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Il grande storico dell'editoria compie 90 anni e ripercorre i suoi scoop: da Livio Garzanti a Valentino Bompiani a Giangiacomo Feltrinelli Ferretti, dietro le quinte dell'industria libraria Tra liti, bizze, clamorosi abbagli e intuizioni geniali COLLOQUIO Mondadori ricevette alla fine di un lungo corteg giamento Giusep pe Ungaretti e, co me ricorda Valenti no Bompiani allora segretario generale della casa editrice, sa pendo solo che si trattava di un importante poeta ma non co noscendo nulla di lui, si infor mò brevemente, aprì la porta dell'ufficio e lo apostrofò con voce tonante: "Maestro, m'illu mino d'immenso". Fu un in contro memorabile, il maestro andandosene disse ai redatto ri: "Sa a memoria tutte le mie poesie". Erano i tempi eroici dell'editoria italiana, segnati da grandi personalità spesso geniali e imprevedibili, quan do il "mestiere" era ancora un grande artigianato e non man cavano i gesti teatrali, la com media umana alla sua massi ma potenza, per amore dei li bri. Per lungo tempo, però, quel che avveniva dietro le quinte è stato quasi del tutto ignoto, al più tramandato dal le memorie dei protagonisti. Uno dei primi a capire quan to fosse importante studiarlo, perché la storia dell'editoria è uno degli assi portanti della storia della cultura, e della sto ria d'un Paese, fu, a partire da gli anni 50, Gian Carlo Ferret ti, che domani compie no vant'anni dopo aver fatto il giornalista, il critico letterario, il docente universitario e so prattutto negli ultimi decenni, appunto, lo storico di una ma teria che a molti può apparire un poco arida, e invece non lo è. Ferretti ha inventato un mo do di fare ricerca. "L'editoria era come un bosco pieno di sor prese, per me un invito al pia cere della scoperta", ci dice. Per festeggiare il complean gli anni 50, Gian Carlo Ferret ti, che domani compie no vant'anni dopo aver fatto il giornalista, il critico letterario, il docente universitario e so prattutto negli ultimi decenni, appunto, lo storico di una ma teria che a molti può apparire un poco arida, e invece non lo è. Ferretti ha inventato un mo do di fare ricerca. "L'editoria era come un bosco pieno di sor prese, per me un invito al pia cere della scoperta", ci dice. Per festeggiare il complean no Interlinea pubblica un suo saggio dedicato a uno di questi personaggi, Livio Garzanti (il titolo è Un editore imprevedibi le, verrà stampato in tiratura li mitata e con un segnalibro di Pericoli). È l'affresco di una grande avventura culturale, piena di bizze – il personaggio aveva un carattere forte di scontri feroci e di intuizioni ge niali, come quella di pubblica re Fenoglio, di scegliere Attilio Bertolucci come collaborato re, di credere in un autore co me Pasolini. E naturalmente di litigare con tutti. Grandi progetti culturali, grandi ambizioni e istanze pri vatissime sono il sale dell'edi toria. E Ferretti, autore di una fondamentale Storia dell'edito ria letteraria in Italia, 19452003 (Einaudi 2004), ma anche di una "controstoria attraverso i rifiuti" (Siamo spiacenti, Bruno Mondadori 2012), questi rapporti li sa co gliere infallibilmente. Da gior nalista, ci dice. "La metodolo gia imparata nei giornali mi è servita da stimolo. Ho sempre cercato di fare anche vere e proprie inchieste". Una di que ste è quella sulla responsabili tà attribuita tradizionalmente a Elio Vittorini nel rifiuto del Gattopardo, il romanzo di To masi di Lampedusa che faticò a trovare un editore, fino ad ap prodare postumo a Feltrinelli. Il caso Gattopardo rimase a lungo un enigma. "Poi, un gior no del '69, Alcide Paolini, diri gente Mondadori e amico ca ro, mi disse: "Gian Carlo, ti fac cio un regalo". Era il dossier, ri tenuto scomparso, sul Gatto pardo". Da cui emergeva che Vittorini forse non capì il gran romanzo, ma lo rifiutò per Ei naudi, non per Mondadori (era consulente di entrambe le case), caldeggiando con que st'ultima la pubblicazione. Sono, questi, fra i mille esempi possibili della lunga ri cerca; durante la quale "mi so no divertito moltissimo", dice Ferretti. Gli episodi anche di vertenti, del resto, non manca no. Valentino Bompiani ad esempio, per una questione di gusto (lo trovava osceno) get tò l'intera tiratura del Tambu ro di latta di Günter Grass (5000 copie) e cedette i diritti a Feltrinelli: si era trovato il ro manzo tra le mani già pronto senza mai averlo letto prima, si arrabbiò e perse così un libro fondamentale di quell'edizio ne è stata ritrovata una copia piena di irosi scarabocchi. Giangiacomo Feltrinelli scassi nò i cassetti della scrivania di Giorgio Bassani, sospetto di in tesa col nemico Einaudi, e lo li cenziò pure, dopo che lo scrit tore aveva rifiutato di pubbli care nella sua collana Fratelli d'Italia di Alberto Arbasino: era il '63, e la neoavanguardia bollava spietatamente lui e Cassola come le "Liale del No vecento". Pubblico e privato, orizzon ti culturali e insofferenze per sonali sono stati la miscela di manzo tra le mani già pronto senza mai averlo letto prima, si arrabbiò e perse così un libro fondamentale di quell'edizio ne è stata ritrovata una copia piena di irosi scarabocchi. Giangiacomo Feltrinelli scassi nò i cassetti della scrivania di Giorgio Bassani, sospetto di in tesa col nemico Einaudi, e lo li cenziò pure, dopo che lo scrit tore aveva rifiutato di pubbli care nella sua collana Fratelli d'Italia di Alberto Arbasino: era il '63, e la neoavanguardia bollava spietatamente lui e Cassola come le "Liale del No vecento". Pubblico e privato, orizzon ti culturali e insofferenze per sonali sono stati la miscela di una grande stagione, quella degli "editori protagonisti" cui Ferretti è certo legato. Og gi, osserva, "la situazione è peggiorata". In che senso? "Si sono accentuati tutti i vizi d'al lora, soprattutto con la nascita delle grandi concentrazioni. Quel che ancora accade di buo no è dovuto alle singole intelli genze; e a qualche casa editri ce d'eccezione". C'è a questo proposito in Ferretti una mira bolante invenzione linguistica riferita agli anni Ottanta, quan do i buoni autori commerciali cominciano a comportarsi, a ri tenersi e a voler essere ritenuti grandi scrittori: il "morbo del blasone". A pensarci, sembra che non sia stato per nulla de bellato. M. B. "Elio Vittorini rifiutò Il Gattopardo per Einaudi, ma lo accettò per Mondadori" "Il lavoro nei giornali mi è servito. Ho sempre cercato di fare vere e proprie inchieste" Data: 15.06.2020 Pag.: 30 Size: 451 cm2 AVE: € 122672.00 Tiratura: 160240 Diffusione: 129474 Lettori: 1132000 INTERLINEA 1

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Il grande storico dell'editoria compie 90 anni e ripercorre i suoi scoop: da Livio Garzanti a Valentino Bompiani a Giangiacomo Feltrinelli

Ferretti, dietro le quinte dell'industria librariaTra liti, bizze, clamorosi abbagli e intuizioni genialiCOLLOQUIO

Mondadoriricevette alla finedi un lungo corteg­giamento Giusep­pe Ungaretti e, co­me ricorda Valenti­

no Bompiani allora segretariogenerale della casa editrice, sa­pendo solo che si trattava di unimportante poeta ma non co­noscendo nulla di lui, si infor­mò brevemente, aprì la portadell'ufficio e lo apostrofò convoce tonante: "Maestro, m'illu­mino d'immenso". Fu un in­contro memorabile, il maestroandandosene disse ai redatto­ri: "Sa a memoria tutte le miepoesie". Erano i tempi eroicidell'editoria italiana, segnatida grandi personalità spessogeniali e imprevedibili, quan­do il "mestiere" era ancora ungrande artigianato e non man­cavano i gesti teatrali, la com­media umana alla sua massi­ma potenza, per amore dei li­bri. Per lungo tempo, però,quel che avveniva dietro lequinte è stato quasi del tuttoignoto, al più tramandato dal­le memorie dei protagonisti.Uno dei primi a capire quan­

to fosse importante studiarlo,perché la storia dell'editoria èuno degli assi portanti dellastoria della cultura, e della sto­ria d'un Paese, fu, a partire da­gli anni 50, Gian Carlo Ferret­ti, che domani compie no­vant'anni dopo aver fatto ilgiornalista, il critico letterario,il docente universitario e so­prattutto negli ultimi decenni,appunto, lo storico di una ma­teria che a molti può apparireun poco arida, e invece non loè. Ferretti ha inventato un mo­do di fare ricerca. "L'editoriaera come un bosco pieno di sor­prese, per me un invito al pia­cere della scoperta", ci dice.Per festeggiare il complean­

gli anni 50, Gian Carlo Ferret­ti, che domani compie no­vant'anni dopo aver fatto ilgiornalista, il critico letterario,il docente universitario e so­prattutto negli ultimi decenni,appunto, lo storico di una ma­teria che a molti può apparireun poco arida, e invece non loè. Ferretti ha inventato un mo­do di fare ricerca. "L'editoriaera come un bosco pieno di sor­prese, per me un invito al pia­cere della scoperta", ci dice.Per festeggiare il complean­

no Interlinea pubblica un suosaggio dedicato a uno di questipersonaggi, Livio Garzanti (iltitolo è Un editore imprevedibi­le, verrà stampato in tiratura li­mitata e con un segnalibro diPericoli). È l'affresco di unagrande avventura culturale,piena di bizze – il personaggioaveva un carattere forte ­ discontri feroci e di intuizioni ge­niali, come quella di pubblica­re Fenoglio, di scegliere AttilioBertolucci come collaborato­re, di credere in un autore co­me Pasolini. E naturalmentedi litigare con tutti.Grandi progetti culturali,

grandi ambizioni e istanze pri­vatissime sono il sale dell'edi­toria. E Ferretti, autore di unafondamentale Storia dell'edito­ria letteraria in Italia,1945­2003 (Einaudi 2004),ma anche di una "controstoriaattraverso i rifiuti" (Siamospiacenti, Bruno Mondadori2012), questi rapporti li sa co­gliere infallibilmente. Da gior­nalista, ci dice. "La metodolo­gia imparata nei giornali mi èservita da stimolo. Ho semprecercato di fare anche vere eproprie inchieste". Una di que­

Grandi progetti culturali,grandi ambizioni e istanze pri­vatissime sono il sale dell'edi­toria. E Ferretti, autore di unafondamentale Storia dell'edito­ria letteraria in Italia,1945­2003 (Einaudi 2004),ma anche di una "controstoriaattraverso i rifiuti" (Siamospiacenti, Bruno Mondadori2012), questi rapporti li sa co­gliere infallibilmente. Da gior­nalista, ci dice. "La metodolo­gia imparata nei giornali mi èservita da stimolo. Ho semprecercato di fare anche vere eproprie inchieste". Una di que­

ste è quella sulla responsabili­tà attribuita tradizionalmentea Elio Vittorini nel rifiuto delGattopardo, il romanzo di To­masi di Lampedusa che faticòa trovare un editore, fino ad ap­prodare postumo a Feltrinelli.Il caso Gattopardo rimase alungo un enigma. "Poi, un gior­no del '69, Alcide Paolini, diri­gente Mondadori e amico ca­ro, mi disse: "Gian Carlo, ti fac­cio un regalo". Era il dossier, ri­tenuto scomparso, sul Gatto­pardo". Da cui emergeva cheVittorini forse non capì il granromanzo, ma lo rifiutò per Ei­naudi, non per Mondadori(era consulente di entrambe lecase), caldeggiando con que­st'ultima la pubblicazione.Sono, questi, fra i mille

esempi possibili della lunga ri­cerca; durante la quale "mi so­no divertito moltissimo", diceFerretti. Gli episodi anche di­vertenti, del resto, non manca­no. Valentino Bompiani adesempio, per una questione digusto (lo trovava osceno) get­tò l'intera tiratura del Tambu­ro di latta di Günter Grass(5000 copie) e cedette i dirittia Feltrinelli: si era trovato il ro­manzo tra le mani già prontosenza mai averlo letto prima,si arrabbiò e perse così un librofondamentale ­ di quell'edizio­ne è stata ritrovata una copiapiena di irosi scarabocchi.Giangiacomo Feltrinelli scassi­nò i cassetti della scrivania diGiorgio Bassani, sospetto di in­tesa col nemico Einaudi, e lo li­cenziò pure, dopo che lo scrit­tore aveva rifiutato di pubbli­care nella sua collana Fratellid'Italia di Alberto Arbasino:era il '63, e la neoavanguardiabollava spietatamente lui eCassola come le "Liale del No­vecento".Pubblico e privato, orizzon­

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manzo tra le mani già prontosenza mai averlo letto prima,si arrabbiò e perse così un librofondamentale ­ di quell'edizio­ne è stata ritrovata una copiapiena di irosi scarabocchi.Giangiacomo Feltrinelli scassi­nò i cassetti della scrivania diGiorgio Bassani, sospetto di in­tesa col nemico Einaudi, e lo li­cenziò pure, dopo che lo scrit­tore aveva rifiutato di pubbli­care nella sua collana Fratellid'Italia di Alberto Arbasino:era il '63, e la neoavanguardiabollava spietatamente lui eCassola come le "Liale del No­vecento".Pubblico e privato, orizzon­

ti culturali e insofferenze per­sonali sono stati la miscela di

una grande stagione, quelladegli "editori protagonisti"cui Ferretti è certo legato. Og­gi, osserva, "la situazione èpeggiorata". In che senso? "Sisono accentuati tutti i vizi d'al­lora, soprattutto con la nascitadelle grandi concentrazioni.Quel che ancora accade di buo­no è dovuto alle singole intelli­genze; e a qualche casa editri­ce d'eccezione". C'è a questoproposito in Ferretti una mira­bolante invenzione linguisticariferita agli anni Ottanta, quan­do i buoni autori commercialicominciano a comportarsi, a ri­tenersi e a voler essere ritenutigrandi scrittori: il "morbo delblasone". A pensarci, sembrache non sia stato per nulla de­bellato. ­ M. B.

"Elio Vittorini rifiutòIl Gattopardo per

Einaudi, ma lo accettòper Mondadori"

"Il lavoro nei giornalimi è servito. Ho semprecercato di fare veree proprie inchieste"

Data: 15.06.2020 Pag.: 30Size: 451 cm2 AVE: € 122672.00Tiratura: 160240Diffusione: 129474Lettori: 1132000

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Gian Carlo Ferretti è nato a Pisa il 16 giugno 1930

Data: 15.06.2020 Pag.: 30Size: 451 cm2 AVE: € 122672.00Tiratura: 160240Diffusione: 129474Lettori: 1132000

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