Post on 02-May-2015
A cura di Carlo Mariani – Università di Firenze
La tradizione del testo manoscritto
Un percorso didattico con la LIM sulla letteratura italiana del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Il lavoro in classe con la LIM• La lezione frontale• Il supporto dei contenuti, delle immagini,
dei video, del Web• Il Brainstorming• La Mappa concettuale
Il Lavoro individuale• Esercitazioni• Analisi dei testi
Il Lavoro on line• Partecipazione al Blog di classe attraverso
commenti ai post dell’insegnante• Utilizzo della WebQuest come modalità di
ricerca e rielaborazione di contenuti individuali e/o di gruppo
• Condivisione dei materiali prodotti in una web community
La tradizione del testo manoscrittoLe modalità di lavoro con la LIM
I codici manoscritti
Il laboratorio di composizione del testo letterario
I Benedettini e lo Scriptorium
I saperi, l’istruzione e le università medievali
Com’è arrivata fino a noi la Divina Commedia?
Dante, Guittone e la polemica nel De Vulgari eloquentia
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pregresse
Sintesi e rielaborazione delle informazioni Didattica partecipativa
Didattica frontale
Presentazione di materiali e contenuti
Composizione sulla LIM
Le modalità di lavoro con la LIMIl lavoro in classe con la LIM
Riferimento ai contenuti testuali
Analisi del testo
Scheda di approfondimento
Il Lavoro individuale• Esercitazioni• Analisi dei testi• Produzione di schede di
approfondimento da condividere e presentare in classe mediante la LIM
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Il Lavoro on line• Partecipazione al Blog di classe
attraverso commenti ai post dell’insegnante
• Utilizzo della WebQuest come modalità di ricerca e rielaborazione di contenuti individuali e/o di gruppo
• Condivisione dei materiali prodotti in una web community
Le modalità di lavoro con la LIMIl lavoro on line
La tradizione del testo manoscritto
Canzoniere Palatino 418 (P). Toscana occidentale, fine del XIII secolo. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. Banco Rari 217, c. 21r
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
La canzone di Guido Guinizzelli Madonna, lo fino amor ch’eo vi porto. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 217 (Palatino 418), c. 24r.
Storia del “Banco Rari”
Risorse on line
La letteratura cortese
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Raccolta di poesia duecentesca, fine del XIII secolo. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 217 (già Palatino 418), c. 33v.
Un particolare importante delle opere manoscritte era costituito dalla miniatura, l’illustrazione che integrava e abbelliva il testo. Il suo nome deriva dal minio, la sostanza usata per il colore rosso.La miniatura sintetizzava alcuni aspetti dell’opera: il contenuto, una scena particolare, lo stesso autore.Le miniature più raffinate utilizzavano l’oro per le parti di colore giallo e per gli sfondi.
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Raccolta di poesia duecentesca, fine del XIII secolo. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 217 (già Palatino 418), c. 57v.
La poesia italiana dalle origini a Dante
Guittone d’Arezzo “Tutto 'l dolor, ch'eo mai portai”
Risorse on line
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Banco Rari 217 (già Palatino 418). Fine del XIII secolo (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale).Sono riprodotti un sonetto di Pier delle Vigne (alto) e un sonetto di Guido delle Colonne (basso).
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Laurenziano Rediano 9c. 140r, contenente due sonetti di Iacopo da Lentini.
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Canzoniere Vaticano (V). Firenze, fine del secolo XIII. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 3793, c. 15r.
Il testo riprodotto è il Contrasto di Cielo d’Alcamo “Rosa fresca aulentissima”.
I codici manoscritti del Duecento
La tradizione del testo manoscritto
Francesco Petrarca, I sonetti CLIX, CLVI, CLI, CL del Canzoniere. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 3196, c. 5v.
Il laboratorio di composizione del testo letterario
La tradizione del testo manoscritto
Francesco Petrarca, I sonetti LXXVII, LXXVIII, XLIV del Canzoniere. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 3196, c. 7r. Trascrizione eseguita con tutta probabilità tra il 1336 e il 1337.
Il laboratorio di composizione del testo letterario
La tradizione del testo manoscritto
Incipit della Vita Nuova. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. Chigiano L. VIII 305, c. 7r.
Il laboratorio di composizione del testo letterario
La tradizione del testo manoscritto
Canzoniere fiorentino. Firenze, intorno alla metà del secolo XIV. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Chigi L. VIII. 305, c. 39v.
Il laboratorio di composizione del testo letterario
La tradizione del testo manoscritto
Giovanni Boccaccio, Decameron, 1384. Firenze, Biblioteca Mediceo-Laurenziana, XLII. 1, c. 5r. Si tratta del cosiddetto «Ottimo»: codice cartaceo scritto in mercantesca copiato da Francesco d’Amaretto Mannelli. Si compone di 190 cc. (mm 390x285): il testo del Decameron è alle cc. 5r-172r, seguito dal Corbaccio (cc. 174r-191v). Alla c. 172r troviamo la firma del copista «Scripto per me Francesco d’amaretto mannelli, dì xiij d’agosto 1384. Deo sit laus et gloria in ecternum ad honorem egregie simacuspinis et beneplacitum et mandatum». È il più celebre testimone del Decameron prima della scoperta dell’Hamilton 90. Il codice entrò a far parte della Biblioteca Medicea verso il 1560 per merito di Baccio Baldini, medico di Cosimo I e bibliotecario della medesima.
Il laboratorio di composizione del testo letterario
La tradizione del testo manoscritto
L’ordine benedettino rappresentò per tutto l’alto medioevo una straordinaria risorsa per la riproduzione e conservazione delle opere religiose, filosofiche e scientifiche.
Percorso di analisi e ricerca:• Il nome della rosa e la
descrizione dello scriptorium.• Tipologia di lavoro: Webquest
Lo Scriptorium nel film “Il nome della rosa”
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I Benedettini e lo scriptorium
La tradizione del testo manoscritto
Storia della scrittura, forme del libro e modelli di formazione.
La scuola e l’istruzione nel Medioevo.
Percorso di analisi e ricerca• Tipologia di lavoro: Commento
sul Blog del’insegnante dei due video proposti nel link
Storia della scrittura dal V secolo al Rinascimento
Storia della scrittura dalle origini al V secolo
Risorse on line
I Benedettini e lo scriptorium
La tradizione del testo manoscritto
Le arti liberali e le arti meccaniche.
Che cosa rappresentarono le arti liberali nella costruzione dei saperi medievali?
Percorso di analisi e ricerca• I modelli e i contenuti del
sapere: la retorica e le artes dictandi.
• Tipologia di lavoro: Webquest
I saperi, l’istruzione e le Università medievali
La tradizione del testo manoscritto
Che ruolo ebbero le università nella diffusione di una cultura borghese, laica e “moderna”, rispetto al sapere teologico elaborato nelle scuole monastiche?
In che modo i saperi tecnici (medicina, diritto, economia) supportarono la rinascita delle città e la ripresa economica e commerciale del XII e XIII secolo?
I saperi, l’istruzione e le Università medievali
La tradizione del testo manoscritto
In Italia il primo centro a dotarsi di uno studium fu Bologna, che si specializzò nell’insegnamento del diritto e dove si affermò un interessante dibattito sull’interpretazione “averroistica” delle opere di Aristotele.
A Bologna soggiornarono Guinizzelli, Cavalcanti e Dante Alighieri.
Percorso di analisi e ricerca• La civiltà comunale e il ruolo delle attività
notarili.
I saperi, l’istruzione e le Università medievali
La tradizione del testo manoscritto
In Italia il primo centro a dotarsi di uno studium fu Bologna, che si specializzò nell’insegnamento del diritto e dove si affermò un interessante dibattito sull’interpretazione “averroistica” delle opere di Aristotele.
A Bologna soggiornarono Guinizzelli, Cavalcanti e Dante Alighieri.
Percorso di analisi e ricerca• Le università nel Medioevo.• Tipologia di lavoro: Webquest
I saperi, l’istruzione e le Università medievali
La tradizione del testo manoscritto
Di Dante Alighieri non possediamo nessun autografo. Le sue opere sono arrivate fino a noi soltanto grazie alla trasmissione di moltissimi codici.
Soltanto grazie alla tradizione del testo si è potuto ricostruire un’edizione critica della Divina Commedia.
Com’è arrivata fino a noi la Divina Commedia?
La tradizione del testo manoscritto
Chi ha inventato il formato A4? Il Palatino 313 (Codice “Poggiali”)
Inferno, XXXIII. Ms. Palatino 313 (il cosiddetto «codice Poggiali») della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Membranaceo, mm 297 x 211, di cc. 237 numerate per 237 perché il 61 è ripetuto due volte. Contiene il commento all’Inferno di Jacopo di Dante. Piuttosto controversa la datazione: il Batines e il Palermo datarono il codice tra il 1333 e il 1345; Petrocchi lo colloca invece intorno al 1350.
La misura del formato (29,7x21 cm) corrisponde esattamente al formato A4 di una attuale carta da fotocopie. Il Codice “Poggiali”
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Com’è arrivata fino a noi la Divina Commedia?
La tradizione del testo manoscritto
I codici più importanti della poesia italiana delle origini sono tre:
• Banco Rari 217 (Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze)
• Laurenziano Rediano 9 (Biblioteca Mediceo-Laurenziana – Firenze)
• Vaticano Latino 3793 (Biblioteca Vaticana – Roma)
Senza questi tre codici non avremmo mai posseduto i testi poetici del Duecento.
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Com’è arrivata fino a noi la Divina Commedia?
La tradizione del testo manoscritto
In particolare, i codici 1 e 2 contengono moltissimi testi di Guittone d’Arezzo (il Laurenziano è quasi interamente un codice dedicato alla poesia e alle lettere di Guittone).
In più questi due codici sono di ricchissima fattura ed eleganza, segno che la committenza e il destinatario erano persone particolarmente facoltose.
Dunque la fama di Guittone d’Arezzo era notevole: venne per questo riconosciuto come l’iniziatore di un importante movimento letterario (i “guittoniani”) di poco precedente lo Stilnuovo.
Tuttavia, Dante Alighieri …
Dante, Guittone e la polemica nel De Vulgari eloquentia
La tradizione del testo manoscritto
… mostra nei confronti di Guittone un astio e un disprezzo che lasciano presagire qualcosa di strano …
… Infatti nel De Vulgari eloquentia Dante scrive
Vita e opere di Dante Alighieri
Vita e opere di Guittone d’Arezzo
Letteratura italiana sul sito www.italica.rai.it
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Dante, Guittone e la polemica nel De Vulgari eloquentia
La tradizione del testo manoscritto
Dopo di che, veniamo ai Toscani i quali, rimbambiti per la loro follia, hanno l'aria di rivendicare a sé l'onore del volgare illustre. E in questo non è solo la plebe a perdere la testa con le sue pretese, anzi sappiamo bene che parecchi personaggi famosi hanno avuto la stessa opinione: ad esempio Guittone Aretino, che non puntò mai al volgare curiale, Bonagiunta Lucchese, Gallo Pisano, Mino Mocato di Siena, Brunetto Fiorentino, le poesie dei quali, ad aver tempo e voglia di scrutarle attentamente, si riveleranno non di livello curiale, ma soltanto municipale.
E poiché i Toscani sono più di tutti in preda a questo delirio da ubriachi, sembra giusto e utile prendere uno per uno i volgari municipali della Toscana e sgonfiarli un po' della loro prosopopea. Ecco che parlano i Fiorentini, e dicono Manichiamo, introcque che noi non facciamo altro; e i Pisani: Bene andonno li fatti de Fiorensa per Pisa; i Lucchesi: Fo voto a Dio ke in grassarra eie lo comuno de Lucca; i Senesi: Onche renegata avess'io Siena. Ch'ee chesto? gli Aretini: Vuo' tu venire ovelle?
De Vulgari eloquentiaLibro I – XIII, 1
Dante, Guittone e la polemica nel De Vulgari eloquentia
La tradizione del testo manoscritto
È solo questo tipo di costrutto a formare il tessuto delle canzoni illustri, come questa di Giraldo: Si per mos Sobretos non fos; e Folchetto da Marsiglia: Tan m'abellis l'amoros pensamen; Arnaldo Daniello: Sols sui che sai lo sobraffan che m sorz; Amerigo di Belenoi: Nuls hom non pot complir addreciamen; Amerigo di Peguhlan: Si con l'arbres che per sobrecarcar; il Re di Navarra: Ire d'amor que en mon cor repaire; il Giudice di Messina: Ancor, che l'aigua per lo foco lassi; Guido Guinizzelli: Tegno de folle empresa a lo ver dire; Guido Cavalcanti: Poi che di doglia cor conven ch'io porti; Cino da Pistoia: Avegna che io aggia più per tempo; l'amico suo: Amor che ne la mente mi ragiona.
E non meravigliarti, o lettore, se ti vengono richiamati alla memoria tanti poeti: perché questo che chiamiamo costrutto supremo non possiamo indicarlo se non attraverso esempi di questo genere. E forse sarebbe utilissimo, per farlo diventare una seconda natura, aver preso visione dei poeti regolati, cioè Virgilio, Ovidio delle Metamorfosi, Stazio a Lucano, nonché altri che hanno adoperato una prosa altissima, come Tito Livio, Plinio; Frontino, Paolo Orosio; e molti altri che un affettuoso interesse ci induce a frequentare.
La smettano dunque i paladini dell'ignoranza di esaltare Guittone Aretino e altri simili, tutta gente che nel vocabolario e nel periodare non ha mai perso l'abitudine di popolareggiare.
De Vulgari eloquentia
Libro II – VI, 8
Dante, Guittone e la polemica nel De Vulgari eloquentia