Cinque anni dopo il crollo del Rana Plaza: cosa è successo ... · 4 SICUREZZA PREVENTIVA: il...

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1 Cinque anni dopo il crollo del Rana Plaza: cosa è successo nel campo della prevenzione e dell’accesso alla giustizia per le vittime? Quando il palazzo Rana Plaza è crollato il 24 aprile 2013, il mondo osservava con stupore e vergogna. È lì che la corsa verso il basso aveva condotto l'industria dell'abbigliamento: fabbriche in edifici non sicuri e lavoratori che temevano di entrare in un posto di lavoro con crepe visibili nelle pareti ma che avevano ancora più paura di perdere il loro stipendio, se rifiutavano. Dopo il crollo del Rana Plaza tutti si sono impegnati a migliorare per iniziare a rispettare le vite delle donne e degli uomini che lavorano in modo estenuante con salari da fame per cucire i nostri vestiti. A cinque anni di distanza è il momento di fare il punto su cosa è cambiato e cosa no. Questo approfondimento ha lo scopo di fornire una panoramica degli impegni assunti nel 2013 per capire cosa davvero è cambiato, dopo il peggiore disastro del settore tessile della storia. Serve anche da guida per le molte ricerche eccellenti che sono state diffuse in questo momento di riflessione sullo stato dei diritti del lavoro nel settore dell'abbigliamento. Versione italiana Campagna Abiti Puliti 2018

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Cinque anni dopo il crollo del Rana Plaza:

cosa è successo nel campo della

prevenzione e dell’accesso alla

giustizia per le vittime? Quando il palazzo Rana Plaza è crollato il 24 aprile 2013, il mondo osservava

con stupore e vergogna. È lì che la corsa verso il basso aveva condotto l'industria dell'abbigliamento: fabbriche in edifici non sicuri e lavoratori che temevano di

entrare in un posto di lavoro con crepe visibili nelle pareti ma che avevano

ancora più paura di perdere il loro stipendio, se rifiutavano.

Dopo il crollo del Rana Plaza tutti si sono impegnati a migliorare per iniziare a rispettare le vite delle donne e degli uomini che lavorano in modo estenuante

con salari da fame per cucire i nostri vestiti.

A cinque anni di distanza è il momento di fare il punto su cosa è cambiato e cosa

no. Questo approfondimento ha lo scopo di fornire una panoramica degli

impegni assunti nel 2013 per capire cosa davvero è cambiato, dopo il peggiore disastro del settore tessile della storia. Serve anche da guida per le molte

ricerche eccellenti che sono state diffuse in questo momento di riflessione sullo stato dei diritti del lavoro nel settore dell'abbigliamento.

Versione italiana Campagna Abiti Puliti 2018

2 Introduzione Il crollo del Rana Plaza il 24 aprile 2013 ha sconvolto il mondo della moda mettendo in evidenza

lo stato di grave sfruttamento strutturale del settore, nonostante 20 anni di sbandierata responsabilità sociale di impresa. Una moda basata sullo sfruttamento di milioni lavoratori poveri

e vulnerabili con un modello di produzione, quello della fast fashion, basato su tempi di consegna

rapidi per soddisfare una domanda sempre più veloce e consumistica. Si tratta di una industria guidata dal potere, assimmetrico, delle multinazionali che determinano le condizioni di acquisto

e di accesso al mercato per una pletora vastissima di fornitori e subfornitori.

Subito dopo il crollo, quando l’attenzione internazionale

era tutta puntata sul Bangladesh, governo e industria hanno promesso ingenti cambiamenti perchè mai più una

tragedia del genere avesse a ripetersi. I diritti dei

lavoratori e la loro sicurezza sono diventati temi drammaticamente concreti e non solo più dichiarazioni di

intenti. Ad un anno dal disastro c’è stata una revisione del Labour Act del 1959 con il Bangladesh Labour (Amendment) Act 2013 che ha istituito il Minimum

Wage Board il quale ha incrementato il salario minimo da 3.000 a 5.300 Taka, oggi 51 euro. I

sindacati hanno tentato di usare lo spazio politico che si temporaneamente aperto per organizzare i lavoratori, tanto che il numero delle richieste di registrazione di nuovi sindacati in

fabbrica nel 2014 era pari a 392, poi però ridotte drammaticamente a sole 53 nel 2017, a causa delle violente politiche repressive. Uno dei principali ostacoli per la libertà di associazione

sindacale è infatti la totale assenza di una legge del lavoro efficace e applicata, che include ad

oggi un sistema arbitrario per la registrazione dei sindacati in fabbrica (30% degli iscritti quale livello minimo necessario), spesso ostacolati e respinti con motivazioni burocratiche opache e

prive di sostanza.

L'Accordo per la sicurezza degli edifici e la prevenzione degli incendi in Bangladesh fu siglato

dalla maggiorparte dei marchi e così, per la prima volta, ispezioni credibili e indipendenti sono state avviate nelle fabbriche. Era chiaro che il cambiamento doveva passare attraverso inziative

di sistema e di lungo periodo, non solo in Bangladesh. Anche se diversi miglioramenti sono

avvenuti, risulta però chiaro che molta strada resta ancora da fare.

In Bangladesh il miglioramento dei salari e il

godimento effettivo dei diritti

dei lavoratori non ha purtroppo subito sensibili

avanzamenti. I salari non sono

più aumentati dal 2013, anzi il loro valore è stato

significativamente eroso dall’inflazione (5,5% nel

2016) mentre il costo dei beni

di prima necessità come cibo e affitto è sensibilmente

aumentato. Nel 2018 è finalmente attesa una

revisione dei salari minimi ma

dato il lungo lasso di tempo trascorso dall’ultimo misero

adeguamento, occorrerà un aumento considerevole se si vuole uscire da un livello di povertà. I sindacati bangladesi

richiedono un aumento pari a 16.000 taka (156 euro), il triplo dell’attuale livello, che

Governo e industria

hanno promesso ingenti cambiamenti perchè mai

più una tragedia del genere avesse a ripetersi

3 collocherebbe il salario minimo comunque ancora al di sotto del livello dignitoso secondo tutte le stime finora effettuate1.

Quando il salario minimo nel 2018 fu fissato a 5.300 Taka, la Clean Clothes Campaign (CCC) aveva già segnalato che si trattava di un livello pesantemente al di sotto della soglia di dignità.

Secondo l’Asia Floor Wage Alliance infatti il salario minimo dignitoso dovrebbe essere pari a

37.661 Taka (sette volte il livello attuale) mentre la Wage Indicator Foundation parlava di un livello compreso tra i 12.200 e i 18.000 Taka già nel 2016.

Allo stesso modo lo spazio politico per l’organizzazione sindacale, apertosi subito dopo il crollo, si è chiuso rapidamente. L’attivismo sindacale non è tollerato, specialmente quando punta ad

aumenti salariali. La represseione di leader sindacali e di attivisti è aumentata drammaticamente nel dicembre 2016, quando i lavoratori hanno spontaneamente lasciato le fabbriche per chiedere

il triplo del salario, subendo una feroce repressione con minacce e arresti. Questa poltica ha

prodotto effetti deprimenti sul movimento dei lavoratori e il numero dei sindacati registrati o di nuova formazione è drammaticamente

sceso. Quest'anno, mentre prende il via il processo per rivedere il salario minimo,

qualsiasi forma di attivismo sindacale per

chiedere salari più alti è stata severamente repressa2. La violenza contro i sindacati

resta molto diffusa ed è portata avanti in un clima di totale impunità.

Il clima crescente di paura è stato accompagnato da un processo di quasi totale stagnazione del processo di riforma della legge sul lavoro iniziato nei mesi dopo il crollo del Rana Plaza,

nonostante l’impegno a tali riforme fosse contenuto all’interno di un accordo del 2013 siglato tra

la Commissione Europea e il governo del Bangladesh, noto come Sustainability Compact. Alla luce di questo, la CCC da tempo chiede alla Commissione Europea di lanciare una commissione

di inchiesta nell’ambito dei rapporti commerciali con il Bangladesh, al’interno della quale il governo è chiamato a definire un piano chiaro e credibile per l’implementazione dei suoi

obblighi3.

Gli scarsi progressi in materia di salari e libertà sindacale dimostrano come la tragedia del Rana

Plaza non abbia portato cambiamenti profondi e strutturali nel settore. I governi, i marchi e gli imprenditori che controllano l’industria hanno fallito nell’affrontare le cause strutturali del

disastro e I fatti dimostrano che queste sono anche peggiorate. Alcuni recenti studi, ad esempio,

suggeriscono che le pratiche di acquisto delle grandi imprese, che guidano la domanda di abbigliamento low-cost, sono state riconosciute come la causa delle condizioni di povertà dei

lavoratori che stanno ulteriormente peggiorando, con prezzi in caduta libera e lead-time ancora

più ridotti. Questa compressione dei prezzi non porta solo a salari da fame ma favorisce altre violazioni dei diritti dei lavoratori, inclusa la crescente repressione sindacale4.

In ogni caso, alcune buone notizie ci sono: l’area in cui sono visibili progressi sensibili

è quella della sicurezza, grazie all’Accordo vincolante siglato nel 2013. La sicurezza è

l’unico campo dove si sono registrati significativi progressi nell’industria dell’abbigliamento e su questo concentriamo adesso l’attenzione.

1 https://wageindicator.org/documents/publicationslist/publications-2016/van-klaveren-m-2016-wages-in-context-in-the-

garment-industry-in-asia-amsterdam-wageindicator-foundation-april-28-2016, page 19; and https://www.hrw.org/news/2013/07/15/bangladesh-amended-labor-law-falls-short. 2 https://cleanclothes.org/news/2018/04/07/clean-clothes-campaign-calls-for-immediate-release-of-bangladesh-trade-

unionists-held-on-false-charges 3 https://cleanclothes.org/resources/publications/the-european-union-and-the-bangladesh-garment-industry-the-failure-of-

the-sustainability-compact/view 4 Anner, “Binding Power”, 15: http://lser.la.psu.edu/gwr/documents/CGWR2017ResearchReportBindingPower.pdf

Gruppi internazionali in difesa dei diritti dei lavoratori Commissione

Europea di lanciare una commissione di inchiesta nell’ambito dei rapporti

commerciali con il Bangladesh

4 SICUREZZA PREVENTIVA: il Bangladesh Accord for Fire and Building Safety.

L'area in cui il crollo del Rana Plaza ha prodotto l'influenza più diretta e più duratura è la sicurezza degli edifici. Negli anni precedenti al Rana Plaza, incendi e collassi erano già costati centinaia di

vite, con l'incendio della Tazreen del 2012 (112 morti) e il crollo della Spectrum del 2005 (64

morti), per citare due degli esempi più noti. I tentativi ricorrenti di affrontare la nota mancanza di sicurezza nell'industria dell'abbigliamento del Bangladesh avevano incontrato una notevole

resistenza da parte dei marchi, non disposti a risolvere il problema in modo sistematico.

Purtroppo solo i 1.134 decessi del crollo del Rana Plaza sono stati in grado di convincere una considerevole quantità di marchi a iniziare finalmente ad affrontare il problema in maniera

strutturale e in modo collaborativo. Entro tre settimane dal crollo, un gruppo di grandi marchi

insieme alle federazioni sindacali globali

IndustriALL e UNI e otto sindacati del Bangladesh, hanno lanciato l'Accordo per la

sicurezza degli edifici e la prevenzione degli incendi in Bangladesh. Nel corso di quell'anno

sempre più marchi furono persuasi - alcuni più

volentieri di altri - ad aderire: attualmente ci sono oltre 220 imprese firmatarie e oltre 1.600

fabbriche sono coperte dal programma.

La natura innovativa dell'Accordo tuttavia non si trova solo nei

numeri. Soprattutto, si tratta di un accordo vincolante che contiene estese disposizioni in materia di applicazione e

arbitrato e stabilisce uno standard di trasparenza che nel 2013

è stato piuttosto rivoluzionario. La chiave del suo successo è il suo sistema di controllo, che contiene una procedura di

escalation per le fabbriche che non rispettano le norme e un processo di arbitrato in base al quale i firmatari possono

imporre la conformità all’accordo. Nell'ultimo anno sono stati

risolti due casi di arbitrato, uno dei quali per un importo pari a 2,3 milioni di dollari5.

Mentre la maggior parte delle aziende di abbigliamento ha

aderito all'Accordo vincolante, un piccolo gruppo di marchi

prevalentemente nordamericani, desiderose di mantenere un approccio controllato dalle imprese e non trasparente, ha

scelto di creare un proprio programma: l'Alleanza per la

Sicurezza dei lavoratori in Bangladesh. Questo programma differisce in molti aspetti cruciali dell'Accordo, tra cui l'assenza

di partecipazione sindacale nella sua governance, una mancanza di trasparenza e una totale assenza di controlli

esterni. La ricerca, basata sul controllo incrociato della

quantità limitata di informazioni messe a disposizione dall'Alleanza con le informazioni fornite dall'Accordo, ha

dimostrato che i rapporti prodotti dall'Alleanza sono obsoleti e hanno notevolmente sovrastimato il livello dei progressi

compiuti. L'Alleanza continua a fornire solo informazioni

limitate e selettive, mettendo in dubbio la credibilità stessa delle proprie affermazioni relative al tasso di completamento

dichiarato estremamente alto per le riparazioni nelle fabbriche.

Non c'è dubbio che la spinta ad aumentare gli standard di sicurezza degli edifici in Bangladesh sia stata una grande sfida,

5 http://www.industriall-union.org/settlement-reached-with-global-fashion-brand-in-bangladesh-accord-arbitration e link

secondo accordo

Purtroppo solo i 1.134 decessi del

crollo del Rana Plaza sono stati in grado di convincere una considerevole quantità di marchi a

iniziare finalmente ad affrontare il problema in maniera strutturale e

in modo collaborativo

5 tuttavia sono stati compiuti notevoli progressi. La maggior parte delle fabbriche coperte dall’Accordo ha completato oltre il 90% dei lavori di ristrutturazione necessari a seguito delle

ispezioni iniziali e di mantenimento, ma solo un numero molto piccolo ha effettivamente completato tutte le operazioni. La maggior parte delle fabbriche coinvolte ha un tasso di

completamento dei rinnovamenti di oltre il 90% ma solo una modesta percentuale è stata

completamente risanata. Ciò non sorprende, come afferma giustamente l'Accordo, riconoscendo che la sicurezza è un processo continuo che non si esaurisce quando viene effettuato l’ultimo

risanamento6. Esso onora questo principio attraverso ispezioni continue ma anche attraverso il

suo ampio programma di formazione dei lavoratori e il meccanismo di reclamo, che mira a consentire ai lavoratori stessi di monitorare in modo efficace e a esigere che gli standard di

sicurezza siano mantenuti nei luoghi di lavoro.

Continuare il lavoro

Una proposta per continuare il programma

quinquennale dell'accordo in Bangladesh è stata concordata nel giugno 2017, l’elenco dei firmatari

è in costante crescita e contiene già oltre 130 marchi. Anche se l'attuale Accordo si conclude a

maggio 2018, per molti aspetti il suo lavoro non è

stato concluso: molte fabbriche sono in ritardo rispetto al programma per il completamento dei lavori di ristrutturazione e ciò va garantito. La necessità di stabilire un nuovo accordo non deriva

però da una mancanza di progressi ma piuttosto dalla necessità di proteggere i successi ottenuti

6 http://bangladeshaccord.org/progress/ and http://bangladeshaccord.org/remediated-factories/

Come funziona l’Accordo: alcuni esempi.

"L'illustrazione più significativa del lavoro [dell'Accordo]”, secondo Anner, è stata l'evacuazione temporanea di 50 fabbriche in cui l'integrità strutturale di questi edifici era sotto il livello accettabile di sicurezza". Una di queste fabbriche era la Libas Textiles Ltd. e, a seguito di un'ispezione, il suo secondo edificio fu giudicato strutturalmente insicuro e evacuato. I lavoratori non sono rientrati al lavoro fino a quando l'edificio non è stato rinnovato e giudicato sicuro dagli ispettori dell’Accordo. Nel resto del complesso industriale, sono stati scoperti oltre 70 tra rischi di incendi, problemi elettrici e strutturali. Nonostante l'elevata quantità e gravità di tali pericoli, la fabbrica è stata la 25a ad essere completamente messa in sicurezza. Mentre le ispezioni regolari sono il primo modo per scoprire i rischi per la sicurezza e altre irregolarità, il meccanismo della denuncia è un altro importante dispositivo. Negli ultimi cinque anni, l'Accordo ha ricevuto e gestito con successo denunce di rischi per la sicurezza segnalate dai lavoratori, come le uscite di sicurezza bloccate ma anche altri casi, come i licenziamenti a causa della gravidanza o di attività sindacale. La volontà di evacuare gli edifici insicuri insieme alla possibilità di denuncia hanno il potere di impedire un nuovo Rana Plaza. Mentre i lavoratori del Rana Plaza erano disorganizzati e non avevano modo di far rispettare collettivamente il loro diritto a rifiutare un lavoro insicuro o di appellarsi a qualcuno, oltre alle autorità e ai proprietari delle fabbriche, grazie all’Accordo essi hanno il potere di segnalare le proprie preoccupazioni e rifiutarsi di mettere loro stessi in pericolo. Ad aprile 2017 ad esempio, lavori di costruzione erano in corso nella fabbrica Ananta Apparel, minando l'integrità strutturale dell'edificio. I lavoratori hanno notato delle crepe e un pilastro rotto e hanno denunciato la cosa all'Accordo, che ha immediatamente evacuato l'edificio. L'Accordo poi ha ispezionato l'edificio prima che fosse dato il permesso di riaprirlo, assicurandosi che i lavoratori non tornassero prima che le riparazioni fossero completate. Cinque giorni dopo i lavoratori potevano tornare al loro posto di lavoro senza temere alcun crollo. Per approfondire: http://bangladeshaccord.org/safety-complaints-mechanism/

http://accord.fairfactories.org/ffcweb/Web/ManageSuppliers/InspectionReportsEnglish.aspx

Anche dove sono stati completati i lavori di ristrutturazione, è

necessario mantenere gli standard di sicurezza

6 con fatica. Anche dove sono stati completati i lavori di ristrutturazione, è necessario mantenere gli standard di sicurezza e, senza ulteriore vigilanza, i proprietari delle fabbriche potrebbero

facilmente tornare alle pratiche del passato, come risparmiare spazio collocando scatole di prodotto finito in luoghi che dovrebbero servire come percorsi di emergenza o sovraccaricare

pavimenti inadatti con macchine da cucire pesanti. Ciò è particolarmente vero in un settore che

compete principalmente sul prezzo e in un paese in cui il governo non è ancora in grado o disposto a svolgere un ruolo efficace di controllo.

In questo momento non esiste un'alternativa credibile all'Accordo. I marchi che non firmano non avranno altra

alternativa se non quella di tornare agli stessi programmi di auditing aziendale costosi, inefficienti e inefficaci che non

hanno impedito il Rana Plaza. Se queste imprese

continueranno a rifornirsi dal Bangladesh, saranno considerate dalle altre come free riders, che minano il potere creato da un approccio condiviso.

L'impatto che l'Accordo ha avuto sulla sicurezza degli edifici in soli cinque anni non ha precedenti.

Ha dimostrato che l'utilizzo di un approccio settoriale, in cui i marchi possono mettere in comune

le proprie risorse e dove esiste un quadro certo per consentire loro di lavorare in modo costruttivo con le organizzazioni sindacali e la società civile, è efficace sia nell'individuare che nell'affrontare

questioni precedentemente intrattabili. Se i marchi e i distributori hanno preso seriamente gli impegni nei confronti di un settore rinnovato dopo il Rana Plaza, non solo devono firmare

l'accordo 2018 ma devono tentare di applicare lo stesso approccio ad altri paesi e problemi.

All staff meeting – Bangladesh Accord

L'accordo del 2018 non è un duplicato esatto del suo predecessore. Il suo programma di formazione sarà notevolmente ampliato, coprendo tutte le fabbriche e includendo la protezione

della libertà di associazione sindacale in relazione alla capacità dei lavoratori di difendere la

propria sicurezza. In particolare, l'accordo 2018 offre ai firmatari la possibilità di aggiungere volontariamente al programma i propri fornitori di tessuti per la casa e accessori in tessuto e in

maglia e consente anche alle aziende che vendono prodotti tessili, ma non abbigliamento, di iscriversi. Questa nuova disposizione può estendere i benefici di un programma di ispezione

credibile e vincolante e di programmi di formazione sul posto di lavoro a migliaia di lavoratori

che stanno ancora lavorando in fabbriche potenzialmente pericolose.

In questo momento non esiste un'alternativa

credibile all'Accordo

7 L'accordo 2018 è diverso dal primo anche perché uno dei suoi obiettivi è di facilitare la transizione verso un regime di regolamentazione pubblica in Bangladesh; per questo motivo è noto anche

come Accordo di "transizione". Subito dopo il Rana Plaza, il governo del Bangladesh aveva firmato un piano d'azione nazionale per la sicurezza antincendio e l'integrità strutturale (NAP),

in collaborazione con l'OIL. Questo ha funzionato a fianco dell'Accordo e dell’Allenza ed è stato

in gran parte responsabile delle fabbriche al di fuori di tali iniziative. Benché avesse obiettivi simili all'Accordo, esso non aveva lo stesso livello di trasparenza, impegno (finanziario) da parte

dell imprese di abbigliamento e tassi di riparazione comparabili.

L’Accordo di transizione mira a colmare il divario tra la scadenza dell'Accordo stesso e il momento

in cui il successore del NAP, il Remediation Coordination Cell (RCC), sarà in grado di funzionare agevolmente secondo standard rigorosi. Ad oggi non è chiaro se questo sarà raggiunto entro il

periodo di transizione di tre anni, ma l'entità del divario tra i due sarà riesaminata ogni due anni.

Va notato tuttavia che il trasferimento del processo dell'Accordo a un organismo pubblico e

nazionale, non significa che tutte le responsabilità relative al mantenimento degli standard di sicurezza saranno trasferite al governo. Sia le fabbriche che i marchi di abbigliamento

continueranno ad essere responsabili per il rispetto degli standard e per garantire che i lavoratori

impiegati nella loro catena di fornitura abbiano un lavoro sicuro.

L'adesione all'Accordo del 2018 è pertanto l'unico modo credibile, per le aziende, di adempiere ai loro obblighi vigilanza per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori in

Bangladesh. Ciò significa che le aziende che facevano parte del primo Accordo devono

confermare l’adesione all'Accordo del 2018 e che le aziende che facevano parte dell'Alleanza per la sicurezza dei lavoratori del Bangladesh o che non hanno mai

aderito a nessun programma di sicurezza dovrebbero unirsi all’Accordo 2018.

Inoltre, la nuova possibilità di espandersi alle industrie collegate, dovrebbe essere

utilizzata dagli attuali firmatari e costituire un incentivo per le aziende produttrici di tessuti per firmare l'Accordo 2018 e mettere tutte le fabbriche nella loro catena di

approvvigionamento entro il quadro di monitoraggio previsto.

RISARCIMENTO: LA NECESSITA’ DI UN MECCANISMO DI ASSICURAZIONE

NAZIONALE PER GLI INFORTUNI SUL LAVORO.

L’Assicurazione sugli infortuni sul lavoro: cos'è e perché è importante.

Nonostante gli sforzi significativi per rendere le fabbriche sicure gli incidenti continuano e

purtroppo accadranno ancora. Si stima che 2,8 milioni di lavoratori in tutto il mondo siano morti

nel 2016-17 a causa di malattie e infortuni legati al lavoro7. Quando un lavoratore viene ferito o ucciso sul posto di lavoro, le famiglie devono affrontare un'improvvisa perdita di quella che

probabilmente è stata una fonte vitale di reddito. Questo è in particolare il caso in cui i lavoratori sono impiegati in industrie con salari molto bassi come l'industria dell'abbigliamento. Oltre al

dolore e alla sofferenza causati dall’inabilità o dalla morte stessa e all’onere di eventuali costi

medici o per i funerali, le famiglie devono affrontare lo stress derivante dall'aumento del debito e dal calo improvviso e ulteriore del tenore di vita.

Riconoscendo l'impatto che tale situazione può avere

sulle famiglie, il diritto al risarcimento per mancato

reddito reddito e all'assistenza medica a seguito di un infortunio sul lavoro, è da tempo riconosciuto a livello

internazionale. La Convenzione 121 dell'OIL stabilisce gli standard per definire una assicurazione contro gli

infortuni sul lavoro che dovrebbe essere garantita dallo

Stato a qualsiasi lavoratore infortunato sul lavoro, a cui dovrebbe fornire una pensione a vita. Il Bangladesh non

7http://www.icohweb.org/site/images/news/pdf/Report%20Global%20Estimates%20of%20Occupational%20Accidents%20and%20Work-related%20Illnesses%202017%20rev1.pdf

Il diritto al risarcimento per

mancato reddito reddito e all'assistenza medica a

seguito di un infortunio sul lavoro, è da tempo

riconosciuto a livello

internazionale

8 ha ancora ratificato la convenzione. Infatti, nonostante sia il secondo maggiore esportatore di abbigliamento al mondo e luogo che ha visto alcuni tra i peggiori disastri industriali negli ultimi

tempi, il Bangladesh è uno dei pochi paesi che ancora non garantisce un regime nazionale di risarcimento per gli infortuni sul lavoro per i lavoratori che operano nel settore privato8.

Invece, i datori di lavoro bengalesi sono ritenuti direttamente responsabili per il pagamento del

risarcimento al lavoratore infortunato, con l'onere

imposto al singolo lavoratore di presentare un reclamo, dimostrare la responsabilità del datore e far rispettare

il pagamento. Nell'industria dell'abbigliamento, dove molti dei luoghi di lavoro più pericolosi sono piccoli e

informali, molti datori di lavoro potrebbero

semplicemente non avere i mezzi per pagare. E anche quando il datore di lavoro è in grado di farlo, in un

quadro in cui i sindacati sono deboli, il rispetto della legge è inesistente e i lavoratori hanno scarso potere contrattuale. Infatti i lavoratori e le loro famiglie spesso non sono in grado di

rivendicare il risarcimento a cui hanno diritto, anche quando gli infortuni sono molto gravi o

fatali.

Quando l'edificio del Rana Plaza è crollato, le migliaia di famiglie coinvolte non sapevano se avrebbero mai ricevuto un risarcimento per i loro cari uccisi o rimasti feriti. Ci sono volute una

massiccia attenzione internazionale, l'istituzione di un programma complesso ma temporaneo

per calcolare e consegnare i pagamenti, una intensa campagna di due anni per ottenere i fondi e l'incrollabile dedizione di organizzazioni nazionali e internazionali per assicurarsi che le famiglie

ricevessero il minimo indispensabile. Per molti la lunga attesa ha comportato un peggioramento

delle lesioni fisiche e mentali, mentre le famiglie sono ulteriormente cadute nella spirale del debito e della povertà, erodendo il valore dei pagamenti poi ricevuti.

L'ILO riferisce che almeno 490 lavoratori del Bangladesh sono rimasti feriti in fabbriche non

sicure e almeno 30 sono stati uccisi dopo i fatti del Rana Plaza; una revisione degli articoli dei

media locali suggerisce che la cifra reale potrebbe essere significativamente più alta9.

Il punto sugli accordi Rana Plaza e Tazreen. La prima priorità dopo il crollo

del Rana Plaza è stata quella di

stabilire un meccanismo per calcolare, finanziare e

distribuire I fondi per la perdita

di reddito e le cure mediche ai lavoratori feriti e alle famiglie

di quelli uccisi. La portata del disastro del Rana Plaza e

l'attenzione pubblica hanno

reso improvvisamente possibile sviluppare un

programma multi-stakeholder, credibile, responsabile e

trasparente; prima di questo,

tali pagamenti erano stati arbitrari e pochi lavoratori

avevano ricevuto somme che

8 ILO “World Social Protection Report 2017–19: Universal social protection to achieve the Sustainable Development

Goals”, p. 55, 60; http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/---publ/documents/publication/wcms_604882.pdf 9 The ILO reports 491 injuries and 27 lives lost in garment industry incidents since Rana Plaza: ILO, “World Social

Protection Report 2017–19”, p. 64: http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/---publ/documents/publication/wcms_604882.pdf; An own analysis of local media reports yields slightly higher numbers.

Il Bangladesh è uno dei pochi

paesi che ancora non garantisce un regime

nazionale di risarcimento per gli infortuni sul lavoro per i

lavoratori che operano nel

settore privato

Sk Hasan Ali/Shutterstock

9 soddisfacevano gli standard internazionali. Ormai la stragrande maggioranza delle persone colpite per il crollo del Rana Plaza e dal precedente disastro della Tazreen hanno ricevuto i

pagamenti per la perdita di reddito. Il trattamento fisico e psicologico a lungo termine per i lavoratori feriti sia dal crollo del Rana Plaza sia dall'incendio di Tazreen viene fornito dal Fondo

fiduciario per l'assistenza medica per lavoratori infortunati che include i lavoratori del Rana Plaza

(il "TIWMC"), istituito a settembre 2016 e operativo da febbraio 2017. Esso è finanziato dai fondi del Rana Plaza e del Tazreen Trust Funds e fornisce cure dirette e assistenza sanitaria gratuita

attraverso altre istituzioni mediche10.

Sebbene il Rana Plaza e il Tazreen Arrangement abbiano avuto successo, sia per il pagamento

delle perdite di reddito, sia nello stabilire un precedente in Bangladesh per i risarcimenti alle vittime basati su standard internazionali, essi non possono essere considerati un'alternativa a

lungo termine ad uno schema pubblico permanente. Una recente revisione dei due regimi ha

infatti rilevato una serie di difficoltà nell'utilizzo di tali processi temporanei post-disastro per colmare il vuoto lasciato dalla mancanza di un'assicurazione statale contro gli infortuni sul

lavoro11; in particolare è grave l'incertezza relativa all’effettivo ricevimento dei pagamenti che saranno effettuati alle famiglie, già molto provate da dolore, traumi e difficoltà.

Gli accordi Rana Plaza e Tazreen non sono stati ottenuti facilmente: ci sono volute intense campagne

internazionali per stabilire l'accordo e ancora di più per garantire che i contributi dei marchi di abbigliamento e

di altre parti interessate fossero sufficienti a coprire gli

importi concordati. Per tutto quel tempo - 2 anni e mezzo per Rana Plaza e tre anni e mezzo per Tazreen

- le famiglie hanno vissuto nell’incertezza sui tempi e

l’entità dei risarcimenti. Il Rana Plaza Arrangement ha concluso i lavori alla fine del 2015 e gli ultimi pagamenti del Tazreen Claims Trust sono stati

effettuati nel giugno 2016. Questa battaglia, durata tra i due e i tre anni, ha causato ritardi inutili e dolorosi per le famiglie. Per molti, la necessità di aspettare così a lungo ha solo peggiorato i

danni fisici e mentali, mentre le famiglie si indebolivano ulteriormente.

La situazione è ancora peggiore per le famiglie di

coloro che sono stati uccisi e feriti dopo l'aprile 2013: le famiglie di sette lavoratori che morirono

nella fabbrica di Aswad solo sei mesi dopo il

disastro del Rana Plaza, i 21 lavoratori feriti nel fuoco della Pakiza Textile Ltd e le famiglie dei 13

lavoratori che sono stati uccisi nell'esplosione

della caldaia della Multifabs Ltd lo scorso anno, non sono sicuri che vedranno mai l’ombra di un

risarcimento. Quello che tutti questi incidenti hanno in comune è che sono stati ignorati dai

marchi e dal pubblico in generale, perché non

avevano la scala spettacolare degna di fare notizia. Non c'è dubbio però che, per le famiglie

coinvolte, queste morti contano come le atre: i loro diritti a ricevere i risarcimenti per gli infortuni sul lavoro non dovrebbero dipendere

dall'impatto dell'incidente sulla reputazione dei marchi coinvolti. Allo stesso modo, il costo e la

complessità di schemi adottati nel caso Rana Plaza evidenziano che lo sviluppo di schemi analoghi per casi singoli post-facto per ogni infortunio o morte in fabbrica, è del tutto impraticabile.

10 The TIWMC is governed by a board of Trustees, chaired by Mr Md. Shahjahan Miah, Joint Secretary, Ministry of

Labour and Employment, and including further representatives from the Ministry of Labour and Employment, the Ministry of Health and Family Welfare, Bangladesh Employers Organisations (BEF and BGMEA) and Bangladesh labour organisations (BILS and BTUC). The Clean Clothes Campaign is also a member of the board. 11 Prentice, “Workers’ Rights to Compensation”, 26:

https://d2bkwed3dzgijf.cloudfront.net/live/media/filer_public/97/94/979408ff-f1d6-405c-af39-5eb3e42e9cd5/compensation_report-web-version.pdf

La necessità di aspettare così a lungo ha solo

peggiorato i danni fisici e mentali, mentre le famiglie

si indebolivano ulteriormente

10

La necessità di uno schema nazionale di assicurazione conto gli infortuni e la

“soluzione ponte”.

L'istituzione di un regime nazionale di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro in Bangladesh

è l'unico modo per garantire che i diritti delle vittime di infortuni siano tutelati e che le loro famiglie ricevano il risarcimento a cui hanno

diritto. L'unico modo che può garantire a tutti

i lavoratori del settore dell'abbigliamento un risarcimento semplice ed equo in caso di

perdita di reddito è attraverso l'istituzione di un sistema nazionale permanente e basato sui

diritti, che renderebbe l'uso di schemi ad hoc

inutilmente complessi una cosa del passato.

Un'assicurazione nazionale per gli infortuni sul lavoro condivide la responsabilità e i costi tra i datori di lavoro, libera il lavoratore dalla necessità di provare la "reponsabilità" del datore di

lavoro e può essere facilmente accessibile da parte di chi non ha il potere o le risorse per chiedere

e far rispettare il pagamento tramite negoziati o tribunali. I regimi assicurativi nazionali hanno anche la permanenza e le basi istituzionali necessarie per fornire pensioni per tutta la vita alle

famiglie, mentre la responsabilità dei datori di lavoro e i regimi temporanei post-facto sin qui utilizzati, sono solitamente erogati attraverso pagamenti forfettari o pensioni limitate12.

Quando nel 2013 fu firmato il Rana Plaza Arrangement, non fu mai inteso che

sarebbe diventato il modo con cui tutti i

pagamenti per perdita di reddito sarebbero stati effettuati. Infatti il suo

obiettivo principale era quello di sviluppare standard e processi su cui

sviluppare un sistema permanente per

l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Nel 2015 il governo del

Bangladesh si è impegnato a istituire un regime nazionale di assicurazione

sociale, basato sui principi della

convenzione OIL 121 e ha convenuto di cooperare con l'OIL per istituire tale

sistema entro il 2020. Tuttavia da allora

vi sono ben poche prove da parte del governo che testimoniano la possibilità di tradurre questo impegno in una realtà concreta. C'è ancora molto lavoro da fare se il Bangladesh intende davvero

sviluppare i meccanismi istituzionali e legali necessari per rispettare questa scadenza.

Se l'azione non sarà intrapresa entro breve tempo, gli sforzi del post Rana Plaza per stabilire i

principi di un regime nazionale contro gli infortuni sul lavoro e per sviluppare la capacità istituzionale di attuarlo saranno indeboliti. La Clean Clothes Campaign chiede quindi una

"soluzione ponte", che stabilisca una procedura per l'accettazione e l'elaborazione delle richieste di risarcimento per gli infortuni sul lavoro esistenti e futuri, in linea con gli standard

internazionali, erogando pagamenti per la perdita di reddito a coloro che già soffrono, fungendo

anche da trampolino di lancio concreto nel processo per lo sviluppo di un regime permanente per gli infortuni sul lavoro13.

12 ILO, “World Social Protection Report 2017–19: Universal social protection to achieve the Sustainable Development

Goals”, pp. 56-57, 60-62, 64: http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/---publ/documents/publication/wcms_604882.pdf 13 ILO, “World Social Protection Report 2017–19”, p. 64, http://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/-

--publ/documents/publication/wcms_604882.pdf; Prentice, “Workers' Right to Compensation, p. 7: https://d2bkwed3dzgijf.cloudfront.net/live/media/filer_public/97/94/979408ff-f1d6-405c-af39-5eb3e42e9cd5/compensation_report-web-version.pdf

L'istituzione di un regime nazionale

di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro in Bangladesh è l'unico

modo per garantire che i diritti delle

vittime di infortuni siano tutelati

Pieter van den Boogert

11 Una assicurazione nazionale contro gli infortuni sul lavoro è l'unico modo per garantire un risarcimento ai lavoratori in caso di incidente. Mentre gli accordi Rana Plaza e

Tazreen hanno avuto successo nel distribuire risarcimenti alle famiglie colpite, il processo è stato inutilmente lungo e doloroso e tali accordi non sono riproducibili per

garantire un risarcimento alle vittime dei numerosi incidenti su piccola scala nel

settore dell'abbigliamento del Bangladesh.

Al fine di garantire che i lavoratori già colpiti da infortuni sul lavoro successivamente

al crollo del Rana Plaza non paghino un ulteriore prezzo e per accelerare il lavoro verso un sistema nazionale, dovrebbe essere ora stabilita una “soluzione ponte” che può

funzionare come trampolino di lancio verso un sistema permanente.

Conclusioni Il crollo del Rana Plaza avrebbe dovuto essere un punto di svolta per l'industria

dell'abbigliamento globale ma a cinque anni di distanza è necessario concludere che il

cambiamento concreto è molto limitato. Sebbene siano stati fatti progressi lodevoli e dimostrabili nel campo della sicurezza degli edifici, ciò è limitato a un solo paese e il lavoro incontra continue

resistenze. Se i successi realizzati attraverso l’Accordo sulla sicurezza e gli accordi di risarcimento Rana Plaza e Tazreen vogliono essere mantenuti e sviluppati, è necessario continuare a esercitare

pressioni per garantire la partecipazione universale all'Accordo del 2018, l'istituzione di

un'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro unitamente a una “soluzione ponte”. Il modello degli accordi giuridicamente vincolanti e applicabili tra marchi e sindacati - che si è dimostrato il

più efficace tra le centinaia di costose iniziative per affrontare problemi come la sicurezza degli

edifici - deve essere esteso per coprire altri paesi e problemi.

Nel complesso si può osservare che vi è stato un certo cambiamento, innescato dalla pressione del Rana Plaza e dal lavoro dell'Accordo, in risposta ad alcune richieste di vecchia data degli

attivisti per i diritti dei lavoratori e dei consumatori: ad esempio il numero crescente di marchi

che stanno migliorando la trasparenza della supply chain aiuta a collegare le fabbriche alle aziende in cima alla catena di approvvigionamento. Un numero crescente di distributori ha infatti

sottoscritto o si è avvicinato allo standard minimo per la trasparenza della catena di approvvigionamento richiesto da nove organizzazioni per i diritti dei lavoratori e i sindacati nel

201714. In definitiva, una trasparenza completa e standardizzata può essere raggiunta solo

attraverso una regolamentazione vincolante, necessaria ad integrare gli impegni già sottoscritti da parte delle aziende leader.

Il caso Rana Plaza mostra che le iniziative di "responsabilità sociale" volontarie e controllate

dalle aziende, non funzionano. La continua pressione al ribasso sui prezzi e sui tempi di

consegna - nonostante il consenso sul fatto che

queste pratiche peggiorino le condizioni di lavoro - dimostra che per chi approfitta

dell'attuale sistema, il Rana Plaza non è stato il punto di svolta che si sperava. Il successo dell'Accordo mostra che l'unica strada percorribile è lo sviluppo di un accordo vincolante e di

misure legislative che costringono marchi e distributori, datori di lavoro e governi, a prendere le

misure necessarie per garantire livelli di lavoro e di vita dignitosi per i lavoratori dell’industria tessile.

Un punto di partenza dovrebbe essere l'Unione europea, la più grande area di consumo del

mondo e la cui legislazione generalmente influenza le pratiche commerciali in tutto il mondo.

L'UE ha il mandato e l'obbligo di proteggere i diritti umani e ha indicato l'interesse a contribuire

14 “Follow the Thread. The Need for Supply Chain Transparency in the Garment and Footwear Industry”,

https://cleanclothes.org/resources/publications/follow-the-thread-the-need-for-supply-chain-transparency-in-the-garment-and-footwear-industry/view.

Il caso Rana Plaza mostra che le

iniziative di "responsabilità sociale" volontarie e controllate dalle

aziende, non funzionano

12 alla lotta contro le violazioni dei diritti umani nel settore dell'abbigliamento. L'UE dovrebbe adottare un regolamento che crei uno standard comune per tutte le imprese che vendono

prodotti nell'UE, in qualsiasi paese esse operino. Esistonoo già dei precedent: l'UE regolamenta il legname e i minerali provenienti da zone di conflitto e in alcuni paesi dell'UE, come la Francia,

il Regno Unito e Olanda, nuove legislazioni sono in vigore o si fanno strada. Inoltre otto

parlamenti nazionali hanno espresso interesse per la due diligence obbligatoria. Nell'aprile 2017, in una mozione il Parlamento europeo ha sostenuto lo sviluppo di "un quadro comune attraverso

la legislazione sulla due diligence obbligatoria transnazionale, l’accesso al risarcimento per le

vittime e la trasparenza e la tracciabilità della filiera". Sfortunatamente, la Commissione europea non ha ancora dato seguito a questo invito15.

Tali misure sono sostenute anche dalle imprese. Diverse aziende di abbigliamento hanno

espresso il loro interesse ad avere regole chiare e applicabili a tutti. Esse sostengono che le

imprese stanno raggiungendo il limite in ciò che possono ottenere da sole in un quadro volontario, se si trovano di fronte a concorrenti che non adottano misure simili. Non sorprende

quindi che molte aziende sostengano iniziative obbligatorie. Queste iniziative legislative e proposte a livello nazionale ed europeo sono passi importanti nella giusta direzione ma

dovrebbero, a causa della natura globale dell'industria dell'abbigliamento, essere completate da

un trattato vincolante internazionale per apportare miglioramenti significativi alle condizioni di vita e di lavoro di miilioni di lavoratori e lavoratrici nelle catene di fornitura globali16.

Più di mille lavoratori sono morti al Rana Plaza perché le loro vite non valevano nulla nelle

aziende in cui erano impiegati. Un'industria che permette di perdere così tante vite e poi continua

come se nulla fosse, può essere cambiata solo attraverso una regolamentazione vincolante applicabile a livello nazionale e internazionale. Lo dobbiamo alla memoria di quelle vite perdute

al Rana Plaza e nelle tante altre fabbriche meno conosciute, per mantenere la pressione

necessaria a trasformare vuote promesse in fatti concreti.

15 http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A8-2017-

0080+0+DOC+XML+V0//EN#title1 16 https://cleanclothes.org/resources/publications/position-paper-on-human-rightsdue-diligence/view.