di azoto sono stati sostanzialmente uguali in tutti i siti, mentre il frazionamento è risul-tato differente poiché a Garbagna Novarese sono stati effettuati due interventi di copertura anziché uno solo come invece si è proceduto negli altri siti.

Gli apporti di P2O5 e di K2O han-no anche differenziato abbastan-za la tecnica colturale dei tre siti, ma non dovrebbero essere stati la causa delle differenze rilevate poi-ché sono stati effettuati su terreni particolarmente ricchi per ciò che riguarda il fosforo e hanno rappre-sentato fertilizzazioni abbondanti di arricchimento per quanto riguarda il potassio.

I diserbi e le asciutte sono stati effettuati in funzione delle infe-stanti presenti e delle consuetudini dell’areale di coltivazione.

2004 2005 2006 2007

Collobiano 546 484 495 465

Garbagna Novarese 440 416 522 401

Castello d’Agogna 288 507 401 331

Tab. 2: Somma delle precipitazioni rileva-te annualmente tra aprile e ottobre nei tre siti.

Fig. 1 Temperatura media mensile rilevata nel periodo colturale nei tre siti di sperimen-tazione.

Parametri Epoca Collobiano Garbagna Novarese Castello d’Agogna

Data semina 1° settimana maggio

N presemina 29(O)*+50(I)* 50 (I) 80 (I)

copertura48 (I) 48 (I) 46 (I)

- 21 (I) -

P2O5 presemina 4(O)+33 (I) 200 (I) 175 (I)

K2O presemina 83 (I) 180 (I) 150 (I)

copertura 62 (I) - -

* (O) = forma organica; (I) = forma inorganica.

Tab. 3. Fertilizzazioni apportate nei tre siti: dati espressi in unità/ha.

Page 38: dal_seme_3_11_low

RICERCA

38dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

Nei campi di Collobiano e Gar-bagna Novarese è stato infine ef-fettuato un trattamento fungicida nell’ultima decade di luglio.

La raccolta è stata effettuata quando il granello raggiungeva il 22% di umidità.

In ogni sito la sperimentazione è stata organizzata su tre ripetizioni organizzate a blocchi randomizzati.

Le sei varietà sono state analizza-te statisticamente in termini di pro-duzione di risone espressa in ton-nellate all’umidità del 14%. Questa variabile rappresenta quella di maggiore interesse, poiché l’iscri-zione delle nuove varietà, è come detto, condizionata dal confronto con questo tipo di risultato misura-to nei testimoni.

L’analisi statistica è stata condot-ta attraverso un’analisi della varian-za a quattro vie considerando gli effetti semplici e le interazioni rite-nute interessanti ai fini del presente studio. Gli effetti semplici conside-rati sono stati le caratteristiche del granello (considerando quindi tre gruppi: tondo, lungo A e lungo B), la lunghezza del ciclo (consideran-do quindi due gruppi: precoce, tar-divo), l’anno ed il sito.

Le interazioni a due vie conside-rate sono state quelle che conte-nevano all’interno almeno uno dei due fattori caratterizzanti le varietà (caratteristiche del granello o lun-ghezza del ciclo), mentre le intera-zioni a tre vie analizzate sono state quelle che consideravano contem-poraneamente i due fattori caratte-rizzanti le varietà in interazione con il sito o con l’anno.

Tipologia Varietà Sito 2004 2005 2006 2007 Media sitoCiclo

medio

Varietà precoci

Tondo Selenio

Collobiano 129 121 135 135 130

136Garbagna Novarese 129 129 136 142 134

Castello d’Agogna 139 148 139 151 144

Lungo A

Loto

Collobiano 121 116 126 127 122

128Garbagna Novarese 118 121 133 126 124

Castello d’Agogna 133 138 134 144 137

Lungo B

Gladio

Collobiano 122 118 127 123 122

128Garbagna Novarese 121 126 127 131 126

Castello d’Agogna 136 136 134 137 136

Varietà tardive

Tondo Balilla

Collobiano 132 127 138 151 137

145Garbagna Novarese 136 138 143 151 142

Castello d’Agogna 152 164 152 159 157

Lungo A

Volano

Collobiano 131 126 146 148 138

143Garbagna Novarese 134 131 145 151 140

Castello d’Agogna 145 149 152 159 151

Lungo B

Thaibonnet

Collobiano 133 130 134 142 135

143Garbagna Novarese 137 135 138 150 140

Castello d’Agogna 152 163 152 151 155

Tab. 4: Cicli semina-maturazione rilevati annualmente in ciascun sito; data di maturazio-ne determinata al 22% di umidità del granello.

Fig. 2: Produzione registrata per le varie tipologie di granello (LA: Lungo A; LB: Lungo B) nei vari anni di confronto. Lettere diverse corrispondono a differenze significative all’interno dello stesso anno (test post hoc Bonferroni).

Page 39: dal_seme_3_11_low

39

RICERCA

dal Seme - n° 3 / 11

Fig. 3: Produzione registrata per le due classi di precocità nei vari anni di confronto. Lettere diverse corrispondono a differenze significative all’interno dello stesso anno (test post hoc Bonferroni).

Sorgente di variazione P(F) n S.E.M.

Tipologia granello 0.000 72 1:06

Precocità 0.000 108 1:03

Anno 0.003 54 1:08

Sito 0.000 72 1:06

Tipologia granello x Precocità

ns 36 2:02

Tipologia granello x Anno 0.015 18 3:01

Tipologia granello x Sito 0.003 24 2:07

Precocità x Anno 0.001 27 2:06

Precocità x Sito 0.000 36 2:02

Tipologia granello x Precocità x Sito

0.002 12 3:09

Tipologia granello x Precocità x Anno

ns 9 4:04

Tab. 5. Risultati dell’analisi della varianza relativa ai dati di produzione.

Risultati

In tabella 4 sono riportati i valori di lunghezza del ciclo per le varietà analizzate in funzione dell’anno e del sito.

Su questi dati non è stato effet-tuato il confronto statistico poiché questi hanno valore unicamente descrittivo delle diverse varietà.

I testimoni dei gruppi Lungo A e Lungo B mostrano lo stesso valore medio di lunghezza del ciclo con 15 gg in più per le varietà tardive rispetto a quelle precoci.

Le varietà a granello Tondo in-vece mostrano un ciclo più lungo rispetto alle altre e la differenza fra Precoci e Tardive si riduce a

soli 9 gg. I tre siti mostrano infine una lunghezza media progressiva nell’ordine Collobiano, Garbagna Novarese, Castello d’Agogna, che si conferma nella maggior parte degli anni su tutte le varietà.

Questi valori spiegano in parte le differenze produttive dei testimoni in funzione di anno e ciclo.

I risultati relativi all’analisi della varianza dei valori di produzione sono riportati in tabella 5.

Gli effetti semplici sono sempre significativi, ma tutti quanti risulta-no avere una risposta in interazione o con l’anno, o con il sito.

Le interazioni da considerare, poiché non sono comprese in altre interazioni significative di ordine

superiore, risultano essere Tipo-logia granello * Anno; Precocità * Anno e Tipologia granello * Preco-cità * Sito

In figura 2 sono riportati i valori relativi all’interazione significativa Tipologia granello * Anno.

Essa ci mostra che la tipologia di granello Tondo ha una produzione sempre superiore agli altri due te-stimoni i quali a loro volta risultano statisticamente non differenti tre anni su quattro.

Solo nel 2006 si è registrata una produzione superiore per il testi-mone Lungo B rispetto al Lungo A.

La seconda interazione che è ri-sultata significativa è Precocità * Anno. I valori sono rappresentati in figura 3.

In questo caso, come atteso dalla lunghezza del ciclo, le varietà tardi-ve tendono a produrre sempre di più rispetto alle varietà precoci.

Si può verificare questa tendenza in tutti gli anni analizzati tranne che nel 2006.

L’ultima interazione risultata si-gnificativa infine è stata Tipologia granello * Precocità * Sito (tab. 4).

Page 40: dal_seme_3_11_low

dal Seme - n° 3 / 11

RICERCA

40dal Seme - n° 3 / 11

Fig. 4: Produzione registrata per i sei testimoni nei vari siti di confronto. Lettere diver-se corrispondono a differenze significative tra testimoni all’interno dello stesso sito (test post hoc Bonferroni).

Considerando che l’interazione Tipologia granello * Precocità rap-presenta di fatto l’elenco delle sei varietà utilizzate come testimoni, è possibile affermare che queste mostrano risultati differenti in fun-zione del sito. In particolare i risul-tati ottenuti a Castello d’Agogna in termini produttivi differiscono da quelli ottenuti negli altri due siti considerati. I due testimoni caratte-rizzati da una tipologia di granello tondo in particolare mostrano le migliori performance produttive in tutti i siti esaminati, diverse invece risultano le performance relative agli altri testimoni considerati.

Conclusioni

L’elevata interazione con l’anno ed il sito sperimentale che mostra-no le varietà testimone sottolinea come queste abbiano un compor-tamento molto differente nelle va-rie situazioni di coltivazione.

La metodologia che implica il confronto di ogni varietà candidata con il testimone di riferimento per-mette di poter accertare la supe-riorità della varietà candidata nelle diverse situazioni pedoclimatiche e non solo rispetto ad una media che potrebbe mostrare elevate fluttua-zioni.

Si ritiene pertanto di poter asse-rire che l’attuale metodologia di confronto debba essere mantenuta anche a seguito della revisione del decreto ministeriale di riferimento.

Risulta inoltre importante con-frontare le diverse varietà candida-te con i rispettivi testimoni in più siti per garantire una buona esplorazio-ne delle performance delle nuove varietà che devono essere iscritte.

Page 41: dal_seme_3_11_low

41

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

L’implementazione della normativa sementiera e l’attività di registrazione delle varietà vege-tali in Italia

La Commissione Europea ha attivato un’indagine sull’implementazione della legislazione sementiera al fine di attuare un generale processo di semplificazione amministrativa. Tuttavia, l’ampia dimensione dei Registri e i differenti scenari previsti ne rendono estre-mamente complessa la realizzazione.

Giorgia Spataro, Barbara Tiranti1

1Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN);[email protected]@politicheagricole.gov.it

The Community legislation on the marketing of seed and plant propagating material (S&PM) is ba-sed on the variety registration and the certification of S&PM lots.

It consists of 12 basic Council Di-rectives and is structured into one horizontal Directive on the Com-mon Catalogue of varieties of agri-cultural plant species and 11 verti-cal Marketing Directives.

An action plan for the review and evaluation of the Community legi-slation has been prepared betwe-en 2007-2008 by a team from the Food Chain Evaluation Consortium (FCEC) headed by Arcadia Interna-tional. It has been conducted under the direction of a DG SANCO Ste-ering Group.

The aim of the evaluation is to establish objectively how effecti-vely and efficiently the legislation

has met its original objectives, and to identify its strengths and areas for improvement and its robustness with regard to potential new chal-lenges affecting this field.

To address the wide range of issues the FCEC team has con-ducted a substantial consultation by carrying out questionnaires and interviews among stakeholders and the competent authorities aimed to the implementation of legislation.

In this context, a detailed picture of the structure and management of the Italian Register of varieties is presented.

On the basis of these consulta-tions five different scenarios for the future for the impact assessment have been identified.

The possible impacts of these scenarios are discussed.

Dal 2007 è in corso di valutazio-ne, presso la Commissione Euro-pea, l’implementazione delle 12 Direttive comunitarie in materia di commercializzazione delle sementi e dei materiali di propagazione del-le specie vegetali (Tabella 1).

L’indagine, realizzata nel conte-sto della Better Regulation, strate-

gia con la quale la Commissione Europea intende attuare interventi di semplificazione e riduzione de-gli oneri amministrativi nelle varie strutture legislative, è stata affida-ta dalla Direzione Generale Salu-te e Consumatori (DG SANCO) al Food Chain Evaluation Consortium (FCEC), sotto la direzione tecnica

dell’Arcadia International.Focalizzando l’attenzione sul

pacchetto legislativo relativo alla commercializzazione delle sementi, nel corso del biennio 2007-2008, l’indagine ha valutato l’impatto sociale, ambientale ed economico derivante dall’applicazione della normativa relativa alla commercia-lizzazione delle sementi e dei ma-teriali di propagazione. In questa prima fase, lo studio ha raccolto le opinioni degli stakeholder trami-te la distribuzione di questionari o la realizzazione di interviste sugli aspetti sostanziali della normativa, con particolare riferimento ai co-sti connessi alle prove di iscrizione delle varietà vegetali ai registri na-zionali e alla certificazione dei pro-dotti sementieri.

Dai risultati emerge che, secondo gli stakeholder, gli obiettivi princi-pali della legislazione sementiera e dei materiali di propagazione (quali produttività, competitività e sicu-rezza) che, al tempo, portarono alla promulgazione delle direttive, sono stati raggiunti con successo.

In particolare le prove di iscrizio-ne ai registri nazionali, basate su prove descrittive e, nei casi previsti, sull’esame del valore agronomico, si sono dimostrate, nel corso degli

Page 42: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

42dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

anni, strumenti validi ed essenziali per ottenere l’incremento produtti-vo e qualitativo delle nuove varietà selezionate.

La pratica della certificazione, d’altro canto, ha indotto le industrie sementiere ad operare in modo competitivo, condizione che ha permesso loro di diventare leader del settore a livello mondiale ad un costo ragionevole e proporzionale ai vantaggi che ne derivano.

Tuttavia, alla luce dei mutamenti che hanno interessato il settore a partire dall’emanazione delle pri-me direttive, oggi sono auspicabili modifiche e revisioni della struttura normativa. In generale, è opinione comune che essa manchi di fles-sibilità e velocità di adattamento ad un settore che è, invece, in co-stante evoluzione e condizionato da diversi fattori. Tra questi, vanno sicuramente annoverati i numerosi e complessi fattori socio-economici connessi, da una parte, alla glo-balizzazione e alla diffusione delle nuove biotecnologie molecolari e, dall’altra, all’elevato consenso ri-scosso dai prodotti di qualità e pro-venienti dall’agricoltura biologica.

A tal riguardo, particolarmente sentita è la necessità di armonizza-re ed integrare la legislazione con quella degli organismi genetica-mente modificati, dei fitofarmaci e della produzione biologica e di qualità.

L’esistenza di differenti legisla-zioni nazionali ha determinato una struttura normativa complessa ed un sistema europeo non completa-mente armonizzato. Basti pensare, ad esempio, alle differenti modali-tà di esecuzione delle prove per la valutazione del valore agronomico e alla diversa ripartizione ed entità dei costi amministrativi.

Si riscontra, inoltre, l’assenza di circuiti efficienti per lo scambio tempestivo delle informazioni tra i diversi Stati Membri con conse-guenti rallentamenti nella procedu-ra di registrazione delle nuove va-rietà al Catalogo Comune Europeo.

Secondo quanto evidenziato da-gli stakeholders, nella normativa vengono mescolate e confuse le disposizioni prettamente tecniche con quelle legislative e, a tal riguar-do, si ritiene che l’iter di discus-sione e approvazione delle stesse

tramite la procedura di Comitato, sia eccessivamente lento e dispen-dioso.

Le esigenze degli stakeholders e le problematiche da loro rilevate in materia di normativa sementiera hanno indotto la DG SANCO a de-finire un ulteriore piano di azione, della durata di due anni e mezzo, per individuare, entro il 2011, le proposte di modifica utili a:

- Semplificare la struttura norma-tiva, con la possibilità di ema-nazione di un singolo Regola-mento che contenga e coordini i contenuti delle 12 Direttive del Consiglio. - Armonizzare l’implementazione della legislazione nei vari Stati Membri anche per quel che ri-guarda le modalità di esecuzio-ne dei controlli e la formazione del personale. - Ridurre i costi per i costitutori e il comparto pubblico e semplifi-care le pratiche di registrazione e certificazione migliorando la cooperazione e la comunicazio-ne tra gli uffici degli Stati Mem-bri. - Coordinare il settore sementiero

Sementi

Direttiva 66/401/CEE del Consiglio del 14 giugno 1966 relativa alla commercializzazione delle sementi di piante foraggere

Direttiva 66/402/CEE del Consiglio del 14 giugno 1966 relativa alla commercializzazione delle sementi di cereali

Direttiva 2002/53/CE del Consiglio del 13 giugno 2002 relativa al catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole

Direttiva 2002/54/CE del Consiglio del 13 giugno 2002 relativa alla commercializzazione delle sementi di barbabietole

Direttiva 2002/55/CE del Consiglio del 13 giugno 2002 relativa alla commercializzazione delle sementi di ortaggi

Direttiva 2002/56/CE del Consiglio del 13 giugno 2002 relativa alla commercializazione dei tuberi-seme di patate

Direttiva 2002/57/CE del Consiglio del 13 giugno 2002 relativa alla commercializzazione delle sementi di piante oleaginose e da fibra

Materiale di propagazione vegetale

Direttiva 68/193/CE del Consiglio del 9 aprile 1968, relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite

Direttiva 1998/56/CE del Consiglio del 20 luglio 1998 relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione delle piante ornamentali

Direttiva 92/33/CEE del Consiglio, del 28 aprile 1992, relativa alla commercializzazione delle piantine di ortaggi e dei materiali di moltiplicazione di ortaggi, ad eccezione delle sementi

Direttiva 92/34/CEE del Consiglio, del 28 aprile 1992, relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione delle piante da frutto e delle piante da frutto destinate alla produzione di frutti

Materiali forestali Direttiva 1999/105/CE del Consiglio, del 22 dicembre 1999, relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione

Tabella 1. Direttive relative alle sementi e materiali di propagazione vegetali oggetto di indagine da parte della Commissione UE nel’ambito del programma Better Regulation Initiative

Page 43: dal_seme_3_11_low

43

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

e dei materiali di propagazione con le altre Politiche Comuni-tarie, in particolare quelle con-cernenti le privative per novità vegetali, la tutela ambientale, la biodiversità, gli OGM e la legi-slazione fitosanitaria. - Centralizzare, almeno in parte, il sistema di registrazione e di cer-tificazione delle varietà. - Rendere più efficiente il Cata-logo Comune migliorandone l’organizzazione per quel che riguarda il volume ed il tipo di informazioni in esso contenute, l’accesso al pubblico e la fre-quenza degli aggiornamenti. - Rafforzare il ruolo dell’Unione Europea nella definizione de-gli standard internazionali e commercio internazionale, con particolare riferimento al ruolo chiave che l’Europa svolge nelle associazioni internazionali come l’Organization for Economic Cooperation and Development (OECD), l’International Seed Te-sting Association (ISTA) e l’Euro-pean and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO). - Allestire strutture (associazioni e sistemi di comunicazione) per il coinvolgimento degli stakehol-ders.

Nel corso del 2010 l’indagine è stata estesa anche alle amministra-zioni e alle autorità competenti di

ciascuno Stato Membro incaricate dell’applicazione della normativa sementiera.

Le informazioni acquisite, tramite questionari o sopralluoghi effettua-ti direttamente in loco da parte del personale dell’Arcadia International EEIG, saranno utilizzate per valuta-re le modalità di implementazione delle 12 Direttive di base e l’impat-to economico dell’intera procedura amministrativa di registrazione e di certificazione delle varietà.

Il periodo di riferimento dell’in-dagine è relativo al triennio 2006-2008 ed i risultati saranno presen-tati e discussi entro il 2011.

Implementazione della legislazio-ne sementiera in Italia

All’inizio del mese di maggio 2010, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha ospitato il Sig. Daniel Traon, di-rettore dell’Arcadia International EEIG, allo scopo di acquisire le in-formazioni e i dati utili all’indagine in questione. Hanno partecipato alla riunione i diversi uffici compe-tenti per settore (gli Uffici COSVIR IX e COSVIR XI del Dipartimento delle Politiche Competitive del mondo rurale e della qualità e la 5° Divisione del Corpo Forestale dello Stato) e l’Ente Nazionale Sementi Elette-ENSE (attualmente Istituto

Nazionale di Ricerca per gli Alimen-ti e la Nutrizione - INRAN).

In Italia le direttive di base (e successive modifiche) relative ai prodotti sementieri sono state im-plementate con le leggi n. 1096 del 25 novembre 1971 e n. 195 del 20 aprile 1976 e con il relativo rego-lamento di applicazione nel DPR n. 1065 dell’8 ottobre 1973. Nel corso degli anni le modifiche delle diret-tive sono state puntualmente rece-pite con decreti legislativi e/o con decreti ministeriali.

Le misure più significative sono di seguito elencate:

- decreto legislativo 212/2001 di recepimento delle direttive 98/95/CE e 98/96/CE che in-troduce, tra l’altro, disposizioni per la commercializzazione di sementi di varietà geneticamen-te modificate e per l’esecuzione dei controlli sotto sorveglianza ufficiale; - decreto legislativo 2 agosto 2007 n. 15 di recepimento della direttiva 2004/117/CE relativo agli esami eseguiti sotto sorve-glianza ufficiale e l’equivalenza delle sementi prodotte in Paesi terzi; - decreto legislativo n. 149 del 29 ottobre 2009 di recepimento della direttiva 2008/64/CE sulle varietà da conservazione di spe-cie agrarie ;

Page 44: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

44dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

- decreto ministeriale del 15 apri-le 2010 di recepimento della direttiva 2009/74/CE sulle de-nominazioni botaniche delle piante e denominazioni scienti-fiche di altri organismi.

Il Registro Nazionale delle varie-tà di specie agrarie ed ortive

Le leggi 1096/71 e 195/76 istitu-iscono, rispettivamente, i Registri Nazionali delle varietà di specie agrarie ed ortive e stabiliscono le condizioni di commercializzazione delle stesse.

La gestione dei registri è affida-ta all’ufficio COSVIR IX – Biotec-nologie e sementi del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che mantiene costante-mente un contatto diretto con la Commissione europea, tramite la partecipazione al Comitato perma-nente a Bruxelles, e gli uffici di ge-stione del Catalogo Comune, per quanto concerne l’aggiornamento delle varietà iscritte nel territorio nazionale.

L’attività di registrazione è sup-portata dal database del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), nel quale vengono inserite tutte le informazioni amministrative e tecnologiche delle varietà iscritte, in corso di iscrizione e cancellate.

Il sistema è, ovviamente, accessi-bile al pubblico ad eccezione delle parti che, per legge, sono ritenute confidenziali.

L’esistenza del database SIAN ha permesso di estrarre una serie di informazioni utili per l’indagine del FCEC. Di seguito viene presen-tata l’elaborazione dei dati relativi alle attività di iscrizione al Registro Nazionale dei prodotti sementieri effettuata dall’Ufficio COSVIR IX e dall’ENSE.

Composizione e struttura del Registro Nazionale delle varietà

Prima informazione utile ai fini dell’indagine è definire la dimen-sione e la struttura del Registro Na-zionale.

In Tabella 2 viene riportato il nu-mero totale delle varietà iscritte al 31 dicembre di ciascun anno del periodo di riferimento dell’inda-gine (2006-2008), ripartito nei vari raggruppamenti previsti dalle sin-gole direttive: foraggere, cerea-li, barbabietola (da zucchero e da

foraggio), patata, oleaginose e da fibra e specie ortive. In media, il nu-mero di varietà iscritte al Registro nel triennio è pari a 5.709, di cui il 40% è rappresentato dai cereali, il 25% dalle specie ortive seguite dal gruppo delle specie oleaginose e da fibra (16%) e foraggere (12%), mentre le proporzioni più basse sono costituite dalle varietà di bar-babietola (5%) e patata (2%) (Figura 1).

Considerando ciascun gruppo di specie nel dettaglio, i grafici in Figura 2 mostrano che, tra i cere-

Tabella 2. Numero totale e numero medio di varietà iscritte al Registro Nazionale nel periodo 2006-2008

Figura 1. Composizione generale del Registro Nazionale in base ai raggruppamenti previsti dalle direttive

Direttiva Specie o Gruppo di specie 31/12/2006 31/12/2007 31/12/2008 Media

66/401/CE Foraggere 636 682 704 674

66/402/CEE Cereali 2.196 2.293 2.312 2.267

2002/54/CE Barbabietola 318 329 295 314

2002/55/CE Ortive 1.391 1.433 1.460 1.428

2002/56/CE Patata 90 83 84 86

2002/57/CE Oleaginose e da fibra 934 949 938 940

TOTALE 5.565 5.769 5.793 5.709

Page 45: dal_seme_3_11_low

45

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

ali, il maggior numero di varietà è rappresentato dal mais, seguito, in proporzione nettamente inferio-re, da frumento tenero, frumento duro, riso e sorgo.

Nel gruppo delle specie olea-

ginose e da fibra predominano le varietà di girasole, mentre ugual-mente rappresentate sono quelle di soia e colza. Le varietà di erba medica, loglio perenne, loglietto italico e trifogli costituiscono la par-

te più importante del gruppo delle foraggere, mentre nelle ortive le varietà più numerose si riscontrano tra le specie appartenenti alle fami-glie delle Solanaceae (pomodoro, peperone, melanzana), Cucurbita-

Figura 2. Numero di varietà registrate nel periodo 2006-2008 suddivise nei gruppi previsti dalle direttive

Page 46: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

46dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

ceae (zucchino, melone, cocomero, cetriolo), Compositae (lattuga ed indivia), Leguminosae (fagiolo e pi-sello) e Brassicaceae.

Attività di registrazione

Per quanto concerne l’attività di registrazione delle nuove varietà, è interessante evidenziare l’elevato numero di domande presentate nei tre anni di riferimento (Tabella 3).

Per le varietà di specie agrarie, in totale sono state presentate 1.823 richieste di iscrizione, con una me-dia di 670 l’anno.

Di queste, ben 313 sono relative a nuove varietà di mais, il che giu-stifica l’elevata incidenza (66%) del gruppo dei cereali sul dato genera-le delle specie agrarie.

Per quanto riguarda le specie or-tive, tra il 2006 e il 2008 sono state presentate 447 domande di iscri-zione, con una media di 149 l’anno di cui il 46% è costituito da varietà di pomodoro.

Considerando l’andamento del numero di domande in relazione a ciascuna specie, in generale non sono state rilevate importanti varia-zioni da un anno all’altro.

Il breve periodo di riferimento, in-fatti, non è sufficientemente ampio per descrivere un andamento signi-

Presentate Respinte Ritirate

totale media/anno totale media/anno totale media/anno

Direttiva 66/402/CEE

Mais 939 313,0 360 120,0 147 49,0

Frumento tenero 73 24,3 1 0,3 18 6,0

Frumento duro 75 25,0 1 0,3 6 2,0

Orzo distico 11 3,7 2 0,7 3 1,0

Orzo polistico 13 4,3 3 1,0 0 0,0

Altri cereali a paglia 15 5,0 1 0,3 3 1,0

Riso 23 7,7 0 0,0 1 0,3

Sorgo 36 12,0 7 2,3 1 0,3

Ibridi sorgo x erba sudanese/erba sudanese

10 3,3 2 0,7 8 2,7

Direttiva 2002/56/CE

Patata 10 3,3 6 2,0 6 2,0

Direttiva 2002/57/CE

Girasole 267 89,0 58 19,3 21 7,0

Soia 26 8,7 5 1,7 0 0,0

Colza 91 30,3 16 5,3 0 0,0

Altre specie 12 4,0 2 0,7 1 0,3

Direttiva 2002/54/CE

Barbabietola da zucchero 18 6,0 2 0,7 0 0,0

Direttiva 66/401/CEE

Foraggere 204 68,0 2 0,7 14 4,7

Totale agrarie 1823 607,7 468 156,0 229 76,3

Direttiva 2002/55/CE

Pomodoro 207 69,0 - - 4 1,3

Peperone 51 17,0 - - 2 0,7

Zucchino 23 7,7 - - 2 0,7

Melone 20 6,7 - - - -

Lattuga 26 8,7 - - 1 -

Cocomero 17 5,7 1 - - -

Melanzana 13 4,3 - - - -

Cipolla 12 4,0 - - 16 5,3

Fagiolo 10 3,3 - - 2 0,7

Altre specie 68 22,7 1 0,3 8 2,7

Totale ortive 447 149,0 2 0,3 35 11,3

Tabella 3. Numero totale e medio di domande presentate, ritirate e respinte negli anni 2006, 2007 e 2008

ficativo delle richieste di iscrizione. Tuttavia, per alcune specie si

possono evidenziare fluttuazio-ni piuttosto ampie, conseguenza, probabilmente, di un determinato andamento del mercato e della po-

litica comunitaria degli ultimi anni. Ad esempio, tra le varietà di spe-

cie agrarie, tra il 2006 e il 2008, le domande di iscrizione di varietà di sorgo (da foraggio e da biomassa), di colza e di patata sono essenzial-

Page 47: dal_seme_3_11_low

47

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

mente raddoppiate. Nel caso delle prime due specie, il fenomeno è sicuramente riconducibile al cre-scente interesse nei confronti dei biocombustibili.

Tra le specie ortive, invece, un andamento decisamente positivo è stato riscontrato per le domande di iscrizione di varietà di pomodoro (passate dalle 57 del 2006 alle 86 del 2008), di melone, di lattuga (il cui numero è addirittura triplicato) e di carciofo per il quale, a seguito dell’istituzione del registro naziona-le nel 2008, sono state presentate 13 domande.

Un trend negativo ha invece inte-ressato le varietà di soia, le cui do-mande sono scese da 18, nel 2007, ad una sola nel 2008 e la barbabie-tola da zucchero per la quale si è assistito, nel corso del triennio, ad un dimezzamento del numero delle domande presentate.

Infine, è importante evidenzia-re che circa il 20% delle domande presentate nel triennio esaminato (agrarie ed ortive) sono state re-spinte e il 10% ritirate dallo stesso richiedente.

L’elevato numero di domande si traduce, ovviamente, in un elevato

numero di iscrizioni. In media, dal 2006 al 2008, sono

state registrate annualmente 321 nuove varietà di specie agrarie e 52 di specie ortive, per un totale di 1.152 nuove varietà commercializ-zabili nel triennio.

Le proporzioni delle iscrizioni me-die annuali per gruppo di specie, riflettono la composizione del regi-stro come sopra descritto.

In generale, tra le nuove varie-tà iscritte, i cereali costituiscono il 48%, di cui il 77% rappresentato dal mais, seguite dalle specie ole-aginose e da fibra con il 19%, in cui prevale nettamente il girasole (66%).

Seguono il gruppo delle specie ortive e delle foraggere, ciascuno con una percentuale del 14%. In-fine, le proporzioni più basse si ri-scontrano nelle iscrizioni di nuove varietà di barbabietola (3%) e pata-ta (2%).

Un quadro più dettagliato è il-lustrato in Figura 3, dove sono ri-portati i grafici relativi al numero di iscrizioni al registro delle specie agrarie ed ortive distinte per anno e suddivise per specie o per grup-pi di specie così come definiti nelle

Figura 3. Numero di iscrizioni di nuove varietà suddivise per anno

direttive.

Costi delle prove varietali

In Tabella 4 sono riportati i costi per varietà riferiti al biennio di pro-ve di iscrizione.

Il valore riportato comprende il costo totale per la realizzazione della prova descrittiva, della prova agronomica (nei casi in cui questa è prevista), delle analisi di laboratorio e delle spese amministrative e di coordinamento.

La determinazione dei costi è sta-ta relativamente semplice nel caso dei cereali a paglia e del riso per i

quali, alla data del periodo di esa-me, erano già in vigore (dal 2001 e dal 2002, rispettivamente) i criteri di iscrizione, dove sono indicate le tariffe che includono tutte le voci di spesa per ciclo di prova.

Invece, per quel che riguarda le altre specie, il costo è stato calco-lato facendo riferimento diretta-mente ai piani di semina di ciascun anno e ricomponendo le voci delle varie prove previste.

È opportuno sottolineare che, nel caso delle specie foraggere, la de-terminazione dei costi delle prove

Page 48: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

48dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

è risultata piuttosto complessa poi-ché, per questo gruppo di specie, il periodo considerato dall’indagine

corrisponde ad una fase di transi-zione per quel che riguarda le mo-dalità di svolgimento delle prove

varietali. Nella primavera del 2008, infatti,

sono stati pubblicati i nuovi criteri di iscrizione delle specie foraggere e quindi stabilite le tariffe per la re-alizzazione delle prove.

Questo spiega la presenza in Ta-bella 4 dei differenti costi per le va-rietà al primo anno di prova nell’au-tunno 2008.

Revisione della legislazione comunitaria sulla commercializza-zione dei prodotti sementieri

Sulla base dei risultati dell’indagi-ne svolta presso le amministrazioni nazionali nel periodo 2009-2010 e nell’ambito del Comitato perma-nente, fino ad ora la DG SANCO ha individuato (e in parte valutato) cinque differenti scenari di modifica della legislazione vigente.

Due di questi sono stati definiti rispettivamente scenario “Status quo” e “Suppress”, poiché presen-tano situazioni estreme e non ap-plicabili (lasciare inalterata la situa-zione o, al contrario, abolire tutta la legislazione sementiera nel territo-rio comunitario eliminando così il sistema di registrazione varietale).

I restanti tre scenari di modifica sono stati considerati, a giudizio della maggioranza degli Stati Mem-bri, più realistici e possono essere sintetizzati come segue:

1. Sistema compartecipato tra autorità pubblica e pri-vata. Maggiori responsabilità sono trasferite ai costitutori. A quest’ultimi può essere affida-ta l’esecuzione del primo o di entrambi gli anni di prova per l’iscrizione. La certificazione è condotta dagli stessi soggetti sempre sotto sorveglianza uffi-ciale e viene estesa anche alle

Tabella 4. Costi unitari delle varietà di specie iscritte nel periodo 2006-2008

Specie o gruppi di specie similiCosti totali per varietà di entram-bi gli anni di prove (€)

Dir. 66/402/EEC

Mais (FAO 200-400) 3.990,00

Mais (FAO 500-700) 4.588,00

Frumento duro 4.462,00

Frumento tenero 3.532,00

Orzo 2.242,00

Sorgo da granella 913,08

Sorgo da foraggio 1.995,74

Riso 6.700,00

Dir. 2002/57/CE

Girasole 1.596,70

Girasole (linee parentali) 124,69

Soia 1.288,60

Colza 2.672,84

Colza (componenti) 118,26

Dir. 2002/56/CE Patata 1.349,88

Dir. 2002/54/CE Barbabietola 2.532,74

Dir. 66/401/EEC

2006 e 2007

Leguminose 1.472,74

Trifoglio bianco 1.100,90

Erba medica non dormiente 1.404,74

Graminacee foraggere 1.497,70

Graminacee da tappeto erboso 1.156,90

Primavera 2008

Leguminose primaverili 1.404,74

Trifoglio 1.032,90

Erba medica non dormiente 1.404,74

Autunno 2008 - (Varietà al II anno di prova)

Graminacee foraggere 795,33

Graminacee da tappeto erboso 624,93

Leguminose autunnali 770,37

Autunno 2008 - Varietà al I anno di prova Nuovi criteri 15/4/2008

Festuca arundinacea (uso foraggero) 3.021,50

Festuca arundinacea (da tappeto erboso) 2.580,00

Festuca ovina 3.021,50

Festuca rossa 3.021,50

Loietto italico 2.183,00

Loietto perenne o inglese (uso foraggero) 2.978,00

Loietto perenne o inglese (da tappeto erboso) 2.580,00

Trifoglio persiano 2.724,00

Dir. 2002/55/CE

Cocomero 744,56

Lattuga 1.740,00

Peperone 712,56

Pomodoro 2.932,00

Page 49: dal_seme_3_11_low

49

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

categorie di base e generazioni antecedenti. La gestione delle denominazioni e l’aggiorna-mento del Catalogo Comune resta inalterata, mentre i criteri per l’esame agronomico sono definiti e armonizzati a livello europeo.

2. Sistema a due livelli. Si defini-scono due livelli di registrazione delle varietà: un primo livello, obbligatorio, che prevede la registrazione di tutte le varietà nel Catalogo Comune, compre-se quelle per le quali sono pre-visti requisiti particolari per la commercializzazione, corredata da una descrizione fornita dal richiedente. Il secondo livello viene invece definito volontario e prevede la creazione di un ca-talogo di varietà testate su base volontaria. Solamente le varietà che, sulla base di prove ufficiali, soddisfano i criteri DUS (distin-guibilità, uniformità e stabilità) e di sostenibilità (quali resistenza ai patogeni, minor fabbisogno di fertilizzanti etc.) possono ac-cedere a questo catalogo, quin-di essere ufficialmente certifi-cate ed etichettate, ai fini della commercializzazione, con uno specifico logo quale, ad esem-pio, “EU tested variety”.

3. Sistema centralizzato. L’iscri-zione e la certificazione varietale vengono regolamentate attra-verso l’emanazione di un singo-lo Regolamento che sostituisce e consolida le 12 Direttive sulle sementi e i materiali di propaga-zione vegetale. In dettaglio:a. L’Ufficio comunitario delle

varietà vegetali (UCVV) coor-dina l’iscrizione delle varietà e gestisce il database delle collezioni varietali a livello eu-

ropeo definendo la lista delle varietà di riferimento da im-piegare nelle prove. I centri per l’esecuzione delle prove descrittive sono dislocati nei diversi Stati Membri e vengo-no accreditati, tramite criteri rigorosi, dallo stesso UCVV. I registri nazionali potranno ancora coesistere con il Cata-logo Comune. La certificazio-ne può essere effettuata da ciascun Stato Membro sotto la sorveglianza di una agen-zia di certificazione europea (lo stesso UCVV o, a seconda della specie, un altro Stato Membro). Inoltre, nell’ambito della certificazione, gli Stati membri posso applicare di-sposizioni più rigorose per la propria produzione interna.

b. Le categorie di sementi com-merciali e standard vengono eliminate.

c. Le specie di minore interesse e le disposizioni specifiche, ove presenti, vengono riviste e/o eliminate.

I tre scenari sopra descritti non devono essere considerati degli schemi rigidi ma una serie di al-ternative che lasciano spazio ad integrazioni e revisioni sulla base di quanto emergerà nel corso del-le discussioni in sede di Comitato Permanente.

Vista l’ampiezza dei Registri Na-zionali, del Catalogo Comune e la mole di lavoro connessa alla loro manutenzione e gestione, non sarà certamente semplice arrivare ad una soluzione condivisa in tempi brevi.

Page 50: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

50dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

I risultati della 10a Conferenza delle Parti e il ruolo italiano nella tutela dell’agrobiodiversitàGli obiettivi del nuovo piano strategico della Convenzione sulla Diversità Biologica riguar-dano anche l’agrobiodiversità e l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista tra i Paesi industrializzati

Giorgia Spataro1, Francesco Bongiovanni2 , Fabio Veronesi3

1Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), Attività di gestione ex-Ente Nazionale Sementi Elette (ENSE) E-mail: [email protected]

2Ministero politiche agricole alimentari e forestali, Dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità. Direzione generale della competitività per lo sviluppo rurale, Ufficio COSVIR IX.

3Dipartimento di Biologia Applicata, Università degli Studi di PerugiaLa bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

The Tenth Meeting of the Con-ference of the Parties to the Con-vention on the Biological Diversi-ty (CBD) was held last October in Nagoya (Japan).

The COP 10 was successful in adopting the package of an Ac-cess and Benefit-Sharing Proto-col, a revised Strategic Plan and a decision on implementation of the Strategy for Resources Mobi-lization.

It also considered a series of strategic, substantive, admini-strative and budgetary problems adopting 47 relevant decisions.

A specific objective is aimed to agro-biodiversity conservation which would certainly be of inte-rest to Italy.

ferenza di Nairobi, preliminare alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992.

Nel corso della Conferenza di Rio, la sottoscrizione alla Conven-zione venne ufficialmente aperta e mantenuta tale per tutto l’anno se-guente.

Durante questo periodo 168 Nazioni firmarono l’accordo impe-gnandosi ad attuare disposizioni legislative in materia di biodiversità

La Convenzione sulla Diversità Biologica (Convention on Biologi-cal Diversity – CBD) è un accordo internazionale che promuove la cooperazione tra gli Stati e le or-ganizzazioni intergovernative con lo scopo di prevenire e combattere le cause di riduzione o perdita del-la biodiversità, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, scientifici, sociali, economici e culturali.

La CBD venne adottata il 22 maggio 1992 nel corso della Con-

Panoramica del Nagoya Congress Centre, Aichi Prefecture, Nagoya, Giappone (per gentile concessione del Governo giapponese)

conformi ai principi e agli obiettivi individuati dalla CBD.

Nel corso degli anni anche altri Paesi si accostarono alla CBD e, pertanto, le “Parti” che oggi ade-riscono alla CBD sono 193 (Tabella 1. È da notare il grande assente, gli Stati Uniti d’America).

La Conferenza delle Parti (Confe-rence of Parties - COP) è l’organo governativo della CBD.

Essa è costituita da rappresenta-ti di tutte le Parti ed ha il compito di promuovere il recepimento della

Page 51: dal_seme_3_11_low

51

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

No.  Paese No.  Paese No.  Paese No.  Paese

1.  Afghanistan  50.  Dominica  99.  Liechtenstein  148.  Samoa 

2.  Albania  51.  Dominican Republic  100.  Lithuania  149.  San Marino 

3.  Algeria  52.  Ecuador  101.  Luxembourg  150.  Sao Tome and Principe 

4.  Angola  53.  Egypt  102.  Madagascar  151.  Saudi Arabia 

5.  Antigua and Barbuda  54.  El Salvador  103.  Malawi  152.  Senegal 

6.  Argentina  55.  Equatorial Guinea  104.  Malaysia  153.  Serbia 

7.  Armenia  56.  Eritrea  105.  Maldives  154.  Seychelles 

8.  Australia  57.  Estonia  106.  Mali  155.  Sierra Leone 

9.  Austria  58.  Ethiopia  107.  Malta  156.  Singapore 

10.  Azerbaijan  59.  European Union  108.  Marshall Islands  157.  Slovakia 

11.  Bahamas  60.  Fiji  109.  Mauritania  158.  Slovenia 

12.  Bahrain  61.  Finland  110.  Mauritius  159.  Solomon Islands 

13.  Bangladesh  62.  France  111.  Mexico  160.  Somalia 

14.  Barbados  63.  Gabon  112.  Micronesia (Federated States of)  161.  South Africa 

15.  Belarus  64.  Gambia  113.  Monaco  162.  Spain 

16.  Belgium  65.  Georgia  114.  Mongolia  163.  Sri Lanka 

17.  Belize  66.  Germany  115.  Montenegro  164.  Sudan 

18.  Benin  67.  Ghana  116.  Morocco  165.  Suriname 

19.  Bhutan  68.  Greece  117.  Mozambique  166.  Swaziland 

20.  Bolivia  69.  Grenada  118.  Myanmar  167.  Sweden 

21.  Bosnia and Herzegovina  70.  Guatemala  119.  Namibia  168.  Switzerland 

22.  Botswana  71.  Guinea  120.  Nauru  169.  Syrian Arab Republic 

23.  Brazil  72.  Guinea-Bissau  121.  Nepal  170.  Tajikistan 

24.  Brunei Darussalam  73.  Guyana  122.  Netherlands  171.  Thailand 

25.  Bulgaria  74.  Haiti  123.  New Zealand  172. The former Yugoslav Republic of Macedonia 

26.  Burkina Faso  75.  Honduras  124.  Nicaragua  173.  Timor-Leste 

27.  Burundi  76.  Hungary  125.  Niger  174.  Togo 

28.  Cambodia  77.  Iceland  126.  Nigeria  175.  Tonga 

29.  Cameroon  78.  India  127.  Niue  176.  Trinidad and Tobago 

30.  Canada  79.  Indonesia  128.  Norway  177.  Tunisia 

31.  Cape Verde  80.  Iran (Islamic Republic of)  129.  Oman  178.  Turkey 

32.  Central African Republic  81.  Iraq  130.  Pakistan  179.  Turkmenistan 

33.  Chad  82.  Ireland  131.  Palau  180.  Tuvalu 

34.  Chile  83.  Israel  132.  Panama  181.  Uganda 

35.  China  84.  Italy  133.  Papua New Guinea  182.  Ukraine 

36.  Colombia  85.  Jamaica  134.  Paraguay  183.  United Arab Emirates 

37.  Comoros  86.  Japan  135.  Peru  184. United Kingdom of Great Bri-tain and Northern Ireland 

38.  Congo  87.  Jordan  136.  Philippines  185.  United Republic of Tanzania 

39.  Cook Islands  88.  Kazakhstan  137.  Poland  186.  Uruguay 

40.  Costa Rica  89.  Kenya  138.  Portugal  187.  Uzbekistan 

41.  Côte d’Ivoire  90.  Kiribati  139.  Qatar  188.  Vanuatu 

42.  Croatia  91.  Kuwait  140.  Republic of Korea  189.  Venezuela 

43.  Cuba  92.  Kyrgyzstan  141.  Republic of Moldova  190.  Viet Nam 

44.  Cyprus  93.  Lao PeoplÈs Democratic Republic  142.  Romania  191.  Yemen 

45.  Czech Republic  94.  Latvia  143.  Russian Federation  192.  Zambia 

46. Democratic PeoplÈs Republic of Korea  95.  Lebanon  144.  Rwanda  193.  Zimbabwe 

47. Democratic Republic of the Congo  96.  Lesotho  145.  Saint Kitts and Nevis 

48.  Denmark  97.  Liberia  146.  Saint Lucia 

49.  Djibouti  98.  Libyan Arab Jamahiriya  147.  Saint Vincent and the Grenadines 

Tabella 1. Elenco delle Parti aderenti alla CBD. In grassetto sono indicate le Nazioni aderenti anche al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza (CPB) (Fonte: http://www.cbd.int/convention/parties/list/ )

Page 52: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

52dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

Convenzione attraverso decisioni e protocolli adottati durante i me-eting periodici che normalmente si svolgono ogni due anni.

I documenti che vengono pro-dotti in sede COP, sulla base degli obiettivi raggiunti e delle nuove problematiche che insorgono nel corso degli anni, non solo servono da riferimento legislativo alle Parti ma conferiscono alla stessa CBD una certa flessibilità e adattabilità nel tempo in relazione ai cambia-menti ambientali, economici, socia-li e politici a livello globale.

10° Conferenza delle parti sulla Convenzione sulla Diversità bio-logica - Nagoya 2010

Dal 18 al 29 ottobre 2010 si è svolta a Nagoya (Giappone) la 10a Conferenza delle Parti della Con-venzione sulla Diversità Biologica (COP 10).

La negoziazione si è concentrata su tre target principali:a. sviluppo di nuove strategie per

il periodo 2011-2020;b. finanziamento delle attività, os-

sia da dove ottenere l’appoggio economico per supportare la conservazione della biodiversi-tà;

c. negoziazione finalizzata alla pro-duzione di un protocollo per ac-cedere alle risorse genetiche in modo equo.

A conclusione delle due settima-ne di lavori, la COP10 ha prodotto tre documenti di valore internazio-nale (Aichi Target – il nuovo piano strategico 2011-2020, Strategy for

Resource Mobililization e Protocol-lo di Nagoya o Access on Benefit Sharing – ABS. Spataro e Veronesi 2011 vedi bibliografia su www.dal-seme.it) con i quali i Governi hanno dimostrato di riconoscere l’impor-tanza della tutela della salute del nostro pianeta.

Infatti, come ha affermato Jim Scape, Direttore Generale del World Wide Fund for Nature (WWF) International, le Parti hanno inviato il chiaro messaggio che la protezio-ne del nostro pianeta ha un suo po-sto importante nella politica inter-nazionale e che i Paesi sono pronti a riunire le loro forze per salvare la vita sulla terra.

L’Obiettivo 13 dell’Aichi Target: l’Agrobiodiversità

Oltre ai tre documenti principali, i due Gruppi di Lavoro della COP 10

hanno provveduto alla redazione di 47 decisioni che trattano in modo specifico gli argomenti inclusi nel piano di protezione della CBD.

Tra essi riteniamo opportuno ci-tare quello relativo all’agrobiodi-versità con il quale la COP invita la Commission on Genetic Resources for Food and Agriculture (CGRFA) della FAO a proseguire con il pro-gramma di lavoro almeno fino al 2017 e a promuoverne l’implemen-tazione tra le Parti attraverso l’ado-zione di adeguati piani nazionali.

Nel documento vengono date in-dicazioni specifiche sulla promozio-ne delle attività di conservazione in situ ed ex situ delle specie coltivate (inclusi le colture sottoutilizzate e i progenitori selvatici), di salvaguar-dia della biodiversità del suolo e di tutto l’agroecosistema.

È inoltre presente uno specifico riferimento sulle misure che de-

Lavori del Working Group 1 presso il Nagoya Congress Centre, Nagoya, Giappone (per gentile concessione del Governo giapponese)

Page 53: dal_seme_3_11_low

53

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

vono essere adottate per ridurre o scongiurare l’impatto negativo conseguente alla coltivazione di specie utilizzate per la produzione di biocarburanti nelle aree ricche di biodiversità. Infine, è presente an-che un riferimento sulla possibilità di estendere le privative anche alle risorse genetiche, argomento che, tuttavia, è rimasto in sospeso per la diversa opinione che hanno in merito i paesi sviluppati e in via di sviluppo.

Concentrando ora la nostra at-tenzione sugli aspetti che riguarda-no in modo specifico l’attività agri-cola, dalle discussioni sviluppatesi sia nell’ambito dei due Gruppi di Lavoro che nel corso di contatti in-formali sono apparsi evidenti alcuni

problemi generali:a. le cause dei problemi concer-

nenti la conservazione della biodiversità nei Paesi in via di sviluppo sono da ricercare prin-cipalmente nella povertà delle popolazioni rurali, nei conse-guenti problemi alimentari che affliggono molte di queste po-polazioni, nella disponibilità della terra per i piccoli coltivato-ri e nell’accesso all’educazione soprattutto da parte della com-ponente femminile delle popo-lazioni stesse;

b. sebbene la biodiversità è ciò che fa vivere il nostro pianeta ed è quindi qualcosa che riguarda tutti gli esseri umani, le popola-zioni concentrate nelle città non

ne hanno una chiara visione. A ciò si aggiunge il fatto che le produzioni agricole sempre più specializzate tendono a ridurre la variabilità presente nelle diete con la conseguenza che spesso anche le popolazioni che hanno sufficiente cibo a disposizione non hanno diete bilanciate. Una maggiore variabilità nelle diete potrebbe indurre una maggio-re variabilità nelle produzioni agricole e, per tale via, favorire il mantenimento della variabilità genetica quanto meno per pian-te e animali di interesse agrario;

c. nello sfruttamento della biodi-versità spesso non esiste un rap-porto di reciprocità tra Paesi ma a fronte di Paesi “esportatori” di biodiversità esistono spesso Paesi che la importano e non danno nulla in cambio (cosa che è alla base dei problemi relati-vi alla equa utilizzazione delle risorse genetiche agrarie). Al tempo stesso il tentativo di de-finire un valore economico, un “prezzo” sulla vita è qualcosa che può essere considerato da molti eticamente non valido in quanto corrisponderebbe a va-lutare in termini monetari la vita stessa. Sta agli organismi politici nazionali e internazionali, ade-guatamente appoggiati dagli organi tecnici, individuare quali servizi fornisce la biodiversità e valutarli economicamente in modo equo;

d. gli agricoltori possono contribu-ire grandemente a fornire servizi per la conservazione della bio-

Il Castello di Nagoya

Page 54: dal_seme_3_11_low

TECNOLOGIA

54dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

diversità che significa, a livello di produzione agraria, utilizzare differenti colture, differenti tec-niche di coltivazione, differen-ti varietà entro specie. A tale proposito esistono al momento grandi opportunità anche per costituire nuova variabilità ge-netica. In questo contesto il Par-tecipatory Plant Breeding, atti-vità che coinvolge direttamente gli agricoltori custodi delle risor-se genetiche nei programmi di miglioramento genetico finaliz-zati alla costituzione delle nuove varietà, può fornire un esempio concreto di ritorno economico per chi contribuisce attivamente alla conservazione dell’agrobio-diversità;

e. i cambiamenti climatici avranno un forte impatto sull’agricoltura, soprattutto nei Paesi in via di svi-luppo, e questo è un problema che deve essere attentamente preso in considerazione. Uno degli scopi fondamentali della CBD a parere di molti dovrebbe essere quello di operare con so-luzioni locali coordinandosi però a livello globale. In ogni caso attualmente l’attenzione sull’u-so sostenibile della biodiversità agricola (le risorse genetiche agrarie) è ancora alquanto limi-tata e ciò può comportare seri problemi in un futuro non lonta-no per il necessario adattamen-to delle colture ai cambiamenti climatici;

f. naturalmente gli agricoltori fan-no ciò che a loro conviene dal punto di vista economico e ciò

spiega ad esempio, nei Paesi sviluppati e anche in molti dei Paesi in via di sviluppo, la forte semplificazione colturale che fa investire i capitali, pochi o molti che siano, su un ristretto nume-ro di specie e di varietà. Come è possibile agire in modo diverso è il problema che sta di fronte ai governi nazionali e agli orga-nismi internazionali. Secondo molti preservare le aree caratte-rizzate da elevata variabilità per le principali specie di interesse agrario e per i loro wild relatives (piante naturali strettamente im-parentate a piante domesticate) e sviluppare una agricoltura mo-derna caratterizzata dal minore impatto ambientale possibile nel rimanente territorio agrico-lo può costituire una soluzione capace sia di produrre il cibo necessario per una umanità che continua ad essere in crescita demografica, sia di conservare quella parte di risorse genetiche agrarie ancora presente. L’im-patto negativo prodotto dall’at-tività agricola sull’ambiente non può essere completamente eli-minato, ma può ridursi;

g. un messaggio chiave che può ottenersi da quanto sopra indi-cato è che sarebbe necessario spostare l’attenzione dalla pura sicurezza alimentare alla sicurez-za alimentare e nutrizionale; ad esempio secondo Emile Frison, Direttore generale di Bioversity International, ciò potrebbe fa-vorire il mantenimento e addirit-tura il recupero della variabilità

in agricoltura (biodiversity for food nutrition).

L’agrobiodiversità e la situazione italiana

Alcuni aspetti affrontati nel Proto-collo di Nagoya sulla condivisione delle risorse genetiche e dei rela-tivi benefici di utilizzazione sono di particolare interesse per l’Italia, in considerazione del ricchissimo pa-trimonio di risorse genetiche agra-rie e di tradizioni connesse alla loro utilizzazione.

Durante i lavori a Nagoya è ap-parso chiaro un rapporto se non conflittuale quanto meno non sem-plice tra i Paesi in via di sviluppo, che detengono una larga parte del-la biodiversità e che chiedono che i loro diritti ed in particolare quelli delle popolazioni indigene, an-che in termini di eredità culturale, vengano adeguatamente presi in considerazione da un punto di vi-sta anche economico, e i Paesi svi-luppati, poveri in biodiversità, che hanno interessi diversi soprattutto per quanto concerne lo sfruttamen-to industriale di quanto ottenuto a partire dalle risorse genetiche agra-rie.

L’Italia in questo ambito presenta però delle particolarità perché, pur essendo un membro del G8 e quin-di un Paese sviluppato, è al tem-po stesso un Paese estremamente ricco di risorse genetiche agrarie, risorse che spesso sono state utiliz-zate da altri Paesi e da multinazio-nali del settore sementiero.

Basti pensare, per esempio, alle

Page 55: dal_seme_3_11_low

55

TECNOLOGIA

dal Seme - n° 3 / 11

centinaia di varietà locali di olivo che sono reperibili nel nostro Paese e alle pochissime varietà che carat-terizzano l’olivicoltura spagnola o ai bovini da carne trasferiti ed utilizza-ti nell’America meridionale.

A ciò si aggiunga una fortissima eredità culturale di usi e tradizioni legati al cibo, eredità che frequen-temente ha le sue radici nel mondo classico (come nel caso del farro della Garfagnana o di Monteleo-ne di Spoleto, solo per citare due esempi). D’altronde in lingua italia-na una semplice apofonia distingue il termine “cultura” dal termine “coltura”.

Forse più che ricchi di biodiver-sità in generale noi siamo ricchi di risorse genetiche agrarie, il che avrebbe come corollario che nelle riunioni a livello tecnico del SBST-TA (Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advi-ce) del CBD sarebbe opportuna la presenza di una rappresentanza tecnico-scientifica ‘specializzata’ in agrobiodiversità allo scopo di evi-denziare, quando necessario, que-sta peculiarità del nostro Paese.

La presenza di esperti tecnico-scientifici a livello di decisioni finali è importante, ma lo è certamente ancora di più nella fase di appron-tamento degli argomenti da porta-re in discussione nella Conferenza delle Parti.

Il Meeting delle Parti aderenti al Protocollo sulla Biosicurezza (COP-MOP 5)

Il 29 gennaio 2000, a Montreal,

Canada, la COP adottò un accordo supplementare alla CBD, il Proto-collo di Cartagena sulla Biosicurez-za (CPB).

Il protocollo e i documenti ad esso correlati prendono in conside-razione i problemi relativi alla movi-mentazione, alla gestione e all’uso a livello internazionale dei Living Modified Organisms (LMO), da noi meglio conosciuti come Organismi Geneticamente Modificati (OGM), che potrebbero avere effetti nega-tivi nei confronti della biodiversità e della salute umana.

L’elemento centrale del Protocol-lo è la procedura Advanced Infor-med Agreement (AIA) che assicura al Paese importatore l’accesso a tutte le informazioni necessarie per valutare i rischi ambientali legati agli OGM e il diritto di prendere una decisione prima dell’importa-zione degli OGM utilizzati nell’am-biente.

Inoltre, similmente alla CBD, il Protocollo di Cartagena pone una particolare enfasi allo scambio di informazioni e richiede di creare un meccanismo specifico di Clearing-House (detto appunto Biosafety Clearing-House o BCH) che pre-vede la pubblicazione sul sito BCH della legislazione nazionale delle Parti del Protocollo finalizzate alla regolamentazione del trasporto di OGM, le eventuali autorizzazioni date o negate, la lista degli OGM autorizzati nel paese etc.

Dal 2004 in concomitanza del-lo svolgimento dei meeting della COP-CBD si svolgono i Meeting delle Parti aderenti al CPB.

Pertanto la COP 10 è stata prece-duta, sempre a Nagoya, nei giorni 11-15 ottobre 2010, dal Fifth Mee-ting of the Parties to the Cartagena Protocol on Biosafety (COP/MOP 5).

Dal riassunto di quanto discusso e stabilito nel corso del meeting, di-sponibile online all’indirizzo http://www.iisd.ca/biodiv/bs-copmop5/, si evince che le problematiche le-gate agli OGM sono in fase di am-pia riconsiderazione soprattutto perché una serie di Paesi in via di sviluppo, che in passato appari-vano sostanzialmente contrari alla coltivazione di OGM sui loro terri-tori, sembrano voler modificare le proprie posizioni in senso più pos-sibilista.

Anche alla luce di quanto appe-na indicato è importante mettere in evidenza che gli argomenti relativi alla implementazione del CPB sono di estremo interesse, alla luce an-che dei nuovi sviluppi che verranno discussi nel corso del prossimo Me-eting COP/MOP 6 previsto per l’1-5 ottobre 2012 a New Delhi, India.

Page 56: dal_seme_3_11_low

TRASFORMAZIONE

56dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

L’impatto socio-economico degli OGM

I recenti cambiamenti nella normativa europea, hanno accelerato la necessità di mettere a punto una metodologia per valutare le reali conseguenze socio-economiche della colti-vazione di OGM

Gianluca Brunori1

Recent changes in the European regulation on GMOs have intensified the debate over the need to implement a sound methodology for the so-cio-economic impact assessment of the technology, and its embodiment into European and national institutions.

In this paper the principles for a methodology of the analysis of socio-economic impact of GMOs is proposed. It is based on the classification of impacts into direct, indirect and systemic, which takes into consideration also the socio-economic impact of environmental and health effects.

Gli OGM continuano a rappre-sentare l’oggetto di contesa tra due concezioni diverse di agricoltura.

La prima, che chiameremo bioe-conomica, ritiene che la possibilità di risolvere i problemi dello svilup-po agricolo dipenda dalla capacità - da parte della scienza e dell’indu-stria - di progettazione e realizza-zione di sementi in grado di rispon-dere ai nuovi problemi emergenti, primo tra tutti quello di ‘produrre di più con meno risorse’.

La seconda filosofia, che chia-meremo agroecologica, propone una diversa visione del rapporto tra uomo, terra e natura, e sostiene la necessità di sviluppare le cono-scenze scientifiche relative all’inte-razione tra le diverse componenti degli agroecosistemi e alle funzioni che la diversità biologica e culturale possono svolgere.

È mia opinione che queste due fi-losofie, spesso armate l’una contro l’altra da retaggi ideologici, siano

destinate prima o poi a trovare una sintesi.

La rapidità con cui queste due filosofie si avvicineranno, a mio avviso, dipende dalla capacità di sviluppare una seria cultura scienti-fica e istituzionale della valutazione dell’impatto delle tecnologie.

Gli effetti esterni al mercato

Per un lungo periodo la necessi-tà di valutare l’impatto degli OGM - come di tante altre tecnologie - non è stata assolutamente sentita come priorità.

Era il periodo in cui la tecnologia era di per sé considerata un fatto-re di progresso, e l’impatto veni-va giudicato unicamente in modo economico.

I primi studi sull’impatto degli OGM hanno dunque avuto caratte-re prettamente economico-agrario.

Poiché in molti casi questi studi erano commissionati direttamente

o indirettamente dai produttori di sementi OGM, essi concentravano l’attenzione sull’impatto economi-co di breve periodo sul produttore: in altre parole si valutava prevalen-temente la variazione delle rese e la variazione dei costi di produzio-ne derivanti dall’introduzione di se-menti OGM.

Ben presto, tuttavia, ci si è resi conto che queste analisi prendono in considerazione un insieme piut-tosto ristretto di fattori di impatto, ovvero quelli diretti e di breve pe-riodo.

Anche nella letteratura econo-mico-agraria si è nel frattempo af-fermata la teoria delle esternalità, che prende in esame la presenza di effetti esterni alla relazione di mer-cato che una attività produttiva può generare, e ne valuta i relativi costi.

Ma il consolidamento delle meto-dologie di analisi dell’impatto deri-va dall’apporto di discipline diverse tra le quali è necessario un livello di integrazione maggiore di quanto non sia finora.

La letteratura sull’impatto socio-economico degli OGM ha messo in luce almeno quattro elementi critici:• La marginalizzazione tecnolo-

gica dei piccoli agricoltori, che significa rovina o progressivo impoverimento con effetti dif-

1Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema - Università di Pisa E-mail: [email protected]

Page 57: dal_seme_3_11_low

57

TRASFORMAZIONE

dal Seme - n° 3 / 11

ferenziati a seconda delle ca-ratteristiche dei paesi in cui si verifica;

• La contaminazione genetica di coltivazioni ad alto valore ag-giunto, con conseguente perdi-ta di valore commerciale;

• L’erosione della biodiversità e la riduzione delle conoscenze agricole riguardo alla biodiver-sità agricola;

• La concentrazione crescente del settore della produzione di se-menti e formazione di ‘catene globali del valore’ fortemente controllate dall’agribusiness.

Nessuno di questi è misurabile attraverso un rapporto diretto di causa-effetto, ma nessuno potreb-be negare che, se effettivamente accertati, questi effetti non siano da tenere in forte considerazione nella valutazione di nuove tecnologie.

La complessa valutazione dell’im-patto

È per questo motivo che è neces-sario sviluppare metodologie ade-guate.

Le analisi di impatto dovrebbe-ro tenere conto di almeno quattro aspetti: a) gli oggetti dell’impatto; b) la complessità dell’impatto; c) la dimensione geografica; d) la di-mensione temporale.

Per quello che riguarda gli og-getti dell’impatto oggi possiamo partire da documenti ufficiali come quello dell’UNEP, che nel quadro dei protocolli di Cartagena sulla biosicurezza, identifica i seguenti oggetti di impatto:• Fertilità del suolo e sua struttura• Altri organismi e diffusione dei

parassiti• Uso del suolo

• Flusso genetico e coesistenza• Rese, input e prodotti• Lavoro e occupazione• Mercati internazionali e accesso

ai mercati• Salute• Sicurezza e sovranità alimentare• Proprietà della terra, migrazioni

rurali e comunità• Competizione tra piccoli e gran-

di agricoltori Ciascuno di questi oggetti dell’im-patto entrano con gli OGM in una relazione complessa, il che significa che il rapporto tra causa ed effetto può dipendere da un numero mol-to superiore di variabili e di mecca-nismi.

Ecco perché oltre che gli oggetti dell’impatto bisogna prendere in considerazione i parametri di com-plessità dell’impatto.

La complessità dell’impatto ana-

Tab.1 Principali effetti diretti, indiretti e sistemici.

Page 58: dal_seme_3_11_low

TRASFORMAZIONE

58dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

lizza la presenza di effetti diretti, in-diretti e sistemici.

Gli effetti diretti sono quelli di-rettamente rilevabili a seguito del-la coltivazione, del trasferimento, della distribuzione e del consumo degli OGM; gli effetti indiretti sono derivanti da modifiche al sistema generate da alcuni degli effetti di-retti, e gli effetti sistemici derivano dalle modifiche apportate alle con-dizioni del contesto nel quale gli OGM agiscono (Tab.1).

Se analizzati in questa ottica, agli effetti economici diretti bisogne-rebbe aggiungere gli effetti indiret-ti dell’impatto ambientale.

Ad esempio la resistenza degli insetti al tratto BT oppure l’insor-genza di insetti minori, possono generare perdite economiche e cambiamenti nell’organizzazione della produzione.

Un’altra catena di cause riguarda il rapporto tra OGM, monocoltura,

riduzione della agribiodiversità e riduzione della libertà di scelta dei consumatori.

Facendo riferimento agli oggetti di impatto identificati dall’UNEP, ri-sulta evidente che per identificare l’impatto socio-economico in molti casi bisogna prima identificare l’im-patto ambientale che lo ha gene-rato.

Gli effetti degli OGM in diversi contesti

Per quello che riguarda gli effetti sistemici, bisogna partire dalla con-sapevolezza che le nuove tecnolo-gie non producono gli stessi effetti ovunque e in qualsiasi contesto.

Per capirne veramente i possibili impatti è necessario analizzare il ‘si-stema socio-tecnico’ in cui vengo-no inseriti.

Ogni sistema socio-tecnico è ba-sato su tre elementi: gli attori, le regole, gli artefatti, che agiscono in un contesto caratterizzato dalla di-sponibilità di un insieme di risorse naturali e che stabiliscono specifici modelli di relazione reciproci.

Gli OGM, che in quanto tali sono da classificare all’interno degli ar-tefatti, esprimono il proprio poten-ziale in funzione dei vincoli o delle risorse date dalla specifica configu-razione di un sistema socio-tecnico.

Atteggiamento dei consuma-tori (attori), regole sulla proprietà intellettuale, sulla responsabilità, sull’ambiente, sulla ricerca (regole), e infrastrutture, distribuzione delle coltivazioni sul territorio, tecnologie di monitoraggio e controllo (arte-

fatti) possono influenzare enorme-mente l’impatto socio-economico.

Per capire in modo adeguato l’impatto socio-economico dovre-mo dunque chiederci: in che modo l’impatto dell’introduzione di una nuova tecnologia sarà influenzato dalle regole esistenti? Quali attori saranno i beneficiari e quali le vit-time? In che modo le infrastrutture e le tecnologie esistenti influiranno sullo sviluppo di tali tecnologie? In che modo le risorse naturali verran-no coinvolte in questi cambiamen-ti?

Per quello che riguarda gli effet-ti geografici, è da considerare che con la globalizzazione dell’econo-mia e della società ciascuno dei nostri atti e delle nostre scelte può avere effetti su punti anche molto lontani. Oggi per via della mobilità delle persone e delle cose, pato-geni, piante e animali invasivi, geni dannosi, si trasmettono da una par-te all’altra del pianeta senza parti-colari problemi.

Una specie che in un contesto è relativamente innocua, trasferita in un altro contesto in cui non ci siano condizioni che ne limitino lo svilup-po può generare eventi catastrofici.

Fino a che punto è giusto prende-re in considerazione gli effetti delle nostre scelte su persone e ambienti distanti da noi?

La crescente consapevolezza della natura globale dei compor-tamenti umani porta sempre più a pensare che ciascuna azione debba essere regolata da una responsabi-lità globale.

Non a caso si stanno affermando

Diretti

Rese Costi Redditi Occupazione Qualità del lavoro Danni da responsabilità

Indiretti

Danni commerciali Danni etici (identità del prodotto) Ansia dei consumatori Costi necessari per compensare o riparare danni ambientali

Sistemici

Le regole per prevenire la resistenza Le regole per la coesistenza Le regole della proprietà intellettuale Il bilanciamento dei poteri Lo spazio pubblico L’ecologia dell’informazione e della conoscenza

Tab. 1 - Effetti diretti, indiretti e sistemici degli OGM

Page 59: dal_seme_3_11_low

59

TRASFORMAZIONE

dal Seme - n° 3 / 11

nelle valutazioni di impatto le varie ‘impronte’ (ecologica, idrica, di car-bonio ecc.) che legano i consumi diretti di beni e servizi con le risorse necessarie per produrre tali beni.

La direzione presa dall’Europa Infine, uno dei problemi principa-

li che rendono difficile la comunica-zione tra i sostenitori e i detrattori degli OGM è una diversa percezio-ne dei loro effetti temporali.

Mentre i sostenitori tendono ad apprezzare in particolare gli effetti a breve, i detrattori segnalano gli effetti a lungo periodo.

Tra questi ultimi dobbiamo con-siderare la vulnerabilità dei sistemi agricoli e alimentari, la biodiversità agricola, i fenomeni di resistenza, lo sviluppo di insetti minori, il cam-biamento delle condizioni di com-petizione tra i piccoli produttori e i grandi produttori.

Con la recente relazione al Parla-mento Europeo e al Consiglio del 2011, sollecitata dal Consiglio dei ministri dell’Ambiente nel 2008, la Commissione Europea1 ha sottoli-neato la necessità di:• definire una serie di fattori che

permettano di determinare in modo attendibile le reali con-seguenze socioeconomiche ex ante ed ex post della coltivazio-ne degli OGM, dalla produzione delle sementi ai consumatori di tutta l’Unione europea. Occorre stabilire una metodologia per definire precisi indicatori socio-economici da monitorare nel lungo periodo e le modalità di

rilevazione dei dati. Dovranno esser consultati tutti gli attori normativi ed economici della catena “dal seme allo scaffale” e della società in generale;

• esplorare diversi modi per met-tere a frutto la migliore cono-scenza di questi fattori socio-economici multidimensionali nella gestione della coltivazione degli OGM nell’Unione euro-pea. Dovrà essere presa in con-siderazione l’esperienza acquisi-ta dagli Stati membri che hanno già iniziato una riflessione su questi aspetti.

Inoltre, con la risoluzione legi-slativa del 5 luglio 2011 il parla-mento propone un emendamen-to al regolamento comunitario COM(2010)0375 riguardante la pro-cedura di autorizzazione all’immis-sione nell’ambiente di OGM, che reintroduce la possibilità per gli Stati Membri di vietare l’immissione basandosi su “…motivazioni legate a fattori ambientali o altri fattori le-gittimi, quali le conseguenze socio-economiche”.

Se questa proposta verrà accol-ta dalla Commissione Europea, gli Stati Membri (o le Regioni) do-vranno dotarsi di strumenti per il monitoraggio e per la valutazione ex-ante dell’impatto delle nuove sementi OGM.

Sarà forse questa l’occasione per trasformare una contrapposizione basata sull’ideologia ad una discus-sione sull’evidenza empirica che non neghi e anzi metta in luce più chiaramente i conflitti tra i diversi interessi in gioco.

1http://ec.europa.eu/food/food/biotechnology/reports_studies/docs/socio_economic_report_GMO_it.pdf

Page 60: dal_seme_3_11_low

statistiche

60dal Seme - n° 3 / 11 dal Seme - n° 3 / 11

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

IRIDE 10,13 12,16 13,22 13,04 12,85

SIMETO 21,40 19,31 16,01 15,54 9,64

SARAGOLLA - 1,92 3,72 5,72 8,71

CLAUDIO 4,74 5,03 4,90 6,12 7,00

LEVANTE 2,81 4,51 4,63 5,29 5,74

DUILIO 8,39 7,39 7,06 5,41 3,43

OROBEL 2,40 2,50 2,21 2,45 3,22

ANCO MARZIO 0,92 2,12 2,94 2,39 2,44

QUADRATO 1,56 1,44 1,61 2,00 2,40

SAN CARLO 2,30 2,08 2,22 2,42 2,24

% prime 10 varietà 54,65 58,46 58,51 60,39 57,67

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t)

262.846,35 308.547,37 301.060,00 240.422,26 150.114,52

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

BOLOGNA 7,21 9,03 9,58 12,94 17,24

AUBUSSON 8,70 10,86 13,47 14,25 10,84

PR22R58 3,15 5,00 4,67 5,93 6,75

BLASCO 9,08 6,00 5,57 4,64 2,85

MIETI 4,48 4,96 4,30 4,11 4,41

PALESIO 2,34 2,52 2,90 2,92 2,61

AFRICA 1,06 1,13 1,83 2,32 2,27

BOLERO 5,72 3,67 3,54 2,95 2,26

AQUILANTE 0,00 0,01 0,50 1,50 2,22

ANTILLE 0,00 0,17 0,72 1,05 1,96

% prime 10 varietà 41,75 43,36 47,08 52,62 53,40

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t) 126.740,15 121.099,64 137.081,58 109.242,83 111.514,81

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

COMETA 0,04 0,80 3,26 7,38 7,11

SCARLETT 4,72 6,41 5,35 3,51 6,77

QUENCH - - 3,20 5,24 4,63

PRAGUE - - 0,52 1,62 4,46

AMILLIS 4,70 4,37 5,45 5,02 3,09

KALEIDOS - 1,03 1,83 2,53 3,08

MARJORIE 3,79 3,40 3,54 4,10 2,90

VARENNE 1,59 3,02 3,09 4,11 2,81

BARAKA 5,08 3,92 3,63 3,39 2,31

NATUREL 1,39 1,81 2,12 2,26 2,15

% prime 10 varietà 21,32 24,76 32,00 39,17 39,32

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t) 25.639,96 24.403,97 23.764,97 17.019,86 15.158,50

Specie: FRUMENTO DURO valori in %

Specie: FRUMENTO TENEROvalori in %

Specie: ORZO DISTICOvalori in %

Cereali: le prime 10 varietà certificate

Page 61: dal_seme_3_11_low

61

statistiche

dal Seme - n° 3 / 11

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

KETOS 9,80 12,32 17,50 18,97 18,87

MATTINA 4,47 3,37 3,59 3,41 3,26

ALDEBARAN 1,06 1,15 1,19 0,58 1,75

LUTECE 3,03 2,21 1,81 1,52 1,64

SONORA 0,60 0,47 0,57 0,44 1,73

ALISEO 1,44 3,14 1,99 1,91 1,62

ARIANNA 1,21 1,71 2,03 1,52 1,41

PILASTRO 0,84 0,60 0,48 0,64 1,34

ESTIVAL 2,58 1,52 0,49 0,52 1,24

CAMPAGNE - - - 0,75 1,24

% prime 10 varietà 25,05 26,49 29,65 30,27 34,10

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t) 18.287,72 16.910,53 16.299,68 10.687,97 11.070,63

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

PREVISION 24,01 29,17 23,30 24,35 31,39

ARGENTINA 36,93 36,42 33,79 24,56 26,47

GENZIANA 2,60 5,08 5,37 5,89 9,02

RANCH 5,22 6,88 8,79 7,15 7,78

TEOBD40 1,80 2,28 4,00 2,64 4,99

FULVIA 3,17 1,12 4,17 9,64 4,82

AVENY - 1,13 0,20 2,28 4,24

ROGAR 8 4,06 0,75 1,54 5,59 2,57

DONATA - 0,29 1,91 0,20 2,09

OMBRONE 2,81 1,89 3,54 2,85 1,35

tot prime 10 varietà 80,60 85,02 86,59 85,17 94,73

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t) 4.801,88 3.616,64 3.367,98 2.056,35 2.526,48

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

PALAZZO - - - 30,01 35,02

PRIMIZIA 15,16 30,94 5,58 10,22 15,13

BRASETTO - - 19,50 1,57 15,10

VISELLO 31,17 41,93 55,06 48,82 9,78

PICASSO 4,73 8,94 - 1,06 6,30

MINELLO - - 4,49 2,42 5,21

SITO 70 2,73 9,95 3,62 3,68 4,08

GUTTINO - - 2,05 0,54 3,12

GONELLO - - 0,31 - 2,82

FASTO 3,02 6,30 1,67 0,13 1,87

% prime 10 varietà 56,81 98,07 92,28 98,45 98,41

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t) 1.217,50 775,67 2.067,23 1.767,05 1.250,65

Varietà 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011

BIENVENU 3,79 11,20 3,14 4,75 17,32

RIGEL 25,54 15,25 12,60 12,73 14,21

CATRIA 6,70 11,90 9,58 10,79 9,56

AGRANO 0,86 3,94 7,51 3,38 8,26

TRICA 5,52 3,53 10,87 8,20 7,79

SW TALENTRO 6,00 7,11 13,26 9,26 7,09

FORRICALE - - - - 6,52

ALTAIR - 0,07 0,79 5,07 6,42

CONSTANT - - - 1,16 3,59

TRIMOUR - 1,24 7,80 3,87 3,12

% prime 10 varietà 48,40 54,25 65,55 59,19 83,88

Tot. quantità certificate nella campagna per tutte le varietà (t) 3.098,82 2.742,20 2.932,25 2.613,66 5.234,16

Specie: SEGALEvalori in %

Specie: TRITICALEvalori in %

Specie: AVENAvalori in %

Specie: ORZO POLISTICOvalori in %

Page 62: dal_seme_3_11_low

Un nuovo sistema interattivo di assistenza tecnica,dinamico ed esclusivo, costruito su ciascuna varietà.

GranoDuro.net TM

LEVANTE SARAGOLLA NORMANNO

Caratteristiche delle singole varietà Dati meteo

DALLA SEMINA DI OGNI VARIETA’ AL RACCOLTO

Per ogni fase fenologica della coltura, in base alle condizioni agronomiche ed ambientali di ogni singolo appezzamento, GranoDuro.net

TM fornisce all’imprenditore agricolo supporti decisionali su:

• dose di semina;• concimazione azotata;• diserbo chimico;• trattamenti da effettuare in relazione al

rischio delle principali malattie fungine e al rischio DON.

VANTAGGI ECONOMICIGranoDuro.net TM migliora la gestione dei fattori di produzione, ottimizzando i costi e migliorando quantità e qualità del prodotto destinato al mercato.

GranoDuro.net TM è un servizio

sviluppato da Horta srl in collaborazione ed in esclusiva per CGS Sementi e Società Produttori Sementi di Bologna.

PRODUTTORI SEMENTIBOLOGNA

SE VUOI SAPERNE DI PIùCOLLEGATI Awww.GranoDuro.net

Fornisce supporti decisionali per la coltivazione del grano duro

www.GranoDuro.net

Page 63: dal_seme_3_11_low

Un nuovo sistema interattivo di assistenza tecnica,dinamico ed esclusivo, costruito su ciascuna varietà.

GranoDuro.net TM

LEVANTE SARAGOLLA NORMANNO

Caratteristiche delle singole varietà Dati meteo

DALLA SEMINA DI OGNI VARIETA’ AL RACCOLTO

Per ogni fase fenologica della coltura, in base alle condizioni agronomiche ed ambientali di ogni singolo appezzamento, GranoDuro.net

TM fornisce all’imprenditore agricolo supporti decisionali su:

• dose di semina;• concimazione azotata;• diserbo chimico;• trattamenti da effettuare in relazione al

rischio delle principali malattie fungine e al rischio DON.

VANTAGGI ECONOMICIGranoDuro.net TM migliora la gestione dei fattori di produzione, ottimizzando i costi e migliorando quantità e qualità del prodotto destinato al mercato.

GranoDuro.net TM è un servizio

sviluppato da Horta srl in collaborazione ed in esclusiva per CGS Sementi e Società Produttori Sementi di Bologna.

PRODUTTORI SEMENTIBOLOGNA

SE VUOI SAPERNE DI PIùCOLLEGATI Awww.GranoDuro.net

Fornisce supporti decisionali per la coltivazione del grano duro

www.GranoDuro.net

Page 64: dal_seme_3_11_low