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in cruce gloriantes
Anno LXXXV
N. 6/7
Giugno/Luglio2006
MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE
SpecialeMontanina
Da 40 annia CamperioDa 40 annia Camperio
2 Spighe Giugno/Luglio 2006
Speciale Montanina
Il libro del meseDalla penna di Alessandro Pronzato, la biografia in due volumi di una grande figura del secolo scorso, la cui beatificazione è avvenuta il 13 novembre 2005.Nel primo volume, le prime tappe della vita di Charles de Foucauld a partire dall’infanzia, la giovinezza
scapestrata, il Marocco, la conversione, la trappa, Nazaret, gli inizia a Beni Abbès.
Nel secondo volume, il libro si focalizza in particolare su: Beni Abbès, Tamanrasset, viaggi in Francia, la morte.
Alessandro Pronzato, Il seme nel deserto: Charles de Foucauld, vol. 1, Gribaudi Editore, pag. 352, € 16,50.
Alessandro Pronzato, Il seme nel deserto: Charles de Foucauld, vol. 2, Gribaudi Editore, pag. 368, € 16,50.
Già per l’antico popolo di Israele era fondamentale conoscere e poter disporre di un luogo privilegiato per l’incontro con Dio. Se è vero che il “Signore tremendo ed affascinante” abita in ogni luogo e da nessuna parte, è però anche vero che per gli Ebrei, in cammino nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, la “tenda del convegno” è una presenza fondamentale, così come lo sarà, al momento dell’insediamento del popolo nella Terra promessa, il Tempio di Gerusalemme. Questi luoghi privilegiati sono i luoghi dell’incontro con Dio; i luoghi dell’ascolto della sua Parola, del dialogo con Lui, della riconciliazione con Lui e con gli altri, della decisione di camminare nelle vie del Signore.
Quando il vero “Tempio del Signore” (Gv 2,19) prenderà una nuova forma, ugualmente visibile ma umana ed incarnata, quando
«Dimora comune» dei valori condivisiLa parola dell’assistente – Il 40° della Montanina a Camperio
Gesù, con il dono dello Spirito Santo, renderà i suoi seguaci “tempio dello Spirito Santo” (1Cor 6,19), questo incontro con il Signore assumerà una dimensione ancora più profonda e radicale. Non si tratterà più solamente di un “abitare nella casa del Signore” (Sal 27,4), ma
diventerà un vero e proprio “dimorare” di Dio in noi e di noi in Dio. Quasi quasi, non è più possibile dire chi ospita chi: Dio ospita noi nella sua casa divina, o noi ospitiamo lui nella casa del nostro cuore? È Dio che ospita la comunità dei credenti nella sua vita trinitaria, oppure è la
Cartolina per la raccolta fondi.
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Campeggio ragazzi anni '90.
comunità ecclesiale che ospita in sé la presenza del Signore risorto e del suo Spirito Santo?
Ricordando in questo 2006 il quarantesimo della Casa “La Montanina”, casa di colonia e di vacanze voluta, fondata, fatta costruire e curata dall’Unione Femminile Cattolica Ticinese, il pensiero va alla dimensione del “dimorare”. Per gli aderenti all’Azione Cattolica Ticinese (ma non solo) la “Montanina” è diventato un luogo molto caro: luogo di radicate e piacevolissime memorie, di condivisione e di vita insieme, di associazionismo, di amicizia e di spiritualità. La Montanina rappresenta, per tutti coloro che vi hanno dimorato e che hanno permesso – proprio lì – all’esperienza cristiana di prendere posto in loro e di dimorare nel loro cuore, tutto quanto vi è di più caro nell’esperienza di vita nella Chiesa e nell’ACT.Dimora dell’incontro con Dio. Soprattutto con la presenza della cappella, la Montanina è segnata e segna questo obiettivo di incontro personale nella fede con il Signore Gesù. La celebrazione dei sacramenti permette, poi, un lasciare che il Signore prenda posto in noi, nel nostro cuore, nella nostra vita.• Dimora dell’ascolto e del dialogo con
Dio. Nel frastuono quotidiano, nella miriade di voci della vita odierna, diventa difficile – molto difficile – riuscire ad ascoltare la voce di Dio e dello Spirito Santo che abita e parla in noi. La Montanina, anche con il suo essere immersa nella natura e nel suo essere casa di spiritualità, diventa dimora nella quale l’uomo e Dio possono incontrarsi, ascoltarsi, parlare, dialogare.
• Dimora dell’incontro con gli altri. Vuoi per le colonie, per le vacanze estive o invernali, per i ritiri o per altri corsi di formazione, la Montanina è occasione di incon
tro con gli altri. Quanto edificarsi reciprocamente, quanto “limarsi” a vicenda, quanto discutere e riconciliarsi. Ma anche la comunità dei credenti è luogo di dimora dello Spirito Santo e proprio per questo si edifica come tale, con tutto quanto questo comporta e può costare.
• Dimora dei valori condivisi. Non è più scontato, oggi, trovare gente che abbia gli stessi nostri valori. La Montanina è dimora degli autentici valori cristiani: da una parte fa un po’ da “cappello”, aiutandoci a conoscere, riconoscere e condividere gli stessi punti di riferimento; dall’altra è anche “laboratorio”, in quanto ci stimola a vivere sul posto questi stessi valori e le conseguenze che ne derivano.
• Dimora della crescita. La Montanina, con le sue proposte di spiritualità, di vacanza, di incontro, è, per piccoli e grandi, occasione di crescita personale, umana e spirituale. Quante volte, in questi anni, alla fine di un incontro, di un ritiro, di un corso abbiamo sentito la frase “In quest’occasione sono cresciuto/a!”.
• Dimora della decisione. La Montanina è il luogo della decisione: chi vi è stato e vi ha dimorato, sa che ciò che si è potuto vivere sul posto è qualcosa di non “ordinario”, bensì è qualcosa che si configura nell’ambito dello “straordinario”. Ma il momento forte, il momento straordinario, è l’occasione per decidere di trasformare lo straordinario in ordinario nelle scelte quotidiane di vita ordinaria. La Montanina è la dimora in cui la nostalgia per il ritorno a casa si trasforma in decisione di cambiare ciò che a casa è da convertire secondo il Vangelo.
Proprio per questi motivi, dunque, non possiamo che riversare i nostri ringraziamenti e la nostra riconoscenza alle persone che hanno pensato e voluto la “Montanina”, all’UFCT cui è affidata la sua gestione ed a tutte le persone che si impegnano ad amministrarla e a renderla sempre più bella ed accogliente. Osiamo sperare che ancora per molti anni essa possa essere la “dimora comune” di tutti coloro che si riconoscono negli ideali dell’Azione Cattolica.
don Massimo Gaia,assistente diocesano
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Nacque come un grande gesto di fede e di coraggio
Veramente la casa di tutti
Dionigia Duchini ripeteva spesso che la “Montanina” è – e rimane – il dono tangibile dell’Azione Cattolica ticinese all’Unione Femminile. Un dono che, in questi suoi primi quarant’anni, è stato ampiamente ricambiato attraverso l’ospitalità, l’accoglienza, la fedeltà, il sostegno. L’Azione Cattolica ha trovato, nella Montanina, la casa di famiglia. Costruita, mattone su mattone, dalle giovani, dalle giovanissime e dalle donne dell’Unione Femminile, questa casa è nata “all’insegna del sacrificio, della letizia, della speranza”, così come veniva scritto nella prima cronaca del 10 luglio 1966. La scintilla (anzi… la favilla!) che fece scattare l’idea di costruire una casa di vacanze in montagna fu un altro quarantesimo: quello della fondazione dell’Unione Femminile, sorta nel 1920. Dal 1960 l’idea di trasformare la fede di tante donne e giovani in un’opera
importante, solida, che rimanesse nel tempo, si fece sempre più concreta. A portarla avanti furono soprattutto Dionigia Duchini (che allora era la presidente) e Rosita Genardini, presidente della gioventù. Proprio Rosita ricordò più volte che questa casa rappresentava un grande gesto di fede e di coraggio, fatto senza una sicura base finanziaria. Ma era un’idea frutto d’orgoglio oppure la volontà di Dio? Per saperlo, Dionigia e Rosita partirono per Roma, per chiedere un segno tangibile a Pio XI, il Papa dell’Azione Cattolica, e di Pio XII. “Ci portammo sulle loro tombe – scrisse Rosita – e con fiducia chiedemmo il segno che ci confermasse nella nostra idea. Se questo fosse venuto, voleva dire che occorreva mettersi all’opera. Se no, pace!”. Appena tornate, trovarono un sussidio del Sacrificio Quaresimale di 75 mila franchi! Furono la base per
iniziare, il segno tanto atteso. Da lì in poi, arrivarono gesti generosi dal vescovo Angelo Jelmini, dalle parrocchie, dai gruppi, da singoli benefattori. Donne e giovani si misero a confezionare coperte, lenzuola, tovaglie. Regalarono mobili e stoviglie. E cominciò così a crescere, davvero mattone su mattone, la grande casa. La casa di tutti perché ciascuno ci mise del suo. Anche per questo anniversario, come già avvenne in passato, vogliamo dedicare alla Montanina un intero numero di Spighe. Per testimoniare l’amore verso questa casa, che è sempre stata un faro luminoso sul cammino formativo dei gruppi di Azione Cattolica.Ma soprattutto per augurarle una lunga vita e la continua benedizione di Dio, che in questi primi quarant’anni non è mai mancata.
Luigi Maffezzoli
Speciale Montanina
Montanina.
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Speciale Montanina
La casa tra passato, presente e futuro spicca pur sempre bella e armoniosa fra il verde e i colori dell’estate e il candore delle nevi invernali.
La osservo nel silenzio di questo pomeriggio primaverile: è un tratto ancora visibile del variegato e già ricco cammino della Unione Femminile Cattolica Ticinese.
GRAZIE, SIGNORE per questo dono, ma soprattutto per quelle persone, “pietre vive”, che con la fede, l’amore e l’entusiasmo hanno servito per decenni (sin dal 1918!) la Chiesa e la società ticinese.
Al momento della costruzione – nel 1966 – l’Azione Cattolica già
viveva momenti per tanti aspetti difficili: una società in fase di profonde trasformazioni che portava ad una insofferenza per tutto ciò che sapeva di organizzazione, una certa confusione maturata attorno alle disposizioni del Concilio Vaticano II, un calo nelle adesioni dovuto ad una diminuzione di vitalità in parecchi gruppi parrocchiali. L’Azione Cattolica Femminile, che malgrado questo calo contava allora ancora circa 8500 aderenti, cercava di capire e seguire gli inviti del Papa e del Vescovo. “…l’AC ha la sua ragione d’essere oggi più che mai. Dovremmo dimostrare con la vita che è la formula buona per i cristiani e per il loro ideale apostolico … Concretamente
è necessario attuare a fondo una formazione spirituale che sia apostolica e comunitaria”.
È in questo contesto che è nata l’idea della “Montanina” come strumento di coesione e di amicizia, come luogo di formazione e di riposo, di svago e di comunione, espressione di un servizio alla missione ecclesiale e sociale.
UN MATTONEPER LA MONTANINA
Non si può parlare della “Montanina” di oggi senza riandare ai suoi inizi, a metà del secolo scorso quando l’AC femminile fioriva
Quattro straordinarie testimonianze di chi vide nascere l’opera
Il ricordo di questi 40 anni
Foto di gruppo alla Montanina.
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ancora di Circoli giovanili, sezioni aspiranti e crociatine, gruppi donne. C’era l’esperienza di vacanze estive: a Sobrio, a Bedretto e infine a Camperio presso la “Stella Alpina”, già colonia per bambini.Le presidenti di allora – Dionigia Duchini e Rosita Genardini – desideravano una casa che fosse tutta nostra, cioè dell’UFCT, costruita con gli accorgimenti adatti a ospitare adolescenti, giovani, famiglie. Nella zona di Camperio, ritenuta ideale, avevano messo gli occhi su un terreno del
Beneficio Parrocchiale di Olivone. Lo acquistarono grazie ai buoni uffici di don Romeo Biucchi, bleniese e grande sostenitore dell’opera.
A dire il vero la determinazione e l’entusiasmo delle nostre presidenti a molte di noi responsabili pareva temerarietà: temevamo le difficoltà, la spesa, l’impegno che la casa
– quando fosse stata in funzione – ci avrebbe richiesto.
La convinzione arrivò per tutte le responsabili quando anche il Vescovo Mons. Jelmini appoggiò il progetto e lo benedisse. Bisognava ora convincere le socie dei nostri gruppi. Se ne parlò a lungo nelle visite che “delegate” e “propagan
Cartolina per la raccolta di fondi.
“Approfittate di questa casa per rinforzare, rinvigorire, dare nuove energie alla vostra vita spirituale…Gesù dice: sono venuto a portare fuoco sulla terra e che cosa voglio se non che si accenda? È quello che dovete fare. Allora sì che potrete dire che questa vostra Montanina ha raggiunto il suo scopo. È quello che vi auguro benedicendovi ad una ad una”.
(Mons. Angelo Jelmini tratto da Spighe del mese di agosto 1966)
Una bellissima foto con mons. Bonanomi, mons. Torti, Maria Adami e Dionigia Duchini, scomparsa il 18 luglio scorso.
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Gruppo di ragazze del campeggio estivo al Lucomagno (anni '70).
diste” facevano ai Circoli parrocchiali. “La nuova casa dobbiamo sentirla nostra” si diceva. La cartolina che circolava nei gruppi ci ricordava che ogni mattone era frutto di collaborazione e di sacrificio.
Non starò ora a rifare la storia da quando la “Montanina” potè essere inaugurata il 10 luglio 1966 con il Vescovo Mons. Angelo Jelmini, molti Sacerdoti Assistenti, famiglie, giovani, donne. A fare gli onori di casa c’era un bel gruppo di adolescenti lassù in campeggio.
Quelle adolescenti ora sono donne, mamme, anche nonne. Parecchie delle responsabili di allora hanno già raggiunto il premio di tanta fatica e dedizione. Penso a Rosita Genardini (presidente e fervente sostenitrice), a Irma Milesi (cuoca e animatrice), a Pierina Binkert (delegata per i Gruppi Donne), alla prof. Laura Pianella e alle sorelle Pie e Licia che ci sostennero con competenza e amore, a Clelia Pianca e Carmen
Crivelli (segretarie), alla maestra Carmen Cigardi che per la nuova casa portò dalla Terra Santa una piccola pietra del Tabor, ora incastonata nella parete accanto al caminetto.E vedo Dionigia Duchini che con i suoi 97 anni guarda ancora alla “Montanina”, felice per le visite che le sue collaboratrici di allora le
fanno. E tante altre persone in là con gli anni che della “nostra casa” conservano un ricordo sereno.
Maria Adami
UNA REALIZZAZIONE SOCIALE
La “Montanina” è stata una realiz
Inaugurazione della Montanina (1966).
� Spighe Giugno/Luglio 2006
con lo spazio da dedicare alla preghiera e alla riflessione individuale e comunitaria.Infatti, la “Montanina” è stata subito frequentata e amata dalla gioventù di AC che la ritenevano “casa propria”. E lo era veramente per la collaborazione entusiasta di tutte.
Come dimenticare le piccole – riguardo alle modeste disponibilità di allora – offerte, ma grandi nell’amore come quella lodata da Gesù della povera vedova all’entrata del tempio?
Ed è proprio anche per questi sacrifici che la “Montanina” deve continuare quale dono di solidarietà e di amore. Insieme alla gioventù anche parecchie famiglie hanno con fedeltà portato a Camperio i propri figli fino all’età del doposcuola e oltre. E non sono pochi i ragazzi di allora che la ricordano e che hanno qui cementato amicizie preziose.
La “Montanina” ha esercitato nell’AC una forza di coesione che ha contribuito a creare la dedizione alla parrocchia, alla diocesi, alla Chiesa universale.
Per il declino di molte associazioni parrocchiali e per i mutamenti sociali, parecchie cose sono cambiate, ma è nostro desiderio che giova
zazione sociale, costatata l’evoluzione ormai acquisita delle vacanze a favore del personale aziendale. Si è voluto dare alle socie di AC la possibilità di trascorrere questo periodo di vacanze in un ambiente sano, nell’amicizia fra persone che condividevano gli stessi ideali e
La Montanina sotto la neve.
Foto di gruppo.
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Mons. Jelmini il giorno dell’inaugurazione, il 10 luglio 1966.
“L’AC deve favorire e promuovere la buona armonia fra le varie forze, la concordia, lo spirito di unità. In epoca di ecumenismo come la nostra, sarebbe doloroso spettacolo che, nel regno di Cristo, qualcuno lavorasse a distruggere ciò che altri edificano”.
(Mons. Angelo Jelmini tratto da Spighe del mese di giugno 1966)
ni e famiglie e adulti continuino a far crescere la “Montanina” dando priorità agli scopi per cui è nata.
Abbiamo appena trascorso le vacanze di carnevale, quest’anno ben frequentate anche da giovani famiglie con i figli. È stata una settimana di gioia. La casa era piena e viva. Voglio ricordare Elia. Un bambino che alla fine della settimana con il pianto esprimeva il dispiacere di tornare a casa. Piangendo diceva “la mamma mi ha detto che saremo rimasti qui cinque giorni”. Non capiva che i cinque giorni, così belli, erano già finiti. Sarà per il prossimo anno, vero Elia?
Ilda Rossi
RICORDIDELLA MONTANINADI CAMPERIO
Da oltre trent’anni frequento la “Montanina” di Camperio! Sembra un sogno, ma fin dai primi anni questo luogo è diventato la mia “seconda” casa. Dapprima salivo con i miei figli per le vacanze estive e di carnevale, poi a lavorare in cucina durante i campeggi delle aspiranti e delle adolescenti, quando venivano organizzati corsi di aggiornamento ed esercizi spirituali. «La Montanina».
Quanta bella gioventù! Simpatica, allegra, piena di entusiasmo. Sovente incontro ancora queste ragazze diventate brave mamme, con i loro figli…
Gli ultimi anni passati a Camperio con il marito Carlo e con l’amica
Marialuisa, mi hanno molto arricchita! La casa era frequentata da famiglie e da persone non più giovani. Gente ricca di tanta saggezza che veniva lassù a riposarsi dopo aver trascorso una vita di stenti e sacrifici, senza aver goduto un giorno di vacanza!
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Rosita Genardini, Dionigia Duchini, Pierina Binkert.
Pia Branca (Presidente UFCT negli anni '80).
“Alla Montanina, per uno che è abituato a viaggiare è facile passare accanto alla gente senza accorgersi di chi incontra o senza che chi incontra si accorga di lui.È il mondo che ci siamo fatti. Ma la Montanina è una contestazione a questo mondo.Chi ha la fortuna di venirci, come me anche per poco, ha la netta impressione che ci accorgiamo gli uni degli altri, ci accogliamo, ci amiamo. E questo si chiama autentico cristianesimo.Per questo auguro alla Montanina di vivere a lungo e bene come FARO necessario per tante persone che cercano una spiaggia e, illusi, vanno sempre in alto mare.”
(don Antonio Riboldi, tratto da Spighe del mese di ottobre 1976)
Le calde giornate passate all’ombra delle frondose betulle venivano riempite giocando a carte, leggendo giornali e libri, nel chiacchierio dei ricordi, nella preparazione di lavoretti a maglia per banchi di beneficenza…Giornalmente non mancavano la S. Messa e preziosi momenti di preghiera personale nell’accogliente cappella della casa. Come non mancavano le passeggiate, le gite culturali organizzate per tutti gli ospiti, le ricorrenze festeggiate in comune. Il ricordo e la gioia di aver frequentato la Montanina sono veramente grandi. Sono felice di aver fatto parte dell’Unione Femminile di Azione Cattolica. È un esperienza che auguro di cuore a tutta la gioventù.
Brigida Fontana
CARA MONTANINA CONGRATULAZIONI
Cara Montanina, più ti guardo e più ti vedo sempre bella, giovane e accogliente come ti hanno sognata e voluta Dionigia e Rosita; è giusto e doveroso ricordarle con riconoscenza.Quante giovani, quante famiglie hai ospitato, peccato che le tue mura non parlino, sono mute e sanno custodire le varie confidenze e mantenere i tanti segreti.
Quante situazioni tristi o felici hai condiviso con tutte le ospiti che hanno trovato un ambiente gioioso e sereno e hanno saputo riprendere con forza e coraggio il loro quotidiano.Come non ricordare la chiusura del corso di catechesi sull’arco di tre anni con Padre Arturo Murari! Aveva portato con lui alla Montanina un folto gruppo giovanile di Milano, pure loro impegnati nel campo della catechesi.Anche Mons. Riboldi parroco di Molletta pur con tutti i suoi problemi ha passato qualche giorno alla Montanina per riprendere con più coraggio il suo impegno di Pastore… Lui che aveva scelto
di condividere il suo quotidiano in mezzo al suo popolo.Oggi è importante riscoprire il valore della nostra casa e trovare persone che sappiano darle il giusto valore mantenendo lo scopo per cui era stata voluta.Con tutto il cuore, auguro ogni Bene. Pia Branca
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Speciale Montanina
Quante persone sono passate in questi anni dalla Montanina!
Frutto di tanti anni di lavoroQueste brevi riflessioni non sono una cronaca di quello che si è fatto in questi cinquanta anni nelle file della Unione Femminile, perchè chi scrive è da pochi anni inserita in questo valido campo di apostolato. Era bene forse che scrivessero le delegate che mi hanno preceduta, ma è anche buona cosa presentare qualcosa di quello che attualmente si fa nel campo delle aspiranti.Non si tratta di numeri o di percentuali ma solamente di descrivere un po’ quello che si attua malgrado tutti i pro e contro rivolti all’azione cattolica in questo periodo postconciliare.Penso ai campeggi aspiranti che da cinque anni si tengono alla Montanina per un periodo di venticinque giorni.Una cinquantina di adolescenti provenienti da tutto il cantone si ritrovano a Camperio per passare le loro vacanze.Non si può dire in poche righe come vivono, cosa fanno, e cosa imparano, ma qualche idea è sufficiente per capire lo spirito che regna nell’ambiente. Durante il campeggio si lavora spiritualmente e fisicamente per attuare il tema stabilito in precedenza: quest’anno il tema era «costruiamo il nostro
domani». Spiritualmente le ragazze sono seguite da Don Sandro, nostro assistente: per la sorveglianza e i lavori di gruppo da signorine studenti, o insegnanti che prestano la loro opera gratuitamente ma con tanto amore.Tutto si svolge nella massima libertà, e per tutti i lavori, cartelloni, lavori manuali, giochi, si rispettano le iniziative e le doti di ognuna. L’unica esigenza è quella della disciplina, ma è oltre che utile, necessaria perchè le cose funzionino bene.Durante le gite e soprattutto in quelle di una intera giornata le ragazze hanno un sano e istruttivo contatto con la natura che le porta ad elevare lo spirito al Creatore di tante meraviglie.Ma l’opera della Montanina non si esaurisce con il campeggio, durante l’estate è un susseguirsi di signorine e di mamme che passano in sana allegria le loro vacanze. Durante l’anno si tengono incontri di spiritualità per adolescenti e signorine, corsi di sci e vacanze invernali. E dopo tutti questi
incontri di gioventù che rappresentano la speranza della continuità di una istituzione ci si sente rinnovate e pronte a lavorare sempre di più.Forse le mamme e le nonne che leggono queste righe ricordano con nostalgia i tempi della loro giovinezza e sentono rinascere l’entusiasmo e la spensieratezza di quell’età lontana.E’ con questa idea delle generazioni che passano, come la natura che ad ogni primavera si rinnova, che dobbiamo accettare ed aiutare l’adolescenza inquieta del nostro tempo. L’importante è seminare seme buono su un terreno buono perchè dia a suo tempo frutti buoni.Questa importante tappa della Unione Femminile ci deve trovare tutte unite, in modo speciale le responsabili dei gruppi giovanili, per lavorare nella vigna del Signore, per far lievitare la pasta, per illuminare tutti quelli di casa, per essere seme che muore per poi diventare spiga.
Emilia
Ragazze al campeggio dei primi decenni.
“Io rispondo alla chiamata di Dio con prontezza e con gioia per essere al suo servizio” (12 anni)“… capisco cosa ho perso: la felicità di sapere che anche quando nessuno mi vuole, Lui mi accetta così come sono. Gesù è l’unica persona che mi ami veramente al punto tale da darmi la vita…” (13 anni)
(tratto da Spighe del ottobre 1976)
12 Spighe Giugno/Luglio 2006
Speciale Montanina
Luogo di vacanza ma anche di formazione umana e cristiana
Un sicuro punto riferimentoAderisco volentieri all’iniziativa che ricorda i quarant’anni di vita della Montanina. Sin dai primissimi anni del mio sacerdozio ho avuto la fortuna di passare parecchio tempo in quella casa accogliente e sempre piena di vita. Come non ricordare le intense giornate, scandite da momenti di spirito e momenti di svago, con i vari gruppi presenti numerosi ai vari appuntamenti? Si incontravano bambine, adolescenti, giovanissime, famiglie o singole mamme e nonne già avanzate negli anni, che trovavano nell’ambiente quell’atmosfera che le faceva sentire come a casa propria in schietta amicizia. E tutto questo grazie al contributo di persone che si spendevano senza calcolo per favorire l’animazione e soddisfare le attese di tutti.Ai momenti di pura vacanza si intercalavano i momenti più impegnativi della formazione umana e cristiana con i SS Esercizi e giornate formative, che hanno conosciuto nei primi anni un fervore particolarmente intenso. La vacanza di Pasqua e il periodo settembrino immediatamente precedente l’apertura delle scuole, quando queste incominciavano verso la metà di quel mese, portavano alla Montanina un bel numero di adolescenti e giovanissime per l’approfondimento dei valori dello spirito in un ambiente di raccoglimento favorito anche dalla bellezza della natura circostante. Si trattava di uno sforzo mirato a sviluppare accanto alle esigenze prettamente umane l’incontro con Dio, per intessere un dialogo che favorisse le buone scelte nella vita.Come e quanto Dio ha parlato al
cuore dei presenti non è dato di sapere, ma è certo che l’intento ha favorito quella buona seminagione che ha permesso lo sviluppo di tanti buoni germi nella realtà della vita.È stato del resto voluto per questo la Montanina: luogo di incontro, di formazione e di crescita in vista del buon inserimento nella vita. E che ciò sia avvenuto è un pregio prezioso che brilla davanti a Dio!Anche il comitato della UFCT ha trovato in quella “sua casa”, costruita con immensi sacrifici, ma resa bella e accogliente dalla continua intraprendenza delle socie, il luogo costruttivo per impostare il cammino dell’associazione stessa. La Montanina era un punto di sicuro riferimento, che dava confortante risposta e sostegno ai non pochi timori dell’usura del tempo, che
sembrava sconsigliare la continuazione di quella forma di apostolato. Il Signore ha ampiamente benedetto le fatiche palesi e nascoste di chi si è molto prodigato, istillando semi di bontà, quasi impercettibili ma altamente efficaci, che hanno permesso di superare i momenti difficili, forti sempre della certezza che la Provvidenza divina non avrebbe mancato di illuminare e sostenere.Così, oggi, la Montanina è sempre attiva e pronta ad accogliere chiunque vi arrivi, sostenendo con l’accoglienza fraterna e la proposta di soste spirituali il cammino di ognuno. Non manchino mai alla casa queste attenzioni umane e divine: sono la garanzia di nuovo bene che essa realizzerà anche nel futuro. È il mio augurio.
don Sandro Bonetti
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Se le case fossero delle semplici mura di mattone o pietra, allora l’umanità e la sua storia sarebbero solo un cumulo informe di mace-rie, un inutile affannarsi a tirar su costruzioni periture. Se le case non sono fatte solo di mura, è per-ché hanno anche una loro anima. La conoscono bene gli archeologi quando ne scoprono gli antichi perimetri, lo sanno gli architetti quando dal nulla tracciano segni che dividono e riempiono lo spa-zio, lo sanno gli artigiani quando mettono pietra su pietra. Lo sa chi ha sognato e realizzato, 40 anni fa, la Montanina di Camperio.
L’anima della Montanina è un’anima di cristallo. Non quella degli
appariscenti e luccicanti palazzi moderni; la sua è un’anima discreta, da scoprire oltre quell’apparente normalità di quattro mura e un tetto. Cos`è questo “cristallo”? Sono le fondamenta, perché la Montanina è costruita su cristalli, su quei progetti di generazioni di donne coraggiose dell’UFCT, su quegli ideali rocciosi di cui abbiamo tanto bisogno: è davvero una “casa sulla roccia”.Alla fine della mia adolescenza avevo scoperto questo cristallo stando lassù in innumerevoli campi, ritiri e incontri. È come aver trovato quella “pietra preziosa” che vale più di tutto, e per me
L’anima della Montanina è un’anima di cristallo
Sul Monte Tabor dell’AC Ticinese
Speciale Montanina
“La fede è la leva della nostra esistenza, è il modo diverso di vedere il nostro destino, i nostri rapporti, la nostra società, tutto: il modo “diverso”, illuminato dalla Rivelazione, dalla conoscenza che abbiamo del mistero di Dio, del mistero della nostra persona. Perché avvenga tutto questo, però, ci vuole un lavoro, una scuola, la catechesi appunto, che è la “scuola della fede”, una scuola fatta non solo per apprendere intellettualmente, ma per verificare l’impatto che quello che impariamo ha sulla nostra coscienza, sulla coscienza che abbiamo di noi stessi, e perciò la coscienza che abbiamo degli altri e della vita. La personalità sta nella consapevolezza che abbiamo del nostro essere cristiani.”
(Mons. Corecco ai giovani)
“Ogni volta che state pensando ai cavoli vostri, tiratevi un pugno in testa”
(Mons. Corecco al campeggio 1993)
e tanti altri giovani questo tesoro è stato incontrare il Signore in un’esperienza di Chiesa viva e…vivace! Quante ne abbiamo “combinate” in quei corridoi! Dopo che fu lanciata l’AC Giovani sotto l’impulso del Vescovo Eugenio Corecco, ecco che dal 1991 iniziarono campi, ritiri e incontri. Da lì “Camperio” e “Montanina” sono diventati due “luoghi santi”,
Vescovo Eugenio Corecco.
1� Spighe Giugno/Luglio 2006
il Tabor dell’AC, un luogo in cui le nostre vite sono cambiate. Chi 40 anni fa ha iniziato a realizzare questo miracolo deve andare fiero che questa casa è sentita da tutta l’Associazione come la “casa dell’Azione Cattolica”. Ma cos’ha di speciale la Montanina, questo “cristallo”? Il luogo: la magnifica conca della Valle Santa Maria, una nicchia tra abeti contornata di cime maestose e, a oriente, l’Adula.
La storia: la Montanina di pietra è il risultato di grandi sacrifici e lavoro delle aderenti dell’UFCT e di tutti coloro che hanno contribuito e contribuiscono da 40 anni a questa parte.
La cappella: è il cuore della casa, dove ogni giorno la messa scandisce e alimenta la vita insieme. È il Tabor di cui tanto abbiamo bisogno, un luogo ancor più vicino a Dio in cui ci è dato – per qualche giorno – di poter davvero impiantare le nostre tende.
La cucina: “non di solo pane vive l’uomo”…ma senza una buona cucina e persone generose che si
mettono a disposizione i campi non sarebbero possibili.
Le stagioni: d’estate avvolta nel verde o d’inverno immersa nella neve, la Montanina vive assieme alle stagioni, si colora nei suoi locali di luci calde o fredde.
Il tempo: lassù si riscopre un tempo antico, perduto, quello delle nuvole che passano alte, del vento che smuove la neve, del temporale che scuote la notte. Si riscopre il nostro vero tempo, che fluisce tra il tempo dei nostri avi e il tempo dell’eterno.
“Papa Giovanni Paolo II ha detto una volta che per conoscere Gesù Cristo, per aderire a Lui, dobbiamo essere capaci di stupore, di fare l’esperienza dello stupore che è l’esperienza più profondamente umana… Ma lo stupore non nasce dal nulla, nasce sempre e solo da un cammino di ricerca. Nasce solo se abbiamo dentro un’inquietudine, abbiamo dentro un desiderio, abbiamo dentro una domanda.”
“Gli Apostoli quando il Signore li ha chiamati, erano tutti giovani. Poi si sono chiamati tra di loro conducendo a Lui i nuovi arrivati. Voi dovete condurre i vostri compagni fino a Gesù. Siete gli Apostoli connaturali che il Signore ha messo sulla loro strada”
(Mons. Corecco durante un corso di formazione alla Montanina
Il silenzio: quando anche i più esagitati si sono addormentati, la Montanina cade nel silenzio, il silenzio del fruscio dei rami d’abete scossi dal vento notturno; il silenzio della pioggia che bagna la terra; la voce di sottofondo del Brenno, monotona e maestosa.
Le stelle: Camperio è una delle zone migliori delle Alpi per osservare il cielo stellato, essendo ben lontano dalle zone urbane. Le notti, specialmente quelle di vento, sono mozzafiato: un’immensa trapunta di stelle che scintilla nel freddo della notte…che spettacoli!
La Montanina è e sarà ancora uno spazio privilegiato per noi giovani e per tutta l’AC, un luogo da sfruttare ancora maggiormente, uno spazio in cui si devono osare nuove iniziative di apostolato, nuovi campi, nuovi modi per diffondere il Regno di Dio. Un immenso grazie a chi ha costruito questo “cristallo” tra le a Alpi e… Buon Compleanno, Montanina!
Dodo
Don Carmelo intrattiene i giovani.
Giugno/Luglio 2006 Spighe 1�
Vita della ChiesaSpeciale Montanina
L’augurio di Carmen Pronini, presidente dell’Unione Femminile
Il 6 agosto la grande festa
Programma estivo 200629 luglio – 15 agostoVacanze per adulti e famiglieQuote di partecipazione (pensione completa):
fr. 55. al giorno (camera singola)fr. 50. al giorno (camera doppia)fr. 17. al giorno (bambini fino a 8 anni)fr. 25. al giorno (ragazzi dai 9 ai 14 anni)
Sconti speciali per famiglie con figli e per soggiorni di almeno cinque giorni.Iscrizione: c/o segretariato ACD (tel. 091 950 84 64) o c/o Mariangela Arrigoni (091 966 51 68, ore pasti).
«Nello sbocciare di una nuova vita si dischiude un pezzetto di cielo»
il 17 aprile 2006per Noah Maui di Francesca e Nicola GianottiBalernail 30 maggio 2006per Giacomo di Michela e Mattia StaffettaRusconiTantissimi auguri da tutta l’Azione Cattolica
Siamo ritornati con il pensiero e i ricordi all’evento di 40 anni fa.Siamo ritornati ad uno dei luoghi della presenza dello Spirito del Signore in mezzo a noi che ci ha aiutati a vivere una esperienza di fede, di amicizia, di comunione.È bello far memoria per guardare con più fiducia al futuro, nella ricerca continua di spazi aperti allo spirito e alla vita.La certezza che “della Grazia del Signore è piena la terra” (Sl 32) aiuti tutti a sentirci dentro il cammino ma per andare oltre…Ci auguriamo che ragazzi, giovani, famiglie, adulti, anziani dell’Azione Cattolica e delle nostre comunità parrocchiali, gruppi e movimenti della nostra Chiesa ticinese si sentano coinvolti nella vita della Montanina, che è senz’altro uno dei luoghi privilegiati posti sopra il monte per un aiuto a realizzare il cammino di rievangelizzazione che tutti desideriamo.
Carmen Pronini
Festa del 40ºdomenica 6 agosto Giornata dell’amicizia (aperta a tutti)In ricordo dei 40 anni della Montanina
Programma: 9.30 Accoglienza e caffè11.00 Celebrazione eucaristica12.30 Pranzo Pomeriggio ricreativo16.30 Thè dell’amicizia e chiusura
Prenotazione: direttamente alla Montanina (tel. 091 872 13 44)entro giovedì 3 agosto.
Dionigia Duchiniè tornata al PadreMentre Spighe va in stampa, appren-diamo della morte serena di Dionigia Duchini, già presidente dell'Unione Femminile dal 1948 al 1966. Nata nel settembre 1903, Dionigia ha attraversato quasi un secolo testi-moniando la sua fede nella comu-nità cristiana e in quella sociale e politica ticinese. La Provvidenza ha voluto che l'annuncio della sua morte - avvenuta il 18 luglio - appaia su questo numero di Spighe tutto dedicato alla Montanina, che se esiste è proprio per merito suo e di Rosita Genardini. Alla festa del 40° saranno presenti anche loro: dal cielo parteciperanno alla festa della "loro" casa.
16 Spighe Giugno/Luglio 2006
Il teologo risponde
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G.A.B. 6962 VIGANELLO
Perché nel canone della messa si dice "Mistero della fede", quando la vita di Gesù non è per niente un mistero, ma un fatto storico preciso?In una breve risposta non è possibile commentare a fondo la lettera agli Efesini, dove si spiega il senso cristiano del mistero. Il disegno salvifico di Dio è eterno. Egli crea degli esseri a sua immagine e somiglianza per divinizzarli, per far sì che all'ineffabile gioia delle divine persone si associ una moltitudine incalcolabile di creature. Questo progetto divino però sarebbe rimasto nascosto se non ce l'avesse rivelato il Figlio di Dio fatto uomo. Certo, già nell'Antico Testamento appaiono delle tracce di questo progetto, ma il popolo ebraico pensava di essere l’unico popolo amato da Dio e da Lui chiamato a salvezza. Invece questo "muro"che opponeva i circoncisi ai pagani crolla con la rivelazione di Gesù, che associa nella sua persona tutte le creature. Egli è nello Spirito del Padre il loro creatore e tutte chiama, una per una, a partecipare al banchetto della vita eterna. Questa visione universale della divinizzazione è il mistero che si è rivelato nel Cristo e che noi proclamiamo. Nella celebrazione eucaristica il Cristo Gesù è reso sacramentalmente presente e nel suo corpo e sangue proclamiamo che TUTTI sono da Lui salvati per 1'eternità. La nostra fede
nel Crocifisso Risorto ci spinge a proclamare la sua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte. Ma nel contempo ci spinge a lottare, a combattere, a spezzarci con il nostro Capo per il prossimo, dato che la vittoria della luce contro 1e tenebre non è ancora attuata. Saremmo anzi a volte tentati di affermare che il Signore ha sparso il suo sangue per niente e che l'umanità non segue la sua divina Parola.La fede però ci fa reagire e ci fa capire che ciascuno di noi, battezzato che si accosta all'eucaristia, è impegnato in prima fila nell'opera della salvezza, della divinizzazione. Da una parte siamo chiamati a far risplendere la luce del Verbo con opere di verità, di bontà, di giustizia, e d'altra parte siamo anche chiamati a discernere tutta la luce che il Verbo semina in ogni uomo, da Lui illuminato. Essere cattolici significa anche essere universali, sentirsi innamorati dell'uomo come tale, capaci di discernere in lui tutte le potenzialità positive che spesso restano latenti. Il cristiano è per definizione un ottimista incallito e vede sempre i miliardi di molecole d'acqua che ci sono ancora in fondo a un bicchiere semivuoto.Ma è difficile avere in noi i sentimenti di Gesù, avvertire che lui attira tutti a sé. Pertanto il Mistero della fede ci richiama ad appoggiarci maggiormente sulla forza che ci viene dalla celebrazione eucaristi
ca per rendere più credibile, più efficace, più penetrante il vangelo del Figlio di Dio che vuole precisamente questo: che tutti siano una cosa sola!Coscienti della nostra debolezza, della nostra fragilità, andiamo a Lui, al Pane della vita, per lasciarci maggiormente trasformare in Colui che è la via, la verità, la vita.
Sandro Vitalini
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Quel mistero della fede