Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche
Michele Raitano
“Sapienza” Università di Roma
2
Possibili tematiche da analizzare
Dimensioni e tendenze della distribuzione dei redditi.
La diseguaglianza intergenerazionale. Welfare state, distribuzione del reddito
e tendenze di riforma. La segmentazione del mercato del
lavoro in Italia. Il passaggio verso le pensioni
contributive: insostenibilità o inadeguatezza?
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Schema del seminario
a. Alcune questioni definitorie e metodologiche.
b. La diseguaglianza nei redditi familiari in Italia e in Europa.
c. Alcune specificità italiane.d. Le code: povertà e top incomes.e. La diseguaglianza nei redditi da
lavoro.f. Diseguaglianza within o between?
4
La diseguaglianza: alcune domande metodologiche
Non esiste una teoria esaustiva della distribuzione di reddito e ricchezza. La diseguaglianza è un fenomeno complesso che dipende da molteplici fattori di vario tipo e in vari punti del percorso di formazione dei redditi.
Prima di qualsiasi analisi bisogna rispondere ad alcune domande basilari relative a:
Distribuzione funzionale o personale? Quale indicatore di benessere? Quale unità di tempo? Individuo o famiglia? E come omogeneizzare il confronto fra famiglie?
5
Distribuzione funzionale o personaleStoricamente attenzione sulla funzionale (teoria classica e
neoclassica). Ora maggior focus sulla personale; funzionale e personale non sono più aspetti sovrapponibili, è variata l’unità di riferimento. Alcune cause:
a. Scomparsa del modello del “male breadwinner” salariato.
b. Ampie differenze non solo fra diversi tipi di reddito, ma nelle stesse categorie. Grossa crescita delle divergenze dei redditi da lavoro (anche grazie ai rendimenti di HK).
c. Gli individui ricevono diversi tipi di redditi.d. Ruolo delle istituzioni (stato; fondi pensione) nel
passaggio da funzionale a personale.e. Ruolo dei trasferimenti interfamiliari extra-mercato
(successioni, eredità).f. Importanza sulle diseguaglianze personali dei network
sociali e familiari, indipendentemente dalla “funzione” svolta.
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La variabile economica di riferimento
Quale variabile meglio rappresenta il benessere degli individui? Variabili monetarie o non monetarie? Uni o multidimensionali?
a) Il reddito.b) Il consumo.c) Il patrimonio.d) Funzionamenti e capacità (Sen).e) La felicità.
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Il reddito come variabile economica di riferimento
Il reddito: flusso, monetario e non (utilità, costo opportunità) derivante da uno stock di ricchezza.
La ricchezza può riferirsi a capitale reale, finanziario, umano.
Ma come empiricamente calcolo il reddito? Il concetto di reddito entrata (Simons) è il più esaustivo:
valore di mercato del consumo + variazione del valore dei diritti di proprietà. Ovvero, consumo potenziale.
Ma reddito al netto di consumi “necessari”? Ma a che unità di tempo mi sto riferendo? Difficoltà enorme a calcolare praticamente tutte le
dimensioni di reddito. L’under-reporting dei redditi. Come incide il sommerso su
ineq? Fonti dati: campionarie, amministrative; quale
comparabilità internazionale? Riesco a cogliere le code estreme?
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Le difficoltà di computazione di alcune voci di reddito
Misurazioni empiriche più restrittive di quelle “ideali”. Difficoltà legate a:
a) Variazioni in conto capitale: devo considerare anche quelle solo maturate e non realizzate? Ma come le calcolo per beni durevoli o non quotati?
b) Fringe benefits: in che misura hanno quota non monetaria (tempo libero) che andrebbe imputato come reddito?
c) Rendite imputate: abitazioni ed altri beni durevoli.d) Lavoro non retribuito: servizi domestici o assistenziali, o
autoproduzione di beni di consumo. Due famiglie con diverso numero di percettori hanno lo stesso benessere a parità di reddito da lavoro? Trasferimenti in kind: come li misuro?
e) Cosa sono le pensioni? Trasferimento o salario differito?
Che effetto ha sulla distribuzione effettiva la considerazione di queste voci?
9
Il consumo come indicatore di benessere
Vantaggi empirici: più facile misurazione nei PVS (ma spesa più che consumo) e tengo conto anche dell’autoproduzione.
Dal punto di vista teorico posizioni contrastanti: Più adeguato a misurare il reddito permanente
(minori fluttuazioni, teoria del ciclo vitale), ma serve accesso a mercati capitali e perfetta informazione.
Dipende dalle preferenze degli individui piuttosto che dal loro benessere. Il reddito è il “potere di disporre delle risorse”.
Ma reddito al netto di consumi necessari?
10
Il patrimonio
Al di là del reddito garantisce sicurezza (meno vulnerabilità e prestigio sociale).
Ma grossa difficoltà di ricavare dati affidabili e confrontabili internazionalmente sulla distribuzione della ricchezza.
Usato per l’ISE: ISE=(reddito+0,2*patrimonio)/Scala di
equivalenza
11
Le capabilities Capabilities come insieme di vettore di
functionings alternative (azioni possibili, essere in buona salute, saper leggere…).
Non bisogna limitarsi a misure strettamente monetarie. Non contano le risorse ma ciò che esse consentono di fare.
Chi ha molto reddito ma problemi di salute ha basse capabilities.
Difficoltà empiriche enormi di misurazione: Accompagno più indicatori? Cerco indicatore sintetico su varie dimensioni? Indice
di sviluppo umano.L’analisi empirica si basa tuttora su una sola
dimensione monetaria (il più possibile estesa).
12
L’unità di tempoo Che unità di tempo prendere a riferimento per
valutare il benessere?o Analisi statica cross-section (e con quale unità
di tempo? Mese? Anno?) o dinamica (fino a Y vitale)?
o O la valuto cross-section eliminando dall’analisi chi è in fasi di vita particolari?
o Vulnerabilità, fluttuazioni, diverse fasi del corso di vita e mobilità sociale: visione statica e dinamica.
o Mobilità intra e intergenerazionale.o Ma limite della disponibilità di dati. Pochi
lunghi panel longitudinali.
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L’unità di riferimento L’impostazione individualista dell’economia del benessere. Ma ruolo della famiglia fondamentale per:
fasi di vita in cui non si è auto-sufficienti (reddito/benessere nullo a bambini e casalinghe?);
economie di scala. Ma esiste distribuzione interfamiliare o tutti i componenti godono
dello stesso benessere? Scarsità di informazioni impediscono di rilevarla (probabile sottostima della diseguaglianza complessiva).
o Famiglia in “senso esteso”. E come comparare i redditi dei diversi nuclei familiari? Le
scale di equivalenza e il reddito equivalente. Il reddito monetario complessivo di una famiglia non è un
indicatore esaustivo del benessere della famiglia. Non univocità delle scale ricavate in base a diversi approcci. Solitamente individui equivalenti.
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I vari passi dell’analisi distributivaDall’individuo alla famiglia, dalla distribuzione alla redistribuzione (pur
tenendo conto dei limiti di misurazione esaustiva dei redditi):1. I redditi da lavoro:
la distribuzione dei redditi individuali da lavoro full time; la remunerazione del capitale umano (salari orari).
la considerazione anche dei redditi annui di tutti i lavoratori (part-time, atipici, tempi di lavoro).
2. la distribuzione dei redditi familiari (equivalenti): la composizione dei nuclei familiari (numero componenti ed età); l’andamento dei tassi di occupazione (numero percettori); il ruolo dei redditi non da lavoro (diversa concentrazione; redditi
da capitali, fabbricati e lavoro autonomo).3. la distribuzione dei redditi familiari disponibili:
l’imposizione personale. i trasferimenti monetari. Ma altre imposte? Tax expenditures? Servizi di welfare?
I meccanismi di diseguaglianza e le policies possono agire (in diverse direzioni) nei diversi steps.
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Disuguaglianze economiche:le tendenze. Italia e OECD
Andamento disuguaglianza in chiave comparata Redditi di mercato Redditi disponibili e redistribuzione Diseguaglianza interna all’Italia
Quanto sono omogenee le comparazioni internazionali? Come li rilevo? Che Y considero? Quali famiglie?
16
Disuguaglianza redditi di mercato
Indice di Gini dei redditi di mercato equivalenti. Fonte: Kenworthy 2008
0.333
0.308
0.283
0.381
0.285
0.338
0.378
0.284 0.293
0.332
0.399
0.335
0.3680.389
0.367 0.366
0.310
0.336
0.375
0.4490.436
0.348 0.359
0.434
0.000
0.050
0.100
0.150
0.200
0.250
0.300
0.350
0.400
0.450
0.500
1979 2000
17
Disuguaglianza redditi disponibili
Indice di Gini dei redditi disponibili. Fonte: Kenworthy 2008
0.271 0.272
0.219
0.188
0.290
0.229
0.298
0.253
0.204
0.185
0.255
0.312 0.315
0.202
0.233
0.2720.263
0.329
0.2200.236 0.237
0.342
0.361
0.286
0.000
0.050
0.100
0.150
0.200
0.250
0.300
0.350
0.400
1979 2000
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Efficacia redistribuzione
Intensità della redistribuzione (differenza fra Gini pre e post tax & transfers). Fonte: Kenworthy 2008
0.077
0.061
0.0890.095
0.091
0.056
0.040
0.125
0.080
0.108
0.077
0.122
0.084
0.133 0.135
0.117
0.104
0.037
0.090
0.100
0.138
0.107
0.0750.073
0.000
0.020
0.040
0.060
0.080
0.100
0.120
0.140
0.160
1979 2000
19
L’evoluzione di alcuni indicatori di diseguaglianza/povertà
Dinamica di lungo periodo (basata su redditi disponibili familiari equivalenti) di:
1. Gini.2. Redditi medi per condizione
occupazionale del principale percettore.3. Tassi di povertà per condizione
occupazionale del principale percettore.4. Tassi di povertà per fascia d’età.
Cosa potrà comportare la crisi? Caduta occupazionale e debolezza degli ammortizzatori sociali.
20
L’evoluzione del Gini in Italia
28
30
32
34
36
38
40
42
44
1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010
Fonte: stime di Brandolini su dati IBFI; ponderazione per famiglia per i redditi non corretti; ponderazione per individuo e scala di equivalenza dell’OCSE modificata per i redditi equivalenti.
21
L’evoluzione dei redditi per condizione occupazionale
Fonte: Brandolini da dati SHIW. Legenda: Dirigenti, Autonomi, Impiegati, Pensionati, Operai
0
5,000
10,000
15,000
20,000
25,000
30,000
35,000
40,000
45,000
1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
22
Tasso di povertà per occupazione del principale percettore
Fonte: Brandolini da dati SHIW. Legenda: Operai, Pensionati, Autonomi, Impiegati
0
5
10
15
20
25
30
35
1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006
23
Tasso di povertà per fasce d’età
Fonte: Brandolini da dati SHIW.
0.1
0.15
0.2
0.25
0.3
0.35
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1986
1987
1989
1991
1993
1995
1998
2000
2002
2004
2006
tutti<=1718-64>=65
24
La disomogeneità fra regioni italiane: la diseguaglianza
Fig. 1: Indice di Gini dei redditi familiari annui disponibili equivalenti nel 2006. Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC 2007
0.306
0.289
0.322
0.331
0.310
0.334
0.322
0.289
0.301
0.328
0.319
0.309
0.320
0.25
0.26
0.27
0.28
0.29
0.30
0.31
0.32
0.33
0.34
0.35
Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Gini Italia Valore medio regioni italiane
25
La disomogeneità fra regioni italiane: la povertà relativa
Fig. 6: Tasso di povertà relativa nel 2006 (quota di famiglie con reddito annuo familiare disponibile equivalente minore del 60% della mediana). Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC 2007
13.011.8
32.5
36.1
30.8
35.2
31.9 31.632.4
41.1
21.4
15.7
24.4
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
26
Ma quale dimensione di reddito considero? L’esempio delle spese per la casa
Indice di Gini dei redditi familiari equivalenti. Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC 2007
0.306
0.289
0.320 0.322
0.331
0.322
0.275
0.252
0.280
0.296
0.308
0.293
0.321
0.303
0.332 0.3330.339
0.333
0.348
0.330
0.355 0.3540.359 0.356
0.200
0.220
0.240
0.260
0.280
0.300
0.320
0.340
0.360
0.380
Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Italia
Reddito disponibile Al lordo dei fitti imputati Al netto di affitti e interessi sul mutuo Al netto di affitti, interessi sul mutuo e spese ordinarie per l'abitazione
27
Il peso relativo delle spese per la casa
Quota del reddito disponibile equivalente destinata a spesa per abitazioni per decile di reddito. Fonte: elaborazioni su dati EU-SILC 2007
42.7
25.3
22.1
18.617.0
15.4
13.312.3
10.5
8.2
13.5
7.3 7.45.7 5.4 4.9
4.0 4.13.2 2.6
0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
30.0
35.0
40.0
45.0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Spesa per affitti, interessi sul mutuo e costi per l'abitazione Spesa per affitti e interessi sul mutuo
Media - Spesa per affitti, interessi sul mutuo e costi per l'abitazione Media - Spesa per affitti e interessi sul mutuo
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Ma la diseguaglianza italiana è legata alle distanze medie fra le regioni?
Quota di diseguaglianza italiana spiegata dalla "within regions"
93.189.8
93.9 94.9
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Reddito disponibile Al lordo dei fitti imputati Al netto di affitti e interessi sul mutuo Al netto di affitti, interessi sul mutuo espese ordinarie per l'abitazione
29
Le code della distribuzione
Povertà relativa Povertà minorile Efficacia del Welfare contro la povertà Vulnerabilità sociale Top incomes
30
Povertà relativa: incidenza
Poverty incidence (headcount ratio) - hh equiv. disposable incomeFonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
9.7%
11.7%
12.7% 13.0% 13.1%13.8% 14.0%
14.6% 14.6% 14.7%
18.6% 18.6% 19.0% 19.2%19.6%
20.3%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
31
Povertà minorile
Tassi di povertà relativa per presenza o meno di minori nella famiglia. Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
15
8
12
17
23
21
15
23
17
1112
18
10 10
19
1615
17
1918 18
11
17
9 9
12
19
16
12
19
0
5
10
15
20
25
BE DK DE IE GR ES FR IT LU NL AT PT FI SE UK
Famiglie con figli a carico Famiglie senza figli a carico
32
Welfare e riduzione povertà
Poverty reduction by pensions and other welfare transfers. Percentage points.Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
18%
Austri
a
Belgiu
m
Denm
ark
Finlan
d
Franc
e
Germ
any
Greec
e
Irelan
dIta
ly
Luxe
mbu
rg
Nethe
rland
s
Norway
Portu
gal
Spain
Sweden
United
King
dom
Povertyreduction by pensions Povertyreduction by transfers no pensions
33
Rischio di esclusione sociale
Fig. 8: Indicatori di rischio di esclusione sociale per macro-area nel 2005 (quota percentuale di famiglie nei vari stati). Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007
5.2 5.5 6.0
9.7
14.716.5
20.3
39.8
25.9
30.7
46.4
27.0
47.9
22.922.9
26.7
32.1
48.5
0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
30.0
35.0
40.0
45.0
50.0
Nord Ovest Nord Est Centro (escluso Lazio) Lazio Sud Isole
E' in arretrato col pagamento delle bollette Non è in grado di affrontare spese inattese
Realizza i propri fini con difficoltà o molta difficoltà Italia - bollette - 9.0
Italia - spese inattese - 28.9 Italia - realizzazione fini - 34.0
34
La quota di reddito del top 0.01% in Italia, 1976-2004
0.0%
0.1%
0.2%
0.3%
0.4%
0.5%
0.6%
0.7%
0.8%
0.9%
19
76
19
78
19
80
19
82
19
84
19
86
19
88
19
90
19
92
19
94
19
96
19
98
20
00
20
02
20
04
To
p 0
.01
% s
ha
re a
nd
co
mp
os
itio
n
W ages B us iness .S e lf -em p .C ap ital inc R ents
35
Mercato del lavoro
o Comparazioni internazionali.o Retribuzioni unitarie e annue:
differenti determinanti.o Ma da cosa dipendono i differenziali
salariali? Solo skill bias?o La diseguaglianza within: da cosa
dipende? o I working poor.
36
La diseguaglianza nei redditi annui da lavoro nella UE
Fig. 5: Gini index of annual gross labour incomes in EU15 countries (plus NO).
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data
0.250
0.275
0.300
0.325
0.350
0.375
0.400
0.425
0.450
0.475
0.500
Employment income Labour income
Employment income 0.392 0.315 0.421 0.362 0.392 0.438 0.345 0.403 0.403 0.379 0.458 0.393 0.380 0.365 0.435 0.363 0.390
Labour income 0.404 0.326 0.440 0.375 0.397 0.448 0.371 0.404 0.399 0.378 0.470 0.409 0.450 0.387 0.439 0.368 0.404
Austria Belgium Germany FranceLuxembo
urgNetherlan
dsDenmark Finland Norway Sweden Ireland UK Greece Italy Portugal Spain
Average value
37
L’evoluzione della diseguaglianza dei salari unitari dei lavoratori standard
P90/P10 ratios for earnings among full time employed individuals, 1979-2000.
Source: elaborations by Kenworthy, Pontusson (2005) on LIS data
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
3.5
4.0
4.5
5.0
Aus
tral
ia
Bel
gium
Can
ada
Den
mar
k
Fin
land
Ger
man
y
Ital
y
Japa
n
Net
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ands
New
Zea
land
Nor
way
Sw
eden
Sw
itze
rlan
d
UK
US
Earliest observation Most recent observation
38
Diseguaglianze temporanee o persistenti?
Fig. 15: Gini index of gross annual labour incomes (net in FR, IT, GR, PT) in 2005-2007. Individuals active in the whole
period and aged 26-54 in 2005. Source: elaborations on EU-SILC longitudinal data
0.340
0.298
0.352
0.366
0.340
0.266
0.317
0.290
0.274
0.451
0.3900.385
0.316
0.435
0.366
0.312
0.279
0.329
0.354
0.328
0.251
0.305
0.274
0.261
0.437
0.368 0.366
0.295
0.422
0.333
0.200
0.250
0.300
0.350
0.400
0.450
0.500
Mean of annual Gini 2005-2006-2007 Gini of average income 2005-2007
39
Il rendimento del capitale umano
Returns on human capital accumulation (reference: upper secondary; estimated through a Mincerian wage equation). Net yearly wages earned by full-time employees (age 25-64). Source: elaborations on EU-SILC 2005
-20.6
-28.4
37.241.6
38.9 40.4
52.5
41.7
50.3 48.452.3 50.8
27.4
-17.8-17.9-12.8
-25.7
-31.4-27.5
-19.6 -19.1
-29.6
-13.5
-23.0
-31.2
-50.2
-12.1
-29.2
-10.7-15.5
31.0
20.625.7
29.827.8
21.0
29.7
20.0
-60
-50
-40
-30
-20
-10
0
10
20
30
40
50
60
Aus
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Bel
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Cyp
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ep.
Ger
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y
Est
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n
Fran
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y
Lith
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Lux
embo
urg
Lat
via
Pola
nd
Port
ugal
Swed
en
Slov
enia
Slov
ak R
ep
At most lower secondary Tertiary Average - Lower secondary Average - Tertiary
40
Le diseguaglianze dipendono dai diversi titoli di studio? Redditi annui
Fig. 11: Theil index decomposition of annual gross income from employment by workers' educational attainment.
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data.
86.1 88.983.3
92.6
78.586.7 87.4 85.3
89.494.7
86.0 87.4 86.9 86.6
70.2
87.8
13.9 11.116.7
7.4
21.513.3 12.6 14.7
10.65.3
14.0 12.6 13.1 13.4
29.8
12.2
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Within Between
41
Le diseguaglianze dipendono dai diversi titoli di studio? Salari orari
Fig. 10: Theil index decomposition of hourly gross wages by workers' educational attainment.
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data.
89.0 90.085.3
94.7
74.2
90.7 93.5 91.7 93.498.1
85.591.2 87.7
81.9
63.8
85.8
11.0 10.014.7
5.3
25.8
9.3 6.5 8.3 6.61.9
14.58.8 12.3
18.1
36.2
14.2
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Within Between
42
I laureati “fragili”Tab. 1: Share of workers with a tertiary education degree who are in the poorest decile and
quintile of the distribution of the gross annual income from employment 1° decile 1° quintile 25-29 30-34 35-54 25-29 30-34 35-54 Austria 8.1 6.2 4.3 20.1 15.1 7.5 Belgium 9.8 4.8 2.8 17.5 10.5 7.1 Germany 10.1 2.4 2.6 20.4 5.4 6.4 France 7.9 3.8 2.8 15.7 9.4 6.8 Luxembourg 10.0 5.3 2.2 14.2 7.2 4.0 Netherlands 6.3 3.3 1.8 13.7 6.2 5.4 Denmark 5.9 7.8 2.7 21.0 14.8 4.7 Finland 5.3 4.8 3.1 14.3 10.5 6.4 Norway 5.7 4.7 2.4 24.1 8.9 6.0 Sweden 8.4 4.4 2.9 25.5 15.1 7.6 Ireland 8.5 3.9 1.3 12.4 7.2 4.5 UK 1.7 1.6 4.3 6.1 7.1 10.1 Greece 8.7 7.4 3.2 19.8 14.2 5.4 Italy 14.6 8.4 1.9 28.3 14.9 4.9 Portugal 16.2 2.0 1.5 22.3 3.8 1.6 Spain 10.4 3.8 3.3 20.2 10.8 7.1
Average 8.6 4.7 2.7 18.5 10.1 6.0
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data
43
Le specificità italiane sul mercato del lavoro
Salari stagnanti. Crescita occupazionale con contratti
atipici -> segmentazione? (prossimi seminari…).
Il lavoro non tutela dal rischio di povertà.
Diseguaglianza costante con occupazione in crescita: paradosso. Rischio effetto ’92 post crisi?
44
Retribuzioni medie annue e mensili,
Italia 1985-2002
Retribuzioni lorde medie annue (asse sx) e mensili (asse dx) da lavoro dipendente nel settore privato (esclusi dirigenti); valori a prezzi costanti 2004; 1985-2002.
Fonte: elaborazioni su dati INPS
14,500
15,000
15,500
16,000
16,500
17,000
17,500
18,000
18,500
19,000
1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
1,400
1,450
1,500
1,550
1,600
1,650
1,700
1,750
1,800
1,850
1,900
Retribuzioni mensili Retribuzioni annue
45
Disuguaglianze retribuzioni annue e mensili, 1985-2002
Indice di Gini delle retribuzioni lorde medie annue (asse sx) e mensili (asse dx) da lavoro
dipendente nel settore privato (esclusi dirigenti); 1985-2002. Fonte: elaborazioni su dati INPS
0.31
0.32
0.33
0.34
0.35
0.36
0.37
0.38
0.39
0.40
1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
0.20
0.21
0.22
0.23
0.24
0.25
0.26
0.27
0.28
0.29
0.30
Retribuzioni mensili Retribuzioni annue
46
Working poor
Fig. 11: Quota di lavoratori dipendenti full-time con salario mensile netto inferiore alla soglia di povertà per macro-area nel 2004. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007
1.9%2.2%
2.9%
2.6%
8.0%
8.7%
0%
2%
4%
6%
8%
10%
Nord Ovest Nord Est Centro (esclusoLazio)
Lazio Sud Isole
Poverty ratio Italia - 4.0
47
Working poor 2
Fig. 12: Quota di lavoratori dipendenti full-time con salario mensile netto inferiore alla soglia di povertà per macro-area e tipologia contrattuale nel 2004.
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007
1.4% 1.9% 1.9%2.6%
6.4%5.8%
4.7%
10.5%
28.3% 27.9%
14.5%
2.1%
4.1%5.1%
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
18%
20%
22%
24%
26%
28%
30%
Nord Ovest Nord Est Centro (esclusoLazio)
Lazio Sud Isole Italia
A tempo indeterminato A tempo determinato
48
Conclusioni su Italia Dispersione delle retribuzioni Italia minore che altrove. Ma povertà e diseguaglianza dei redditi familiari elevata nel
confronto internazionale. Nell’ultimo trentennio vi sono in Italia fasi di aumento della
disuguaglianza dei redditi familiari, la più importante delle quali è coincisa con la grave crisi economica dei primi anni novanta. Non si osserva tuttavia un periodo prolungato di crescita della disuguaglianza, diversamente da quanto accaduto in altre economie avanzate.
Questa stabilità aggregata nasconde tuttavia importanti cambiamenti “orizzontali”. Ciò è accaduto dalla metà degli anni novanta, quando la distribuzione del reddito è mutata a vantaggio delle famiglie dei lavoratori autonomi e in parte dei dirigenti e dei pensionati, a scapito di quelle degli operai e degli impiegati.
Cosa potrà accadere dopo la crisi?
49
Ulteriori riflessioni Gini e disuguaglianza intergenerazionale alti. Sostanziale costanza del Gini da 15 anni, ma:
modifiche “interne” significative scarso impatto dell’occupazione nel ridurre le
disuguaglianze! ruolo degli immigrati? ..e il sommerso? …e le spese non comprimibili?
Evoluzione “disegualitaria” nei redditi da lavoro (non tanto legata a skill premium).
Scarsa capacità redistributiva del welfare (anche a prescindere dal deficit di servizi).
50
Ulteriore elemento di valutazione: la vulnerabilità
Capacità di far fronte a uno shock. Il reddito familiare può essere sufficiente rispetto
allo standard minimo fissato dalla società, ma vi può essere una elevata probabilità che questa condizione possa cambiare repentinamente. Principali determinanti (oltre quelle socio-demografiche):
1.Condizioni di lavoro a termine.2.Mancanza di attività patrimoniali.3. Inadeguatezza del welfare
assicurativo/assistenziale: sussidi di disoccupazione sostegno al reddito delle famiglie/individui in
povertà
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