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  • Ludovico Ariosto

    La Cassaria

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

  • Edizioni di riferimentoelettronicheLiz, Letteratura Italiana Zanichelli

    a stampaLudovico Ariosto, La Cassaria, a cura di C. Segre, in L.A., Opere minori,Milano-Napoli, Ricciardi, 1954

    DesignGraphiti, Firenze

    ImpaginazioneThsis, Firenze-Milano

  • X3Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria

    Sommario

    Personaggi ....................................................... 5

    Prologo ............................................................ 6

    Atto primo ....................................................... 7Scena I .............................................................. 7Scena II ............................................................. 7Scena III ........................................................... 9Scena IV ......................................................... 10Scena V ........................................................... 11Scena VI ......................................................... 12Scena VII ........................................................ 13

    Atto secondo .................................................. 14Scena I ............................................................ 14Scena II ........................................................... 18

    Atto terzo ...................................................... 20Scena I ............................................................ 20Scena II ........................................................... 20Scena III ......................................................... 21Scena IV ......................................................... 23

    Scena V ........................................................... 24Scena VI ......................................................... 26Scena VII ........................................................ 28

    Atto quarto .................................................... 30Scena I ............................................................ 30Scena II ........................................................... 30Scena III ......................................................... 37Scena IV ......................................................... 37Scena V ........................................................... 38Scena VI ......................................................... 39Scena VII ........................................................ 40Scena VIII....................................................... 43Scena IX ......................................................... 43

    Atto quinto .................................................... 46Scena I ............................................................ 46Scena II ........................................................... 49Scena III ......................................................... 50Scena IV ......................................................... 51Scena V ........................................................... 55

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria

    Personaggi

    Erofilo, giovaneCaridoro, giovaneEulalia, fanciullaCorisca, fanciullaLucrano, ruffianoCrisobolo, vecchio patroneCritone, mercanteAristippo, fratello di CritoneFulcio, servo di CaridoroFurba, servo del ruffianoNebbia, servo di CrisoboloGianda, servo di CrisoboloVolpino, servo di CrisoboloCorbacchio, servo di CrisoboloNegro, servo di CrisoboloMorione, servo di CrisoboloGallo, servo di CrisoboloMarso, servo di CrisoboloTrappola, baroBrusco, servo

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Prologo

    Prologo

    Nova comedia vappresento, pienadi vari giochi, che n mai latinen greche lingue recitarno in scena.Parmi veder che la pi parte incline

    5 a riprenderla, subito cho dettonova, senza ascoltarne mezo o fine:ch tale impresa non li par suggettode li moderni ingegni, e solo estimaquel che li antiqui han detto esser perfetto.

    10 ver che n volgar prosa n rimaha paragon con prose antique o versi,n pari leloquenzia a quella prima;ma lingegni non son per diversida quel che fur, che ancor per quello Artista

    15 fansi, per cui nel tempo indietro fersi.La vulgar lingua, di latino mista, barbara e mal culta; ma con giochisi pu far una fabula men trista.Non chi l sappia far per tutti i lochi:

    20 non crediate per che cos audacelautor sia, che si metta in questi pochi.Questo ho sol detto, a ci con vostra pacela sua comedia vappresenti; e inanziil fin non dica alcun chella mi spiace.

    25 Per chormai si cominci, e nulla avanzichio vi dovessi dir: sappiate comela fabula che vol ponervi inanzidetta Cassaria fia per proprio nome:sappiate ancor che lautor vol che questa

    30 cittade Metellino oggi si nome.De largumento, che anco udir vi resta,ha dato cura a un servo, detto el Nebbia.Or da parte di quel che fa la festapriega chi sta a veder che tacer debbia.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    Atto primo

    Scena I

    Erofilo Cos ve nandrete, come io vho detto, a trovare Filostrato, e farete tuttoquello che vi commander, e per modo che non mi venga di voi richiamoaltrimenti. Ma dove rimasto il mio pedagogo, il mio maestro, il mio cu-stode saggio? Che vol che vindugiate a sua posta sino a sera? Ancor nonviene? Per Dio, che sio ritorno indietro!... Andate tutti e strascinatemelofra per li capelli. Non vaglion parole con questo asino, n vol, se non perforza di bastone, obedir mai. Vedi che io tho fatto uscire.

    Nebbia Sia in malora: non si poteva senza me finir la festa. Io so bene che mportalandata, ma non posso pi.

    Erofilo Andatevene, n sia alcun di voi s ardito, che prima che esso vi dia licenzia,mi venga inanzi. Mavete inteso?

    Scena II

    Gianda pur grande, o Nebbia, cotesta pazzia, che tu solo di tutti noi conservivogli contrastare sempre con Erofilo. E pur ti doveresti accorgere come finqui tabbia giovato! Ubidisci, col malanno, o mal o ben che ti commandi: figliuol del patrone un tratto; et ha, secondo la et, pi lungamente acommandarci che il vecchio. Perch vi tu restare in casa, quando lui volche tu neschi?

    Nebbia Se tu in mio loco fussi, cos faresti, e forse peggio.

    Gianda Potrebbe essere; ma non lo credo gi, che non so vedere che ti giovi troppo.

    Nebbia Io non debbo fare altrimente.

    Gianda E perch?

    Nebbia Se me ascolti, io tel dir.

    Gianda Tascolto, di.

    Nebbia Connosci tu questo ruffiano, che da un mese in qua venuto in questavicinanza?

    Gianda Connoscolo.

    Nebbia Credo che tu gli abbia veduto un paio di bellissime giovane in casa.

    Gianda Lho vedute.

    Nebbia De luna desse Erofilo nostro s invaghito, che per avere da comperarlavenderia se stesso; e l ruffiano, che averne tanto desiderio lo connosce, eche sa che del pi ricco uomo di Metellino figliuolo, li dimanda cento diquel che forse a un altro lasseria per dieci.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

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    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    Gianda Quanto ne domanda?

    Nebbia Non so: so ben che ne domanda gran prezzo; et tanto che, frustandoErofilo tutti li amici che ha, non ne potrebbe trovare la metade.

    Gianda Che potr fare dunque?

    Nebbia Che potr fare? Danno grandissimo a suo padre e similmente a se medesi-mo. Credo che abbia adocchiato di saccheggiare il grano, che di dui anni etre sha riserbato insino a questo giorno il vecchio; o sete o lane o altre cose,di che la casa piena, come tu sai. Suo consiglieri e guida quel ladro diVolpino. Han longamente questa occasione attesa, che l vecchio sia parti-to, come ha fatto oggi, per andare a Negroponte. E perch non si veggin lelor trame, non mi vogliono in casa: mi mandano ora a trovare Filostrato,acci che mi tenga in opera, n ritornarci lassi fin che non abbino essi el lordisegno fornito.

    Gianda Che diavol nhai tu a pigliarti s gran cura, se ben votassi la casa? Egli delrimanente ser erede, e non tu, bestia.

    Nebbia Una bestia sei tu, Gianda, che non hai pi discorso che dun bue. SeCrisobolo ritorna, che fia di me? Non sai tu che partendo questa matina,mi consegn tutte le chiavi di casa, e commandommi, quanto avevo la vitacara, non le dessi a persona, e men di tutti li altri a suo figliuolo; n, perfaccenda che potesse accadere, mettessi mai fuor di quella porta piedi? Orvedi come gli ho bene obedito! Non credo che fussi ancor fr de la porta,che volse le chiavi Erofilo, dicendomi voler cercare dun suo corno da cac-cia che aveva smarrito; e cos mal mio grado lebbe, e forse tu vi ti trovasti.

    Gianda Non mi vi trovai gi, ma ben sentii sin col, dove ero, el suono di granbastonate, che da dieci in su toccasti, prima che dargliene volessi.

    Nebbia Sio non gliele dava, credo che marebbe morto. Che volevi tu che io facessi?

    Gianda Che facessi? Che alla prima richiesta tu glielavessi date, e cos che al primocenno fussi con noi altri uscito di casa. Non ti puoi tu sempre scusare colpatrone, e narrare per il vero come andato il fatto? Non connoscer egliche la etade e condizion tua non per poter contrastare a un giovane appe-titoso de la sorte di Erofilo?

    Nebbia Non sapr forse egli tutta la colpa riversarmi adosso? E forse li mancheran-no testimoni a suo proposito, s perch egli patrone, s perch tutti in casami volete male, per mio demerito non gi, ma per tenere la ragione delvecchio, e non comportare che sia rubato?

    Gianda Pur per tua mala ventura, che non ti sai fare uno amico.

    Nebbia Ma qual altro connosci tu in qual tu voglia casa, che abbi loffizio che i ho,che non sia odiato similmente?

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    Gianda Perch siete tristi e di pessima condizione tutti; che li patroni in fare elezio-ne di chi abbia a provedere alla famiglia, cercano sempre el peggiore omoche abbino in casa, acci che de ogni disagio che si patisca, pi agevolmen-te possino sopra voi scaricarsi de la colpa. Ma lassiamo andare. Dimmi unpoco: chi quel giovane che pur dianzi intrato in casa nostra, che Erofiloonora come sia maggior suo?

    Nebbia Ma qual altro connosci tu in qual tu voglia casa, che abbi loffizio che i ho,che non sia odiato similmente?

    Gianda Perch siete tristi e di pessima condizione tutti; che li patroni in fare elezio-ne di chi abbia a provedere alla famiglia, cercano sempre el peggiore omoche abbino in casa, acci che de ogni disagio che si patisca, pi agevolmen-te possino sopra voi scaricarsi de la colpa. Ma lassiamo andare. Dimmi unpoco: chi quel giovane che pur dianzi intrato in casa nostra, che Erofiloonora come sia maggior suo?

    Nebbia El figliuol del Bass di questa terra.

    Gianda Come ha nome?

    Nebbia Caridoro. Egli ama in casa questo ruffiano laltra bella giovane; n credoche abbia meglio el modo di Erofilo a comperarla, se non provede di rubarsuo padre similmente. Ma guarda, guarda: quella che su la porta del ruf-fiano, la giovine che Erofilo ama; laltra, che pi fra ne la strada, lamica di Caridoro. Che te ne pare?

    Gianda Se cos ne paressi alli amanti loro, farebbe el ruffiano ricchissimo guada-gno. Ma andiamo; che se sboccasse Erofilo, mal per noi.

    Scena III

    Eulalia Corisca, non te slungare da questa porta, che se Lucrano ne cogliesse, sadire-rebbe con noi.

    Corisca Non temere, Eulalia, che miglior vista avemo che lui, e seremo prime a vederlo.Deh prendiamo, ora che non in casa, questo poco di spasso.

    Eulalia Che spasso, misere noi, che ricompense la millesima parte de la disgrazia no-stra? Noi siamo schiave, la qual condizione pur tolerare si potrebbe, quandofussimo de alcuno che avesse umanitade e ragione in s. Ma fra tutti li ruffianidel mondo, non si potrebbe scegliere el pi avaro, el pi crudele, el pi furioso,el pi bestiale di questo, a cui la pessima sorte ce ha dato in subiezione.

    Corisca Speriamo, Eulalia. Avemo, tu Erofilo et io Caridoro, che tante volte ci hannopromesso e con mille giuramenti affermato di farci presto libere.

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    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    Eulalia Quante pi volte ci hanno promesso e non atteso mai, tanto pi evidentesegno che non hanno voglia di farlo. Se mille volte ci avessino negato e unasola promesso poi, io mi starei con molta speranza; ma cos ne ho pochissi-ma. Se lhanno a fare, che tardano pi? Vogliono la baia, e ci tengono inciancie, e ci fanno gran danno, che forse altri sarebbon comparsi per libe-rarci, e manco parole averiano usate e pi fatti, e per rispetto di costoro sisono restati. Hanno poi fatto sdegnare Lucrano, che se ha veduto menare alungo con vane promesse; e ieri mi disse, e forse ben vi ti trovasti, che nonpoteva pi stare in su la spesa, e che fra dieci d, non comparendo chi ciliberasse, voleva che ognuna di noi, o bona o ria, si guadagnassi il pane; enon potendo venderne in grosso, ne venderia a minuto per quattro o seiquattrini, e per quel che si potr avere. O misere noi!

    Corisca E faccialo: che domin ser? Pur vuo credere e tener certo, che li nostriamanti non ci abbino a lassare giugnere a tanta miseria.

    Eulalia Meglio che andiamo dentro, che per nostra sciagura Lucrano non cisopragiugnesse.

    Corisca Ah! vedi i nostri cori, che ne vengono a noi. Non ci partiamo cos presto:vediamo ci che oggi ci apportano.

    Scena IV

    Erofilo O che felice incontro questo, Caridoro! Questo il maggior ben che pernoi si possa desiderare al mondo.

    Caridoro Queste son le serene e luminose stelle, che al lor bello apparire achetarponno le tempeste de nostri travagliati pensieri.

    Eulalia Con pi verit potresti dir di noi, che l bene e la salute nostra saresti, quandoci amassi cos in effetto, come cercate in parole di dimostrare. Voi ste granpromettitori alla presenzia nostra. Dammi la mano, Eulalia; dammi lamano, Corisca: oggi o doman senza fallo serete per noi franche: se non, chesiamo... Odili pure: vlte che ci avete le spalle, vi ridete de casi nostri.

    Erofilo Hai torto, Eulalia, a dir cos.

    Eulalia Se ben voi ste gentiluomini e ricchi e ne le patrie vostre, non doverestiper schernire e pigliare di noi gioco: noi semo di buon sangue, ancora checi abbia la disgrazia nostra cos condutte.

    Erofilo Deh! non fare, Eulalia, con queste lacrime e querele pi di quel che sia lamia passione acerba. Io ser il pi ingrato, il pi discortese villan del mon-do, se per tutto doman...

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    Eulalia Deh! mal abbia el mio crederti tanto.

    Erofilo Lassami finire: io non te posso dire ogni cosa, ma sta sicura che per tuttodomane, alla pi lunga, serai libera da questo impurissimo ruffiano. Lacosa gita pi a longa che non era el tuo bisogno e il creder mio; ma non hopossuto pi. Non ti credere, bench io vada onoratamente vestito, e sia diCrisobolo unico figliolo, estimato el pi ricco mercatante di Metellino, chede le sue facultade io possa a mio appetito disponere. E quel che io dico dime, dico di questo altro ancora, che li nostri vecchi non sono meno ricchiche avari; n pi il desiderio nostro di spendere, che la lor cura di vietarciel modo. Ma or che partito mio padre per navigare a Negroponte, e nonmi terr li occhi alle mani sempre, vederai de lamor che io ti porto chiaris-simi effetti, e presto.

    Eulalia Dio ti metta in core di farlo. Se mi ami e la salute mia desderi, fai lo dovertuo, che pi che li occhi miei e pi che l cor mio tho sempre, da poi cheprima ti connobbi, auto caro.

    Caridoro E tu, Corisca, abbi la medesima fede e senno: poco poco ci manca pervenire a bona conclusione.

    Eulalia Or non pi, che non ci sopragiugnesse Lucrano.

    Erofilo Non passer dui d che mi potrai star sicura in braccio.

    Eulalia Et io viver in questa speranza.

    Corisca Et io ancora, neh?

    Caridoro Non si studia al ben de luna senza quel de laltra. Restate di buona voglia.A Dio.

    Corisca A Dio.

    Erofilo A Dio, radice del mio core.

    Eulalia A Dio, vita mia.

    Scena V

    Erofilo Chio non li dimostri lamore chio li porto? Chio patisca che stia pi inservit? Non bisogna che vadi pi in longo questa trama. Se non viene oggiVolpino a qualche effetto bono, non star pi a tante soie, con che da matinaa sera, doggi in domane, gi pi dun mese mha girato el capo, or promet-tendomi di trar di mano a mio padre il denaio da comperarla, or di gittareadosso a questo Albanese ladro una rete da non potersene, se non mi lassa la

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    giovene, sviluppar gi mai. Chio stia pi alle sue ciancie? Non star, per Dio.Quando non possa venire secretamente al mio disegno, ci verr alla scoperta;n chiavi n chiovi mi potr serrare cosa chio sappia che sia per il mio biso-gno. Sarei bene a peggior termini che Tantalo, se in mezo lacqua mi lassassistrugger di sete. Ho in casa panni, sete, lane, drappi doro e dargento, vini egrani da fare in una ora quanti danari io voglio; e ser s pusillanime e vile,che non vorr satisfare per un tratto al desiderio mio?

    Caridoro Deh fussi pur io nel tuo grado, che avessi mio padre absente, che non anderei,per Dio, cercando altro mezo che me stesso per satisfarmi! Dui giorni soli chese levassi da Metellino, mi basterieno per cento: netterei s bene il granaro, es sgomberrei di ogni masserizia camere e sale, che parrebbe che uno anno viavesseno avuto li Spagnuoli alloggiamento. Ma eccolo che viene.

    Erofilo Chi? S, s, Lucrano; cos ci fusse egli portato. Andiamo pur noi dentro adessequire ci che ne fu da Volpino ordinato, che non si possa in su la nostranegligenzia escusare come ritorni.

    Caridoro Andiamo.

    Scena VI

    Lucrano Quando si sente lodar molto e sublimare al cielo o belt di donna o libera-lit di signore o ricchezza o dottrina o simil cose, mai non si pu fallare acreder poco, perch venendo alla esperienzia, non sono a gran pezzo maitante, come ne riporta la fama. Non si pu fallare ancora a creder pi,quando sent biasimare uno avaro, uno giuntatore, uno ladro e simili vizii,che praticando, maggiori si ritrovano sempre che non si vede di fri. Io nonsaprei di questo gi render ragione; ma leffetto per longa esperienzia neconnosco, che de luno e de laltro ho tutto el giorno: pur son de luno inpi pratica al presente. Mi era detto di fra che erano in questa terra li piricchi e liberali giovini, e li pi spendenti in femine, che in altro loco diGrecia: io ci ho molto ritrovato il contrario, per che in ogni cosa, fr chenel vestire, li trovo miserrimi; in quel s prodighi, che sento che la piparte, a guisa di testudine, porta ci che gli ha al mondo adosso. Mi vienetutto l d a ritrovare or luno or laltro, e chi dice voler comprar questa e chiquella; e quando semo al pagamento mi vorrebbono di scripte pagare, dipromesse e di ciancie satisfare. Li denari in altri lochi, fatto l mercato, siveggono; qui non so per qual miracolo si spendono invisibili: non per limiei, che sio vo pane o vino o altre cose al viver necessarie, mi convien fareche appaino. Se mi potessi provedere con parole di tal cose, sarei altrimenticontento con parole del vendere el mio. Non fa per me di pigliar moneta

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto primo

    che non possa ne miei bisogni spendere. Se, come la voglia, mutar sipotessino le cose fatte, io non ci vorrei esser mai venuto, che poco pi chioci stia e non faccia pi frutto di quel che sino a ora ho fatto, mi consumerquel poco che da Constantinopoli ho portato, dove assai bene larte miavalutomi; e dubito di giungere a tanto, che io mi ci moia di fame. Una solasperanza mi restata in questo Erofilo mio vicino, amatore de la mia Eulalia,che se cos fussi di lei desideroso, come si mostra in apparenza, connoscoche solo averia il modo di farmi in effetto una buona paga; ma procede controppa malizia meco. Sa con che gran spesa e con che poco guadagno io stiaqui, e che pochi, se non lui, son per comperare da me alcuna de le miefemine; et anco si pensa chio non abbi el modo da potermene levare, e chedi giorno in giorno io laver meno: e perci attende che, vinto da lanecessitade, io mi riduca a pregarlo che mi dia quel che li pare, e che sabbila femina; e se non ci provedo e con pari astuzia mi governo con lui, potrfare che li riesca el disegno facilmente. Ho pensato fingere di partirmi, em venuto a proposito uno legno che domani o laltro si partir per Soria:son stato a parlamento del nolo col patrone per me, per la famiglia e robamia; e questo ho fatto presenti alcuni che gi credo che labbino ad Erofiloreportato. Io gli torr questa credenza che egli ha, che mal mio grado siaconstretto a restarmi qui, per non aver modo di levarmene. Et ecco il mioFurba a tempo, che mi ser bono aiuto in questo.

    Scena VII

    Lucrano Tu sei pur tornato quando non hai possuto indugiar pi: non ti bisognamai dar meno dun giorno di tempo a fare uno servizio, asino da bastone.Corri al porto in tuo mal punto; corri te dico, e fa che tu sia tornato subito.Oh dove vai tu che non aspetti a ntendere quel chio voglia? Trova il patroneda Barutti, con chi parlammo questa matina, e sappi da lui el certo sequesta notte ha da partirsi o fino a quanto indugiasse; e quando ti raffermassequel che ti disse oggi, di pur volersi questa notte partire, ritorna subito, emena dua carri teco e tre facchini o quattro, che prima che ci manchi ilgiorno, fo pensiero avere tutta sgomberata la casa et imbarcata ogni miacosa, che nulla cimpedisca da potere con lui partire; che pi util viaggio farpossiamo che quando venimmo ad abitare qui, dove sono pi li forestieri inodio, che la verit nelle corti. Che guardi, che non voli via tosto? Spuleggiade non calarte in solfa per questa marca, che al cordoan si mochi la schioffia.

    Furba Ciffo ribaco il contrapunto.

    Lucrano (Aver cantato in guisa che, se Erofilo in casa, mi potr aver sentito.)

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    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto secondo

    Atto secondo

    Scena I

    Erofilo Non so che imaginarmi, che cos tardi Volpino ha ritornare.

    Caridoro Se Fulcio non lo ritrova, almen ritornasse lui.

    Erofilo Credo che tutti linfortuni abbino congiurato a nostri danni.

    Caridoro Eccoli, per Dio, che vengono.

    Volpino (Se potrebbe, Fulcio, per salvare dua amanti e distruggere uno avarissimoruffiano, ordinare astuzia che fusse pi di questa memorabile?

    Fulcio Volpino, per quella fede ho ne le mie spalle, mi pare questa invenzionesimile ad uno fertile e mal cultivato campo, che non manco de triste, che debone erbe, si vede pieno.

    Volpino Quando non succeda, aremo uno conforto almeno, che non seremo perminima causa puniti. A che peggio si p giungere, che alle bastonate?

    Fulcio Non ti bisognar, so ben, desiderare pi sufficienti spalle che coteste: astancare ogni bon braccio pur troppo idonie sono.)

    Caridoro Vengon, mi par, ridendo.

    Volpino (E se pi sufficienti pur cercare mi bisognasse, piglierei le tue.)

    Erofilo Che credi tu? Che s, qualche buon vino trovato hanno, che come forse dela tanta dimora, cos deve di questo opportuno loro riso esser cagione.

    Volpino (Studiamo il passo: non vedi tu che da nostri patroni attesi siamo?)

    Caridoro Andiamogli incontra, che pur in questa allegrezza che dimostrano sperarmi giova.

    Erofilo Nulla debbono de la partita di Lucrano sapere, che non verriano s lieti.

    Volpino Dio vi conservi longamente.

    Erofilo S, ma di miglior voglia che or non siamo.

    Volpino Spera fin che vivi, e lassa disperare a morti.

    Erofilo Tu non sai, Volpino, che domane, o questa notte forse, Lucrano si parte?

    Volpino Partasi con tempesta; ma non gli credo: sono arti che egli usa per ispaventarvi.

    Erofilo Taci. Se udito avessi quel che al Furba suo adesso dicea, non si credendo danoi essere udito, ti parrebbe che non fussino arti: domandane costui.

    Caridoro cos certo.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

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    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto secondo

    Erofilo Ahi lasso! Come potr poi vivere, se lui ne mena ogni mio bene? Dovunquene vada Eulalia, ne andr con essa el cor mio.

    Volpino Se l cor tuo sha da partir questa notte, fa che io lo sappia cos a tempo, chetr possa la sua bulletta, prima che si serri luffizio.

    Fulcio E che se gli faccia una veste o altra cosa da coprirlo.

    Volpino Perch veste?

    Fulcio Che li uccelli di rapina, che usano dietro al mare, non lo becchino, ritro-vandolo cos nudo.

    Erofilo Ve, Caridoro, come ci beffano li manigoldi! Ah misero chi servo damore!

    Volpino pi misero chi servo de servi damore. Non ti giudicavo, Erofilo, di s pocoanimo che, sentendoti Volpino appresso, in s piccola cosa te avessi a sbigottire.

    Erofilo Piccola cosa questa? Nessunaltra maggiore mi potrebbe essere.

    Volpino Guardami in viso: partese el ruffiano, come hai detto? Ancora se per vilt nonmi mancate, non ser una ora di notte (bench avemo pi del giorno poco), cheaverete tutti dui parimente le vostre donne in braccio; e questo Lucrano, uomos arrogante, toser come una pecora.

    Erofilo O uomo di gran pregio!

    Caridoro O Volpino mio da bene!

    Volpino Ma dimmi: hai tu apparecchiato, come ti dissi, le forbici da tosarlo?

    Erofilo Di che forbici mhai tu parlato?

    Volpino Non tho detto che di man del Nebbia facessi opera di avere le chiavi de lacamera di tuo padre?

    Erofilo Lho fatto.

    Volpino E che togliessi quella cassa che ti mostrai?

    Erofilo Tho obedito.

    Volpino E che mandassi for di casa tutti li famigli?

    Erofilo Cos ho fatto.

    Volpino E pi di tutti li altri el Nebbia?

    Erofilo Non ho lassata cosa che mi abbi detta.

    Volpino Ben sta: queste le forbici sono che ti domandavo. Or attendi a quanto voche si facci. Ho ritrovato un mio grande amico, servo de mammalucchi delSoldano, venuto per faccende del suo padrone a Metellino, dove non fu

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    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto secondo

    mai pi, n credo che ci sia un altro che lo connosca. Io gran pratica alCairo ebbi con lui, gi fa lanno che ve andai con tuo padre, dove stemmopi di duo mesi; e domane ha da partirsi allalba.

    Erofilo Che avemo noi a intendere di questa amicizia?

    Volpino Io dir: ascolta. Voglio costui vestire da mercatante: torr de panni di tuopadre; oltre che ha bella presenza, lo acconcer in modo che non ser chinon creda, vedendolo, che lui non sia mercatante di gran traffico.

    Erofilo Sguita.

    Volpino Costui, cos vestito, ander a ritrovare el ruffiano, e si far portare la cassadietro chai tolta, e lassergliela pegno.

    Erofilo Pegno?

    Volpino E farassi dar la femina.

    Erofilo A chi vuoi che la lassi pegno?

    Volpino Al ruffiano.

    Erofilo Al ruffiano?

    Volpino Fin tanto che l prezzo de la tua Eulalia li porti.

    Erofilo Come diavol! che la lassi al ruffiano?

    Volpino Dico la cassa; e che si facci dare la femina e te la conduca.

    Erofilo Pur troppo intendo, ma non mi piace.

    Volpino Voglio ben poi, che subito andiamo...

    Erofilo Parla daltro. Chio ponga roba di tanto valore in mano duno ruffianofuggitivo?

    Volpino Lassane a me la cura: odi.

    Erofilo Non cosa da udire: troppo periculosa.

    Volpino Non : se ascolti, si potr facilmente...

    Erofilo Che facilmente?

    Volpino Se taci, tel dir. bisogno a chiunque vole...

    Erofilo Che ciancie son queste che cominci?

    Volpino Tuo danno se udir non vuoi: ben sono io pazzo.

    Caridoro Lassalo dire.

    Erofilo Dica.

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    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto secondo

    Volpino Possio morir se pi...

    Caridoro Non te partir, Volpino: ben te ascolter. Odilo: lassalo dire.

    Erofilo E che inferire vuo tu, insomma?

    Volpino Che? chi voglio inferire? Tutto l d mi prieghi, stimoli e tormenti chiotrovi modi di far che tu abbi questa tua femina: nho trovati cento, n te nepiace alcuno. Luno ti par difficile, periculoso laltro; questo longo, quelscoperto: chi te pote intendere? Vuoi e non vuoi, desderi e non sai che! OErofilo, non si pu fare, credilo a me, cosa memorabile senza periculo efatica. Te pensi per prieghi e lamentazioni si pieghi el ruffiano, e te la doni?

    Erofilo Mi parrebbe pur gran sciocchezza poner cosa di tanta valuta a cos manife-sto periculo. Non sai tu, come io so, che quella cassa tutta dori filati piena, che dua milia ducati comprerieno a pena? e pi, che quella dAristandro, che mio padre la tiene in deposito? Queste mi paion forbicida tosar noi, pi presto che la pecora che mhai detta.

    Volpino Me estimi tu di s poco ingegno, che io cerchi perdere una cosa di tantoprezzo, e che pensato prima non abbia come riaverla subito? Lassane, Erofilo,la cura a me: io sto a periculo pi di te, quando non riuscisse el disegno, dela qual cosa non dubito. Tu ne sentirai le grida solo; io el bastone o ceppi ocarcere o remo.

    Erofilo Che via ser del racquistarla, se non se gli portan li denari, de qualiavemo nessuna cosa meno? E se ritornasse mio padre intanto, o chenascosamente Lucrano si fuggisse, a che termine ci troveremo noi?

    Volpino Se hai tanta pazienzia che mascolti, vederai che el mio disegno bono, eche non v periculo che, subito e sanza alcun danno, non se riabbia lacosa nostra.

    Erofilo Io tascolto: or di.

    Volpino Tosto che in man di Lucrano sia rimasa la cassa, e che l mercante nostrotabbia la femina condutta, noi ce nandremo al Bass, padre di Caridoro, alquale tu farai querela che questa cassa ti sia stata di casa tolta, e che suspettichun ruffiano vicin tuo te labbia tolta.

    Erofilo Intendo; e ser cosa credibile.

    Volpino E che tu lo prieghi che te dia el braccio, s che tu possa andare a cercarli lacasa. Caridoro ti ser favorevole apresso il padre, che teco mandi el bargelloa tale effetto.

    Caridoro Ser facile, et io, bisognando, ci verr in persona.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto secondo

    Volpino Seremo s presti, che la cassa li troveremo sbito in casa, che non gli daremotempo di poterla trafugare altrove. Egli dir chun mercatante per il prezzoduna sua femina glielha lassata pegno. Chi vorr credere che per cosa, cheval cinquanta a pena, si lassi la valuta di pi di mille assai? Trovatogli apressoil furto, ser strascinato in prigione, e impiccato forse: sia squartato ancora,che pensiero naveremo noi?

    Erofilo Ben, per Dio: il disegno da succedere.

    Volpino Tu, Caridoro, come il ruffian sia preso, potrai fornire il desiderio tuo per temedesimo; che mentre li toi servi meneranno Lucrano prigione, tu farai dela tua Corisca el piacer tuo. Sempre aver di grazia el ruffiano lassartela indono, pur che te gli offerischi apresso tuo padre favorevole, s che almenonon ci lassi la vita.

    Caridoro O Volpino, una corona meriti.

    Fulcio Anzi una mitra e lo stendardo inanzi.

    Volpino Non p, Fulcio, giugnere a queste tue degnitati ognuno.

    Erofilo E dove costui che in forma di mercatante vuoi vestire?

    Volpino Mi maraviglio che oramai non sia qui; ma verr sbito.

    Erofilo Vuoi che lui stesso si porti la cassa in collo?

    Volpino No, ha un conservo con lui, che far el bisogno. Ma va in casa, et apparecchiauna de le veste di tuo padre, quella che ti par meglio, che non si perdi tempo.

    Caridoro Ho io qui a far altro?

    Erofilo Ti puoi tornare a casa, che tutto il successo ti far intendere. A Dio.

    Caridoro A Dio.

    Fulcio Se non avete altro bisogno di me, ander con mio patrone.

    Erofilo A tuo piacere.

    Scena II

    Volpino (Io dovevo pure avere in memoria che rare volte il Trappola era usato a direil vero: io son ben stato sciocco a lassarmelo tr da canto fin che non labbiaqui condotto. Se lui maver, come dubito, ingannato, nulla potr far diquello che disegnato avevo. Ma eccolo, per Dio: la mia stata pi venturache avertenza.)

    Trappola gran cosa, Brusco, che tu non sappia fare un servizio mai, di che luomote nabbia avere obligo.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto secondo

    Brusco maggior cosa, Trappola, che mai le tue faccende e del patrone non tidieno da far tanto, che non te voglia impacciare sempre in quelle de listrani, e che niente tappertengono.

    Trappola Io non reputo strano Volpino, e che non mi appertenga di cercar semprenve amicizie, massimamente de giovini, quali intendo questo Erofilo es-sere, suo patrone.

    Brusco Se pur sei volenteroso de novi amici, te doveria parere assai dacquistarli intua fatica sola, senza travagliare e me e li altri che non hanno simile desiderio.

    Trappola E che avevamo per oggi a fare altro?

    Brusco Provederci di pane e vino e altre cose necessarie per uso nostro in nave; cheavendo noi a partire allalba, non ci averemo pi tempo.

    Volpino (Se vengono pi lieti, che ben paron de principi.) Io mi credevo, Trappola,che mi avessi ingannato.

    Trappola Mincresce chabbi creduto il falso.

    Volpino Tu vieni molto sul riposato.

    Trappola Non iusto che, dovendo di servo diventare uomo grave, impari un pocoandar con gravit?

    Volpino Chi lo doveria saper meglio di te, che la pi parte de la tua vita hai fatta conferri a piedi?

    Trappola Non bestia di s duro trotto, che non pigliasse lambio, se l suo cavallaros benignamente li facesse portare le bolze, come a te tuo patrone i ceppi.

    Volpino Andiamo, che non pi da tardare.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Atto terzo

    Scena I

    Volpino Prima che tu mi lassi, impara bene, s che venir sappi con la femina qua,dove tho detto. Ricordati che, passato el portico che tu trovi su per questacontrada, la terza casa a man ritta.

    Trappola Me lo ricordo.

    Erofilo Non ser meglio, perch non falli, che la meni qui sbito e noi la conducia-mo poi l?

    Volpino Per nessun modo, che la potrebbe vedere alcuno vicino, e verrieno scopertele insidie che al ruffiano si tendono.

    Erofilo Tu di il vero.

    Volpino una porta piccola fatta di nuovo.

    Trappola Tu me lhai detto.

    Volpino Lena si chiama la patrona de la casa.

    Trappola Lho a mente.

    Volpino Allincontro v uno sporto di legname.

    Trappola Va, non dubitare, chio vi sapr quasi venire s ritto, come alla taverna.

    Volpino Noi anderemo quivi ad aspettarti e faremo apparecchiare la cena intanto.

    Trappola Fa che vi sia da bere in copia, che queste veste longhe mhan gi messo sete.

    Volpino Non te ne mancher. Abbi el cervel teco, che questo ruffiano, che ha ildiavolo in corpo, non savedesse.

    Trappola Ah, ah, ah! chi vol insegnarmi a dir bugie, che prima in bocca lebbi, che tule poppe!

    Volpino Ora va, che prosperi succedino i disegni.

    Scena II

    Brusco Spcciati presto. Che avemo da fare altro anco questa sera?

    Trappola Avemo da cenare e stare in gioia.

    Brusco Mi fiacchi el collo se, come ho posata gi questa cassa, taspetto un atimo.

    Trappola Va poi a piacer tuo; ma taci, chio sento aprir quello uscio, che debbe esserequesto el ruffiano, se io non fallo.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Scena III

    Lucrano Meglio m uscire di casa, che queste cicale massordano, mi rompono elcapo, moccidono con ciancie. Voi farete a mio modo sin che vi ser patrone,al vostro marzo dispetto.

    Trappola (Li altri hanno i segni di loro arti sul petto, e lha costui sul viso!)

    Lucrano Quanta superbia, quanta insolenzia han tutte queste gaglioffe puttane! Sem-pre cercano, sempre studiano di porsi al contrario de desiderii tuoi: mainon hanno el cor se non di rubarti, se non di usarti fraude, se non dimandarti in precipizio.

    Trappola (Mai non udii alcuno altro lodar meglio una merce che voglia vendere!)

    Lucrano Io credo bene, se uno omo avessi tutti li peccati solo, che sono sparsi pertutto el mondo, e che tenessi come me femine a guadagno in vendita, e chetolerar possi la lor pratica senza gridare e bestemiare ogni d mille voltecielo e terra, pi meriterebbe di questa pazienzia sola, che di tutte leastinenzie, di tutte le vigilie, cilici e discipline che sieno al mondo.

    Trappola (Credo ben che del tenerle in casa a te sia un purgatorio, a lor misere instarvi sia uno oscurissimo inferno. Ma andiamo inanzi.)

    Lucrano Costui che vien qua, deve essere pur ora smontato di nave, che si menadrieto el facchino carico.

    Trappola Non pu star molto discosto: questa pur la casa grande, allincontro dela quale mi detto che li abita. -

    Lucrano Non deve trovar albergo, per quel chio sento.

    Trappola Oh veggio a tempo costui, che mi sapr forse chiarire, perch non sonqui molto pratico. Dimmi, omo da bene.

    Lucrano Tu dimostri per certo di non esser molto pratico, che mhai chiamato perun nome, che n a me n a mio padre n ad alcun del sangue mio fu maipi detto.

    Trappola Perdonami, che non tavevo ben mirato: io mi emender. Dimmi, tristoomo, dorigine pessima... ; ma, per Dio, tu sei quel forse proprio chiocerco, o fratello o cugin suo, o del suo parentado almeno.

    Lucrano Potrebbe essere; e chi cerchi tu?

    Trappola Un baro, un pergiuro, uno omicidiale.

    Lucrano Va piano, che sei per la via di trovarlo. Come il proprio nome?

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Trappola El nome..., ha nome..., or or lavevo in bocca: non so che me nabbi fatto.

    Lucrano O ingiottito o sputato lhai.

    Trappola Sputato lho forse, ingiottito no, che cibo di tanto fetore non potrei manda-re ne lo stomaco senza vomitarlo poi sbito.

    Lucrano Coglilo adunque de la polvere.

    Trappola Ben tel sapr con tanti contrasegni dimostrare, che non ser bisogno chedel proprio nome si cerchi: bestemmiatore e bugiardo.

    Lucrano Queste son de le appartenenzie al mio essercizio.

    Trappola Ladro, falsamonete, tagliaborse.

    Lucrano forse tristo guadagno saper giocare de terza?

    Trappola ruffiano.

    Lucrano La principal de larte mia.

    Trappola Reportatore, maldicente, seminatore di scandali e di zizanie.

    Lucrano Se noi fussimo in corte di Roma, si potria dubitare di chi tu cercassi; ma inMetellino non puoi cercare se non di me, s che l mio proprio nome ti voricordare anco: mi chiamo Lucrano.

    Trappola Lucrano, s, s, Lucrano, col malanno.

    Lucrano Che Dio te dia. Son quel proprio che tu cerchi. Che vuoi da me?

    Trappola Tu sei quel proprio?

    Lucrano Quel proprio. Di, che vuoi?

    Trappola Voglio che prima facci che costui si scarichi in casa tua, e poi dir perchti cerco.

    Lucrano Va dentro, e ponla col dove ti pare. Ol, aiutalo a scaricarsi.

    Trappola Essendo in Alessandria a questi giorni, lo Amiraglio, che m grande amicoe pu come patrone commandarmi, mi preg che, venendo in questa citt,come lui sapea che ero per venire di corto, da te comperassi a suo nome unatua giovane che ha nome Eulalia, la bellezza de la quale gli stata molto dapi persone laudata, che te lhanno veduta in casa; e comperata chio laves-si, per questo suo servitore, che ha mandato meco a posta, glielavessi amandare incontinente. E perch parte questa notte un crippo che fa quellavolta, desideroso di servirlo bene e presto, ti son venuto a ritrovare per farteco a una parola il mercato, s che tu me la dia e che lui la possa inviaresubito. Or fammi intendere ci che ne domandi.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Lucrano ver che avevo saldato il pregio con un gran ricco di questa terra, che a medoveva tornare domane con denari, e menarsi la femina; tuttavolta, quando...

    Trappola Tuttavolta, sio ti do pi, vuoi dire?

    Lucrano Tu intendi: questo il mio offizio, di attendere a chi pi mi d sempre.

    Trappola Ma andiamo in casa, perch non mancher di accordarmi teco per il dovere.

    Lucrano Parli benissimo: andiamo dentro.

    Scena IV

    Corbacchio Gentile e liberal giovane Filostrato veramente.

    Negro Questi sono uomini da servire, che dnno da lavorar poco e da ber molto.

    Corbacchio E che merenda ci ha apparecchiata!

    Morione Parliamo del vino, che mha per certo tocco il core.

    Corbacchio Non credo che ne sia un migliore in questa terra.

    Morione Vedesti mai el pi chiaro, el pi bello?

    Corbacchio Gustasti mai tu el pi odorifero, el pi suave?

    Gianda E di che possanza! Vale ogni denaio.

    Corbacchio Navessio questa notte uno orciuolo al piumaccio.

    Gianda Navessio inanzi in mio potere la botte.

    Morione Deh venisse ogni d volont al patrone di prestare la nostra opera a Filostrato,come ha fatto oggi.

    Gianda S, se ci avessi ogni d a far godere cos bene.

    Corbacchio Io non so come per la parte vostra vi state voi: io per la mia cos mi sentoallegro, che mi par chio non possa capere ne la pelle.

    Gianda Credo che siamo a un segno tutti.

    Nebbia Cos ci fussimo quando torner il vecchio! Tutti al bere e al trangugiaresiamo stati compagni: a me solo toccher, come lui ritorni, a pagare il vino,e a patire.

    Gianda Non ti porre affanno, bestia, del male che ancor non hai: non trar di culoprima che tu non sia punto. Che sai tu quel che abbia a venire?

    Nebbia Non son gi profeta n astrologo; ma tu vedrai, come in casa siamo, cheser tutto successo come oggi ti predissi.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Gianda Io te lho detto oggi, e ora te lo ridico di nuovo, che ti cerchi di fare amicoErofilo, e vederai succeder bene i fatti tuoi. Se per obedire al vecchio tuperseveri di tenertelo odioso, tu laverai sempre, o con pugni o con basto-ni, sul viso e sul capo, e ti storpier o ti occider un giorno, e tu naveraiel danno. Ma se, per compiacere al giovane, tu non serai cos ogni volta alvecchio obediente, el vecchio, che pi moderato e pi saggio, ti ser dilui pi placabile sempre; e ben connoscer quanto vaglia un par tuo percontrastare a un s gagliardo cervello, come quel del suo figliuolo. Io teparlo da amico.

    Nebbia Io connosco per certo che tu mi dici el vero, e son disposto ogni modo dimutar proposito; ma attendi.

    Gianda Che?

    Nebbia Chi costui che esce di casa del ruffiano e mena seco una de le fanciulledesso? Debbe averla comperata.

    Gianda Mi par lamica del patron nostro.

    Nebbia quella senza fallo.

    Corbacchio quella veramente.

    Gianda Estobla, fermiamoci: ritraetevi qui tutti, che guardiamo dove la mena, acciche ad Erofilo lo sappiamo ridir poi: zit.

    Scena V

    Trappola El Brusco s partito. Oh che asino indiscreto a lassarmi di notte qui solocon questo carriaggio a mano! -

    Gianda Costui, per quel chio vedo, se ne mena Eulalia.

    Corbacchio O sventurato Erofilo!

    Gianda Oh che affanno, oh che maninconia se ne porr, come lintende!

    Trappola Non pianger, bella giovane. -

    Gianda Voglin ben fare?

    Nebbia Che?

    Gianda Levarla a costui e menarla ad Erofilo.

    Trappola Tincresce cos forte lasciar Metellino? -

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Gianda Come se scosti un poco, leviamogliela.

    Morione In che modo faremo?

    Gianda Come si fa? con pugni e calci. Noi siamo cinque, e lui solo.

    Trappola Non pianger per questo... -

    Negro Canchero a chi si pente.

    Trappola Che ti fo certa, che non ti mener molto lontana.

    Nebbia E se grida, non gli accorrer tutta la vicinanza?

    Gianda S, per Dio, che verr a tempo!

    Trappola Tu non rispondi? -

    Corbacchio E chi quello che senta gridar la notte, e vogliasi subito saltar su la via?

    Trappola Deh! non macchiare con queste tue lacrime s polite guance. -

    Gianda Adesso , Nebbia, il tempo di farsi con s gran benefizio (quanto ser, sece aiuti) Erofilo amicissimo sempre.

    Nebbia Faccinlo; ma non si meni gi in casa, che seremo connosciuti e aremomal fatto.

    Gianda E dove la merremo dunque?

    Nebbia Che so io?

    Negro Non si stia per questo: la potremo condurre a casa Chiroro de Nobili, che tanto amico di Erofilo, et il miglior compagno di questa terra.

    Gianda Non si potea meglio pensare.

    Trappola Io sto tutto sospeso di andare a questa ora cos solo: io non pensavo giche questo asino mi dovesse per lassare. -

    Morione Voi lo terrete a bada con bone pugna e calci, et io e Corbacchio ce neporteremo la giovane.

    Gianda Or inanzi, e non pi parole.

    Trappola Ohim! che turba questa che mi vien dreto? -

    Gianda Frmati, mercatante.

    Trappola Che volete voi?

    Gianda Che roba cotesta?

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Trappola Tu te pigli strana cura: te nho io a pagare el dazio?

    Gianda Tu non la di avere denunziata alla dogana. Dove nhai tu la bulletta?

    Trappola Che bulletta? Questa non merce da trne bulletta.

    Gianda Dogni merce sha a pagare dazio.

    Trappola Di quelle da guadagno si paga, non di queste che son da perdita.

    Gianda Da perdita ben dicesti, che tu lhai persa. Tabbin pur colto in contrabando:lassa costei.

    Corbacchio Eulalia, andiamo a trovare Erofilo tuo.

    Gianda Lassa, se non chio...

    Trappola Cos se assassinano i forestieri?

    Gianda Se tu non taci, ti caccio li occhi.

    Trappola Voi credete a questo modo, ribaldi?... Aiuto, aiuto!

    Gianda Spezzali el capo, cvali la lingua.

    Trappola A questo modo, traditori, mavete tolto la mia femina?

    Gianda Andiamoci con Dio, e lassamolo gracchiare.

    Trappola Che far, misero? Se dovessi ben morire, vo seguitarli per vedere ove lamenano.

    Gianda Se tu non ritorni, ti far pi pezzi di cotesta tua testaccia, che non si fe maidi vetro. Se tu ci pretendi aver ragione, lssati veder domani alloffizio dedoganieri.

    Trappola Son mal condotto: mhan tolta la femina, mhanno gettato nel fango,stracciato la veste e tutto pesto il viso. -

    Scena VI

    Erofilo Costui per certo indugia molto a condurne costei.

    Volpino Non venir pi inanzi, che tu guasti ogni disegno nostro.

    Trappola (Con che fronte possio comparir dove sia Erofilo?)

    Erofilo Parmi vederlo l.

    Trappola (Come potr mai giustificarmi seco, che non creda...)

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Volpino Esso , per Dio.

    Trappola (Che da mia voluntade, e non per forza, mabbia lasciata Eulalia trre?)

    Erofilo Ma non ha la giovane seco.

    Volpino N la cassa, che molto peggio.

    Trappola (Ah misero! non so che mi faccia.)

    Erofilo Trappola, come? non hai avuto la mia Eulalia ancora?

    Volpino Dove hai tu messa la cassa?

    Trappola Avevo avuta Eulalia.

    Erofilo Eulalia?

    Trappola E nsin qui lavevo condotta.

    Erofilo Ahim!

    Erofilo Costui per certo indugia molto a condurne costei.

    Volpino Non venir pi inanzi, che tu guasti ogni disegno nostro.

    Trappola (Con che fronte possio comparir dove sia Erofilo?)

    Erofilo Parmi vederlo l.

    Trappola (Come potr mai giustificarmi seco, che non creda...)

    Volpino Esso , per Dio.

    Trappola (Che da mia voluntade, e non per forza, mabbia lasciata Eulalia trre?)

    Erofilo Ma non ha la giovane seco.

    Volpino N la cassa, che molto peggio.

    Trappola (Ah misero! non so che mi faccia.)

    Erofilo Trappola, come? non hai avuto la mia Eulalia ancora?

    Volpino Dove hai tu messa la cassa?

    Trappola Avevo avuta Eulalia.

    Erofilo Eulalia?

    Trappola E nsin qui lavevo condotta.

    Erofilo Ahim!

    Trappola E qui son stato da pi di venti persone assalito, in modo che me lhanno tolta.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    Erofilo Te lhanno tolta?

    Trappola Mhanno tutto pesto e lassato qui in terra per morto.

    Erofilo Thanno tolto la mia Eulalia?

    Trappola Pur la sua maranno tolta! e non son molto di lungi.

    Erofilo E per qual via se la portano?

    Volpino Dove hai tu messa la cassa?

    Erofilo Lassa che risponda a me, che questo importa pi.

    Volpino Importa pur assai pi la cassa.

    Trappola Quelli che mhanno battuto, se ne vanno l.

    Volpino Dove la cassa?

    Erofilo Che cessio dandarli drieto?

    Trappola in casa del ruffiano.

    Volpino Dove vuoi tu gire? Che pensi tu di fare?

    Erofilo O di morire o di aver la donna mia.

    Volpino Ricordati, aspetta, che la cassa in pericolo: attendasi qui prima, e poi...

    Erofilo A che possio prima attendere, chal mio core, che allanima mia?

    Volpino Non andar, per Dio! Con chi sai tu che abbi a fare?

    Erofilo Se hai paura, ti resta: io nulla stimo, perduta la mia Eulalia; la mia vita quella.

    Volpino El se n ito, et io vo seguitarlo in ogni modo, perch non lassi perdere lacassa. Aspettami qui tu in casa del patrone, che apresso alli altri danni tunon perdessi questa veste ancora. Bussa presto, chio veggio escire el ruffia-no: presto, che non ti veggia meco. Non ti partire di qui sin che non torni.

    Scena VII

    Lucrano Non fu mai uccellatore pi di me fortunato, che avendo oggi tese le paniea dui magri uccelletti, che tutto el d mi cantavano intorno, a caso unabuona e grassa perdice ci venuta ad invescarsi. Perdice chiamo un certomercatante, perch mi par che sia pi di perdita che di guadagno amico. costui venuto a comperare una mia femina, e ha fatto meco in dua parole ilmercato: cento saraffi li ho domandati, e cento saraffi ha detto darmi; e

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto terzo

    perch non sha ritrovato avere alla mano il denaio, mha lassata una suacassa pegno, che tutta dori filati piena, che pi di quindici volte tantoben credo che vaglia: me lha aperta, e poi chiusa e sigillata, e portatosene lachiave, e dettomi, chio la serbi fin che mi porti el pregio convenuto. Que-sta e una occasione che sl venire di rado, e sio ser s pazzo che fuggir lalassi, non la incontro mai pi. Sio porto questa cassa altrove, io non sermai pi alla mia vita povero; e cos ho deliberato fare; e cos la simulazion,che facevo oggi di volermi di questa citt partire, ser stata de la veritpronostico, perch mi vo con effetto partire allalba. N se potr perciquesto mercatante da me chiamare ingannato, che prima che lo ricevessi incasa mia, non gli abbia fatto intendere che ero baro, giuntatore, ladro epien dogni vizio; se pur s voluto poi di me fidare, se nabbia il danno. Maecco il Furba a tempo. Si parte il legno questa notte, o quando?

    Furba Non gli selasti col furbido in berta?

    Lucrano Trucca de bella al mazo de la lissa, e cantagli se vol calarsi de Brunoro, choil fiore in pugno, e comperar vo il mazo.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Atto quarto

    Scena I

    Volpino Tante aversit, tante sciagure tassagliono, misero Volpino, da tutti i canti,che se te ne sai difendere, te puoi dar vanto del migliore schermidore cheoggi sia al mondo. O ria fortuna, come stai per opporti alli disegni nostriapparecchiata sempre! Chi averia possuto imaginarsi che, tolta che fussi dicasa del ruffiano Eulalia, si avessi s subito e s scioccamente a perdere? Laqual cosa non alli amori di Erofilo contraria, come pericula che mai pinon si possa avere la cassa. Io mi credevo che, tosto che fusse in poternostro Eulalia, dovesse Erofilo ire a querelarsi al Bass de la terra, e seguirtutto che oggi ordinammo; e son rimaso del mio credere ingannato, perche lui, solo intento a spiare de la femina tolta, va di l di qua tutta la cittscorrendo; n le mie suasioni o prieghi, n il proprio periculo di perdere lacassa, che val tanto, lo ponno indurre a quel che non facendo, oltra ladisfazione e ruina de suo patre e sua, si suscita una continua guerra in casa,e a me tormenti e perpetua carcere apparecchia, e forse morte ancora. Daquesto infortunio, bench sia gravissimo, mi saprei forse difendere, sioavessi tanto spazio che vi pensassi un poco: navessi tanto chio potessi respi-rare almeno! Ma si da un canto mi occupa il dubbio che con la cassa ilruffiano non si fugga questa notte, da laltro uno improviso timore chelvecchio patrone non ci sopragiunga, e mi cogli e mi opprima in guisa che ionon abbia tempo da comperarmi uno capestro con che mi impicchi per lagola, chio non so dove mi corra a rompere questo infortunato capo. Unservo da Calibassa or ora mha trovato, e dettomi che el vecchio mio non uscito del porto, per che in quel punto che era per sciorsi, arriv daNegroponte un legno con lettere, che lhanno cos raguagliato dogni fac-cenda per che lui andava, che non gli stato bisogno di gire pi inanzi; e simaraviglia che gi non fussi a casa, e che veduto io non lavessi. Se nonchio non gli do pur piena fede, or ora, senza uno atimo indugiare, andareicon quella maggior fretta che portar mi potessino le gambe, ad affogarmi inmare. Ma che lume questo che di l viene? Ohim, che non sia el vecchio?Ahi lasso! il patron certo. Tu sei morto, Volpino! Che farai, misero? Doveti puoi tu nascondere? Donde precipitarti sbito, per levarti da tanti suppliziiche ti si apparecchiano?

    Scena II

    Crisobolo Tanto mi sono, senza avedermi, indugiato in casa del Plutero, che fattonotte; per non ho perduto el tempo, chi ho risaldato alcuni miei conticon esso lui, e ho fatto una opera che lungamente ho desiderato di finire.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Volpino (Ah vile e pusillanimo Volpino! Dove ita laudacia, dove lusato tuoingegno? Tu siedi al governo di questa barca, e serai el primo che sbigottir tilassi da s piccola tempesta? Caccia ogni timor da parte, e mstrati qual nepericulosi casi sei solito dessere: ritruova lantique astuzie, e qui le poni inopera, che ci hanno pi bisogno che in altra tua impresa avessino mai.)

    Crisobolo per certo pi tardi assai chio non pensai.

    Volpino (Anzi molto pi per tempo che non era il mio bisogno. Ma venga pur,venga a sua posta, che apparecchiata ho gi la tasca da farli il pi netto e ilpi bel giuoco di bagattelle chaltro maestro giocasse mai.)

    Crisobolo O come stata buona sorte la mia, che non abbia bisognato partir diMetellino al presente!

    Volpino (Trista altrettanta stata la nostra.)

    Crisobolo Che lassare i miei traffichi e la roba mia a discrezione dun prodigo giovane,qual el mio Erofilo, e di schiavi senza fede, non ero sicuro molto.

    Volpino (Ben tapponesti.)

    Crisobolo Ma ser tornato cos presto, che non ar auto pur tempo di pensar, non chedi farmi danno.

    Volpino (Te navedrai: se fussi corso pi che pardo, non potevi giugnere a tempo.Ma che cesso io di cominciare il giuoco?) Che faremo, sciagurati noi? Di-strutti e ruinati semo.

    Crisobolo Non Volpino che grida cost?

    Gallo Cos parmi.

    Volpino O citt scelerata e piena di ribaldi!

    Crisobolo Debbe alcun male essere accaduto, chio non so.

    Volpino O Crisobolo, di che animo serai tu, come lo sappi?

    Crisobolo O Volpino.

    Volpino Ma merita questo e peggio chi pi si fida dun schiavo imbriaco, che delsuo figliuol proprio.

    Crisobolo Io tremo e sudo di paura che qualche grave infortunio non mi sia incontrato.

    Volpino Lassa cura de la tua camera, di tanta roba piena, a una bestia senza ragione,che sempre la lassa aperta, e mai non si ferma in casa.

    Crisobolo Cesso io di chiamarlo? O Volpino.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Volpino Se questa notte non si ritrova, totalmente perduta.

    Crisobolo Volpino, non odi tu? Volpino, a chi dico io?

    Volpino Chi mi chiama? Oh il patrone, il patron, per Dio!

    Crisobolo Vieni in qua.

    Volpino O patron mio, che Dio tabbia...

    Crisobolo Che ci di male?

    Volpino Menato or qui?

    Crisobolo Che hai tu?

    Volpino Ero disperato, n sapevo a chi ridurmi.

    Crisobolo Che incontrato?

    Volpino Ma poi chio ti veggio, o signor mio...

    Crisobolo Di, che ci ?

    Volpino Comincio a respirare.

    Crisobolo Di su presto.

    Volpino Ero morto, ahim! ma ora...

    Crisobolo Che stato fatto?

    Volpino Ritorno vivo.

    Crisobolo Dimmi in somma, che ci ?

    Volpino El tuo Nebbia...

    Crisobolo Che ha fatto?

    Volpino Quel ladro, quellimbriaco...

    Crisobolo Che cosa ha fatto?

    Volpino Apena posso trarre il fiato, tanto son tutto oggi corso di gi e di su.

    Crisobolo Di a una parola: che ha fatto?

    Volpino Tha ruinato per sua sciocchezza.

    Crisobolo Finiscimi doccidere; non mi tener pi in agonia.

    Volpino Ha lassato rubare...

    Crisobolo Che?

    Volpino De la tua camera propria, di quella ove tu dormi...

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Crisobolo Che cosa?

    Volpino Di che a lui solo hai date le chiavi, e tanto gliele raccomandasti...

    Crisobolo Che ha lassato rubare?

    Volpino Quella cassa che tu...

    Crisobolo Qual cassa chio...?

    Volpino Che per la lite che tra Aristandro e... come ha nome?

    Crisobolo La cassa che io ho in deposito?

    Volpino Non lhai, dico, che stata rubata.

    Crisobolo Ah misero e infelice Crisobolo! Lassa or cura de la tua casa a questi gaglioffi,a questi poltroni, a questi impiccati! Potevo non meno lassarvi tanti asini.

    Volpino Patron, se trovi la cucina mai in punto, di che hai lassata a me la cura,castigame, e famme portar supplizio; ma de la tua camera, che ho da far io?

    Crisobolo Questa la discrezion di Erofilo? questo loffizio di un buon figliuolo? hacos pensiero e sollecitudine de le mie cose e sue?

    Volpino A parlar per diritto, a torto te corucci con lui. E che diavol di colpa nha lui?Se gli lassassi el maneggio e governo de la tua casa, come fanno li altri padria lor figlioli, e faria el debito, se ne piglierebbe lui cura, e forse nanderebbonle tue cose meglio. Ma se pi te fidi dun imbriaco, dun fuggitivo servo,che del tuo proprio sangue, e che te navenga male, non hai di che dolertipi iustamente che di te medesimo.

    Crisobolo Io non so che mi faccia: io sono il pi ruinato e disfatto uomo che sia almondo.

    Volpino Patron, poi che ti ritrovi qui, ho speranza che non ser la cassa perduta, eDio tha ben fatto tornare a tempo.

    Crisobolo E come? Hai tu nessuna traccia per la quale la possiamo trovare?

    Volpino Tanto mi sono oggi travagliato, e tanto sono ito come un cane a naso, or diqua or di l, che credo saperti mostrare ove la roba tua.

    Crisobolo Se lo sai, perch non me lhai gi detto?

    Volpino Non dico che lo sappia, ma credo di saperlo.

    Crisobolo Dove hai tu sospetto?

    Volpino Trati un poco pi in qua; ancor pi, che tel dir. Vieni anco pi in qua.

    Crisobolo Che temi tu che noda?

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Volpino Colui che credo che labbia rubata.

    Crisobolo Abita qui presso dunque?

    Volpino In questa casa abita.

    Crisobolo Che? credi tu questo ruffiano che abita qui, labbia rubata?

    Volpino Lo credo, e ne son certo.

    Crisobolo Che indizio nhai?

    Volpino Ti dico che nho certezza; ma, per Dio, non perder tempo in voler chio tinarri per che via, con qual fatica, con quanta arte io sia venuto a certificar-mi di ci, perch ogni indugio periculoso troppo, che te so dire che sapparecchia di fuggirsene allalba el ladroncello.

    Crisobolo Che? credi tu questo ruffiano che abita qui, labbia rubata?

    Volpino Lo credo, e ne son certo.

    Crisobolo Che indizio nhai?

    Volpino Ti dico che nho certezza; ma, per Dio, non perder tempo in voler chio tinarri per che via, con qual fatica, con quanta arte io sia venuto a certificar-mi di ci, perch ogni indugio periculoso troppo, che te so dire che sapparecchia di fuggirsene allalba el ladroncello.

    Crisobolo Che ti par chio faccia? che s oppresso mi veggio allimproviso, chio non sodove mi volga.

    Volpino Mi par che andiamo subito al Bass, e che a lui facci intendere che unoruffiano tuo vicino tha rubato una tua cassa, con la quale sapparecchia difuggire; e che lo prieghi che non te manchi di iustizia, e che mandi tecoalcuno de li suoi a cercare la tua roba, perch te credi ancor labbia il ruffia-no in casa.

    Crisobolo Che indizio, che prova gli sapr dar io per farli constare che sia cos?

    Volpino Non buono indizio che, essendo ruffiano, non sia ladro ancora? E dicen-dolo, non ti ser creduto pi che a dieci altri testimoni?

    Crisobolo Se non aven meglio di cotesto, sin forniti. A chi dnno pi credito i granmaestri in questo tempo, e pi favore, che alli ruffiani? e chi pi beffano,che gli uomini costumati e da bene? a chi tendono pi insidie, che alli mieipari, che hanno fama desser ricchi e denarosi?

    Volpino Se ve vengo io, dar bene al Bass tali indizi e conietture e prove, che nonpotr, se ben volesse, negare di crederti; che a te le lasso di narrare per nonindugiar pi. Andian pi presto e studiamo el passo, che, mentre tardiamoa dir parole, non ci facesse il ruffian la beffa.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Crisobolo Andiamo, che... Deh frmati, che m venuto in animo di far meglio.

    Volpino Che meglio puoi tu far di questo?

    Crisobolo Rosso, corri qui in casa di Critone, e pregalo da mia parte che venga a mesbito, e meni seco o suo fratello o qual vogli altro de suoi domestici.Corri, dico: te aspetto qui, vola.

    Volpino Che ne vuoi fare?

    Crisobolo Vo intrare improvviso in casa del ruffiano. Non possio, avendo uno o duatestimoni degni di fede apresso, tr la roba mia dovunque io la ritrovi? Seper parlare al Bass andassimo ora, seria landata vana: o che trovassimo checenar vorrebbe, o che giocarebbe o a carte o a dadi, o che stanco da lefaccende del giorno si vorria stare in ozio. Non so io lusanza di questi checi reggono, che quando pi soli sono e stannosi a grattar la pancia, voglionodemostrare aver pi occupazione: fanno stare un servo alla porta, e che ligiuocatori, li ruffiani, li cinedi introduca, e dia agli onesti cittadini e vir-tuosi uomini repulsa?

    Volpino Se gli facessi intendere de limportanza che fusse il tuo bisogno, non tinegarebbe audienzia.

    Crisobolo E come se li farebbe intendere? Non sai tu come li uscieri e portinari usanoa rispondere? Non se gli p parlare. Digli che sono io. Ha com-messo che non se gli faccia imbasciata. Come thanno cos risposto, nonp replicarli altro. Ma far pur cos, che ser meglio e molto pi sicuro,pur che la cassa vi sia.

    Volpino Ve senza fallo; s che ntravi sicuramente, e hai pensato benissimo.

    Crisobolo Intanto che aspettiamo Critone, dimmi un poco: quando e come ti accor-gesti che fusse rubata la cassa, e con che indizi se venuto a cognizion chelabbi avuta questo ruffiano?

    Volpino Seria lunga diceria, n averemo tempo. Andiamo a trovare la cassa prima,che ben ti conter ogni cosa poi.

    Crisobolo Naveremo davanzo; e se non mi pi fornire el tutto, fa che ne sappi parte.

    Volpino Comincer, ma so che non te ne dir la metade, che non ci ser tempo.

    Crisobolo Me naveresti gi detto un pezzo: or di su.

    Volpino Poi che vuoi chio tel dica, tel dir: or odi. Oggi, dapoi che avemo desinatodun pezzo, e gi tuo figliuolo era tornato a casa (che mangi fuora), venneil Nebbia a trovare Erofilo, e gli port la chiave de la tua camera, senza chegli fussi chiesta da alcuno.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Crisobolo Buon principio questo fu de obedirmi! Quello appunto che gli avevocommesso!

    Volpino Egli disse: Io voglio andar sino alla piazza per una mia faccenda: faserbar, fin chio torni, questa chiave. Erofilo, senza altrimenti pensarvi,la piglia: el Nebbia va fuor di casa, n mai pi ritornato.

    Crisobolo Ancor mha in questo assai bene obedito; e perch io non gli avevo espres-samente commesso che non si partisse di casa mai!

    Volpino Tu vedi! Stiamo cos un pezzo ragionando duna cosa e dunaltra: venimo adire, come parlando accade, di andare uno giorno a caccia. In questo venneErofilo a ricordar dun corno che soleva avere e che gi molti giorni nonlaveva veduto; e gli venne volunt di cercare se fusse ne la tua camera. Tollela chiave, apre luscio, io gli vo drieto: ne lentrare fu primo tuo figliuolo,che savide non vera la cassa; a me si volta, e dice: Volpino, ha miopatre, che tu sappi, restituita la cassa di Aristandro, che tanti giorni hatenuto in deposito? Io guardo, e tutto resto attonito, e gli respondo cheno; e certo mi ricordo che, quando ti partisti, la vidi a capo al letto, overasolita di stare. In un tratto maveggio de la sciocca astuzia del tuo Nebbia,che tosto che sha veduto mancar la cassa, ha portato la chiave de la cameraad Erofilo per farlo participe de la colpa, che tutta sua. Pigli tu, come iovoglio inferire?

    Crisobolo Intendo. Ah ribaldo! sio vivo...

    Volpino Fa il sciocco; ma malizioso pi che l diavolo. Tu non lo connosci bene.

    Crisobolo Sguita.

    Volpino Or, come io te dico, patron mio caro, Erofilo et io, veduto questo, essaminamoe tra noi discorremo chi la possa aver tolta. Io dimando el suo parere adErofilo, Erofilo a me domanda il mio; che dovemo fare, che via tenere pervenire a qualche notizia: consigliamo e masticamo un pezzo: non sapemo overicorrere, dove battere il capo. O patron mio dolce, dapoi chio nacqui nonfui mai nel maggiore affanno, nel maggior travaglio mai. Io mho trovato oggia tal ora cos di mala voglia, cos desperato, che desideravo e che averei avutodi somma grazia desser morto, anzi di non esser mai nato. Ma ecco Critonecol fratello Aristippo: io ti narrer questa cosa pi ad agio.

    Crisobolo Non mhai con tutte queste ciancie produtto alcuno che l ruffiano, pi chealtri, abbi avuta la mia cassa; n so con che speranza di ritrovarla io debbiintrarli in casa.

    Volpino Entrali sicuramente, e se non ve la trovi, impiccami, chio tel consento. Sionon avessi pi che certezza, non ti direi che tu ventrassi.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Scena III

    Critone Per tutto son ladri, ma pi in questa terra che in altro loco del mondo.Come possemo noi mercatanti avere animo di andare a torno, se ne lenostre proprie case non siamo sicuri? O Crisobolo, Dio ti guardi: siamo quiper farti, ove possiamo, benefizio.

    Crisobolo Ben mincresce di sconciarvi a questora: a voi toccher unaltra volta elcommandarmi.

    Critone Non accadeno fra noi queste parole, che vorremmo far per te ogni gran cosa.

    Crisobolo Voi serete contenti di venir meco in questa casa, et essermi testimoni diquel che fare vi voglio.

    Critone In questo e in maggior servizio puoi commandarmi.

    Crisobolo Non pi parole: andiamo.

    Critone Andiamo.

    Volpino Stendetevi lungo el muro, e nascondasi el lume, e lassate bussare a me; e comeaprano, intrate tutti. Io tener la porta, a ci, mentre voi cercaste in un can-tone, non levasse da un altro il ruffiano la cassa e la mandasse altrove.

    Crisobolo Bussa, e fa come ti pare.

    Scena IV

    Fulcio Sono alcuni avantatori che frappano e bravano di far cose che, quando poisi viene alla prova, non ardiscono tentarle; fra li quali questo briaco Volpino,che disse oggi di far per mezo dun suo amico al ruffiano un giunto dunasua femina il pi bello e meglio disegnato del mondo, e che poi verrebbeavisarne dogni successo, a ci che noi fornissimo quel resto, a chi nonpoteva lui inanzi. Siamo Caridoro et io stati tutta sera alla posta, n ancornaviamo udita novella. Io vo per saper se ha mutato proposito, o pur sequalche impedimento gli venuto in mezo.

    Volpino (Io sento venire uno in qua: par che lui vadi per battere alla porta nostra.)Ol, che cerchi? Chi domandi tu?

    Fulcio O Volpino, io non cerco, io non domando altri che tu.

    Volpino Io non te avevo, Fulcio, connosciuto. Che vuoi?

    Fulcio Che si fa? Avete mutato consiglio? O pur non vi ricordate di quel chedicemo oggi?

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Volpino O Fulcio, il diavol ci ha messo il capo con tutte le corna, e non pur, comesi dice, la coda, per guastare i nostri ordini in tutto.

    Fulcio Che ci di male?

    Volpino Tel dir, ma... taci, taci.

    Fulcio Che turba questa che con tanto romore e strepito esce di casa el ruffiano?

    Scena V

    Lucrano Si fa cos a forestieri, omo da bene, eh?

    Crisobolo Si fa cos a cittadini, ladro, eh?

    Lucrano Non passer come tu pensi: me ne dorr sino al cielo.

    Crisobolo Io non ander gi tanto alto a dolermi, ma bene in loco ove la tua sceleritser punita.

    Lucrano Non ti persuadere, perchio sia ruffiano, chio non debba essere udito...

    Crisobolo Ancora ardisci a parlare?

    Lucrano E che non abbia lingua a dire le ragion mie.

    Crisobolo Cotesta ti far il capestro uscire un palmo de la bocca. Che audacia arebbese in casa nostra avesse ritrovato il suo?

    Lucrano Porrommi, e far porre quanti nho in casa al tormento, e far constare aqual voglia giudice, che la cassa mha data pegno un mercatante per loprezzo duna mia femina, come vho gi detto.

    Crisobolo Ancor apri la bocca, ladron manifesto?

    Lucrano E chi pi di te manifesto, che mi vieni a rubare, e ne meni li testimoni teco?

    Crisobolo Se non parli cortesemente, ti far, giotton...

    Critone Non gridar con questa cicala, che non convenevole a un par tuo: andia-mo. Se tu pretendi che ti si faccia torto, lssati veder in palazzo domane.Andiamo.

    Lucrano Mi vedrete, siatene sicuri: non ander, non, per Dio, come vi credete forse.(Ma or son troppi, et io son solo: ben ci rivedremo in loco dove non averannos gran vantaggio.)

    Crisobolo Vedesti voi mai el pi audace e presuntuoso ladro di costui?

    Critone Non veramente. Gran ventura hai avuta, Crisobolo, che mi piace.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Crisobolo La maggior del mondo.

    Critone Vi altro da noi?

    Crisobolo Che di me, dove io possa, vi degnate servirvi. To, Volpino, quel lume, eritrnagli a casa.

    Scena VI

    Fulcio Vi chio taspetti, Volpino?

    Volpino Voglio, che ho da ragionare un pezzo teco.

    Fulcio Ritorna presto.

    Volpino Ser qui sbito; ma meglio che venga tu ancora.

    Fulcio Vai lontano?

    Volpino Vo allato questo canto, alla prima casa.

    Fulcio Verr anchio.

    Volpino Vien, che torneremo insieme ragionando. Oh diavolo!

    Fulcio Che ti rompa l collo. Che hai tu?

    Volpino Io son ruinato, io son disfatto.

    Fulcio Che hai de novo?

    Volpino To questo lume, et accompagna questi gentiluomini a casa. Maladetta lamia s poca memoria!

    Fulcio Tenetelo voi, e fatevi lume voi stessi, che voglio ci che di novo a questopazzo accade intendere.

    Critone Bon servitori tutti dua ste, e cortesi giovini per certo!

    Aristipippo Converr che facciamo come i cavalieri da Napoli, che se dice saccompagnanlun laltro.

    Fulcio Che hai tu, bestia? Che t accaduto di fresco?

    Volpino Ahi lasso! chio ho lassato il Trappola in casa con li panni del mio vecchioindosso, e non mi son ricordato, prima che arrivi el patron, di correre adispogliarlo, e rendergli il suo gabbano, che serrai ne la mia stanza.

    Fulcio Ah trascurataccio! va subito e fallo nascondere, che non lo veda Crisoboloalmeno.

    Volpino Io far tardi; e tardi ben son stato, che sento il rumore e l strepito grande.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Scena VII

    Crisobolo Dove ti credi fuggire? Sta saldo, viso di ladro. Onde hai tu rubata questamia veste?

    Volpino (Che farai pi, sciagurato Volpino?)

    Crisobolo Tu di esser quelluom da bene che mavea rubata la cassa ancora.

    Volpino (Oh, me gli potessi accostare allorecchio un poco!)

    Crisobolo Tu non rispondi, truffatore? A chi dico io? Aiutatemi, che non mi fugga. Tunon vuoi parlare, eh? Costui mutolo, o che lo finge.

    Volpino (Non potea allimproviso infortunio trovar miglior riparo: ora da soccor-rergli.) Patron, che hai a far col mutolo?

    Crisobolo Ho trovato costui ne la cucina vestito alla guisa che tu vedi.

    Volpino Chi diavolo ha condotto questo mutolo in cucina?

    Crisobolo E non gli posso far rispondere una parola.

    Volpino E come vuoi, se mutolo, che risponda?

    Crisobolo mutolo costui?

    Volpino Che? non lo connosci?

    Crisobolo Non lo vidi mai pi.

    Volpino Tu non lo connosci? il mutolo che sta ne la taverna de la Simia?

    Crisobolo Che mutolo? che simia vuoi tu chio connosca? A tuo dire, parrebbe chioandassi, manigoldo, alla taverna.

    Volpino Mi par che abbia indosso la tua veste; s, ben la riconnosco.

    Crisobolo E di che mi coruccio io?

    Volpino lo tuo capello in capo?

    Crisobolo Mi par che abbia del mio sino alle scarpe.

    Volpino cos, per Dio: questa la pi strana pratica del mondo. Non gli hai tudomandato chi lha del tuo s messo in punto?

    Crisobolo Che vuoi tu chio gli domandi, se non mi sa rispondere, e segli mutolo?

    Volpino Fa che tu laccenni. Ma lassa domandarlo a me, che lo soglio intendere nonmeno chio faccia te.

    Crisobolo Domandalo.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Volpino Chi tha dato la veste del patrone? Cotesta, cotesta donde lhai avuta?

    Crisobolo (Questo pazzo ragiona con le mani, come fanno li altri con la lingua.) Sai tuche dica?

    Volpino Chiaro accenna che uno qui di casa gli ha tolti i suoi panni, e che gli halassati questi fin che torni, e per ci lattendeva egli.

    Crisobolo Un qui di casa? Deh fa, se sai, che te accenni qual di casa stato.

    Volpino Farollo. Eh!

    Crisobolo (Io gli guaterei cento anni alle mani e non saperei un minimo construtto cavar-ne.) Che vol dire quando leva la mano, e che si tocca or il capo or il volto?

    Volpino Mostra che stato un grande, asciutto, che ha grosso il naso, et canuto, eche parla in fretta.

    Crisobolo Io credo che voglia dire il Nebbia, chaltro non in casa cos fatto. Ma comesa che parla in fretta? Adunque ode costui?

    Volpino Non ho detto che parla in fretta, ma che part in fretta. Vol dire ch lNebbia senza fallo: tu lhai pi presto inteso, che non ho io.

    Crisobolo Che ha voluto fare quel pazzo a trre i panni di questo mutolo?

    Volpino Or mappongo perch: poi che sha veduto mancare la cassa, si debbe esserfuggito, e per non esser connosciuto, si ser dabito mutato.

    Crisobolo Perch non ha pi presto lassato a costui li suoi panni, che li miei?

    Volpino Che diavol so io? Non connosci tu come pazzo?

    Crisobolo Menalo tu in casa, e dgli qualche tabarro vecchio, che non macchiasse lamia veste.

    Volpino Lassane la cura a me.

    Crisobolo (Potrebbe essere anco altrimenti. S, potrebbe in verit: non da credere aquesto Volpino ogni cosa, che non per evangelista.) Non andare: aspetta,Volpino. Non ci disse il ruffiano che gli aveva data la cassa un mercatante?e non ce lo dipinse, se ben mi ricordo, vestito in questo modo proprio?

    Volpino Te vuoi fondare in le ciancie di quel ribaldo?

    Crisobolo N miglior terreno sei ancor tu, dove io mi fondi. Io far altrimenti. Rosso,Gallo, Marochio, tenete costui, e legatemelo.

    Volpino Perch cos?

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Crisobolo Al Subassi vo mandarlo, che con la corda provi se pu guarirlo, s che parli.

    Volpino Non so io segli mutolo? Pur, se ti pare che finga, el mener al ruffiano;e se ser il mercatante di che dubiti, lo connoscer di botto.

    Crisobolo Io non vo altro mezo in questo. Spacciatevi, e se non avete altro, spiccatela fune del pozzo. Legali le mani dietro; ma levali, col malanno, prima lamia veste.

    Trappola Escusami, Volpino, fin che altro non ho sentito che parole, tho volutoservire...

    Volpino (Ahim!)

    Trappola Ma per te non voglio esser n storpiato n morto.

    Crisobolo O beata fune, anzi miracolosa, che s ben risani i mutoli! Chi te la ponessealla gola, Volpino, credi tu che ti sanasse del giotto? Or rispondimi tu: chitha dato li miei panni?

    Trappola Tuo figliuolo e costui mi vestirno oggi cos.

    Crisobolo A che effetto?

    Trappola Per mandarmi a pigliare una femina di casa un ruffiano.

    Crisobolo Fusti tu quel che vi recasti la mia cassa?

    Trappola Con una cassa mi vi mandorno, che avessi a lassarvi pegno, e cos feci.

    Crisobolo A questo modo, Volpino, tu hai auto audacia di porre in mano dun fuggi-tivo ruffiano a tanto pericolo la roba mia; e dare a mio figliuolo, che stavea raccomandato, cos buon consiglio; e farti beffe di me, et aggirarmi ilcapo come io fussi il maggior sciocco del mondo? Non te ne vanterai, perDio. Lassate cotesto, e legatemi quel traditore.

    Volpino O patrone, tuo figliuolo mha sforzato a fare cos: tu me gli lassasti perservo, non per curatore o maestro.

    Crisobolo Sio non morr in questa notte, io dar per te uno essempio a questaltri,che non ardiranno usarmi fraude mai pi.

    Volpino O signor mio!...

    Crisobolo Io tinsegner, scelerato. Vieni tu ancor dentro, che tutta questa pratica vosapere a pieno.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Scena VIII

    Fulcio La cosa va mal per noi, ma per Volpino va peggio. Come la mutabil Fortu-na ha sozopra il tutto riversato, che s prospera navea sequito un pezzo, enon ce averia lassati ancora, se non lavessi arrestata la poca memoria diquesto sciocco! Io non so che altro mi far meglio, che confortare Caridoroa levarse da limpresa; che, poi che a satisfarli in lamorosi desiderii non sonbuono, ser forse a persuaderli quel che saria lutile, lonore e la quiete sua.Deh, che far per questo? Che gli potr giovare le mie parole? Nulla, perDio: a pericolosa disperazione lo trarran, pi presto che lo riduchino aragione, se ne la mal condotta invenzion di Volpino ser con troppa baldan-za el misero fermato! Oltra ci, se per mio mezo non ha venire a buon finedi s bramato intento, non mi ser grande e perpetua infamia? Parr che ionon sappia ordire astuzia, se non ho sempre Volpino a lato che minsegni; ede quante nho per adietro a buon porto condotte, sio manco in questa orche son solo, naver tutta la gloria Volpino. Guardimi Dio che io sia tenutosuo discepolo, e chio mi lassi imprimere s brutta macchia in viso! Che fardunque? Io far bene... Come far? Io far..., non buono, verria scoper-to... Che sio vo per unaltra via?... e per quale? per questa... ser il medesi-mo. Tentian questaltra, meglio forse; non ; pur manco male; tanto .Ma chi gli giungessi questo uncino? ... Saria forse buona: ser buona percerto, ser ottima, ser perfetta. Io lho trovata, io lho conclusa; cos vofare e reuscir netta; e mostrer che non sono il discipulo, ma il maestro demaestri. Or su, me movo con uno essercito di menzogne, per dare el primoguasto a questo ruffiano avaro. Cos, Fortuna, mi sii favorevole, che se miriesce il disegno, ti fo voto di stare imbriaco tre giorni. Ma ecco che li mieiprieghi essaudisce, che mi manda lo inimico disarmato incontra.

    Scena IX

    Lucrano (Quanto pi differisco a lamentarme, fo le mie ragion deboli. Io stavo aspet-tando el Furba, perch venisse meco; ma poi che non appare, me nanderpur solo.)

    Fulcio O Dio, chio ritrovi Lucrano in casa...

    Lucrano (Costui mi nomina.)

    Fulcio A ci che io gli avisi de la ruina che gli viene adosso...

    Lucrano (Che dice costui?)

    Fulcio S che se salvi la vita almeno...

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Lucrano (Ahim!)

    Fulcio Bench, se gran ventura non laiuta, spacciato lo veggio.

    Lucrano Non bussar, Fulcio, chio son qui, se tu mi cerchi.

    Fulcio O infelice, o sciagurato Lucrano, che fai tu qui? Perch non fuggi?

    Lucrano Chio fugga?

    Fulcio Ch non te nascondi? ch non te levi del mondo? Poveretto, fuggi.

    Lucrano Perch vi chio fugga?

    Fulcio Tu serai impiccato sbito sbito sbito, se te ritrovano.

    Lucrano Chi me far impiccare?

    Fulcio El Bass mio signore. Fuggi, te dico: ancor ti stai? fuggi, misero.

    Lucrano E che ho fatto io, che meriti la forca?

    Fulcio Hai rubato Crisobolo el tuo vicino.

    Lucrano Non cos.

    Fulcio E egli tha ritrovato in casa con testimoni il furto. Et ancora tindugi? Fuggipresto, fuggi: che fai?

    Lucrano Se vorr intendere il Bass le ragion mie...

    Fulcio Non perder tempo in ciancie, pover omo; fuggi col diavol, fuggi; che non venti braccia lungi el bargello, che ha commissione di subito impiccarte, emena il boia seco. Fuggi, dilguati presto.

    Lucrano Ah Fulcio, mi ti raccomando: io tho amato sempre, poi chio ho avuta tuaconnoscenzia, e studiato di farti, ove ho possuto, piacere.

    Fulcio E per questo son venuto ad avisarte.

    Lucrano Io te ringrazio.

    Fulcio Che se l mio patron lo sapesse, mi farebbe impiccar teco; ma fuggi e nongracchiar pi.

    Lucrano Ahim, la casa e la roba mia!

    Fulcio Che casa? che roba? fuggi col malanno.

    Lucrano E dove debbio fuggire?

    Fulcio Che so io? Ho fatto il mio debito un tratto: se sei impiccato, tuo danno; ginon voglio esserti impiccato appresso.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quarto

    Lucrano Ah Fulcio! ah Fulcio!

    Fulcio Non mi nomare, che sia squartato! che non te oda alcuno, che non rapportial mio signore chio tabbi avisato.

    Lucrano Non mi lassar, di grazia; mi ti raccomando.

    Fulcio Alle forche ti raccomando. Non vorrei, per quanto vale el mondo, che alBass fusse detto che io tavessi parlato.

    Lucrano Ah, per Dio! odi una parola.

    Fulcio Non tempo chio aspetti, che mi pare non so che sentire, e son certo chil bargello.

    Lucrano Io verr teco.

    Fulcio Non venir; fuggi altrove.

    Lucrano S, verr pure.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quinto

    Atto quinto

    Scena I

    Fulcio E con queste, e con altre parole e gesti, che mi sono benissimo successi, positanta paura a quel sciocco, che per tutta la citt me lho fatto correr dietro:dogni poco suono chudiva, pi che foglia tremava, che sempre el bargelloe la sbirraria li pareva avere alle spalle.

    Erofilo Maravgliomi come, sapendosi di tale imputazione, come pur la verit, in-nocente, non ha avuto animo da presentarse.

    Fulcio Come animo da presentarse? Sio gli ho persuaso che l bargello aveva stret-tissima commissione, senza essamina, senza inquisizione, dimpiccarlo sbitoche lo trovasse?

    Erofilo Io non so come tabbia creduto s facilmente.

    Fulcio Non te ne paia strano, che ad altri suoi pari altre volte ha fatto di similischerzi il mio patrone; cos gli stato sempre el nome di ruffiano odioso! Equesto, e quanto egli sia di clera sbito, sa Lucrano pur troppo, che benlha connosciuto altrove ancora.

    Erofilo Pur, sentendosi innocente...

    Fulcio Che pi? Ancor di questo sia innocente, di quanti altri malefizi te credi chel sia consapevole, el minor de quali merita mille forche? il diavolo anda-re in prigione, e farsi porre alla tortura, connoscendosi ribaldo. E se benduna falsa calunnia si purgasse, anderia a periculo di scoprire altri veridelitti, che condennar lo farieno a morte agevolmente.

    Erofilo Come sassicur di condursi alla camera di Caridoro?

    Fulcio Io gli diedi intendere che l Bass, disposto dimpiccarlo in ogni modo, aveacommesso che, quando non si potesse la notte avere, non se lassassi partirlegno de la isola, prima che con diligentissima inquisizione e bando non secercassi per ogni casa fin che ritrovato fusse; e con queste e con altre infinitemie ciancie a tal disperazion lo trassi, che non so trre tanto alta, dondenon si fusse precipitato, per potersene de qui fuggire; poi, fingendomi purdesideroso di salvarlo, lo confortai che si riducesse al Caridoro, che sapea ioche gli era amico, e che se da lui non avea aiuto o consiglio, non si sperasseaverlo da altri.

    Erofilo E cos ve lo conducesti?

    Fulcio Io seppi tanto cicalare che ve lo trassi finalmente. Or vorrei qui che vedutolavessi, pallido, lacrimoso e tremebundo, dimandare, pregare, suplicareCaridoro, che avesse di s pietate, abracciarli le ginocchia, baciarli i piedi,proferirli, non che la giovane, ma quanto avea al mondo.

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    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto La Cassaria Atto quinto

    Erofilo Ah, ah, ah, ah, ah!

    Fulcio Vorrei che Caridoro da laltra parte veduto avessi simulare di lui pietoso,ma timido di incorrere in la inimicizia di suo patre, e pregarlo che se glilevassi di casa, e non volesse essere cagione di volerlo mettere in disgrazia diquellomo, che pi di tutti li altri riverire et observar dovea.

    Erofilo Ah, ah, ah, ah!

    Fulcio Vorria ch