Speciale Montanina Da 40 anni a Camperio · Dalla penna di Alessandro Pronzato, la biografia in due...

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in cruce gloriantes Anno LXXXV N. 6/7 Giugno/Luglio 2006 MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE Speciale Montanina Da 40 anni a Camperio Da 40 anni a Camperio

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in cruce gloriantes

Anno LXXXV

N. 6/7

Giugno/Luglio2006

MENSILE DELL’AZIONE CATTOLICA TICINESE

SpecialeMontanina

Da 40 annia CamperioDa 40 annia Camperio

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Speciale Montanina

Il libro del meseDalla penna di Alessandro Pronzato, la biografia in due volumi di una grande figura del secolo scorso, la cui beatificazione è avvenuta il 13 novembre 2005.Nel primo volume, le prime tappe della vita di Charles de Foucauld a partire dall’infanzia, la giovinezza

scapestrata, il Marocco, la conversione, la trappa, Nazaret, gli inizia a Beni Abbès.

Nel secondo volume, il libro si focalizza in particolare su: Beni Abbès, Tamanrasset, viaggi in Francia, la morte.

Alessandro Pronzato, Il seme nel deserto: Charles de Foucauld, vol. 1, Gribaudi Editore, pag. 352, € 16,50.

Alessandro Pronzato, Il seme nel deserto: Charles de Foucauld, vol. 2, Gribaudi Editore, pag. 368, € 16,50.

Già per l’antico popolo di Israele era fondamentale conoscere e poter disporre di un luogo privi­legiato per l’incontro con Dio. Se è vero che il “Signore tremendo ed affascinante” abita in ogni luogo e da nessuna parte, è però anche vero che per gli Ebrei, in cammino nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, la “tenda del convegno” è una presen­za fondamentale, così come lo sarà, al momento dell’insediamento del popolo nella Terra promessa, il Tempio di Gerusalemme. Questi luoghi privilegiati sono i luoghi dell’incontro con Dio; i luoghi del­l’ascolto della sua Parola, del dia­logo con Lui, della riconciliazione con Lui e con gli altri, della deci­sione di camminare nelle vie del Signore.

Quando il vero “Tempio del Signore” (Gv 2,19) prenderà una nuova forma, ugualmente visibile ma umana ed incarnata, quando

«Dimora comune» dei valori condivisiLa parola dell’assistente – Il 40° della Montanina a Camperio

Gesù, con il dono dello Spirito Santo, renderà i suoi seguaci “tem­pio dello Spirito Santo” (1Cor 6,19), questo incontro con il Signore assu­merà una dimensione ancora più profonda e radicale. Non si tratterà più solamente di un “abitare nella casa del Signore” (Sal 27,4), ma

diventerà un vero e proprio “dimo­rare” di Dio in noi e di noi in Dio. Quasi quasi, non è più possibile dire chi ospita chi: Dio ospita noi nella sua casa divina, o noi ospitiamo lui nella casa del nostro cuore? È Dio che ospita la comunità dei credenti nella sua vita trinitaria, oppure è la

Cartolina per la raccolta fondi.

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Campeggio ragazzi anni '90.

comunità ecclesiale che ospita in sé la presenza del Signore risorto e del suo Spirito Santo?

Ricordando in questo 2006 il quarantesimo della Casa “La Montanina”, casa di colonia e di vacanze voluta, fondata, fatta costrui­re e curata dall’Unione Femminile Cattolica Ticinese, il pensiero va alla dimensione del “dimorare”. Per gli aderenti all’Azione Cattolica Ticinese (ma non solo) la “Montanina” è diventato un luogo molto caro: luogo di radicate e piacevolissime memorie, di condivisione e di vita insieme, di associazionismo, di amicizia e di spi­ritualità. La Montanina rappresenta, per tutti coloro che vi hanno dimora­to e che hanno permesso – proprio lì – all’esperienza cristiana di prendere posto in loro e di dimorare nel loro cuore, tutto quanto vi è di più caro nell’esperienza di vita nella Chiesa e nell’ACT.Dimora dell’incontro con Dio. Soprattutto con la presenza della cappella, la Montanina è segnata e segna questo obiettivo di incontro personale nella fede con il Signore Gesù. La celebrazione dei sacramen­ti permette, poi, un lasciare che il Signore prenda posto in noi, nel nostro cuore, nella nostra vita.• Dimora dell’ascolto e del dialogo con

Dio. Nel frastuono quotidiano, nella miriade di voci della vita odierna, diventa difficile – molto difficile – riuscire ad ascoltare la voce di Dio e dello Spirito Santo che abita e parla in noi. La Montanina, anche con il suo esse­re immersa nella natura e nel suo essere casa di spiritualità, diventa dimora nella quale l’uomo e Dio possono incontrarsi, ascoltarsi, parlare, dialogare.

• Dimora dell’incontro con gli altri. Vuoi per le colonie, per le vacan­ze estive o invernali, per i ritiri o per altri corsi di formazione, la Montanina è occasione di incon­

tro con gli altri. Quanto edificarsi reciprocamente, quanto “limar­si” a vicenda, quanto discutere e riconciliarsi. Ma anche la comu­nità dei credenti è luogo di dimora dello Spirito Santo e proprio per questo si edifica come tale, con tutto quanto questo comporta e può costare.

• Dimora dei valori condivisi. Non è più scontato, oggi, trovare gente che abbia gli stessi nostri valo­ri. La Montanina è dimora degli autentici valori cristiani: da una parte fa un po’ da “cappello”, aiutandoci a conoscere, ricono­scere e condividere gli stessi punti di riferimento; dall’altra è anche “laboratorio”, in quanto ci stimola a vivere sul posto questi stessi valori e le conseguenze che ne derivano.

• Dimora della crescita. La Monta­nina, con le sue proposte di spi­ritualità, di vacanza, di incontro, è, per piccoli e grandi, occasione di crescita personale, umana e spirituale. Quante volte, in questi anni, alla fine di un incontro, di un ritiro, di un corso abbiamo sentito la frase “In quest’occasione sono cresciuto/a!”.

• Dimora della decisione. La Monta­nina è il luogo della decisione: chi vi è stato e vi ha dimorato, sa che ciò che si è potuto vivere sul posto è qualcosa di non “ordinario”, bensì è qualcosa che si configura nell’ambito dello “straordinario”. Ma il momento forte, il momen­to straordinario, è l’occasione per decidere di trasformare lo straor­dinario in ordinario nelle scelte quotidiane di vita ordinaria. La Montanina è la dimora in cui la nostalgia per il ritorno a casa si trasforma in decisione di cambia­re ciò che a casa è da convertire secondo il Vangelo.

Proprio per questi motivi, dunque, non possiamo che riversare i nostri ringraziamenti e la nostra rico­noscenza alle persone che hanno pensato e voluto la “Montanina”, all’UFCT cui è affidata la sua gestio­ne ed a tutte le persone che si impegnano ad amministrarla e a renderla sempre più bella ed acco­gliente. Osiamo sperare che ancora per molti anni essa possa essere la “dimora comune” di tutti coloro che si riconoscono negli ideali dell’Azio­ne Cattolica.

don Massimo Gaia,assistente diocesano

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Nacque come un grande gesto di fede e di coraggio

Veramente la casa di tutti

Dionigia Duchini ripeteva spesso che la “Montanina” è – e rimane – il dono tangibile dell’Azione Cattolica ticinese all’Unione Femminile. Un dono che, in questi suoi primi quarant’anni, è stato ampiamen­te ricambiato attraverso l’ospitalità, l’accoglienza, la fedeltà, il sostegno. L’Azione Cattolica ha trovato, nella Montanina, la casa di famiglia. Costruita, mattone su mattone, dalle giovani, dalle giovanissime e dalle donne dell’Unione Femminile, que­sta casa è nata “all’insegna del sacrifi­cio, della letizia, della speranza”, così come veniva scritto nella prima cro­naca del 10 luglio 1966. La scintilla (anzi… la favilla!) che fece scattare l’idea di costruire una casa di vacanze in montagna fu un altro quarante­simo: quello della fondazione del­l’Unione Femminile, sorta nel 1920. Dal 1960 l’idea di trasformare la fede di tante donne e giovani in un’opera

importante, solida, che rimanesse nel tempo, si fece sempre più concreta. A portarla avanti furono soprattutto Dionigia Duchini (che allora era la presidente) e Rosita Genardini, pre­sidente della gioventù. Proprio Rosita ricordò più volte che questa casa rappresentava un grande gesto di fede e di coraggio, fatto senza una sicura base finanziaria. Ma era un’idea frutto d’orgoglio oppure la volontà di Dio? Per saperlo, Dionigia e Rosita partiro­no per Roma, per chiedere un segno tangibile a Pio XI, il Papa dell’Azione Cattolica, e di Pio XII. “Ci portammo sulle loro tombe – scrisse Rosita – e con fiducia chie­demmo il segno che ci confermasse nella nostra idea. Se questo fosse venuto, voleva dire che occorreva mettersi all’opera. Se no, pace!”. Appena tornate, trovarono un sus­sidio del Sacrificio Quaresimale di 75 mila franchi! Furono la base per

iniziare, il segno tanto atteso. Da lì in poi, arrivarono gesti generosi dal vescovo Angelo Jelmini, dalle par­rocchie, dai gruppi, da singoli bene­fattori. Donne e giovani si misero a confezionare coperte, lenzuola, tova­glie. Regalarono mobili e stoviglie. E cominciò così a crescere, davvero mattone su mattone, la grande casa. La casa di tutti perché ciascuno ci mise del suo. Anche per questo anniversario, come già avvenne in passato, vogliamo dedicare alla Montanina un intero numero di Spighe. Per testimoniare l’amore verso questa casa, che è sem­pre stata un faro luminoso sul cam­mino formativo dei gruppi di Azione Cattolica.Ma soprattutto per augurarle una lunga vita e la continua benedizio­ne di Dio, che in questi primi qua­rant’anni non è mai mancata.

Luigi Maffezzoli

Speciale Montanina

Montanina.

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Speciale Montanina

La casa tra passato, presente e futuro spicca pur sempre bella e armoniosa fra il verde e i colori dell’estate e il candore delle nevi invernali.

La osservo nel silenzio di questo pomeriggio primaverile: è un trat­to ancora visibile del variegato e già ricco cammino della Unione Femminile Cattolica Ticinese.

GRAZIE, SIGNORE per questo dono, ma soprattutto per quelle persone, “pietre vive”, che con la fede, l’amore e l’entusiasmo hanno servito per decenni (sin dal 1918!) la Chiesa e la società ticinese.

Al momento della costruzione – nel 1966 – l’Azione Cattolica già

viveva momenti per tanti aspetti difficili: una società in fase di pro­fonde trasformazioni che portava ad una insofferenza per tutto ciò che sapeva di organizzazione, una certa confusione maturata attor­no alle disposizioni del Concilio Vaticano II, un calo nelle adesioni dovuto ad una diminuzione di vita­lità in parecchi gruppi parrocchiali. L’Azione Cattolica Femminile, che malgrado questo calo contava allora ancora circa 8500 aderenti, cercava di capire e seguire gli inviti del Papa e del Vescovo. “…l’AC ha la sua ragione d’essere oggi più che mai. Dovremmo dimo­strare con la vita che è la formula buona per i cristiani e per il loro ideale apostolico … Concretamente

è necessario attuare a fondo una for­mazione spirituale che sia apostoli­ca e comunitaria”.

È in questo contesto che è nata l’idea della “Montanina” come stru­mento di coesione e di amicizia, come luogo di formazione e di ripo­so, di svago e di comunione, espres­sione di un servizio alla missione ecclesiale e sociale.

UN MATTONEPER LA MONTANINA

Non si può parlare della “Mon­tanina” di oggi senza riandare ai suoi inizi, a metà del secolo scor­so quando l’AC femminile fioriva

Quattro straordinarie testimonianze di chi vide nascere l’opera

Il ricordo di questi 40 anni

Foto di gruppo alla Montanina.

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ancora di Circoli giovanili, sezio­ni aspiranti e crociatine, gruppi donne. C’era l’esperienza di vacan­ze estive: a Sobrio, a Bedretto e infine a Camperio presso la “Stella Alpina”, già colonia per bambini.Le presidenti di allora – Dionigia Duchini e Rosita Genardini – desi­deravano una casa che fosse tutta nostra, cioè dell’UFCT, costruita con gli accorgimenti adatti a ospitare ado­lescenti, giovani, famiglie. Nella zona di Camperio, ritenuta ideale, aveva­no messo gli occhi su un terreno del

Beneficio Parrocchiale di Olivone. Lo acquistarono grazie ai buoni uffici di don Romeo Biucchi, bleniese e grande sostenitore dell’opera.

A dire il vero la determinazione e l’entusiasmo delle nostre presidenti a molte di noi responsabili pareva temerarietà: temevamo le difficol­tà, la spesa, l’impegno che la casa

– quando fosse stata in funzione – ci avrebbe richiesto.

La convinzione arrivò per tutte le responsabili quando anche il Vescovo Mons. Jelmini appoggiò il progetto e lo benedisse. Bisognava ora convincere le socie dei nostri gruppi. Se ne parlò a lungo nelle visite che “delegate” e “propagan­

Cartolina per la raccolta di fondi.

“Approfittate di questa casa per rinforzare, rinvigorire, dare nuove energie alla vostra vita spiritua­le…Gesù dice: sono venuto a portare fuoco sulla terra e che cosa voglio se non che si accenda? È quello che dovete fare. Allora sì che potrete dire che questa vostra Montanina ha raggiunto il suo scopo. È quello che vi auguro benedicendovi ad una ad una”.

(Mons. Angelo Jelmini tratto da Spighe del mese di agosto 1966)

Una bellissima foto con mons. Bonanomi, mons. Torti, Maria Adami e Dionigia Duchini, scomparsa il 18 luglio scorso.

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Gruppo di ragazze del campeggio estivo al Lucomagno (anni '70).

diste” facevano ai Circoli parroc­chiali. “La nuova casa dobbiamo sentirla nostra” si diceva. La cartoli­na che circolava nei gruppi ci ricor­dava che ogni mattone era frutto di collaborazione e di sacrificio.

Non starò ora a rifare la storia da quando la “Montanina” potè essere inaugurata il 10 luglio 1966 con il Vescovo Mons. Angelo Jelmini, molti Sacerdoti Assistenti, famiglie, giovani, donne. A fare gli onori di casa c’era un bel gruppo di adole­scenti lassù in campeggio.

Quelle adolescenti ora sono donne, mamme, anche nonne. Parecchie delle responsabili di allora hanno già raggiunto il premio di tanta fatica e dedizione. Penso a Rosita Genardini (presi­dente e fervente sostenitrice), a Irma Milesi (cuoca e animatrice), a Pierina Binkert (delegata per i Gruppi Donne), alla prof. Laura Pianella e alle sorelle Pie e Licia che ci sostennero con competenza e amore, a Clelia Pianca e Carmen

Crivelli (segretarie), alla maestra Carmen Cigardi che per la nuova casa portò dalla Terra Santa una piccola pietra del Tabor, ora inca­stonata nella parete accanto al caminetto.E vedo Dionigia Duchini che con i suoi 97 anni guarda ancora alla “Montanina”, felice per le visite che le sue collaboratrici di allora le

fanno. E tante altre persone in là con gli anni che della “nostra casa” conservano un ricordo sereno.

Maria Adami

UNA REALIZZAZIONE SOCIALE

La “Montanina” è stata una realiz­

Inaugurazione della Montanina (1966).

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con lo spazio da dedicare alla pre­ghiera e alla riflessione individuale e comunitaria.Infatti, la “Montanina” è stata subito frequentata e amata dalla gioven­tù di AC che la ritenevano “casa propria”. E lo era veramente per la collaborazione entusiasta di tutte.

Come dimenticare le piccole – riguardo alle modeste disponibilità di allora – offerte, ma grandi nel­l’amore come quella lodata da Gesù della povera vedova all’entrata del tempio?

Ed è proprio anche per questi sacri­fici che la “Montanina” deve conti­nuare quale dono di solidarietà e di amore. Insieme alla gioventù anche parecchie famiglie hanno con fedel­tà portato a Camperio i propri figli fino all’età del dopo­scuola e oltre. E non sono pochi i ragazzi di allora che la ricordano e che hanno qui cementato amicizie preziose.

La “Montanina” ha esercitato nel­l’AC una forza di coesione che ha contribuito a creare la dedizione alla parrocchia, alla diocesi, alla Chiesa universale.

Per il declino di molte associazio­ni parrocchiali e per i mutamenti sociali, parecchie cose sono cambia­te, ma è nostro desiderio che giova­

zazione sociale, costatata l’evolu­zione ormai acquisita delle vacanze a favore del personale aziendale. Si è voluto dare alle socie di AC la possibilità di trascorrere questo periodo di vacanze in un ambiente sano, nell’amicizia fra persone che condividevano gli stessi ideali e

La Montanina sotto la neve.

Foto di gruppo.

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Mons. Jelmini il giorno dell’inaugurazione, il 10 luglio 1966.

“L’AC deve favorire e promuo­vere la buona armonia fra le varie forze, la concordia, lo spirito di unità. In epoca di ecumenismo come la nostra, sarebbe doloroso spettacolo che, nel regno di Cristo, qualcuno lavorasse a distruggere ciò che altri edificano”.

(Mons. Angelo Jelmini tratto da Spighe del mese di giugno 1966)

ni e famiglie e adulti continuino a far crescere la “Montanina” dando priorità agli scopi per cui è nata.

Abbiamo appena trascorso le vacan­ze di carnevale, quest’anno ben fre­quentate anche da giovani famiglie con i figli. È stata una settimana di gioia. La casa era piena e viva. Voglio ricordare Elia. Un bambino che alla fine della settimana con il pianto esprimeva il dispiacere di tornare a casa. Piangendo diceva “la mamma mi ha detto che saremo rimasti qui cinque giorni”. Non capiva che i cinque giorni, così belli, erano già finiti. Sarà per il prossimo anno, vero Elia?

Ilda Rossi

RICORDIDELLA MONTANINADI CAMPERIO

Da oltre trent’anni frequento la “Montanina” di Camperio! Sembra un sogno, ma fin dai primi anni que­sto luogo è diventato la mia “secon­da” casa. Dapprima salivo con i miei figli per le vacanze estive e di carnevale, poi a lavorare in cucina durante i campeggi delle aspiranti e delle adolescenti, quando venivano organizzati corsi di aggiornamento ed esercizi spirituali. «La Montanina».

Quanta bella gioventù! Simpatica, allegra, piena di entusiasmo. Sovente incontro ancora queste ragazze diventate brave mamme, con i loro figli…

Gli ultimi anni passati a Camperio con il marito Carlo e con l’amica

Marialuisa, mi hanno molto arric­chita! La casa era frequentata da famiglie e da persone non più gio­vani. Gente ricca di tanta saggezza che veniva lassù a riposarsi dopo aver trascorso una vita di stenti e sacrifici, senza aver goduto un gior­no di vacanza!

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Rosita Genardini, Dionigia Duchini, Pierina Binkert.

Pia Branca (Presidente UFCT negli anni '80).

“Alla Montanina, per uno che è abituato a viaggiare è facile passare accanto alla gente sen­za accorgersi di chi incontra o senza che chi incontra si accorga di lui.È il mondo che ci siamo fatti. Ma la Montanina è una contestazione a questo mondo.Chi ha la fortuna di venirci, come me anche per poco, ha la netta impressione che ci accorgiamo gli uni degli altri, ci accogliamo, ci amiamo. E questo si chiama auten­tico cristianesimo.Per questo auguro alla Montanina di vivere a lungo e bene come FARO necessario per tante persone che cercano una spiaggia e, illusi, vanno sempre in alto mare.”

(don Antonio Riboldi, tratto da Spighe del mese di ottobre 1976)

Le calde giornate passate all’om­bra delle frondose betulle venivano riempite giocando a carte, leggendo giornali e libri, nel chiacchierio dei ricordi, nella preparazione di lavoretti a maglia per banchi di beneficenza…Giornalmente non mancavano la S. Messa e preziosi momenti di preghiera personale nell’acco­gliente cappella della casa. Come non mancavano le passeggiate, le gite culturali organizzate per tutti gli ospiti, le ricorrenze festeggiate in comune. Il ricordo e la gioia di aver frequentato la Montanina sono veramente grandi. Sono feli­ce di aver fatto parte dell’Unione Femminile di Azione Cattolica. È un esperienza che auguro di cuore a tutta la gioventù.

Brigida Fontana

CARA MONTANINA CONGRATULAZIONI

Cara Montanina, più ti guardo e più ti vedo sempre bella, giovane e accogliente come ti hanno sognata e voluta Dionigia e Rosita; è giusto e doveroso ricordarle con ricono­scenza.Quante giovani, quante famiglie hai ospitato, peccato che le tue mura non parlino, sono mute e sanno custodire le varie confidenze e mantenere i tanti segreti.

Quante situazioni tristi o felici hai condiviso con tutte le ospiti che hanno trovato un ambiente gioioso e sereno e hanno saputo riprendere con forza e coraggio il loro quotidiano.Come non ricordare la chiusu­ra del corso di catechesi sull’ar­co di tre anni con Padre Arturo Murari! Aveva portato con lui alla Montanina un folto gruppo giova­nile di Milano, pure loro impegnati nel campo della catechesi.Anche Mons. Riboldi parroco di Molletta pur con tutti i suoi pro­blemi ha passato qualche giorno alla Montanina per riprendere con più coraggio il suo impegno di Pastore… Lui che aveva scelto

di condividere il suo quotidiano in mezzo al suo popolo.Oggi è importante riscoprire il valo­re della nostra casa e trovare per­sone che sappiano darle il giusto valore mantenendo lo scopo per cui era stata voluta.Con tutto il cuore, auguro ogni Bene. Pia Branca

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Speciale Montanina

Quante persone sono passate in questi anni dalla Montanina!

Frutto di tanti anni di lavoroQueste brevi riflessioni non sono una cronaca di quello che si è fatto in questi cinquanta anni nelle file della Unione Femminile, perchè chi scrive è da pochi anni inserita in questo vali­do campo di apostolato. Era bene forse che scrivessero le delegate che mi hanno preceduta, ma è anche buona cosa presentare qualcosa di quello che attualmente si fa nel campo delle aspiranti.Non si tratta di numeri o di percen­tuali ma solamente di descrivere un po’ quello che si attua malgrado tutti i pro e contro rivolti all’azione cattolica in questo periodo post­conciliare.Penso ai campeggi aspiranti che da cinque anni si tengono alla Montanina per un periodo di venticinque giorni.Una cinquantina di adolescenti pro­venienti da tutto il cantone si ritro­vano a Camperio per passare le loro vacanze.Non si può dire in poche righe come vivono, cosa fanno, e cosa imparano, ma qualche idea è sufficiente per capi­re lo spirito che regna nell’ambiente. Durante il campeggio si lavora spiri­tualmente e fisicamente per attuare il tema stabilito in precedenza: quest’an­no il tema era «costruiamo il nostro

domani». Spiritualmente le ragazze sono seguite da Don Sandro, nostro assistente: per la sorveglianza e i lavo­ri di gruppo da signorine studenti, o insegnanti che prestano la loro opera gratuitamente ma con tanto amore.Tutto si svolge nella massima libertà, e per tutti i lavori, cartelloni, lavori manuali, giochi, si rispettano le ini­ziative e le doti di ognuna. L’unica esigenza è quella della disciplina, ma è oltre che utile, necessaria perchè le cose funzionino bene.Durante le gite e soprattutto in quelle di una intera giornata le ragazze hanno un sano e istruttivo contatto con la natura che le porta ad elevare lo spirito al Creatore di tante meraviglie.Ma l’opera della Montanina non si esaurisce con il campeggio, durante l’estate è un susseguirsi di signorine e di mamme che passano in sana alle­gria le loro vacanze. Durante l’anno si tengono incontri di spiritualità per adolescenti e signorine, corsi di sci e vacanze invernali. E dopo tutti questi

incontri di gioventù che rappresen­tano la speranza della continuità di una istituzione ci si sente rinnovate e pronte a lavorare sempre di più.Forse le mamme e le nonne che leggono queste righe ricordano con nostalgia i tempi della loro giovinezza e sentono rinascere l’entusiasmo e la spensieratezza di quell’età lontana.E’ con questa idea delle generazio­ni che passano, come la natura che ad ogni primavera si rinnova, che dobbiamo accettare ed aiutare l’ado­lescenza inquieta del nostro tempo. L’importante è seminare seme buono su un terreno buono perchè dia a suo tempo frutti buoni.Questa importante tappa della Unione Femminile ci deve trovare tutte unite, in modo speciale le responsabili dei gruppi giovanili, per lavorare nella vigna del Signore, per far lievitare la pasta, per illuminare tutti quelli di casa, per essere seme che muore per poi diventare spiga.

Emilia

Ragazze al campeggio dei primi decenni.

“Io rispondo alla chiamata di Dio con prontezza e con gioia per esse­re al suo servizio” (12 anni)“… capisco cosa ho perso: la felici­tà di sapere che anche quando nes­suno mi vuole, Lui mi accetta così come sono. Gesù è l’unica persona che mi ami veramente al punto tale da darmi la vita…” (13 anni)

(tratto da Spighe del ottobre 1976)

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Speciale Montanina

Luogo di vacanza ma anche di formazione umana e cristiana

Un sicuro punto riferimentoAderisco volentieri all’iniziativa che ricorda i quarant’anni di vita della Montanina. Sin dai primissimi anni del mio sacerdozio ho avuto la for­tuna di passare parecchio tempo in quella casa accogliente e sempre piena di vita. Come non ricorda­re le intense giornate, scandite da momenti di spirito e momenti di svago, con i vari gruppi presenti numerosi ai vari appuntamenti? Si incontravano bambine, adolescen­ti, giovanissime, famiglie o singole mamme e nonne già avanzate negli anni, che trovavano nell’ambiente quell’atmosfera che le faceva sentire come a casa propria in schietta ami­cizia. E tutto questo grazie al contri­buto di persone che si spendevano senza calcolo per favorire l’animazio­ne e soddisfare le attese di tutti.Ai momenti di pura vacanza si inter­calavano i momenti più impegnativi della formazione umana e cristiana con i SS Esercizi e giornate formati­ve, che hanno conosciuto nei primi anni un fervore particolarmente intenso. La vacanza di Pasqua e il periodo settembrino immediata­mente precedente l’apertura delle scuole, quando queste incomincia­vano verso la metà di quel mese, portavano alla Montanina un bel numero di adolescenti e giovanissi­me per l’approfondimento dei valo­ri dello spirito in un ambiente di raccoglimento favorito anche dalla bellezza della natura circostante. Si trattava di uno sforzo mirato a svi­luppare accanto alle esigenze pret­tamente umane l’incontro con Dio, per intessere un dialogo che favorisse le buone scelte nella vita.Come e quanto Dio ha parlato al

cuore dei presenti non è dato di sapere, ma è certo che l’intento ha favorito quella buona seminagione che ha permesso lo sviluppo di tanti buoni germi nella realtà della vita.È stato del resto voluto per questo la Montanina: luogo di incontro, di formazione e di crescita in vista del buon inserimento nella vita. E che ciò sia avvenuto è un pregio prezioso che brilla davanti a Dio!Anche il comitato della UFCT ha trovato in quella “sua casa”, costrui­ta con immensi sacrifici, ma resa bella e accogliente dalla continua intraprendenza delle socie, il luogo costruttivo per impostare il cam­mino dell’associazione stessa. La Montanina era un punto di sicuro riferimento, che dava confortante risposta e sostegno ai non pochi timori dell’usura del tempo, che

sembrava sconsigliare la continua­zione di quella forma di apostolato. Il Signore ha ampiamente bene­detto le fatiche palesi e nascoste di chi si è molto prodigato, istillando semi di bontà, quasi impercettibili ma altamente efficaci, che hanno permesso di superare i momenti dif­ficili, forti sempre della certezza che la Provvidenza divina non avrebbe mancato di illuminare e sostenere.Così, oggi, la Montanina è sem­pre attiva e pronta ad accogliere chiunque vi arrivi, sostenendo con l’accoglienza fraterna e la proposta di soste spirituali il cammino di ognuno. Non manchino mai alla casa queste attenzioni umane e divine: sono la garanzia di nuovo bene che essa realizzerà anche nel futuro. È il mio augurio.

don Sandro Bonetti

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Se le case fossero delle semplici mura di mattone o pietra, allora l’umanità e la sua storia sarebbero solo un cumulo informe di mace-rie, un inutile affannarsi a tirar su costruzioni periture. Se le case non sono fatte solo di mura, è per-ché hanno anche una loro anima. La conoscono bene gli archeologi quando ne scoprono gli antichi perimetri, lo sanno gli architetti quando dal nulla tracciano segni che dividono e riempiono lo spa-zio, lo sanno gli artigiani quando mettono pietra su pietra. Lo sa chi ha sognato e realizzato, 40 anni fa, la Montanina di Camperio.

L’anima della Montanina è un’ani­ma di cristallo. Non quella degli

appariscenti e luccicanti palazzi moderni; la sua è un’anima discre­ta, da scoprire oltre quell’appa­rente normalità di quattro mura e un tetto. Cos`è questo “cristallo”? Sono le fondamenta, perché la Montanina è costruita su cristalli, su quei progetti di generazioni di donne coraggiose dell’UFCT, su quegli ideali rocciosi di cui abbia­mo tanto bisogno: è davvero una “casa sulla roccia”.Alla fine della mia adolescenza avevo scoperto questo cristal­lo stando lassù in innumerevoli campi, ritiri e incontri. È come aver trovato quella “pietra prezio­sa” che vale più di tutto, e per me

L’anima della Montanina è un’anima di cristallo

Sul Monte Tabor dell’AC Ticinese

Speciale Montanina

“La fede è la leva della nostra esi­stenza, è il modo diverso di vedere il nostro destino, i nostri rapporti, la nostra società, tutto: il modo “diver­so”, illuminato dalla Rivelazione, dalla conoscenza che abbiamo del mistero di Dio, del mistero della nostra persona. Perché avvenga tutto questo, però, ci vuole un lavo­ro, una scuola, la catechesi appun­to, che è la “scuola della fede”, una scuola fatta non solo per apprendere intellettualmente, ma per verificare l’impatto che quello che imparia­mo ha sulla nostra coscienza, sulla coscienza che abbiamo di noi stessi, e perciò la coscienza che abbiamo degli altri e della vita. La personalità sta nella consapevolezza che abbia­mo del nostro essere cristiani.”

(Mons. Corecco ai giovani)

“Ogni volta che state pensan­do ai cavoli vostri, tiratevi un pugno in testa”

(Mons. Corecco al campeggio 1993)

e tanti altri giovani questo tesoro è stato incontrare il Signore in un’esperienza di Chiesa viva e…vivace! Quante ne abbiamo “com­binate” in quei corridoi! Dopo che fu lanciata l’AC Giovani sotto l’impulso del Vescovo Eugenio Corecco, ecco che dal 1991 ini­ziarono campi, ritiri e incontri. Da lì “Camperio” e “Montanina” sono diventati due “luoghi santi”,

Vescovo Eugenio Corecco.

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il Tabor dell’AC, un luogo in cui le nostre vite sono cambiate. Chi 40 anni fa ha iniziato a realizzare questo miracolo deve andare fiero che questa casa è sentita da tutta l’Associazione come la “casa del­l’Azione Cattolica”. Ma cos’ha di speciale la Montanina, questo “cristallo”? Il luogo: la magnifica conca della Valle Santa Maria, una nicchia tra abeti contornata di cime maestose e, a oriente, l’Adula.

La storia: la Montanina di pietra è il risultato di grandi sacrifici e lavoro delle aderenti dell’UFCT e di tutti coloro che hanno contri­buito e contribuiscono da 40 anni a questa parte.

La cappella: è il cuore della casa, dove ogni giorno la messa scan­disce e alimenta la vita insieme. È il Tabor di cui tanto abbiamo bisogno, un luogo ancor più vicino a Dio in cui ci è dato – per qualche giorno – di poter davvero impian­tare le nostre tende.

La cucina: “non di solo pane vive l’uomo”…ma senza una buona cucina e persone generose che si

mettono a disposizione i campi non sarebbero possibili.

Le stagioni: d’estate avvolta nel verde o d’inverno immersa nella neve, la Montanina vive assieme alle stagioni, si colora nei suoi locali di luci calde o fredde.

Il tempo: lassù si riscopre un tempo antico, perduto, quello delle nuvo­le che passano alte, del vento che smuove la neve, del temporale che scuote la notte. Si riscopre il nostro vero tempo, che fluisce tra il tempo dei nostri avi e il tempo dell’eterno.

“Papa Giovanni Paolo II ha detto una volta che per conoscere Gesù Cristo, per aderire a Lui, dob­biamo essere capaci di stupore, di fare l’esperienza dello stupore che è l’esperienza più profondamente umana… Ma lo stupore non nasce dal nulla, nasce sempre e solo da un cammino di ricerca. Nasce solo se abbiamo dentro un’inquietudi­ne, abbiamo dentro un desiderio, abbiamo dentro una domanda.”

“Gli Apostoli quando il Signore li ha chiamati, erano tutti giovani. Poi si sono chiamati tra di loro con­ducendo a Lui i nuovi arrivati. Voi dovete condurre i vostri compagni fino a Gesù. Siete gli Apostoli connaturali che il Signore ha messo sulla loro strada”

(Mons. Corecco durante un corso di formazione alla Montanina

Il silenzio: quando anche i più esagitati si sono addormentati, la Montanina cade nel silenzio, il silenzio del fruscio dei rami d’abete scossi dal vento notturno; il silen­zio della pioggia che bagna la terra; la voce di sottofondo del Brenno, monotona e maestosa.

Le stelle: Camperio è una delle zone migliori delle Alpi per osser­vare il cielo stellato, essendo ben lontano dalle zone urbane. Le notti, specialmente quelle di vento, sono mozzafiato: un’immensa trapunta di stelle che scintilla nel freddo della notte…che spettacoli!

La Montanina è e sarà ancora uno spazio privilegiato per noi giovani e per tutta l’AC, un luogo da sfrut­tare ancora maggiormente, uno spazio in cui si devono osare nuove iniziative di apostolato, nuovi campi, nuovi modi per diffondere il Regno di Dio. Un immenso grazie a chi ha costruito questo “cristallo” tra le a Alpi e… Buon Compleanno, Montanina!

Dodo

Don Carmelo intrattiene i giovani.

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Giugno/Luglio 2006 Spighe 1�

Vita della ChiesaSpeciale Montanina

L’augurio di Carmen Pronini, presidente dell’Unione Femminile

Il 6 agosto la grande festa

Programma estivo 200629 luglio – 15 agostoVacanze per adulti e famiglieQuote di partecipazione (pensione completa):

fr. 55.­ al giorno (camera singola)fr. 50.­ al giorno (camera doppia)fr. 17.­ al giorno (bambini fino a 8 anni)fr. 25.­ al giorno (ragazzi dai 9 ai 14 anni)

Sconti speciali per famiglie con figli e per soggiorni di almeno cinque giorni.Iscrizione: c/o segretariato ACD (tel. 091 950 84 64) o c/o Mariangela Arrigoni (091 966 51 68, ore pasti).

«Nello sbocciare di una nuova vita si dischiude un pezzetto di cielo»

il 17 aprile 2006per Noah Maui di Francesca e Nicola Gianotti­Balernail 30 maggio 2006per Giacomo di Michela e Mattia Staffetta­RusconiTantissimi auguri da tutta l’Azione Cattolica

Siamo ritornati con il pensiero e i ricordi all’evento di 40 anni fa.Siamo ritornati ad uno dei luoghi della presenza dello Spirito del Signore in mezzo a noi che ci ha aiutati a vivere una esperienza di fede, di amicizia, di comunione.È bello far memoria per guardare con più fiducia al futuro, nella ricerca continua di spazi aperti allo spirito e alla vita.La certezza che “della Grazia del Signore è piena la terra” (Sl 32) aiuti tutti a sentirci dentro il cam­mino ma per andare oltre…Ci auguriamo che ragazzi, giovani, famiglie, adulti, anziani dell’Azio­ne Cattolica e delle nostre comu­nità parrocchiali, gruppi e movi­menti della nostra Chiesa ticinese si sentano coinvolti nella vita della Montanina, che è senz’altro uno dei luoghi privilegiati posti sopra il monte per un aiuto a realizzare il cammino di rievangelizzazione che tutti desideriamo.

Carmen Pronini

Festa del 40ºdomenica 6 agosto Giornata dell’amicizia (aperta a tutti)­­In ricordo dei 40 anni della Montanina

Programma: 9.30 Accoglienza e caffè11.00 Celebrazione eucaristica12.30 Pranzo Pomeriggio ricreativo16.30 Thè dell’amicizia e chiusura

Prenotazione: direttamente alla Montanina (tel. 091 872 13 44)entro giovedì 3 agosto.

Dionigia Duchiniè tornata al PadreMentre Spighe va in stampa, appren-diamo della morte serena di Dionigia Duchini, già presidente dell'Unione Femminile dal 1948 al 1966. Nata nel settembre 1903, Dionigia ha attraversato quasi un secolo testi-moniando la sua fede nella comu-nità cristiana e in quella sociale e politica ticinese. La Provvidenza ha voluto che l'annuncio della sua morte - avvenuta il 18 luglio - appaia su questo numero di Spighe tutto dedicato alla Montanina, che se esiste è proprio per merito suo e di Rosita Genardini. Alla festa del 40° saranno presenti anche loro: dal cielo parteciperanno alla festa della "loro" casa.

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Il teologo risponde

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c.p. 1536932 Breganzona

G.A.B. 6962 VIGANELLO

Perché nel canone della messa si dice "Mistero della fede", quando la vita di Gesù non è per niente un mistero, ma un fatto storico preciso?In una breve risposta non è possi­bile commentare a fondo la lettera agli Efesini, dove si spiega il senso cristiano del mistero. Il disegno salvifico di Dio è eterno. Egli crea degli esseri a sua immagine e somi­glianza per divinizzarli, per far sì che all'ineffabile gioia delle divine persone si associ una moltitudine incalcolabile di creature. Questo progetto divino però sarebbe rima­sto nascosto se non ce l'avesse rive­lato il Figlio di Dio fatto uomo. Certo, già nell'Antico Testamento appaiono delle tracce di questo pro­getto, ma il popolo ebraico pensava di essere l’unico popolo amato da Dio e da Lui chiamato a salvezza. Invece questo "muro"che opponeva i circoncisi ai pagani crolla con la rivelazione di Gesù, che associa nella sua persona tutte le creature. Egli è nello Spirito del Padre il loro creatore e tutte chiama, una per una, a partecipare al banchetto della vita eterna. Questa visione universale della divinizzazione è il mistero che si è rivelato nel Cristo e che noi proclamiamo. Nella cele­brazione eucaristica il Cristo Gesù è reso sacramentalmente presente e nel suo corpo e sangue procla­miamo che TUTTI sono da Lui salvati per 1'eternità. La nostra fede

nel Crocifisso Risorto ci spinge a proclamare la sua vittoria definitiva sul peccato e sulla morte. Ma nel contempo ci spinge a lottare, a combattere, a spezzarci con il nostro Capo per il prossimo, dato che la vittoria della luce contro 1e tene­bre non è ancora attuata. Saremmo anzi a volte tentati di affermare che il Signore ha sparso il suo sangue per niente e che l'umanità non segue la sua divina Parola.La fede però ci fa reagire e ci fa capire che ciascuno di noi, battez­zato che si accosta all'eucaristia, è impegnato in prima fila nell'opera della salvezza, della divinizzazione. Da una parte siamo chiamati a far risplendere la luce del Verbo con opere di verità, di bontà, di giu­stizia, e d'altra parte siamo anche chiamati a discernere tutta la luce che il Verbo semina in ogni uomo, da Lui illuminato. Essere cattolici significa anche essere universali, sentirsi innamorati dell'uomo come tale, capaci di discernere in lui tutte le potenzialità positive che spesso restano latenti. Il cristiano è per definizione un ottimista incallito e vede sempre i miliardi di molecole d'acqua che ci sono ancora in fondo a un bicchiere semivuoto.Ma è difficile avere in noi i sen­timenti di Gesù, avvertire che lui attira tutti a sé. Pertanto il Mistero della fede ci richiama ad appoggiar­ci maggiormente sulla forza che ci viene dalla celebrazione eucaristi­

ca per rendere più credibile, più efficace, più penetrante il vangelo del Figlio di Dio che vuole precisa­mente questo: che tutti siano una cosa sola!Coscienti della nostra debolezza, della nostra fragilità, andiamo a Lui, al Pane della vita, per lasciarci maggiormente trasformare in Colui che è la via, la verità, la vita.

Sandro Vitalini

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Quel mistero della fede