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  • a cura di Patrizia Tosini

  • Arte e committenza nel Lazio nell'et di Cesare Baronia a cura di Patrizia Tosini

    Atti del convegrzo internazionale di studi Frosinone, Sora, 16-18 maggio 2001

    GANGEMit!JEDITORE

  • IL RECUPERO DEI MONUMENTI PER LA RESTITUZIONE DEL CRISTIANESIMO ANTICO NELLOPERA DI CESARE BARONIO

    Lucrezia Spera

    Gli scritti di Cesare Baronia profilano un ricchissimo repertorio di ri-chiami monumentali che si integrano abilmente nelle fitte maglie storico-11.i11.1l iv" Jci:;l i A1rn,dr:s e oupport.mo .;011 oilp11:oil [ qustio1ii agiografiche affrontate nelle Notationes al Martyrologium Romanum, ac-quisendo in qualche modo il valore inestimabile di quelle prime rivisita-zioni critiche dell'antico che connotano in modo incisivo le tendenze culturali del XVI secolo 1; indubbio che l'impulso ad una progressiva fa-miliarizzazione con le evidenze "materiali" della storia era stato indotto nello studioso sorano soprattutto dalle profonde interrelazioni con il ce-nacolo sorto intorno all'Oratorio di Filippo Neri, animato da una ma-turata sensibilit verso i monumenti antichi e in modo particolare verso i primi cimiteri dei cristiani2, e dal diretto contatto con il gruppo di que-gli eruditi personaggi, il domenicano Alfonso Chac6n (Ciacconius; 1530-1599), il fiammingo de Winghe (1560-1592), Pompeo Ugonio (? -1614) e Jean l'Hereux (1551-1614), assiduamente ed entusiasticamente impe-gnati nel recupero e nella documentazione dei preziosi sotterranei.i, i quali, restituendo il volto pi autentico della Chiesa primitiva, iniziavano a riemergere da secoli di quasi completo abbandono ed oblio e a offrirsi con un fascino ineguagliabile4 La risonante scoperta, il 31 maggio 1578, in una vigna della via Salaria nova, di una vera subterranea civitas, un'articolata rete di gallerie e cubicoli ricca di tracce esplicite, ritenuta im-propriamente, come si sa, parte del coemeterium Priscillae, ma oggi pi semplicemente nominata catacomba anonima di via Arrapo, vide ac-correre tra i molti, per una serie di perlustrazioni dirette, lo stesso Baro-nia, che ne fornisce negli Anna/es senza dubbio una delle descrizioni pi vivaci (Mirabile dicru: vidimus, saepiusque lustravimus Priscillae coe-meterium haud pridie inventum atque refossum via Salaria, tertio ab Urbe lapide; quod nullo magis proprio vocabulo dixerimus prae eius Am-plitudine, multisque atque diversis eiusdem vijs, quam subterraneam ci-vitatem: quippe quod ipsius ingressu primaria via ceteris ampliar pateat, quae hinc inde vias diversas habeat, easdemque frequentes, quae rursum in Diversos viculos dividantur, & in angiportus; rursum ut in civitatibus,

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    1 La particolare attenzione rivolta dal Baronia alle antichit ha per-messo di definirne un ruolo di rilievo nei processi di embrionale sviluppo dell'archeologia cri-stiana: cfr. FREMI01TI, 1926, pp. 53-66; CECCHELLI, 1929, pp. 106-107; CECCHELLI, 1938, pp. 8-16; FERREITO, 1942, pp. 125-128; B

  • gono ndla complessiva storia di CiSTELLINI, 1989, I, p, 124 e ss. 1 Sui profili di questi personaggi si vedano: su Chac6n E. Josi, sub vocem in Enciclopedia Cattolica, lii, 1949, c. 1368, e in partico-lare gli studi di RF.CIO VEGAN-ZONFS, 1974 e RF..c:IO VFt;ANZONF.S, 2002; su de Win-ghc E. Josi, sub vocem in Enciclo-pedia Gitto/ica, XII, 1954, cc. 1702-1703, ScHUDDF.ROOM, 1996 e mFM, 2004; su Pompeo Ugonio essenzialmente E. ]osi, sub vocem in Enciclopedia Catto-lica, XII, 1954, c. 708; su l'He-rcux (Macarius) G. Carierei, sub vocem in Enciclopedia Cattolica, VII, 1951, c. 1744 (complessi-vamcnrc fERRETrO, 1942, pp. 115-125). Questa prima genera-zione di "archeologi cristiani" ap-pare straordinariamente efficace nelle n1ctodologie di approccio ai monumenti e ancora poco condizionata dalle ricadute apo-logetiche che segneranno gli svi-luppi successivi della disciplina: cfr. Froccr 11 NrcoLAI, 2000, part. pp. 124-126, anche per le loro relazioni con l'amhiente fi-lippino, e HFRKI.lYIZ, 2001 (vedi infra). 4 Sulla "riscoperta" archeologica e ideologico-culmrale delle cara-cornhe cfr. WAJA(;HJN CAN-1 INO, 1980 e Frocuu N1coLA1, 2000 e il quadro ricon1posto dagli studi recenti di M. Ghilardi (GHllARDI, 2001; IDEM, 2003; lllEM, 2006). ' BARONIO, Anna/es, II, 1590, p. 59. Un ulteriore richiamo alle ispe-zioni personali in BARONIO, An-na/es I, 1588, p. 460 (imagines c01nplures inspexin1us in anti-quissirno Priscillae coemeterio via Salaria nuper refosso ... )>) e illEM, Anna/es, II, 1590, p. 251. Sulla scopcrca della catacomba cfr. i documenti dell'epoca in Var. Urbin. Lar. 1046, cc. 256, 302 (Avvisi Urbinati) e Var. Lar. 12214 (Annali di Gregorio XIII, VIl.2), ma soprartutro DE Rossr - SALJERLAND, 1888. Recenre-mente WAl'ACHIN CANTINO, 1980; Mivrn, 1985 e F1oco11 NIUlLAI, 1992, pp. 3-5, olrre a Gr IILARDI, 2003, pp. 59-63 e ( ;HILAl/,

    Tale, in realt non affatto scontata, particolare attenzione ai monu-menti, riflesso del nuovo approccio all'antichit formatosi nell'ambito della tradizione umanistica8 , aveva attratto precocemente sul sorano il giudizio ammirato dello studioso maltese, il quale lo ricorda come pe-ritissimus antiquitatis9, un potenziale "archeologo", dunque, che, come scriveva il Von Pastor nella Storia dei Papi, occupato in tanti altri lavori, dovette lasciare ad altri l'indagine ... della nuova scoperta (quella, ap-punto, del cimitero della via Salaria) ro e, pi in generale, citando Carlo Cecchelli, l'attivit propriamente archeologica 11

    Il ruolo da assegnare al Baronia nelle dinamiche formative dell'ar-cheologia cristiana apparso, nella sequenza di valutazioni retrospettive sulla disciplina, piuttosto controverso, ora ricomposto attraverso semplici itinerari estrapolativi degli approfondimenti "archeologici" contenuti nel-]' opera del dotto studioso, ora ridimensionato nel coglierne il carattere storico-critico, prevalentemente apologetico, indotto con forza dagli orientamenti ideologico-culturali della Controriforma12 ; esso pu essere forse meglio definito analizzando in profondit l'impulso significante del richiamo ai monumenti come fonte storica diretta, le procedure meto-dologiche nella gestione dei dati "materiali", il reale apporto esercitato dalle trattazioni baroniane negli studi successivi 13 ,

    E' indubbio - e va ribadito preliminarmente - che il ricorso al dato monumentale acquista un significato diverso nei due principali scritti ba-roniani e con funzione accessoria sapientemente selezionato, poich si compenetra, e ne risulta inevitabilmente subordinato, allo stesso carattere primario di essi, agiografico-liturgico per le Notationes al Martyrologium Romanum, storico-apologetico per gli Annales.

    In generale, integrando i riferimenti archeologici contenuti nelle due opere, emergono alcuni tematismi specifici, che acquistano talora un pro-filo organico nella correlazione complessiva della materia disponibile, Non stupisce, considerati gli indirizzi peculiari degli studi sulle antichit cristiane nel XVI e XVII secolo 14, la concentrazione pressoch totalizzante sui contesti funerari, che attraggono per nella storiografia dell'epoca e con forzature innescate soprattutto, si deve ritenere, dall'acritica e diffusa

    1. ASPETTI BARONIANI DELL'ANTICO E DEL REVIVAL PALEOCRISTIANO

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    acquisizione dell'ampia letteratura agiografica, anche le questioni sui pri-mitivi luoghi di culto delle comunit cristiane. Come gi Onofrio Pan-vinio aveva presentato i coemeteria con profili accentuatamente polifunzionali, luoghi di sepolcri, ma anche di sosta e riunioni (statio-nes et synnodus), luoghi per la celebrazione dei riti battesimali, delle or-dinazioni sacerdotali e dell'eucaristia, nonch per le vigiliae1\ il Baronio, illustrando i caratteri della subterranea civitas scoperta nel 1578 non manca di richiamare il ruolo di coloniae svolto dai cimiteri sotterranei tempore persecutionis e di descrivere le numerose camere sepolrali della catacomba, i cubicula delle fonti antiche, come spatia ad conven-tus sacros agendos ... imaginibus exornata 16

    Il vasto ambito di ricerca sui cimiteri si presta, nell'opera del Baronio, ad approfondimenti specifici, relativi in particolare a taluni tecnicismi les-sicali, al rapporto topografico dei sepolcreti con la citt intra muros, ai ri-tuali del culto dei morti e al problema delle origini, al panorama complessivo delle aree funerarie cristiane attestate dalle fonti scritte e note, nel XVI secolo, solo in modestissima parte, alle tombe dei martiri e alla dislocazione successiva delle reliquie nelle chiese urbane.

    Nelle Notationes al Martyrologium, specificamente nel commento al lemma del 3 gennaio, relativo alla memoria di papa Antero, in coeme-terio Callisti sepultus, l'autore introduce la chiarificazione del termine coemeterium, dal verbo greco Kotdw, dormitorium, richiamandone alla consuetudine dei cristiani l'introduzione sulla base del concetto del som-num iustorum delle Scritture e affiancandone l'uso, con un apprezzabile ampliamento delle prospettive geografico-culturali, al termine area, pre-ferito invece da autori africani come Tertulliano (Vox notissima, Coe-meterium, qua Christiani illum locum dicere consueverunt, in quem fdelium defunctorum corpora sepelienda inferuntur; inde deducto vo-cabulo, quod sicut Divina Scriptura obitum iustorum, somnum dicere solita est; eadem significatione locum illum, ubi sepeliretur, Coemete-rium hoc est, dormitorium, a KOLdw, quod est dormio, voluit appel-lari ... Apud afros eadem loca Areae dictae reperiuntur, unde Tertullianus ad Scapulam, ex verbis perfectorum: Non sint Areae: hoc est, loca sepul-turarum Christianorum destruantur, ne ad ea ulterius convenirent ... Usurpata reperitur eadem vox a Pontio in Actis martyrii S. Cypriani, ubi in fine dicit, ille fuisse sepultus in Area Candidi Procura-toris) 17

    Per la spiegazione del toponimo Catacumba I Catacumbae, ancora nelle note al Martyrologium al 20 gennaio, la preferenza cade sulla lettura impropria che compone il termine con la preposizione greca e il latino tumba !tumbae, per spiegare la scelta della deposizione del martire Seba-stiano iusta tumbas eiusdem coemeterii, pur ammettendo la possibilit di intendere Catacumbas, KaTaKwf3rJ, come locus cavus atque pro-fundus, qualia Romae praesertim esse solebant in arenariis profundiis cryptis excavata, l'accezione generalmente accettata negli studi recenti, ma con un riferimento puntuale al paesaggio con avvallamenti ricostruito al III miglio dell'Appia (Loquendi obtinuit usus, ut Catacumbae pro ca-

    cimitero offerta dalla lettera di un altro gesuita, rin1asca inedita fino al 1934 (VAN CUTSEM, 1934); logico ritenere che gli ambienti cimiteriali fossero stati individuati durante la costru-zione dell'edificio residenziale nella vigna donata al Collegio Germanico da Gregorio XIII nel 1576 (CAR!EITI, 1969). 7 Bos10, 1632, p. 327. Su queste visite l'IOCCllI NICOLA!, 2000, pp. 118-119, il quale rintraccia negli scritti baroniani testimo-?ianze di ~spezioni dir~t~e anc~e in contesti non romam, m parti-colare nella catacomba napole-tana di S. Gaudioso e in quella di S. Vittorino ad Amiterno (per questa ultima visita cfr. BERAN-CER, 1985). Sull'autorit ricono-sciuta al Baronio in materia di antichit vedi FREM1cr111, 1926, pp. 64-65. 8 Cfr. particolarmente FUBINI, 1999; spunti sugli itinerari di ap-proccio all'anrico in PISANI El.I.O, 1985 e CAMPANELLI, 1985.

    '> A. Bosio, Relatio eorundem Sanctorum Martyrum Caecil1e et sociorum cotporum novae inven-tionis, in BARTOl.!NI, 1867, p. 128. "'VON PASTOR, IX, 1955, p. 194. ll CECCHEILI, 1938, p. 15. 12 Si consideri sopracrurto il re-pertorio bibliografico della nota 1, cui possono affiancarsi le os-servazioni di DE Rossi, 1864-1877, I, pp. 12-13, FERRUA, 1942, pp. 37-39, GASBARRI, 1966 e SAXER, 1985. u Ad una considerazione esau-stiva della materia archeologica ndl' opera baroniana rivolro il dottorato di Giuseppe Antonio Guazzelli presso il Pontificio Isti-tuto di Archeologia Cristiana (una prima analisi in GUAZ-ZELLI, 1999-2000). Per alcune ulteriori riflessioni sull'influenza esercitata dal Baronia sui succes-sivi studiosi di archeologia cri-stiana, cfr. SPERA, c. d. s. 14 FIOCCHI NICOLA!, 2000; G111-IARDI, 2001: BRANDENBURG, 2006, cc. 476-478; GHll.Alml, 2006. i; PANVINIO, 1568. "' BARONIO, Arma/es, II, 1590, p. 59: j(Obstipuit Urbs, cum in suis suburbis abditus se novit habere civitates Christianorun1 tcmpore persecutionis olim colonias, modo autem sepulcris tantum refertas ... l>. Cfr. anche Uc;o-NIO, 1588, p. 86 e, pii1 tardi, Bosio, 1632, part. p. 2. Su tali distorsioni interpretative, diffuse

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  • era il XVI e il XVII secolo, vedi l'JOCC!ll NICOi.Al, 1998, p. 13. 17 HARONJO, Martyrologium, 1609, .-) gennaio, p. 15. Le con-siJcrazioni baronianc sono ri1na-stc sostanzialn1cncc invariate anche negli studi pii recenti sui cimiteri cristi;;u1i (cfr. Fiocc:Hr NJC:OJ.AJ, 1998, p. Ll; su rali tjUCstioni lessicali vLdi anche RE-llll.l.ARll, 1993 e IDFM, 19%). IH BARONIO, Martyrologhtm, 1609, 20 gennaio, pp. 51-52. Sul roponi1110 Lu1s1:u r, 1986 e A. M. Nicddu, sub voccm Cata-cumbas, ad in P!OCCI Il NICOi.Al, CRANJNll C:hG.RF, MARI, Il, 2004, pp. 79-82. "' BARONIO, Ann11les, Il, 1590, pp. 250-251. Una rilettura coe-rente di tale trattazione in fFR-RITJO, 1942,pp. 126-128. 20 Sulle sepolture intra muros cfr. sopratcucco MENEGI llNI, SAN-TAN< ;FJ.I VAJ.ENZANI, 1993;Co-SIAMRFYS, 2001; fJOC:C:HJ NIC:OLAI, 2003, pp. 944-954. " BARONIO, Ann11/es, Il, 1590, p. 250; per una formulazione di-versa dei medesimi argomenti, cfr. BARONIO, Martyrologium, 1609, 3 gennaio, p. 15. Sui pro-blemi legislativi connessi al mondo funerario VISMARA, 1999. In realt il fnomeno delle sepolture urbane attende ancora approfondimenti 111irati alla dc-tnizione dell'iter legislativo, ca-pace di evidenziare anche supponibili difformit tra ambiti

    ~cografico-culrurali distinti. -

    2 BARONIO, Ann11/es; Il, 1590, p. 2')0. Per un quadro generale sulle pratiche funerarie, SPFRA, 2005 e DE SANTIS, 2008. "BARONI(), Amlilfes, Il, 1590,

    ~- 250. - ' llAllllNJO, Anna/es, Il, 1590, pp. 250-251. -'' l'ANVINIO, 1568, pp. 18-22; per le lisce dci cimiteri contenute nei Mirabilia Urhis Romae si veda VAI.FN11N1, Zuc:c:HF'J"J'J, lii, 1946, pp. 26-28, 84-85. Per un'analisi della lisca panviniana e per le fonti utilizzate dallo stu-dioso, cfr. i'FRRffJO, 1942, pp. 93-97 . . 'r, Non era ancora noro, co1ne si sa, il prezioso Jndex Coemeterio-rurn, che indica la correlazione tra il toponimo legato al fonda-rorc e l'agiotoponimo (VALEN-nNI, Zuccr IEITI, II, 1942, pp. 49-66). ..'- l .c dul' liste risultano sostanzial-mente coerenti, con minime va-riazioni nella sequenza elencativa. 28 Lo studioso allude con ogni prohahilit ad una regolare fre-

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    tacumbis decerentur: ex greca et latina dicione compositum est nomen, Ka-r:cx iusta, et tumbas, ut sic locus ille, qui ad fores est coemeterii Calli-sti, diceretur, Catacumbae, hoc est iusta tumbas eiusdem coemeterii, ubi vetus ac nobilis memoria sancti Sebastiani martyris quae numeratur inter septem Urbis ecdesias, lnnocentii Papae et Honorii lmp. temporibus il-lustrata, ut docet illic posita vetus inscriptio marmori incisa [il riferi-mento del testo baroniano alla nota epigrafe di Prodino e Urso ICUR V 13122] ... Non tamen errasse dixerim, qui Catacumbas legunt; nam Ka-caKwf317, est locus cavus atque profundus, qualia Romae praesertim esse solebant in arenariis profundiis cryptis excavata) 18

    La puntualit nella definizione dei parametri legislativi per spiegare la dislocazione delle aree sepolcrali all'esterno delle mura con la quale il Ba-ronia introduce un'ampia trattazione sui cimiteri negli Annales1 '>, traendo l'occasione per l'importante digressione dalla sepoltura di papa Callisto nel complesso di Calepodio sulla via Aurelia e dall'esistenza del cimitero sulla via Appia con il nome dello stesso papa, pu apparire l'esito di una sorta di disagio culturale nell'approccio alla mentalit urbanistica della citt antica, a quella rigida distinzione tra spazi "dei vivi" e spazi "dei morti" peculiare dei centri urbani fino al tardo impero, che, noto, si era definitivamente persa nella Roma medievale con il progressivo inurba-mento delle sepolture e la nascita sistematica di poli funerari in connes-sione con le chiese intra muros2. La prescrizione di non inumare dentro la citt, richiama giustamente il Baronia, andava ricondotta direttamente alla legge delle Dodici Tavole ed aveva appunto condizionato anche l'im-pianto dei cimiteri cristiani, bench risultassero come eccezioni - con-cedendo la consueta totale affidabilit alle leggende agiografiche - le diverse sepolture di martiri attestate dalle passiones in domo propria (Et in primis liquet lege Duodecim tabularum [Cicer. De legibus, lib. 2] ve-titum fuisse, defunctum intra moenia sepelire; ,, .Romae autem etsi omnes extra Urbem sepeliri solerent; qui tamen triumphum egis-sent. .. intra Urbem poterant sepeliri. Cogebantur his legibus Christiani etiam suos mortuos extra moenia sepelire, nisi forte quis clanculum [quod saepius accidit] cadaver martyris sustulisset, ac in domo propria se-pelisset: quam quidem legem usu contrario antiquatam Theodoricus Rex ltaliae [apud Cassiodor., c. III] restituir, sed Leo Augustus [Leo Philos,, Imper. Const. 53] postea penitus abrogavit) 21

    Accanto al tema dei riti di sepoltura, ridotto al radicale rigetto della cremazione da parte dei cristiani e al generale uso di ritardare anche con unguenti i processi di decomposizione del corpo22 , e alla questione rela-tiva all'origine degli organismi ipogei, frettolosamente risolta dal Baronia con il richiamo alla ebraica consuetudo sepeliendi mortuos in cryptis23 , l'approfondimento sui cimiteri sviluppato negli Anna/es riporta una lista complessiva di quarantatre complessi24 che lo studioso deduce diretta-mente dall'analoga compilazione dell'agostiniano Panvinio nel De ritu se-peliendi mortuos apud veteres christianos, et eorundem coemeteriis liber, strutturata mediante significative integrazioni dedotte dall'ampio reper-torio delle fonti alle scarne sequenze dei Mirabilia medievali25 ; si tratta

    1. ASPFFI s~.CiQNl.~NI DELL Mrnco F FlEVIVAI

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    per di una sostanziale ricomposizione dei lemmi toponomastici attestati dalle testimonianze letterarie note, soprattutto il Liber pontijcalis, talora con inconsapevoli duplicazioni26 , che solo di rado tradiscono una possi-bilit di identificazione diretta dei contesti27 Se il Panvinio non manca di annotare, con la veloce espressione extat adhuc, la reiterata frequen-tazione delle catacombe di S. Sebastiano, di Ciriaca e di S. Valentino28 , significativo che lo storico sorano faccia seguire all'elencazione dei ci-miteri ancora un richiamo a quel coemeterium Priscillae visitato perso-nalmente (quod inspeximus) e perci esempio vivo e delucidante delle straordinarie realt disperse nel sottosuolo del suburbio romano29

    Ma soprattutto la connessione indissolubile tra cimiteri e santuari, dovuta sia alla ubicazione delle tombe primarie dei numerosi martiri, ma anche ad una pi globale percezione degli assetti in qualche modo "sa-cralizzati" dalle sepolture dei cristiani, nonch dal loro supposto uso al-1' epoca del Baronia, si visto, come luoghi di culto e di abitazione, che trova uno spazio rilevante negli scritti del futuro cardinale, da leggere, oc-corre ricordare, nell'urgenza controriformista di ribadire il culto dei santi in risposta ad uno degli argomenti pi sviluppati dalla polemica anticat-tolicarn. In molti casi le Notationes ai lemmi del Martirologio o brani degli Annales si ampliano in tentativi di definizione monumentale del santua-rio, talora richiamando vestigia emergenti nei moderni assetti ruralizzati del suburbio' 1 o realt architettoniche ancora funzionalmente attive e connesse con la sepoltura originaria del martire, come le chiese di S. Agnese (ambae filiae Constantini, sepultae eodem in loco, in suburbano viae Nomentanae, ubi est insignis Memoria S. Agnetis virginis & mar-tyris, quae [et dictum est], exposcente a patre Constantia virgine, eiusdem Constantini filia, ad eodem imperatore erecta est: At Damasus totum id tribuit Constantiae filiae Constantini quae nupsit Gallo prout Damasi Papae epigramma docet his versibus ... Hactenus Damasi epigramma. Constantiae vero sepulcrum adhuc visitur porphireticum in Baptisterio apud eandem Ecclesiam collocatum) 02 e S. Pancrazio (extat vetus me-moria eiusdem Via Aurelia, ubi S. Greg. Papa habuit homil. 27 in Evang. Ibidem & venerandum corpus eius sepultus est) 35 , spesso delegando alle iscrizioni, soprattutto damasiane, poste ad ornamento dei sepolcri, de-sunte dai manoscritti o dalla raccolta del Grutero, ma anche visionate e copiate personalmente, il compito di riassumere le peculiarit di un culto34 .

    [esigenza di riattualizzazione, per un efficace uso liturgico, del canone dei santi e dei martiri, sottesa alle varie edizioni del Martyrologium Ro-manum, emerge in misura inequivocabile dall'attenzione del Baronia a documentare, talora con l'ausilio di dati monumentali dedotti da opera-zioni ricognitive, leffettuata traslazione di spoglie martiriali in chiese ur-bane, aggiornando dunque le strategie delle visite devozionali e ridisegnando, in un certo senso, la geografia dei santuari romani35 ; ad esempio, di Proto e Giacinto, ali' 11 settembre, si ricorda lo spostamento nel 1592, solemni pompa, delle sacrae reliquiae, gi traslate a S. Sal-vatore prope pontem S. Mariae trans Tiberim, da quest'ultima alla ec-

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    quentazione devozionale (sulle visite di Filippo Neri, di Brigida di Svezia e del Borr01nco a S. Se-bastiano vedi, in particolare, F1ocu11 N1crn.A1, 2000), poi-ch sicuro che egli ebbe modo di visitare altri cin1iteri ipogei come S. Agnese e quello dei Giordani, dove se ne conservano firme (F1oc:C:Hl N!C:Ol.Al, 2000, p. 108 e nota 13); ai tempi dd Panvinio doveva essere poi in parte perlustrabile per le visite cultuali anche la catacomba di S. Pancrazio, srando alla testimo-nianza appena posteriore di UCONIO, 1588, pp. 232-325. Sulla frequentazione di questi complessi vedi la ricognizione esaustiva di testimonianze rac-colca da Gl llLARDI, 2003. 1') In realt possibile riflettere,

    anche sulla base dei recenti studi di M. Ghilardi (GHllAR\ll, 2001; IDEM, 2003 e IDEM, 2006), che diversi cimiteri ipogei potevano essere rimasti parzialmente e per vari scopi ancora frequentabili nei secoli seguenri il progressivo e gc11crale abbandl)ll; Jd rinvt:ni-mcnto sulla via Sa/,aria nova venne straordinariamente enfa-tizzato, a scopi prevalentemente apologetico-propagandistici, il carattere eccezionale (cfr. supra, nota 5). "'Cfr. MARcrn:C:Hl, 1967-1970, li, pp. 727-731 e l'inquadra-mento gern:ralc di PROSPERI, 2001. Il tema del culto dci sami nell'ambito della riforma triden-tina analizzato in modo parti-colare da J Ell\N, 194 5 e DITCI IFIUD, 1995; significative riflessioni si possono dedurre anche da GUA7ZF.l .l .l, 2005, che ricostruisce la complessa storia compilativa cd editoriale del Martyrologium. " Vedi infta, pp. 80-81. 12 BARONJO, M11rtyrofogium, 1609, 21 gennaio, p. 54 e IDEM, Anntiles, Ili, 1592, p. 724; vedi anche la nota integrativa ali' anno 324, CVll (Anna/es, Xll, 1607, p. 905): Sic enim se habebat vccus inscriprio aflxa eiusdcn1 sanctae Agneris basilicae apsidi, cuius modo marmoreae rabulae vix f:aqmenrum s~~perest, str;~tum m mgressu atru recens restJ-tuti a S.R.E. Cardinali Mcdic..'leo Archiepiscopo fiorentino, nuper in Romanum Pontifcem electo, vocaco Leone XI qui e-andem ba-silican1 collabentc1n restituir & cxornavit. Porro vetus iscriptio illa, quae erat in marmore scul-pta, iam confracta tabula perdita, ren1ansit in n1en1branis cxarara

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  • integram atque in typis escusa his charactcribus perseverar, ven-dicata pcnitus ab iniura tcmpo-ris ... lta quidem vetus inscriprio tabulae incisa marmoreae, quam ab ipsa positam Constantina, illis cx vcrbis penultimo vcrsu re-citatis apparet, EX OPIBUS NO-STRIS)). 11 BARONIO, Martyrologium, 1609, 12 maggio, p. 271. 14 Un caso esemplificativo le-gato al martire Eurichio, del quale il Baronio legge e copia l'epigramma da1nasiano nella chiesa di S. Sebastiano (BARO-NIO, Martyrologium, 1609, 4 fhhraio, p. 91: ((Restin1tus est ex antiquiis monumentis. Huius cum acta exciderint, libuic sal-tc1n cius epitaphium, cuius hic

    ha~ctur menr.io, a Damaso Par.~ scnprum, reotare, quo martynt eius cognirio habeatur. Extat in-cisun1 in tabula n1armorea in ec-clesia Sancti Sebastiani ad coemctcrium Callisti, via Appia,,); vedi FrnRUA, 1942, nr. 21, pp. 144-148 e ICUR, V, 1971, 13274; F1oc:o11 NICOLA!, 2000, pp. 107-115 sulla fre-quentazione del complesso). Cfr. anche supra, nota 32, per S. Agnese.

    1 ~ Su questa importante conno-tazione dell'opera liturgico-agio-grafca del Baronia si veda GuAZZELLI, 2005, pp. 67-69. i,, BARONIO, Martyrofogium, 1598, 11 settembre, p. 449. Sul signifcato di questa annotazione nell'ottica di una strategia di va-lorizzazim:c dci luoghi.legati al~a congregazione oraronana, evi-dente nella ridefnizione cultuale haroniana del Martirologio Ro-mano (la chiesa di S. Giovanni dci Fiorentini era stata la prima sede della Congregazione), cfr. CuAZZFLLI, 2005, pp. 80-8 I. In realt le reliquie in circolazione non potevano appartenere al nurtire Giacinto, il cui sepolcro, riscoperto alla met del XIX se-colo dal padre Giuseppe Marchi, si era conservato intatto sotto una struttura cementizia che aveva sopraelevato il livello pavi-mentale del cubicolo (MARCHI, 1844, pp. 237-272). " BARONIO, Martyrologium, 1609, 18 luglio, p. 394. is liAR()NJ(), Martyrologium, 1609, 3 gennaio, p. 15. Tra le altre traslazioni di reliquie in chiese urbane possono essere anche richiamate quelle della marcire Sotere e di Ciriaca a Sergio Iuniori Papa in tituhun Equitii (BARONIO, Martyro!o-

    74

    clesia S. loannis Florentina16; del gruppo agiografico di Santa Sinforosa e i suoi figli i corpora erano stati riscoperti in diaconia S. Angeli in Foro Piscario e l'identificazione garantita da un'iscrizione su lamina plumbea trascritta dal Baronio17; analogamente una tabula lapidea commemorava la traslazione di Antero dalla cripta dei papi del cimitero di Callisro in eclesiam S. Silvestri in Campo Martio18 .

    L'altro importante filone di tematismi "archeologici", del quale ab-bondante materiale fornito in particolare dagli Annales, si articola in-torno alla nascita dell'edificio di culto e all'esplosione dell'edilizia chiesastica dopo la pace costantiniana; l'attenzione del Baronia ai profili del!' architettura paleocristiana e alto medievale emerge tra l'altro in forma inequivocabile gi attraverso la promozione di programmi di restauro in-dirizzati a edifici di particolare antichit, tra cui la chiesa dei SS. Nereo e Achilleo alle terme di Caracalla costituisce il caso pi noto e significa-tivo dell'accentuata e generale tendenza a "paleocristianizzare" le forme artistiche59 . Lo studioso sorano non affronta direttamente il problema del modello della basilica cristiana, tema oggetro di precoci riflessio'1.i da parte dell'umanista Leon Battista Alberti, il quale ne aveva proposto, come si sa, la derivazione dalla basilica civi!e4, ma interessante che sem-bri dare per ovvia la lettura albertiana quando, a proposito della fonda-zione lateranense, ne sottolinea la radicale alterazione della funzione rispetto all'altera basilica eiusdem nominis publicis negotiis manci-pata41.

    Dall'et costantiniana fino al medioevo gli Annales non mancano di documentare sistematicamente la sequenza ininterrotta di interventi epi-scopali per la costruzione di chiese, attingendo ad un repertorio ricchis-simo di fonti scritte, per Roma prevalentemente il Liber pontificalis, e con rare ma significative verifiche sulle emergenze monumentali42. Gran parte della materia storica che riassume gli eventi dell'anno 324 e di quelli im-mediatamente successivi pu profilarsi, pur con diverse forzature e inge-nuit interpretative, come la prima trattazione organica ed esauriente sull'attivit di promozione edilizia di Costantino a Roma e nelle diocesi circumvicine, ma anche in Gallia, in Spagna e in Oriente, da Gerusa-lemme a Costantinopoli. Nell'articolazione illustrativa dei monumenti ro-mani, che attinge appieno ai resoconti dettagliati della Vita Silvestri43, il Baronia non si sottrae ad alcuni riscontri con le strutture superstiti44, so-prattutto nella basilica vaticana, che stava offrendo, con il cantiere plu-riennale e le lente operazioni di smantellamento dislocato, la possibilit di un'osservazione "archeologica'' degli apparati architettonici45 : in ea parte quae superest basilicae lo studioso pu meglio considerare e annotare quella che percepisce come peculiarit delle costruzioni paleocristiane, l'uso massiccio di materiali di spoglio, descrivendo basi, capitelli, colonne del tutto dissimili fra loro, una prassi che andava a comprovare per lo sto-rico quella summa celeritas, quella esplosiva dinamicit con la quale si delineava la straordinaria fioritura dell'edilizia religiosa dopo la pace46 .

    Se tali spunti di approfondimento pi direttamente connessi alle te-matiche dell'archeologia cristiana appaiono di fatto meglio valorizzati nel-

    1. ASPETTI BARONIANI DELL'ANTICO E DEL PEVIVAL PAL FOCRISTIANO

  • r I

    l'approccio globale all'opera di Cesare Baronio47, minore rilievo stato in realt concesso ad aspetti solo apparentemente marginali del repertorio monumentale di riferimento, legati ad una restituzione pi ampia del-l'immagine della Roma antica, mediante il recupero critico anche di edi-fici non cristiani, in funzione di quella impostazione storiografica accentuatamente romanocentrica dell'opera del sorano48 Oltre al ricco apparato numismatico e alle numerose epigrafi, per lo pi con richiami imperiali e consolari, spesso sapientemente estratti dagli studi antiquari dell'epoca per definire la complessa tessitura della maglia cronologic re-lativa ai primi secoli dell'Impero4 'l, alcuni eventi vengono talora ancorati a monumenti straordinariamente rappresentativi della citt classica50

    Alla nascita di Cristo una tradizione riferita da un'omelia impropria-mente attribuita a Pier Damiani legava metaforicamente il crollo del templum pacis, fino agli studi di Antonio Nibby, si ricordi, impropria-mente identificato con i resti della basilica di Costantino sulla Velia51 ; il richiamo per, in questo caso, solo un espediente per lo storico so-rano di riconsiderare criticamente e con lausilio delle fonti scritte la sup-posta veridicit del racconto, inequivocabilmente contrastata dalla assoluta mancanza di attestazioni precedenti l'et di Vespasiano, al quale invece garantiscono di riferire la costruzione del tempio, dopo la vitto-ria di Tito sui Giudei, sia il testimonium omnium antiquorum histo-ricorum, sia l'epigrafe (Corpus Inscriptionum Latinarum CIL VI 200), conservata in aedibus Farnesianis e trascritta dal Baronia sulla base del Manuzio. Anche il riferimento di Clemente Alessandrino ad un tempio fondato da Numa Pompilio risultava essere - lo storico non manca di sottolinearlo - una semplice invenzione letteraria dell'autore cristiano (At sicut veris innititur, & verisimilibus non contradicimus; ita quae sunt a veritate prorsus aliena, procul [ut instituimus] abiicimus atque re-fellimus; cuiusmodi sunt ea quae de templo Pacis Romae collapso ea nocte qua natus est Christus, a multis ut vera certaque scribuntur: in-venimus haec primum narrata in homilia quadam incerti auctoris, titulo tamen Petri Damiani praenotata ... In dieta homilia incerto auctore nar-rantur, hic velut ex scripta recitare: sunt eiusmodi: Templum Romae quod vocatur Aeternum ... cum de virginali thalamo virgineus flos Ma-riae egressus est, ira ceci dir. .. ut vix apparent vestigia ruinarum. Haec ibi. Porro omnes qui eandem rem describunt, illud quod dicitur templum Aeternum, idem fuisse cum templo Pacis, aeque consentiunt. Sed haec non facillime erroris redarguuntur, cum ostenditur templum Pacis non-dum Christi tempore Romae esse erectum; quod testimonio omnium antiquorum historicorum constar, domitis Iudaeis per Titum, a Vespa-siano Imp. fuisse constructum ... Nec est quod quis adhibendam fidem putet Clementi Alexandrino, dicenti Numa erectum esse teemplum Fedei & Pacis, nam antiquorum nullus rerum Romanarum tractator de templo Pacis Romae a Numa erecto affrmare invenitur ... Qui quod di-cunt de inscriptione Templi Aeterni, fortasse ad illam alludunt, quae hactenus in illustris antiquitatis monumento marmori insculpto, Romae legitur his verbis ... ) s2

    ]! i;!Cl l'l'((l!Jl'.ll

  • contributi della miscellanea di DF MAI studio di jACKS, 1985, de-

    finisce con particolare attenzione il rapporto con il gruppo degli eruditi antiquari del tempo e il ricorso sistematico ad alcune opere, come l'Orthographz di Aldo Manuzio (MANUZ!O, 1566), la compilazione prosopo-grafica di Fulvio Orsini (ORSINI, 1577), il corpus nutnis1narico di Adolfo Occo (Oc:c:o, 1579). Un'analisi del repertorio numi-smatico negli Anna/es proposta

  • si trovarono a svolgere un ruolo da protagonisti nell'ambito dei pro-grammi di reintegrazione urbanistica delle emergenze antiche nelle di-namiche della citt in decisa evoluzione, riacquistando quindi caratteri di particolare attualit (fig. 3)!'5

    La colonna Traiana, in particolare, era andata acquisendo un ruolo di eccezionale rilievo nella cultura del tempo come emblema dell'antico e oggetto, pertanto, di ambiziosi progetti duplicativi66 e di speciale atten-zione da parte di eruditi e artisti del tempo67 ; dal 1536, sotto Paolo III, l'area intorno al monumento era stata oggetto di interventi, con l di-struzione della chiesa di S. Nicola de columna, addossata al basamento, e di diverse case che ingombravano lo spazio inrorno68 ; l'opera di riqua-lificazione, cui, con un progetto rimasto inattuato, aveva preso parte nel 1558 anche Michelangelo, il quale, nella seduta del consiglio comunale del 27 agosto, aveva descritto la colonna Traiana come una delle pi belle et integre antichit che siano in questa citt69, si era completata durante il pontificato di Sisto V con la collocazione, ricordata pure dal Baronio (hoc ipso anno, quo haec nostra praelo mox describenda subjicienda de-scribimus, Sixtus V Pontifex Maximus, super eius verticem, praeclarissi-mum Christianae religionis monumentum, principis Apostolorum Petri ingentem aeneam magna impensa studioque conflatam statuam, ianau-ratamque, sacris riti bus solemniter collocavit ), nel 1588, in cima alla co-lonna, di una statua di bronzo dorato raffigurante San Pietro, significativa del programmato connubio tra conservazione e "cristianizzazione" dei monumenti (fig. 4) 70 Un richiamo ben pi contenuto alla nobilissima columna cochlide di Marco Aurelio trova spazio negli Annales in riferi-mento al contenuto storico dei rilievi71 ; in effetti fino ai restauri sistini con la parallela sovrapposizione della statua di Paolo, avevano costituito un problema, negli anni pi volte dibattuto nel Consiglio comunale, i gravi danni alla colonna, raffigurata con squarci e circondata da case assai prossime nelle incisioni dell'epoca, in particolare del Dosio (fig. 5), del Lafrry e del Sadeler72

    Le terme di Diocleziano, malgrado numerosi tentativi di riuso, ave-vano perpetuato uno status ruderizzato fino alla met del XVI secolo, scomposte in varie propriet e utilizzate, si deduce da fonti archivistiche, come cava di materiali, magazzini e, negli spazi aperti, per le corse dei ca-valli71; tale stato di generale abbandono non aveva per ostacolato l'at-tenzione di pittori e vedutisti e una straordinaria proliferazione di disegni a partire dalla met del XV secolo74. Tra le ipotesi di reinsediamento, me-ditate fin dal medioevo, al papa Pio IV parve preferibile per la conserva-zione di quelle mirabili rovine ed un maggior decoro della citt l'adattamento del complesso per l'impianto di un monastero certosino cum claustris, cellulis, atque offciis et aedificiis iuxta ritum ipsius or-dinis75; contestualmente, su progetto di Michelangelo, nell'aula centrale delle terme e nel tepidario era stato creato un polo cultuale, la chiesa de-dicata a S. Maria degli Angeli (fig. 6), come richiama anche il Baronio ( ... attamen quae Diocletiani fuerunt Thermae, quod illae sanctorum martyrum labore fuerint exstructae, potissima pars earum in usum Ec-

    post annos septem absolutae & ornatae a Constantino & Maxi-miano Augustis ... extat eiu-s1nodi vctus inscriptio . .. n). Sul complesso termale si veda essen-zialmente D. Candilio, sub vocem Thermae Diocletiani, in STE!NBY, 1993-2000, V, 1999, !'P 53-58. 0 llARON!O, Anna/es, II, 1590, ~P 505-506. '

    1 C.:fr. ad esempio le piante pro-spettiche del Dosio ( 1561) e del Brambilla (1590) in FRUTAZ, 1962, tav. 229 (pianta CXVII) e tav. 261 (pianta C:XXXIll). l Si veda soprattutto la mappa dcl Marliana (1544) in FRU'IAZ, 1962, tav. 21 (pianta Xli). '" FRUTAZ, 1962, tav. 180 (pianta CVI) e tav. 224 (pianra CXIII). '

    8 Limmagine di Roma nel XVI secolo, il cui paesaggio "mescola" le tracce persistenti della cin an-tica ~le nuove forme di urbaniz-zazione, emerge in modo significativo dal consistente re-pertorio di mappe e vedute: un utile riscontro, oltre dall'ampio quadro documentario

  • 1576; cfr. anche Ci IA8 '!ali vicende sono riassunte da l.ANCIA,;1, 1990, JJ, pp. 131-140. "'' LANUANI, 1990, II, p. 137. "' llARONIO, Anna/es, 11, 1590, pp. 24-25. Considerazioni in tal senso gi in )AC:KS, 1985, p. 85; sui programmi sistini vedi supra, nota 65. i llARONIO, Anna/es, li, 1590, pp. 151-152. E' noto che l'uso di nominare il 1nonumcnto ( aveva indotto l'errore di attribuzione all'imperatore Antonino Pio, rei-terato per tutto il Medioevo fino al XVIII secolo. Una sintesi sulle varie problematiche in S. Mafti, sub vocem Columna Marci Au-re/ii Antonini, in STUNBY, 1993-2000, I, 1993, pp. 302-305. "LANCIANI, 1992, lii, pp. 155-1 59. Sui restauri operati da Do-menico Ponta11a per.Sisto V, cfr. MARTINES, Sh)RZA, ZACCI IEO, 1984 e MAlfflNF$, 1985. -.i LANCIANI, 1990, li, part. p. 147. -i Un quadro del repertorio do-cu1rn.:ntario in D. Candilio, sub vocem l'hermae Diocletiani, in STFINHY, 1993-2000, V, 1999, p. 56. ,, LANCIANI, 1990, li, pp. 147-148. ''' BARONIC), Anna/es, Il, 1 590, p. 506. Su tale interessante caso di riuso monumentale, oltre a LAN-CIANI, 1990, Il, pp. 148-160, cfr. SERI.ORFNZI, LAURENTI, 2002; sull'intervento michelangiolesco cfr. anche Aw;AN, CoNTARDI, 2000. ., LANCIANI, 1992 1, JV, pp. 135-149. 'H Vedi llERNARIJI SAIVFITI, 1965 e l.ANCIANI, 1990, JJ, pp. 147-160. "'BEI.LI BARSAl.I, 1970, pp. 23-24 e p. 92 nota 52 (oltre a LAN-CIANI, 1990, 11, pp.149-150). 80 C:AJOIA, 1996, pp. 18-25 e D. Candilio, sub voccn1 711ermae

    78

    clesiae, Memoriamque Dei Genitricis Maria & Angelorum religiose fue-rint commutata) 76, davanti alla quale la piazza definita successivamente con un intervento urbanistico di Sisto V avrebbe creato una rinnovata correlazione con la citt edificata77 , In effetti la consacrazione dei vani ter-mali appare piuttosto lesito di un dibattito innescato, secondo le testi-monianze del Cancellieri e di Matteo Catalani, dal sacerdote siciliano Antonio del Duca che, interpretando ovviamente un'idea diffusa, riven-dicava ad un architetto cristiano la costruzione delle terme, adducendo come prove l'impianto cruciforme del tepidarium, la presenza di mattoni bollati con il monogramma (significativi, in effetti, solo di interventi di avanzato IV secolo) e la presenza della supposta tomba dello stesso ar-chitetto nella cappella di S. Maria del Pozz0>/8 . Il rinnovamento fun-zionale dell'intero complesso aveva poi previsto l'insediamento degli Horti del cardinale Du Bellay (1492-1560) a sud-ovest79 e l'installazione di magazzini per l'Annona frumentaria nel 1575 (figg. 6, 7) 811

    Un notevolissimo risalto concesso anche, negli Annales, all'arco di Costantino, il monumento romano che, accanto alla straordinaria riva-lutazione umanistica quale punto di riferimento di ogni interpretazione dell'antico per tutti gli eruditi dalla met del XV secolo81 , si profilava senza dubbio come la traccia pi rappresentativa della vittoria del cri-stianesimo, Ad esso il Baronia dedica una trattazione finissima, muo-vendo dalla motivazione della dedica, la sconfitta di Massenzio e la celebrazione del trionfo82 ; nell'impianto trattatistica risulta peraltro molto indicativa la variata e originale articolazione topografica dell'iti-nerario trionfale, che secondo lo storico sorano sarebbe stato obbligato, dopo la rovina del ponte Milvio, al passaggio attraverso i prata Neronis e, significativamente, accanto alla memoria petrina del Vaticano ( ... ipsum nequaquam per Milvium pontem via Flaminia ingressum fuisse in Urbem, sed quod potius, ea ad laevam relicta [fracto enim ponte mina Maxentij exercitus eius, interclusus erat omnis illac ad Urbem ac-cessus] per prata Neronis iter faciens, viae se immiserir Triumphali, cui in Vaticano posita adiacet insignis a dextris Memoria Principis Apostolo-rum, antiquorum, ut dictum est, praeconis celebrata, quam se ei oviam offerentem adijsse, illicque pro collatis tam insignibus beneficijs, im-mensas Deo gratias reddidisse, dignum est extimare ... ) 83 , sulla base di un probabile condizionamento dei tardi Actus Silvestri84 e delle notizie di visite cerimoniali alla basilica petrina per alcuni imperatori dopo l'et co-stantiniana85, Per Baronia il passaggio di Costantino dal santuario apo-stolico assume, ovvio, carattere mutuativo, dal profondo significato ideologico, rispetto alla tradizionale cerimonia al tempio di Giove Ottimo Massimo in Campidoglio( ... cum praesertim qui de eius adversus Ma-xentium divini numinis favore obtenta victoria laudationes scripserunt, nihil prorsus de Capitolij genibus, ut Dio tradir, solita fieri ab Imperato-ribus conscensione, ad referendas gratias dijs, meminerint; ... hoc ipsum, inquam, illorum de ascensu ad lovem Capitolinum ex more silentium clamatm persunctu illud ab eo [quod diximus] munus in Vaticano. Sicq. Crucis gloria coruscante, ex novis admirandisq. eius prodigijs admiranda

    1. ASPETTI BARONIANI DELL'ANTICO E DEI REVIVAL PALEOCnlSTIANO

  • quoque facinora sunt consequuta; cedit ferrum, vincit lignum, & Vati-canus collis mutatur in Capitolium, ve! potius Capitolio auctus est mons Vaticanus ... ) 86 . La presentazione dell'arco, inquadrato con precise co-ordinate topografiche (inter Palatinum et Caelium montem, haud longe a Domitiani Amphitheatro, ea parte quae spectat ad Occidentem) 87, si affida principalmente al complessivo apparato epigrafico (CIL VI 1139), con una puntuale specificazione della posizione delle incisioni (in fronte, intra fornicem a dextris, a sinistris, ab ea parte quae spectat Amphithea-trum ... ) 88 e l'inevitabile valorizzazione del richiamo all'instinctus divi-nitatis89, ma non manca di soffermarsi anche sulle gi evidenti dinamiche di realizzazione con sculture di varia provenienza, dalle quali, ben noto, il celebre monumento risulta costituito, ma che nella percezione cristiana dello storico acquistano valore di trofei sui precedenti imperatori pagani ( ... Senatus studium declaratum esse, dum ad opus extruendu (m) mi-nime detrectaveris illorum Imperatorum memorias demoliri, quos om-nium carissimos habuisset; indeq. egregie diversis formis excultos lapides sublatos, ad Constantini triumphalem fornicem extruendum conferrem ex monumentis scilicet victoriarum Marci Aureli ablata nobilia sculptu-rae opera, diversis locis Constantini arcus intexta fuisse: quod non modo rerum antiquarum perito, sed cuique etiam rudi erit facile iudicare, dum conspicit diversae sculpturae opus esse compactum, alterius quidem egre-gie & perinsignis affabre factae ... ) 90 .

    Tali esemplificativi percorsi di contestualizzazione dei monumenti ci-tati dal Baronio entro gli apparati urbanistici e culturali della Roma cin-quecentesca inducono in effetti a ridimensionare il valore di equilibrata sintesi tra la citt pagana e la citt cristiana solo apparentemente formu-labile nella considerazione complessiva ed epidermica del repertorio "ar-cheologico" delle opere baroniane. La maggior parte degli organismi menzionati - non si pu trascurare di sottolineare - entrano negli scritti del sorano attraverso il filtro delle narrazioni agiografiche, nelle quali essi erano gi stati valorizzati con la funzione di scenari ideologicamente si-gnificativi di momenti topici del racconto martiriale, dalla cattura al sup-plizio: cos, ad esempio, il tempio della Tellus richiamato negli Anna/es il luogo sulle Carinae sede della Praefectura Urbis in et tardoantica, ria-nimato in numerose passiones come sfondo di spietati processi91

    Appare quindi evidente nelle opere del Baronio come l'antico sia ri-visitato in una percezione provvidenzialistica e trovi ragione di soprav-vivenza e di accettazione solo se sottoposto ad un processo di sacralizzazione reale o ideale, e attraverso le leggendarie invenzioni am-bientative delle passiones92 e mediante programmate rifunzionalizzazioni, come nel caso delle terme di Diocleziano, o significative aggiunte, come per la colonna Traiana. La centralit di una Roma globalmente rinnovata dal cristianesimo si poneva, superfluo ricordarlo, tra gli interessi primari del programma controriformista93

    Va inoltre rivelata la difficolt metodologica dello studioso sorano a gestire realmente il dato monumentale come testimonianza storica pri-maria e in effetti essenzialmente verso l'epigrafia che si evince una pi

    J I. 1\1.l '\ l'I I~\) l H ! \lt l~ \ .\l[ \:I l'!.R ! \ Rl \ l'I l'l /!l l\J DI ! ( 'IZ'.\ 11 \\I 'li\1! 1 .\ \ 11( ( l

    Diocletiani, in STEINBY, 1993-2000, V, 1999, p. 57. 81 GIULIANO, 2000, p. 468; cfr. le pp. 468-469 per un quadro rias-suncivo della fortuna del monu-mento tra il XV e il XVII secolo, e pp. 473-474 per un quadro complessivo della bibliografia e dei repertori di disegni e stampe. 82 BARONIO, Anna/es, III, 1592, part. pp. 77-81; cfr. jACKS, 1985, pp. 88-90. La trattazione baco-niana, ovvio, risente del flone di scudi e restituzioni grafiche gi ampiamente definitosi (supra, nota 81); l'interesse generale per il monumento si deduce anche dalla nota lettera scritta per Raf-faello da Baldassarre Castiglione, destinata a papa Leone X, la quale costituisce un prezioso do-cumento sulla percezione del-l'opera (edita in BRUSCHI, 1978, pp. 59-60; cfr. anche CAS!A-CNOLI, 1968). 85 BARONHl, Anna/es, III, 1592, !" 77. ' Actus Silvestri (cd. MOMBRl-

    TIUS, 1910,p.513):octavadie processir albis deposiris totus mundus et salvus et veniens ad confcssione1n apostoli Petri, ablaro diadcmate capiris totum se planum proicicns in faciem ran-cam illic lacrymarum effudir n1ultimdincrn ut omnia insignia vcsrin1cnta purpurea infundcrcn-rur)). Sulla cronologia di questa compilazione, che si ritiene ela-borata nella forma definitiva tra la fine del V e la prirna n1et del VI secolo, cfr. CANFLLA, 2005. 8

    " Sulla questione si veda di re-cente L!VERANI, 2007, che ad-duce anche prove archeologiche (la n1onumcntalizzazionc di un tracciato con due archi trionfali nel settore ovest del Campo Marzio) per inquadrare cronolo-gica1nente la fonnazione di que-sto nuovo cerimoniale. 81. ilARONIO, Anna/es, III, 1592, p. 77-78. Sembra di poter ricon-durre proprio allo storico sorano la considerazione delle fonti di-sponibili in tale prospettiva in-terpretativa (fRANCI li DE CAVALIERI, 1953, p. 47). li ri-fiuto del Ca1npidoglio, con1e noto, ha alimentato un com-plesso dibattito, sul quale si veda f'RASCHFITI, 1999, pp. 3-75. 8

    - BARONI(), Anna/es, III, 1592, E 11.

    8 BARONIO, Anna/es, Ili, 1592, r 78.

    9 Sui problemi interpretativi di tale espressione vedi DE Rossi, 1863 e HENZEN, 1863, che ne sottolineano la valenza in senso

    79

  • cristiano, e BIANCHI BANJ)]-NFIJJ, 1981, p. 73, incline a co-glicrrn: invece un senso piutcosto sincretistico. '"'BARONI
  • sicuramente per analisi autoptica102, cos vanno letti soprattutto i richiami ai vestigia degli antichi santuari nel sopratterra della catacomba di Trasone sulla via Salaria nova, legata alla basilica del martire Saturnino (Erat ce-lebris eorum [di Saturnino e di Sisinnio] memoria via Salaria quam in-cendio absumptam restituir Felix Quantus Rom. Pone. cuius hactenus nomen et vestigia remanent), forse riconoscibili nei resti indicati con il toponimo da corruzione fonetica D. Citirinae nella pianta anteriore di pochi decenni del Bufalini (fig. 8) 103, e sulla via Tiburtina, dove resti di un edificio subdiale in onore del martire Ippolito, attestato da Pruden-zio104, sono indicati dal Baronio inter vineta (est ibi et basilica S. Lau-rentii in Agro Verano a quo non longe posita erat ecclesia S. Hyppoliti, cuius vestigia inter vineta adhuc extare dicuntur) e si riconoscono ve-rosimilmente in alcuni dei muri disarticolati nella medesima mappa del 1551 (fig. 9) 105 A quest'area, tra l'altro, il dotto studioso riferisce la sta-tua attribuita ad Ippolito con l'incisione del computo pasquale, scoperta circa quarant'anni prima della compilazione degli Annales e ruderi bus in Agro Verano, ma trasportata e visibile nella Biblioteca Vaticana( ... ex agro Verano, e memoriae Hippolyti antiquae ruderibus effossum esse eiu-sdem Hippolyti antiquum marmoreum simulacrum solio insidens, in quo circumcirca graeciis !itteris inscripti sunt cycli paschales annorum sexdecim: quod inde Romam delatum, positum est in Vaticana Biblio-theca) ror'. Analogamente la memoria di S. Sinforosa, in agro tiburtino, doveva essere direttamente nota, pur nel suo assetto rovinoso (collapsa) per la particolare vetustas (In agro tiburtino extat horum vetus memoria ita vetustate collapsa: censentur que ille locus, arenarium, ubi S. Sim-phorosa praedictos martyres sepelivit) 107.

    Sembrano, per concludere, le note dispiaciute di un sensibile visita-tore quelle che negliAnnales108 descrivono il locum desertum del grande porto di Roma, segnato profondamente, si ricordi, dalla spaventosa inon-dazione del 1557 che aveva addirittura indotto una modifica del corso del Tevere (fig. 10) 109, ma gi oggetto di prime ispezioni "archeologiche" 110; qui il Baronio aveva trovato poche tracce delle amplissimae aedes sacrae del vescovo Ippolito e invano aveva cercato i martyrum monumenta at-testati dalle fonti o i vestigia del nobile xenodochio del senatore Pam-machio. Anche le strutture portuali, costruite da Claudio e ampliate da Traiano, affioravano appena, abbandonate all'aggressione del mare; il sin-cero rimpianto del Baronio per soprattutto rivolto a quello scenario di arrivi e partenze di cristiani esemplari descritti da Girolamo, della vergine Asella, di Paola ed Eustochio (Sed piane accidit desertum videre locum, littusque relictum; quo sane factum est, ut ingemisceremus recordatione florentissimae Portuensis Ecclesiae, iam penitus solo aequatae; necnon amplissimarum sacrarum aedium S. Hippolyti Portuensis Episcopi ... vix esse reliquam altissimam sacram turrem, antiquae gloriae triste indicem, ac iuxta eam celebrem illum puteum, olim eius martyrio illustratum, iam modo usque ad summum terram repletum. Sed & frustra sunt perquisita aiorum Portuensium marcyrum monumenta ... Sed & frustra quaesita ve-stigia nobilissimi xenodochii, quod S. Pammachius, cuius immensae cha-

    101 Sulla prima generazione di "archeologi cristiani" e sugli aspetti merodologici di approc-cio all'antico, oltre alle indica-zioni bibliografiche fornite supra, nota 3, si vedano F10CCHI NI-COLA!, 2000, pp. 117-126 e HFRKLOIZ, in Cesare Baronio, c.d.s.; su Panvinio t:ERRARY, 1996. Per alcune considerazioni a~iuntive SPERA, c.d.s. 10 Vedi supra, nota 34, per la pi nota trascrizione dell'e!ogium del martire Eucichio conservata a S. Sebastiano e le considerazioni di BERANGER, 1985; cfr. anche l'approfondimento di Mariarita SRarlara in questo volume. 10

    - BARONIO, Martyro!ogium, 1609, 29 novembre, p. 656; lo stralcio della pianta del Bufalini in FRUTAZ, 1962, tav. 190 (pianta CIX, I). Sulla basilica del martire Saturnino, vedi l'aggior-namento delle problematiche di D. De Francesco, sub vocem S. Saturnini ecclesia, in Ftoc:c:HJ NICOLA!, GRANINO CECERE, MAJu, V, 2008, pp. 47-48. 104 Peristephanon, Xl, vv. 215-226. 10

    " BARONIO, Martyro!ogium, 1609, 13 agosto, p. 448; per la pianta dcl Bufalini vedi FRUTAZ, 1962, tav. 193 (pianta CIX, 4). Sull'edificio D. Nuzzo, sub vocem S. Hippolyti basilica, in Froco" N1cow, GRANINO CECERF, MARI, lii, 2005, pp. 67-68. io(, BARONIO, Martyrologium, 1609, 22 agosto, p. 468; IDEM, Anna/es, II, 1590, p. 247 (ante quadraginca circitcr annos, si-mulacro e ruderibur effosso, eiu-.sdem Hippolyri praeferente in1aginc111, in Agro Verano summa on1nium eruditorum laetiria apparuit: nam in sede eiu.sdem graecis lirrcris ten1poris canon inscriptus legitur. Trasla-tun1 vero illud fuit in Vaticanam Bibliothecam, in qua hactenus visitun)), Sulla celebre scultura vedi GUARDUCCI, 1974-1975. 107 BARONIO, Martyro!ogium, 1609, IO giugno, p. 323; cfr. anche IDEM, Martyrologium, 1609, 18 luglio, p. 394: via ccia1n Tiburtina habetur nobilis ac pcrvctusta S. Sy1nphorosac memoria)), Sul monumento, MmcEITI, 1998, PP 41-62. 108 BARONIO, Anna/es, II, I 590, pp. 448-449. 109 I dati e le riflessioni Ji re-centi sull'abbandono de Porto sono in KEAY, M1u.F1; PAROLI, 2005 e G11

  • pp. 127-130. 110 Sui primi rinvenimenti che interessano l'arca all'epoca del Baronio cfr. LANCIANI, 1990, II, pp. 129-130. 111 BARONIO, Anna/es, II, 1590, pp. 448-449. Sulle memorie ip-politcc a Porto vedi TEST!Nl, 1970-1971 e TESTINI, 1971-1972.

    ritati angustiar visa Urbs, & tardior adventus pauperum, extendens usque ad mare propagines misericordiae suae, in eodem Portu Romano consti-tuit; ... Sed & ipse Romanus Portus a Claudio auctus ... penitus demoli-tus, atque a mari relictus, rerum humanarum inconstantiae testis, in memoriam revocabat eundem S. Hieronymum, cum illic iam navim con-scensurus, ad sanctam virginem Asellam, de iis quas immerito ab adver-sariis passus esser Romae calumnis, scripsit epistolam ... duae illae feminae consulares, Paula & Eustochium ibidem relictis lugentibus filiis, fratribus, reliquisque cognatibus, ipsae tantum letae, terrae promissionis, ex eodem Portu Romano solverunt) 111

    82 1. ASPETTI GARONIANI DELL'ANTICO E DEL REVIVAL PAl_EOCRISTIA~O

  • I. Giovanni Anronio Dosio, Pianta di Roma, 1561

    2. Nicolas Beauizec, Pianta di Roma, 1557

    II Rf( l rfRO Dli \10'\l!\ll\TJ r1 R L\ RE.\llTl:ZIO'lf l>l l ( R!Sfl\\l'l\10 \\1JCO 83

  • 3. Il programma urbanisrico di Sisro V in un' incisione di Giovanni Maggi

    4 . Giovanni Maggi, la colonna di Traiano

    5. Giovanni Anronio Dosio, La colonna di Marco Aurelio

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    84 1. ASPETII BARONIANI DELL'ANTICO E DEL REVIVAL PALEOCRISTIANO

  • 6. Antonio Lafrry, Particolare della pianta di Roma con le terme di Diocleziano, 1577

    7. Anronio Tempesta, Particola~ tklla pianta di Roma con l 'area delle tl!m1e di Diocleziano, 1593

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