Un Mondo Possibile 42

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marzo 2015 un mondo possibile RIVISTA TRIMESTRALE DEL VIS - VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO 42 SPECIALE ESCLUSIONE Perché oggi è importante parlare di diseguaglianza PROGETTI HAITI. Da prendere con le molle REPORTAGE La mostra “Quando il cibo è SAPERE” Anno XXVII - n. 42 marzo 2015 - trimestrale - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 - DCB Roma EDUCAZIONE e INCLUSIONE

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marzo 2015

unmondopossibileRIVISTA TRIMESTRALE DEL VIS - VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO 42

SPECIALE ESCLUSIONEPerché oggi è importanteparlare di diseguaglianza

PROGETTIHAITI.Da prendere con le molle

REPORTAGELa mostra “Quando il cibo è SAPERE”

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EDUCAZIONEe INCLUSIONE

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Tipolitografia Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 - 00181 Roma

Tel. 06 78.27.819 • [email protected] di stampare: Marzo 2015

unmondopossibile

Rivista trimestrale delVIS - Volontariato

Internazionale per lo SviluppoAutorizzazione del Tribunale

di Roma n. 281/2008 del 7.7.2008

possibile

Rivista trimestrale del

42 marzo2015

Dav

ide

Boz

zalla

Direttore responsabile:Luca Cristaldi

Gruppo di redazione:Gianluca Antonellidon Guido Errico

Nico LottaAlessandra TarquiniSabina Beatrice Tulli

Hanno collaboratoa questo numero:Valentina Barbieri,mons. Enrico Feroci,

Marco Fulgaro,Riccardo Giannotta

Renata TargettiFabio VettoriMarco Zupi

Le vignette sono di Roberto Bottazzo

Art direction: Nevio De Zolt

La pubblicità centrale sul SADè stata realizzata da IED ROMAIstituto Europeo di Design.Un grazie speciale a Elisabetta Secchi,responsabile Relazioni Esternee agli studenti Greta Rosalia Procentese,Riccardo Coticoni, Michela Rossie Claudia Grisanti.

La foto di copertina è diDavide BozzallaLe foto sono di:

Armando Bufardeci,Stefano Pinci,

Alessandra Tarquini

Le foto dove non compare il nomedell’autore sono dell’archivio VIS

UN MONDO POSSIBILEviene inviato a quanti ne fanno richiesta

VIS - VolontariatoInternazionale per lo Sviluppo

Via Appia Antica, 126 - 00179 RomaTel. 06.51.629.1 - Fax [email protected] - [email protected]

www.volint.itCF 97517930018

C. C. Postale 88182001Banca Popolare Etica

IBAN IT70F0501803200000000520000

“Perché lasciate entrare quella gente nella nostra chiesa?” chiede un sagrestano ad un anzianoprete; il prete, poi, risponde: “Perché è una chiesa”; di nuovo il sagrestano dice: “Quella è gentediversa, avere a che fare con loro è un rischio per tutti”; “Quando la carità è un rischio, quelloè il momento della carità”, risponde l’anziano prete, in una delle più belle scene del film diErmanno Olmi Il Villaggio di Cartone.Senz’altro il momento della carità è oggi. La paura dell’altro, dello straniero, del diverso da

me, alimenta ostilità che spesso si trasforma in vera crudeltà. Il contesto di crisi ci porta allachiusura, al lasciare fuori, alla difesa del nostro piccolo pezzo di mondo, al “prima noi e poi, sene resta, loro”. Cercare di vivere la carità oggi è senza dubbio un rischio. Basta chiederlo aquanti, anche nei centri salesiani in Italia, si occupano di accoglienza di migranti: accusati ditutto, dall’arricchimento illecito all’essere protettori di terroristi o untori dell’ebola.È sempre più difficile raccontare da cosa si fugge, quali sono le situazioni dei Paesi di originedelle migrazioni, Paesi in cui i volontari e gli operatori del VIS, accanto ai Salesiani, si spen-dono per contrastare l’oppressione della miseria e la negazione dei diritti.È sempre più difficile, ma proprio per questo continueremo a farlo con più forza. A raccontaree a cercare di capire quali sono le logiche che portano all’esclusione sociale di pezzi interi diumanità.Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium scrive: «Oggi dobbiamo dire “noa un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile chenon faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentrelo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. [...] Si considera l’essere umano insé stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio allacultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fe-nomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta

Nico Lotta, Presidente VIS [email protected]

Oggi è il momen

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Scegli le bomboniere

solidali del VIS

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colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive. Gli esclusi non sono“sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”».Noi del VIS continuiamo ogni giorno con grande fatica il nostroimpegno accanto agli esclusi, accanto a quei ragazzi considerati“scarto” sociale, ma capaci di straordinari percorsi di sviluppo, sesolo viene data loro una possibilità.Continueremo a raccontarvi le loro storie, lo faremo insieme atutta la Famiglia Salesiana anche alla Casa Don Bosco all’internodi Expo 2015, dove vogliamo testimoniare cosa vuol dire nutrire educando, in continuità conl’opera di Don Bosco, nell’anno del bicentenario dalla nascita. Don Bosco che di fronte aldramma di una gioventù esclusa, scartata, abbandonata ha corsoil rischio di rompere con la mentalità del proprio tempo, metten-dosi nella prospettiva di garantire dignità a quei giovani mediantel’educazione.Qualche giorno fa è stato collocato nei giardini vaticani un cro-cefisso dell’artista argentino Alejandro Marmo, opera intitolata “Cristo Operaio”. Questocrocefisso ha una particolarità: è stato creato dall’artista assemblando vec-chie inferriate, spezzoni di catene, lamiere arrugginite, cioè mettendo as-sieme materiali di “scarto”. Un splendido simbolo in cui forma e sostanzacoincidono perfettamente. Un Cristo fatto di scarti ci ricorda tutti gli ultimi,gli esclusi, gli scartati che vengono crocifissi ogni giorno, ma ci ricorda ancheche può esserci resurrezione, riscatto della propria dignità di uomini. Resurrezioni per cui continueremo a lavorare ogni giorno, lí dove siamo chia-mati a vivere la dimensione di una carità “rischiosa”.■

Editoriale

La paura dell’altro, dello straniero, del di-verso da me, alimenta ostilità che spessosi trasforma in vera crudeltà. Il contestodi crisi ci porta alla chiusura al “prima NOIe poi, se ne resta LORO”.

Con l’esclusione resta colpita, nella suastessa radice, l’appartenenza alla societàin cui si vive. Gli esclusi non sono “sfrut-tati” ma rifiuti, “avanzi”.

Oggi è il momento della carità

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SOMMARIO

ESCLUSIONE5

A partire dall’ini-zio degli anni ’90è cresciuta l’at-tenzione non soloper la disegua-glianza all’internodi ogni Paese, maanche per quellatra Paesi e tra cit-tadini del mondoconsiderati comeappartenenti adun’unica comunità

A cinque anni dalterribile terremotoche ha devastatoHaiti, il lavoro delVIS e dei Salesianidi Don Bosco è in-dirizzato a rico-struire un tessutosociale che comela terra stessa èstato profonda-mente cambiatoda quell’evento

Informativa ai sensi del D. Lgs. 196/2003 - I dati personali raccolti sono trattati, con strumenti manuali e informatici, per finalità amministrative conseguentiil versamento di contributi a sostegno dell’associazione, per l’invio della pubblicazione periodica e per la promozione e la diffusione di iniziative dell’asso-ciazione. Il conferimento dei dati è facoltativo; il mancato conferimento o il successivo diniego al trattamento dei medesimi non consentirà di effettuare leoperazioni sopra indicate. I dati personali raccolti potranno essere conosciuti solo da personale specificamente incaricato delle operazioni di trattamento e

REPORTAGE22

EDITORIALEOggi è il momento della caritàNico Lotta

5. Expo Milano 2015, cos’è,il progetto, le date

SPECIALE ESCLUSIONE5. Perché oggi è importante

parlare di diseguaglianzaMarco Zupi

11. Diseguaglianza globale e flussi migratoriRenata Targetti

15. “Una sola famiglia umana,cibo per tutti”mons. Enrico Feroci

20. Le formiche di Fabio Vettori per il VIS

REPORTAGE22. Quando il cibo è SAPERE

PROGETTI26. Haiti.

Da prendere con le molleRiccardo Giannotta

PROGETTI26

La mostra “Quandoil cibo è SAPERE” èun percorso senso-riale-cognitivo checondurrà il visitato-re a vivere e speri-mentare la biodiver-sità alimentare dicinque Paesi del suddel mondo: Alba-nia, Benin, Palesti-na, Perù, Repubbli-ca Democratica delCongo

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VOLONTARI29. Il personale espatriato

del VIS: come si cambia,come si muove... Valentina Barbieri

VITA ASSOCIATIVA32. Scuola di mondialità

Marco Fulgaro

RECENSIONI34. Elogio della dignità

Nico Lotta

NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI35. Previsioni del tempo

attraverso le notizie di www.volint.itAlessandra Tarquini

DAL DIRETTORE36 . L’educazione

sconfiggerà il terroreLuca Cristaldi

Il documento diprogrammazione2015-2017 ha in-trodotto una rifles-sione sulla figuradei volontari delVIS come testimo-ni di una missiona-rietà salesiana lai-ca, come personeche contribuisconoalla realizzazionedi un mondo pos-sibile

potranno essere comunicati a terzi ai quali sono affidati la predisposizione e l’invio delle pubblicazioni periodiche. I dati trattati non saranno ceduti in nessunmodo ad enti terzi. Titolare del trattamento è il VIS, VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO, Via Appia Antica, 126, 00179 Roma, nella per-sona del Presidente e legale rappresentante. Per esercitare i diritti di cui all’art. 7 del D. Lgs. 196/2003, tra i quali quelli di consultare, modificare, cancellare,opporsi al trattamento e conoscere l’elenco aggiornato dei responsabili contattare lo 06.51.629.1 o inviare una mail a [email protected].

La scuola di mon-dialità è una pro-posta per giovaniinteressati a for-marsi e confron-tarsi sulle temati-che della missio-ne, dell’intercultu-ra, dei diritti uma-ni e a vivere espe-rienze di fraterni-tà in Italia e nelmondo

La nuova pubblica-zione del prof. Flickè un libro “tempe-stivo”, figlio deitempi che viviamo.Di fronte alla vio-lenza, al terrori-smo, all’esclusionesociale, all’intolle-ranza, fermarsi a ri-flettere sul sensoprofondo della di-gnità è necessario

RECENSIONI 34

VOLONTARI 29

VITA ASSOCIATIVA 32

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EXPO MILANO 2015 • COS’È • IL PROGETTO • LE DATE

PADIGLIONE Ti aspettiamo a Casa Don Bosco! Il padiglione della Famiglia Salesiana «CASA DON BOSCO» sarà a Expo da maggio a ottobre 2015.Dopo l’esposizione universale verrà trasportato in Ucraina dove diventerà casa–scuola-centro aggregativo per centinaia di giovani.

BIGLIETTIVIENI AD EXPO MILANO 2015 insieme alla Famiglia Salesiana. Richiedi i biglietti ad un prezzo agevolato...La Famiglia Salesiana ha la possibilità di farti avere i biglietti al prezzo agevolato di 18 euro.

Sono biglietti con data aperta e senza nominativo e per averli basta scrivere a [email protected] con data aperta… cioè?Il biglietto è valido per un giorno a tua scelta dal 2 maggio al 31 ottobre 2015. Vale per una sola visita, per tutta lagiornata, con ingresso consentito a partire dalle ore 10:00.

Prima di programmare la tua visita è fortemente consigliato accedere alla sezione MyExpo del sito www.expo2015.orgper convertire il biglietto confermando la data. È possibile scegliere tra i giorni disponibili, fino ad un giorno primadella visita. Una volta confermata la data, il biglietto non potrà più essere modificato. I biglietti a data aperta nonconvertiti in data fissa potranno consentire l’ingresso in base agli spazi disponibili.

Bambini da 0 a 3 anni: sono ammessi gratuitamente. La legge italiana richiede che un biglietto bambino da 0 a 3 annidebba essere convalidato presso il punto di ingresso al sito espositivo. È necessario presentare un documento che cer-tifichi l’età del bambino e, qualora sia già stato acquistato, il biglietto in formato cartaceo o su smartphone della per-

sona adulta che lo accompagna. Il biglietto omaggio potrà essere sia a datafissa sia a data aperta.

I bambini tra i 4 e i 13 anni (già compiuti il giorno della visita) hanno dirittoa un biglietto al prezzo di 14 euro (scrivendo a [email protected])e dovranno esibire un documento di identità all’entrata di Expo Milano 2015.

Per le scuole e gli istituti professionali sono previste delle ulteriori riduzioni e i biglietti devono essere acquistati direttamente sul sito EXPO

www.expo2015.org

Tutte le info, gli eventi, le news, video e foto su

www.expodonbosco2015.org

sona adulta che lo accompagna. Il biglietto omaggio potrà essere sia a datafissa sia a data aperta.

Ia un biglietto al prezzo di 14 euro (scrivendo a e dovranno esibire un documento di identità all’entrata di Expo Milano 2015.

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ESCLUSIONE SPECIALE

San Paolo, Brasile. La favela al confine con il ricco distretto di Morumbi

Perché oggi è importanteparlare di DISEGUAGLIANZA

di Marco Zupi, Vicepresidente CeSPI

el 2011, due economisti moltonoti, la francese Esther Duflo el’indiano Abhijit Ba-

nerjee, che vivono negliStati Uniti e insegnano inuno dei templi dell’ortodos-sia, il prestigioso MIT di Bo-ston, hanno pubblicato unsaggio di 320 pagine, tradot-to l’anno successivo in Italia

per i tipi di Feltrinelli con il titolomolto evocativo “L’economia dei po-

veri”. Si tratta di un testo che,al di là delle critiche che sipossono muovere al suo con-tenuto, ha avuto un buon suc-cesso editoriale nella cerchiarelativamente ristretta degliaddetti al lavoro. La premes-sa di quel saggio era chiara:

chi opera nella cooperazione allo svi-luppo lo fa, al meglio, con passione,ma sulla base di generalizzazioni nontestate empiricamente, semplici ipo-tesi di lavoro non verificate. La vitanella povertà è diversa dalla vita “nor-male”, per cui le nostre ipotesi posso-no rivelarsi ben intenzionate ma erro-nee. La vita nella povertà ha suoiequilibri e dinamiche, vite com-

nerjee, che vivono negliStati Uniti e insegnano inuno dei templi dell’ortodos-sia, il prestigioso MIT di Bo-ston, hanno pubblicato unsaggio di 320 pagine, tradot-to l’anno successivo in Italia

al di là delle critiche che sipossono muovere al suo con-tenuto, ha avuto un buon suc-cesso editoriale nella cerchiarelativamente ristretta degliaddetti al lavoro. La premes-sa di quel saggio era chiara:

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plesse e ricche, non banalizzabili co-me semplici perché basate su poco; vi-te guidate da scelte che sono raziona-li nelle condizioni di povertà in cui sitrovano. Quel saggio affrontava, dun-que, seppure da una prospettiva parti-colare, un tema che per le scienze so-ciali è convenzionalmente ricono-sciuto da molto tempo come un “pro-blema” importante da studiare, ovve-ro la povertà.Nel 2013, un altro economista e do-cente francese, Thomas Piketty, coe-taneo della Duflo e che ha insegnatoin passato nello stesso MIT, ha pub-blicato in Francia un saggio di quasimille pagine, tradotto l’anno succes-sivo negli Stati Uniti e poi in Italiaper i tipi della Bompiani, intitolato “Il

capitale nel XXI secolo”. Piketty af-fronta un tema diverso, molto spino-so, relativo ai costi delle diseguaglian-ze economiche. Questo libro è rapida-mente diventato un best seller inter-nazionale e la cosa più interessante, aldi là anche in questo caso di osserva-zioni critiche che si possono muovereall’impostazione e al contenuto (sucui varrebbe la pena tornare in futu-ro), è certamente il suo successo in-ternazionale.Tra le diverse ragioni che spiegano ta-le successo editoriale c’è sicuramenteil pregio di un libro che contraddice,con una documentata e ricca mole didati e analisi, un’idea molto diffusa se-condo cui le diseguaglianze non sa-rebbero un problema in sé. Si tratta di

un merito da non sottovalu-

tare sul piano culturale, come sa espiega bene uno studioso di lungo cor-so del tema, Robert Wade, docente al-la London School of Economics.È importante non fare confusione: lediseguaglianze sono cosa ben diversadalla povertà, anche in un’accezionecircoscritta alla dimensione economi-ca. La povertà economica in terminiassoluti richiede l’individuazione diuna soglia che separi la popolazionein poveri e non poveri, la cosiddettasoglia di povertà, e il concetto com-plementare di povertà relativa è de-terminato dalla variabilità della sogliaal variare della situazione generale. Inaltri termini, c’è un nucleo assoluto dipovertà economica, riconducibile allecondizioni minime essenziali per unavita dignitosa, e c’è una dimensionerelativa della povertà che è determi-nata dalla posizione di una persona ri-spetto a quella del resto della comu-nità cui appartiene. È povero in ter-mini assoluti chi vive con meno di unlivello minimo di reddito (la cosid-detta soglia di povertà); è povero intermini relativi chi ha meno di unadata percentuale del reddito mediodella popolazione del proprio Paese (il60 per cento, per esempio).

L’economista e docente franceseThomas Piketty con il suo libro

L’economista e filosofo indiano Amartya Sen, premioNobel per l’economia nel 1998

La distribuzione del ciboin una mensa della Caritas

Perché oggi è importante parlare di DISEGUAGLIANZA

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La diseguaglianza, invece, non si fo-calizza sui poveri né guarda ai non po-veri dalla prospettiva dei poveri; piut-tosto percorre trasversalmente tutta lacollettività, individuando senza solu-zione di continuità posizioni superio-ri ed inferiori alla media. Parlare di di-seguaglianza, in particolare di reddi-to, significa allontanarsi dal ristrettoperimetro della povertà e guardare ingenerale alla più ampia distribuzionefunzionale del reddito, cioè a tutti i di-versi individui (o fattori nella funzio-ne di produzione) che hanno contri-buito alla produzione, di cui i poverisono solo un segmento. Le disegua-glianze riguardano, cioè, le distanzeche separano ciascun individuo (nonsolo i poveri) da tutti gli altri. Esisto-no naturalmente dei collegamenti traanalisi della povertà e delle disegua-glianze ed è in questo ambito di studipiù ristretto che, nel corso degli ulti-mi quaranta anni, è fiorita ampia letteratura, a cominciare dagli studipioneristici, sempre nel mondo anglosassone, di Amartya Sen e TonyAtkinson, sebbene la prima edizionenel 1973 del saggio di Sen su “La di-seguaglianza” considerasse l’impor-tanza della diseguaglianza nelle diver-

se parti della distribuzione del reddito,senza focalizzarsi sulla povertà.Perché insistere sulla differenza so-stanziale tra povertà (anche relativa)e diseguaglianza? Perché le disegua-glianze, come si diceva, sono un temaa lungo e da molti considerato comeun non problema, il che lo pone an-che politicamente su un piano moltodiverso rispetto alla povertà. Moltieconomisti, sociologi, filosofi, polito-logi e politici ce lo confermano: eco-nomisti cosiddetti ortodossi hanno alungo sostenuto che le diseguaglianzesono non soltanto fisiologiche ma sa-lutari per il sistema, perché creano gliincentivi per aguzzare l’ingegno, darsida fare, innovare ed essere creativi,tutti elementi che determinano a ca-scata benefici per l’intera società.Inoltre, è proprio sulla base di questapremessa che, dalla fine degli annisettanta, si è imposta su scala plane-taria, in termini di una vera e propriaomologazione culturale, l’idea che ali-quote fiscali troppo elevate siano dan-nose in quanto tali, indipendente-mente dal fatto che colpiscano in for-ma progressiva un gruppo ristretto – ilpiù ricco – della popolazione. Qui stala differenza tra il punto di vista cen-

trato sulla povertà e quello sulle dise-guaglianze: nel primo caso è legittimoparlare di “economia dei poveri”, nelsecondo caso, a rigore, avrebbe pari omaggiore importanza porre come pro-blema quello dell’“economia dei piùricchi”.Nel mondo anglosassone, nel corsodegli ultimi decenni si potrebbero ci-tare importanti economisti, come ipremi Nobel Milton Friedman (1976)e Robert Lucas (1995) che hanno ca-tegoricamente negato che si possaparlare della condizione dei più ricchicome di un problema e lo stesso di-scorso è stato ripetuto da politici dischieramenti contrapposti, comeMargaret Thatcher e Tony Blair, op-pure Ronald Reagan e Bill Clinton,senza ovviamente citare la maggiorparte degli uomini d’affari e del mon-do della finanza, o scomodare scritto-ri e filosofi come Robert Nozick o AynRand, l’autrice del lunghissimo ro-manzo “La rivolta di Atlante” del1957, che hanno sottoscritto tale ra-gionamento.Il successo del libro di Piketty ha in-dubbiamente, allora, una secondaspiegazione che è legata al momentostorico: nella vita un buon tempismoè una fortuna o una dote molto im-portante e non c’è dubbio che il librodi Piketty ha trovato il favore di unapredisposizione generale all’ascolto diquesti temi senza precedenti. La crisieconomica che ha colpito l’Occiden-te a partire dal 2007-2008 ha avuto ef-fetti negativi sulla vita della maggio-ranza della popolazione, la classe me-dia, che ha visto allargarsi la forbicedistributiva delle ricchezze che dividei più ricchi dal resto della popolazio-ne. Ci sono stati, infatti, diversi libriche hanno preparato il terreno, masono stati pubblicati con un po’ di an-ticipo rispetto alla maturazione ➔

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dei tempi e non hanno incontrato lastessa fortuna: basterebbe citare i casidi economisti di chiara fama, comeJoseph Stiglitz o Paul Krugman.La crisi morde il freno e la classe me-dia, baricentro della coesione socialesu cui si reggono le democrazie occi-dentali, critica apertamente una real-tà in cui la mobilità sociale, cioè lapossibilità di salire nella gerarchia so-ciale, economica e politica e di rag-giungere condizioni di vita migliori,appare molto limitata. Se le condizio-ni di partenza, a cominciare dalla pro-pria famiglia, diventano i fattori chepiù determinano la mobilità sociale ela propria posizione è ciò che assicurala capacità di reggere l’urto della crisi,allora i principi su cui si fonda la con-vivenza sociale sono messi in discus-sione. Le parole di Papa Francesco,quelle del Presidente degli Stati Uni-

ti Barack Obama, movimen-ti di contestazione pacificacome “Occupy Wall Street”sono i simboli della nuova fa-se storica. E se aumentano lediseguaglianze, economiche enon solo, considerando piùpropriamente le nozioni pro-poste da Amartya Sen di ca-pacità e funzionamenti come misurepiù adeguate della libertà e della qua-lità della vita degli individui rispettoalle consuete concezioni del benesse-re economico, allora il contratto so-ciale che assicura la pace è a rischio.La caccia ai privilegi e agli abusi daparte delle “caste” è parte integrantedi questa fase storica. Il tema delle diseguaglianze ha un’ac-cezione oggettiva e positiva, secondocui è importante misurare statistica-mente i valori delle diseguaglianze e

descrivere lo stato del mondo, ma haanche un’accezione normativa, voltaa spiegare il mondo per come dovreb-be essere, dando indicazioni di politi-ca per cambiare la situazione attuale,sulla base di giudizi di valore e princi-pi etici. Il filosofo John Rawls ha spo-stato l’attenzione dalla diseguaglianzanei risultati a quella nelle opportunità,Amartya Sen ha volto l’attenzione al-la libertà individuale in quanto tale ealle possibilità di scelta; c’è chi parladi equità e chi di uguaglianza e chi in-vece di meritocrazia, termini noncoincidenti e spesso utilizzati in modoconfuso; c’è infine il collegamento tradiseguaglianze, conflitti e rivoluzioni,il che ci riporta al “Discorso sull’origi-ne e i fondamenti dell’ineguaglianzatra gli uomini” pubblicato in Francia

pacità e funzionamenti come misure nel 1755 da Jean-Jacques Rousseau,oltre che a Karl Marx.Sono soprattutto le preoccupazioni le-gate a questi ultimi aspetti, relativi alconflitto sociale e all’accezione nor-mativa, che spingono a cercare di ri-comporre il tema in una sintesi “so-stenibile” e sostanzialmente conven-zionale, smussando gli angoli più asprie addomesticando la trattazione dellediseguaglianze in modo compatibilecol sistema economico e politico vi-gente, evitando cioè progetti di tra-

Il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama

Papa Francesco a Lampedusa

Una manifestazione pacifica del movimento“Occupy Wall Street”

Perché oggi è importante parlare di DISEGUAGLIANZA

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sformazione strutturale degli squilibridi potere, a determinare il successodel saggio di Piketty, aiutato dall’at-tenzione riservatagli da molti mass-media che, incensandolo o criticando-lo, hanno contribuito a non poterloignorare. Al contempo, guardando a una di-mensione globale, la configurazionespaziale della povertà e dello svilupponel mondo è cambiata. Occorre ra-gionare molto di più in termini di di-seguaglianze e non solo di povertà.C’è, sul piano del reddito disponibile,una nuova “classe media” mondialeche si sta espandendo rapidamente econcentrando fuori dall’Occidente; eparallelamente, sono necessari inter-venti pubblici per integrare chi è la-sciato ai margini (povertà estrema),ma anche e soprattutto per rafforzarecapacità e protagonismo di una piùampia ma più vulnerabile classe me-dia e per ridurre le diseguaglianze cheseparano dal resto della popolazionemondiale una classe molto ristretta di“ricchissimi” (presenti in tutti i Pae-si). A tal riguardo, più che politichedi assistenza sociale diventano fonda-mentali decisioni che riguardano i si-stemi progressivi di tassazione e, più

ancora, il modello del Welfare State ela creazione di opportunità di impiegoa condizioni dignitose per tutti. Tra la fine della seconda guerra mon-diale e l’inizio degli anni settanta, ildibattito sulle diseguaglianze econo-miche fu acceso e coincise col periododi elevata crescita economica in Occidente, sviluppo del sistema diWelfare State e diffusione di sistemi ditassazione progressiva a fini redistri-butivi di reddito e ricchezza. Ma i“gloriosi trent’anni” furono appuntouna parentesi, dopo di che l’ideologiaimperante del libero mercato ebbe il sopravvento e ha invertito quei processi.Non è un caso che parole come capi-talismo e classe siano proibite e quasiclandestine nel dibattito attuale, so-stituite da economia di mercato e stra-tificazione sociale, perché associate almarxismo e, quindi, al fallimentodella prassi politica del socialismo so-vietico. Negli anni sessanta, invece,ci fu un acceso dibattito culturale checontrapponeva la scuola di teoricifrancesi da un lato, come l’intellet-tuale Raymond Aron – che si definivamarxiano, prendendo le distanze dalpensiero marxista-leninista – secondo

cui è fondamentale il concetto gerar-chico di “classe” di interessi econo-mici, politici e culturali contrapposti aquelli di altre classi per spiegare le di-namiche di conflitto sociale, e i so-ciologi statunitensi dall’altro lato che,soprattutto a causa dell’aperto antico-munismo diffuso nella società del-l’epoca, riducevano il concettopolitico di classe a un termine classi-ficatorio di strati sociali costruito sullabase di criteri variabili e non un si-stema asimmetrico di organizzazioneoggettivamente dato. Per chi volesseapprofondire quel dibattito, varrebbela pena rileggere un’interessante col-lettanea, curata da André Beteille,pubblicata dalla Penguin Book nelRegno Unito nel 1969 e intitolata“Social Inequality”.Tutto questo è importante in un con-testo in cui l’“ultimo miliardo” dei po-veri nel mondo è molto diverso dallafotografia osservata per definire gliObiettivi di Sviluppo del Millennio,perché la maggioranza dei più poverial mondo non vive più nei Paesi po-veri, ma in quelli a medio reddito. Ciòpone una questione di fondo circal’orientamento e le priorità tematichee geografiche della cooperazione ➔

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ESCLUSIONESPECIALE

allo sviluppo, tenendo conto del fattoche i dati più recenti ci dicono che lapovertà assoluta di reddito diminuisceanche se non in virtù degli aiuti in-ternazionali, ma che si accompagna aprocessi di crescente diseguaglianzaall’interno dei Paesi (trasversalmentealle diverse categorie di Paesi) e diuna crescente precarizzazione dellamaggioranza che gravita in una fasciadi reddito che è superiore alla sogliaminima, con probabilità significativedi (ri-)piombare nella povertà assolu-ta. L’agenda di sviluppo per il post-2015 rischia di svilire il tema delle di-seguaglianze, riconducendolo unica-mente a quello della povertà relativa,cosa che era prevedibile perché cosìfacendo riporta il tema nell’alveo ras-sicurante e convenzionale del “pro-

blema dei poveri” e non dell’assettoeconomico e sociale complessivi, cheinveste tutti in una logica di reale tra-sformazione del processo di sviluppo,il che significherebbe discutere di pro-cessi di distribuzione del potere e del-le ricchezze economiche, prima anco-ra che di sistemi redistributivi corret-tivi. Nell’ambito degli attuali negozia-ti internazionali – siano essi quelli suinuovi obiettivi di sviluppo (New York,Assemblea Generale delle NazioniUnite, settembre 2015), sulla correla-ta finanza per lo sviluppo (Addis Abe-ba, Terza conferenza internazionale,luglio 2015) o sulle misure di riduzio-ne e adattamento ai cambiamenti cli-matici (COP-21 a Parigi, dicembre2015) – si parla di diseguaglianza, malo si fa strumentalmente, con un ap-proccio diverso da parte dei Governidei Paesi Ocse rispetto a quello deiPaesi un tempo detti emergenti, a co-minciare da quelli asiatici: per i primioccorre declinare il tema della dise-guaglianza all’interno dei Paesi, chia-mando in causa i modelli di crescita

economica accelerata associata a cre-scenti diseguaglianze; per la Cina e glialtri nuovi global player si tratta, inve-ce, di rimanere concentrati sulle dise-guaglianze economiche tra Paesi e,conseguentemente, sull’obbligo chehanno i Paesi Ocse più ricchi di desti-nare più aiuti ai Paesi a reddito basso emedio. Quest’uso politico del tema delle dise-guaglianze non deve far dimenticarel’importanza che invece avrebbe unadiscussione più articolata, cioè un in-terrogarsi sui principi etici e i giudizidi valore che giustificano o meno ledifferenze nei privilegi, nelle risorse,nelle opportunità, nei risultati, nellecapacità, nelle libertà e nei diritti. Ciòsignificherebbe interrogarsi sulla rea-lizzazione completa di sé, su cosa si-gnifichi una “vita fiorente” e, in defi-nitiva, sul modello di sviluppo. Per tutte queste ragioni, è importanteoggi parlare di diseguaglianze e inizia-tive editoriali come questa sono cer-tamente benvenute. Perciò, buonalettura. ■

Il sociologo, filosofo e giornalista francese

Raymond Aron (1905-1983),

noto per la sua analisicritica al pensiero

marxista

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di Renata Targetti, Professore di Economia Politica all’Università di Pavia

Diseguaglianza globale e flussi migratori

partire dall’inizio degli anni ‘90il tema di una diseguaglianzacrescente all’interno dei Paesi,

anche di quelli più ricchi come gliStati Uniti, è diventato centrale al-

l’interno del dibattito politico ed eco-nomico. È cresciuta l’attenzione nonsolo per la diseguaglianza all’internod’ogni Paese, ma anche per quella traPaesi e tra cittadini del mondo consi-

derati come appartenenti ad una uni-ca comunità. Importanti ragioni, po-litiche, economiche e socio-demogra-fiche, spingono ad occuparsi della di-seguaglianza a livello internazio-

A➔

Baraccopoli nei pressi di grattacieli commerciali a Cochin in India

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO12

ESCLUSIONESPECIALE

nale. Una elevata diseguaglianza ri-duce la coesione sociale, mentre i di-vari nei redditi pro-capite tra i diversiPaesi sono fattori rilevanti negli studisulla crescita e sul sottosviluppo.Un fenomeno importante e com-plesso come quello delle migrazioni,in particolare, può trovare una giusti-ficazione nelle enormi differenze direddito e di livello di vita tra i diversiPaesi. Parallelamente al processo diglobalizzazione sono infatti aumentatii flussi migratori, non solo da sud a nord, ma anche tra Paesi industria-lizzati. Contributi importanti all’analisi delladiseguaglianza globale sono stati for-niti dagli studi sugli indici atti alla suamisurazione e sulle tendenze di questiindici nel breve e nel lungo periodo.Seguendo la classificazione propostada Milanovic (2012) si può fare riferi-mento a tre concetti di diseguaglian-

za globale. Il primo, che fa riferimen-to alla “diseguaglianza tra Paesi” (In-tercountry inequality), misura i divarinei redditi pro-capite dei diversi Paesiprescindendo dalla diversa numerosi-tà della popolazione. Il secondo con-cetto, definito come “diseguaglianzainternazionale” (International inequa-lity), tiene invece conto della nume-rosità della popolazione. Il terzo con-cetto di “diseguaglianza globale” (Glo-bal inequality), infine, misura la dise-guaglianza nella distribuzione dei red-diti fra i cittadini (individui o fami-glie) considerati come appartenentitutti ad un unico territorio: il mondo.Esso cioè viene calcolato sulla base diuna distribuzione dei redditi indivi-duali indipendentemente dal Paese diappartenenza. Quest’ultimo indicepuò essere considerato come il “vero”indicatore della diseguaglianza globa-le, intesa come divario tra redditi di

diversi Paesi in un mondo compostoda individui e non solo da nazioni.Usando il coefficiente di Gini1 permisurare il valore della diseguaglianzaglobale, l’indice presenta un trend ci-clico: dopo avere registrato un valoresostanzialmente stabile - attorno a0.70 - nel periodo 1990-2005, dimi-nuisce lievemente raggiungendo unvalore di 0.67-0.68 nel 2010. L’indicedi Gini relativo alla diseguaglianzaglobale presenta comunque sempre unvalore significativamente superiore aquello che si riscontra all’interno diqualsiasi altro Paese, compresi quellicaratterizzati da una diseguaglianzaparticolarmente elevata come il Sudafrica ed il Brasile. Si osservi che un valore dell’indice diGini pari a circa 0,70 comporta chel’1 per cento della popolazione mon-diale più ricco riceve quasi il 14 percento del reddito globale, mentre il 20per cento più povero riceve solo l’1per cento. La dinamica della diseguaglianza glo-bale può essere considerata come la ri-sultante di due diverse diseguaglian-ze, quella tra Paesi (between) e quellaall’interno dei Paesi (within). La pri-ma è misurata dai divari nei redditimedi dei diversi Paesi e può essere in-terpretata come la componente delladiseguaglianza globale che dipendedalla “localizzazione” degli stessi Pae-si. La seconda, invece, è misurata co-me divario tra i redditi personali al-l’interno dei Paesi. Questa è attribui-bile alle differenze nei redditi tra per-cettori distinti per classi. La disegua-glianza globale si è modificata, tra il

1 Il coefficiente di Gini, chiamato anche Indice di Concentrazione, è la più utilizzata misura per descrivere la diseguaglianza di una distribuzionee viene spesso impiegato per descrivere le ineguaglianze di reddito e l’iniqua distribuzione della ricchezza. L’indice di Gini cresce al crescere del li-vello di concentrazione ed è sempre compreso tra 0 (nel caso di equidistribuzione) e 1 (nel caso di massima concentrazione).

MAPPA MONDIALE DEL COEFFICIENTE DI GINI

Diseguaglianza globale e flussi migratori

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1870 ed il 2000, in modo significativonelle sue due componenti passando daun valore attribuibile prevalentemen-te alle differenze di classe “interne” adogni Paese ad un valore collegatoprincipalmente ai divari di reddito“tra Paesi”. La “cittadinanza”, e dun-que le differenze tra Paesi, spieghe-rebbe oggi poco più del 60 per centodella diseguaglianza globale. Si trattadi un mutamento significativo rispet-to al passato, quando era la disegua-glianza within a pesare maggiormente.Se il reddito personale dipende in lar-ga misura dalla localizzazione si puòaffermare che, oggi, non esiste egua-glianza di opportunità a livello globa-le e che la cittadinanza costituisce unavera propria rendita non dipendentedagli sforzi individuali.Nell’ultimo decennio la diseguaglian-za globale è diminuita, “trainata” dal-

l’aumento del reddito medio di Paesipopolosi come la Cina e l’India. La di-minuzione della diseguaglianza traPaesi ha più che compensato la cre-scita di quella all’interno dei Paesi.Quest’ultima, dopo un periodo di re-lativa stabilità, ha iniziato a crescere apartire dall’inizio degli anni ‘70. Al-cuni recenti lavori documentano lemodificazioni nella distribuzione delreddito dei Paesi industrializzati e diquelli in via di sviluppo nel secondodopoguerra. I fattori che hanno con-tribuito all’aumento della disegua-glianza sono numerosi e di varia na-tura; alcuni dipendono dal contestoistituzionale locale, ma anche da va-riabili socio-economiche e demogra-fiche. Particolarmente rilevanti a que-sto riguardo sono le caratteristiche difunzionamento dei mercati e la distri-buzione delle diverse dotazioni (fatto-

ri di produzione, livello d’istruzione)individuali e/o familiari. Tuttavia dasoli questi fattori non sono sufficientia spiegare il livello della diseguaglian-za ed il suo aumento negli ultimi de-cenni. Alcuni fattori esogeni hannoinfluenzato, in diversa misura, la dise-guaglianza. Tra i fattori esogeni la glo-balizzazione e la cosiddetta “finanzia-rizzazione” dell’economia risultanocertamente tra i più rilevanti. Particolarmente significativa apparel’interpretazione di Piketty (2014)sulla crescita della diseguaglianza, noncome anomalia ma come norma, neisistemi caratterizzati da un capitali-smo “patrimoniale”. Bassa natalità ebassa crescita economica rendonoprevalenti nei Paesi industrializzati lericchezze accumulate, quasi mai rein-vestite in modo efficiente e pro-

Immigrati in un centro di raccolta a Lampedusa

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ESCLUSIONESPECIALE

Le migrazioni so-no soprattutto in-tercontinentali,ma non mancanoflussi migratori di-retti anche all’in-terno dello stessocontinente.

Immigrazione consistenteImmigrazione moderata

Emigrazione moderataEmigrazione consistenteFlussi migratori

Movimenti migratori in equilibrio

duttivo. I Paesi caratterizzati da ri-sparmi elevati e crescita lenta accu-mulano nel lungo periodo un stock dicapitale “patrimoniale” elevato e ten-dono, quindi, a sperimentare una di-seguaglianza crescente, e, nel lungoperiodo, anche un rallentamento del-la crescita stessa. In alcuni Paesi poi,come i Paesi anglofoni, l’aumento del-la diseguaglianza è attribuibile anchealla crescita dei redditi da lavoro mol-to elevati e cioè i “top labour incomes”,come ad esempio i “manager”, chehanno progressivamente acquisito ilpotere di fissarele proprie re-munerazio-ni sulla ba-

se delle proprie posizioni di potere espesso indipendentemente dall’effet-tivo contributo fornito alla produzio-ne dell’azienda. Se si considerano le differenze nellaposizione reddituale degli individuiche abitano in Paesi diversi e le op-portunità di migrare, allora l’emigra-zione può essere considerata comeuna via, in un certo senso “sponta-nea”, attraverso cui le differenze red-dituali possono essere attenuate. Le ri-messe degli emigrati sono oggi già unacomponente importante del redditodi alcuni Paesi poveri. I flussi migra-tori, tuttavia, generano esternalità ne-

gative sia nei Paesidi partenza che

in quelli di arrivo. Gli effetti sul red-dito pro-capite nel Paese di prove-nienza sono di varia natura ed in par-te contrastanti. Il rapporto ProdottoInterno Lordo/Popolazione dovrebbeaumentare (grazie a un mero effettostatistico) in relazione alla diminuzio-ne del denominatore e in corrispon-denza dell’aumento del numeratoregrazie alle rimesse degli emigranti.Tuttavia potrebbe diminuire anche ilnumeratore a causa di un vero e pro-prio impoverimento del capitale uma-no. Emigra, infatti, generalmente laquota di popolazione più preparata oquantomeno dotata di maggior spiritod’iniziativa. Nel Paesi d’arrivo, poi,possono sorgere importanti problemidi integrazione non sempre facili dagestire. Una considerazione impor-tante riguarda l’effettivo migliora-mento nel tenore di vita degli immi-grati che spesso è inferiore alle attese.E questo perché non è facile trovareuna nuova occupazione o semplice-mente perché il potere d’acquisto deiredditi ottenuti nel Paese d’arrivo è in

realtà più basso di quantopossa essere stimatocalcolando i redditi a

parità dei poterid’acquisto. ■

Diseguaglianza globale e flussi migratori

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quando il cibo e' sapere:Sopravvivenza, Alimentazione, Piacere, Educazione,

Responsabilita', Eguaglianza

“Una sola famiglia umana,cibo per tutti”

In occasione del seminario dal titolo “Quando il cibo è SAPERE – Sopravvivenza, Alimentazione, Piacere,Educazione, Responsabilità, Eguaglianza”, previsto dal progetto di Educazione allo Sviluppo cofinanziato dalMAECI e svoltosi il 3 dicembre 2014 presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre,riportiamo l’intervento di Mons. Enrico Feroci, Direttore della Caritas Diocesana di Roma

ensiamo al Sahel, la regione afri-cana tra le più povere e martoria-te del mondo, e alla ricca Roma,

capitale dell’Italia e centro del cristia-nesimo. Un confronto improponibiledi ricchezza e di condizioni di vita,un’affinità per quanto riguarda le tragi-che condizioni delle persone emargina-te e che rischiano la fame.Perché anche nel mondo a sviluppoeconomico avanzato, come lo chiama-no gli esperti, esistono sacche di pover-tà estrema che difficilmente riesconoad avere un’adeguata alimentazione.È il dato che emerge dalla campagna“Una sola famiglia umana, cibo pertutti” lanciata da Caritas Internatio-nalis e ripresa dalle Chiese di tutto il

mondo, in prepara-zione dell’Expo diMilano.La campagna è statapresentata con unmessaggio di PapaFrancesco che esor-ta, di fronte a questo«scandalo mondiale»che coinvolge «unmiliardo di persone»,a «non girarci dal-l’altra parte e far fin-ta che questo nonesista».Il Santo Padre ci invita ad «aprire gliocchi» per conoscere le reali situazio-ni di diseguaglianza, sia vicine chelontane da noi. Ci chiama a «condi-videre» identificandoci con quanti vi-vono la fame, come ha fatto Gesùquando diceva: “Avevo fame e miavete dato da mangiare”. Papa Fran-cesco ci invita inoltre a limitare laspesa, «per diventare più consapevoli

delle nostre scelte alimentari, chespesso comportano lo spreco di cibo eun cattivo uso delle risorse a nostra di-sposizione». Infine, il Pontefice ciesorta ad interrogarci sugli stili di vi-ta e «smettere di pensare che le no-stre azioni quotidiane non abbiano unimpatto sulle vite di chi la fame la sof-fre sulla propria pelle».Nell’ultimo rapporto di ricerca

P

Sopravvivenza,

tutti” lanciata da Caritas Internatio-nalis e ripresa dalle Chiese di tutto il

occhi» per conoscere le reali situazio-ni di diseguaglianza, sia vicine chelontane da noi. Ci chiama a «condi-videre» identificandoci con quanti vi-vono la fame, come ha fatto Gesùquando diceva: “Avevo fame e miavete dato da mangiare”. Papa Fran-cesco ci invita inoltre a limitare laspesa, «per diventare più consapevoli

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ESCLUSIONESPECIALE

“Working for The Few”, diffuso daOxfam all’inizio del 2015, si evidenziacome l’estrema diseguaglianza tra ric-chi e poveri implichi un progressivoindebolimento dei processi democra-tici a opera dei ceti più abbienti. Unasituazione che riguarda i Paesi svilup-pati, oltre quelli in via di sviluppo, do-ve l’opinione pubblica ha sempre piùconsapevolezza della concentrazionedi potere e privilegi nelle mani di po-chissimi.I dati ci dicono che circa metà dellaricchezza è detenuta dall’1% della po-polazione mondiale; il reddito dell’1%dei più ricchi del mondo ammonta a110.000 miliardi di dollari, 65 volte iltotale della ricchezza della metà dellapopolazione più povera del mondo; 7persone su 10 vivono in Paesi dove ladiseguaglianza economica è aumenta-ta negli ultimi 30 anni. Una tendenza, ormai più che venten-nale, che sospinge masse crescenti inuna situazione in cui ancheil consumo di cibo di-

venta un lusso. A livello globale, afronte di una popolazione di oltre 7miliardi di persone, si produce ciboper 12 miliardi di persone; eppure 842milioni soffrono ancora la fame.Nella città di Roma si stima che siano130mila le famiglie che non hannosufficienti risorse alimentari per il pro-prio sostentamento, quasi mezzo mi-lione di persone, un terzo delle quali

bambini e ragazzi. Una situazione checonoscono bene le comunità parroc-chiali, chiamate sempre più spesso aconfrontarsi con forme di disagio epovertà attivando servizi di distribu -zione di emergenza, centri di ascolto overi e propri empori.La realizzazione del diritto fondamen-tale al cibo e alla sana alimentazione,quindi, si scontra con una situazione

Quota di ricchezza globale posseduta dell’1% più ricco e dal 99% più povero

La perce

ntua

le

di ricch

ezza globa

le

99% più povero

1% più ricco

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di squilibrio globale, le cui cause fon-damentali sono da ricercarsi, più chein eventi esterni incontrollabili, inscelte politiche dannose e sconsidera-te: nei modelli di produzione, nelcommercio, nel consumo. Una situa-zione che deve essere affrontata sindalle sue radici. Per fare questo è necessario porre at-tenzione agli elementi strutturali cheprovocano le diseguaglianze. Diverseorganizzazioni della società civile im-

pegnate sul tema della sovranità ali-mentare sottolineano l’importanza delcontrollo dei sistemi di produzione,scambio e consumo di cibo da partedelle comunità dove questi hannoluogo.La Chiesa cattolica, oltre a sollecitarei governanti a politiche giuste e de-mocratiche, si impegna in proposteeducative. A livello personale, favo-rendo la presa di coscienza dei com-portamenti e degli stili di vita legati

al consumo e agli sprechi alimentari.Perché è fondamentale acquisire unaconsapevolezza sempre maggiore cir-ca la necessità di uno stile di vita so-brio e consapevole, sul peso del “votocon il portafoglio” per determinare lescelte di mercato, così come occorreaffrontare con determinazione il temadell’accesso al cibo sempre più diffici-le nella nostra stessa società. Occorreinfine valorizzare sul territorio alter-native solidali e sostenibili di produ-zione e di consumo, come gruppi diacquisto solidale, orti urbani, farmers’markets, ecc. A livello locale, è importante la sen-sibilizzazione delle comunità a pro-muovere sistemi territoriali sostenibi-li di produzione e commercio, attra-verso il rafforzamento delle relazionidi prossimità, sulla specificità dei pro-dotti alimentari e per il sostegno amodelli di agricoltura contadina e fa-miliare. Sarà necessario diffondere una sempremaggiore consapevolezza dell’inter-connessione esistente tra sistemi diproduzione e di commercio, sistemiambientali, sistemi sociali e culturali. Un ultimo aspetto, il primo per im-portanza, è quello della relazione: in-contrare il fratello povero e mettersial suo fianco. Migliaia di volontaridella Caritas lo fanno ogni giorno of-frendo un piatto caldo nelle mense enegli empori della solidarietà. Il loro èun gesto di grande valore spirituale ecivile. Attraverso una minestra dimo-strano il loro “prendersi cura” e la lo-ro vicinanza. Allo stesso tempo, in-contrando il “Cristo sofferente”, in-terrogano se stessi e si mettono in di-scussione, diventano testimoni e pro-tagonisti del cambiamento verso unasocietà più giusta. ■

La ricchezza delle 80 persone più ricche al mondo è raddoppiatatra il 2009 e il 2014, mentre la ricchezza del 50% più povero

nel 2014 è inferiore a quella posseduta nel 2009

Ricchezza del 50% più povero

Ricchezza delle 80 persone più ricche

Totale delle ricch

ezza

$bn (al giorno)

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Le formiche di Fabio Vettori per il VIS

20 www.fabiovettori.com

Con questo numero le formiche dise-gnate da Fabio Vettori danno vita aduna serie di quattro tavole sullo stileeducativo salesiano. Le formiche rap-presenteranno la « casa», la «parroc-chia», la «scuola» e il «cortile» sale-siano. Sono quattro luoghi, ma sono anchemolto altro: sono una serie di espe-rienze da offrire e proporre seguendo ipassi di Don Bosco, per accompagna-re nella crescita ogni bambino e giova-ne. Il primo oratorio di Don Bosco fu,infatti, per i giovani casa che acco-glie, parrocchia che evangelizza,scuola che avvia alla vita e corti-le per incontrarsi da amici e vive-re in allegria.

Iniziamo quindi con la casa salesianache accoglie nello spirito di famiglia.Proprio come in famiglia, la cura per glialtri da parte di ciascun membro è es-senziale. Nell’ambiente salesiano questacura si concretizza in una diversità dimomenti nei quali ci si sente profonda-mente ascoltati e capiti. È la propostadi una serie di esperienze e di valori tra-smessi dalla testimonianza degli educa-tori e dall’accompagnamento di chi amaed è amato. Forte è l’impatto dell’acco-glienza incondizionata a chi arriva per laprima volta e avverte che le sue neces-sità principali sono rispettate e ad essesi offre la risposta opportuna. L’espe-rienza della «casa» genera un am-biente ricco di confidenza e familia-rità e in questo clima ogni giovane puòcrescere serenamente e pienamente.

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Quando il cibo è SAPEREREPORTAGE

La mostra “Quando il cibo è SAPERE” è un percorso sensoriale-cognitivo che condurrà il visitatore a vivere e sperimentare la bio-diversità alimentare di cinque Paesi del sud del mondo: Albania,Benin, Palestina, Perù,Repubblica Democratica del Congo.

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Quando il cibo è SAPERE

Realizzata con il contributo della: La mostra fa parte della campagna “NUTRI ORA IL LORO DOMANI”, ideata epromossa dal VIS con la collaborazione di Amici dei Popoli, Vides Italia, WeWorld ed è realizzata grazie al contributo della Cooperazione Italiana allo Svi-luppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO24 VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO24

REPORTAGE

Il titolo della mostra è “Quando il cibo è SAPERE” e la parola “sapere” in que-sto caso è anche un acronimo nel quale ogni lettera indica diversi temi legatial cibo: Sopravvivenza, Alimentazione, Piacere, Educazione, Responsabilità,Eguaglianza.

Quando il cibo è SAPERE

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La mostra verrà esposta a Torino dal 23 marzo al 18 aprile presso l’Istituto salesiano Agnelli e poi arriverà ad ottobre a Expo 2015 a “Casa Don Bosco”,il padiglione dei Salesiani.

Quando il cibo è SAPERE

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PROGETTI •

di Riccardo Giannotta, VIS - Responsabile Progetti nei Paesi in via di sviluppo

Da prendere con le molle

rigidità si risponde con rigidità.Un concetto che ovviamentenon basta, che va preso con le

pinze, ma che ad ogni modo rende be-ne l’idea. La reazione alle sollecitazio-ni da parte di corpi più o meno rigidiè affascinante e nei ragionamenti puòsuperare di gran lunga la fisica se soloazzardiamo paralleli nelle relazioni tragli uomini o tra gruppi di uomini,

classi sociali, società, gruppi iden-titari, nazioni ecc.Leggo: “Secondo il modellodella tettonica delle placche ilmovimento delle placche èlento, costante e impercettibi-le (se non con strumenti ap-

positi) e modella e distorce le roccesia in superficie che nel sottosuolo.Tuttavia in alcuni momenti e in alcu-ne aree, a causa delle forze interne(pressioni, tensioni e attriti tra le mas-se rocciose), tali modellamenti si ar-restano e la superficie coinvolta accu-mula tensione ed energia per decine ocentinaia di anni fino a che, al rag-giungimento del carico di rottura,l’energia accumulata è sufficiente asuperare le forze resistenti causandol’improvviso e repentino spostamentodella massa rocciosa coinvolta. Talemovimento improvviso, che in pochisecondi rilascia energia accumulata

per decine o centinaia di anni, gene-ra così le onde sismiche e il terremo-to associato”. Ciò che nasce dalla ri-gidità non è stabilità ma reazione chesi propaga con forza crescente. La ter-ra è in continuo cambiamento, ilmondo è in continuo movimento, lavita non sa stare ferma, anche quan-do sembra immobile. L’uomo fa faticaad accettare che non ci sia un pun-tello sul quale picchettare la sua vita,ad accettare di invecchiare, acomprendere che laterra sotto di lui sipossa spaccare d’untratto distruggen-

A

HAITI

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unmondopossibile 42-2015

do quanto di più solido ha saputo im-maginare, un muro, una casa e non dipaglia o legno come quella dei dueporcellini sfaticati, ma di mattoni, diroccia e pietra fatta con il sudore del-la fronte. Quel sudore, e la pesantez-za di ogni singola pietra, rappresenta-no per l’uomo la misura della soliditàdel suo habitat, così come lo sono lemontagne, i mari e la terra stessa. De-vono stare al loro posto, la montagnanon va da Maometto e dentro la miacaverna moderna devo sentirmi sicu-ro. Una delle frasi riportate più di fre-quente dalla popolazione di Haiti do-po il terremoto fu che “la strada si al-zava e abbassava come un’onda, co-me fosse fatta d’acqua”, la terra avevapreso a muoversi e questo non puòsuccedere. Del resto anche noi, per far

comprendere il nostro stato d’animospesso, anche se in situazioni ben di-verse per fortuna, usiamo espressionicome “mi è caduta la terra sotto i pie-di” o “mi è caduto il mondo addosso”.Il 12 gennaio 2015 è stato per Haiti ilquinto anniversario del terribile ter-

remoto che ha deva-stato il Paese causan-do circa 200.000morti e lasciando ol-tre due milioni di per-sone senza tetto, al-cuni dei quali vivonoancora in campi persfollati. Il sisma hacolpito un Paese giàmolto povero (figuraal 161° posto dell’in-dice di sviluppo uma-no su 187 Paesi), construtture e servizi so-ciali, pubblici e priva-ti inadeguati e con untessuto sociale già lo-goro. Un evento delgenere ha spinto defi-nitivamente ai margi-ni la maggioranza del-la popolazione già a

rischio di esclusione sociale, bambinie giovani che hanno interrotto persempre il loro percorso scolastico,adulti che hanno perso tutto, com-preso il lavoro che rappresentaval’unica possibilità per ricominciare. Èanche per tutte queste ragioni che,quando parliamo di interventi diemergenza e post-emergenza ad Hai-ti, non possiamo non immaginarli finda subito connessi ad interventi disviluppo e non solo per tentare di ri-condurre la popolazione a normalicondizioni di vita, ma per ricostruireun tessuto sociale che, come la terrastessa, è stato profondamente cam-biato da quell’evento. Così il lavoro del VIS e dei Salesianidi Don Bosco ad Haiti si svolge da piùdi cinque anni in questa direzione,supportando intere famiglie nel recu-perare un’autonomia economica at-traverso attività generatrici di reddito,fornendo i mezzi necessari a quelle fa-miglie che a causa del terremoto nonsono più in grado di garantire l’istru-zione ai propri figli, proseguendo il la-voro di recupero e reinserimento so-ciale dei ragazzi di strada e favorendoin questo senso un lavoro di rete e

Affresco nella BasilicaInferiore di San Francesco ad Assisi con la miracolosa rinascitadi un fanciullo uccisoda un terremoto(Scuola di Giotto)

Le Colonnedel Tempiodi Efestoad Atenespezzate dal terromoto

Alessandra Tarquini

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO28

PROGETTI

una sensibilizzazione della comunitàal fine di rafforzare una popolazioneprofondamente ferita dal sisma. Per-ché è possibile ritrovare la forza el’unità di un popolo, anche dopo unevento drammatico come quello del12 gennaio 2010. È possibile, dobbia-mo credere che lo sia...Si tratta comunque di un lavoro pun-tuale, fatto di prossimità, identità,unicità. Richiede tempo, passione,precisione, costanza. Merce rara: di-temi infatti se almeno uno di questitermini sia figlio della contempora-neità. Eppure qual è l’antidoto al-l’esclusione sociale, alla marginalità?La prossimità verso i singoli e non lascorciatoia del lavorare su gruppi o in-tere fasce di popolazione, che sembrauna soluzione che cammina sul filo

dell’assembramento, della concentra-zione. Qual è l’antidoto all’indiffe-renza, alla competizione, alla discri-minazione, all’egoismo? L’educazione,la solidarietà, la cultura, tutto ciò checi ricorda di restare umani, tutto ciòche ci fornisce gli strumenti in gradodi assorbire le rigidità, di smussare gliscontri, per canalizzare e ridistribuirecorrettamente energie e risorse e per-ché no, ricchezze. La famosa forbicedella diseguaglianza economica e so-ciale, che separa sempre di più i ricchi

dai poveri (da anni ormai anche neicosì detti Paesi del nord del mondo ildivario è in deciso e costante aumen-to), che taglia via definitivamentedalla società un numero sempre mag-giore di persone, dimostra che qual-cosa non sta funzionando, che non cipuò essere sviluppo senza solidarietà,che il concetto di cooperazione tra in-dividui, popoli, nazioni deve essereportato a livello internazionale se sivuole davvero lavorare per un mondosostenibile, invece di relegare la coo-perazione internazionale dietro le vir-gole di qualche zero di PIL, lascian-do che la buona volontà di qualcheindividuo provi a sopperire alla cat-tiva concezione di quanti credonoche alla rigidità si debba risponderecon rigidità. ■

Armando Bufardeci

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VOLONTARI

Il personale espatriato del VIS:come si cambia, cosa si muove...

di Valentina Barbieri, VIS - Responsabile Risorse Umane

percorso annuale di cambiamen-to e riorganizzazione che il no-stro organismo ha affrontato in

questo ultimo anno riguarda anchel’approfondimento della visione e del-la figura di coloro che fino ad oggi ab-biamo chiamato volontari internazio-nali, i nostri ambasciatori in loco suiprogetti e nella gestione delle attivitàpeculiari del VIS nei vari Paesi.

Il documento di programmazione stra-tegica 2015-2017 ha introdotto, in-fatti, una riflessione sulla figura di co-loro che partono per un’esperienza diservizio con il VIS come testimoni diuna missionarietà salesiana laica, co-me promotori di diritti umani, comeportatori di una cultura che incontraun’altra cultura, come persone checontribuiscono con le proprie compe-tenze e la propria umanità alla realiz-zazione di un mondo possibile. Tale ri-

flessione si inseriscenel dibattito sulla

cooperazione internazionale in Italiache è sfociato nell’approvazione dellanuova legge, la nr. 125/2014. In linea con questa legge il VIS deli-nea due figure di espatriati: gli opera-tori per lo sviluppo e i volontari in-ternazionali. Due figure che hanno leloro radici comuni nella condivisionedel carisma e della missione salesiana,della condivisione della mission e vi-sion del VIS, nella motivazione, nellecompetenze professionali specifiche,nelle capacità e attitudini al lavoro diéquipe e alla comunicazione. Differiscono invece nell’inquadra-mento contrattuale in quanto gli ope-ratori per lo sviluppo rientrano nellefigure professionali che instauranocon l’organismo un rapporto di lavo-

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VOLONTARI

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visti da Loro by RoBot

ro, mentre i volontari internazionalioffrono la propria professionalità perscelta vocazionale, a titolo gratuito, afronte di un rimborso spese ai sensidella suddetta legge. Per fare in modo che tale distinzionetrovi concreta attuazione nelle realtàprogettuali del VIS, c’è bisogno dellacollaborazione di tutti i soggetti coin-volti della Famiglia Salesiana che ac-compagnino e indirizzino i giovaniche appartengono e afferiscono alproprio territorio verso l’esperienzapiù aderente al proprio profilo, alleproprie aspettative e alla propria fase

di vita. Tale riflessione, insieme aduna riflessione più ampia su come ilVIS sta cambiando, in termini di do-cumenti e posizione istituzionale cosìcome di riorganizzazione operativa estrumenti di lavoro, è stata al centrodell’incontro degli operatori di svi-luppo che si è tenuto al VIS dal 15 al19 dicembre scorso. In questa occasione la sede di Romasi è arricchita della presenza di 13 col-leghi provenienti da 9 Paesi, in rap-presentanza degli altri operatori rima-sti in servizio. Coordinatori Paese e/odi progetti e amministratori, figure

chiave del lavoro che il VIS sta im-plementando nei Paesi principali incui lavora. Colleghi di sede e colleghi sul campoa confronto per una settimana, a la-voro fianco a fianco, a confrontarsi sui4 obiettivi principali dell’incontro: 1) presentare e condividere

i risultati dei gruppi di lavoro sulle procedure;

2) informare sul nuovo modello organizzativo e sulle implicazioniper il lavoro in loco;

3) formare all’uso del gestionalee avviare il lavoro;

4) condividere il documento di programmazione strategica e avviare un percorso di lavoro sul positionpaper “Gruppi vulnerabili”.

Obiettivi ambiziosi, lo sapevamo findall’inizio, e in parte raggiunti duran-te l’incontro. Il tempo per la discus-sione e il confronto è stato poco ri-spetto alle necessità e al desiderio diconoscersi innanzitutto e poi di espri-mersi, ma sicuramente possiamo direche il piacere di conoscersi personal-mente, di incontrare altri colleghi concui parlare la stessa lingua, di guar-

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darsi negli occhi e scoprire di viverele stesse esperienze, nonostante le di-versità di Paese, di contesto, di lingua,di progetto, ha fatto da fil rouge all’in-contro, così come l’esperienza di la-vorare per intere giornate con colle-ghi di sede con cui di solito si intera-gisce a distanza. A far da collante ilclima affettuoso e conviviale che ca-ratterizza il nostro organismo. Ad arricchire il lavoro la presenza an-che, durante una giornata, del Comi-tato Esecutivo del VIS che ha intro-dotto il documen-to di programma-zione strategica eche, come sottoli-neato dagli stessipartecipanti, ci hamesso la faccia nelladirezione del cam-biamento e nell’ela-borazione di docu-menti volti a rendereil VIS più efficace e più efficiente nella sua azione educativa. Un primo esperimento; tanto da affi-nare, ma rimane la voglia di cercarespazi e momenti per lavorare insieme,come è dimostrato dalle proposteemerse per non lasciare che questo in-contro rimanga uno spazio isolato:condividere il lavoro sul policy paperdel Vocational Training che non abbia-mo potuto affrontare, la condivisionedei documenti chiave con i nostri par-tner salesiani, la proposta di indivi-duare delle best practice l’idea di con-tinuare con incontri di operatori a ca-rattere regionale e di coinvolgere an-che il personale locale. Insomma, non resta che metterci a la-vorare fin da subito per rendere tuttociò possibile! ■

SERVIZIO CIVILE 2015, DUE NUOVE OPPORTUNITÀ:

2 PROGETTI, 6 PAESI, 15 VOLONTARI, 12 MESI DI SERVIZIO

Il Servizio Civile è aperto ai giovani tra 18 e 28 anni come occasioneunica di crescita ed arricchimento personale e professionale; rappre-senta inoltre uno strumento particolarmente efficace per diffondere lacultura della solidarietà e della pace tra i popoli.I progetti che il VIS propone hanno una durata di 12 mesi così strut-

turati: formazione, partenza per il Paese di destinazione, rientro in Ita-lia dopo 3 mesi per una sessione di valutazione e di definizione delprogetto individuale, rientro nel Paese di servizio e attuazione del pro-

getto individuale per i mesi restanti. Il vitto e l’alloggio sono ga-rantiti dal progetto, oltre ad un assegno mensile ed un’indennitàaggiuntiva per ogni giorno di servizio all’estero. Per maggiori in-formazioni sul Servizio Civile in generale si può consultare il sitoistituzionale www.serviziocivile.it.

PROGETTO D.A.I.! DIRITTO ALL’INFANZIA

Il progetto prevede l’inserimento di 9 volontari nei seguentiPaesi: Bolivia, Angola, Madagascar, Bosnia. Si tratta di un progetto il cui focus sono attività con minori svan-

taggiati e a rischio di esclusione sociale, con un’attenzione partico-lare ai minori di strada in Bolivia e Angola.

PROGETTO COSTRUIRE IL FUTURO

Il progetto prevede l’inserimento di 6 volontari (due per ogni Paese)nei seguenti Paesi: Palestina, Madagascar, Burundi. Si tratta di un progetto il cui focus è la formazione professionale

dei giovani e il collegamento tra formazione professionale e inse-rimento dei giovani nel mercato del lavoro.

Per candidarsi bisogna compilare apposita domanda secondo le indicazioni del bando nazionale consultabile sul sito www.volint.itnell’apposita sezione.

Per maggiori informazioni e per essere inseriti nella mailing list sul Servizio Civile contattare Valentina Barbieri [email protected],tel. 06/51629251

e più efficiente nella sua azione

aggiuntiva per ogni giorno di servizio all’estero. Per maggiori in-formazioni sul Servizio Civile in generale si può consultare il sitoistituzionale

Paesi: Bolivia, Angola, Madagascar, Bosnia.

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO32

VITA ASSOCIATIVA

SCUOLAdi mondialità

scuola di mondialità e missioneè una proposta, promossa dal-l’animazione missionaria del-

l’Ispettoria salesiana dell’Italia centrale(ICC), per giovani interessati a formar-si e a confrontarsi sulle tematiche dellamondialità, della missione, dell’inter-cultura, dei diritti umani, e a vivereesperienze di fraternità e servizio in Ita-lia e nel mondo. Dopo aver partecipatodue volte alla scuola, da due anni faccioparte dell’équipe di animazione missio-naria della zona Lazio-Umbria e la scor-sa estate sono partito per l’Etiopia. En-trare in contatto con un “mondo diver-so” mi ha aiutato a riflettere sulla miavita e a capire cosa veramente è impor-tante e cosa invece dovrebbe essere so-lo “di contorno”.La scuola non è solamente un corso perchi vuole trascorrere l’estate in missione(che rimane una scelta di ogni singolopartecipante), è molto di più: il primoobiettivo è stimolare in ciascuno la ri-flessione sul ruolo che si può avere difronte alle realtà presentate. Insomma,smuoverci dentro! Oltre ai relatori,

esperti e in grado di indicare ai parteci-panti delle possibili risposte positive aproblematiche in apparenza insormon-tabili, vien data la possibilità di incon-trare dei “testimoni”: giovani e adulticon una storia, un’esperienza positiva discelta e d’impegno quotidiano da rac-contare. La ricchezza di questa scuola siriscontra nella condivisione di proposte,programmazione e finalità nel camminoe, allo stesso tempo, nella valorizzazionedei singoli contesti. Siamo presenti, oltreche a Roma con un percorso diviso in tremoduli sul tema del diritto al cibo in vi-sta di Expo, in Liguria (con sede a Ge-nova), con un percorso anche qui in tremoduli; in Toscana (con sede a Firenze),dove si è scelto di aderire alla propostadi formazione missionaria dell’ufficiomissionario dioce-sano; nelle Mar-che (con sede aCivitanova Mar-che), con incontri

La

I giovani dellascuola di mondialià

del Lazio

di Marco Fulgaro, Équipe Animazione Missionaria ICC Lazio - Umbria

mensili sul diritto al cibo; e in Sardegna(con base a Selargius-Cagliari), con in-contri mensili su temi missionari. Sonoprevisti momenti di formazione comu-ne per i partecipanti delle varie regioni,come gli esercizi spirituali missionari e il“corso partenti”, formazione in vista del-la partenza estiva.Devo dire che fare parte di questa gran-de famiglia dell’animazione missionariaaggiunge un senso in più alla mia vi-ta.D’altronde, è bello sapere che altrigiovani in altre città e regioni stannopartecipando ad un percorso simile alnostro, che hanno desiderio di appro-fondire i temi della mondialità e dellosviluppo e che lo stanno facendo conuno “stile” che ci accomuna tutti, quel-lo di Don Bosco! ■

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO34

R c s noi iE Ne

NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI

CIELO

TERSO ➡

Tutte le news su:www.volint.it/vis/archivionews

Giovanni Maria Flick

non ora quando?” Il titolo del primocapitolo del libro del prof. Flick dà la

prospettiva all’intero libro. Si tratta infatti diun libro “tempestivo”, fortemente figlio deitempi che viviamo. Di fronte alla violenza, alterrorismo, alla sempre crescente esclusione so-ciale, all’intolleranza che si può trasformare inodio, il fermarsi a riflettere sul senso profondodella dignità è non solo opportuno, ma direistrettamente necessario.Lo è senz’altro per chi opera a tutti i livelli nel-l’ambito della promozione e protezione dei di-ritti umani, ma proprio in questo momentostorico riflettere sulla dignità è necessario pertutti.Il prof. Flick ci propone un intenso percorso dipensiero a partire dalla dignità come ponte traun passato di offese ad essa, un presente di in-

quietudini e un futuro in cui le insidie e i peri-coli per la condizione umana non possono cherisolversi nella dignità come valore ultimo. L’al-ternativa, come ci insegna la storia, è la barba-rie più assoluta.Durante questo percorso l’autore ci offre nu-merosi approfondimenti in cui la dignità vienemessa in relazione con i concetti di eguaglianzae diversità, con la solidarietà, con la libertà,con l’onore. La dignità diventa così non solo un ponte“temporale” che attraversa la storia, ma ancheun ponte fra l’uomo e gli altri uomini. Un ponte che esprime apertura e inclusione,in contrapposizione ai molti muri che espri-mono chiusura ed esclusione, muri che da piùparti siamo invitati a erigere sempre più in-valicabili. ■

Libreria Editrice Vaticana (2015)

ELOGIOdella

DIGNITÀ

“Sedi Nico Lotta, Presidente VIS

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NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI

CIELO

TERSO

CIELO NUVOLOSO

16 gennaio 2015 Gioiamo per la liberazione delle due giovani volontarie lombarde Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria nel luglio scorso.

26 febbraio 2015 Esce il rapporto di Amnesty International sullo stato dei diritti umani nel mondo: il 2014sarà ricordato per i violenti conflitti e l’incapacità di tanti Governi di proteggere i diritti e la sicurezza deicivili. Un anno catastrofico per milioni di persone intrappolate nella violenza di Stati e gruppi armati.9 gennaio 2015 In Nigeria un nuovo massacro di innocenti. Falciati dalle raffiche di proiettili o annegatimentre cercavano la fuga in barca o a nuoto: centinaia di abitanti della cittadina di Baga sono stati uccisicosì dopo l’occupazione della cittadina da parte degli islamisti di Boko Haram.16 dicembre 2014 Il VIS si stringe nel dolore alle famiglie degli studenti e degli insegnanti uccisi sui banchi discuola in Pakistan.

a cura di Alessandra Tarquini - [email protected]

In questa rubrica raccogliamo e ripercorriamo le news apparse sul nostro sito volint.it negli ultimi mesi,

che ci aiutano a leggere il nostro Paese e il mondo

PREVISIONI DEL TEMPO ATTRAVERSO LE NOTIZIE DI WWW.VOLINT.IT

PIOG

GIA

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Tutte le news su:www.volint.it/vis/archivionews

10 marzo 2015 Nel 2014, secondo il rapporto sul traffico mondiale di armi del gruppo di esperti IhsJanes, le importazioni di armi nel mondo sono aumentate del 52%, per un totale di 9,8 miliardi di dol-lari. L’Arabia Saudita è il primo importatore di armi al mondo. In cima alla classifica dei Paesi esporta-tori, invece, gli Stati Uniti. L’Italia, dal commercio internazionale di armi, ha guadagnato 1,9 miliardidi dollari, superando Israele (1,7 miliardi) e la Cina (1,5 miliardi).26 febbraio 2015 La street art di Banksy è arrivata a Gaza. Dalle macerie fioriscono le opere del famo-so artista internazionale: una torretta di controllo diventata giostra, una donna ripiegata su se stessa con una mano sullanuca, un ragazzo che cerca di scavalcare un muro e al suo fianco la scritta rossa “Se ci laviamo le mani del conflitto tra iforti e i deboli, scegliamo di sederci a fianco dei primi. Non restiamo neutrali”.16 gennaio 2015 Continuiamo a chiedere la liberazione di Giovanni Lo Porto, cooperante rapito in Pakistan il 19 gen-naio 2012, e del gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria a fine luglio 2013. 10 dicembre 2014 ll Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani presenta il suo Rapporto e i risultati ne-gativi ottenuti dall’Italia durante la Revisione Periodica Universale del Consiglio dei diritti umani dell’Onu: il nostro èun Paese in ritardo che temporeggia anche nel campo dei diritti umani. Il contributo del VIS al rapporto è focalizzato sul-l’educazione ai diritti umani. 3 dicembre 2014 Associazione Ong Italiane, Coordinamento Italiano Network Internazionali – CINI (di cui il VIS èparte), Link 2007 esprimono viva preoccupazione alla luce dell’andamento della discussione parlamentare sulla legge distabilità, i finanziamenti in capo al Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale MAECI sono fermi al li-vello del 2014, ovvero circa 240 milioni.27 novembre 2014 Esce il Rapporto 2015 di Sbilanciamoci “Come usare la spesa pubblica per diritti, pace e ambiente”: 84 proposte dettagliate, elaborate dalle 46 organizzazioni, per generare risparmi o maggiori entrate da un lato, tagli al-la spesa sbagliata e maggiori stanziamenti per quella giusta dall’altro, per un ammontare di 27 miliardi di euro, coinvol-gendo 7 aree: Fisco e Finanza, Lavoro e Reddito, Cultura e Conoscenza, Ambiente e Sviluppo sostenibile, Welfare e Diritti, Cooperazione pace e disarmo, Altraeconomia.20 novembre 2014 Papa Francesco partecipa alla Conferenza Internazionale sulla Nutrizione organizzata dalla Fao e chiu-de il suo intervento con la richiesta di benedizione per tutti coloro che, con responsabilità diverse, si mettono al servizio diquanti soffrono la fame e sanno assisterli con gesti concreti di vicinanza.

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO36

dal Direttore

L’EDUCAZIONEsconfiggerà il terrore

di Luca Cristaldi, VIS - Direttore “Un Mondo Possibile”[email protected]

Isis fa sempre più paura. Perché non si vede ma può es-sere ovunque. Perché utilizza una precisa e deliberatastrategia del terrore e la barbarie che la caratterizza è

troppo per qualunque coscienza.Ma l’Isis fa paura anche perché fomenta i nostri stereotipi epregiudizi; li moltiplica in modo esponenziale. Ci spinge asuperficiali generalizzazioni nonché a reazioni incontrollatee irrazionali. Ci sprona all’odio e alla violenza.Domandiamoci però se seriamente siamo convinti che l’usodella forza e delle armi siano uno strumento efficace. Può es-sere questa una risposta sensata e risolutiva?Noi siamo convinti di no! Nel momento in cui scrivo le Nazioni Unite stannodecidendo se e come interveni-re e forse nel momento incui voi leggerete una nuovaescalation di atti terroristiciavrà indotto le potenzeoccidentali ad un nuovo

intervento armato, l’ennesima guerra che porterà inevitabil-mente migliaia di morti e feriti tra i civili.Noi ancora crediamo nella forza del dialogo, del diritto, del-l’educazione e dell’inclusione. E siamo convinti che la mela marcia non fa l’albero e non vaconfusa con questo. Chi sbaglia va punito (ed educato), masolo chi sbaglia. Troppo facile dividere il mondo in buoni ecattivi, troppo semplicistico, troppo stupido.Per questo il tema che tratteremo quest’anno vuole esserequello dell’inclusione e della lotta all’esclusione sociale, nelsud e nel nord del mondo. Per affermare la necessità e la spe-

ranza di un mondo solidale, unito nei valori dei di-ritti umani e del rispetto reciproco.

La nostra arma migliore è anco-ra una volta quella dell’infor-mazione, della sensibilizzazione

e dell’educazione a “unmondo possibile”. ■

L’

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Tipolitografia Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 - 00181 Roma

Tel. 06 78.27.819 • [email protected] di stampare: Marzo 2015

unmondopossibile

Rivista trimestrale delVIS - Volontariato

Internazionale per lo SviluppoAutorizzazione del Tribunale

di Roma n. 281/2008 del 7.7.2008

possibile

Rivista trimestrale del

42 marzo2015

Dav

ide

Boz

zalla

Direttore responsabile:Luca Cristaldi

Gruppo di redazione:Gianluca Antonellidon Guido Errico

Nico LottaAlessandra TarquiniSabina Beatrice Tulli

Hanno collaboratoa questo numero:Valentina Barbieri,mons. Enrico Feroci,

Marco Fulgaro,Riccardo Giannotta

Renata TargettiFabio VettoriMarco Zupi

Le vignette sono di Roberto Bottazzo

Art direction: Nevio De Zolt

La pubblicità centrale sul SADè stata realizzata da IED ROMAIstituto Europeo di Design.Un grazie speciale a Elisabetta Secchi,responsabile Relazioni Esternee agli studenti Greta Rosalia Procentese,Riccardo Coticoni, Michela Rossie Claudia Grisanti.

La foto di copertina è diDavide BozzallaLe foto sono di:

Armando Bufardeci,Stefano Pinci,

Alessandra Tarquini

Le foto dove non compare il nomedell’autore sono dell’archivio VIS

UN MONDO POSSIBILEviene inviato a quanti ne fanno richiesta

VIS - VolontariatoInternazionale per lo Sviluppo

Via Appia Antica, 126 - 00179 RomaTel. 06.51.629.1 - Fax [email protected] - [email protected]

www.volint.itCF 97517930018

C. C. Postale 88182001Banca Popolare Etica

IBAN IT70F0501803200000000520000

“Perché lasciate entrare quella gente nella nostra chiesa?” chiede un sagrestano ad un anzianoprete; il prete, poi, risponde: “Perché è una chiesa”; di nuovo il sagrestano dice: “Quella è gentediversa, avere a che fare con loro è un rischio per tutti”; “Quando la carità è un rischio, quelloè il momento della carità”, risponde l’anziano prete, in una delle più belle scene del film diErmanno Olmi Il Villaggio di Cartone.Senz’altro il momento della carità è oggi. La paura dell’altro, dello straniero, del diverso da

me, alimenta ostilità che spesso si trasforma in vera crudeltà. Il contesto di crisi ci porta allachiusura, al lasciare fuori, alla difesa del nostro piccolo pezzo di mondo, al “prima noi e poi, sene resta, loro”. Cercare di vivere la carità oggi è senza dubbio un rischio. Basta chiederlo aquanti, anche nei centri salesiani in Italia, si occupano di accoglienza di migranti: accusati ditutto, dall’arricchimento illecito all’essere protettori di terroristi o untori dell’ebola.È sempre più difficile raccontare da cosa si fugge, quali sono le situazioni dei Paesi di originedelle migrazioni, Paesi in cui i volontari e gli operatori del VIS, accanto ai Salesiani, si spen-dono per contrastare l’oppressione della miseria e la negazione dei diritti.È sempre più difficile, ma proprio per questo continueremo a farlo con più forza. A raccontaree a cercare di capire quali sono le logiche che portano all’esclusione sociale di pezzi interi diumanità.Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium scrive: «Oggi dobbiamo dire “noa un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile chenon faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentrelo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. [...] Si considera l’essere umano insé stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio allacultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fe-nomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta

Nico Lotta, Presidente VIS [email protected]

Oggi è il momen

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Scegli le bomboniere

solidali del VIS

42mondoCOP_13copMond06.qxd 13/03/15 11:44 Pagina 2

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marzo 2015

unmondopossibileRIVISTA TRIMESTRALE DEL VIS - VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO 42

SPECIALE ESCLUSIONEPerché oggi è importanteparlare di diseguaglianza

PROGETTIHAITI.Da prendere con le molle

REPORTAGELa mostra “Quando il cibo è SAPERE”

Anno

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