La sala regia in Vaticano - Università di Roma Regia, Sala... · La sala regia in Vaticano Cfr. A....

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La sala regia in Vaticano

Cfr. A. M. De Strobel, F. Mancinelli, La sala regia e la sala ducale, in Il Palazzo Apostolico

Vaticano, a cura di C. Pietrangeli, Firenze, 1992, pp. 73-79-

«Nella sala dei Re si lavora a dilungo a fresco, e lunedì ci anderò io a lavorare a dilungo per dar fine a questo lavoro di questa sala, cominciata da Perino, Daniello, Francesco Salviati, Giuseppe Porta, il Sermoneta, Livio da Frulli, Orazio Samacchini [Bologna 1532-1577], Giombattista Fiorini [Bologna 1535-1599], Giovanni Modanese [Giovanni Guerra], Arrigo Fiammingo, Taddeo Zuccari e Federigo suo fratello e Giorgio Vasari, che sono 12 maestri, e il Vasari 13, che con Paolo III, Giulio IIII, Marcel II, Paulo IV, Pio IV, Pio V, che son sei papi, che ognun ha provato 2 pittori, che so’ 12: Gregorio XIII ha per dargli fine adoperato me per terzo decimo pittore, e gli succede così ben questa opera, che pittor più non v’arà a far sopra. E nel vero questi cartoni riescano ricchi e invenzioni belle e buone figure, e se si coloriscano al solito se ne arà onore, e sarà fatto questa Sala, in 9 mesi, quello che ha penato già presso a 28 anni, che se gli diè principio, aver fine».

Lettera di Vasari a Vincenzo Borghini

Spedalingo dello Spedale degli Innocenti

(5 febbraio 1573)

Giovan Battista Fiorini (Bologna

1535-1599), Liutprando

conferma a Gregorio II la

donazione di Ariperto, 1565.

Roma, Palazzi Vaticani, Sala

Regia.

Orazio Samacchini o Livio Agresti?, Ottone I restituisce i territori della chiesa a papa Agapito II, 1564-1565, Sala Regia. .

Livio Agresti,

Pietro II di

Aragona rende

tributario il

proprio regno

ad Innocenzo

III, 1564

(sopraporta della

sala Ducale)

Lettera di Vasari a Vincenzo Borghini

Spedalingo dello Spedale degli Innocenti

(23 aprile 1573) «Reverendissimo monsignor mio. Alla vostra breve lettera arei a far breve risposta, poiché non ci è troppo che dire, e massime che per essere io ora più che mai occupatissimo, perché è chiuso la Sala, e si fa il pavimento, e le storie sono nel fine, e crederò che a 15 di questo altro arò del tutto finito ogni cosa, e le robe già una parte sono andate [in] Arezzo, e l’altre le manderò costì. E questo lavoro torna certamente il più bello che abbi mai fatto, né detti mai tanta forza e rilievo a pitture mie. Dio m’ha illuminato ecc.: ci sarà che dire al mio arrivo, così come io ho auto 7 mesi che fare assai, e certamente che io ho auto caro ora, ch’ell’è fatta, d’avere auto questa occasione, perché 2 sale, le prime del mondo, Dio me l’ha fatte condurre a gloria sua ecc. Queste storie di mano di questi altri maestri sono rimaste cieche, che par strana cosa. […] in 39 anni, che è 3 volte XIII, il primo anno del pontificato di Polo III si cominciò questa sala e con sei pontefici doppo e 12 pittori eccellenti seguitò e non gli anno potuto dar mai fine: Gregorio XIII P. M. il primo anno del suo pontificato con Giorgio Vasari pittor XIII, in XIII mesi gli ha dato fine l’anno 1573».

Perin del Vaga

(1541-1547)

Perin del Vaga lavora agli stucchi della volta, alle grandi vetrate (distrutte nel ‘700) realizzate da Pastorino da Siena (Castelnuovo Berardenga nel 1508, morto a Firenze nel 1592), agli stucchi della cornice che ospita gli ignudi di Daniele da Volterra.

Francesco Salviati e Giuseppe Porta

(1561-62)

Secondo Vasari Salviati ottenne che gli

fosse «allogata mezza la detta sala: alla

quale opera mettendo mano prima che altro

facesse, gettò a terra una storia stata

cominciata da Daniello, onde furono poi tra

loro molte contese».

Giuseppe Porta detto il Salviati (Castelnuovo di Garfagna, Lucca, 1520- Venezia 1575)

«Fu allievo di Francesco Salviati Giuseppo Porta da Castel Nuovo della Carfagnana, che fu chiamato anch'egli, per rispetto del suo maestro, Giuseppo Salviati. Costui giovanetto, l'anno 1535, essendo stato condotto in Roma da un suo zio, segretario di monsignor Onofrio Bartolini arcivescovo di Pisa, fu acconcio col Salviati, appresso al quale imparò in poco tempo non pure a disegnare benissimo, ma ancora a colorire ottimamente. Andato poi col suo maestro a Vinezia, vi prese tante pratiche di gentiluomini, che, essendovi da lui lasciato, fece conto di volere che quella città fusse sua patria; e così presovi moglie, vi si è stato sempre et ha lavorato in pochi altri luoghi che a Vinezia. […] Essendo chiamato a Roma dal cardinale Emulio dopo la morte di Francesco, finì una delle maggiori storie che sieno nella detta sala dei Re, e ne cominciò un'altra; e dopo, essendo morto papa Pio Quarto, se ne tornò a Venezia» (Vasari).

Daniele da Volterra

(1547-1549, 1560-62)

• Secondo Vasari Daniele «diede principio a una delle storie [poi distrutta dal Salviati] ma non dipinse più che due braccia in circa, e due di que re ne tabernarcoli di stucco sopra le porte [documentati da un disegno di Giovanni Antonio Dosio (San Gimignano 1533-, Caserta 1611), oggi a Modena, Biblioteca Estense]; perché […] mandò l’opera tanto in lungo che quando sopravenne la morte del papa l’anno 1549, non era fatto se non quello che è detto».

Taddeo Zuccari,

Donazione di Carlo

Magno, 1564-65

(sovrapporta della

scala del

maresciallo).

Taddeo Zuccari, La presa di Tunisi / Federico Zuccari, Enrico IV davanti a Gregorio VII

Federico Zuccari, Enrico IV

davanti a Gregorio VII, 1573

(sostituì la scena di Carlo V

in atto di baciare il piede di

Paolo III, dipinta da Taddeo

nel 1564-65). Lo stesso

soggetto fu dipinto da Taddeo

Zuccari nell’Anticamera del

Concilio a Palazzo Farnese a

Caprarola (nonostante il fatto

non sia mai avvenuto secondo

l’auspicato cerimoniale

pontificio).

T. Zuccari, Paolo III

benedice Carlo V di

ritorno da Tunisi nel

1536. Caprarola,

Anticamera del

Concilio, 1560-66.

Girolamo Siciolante,

Donazione dell’Esarcato di

Ravenna e della Pentapoli

fatta da Pipino III a papa

Stefano II, 1565-68.

Vasari, Allegoria

della Lega Santa,

1572.

Vasari, Battaglia di

Lepanto (terminato il 2

maggio 1572, il giorno

dopo la morte di Pio V).

Vasari, Ritorno di Gregorio XI da Avignone, 1573.

Vasari, Scomunica di Federico II da parte di Gregorio IX

Lettera di Vasari a Francesco de’ Medici

(12 dicembre 1572)

«[…] ed ho dato principio all’opera delle storie della Sala de’ Re, che Nostro Signore desidera vederla finita, che oltre alle storie che dovevo finire, ch’io avevo cominciate fin sotto Pio V, avendo S. S. commesso che si faccia le storie degli Ugonotti, che saranno 3, in una la morte del Ammiraglio, prima quando è con l’archibuso è colto da Monvol, con il portarlo i suoi al suo palazzo, e che il Re e la Reina vanno a visitarlo, e vi lascino la guardia degli archibusieri loro e mandono 200 corsaletti per armar le lor genti per assicurarlo. N’un’altra si farà una notte e quando e signori di Ghisa accompagnati da’ capitani a gente rompono la ammazzando molti, e che Beame ammazza l’Ammiraglio, et lo gettano dalle finestre e che gli è straginato, e che intorno a casa e per Parigi si fa la strage e occasione degli Ugonotti; e nella terza si farà il re quando va al tempio a ringraziare Dio, et che si ribenedisce il popolo, et quando il Re col consiglio fa parlamento et che fa le speditioni del restante»

Vasari, Storie della notte di di S. Bartolomeo, 1573.

G. Vasari, L’ammiraglio Gaspard de

Châtillon, ferito, viene portato nel suo

palazzo

Lettera di Vasari a Vincenzo Borghini

(13 febbraio 1573)

«L’opera mia, Signor Priore, cognosco ogni dì più il dono che mà dato Dio, che tanto quanto sono in magior galuppo tanto divento più facile, animoso et gagliardo. Credete che io solo ò condotto sei cartoni grandi di sei storie terribili, piene d’inventione, di figure et di cose difficil et belle, che mai più ò fatto così mi risolvo a far di mia mano, et gli aiuti servitno per ornamenti, panni et fatiche, che non arò riprova come paesi casamenti, armadure et cose basse»

La sala ducale (aula secunda, aula tertia)

- Architettura di Antonio da Sangallo il giovane

- Decorazione 1555-1573 (Paolo IV, Pio IV, Gregorio XIII).

- Affreschi di Girolamo Gambatelli da Fano, Lorenzo Sabatini, Raffaellino da

Reggio, Cesare Arbasia, Matteo da Siena.

- Restaurata durante il pontificato di Alessandro VII Chigi con intervento di

Bernini e Antonio Raggi.

Sala ducale, veduta

dell’aula secunda.

Affreschi di Girolamo

Gambatelli da Fano

(1565), Lorenzo

Sabatini, Raffaellino da

Reggio (Storie di

Ercole, 1572-73 ca.),

Cesare Arbasia (fregio).

Cesare Arbasia da Saluzzo

(Cesare Piemontese, ?-

1608). Sala ducale, aula

secunda (attribuzione di

Karel van Mander)

sc

Pietro Venale, Grottesche, 1556 (pontificato di Paolo IV Carafa).

Sala ducale, aula tertia

Matteo da Siena, Paesaggio invernale, 1556. Sala ducale, aula tertia.

i

Jan Soens (1547-1611), attribuita, Il gallo e la perla (storie di Fedro), 1560-65 ca.

(pontificato di Pio IV). Sala ducale, aula tertia