AA.vv. - Il Club Dei Delitti

download AA.vv. - Il Club Dei Delitti

of 101

Transcript of AA.vv. - Il Club Dei Delitti

AA.VV.

Il club dei delitti

1993 Garden Editoriale Giallo Garden n. 1 (luglio 1993)

Indice

Il club dei delitti ____________________________________________ 3Il Club 19 di A.J. Alan ______________________________________________ 4 Laborrito avversario di John Buchan__________________________________ 11 Gli strani passi di G.K. Chesterton ____________________________________ 21 Il giovanotto con i pasticcini alla panna di Robert Louis Stevenson __________ 36 Il circolo Brun di Franco Giambalvo __________________________________ 55 La mente superiore di John Russell Fearn ______________________________ 68 La traccia sbagliata di William Le Queux_______________________________ 89 Gli amici della bottiglia di Antonio Bellomi ____________________________ 99

Il club dei delitti

Il Club 19di A.J. Alan

Titolo originale: The 19 Club (1938) Traduzione di Alda Carrer

A.J. Alan (1883-1940) si fece un nome negli anni Venti con i suoi programmi radiofonici. Fino alla sua morte narr per radio i propri racconti, presentati sempre sotto forma di esperienze personali, in seguito trascritti per creare antologie. Per anni la sua vera identit venne mantenuta segreta, questo perch dietro quel nome si celava Leslie Harrison Lambert, civile con alti incarichi governativi. Questo racconto appare sul The Daily Express il 18 aprile 1938. [N.d.R.]

Appartengo a un circolo, anzi vi faccio da segretario, ma a parte questo, esso non si distingue da tanti altri simili. Si chiama Club 19. Forse pensate che sia un po misterioso, ma non lo affatto. Vi sono 19 soci e il club apr nel 1919, perci non vedo come altro poteva chiamarsi. Siamo un gruppo di persone che ebbero un determinato lavoro da fare durante la guerra, e quando questa fin pensammo che sarebbe stato divertente ritrovarci e cenare insieme di tanto in tanto. E cos facciamo, due volte allanno: il primo giugno e il primo dicembre. Quando il giorno cade di domenica, spostiamo la riunione al luned. Questo accordo risparmia al segretario un mucchio di lavoro, perch non vi sono avvisi da mandare; per la verit, essere segretario non per niente un disturbo. Andiamo sempre allo stesso ristorante e io mi reco l due o tre giorni prima per ordinare la cena. Quando il pasto consumato, prima di andarcene, passo in giro a raccogliere da ciascuno una trentina di scellini che consegno direttamente al capo cameriere; lui mi d la ricevuta, che generalmente perdo, e la cosa fatta. Nulla potrebbe essere pi semplice dal mio punto di vista, o da quello di chiunque altro, direte voi, ma fu proprio questa semplicit a portarci quasi in un pasticcio il primo giugno di questanno. Esaminando la nostra procedura un po trascurata, vedrete che essa lascia la direzione del ristorante, e naturalmente i camerieri, alloscuro riguardo la nostra identit: loro sanno soltanto che siamo il Club 19 e lo scrivono su un cartoncino nellingresso. Vi un tabellone di mogano lucidissimo che poggia su un cavalletto allentrata, dove figurano i nomi delle sale, e il cartoncino lo attaccano l. Ebbene, per disgrazia, un giornalista che gironzolava in cerca di preda, entr nel ristorante in occasione del nostro ultimo incontro di dicembre e vide per caso quel

cartoncino. Chiese chi eravamo e i responsabili del locale risposero evasivamente perch non lo sapevano; dissero di non avere nessuna informazione su di noi. Questo dovette solleticare la sua curiosit e lui mand il suo biglietto da visita indirizzato al nostro segretario, chiedendo subito unintervista. Un cameriere me lo port durante un divertente discorso che qualcuno stava facendo, e lo giudicai una sfacciataggine. Dissi: No o qualcosa di simile, e pregai il cameriere di dire al signor Heacham di andarsene (Heacham era il nome sul biglietto). Insomma, va bene la libert di stampa e i suoi metodi, ma se alcuni amici non possono cenare in pace senza lintrusione dei giornalisti, be, un po troppo! Comunque, il signor Heacham non se ne and. Pare che gironzol fuori del locale per tutta la durata della cena e quando uscimmo si fece indicare il segretario dal fattorino alla porta. Io non lo vidi affatto ma lui dovette seguirmi fino a casa e poi, molto probabilmente, cerc il mio nome sulla guida perch due giorni dopo ricevetti una sua lettera; mi scriveva da un ufficio nello Strand. Si presentava come giornalista indipendente e diceva di avere avuto lincarico dal direttore di un noto quotidiano londinese di scrivere una serie di articoli sui circoli che si riuniscono a cena. Badate, io non credo a questa storia perch penso che sia molto pi probabile che i giornalisti scrivano prima gli articoli e poi vadano a venderli ai direttori di giornali. Tuttavia potrei sbagliarmi. Dunque, proseguiva chiedendomi i nomi di tutti i soci, e anche particolari biografici che interessassero il pubblico, e via dicendo. Aggiunse, credo, che sarebbe stata una bella pubblicit per noi. In ogni modo chiesi a gran voce la mia stilografica e gli scrissi una lettera alla quale lui non rispose; e la cosa fini l. A proposito, ho fatto poco prima unaffermazione non del tutto esatta, temo: ho detto che quando il biglietto da visita di quelluomo mi fu portato durante la cena, vi era un discorso in atto. Per la verit non facciamo discorsi nel senso comune del termine, ma pu succedere questo: se uno fa qualcosa dintelligente o dinteressante come volare in Australia e tornare, o percorrere la Cina in auto, o inventare una cosa prodigiosa, gli chiediamo di venire alla nostra cena per poi descrivere la sua impresa in maniera informale. E non ci limitiamo a imprese rispettabili. Se uno dovesse introdursi furtivamente nella Banca dInghilterra e portasse via un milione di sterline, sono sicuro che gli chiederemmo di venire a raccontarci esattamente come ha fatto. Quindi vedete che, in un modo e nellaltro, ci procuriamo divertimento e istruzione, ma non gratuito. Oh, no: vi un onorario di dieci sterline che noi speriamo sempre sia accettato dallospite della serata, e stiamo diventando sempre pi fiduciosi perch finora nessuno lha mai rifiutato. Vi sorprendereste di certe persone distinte che non si sono fatte sfuggire un biglietto da dieci sterline; colui che intasc la busta con il massimo piacere fu un certo Cancelliere dello Scacchiere... non sto a dire il nome. Venne a spiegarci il suo bilancio. Non da tutti procurarsi questi artisti, ma noi teniamo gli occhi aperti per le occasioni adatte. Comunque sia, lo scorso marzo mi capit di leggere un trafiletto sul giornale. Era ficcato in un angolo ma mi entusiasm. Parlava di un inglese di nome Kennedy che

era evaso da una prigione straniera. In unisoletta al largo di Giava gli olandesi avevano una colonia penale e Kennedy era rinchiuso l dove scontava una condanna a dieci anni. Non so se non furono gentili con lui o se il carcerato si era stancato del posto, fatto sta che una mattina decise di andarsene. Si arrampic sul filo spinato mentre nessuno guardava e and direttamente a casa del governatore dellisola. Il governatore non cera, e allora il signorino Kennedy and nella camera da letto, indoss una delle sue uniformi e si diresse a passo lento verso il porto. L prese la motobarca del governatore e lasci lisola, con la bandiera ufficiale che sventolava sul natante. Ottenne anche di farsi salutare da uno dei nostri incrociatori leggeri che era nel porto in quel momento. Dopo si persero le sue tracce. Mostrai il trafiletto a diversi soci del Club 19 e furono tutti daccordo che Kennedy era il tipo per noi, purch lo trovassimo. Si dava il caso che conoscessi il direttore del giornale che aveva pubblicato la notizia; andai da lui e gli chiesi di farmi avere eventuali altre informazioni di cui fosse venuto a conoscenza. Mi promise di fare indagini ma non mi fu di molto aiuto. Comunque, circa sette settimane dopo, ricevetti una lettera un po sibillina da un tale di Chiswick. Diceva di essere appena tornato dallOriente e di avere saputo che io ero interessato a una persona il cui nome cominciava per K. Se desideravo informazioni, potevo recarmi allindirizzo della lettera e chiedere del signor John Smith. Ci andai lo stesso pomeriggio. Ledificio, di cui non do i dettagli, era di mattoni rossi e vi erano cartelli alle finestre indicanti Stanze da affittare. La porta mi fu aperta dalla padrona, una vecchietta simpatica, e quando chiesi di John Smith, lei doveva sapere che era un nome falso, o comunque mi diede questa impressione. Disse che lui mi aspettava, ma avrei fatto bene a non trattenermi troppo a lungo perch luomo era stato molto malato. Glielo promisi, naturalmente, e allora mi fece passare nel soggiorno che era a destra e dava sulla strada. Larredamento era tradizionale ma confortevole. L trovai un omuncolo nervoso sui trentacinque anni che lanciava continue occhiate attraverso la finestra e sbirciava in strada. Possedeva anche una voce acuta, di quelle che non si spezzano mai; era talmente forte che era difficile abituarvisi. Parlammo della stagione fin quando la padrona si stuf di origliare alla porta, e dopo lui conferm quello che gi avevo indovinato, e forse anche voi: non era John Smith ma John Kennedy, levaso. Si scus di ricevermi in quel nascondiglio, ma temeva che la polizia lo trovasse e lo consegnasse agli olandesi. Gli dissi che da me non avrebbero avuto aiuto, e infine parlammo della cena del Club 19. In principio lui fu un po cauto alla prospettiva di uscire cos allo scoperto, ma poi decise di rischiare, e gli torn il sorriso quando seppe delle dieci sterline. Lunico guaio era che lui era a corto di denaro e possedeva solo gli abiti che indossava. Gli si concedeva un anticipo? Fu molto sincero sulla sua situazione: aveva avuto una brutta influenza appena dopo essere sbarcato e la malattia gli aveva lasciato il cuore debole; per questo non poteva cercarsi un lavoro. Aveva un debito con la padrona di casa e nel complesso la situazione non era troppo rosea. Comunque gli diedi quanto bastava per saldare il conto con la padrona e comprarsi dei vestiti; gli dissi anche che avrei sollecitato i soci del circolo a versare un onorario maggiore. Feci bene attenzione a non menzionare le sue esperienze in prigione perch mi sembr che non lavrebbe gradito; gli comunicai

lora e il luogo della cena e me ne andai. Lunico rammarico era per la sua voce, cos poco adatta a descrivere imprese audaci. Forse dovrei spiegare che per arrivare alla sala del ristorante dove ceniamo, bisogna attraversare una specie di anticamera ed nostra abitudine riunirci l per bere sherry e cocktail. Dunque il primo giugno eravamo tutti in attesa in quella anticamera quando arriv John Smith. (Ci eravamo accordati di usare quel nome nel suo stesso interesse.) Apparve molto pi in salute di quando lo avevo lasciato, evidentemente si era rinvigorito per affrontare la dura prova del discorso. Non che fosse ubriaco, ma un bicchiere o due laveva bevuto. Meno male che era un po in ritardo, ed ebbe il tempo di ingoiare solo uno sherry prima che ci mettessimo a tavola. Presi la precauzione di sedermi accanto a lui per controllare che non eccedesse. Poteva sembrare meschino, ma avrebbe rovinato tutto se si fosse ubriacato troppo presto. La cena si svolse normalmente e poco dopo, quando i camerieri ebbero sparecchiato, il nostro presidente invit Il re a raccontarci le sue esperienze in Oriente. Lo rassicur anche, a nome del club, che quanto avrebbe detto sarebbe rimasto segreto. Dopo di che John Smith-Kennedy si alz in piedi e raccont la sua storia, una storia davvero stupefacente. Cominci parlando del crimine per il quale era stato condannato, un furto con scasso a Bruxelles. Nessuno fece commenti, ma ci parve singolare che un uomo fosse spedito in una colonia penale olandese per un reato, sia pure odioso, commesso in Belgio. Fece altri vistosi sbagli, e infine, fu evidente che il racconto era una montagna di frottole dal principio alla fine e che lui non era stato pi in l del South End... altro che Giava! Le cose divennero cos ridicole che infine gli dicemmo che stava esagerando. Lo ammise senza esitazione. Disse che non era Kennedy, che non era stato mai in prigione, e che si trattava di una burla. Ah, ah, molto divertente, ma se non sei Kennedy, chi sei? fu il nostro commento. A quel punto riusc a sorprenderci. Vi ricordate quel tale Heacham, il giornalista che mi aveva mandato il suo biglietto da visita e voleva sapere del nostro circolo? Ebbene, quello era Heacham che si stava prendendo la rivincita. Sulle prime non capii come avesse fatto a collegare la storia di Kennedy con noi, ma ci spieg con diabolica gioia che occasionalmente lavorava per quel direttore di giornale che io conoscevo; costui lo aveva mandato a chiamare e gli aveva affidato le indagini su Kennedy. Doveva avere menzionato il mio nome e perch desideravo linformazione. Inutile dire che lui non aveva rintracciato Kennedy, ma aveva sfruttato le circostanze per umiliare me e il circolo, e non si pu negare che lo avesse fatto molto bene. Non ci sarebbe importato affatto se lui non fosse stato cos bestialmente offensivo: camminava impettito avanti e indietro, ci scherniva e il peggio doveva venire, perch sarebbe andato difilato al giornale e tutta la storia sarebbe apparsa nelledizione del mattino, con tanto di nomi, almeno di quelli che conosceva. Divenne talmente feroce che, se non fosse stato nostro ospite, sicuramente qualcuno gli avrebbe cambiato i connotati. Gli dicemmo che non desideravamo la pubblicazione della storia e che avremmo preso misure per impedirlo; a quel punto lui perse il controllo e sinfuri. Disse: Sono ancora nelle

mani del dottore per il mio cuore. Se mi usate violenza, sar peggio per voi. Chiarimmo che nessuno di noi aveva detto o fatto alcunch di minaccioso. Tuttavia gradivamo discutere della situazione in privato, prima che lui se ne andasse, e lo pregammo di trasferirsi nellanticamera adiacente. Heacham usc e uno di noi lo segu per tenergli compagnia. Ebbene, stavamo parlando da non pi di un minuto quando la persona che era andata con lui si present alla porta dicendo: Vorrei che veniste a dare unocchiata a quel tizio. Sembra che non stia molto bene. Ci muovemmo tutti insieme e, parola mia, aveva proprio un brutto aspetto. Era caduto in avanti sulla poltrona e pareva svenuto o colpito da una crisi o qualcosa del genere. Uno di noi soci era medico e gli fece una rapida visita; poi disse: Mi spiace, brava gente, ma questo un gran brutto colpo. Luomo morto e ci spieg che una cena abbondante e un eccessivo eccitamento avevano provocato una dilatazione acuta del cuore gi malandato e il conseguente arresto. Semplicissimo, senza dubbio, da un punto di vista medico, ma terribilmente imbarazzante per noi. Fummo molto dispiaciuti, ma al tempo stesso sentimmo anche un certo fastidio perch lui era venuto alla cena sotto mentite spoglie e per di pi era morto l, in mezzo a noi, e tutto sommato questo non destava quella grande piet che altrimenti avremmo avuto. Il fatto sarebbe finito sui giornali e una tragedia come quella, porta sempre un certo danno a un ristorante, senza contare che qualcuno di noi avrebbe dovuto passare unallegra mattinata nellufficio del coroner. Eravamo tutti l in piedi, con la faccia seria, e stavamo posando i sigari quando uno osserv: Quanti fastidi ci saremmo risparmiati se questo tizio fosse vissuto almeno tanto da arrivare a casa. E poi fece un breve cenno di assenso con la testa... cos; e, come si sa, un tale cenno talvolta come un ammiccamento, specialmente quando chi lo fa persona autorevole; e il suo significato era cos scandaloso che tutti voi, ne sono sicuro, avrete trattenuto il respiro. Gli feci una domanda: troppo tardi per lei, signore, per andare a giocare a bridge da qualche parte? No, non era troppo tardi. Incroci lo sguardo di altri due o tre amici suoi e insieme se ne andarono. Dopo ci consultammo e stabilimmo un piano dazione. Piazzammo un uomo alla porta per tenere lontani eventuali camerieri e andammo a prendere tutti i cappelli e i soprabiti, compresi quelli del povero Heacham. Mentre glieli mettevamo, fu detto alluomo che possedeva lauto pi grande di andarla a prendere e di mandare lautista a casa. Appena fu davanti al locale, ci demmo da fare. Una specie di avanguardia di cinque persone si mosse per fare un po di scena. Dovevano usare tutti i fattorini disponibili per cercare auto o taxi e quindi liberare la hall del ristorante dal personale che vi stazionava. Il nucleo principale, per cos dire, segu a breve distanza; io e un altro sorreggevamo Heacham, e il resto del Club 19 stava a ranghi serrati attorno a noi. Scendemmo le scale senza il minimo controllo, ridendo e chiacchierando, sebbene non ne avessimo voglia; ma quando fummo nella hall ci trovammo di fronte a un terribile intoppo. Avevano messo in funzione la porta girevole. Prima di cena lentrata era libera, i battenti ripiegati, ma forse la temperatura si era fatta pi fresca.

Comunque, eccola l che girava e noi ci chiedemmo come diavolo avremmo fatto. Forse qualcuno di voi ha provato a passare da quel tipo di porta in due alla volta. Nel migliore dei casi si viene un po schiacciati, se i due sono persone vive, ma provateci quando uno morto, ammetterete che non divertente affatto. Non potevamo fermarci a discuterne senza attirare lattenzione, perci la nostra prima fila usc e form uno schermo allesterno. Poi, come segretario del circolo, sentii che era mio dovere prendermi cura dellospite che non mi dava nessun aiuto. Quando ci trovammo a met della porta girevole e tagliati fuori dal mondo esterno, cadde il cappello di Heacham; dovetti recuperarlo con una mano e tenere luomo pi o meno eretto con laltra. Le persone che stavano girando la porta videro e arretrarono per darmi tempo, ma fu una esperienza penosa e sono disposto a scambiare incubi con chiunque. Non fui tranquillo finch non lo mettemmo nellauto, ma dire tranquillo unesagerazione. Io e un altro ci sistemammo dietro, con il morto in mezzo, e davanti cera il proprietario dellauto al posto di guida. Lui fu molto prudente durante il tragitto perch non volevamo incorrere in qualche infrazione e dover dare i nostri nomi e indirizzi. Inoltre, non volevamo arrivare a Chiswick troppo presto. Sebbene andassimo molto lentamente, trovammo una luce accesa alla finestra del primo piano, e allora proseguimmo. Ripassammo dieci minuti dopo, e la luce era ancora accesa; facemmo il giro della zona per quasi unora, passando davanti alla casa a intervalli, fino a quando la luce non fu spenta. E finalmente eseguimmo lultima fase delloperazione. Lauto ci scaric e prosegu per andare a parcheggiare in una via adiacente. Io e laltro uomo trasportammo il morto fino alla porta dingresso, percorrendo il giardino anteriore. L fu facile perch avevamo la chiave, ma dopo incappammo in unaltra sfortuna. Quando ero stato in quella casa la prima volta cera il linoleum sul pavimento dellandrone, ma evidentemente era stato tolto, ed erano rimaste le nude piastrelle. Non vi era neppure uno zerbino, e quando posammo il piede su quelle piastrelle dopo avere calpestato il sentiero ghiaioso del giardino, potete immaginare il rumore che facemmo... e svegliammo la padrona. Lei si affacci in cima alle scale e grid: il signor Heacham? Io risposi: S con voce molto acuta (lavevo davvero). Allora lei disse: La sua cioccolata sulla stufa in cucina. Grazie tante. Buona notte risposi io. Per fortuna lei torn subito a letto. Ci sentimmo sollevati e trasportammo Heacham nella sua stanza, dove accendemmo la luce. Gli togliemmo cappello, soprabito e lo sistemammo nella posa pi naturale possibile su una poltrona. Andai in cucina, presi la cioccolata, tazza e piattino. Se fossimo stati i suoi assassini, e quasi ci sentivamo tali, non ci saremmo dati pi da fare di cos, ma vorrei che si prendesse nota che lui fu trattato con tutto il dovuto rispetto dallinizio alla fine. Non dimenticammo di lasciare la luce accesa, e le sue impronte digitali erano su tazza e piattino. Ce ne andammo senza far rumore, raggiungemmo lauto secondo gli accordi e arrivammo a casa senza incidenti. Non vi fu una inchiesta, o se vi fu non ne scrissero i giornali, e tutto deve essere filato liscio, ma noi passammo giorni dansia. Lansia era dovuta a uno stupido errore che avevo fatto, come tanto spesso capita ai criminali.

A prima vista una sciocchezza, ma essa avrebbe potuto rovinare tutto il nostro bel lavoro. Ero venuto via con la chiave di Heacham in tasca.

Laborrito avversariodi John Buchan

Titolo originale: The Loathly Opposite Oliver Pughs Story (1927) Traduzione di Alda Carrer

Quale aborrito avversario ero Del suo innaturale scopo. Re Lear [atto II, scena I]

John Buchan, Primo barone di Tweedsmuir (1875- 1940), stato un romanziere e politico scozzese. Intraprese la carriera legale e quella politica, ma sin dalla giovane et la sua passione stata la scrittura: la sua ricca bibliografia vede un elevato numero di romanzi, racconti e saggi. Questo racconto, la cui prima stesura era intitolata The Post, appare per la prima volta sul numero 1 di London Pall Mall Magazine, ottobre 1927. In Italia appare la prima volta nel 1965 con il titolo Lo sdegnoso nemico, nellantologia Caccia alla spia: i migliori racconti di spionaggio, a cura di Eric Ambler (Lerini, Milano). [N.d.R.]

La sera prima Burminster era stato a cena nel palazzo municipale, al quale avevano partecipato molte celebrit a lui sconosciute. Aveva visto per la prima volta in carne e ossa persone note di fama e dichiar che in ogni caso limmagine che di loro si era fatto era stata crudelmente frantumata. Un illustre poeta, lui disse, somigliava a un allibratore dellultima puntata prima della corsa, e un finanziere di fama internazionale pareva esattamente un insegnante di musica di scuola media. Perci Burminster dedusse che le cose non erano mai quelle che sembravano. solo perch hai poca immaginazione disse Sandy Arbuthnot. Se avessi realmente compreso la poesia di Timson, ti saresti reso conto che essa armonizzava con i capelli rossi tagliati a spazzola e un corpo grasso, e avresti dovuto sapere che Macintyre (questo era il finanziere) aveva il tipo di mente per la musica e la metafisica. Per questo lui confonde tanto la City. Se comprendi abbastanza il lavoro di una persona, puoi indovinare con buona precisione il suo aspetto. Non intendo il colore degli occhi o dei capelli, ma il suo aspetto in generale. Era una piacevole abitudine di Sandy lanciare un occasionale paradosso a tavola con lidea di avviare una discussione. Questa volta stimol Pugh che dallIndian Staff Corps era passato allUfficio della Guerra. Pugh era stato un grande personaggio nel lavoro dei servizi segreti in Oriente, ma non aveva il fisico del ruolo, somigliando a

un subalterno di cavalleria che gioca a polo. La sua pelle era tesa agli zigomi come sulle nocche di un pugno serrato, ed era cos scura da sembrare bronzo battuto. Luomo aveva capelli neri, occhi neri un po piccoli e lucenti, e il naso adunco che nel celta si accompagna spesso a quel colorito. Era lui stesso una buona confutazione della teoria di Sandy. Non sono daccordo disse Pugh. Almeno come principio generale. Un pezzo di umanit di cui studiai il lavoro al microscopio per due penosi anni sconvolse tutte le mie idee quando arrivai a conoscerla. E ci raccont la sua storia. Quando arrivai in Inghilterra nel novembre del 17 e mi fu assegnato un reparto segreto situato su tre piani in una casa settecentesca con sede in una via secondaria, avevo parecchio da apprendere della mia attivit. Imparai in un tempo ragionevole grazie allottimo personale di cui mi trovai fornito. Nessuno di loro era un militare. Erano tutti uomini istruiti, come esigeva quel lavoro, ma provenivano da ambienti diversi. Uno dei migliori era un proprietario terriero delle Shetland, un altro faceva parte del Consiglio della Corona al tribunale militare della Marina, e poi avevo un chimico metallurgico, un campione di golf, un editorialista, un noto drammaturgo, diversi matematici e un curato di East End. Nessuno di loro pensava ad altro che al lavoro e alla fine della guerra, quando qualche fesso propose di nominarli ufficiali dellOrdine dellimpero britannico, vi fu una discreta imitazione di tafferuglio. Non esisteva un gruppo pi leale, e mi accettarono come loro capo senza far domande, come se fossimo stati insieme dal 1914. Alla guerra come tale, loro pensavano poco. Succede lo stesso in tanti altri reparti dietro le linee, e forse era una buona cosa, manteneva calmi i nervi e concentrate le menti. In fondo, il nostro lavoro era decodificare e decifrare i messaggi tedeschi; non ci occupavamo delluso che ne veniva fatto. Era un piccolo gruppo curioso, e quando ci fu larmistizio i miei uomini restarono sbalorditi; non si erano resi conto che il loro lavoro era legato alla guerra. Quello che minteressava di pi era il mio comandante in seconda, Philip Channell. Era un uomo di quarantatr anni, alto un metro e settantacinque, che pesava, immagino, meno di sessanta chili ed era cieco come una talpa. Faceva bene il lavoro a tavolino servendosi di doppi occhiali, ma non ti avrebbe riconosciuto a tre metri di distanza. Era stato professore in qualche universit dellInghilterra centrale, insegnava matematica o fisica, penso, e appena scoppi la guerra aveva cercato di arruolarsi. Naturalmente lo scartarono, risult E5 in ogni classificazione fisica, senza contare che aveva superato let; ma lui non si diede per vinto e poco dopo insistette tanto che riusc a entrare al servizio del governo. Per fortuna trov un lavoro che pot fare in maniera superlativa, perch non credo che vi sia uomo al mondo con pi talento naturale per la crittografia. Non so se qualcuno di voi si sia mai soffermato su questa materia fastidiosa. Comunque sapete che la scrittura segreta rientra in due categorie, codici e cifrari, e che i codici sono combinazioni di parole e i cifrari di numeri. Ci veniva detto, ricordo, che non cera codice o cifrario di utilit pratica che non potesse essere tradotto, e in un certo senso vero, specialmente per i codici. Un sistema di

comunicazione in uso continuo non deve essere troppo complicato, e un codice operativo, se uno abbastanza esperto del lavoro, generalmente lo scopre. Per questo un codice viene cambiato periodicamente da chi lo usa. Vi sono regole per scoprire con pazienza permutazioni e combinazioni di lettere nella maggior parte dei codici, perch linventiva umana sembra seguire certi canali, e uno che svolge da molto quel lavoro diventa sorprendentemente abile. Si comincia scoprendo poco poco, in seguito, empiricamente, si costruiscono le regole di decodificazione e in una settimana o due si conosce tutto. Poi, quando si felicemente occupati a leggere i messaggi nemici, il codice cambia e bisogna ricominciare daccapo... Naturalmente si pu creare un codice che sia impossibile interpretare se non per caso, per esempio, quando la chiave la pagina di un libro, ma fortunatamente questo tipo di codice non molto in uso. Dunque, procedevamo piuttosto bene con i codici, e leggevamo messaggi, cablogrammi, telegrammi intercettati, con notevole facilit e precisione. Era, soprattutto, roba diplomatica e non molto importante. Argomenti pi preziosi erano in cifrario, e quello era un altro paio di maniche. Con un codice si pu costruire linterpretazione per gradi, ma con un cifrario o lo sai o non lo sai, non ci sono vie di mezzo. Un cifrario, essendo fatto di numeri, un campo terribile per labilit matematica. Quando si sono trasformate le lettere di un messaggio in numeri, vi sono molti modi per codificarlo e ricodificarlo. I due artifici principali, come sapete, sono trasposizione e sostituzione, e non vi sono limiti per come usare luna o laltra, o entrambe. Nulla impedisce che un cifrario abbia un doppio significato, prodotto da due metodi diversi e; come problema pratico, bisogna decidere quale significato sintende. Con una complicazione in pi, una volta decifrato, il messaggio potrebbe risultare in un codice difficile. Posso ben dirlo, il nostro lavoro non era una cura di riposo. Perplesso, Burminster chiese che cosera un cifrario intrecciato. Sarebbe lungo spiegarlo. Grosso modo, si scrive un messaggio orizzontalmente in numeri; poi si trasferisce in colonne verticali, i cui numeri e ordine sono determinati da una parola chiave; poi si scrive il contenuto delle colonne orizzontalmente, seguendo le linee trasversali. Per interpretarlo occorre la parola chiave, allora lo si riporta in colonne verticali e poi nella forma orizzontale originaria. Burminster grid come uno che soffre. Non possibile. Non dirmi che un cervello umano potrebbe risolvere un tale rebus. Veniva fatto frequentemente rispose Pugh. Da te? Misericordia, non da me. Io non so fare un semplice cruciverba. Dai miei uomini. Che mi venga un colpo. disse Burminster con voce rauca. Vuoi dire seriamente che potresti sederti e avere davanti a te un guazzabuglio di numeri e risalire da quel guazzabuglio alloriginale che ha un senso? Io no, ma Channell potrebbe farlo... nella maggior parte dei casi. Vedi, noi non iniziammo alla cieca. Sapevamo il tipo di labirinti che il nemico preferiva, e il nostro metodo di lavoro era quello di provare una variet di indicazioni finch non trovavamo quella giusta.

Dio mio! Vai avanti con Channell. Questa non la storia di Channell disse Pugh. Lui centra per caso... Vi fu un cifrario che ci sconfisse sempre, era usato fra il Comando generale tedesco e le forze armate in Oriente. Era un cifrario intrecciato e Channell ci aveva perso pi tempo con quello che con una dozzina di altri, perch lo metteva alla prova. Ma si dichiar battuto. Non disse che era insolubile, ma che avrebbe avuto bisogno di un pizzico di fortuna per risolverlo. Gli chiesi che genere di fortuna, e lui disse: Un errore o una ripetizione. Quello gli avrebbe dato, forse, una possibilit di stabilire le equazioni. Quel cifrario lo chiamammo P.Y. e lo odiammo mortalmente. Ci sentivamo dei pigmei che colpivano ripetutamente la base di unalta torre di pietra. Lantipatia per il cifrario divenne presto antipatia verso chi lo aveva concepito. Channell e io solevamo... non dico divertirci perch la cosa era troppo seria, ma tormentarci cercando dimmaginare il tizio che con il suo cervello era responsabile di P.Y. Avevamo un dossier abbastanza completo del Comando dei servizi segreti tedeschi, ma naturalmente non conoscevamo chi fosse linventore di quel cifrario. Sapevamo soltanto il suo nome in codice, Reinmar, con cui firmava i messaggi pi semplici per lOriente. Channell, che era un tipo romantico nonostante tutta la sua scienza, si era messo in testa che fosse una donna. Me la descriveva come se lavesse vista: una diavolessa, giovane, bella, con volto pallido ma molto truccato, e occhi da cobra. Immagino che nel suo tempo libero leggesse romanzi dozzinali. La mia era unimmagine diversa. In principio pensai a un tipo istrionico di scienziato, un cervello spietato, con fronte alta, e mascella raggrinzita come quella di uno scimpanz. Ma non funzion, e ripiegai sullimmagine di un eccellente Generalstaboffizier, bello come Falkenhayn, addestrato fin nei minimi particolari, assolutamente impassibile, dotato di una mente che funzionava con linstancabile precisione di una buona macchina. Tutti noi soffrivamo, allora, dello spettro di quel tipo di tedesco e quando le cose andavano male, come nel marzo del 18, lodio contro di lui mi toglieva il sonno. Il tizio infernale era cos inattaccabile e protetto, un Golia che si faceva beffe dei sassolini che lanciavamo con le nostre deboli fionde. Dunque, per farla breve, venne il momento nel settembre del 18 che P.Y. fu quasi la cosa pi importante al mondo. Era di enorme importanza quello che la Germania stava facendo in Siria e sapevamo che era tutto in P.Y. Ogni mattina una montagna di messaggi tedeschi intercettati occupava il tavolo di Channell, purtroppo indecifrabili per lui come scarabocchi di bimbo. Io ero pungolato dai miei capi e a mia volta pungolavo Channell. Avevamo una settimana per trovare la chiave del cifrario, dopo di che le cose sarebbero andate avanti senza di noi, e se non eravamo riusciti in diciotto mesi di tranquillo lavoro, pareva improbabile poterlo fare in sette giorni febbrili. Channell perse quasi la testa a causa del superlavoro e dellansia. Io solevo fare delle capatine nella stanzetta sporca e lo trovavo abbastanza corrucciato e contratto dalla stanchezza. Ma questa non una storia su di lui, anche se c una buona storia che potrei raccontarvi unaltra volta. Sta di fatto che vincemmo la sfida. P.Y. fece un errore. Una mattina ricevemmo un lungo messaggio datato in chiaro, poi uno breve, e un terzo quasi uguale al primo. Il secondo doveva significare: Vostro messaggio odierno

inintelligibile, prego ripetere; la solita formula. Questo ci forn la traduzione di un pezzetto del cifrario. Ma non bastava, e per dodici ore Channell fu sullorlo della pazzia, finch gli venne in mente che quel Reinmar poteva aver firmato il lungo messaggio con il suo nome, come facevamo talvolta noi in casi di estrema urgenza. Ebbe ragione, e a meno di tre ore dalla scadenza del tempo accordatoci, il testo fu trascritto a puntino. Come ho detto, questa una storia che merita di essere raccontata, ma non la mia. Finimmo entrambi la guerra troppo stanchi per pensare ad altro, tranne che la maledetta cosa era finita. Ma Reinmar era stato troppo a lungo il nostro nemico invisibile, costantemente immaginato, e conservammo un certo interesse per lui. Ci sarebbe piaciuto vedere come aveva preso la sconfitta, perch doveva aver saputo che noi lo avevamo battuto. Il pi delle volte quando batti uno al gioco hai simpatia per lui, ma io non lavevo per Reinmar. Anzi feci di lui una sorta di miscuglio di ogni cosa che pi disprezzavo nei tedeschi. Channell rimase attaccato alla sua teoria della diavolessa, ma io ero abbastanza convinto che si trattasse di un uomo piuttosto giovane con arroganza intellettuale che la sconfitta del suo paese non avrebbe in alcun modo scalfito. Lui non avrebbe mai riconosciuto lo smacco. Era estremamente improbabile che scoprissi chi era, ma sentivo che, se lo avessi incontrato, la mia antipatia sarebbe stata abbondantemente giustificata. Come sapete, per un anno o due dopo larmistizio fui piuttosto malato. Tanti di noi lo erano. Non avevamo lo stimolo di tornare agli agi della vita civilizzata, come gli uomini nelle trincee. Eravamo stati sempre abbastanza bene fisicamente ma le nostre menti erano logore, e per questo non ci sono cure. La mia digestione and a farsi benedire, e sopportai un miserevole periodo a letto, prendendo solo latte e olio doliva. Dopo tornai a lavorare, ma il maledetto disturbo si riaffacciava sempre e ogni medico aveva una sua cura da consigliarmi. Le provai tutte, cibi asciutti, spuntini ogni due ore, limonate, latte acido, digiuno, eliminazione del fumo, ma nulla fu veramente risolutivo. Ero un peso per me stesso e una scocciatura per gli altri, trascinavo lesistenza con un costante dolore allo stomaco e allintestino. Pi di un dottore mi consigli di farmi operare, ma io ero un po restio, perch avevo visto diversi miei amici, operati per lo stesso disturbo, che stavano male come prima. Poi un uomo mi disse di un tedesco, un certo Christoph, assai bravo per trattare il mio problema. Il migliore del mondo per fare una diagnosi, disse il mio informatore, niente bizzarrie, trattava ogni caso secondo i suoi meriti; una mente davvero originale. Il dottor Christoph aveva una modesta kurhaus in un posto chiamato Rosensee nello Schischen Sweitz. A quel punto ero quasi alla disperazione, cos feci la valigia e partii per Rosensee. Era una cittadina tranquilla allentrata di una stretta valle, racchiusa da alture boscose, un posto pulito e fresco con canali di acqua nelle strade. Vi era una grande chiesa con guglia a cupola, un seminario cattolico, e una piccola conceria. La kurhaus era a met collina e mi sentii meglio appena vidi la mia camera con pavimento pulitissimo e nudo e unampia veranda che guardava sulla radura del bosco. Mi sentii ancora meglio quando vidi il dottor Christoph. Era un ometto con barba grigia, fronte alta, e leggermente claudicante, un po come immagino fosse lapostolo Paolo.

Sembrava saggio, saggio come un vecchio gufo. Il suo inglese era atroce, ma anche quando scoperse che io parlavo abbastanza bene il tedesco, non allarg il discorso. Non avrebbe dato unopinione se non dopo avermi tenuto una settimana almeno in osservazione; ma in qualche modo mi sentii confortato perch conclusi che un cervello di primordine si metteva a lavorare su di me. Gli altri pazienti erano in prevalenza tedeschi, e in modesto numero spagnoli; tra loro, con mio piacere, trovai Channell. Anche lui se lera passata piuttosto male da quando ci eravamo separati. Il suo problema erano i nervi, una generale astenia nervosa e linsonnia; luniversit gli aveva dato un permesso di sei mesi per curarsi. Il poveretto era magro come un manico di scopa, aveva i grandi occhi appannati e le labbra riarse dellinsonne. Era arrivato una settimana prima di me e, come me, era sotto osservazione. Ma la sua cura era diversa dalla mia perch il suo era un problema mentale e il dottor Christoph dedicava ore nel cercare di spiegare i suoi grovigli neurotici. un bravuomo per essere tedesco disse Channell ma sulla strada sbagliata. Non c nulla che non va nella mia mente. Vorrei che si limitasse ai raggi ultravioletti e ai massaggi, invece di farmi delle stupide domande sulla mia bisnonna. Channell e io facevamo passeggiate da invalidi nei boschi, e naturalmente parlammo degli anni in cui avevamo lavorato insieme. Lui viveva molto del passato perch la guerra era stata il grande evento della sua vita e, a paragone, i suoi impegni professionali parevano banali. Mentre camminavamo in mezzo a felci ed eriche appassite, la sua mente ritornava sempre alla stanzetta sudicia dove lui aveva fumato sigarette poco costose e lavorato quattordici ore al giorno. In particolare era ancora vivamente curioso di scoprire il nostro vecchio avversario, Reinmar, come lo era stato nel 1918. Era pi convinto che mai che fosse una donna, e credo che una delle ragioni per cui era venuto a tentare una cura in Germania fosse la vaga speranza di scovare le sue tracce. Io avevo quasi dimenticato la cosa, e mi divert immaginare Channell nella parte di instancabile segugio. Non la troverai qui, nella casa di cura gli dissi. Forse lei in qualche vecchio schloss del vicinato, aspettando te, come se fosse la Bella Addormentata. Parlo sul serio replic lui con tono lamentoso. una semplice questione di curiosit intellettuale, ma ti confesso che darei non so cosa per vederla in faccia. Quando me ne andr da qui, ho pensato di recarmi a Berlino per fare delle indagini. Ma ho uno svantaggio, non conosco nessuno e non ho credenziali. Perch non te ne interessi tu che hai vaste conoscenze e molta pi autorit? Gli dissi che il mio interesse per la cosa si era affievolito e che non mi entusiasmava scavare nel passato, ma gli promisi di fornirgli due righe di presentazione per lattach militare, se fosse andato a Berlino. Per lo scoraggiai abbastanza dal pensare troppo agli eventi riguardanti la guerra. Gli dissi che doveva sbarrare la porta a tutto ci che aveva contribuito al suo attuale esaurimento nervoso. Questa non lopinione del dottor Christoph disse lui con enfasi. Anzi mincoraggia a parlarne. Vedi, per me un interesse puramente intellettuale. Non provo emozione. Mi sento amico di Reinmar, chiunque lei sia. , se vuoi, un episodio romanzesco. Non ne ho avuti molti nella mia vita e non voglio dimenticare questo. Hai detto al dottor Christoph di Reinmar? gli chiesi.

S rispose e ha mostrato un moderato interesse. Sai come ti guarda con quei suoi austeri occhi grigi. Dubito che abbia ben compreso quello che volevo dire, perch un piccolo medico provinciale, anche se un genio nella sua materia, difficilmente conosce i sistemi del Comando supremo... Ho dovuto spiegarglielo, perch devo raccontargli tutti i miei sogni, e recentemente ho cominciato a sognare Reinmar. Che aspetto ha? chiesi. Oh, una figura notevole. Molto bella, ma misteriosa. Ha lunghi capelli biondi che le arrivano alle ginocchia. Naturalmente risi. La confondi con le Valchirie gli dissi. Mio Dio, sarebbe un brutto affare se incontrassi quella virago di persona. Ma lui fu molto serio e dichiar che limmagine mentale di lei non era affatto come i sogni. Accett quasi la mia stupidaggine del vecchio schloss. Pensava che lei fosse una persona illustre ma in miseria, che vivesse solitaria in una masseria cinta da fossati, senza avere nulla per esercitare il suo meraviglioso cervello, mentre si consumava il cuore per il rammarico e la vergogna. Tratteggi cos bene il personaggio che cominciai a pensare che Channell si fosse innamorato di una creatura di sua invenzione, ma poi lui concluse dicendo: Ci nonostante lei condannabile in pieno. Deve esserlo, capisci. Dopo una quindicina di giorni cominciai a sentirmi un altro. Il dottor Christoph pens di avere trovato la causa del male e certamente, con i suoi intensi massaggi e pochi semplici farmaci, ebbi un notevole sollievo interno e mi sentii molto meglio. Lui fu cos soddisfatto del mio progresso che non volle trattarmi da malato. Mincoraggi a fare lunghe passeggiate sulle colline, e poco dopo organizz per me una battuta di caccia al capriolo con alcuni aristocratici militari tedeschi. Mi alzavo prima che facesse giorno nelle fredde mattine di novembre e andavo in auto in cima a una delle alture, dove incontravo un gruppo di cacciatori e di battitori, guidati da un tale in uniforme verde. Ci mettevamo in fila e i battitori, assistiti da una meravigliosa muta di cani, compreso il cane bassotto da caccia, facevano in modo che il capriolo venisse verso di noi. Questo non succedeva molto facilmente perch di solito lanimale fuggiva, e laria era fredda e umida mentre aspettavamo nelle prime ore del mattino, con una spruzzata di neve sul terreno e i rami di abete carichi di ghiaccioli. Ma pi tardi, con il sole, era un piacevole modo di passare la giornata. Non riempivamo mai il carniere, ma quando un capriolo o un gallo cedrone cadevano, tutti i cacciatori si riunivano e bevevano qualche bicchiere di kirschwasser. Mi era stato dato un fucile in prestito, uno di quegli aggeggi spaventosi a doppia canna che sono fucili da caccia e carabine insieme; per passare da una forma allaltra ci vuole un calcolo matematico. La carabina aveva anche il grilletto assai sensibile e quando lo usai la prima volta causai quasi la morte di un rispettabile contadino sassone. Mangiavamo tutti insieme a mezzogiorno; e alla sera, prima di tornare a casa, prendevamo caff e pasticcini in una fattoria o in unaltra. La comitiva era stranamente eterogenea, grossi agricoltori e piccoli signorotti, uno o due gestori dalbergo, un medico locale, e un paio di avvocati di citt. In principio furono un po timidi con me, ma poi si sciolsero, e dopo il primo giorno diventammo buoni amici.

Parlavano molto francamente della guerra, alla quale ognuno di loro aveva dato il proprio contributo, e lo fecero con molta dignit e buonsenso. Imparai a camminare con scarpe Sikkim e le colline sassose mi parvero trascurabili. Ma affaticavano la maggior parte dei cacciatori che, invece di affrontare direttamente una salita o una discesa, sceglievano sempre vie tortuose che offrivano una pi facile pendenza. Una sera, al momento di separarci come al solito, i battitori presero la via pi breve e i cacciatori quella pi lunga. Io sentii il bisogno di fare esercizio fisico, cos feci a gara con i battitori nello scendere la collina, li staccai di parecchio, e dovetti aspettare quasi unora i compagni prima di riunirci tutti insieme in una fattoria per uno spuntino. I battitori dovevano aver parlato della mia corsa perch quando lasciammo la fattoria, un cacciatore, un certo avvocato Meissen, mi chiese perch ero venuto a Rosensee in un periodo dellanno poco favorevole al turismo. Dissi che alloggiavo dal dottor Christoph. un suo amico personale? mi chiese. Gli risposi di no, che ero venuto per cura, essendo malato. I suoi occhi rivelarono un certo stupore. Non era disposto a considerare malato un uomo che scendeva una collina come una valanga. Ma mentre camminavamo nel crepuscolo gelato, Meissen cominci a parlare del dottor Christoph, che non conosceva personalmente, e seppi cos quanto poco onore pu avere un profeta in patria. La gente di Rosensee lo conosceva appena, se non come medico che aveva una inspiegabile attrattiva per pazienti stranieri. Meissen voleva sapere dei suoi metodi e delle malattie in cui era specializzato. Chiss, potrebbe risparmiarmi un viaggio ad Amburgo disse ridendo. bene avere un medico esperto alla porta di casa. Lui un tipo di eremita, e a parte i suoi pazienti, non sembra gradire i suoi simili. Comunque una brava persona, indubbiamente, e c chi dice che durante la guerra fu un eroe. Questo mi sorprese perch non sapevo immaginare il dottor Christoph in veste di combattente, a parte il fatto che sarebbe stato troppo vecchio. Pensai che Meissen si riferisse al suo lavoro in ospedali di basi militari. Ma lui fu preciso: il dottor Christoph era stato in trincea, era rimasto zoppo per una ferita di guerra alla gamba. Avevo conversato pochissimo con il dottore, dato che non soffrivo di problemi nervosi. Lui mi diceva poche parole la mattina e la sera riguardo alla dieta, e mi salutava quando cincontravamo, ma solo alla vigilia della mia partenza facemmo una vera conversazione. Mi mand a dire che desiderava vedermi per almeno unora, e arriv con un fascio di appunti dai quali ricav una specie di conferenza sul mio caso. Poi mi resi conto di quanta cura e solido pensiero mi aveva dedicato. Aveva concluso che la sua diagnosi era giusta, e il mio rapido miglioramento lo confermava, ma era necessario che osservassi per qualche tempo un regime semplice e tenessi docchio certi sintomi. Prese un foglio dal block notes sul tavolo e con la sua calligrafia minuta e precisa scrisse alcune regolette che dovevo seguire. Cera qualcosa in lui, gli occhi onesti, la bocca che pareva essersi contratta spesso per sofferenza, laria di buona volont, che trovavo stranamente attraenti. Avrei voluto essere un caso psichico come Channell e avere goduto di pi della sua compagnia. Lo trattenni a parlare, cosa che non parve dispiacergli. Poco alla volta scivolammo nellargomento della guerra e scoprii ch Meissen aveva ragione.

Nel novembre del 14 il dottor Christoph era andato come ufficiale medico di un reggimento sassone sul fronte di Ypres, e l vi aveva passato linverno. Nel 15 era stato nella Champagne, e nei primi mesi del 16 a Verdun, poi fu colpito da febbre reumatica. Va detto che aveva fatto circa diciassette mesi di continui combattimenti nelle zone peggiori senza quasi mai una vacanza. Un bel record per un ometto delicato di mezza et! La sua famiglia, moglie e un bambino, era allora a Stoccarda. Gli ci volle molto a guarire, e dopo fu mandato ad altro incarico in patria. Fino quasi alla fine della guerra disse quasi, ma non del tutto. Vi fu il tempo per rimandarmi al fronte e farmi colpire alla stupida gamba. Devo dirvi che, ogni qualvolta parlava delle sue esperienze di guerra, lo faceva con un comico sorriso di disapprovazione. Supposi che il suo incarico in patria fosse di natura medica, ma poi lui disse che si stava arrugginendo nel lavoro professionale. E venne fuori che si era trattato di un lavoro collegato con i servizi segreti. Mi attribuiscono un po di talento in matematica disse. No. Non sono un matematico ma ho una certa attitudine per la materia. Perci fui incaricato di costruire e interpretare cifrari, uno strano intermezzo nel fragore della guerra. Stavo in una stanzetta, lontano dal mondo, e per un po fui felice. Continu a parlare dellenclave di pace in cui si era ritrovato, e ascoltando la sua gentile voce monotona, ebbi una improvvisa ispirazione. Presi un foglio dal block notes, vi scrissi la parola Reinmar e lo allungai verso di lui. Avevo lidea, vedete, di poterlo sorprendere, e aiutare cos le ricerche di Channell. Ma fui io ad avere la grossa sorpresa. Appena locchio gli cadde sulla parola, lui rimase di sasso, la faccia congestionata, e unapparente difficolt a inghiottire; poi ansim: Come lha saputo? Non lo sapevo, e saperlo mi lasci senza parole. Era laborrito avversario per il quale Channell e io avevamo nutrito tanto odio. Quando uscii dal mio intontito stupore vidi che lui aveva ritrovato lequilibrio e stava parlando lentamente e distintamente, come se facesse una formale confessione. Lei era fra i miei avversari... questo minteressa profondamente... spesso mi sono chiesto... Mi ha battuto alla fine. Ne a conoscenza? Annuii. E dissi: Solo perch fece un errore. S, feci un errore. La colpa fu mia, una grave colpa perch mi lasciai offuscare la mente dal profondo dolore. Parve esitare come se fosse restio a rivangare cose molto tragiche. Be, voglio dirglielo disse infine. Ho desiderato spesso, un desiderio fanciullesco, di giustificare il mio errore a coloro che se ne avvantaggiarono. I miei capi compresero, naturalmente, ma i miei avversari non potevano. Quando mi capit, ero stato colpito da un profondo dolore. Il mio bambino, si chiamava Reinmar... ricorda, il nome che usavo per firmare i messaggi? I suoi occhi guardavano nel vuoto, forse avevano una visione del passato. Lui era, come dire, la mia mascotte. Era tutto quel che avevo, e lo adoravo. Ma a quei tempi il cibo era scarso. Non stavamo peggio di molti milioni di tedeschi, ma il bambino era delicato. Lultima estate di guerra prese la tisi a causa di denutrizione, e

a settembre mor. Dopo delusi il mio paese, perch con mio figlio parve andarsene qualche facolt dalla mia mente. Vede, il mio lavoro era, per cos dire, anche il suo, come il mio nome era il suo, e quando mi lasci si port via il mio potere... Cos sbagliai. Il resto lo sa. Rimase immobile a fissare il vuoto, cos piccolo e malinconico, che io avrei potuto anche gridare. Ricordo di avere posato una mano sulla sua spalla e balbettato qualche banalit per dire che mi spiaceva. Rimanemmo in silenzio per un minuto o due, poi mi ricordai di Channell. Channell doveva avere riversato le sue idee su Reinmar nellorecchio del dottor Christoph. Gli chiesi se Channell sapeva. Un accenno di sorriso gli attravers la faccia. Veramente no. E devo esigere da lei la promessa di non dirgli mai quello che le ho raccontato. Lui mio paziente e innanzitutto devo preoccuparmi del suo caso clinico. Attualmente lui pensa che Reinmar sia una signora bella e cattiva che forse un giorno incontrer. Questa fantasia romanzesca, ed bene che pensi cos... Se gli venisse detta la verit, si commuoverebbe, e nelle sue condizioni importante che non sia oppresso da sentimenti di piet.

Gli strani passidi G.K. ChestertonTitolo originale: The Queer Feet (1911) Traduzione di Viviana Pace

Gilbert Keith Chesterton (1874- 1936), fra i pi prolifici e celebri scrittori e giornalisti britannici. Nel 1895 inizia a pubblicare racconti per giornali come The Speaker e Daily News, ma nel 1910 che crea il personaggio che lo render immortale: Padre Brown. In pi di 50 racconti il piccolo fraticello risolver gli enigmi pi incredibili. Questo racconto il terzo della raccolta Linnocenza di Padre Brown (1911), che ha visto la luce in Italia gi dal 1924 per la Modernissima di Milano. [N.d.R.]

Se vi capitasse di incontrare un membro di quel club esclusivo che il I Dodici Veri Pescatori, mentre sta entrando nellHotel Vernon per la cena annuale del club, osservereste, mentre si toglie il soprabito, che il suo vestito da sera verde e non nero. Se (supponiamo che abbiate lindicibile audacia di rivolgere la parola a tale creatura) gliene chiedeste la ragione, probabilmente vi risponderebbe che per evitare di essere scambiato per un cameriere. Allora vi ritirereste sconfitto. Ma vi sareste lasciato alle spalle un mistero irrisolto e una storia che vale la pena di essere raccontata. Se (per continuare sullo stesso tono, con congetture assurde) vi capitasse di incontrare un mite e infaticabile piccolo prete, chiamato Padre Brown, e gli chiedeste quale egli ritiene essere stata la pi geniale intuizione della sua vita, molto probabilmente vi risponderebbe che tutto considerato, si tratta di quella avuta allHotel Vernon, dove riusc a prevenire un crimine e, forse, a salvare unanima, semplicemente ascoltando il rumore di alcuni passi in un corridoio. Egli molto fiero di questa sua incredibile e meravigliosa intuizione, ed possibile che ne parli. Ma dal momento che enormemente improbabile che possiate arrivare socialmente tanto in alto da incappare ne I Dodici Veri Pescatori, o che mai cadrete tanto in basso da trovarvi tra i ghetti e i criminali, dove avreste la possibilit di incontrare Padre Brown, temo che non sentirete mai questa storia, a meno che non sia io a raccontarvela. LHotel Vernon, nel quale I Dodici Veri Pescatori tenevano le loro cene annuali, era una di quelle istituzioni che pu esistere solo in una societ di tipo oligarchico, che rasenta il fanatismo per le buone maniere. Si trattava di un prodotto, per cos dire, capovolto... unimpresa commerciale esclusiva. Il che significa che rendeva fior di quattrini, non attirando la gente, bens, a tutti gli effetti, allontanandola. Nel cuore di

una plutocrazia, gli esercenti si fecero tanto furbi, da divenire pi esigenti dei loro avventori. Creavano delle difficolt di proposito, affinch i loro clienti, ricchi e annoiati, potessero spendere soldi e diplomazia per superarle. Se ci fosse stato un hotel alla moda, a Londra, nel quale nessuno al di sotto di unaltezza di un metro e ottanta centimetri potesse entrare, la societ avrebbe docilmente creato dei gruppi di uomini alti un metro e ottanta centimetri che potessero cenarvi. Se fosse esistito un costosissimo ristorante che per un puro capriccio del suo proprietario, fosse stato aperto soltanto il gioved pomeriggio, esso sarebbe stato gremito di clienti il gioved pomeriggio. LHotel Vernon si trovava, come per caso, sullangolo di una piazza nella zona di Belgravia. Era un hotel piccolo e molto scomodo, ma era proprio questa sua scomodit a costituire una sorta di barriera che proteggeva una particolare classe. Un disagio, in particolare, era considerato di vitale importanza: il fatto che, materialmente, solo ventiquattro persone alla volta potevano cenare in quel locale. Lunico grande tavolo da pranzo era il famoso tavolo della terrazza, che si trovava allaperto in una specie di veranda, che dava su uno dei pi bei giardini antichi di Londra. Cos, avveniva che anche quei ventiquattro posti a tavola potevano essere utilizzati solo quando il tempo lo consentiva, cosa che rendeva la soddisfazione di quel piacere ancora pi difficile e ancora pi agognata. Il proprietario dellhotel era un ebreo chiamato Lever; egli ne ricav quasi un milione, con questo stratagemma di creare tante difficolt. Naturalmente egli combinava queste limitazioni nellaccesso al suo locale con la pi attenta cura al servizio. I vini e la cucina erano davvero buoni come in Europa, e il comportamento degli inservienti sapeva adeguarsi perfettamente, a seconda delle circostanze, a ogni stato danimo degli appartenenti allalta classe inglese. Il proprietario conosceva tutti i suoi camerieri come le sue tasche; ce nerano solamente quindici in tutto. Era molto pi semplice diventare un membro del Parlamento che diventare cameriere in quellhotel. Ogni cameriere veniva addestrato a lavorare nel pi completo silenzio e a dimostrare una totale estrema disponibilit nei confronti dei clienti, come si conviene al servitore personale di un gentiluomo. E difatti, cera generalmente almeno un cameriere per ogni signore che cenava al Vernon. I membri del club de I Dodici Veri Pescatori non avrebbero mai acconsentito a cenare in un posto che non avesse tali caratteristiche, dal momento che non transigevano sulla necessit di una lussuosa intimit, e si sarebbero molto inquietati al solo pensiero che un qualsiasi altro club stesse cenando nello stesso hotel. In occasione della loro cena annuale, i Pescatori avevano labitudine di esibire tutti i loro tesori, come se si trovassero in una casa privata, e in special modo sfoggiavano il famosissimo servizio di coltelli e forchette da pesce, che erano un po il simbolo della societ, essendo ognuno di essi in argento squisitamente foggiato a forma di pesce, con una grande perla incastonata nel manico. Queste posate venivano usate sempre in occasione della portata di pesce, che era immancabilmente la parte pi suntuosa di quel suntuoso banchetto. Il circolo aveva un gran numero di cerimonie e ricorrenze, ma non aveva n storia, n un fine particolare; ed era per questa ragione che era considerato cos tanto aristocratico. Non occorreva avere nessuna qualifica particolare per essere uno dei Dodici Pescatori e, a meno che non si appartenesse gi un certo tipo di persone, non se ne sarebbe mai sentito parlare. Esisteva da dodici

anni: il presidente era il signor Audley. Il vice presidente era il duca di Chester. Se in qualche misura sono riuscito a trasmettere latmosfera di questo spaventoso hotel, il lettore potr provare una naturale curiosit circa il modo in cui io sia giunto a sapere tutte queste cose, e potr addirittura speculare sul come una persona cos comune, come il mio amico Padre Brown, abbia finito per ritrovarsi in quella galleria dorata. Per quanto mi riguarda, la mia storia semplice, se non addirittura banale. Esiste al mondo un uomo ribelle e demagogo, molto anziano, che fa irruzione nei ritrovi pi raffinati, portando con s la spaventosa notizia che tutti gli uomini sono fratelli; e dovunque questo egualitario si recasse sul suo cavallo bianco, era compito di Padre Brown seguirlo. Uno dei camerieri, un italiano, era stato colpito da una paralisi quel pomeriggio, e il suo direttore ebreo, meravigliandosi leggermente di tali superstizioni, aveva acconsentito a far chiamare il pi vicino prete cattolico. Ci che il cameriere confess al sacerdote non ci riguarda, ed una questione che Padre Brown tenne per s; ma sembra che gli fosse stato chiesto di scrivere una breve nota o una specie di confessione, per far arrivare un certo messaggio o per riparare a un torto. Padre Brown, con umile impudenza, che avrebbe esternato anche a Buckingham Palace, chiese che gli venissero messi a disposizione una stanza e loccorrente per scrivere. Il signor Lever era diviso in due. Era un uomo educato, e aveva anche quella forma di educazione, o meglio, di cattiva imitazione delleducazione, che gli faceva aborrire lidea di creare delle difficolt o fare delle scenate. Ma allo stesso tempo, sentiva la presenza di quellinsolito estraneo nel suo hotel come una macchia su una superficie appena pulita. Non cera mai stata unanticamera o un atrio, al Vernon, mai della gente che aspettava nella hall, n clienti che entravano per caso. Cerano quindici camerieri. Cerano dodici ospiti. Trovare un nuovo ospite nellhotel quella sera sarebbe stato sconvolgente come trovare un nuovo fratello a colazione o per il t nella propria famiglia. Inoltre laspetto del prete era di seconda categoria, e i suoi abiti infangati. Una sola occhiata, anche da lontano, e il club sarebbe precipitato in una crisi. Alla fine, il signor Lever studi un piano per coprire, dato che non poteva cancellarla, la disgrazia. Quando si entra al Vernon (cosa che voi non farete mai), si passa per un breve corridoio, decorato da alcuni quadri sbiaditi, ma importanti, e si arriva alla sala di ritrovo, che si apre, sulla destra in una serie di corridoi che portano alle stanze pubbliche, e sulla sinistra in un corridoio dello stesso tipo che conduce alle cucine e agli uffici dellalbergo. Subito a sinistra c un ufficio dalle pareti di vetro, che si apre sulla sala di ritrovo... una casa dentro la casa, per cos dire, come il vecchio bar dellhotel che una volta probabilmente sorgeva al suo posto. In questo ufficio sedeva colui che rappresentava il proprietario (nessuno in quel posto appariva mai di persona, se poteva evitarlo), e proprio dietro lufficio, verso gli appartamenti degli inservienti, si trovava il guardaroba dei signori, lultimo confine del territorio dei clienti. Ma tra lufficio e il guardaroba esisteva una piccola stanza privata, priva di altre uscite, che talvolta il proprietario usava per questioni importanti e delicate, come accordare un prestito di mille sterline a un duca, o rifiutare di prestargli sei pence. Era un segno della magnifica tolleranza del signor Lever che egli avesse permesso che quel posto venisse profanato per circa mezzora da un semplice prete, che doveva scribacchiare qualcosa su un pezzo di carta. La storia che Padre

Brown stava scrivendo era probabilmente una storia molto pi bella di quella che sto raccontandovi io adesso, ma purtroppo non la conosceremo mai. So solamente che era lunga quasi come questa, e che i suoi ultimi tre paragrafi erano meno emozionanti e coinvolgenti del resto. Fu infatti quando giunse a questo punto che il piccolo prete inizi a lasciare un po correre la fantasia, e il suo istinto animale, gi normalmente vigile, si svegli. Si stava facendo buio ed era quasi ora di cena; la sua stanzetta era stata dimenticata, e lasciata senza luce, e fu forse proprio il crepuscolo incombente, come a volte accade, ad affilare il suo senso delludito. Mentre Padre Brown scriveva lultima e meno importante parte del documento, si sorprese a procedere seguendo il ritmo di un persistente rumore che veniva da fuori, proprio come a volte accade quando il ritmo cadenzato del treno concilia i nostri pensieri. Non appena ne divenne cosciente, scopr di che cosa si trattava: era solo unovattata cadenza di passi davanti alla sua porta, cosa non certo degna di rilievo, in un hotel. Ci nonostante, con gli occhi rivolti al soffitto scuro, si mise in ascolto. Dopo aver ascoltato senza molta attenzione quel rumore per qualche secondo, si alz in piedi e si mise ad ascoltare attentamente, con la testa lievemente piegata di lato. Poi si sedette di nuovo, con il capo tra le mani, ora non pi solo ascoltando, ma ascoltando e anche pensando. I passi fuori dalla porta presi singolarmente erano quelli che si sarebbero potuti sentire in qualsiasi hotel; tuttavia, considerati nel loro insieme, avevano qualcosa di molto strano. Non si sentiva il rumore di altri passi. Lalbergo era sempre molto silenzioso, dal momento che i pochi ospiti abituali, appena arrivavano, andavano immediatamente nelle loro stanze, e ai bene addestrati camerieri veniva raccomandato di essere quasi invisibili finch non fosse stata richiesta la loro presenza. Non si sarebbe potuto immaginare un posto dove ci fossero meno motivi per temere qualche cosa di irregolare. Ma questi passi erano cos strani che era difficile decidere se definirli regolari o irregolari. Padre Brown li seguiva con un dito sulla superficie del tavolo, come qualcuno che cerchi di imparare un motivo al pianoforte. Prima si sent un lungo trambusto di passettini veloci, che faceva pensare a quello prodotto da un uomo magro nel vincere una gara podistica. A un certo punto si fermarono, trasformandosi in una sorta di camminata lenta e ondeggiante, che non contava neanche un quarto dei passi precedenti, ma che durava pi o meno lo stesso tempo. Nel momento in cui leco dellultimo di questi passi pi pesanti si dissolveva, ricompariva il rumore della corsetta lieve degli altri passettini affrettati, e poi di nuovo i tonfi della falcata pi pesante. Si trattava certamente dello stesso paio di scarpe, in parte perch (come gi stato detto) non cerano altre scarpe in giro, e in parte perch esse avevano un lieve, ma inconfondibile cigolio. Padre Brown possedeva il tipo di cervello che non pu fare a meno di porsi delle domande; e su questa questione, apparentemente insignificante, la sua testa quasi si spacc in due. Aveva visto uomini correre per prepararsi a compiere un salto. Aveva visto uomini correre per buttarsi a terra. Ma per quale ragione al mondo un uomo avrebbe dovuto correre per camminare? O ancora, perch dovrebbe camminare per correre? Nessuna altra descrizione avrebbe reso lidea del bizzarro comportamento di questo invisibile paio di gambe. Quelluomo, o stava camminando molto velocemente lungo una met

del corridoio per poter poi camminare molto lentamente lungo laltra met, o stava camminando molto lentamente a un capo del corridoio per avere la possibilit di camminare velocemente allaltro capo. Tuttavia, non appena inizi a riflettere pi attentamente, il buio della sua cella sembr rendere i suoi pensieri pi vividi; cominci a vedere, come in una sorta di allucinazione mistica, gli strani piedi che percorrevano il corridoio, in atteggiamenti innaturali o simbolici. Si trattava di una danza religiosa pagana? O qualche prova scientifica del tutto nuova? Padre Brown inizi a domandarsi con maggiore esattezza quali immagini quei passi evocassero in lui. Per prima prese in considerazione la camminata lenta; certamente non si trattava della falcata del proprietario. Uomini come lui, camminano velocemente, dondolandosi un poco, oppure siedono immobili. Non poteva essere nessun servitore o messaggero in attesa di istruzioni. Il rumore dei passi non era quello giusto. Gli appartenenti alle classi pi povere (in unoligarchia) a volte barcollano, quando sono leggermente ubriachi, ma di solito, e soprattutto quando si trovano in posti cos sfarzosi, rimangono in piedi o siedono impacciati. No, quella camminata pesante e al contempo dinoccolata, con una specie di voluta noncuranza, non particolarmente rumorosa, e tuttavia indifferente al rumore che faceva, poteva appartenere solo a una tra le specie degli animali di questa terra: si trattava di un gentiluomo dellEuropa orientale, che probabilmente non aveva mai dovuto lavorare per vivere. Proprio nel momento in cui giunse a tale concreta certezza, i passi mutarono nella camminata pi veloce, e ne sent il rumore davanti alla porta, rapido come la corsa di un ratto. Lascoltatore not che, bench tali passi fossero molto pi veloci e agili, erano anche molto pi silenziosi, quasi come se luomo stesse camminando in punta di piedi. Tuttavia, questo tipo di rumore non era associato nella sua mente al segreto, al sotterfugio, ma a qualcosaltro, qualcosa che non riusciva a richiamare alla mente. Questo ricordare a met lo stava facendo impazzire. Era sicuro di aver gi udito da qualche parte quella camminata strana e agile. Improvvisamente balz in piedi con una nuova idea in testa, e si diresse verso la porta. La sua stanza non aveva nessuna uscita diretta sul corridoio, ma conduceva, da un lato allufficio di vetro, e dallaltro al guardaroba che si trovava dietro. Prov ad aprire la porta che dava sullufficio, ma la trov chiusa. Poi guard la finestra, ormai ridotta a un riquadro pieno di nuvole viola spaccate, a tratti, dalla luce livida del tramonto, e, per un attimo, sent la presenza del male, come i cani sentono quella dei ratti. La parte razionale di lui (non necessariamente la pi saggia) riprese il sopravvento. Ricord che il proprietario dellalbergo lo aveva avvisato che lo avrebbe chiuso a chiave nella stanza, dicendogli che sarebbe venuto ad aprirgli pi tardi. Si disse che cerano almeno venti cose a cui non aveva pensato, che avrebbero potuto spiegare gli strani rumori fuori dalla sua porta; poi ricord a se stesso che ormai rimaneva solo quel tanto di luce necessaria per finire il suo lavoro. Dopo aver portato accanto alla finestra il documento che stava scrivendo, per approfittare dellultima bluastra luce serale, si reimmerse risolutamente nel suo lavoro, che aveva quasi terminato. Aveva scritto senza fermarsi per circa venti minuti, avvicinandosi sempre di pi al foglio, con la luce che diminuiva a vista docchio; poi, improvvisamente si rizz a sedere irrigidendo la schiena: aveva sentito di nuovo quella strana camminata.

Questa volta cera nei passi una terza stranezza. Prima luomo camminava, con passo lieve e incredibilmente veloce, ma camminava. Questa volta correva. Si potevano sentire i passi agili, felpati, saltellanti, come quelli di una pantera in fuga pronta a spiccare un salto. Chiunque fosse, era un uomo molto forte, attivo, in preda a una violenta agitazione. Tuttavia, dopo essere passato davanti allufficio come un turbine di vento, il rumore mut improvvisamente in quello della vecchia falcata lenta e ondeggiante. Padre Brown mise da parte il foglio, e, sapendo che la porta dellufficio era chiusa a chiave, si diresse immediatamente dallaltra parte della camera, verso il guardaroba. Laddetto a questa stanza era temporaneamente assente, probabilmente perch gli unici clienti si trovavano a cena, e il suo posto di lavoro era incustodito. Dopo essersi fatto largo in una foresta di soprabiti, egli scopr che il buio guardaroba era collegato al corridoio illuminato attraverso una specie di banco, del tipo di quelli attraverso i quali tutti noi abbiamo passato i nostri ombrelli, ricevendo in cambio un bigliettino di riscontro. Immediatamente sopra larco semicircolare di questa apertura cera una luce. Illuminava poco e male, e anche lo stesso Padre Brown sembrava solo un profilo scuro che si stagliava contro la finestra penetrata dalla luce cupa del tramonto, che si trovava alle sue spalle. Ma quella luce fioca creava un effetto quasi teatrale sulluomo che si trovava in piedi fuori dal guardaroba, nel corridoio. Si trattava di un uomo elegante, che indossava un vestito da sera molto semplice; era alto, ma dava lidea che non occupasse molto spazio; guardandolo, si aveva la sensazione che sarebbe potuto sgattaiolare, furtivo come unombra, dove molti uomini pi piccoli di lui sarebbero si sarebbero subito rivelati goffi e ingombranti e sarebbero stati immediatamente scoperti. La faccia, che in quel momento egli aveva ritratto dalla luce, era vivace e animata, era la faccia di uno straniero. Aveva una bella figura e un modo di fare piacevole e sicuro di s. Lunica critica che gli si sarebbe potuta muovere, era che il suo soprabito nero era un filo al di sotto del suo portamento e dei suoi modi, e presentava delle strane protuberanze e sporgenze. Nel momento in cui vide il profilo scuro di Padre Brown che si stagliava contro il tramonto, deposit sul banco un foglietto con sopra un numero e disse ad alta voce, con amabile autorit: Voglio il mio cappello e il mio mantello, per favore. Ho appena saputo che me ne devo immediatamente andare. Padre Brown prese il bigliettino senza dire una parola, e obbedientemente and a cercare il mantello; non era il primo lavoro umile che faceva nella sua vita. Prese il mantello e lo appoggi sul banco; nel frattempo, lo strano gentiluomo che si era frugato nella tasca del panciotto, disse, ridendo: Non ho niente in argento; pu tenere questa. E gett al prete una mezza sterlina doro, prendendo il suo mantello. La sagoma di Padre Brown rimase immobile, nellombra; ma in quellistante egli aveva perso la testa. La sua testa era sempre preziosissima, quando la perdeva. In quei momenti due pi due faceva, per lui, quattro milioni. Spesso, la Chiesa Cattolica (che rigidamente ancorata al buon senso) non lo approvava. Spesso egli stesso non approvava questo suo modo di agire, ma si trattava di una vera e propria ispirazione... importante nei rari momenti di crisi... quando qualcuno perde la testa, la sua stessa testa che deve salvarlo. Credo, signore disse educatamente che lei abbia dellargento in tasca.

Lalto gentiluomo lo fiss. Aspetti un attimo disse. Se le ho dato delloro, perch protesta? Perch talvolta largento ha pi valore delloro rispose il prete pacatamente cio, quando se ne hanno grandi quantit. Lo straniero lo guard in maniera strana. Poi guard in maniera ancora pi strana il corridoio, verso lentrata principale. Quindi guard nuovamente Brown, e poi molto attentamente la finestra, da cui proveniva ancora quella luce particolare che il cielo irradia dopo il temporale, finestra che si trovava alle spalle di Padre Brown. Dopo di che, parve decidersi. Appoggi una mano sul banco, si volt con lagilit di un acrobata, e si trov a sovrastare il prete con tutta la sua altezza; quindi, lo afferr per il collo con una delle sue enormi mani. Non si muova disse in un tagliente sussurro. Non voglio minacciarla, ma... Io voglio minacciarla disse Padre Brown, con una voce che pareva un rullo di tamburo. Io voglio minacciarla, ricordandole con il verme che non muore mai e il fuoco che non si estingue. uno strano tipo di addetto al guardaroba osserv laltro. Sono un prete, Monsieur Flambeau disse Brown e sono pronto a sentire la sua confessione. Laltro rimase in piedi annaspando per qualche secondo e poi si lasci cadere su una sedia. Le prime due portate della cena de I Dodici Veri Pescatori si erano svolte con placido successo. Io non possiedo una copia del menu, ma anche se cos fosse, questa non direbbe niente a nessuno. Esso era scritto in una specie di super francese usato dai cuochi, ma alquanto incomprensibile ai francesi stessi. Era tradizione del club, che lantipasto dovesse essere vario e multiforme, al punto di rasentare quasi la follia. Venivano presi seriamente perch si trattava di extra chiaramente inutili, come la cena e il club stesso. Era anche tradizione che la portata di zuppa fosse leggera e senza pretese, una sorta di vigilia, prima della festa di pesce che sarebbe seguita. La conversazione che si svolgeva tra i convitati, era quello strano tipo di conversazione leggera che governa lImpero Britannico, che lo governa in segreto, e che direbbe ben poco alla persona comune che riuscisse per caso a sorprendere una di siffatte conversazioni. Si rivolgevano ai Ministri di Gabinetto, di entrambe le fazioni, chiamandoli con il loro nome di battesimo, con un tono benignamente annoiato. Il Cancelliere Radicale dello Scacchiere, che tutto il partito dei Tory probabilmente odiava per le estorsioni di cui era responsabile, veniva lodato per le sue liriche minori, o per il suo stile nel cavalcare durante la caccia alla volpe. Il capopartito dei Tory, che tutti i liberali probabilmente odiavano perch ritenevano un tiranno, veniva fatto oggetto di discussione, e nel complesso lodato... come Liberale. Sembrava che per qualche ragione i politici fossero molto importanti. E tuttavia, pareva che la loro importanza fosse dovuta a tutto, tranne che alla loro attivit politica. Il signor Audley, il presidente, era un uomo amabile, piuttosto anziano, che portava ancora il colletto alla Gladstone; era una specie di simbolo di quella societ fantasma, ma ancora esistente e dalle regole molto ferree. Non aveva mai fatto niente... neanche niente di

male. Non era un gaudente; e non era neanche particolarmente ricco. Era, semplicemente, dentro quel tipo di mondo, e questo era tutto. Nessun partito poteva ignorarlo, e se egli avesse desiderato entrare a far parte del Gabinetto, senzaltro avrebbe ottenuto ci che desiderava. Il duca di Chester, il vice presidente, era un giovane ed emergente politico. Era, cio, un giovane di aspetto piacevole, dai capelli lisci e chiari, e la faccia lentigginosa, dotato di una moderata intelligenza e di enormi possedimenti. In pubblico aveva sempre un grosso successo, e il suo principio era piuttosto semplice. Quando gli veniva in mente una battuta la diceva, e veniva definito brillante. Quando non riusciva a pensare a una battuta adatta, diceva che non era il momento di scherzare, e veniva definito abile. In privato, in un club della sua classe sociale, era, semplicemente, piacevolmente schietto e piuttosto infantile, come uno scolaretto. Il signor Audley, non essendo mai stato in politica, trattava i suoi colleghi del club con molta seriet. A volte riusciva addirittura a imbarazzare lintera compagnia, pronunciando frasi che sembravano alludere al fatto che esiste una differenza tra un Liberale e un Conservatore. Egli stesso, nella sua vita privata, era un Conservatore. Portava i capelli grigi avvolti in un rocchio dietro il colletto, alla maniera di certi antiquati statisti, e, visto da dietro aveva proprio laspetto delluomo che limpero vuole. Visto da davanti, invece, aveva laspetto di uno scapolo tranquillo e indulgente con se stesso, con un appartamento nella zona di Albany... cosa che in effetti egli era. Come gi detto, cerano ventiquattro posti al tavolo della terrazza, e i membri del club erano solo dodici. Cos i convitati furono in grado di sfruttare la terrazza nel modo migliore: infatti si disposero tutti su un solo lato del tavolo, quello interno, e, non avendo nessuno di fronte, poterono godere di una magnifica vista del giardino, che dominavano completamente, con i suoi colori ancora vivi, sebbene la serata si stesse chiudendo in maniera poco brillante, per quel periodo dellanno. Il presidente sedeva al centro della fila e il vice presidente alla sua destra. Non appena i dodici ospiti prendevano posto a tavola, era consuetudine (per qualche ragione sconosciuta) che tutti e quindici i camerieri si disponessero in piedi davanti al muro, come una truppa che presentasse le armi al re, mentre il grasso proprietario rimaneva in piedi e si inchinava al club con raggiante sorpresa, come se non lo avesse mai sentito nominare in vita sua. Ma prima che si potesse sentire il tintinnio di coltelli e forchette, questo esercito di servitori era gi svanito, lasciando solo un paio di camerieri, necessari per raccogliere e distribuire i piatti, che si aggiravano per il tavolo in un silenzio tombale. Il signor Lever, il proprietario, era naturalmente sparito, in preda a convulsioni di cortesia, molto tempo prima. Sarebbe esagerato e, per dir la verit, anche un po irriverente, sostenere che egli, per cos dire, in seguito ricompariva. Ma quando la portata principale, quella a base di pesce, veniva servita, cera... come definirla...? unombra dai contorni ben definiti, una proiezione della sua personalit, che sembrava alludere al fatto che egli si trovava nelle vicinanze. La sacra portata di pesce consisteva (agli occhi del profano) di una sorta di mostruoso budino, che aveva pi o meno le dimensioni e la forma di un dolce di nozze, in cui un considerevole numero di pesci aveva, alla fine, perso le sembianze che il buon Dio gli aveva dato. I Dodici Veri Pescatori prendevano i loro famosi coltelli da pesce e le loro altrettanto famose forchette da pesce, e vi si avvicinavano con gravit, come se

ogni grammo di quel budino fosse costato tanto quanto le posate dargento con cui veniva mangiato. Cos andavano le cose, per quanto ne so io. Si occuparono della portata di pesce con entusiasmo e in religioso silenzio, e fu solo quando ebbe quasi terminato di vuotare il suo piatto, che il giovane duca fece la sua osservazione di rito: Non lo sanno fare in nessun altro posto che qui. In nessun altro posto convenne il signor Audley, con una profonda voce di basso, rivolgendosi al suo interlocutore e scuotendo la sua venerabile testa per un certo numero di volte. In nessun altro posto, assolutamente, tranne che qui. Mi stato detto che al Caf Anglais... Qui venne interrotto e addirittura disturbato per un attimo dalla rimozione del suo piatto, ma ritrov subito il filo dei suoi preziosi pensieri. Mi stato detto che lo sanno fare altrettanto bene al Caf Anglais. Niente a che fare, signori disse scuotendo il capo, implacabile, come un giudice che sentenzia la pena di morte. Niente a che fare con questo. Quel posto stato sopravvalutato disse un certo colonnello Pound, che, a giudicare dal suo modo di fare, parlava per la prima volta dopo mesi. Oh, non so disse il duca di Chester, che era un ottimista eccellente per alcune cose. imbattibile nel... Un cameriere entr camminando velocemente, e poi si blocc, rimanendo immobile. Il suo brusco fermarsi fu silenzioso, come lo era il suo incedere; ma tutti quei signori distratti e benevoli erano cos abituati allassoluta perfezione delle invisibili macchine che li circondavano e li sostenevano, che un cameriere che faceva qualcosa di inaspettato era per loro un colpo, pi che una semplice sorpresa. Si sentirono come voi e io ci sentiremmo se il mondo degli oggetti inanimati ci disobbedisse... come se una sedia scappasse via. Il cameriere rimase fermo con lo sguardo fisso per alcuni secondi, mentre sul viso di ognuno dei convitati si consolidava una strana espressione di vergogna che, il tipico prodotto dellepoca in cui viviamo. E la combinazione del moderno umanitarismo con lorribile abisso del giorno doggi, tra le anime dei ricchi e quelle dei poveri. Il vero aristocratico di una volta avrebbe lanciato ogni sorta di oggetti contro il malcapitato cameriere, a cominciare dalle bottiglie vuote, per finire probabilmente con del denaro. Il vero democratico gli avrebbe chiesto, con chiarezza cameratesca, che cosa diavolo stesse facendo. Ma questi plutocrati moderni non riuscivano a sopportare la vicinanza di un povero, fosse esso un servo o un amico. Che qualcosa fosse andato storto con la servit era semplicemente un fatto terribilmente imbarazzante. Non volevano apparire brutali, e paventavano la necessit di essere benevoli. Volevano che quella situazione spiacevole, di qualunque cosa si trattasse, avesse immediatamente fine. E cos fu. Il cameriere, dopo essere rimasto immobile e rigido per alcuni secondi, come se fosse in catalessi, si gir su se stesso e usc dalla stanza correndo come un pazzo. Quando riapparve in sala, o meglio, sulla soglia, era in compagnia di un altro cameriere, con il quale bisbigli e gesticol con fierezza meridionale. Poi il primo cameriere and via, lasciando il secondo, e riapparve poco dopo con un terzo cameriere. Quando un quarto cameriere si fu unito a questo frettoloso sinodo, il signor Audley sent la necessit di rompere il silenzio nellinteresse del Tatto. Al

posto del martelletto presidenziale, si serv di un colpo di tosse molto acuto, quindi disse: Il giovane Moocher sta facendo uno splendido lavoro a Burmah. Ora, nessuna altra nazione al mondo potrebbe avere... Un quinto cameriere si era scagliato verso di lui come una freccia e stava bisbigliandogli allorecchio: Mi dispiace molto. importante! Il proprietario pu parlarle? Il presidente si volt, turbato, e con gli occhi sconvolti vide il signor Lever che si stava avvicinando al tavolo con passo pesante e rapido. La camminata del proprietario era senza dubbio la sua solita camminata, ma la sua faccia non era assolutamente la solita. Generalmente aveva, in viso, un piacevole colorito ramato; ora la sua cera era di un giallo malaticcio. Mi perdoni, signor Audley disse con il fiato corto per via dellasma. Sono terribilmente preoccupato. I suoi piatti da pesce sono stati portati via con sopra i coltelli e le forchette. Be, lo spero bene disse il presidente con un certo calore. Lo ha visto? ansim lagitato proprietario dellalbergo. Ha visto il cameriere che li ha portai via? Lo conosce? Se conosco il cameriere? rispose il signor Audley in tono indignato. Certamente no! Il signor Lever apr le braccia in un gesto disperato. Non lho mandato io disse. Non so quando e perch sia venuto. Ho mandato il mio cameriere a raccogliere i piatti, e lui si accorto che erano gi stati portati via. Il signor Audley appariva decisamente troppo sconcertato, per essere davvero luomo che limpero vuole; nessuno del gruppo riusc a dire niente, eccetto luomo di legno, il colonnello Pound, che pareva trasportato in una dimensione per lui innaturale. Si alz rigidamente dalla sedia, lasciando tutti gli altri seduti, si sistem il monocolo, e parl con voce roca e bassa, come se avesse quasi dimenticato come si parla. Intende dire cominci che qualcuno ha rubato il nostro servizio da pesce dargento? Il proprietario ripet il gesto di poco prima, con disperazione ancora maggiore, e in un battibaleno tutti gli uomini che sedevano al tavolo furono in piedi. Tutti i suoi camerieri sono qui? domand il colonnello, con la sua voce bassa e dura. S, sono tutti qui. Lho notato io stesso. Disse a voce alta il giovane duca, facendo spuntare il suo viso da ragazzino nella parte interna del cerchio che i convitati avevano formato alzandosi. Li conto sempre, quando arrivo. Hanno un aspetto cos bizzarro, quando sono schierati in piedi contro il muro. Ma certamente impossibile ricordare con esattezza inizi il signor Audley, con tono grave, esitando. Io ricordo esattamente, davvero disse il duca accalorandosi. Non ci sono mai stati pi di quindici camerieri in questo posto, e non ce nerano pi di quindici questa notte, glielo giuro: n uno di pi n uno di meno. Il proprietario si volt verso di lui, scosso da una sorta di stupore paralizzante. Sta dicendo... sta dicendo balbett che ha visto tutti e quindici i miei camerieri? Come al solito assent il duca. Qual il problema?

Niente disse Lever, abbassando la voce solo che non possibile che li abbia visti tutti e quindici. Perch uno di loro si trova al piano di sopra, morto. Per un istante ci fu, nella sala una, sconvolgente immobilit. Pu darsi (tale il potere soprannaturale della parola morte) che ciascuno di quegli uomini frivoli guardasse per un istante la sua anima e la scoprisse simile a un piccolo pisello rinsecchito. Uno di essi, il duca, credo, arriv addirittura a dire, con lidiota cortesia dei ricchi: C qualcosa che possiamo fare? venuto un prete disse lebreo, quasi toccato. Poi, come al suono della tromba del giudizio universale, tutti si risvegliarono e riassunsero i loro ruoli. Per alcuni stranissimi secondi, avevano veramente pensato che il quindicesimo cameriere potesse essere il fantasma del morto che si trovava al piano di sopra. Erano ammutoliti, oppressi da quel pensiero, perch i fantasmi creavano loro un certo imbarazzo, come i mendicanti. Ma il ricordo dellargento ruppe lincantesimo; lo ruppe bruscamente e con una reazione brutale. Il colonnello scavalc la sua sedia e si diresse a lunghi passi verso la porta. Se cera un quindicesimo uomo qui, amici disse quelluomo era un ladro. Bisogna scendere immediatamente alla porta principale e agli ingressi di servizio e chiudere tutto. Parleremo pi tardi. Bisogna recuperare subito le ventiquattro perle. Il signor Audley sulle prime sembr esitare, in dubbio se avere tanta fretta fosse un comportamento degno di un gentiluomo; ma vedendo il duca precipitarsi gi per le scale con giovanile energia, lo segu, con passo pi maturo. Nello stesso istante, un sesto cameriere entr in sala correndo, e dichiar di aver trovato una pila di piatti da pesce su una mensola; ma dellargento non cera traccia. La folla di convitati e inservienti che si lanci correndo a precipizio lungo i corridoi si divise in due gruppi. La maggior parte dei Pescatori segu il proprietario verso la sala di ingresso, a chiedere se qualcuno fosse uscito. Il colonnello Pound, con il presidente, il vice presidente e uno o due degli altri, imbocc il corridoio che portava agli appartamenti degli inservienti, ritenendolo una via di fuga pi probabile. Cos facendo, passarono davanti a quella cupa alcova o specie di caverna, che era il guardaroba, dove videro la sagoma di un uomo basso, vestito di nero, presumibilmente un inserviente, che stava in piedi parzialmente nascosto dallombra. Ehi, lei! grid il duca. Ha visto passare qualcuno? La bassa sagoma non rispose alla domanda direttamente, ma si limit a dire: Forse ho io ci che state cercando, signori. Si fermarono, gesticolando in preda alla sorpresa e alla curiosit, mentre il prete si diresse lentamente verso il retro del guardaroba, da dove riemerse poco dopo con le mani piene di argento scintillante, che depose sul banco con la calma di un venditore di professione. Si trattava di una dozzina di coltelli e forchette dalla foggia piuttosto eccentrica. Lei... lei inizi il colonnello, che finalmente aveva perso lequilibrio che fino a quel momento lo aveva contraddistinto. Poi diede unocchiata nella piccola stanza buia e vide due cose: innanzitutto che quelluomo basso e vestito di nero portava una tunica da prete, e secondariamente che il vetro della finestra che si trovava alle spalle del sacerdote era rotto, come se qualcuno lo avesse attraversato con violenza. Oggetti di eccessivo valore, per essere depositati in un guardaroba, non vero?

osserv il prete allegramente. ... stato lei a rubare quegli oggetti? balbett il signor Audley, fissandolo attonito. Se lo avessi fatto disse il sacerdote gentilmente per lo meno glieli starei restituendo. Ma non lo ha fatto disse il colonnello Pound, senza distogliere lo sguardo dal vetro rotto. Per dire la verit, non lho fatto replic laltro, vivacemente. Poi si sedette su uno sgabello, con fare grave. Ma sa chi stato osserv il colonnello. Non so il suo vero nome replic il sacerdote placidamente ma so qualcosa della sua forza fisica e dei suoi problemi spirituali. Mi sono fatto unidea della sua situazione fisica quando ha cercato di strozzarmi; e di quella spirituale quando si pentito. Sentite questa... pentito! grid il giovane Chester con una specie di risata. Padre Brown si alz in piedi, mettendosi le mani dietro la schiena. Strano, non vero disse che un ladro e vagabondo possa pentirsi, quando cos tanti di quelli che sono ricchi e privi di problemi rimangono duri di cuore e frivoli, e senza frutti per Dio o per gli uomini? Ma qui, vogliate scusarmi, stiamo un po sconfinando nel mio territorio. Se dubitate del pentimento come fatto pratico, ecco davanti a voi le forchette e i coltelli. Voi siete I Dodici Veri Pescatori e questi sono i vostri pes