Arcipicchia
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Numero 1
Settembre 2011
Arci Laurenzana email: [email protected]
sede: II vico Calata Insorti numero 6
La società non deve esigere nulla da chi non si aspetta nulla dalla società.
(Pag. 7)
... Sotto il palpito dell'ultima nota
inizio a far danzare le lettere della
parola...
Leggo scritto Cari…
(Pag.2)
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Guardavo fissamente la scritta Arci, la stella mi si stava impressionando sulla pupilla, intorno all'occhio, un pò come il cantante dei Kiss. Mi pareva si irradiasse un'energia da palco, che, in quanto tale, è attiva e si vitalizza quanto più pubblico è presente. Il nostro palco, la nostra piazza. La scritta pulsava come un beat. A ritmo seguivo il suo lampeggiare. Le mani, le gambe, i piedi portavano il tempo, sopra il palco, sotto il palco. Il nostro palco, la nostra piazza, i nostri vicoli. Il concerto è un esperienza grandiosa, un canale di energia, appunto, che non si capisce con chiarezza da dove possa provenire. Ti attraversa con un flusso che pare luminoso. E' una vitalità primordiale che investe il corpo, fa bruciare la mente; è un ardore che vorresti trasmettere a chi ti è vicino, ma pure a tutto il cosmo.
Salti, colpisci il suolo e la scarica è tellurica, investe il mondo, o almeno ti pare sia così, chissà, di tanto in tanto, l'ottimismo è un magnete. La passione che vortica tra le tante persone presenti crea l'incanto, è la spezia che condisce il ricordo. Il ricordo della musica, dei musicisti, del palco, della piazza. Solo vivendole queste cose le sentiamo realmente nostre, ci appartengono, altrimenti, per quanto vicini, rimaniamo spettatori, ci sentiamo un pò estranei.
Così le vite possono procedere vicine, i passi degli uni possono essere ascoltati dagli altri e viceversa.
Si possono percorrere strade vicine, ma difficilmente la stessa. E così si resta sempre un pò soli e un pò smarriti. Un gruppo suona una canzone, una canzone che il singolo musicista non potrebbe realizzare, o non nello stesso modo; e credo che l'idea che questa sarà ascoltata produce entusiasmo, fà da scintilla. L'entusiasmo di chi canta, l'entusiasmo di chi ascolta. E' un continuo rimando, un continuo riverbero. La vita si alimenta di scambi. Dopo aver saltato e sudato vicino a quel palco torno a guardarlo, è uguale, sempre lo stesso, ma mi trasmette un senso di intimità che prima non aveva. L'ho vissuto, la mia vita lo ha percorso e lui ha percorso la mia vita. Ho vibrato con il suono, ho vibrato con le note. Le mie vibrazioni hanno mosso la mano del musicista. E io ero sotto il palco. Il nostro palco. La scritta Arci ricattura il mio sguardo. Sotto il palpito dell'ultima nota inizio a far danzare le lettere della parola. Si muovono e ondeggiano. Le lettere si ricompongono formando una nuova parola. Leggo scritto Cari. Cari. Allora, a voi Cari.
Venanubi
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Il 19 Luglio si è celebrato l'anniversario della scomparsa di Paolo Borsellino, appena due mesi prima, il 20 maggio, si ricordava la scomparsa di Giovanni falcone.
Come tutti facilmente notiamo ogni anno che passa si parla di Loro sempre meno; si certo, ci sono manifestazioni, parate, concerti in loro onore, ma quasi mai si parla di chi fossero davvero questi due Personaggi.
Crediamo di insegnare ai nostri ragazzi i “valori” più sani facendo loro guardare cartoni animati che hanno come protagonisti i più vari dei supereroi e non insegnamo loro chi erano questi due siciliani!
E’ grazie a Falcone e Borsellino se oggi la legislazione italiana in tema di mafia e di criminalità organizzata è la più avanzata a livello europeo ed’è grazie a loro se si è iniziata a
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considerare la mafia come un cancro per la nostra società e non una semplice piaga della terra degli agrumi.
Partiamo con Giovanni…
Giovanni Falcone nasce a Palermo il 20 maggio del 1939, figlio di un chimico e di una casalinga, cresce con i valori della civiltà siciliana del tempo; si laurea in giurisprudenza nel 1961. Giovanni, dotato di grande intelligenza e tenacia, vince subito il concorso in magistratura nel 1964. Esercita come sostituto procuratore, per 12 anni, a Trapani. Nel 1978 prende servizio a Palermo, dove dopo l’uccisione del giudice Terranova chiede di lavorare all’ufficio istruzione sotto la guida di Rocco Chinici; lo stesso Chinici chiama anche Borsellino.
Continua a pag.7
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Finalmente con il referendum si è chiusa ogni possibilità per l’Italia di utilizzare l’energia nucleare. Per fortuna questa affermazione non è del tutto veritiera.In questo momento a Cadarache nel sud della Francia centinaia di persone lavorano alacremente alla costruzione di un reattore nucleare ed una parte dei fondi necessari proviene ,tramite la comunità europea, dal nostro paese.Il progetto si chiama ITER ed ha l’obiettivo finale di ottenere una fusione nucleare sostenuta, con lo scopo di ottenere massicce quantità di energia...nucleare ; quasi una parola da dire con disgusto.Questa cattiva fama le deriva oltre che dagli utilizzi bellici ,che purtroppo come vedremo hanno avuto un forte peso anche nello sviluppo civile, da tre fattori principali: pericolosità,inquinamento ed ingestibilita delle scorie, costo. Questi fattori hanno un peso diverso a seconda del tipo di centrale scelta e le centrali che l’attuale governo voleva installare erano tra le peggiori possibili ; legate a doppio filo con le applicazioni belliche:nate per produrre plutonio adatto a creare bombe, derivate direttamente dai piccoli reattori dei sottomarini.Si spera che l’Italia non abbia nessun bisogno e nessuna volontà di possedere quel tipo di armi e quindi creare plutonio in ultima analisi rende più difficile la gestione dell’intera filiera.Un reattore nato per essere piccolo come una seicento non è altrettanto sicuro quando diventa grande come un palazzo di 4 piani.Volevano farle passare per moderne ed affidabili ma lo erano come può esserlo una duna con il cruscotto digitale ed il gps.Ho quindi votato per l’abrogazione del decreto perché ritenevo poco efficiente per il nostro paese costruire centrali obsolete.Di tecnologia pronta c’era di meglio come i reattori canadesi ”CANDU” molto più sicuri ed efficienti.Ma tutto questo resta ancora nel campo della fissione che è una tecnologia relativamente semplice per un motivo :è spontanea.E’ un processo naturale che avviene nei minerali radioattivi a base di uranio e torio e le ultime ricerche hanno finalmente dimostrato che l’energia geotermica e quindi i terremoti e le eruzioni sono causa del calore prodotto da questi minerali nel nucleo del nostro pianeta. Quello che si faceva con le vecchie centrali era di arricchire della parte fissile l’uranio sfruttando il calore che liberava,tutto il resto erano sistemi di controllo più o meno efficienti.In Francia si sta tentando qualcosa di estremamente più difficile. Accendere un piccolo sole sulla terra.
Egidio D’Antona
Sito dell’impianto ITER a Cadarache nella Francia meridionale
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È da troppo tempo che, incessantemente, avviene in Italia qualcosa che in altri posti, nei luoghi dove il quotidiano vivere, le persone e gli eventi si scontrano inevitabilmente, sarebbe inammissibile e nemmeno ipotizzabile. Sono piccoli eventi, che si innalzano ai clamori della cronaca solo come colorite sfaccettature di un “potere” a cui sembra ci si sia abituati. A memoria, si è passati da “coglioni che votano a sinistra” alle più recenti “precari, Italia peggiore” e “cretini”, per citare le più colorite; ma altri episodi toccano nel profondo la dignità di chi non chiede nulla, ma semplicemente cerca di vivere in un Paese onesto. Nell’anno del 150° dell’Unità di Italia, si è giunti a proporre di trasformare la festa ANTIFASCISTA del 25 Aprile, momento di orgoglio nazionale per chi si sente ITALIANO, come festa della Libertà (o festa del popolo della libertà), che di antifascista ha ben poco; ritengo che siano delle butade figlie di una manifestazione di un potere spregiudicato, in mano a persone ingiudicabili (letteralmente parlando).
La cosa che mi fa più paura è la quasi totale indifferenza verso tali tipologie di atteggiamenti, la passività in un popolo amministrato da chi non ha nessuna capacità psicologica ed intellettuale di gestire il potere. Ecco, il punto è proprio questo: la gestione del potere. Ragionandoci, riflettendo su eventi e persone che ci amministrano (dal locale fino a prospettive più ampie), forse diventa più facile trovare un perché. La classe dirigente è formata da lobbisti, faccendieri, scalatori di palazzi, uomini che hanno avuto a portata di mano scorciatoie per salire nella piramide sociale, la maggior parte delle volte saltando quegli strati della società che bisogna conoscere per essere un buon amministratore. E tali umanoidi e le loro vicende personali, non possono che condurci ad una situazione realizzabile solo nelle folli menti di sceneggiatori di thriller.
Uno degli elementi fondamentali, a mio modo di vedere, che testimonia la pochezza della gestione del potere, è la comunicazione, o dialettica, se preferite. Oggi parlare di comunicazione vuol dire internet, Facebook, Twitter, Blog, ma anche piazza, discussione nelle strade, aggregazione. Manipolare le forme comunicative, annientarle, frenarle attraverso squallide ipocrisie è la manifestazione di un potere che offende, più di quando usa linguaggi bassi.
Mi chiedo come può essere possibile lasciare spazio a tutto questo. Recentemente, ho avuto modo di scoprire un articolo bellissimo di Pier Paolo Pasolini, “Il vuoto del potere”, apparso sul Corriere della Sera del 1° febbraio 1975, in cui definì con l’immagine della “scomparsa delle lucciole” l’improvviso abbandono dei valori di un’Italia agricola e paleoindustriale. Il pezzo è ricordato per la metafora poetica che lo caratterizza: “Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’erano più”. Pasolini vedeva con chiarezza la mutazione che il consumismo ancora in incubazione stava determinando. Egli comprendeva che tutto ciò creava un assoluto vuoto di potere in attesa che qualcuno assumesse un “potere reale” in rappresentanza della nuova “cultura” determinata dalla mutazione consumistica degli italiani e dal conseguente “disastro antropologico”. L’idea che un certo modo di pensare, figlio del consumismo, perché manifestato da chi ha fatto del “vendere” il suo credo quotidiano, sia riuscito ad occupare negli anni quel vuoto di potere, induce a pensare che non si è fatto altro che offendere la coscienza degli italiani, italiani sazi e lobotomizzati da TV e facili soluzioni (sinonime spesso di deresponsabilizzazione).
La necessità di riprendersi certi spazi, di riappropriarsi di quella coscienza sociale, credo sia la vera risposta a chi offende, al potere che offende. Mi piace vedere quei movimenti suburbani, mai alla ribalta, che si impegnano, quotidianamente, orientati da questo senso comune, in mille e mille maniere diverse. Sono convinto che la vera risposta sta in quell’”aggregarsi”. E più diventa difficile reagire, e più forte e viva è tale aspirazione. Parafrasando Joseph de Maistre (filosofo, diplomatico e giurista italiano del passato), credo che “il potere di tutti si esercita solo nei momenti eroici, quando si abbatte il tiranno.”
Giuseppe Pavese
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Le armi a cui mi riferisco, chiaramente, sono i
mezzi a nostra disposizione. Ognuno di noi
può apportare il proprio piccolo, ma
importante, contributo alla causa. La nascita di diverse
associazioni, tra cui la nostra, è sintomo di una linfa
vitale che ancora scorre in quella pianta secolare che è il
nostro paese. E' un fermento positivo, che evidenzia una
volontà di fondo di riscatto, di rivincita, di rinascita.
Bisogna trarre vantaggio della voglia di fare, di
organizzare, di creare, di parlare, di discutere, di
imparare, e perché no, di insegnare, dei ragazzi che
orbitano attorno a tali associazioni, evitando che il loro
resti un inutile grido nel deserto. Sono tanti i sentimenti
che scatenano, in me, le parole di chi ha vissuto a
Laurenzana solo pochi decenni fa, che la descrivono
come uno dei paesi più vivi della zona: nostalgia, per
quel poco che ho vissuto, invidia, per tutto ciò che non
ho potuto vivere, e rabbia, per quello che non mi è
concesso vivere. Il punto di non ritorno potrebbe essere
molto vicino. Sta a noi far emergere il meglio che c'è
nella nostra società, prendendo le distanze dalle inutili
polemiche o dai beceri conflitti tra gli pseudo - partiti
locali composti, in alcuni casi, da "turisti della politica".
E' ormai giunto il tempo di reagire a qualsiasi forma di
ostruzionismo, arginare ogni eventuale incursione di chi
non ha a cuore il bene del paese, dare spazio a chi
realmente lavora per il bene comune. Noi dell'Arci ci
siamo, siamo qui per questo.
La società non deve esigere nulla da chi non si aspetta
nulla dalla società (George Sand).
Sergio Fanelli
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"Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più",
recitava Peter Finch nel film Quinto potere di Sidney Lumet
(1976). Era il grido di libertà di un uomo, che dopo aver
lavorato per tanti anni come giornalista per una nota testata
giornalistica, decide di opporsi al mondo della televisione,
esternando tutta la propria rabbia allo scopo di preservare i
propri telespettatori dall'influenza esercitata su di essi da
parte dell'allora "tubo catodico". Non ho alcuna intenzione di
dilungarmi in una recensione del film, bensì trovo sia utile
estrapolare tale frase per farla mia, nostra, di tutti i cittadini di
Laurenzana. Si, proprio così. Basterebbe questa
semplicissima frase per esprimere il disagio interiore dei
membri della nostra piccola comunità. Non è più concepibile
restare inermi e indifferenti a tutto ciò che ci accade intorno.
E' il momento di agire, di riprenderci il nostro bel "paesello".
Basta con le interminabili giornate trascorse davanti ai bar
all'insegna dell'apatia e della totale noncuranza nei confronti
di tutto ciò che ci circonda. Viviamo il paese da protagonisti,
informiamoci su quello che accade e soprattutto sul perché
accade. Dobbiamo avere il coraggio di guardarci allo
specchio e fermarci due minuti sull'immagine da esso riflessa:
Laurenzana, ad oggi, ci appare come un vecchio, stanco di
vivere, timoroso, vigliacco, depresso, avendo come unica
prospettiva una morte lenta e inevitabile. E' vero, i giovani
vanno via, i vecchi non sono eterni, e Laurenzana si va
spegnendo. Ma allora? Noi che siamo rimasti? Noi che siamo
tornati? La nostra unica alternativa resta quella di prendere le
giuste misure per le nostre sepolture?? No ragazzi, io non ci
sto. E sono sicuro che nessuno di voi, in fondo, voglia
rassegnarsi a questo declino, o per lo meno voglia farlo senza
impugnare le "armi".
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![Page 7: Arcipicchia](https://reader031.fdocuments.net/reader031/viewer/2022020423/568c34551a28ab0235900991/html5/thumbnails/7.jpg)
Numero 1
(…continua…)
Paolo Borsellino, appunto, nasce a Palermo il 19 gennaio del 1940, figlio di due farmacisti, cresce nel quartire La Kalsa (stesso quartiere di Giovanni Falcone), durante gli studi al liceo diventa direttore del giornale studentesco “Agorà”. Il 27 giugno del 1962, a soli 22 anni si laurea in giurisprudenza. Ha un rapporto stretto con il suo quartiere, anche il rapporto con i figli è molto forte. Cerca di proteggerli dalla realtà che è intorno a lui e, nello stesso tempo, di trasmettergli il proprio modo di essere e di agire.
I due giovani magistrati si trovano a combattere contro le spine della loro terra e ad assistere ogni giorno alla morte di colleghi-‐amici.
Proprio questi avvenimenti fecero dire a Giovanni: «Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.». Tutto questo non intimorisce i due, anzi dà loro la spinta e la motivazione per combattare con maggiore forza la sempre più potente Mafia.
Grande innovazione dei due magistrati fu quella di “seguire” i soldi per tracciare i percorsi dei traffici delle sostanze stupefacenti. Le indagini arrivano presto a risultati sconvolgenti e aprono gli occhi alla politica nazionale e mondiale su come il fenomeno mafioso non riguardi solo la terra di Sicilia, ma il mondo intero.
La caparbietà di questi magistrati porta, finalmente, alla creazione di un pool, che si occupa a tempo pieno di mafia; questo pool è presieduto da Caponetto che pensa subito ad inserire Facone, e lo stesso Giovanni suggerisce l’introduzione di Paolo.
Una svolta epocale si ha con l’arresto di Buscetta, il quale decide di collaborare con la Giustizia dando informazioni preziosissime per l’interpretazione di Cosa Nostra. Nel 1986 Borsellino è nominato Procuratore della Repubblica a Marsala e lascia il pool. Il 30 luglio dell’ 88 il pool si scioglie.
Il 21 luglio 1989 Falcone è obiettivo di un attentato presso la sua villa al mare, attentato scampato, sul qule restano scuri dubbi. Uno dei mandanti è Totò Riina, capo di Cosa Nostra.
Giovanni Falcone è assassinato in quella che comunemente è detta strage di Capaci il 23 maggio 1992. Stava tornando, com’era solito fare nei fine settimana da Roma.
A maggio dello stesso anno Paolo Borsellino è candidato a presidente della Repubblica ottenendo ben 47 preferenze. Sapendo di essere ormai “un morto che cammina” continua la sua lotta, anche in onore dell’amico Giovanni, riuscendo a portare alla luce rapporti tra Mafia e politica. La fine arriva anche per Paolo che perde la vita il 19 luglio 1992 in via D’Amelio a seguito di un attentato.
In un’intervista rispondendo a un giornalista che chiedeva se avesse paura, Paolo risponde: “ chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta.”
Importantissimo è stato il lavoro di queste due persone "normali", soprattutto nell'individuare il rapporto tra stato e mafia, a proposito di ciò Paolo diceva: "Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d'accordo".
Bello è stato raccontare la vita di Paolo e Giovanni al di là delle inchieste e degli atti giudiziari per capire come non servono superpoteri per fare grandi cose, ma basta essere uomini, veri uomini. Ogni anno parte la "nave della legalità" che accompagna a Palermo i ragazzi delle scuole di tutt'Italia per commemorare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; sveglia ragazzi aiutiamo a far andare avanti la "nave della legalità".
Giovanni Martoccia
NON LI AVETE UCCISI: LE LORO IDEE CAMMINANO SULLE NOSTRE GAMBE
![Page 8: Arcipicchia](https://reader031.fdocuments.net/reader031/viewer/2022020423/568c34551a28ab0235900991/html5/thumbnails/8.jpg)
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Sono stati ultimati i lavori del primo lotto della variante alla strada provinciale 32 “Camastra”, l’eterna “incompiuta” che, per il momento, e dopo decenni, collegherà la Basentana alla diga di Camastra. Ad oggi, infatti, è stato realizzato soltanto il primo tratto viario, tra lo svincolo di Albano Scalo e l’invaso della diga. Successivamente, questa importante fondovalle si snoderà fino all’innesto con la strada statale 92, in prossimità del bivio che congiunge i tre centri di Laurenzana, Calvello ed Anzi. Sabato 13 agosto è stato inaugurato ed aperto al transito il primo lotto della fondovalle “Camastra”. Una notizia importante, che, probabilmente, ridarà nuove speranze alle popolazioni dell’intera Val Camastra, un’area pesantemente mortificata e martoriata dai crescenti tassi di emigrazione e di disoccupazione. Ma non bisogna assolutamente fermarsi qui. L’amministrazione provinciale di Potenza è intenzionata a far uscire dall’isolamento l’area valcamastrina, con la realizzazione dell’intero tratto della nuova Sp 32 “Camastra”. «Dopo aver mantenuto l’impegno del completamento del primo lotto della Sp 32 -‐ hanno affermato, in un recente incontro a Laurenzana, l’assessore provinciale alla Viabilità, Nicola Valluzzi, ed il consigliere provinciale Gerardo Ferretti -‐ la Provincia di Potenza è andata oltre, decidendo di utilizzare le risorse rivenienti da una rimodulazione dei fondi Fas, per realizzare i lavori del secondo lotto della stessa arteria, per un importo complessivo di 13 milioni di euro, che sono stati aggiudicati in via definitiva il 20 luglio dello scorso anno». La storia della strada provinciale 32 “Camastra” è racchiusa, da anni, nei numerosi fascicoli burocratici e giudiziari i cui provvedimenti,
Intanto, sempre in tema di viabilità, la comunità laurenzanese è ritornata nuovamente in piazza per protestare, con toni accesi, contro la persistente inattività di chi non si prodiga, dopo oltre tre mesi, a risolvere il problema-‐frana sulla Ss 92, all’altezza del trentaquattresimo chilometro, in prossimità dell’abitato di Laurenzana. Per ora tutto tace. Novità a riguardo sono previste per questo mese di settembre. E' pronto il progetto e sono disponibili i fondi, ma bisogna attendere l'iter burocratico per l'inizio dei lavori.
Donato Pavese
(Giornalista de “Il Quotidiano della Basilicata”)
con il trascorrere del tempo, hanno “danneggiato” un’intera area, desiderosa di voler rifiorire ed uscire dall’incubo dell’isolamento. Il 1994 è stato l’anno in cui l’amministrazione provinciale di Potenza ha avuto la meglio sul Tar ricorrendo al Consiglio di Stato e dando il via ai lavori. Nemmeno il tempo di completare i piloni in cemento ed ecco giungere, nel 1996, un nuovo stop. Da allora, i lavori sono rimasti fermi fino ai primi anni del nuovo millennio. Il resto è storia di oggi.
VIABILITA’, INAUGURATO IL PRIMO LOTTO DELLA FONDOVALLE “CAMASTRA”
TUTTO TACE, INVECE, PER LA FRANA SULLA SS 92 A LAURENZANA
Un tratto del primo lotto della variante alla Sp 32 Camastra
![Page 9: Arcipicchia](https://reader031.fdocuments.net/reader031/viewer/2022020423/568c34551a28ab0235900991/html5/thumbnails/9.jpg)
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Mettiamo da parte dati e percentuali ed indirizziamo la ricerca alla qualità. Analizzando un po’ di informazioni, ci si imbatte in un intreccio di articoli e tabelle, aventi ad oggetto il conferimento dello scettro per il “migliore ateneo”, che a quanto sembra è ogni anno oggetto di un acceso dibattito fra gli accademici. Secondo la classifica stilata dal Censis e pubblicata dal quotidiano "la Repubblica", Bologna può ancora considerarsi la "Dotta", l’università più antica d'Italia e d'Europa è anche la migliore d'Italia. A quanto sembra non per tutti però, “Il Sole 24 Ore” riporta infatti Il Politecnico di Torino come migliore università statale italiana.
Diamo un’occhiata ai singoli corsi di laurea. Secondo una classifica presentata da “la Repubblica”, che tiene conto di quattro parametri oggettivi, costruiti con dati reali e indicatori forniti dalle stesse Università, per frequentare il miglior corso di Medicina, bisogna recarsi a Padova, di Psicologia a Bologna, di Architettura a Ferrara, di Economia sempre a Padova, di Giurisprudenza a Siena, di Ingegneria al Politecnico di Milano, di Lettere e Filosofia a Udine, di Scienze Motorie, Lingue, Lettere straniere e Scienze della Formazione a Roma.
Le considerazioni appena fatte su tabelle, dati e numeri, possono in realtà servire solo a definire un quadro che è già delineato in ognuno!
“…Dovete quindi avere fiducia nel fatto che i puntini si connetteranno, in qualche modo, nel vostro futuro. Dovete avere fede in qualcosa – il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, quello che sia. Questo approccio non mi ha mai deluso e ha fatto tutta la differenza nella mia vita.” (Steve Jobs)
Roberta Rossi
La maturità è ormai alle spalle e molti dei ragazzi che si accingono ad entrare nel mondo universitario sono alle prese con valutazioni di ogni tipo: scelta della facoltà, sede, corsi a ciclo unico, triennale, test d’ingesso e così via… L’offerta è ricca e disorganica ed è facile sprofondare nello sconforto legato ad un’eccessiva confusione. Vediamo di fare un po’ di chiarezza attraverso i dati raccolti.
Attualmente in Italia ci sono 61 università statali, il più alto numero è detenuto dalla Lombardia, seguita poi da Campania e Lazio, a cui si affianca una vasta presenza di università non statali, alcune promosse da enti pubblici, altre da enti privati e poi ancora università non statali telematiche ed altre istituzioni autorizzate dal Ministero.
Dall’XI Rapporto sullo stato del Sistema universitario presentato a Roma dal Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, emerge che dopo il picco del 2002/2003 (74,5%), la percentuale di studenti che decide di varcare la soglia dell’università ha subìto una progressiva diminuzione, è scesa infatti dal 66% nel 2008/2009 al 65,7% nel 2009/2010.
Stando ai dati resi noti dal Consiglio universitario nazionale (CUN), sono le facoltà scientifiche a ottenere le maggiori preferenze, assorbendo nel 2010 il 33,5% delle immatricolazioni contro il 32,6% del 2009, mentre le facoltà umanistiche perdono terreno. A conferma di questo si può notare come, secondo quanto rilevato da “il Giornale”, i Politecnici hanno visto aumentare in tre anni il numero degli iscritti di quasi un punto percentuale sul totale degli universitari.
![Page 10: Arcipicchia](https://reader031.fdocuments.net/reader031/viewer/2022020423/568c34551a28ab0235900991/html5/thumbnails/10.jpg)
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Cos’è? È la rete senza fili unica e gratuita nazionale offerta dalle Pubbliche Amministrazioni per navigare in Internet ad alta velocità in luoghi pubblici (piazze, ristoranti, bar). Attualmente consta di 1.109 punti di accesso sparsi in tutta Italia. Chi sono i promotori del progetto Free Italia Wi-Fi? Sono la Provincia di Roma, il Comune di Venezia e la Regione Sardegna. Come il cittadino può usufruire della Free Italia Wi-Fi? Il cittadino interessato deve iscriversi alla rete Wi-Fi pubblica di una qualsiasi amministrazione aderente al progetto. L’amministrazione le fornirà un nome utente e una password attraverso le quali è possibile accedere alla rete, non solo all’interno del territorio della pubblica amministrazione che le ha fornito le credenziali ma anche in tutti gli altri territori che partecipano all’iniziativa, senza dover fare una nuova registrazione. Come possono aderire le Pubbliche Amministrazioni? Il progetto “Free ItaliaWiFi” è aperto a tutti i Comuni, le Province e le Regioni purché dotati di una propria rete pubblica Wi-Fi. L’adesione avviene sottoscrivendo l’”Accordo di Collaborazione sulla Cittadinanza Digitale”, approvando quindi i Principi Fondamentali e il Regolamento Tecnico. Maggiori informazioni possono essere consultate sul sito www.freeitaliawifi.it Perché nasce questo progetto? Scopo di questo progetto è la diffusione di Internet ad un numero sempre maggiore di cittadini italiani. Motivo non certamente secondario è riconducibile allo stato di salute del mercato delle telecomunicazioni il quale in Italia necessita dell’aiuto del settore pubblico per crescere ed offrire servizi a prezzi concorrenziali.
L’importanza di Internet nella nostra vita. L’introduzione di Internet nelle nostre case rappresenta un’innovazione radicale che influisce nella vita di ogni individuo in termini di produttività, efficienza e velocità di comunicare. Basti pensare all’acquisto on-line di un biglietto aereo o al pagamento di bollettini postali on-line attraverso il servizio della Banca Multicanale. Oppure a rapide ricerche sul web divenuto ormai una sorta di enciclopedia universale, all’utilizzo dei social network a scopo sociale e polito fino all’implementazione di processi di informatizzazione all’interno delle pubbliche amministrazioni, nelle scuole con lo sviluppo dell’e-learnig e nelle imprese che ormai utilizzano piattaforme elettroniche per le proprie transazioni di natura commerciale. Possiamo quindi sintetizzare la diffusione di tutti questi nuovi servizi, fruibili attraverso l’utilizzo di Internet, in un unico termine: rivoluzione tecnologica che ha interessato in misura differente le diverse parti del mondo e in particolare i diversi paesi europei. La possibilità di disporre di tutti questi servizi rappresenta ormai nella nostra società il parametro attraverso il quale è possibile misurare il grado di sviluppo culturale, sociale ed economico di un Paese. Sicuramente l’Italia non copre una posizione rilevante per quanto riguarda l’utilizzo di internet e la diffusione della banda larga. La sua posizione si colloca tra le ultime in riferimento ai paesi dell’Unione Europea a 27. Filomena Romano
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Numero 1
Nasce Free Italia WiFi
Tralasciando un ragionamento sui rischi della salute in genere legati all’attività estrattiva dovuti in particolare all’inquinamento ambientale delle zone limitrofe e non solo e sulla necessità di un più che rigoroso monitoraggio, è doverosa un’analisi dell’impatto occupazionale dopo circa quindici anni di attività estrattiva in Basilicata. A tal proposito è interessante richiamare un’ analisi inchiesta sull’ indotto di estrazione petrolifera della Val d’Agri prodotta dalla Fiom, i cui dati fanno riferimento alla fine del 2008 (“ L’indotto industriale e di servizi del Centro Olio ENI di Viggiano e dei pozzi di estrazione petrolifera della Val d’Agri: la proposta del contratto di sito. “ realizzato da Davide Bubbico, Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica e Centro Interdipartimentale di Economia del Lavoro e Politica Economica). Tale rapporto fornisce una mappatura delle aziende che compongono l’indotto rilevando le imprese regionali coinvolte ed il numero degli occupati. Si evince, con non molta difficoltà, come tale investimento non abbia finora determinato la nascita di nuove imprese lucane e raramente ha sostenuto la crescita di quelle esistenti. In particolare delle 83 aziende operanti nel centro oli e nei pozzi di estrazione la maggior parte sono lombarde, abruzzesi ed emiliane e queste sono le imprese che offrono i servizi a maggior valore aggiunto, mentre le 24 aziende locali (ed a volte tali solo per avere qui la sede legale) sono impegnate nelle attività con più basso valore aggiunto.
Gli addetti con attività stabile e continuativa sono circa 450 e l’occupazione regionale è valutata non oltre il 50%. Il dato su cui bisogna più soffermarsi è che in molte aziende i lavoratori locali, in percentuale maggiore rispetto agli addetti provenienti da altre regioni, anche lavorando da anni, sono ancora impiegati principalmente attraverso contratti di lavoro a tempo determinato, inoltre i cambi di appalto portano non solo il rischio di non vedersi rinnovato il contratto, ma anche l’azzeramento dei diritti contrattuali e delle professionalità acquisite in anni di esperienza lavorativa. In conclusione, le significative ricadute occupazionali connesse all’indotto, sognate dalla Regione Basilicata e stimate in circa 1.000 unità, si scontrano e decadono con la cruda realtà di una occupazione scarsa e poco stabile. Ancor più l’assenza di iniziative industriali sorte a seguito della costruzione del Centro Olio e delle attività estrattive e dell’effettiva crescita delle aziende locali già impegnate nei settori delle manutenzioni meccaniche ed elettrostrumentali ci rammenta che anche qui l’economia globale (in combutta con la gestione regionale) tende a diffondere quello che può essere definito Mclavoro (contratti usa e getta tipo McDonald’s) che si caratterizza per essere mal pagato, stressantissimo, faticosissimo e precario.
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REDAZIONE:
Filomena Romano
Roberta Rossi
Antonio Bellarosa
Francesco Pavese
Giovanni Martoccia
Sergio Fanelli
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CICLOSTILATO
IN PROPRIO
Riportiamo di seguito la soluzione del cruciverba presente nel numero 0 del
giornalino Arci:
Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di
questo numero.
La nostra libertà dipende dalla libertà di stampa, ed essa non può essere limitata senza che vada perduta.
(Thomas Jefferson)
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