Post on 23-Feb-2019
La relazione in psicoanalisi: significati e ricadute cliniche*
Francesca Piazzalunga Psicologa, Psicoanalista SIPRe
*Presentazione per l'evento webinar dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia Casa della Psicologia Milano
Giugno 2016
La relazione in psicoanalisi: significati e ricadute cliniche
Alcune domande che ci guideranno:
1. Quale è la scena su cui ci inserisce la svolta relazionale?
2. In che cosa consistono gli orientamenti relazionali?
3. Il contributo della Psicoanalisi della Relazione?
La relazione in psicoanalisi: significati e ricadute cliniche
L'accostamento tra relazione e psicoanalisi si fa strada:
• in America verso la fine degli anni '80 con Stephen Mitchell e altri autori (Relational Track)
• contemporaneamente e in modo autonomo verso la fine degli anni '70 in Italia con quello che sarà il pensiero della Psicoanalisi della Relazione;
• in Germania (con T. Bauriedl).
Quale è la scena su cui si inserisce la "svolta" relazionale?
• Negli anni '50 e '60 la scena psicoanalitica americana é segnata dalla psicologia dell'Io (es. Anna Freud; Hartmann; Rapaport). Pone come focus della propria ricerca le vicissitudini pulsionali e l'adattamento.
• Nel corso degli anni ’70 il paradigma dominante inizia a frammentarsi.
• Gli anni ’80 confermano il declino della psicologia dell’Io come paradigma di riferimento per il pensiero psicoanalitico.
Quale è la scena su cui si inserisce la "svolta" relazionale?
• Un'alternativa ricca e ampia alla visione psicoanalitica classica é la corrente della psicoanalisi interpersonale culturalista che fa capo al William Alanson White Institute.
Anni ’50
Psicologia dell’Io
Anni ’70
Ps. interpersonale
Psicologia del Sé
Anni ’80 1988
Relational
AMERICA
In questo panorama fa la sua comparsa quella che
sarebbe stata la psicoanalisi relazionale
Quale è la svolta relazione?In contrasto con i modelli strutturali in cui le pulsioni occupano una posizione
centrale a spiegazione della vita psicologica, la teoria relazionale
stabilisce che "le relazioni con gli altri costituiscono gli elementi strutturanti fondamentali per la costruzione della vita mentale (Greenberg e Mitchell,
1983)
Da dove nascono gli orientamenti relazionali?
Il "modello relazionale" nasce dall'integrazione di prospettive diverse, in particolare:
A. dalla tradizione interpersonale
B. dalla scuola inglese delle relazioni oggettuali
Queste due influenze sono così importanti da far dire a Mitchell che la stessa parola relazionale è stata espressamente scelta per mettere in evidenza il collegamento tra le relazioni interpersonali e le relazioni oggettuali interne.
C. dalla psicologia del Sé
COSA HANNO IN COMUNE QUESTI ORIENTAMENTI?
• Il movimento relazionale coglie il tema trasversale a queste prospettive: la relazione reale, immaginaria, interna o esterna, si pone come una valida alternativa alla psicoanalisi classica e alla centralità della pulsione.
• Ha permesso ad analisti di scuole diverse di rintracciare le comunanze.
Quale è il vantaggio di mettere insieme queste prospettive?
COSA SOSTENGONO QUESTI ORIENTAMENTI?
1. La psicoanalisi interpersonale
• Si richiama alla psichiatria interpersonale di Sullivan e alla psicoanalisi europea di Fromm (importanza della cultura e della società).
• Respinge il modello freudiano di sviluppo libidico: il modello di sviluppo é basato sull'evoluzione della capacità relazionale.
• Sullivan: fenomeno dell'angoscia (non come vicissitudine pulsionale, ma come aspetto relazionale).
• Osservatore partecipe
2. Le relazioni oggettuali britanniche
• Introducono in psicoanalisi il concetto di relazione (le pulsioni emergono nel contesto di una relazione e non possono essere separate da questa).
• Hanno spostato il pendolo sull’inter-psichico (ma l’inter-psichico ridiventa intra-psichico ad es. il bambino che interiorizza quello che si rappresenta dell’oggetto).
• L’altro in questa prospettiva è l’oggetto e diviene fattore eziopatogenetico (teoria del deficit evolutivo)
• Molteplici contributi (es. Middle Group): l'importanza di Fairbairn
• Fondata negli anni ’70 da H. Kohut, occupa un posto di rilievo nel pensiero di Mitchell.
• Secondo Kohut il Sè si sviluppa a partire da alcune relazioni chiave (che definisce di oggetto-sé). Nel corso dello sviluppo le relazioni esterne aiutano a mantenere la coesione del Sé. Prospettiva dell'arresto evolutivo.
3. La psicologia del Sé
• L’analista chi è? Sia l’approccio interpersonale, sia le relazioni oggettuali, sia la psicologia del Sé privano l’analista della sua soggettività relegandolo al ruolo di madre non intrusiva (Winnicott, 1945) oppure oggetto che soddisfa un bisogno (Kohut, 1977).
E le differenze?
In altre parole si corre il rischio di sostituire
la metafora dello schermo bianco con
quella del contenitore vuoto
Negli orientamenti relazionali l'analista esiste come soggetto
all’interno della relazione analitica!
La soggettività dell'analista
Per la psicoanalisi interpersonale l'analista è un investigatore alla ricerca
della veridicità delle comunicazione del paziente
Per l'approccio delle relazioni oggettuali l'analista ha un ruolo ma sempre in termini
di “oggetto” del pazienteLa psicologia del Sè
minimizza il contributo soggettivo dell'analista: il
focus é sul paziente e l'analista deve cercare di
fornire interpretazioni corrette sulla base dell'empatia
• Gli orientamenti relazionali nascono come movimento integrativo per diventare una realtà ombrello che ospita diverse correnti psicoanalitiche che sviluppano una sensibilità clinica orientata alla descrizione e alla valorizzazione della relazione terapeutica.
• Questo ha portato a ridefinire e coniare concetti capaci di descrivere gli scambi tra paziente e terapeuta: es. mutualità, self-disclosure, enactment, soggettività dell'analista.
La prospettiva relazionale
Da ricordare l'influenza dei principali movimenti culturali e sociali che si sono sviluppati a partire dagli anni '70.
• Femminismo
• Post-modernismo
• Costruttivismo
La prospettiva relazionale
Psicologia monopersonale:
• la teoria classica (Freud)
• la psicologia dell’Io
• la psicologia del Sè
Psicologia bipersonale:
• la teoria relazionale
Monopersonale vs. Bipersonale
Cosa si intende per monopersonale e bipersonale?In che senso la teoria relazionale è bipersonale e la
teoria classica è monopersonale?
Nella teoria classica è esplicita una visione che considera l’essere umano un sistema biologico chiuso (apparato) che cerca di scaricare l’energia per mantenere l’omeostasi.
Oggetto di studio è l’individuo e tutto ciò che è interpersonale deve essere riportato alle vicissitudine delle pulsioni e della difesa (all’intrapsichico).
La metapsicologia freudiana istituisce la mente individuale come oggetto dell’indagine psicoanalitica e questo la configura come una psicologia monopersonale.
Le nozioni cliniche fondamentali sono concettualizzate come eventi intrapsichici:
es. transfert: non nasce dalla relazione tra due persone, ma è un processo che avviene nella mente del solo paziente e ha per oggetto la figura dell’analista.
Monopersonale vs. Bipersonale
La psicologia del Sè rappresenta l’esempio di una teoria “relazionale” che è nata come psicologia monopersonale e che per alcuni teorici rimane una psicologia monopersonale:
• da un lato pone l’accento sul bisogno che l’analista dia risposte adeguate e sia empatico, ma dall'altro pone il Sè in una posizione sovraordinata
• la specificità dell’analista è irrilevante al processo di analisi: l’analista si limita ad essere un oggetto-Sè che si concentra su ciò di cui il paziente - come soggetto - ha bisogno (analista come oggetto).
Monopersonale vs. Bipersonale
I presupposti delle psicologie monopersonali richiedono che nella stanza di analisi l’unica psicologia davvero importante sia quella del paziente.
E la soggettività dell’analista?
deve essere tenuta fuori!
Monopersonale vs. Bipersonale
Nella teoria relazionale troviamo un modello di mente come sistema aperto, sempre in interazione con gli altri.
Questo modello si riflette nel modo di leggere la relazione analitica.
• Nel modello relazionale o bipersonale la relaziona analitica riceve sempre i contributi mutui di ambedue i soggetti: l’analista non è immune alla relazione!
es. associazioni: non nascono solo all’interno del paziente, sono anche dei modi di rispondere all’interazione analitica.
Non stiamo dicendo - scrive Aron (1996) - che gli analisti classici siano ignari del fattore interpersonale, stiamo affermando che la loro teoria minimizza il fattore interpersonale per poter mettere in luce il fattore intrapsichico.
Monopersonale vs. Bipersonale
1. Tra le fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90:
Il termine relazionale sta a indicare quel radicale cambiamento avvenuto nel campo della psicoanalisi e che rappresenta la messa in discussione del modello pulsionale classico.
Sono le relazioni ad essere centrali (relazioni interpersonali; relazioni oggettuali interne).
Tre periodi nello sviluppo della svolta relazionale:
Quali eventi hanno rappresentato un punto di svolta?
2. Dagli inizi degli anni ’90 agli inizi del 2000:
1991 nasce Psychoanalytic Dialogues, rivista fortemente voluta da Mitchell per dare voce alle neonate prospettive relazionali
Il termine relazionale viene usato in senso più stretto. Diverse voci teoriche: Mitchell, Aron, Benjamin, Ghent, Bromberg etc...
Tre periodi nella diffusione della svolta relazionale:
3. Dal 2000 in poi:
A New York nasce l'International Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy (IARPP)
L’istituzionalizzazione dei movimenti relazionali crea un contenitore più ampio per gli analisti relazionali e definisce una identità teorica e culturale della psicoanalisi relazionale.
Tre periodi nella diffusione della svolta relazionale:
La Psicoanalisi della Relazione
"Trent'anni fa, in psicoanalisi, interazione era parola sporca;
intersoggettività parola assente. Soggettività aveva senso oscuro e
teoria della soggettività senso improbabile [...]. Sapevamo che il
connubio tra psicoanalisi e relazione era come l'acqua con l'olio".
Minolli (2009) Psicoanalisi della Relazione
1978
Le prime tappe della Psicoanalisi della Relazione
1985
1988
1976
Un gruppo di psicoanalisti inizia un lavoro di ricerca sul tema della relazione in psicoanalisi in un periodo in cui associare relazione a psicoanalisi era scandaloso.
Inizia a Roma la sua attività l’Istituto di formazione in Psicoanalisi della Relazione.
SIPRe (Società italiana di Psicoanalisi della Relazione).
Inizia la sua attività l’Istituto di Milano.
e
La Psicoanalisi della Relazione
Mette al centro la relazione come interazione cioè relazione è sempre e solo questione di inter-azione tra i soggetti
coinvolti
cerca di mettere a fuoco una visione dell’essere umano come soggetto unitario
Io ho mal di stomaco. "Mal di stomaco" non è separato da io, mal di stomaco è io (é un esempio per riflettere sull’unitarietà). Non c’è corpo e mente. Il soggetto è uno e non lo è perché ci riflettiamo o lo facciamo diventare uno.
Il soggetto è la sua organizzazione. Le parti non sono separate. Sono espressione dell’organizzazione che il soggetto si è dato e come tali vanno lette (es. la lettura del trauma impatta sull’organizzazione e può influire sull’organizzazione, come impatta è a carico dell’organizzazione. Non è l’evento che deve essere oggetto di studio, è l’organizzazione).
E’ il modo che abbiamo per dire che il soggetto è auto ed eco organizzato e lo fa all’occasione del rapporto con l’esterno (abbiamo bisogno di due parole, ma è la stessa cosa) vd. Oyama L’occhio dell’evoluzione
La Psicoanalisi della Relazione: il soggetto
1) il soggetto è uno
2) il soggetto è uno con più parti
3) il soggetto è in rapporto con l’esterno
Le caratteristiche del Soggetto:
Nodo teorico che differenzia la relational americana dalla psicoanalisi della relazione:
Il rischio è che la relational americana non si sia liberata completamente dell’eredità dei teorici delle relazioni oggettuali (questa influenza si vede ad esempio nella visione dello sviluppo come dipendente dal contesto) e dell’eredità della prospettiva interpersonale (l’ambiente è primario).
La Psicoanalisi della Relazione
L'unitarietà del soggetto vs.la visione pluralista del soggetto
Il soggetto è uno pur sapendosi esprimere in modi diversi in virtù della sua auto-eco organizzazione.
Quello che ci accade non può dipendere dal contesto (non può essere spiegato con i dati esterni) altrimenti il soggetto non sarebbe attivo e sarebbe definito dalle sue relazioni.
La Psicoanalisi della Relazione
Esiste una molteplicità
Non è il Sé ad essere molteplice
Il paziente attraverso il sintomo (depressione, ansia, delirio) esprime se stesso e attraverso il sintomo traduce per come può ed è in grado di fare la propria sofferenza.
• cogliere il senso del sintomo: diagnosi funzionale (ipotesi sulla funzionalità dell’insieme dei principi organizzativi del soggetto sia sul versante della personalità sia su quello dello sintomatologia)
es. quale significato può avere la comparsa di una determinata sintomatologia in un determinato momento della vita del paziente? Che funzionalità può avere un insieme di specifiche caratteristiche di personalità (es. paranoide, ossessivo) nell’equilibrio soggettivo del paziente?
La Psicoanalisi della Relazione
Che cos’è la patologia? Che cos’è la sofferenza?
Bibliografia
• Aron L. (1966), Menti che si incontrano trad. it. Raffaello Cortina, Milano, 2004.
• Greenberg J., Mitchell J. (1983), Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica trad. it., Il Mulino, Bologna, 1986.
• Kohut H. (1977), La guarigione del Sé trad. it. Bollati Boringhieri, Torino, 1976.
• Lingiardi V., Dazzi N. (2011), Il movimento relazionale: ascendenze teoriche e fecondazioni culturali in La svolta relazionale, Raffaello Cortina, Milano.
• Minolli M. (2009), Psicoanalisi della relazione, Franco Angeli, Milano.• Mitchell J. (1988), Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi trad. it. Bollati
Boringhieri, Torino, 1993.• Oyama S. (1998), L'occhio dell'evoluzione trad. it. Giovanni Fioriti, Roma,
2004.• Winnicott D. (1945), Lo sviluppo emozionale primario trad. it. in Dalla
pediatria alla psicoanalisi, Martinelli, Firenze, 1975.