C MILLY: NO A TV TRASH · 2015. 12. 7. · fronto”, “Moleca d’Oro” e la “Fiera del...

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GENTE VENETA n. 43, 13 novembre 2015 27 27 Milly Carlucci era a Mestre, lo scorso fine settimana, in cerca di nuovi talenti per il suo spettacolo su Rai 1, “Ballando con le stelle”: «Ai ragazzi dico: provateci con passione, ma anche con tanto studio e sacrificio. Serve forza d’animo» Milly: «Il problema è la televisione che analizza i delitti e i fatti di cronaca nera. Ha successo perché c’è un contenuto dal sapore molto forte. L’intrattenimento, invece, ha un sapore più lieve, non è una coltellata nello stomaco» ome si fa a fare una tele- visione divertente, otti- mista e con qualche con- tenuto positivo se continua ad aumentare l'offerta di fiction basata sul crimine e sul sangue e la gente è attratta da quel ge- nere? E' il cruccio di Mily Carlucci. E non è solo il suo. «Se ne esce solo con idee nuove e accatti- vanti, ma trovarle è difficilissi- mo». La presentatrice lo dice men- tre è a Mestre, lo scorso fine set- timana, impegnata in una serie di provini in cerca di nuovi ta- lenti per la sua trasmissione “Ballando con le stelle”, per Rai 1. Nel 2016 inizierà l'undicesi- ma edizione e Milly ha iniziato a girare l'Italia a caccia di gio- vani e meno giovani che vo- gliano gareggiare. Ci sono tante aspettative e sogni, ma dietro l'angolo anche tante delusioni...: che cosa suggerisce, da profes- sionista ma anche da mam- ma, ai giovani che si pre- sentano a questo casting, ma anche ai prossimi? Beh, le delusioni sono parte della vita. Però a chi, anche molto giovane, vuole fare di questa arte il suo lavoro per la vita, dico: sappi che davanti hai una vita dura, fatta di tanti sa- crifici, ma anche di soddisfa- zioni enormi. Se invece uno vuole solo provare, dico che questa è una meravigliosa e- sperienza. È una cosa che co- munque ti arricchisce, ti mette alla prova e capisci se hai la for- za caratteriale per superare un ostacolo. Sì, perché il provino è peggio che un'interrogazione a scuola. È una prova, vivila co- me una prova, come un'espe- rienza che ti darà qualcosa, che ti renderà più forte se riesci a superarla, ma non perdere di vista il resto della tua vita, per- ché questo è solo un momento, che va preso con entusiasmo ma anche con cautela. Per la stragrande parte, la vita non sarà solo questo... Certo. E vale anche per chi ha C tanto talento e tanta passione per l'arte – che sia la danza, il canto o la pittura...: pochi sono quelli che riescono a farne il la- voro della vita. E' un privilegio. E infatti è il motivo per cui mi ritengo una persona baciata dalla fortuna, perché sono riu- scita per tutta la mia vita a vi- vere di ciò che mi piaceva fare. Lei sta dicendo che i ragaz- zi che si affacciano su que- sto mondo devono metter- ci, oltre alla passione, la ca- pacità di studiare, di fatica- re e di sacrificarsi. É una pa- lestra che insegna qualcosa anche a tanti ragazzini un po' svogliati che si vedono a scuola? La danza sportiva in particola- re, ma comunque il mondo dello spettacolo - benché venga spesso criticato perché superfi- ciale e perché puoi essere un giorno il numero uno e abba- stanza all'improvviso puoi tro- varti ad essere nessuno - è un mondo che richiede una forza di carattere enorme, perché pri- ma di arrivare prendi tante porte in faccia. Ci sono provini a cui ti sei preparato benissimo e poi ricevi un no. Magari hai fatto un primo step, un secon- do e anche un terzo e poi scel- gono qualcun altro. Che ci vuo- le per superare queste diffi- coltà? Carattere, carattere, ca- rattere e una fede incrollabile in se stessi. Ma soprattutto una preparazione enorme. Sono le due cose che si sposano. Per- ché da una parte devi essere il migliore, o nel gruppo dei mi- gliori, altrimenti non ti pren- dono. E per quello bisogna stu- diare e faticare. D'altra parte, non è quella la condizione uni- ca. Alle volte i migliori sono due o tre. E magari, al momen- to della scelta, entrano in gioco altre cose: magari quello ha la faccetta giusta per quel ruolo... Tra pochi mesi saranno 40 anni da “L'altra domenica” di Renzo Arbore, grazie a cui lei si fece conoscere in televisione. Che cosa di quella tivù è arrivato fino ad oggi e cosa di quella tivù è cambiato più radicalmen- te? Il contributo delle idee è rima- sto l'unico argomento che tiene in piedi la televisione. Quando pensi all'Altra domenica, pen- si ad un'idea geniale, come tut- te le cose di Renzo, che non si è mai fermato e ha sempre con- tinuato a pensare a cosa poter fare, di stagione in stagione, di nuovo e accattivante. E lo face- va con il contributo di tante persone che attorno ad un ta- volo dicevano le loro idee. Questo è ciò che di più vitale è rimasto. La televisione non può fare un copia e incolla, non può clonare se stessa, perché avvizzisce e muore. In questa nostra stagione in cui la televisione fa più fati- ca, incalzata dal web, che cosa può ridare vigore allo spettacolo in tivù? Proprio le idee. Perché il molti- plicarsi dei canali digitali e de- gli altri modi di vedere intrat- tenimento sono competitori spaventosi. I ragazzi, i miei fi- gli per esempio, non hanno la televisione a casa. Hanno il computer e guardano la televi- sione al computer. E come loro c'è tutta una generazione che non sente il bisogno di sedersi sul divano, davanti alla tivù, per guardare il programma che interessa o la fiction, e si fanno il proprio palinsesto. Che cosa c'è che affascina oggi, in tivù, e che ha un contenuto? Il problema di oggi è che l'at- tenzione del pubblico ha una soglia bassissima. Faccio l'e- sempio dei giornali: mentre u- na volta si leggeva il titolo del- l'articolo e poi anche l'articolo, oggi si legge solo il titolo; e que- sto vale anche per la televisio- ne. Il problema è la televisione del sensazionalismo, in parti- colare quella che analizza i de- litti e i fatti di cronaca nera. Perché ha successo? Perché c'è un contenuto dal sa- pore molto forte, che cattura l'attenzione. Catturare con la stessa forza quando fai intrat- tenimento è molto più compli- cato, perché l'intrattenimento ha un sapore più lieve, non è una coltellata nello stomaco. Noi viviamo di una gran quan- tità di produzioni seriali che gi- rano attorno al crimine. L'of- ferta americana, in questo sen- so, è enorme. Ma anche l'offer- ta italiana della fiction miglio- re – da Montalbano a Gomorra – ruota attorno al crimine. Que- sto per dire quanto è difficile proporre idee accattivanti che non riguardino sangue e mal- funzionamento della società, ma che guardino alla società in maniera ottimistica. Nell'età della polverizza- zione dei canali televisivi e del web imperante, che ruo- lo hanno i social network per chi fa tivù come lei? Oggi non puoi farne a meno, devi essere presente su tanti fronti diversi. Io ho il mio blog, sono su Facebook e su Twitter: sono ovunque per parlare con la gente. E che bilancio ne fa? Soddisfacente, anche se è com- plicato gestire tutto. Devi fare un investimento grande di tempo ed energie. Però oggi è l'unico modo per parlare con il pubblico: devi chiamarlo qua- si porta a porta. Per cui, an- dando su Facebook e su Twit- ter, parli con le persone quasi singolarmente. Giorgio Malavasi Due immagini di fiction sul crimine, una “made in Usa” e l’altra italiana, “Gomorra”. Questo tipo di tivù è ormai straripante e pericolosa GALLERIE D’ARTE In un libro la storia della San Vidal an Vidal artisti ieri e oggi” è il volume presentato recente- mente al Centro d’Arte San Vidal Ucai (Unione Cattolica Artisti Italiani), realizzato con lo scopo di raggruppare gran parte degli artisti che a parti- re dal lontano 1949, anno di fondazione della sezione Ucai di Venezia, hanno partecipato a mostre e vernissage, perso- nali e collettive, portando in- novazione e contribuendo ad aumentare sempre più il pre- stigio della galleria. Il volume riporta le schede degli artisti di ieri, ovvero quei maestri che durante la loro vita parteciparono atti- vamente alle iniziative della San Vidal, e quelle degli arti- sti di oggi, che tuttora conti- nuano a far parte delle atti- vità organizzate dal Centro Ucai. Un volume dunque che in- clude gli artisti passati e pre- senti i quali attraverso diver- si stili artistici, dal formale al- l’informale, hanno tracciato la storia della galleria. Il Centro d’Arte San Vidal, un tempo u- S bicato nell’omonima chiesa, in cui venivano organizzate rassegne di concerti, confe- renze e poesie, compreso il fa- moso “Premio San Vidal”, dal 2001 risiede nella Scoletta di San Zaccaria ed organizza e- venti quali: “Biennale a Con- fronto”, “Moleca d’Oro” e la “Fiera del Quadro”. Il volume, realizzato per i 65 anni di attività del Centro d’Arte, è stato fortemente vo- luto dal direttore di Arti visi- ve, Giorgio Fabbiani, che da sempre con passione si dedi- ca alla galleria. Ad ogni artista presente nel catalogo è dedicata una pagi- na nella quale, oltre all’opera che lo identifica, sono ripor- tate alcune righe biografiche e una breve critica che ne evi- denzia i caratteri principali dello stile artistico. All’inter- no del volume si possono tro- vare, oltre agli artisti contem- poranei che tuttora partecipa- no attivamente alle mostre, i nomi di famosi maestri di tra- dizione veneta lagunare: pri- mo fra tutti Felice Carena, il quale fu anche il primo presi- dente della sezione Ucai di Venezia, ma anche artisti qua- li: Pietro Annigoni, Renato Borsato, Guido Cadorin, Gigi Candiani, Filippo de Pisis, Giampaolo Domestici, Neno Mori, Marco Novati, Fiora- vante Seibezzi, Pio Semeghini e molti altri nomi prestigiosi. Il catalogo, inoltre, è stato anticipato da un anno di mo- stre in cui sono state esposte e presentate le opere degli arti- sti presenti nel volume. Una storia, quella della San Vidal, divisa tra tradizione ed inno- vazione, dove i diversi stili ar- tistici che si sono susseguiti negli anni non hanno fatto al- tro che ampliare gli orizzonti della galleria da sempre fre- quentata da artisti provenien- ti da tutto il mondo: tra essi, ad esempio, da molti anni il maestro ticinese Marzio Ban- fi. Nel volume si percepisce come ogni artista sia stato fondamentale per il percorso artistico svolto dalla galleria fino ad oggi, che, proiettata al futuro, non distoglie mai lo sguardo dalle sue origini. Francesca Catalano «E’ difficile proporre idee accattivanti che non riguardino sangue e malfunzionamento della società, ma che pensino in maniera ottimistica» Milly: «Essere su Facebook e Twitter, oggi, è l’unico modo per parlare con il pubblico: devi chiamarlo quasi porta a porta» MILLY: NO A TV TRASH La Carlucci a Mestre: «Difficile fare televisione positiva e che fa sorridere se continua a crescere l’offerta di fiction sul crimine»

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Page 1: C MILLY: NO A TV TRASH · 2015. 12. 7. · fronto”, “Moleca d’Oro” e la “Fiera del Quadro”. Il volume, realizzato per i 65 anni di attività del Centro d’Arte, è stato

GENTE VENETA n. 43, 13 novembre 2015 2727Milly Carlucci era a Mestre, lo scorso fine settimana, in cerca di nuovi talentiper il suo spettacolo su Rai 1, “Ballandocon le stelle”: «Ai ragazzi dico: provatecicon passione, ma anche con tanto studioe sacrificio. Serve forza d’animo»

Milly: «Il problema è la televisione cheanalizza i delitti e i fatti di cronaca nera.Ha successo perché c’è un contenuto dal

sapore molto forte. L’intrattenimento,invece, ha un sapore più lieve,

non è una coltellata nello stomaco»

ome si fa a fare una tele-visione divertente, otti-mista e con qualche con-

tenuto positivo se continua adaumentare l'offerta di fictionbasata sul crimine e sul sanguee la gente è attratta da quel ge-nere?

E' il cruccio di Mily Carlucci.E non è solo il suo. «Se ne escesolo con idee nuove e accatti-vanti, ma trovarle è difficilissi-mo».

La presentatrice lo dice men-tre è a Mestre, lo scorso fine set-timana, impegnata in una seriedi provini in cerca di nuovi ta-lenti per la sua trasmissione“Ballando con le stelle”, per Rai1. Nel 2016 inizierà l'undicesi-ma edizione e Milly ha iniziatoa girare l'Italia a caccia di gio-vani e meno giovani che vo-gliano gareggiare.

Ci sono tante aspettative esogni, ma dietro l'angoloanche tante delusioni...: checosa suggerisce, da profes-sionista ma anche da mam-ma, ai giovani che si pre-sentano a questo casting,ma anche ai prossimi?

Beh, le delusioni sono partedella vita. Però a chi, anchemolto giovane, vuole fare diquesta arte il suo lavoro per lavita, dico: sappi che davanti haiuna vita dura, fatta di tanti sa-crifici, ma anche di soddisfa-zioni enormi. Se invece unovuole solo provare, dico chequesta è una meravigliosa e-sperienza. È una cosa che co-munque ti arricchisce, ti mettealla prova e capisci se hai la for-za caratteriale per superare unostacolo. Sì, perché il provino èpeggio che un'interrogazione ascuola. È una prova, vivila co-me una prova, come un'espe-rienza che ti darà qualcosa, cheti renderà più forte se riesci asuperarla, ma non perdere divista il resto della tua vita, per-ché questo è solo un momento,che va preso con entusiasmoma anche con cautela.

Per la stragrande parte, lavita non sarà solo questo...

Certo. E vale anche per chi ha

C

tanto talento e tanta passioneper l'arte – che sia la danza, ilcanto o la pittura...: pochi sonoquelli che riescono a farne il la-voro della vita. E' un privilegio.E infatti è il motivo per cui miritengo una persona baciatadalla fortuna, perché sono riu-scita per tutta la mia vita a vi-

vere di ciò che mi piaceva fare.Lei sta dicendo che i ragaz-zi che si affacciano su que-sto mondo devono metter-ci, oltre alla passione, la ca-pacità di studiare, di fatica-re e di sacrificarsi. É una pa-lestra che insegna qualcosaanche a tanti ragazzini unpo' svogliati che si vedono ascuola?

La danza sportiva in particola-re, ma comunque il mondodello spettacolo - benché vengaspesso criticato perché superfi-ciale e perché puoi essere ungiorno il numero uno e abba-stanza all'improvviso puoi tro-varti ad essere nessuno - è unmondo che richiede una forzadi carattere enorme, perché pri-ma di arrivare prendi tanteporte in faccia. Ci sono provinia cui ti sei preparato benissimoe poi ricevi un no. Magari haifatto un primo step, un secon-

do e anche un terzo e poi scel-gono qualcun altro. Che ci vuo-le per superare queste diffi-coltà? Carattere, carattere, ca-rattere e una fede incrollabilein se stessi. Ma soprattutto unapreparazione enorme. Sono ledue cose che si sposano. Per-ché da una parte devi essere ilmigliore, o nel gruppo dei mi-gliori, altrimenti non ti pren-dono. E per quello bisogna stu-diare e faticare. D'altra parte,non è quella la condizione uni-ca. Alle volte i migliori sonodue o tre. E magari, al momen-to della scelta, entrano in giocoaltre cose: magari quello ha lafaccetta giusta per quel ruolo...

Tra pochi mesi saranno 40anni da “L'altra domenica”di Renzo Arbore, grazie acui lei si fece conoscere intelevisione. Che cosa diquella tivù è arrivato finoad oggi e cosa di quella tivù

è cambiato più radicalmen-te?

Il contributo delle idee è rima-sto l'unico argomento che tienein piedi la televisione. Quandopensi all'Altra domenica, pen-si ad un'idea geniale, come tut-te le cose di Renzo, che non si èmai fermato e ha sempre con-tinuato a pensare a cosa poterfare, di stagione in stagione, dinuovo e accattivante. E lo face-va con il contributo di tantepersone che attorno ad un ta-volo dicevano le loro idee.Questo è ciò che di più vitale èrimasto. La televisione nonpuò fare un copia e incolla, nonpuò clonare se stessa, perchéavvizzisce e muore.

In questa nostra stagione incui la televisione fa più fati-ca, incalzata dal web, checosa può ridare vigore allospettacolo in tivù?

Proprio le idee. Perché il molti-plicarsi dei canali digitali e de-gli altri modi di vedere intrat-tenimento sono competitorispaventosi. I ragazzi, i miei fi-gli per esempio, non hanno latelevisione a casa. Hanno ilcomputer e guardano la televi-sione al computer. E come loroc'è tutta una generazione chenon sente il bisogno di sedersisul divano, davanti alla tivù,per guardare il programma cheinteressa o la fiction, e si fannoil proprio palinsesto.

Che cosa c'è che affascinaoggi, in tivù, e che ha uncontenuto?

Il problema di oggi è che l'at-tenzione del pubblico ha unasoglia bassissima. Faccio l'e-sempio dei giornali: mentre u-na volta si leggeva il titolo del-l'articolo e poi anche l'articolo,oggi si legge solo il titolo; e que-sto vale anche per la televisio-ne. Il problema è la televisionedel sensazionalismo, in parti-colare quella che analizza i de-litti e i fatti di cronaca nera.

Perché ha successo? Perché c'è un contenuto dal sa-pore molto forte, che cattural'attenzione. Catturare con lastessa forza quando fai intrat-tenimento è molto più compli-cato, perché l'intrattenimentoha un sapore più lieve, non èuna coltellata nello stomaco.Noi viviamo di una gran quan-tità di produzioni seriali che gi-rano attorno al crimine. L'of-ferta americana, in questo sen-so, è enorme. Ma anche l'offer-ta italiana della fiction miglio-re – da Montalbano a Gomorra– ruota attorno al crimine. Que-sto per dire quanto è difficileproporre idee accattivanti chenon riguardino sangue e mal-funzionamento della società,ma che guardino alla società inmaniera ottimistica.

Nell'età della polverizza-zione dei canali televisivi edel web imperante, che ruo-lo hanno i social networkper chi fa tivù come lei?

Oggi non puoi farne a meno,devi essere presente su tantifronti diversi. Io ho il mio blog,sono su Facebook e su Twitter:sono ovunque per parlare conla gente.

E che bilancio ne fa? Soddisfacente, anche se è com-plicato gestire tutto. Devi fareun investimento grande ditempo ed energie. Però oggi èl'unico modo per parlare con ilpubblico: devi chiamarlo qua-si porta a porta. Per cui, an-dando su Facebook e su Twit-ter, parli con le persone quasisingolarmente.

Giorgio Malavasi

Dueimmagini difiction sulcrimine, una“made inUsa” e l’altraitaliana,“Gomorra”.Questo tipodi tivù è ormaistraripante e pericolosa

GALLERIE D’ARTE

In un librola storia

della San Vidal

an Vidal artisti ieri eoggi” è il volumepresentato recente-

mente al Centro d’Arte SanVidal Ucai (Unione CattolicaArtisti Italiani), realizzato conlo scopo di raggruppare granparte degli artisti che a parti-re dal lontano 1949, anno difondazione della sezione Ucaidi Venezia, hanno partecipatoa mostre e vernissage, perso-nali e collettive, portando in-novazione e contribuendo adaumentare sempre più il pre-stigio della galleria.

Il volume riporta le schededegli artisti di ieri, ovveroquei maestri che durante laloro vita parteciparono atti-vamente alle iniziative dellaSan Vidal, e quelle degli arti-sti di oggi, che tuttora conti-nuano a far parte delle atti-vità organizzate dal CentroUcai.

Un volume dunque che in-clude gli artisti passati e pre-senti i quali attraverso diver-si stili artistici, dal formale al-l’informale, hanno tracciato lastoria della galleria. Il Centrod’Arte San Vidal, un tempo u-

“S

bicato nell’omonima chiesa,in cui venivano organizzaterassegne di concerti, confe-renze e poesie, compreso il fa-moso “Premio San Vidal”, dal2001 risiede nella Scoletta diSan Zaccaria ed organizza e-venti quali: “Biennale a Con-fronto”, “Moleca d’Oro” e la“Fiera del Quadro”.

Il volume, realizzato per i65 anni di attività del Centrod’Arte, è stato fortemente vo-luto dal direttore di Arti visi-ve, Giorgio Fabbiani, che dasempre con passione si dedi-ca alla galleria.

Ad ogni artista presente nelcatalogo è dedicata una pagi-na nella quale, oltre all’operache lo identifica, sono ripor-tate alcune righe biografiche euna breve critica che ne evi-

denzia i caratteri principalidello stile artistico. All’inter-no del volume si possono tro-vare, oltre agli artisti contem-poranei che tuttora partecipa-no attivamente alle mostre, inomi di famosi maestri di tra-dizione veneta lagunare: pri-mo fra tutti Felice Carena, ilquale fu anche il primo presi-dente della sezione Ucai diVenezia, ma anche artisti qua-li: Pietro Annigoni, RenatoBorsato, Guido Cadorin, GigiCandiani, Filippo de Pisis,Giampaolo Domestici, NenoMori, Marco Novati, Fiora-vante Seibezzi, Pio Semeghinie molti altri nomi prestigiosi.

Il catalogo, inoltre, è statoanticipato da un anno di mo-stre in cui sono state esposte epresentate le opere degli arti-

sti presenti nel volume. Unastoria, quella della San Vidal,divisa tra tradizione ed inno-vazione, dove i diversi stili ar-tistici che si sono susseguitinegli anni non hanno fatto al-tro che ampliare gli orizzonti

della galleria da sempre fre-quentata da artisti provenien-ti da tutto il mondo: tra essi,ad esempio, da molti anni ilmaestro ticinese Marzio Ban-fi.

Nel volume si percepisce

come ogni artista sia statofondamentale per il percorsoartistico svolto dalla galleriafino ad oggi, che, proiettata alfuturo, non distoglie mai losguardo dalle sue origini.

Francesca Catalano

«E’ difficile proporreidee accattivanti che non

riguardino sangue emalfunzionamento dellasocietà, ma che pensinoin maniera ottimistica»

Milly: «Essere su Facebook e Twitter,

oggi, è l’unico modo perparlare con il pubblico:

devi chiamarlo quasi porta a porta»

MILLY: NO A TV TRASHLa Carlucci a Mestre: «Difficile fare televisione positiva e che fa sorridere se continua a crescere l’offerta di fiction sul crimine»