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8/18/2019 Il distacco in Meister Eckhart e Roberto Assagioli - tesi di I. Ordiner.doc
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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTÁ DI LETTERE E FILOSOFIA
TESI DI LAUREA IN FILOSOFIA
IL DISTACCO IN MEISTER ECKHART E
ROBERTO ASSAGIOLI
Relatore: Chiar!o Pro" Gia#$ior$io Pa%&'alotto
La'rea#(o: I)a# Or(i#erMatr #*+*,+-
A##o a..a(e!i.o /++0 1 /++2
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Introduzione
L’intento di questo lavoro è quello di svolgere un’indagine sul distacco così come
questo ci è stato insegnato da due grandi maestri: Meister Eckhart, mistico, teologo e
predicatore renano e Roberto Assagioli, psichiatra italiano ondatore della psicosintesi e
ini!iatore della cosiddetta psicologia transpersonale"
Alla base della compara!ione, l’osserva!ione che in entrambi questi autori il concetto
del distacco riveste un ruolo chiave all’interno del loro pensiero" #uesta della centralit$
della tematica del distacco è anche una tesi che cercher% di dimostrare nelle prime due
parti di questo lavoro"
La prima parte cerca di rintracciare la tematica del distacco nell’opera eckhartiana con
particolare atten!ione alle opere tedesche, dimostrando come il distacco sia davvero
punto cardine del suo insegnamento e come questo tema si colleghi in modo essen!iale
a tutti gli altri temi importanti della sua predica!ione"
&ella seconda parte passer% in rassegna i vari momenti e le varie tecniche della
psicosintesi per ritracciare i punti in cui il distacco riveste un ruolo importante, cercando
di dimostrare come il distacco o la disidentiica!ione sia momento imprescindibile della
psicosintesi e come questo atteggiamento e questa pratica sia sempre presente in ogni
momento del cammino psicosintetico delineato da Assagioli"
La ter!a parte è dedicata al conronto tra i due pensatori" 'onronto, si potrebbe dire, un
po’ particolare, in quanto si cercher$ di ar dialogare attorno a un tema comune due
autori apparentemente molto lontani ra loro" L’idea che sta alla base di questa ricerca e
che rende interessante il conronto è quella di concentrarsi sull’ esperienza del distacco:
il distacco, vedremo, è innan!itutto una prassi, una esperien!a e come tale cercheremo
di eviden!iarlo e conrontarlo nei nostri due autori che scopriremo, da questo punto divista, pi( vicini di quanto non possa sembrare"
Le domande ondamentali che sottendono questo lavoro sono quindi: cosa possiamo
apprendere noi oggi da Eckhart e Assagioli) 'ome possiamo noi oggi praticare il
distacco seguendo i loro suggerimenti) *erch+ dovremmo praticarlo) 'osa pu% portare
nelle nostre vite)
n altro punto importante rester$ sullo sondo del presente lavoro sen!a essere
esplicitamente temati!!ato, pur costituendone un movente importante: la necessit$ distabilire un dialogo, un incontro tra mistica e psicologia"
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*ersonalmente avverto come una necessit$ imprescindibile del nostro tempo quella di
tornare a ar vivere il messaggio della mistica, anche portandolo all’interno di altre
dimensioni, diverse sicuramente da quelle originarie, ma pi( vicine alla sensibilit$
dell’uomo moderno: penso ad esempio alla psicologia, disciplina a cui l’uomo sempre
di pi( si aida per superare diicolt$ e soeren!e e raggiungere un benessere e una
salute maggiori" na psicologia che a mio avviso pu% risultare molto pi( eicace nella
misura in cui riesce a integrare al suo interno e a ar rivivere il messaggio delle grandi
mistiche del passato: l’unione dell’anima con il divino, con qualcosa di pi( grande, con
qualcosa che va oltre l’io individuale"
-n una civilt$ come la nostra che sta spingendo al massimo l’individualismo,
l’egocentrismo, la conce!ione secondo cui gli uomini sono esseri isolati che perseguono
ognuno il proprio interesse e i propri ini, conce!ione che oltre a creare soeren!a
inutile sta distruggendo il nostro pianeta, vedo proprio nel recupero della mistica e del
distacco una possibile via di uscita"
Appare del tutto assurdo, guardando a quello che ci sta portando questo tipo di pensiero,
continuare a pensare al soggetto come a una realt$ sostan!iale autonoma e separata da
tutto il resto" *roprio i grandi mistici invece ci insegnano a vedere l’uomo come
essen!ialmente interconnesso a tutto ci% che c’è, ci insegnano a sentire questa
interconnessione, a praticare il distacco, e con esso ad andare oltre l’io, ricollegandoci
alla nostra vera essen!a: questo messaggio a mio avviso essen!iale per la salute sia
individuale che globale dovrebbe essere sempre di pi( recepito dalla moderna
psicologia"
*
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&el trattato Del distacco, Eckhart si domanda 7quale sia la pi( alta e migliore virt(
attraverso cui l’uomo possa unirsi nel modo pi( intenso e stretto a .io 89;
#ui è chiaro come il distacco sia la ine di ogni rapporto con le creature" Anche nella
misericordia l’uomo esce da se stesso per andare verso le miserie e i bisogni del
prossimo, da cui il suo cuore è turbato" ?inch+ qualcosa, qualsiasi cosa, pu% turbare il
suo cuore, l’uomo non è come dovrebbe essere, dice Eckhart: nel distacco l’uomo
permane in se stesso, insensibile a emo!ioni e turbamenti"
/
1rattato Del distacco in Dell’uomo nobile, Adelphi, Milano, 0555, p"0=04 Ibidem.* Ivi, p"0==
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7L’uomo che permane così in un totale distacco è rapito nell’eternit$ a tal punto che nulla di
eimero pu% turbarlo e che egli nulla prova di quanto è nella carne, e viene detto morto al
mondo perch+ non ha pi( gusto per ci% che è della terra";@
-l distacco è rimo!ione della creatura, della inite!!a, di ci% che in s+ non ha sussisten!a:
le cose della terra, le creature, non hanno pi( gusto per lo spirito distaccato, questi le
riconosce nella loro inconsisten!a, mutevole!!a, insigniican!a" Lo spirito distaccato
non pu% essere turbato da ci% che è eimero" &el distacco 7lo spirito permane
insensibile a tutte le vicissitudini della gioia e della soeren!a, dell’onore, del danno e
del dispre!!o, quanto una montagna di piombo è insensibile a un vento leggero";
&el distacco quindi lo spirito recide i legami con la creatura e con tutte le emo!ioni,
sensa!ioni, turbamenti che sono determinati da ci% che è creatura" All’uscire da se stesso
di amore, umilt$ e misericordia, Eckhart contrappone il permanere immobile in se stesso
del distacco, che in questo permanere in se stesso si slega dalla creatura e pu% incontrare
.io"
Ma che cos’è la creatura in Eckhart) 'reatura è tutto ci% che è inito, limitato, soggetto
al determinismo, la creatura non ha l’essere come suo pieno possesso ma lo riceve, per
così dire, solo in prestito da .io" La creatura in se stessa, cioè in quanto separata dal1utto, è un puro nulla, è la radice stessa del male e della soeren!a in quanto solo
nell’no possono esserci 4ene e Biusti!ia"
71utto quello che è creatura, in quanto si onda su se stesso, non è buono" &iente è buono, se
non .io solo;C";/e .io ritirasse in s+ quello che è suo, tutte le creature diventerebbero nulla";6
L’essere appartiene solo a .io: chi aggiunge a .io il mondo intero, dice Eckhart, non
ottiene nulla di pi( che .io stesso" La creatura, tutto ci% che è creatura in noi, tutto ci%
che in noi dipende dalla creatura e noi stessi in quanto creatura, tutto questo ci
impedisce il contatto con .io" .ove c’è .io non c’è creatura e viceversa: nell’anima
non c’è posto contemporaneamente per .io e per la creatura" /olo se noi attraverso il
distacco abbandoniamo, rimuoviamo ci% che è creatura, allora .io pu%, an!i 7deve;
scendere e prendere il suo posto"3 Ivi, p"0=@5
Ivi, p"0=0 ermoni tedeschi. Adelphi, Milano, 056@, p"0>2 Ivi, p"
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1.' - I di!t"##o #o$e nu" e #o$e tutto
-l distacco unisce a .io" ?inch+ siamo attaccati a tutto ci% che è creatura, che è
determinato, nella nostra anima non c’è posto per .io, essa è persa nella rete dei
contenuti mutevoli e inconsistenti" -l distacco è questa opera!ione di are il vuoto, di
nientiicare i contenuti" -l distacco è vicino al nulla in quanto annulla tutto ci% che è
creatura e rende l’anima simile a quel nulla che è .io stesso" L’anima distaccata muore
a se stessa, rinuncia a se stessa, a il vuoto in se stessa, si ritrova assolutamente
semplice, pura, e in questo si a uguale a .io"
-l distacco è dunque completo annullamento di s+ e quindi nulla, ma,
contemporaneamente, è apertura all’essere di .io, piene!!a dell’essere e quindi, in un
certo senso, tutto" 'oesistono in Eckhart questi due aspetti: talvolta egli mette in luce
questo aspetto negativo del distacco per cui esso è nulla, talvolta questo aspetto positivo
di piene!!a gioia e beatitudine" #uesti due aspetti, anche se a volte pu% sembrare che
Eckhart sottolinei maggiormente quello negativo, devono essere tenuti presenti entrambi
contemporaneamente, nel loro apparente paradosso, per poter comprendere veramente il
distacco"
7-l distacco è tanto vicino al nulla che tra il peretto distacco e il nulla non pu% esservi niente";5
.a un certo punto di vista, dal punto di vista della creatura, il distacco è nulla perch+ in
esso nessuna cosa legata alla creatura ha pi( presa sulla nostra anima, n+ sensa!ioni, n+
emo!ioni, n+ pensieri, niente" .a un altro punto di vista il distacco è tutto, è piene!!a,
perch+ una volta rimossa la molteplicit$, resta quello che è essen!iale, l’esperien!adell’no, l’esperien!a dello spirito, .io2 e questa esperien!a è descritta da Eckhart in
termini positivi di gioia, di piene!!a di vita, di pace" 'osì Eckhart pu% aermare che nel
cuore distaccato, libero dalla creatura e per questo conorme a .io, vi è pace completa e
beatitudine0D, ch+ 7nessuno è pi( gioioso di colui che si trova nel pi( grande distacco";00
&otiamo qui come la radicalit$ del distacco si rivolga proprio a tutti i contenuti, e come
la gioia e la pace del e nel distacco che abbiamo eviden!iato, non vada conusa con la
,
1rattato Del distacco in Dell’uomo nobile, cit", p"0==-+ 'r" Ivi, pp"0>=0>>-- Ivi, p"0>@
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gioia nella e per la creatura: siamo a due livelli diversi" *erci% Eckhart commentando
Bv 0,C in cui 'risto dice ai discepoli: 7è necessario che io vi lasci perch+ se non vi
lascio non verr$ in voi lo /pirito santo;, aerma che persino la gioia della presen!a
isica di 'risto è un impedimento per ricevere la gioia peretta dello /pirito santo2
perino da questa gioia in quanto terrena dobbiamo distaccarci" -l distacco deve
estendersi quindi su tutti i contenuti, non solo su quelli per così dire negativi: si tratta di
abbandonare ogni immagine e unirsi all’essere sen!a orma"0<
-l distacco come annullamento di s+ è spesso collegato con il tema dell’umilt$: 7chi
dunque vuole giungere al peretto distacco, cerchi la peretta umilt$, si avviciner$ così
alla .ivinit$";0= Anche se all’ini!io del trattato il distacco è detto superiore all’umilt$
per i motivi che abbiamo visto, il pi( delle volte i due termini indicano il medesimo
processo: l’uomo nobile dell’omonimo trattato è l’uomo dell’umilt$ e del distacco" &on
deve meravigliare che Eckhart si esprima dierentemente in diversi punti, n+ questo
deve essere preso come segno di incoeren!a: le realt$ spirituali di cui parla non si
prestano e deini!ioni precise2 la stessa realt$ spirituale pu% essere espressa, indicata in
molti modi diversi, e così a Eckhart, orse anche assecondando le dierenti circostan!e
dei suoi uditori o dei versi delle scritture presi come punto di parten!a per illustrare la
sua dottrina"
1.( - L)in#ontro #on Dio
F nel distacco che avviene questo incontro ra uomo e .io che è il punto essen!iale
della predica!ione eckhartiana" .io pu% operare nel cuore dell’uomo secondo la sua
volont$, se vi trova una disponibilit$, una recettivit$" /e nel cuore dell’uomo c’è la
creatura, se in esso c’è questo o quello, cioè dei contenuti determinati, allora .io non pu% operare, è piuttosto l’io dell’uomo che opera" /e nel cuore dell’uomo, rimasto sen!a
attaccamenti, .io trova il vuoto di ogni creatura, allora, in questo animo completamente
distaccato, pu% operare secondo la sua assoluta volont$"0>
'ome non possiamo scrivere su una tavoletta di cera se questa non è vuota, 7se .io
deve scrivere nel mio cuore nel modo pi( elevato, bisogna che dal cuore esca tutto quel
-/
'r" Ivi, p"0>@-4 Ivi, p"0>-* 'r" Ivi, p" 0>0
,
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che pu% chiamarsi questo o quello, ed è proprio quanto accade con il cuore distaccato;0@"
-l cuore distaccato non ha per oggetto n+ questo n+ quello, ha sciolto tutti gli
attaccamenti, i legami alle cose del mondo, ha atto il vuoto"
F in questo vuoto, in questo distacco, in questa rimo!ione che l’anima dell’uomo si a
uguale a .io" La creatura non pu% arsi uguale a .io se non nel distacco, se non muore
in quanto creatura, se non diventa essa stessa .io, se non genera .io nel ondo della sua
anima: l’anima nel distacco si a pura, semplice immutabile, si a uguale a .io" #uesto
arsi uguale dell’anima nel distacco è portato da Eckhart alle sue estreme conseguen!e
con l’aerma!ione che .io stesso è 7supremo distacco; 0, che 7.io è .io per il suo
distacco immutabile";0C
'on le parole di Marco Gannini:
7-l distacco non è una condi!ione estrinseca dello spirito, ma lo spirito stesso" L’atto del
distacco, di gioia ininita perch+ di libert$, è l’essere dello spirito, ed è in questo atto che
HconsisteI, per così dire, il ondo dell’anima, che è lo spirito stesso, cioè .io" &on a caso
Eckhart chiama .io Hsupremo distaccoI: espressione inaudita e incomprensibile al di uori di
questo quadro di rierimento";06
#ui dobbiamo capire che lo stesso atto del distacco, di rimo!ione della creatura e delladeterminate!!a, è .io stesso" /e così non osse saremmo costretti a pesare a un soggetto
che si distacca da questo e da quello ma resta ancora un soggetto determinato e si unisce
a un .io che è altro da s+: è evidente come qui ci troveremmo ancora nella molteplicit$
e quindi nella inite!!a, non ancora nello /pirito, nell’no"
L’atto stesso con cui l’uomo si distacca da ogni determinate!!a, e anche da se stesso in
quanto determinato, è un arsi nulla in se stesso, un essere così povero, tanto che in lui
non resta nulla se non questo puro distacco, che lo eguaglia a .io in quanto Egli stesso è
questo puro distacco" #ui si eviden!ia la diicolt$ ondamentale del linguaggio
nell’indicare questa esperien!a di assoluta unit$ a cui vuole portarci Eckhart: non deve
esserci dualit$, quindi non pu% esserci il distacco e .io, non possono esserci questi due
-3 Ivi, p"0><-5 Ivi, p"0>-0 Ivi, p"0=-2
M" Gannini, toria della mistica occidentale, Mondadori, Milano, 0555, p" 05C
-+
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termini distinti, non pu% esserci il distacco come un qualcosa che ci porta a .io come a
un qualcos’altro, non deve esserci due ma no"
*er indicare questa realt$ è orse inevitabile che Eckhart quando si spinge al culmine
della sua predica!ione, dovendo indicare l’no non possa are altro che eguagliare
termini: così .io è distacco, è spirito, è genera!ione del Logos nell’anima, è lo stesso
ondo dell’anima, o ancora, proprio per sottolineare l’assen!a di determina!ioni, è nulla"
1utti i termini che Eckhart usa e tutte le immagini di cui si serve per indicare l’no,
sono come altrettanti percorsi per raggiungere un punto a cui il linguaggio, che per sua
natura distingue, non pu% portarci, ma che pu% solo indicare oltre se stesso" #uesto è il
senso delle ormula!ioni strane e paradossali che spesso troviamo in Eckhart, che
richiamano ancora una volta il atto che qui abbiamo a che are non con una realt$ da
conoscere solo intellettualmente, ma con un’esperien!a da reali!!are in noi a livello
spirituale"
-l distacco dunque è lo spirito stesso, è il distacco che 7separa dalla creatura e si unisce a
.io";05 'osa resta, potremmo chiederci, nell’anima quando è completamente distaccata
da se stessa e dalle creature, quando ha rimosso la dissomiglian!a e la creaturalit$) &on
resta nulla, quel nulla che rende l’anima uguale e aperta a .io, quel nulla che è tutto e
che è .io, resta solo il puro distacco che è .io stesso"
1.* - Co!trin+ere Dio
-n questo distacco, dice Eckhart, .io è costretto a unirsi a me: 7Lo spirito libero, quando
permane in un autentico distacco, costringe .io a venire al suo essere";
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verso .io, ma tramite il distacco, lo costringo a venire a me2 e inatti Eckhart dice che
7.io pu% congiungersi pi( intimamente a me e con me unirsi meglio di quanto io non
possa are con lui";
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& - L)ANTROPOLOIA ECKHARTIANA
&.1- Uo$o interiore e uo$o e!teriore
*rima di proseguire la nostra analisi sul distacco diamo uno sguardo a quella che
potremmo chiamare l’antropologia eckhartiana, che possiamo delineare attraverso una
serie di distin!ioni a partire da quella tra uomo esteriore e uomo interiore, che Eckhart
prende da una lunga tradi!ione platonica, poi paolina e agostiniana: in ognuno di noi ci
sono due uomini diversi, che sono in realt$ 7pi( distanti tra loro di quanto il cielo pi(
alto lo sia dal centro della 1erra";
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&otiamo che la dimensione dell’anima viene accostata a quella del corpo come qualcosa
a cui rinunciare: questo è il tema della rinuncia a s+, il tema della morte dell’anima" *er
rinascere come spirito, per generare .io nella nostra interiorit$, la nostra individualit$,
la nostra volont$ personale, quello che ci caratteri!!a come io individuale, distinto e
separato, deve morire, l’anima deve morire perch+ possa nel suo ondo generare lo
spirito che è .io"
&.' - Uo$o e u$"nit
A queste classiica!ioni possiamo sovrapporre quella tra uomo e umanit$, dove tutto
quello che è uomo in noi è quello da cui ci dobbiamo distaccare per coglierci come
umanit$"
7La pi( grande unit$ che 'risto ha avuto col *adre, è per me possibile, se riesco ad abbandonare
il questo e il quello e a cogliermi in quanto umanit$;
L’uomo corrisponde all’uomo esteriore, l’umanit$ all’uomo interiore" Eckhart distingue
tra l’uomo, la personalit$, ci% che mi determina come questo uomo che sono, e la suaessen!a" L’essen!a è divina ed è ci% che accomuna tutti gli uomini tra loro e li accomuna
a .io2 la personalit$ invece è ci% che divide gli uomini tra loro e da .io" -l distacco
dalla personalit$, la rinuncia ad essere questo uomo qui e il cogliersi in quanto
universale umanit$, è l’atto d’ingresso in una dimensione diversa e superiore" La natura
umana, l’umanit$, l’essen!a dell’uomo è altrettanto peretta in tutti gli uomini, sia nel
povero, che nel papa o nell’imperatore
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A questo si lega anche la distin!ione tra le poten!e dell’anima e il suo ondo" L’anima ha
poten!e o acolt$, alcune delle quali legate ai sensi e al mondo animale, dette poten!e
ineriori, altre dette superiori come memoria, intelletto e volont$
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7L’analogon, l’immagine di .io è quindi non solo presente, ma inamovibilmente presente nel
ondo dell’anima, o, come Eckhart ama anche esprimersi, nella scintilla animae" *i(
precisamente: l’analogo, quell’Himmagine di .ioI che .io è imprestandosi alle creature, # esso
stesso il ondo o la scintilla dell’anima";4+
'r" ermoni tedeschi, cit", pp"0>00>
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#uesto 7luogo;, l’essen!a dell’anima, è distinta dalle sue poten!e, tanto che esse non
possono gettarvi nemmeno uno sguardo"==
7G’è qualcosa nell’anima da cui luiscono la conoscen!a e l’amore, e questo qualcosa non
conosce e non ama come invece anno le poten!e dell’anima";=>
#uesto è il 7luogo; dell’uomo interiore, in cui l’anima muore a se stessa e si rigenera
come /pirito, è il Jluogo’ in cui si reali!!a l’unit$ essen!iale, la pi( proonda e spirituale
rela!ione tra .io e l’uomo"
#uesta distin!ione ra poten!e e ondo dell’anima non deve portarci a pensare che ci
siano due anime2 le poten!e traggono inatti la loro origine dall’essen!a dell’anima"
*ossiamo quindi stabilire una rela!ione e una corrisponden!a ra tra uomo esteriore,
corpo e anima con le sue poten!e da una parte, e uomo interiore, spirito e ondo
dell’anima dall’altra"
*er la verit$ Eckhart non si esprime sempre in modo univoco e non è raro trovare in lui
gli stessi concetti espressi con termini diversi" Abbiamo visto la distin!ione ra le
poten!e dell’anima, che operano al servi!io dell’uomo esteriore, e il ondo dell’anima,
che propriamente non opera ma permane in se stesso permettendo così all’essere divinodi operare in lui" #uesta distin!ione va tenuta presente anche quando Eckhart si esprime
diversamente e parla di poten!e dell’anima superiori e distaccate rivolte e unite a .io"
/e a volte il Maestro ci dice che per arrivare a .io è necessario oltrepassare le poten!e
dell’anima, che sono numerose e divise perino nel regno del pensiero, per quanto esso
quando è puro in se stesso operi meraviglie=@, in altri passi egli parla dell’intelletto come
della suprema poten!a dell’anima non mescolata alla carne, separata dal tempo e dallo
spa!io e da tutte le cose, tanto da non avere niente in comune con alcunch+, nella qualel’uomo è ormato a immagine di .io=: è chiaro che qui si sta parlando di un qualcosa di
qualitativamente diverso dalle poten!e che attraverso la media!ione delle immagini si
rivolgono e conoscono le creature2 si sta parlando dello stesso ondo dell’anima"
An!ich+ esprimersi con la metaora del ondo dell’anima, Eckhart si esprime con il
44 'r" /ermone < ne I sermoni, cit., pp.&'(-&')4* ermoni tedeschi, cit", p"0=>43
'r" ermoni tedeschi, cit", p"
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concetto di intelletto attivo, assolutamente distaccato e separato, ma la realt$ spirituale
che vuole indicare è la medesima"
Ancora nel 7Liber benedictus; Eckhart chiama la scintilla dell’anima 7poten!a;, ma è
molto esplicito nel distinguere questa 7poten!a;, che corrisponde al ondo dell’anima,
dalle agostiniane poten!e superiori dell’anima2 qui semplicemente Eckhart si serve di
una metaora diversa per indicare lo stesso ondo dell’anima: come ha notato Ruh, qui il
termine poten!a indica l’attivit$ della scintilla o del ondo dell’anima in quanto in essa
viene generato il Logos divino"=C
40
'r" 3" Ruh, Meister Eckhart. Teologo-Predicatore-Mistico, cit"
-2
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' - L)UOMO NO/ILE E LA PO0ERT DELLO SPIRITO
'.1 - I di!t"##o de)uo$o no2ie
1roviamo nel trattato Dell’uomo nobile alcune immagini che indicano la natura divina
in noi: sono le immagini del seme, della onte e del sole" L’uomo nobile è l’uomo
interiore, in cui c’è il seme della natura divina =6: sta a noi coltivarlo in modo che questo
seme di .io diventi .io, in modo che .io venga generato nel ondo della nostra anima"
/e non lo coltiviamo questo seme verr$ ricoperto dalla !i!!ania: anche se mai andr$
distrutto, tuttavia non potr$ svilupparsi"
7L’immagine di .io, il iglio di .io, è nel ondo dell’anima come una onte viva";=5
La terra del desiderio terreno la nasconde e la occlude in modo che non possiamo pi(
riconoscerla, ma la onte resta viva in s+ e aspetta che questa terra venga rimossa per
tornare a !ampillare" Lo stesso viene espresso con l’immagine del sole, che splende
sempre anche se le nuvole lo coprono momentaneamente alla vista"
La natura divina è quindi presente in noi, nella nostra parte pi( intima: questa non pu%mai venir meno ma pu% giacere coperta e non riconosciuta, nascosta dagli attaccamenti
alle cose esteriori" La reali!!a!ione di questa natura divina sar$ quindi essen!ialmente
un togliere tutto ci% che la ricopre: questo togliere è il distacco"
7#uando un arteice a una statua di legno o di pietra, non a entrare l’immagine nel legno, ma
cava i trucioli che occultavano e coprivano l’immagine2 non aggiunge nulla al legno, ma, al
contrario, toglie e scava ci% che lo ricopre, leva via le scorie: allora riulge ci% che al di sotto era
nascosto" 1ale è il tesoro nascosto nel campo, come dice &ostro /ignore nel Gangelo";>D
-n questa immagine, che risale a *lotino, il distacco emerge in tutto il suo senso
positivo: il togliere via è al tempo stesso un rivelare" Al tempo stesso, qui viene
testimoniata l’intimit$ e la vicinan!a essen!iale tra .io e l’anima"
42 1rattato Dell’uomo nobile in Dell’uomo nobile, cit", p"
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7.io viene trovato dall’anima non aggiungendo, ma togliendo" 89 Egli è, inatti, intimo
all’anima";>0
L’uomo nobile, dice Eckhart, reali!!a nel massimo grado la sua natura divina quando 7è
spogliato di se stesso e trasormato dall’eternit$ di .io2 quando è giunto al peretto e
totale oblio della vita eimera e temporale , 89 quando è divenuto iglio di .io";>
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diventarlo" *er questo Eckhart esorta: 7sii no, ainch+ tu possa trovare .io;"> #uesto
arsi uno e semplice in se stesso passa necessariamente attraverso il distacco, attraverso
il arsi dissimile da tutto ci% che è creatura e molteplicit$"
L’uomo nobile, l’uomo divino, l’uomo che è uno con .io, è l’uomo umile"
7&ota che homo deriva da humus, e da qui viene anche humilitas" *erci% deve essere umile chi
vuole giungere a .io" -natti l’umilt$ è una scala celeste con cui .io discende, ossia giunge
all’uomo, e l’uomo a .io";>C
mile perch+ si piega davanti a .io e riconosce di essere nulla, riconosce la sua
inite!!a, l’assen!a di ondamento del suo proprio essere in quanto io individuale, egli è
l’uomo che annulla se stesso, che si a nulla in se stesso per accogliere quel nulla che è
.io"
'.& - Di!t"##o e %o3ert
Ritroviamo il tema del nulla nell’ispirato e audace sermone 74eati pauperes spiritu;
dove Eckhart esprime il distacco come assoluta povert$ interiore: 7è un uomo poveroquello che niente vuole, niente sa, niente ha";>6
-l niente volere è il distacco e la rinuncia alla propria volont$ personale" #uesta non
acile rinuncia è qui presentata in modo radicale e completo: inch+ resta un qualsiasi
volere a livello dell’io personale, anche se questo volere è il compiere la volont$ di .io,
questa non è l’assoluta povert$" 1orneremo sul rapporto ra volont$ personale e volont$
di .io, ma qui quello che Eckhart vuole sottolineare è che il contenuto del volere
personale pu% essere qualsiasi cosa, anche .io stesso, ma ancora in questo caso sussisteun volere personale e, quindi, l’uomo non ha rinunciato completamente alla sua volont$"
7/e l’uomo deve avere vera povert$, deve essere così vuoto della propria volont$ creata
come lo era quando non esisteva";>5 #ui il rierimento è all’no, al di uori del tempo e
dello spa!io, che pensiamo come un puro essere causa di s+ che conosce e vuole se
stesso e quello che è, e in cui non c’è neppure la distin!ione tra .io e creatura, i quali, ci
*5 Ivi, p"
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a notare Eckhart, sono termini correlativi: c’è .io in quanto c’è la creatura e viceversa2
7prima che le creature ossero, .io non era .io, ma era quello che era; @D: è proprio a
questa situa!ione di unit$ che ritorna la creatura nel distacco quando ha negato
completamente se stessa"
Anche il niente sapere è inteso in questo senso: l’uomo deve essere assolutamente privo
di sapere come quando non era" -l sapere è una poten!a dell’anima: per quanto sia orse
la pi( nobile di tutte, essa tuttavia stabilisce nell’atto di conoscere una distin!ione tra io
e non io, tra conoscente e conosciuto" #uesta distin!ione mantiene in vita l’io personale
che nel conoscere in quanto tale non potr$ mai spogliarsi completamente di se stesso,
neppure nella conoscen!a di .io, l’oggetto pi( alto e nobile che possiamo pensare, ma
appunto in questo senso ancora un oggetto" #uesto niente sapere rimanda alla ine
dell’anima con tutte le sue poten!e e all’ingresso nel ondo dell’anima dove c’è la vera
beatitudine sen!a alcun sapere" -nine il niente avere:
7&oi diciamo dunque che l’uomo deve essere così povero da non avere, e non essere, alcun
luogo in cui .io possa operare" #uando l’uomo mantiene un luogo, mantiene anche una
dieren!a" *erci% prego .io che mi liberi da .io, perch+ il mio essere essen!iale è al di sopra di
.io, in quanto noi concepiamo .io come ini!io delle creature;"@0
Abbiamo visto come il ondo dell’anima sia un luogo solo in senso metaorico, è un
luogo che non è un luogo, è il punto di passaggio tra la dimensione dell’anima e quella
dello spirito, è quel qualcosa che raggiungiamo e che diventiamo nel distacco da tutto
ci% che è determinato" #ui la povert$ è questa semplicit$: non deve esserci un luogo in
noi in cui .io opera, piuttosto .io deve operare in se stesso come in noi e in noi come
in se stesso"
&otiamo l’appello a liberarsi da .io, tanto pi( signiicativo se ricordiamo che Eckhartsta parlando a un pubblico di religiosi che a .io hanno dedicato la loro vita" Liberarsi da
.io in quanto determinato e contrapposto alla creatura, da un .io che siamo tentati di
volere, di desiderare, di conoscere, nei modi del nostro io personale come appunto
qualsiasi altro oggetto determinato di cui ci serviamo"
-l distacco da queste immagini determinate di .io, il liberarsi da .io, è l’ultimo atto, e
orse il pi( diicile, del distacco da un io personale che diicilmente cede e trova modi
3+ Ibidem.3- Ivi, p"0=
//
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mascherati e giustiicabili per continuare a perpetuarsi" #uesta povert$, questo distacco,
è vita spirituale della divinit$ in se stessa, divinit$ che nella povert$ diventiamo, o
ridiventiamo, generandola in noi stessi:
7l’uomo conquista con questa povert$ quel che è stato in eterno e che sempre sar$" #ui .io è
una sola cosa con lo spirito, e questa è la povert$ pi( vera che si possa trovare";@
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( - IL DISTACCO, IL NULLA, LA IOIA
(.1 - I nu"
.istacco è nientiica!ione di se stesso e di tutte le creature, è un arsi nulla in se stesso
per diventare quel nulla che è .io" .istinguiamo in Eckhart due sensi diversi in cui
qualcosa è detto 7nulla;: le creature sono nulla perch+ sono prive di essere, inatti il loro
essere viene da .io" /e .io togliesse loro l’essere queste si ridurrebbero a un puro
nulla, questo signiica che non possiamo pensare alle creature al di uori o
indipendentemente dall’essere di .io"
7'hi conosce .io, sa che tutte le creature sono nulla" /e si pone una creatura di ronte all’altra,
essa appare bella ed è qualcosa2 ma se la si mette di ronte a .io, essa non è nulla"; @=
/e dal punto di vista dell’io determinato le creature sono qualcosa e sono qualcosa a cui
vale la pena di attaccarsi, per cui vale la pena di vivere, dal punto di vista di .io esse
sono un nulla e come tali vanno considerate2 viste da una prospettiva pi( alta perdono
tutta la loro importan!a e la loro presa su di noi, per questo vanno lasciate andare"
Gedere le creature dal punto di vista di .io è vederle per quello che sono in realt$, un
nulla a cui non vale la pena di attaccarsi, un nulla che va lasciato andare" &otiamo che
questo vale anche per noi stessi in quanto creatura: l’uomo in se stesso, in quanto
separato dal tutto, è un puro nulla e il distacco è essen!ialmente riconoscere, prendere
atto di questo" #uando Eckhart parla di distacco da se stessi intende sempre da se stessi
in quanto creatura, ossia in quanto nulla"-n un altro senso .io è detto nulla in quanto, pensato nella sua pure!!a e assolute!!a, e
assolutamente privo di ogni determina!ione, non è n+ questo n+ quello, è al di sopra
dell’essere e di ogni determina!ione" Aermare che .io è nulla non signiica aermare
che sia sen!a essere, ma che è 7n+ questo n+ quello che si pu% esprimere è un essere al
di sopra di tutti gli esseri" F un essere sen!a modo";@>
34 ermoni tedeschi, cit", p" 06<3* Ivi, p"
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Eckhart usa indicare con il termine .ivinit$ *"ottheit+ .io sotto l’aspetto dell’assoluta
unit$, mentre con il termine .io *"ott+ egli pi( spesso intende .io nella distin!ione
delle *ersone e nel suo agire all’esterno" /otto l’aspetto della divinit$, dell’no, .io è
propriamente nulla, al di sopra dell’essere, assolutamente privo di determina!ioni, anche
di quella trinitaria"
7#ui Eckhart raggiunge i limiti estremi della teologia apoatica del neoplatonismo;@@
arrivando a descrivere la divinit$ come 7un &ulla al di sopra dell’essere;:
7.io è sen!a nome, perch+ di lui nessuno pu% conoscere qualcosa, o parlarne" 89 *otrei
aggiungere: .io è un essere non è vero2 egli è un essere e un nulla al di sopra dell’essere
*erci% dice sant’Agostino: la cosa pi( bella che l’uomo pu% dire di .io, è tacere, per la sagge!!a
della interiore ricche!!a";@
(.& - Ne+"zione di ne+"zione
L’no, oltre che come nulla, è espresso anche come nega!ione di nega!ione" 1utte le
creature portano in s+ una nega!ione: l’una nega di essere l’altra, in quanto sono questo
qui, non sono quello lì2 in questa prospettiva la nega!ione è il segno delladeterminate!!a e della inite!!a" .io è invece nega!ione della nega!ione: 7egli è no, e
nega tutto il resto, perch+ niente è al di uori di .io"; @C .io nega la sussisten!a
autonoma delle creature2 è nega!ione di nega!ione e quindi suprema aerma!ione" 1ale
aerma!ione pu% essere assoluta proprio in quanto si presenta come nega!ione di
nega!ione2 se osse inatti aerma!ione di qualcosa di determinato, avremmo ancora un
determinare .io come questo o quello, il che sarebbe in deinitiva un negarlo come
assoluto e renderlo inito" #uesto vale per ogni tipo di attribu!ione, anche ovviamentequelle positive, ossia le varie qualit$ o pere!ioni che possiamo attribuire a .io come
bont$, verit$ o giusti!ia" -l modo pi( alto e pi( puro che ha .io per aermarsi come
no e come ininito è questo movimento di continua nega!ione della nega!ione, ovvero
della inite!!a" /i delinea così la possibilit$ di enunciare dialetticamente la .ivinit$
come 7nega!ione della nega!ione, che è midollo e corona dell’aerma!ione pi( pura";@6
33 B" ?aggin, Meister Eckhart e la mistica tedesca preprotestante, ?"lli 4occa, Milano, 05>, p" 0535
ermoni tedeschi, cit", pp"
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(.' - L" $orte de)"ni$"
L’anima, nel distacco, si rende anch’essa priva di ogni determina!ione e in questo si a
simile a .io2 questo atto, che porta l’anima all’no, è una vera e propria morte
dell’anima" L’anima muore in quanto individualit$ e determinate!!a, in quanto
contenuto psicologico particolare: per giungere all’unit$, si deve passare attraverso un
completo annientamento dell’anima" Ricordiamo che nell’antropologia eckhartiana la
dimensione dell’anima è collegata a quella del corpo, sotto il segno della creaturalit$ e
separate!!a, mentre è radicalmente distinta da quella dello spirito che è la reali!!a!ione
della unit$ tra uomo e .io" -n questa prospettiva la morte dell’anima, cioè l’estremo
distacco da se stessi, è la rinascita come spirito: 7se l’anima giunge nell’nit$, e l$
perviene ad un puro annientamento di se stessa, l$ essa trova .io come in un nulla";@5
7L’uomo deve dunque essere ucciso, completamente morto, non essere niente in se stesso, del
tutto estraneo ad ogni rassomiglian!a e a nessuno simile, e allora è davvero simile a .io" -natti,
propriet$ di .io e sua natura è l’essere dissimile e non somigliare a nessuno";D
La natura di .io è l’essere nulla, che qui viene espresso come essere dissimile da tutto:
il nulla non ha nulla in comune con nessuna cosa" *arallelamente l’anima, nel distacco,
per reali!!are la sua essen!a e ricongiungersi a .io, deve anch’essa rendersi dissimile
da tutto: se vuole conoscere .io non deve avere niente in comune con nessuna cosa che
sia nello spa!io e nel tempo" -n questo senso Eckhart srutta le immagini del deserto e
della solitudine: 7porter% la mia idan!ata nel deserto e l$ parler% al suo cuore";0
L’anima, la idan!ata, deve allontanarsi dalle creature, e arsi condurre da .io neldeserto, cioè nel nulla, nel distacco e nella lontanan!a da tutto2 solo così, nel silen!io
dallo strepito dei contenuti, .io potr$ parlare al suo cuore, cioè nel suo ondo"
&el distacco noi stessi e tutte le cose in noi devono diventare nulla:
3,
ermoni tedeschi, cit", p"
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7*oich+ dunque la natura di .io è quella di non essere simile ad alcuno, noi dobbiamo
necessariamente giungere al punto di essere niente, per poter essere trasportati in quello stesso
essere che egli è";5* 'r" ermoni tedeschi, cit", p"055 e seg"53
Ivi, p"55 Ivi, p"
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#uesto linguaggio negativo con cui Eckhart indica l’esperien!a del divino: nulla, morte,
distacco, ecc" si accompagna sempre e non è separabile da un linguaggio positivo:
l’incontro con .io è gioia, beatitudine, pace"
-l nulla di cui ci parla che Eckhart è qualcosa di intrinsecamente positivo e, come
eviden!ia *en!o, di sacro"
7La presen!a di .io nel molteplice come .io nascosto e perci% come .io assente apre in tale
contesto la dialettica esisten!iale tra essere e nulla" -n tale dialettica il nulla non si rivela solo
sotto l’aspetto negativo, ma pure sotto quello positivo" An!i, il nulla si mostra come il segno
della stessa positivit$ dell’essere.io" 89 La creatura non ha l’essere in s+, ma il suo essere è
in rapporto a qualcosa che è uori di se stesso, pur essendo sempre dentro a se stesso" -n altre
parole, questo essereuori è contemporaneamente un esseredentro, altrimenti la creatura non potrebbe essere cosciente della sua natura di essereinrapportoa" *erci% il nulla come radice di
questo rapporto è a un tempo stesso segno della dimensione autentica dell’essere" 89 *roprio il
non venir meno di tale stimolo rivela la natura del nulla come radice del sacro";6
/e si tiene presente questa dimensione positiva o sacrale del nulla non mi sembra che si possa
deinire il pensiero di Eckhart come una Hteologia negativaI9;5
.obbiamo tenere presente che la dimensione del distacco e del nulla non ha un esito
7nichilistico; ma porta alla gioia, alla piene!!a dell’essere, alla beatitudine ed Eckhart
lo esprime molto chiaramente:
7questa gioia è a voi vicina ed in voi: non v’è alcuno di voi così ro!!o o povero di intendimento
o lontano da esso, da non poter trovare in s+ questa gioia, così come essa è in verit$, con piacere
e conoscen!a, ancor prima di andarsene da questa chiesa, o ancor prima che io inisca la mia
predica2 egli pu% trovarla, viverla ed averla in s+, quanto è vero che .io è .io e che io sono
uomo;CD
#uesta gioia, questa piene!!a dell’essere che derivano dal contatto con il divino è
accessibile a ogni uomo, adesso: la natura divina è sempre presente in noi, nel ondo
della nostra anima, è solo coperta come della terra pu% coprire una sorgente, ma è
sempre presente e attiva" .io è vicino, dice spesso Eckhart, siamo noi che siamo lontani
e persi nella molteplicit$ e nella inite!!a"
52
B" *en!o, Meister Eckhart. na mistica della ragione, *adova, Messaggero 055
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L’incontro con .io è caratteri!!ato da gioia e beatitudine: 7la maniesta!ione pi(
evidente dello spirito 89 è la gioia nel presente, il senso di assoluto qui ed ora"; C0
#uando l’anima si a uguale a .io, essa 7gioisce di tutta la gioia e di tutta la beatitudine
di cui .io stesso gioisce nella sua natura divina";C
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* - DISTACCO, INTELLETTO E AMORE
*.1 - Di!t"##o e inteetto
&ei punti in cui Eckhart riconosce all’intelletto un primato sulle altre poten!e
dell’anima e lo considera la poten!a pi( vicina e pi( adatta a cogliere .io, ne parla
sempre in rela!ione pi( o meno esplicita con il distacco o come una orma o
un’espressione del distacco stesso"
1ra volont$ e intelletto, il cosiddetto primato viene dato all’intelletto proprio in quanto
distacco: la volont$ porta all’esterno e coglie .io in quanto bont$, l’intelletto resta in se
stesso e coglie .io al di l$ della bont$ e dell’essere" -n altre parole, se per cogliere .io è
necessario un assoluto distacco e un librarsi sopra tutte le poten!e dell’anima,
l’intelletto sembra esprimere meglio questo distacco: Eckhart individua nell’intelletto
certe caratteristiche che lo rendono pi( vicino a cogliere la realt$ essen!iale dell’unit$
dell’anima con .io" &el sermone 7Modicum et iam non videbitis me; Eckhart parla
dell’intelletto e dice che esso 7appena prende coscien!a di .io e lo gusta ha in s+ cinque
propriet$;C@: queste cinque propriet$ dell’intelletto sono altrettante espressioni cheindicano il distacco"
-nnan!itutto distacco dal tempo e dallo spa!io: l’intelletto nel cogliere la realt$ divina
deve essere libero dal qui e dall’ora" Ogni ora in quanto pi( piccola parte del tempo e
ogni qui in quanto pi( piccolo luogo in cui io sono devono sparire, non deve restare
neppure il sapore del tempo e del luogo" .ove c’è spa!io e tempo c’è molteplicit$ e
quindi non pu% esservi .io" L’intelletto inoltre non è simile a niente, e in quanto non è
simile a niente, è simile a .io" L’intelletto è visto come poten!a capace di distacco: essoè in grado di rimuovere la somiglian!a con le creature e di arsi simile a niente, proprio
come .io è simile a niente" Ancora, questa poten!a è pura e sen!a commistione:
l’anima, per arsi uguale a .io, deve essere completamente sen!a molteplicit$, pura, un
nulla in se stessa, non attaccata a niente, in essa non deve esserci nulla di estraneo"
Essere sen!a molteplicit$ e sen!a commistione signiica rimuovere tutti gli attaccamenti
che ci legano alle creature, a questo e a quello"
03 ermoni tedeschi, cit", p"0654+
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Anche rispetto alla volont$ l’intelletto si distingue in quanto distacco: l’intelletto ricerca
sempre all’interno, mentre la volont$ va verso l’esterno, verso quello che ama" F pi(
diicile vedere e concepire una volont$ completamente distaccata in quanto essa è
protesa verso qualcosa, è rivolta ad altro2 l’intelletto invece riposa in se stesso, si
conosce in se stesso, proprio come .io" -nine, l’intelletto è un’immagine che, come
abbiamo visto, non pu% essere separata da ci% di cui è immagine: immagine e immagine
originaria coincidono assolutamente"
L’intelletto in questo modo penetra nel ondo della divinit$, al di l$ della bont$, della
sagge!!a, della verit$ e di .io stesso, penetra nel ondo da cui sgorgano bont$ e verit$,
dove esse sono prima di avere un nome, nel cuore dell’essen!a divina, in assoluta unit$:
7L’intelletto si spinge avanti: non gli bastano la bont$, n+ la sagge!!a, n+ la verit$, n+ .io
stesso" /ì, in piena verit$: .io non gli basta pi( di una pietra o di un albero" Mai egli ha tregua:
penetra nel ondo, dove erompono la bont$ e la verit$, e coglie l’essen!a divina in principio, al
principio, dove la bont$ e la verit$ sono uscite, prima ancora di prendere alcun nome, prima che
erompa, la coglie in un ondo molto pi( nobile della bont$ e della sagge!!a" Alla sua sorella, la
volont$, .io invece basta in quanto è buono" L’intelletto divide tutto questo, va oltre, e penetra
nelle radici da cui sgorga il ?iglio e si eonde lo /pirito /anto;C
#ui non si sta parlando dell’intelletto come di una semplice poten!a dell’anima a ianco
alle altre" 'ome sempre in Eckhart, e anche parlando dell’intelletto, possiamo
distinguere almeno due livelli di realt$, a seconda che egli parli di quello che succede
nel tempo e sotto l’aspetto della creatura o a seconda che parli dell’esperien!a dello
spirito, distaccato da ogni determina!ione e unito intimamente all’essere divino"
.a una parte abbiamo l’intelletto come poten!a dell’anima, l’intelletto passivo: esso è
servile, crea legami, è strumentale cioè è asservito, dipende dalle creature, è in balia dei
contenuti con i quali si identiica" .all’altra parte abbiamo l’intelletto attivo che è
divino, separato, unico, libero e distaccato" .a questo punto di vista l’intelletto è il
tempio di .io, .io stesso è intelletto"
La conoscen!a di .io non pu% avvenire in altro modo che diventando quello stesso che
egli è: non si pu% conoscere o incontrare .io diversamente" 'osì, come Eckhart quando
parla del distacco come via che porta a .io, arriva alla ine a chiamare .io supremo
05 ermoni tedeschi, cit", p"05<4-
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distacco, lo stesso accade parlando dell’intelletto" #uesta conce!ione alta dell’intelletto
che abbiamo visto ci porta a considerare .io stesso come intelletto:
7.io è un intelletto che vive nella conoscen!a di se stesso, che permane solo in se stesso, l$
dove mai niente lo tocca, perch+ l$ egli è solo nel suo silen!io" &ella conoscen!a di se stesso,
.io conosce se stesso in se stesso";CC
.io è intelletto e distacco, conosce se stesso e permane in se stesso, separato da tutto, e
così deve diventare l’anima che vuole conoscerlo" .io è al di sopra dell’essere e di ogni
determina!ione, dissimile da tutto: quando prendiamo .io nell’essere, lo prendiamo nel
suo sagrato, ma nel suo tempio .io è intelletto" L’intellettodistacco coglie .io nella sua
nudit$, cioè come nulla, come spoglio dell’essere, come assolutamente privo didetermina!ioni" La volont$ invece lo coglie sotto la veste della bont$, quindi secondo un
suo esser così" #uesta determina!ione nasconde .io che in questo modo non pu% essere
colto nella sua pure!!a e in completa unit$"
L’intelletto è una or!a integrante, capace di portare unione, di are sintesi, di portare
unit$, di comprendere tutte le cose in unit$" 'ome nella comprensione porto le creature
nel mio intelletto in modo che siano una cosa sola in me, così l’intelletto divino che
conosce se stesso in se stesso, nel distacco, sen!a oggetto o contenuto altro da s+, tuttocomprende in peretta unit$ e semplicit$2 anche per questo aspetto Eckhart pu% parlare
dell’intelletto come della poten!a pi( alta e pi( peretta"
#uesto primato dell’intelletto, questa conce!ione alta dell’intelletto di cui abbiamo
parlato non si ritrova sempre in Eckhart" -n altri punti egli si esprime diversamente, a
volte accordando il primato alla volont$, pi( spesso richiamando la distin!ione ra
poten!e e ondo dell’anima e ponendo solo in quest’ultimo il 7luogo; di contatto con la
divinit$2 al di l$ delle diverse espressioni il pensiero di Eckhart resta tuttavia chiaro enon è diicile capire di volta in volta a quale realt$ egli si rierisca parlando ora di
intelletto ora di volont$, ora di poten!e ora di ondo dell’anima"
Ad esempio Eckhart aerma che la beatitudine non sta n+ nell’intelletto n+ nella
volont$, intese come poten!e dell’anima che operano verso le creature, ma al di sopra di
entrambi, dove l’anima coglie .io come egli è"C6 La vera unione con .io avviene al di
sopra delle poten!e in quel qualcosa di segreto che è la testa dell’anima"C5 Ancora,
00
/ermone 5 ne I ermoni, cit", pp"0>50@D02 'r" ermoni tedeschi, cit", p"0060, 'r" Ivi, p" 00
4/
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l’intelletto, come le altre poten!e, non pu% arrivare nel ondo dell’anima2 6D l’esperien!a
del ondo dell’anima non è un sapere: .io, se parliamo di conoscen!a naturale, è
inconoscibile"60
#ueste apparenti contraddi!ioni vengono superate se al di l$ della terminologia usata
che non sempre è precisa, ricordiamo le distin!ioni essen!iali che abbiamo visto: un
conto è il pensiero proteso verso le cose e dipendente dalle cose, un conto è l’intelletto
puro e distaccato che si muove in se stesso oltre l’essere acendosi spirito"
'ome si esprime a questo proposito Gannini:
7tra amore e conoscen!a Eckhart d$ il primato alla seconda, in quanto come abbiamo gi$
accennato essa distacca" *erci% talvolta egli dice anche che il ondo dell’anima Po la sua
scintilla, il suo castello, ecc" Q è essen!ialmente intelletto, ma il suo pensiero pi( compiuto è che
esso sia l$ dove si coglie la radice prima tanto dell’amore quanto della conoscen!a, in un
HqualcosaI che non conosce e non ama, in quanto è ondamento sia della conoscen!a sia
dell’amore";662- 'r" Ivi, p" >2/ M" Gannini, toria della mistica occidentale, cit", p" 05D
44
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unire a .io solo se è assolutamente puro e distaccato, altrimenti lega alle creature e
rende schiavo di esse"
Gediamo che l’amore deve essere necessariamente accompagnato dal distacco: non c’è
vero amore se non nel distacco, l’amore porta a .io solo in quanto è distacco"
7Amore è inatti distacco dal proprio io e dall’utile, dimenticandosi di s+ nel bene2 distacco è
amore, perch+ è possibile staccarsi dall’io solo nell’amore verso l’assoluto" &el medesimo atto
si pensa ed ama .io e in tal modo lo si genera in noi, in quanto Logos, spirito";6=
no di questi aspetti che, come dicevamo, il linguaggio dell’amore è in grado di
cogliere in modo eicace dell’esperien!a dello spirito è la tensione verso l’unit$: 7-l tuo
amore deve essere in tal modo uno, perch+ l’amore non vuole essere in nessun altro
luogo, se non l$ dove è uguaglian!a e unit$";6> #uesta tensione verso l’unit$ che è
propria dell’amore in tutte le sue orme e a tutti i livelli, nell’amore distaccato è tensione
verso l’no che è .io, che è pace e beatitudine suprema: 7dove sono due v’è
manchevole!!a" *erch+) *erch+ l’uno non è l’altro, e questo non, che crea la
distin!ione, non è altro che amare!!a, perch+ l$ non v’è pace";6@
L’amore distaccato verso .io, e non l’amore interessato verso le creature o l’amore di se
stessi, è la vera regola e il ondamento dell’amore2 an!i l’amore di s+ in quanto creatura,l’egoit$ è uno dei principali ostacoli al distacco, è quello che ci tiene legati al nostro
piccolo ego, che ci tiene in una dimensione di inite!!a e quindi di manchevole!!a, di
soeren!a e inelicit$: il distacco è essen!ialmente rinuncia all’amore di s+" 'hi ama
veramente .io ha rinunciato alla sua volont$ personale e all’amore di s+, per un tale
uomo, dice Eckhart, è altrettanto acile abbandonare l’intero mondo quanto un uovo"6
7L’amore di se stesso, ovvero della creatura è, in generale, radice e causa di ogni male, priva!ione di ogni bene e pere!ione, in generale" -l motivo è semplice, evidente ed eicace"
-natti, dato che ogni bene deriva all’anima e ad ogni creatura dall’esterno, da altro, non da se
stessa, il ripiegamento su se stessa è il ripiegamento sulle tenebre, ovvero su qualcosa che niente
di bont$ e di luce";6C
24 M" Gannini, $a mistica delle grandi religioni, cit", p"
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na caratteristica che Eckhart rimarca dell’amore in quanto distacco è l’equanimit$:
l’amore distaccato è equanime, non tende n+ a questo n+ a quello, n+ a me, n+ al mio
amico, n+ a quello che mi è vicino, ma si irradia e ricade su tutto allo stesso modo, e
proprio per questo, non tende ad altro che a .io"66 /olo in quanto è distacco, l’amore è
equanime: se amo di pi( una cosa piuttosto che un’altra non sono come dovrei essere:
7se tu preerisci che cento marchi siano tuoi piuttosto che di un altro, non sei nel giusto" /e tu
ami una persona pi( di un’altra, sei nel torto, e lo stesso se ami tuo padre o tua madre o te stesso
pi( di un altro uomo" E se trovi preeribile la beatitudine in te stesso piuttosto che in un altro,
non sei nel giusto";65
'osì Eckhart interpreta il comandamento dell’amore: ama il tuo prossimo come testesso, cioè te stesso non meno del tuo prossimo e ogni altro uomo non meno di te
stesso, e in ogni uomo tutti gli uomini e .io" #ui è richiesta una trasorma!ione:
bisogna passare dall’amore umano come passione, che si lega ed è legato dalle cose,
all’amore puro e distaccato che si espande verso tutti e tutto, allo stesso modo su di me,
sugli altri, su .io e su tutte le creature"
74isogna notare che solo chi ama in tal modo un altro ama davvero se stesso e quello, e nessunaltro: inatti ama se stesso in .io e quello in .io, e .io in s+ e in quello, uno in entrambi e in
tutti" 'hi ama diversamente, non ama davvero .io, n+ se stesso, n+ alcun altro";5D
7Ami davvero te stesso quando conosci te stesso, e ti sai non l’accidentale dello psicologico, che
va e viene con le circostan!e, ma l’essen!a che è il ondo dell’anima, ove non ha poste
determina!ione alcuna, e dove tu sei veramente te stesso, in quanto sei l’universale uomo, il
Logos divino" Allora, nel distacco da ogni accidentalit$, cogli .io in tutte le cose, perch+ .io è
in tutte le cose2 ami .io ugualmente in tutte le cose e .io sopra ogni cosa, e il tuo prossimocome te stesso";50
no solo è inatti l’amore, e si irradia ugualmente su tutto sen!a un perch+, cioè non è
legato ad un interesse, ad un ine, e quindi alla propria volont$ personale, è amore
distaccato"
22 'r" ermoni tedeschi, cit", p" 6=2,
ermoni tedeschi, cit", p" 0D@,+ !ommento al angelo di "iovanni, cit", KG,
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7L’amore non ha alcun perch+" /e io avessi un amico e lo amassi per avere del bene da lui
secondo il mio pieno volere, allora non amerei il mio amico bensì me stesso";5<
-l vero amore che porta a .io, che è lo stesso amore di .io, non cerca nulla, non si lega
a nulla, è sen!a perch+, non ama che se stesso e tutto come se stesso"
Anche al culmine del discorso sull’amore troviamo in Eckhart l’identiica!ione di .io
con l’amore, così come era successo per l’intelletto e per il distacco: 7l’amore nel suo
essere pi( puro, completamente distaccato in se stesso, non è altro che .io"; 5= .io è
amore che ama se stesso, e 7nell’amore in cui .io ama se stesso, ama tutte le creature,
non in quanto creature, ma in quanto .io" &ell’amore in cui .io ama se stesso, ama
tutte le cose";5> F lo stesso amore, tradi!ionalmente chiamato lo /pirito santo, quello
con cui noi amiamo .io e quello con cui .io ama se stesso, noi e tutte le cose2 questo
amore è completamente nudo, puro, distaccato in se stesso: solo così non c’è divisione
ma unit$"
1rattando dell’amore, in alcuni passi Eckhart attribuisce una sorta di primato all’amore
sulla conoscen!a: la conoscen!a conduce l’anima verso .io, ma in .io non pu% portare:
7perci% .io opera le sue divine opere non nella conoscen!a, giacch+ essa nell’anima vieneavvolta dalla misura2 le opera piuttosto in quanto .io e divinamente" Allora viene avanti la
poten!a pi( alta, che è l’amore, ed irrompe in .io, e conduce l’anima, con la conoscen!a e con
tutte le altre poten!e, in .io e la unisce a .io";5@
-n realt$, come abbiamo visto, amore e conoscen!a entrambi colgono aspetti importanti
dell’essere divino e dell’esperien!a dello spirito, e allora qual è la poten!a dell’anima
che porta all’unione con .io) *orta a .io non la conoscen!a in quanto divide e misura,
non l’amore in quanto lega, ma qualcosa che è allo stesso tempo conoscen!a e amore e
nessuno dei due, qualcosa che è al di l$ e al di sopra di entrambi, qualcosa che conserva
la visione e il distacco della conoscen!a e l’energia unitiva dell’amore sen!a esaurirsi in
nessuno dei due" .io è contemporaneamente distacco, amore, intelletto, giusti!ia sen!a
essere nessuno di questi ma un qualcosa di superiore, al di l$ di tutte queste
determina!ioni",/ ermoni tedeschi, cit", p" 5D,4
Ivi, p" 6=,* Ivi, p" C6,3 Ivi, p" 0@C
45
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4 - DISTACCO E 0OLONT
4.1 - 0oont %er!on"e e 3oont di Dio
Anche la tratta!ione della volont$ si intreccia in modo essen!iale con il tema del
distacco" -l distacco da s+, il rinunciare a se stessi è molto spesso espresso da Eckhart in
termini di volont$: rinunciare a se stessi è rinunciare alla propria volont$ personale" La
volont$, in quanto distacco, non è pi( volont$ propria, che nel distacco muore, ma
diventa volont$ universale, volont$ di .io"
&el distacco si compie questo passaggio da ci% che è individuale a ci% che è universale:
distacco è la ine della volont$ personale che muore in se stessa per accogliere o per
diventare volont$ di .io" -n questo processo, che è il processo del arsi spirito
dell’anima, si arriva a una coinciden!a del volere individuale con il volere di .io, nel
senso che non c’è propriamente pi( un individuo che vuole, ma è piuttosto .io che
vuole in lui: nel distacco inatti l’uomo deve morire a se stesso, in quanto individualit$
determinata e distinta dalle altre e in quanto centro di volont$ separato e indipendente"
Bli uomini non distaccati sono pieni di volont$ personale, mentre chi abbandona sestesso rinuncia innan!itutto alla sua volont$"
7.io non si dona mai, e non si è mai donato, a una volont$ estranea" Egli non si dona che alla
propria volont$" .ove .io trova la sua propria volont$, l$ egli si dona e penetra con tutto quello
che è" *i( noi ci spogliamo di ci% che è nostro, pi( ci immettiamo nella volont$ di .io";5
#uesta coinciden!a tra volere dell’uomo e volere di .io viene espressa talvolta da
Eckhart con espressioni come 7costringere dio;: l’uomo distaccato, che ha rinunciato
alla sua volont$ personale, costringe .io a volere quello che lui vuole"
7'hi abbandona completamente il proprio volere a .io, lo cattura, lo lega, in modo tale che .io
non pu% are altro che quello che l’uomo vuole" A chi rinuncia completamente al proprio volere,
.io d$ in cambio il suo proprio volere, tanto completamente che la volont$ di .io diviene
propriet$ dell’uomo, e .io ha giurato in se stesso di non compiere altro che quel che l’uomo
,5 1rattato Istruzioni spirituali, in Dell’uomo nobile, cit", p"0D=40
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vuole";5C
1eniamo presente, per comprendere passi come questo, che l’uomo di cui qui si parla
non è l’uomo comune, ma è l’uomo nobile, l’uomo distaccato, l’uomo che è andato oltre
se stesso ino a diventare uno con .io2 nel suo volere non c’è quindi nulla di personale,
nulla di interessato, di legato alle creature"
#uando l’uomo rinuncia a se stesso, a il vuoto in se stesso, .io è obbligato a entrare in
lui2 quando l’uomo abbandona se stesso in quanto volont$ personale, non è pi( lui che
vuole, ma è .io che vuole in lui" n tale uomo ha atto posto in se stesso alla volont$ di
.io, che non vuole in lui niente di diverso da quello che vuole per se stesso"56
Eckhart commenta in tal senso il 7sia atta la tua volont$; del *aternoster, che signiica
7divenga la volont$ tua;, cioè divenga la mia volont$ personale, volont$ di .io, si
spogli la mia volont$ di tutto ci% che è personale, di ogni attaccamento ino al punto di
coincidere con la volont$ di .io" 'on la preghiera 7sia atta la tua volont$; noi
preghiamo .io che egli ci tolga a noi stessi55, preghiamo .io per il distacco da noi
stessi" La volont$ umana, nel distacco e rinunciando a quanto c’è in lei di individuale e
di creato, si onde con la volont$ di .io, ma questa è una grande trasorma!ione per
l’uomo, la pi( grande trasorma!ione che si possa compiere: morire a se stesso per
rinascere in .io"
4.& - A##ett"zione e ede
La coinciden!a tra volont$ personale e volont$ divina porta delle importanti
conseguen!e anche sul piano etico e dell’atteggiamento verso le cose: in primo luogo
l’accetta!ione di tutto quello che accade, cioè della volont$ di .io, come se osseaccaduto per volont$ propria" 1utto ci% che accade è espressione della volont$ di .io2 se
qualcosa di quello che accade è in contrasto con la nostra volont$ personale e per questo
ce ne rammarichiamo, non lo accettiamo, vorremmo che osse diverso, questo non vuol
certo dire che la volont$ di .io è mancante: è piuttosto la nostra volont$ personale che è
limitata, attaccata alle creature e a se stessa e, dal suo punto di vista par!iale, non riesce
a vedere il signiicato pi( ampio degli eventi" *ersino a proposito del peccato Eckhart
,0
ermoni tedeschi, cit", p" ,2 'r" Dell’uomo nobile, cit", pp" @C@6,, 'r" ermoni tedeschi, cit", p" 66
42
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dice che questo va accettato a tal punto che 7chi ha riposto totalmente la propria volont$
in quella di .io non deve volere che il peccato commesso non sia avvenuto; e prosegue
7tu devi avere piena iducia in .io: egli non lo avrebbe atto accadere se non volesse
artene derivare un bene maggiore";0DD
#uesto accettare la volont$ di .io è un abbandonarsi a qualcosa di pi( grande, è un
lasciarsi condurre2 questo abbandonarsi è un aprirsi, un aidarsi all’Assoluto e quindi è
ede, intesa proprio come iducia nella presen!a di un Assoluto" 'ome eviden!ia
Gannini, il distacco da se stessi avviene sempre in rapporto a un assoluto, il distacco è
gi$ in s+ presen!a dell’assoluto, perci% è ede non nel senso di creden!a ma in questo
senso di iducia, di aidarsi, di abbandonarsi" -l distacco è annullamento di se stessi, se
questo avvenisse sen!a il rierimento all’assoluto sarebbe mero nichilismo2 solo
ponendosi in qualcosa di superiore, aidandosi a qualcosa di pi( grande ci pu% essere
vero distacco, solo nella ede, nella iducia e totale apertura all’essere pu% esserci
distacco"
Accettare la volont$ di .io, accettare tutto quello che capita come un dono di .io non è
acile: Eckhart nota come l’uomo normalmente si lamenta o si irrita quando la volont$
di .io si compie e come non sia acile prendere tutte le cose come se ossero desiderate"
Anche in situa!ioni estreme Eckhart è risoluto nell’aermare questa adesione totale alla
volont$ di .io da parte dell’uomo nobile:
7se è malato, l’essere tanto volentieri malato, quanto sano, e sano quanto malato" /e muore
l’amico suo in nome di .io /e gli viene cavato un occhio in nome di .io;0D0
#uesto comporta un’importante dieren!a: inch+ restiamo con la nostra volont$
personale siamo nell’inquietudine, nella scontente!!a2 solo abbandonando la volont$
personale per la volont$ di .io c’è la pace:
7tutti gli uomini devono seguire .io, che lo vogliano o no" /e lo seguono volentieri, ci% è per
essi piacevole2 se invece lo seguono controvoglia, ci% è per essi penoso e comporta dolore";0D
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vuole si sora, avendo abbandonato la propria volont$ personale, d$ gioia"
7*er colui che ha rinunciato completamente a se stesso e ha abbandonato se stesso non pu%
esserci croce n+ dolore n+ soeren!a2 tutto per lui è diletto, gioia2 elicit$" 89 come nulla pu%
aliggere n+ ar sorire .io, così un uomo siatto non avr$ da essere turbato n+ da sorire per
alcunch+";0D=
7Ora chiedereste volentieri come si a a sapere se 8ci% che accade è la volont$ di .io" Gi
rispondo che se non osse, anche per un attimo, la volont$ di .io, non avverrebbe aatto: deve
essere sempre volont$ di .io" /e ti piace la volont$ di .io, tu sei proprio come in paradiso,
qualsiasi cosa ti avvenga o non avvenga" -nvece a quelli che desiderano altro dalla volont$ di
.io, capita giustamente che siano sempre nel dolore e nell’inelicit$2 essi subiscono sempreviolen!a e torto e hanno continuamente soeren!a";0D>
4.' - L" 3oont di!t"##"t"
Ma cosa signiica concretamente rinunciare alla propria volont$ personale) #uando
pensi, dice Eckhart nelle Istruzioni spirituali, di dover uggire certe cose o persone o
opere e ricercarne altre, e che non sarai sereno e in pace inch+ non otterrai questo o
quello, allora non hai rinunciato alla tua volont$ personale" &otiamo che questa volont$
è il contrario di una volont$ distaccata, è una volont$ che vuole in vista di qualcosa, una
volont$ che resta attaccata e quindi schiava delle cose" #uando hai preeren!e o
avversioni, allora non sei nel giusto rapporto con le cose" #ueste preeren!e o
avversioni verso le cose, che hanno la loro radice nella volont$ personale, generano
inquietudine"
'hi cerca la pace nelle cose esteriori sbaglia, esse non danno pace: luoghi, modi di
essere, persone, opere, non danno la pace" La pace è stare in se stessi nell’no, non
rimandare continuamente ad altro come a la volont$ personale che cerca sempre nuovi
contenuti a cui appigliarsi credendo che da essi possa avere soddisa!ione" .ai contenuti
mutevoli, dalla creatura, non pu% venire vera pace, ma solo da .io, solo
nell’accetta!ione della sua volont$ e nella rinuncia alla propria"
-+4 Il libro della consolazione divina in Dell’uomo nobile, cit", p" 065-+* /ermone >0 ne I ermoni, cit", p" ==0
*+
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7Ogni turbamento, ogni scontente!!a, derivano sempre dalla volont$ personale, che lo si sappia
o no" 4isogna aidarsi alla buona e cara volont$ di .io, spogliandosi totalmente della volont$ e
del desiderio, e rinunciando a tutto quello che è proprio, o che si pu% desiderare nelle cose";0D@
La volont$ personale è la radice di ogni male e causa inelicit$ e turbamento" &ella
rinuncia ad essa, nel distacco, l’uomo si abbandona totalmente a .io, a propria la
volont$ di .io, in modo tale che qualsiasi cosa .io voglia imporgli, anche dispre!!o,
atica o soeren!a, egli la accetti con gioia, riconoscen!a e soddisa!ione, come se
venisse da lui stesso" F questo un atteggiamento di proonda apertura all’essere e
accetta!ione di tutto ci% che accade: in questo sta la beatitudine, non nella ricerca di un
particolare stato sempre desiderato ma sempre posto lontano da noi nel uturo, che non
pu% reali!!arsi se non vengono soddisatte certe condi!ioni esterne"
&ella totale accetta!ione di tutto ci% che accade, della volont$ di .io, qualsiasi cosa
accada e in qualsiasi circostan!a, io posso essere beato, perch+ vedo questi atti da un
punto di vista pi( elevato: ho lasciato andare l’attaccamento alla mia volont$ personale
e con esso la paura e la preoccupa!ione per la mia personalit$ inita, la paura di sorire,
di scomparire" &on sono le cose che ci anno sorire, ma l’atteggiamento verso le cose"
/e le valutiamo dal punto di vista della nostra volont$ personale esse ci possono
apparire ingiuste e malvagie, se le vediamo come espressione della volont$ di .io,qualunque cosa accada è una maniesta!ione dell’essere e quindi intrinsecamente buona"
Ricordiamo come questo vedere le cose dal punto di vista della volont$ di .io non sia
un semplice eserci!io intellettuale, ma richiede una trasorma!ione proonda: per vedere
le cose dal punto di vista di .io non c’è altro modo che unirsi a .io, diventare .io, o
nel linguaggio di Eckhart, generare .io nel ondo dell’anima"
#uesta identiica!ione con la volont$ di .io è libert$ originaria, è la libert$ assoluta di
.io nell’no" La volont$ personale non è libera in quanto attaccata, dipendente dallecose2 volere ci% che .io vuole non è una costri!ione ma suprema libert$:
7.io non costringe la volont$, piuttosto la pone nella libert$, in modo tale che essa non vuole
altro che ci% che è .io stesso, e che la libert$ stessa è;0D"
Lo spirito libero non è legato a nulla, non a dipendere il suo bene da nulla di estraneo,
ha abbandonato ci% che è suo e si è abbandonato alla volont$ di .io"-+3 1rattato Istruzioni spirituali, in Dell’uomo nobile, cit", p" C5-+5 ermoni tedeschi, cit", p" 0D
*-
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4.( - L" !oerenz"
&el $ibro della consolazione divina Eckhart tratta ampiamente il tema della soeren!a"
-n .io non vi è soeren!a ma solo pura gioia, la soeren!a deriva dalla volont$
personale che si attacca alle creature: pi( ci distacchiamo dalla nostra volont$ personale
per onderci con la volont$ di .io, pi( ci allontaniamo dalla soeren!a" La creatura,
come abbiamo visto, porta in s+ amare!!a e soeren!a, an!i è in se stessa male e
soeren!a" ?inch+ noi siamo rivolti alla creatura, dice Eckhart, non dobbiamo
meravigliarci se da essa otteniamo soeren!a:
7ogni soeren!a deriva dall’aetto provato verso quella cosa che il danno mi ha sottratto" /e
dunque io soro per un danno causato da cose esteriori, ci% è evidente segno che amo le cose
esteriori, e che dunque amo in verit$ la soeren!a e lo sconorto" *erch+ stupirsi allora che io
cada nella soeren!a, se amo e desidero la soeren!a);0DC
F impossibile trovare vera consola!ione nella creatura2 solo rivolgendoci a .io, l’unica
onte di ogni bene, e unendosi a lui troveremo gioia e consola!ione" Ogni soeren!aderiva dal atto che non ci rivolgiamo unicamente a .io, ovvero ogni soeren!a deriva
dall’attaccamento alla creatura: nel distacco, cioè in .io, non vi è soeren!a"
74isogna che l’uomo molto si adoperi nello spogliarsi di se stesso e di tutte le cose create, e non
riconosca altro padre che .io soltanto" 'osì, nulla potr$ arlo sorire, n+ .io n+ creatura, nulla
di creato o di increato, giacch+ tutto il suo essere, vita, conoscen!a, sapere e amare, è da .io, in
.io, è .io stesso;0D6
1orna il tema dell’abbandono della propria volont$ personale con le sue preeren!e e
avversioni e dell’accetta!ione totale della volont$ di .io" /olo in tale accetta!ione, che è
proondo distacco, la soeren!a si trasorma in gioia" L’uomo giusto, l’uomo nobile,
non è toccato da alcuna cosa che possa capitargli, resta imperturbabile nell’animo e
nella pace del cuore" 'osì si esprime Eckhart: io soro sen!a sorire, accetto la
soeren!a distaccandomi da essa, 7accolgo e attingo la soeren!a nella e dalla volont$
-+0 Il libro della consolazione divina in Dell’uomo nobile, cit", p" 00-+2 Ivi, pp" 0@50D
*/
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di .io";0D5
7Rinnoviamo, insomma, il lamento di Biobbe, l’angosciato grido di protesta contro la mancan!a
di signiicato e l’ingiusti!ia della soeren!a" Ma la verit$ a questo riguardo è che il dolore non è
mai sen!a signiicato e ingiusto, e subito si a pi( sopportabile se di questo ci rendiamo conto"
Eckhart questo ha capito con l’autore del libro di Biobbe, assieme al quale conclude che il
ardello della nostra soeren!a diventa pi( leggero non appena lo accettiamo e smettiamo di
combatterlo perch+ abbiamo inalmente compreso che non si conigura come un’ingiusti!ia da
parte di .io ma solo come un’inevitabile conseguen!a della natura delle cose";00D
La soeren!a, accettata come maniesta!ione della volont$ di .io, si trasorma" -n
quanto la mia volont$ personale si identiica con la volont$ di .io, la soeren!a cessa diessere soeren!a" #uesto avviene nel distacco dalla mia personalit$ ordinaria inita e
nella consapevole!!a della mia partecipa!ione a una realt$ spirituale pi( ampia"
Eckhart si esprime con una metaora000: come un arto del corpo non ama se stesso pi(
dell’uomo di cui è membro, e perci% accetta di buon grado il danno pur di salvare
l’uomo, così noi dobbiamo diventare nel distacco: non amare noi stessi in quanto
separati dal resto, cosa che in verit$ non siamo, e accettare quello che da un punto di
vista limitato pu% apparire come un danno, una soeren!a, sapendo che da un punto di
vista pi( elevato, con il quale nel distacco ci identiichiamo, esso stesso ci appare come
un bene" 'ome Eckhart spesso ripete, non c’è mai un danno sen!a un qualche bene:
7.io non tollera danni o impere!ioni se non vi riconoscesse e vi cercasse un bene
maggiore";00
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ringra!iare .io00@2 se siamo nel giusto, sorire non è per noi soeren!a ma leti!ia e
consola!ione002 se la mia soeren!a è in .io e .io sore con me come pu% essere una
soeren!a il sorire)00C2 non bisogna pregare .io perch+ ci liberi alla soeren!a, ma
piuttosto chiedere a .io la gra!ia ainch+ si sora volentieri"006
--3 Ivi, p" 0C5--5
Ivi, p" 05@--0 Ivi, p" 05C--2 Ivi, p"
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5 – OPERE E DISTACCO
5.1 - Le o%ere !ono %er i di!t"##o
1roviamo temati!!ato in modo chiaro il rapporto ra opere e distacco nel sermone
7Mortus erat et reviNit;, in cui Eckhart aerma risolutamente:
71utte le opere che l’uomo ha mai compiuto e che accaddero, così come il tempo in cui
avvennero e anche in seguito avverranno, opere e tempo sono perdute insieme le opere in
quanto opere e il tempo in quanto tempo" -noltre io dico: non vi è mai stata neppure un’opera buona, o santa, o beata" .ico ancora che non vi è mai stato un tempo buono, santo o beato, n+
mai vi sar$, n+ questo n+ quello";005
Le opere, ci dice Eckhart, sia buone che cattive, sono perdute ossia non hanno alcun
valore in se stesse in quanto opere" F invece importante quello che si potrebbe chiamare
l’atteggiamento, la disposi!ione con cui le opere sono compiute2 questa corretta
disposi!ione, questo corretto rapporto con le opere è caratteri!!ato proprio dal distacco"
Lo spirito, nel distacco, compie l’opera sen!a aspettarsi da questa una ricompensa,
sen!a pretendere un merito, compie l’opera sen!a un perch+, e in questo si libera
dall’opera stessa" F questo che ha veramente valore: non l’opera, ma il distacco con cui
essa è compiuta: questo è ci% che rende un’opera veramente buona" *i( esattamente non
è l’opera in se stessa che è buona, ma è buono lo spirito a partire dal quale l’opera è
compiuta, e non permane l’opera in quanto tale, ma permane l’agire buono, cioè
distaccato, sciolto e perci% libero dall’opera e dal tempo"0
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7L’opera e il tempo sono utili proprio soltanto a che l’uomo abbandoni se stesso" E pi( l’uomo
si libera e abbandona se stesso, pi( si avvicina a .io, che è libero in s+2 e in quanto l’uomo si
libera, in tanto non perde n+ opera n+ tempo";0
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con .io" 'i% che conta, dunque, è questo atteggiamento dell’animo, che coincide con il
distacco, che deve restare invariato in ogni nostra a!ione"
7La resa a .io con il suo distacco dalle creature e dalle immagini, non pu% limitarsi ad avvenire
soltanto nella preghiera, come la nascita di .io non pu% identiicarsi semplicemente con una
pratica di ora!ione, ma devono consistere in un completo rovesciamento interiore del nostro
atteggiamento e della nostra consapevole!!a, che restano invariati in tutto ci% che acciamo o
non acciamo";0
5.' - E!!ere !enz" %er#67
Abbiamo visto come le opere, nel distacco, sono compiute sen!a un perch+"
L’atteggiamento dell’uomo nobile, dell’uomo giusto, dell’uomo distaccato, è quello di
non cercare niente con le sue opere" 'olui che cerca qualcosa, resta legato e schiavo di
quello che cerca" Le opere non devono mirare a nulla, non a premi o ricompense,
nemmeno alla beatitudine e nemmeno a .io: 7anche se tu prendi .io come ine, tutte le
opere che puoi compiere per questo sono morte";0
*0
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L’uomo nobile cerca .io per se stesso, sen!a nessun altro motivo, sen!a un perch+" 0
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conta non è l’opera in se stessa ma la disposi!ione interiore, è importante che l’a!ione
sgorghi dall’interiorit$ distaccata: 7se in tale disposi!ione d’animo 8con lo spirito
completamente rivolto a .io tu inciampi in una pietra, ci% è opera pi( divina che are la
comunione pensando innan!itutto a se stessi e con minor distacco della mente";0==
*er lo stesso motivo non è importante il luogo in cui ricerchiamo .io, sia in strada sia in
chiesa, sia nella propria cella sia ra la gente2 .io va ricercato nell’interiorit$, non nelle
cose esteriori come luoghi o opere2 intanto che cercheremo .io nelle cose esteriori non
troveremo .io0=>2 trova .io chi abbandona se stesso in ogni luogo, in ogni circostan!a e
in ogni opera" All’uomo che non si rivolge unicamente a .io, dice Eckhart, sono di
ostacolo sia le opere buone che quelle cattive, sia la strada sia la chiesa, perch+ in verit$
il vero ostacolo è l’io, la volont$ personale che non ha ancora abbandonato"0=@
Le opere sono quindi per il distacco, bisogna imparare 7a passare attraverso tutte le cose
e a cogliere in esse .io;0=, Eckhart invita così a questa pratica del distacco da esercitare
continuamente in ogni situa!ione, in ogni luogo e attraverso ogni nostra opera" #uesto
vale anche per le peniten!e, i digiuni e tutte le opere 7sante; con cui spesso gli uomini si
illudono di ricercare .io mentre in realt$ inseguono solo il loro interesse personale" La
vera peniten!a non è digiunare o are opere esteriori ma 7abbandonare completamente
tutto ci% che è altro da .io e dal divino";0=C
L’atten!ione di Eckhart è sempre rivolta pi( che al contenuto di ogni singola opera, alla
disposi!ione d’animo, alla condi!ione spirituale che deve essere distaccata da tutte le
cose e rivolta a .io2 se compiamo le opere a partire dalla nostra volont$ personale,
qualsiasi opera sar$ sempre asservita dal ine, legata al nostro io e quindi ingiusta e
lontana da .io"
5.* - L" +r"zi" e i di!t"##o
-44 1rattato Istruzioni spirituali, in Dell’uomo nobile, cit", p" =-4* 'r" Ivi, p" @-43
'r" Ivi, p" >-45 Ivi, p" C-40 Ivi, p" 6@
*,
8/18/2019 Il distacco in Meister Eckhart e Roberto Assagioli - tesi di I. Ordiner.doc
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-n questa prospettiva si pu% dire che l’opera pi( importante di tutte è proprio il distacco"
Eckhart lo dice chiaramente:
7'i rimane un’opera che è nostra e solamente nostra: l’annullamento di noi stessi" 1ale
annullamento e tale ridu!ione, per%, per quanto grandi siano, rimangono imperetti se .io stesso
non li porta a compimento in noi";0=6
*otremmo dire che l’annullamento di se stessi, cioè il distacco stesso, deve essere
compiuto anch’esso con atteggiamento distaccato, ovvero non pu% essere compiuto a
partire da una volont$ personale interessata, altrimenti appunto non sarebbe distacco2 n+
pu% essere compiuto in vista di un ine, cosa che vaniicherebbe immediatamente il
distacco"
L’annullamento di me stesso non pu% essere compiuto completamente a partire da me
stesso, perch+ è proprio quel me stesso che devo annullare2 dire che l’annullamento
devo compierlo io sarebbe dire che c’è ancora un io che pu% compiere qualcosa, e
quindi il distacco e la rinuncia a s+ non sarebbero in questo caso totali" #uesto
annullamento deve essere piuttosto compiuto da .io: questo annullamento è tale che
non sono io ad operare, ma è .io a operare in me, è l’assoluto a operare in me" -l
rierimento all’assoluto è essen!iale: sen!a di esso, sen!a questo aidarsi, non pu%esserci vero distacco, ma solo perpetua!ione della volont$ personale"
7-l distacco è un atto, e, insieme, non è un atto, in quanto niente agisce in noi2 si potrebbe dire
anche un nonagire, un HpatireI, in quanto è qualcosa che, in ultima analisi, deve essere
compiuto da .io in noi, ove la nostra parte è solo quella del Har luogoI a .io";0=5
1occhiamo qui il tema della gra!ia che si lega strettamente a quello del distacco" Bra!ia
e distacco esprimono la stessa esperien!a, la stessa realt$" 1roviamo il tema della gra!ia
molto presente nelle opere latine di Eckhart a indicare quella stessa realt$ che nelle
opere tedesche è pi( spesso espressa con il tema e il linguaggio del distacco"
La gra!ia è l’a!ione di .io in noi" &on sono pi( 7io; a decidere, ad agire, ma qualcosa
di diverso e superiore, un universale che agisce in me sen!a sor!o" La gra!ia rimanda a
qualcosa che non viene da me, ma che viene da uori, da .io, e proprio il atto che non
venga da me garantisce la radicalit$ del distacco"
-42 1rattato Istruzioni spirituali, in Dell’uomo nobile, cit", p" 0D5-4, M" Gannini, $a mistica delle grandi religioni,