Trattamento dei reflui conciari tramite bioreattori a membrane · Università di Firenze -...
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Università degli Studi di Firenze Consorzio Cuoiodepur S.p.A
Risultati della convenzione di ricerca tra
Università di Firenze - Dipartimento di Ingegneria Civile e
Cuoiodepur S.p.A
sul tema
Trattamento dei reflui conciari tramite bioreattori a membrane
Responsabile Scientifico della Ricerca Dr. Ing. Claudio Lubello
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Ringraziamenti
Lo studio presentato in queste pagine è un esempio molto positivo di
collaborazione fra Università e mondo produttivo che dovrebbe ricorrere più
spesso nell’attività di ricerca.
Si vuole ringraziare in primo luogo la Cuoiodepur S.p.A. per aver contribuito
finanziariamente ed operativamente allo studio ed in particolare la disponibilità
offerta dal Dott. Borrini che ha subito compreso l’importanza della
sperimentazione e le sue possibili implicazioni sul territorio.
Mi corre l’obbligo, ed il piacere, di ringraziare gli sponsor “tecnici” che molto
hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro:
- Ditta 'Zenon', per aver offerto le piante e una preziosa collaborazione;
- Ditta Actida, per avere messo a disposizione l’impianto pilota;
Il gruppo di ricerca:
Prof. Claudio Lubello
Dott. Ing. Riccardo Gori
Ing. Giulio Munz
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INTRODUZIONE
Il contesto in cui nasce questo studio è quello di una futura riorganizzazione della sistema
fognario e di depurazione della “zona del cuoio” che prevede una probabile centralizzazione
del trattamento degli scarichi civili e industriali in un unico impianto.
Alla luce, inoltre, della prossima definizione dell’Arno come area sensibile, sorge l’esigenza di
valutare l’applicabilità di soluzioni per il trattamento delle acque che permettano di unire
migliori efficienze nella rimozione di inquinanti ad una riduzione degli ingombri.
La tecnologia dei bioreattori a membrane risulta potenzialmente molto adatta a soddisfare
entrambe le esigenze, pur presentando delle incognite sull’applicabilità ai reflui conciari legata
alla mancanza di analoghe precedenti esperienze; i reattori biologici a membrane stanno
trovando infatti solo negli ultimi anni applicazione in un numero crescente di situazioni, tra le
quali solo il trattamento di reflui civili può considerarsi una realtà parzialmente consolidata.
Per valutarne l’adozione nel trattamento di un refluo complesso come quello conciario si rende
quindi necessaria una sperimentazione su scala pilota che permetta di comprenderne
l’applicabilità, l’efficienza e di proiettarne poi gli oneri e i vantaggi su scala reale.
Essendo il tipo di membrana una delle prime variabili oggetto di studio, ne sono state
testate di due tipi, diverse per porosità, geometria e funzionamento; per questo si sono
realizzati due diversi impianti pilota, il primo dotato di membrane Zenon e il secondo di
membrane Mitsubishi.
Nell’ottica di un’integrazione nella futura linea di trattamento si sono valutati gli effetti di un
dosaggio di ozono sia a monte che a valle di uno stadio biologico.
Le pagine che seguono sono il resoconto della progettazione, del monitoraggio e della
conduzione dei due impianti pilota.
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TRATTAMENTO DEI REFLUI CONCIARI TRAMITE BIOREATTORI A MEMBRANE 1
INTRODUZIONE 3
1. I PROCESSI A MEMBRANA 6
1.1 CLASSIFICAZIONE DEI PROCESSI A MEMBRANA 8 1.2 STRUTTURA DELLE MEMBRANE 11 1.3 MATERIALI 12 1.4 GEOMETRIA DELLE MEMBRANE 13 1.5 I BIOREATTORI A MEMBRANA 15 1.5.1 INTRODUZIONE 15 1.5.2 IL FOULING NEI SISTEMI MBR 18 1.5.3 POLARIZZAZIONE DELLE CONCENTRAZIONI 19 1.5.4 FOULING 19 1.5.5 FATTORI CHE INFLUENZANO IL FOULING 20 1.5.6 CARATTERISTICHE DEL REFLUO 20 1.5.7 CARATTERISTICHE DEL MODULO 21 1.5.8 PARAMETRI OPERATIVI 21 1.6 TECNOLOGIE A MEMBRANA: APPLICAZIONI PER I REFLUI CONCIARI 22
2. MATERIALI E METODI 28
2.1 IMPIANTO PILOTA “ZENON”: DESCRIZIONE, AVVIAMENTO E CONDUZIONE 29 2.1.1 MODULI DI FILTRAZIONE 29 2.1.2 L’IMPIANTO PILOTA 31 2.1.3 ALIMENTAZIONE 40 2.1.4 LAVAGGIO MEMBRANE 40 2.1.5 CONTROLAVAGGIO 41 2.1.6 AVVIAMENTO 43 2.1.7 MANUTENZIONE 49 2.2 IMPIANTO PILOTA MITSUBISHI: DESCRIZIONE, AVVIAMENTI E CONDUZIONE 49 2.2.1 L’IMPIANTO PILOTA MITSUBISHI 50 2.2.2 DESCRIZIONE DEL PROCESSO 51 2.2.3 DESCRIZIONE FISICA DELLE COMPONENTI DELL’IMPIANTO 56 2.2.4 AVVIAMENTO DELL’IMPIANTO 60 2.2.5 PULIZIA DELLE MEMBRANE 64 2.2.6 PROVE CON ACQUA PULITA 65 2.2.7 I° AVVIAMENTO 69 2.2.8 II° AVVIAMENTO 71 2.2.9 III° AVVIAMENTO 78 2.2.10 IL FOULING DELLE MEMBRANE 86 2.3 IMPIANTO DI OZONIZZAZIONE 92 2.3.1 L’IMPIANTO DI OZONIZZAZIONE 94 2.3.2 DESCRIZIONE DELLA CONFIGURAZIONE ADOTTATA 95 2.3.3 RICIRCOLO DEL PERMEATO TRATTATO CON O3 E H2O2 96 2.4 APPLICAZIONE DELLE TECNICHE RESPIROMETRICHE 98 2.4.1 PRINCIPI ALLA BASE DEL METODO RESPIROMETRICO 98 2.4.2 IL RESPIROMETRO 101
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3. RISULTATI 105
3.1 MBR PILOTA ZENON: RISULTATI 106 3.1.1 ANALISI PH 107 3.1.2 ANALISI DELLA CONDUCIBILITÀ 108 3.1.3 MONITORAGGIO DEL FANGO 110 3.1.4 ANALISI DEL COD 120 3.1.5 TRATTAMENTO DI CHIARIFLOCCULAZIONE 125 3.1.6 ANALISI DEL BOD5 128 3.1.7 ANALISI DEI PROCESSI DI NITRIFICAZIONE 129 3.1.8 ANALISI DEI FENOLI 142 3.1.9 ANALISI DEL COLORE 144 3.1.10 ANALISI DEI TENSIOATTIVI NON IONICI (BIAS) 148 3.1.11 ANALISI DEL FOSFORO TOTALE 149 3.1.12 ANALISI DEI METALLI PESANTI 150 3.2 MBR PILOTA MITSUBISHI: RISULTATI 152 3.2.1 ANALISI DEL PH 153 3.2.2 ANALISI DELLA CONDUCIBILITÀ 158 3.2.3 ANALISI DEL POTENZIALE REDOX 161 3.2.4 ANALISI DEI SOLIDI SOSPESI 164 3.2.5 ANALISI DEL COD 174 3.2.6 ANALISI DEL PROCESSO DI NITRIFICAZIONE 187 3.2.7 ANALISI DEI FENOLI 199 3.2.8 ANALISI DEL COLORE 202 3.2.9 MONITORAGGIO DEI SOLFURI 210 3.2.10 FREQUENZA DEI LAVAGGI DELLE MEMBRANE 211 3.3 RISULTATI DELLE PROVE RESPIROMETRICHE 214 3.3.1 FRAZIONAMENTO DEL COD 214 3.3.2 RISULTATI DEL FRAZIONAMENTO DEL COD 221 3.3.3 DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI CINETICI DELLA BIOMASSA 223 3.4 RISULTATI DELLE PROVE DI OZONIZZAZIONE 229 3.4.1 PROVE CON SOLO OZONO 230 3.4.2 UTILIZZO COMBINATO DI OZONO ED ACQUA OSSIGENATA 235 3.4.3 INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI 237
CONCLUSIONI 238
BIBLIOGRAFIA 241
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1. I PROCESSI A MEMBRANA
Introduzione
L’esigenza di accrescere l’efficienza di rimozione degli inquinanti nel processo di
trattamento dei reflui e la ricerca di soluzioni che permettano una riduzione degli ingombri
planimetrici e volumetrici degli impianti di depurazione costituiscono il contesto in cui si sono
moltiplicati gli studi e sono nate le prime applicazioni su scala reale dei bioreattori a
membrana. La tecnologia degli MBR (membrane biological reactor), si è sviluppata, negli
ultimi dieci anni, dall’impiego sinergico di due tecnologie note da tempo ovvero dei
convenzionali processi a biomassa sospesa con la filtrazione su membrane.
La linea di un impianto a fanghi attivi classica è costituita, infatti, da un reattore
biologico per la nitrificazione, da uno per la denitrificazione e dal sedimentatore secondario;
successivamente il refluo viene chiarificato e eventualmente disinfettato con trattamenti
terziari.
I reattori a membrana sostituiscono interamente queste fasi di trattamento tradizionale
con la scomparsa del sedimentatore secondario e a seconda dei casi dei anche dei trattamenti di
affinamento. Negli impianti a fanghi attivi, infatti, la separazione fra acqua depurata e fango,
avviene tramite la sedimentazione dei fiocchi all’interno del sedimentatore secondario: la
depurazione del refluo è quindi strettamente dipendente dalla velocità di sedimentazione dei
fiocchi di fango che a sua volta deriva dalle caratteristiche del fango e quindi, in parte, anche
da quelle del refluo in ingresso. Una variazione del carico di inquinanti o idraulico può portare
ad esempio alla proliferazione di batteri filamentosi che tendono a far risalire i fiocchi in
superficie (bulking), rallentando la sedimentazione. In un reattore MBR la separazione fra
fango e permeato avviene tramite una membrana che trattiene il fango, mentre lascia filtrare il
permeato: la scomparsa del sedimentatore secondario rende indipendente il trattamento di
depurazione dalla sedimentabilità dei fiocchi.
La concentrazione dei solidi sospesi, all’interno del reattore biologico, può quindi
essere aumentata fino a valori elevati senza danneggiare il trattamento; si ha così un notevole
risparmio dello spazio planimetrico utilizzato dall’impianto stesso dovuto anche
dall’eliminazione del comparto di chiarificazione. Un altro vantaggio di questa nuova
tecnologia è il controllo dell’età del fango, che risulta meno vincolata, rispetto al caso in cui sia
presente un sedimentatore, al tempo di ritenzione idraulica e quindi al volume del reattore e
alle fluttuazioni del carico idraulico e organico, permettendo così una migliore gestione
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dell’impianto e del reattore biologico. In un reattore MBR si può lavorare con alti valori del
tempo di residenza cellulare, in modo da ridurre la produzione di fango e di conseguenza la
diminuzione dei costi per il trattamento di smaltimento fanghi; il completo trattenimento del
della biomassa, inoltre, garantisce una maggiore biodiversità, facilitando lo sviluppo di ceppi
batterici (“free swimming bacteria”) che di solito sono allontanati dal sistema.
Le caratteristiche dell’effluente sono inoltre generalmente migliori rispetto a quelle di
un impianto tradizionale a fanghi attivi. Nel refluo depurato, si ha, infatti, la quasi assenza di
solidi sospesi e una notevole riduzione del COD e della concentrazione di microrganismi tale
da permettere, almeno per quanto riguarda i reflui di origine domestica, il riutilizzo
dell’effluente anche a scopo irriguo.
A fronte di questa serie di vantaggi gli MBR presentano tuttavia anche una serie di
problematiche, tuttora oggetto di studio, che ne hanno rallentato la diffusione su scala reale. Il
problema principale è quello del fouling, cioè dello sporcamento delle membrane e la
conseguente riduzione della capacità filtrante e quindi della sua efficienza. Per ridurre tale
problema le ditte costruttrici si sono orientate sulla ricerca di materiali, geometrie del modulo
filtrante, conformazioni della struttura e modalità di funzionamento che permettessero di
ritardare lo sporcamento e di rendere il fenomeno il più possibile reversibile; in modo
complementare si sono sviluppati metodi per effettuare i lavaggi periodici, sostanzialmente
tramite l’aggiunta di reagenti chimici, e soluzioni operative rivolte a ripulire le superfici delle
membrane durante il normale funzionamento: insufflazione di aria per aumentare la turbolenza
intorno alle membrana stessa, fasi di controlavaggio, cicli di filtrazione e di pausa.
Fino ad oggi, un ulteriore sostanziale ostacolo alla diffusione degli MBR è stato
sicuramente il costo di installazione, legato principalmente al costo delle stesse membrane; il
crescente interesse per l’applicazione delle membrane nei bioreattori, nel più ampio contesto di
diffusione dei processi di filtrazione a membrana, costituisce un forte elemento di interesse per
una valutazione dei costi; il proseguire dell’attuale trend discendente dei prezzi delle
membrane porterebbe sicuramente a considerare l’adozione di questa tecnologia più appetibile
per il futuro.
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1.1 Classificazione dei processi a membrana
I processi a membrana si possono classificare all’interno dei processi di filtrazione.
I filtri si possono suddividere in due categorie generali, a seconda che la ritenzione
avvenga primariamente alla superficie (filtri a membrana) o attraverso tutto lo spessore del
filtro (filtri in profondità). I filtri in profondità trattengono circa il 90% delle particelle e sono
impiegati a monte dei filtri a membrana, che trattengono invece il 100% delle particelle con
diametro superiore alla porosità specifica. In questo modo si impedisce l’intasamento del filtro
stesso. La filtrazione è un processo fisico che separa una o più componenti da un fluido. Nei
trattamenti di depurazione, tramite la sedimentazione e la chiariflocculazione si separano
principalmente parti solide e colloidali dal liquido. Nel caso delle membrane si arrivano a
separare dal liquido non solo i solidi sospesi e colloidali ma anche, a seconda del tipo di
membrana, i composti chimici disciolti.
I tipi di filtrazione a membrana sono principalmente due:
• Dead end: la soluzione da filtrare è perpendicolare alla membrana stessa e la portata del
fluido attraversa interamente la membrana che trattiene le particelle solide;
• Cross flow: la soluzione da filtrare è tangenziale alla membrana; in questo caso è il gradiente
di pressione che permette al fluido di attraversare la membrana stessa;
In ambedue i casi si verifica la formazione di uno strato di materiale filtrato sulla
membrana stessa che riduce però il flusso a causa di un aumento di resistenza; nella filtrazione
dead end tale strato si definisce filter cake mentre nel tipo cross flow, gel layer. Quasi tutte le
membrane operano con un sistema di filtrazione di tipo cross flow.
Le membrane artificiali (quelle naturali sono presenti per esempio nelle cellule)
possono agire sia come barriera fisica che impedisce il passaggio di solidi sia come barriera
“chimica” che riduce il passaggio delle specie chimiche. Le membrane possono essere
comunque classificate in base a vari parametri: geometria, caratteristiche fisiche, meccanismo
di separazione ecc. a seconda dell’interesse preciso in questa tecnologia.
Per convenzione le membrane sono classificate in base a tre diverse caratteristiche:
• la dimensione dei pori di passaggio, come illustrato in tabella 1.1;
• il peso molecolare dei processi trattenuti, detto anche taglio molecolare (MWCO, molecolar
weight cut off), connesso alle dimensione molecolari del soluto trattenuto e funzione delle
caratteristiche chimico-fisico delle membrane;
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• il tipo di forza che permette al permeato di attraversare la superficie filtrante, che può essere
dovuta o al gradiente di pressione, ad un potenziale chimico (dialisi) o ad un potenziale
elettrico (elettrodialisi).
PROCESSO DI FILTRAZIONE ΔP [BAR] SIZE RANGE1 [μM]
Microfiltrazione (MF) 0.3-3.5 0.1-10
Ultrafiltrazione (UF) 1.5-7 0.02-0.3
Nanofiltrazione (NF) 5-10 0.001-0.01
Osmosi Inversa (OI) 15-70 <0.001
Tab. 1.1: Classificazione dei processi di filtrazione
in base alla pressione transmembranica e
alla dimensione dei pori.
PROCESSO DI FILTRAZIONE FORZA MOTRICE
Microfiltrazione (MF) Gradiente di pressione
Ultrafiltrazione (UF) Gradiente di pressione
Nanofiltrazione (NF) Gradiente di pressione
Osmosi inversa (OI) Gradiente di pressione
Osmosi Potenziale chimico
Elettrodialisi Potenziale elettrico
Dialisi Gradiente di concentrazione
Tab. 1.2: Classificazione dei processi di filtrazione in base alla forza motrice.
Per quanto riguarda i processi in cui la forza motrice di separazione è la pressione
transmembranica, ovvero osmosi inversa, microfiltrazione, ultrafiltrazione e nanofiltrazione, in
generale risulta che la diminuzione della porosità delle membrane permette la rimozione di
particelle sempre più piccole, ma richiede pressioni transmembraniche sempre maggiori (come
si osserva in tabella 1.1).
La microfiltrazione rimuove particelle nel range di 0.1-10 µm e quindi solidi sospesi o
batteri presenti all’interno del refluo. Le membrane operano con una bassa pressione
transmembranica di circa 0.3-3.5 bar. Dato che le dimensioni dei pori sono relativamente
1 Size range è solo una stima approssimativa
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grandi, maggiori pressioni aumenterebbero il fouling. La microfiltrazione viene generalmente
usata come prefiltrazione o come sistema di filtrazione finale anche nei prodotti destinati ad
uso alimentare (vino, succhi di frutta).
L’ultrafiltrazione utilizza una membrana semipermeabile, che dopo l’applicazione di
una pressione positiva, trattiene la maggior parte delle macromolecole di peso e/o dimensioni
superiori al cut-off di peso molecolare della membrana, cioè fra i 1000 e 100000 Dalton, a
seconda del tipo di membrana. La pressione transmembranica in questo caso è più alta, di circa
1.5- 7.0 bar. La struttura di queste membrane è anisotropa: il filtro superficiale è molto fine,
con un supporto di porosità grossolana che serve a fornire la stabilità necessaria. Gli ultrafiltri
consentono, la concentrazione o la rimozione di proteine, peptidi (amminoacidi) e pirogeni, e
anche naturalmente di batteri, virus e colloidi. Sono utilizzati per la chiarificazione delle
bevande, nell’industria alimentare e nell’industria farmaceutica. Gli ultrafiltri sono anche
utilizzati per il recupero di alcuni componenti presenti in un determinato liquido: es.
nell’industria automobilistica le membrane separano le resine in modo da poter essere
successivamente riutilizzate nel bagno di vernice.
La nanofiltrazione trattiene particelle di diametro di circa 1nm con MWCO di circa
1000 Dalton. In questo tipo di membrane il meccanismo di separazione è composito: la
pressione transmembranica (5-10 bar) e il potenziale chimico della membrana stessa. La
struttura porosa della membrana (i pori hanno diametro circa di 1nm) permette di trattenere le
particelle solide presenti all’interno dell’alimento; la superficie filtrante è inoltre dotata di
carica in modo da impedire il passaggio degli ioni. La nanofltrazione rispetto
all’ultrafiltrazione rimuove: il colore, la torbidità, la durezza nonché virus e batteri; per questi
motivi il più largo uso dei nanofiltri è nel trattamento di acque civili, con costi e pressioni
operative minori di quelli per l’osmosi inversa. Questa tecnologia è anche utilizzata quale
pretrattamento per l’osmosi inversa.
L’osmosi inversa (iperfiltrazione) è il processo di filtrazione più fine e complesso.
Permette di rimuovere particelle di peso molecolare fino a 150-250 Dalton e di trattenere tutte
le specie ioniche. La separazione avviene grazie ad una pressione di esercizio molto alta: 15-70
bar. Tali valori di pressione servono per sovrastare la pressione osmotica attraverso la
membrana stessa. In questo modo si può avere un passaggio di fluido da una soluzione più
concentrata ad una meno concentrata, una direzione che è il contrario di quello che avviene
naturalmente durante un processo osmotico. Le membrane sono semipermeabili ed il sistema
usato di tipo cross-flow, in modo da ridurre lo sporcamento. L’osmosi inversa viene utilizzata
nella depurazione delle acque per rimuovere sali, colore, sostanze solide, zuccheri, proteine;
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viene inoltre utilizzata nella dissalazione delle acque marine e salmastre e come trattamento
finale di processi depurativi.
1.2 Struttura delle membrane
La struttura delle membrane può essere molto differente a seconda del tipo di filtrazione
che viene adottata. In generale le membrane devono avere una buona resistenza meccanica sia
per le tipologie di processo nelle quali verranno utilizzate, sia per i gradienti di pressione a cui
verranno sottoposte. Tale resistenza è direttamente proporzionale allo spessore della membrana
stessa: maggiore sarà però lo spessore e minore sarà il flusso di permeato che passerà
attraverso la membrana. Inoltre per trattenere anche le particelle più fini la dimensione dei pori
dovrà essere molto piccola, il che comporta un flusso minore. Si tende a realizzare quindi delle
membrane con dimensioni di pori piccole ma con alta porosità in modo da garantire una buona
filtrazione e un flusso elevato.
Le membrane possono essere divise in base alla porosità in:
• dense: sono membrane utilizzate nell’osmosi inversa; essendo non porose o comunque con
una porosità minima, la funzione di separazione è data dalla selettività: le interazioni chimiche
fra la membrana stessa e l’alimento permettono di separare da quest’ultimo anche particelle
disciolte e ioni;
• porose: sono le membrane utilizzate nella micro-ultra-filtrazione: a seconda della
dimensione dei pori le membrane possono trattenere particelle più o meno piccole. Si possono,
quindi, suddividere in macropori >50nm, mesopori 2nm<<50nm, micropori<2nm(IUPAC).
Vengono inoltre definite due nuove misure: il diametro nominale e il massimo diametro
equivalente. Il diametro nominale è la dimensione della particella o molecola al di sopra della
quale è trattenuta una certa percentuale di soluto, che è stimata secondo metodi statistici che
portano alla curva di distribuzione delle dimensioni dei pori. Il massimo diametro equivalente
dei pori è quello per cui tutte le particelle aventi dimensioni superiori a tale diametro non
possono attraversare la membrana, almeno fino ad un determinato valore di concentrazione
nell’alimento2 ;
Bisogna osservare che nella nanofiltrazione due forze motrici che permettono la
separazione fra refluo e ritentato sono combinate fra loro: il gradiente di pressione e
2 I reattori biologici a membrana per il trattamento delle acque reflue- G. Andreottola M. Ferrai G. Guglielmi G. Ziglio
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l’interazione chimica. Questo tipo di membrane sono quindi il miglior compromesso fra
membrane dense e porose.
La struttura delle membrane può essere inoltre simmetrica o asimmetrica. Le prime
sono in genere le membrane non porose e tutte le membrane porose che hanno il diametro dei
pori costante nella sezione. Le seconde hanno invece una densità asimmetrica nella direzione
del flusso del permeato: la dimensione dei pori è quindi variabile nello spessore. Queste
possono essere costituite da un solo o da due materiali: lo strato a contatto con l’alimento dello
spessore, dell’ordine dei µm, avrà la porosità necessaria per permettere la filtrazione del
permeato, la parte sottostante servirà da layer di supporto e avrà una bassa resistenza per
permettere il passaggio del flusso. In questo modo la membrana avrà una buona resistenza
meccanica e una buona permeabilità.
1.3 Materiali
La tecnologia dei materiali per le membrane è migliorata negli ultimi 10 anni; lo
sviluppo è rivolto principalmente a potenziare le caratteristiche del materiale stesso, resistenza
meccanica e chimica, buona permeabilità, minimi problemi di fouling.
I materiali utilizzati per le membrane sono di diverso tipo: inorganico, ceramico,
sintetico naturale; la scelta dipende dalle caratteristiche fisico chimiche del materiale stesso in
conseguenza al tipo di fluido con cui viene a contatto.
Acetato di cellulosa (CA)
L’acetato di cellulosa è formato da una catena di polimeri di cellulosa diacetato e
triacetata. Le membrane che utilizzano questo tipo di materiale hanno una grande resistenza e
un’ottima capacità filtrante. Gli svantaggi di questo materiale possono essere ricercati nel fatto
che operano a bassi valori di pH (2-6) e di temperatura (fino a 35°). E’ inoltre resistente al
cloro; possono essere quindi effettuati dei lavaggi con ipoclorito di calcio o di sodio per
disinfettare e lavare la superficie delle membrane dove si sono accumulati microrganismi e
batteri. Il CA è infine idrofilo e relativamente polare.
Questo tipo di materiale è utilizzato per la micro-ultra-nanofiltrazione e nella osmosi
inversa, soprattutto per la disinfezione e la chiarificazione.
Polisulfone (PS) e polietilensulfone (PES)
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È un materiale idrofilo e poco polare; ha una buona stabilità chimica, le condizioni di
operatività di pH è fra 1 e 13, e buona stabilità termica, lavora con temperature fino a 75°. Il
PES e PS non possono però lavorare con basse pressioni: aumentano i problemi di fouling.
Questo tipo di membrane sono ideali per soluzioni acquose e per la rimozione di cellule e
particelle.
Poliammide (PA)
Il PA deriva da anelli aromatici di polimeri e di azoto contenenti gruppi ammidici. Ha
buone proprietà meccaniche, buona elasticità ed è insolubile. Sottili strati di PA sono in genere
applicati ai materiali porosi per aumentare la resistenza meccanica e chimica delle membrane
stesse mantenendo una buona permeabilità. Questo materiale può, infatti, lavorare con valori di
pH fra i 3 e 11, e con temperature fino a 40°; non può essere sottoposto a lavaggi con il cloro
che danneggerebbe il materiale stesso. Un esempio di PA è il nylon.
Polivinildenfluoruro (PVDF), Politetrafluoroetilene (PFTE), polipropilene (PP)
Sono materiali idrofobi con alte resistenze chimiche e termiche, con scarse capacità di
assorbimento; sono adatti per applicazioni di micro-ultrafiltrazione.
1.4 Geometria delle membrane
La struttura geometrica delle membrane è un parametro fondamentale per caratterizzare
il processo di filtrazione. Questa, infatti, deve essere tale da avere un’alta superficie specifica
filtrante (superficie filtrante rispetto al volume occupato) in modo da ridurre il più possibile lo
spazio occupato mantenendo un buon grado di filtrazione; una struttura valida deve essere
inoltre in grado di mantenere un certo grado di turbolenza per facilitare il processo di
filtrazione e per ridurre problemi di fouling; la geometria deve essere inoltre tale da permettere
una facile pulizia delle membrane stesse (lavaggio chimico); infine altri tre parametri
importanti per la caratterizzazione di una configurazione sono il consumo energetico, la
semplicità costruttiva, la possibilità di modularizzarla in modo da essere usata in impianti
pilota o su scala di laboratorio.
Le più comuni tipologie di moduli sono: moduli tubolari, moduli piani, moduli con
avvolgimento a spirale e moduli a fibre cave.
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Moduli con avvolgimento a spirale Due o più membrane piane vengono avvolte a spirale intorno ad un canale rigido di
raccolta del permeato. Tra due layer di membrane viene collocato un canale di raccolta del
permeato. Una rete spaziatrice è infine collocata all’esterno della superficie delle membrane
per l’alimentazione. La funzione della rete è duplice: crea turbolenza sulle membrane in modo
da prevenire problemi di fouling e serve da supporto alla struttura stessa. Infine il modulo
viene avvolto da una copertura in PVC e chiuso alle estremità a cui sono attaccate dispositivi di
estrazione del permeato (pompaggio).
I vantaggi principali di questa tipologia di struttura sono la sua compattezza, il rapporto
fra superficie e volume è alto (800-1000 m2/m3) e la sua semplicità costruttiva. I moduli sono
però soggetti a notevoli problemi di sporcamento: le dimensioni dei canali di raccolta sono,
infatti, molto piccole e le velocità tangenziale di filtrazione relativamente basse. La natura dei
moduli non permette un facile sistema di pulizia, poiché i moduli non possono essere
controlavati.
I moduli con avvolgimento a spirale sono utilizzati nell’osmosi inversa e
nell’ultrafiltrazione.
Moduli a fibre cave A seconda della formazione della struttura, asimmetrica e porosa o densa, la filtrazione
può avvenire dall’interno all’esterno o viceversa. Il diametro interno delle fibre è compreso tra
0.2 e 3 mm mentre lo spessore della parete filtrante è tra i 100 e i 400 µm. I vari tubi di
membrana vengono inseriti in un tubo in pressione. La superficie specifica è molto alta (5000-
40000 m2/m3). Questo tipo di membrane sono sensibili agli shock di pressione.
Le membrane a fibre cave sono in grado di autosostenersi: non hanno bisogno quindi di
nessun tipo di supporto.
A differenza dei moduli ad avvolgimento a spirale, i moduli a fibra cava possono essere
sottoposti a controlavaggi utilizzando il permeato in modo da ridurre il fouling e in modo da
eliminare il gel-layer che si deposita sulla superficie della membrana stessa. Talvolta devono
essere effettuati controlavaggi con reattivi chimici.
Moduli tubolari I moduli tubolari sono costituiti da una o più membrane porose (in genere polimeriche)
poste all’interno di un tubo cilindrico, che ha la funzione di rivestimento. Il refluo di alimento
scorre all’interno del tubo, con diametro tra i 5 e i 25 mm, mentre il permeato viene estratto dai
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supporti che dove sono sistemati i tubi (la struttura non è autoportante). La superficie specifica
è molto bassa (20-30 m2/m3),
Questo tipo di membrane può lavorare con alte concentrazioni di solidi, con particelle
di diametro elevato (fino a 2.5 mm) dato che il diametro interno dei tubi è relativamente
grande.
Un flusso di aria in combinazione con l’alimento può essere utilizzato per aumentare la
turbolenza e quindi limitare problemi di sporcamente e di intasamento, mentre un flusso d’aria
ad impulsi può aumentare il flusso di permeato.
Il principale svantaggio delle membrane tubolari sono i costi di realizzazione
dell’impianto.
Moduli piani con supporto
Le membrane vengono in questo caso appoggiate ad un supporto e distanziate da una
rete spaziatrice all’interno del quale viene filtrato il permeato; i vari moduli sono quindi
disposti in serie e montati costituendo un unica cartuccia con un canale unico di raccolta del
permeato. La superficie specifica varia dai 400 ai 600 m2/m3. I costi di realizzazione sono alti.
1.5 I bioreattori a membrana
1.5.1 Introduzione
Gli schemi di processo degli MBR si possono dividere i tre principali classi:
• Side-stream, le membrane sono esterne al reattore biologico;
• Internal-submerged, le membrane sono immerse nel reattore biologico;
• External-submerged, le membrane sono immerse in un reattore esterno al reattore biologico;
I primi MBR operavano con un sistema di filtrazione di tipo cross-flow con le
membrane posizionate in un comparto esterno al reattore biologico.
Attualmente gli schemi di processo utilizzati sono quelli a membrane sommerse,
SMBR. I vantaggi degli SMBR sono da ricercare nella notevole riduzione della pressione per
l’estrazione del permeato, e nella riduzione dei costi per la pulizia della membrana stessa. Il
lavaggio meccanico delle membrane è realizzato attraverso un flusso di aria compressa che
rimuove il fango depositato sulla superficie della membrana e che ha la duplice funzione di
ossigenare la biomassa.
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Nel caso inoltre di membrane immerse in un reattore esterno al reattore biologico
bisogna tener conto della differenza di concentrazione di solidi sospesi nei due comparti.
Negli MBR il processo di filtrazione è interrotto con delle fasi di pulizia meccanica o
chimica delle membrane la cui modalità dipende strettamente dalla tipologia della membrana;
inoltre viene generalmente insufflata aria per diminuire il deposito di solidi intorno alla
superficie.
L’interruzione della filtrazione di permeato può essere principalmente di due tipi:
• back flush; in questo caso parte del permeato viene immesso in un serbatoio, CIP (clean in
place) in modo da essere utilizzato per effettuare un controlavaggio con un flusso di direzione
opposta a quella di filtrazione; l’effetto prodotto è una rimozione del materiale depositato sulla
superficie delle membrane per ridurre problemi di fouling;
• relaxation; la filtrazione di permeato viene fermata per un breve periodo, viene mantenuta
l’aerazione delle membrane in modo da ossigenare e rimuovere la biomassa depositata sulla
superficie;
Se necessario possono essere effettuati lavaggi chimici basici o acidi (ipoclorito di sodio,
idrossido di sodio acido citrico, acido cloridrico) a seconda della tolleranza delle membrane
stesse. Il lavaggio chimico può essere effettuato a basse concentrazioni, MC lavaggio di
mantenimento, o ad alte concentrazioni IC, lavaggio intensivo, fatto meno frequentemente che
serve per pulire le membrane per riportarle nella loro condizione iniziale.
Di seguito sono descritti alcuni dei moduli di membrane che si trovano in commercio.
Kubota Il diametro nominale delle membrane è di 0.4 µm (MF), il materiale utilizzato è il
polietilene clorato.
Ogni modulo è costituito da un numero da 50-400 pannelli realizzati da un telaio che
contiene due membrane; il permeato viene estratto dal tubo posto in cima ad ogni modulo,
mediante una pompa di filtrazione. La pulizia meccanica avviene tramite un flusso di bolle
d’aria grossolane da alcuni diffusori posti nella parte inferiore di ogni modulo, sotto le
membrane. Il lavaggio chimico viene effettuato per gravità dato che la struttura delle
membrane non permette di effettuare controlavaggi. Il lavaggio con ipoclorito di sodio è
effettuato una volta ogni 2-3 mesi, mentre viene eseguito una volta l’anno un lavaggio con
acido ossalico per rimuovere il fouling di tipo organico. Il flusso di permeato estratto è di circa
20 l/m2 h.
Mitsubishi-Rayon
17
La membrana è costituito da uno speciale polietilene reso maggiormente idrofilo; il
diametro nominale di ori è do 0.4 µm (MF); la struttura geometrica a fibra cava. Ciascun
modulo è costituito da un insieme di fibre orizzontali tenute insieme da un supporto cavo che
permette la raccolta del permeato; i moduli vengono direttamente immersi all’interno del
reattore biologico. Per ridurre i problemi di fouling viene continuamente insufflata aria
all’interno delle membrane; inoltre a fasi di filtrazione vengono alternate fasi di pausa
(relaxation); il lavaggio chimico, effettuato con ipoclorito di sodio, è eseguito una volta ogni 3-
4 mesi.
Il flusso di permeato estratto è di circa 15 l/m2 h.
X-flow La membrana è realizzata in polivinildenfluoruro, ha una struttura tubolare con una
porosità di 0.03 µm (UF); i tubi, di diametro di 5 mm o 8 mm, sono posti all’interno di un
supporto cilindrico rigido di diametro circa di 20 cm lungo 3 m.
Lo schema di processo è di tipo side-stream, la membrana è quindi esterna al reattore
biologico. La filtrazione avviene grazie ad un gradiente di pressione fra le due superfici del
tubo; il refluo viene filtrato dall’interno all’esterno dove viene raccolto. Il flusso è intorno ai
20-30 l/m2 h
Per mantenere un’elevata turbolenza parte del fango viene fatto ricircolare e viene
insufflata aria all’interno delle membrane stesse. Vengono inoltre alternate a fasi di filtrazione,
fasi di relaxation o fasi di back-flush per eliminare problemi di fouling e riportare le membrane
in condizioni originali di permeabilità. Possono essere inoltre effettuati lavaggi chimici con
ipoclorito di sodio, acqua ossigenata, acido nitrico o acido fosforico.
Zenon Le membrane Zenon sono costituite da un polimero brevettato dalla Zenon stessa; il
materiale è poroso idrofilo e resistente al cloro; la struttura della membrana è asimmetrica. Il
modulo della Zenon è costituito da un insieme di fibre cave raggruppate verticalmente e unite
da un supporto collegato alla pompa di filtrazione. I moduli sono immersi all’interno del
reattore biologico. La filtrazione avviene dall’esterno all’interno della membrana e il permeato
può essere aspirato a seconda del modello dall’alto oppure dal basso e dall’alto. La porosità
nominale delle membrane è di 0.04 µm; il diametro totale di ogni singola fibra è di circa 2 mm.
La pressione di esercizio è fra i 70 e 500 mbar.
Il processo di filtrazione alterna fasi di estrazione del permeato a fasi di relaxation; per
ridurre problemi di fouling e di sporcamento delle membrane viene insufflata aria all’interno
delle membrane stesse con una portata variabile a seconda del flusso di permeato.
18
È possibile inoltre alternare la filtrazione con controlavaggi (back flush) di permeato al
fine di ridurre il deposito di biomassa sulla superficie delle membrana. Periodicamente sono
inoltre effettuati lavaggi chimici ( ipoclorito di sodio o di calcio) facendo 8-10 cicli di
controlavaggio con una portata di 20 l/m2 h.
1.5.2 Il Fouling nei sistemi MBR
Una membrana può essere definita come una barriera permeabile e selettiva posta tra
due fasi omogenee; ogni fase è costituita da un solvente e diversi soluti.
Se la temperatura si mantiene costante ma la composizione, la pressione o il potenziale
elettrico delle fasi è differente allora la differenza genera una forza motrice; si innesca quindi
un fenomeno di trasporto di massa che prosegue fino al raggiungimento dell’equilibrio.
Se la forza motrice viene mantenuta costante si raggiunge una condizione di
stazionarietà descritta dalla legge di Darcy sul moto di filtrazione nei mezzi porosi:
mRpJ
⋅Δ
=μ
dove:
• J è il flusso di acqua pulita attraverso una membrana senza materiale sporcante depositato
sulla superficie o all’interno dei pori [m/s];
• ∆p è la pressione transmembrana [N/m2];
• μ è la viscosità del fluido [Kg/(m.s)];
• Rm rappresenta la resistenza meccanica intrinseca della membrana [1/m] e può essere
espressa dall’equazione di Hagen Poiseuille per i flussi di permeato laminari attraverso pori
cilindrici:
( )3
221
m
mmmm
lSKR
εε ⋅⋅−⋅
=
Dove:
• εm, Sm, lm sono, rispettivamente, la porosità, la superficie e lo spessore della
membrana;
• K è una costante che nel caso di pori perfettamente cilindrici assume valore 2.
La resistenza della membrana è pertanto una grandezza nota una volta note le sue
caratteristiche geometriche; bisogna però considerare che la formula sopra riportata è valida
solo per il primo periodo di funzionamento della membrana: infatti durante il processo di
19
filtrazione inevitabilmente avvengono dei fenomeni che portano ad un aumento della resistenza
alla filtrazione.
Sono molti i fattori che possono portare ad un peggioramento delle caratteristiche di
funzionamento di una membrana.
1.5.3 Polarizzazione delle concentrazioni
La polarizzazione delle concentrazioni è un fenomeno importante da considerare in fase
di progettazione di un bioreattore a membrana; si manifesta con l’aumento della
concentrazione del soluto in prossimità della superficie della membrana con conseguente
formazione di un gel-layer. Quest’ultimo è uno strato di spessore variabile, dalla consistenza
gelatinosa in cui la concentrazione del soluto risulta essere costante.
Può essere molto difficile rimuovere il gel-layer una volta formatosi perciò è necessario
porre particolare attenzione per evitare tale situazione sia favorendo un elevato regime di
turbolenza sia diminuendo il flusso.
1.5.4 Fouling
Tra le cause principali del deterioramento di una membrana vi è il fenomeno di fouling,
termine con il quale vengono indicati tutti i fattori che determinano un progressivo
sporcamento della membrana stessa; il fouling può portare ad un grado di sporcamento e
quindi di intasamento dei pori che viene definito irreversibile e che può essere eliminato solo
mediante l’esecuzione di lavaggi chimici.
I meccanismi che portano al verificarsi del fouling sono vari e diversi tra loro, si può
avere sporcamento della membrana in seguito a:
• scaling, ovvero precipitazione di cristalli di sali inorganici sulla membrana o
all’interno dei pori favorita dalla polarizzazione della concentrazione;
• biofouling, ovvero crescita di pellicole biologiche sulla superficie della membrana
(Ridgway e Flemming, 1996). Ha come conseguenze l’aumento della resistenza idrodinamica
alla filtrazione, l’intensificarsi del fenomeno di polarizzazione della concentrazione e la
riduzione della vita della membrana;
• chiusura dei pori;
• formazione del cake layer sulla superficie della membrana ovvero di uno strato
filtrante aggiuntivo composto di materiale sporcante;
20
• accumulo di detriti presenti nel refluo di alimentazione.
1.5.5 Fattori che influenzano il fouling
Il fenomeno del fouling è influenzato da molti fattori appartenenti sostanzialmente a tre
categorie principali (Cheryan, 1998):
• Qualità del refluo da trattare;
• Caratteristiche del modulo filtrante;
• Parametri operativi;
1.5.6 Caratteristiche del refluo
Per quanto riguarda le caratteristiche chimico-fisiche della matrice filtrata si
identificano come componenti che maggiormente influenzano lo sporcamento i solidi sospesi, i
colloidi e le macromolecole disciolte.
Le macromolecole organiche hanno un comportamento tale da favorire l’aggregazione
delle proteine a causa degli sforzi di taglio agenti sulla superficie di interfaccia tra il liquido e
la membrana; questo causa la formazione di strutture complesse che favoriscono un’ulteriore
aggregazione di sostanze disciolte e il conseguente intasamento dei pori.
Inoltre delle sostanze che interferiscono sostanzialmente nel funzionamento idraulico di
un bioreattore a membrana sono gli EPS (Extracellular Polymeric Substances); gli EPS sono
secrezioni prodotte dall’attività metabolica della biomassa; hanno un’azione protettiva nei
confronti delle cellule e possono costituire un’ulteriore risorsa di carbonio. Gli EPS, come
dimostrato da recenti studi (Cho e Fane,2002), se sono presenti in elevate concentrazioni
possono provocare improvvisi cali di permeabilità.
Il fango attivo di un MBR interagendo con la membrana può provocare il fouling sia a
causa della struttura e della dimensione dei fiocchi che a causa del suo contenuto in EPS; è
stato dimostrato sperimentalmente che più piccoli sono i fiocchi maggiore è la resistenza al
flusso.
In particolare il fango di un bioreattore a membrana è caratterizzato da fiocchi di
dimensioni ridotte rispetto a quelle dei fiocchi di un tradizionale bioreattore a fanghi attivi in
conseguenza del fatto che il fiocco di un MBR subisce una rottura, ovvero una
destrutturazione, a causa del ricircolo del fango. Questo provoca la diminuzione della frazione
sedimentabile del fango ed il rilascio di EPS.
21
La dipendenza del flusso di permeato dalla concentrazione di solidi sospesi è stata
verificata sperimentalmente (Magara e Itoh, 1991) ed è espressa dalla seguente espressione:
84.7)log(57.1 +⋅−= SSTJ
dove J è il flusso [m3m-2d-1] e SST [g m-3] la concentrazione dei solidi sospesi totali.
1.5.7 Caratteristiche del modulo
Sulla geometria del modulo sono stati svolti degli studi e delle prove (Chang e Fane,
2001) per determinare per quali valori del diametro della fibra si ottiene un risultato ottimale in
termini di prestazioni di un MBR a membrane sommerse; Carroll e Booker (2000) hanno
invece formulato un modello in grado di prevedere il flusso in funzione della lunghezza della
fibra.
1.5.8 Parametri operativi
I parametri operativi di gestione dell’impianto MBR possono avere influenza sulla
formazione del fouling.
Una diretta influenza sul fouling è stata dimostrata per l’aerazione e per il flusso di
permeato attraverso la membrana (Chang, 2002). L’insufflazione di aria alla base dei moduli a
membrana contribuisce a prevenire la formazione del cake layer: per la filtrazione di tipo
cross-flow, la turbolenza contribuisce ad allontanare le particelle dalla superficie filtrante, per
le membrane sommerse a fibra cava l’aria comporta lo scuotimento delle fibre.
Il parametro che però ha maggiore influenza sul fouling è il flusso applicato alla
membrana. L’ipotesi di Field (1995) suppone che all’avviamento di un processo di filtrazione
esista un flusso al di sotto del quale non si ha fouling. Questo valore è detto flusso limite: se il
flusso si mantiene sotto tale limite si ha un comportamento simile a quello che si avrebbe nella
filtrazione di acqua pulita, superata questa soglia, invece, a grandi variazioni di TMP
(pressione transmembrana) corrispondono piccole variazioni di flusso e quindi un
considerevole spreco energetico.
Per tenere conto a livello analitico di questi fenomeni di sporcamento il modo più
semplice è quello di considerare una resistenza ulteriore al flusso che si somma a quella
meccanica propria della membrana precedentemente descritta.
L’espressione del flusso diventa allora:
22
tRpJ Δ
=
dove Rt è la resistenza totale alla filtrazione, fcmt RRRR ++= , con:
• Rm: resistenza meccanica della membrana;
• Rc: resistenza del cake layer;
• Rf: resistenza di fouling;
La diminuzione del flusso di permeato rende necessarie la frequente pulizia con lavaggi
chimici e la periodica sostituzione delle membrane; è pertanto evidente come tutti i processi di
sporcamento costituiscano il principale limite operativo dei processi a membrana e siano i
maggiori responsabili degli elevati costi di mantenimento degli MBR.
Il fouling può essere ridotto adottando i seguenti accorgimenti:
1. utilizzare trattamenti interni per rimuovere i foulants;
2. favorire regimi di turbolenza in prossimità della superficie della membrana;
3. ridurre il flusso.
Queste soluzioni però comportano necessariamente un aumento dei costi, inoltre
rimuovere le sostanze che contribuiscono al fouling non è possibile in quanto queste sostanze
sono comunque contenute all’interno del refluo da trattare.
1.6 Tecnologie a membrana: applicazioni per i reflui conciari
Gran parte dei fenomeni di inquinamento delle acque e dell’aria sono dovuti
23
all’impossibilità di recuperare nelle varie fasi del ciclo produttivo componenti in parte
inutilizzati o specie chimiche prodottesi, in forma sufficientemente pura ed a costi accettabili.
Nella maggioranza delle industrie l’insieme degli scarichi dei vari stadi del processo,
mescolati tra loro e spesso unificati agli scarichi biologici, vengono convogliati a sistemi di
depurazione chimico-fisici o biologici.
Il problema maggiore, legato ai reflui industriali, è dato dall’elevata concentrazione di
inquinanti che essi contengono.
Nelle industrie conciarie il riciclo delle acque è reso particolarmente complesso dal
fatto che tali acque, provenendo da cicli di lavorazione diversi, hanno caratteristiche chimico-
fisiche eterogenee; per questo motivo, il trattamento di depurazione può richiedere la
diversificazione dei metodi di trattamento a seconda delle proprietà del refluo.
Il rapido sviluppo dei processi di separazione basati sull’impiego di membrane
artificiali, capaci di operare a livello molecolare che non richiedono l’aggiunta di sostanze
chimiche né trattamenti termici, offre nuove interessanti possibilità di soluzione al problema
degli inquinamenti industriali. I processi di membrana ed in particolare l’ultrafiltrazione e
l’osmosi inversa permettono di separare e concentrare le specie chimiche in modo tale da
permettere il loro riutilizzo nel ciclo produttivo stesso o in altre operazioni produttive.
Di seguito sono riportati alcuni studi e prove condotti negli ultimi anni che riguardano
l’applicazione delle tecniche di separazione a membrana ai reflui di industrie conciarie; questi
lavori sono stati presi come riferimento per lo sviluppo della nostra sperimentazione.
L’ultrafiltrazione nel trattamento degli scarichi dei calcinai in un’industria
conciaria di B. Cortese, E. Drioli.
Lo studio di Cortese e Drioli ha la finalità di separare le specie organiche (proteine,
grassi, colloidi, sporco) da quelle inorganiche (solfuri, ammine) nei liquami provenienti dal
processo di calcinazione di un’industria conciaria per il recupero dei solfuri ed il riutilizzo dei
bagni; sono state utilizzate due membrane diverse, una piana (Berghof) e l’altra tubolare
(Abcor); il processo è di ultrafiltrazione.
Inizialmente sono state effettuate delle prove di portata del permeato: il decadimento di
questa nel tempo risulta essere significativo. Semplici lavaggi in acqua sono però sufficienti
per riportare la permeabilità ai valori iniziali. I lavaggi chimici con soluzioni acide o basiche
vengono invece effettuati solo saltuariamente. Facendo però subire preliminarmente ai liquami
dei semplici trattamenti fisici, la portata di permeazione diminuisce solo del 10% in un’ora per
poi assestarsi su un valore costante.
24
Il metodo permette di separare la parte organica con elevato peso molecolare, che si
concentra nella soluzione a monte della membrana, dai solfuri che permeano completamente
attraverso la membrana.
Le prove condotte hanno permesso un recupero di solfuri presenti nel permeato (come
Na2S) e riutilizzabili nel processo superiore all’80%; inoltre la presenza nel permeato di basse
percentuali di amminoacidi provenienti dalla decomposizione delle sostanze proteiche si è
rivelato un fatto positivo permettendo un riutilizzo delle soluzioni permeate nel processo di
depilazione.
Uno studio sull’introduzione dell’ultrafiltrazione nel processo di concia delle pelli
di E. Drioli, R. Caggiano, C. Cammisa.
Anche lo studio condotto da Drioli, Caggiano e Cammisa consiste nell’utilizzo di
processi di ultrafiltrazione a membrane su scarichi derivanti dalla concia delle pelli per
separare e concentrare specie chimiche inquinanti il cui riutilizzo porta alla razionalizzazione
del ciclo produttivo e a notevoli risparmi economici.
Le esperienze sono state condotte con un impianto pilota di ultrafiltrazione all’interno
di un’industria conciaria di piccole dimensioni specializzata nel trattamento di pelli bovine per
la preparazione del cuoio.
Le prove di ultrafiltrazione sono state eseguite utilizzando due membrane tubolari della
Envirogenic System Europa ed un modulo a spirale in grado di operare in alternativa alle
membrane tubolari; le membrane impiegate sono di tipo non cellulosico.
La sperimentazione ha dimostrato che l’utilizzazione dell’UF su scarichi di conceria è
in grado di condurre al riciclo pressoché totale dei solfuri e al recupero di sostanze proteiche
ottenendo, nel contempo, una drastica riduzione del carico inquinante degli scarichi globali per
l’abbassamento del pH, del BOD5, del COD e dei tensioattivi.
Trattamento degli effluenti di industria conciaria con processi di filtrazione a
membrana di A. Cassano, R. Molinari, M. Romano, E. Drioli
Lo studio consiste nell’applicazione di processi di microfiltrazione, ultrafiltrazione,
nanofiltrazione e osmosi inversa a reflui conciari derivanti da diversi steps del trattamento delle
pelli. Gli Autori propongono differenti trattamenti per i liquami provenienti dalle varie fasi del
ciclo produttivo:
Rinverdimento: sono necessarie operazioni preliminari per rimuovere i solidi sospesi,
una sedimentazione permette di ridurli del 90%; possono poi essere usati filtri di acciaio (con
maglie della dimensione di 200-300 μm) per trattenere particelle che potrebbero comportare
25
fenomeni di intasamento delle membrane. Successivamente i composti organici vengono
concentrati a monte delle membrane di ultrafiltrazione per poi essere scaricati
Depilazione e calcinazione: l’applicazione dell’ultrafiltrazione a liquami derivanti da
questo trattamento permette di recuperare, nel permeato, solfuri e calce solubilizzata. Questa
soluzione può essere utilizzata per la preparazione di un nuovo bagno di calcinazione, mentre
le componenti proteiche ad alto peso molecolare derivanti dalla degradazione di peli e pelli
vengono concentrate nel refluo di alimentazione;
Decalcinazione: anche per ridurre il carico inquinante degli scarichi di questo processo
il refluo può essere trattato con membrane UF ottenendo un considerevole abbattimento del
COD e della concentrazione in grassi. L’effluente dopo accurati controlli può essere riutilizzato
nella preparazione di bagni per il lavaggio delle pelli;
Sgrassaggio: l’utilizzo dell’ultrafiltrazione in questo caso permette di ottenere un’alta
efficienza nella rimozione di grassi e la riduzione del numero di cicli di lavaggio normalmente
effettuati per rimuovere i lipidi dalle pelli con conseguente riduzione del consumo di acqua;
Piclaggio: dopo un appropriato pretrattamento gli scarichi prodotti in questa fase
possono essere sottoposti ad un processo di osmosi inversa per il recupero dei sali utilizzati nel
retentato. La soluzione recuperata può essere riutilizzata nel piclaggio dopo una correzione
della concentrazione dei sali mentre il permeato può essere utilizzato nella fase di
rinverdimento;
Concia al cromo: i reflui provenienti dalla fase di concia al cromo sono stati sottoposti
ad una prima ultrafiltrazione con moduli a spirale (Osmonics) ed il permeato ha subito poi una
nanofiltrazione sempre con moduli di membrane a spirale (Separem) per trattenere il cromo e
riutilizzarlo, dopo un’ulteriore concentrazione della soluzione, in una nuova fase di concia.
Nella tabella sono riportate le concentrazioni di cromo nel retentato e nel permeato delle due
fasi di filtrazione.
ALIMENTAZIONE UF
RETENTATO UF
PERMEATO UF
RETENTATO NF
PERMEATO NF
Cr [mg/l] 4343 5269 2729 9285 30
Tab. 5.1: Concentrazioni di cromo nel permeato e retentato dopo UF e NF.
Un altro vantaggio consiste nella possibilità di riutilizzare il permeato per la fase di
piclaggio;
26
Concia vegetale: l’uso di ultrafiltrazione e nanofiltrazione in questo caso permette di
aumentare la concentrazione di tannino all’interno dei bagni esausti per favorire un loro riuso
anche se le concentrazioni ottenute non sono ancora sufficienti e necessitano di una correzione;
Tintura: in questo caso l’applicazione di tecniche di osmosi inversa già utilizzate nel
campo dell’industria tessile porterebbero ad un recupero dei coloranti nel retentato mentre il
permeato potrebbe essere riutilizzato come acqua di lavaggio delle pelli o per la preparazione
di una nuova tintura.
Applicazione di membrane per il recupero ed il riutilizzo di acque provenienti dal
trattamento dei reflui conciari di R. Suthanthararajan, E. Ravindranath, K. Chitra, B.
Umamaheswari, T. Ramesh, S. Rajamani.
Lo studio effettuato dagli Autori indiani dell’Environmental Technology Department e
del Central Leather Research Institute riguarda la possibilità di riutilizzare i reflui conciari che
hanno subito trattamenti secondari di depurazione trattandoli con processi di nanofiltrazione ed
osmosi inversa.
Questi reflui sono caratterizzati infatti da un’elevata concentrazione di solidi disciolti e
sostanze organiche residue che non possono essere rimossi da trattamenti tradizionali:
l’efficienza massima di rimozione dei solidi disciolti da parte di membrane per l’osmosi
inversa è superiore al 98% e la percentuale di permeato per il riuso è pari al 78%.
L’acqua recuperata tramite l’impianto pilota a membrane è stata riutilizzata nelle fasi
finali dei processi di concia mentre il refluo concentrato è stato trattato mediante essiccazione
al sole. I risultati ottenuti consentono di dire che la combinazione di NF e osmosi inversa
contribuisce ad aumentare la durata della vita delle membrane e la percentuale di permeato
riutilizzabile nel ciclo produttivo delle concerie.
Rimozione di carbonio e azoto da reflui conciari con MBR di A. Goltara, J.
Martinez, R. Mendez
Questo lavoro è stato condotto su un impianto pilota MSBR (Membrane Sequencing
Batch Reactor) per 150 giorni: i reflui trattati sono quelli provenienti dalle operazioni di riviera
di una conceria.
Il modulo di membrana utilizzato durante questa sperimentazione è uno Zee-Weed 1
della Zenon Environmental Inc. con porosità 0.04 μm, lo stesso utilizzato per le prove di
filtrazione da noi condotte.
I liquami dopo l’ossidazione dei solfuri hanno una concentrazione media di COD e
ammoniaca rispettivamente pari a 550 mg/l e 90 mg/l; l’impianto ha raggiunto un’efficienza
27
di rimozione vicina al 100% per l’ammoniaca e del 90% per il COD, mentre per quel che
riguarda la rimozione dell’azoto totale (TN) l’efficienza è compresa tra il 60% e il 90%.
Durante la sperimentazione si è verificato un fenomeno di accumulo di materia
organica all’interno del reattore biologico: una frazione organica era trattenuta dalle membrane
e non passava dai pori provocando un aumento della concentrazione di COD all’interno del
reattore. In seguito questo fenomeno è andato attenuandosi probabilmente dopo
un’acclimatazione della biomassa.
Nei 150 giorni di conduzione dell’impianto non sono stati effettuati spurghi del fango e
la concentrazione dei solidi sospesi totali ha avuto un andamento crescente fino a raggiungere
un valore di 10 g/l.
In conclusione le indagini sperimentali condotte da Goltara, Martinez e Mendez
dell’Università di Santiago di Compostella hanno dimostrato l’idoneità di un impianto tipo
MSBR a trattare i reflui delle operazioni di riviera dopo l’ossidazione dei solfuri.
28
2. MATERIALI E METODI
Introduzione
Lo strumento principale per questa indagine sperimentale è stata la realizzazione di impianti
pilota che forniscano il più possibile indicazioni su un omologo impianto su scala reale.
Sono stati utilizzati due diversi impianti pilota: su uno sono state montate membrane
Mitsubishi, sull’altro membrane Zenon; il tipo di membrana è infatti una delle variabili
fondamentali del processo.
L’alimentazione è stata in un caso (pilota “Mitsubishi) costituita dal solo refluo industriale,
nell’altro (pilota”Zenon) da una miscela di refluo civile e industriale nel rapporto di 1 a 2.
Oltre all’impianto pilota si sono svolte prove di ozonizzazione, è stato quindi necessario un
generatore di ozono ed una colonna di reazione.
Il monitoraggio dei parametri fondamentali di processo e di qualità delle acque è stato svolto
tramite misure in situ e di laboratorio, nonché tramite l’impiego di un respirometro.
Nel presente capitolo verranno descritti in primo luogo gli impianti pilota e le modalità della
loro conduzione; per ciascuno di essi sono riportati in dettaglio: particolari tecnici e di
funzionamento, descrizione dell’avviamento, condizioni operative e scelte di processo adottate.
Segue una descrizione del generatore di ozono e delle modalità con cui è stato integrato alla
linea di trattamento biologico.
Infine viene presentato il respirometro impiegato, le modalità di funzionamento e i principi
base delle tecniche respirometriche.
29
2.1 Impianto pilota “Zenon”: descrizione, avviamento e
conduzione
2.1.1 Moduli di filtrazione
L’impianto è stato costruito utilizzando 3 moduli ZW-1 con superficie filtrante pari a
0.1 m2 ciascuno; sono lunghi 22 cm circa e sono costituiti da membrane a fibra cava, di
materiale brevettato dalla Zenon.
Il modulo è costituito da due semisfere rigide collegate insieme da un tubo rigido che
fungono da struttura portante e che tengono unite ed in tensione le fibre per la filtrazione. In
realtà nei modelli più grandi le fibre non sono tese ma lenti in modo da limitare, attraverso la
fluttuazione delle fibre stesse, il fouling.
In testa ai moduli sono collegati due tubi: uno per l’aspirazione del permeato e per
effettuare il controlavaggio, l’altro per insufflare l’aria nelle membrane.
Nella tabella 2.1.1 sono riportate le caratteristiche dei moduli ZW-1.
Tab. 2.1.1: Caratteristiche del modulo Zee-Weed 1.
Modulo ZW-1
Configurazione Fibre cave
Direzione del flusso Outside – Inside
Natura chimica Non ionico, idrofilo
Superficie filtrante 0,1 m2
Capacità filtrante media 15 l/(h·m2)
Capacità filtrante massima 35 l/(h·m2)
Diametro nominale dei pori 0,04 μm
TMP massima 0,83 bar (40 °C)
TMP di gestione 0,07-0,55 bar (40 °C)
Temperatura massima di esercizio 40 °C
Intervallo di PH per la pulizia 2–11
Esposizione massima al Cloro 1000 ppm
TMP massima di lavaggio 0,55 bar
30
Fig. 2.1.1: Fotografia del modulo Zee-Weed 1.
La filtrazione avviene grazie al gradiente di pressione che si crea fra l’interno e
l’esterno della fibra cava. Tale gradiente è creato dalla pompa di filtrazione: la pressione
applicata deve inoltre essere tale da non superare la pressione transmembranica massima in
modo da non influenzare negativamente il processo di filtrazione. Il permeato viene
convogliato all’interno della fibra e raccolto in testa al modulo; nei moduli più grandi la
raccolta viene fatta in testa e in coda.
Attacco per l’aspirazione del permeato
Attacco per l’insufflazione d’aria
31
Il diametro nominale delle membrane è di 0.04 μm: tutte quelle sostanze con un
diametro superiore a quello nominale della membrana vengono bloccate nella filtrazione e
rimangono in soluzione.
E’ inoltre presente un foro nel tubo rigido di collegamento ai due supporti rigidi, da
dove esce un flusso d’aria che serve a mantenere areato il fango nella vasca contenente le
membrane e a garantire una turbolenza tale da limitare il fouling.
2.1.2 L’impianto pilota
Per la costruzione del pilota, la Cuoiodepur Spa ha procurato tutte le componenti
meccaniche ed elettroniche (pompe, sistema di aerazione con aria compressa, sonde di livello,
elettrovalvole), mentre le membrane sono state gentilmente fornite da Zenon Environmental
S.r.l. di Milano.
L’impianto pilota è costituito da un’unità principale, formata dal reattore biologico, da
una vasca contenente le membrane, dalla pompa per l’aspirazione del permeato e dal sistema di
aerazione. A supporto di questa unità si trovano il sistema di raccolta del permeato, il sistema
di controlavaggio e il serbatoio per l’alimentazione.
Lo schema di processo è di tipo External-submerged, cioè con membrane immerse in
un reattore esterno al reattore biologico.
Il sistema quindi comprende:
• una vasca contenente il refluo di alimentazione del volume di 70 l;
• una vasca di ossidazione (reattore biologico) di volume di 100 l;
• un reattore contenente le membrane del volume di 40 l;
• una vasca di raccolta del permeato del volume di 60 l.
Di seguito sono riportati una foto dell’impianto pilota e il diagramma P&I.
32
Fig. 2.1.2: Impianto pilota.
Vas
ca d
i al
imen
tazi
one
Pom
pa d
i al
imen
tazi
one R
eatt
ore
biol
o gic
o
Vas
ca d
el
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30 l/
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5 l/h
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Fig. 2.1.3: Diagramma P&I.
34
Elemento Descrizione
Vasca di alimentazione E’ un serbatoio cilindrico del volume di 70 l. E’alimentato manualmente con frequenza giornaliera.
Reattore biologico E’ un serbatoio cilindrico da 100 l. Reattore contenente le membrane
E’ una vasca di sezione trapezoidale del volume di 40 l. Un sistema di tipo troppo pieno permette il ricircolo costante del fango fra questo reattore e il reattore biologico.
Serbatoio di raccolta del permeato
E’ un serbatoio cilindrico da 70 l.
Sistema di aerazione E’ costituito da due diffusori a candela posti sul fondo del reattore biologico in modo da ossigenare il fango. Utilizza la linea di aria compressa dell’impianto. E’utilizzato per fornire aria alla membrane e per il controlavaggio. Le portate di aerazione sono regolate da due regolatori meccanici.
Moduli a membrana ZW-1 Moduli per ultrafiltrazione, porosità 0.04 μm. Pompa di ricircolo Pompa a pistone.
Pompa di alimentazione Pompa peristaltica a numero di giri variabile.
Pompa di filtrazione Pompa peristaltica volumetrica.
Sistema di controlavaggio Utilizza l’aria. E’ costituito da un timer che regola l’apertura/chiusura di una elettrovalvola e da un regolatore di pressione.
Sonda di livello LS1 Si trova nel reattore contenente le membrane per mantenere un livello sufficiente tale da non scoprire le membrane. E’ collegata alla pompa di filtrazione.
Sonda di livello LS2 Si trova nel reattore biologico. Serve per mantenere un livello costante di fango. E’ collegata alla pompa di alimentazione.
Elettrovalova Chiude la linea di aspirazione del permeato e apre quella dell’aria per permettere il controlavaggio.
Quadro elettrico Sono presenti due timer: uno che regola il tempo di controlavaggio e il secondo che regola i tempi di pausa e di filtrazione.
Tab. 2.1.2: Elementi dell’impianto pilota.
35
La vasca contenente le membrane è un reattore in plexiglas appositamente studiato per
la conduzione di prove sperimentali. Di seguito è riportata una sezione e una pianta del
reattore.
45 cm
55 c
m
35 c
m
19 c
m26 cm 45 cm
20 c
m
Fig. 2.1.4: Sezione e pianta della vasca contenente le membrane.
Una pompa peristaltica, a numero di giri variabile, permette di alimentare il reattore
biologico, mentre una pompa peristaltica volumetrica estrae il permeato; il ricircolo del fango
fra il reattore biologico e il reattore contenente le membrane avviene tramite una pompa a
pistone che porta il fango dal primo al secondo mentre l’inverso si verifica sfruttando uno
stramazzo che mantiene costante il livello del fango nella vasca delle membrane con un troppo
pieno.
36
Fig. 2.1.5: Pompa di ricircolo.
Il reattore biologico è areato tramite due diffusori a candela alimentati ad aria
compressa grazie ad una diramazione della linea dell’aria utilizzata nell’impianto. Le
membrane sono collegate alla linea dell’aria compressa, come indicato dalla ditta costruttrice,
in modo da permettere l’aerazione del fango all’interno del reattore e da garantire un elevato
grado di turbolenza in prossimità delle fibre e per limitare la formazione del fouling sulle pareti
delle membrane.
37
Fig. 2.1.6: Vasca delle membrane.
Per evitare che il fango sedimenti sul fondo, è stato, inoltre, utilizzato un agitatore
meccanico. Un quadro elettrico permette di regolare il tempo di controlavaggio e il tempo di
pausa-lavoro della pompa di filtrazione.
Fig. 2.1.7: Quadro elettrico.
Agitatore meccanico
Regolatore di pressione
Elettrovalvola
Timer per il controlavaggio Timer per il
tempo di lavoro
38
I livelli del reattore biologico e del reattore delle membrane sono monitorati tramite due
sonde.
Il sistema non è automatizzato, deve essere quindi alimentato manualmente ogni giorno,
in modo che le caratteristiche dell’influente siano il più possibili simili a quelle dell’impianto
reale.
2 Dimensionamento idraulico
Il tempo di residenza idraulica dell’impianto pilota è stato scelto in funzione di quello
caratteristico dell’impianto Cuoiodepur (70 h); dato che nel MBR non è presente il comparto di
denitrificazione è stato imposto:
hQV
H 50==θ
Dove:
V = volume del reattore biologico
Q = portata di filtrazione
In questo caso il volume V è dato dalla somma del volume del reattore biologico (80 l)
e del reattore dove sono immerse le membrane (40 l): il volume totale è quindi di 120 l.
La portata di filtrazione deve quindi essere:
hlVQH
/4.2==θ
E’ stato quindi impostato un tempo pausa-lavoro tale da mantenere la portata costante
su questo valore.
Sonde di livello
Le sonde di livello sono costituite da 3 aste metalliche: quando sono bagnate chiudono
il circuito e si ha passaggio di corrente.
Sono state utilizzate due sonde di livello.
La prima LS1 è all’interno del reattore biologico, ed è collegata alla pompa di
alimentazione: se il livello della vasca di ossidazione supera la prima soglia (SH) la pompa si
blocca in modo da evitare fuoriuscite di fango; la pompa riparte solo quando il livello è sceso
sotto la seconda soglia (SL).
39
Fig. 2.1.8: Sonda di livello LS1.
La seconda sonda (LS2) è all’interno del reattore contenente le membrane e serve per
evitare che il livello della vasca sia troppo basso lasciando scoperte le membrane. Se il livello
scende sotto la soglia stabilita, la pompa di filtrazione si arresta.
Per evitare che schizzi di fango bagnino le aste non arrestando la pompa in caso di
basso livello, la sonda è stata ricoperta con un involucro in plastica.
SH: la pompa si blocca
SL : la pompa riparte
40
2.1.3 Alimentazione
Il refluo in ingresso è una miscela di liquame industriale e civile in proporzioni uguali a
quelle della miscela trattata dall’impianto a scala reale.
Fig. 2.1.9: Composizione della miscela di alimentazione.
Il refluo industriale è prelevato in uscita dalla vasca del sedimentatore chimico-fisico; il
liquame ha subito quindi i trattamenti preliminari, la sedimentazione primaria e il trattamento
chimico-fisico.
Il refluo civile è prelevato prima dell’entrata nel comparto di ossidazione-nitrificazione;
ha subito quindi i trattamenti di grigliatura, dissabbiatura e equalizzazione.
Prima dell’ingresso nel reattore biologico, il refluo viene fatto passare su un filtro a
rete, dalle maglie di 2 mm, posto all’estremità del tubo di alimentazione, al fine di trattenere i
solidi che si trovano nel refluo in modo da non falsare la misura dei solidi sospesi.
2.1.4 Lavaggio membrane
Le membrane sono state lavate prima di essere utilizzate per eliminare uno strato
protettivo di una miscela di acqua e glicerina. Secondo le prescrizioni della casa costruttrice la
pulizia prevede 3 fasi.
• Lavaggio dei moduli con acqua;
• Lavaggio basico con ipoclorito di sodio (NaClO) o di calcio (CaClO);
• Risciacquo con acqua.
Il lavaggio basico è effettuato con una soluzione di ipoclorito a concentrazione di 800
p.p.m. ad una temperatura di 30°C circa per una durata di 30 minuti.
ALIMENTAZIONE
33 % CIVILE
67 % INDUSTRIALE
41
Il lavaggio chimico è stato effettuato circa una volta al mese durante il periodo di
funzionamento; inoltre settimanalmente sono stati eseguiti lavaggi con acqua per eliminare la
biomassa accumulatasi sulla superficie delle membrane stesse. La geometria dei moduli non è
infatti ottimale per ridurre i problemi di fouling: le fibre sono tese fra due supporti non
permettendo il movimento delle fibre.
Fig. 2.1.10: Modulo lavato e modulo usato per un periodo di filtrazione di una settimana.
2.1.5 Controlavaggio
Come indicato dalla casa costruttrice la filtrazione di permeato non è continua ma
interrotta periodicamente da due fasi:
• back flush: in questo caso parte del permeato viene utilizzato per effettuare un
controlavaggio con un flusso di direzione opposta a quella di filtrazione; l’effetto prodotto è
una rimozione del materiale depositato sulla superficie delle membrane per ridurre problemi di
fouling;
• relaxation: la filtrazione di permeato viene fermata per un breve periodo, viene
mantenuta l’areazione delle membrane in modo da ossigenare e rimuovere la biomassa
depositata sulla superficie.
Inizialmente il controlavaggio è stato effettuato con il permeato in uscita dalle
membrane stesse; la durata dei cicli è stata impostata in modo tale che la portata di filtrazione
risultasse pari a 2.4 l/h come deciso in fase di progettazione.
Successivamente, dato che il controlavaggio con permeato non era sufficiente a
rimuovere il materiale accumulatosi, il controlavaggio è stato effettuato con aria compressa
42
(p =1.5 bar). In quest’ultimo caso a fasi di lavoro sono state alternate fasi di pausa (relaxation):
anche in questo caso i tempi di durata di tali fasi sono stati cambiati in modo tale da ottenere la
portata fissata.
PERMEATO
ARIA ARIA
ARIA PER CONTROLAVAGGIO
Fig. 2.1.11: Modulo della membrana
Il controlavaggio è necessario per conservare la capacità filtrante delle membrane e
deve essere eseguito molto frequentemente. Quando viene azionato il controlavaggio,
l’aspirazione della pompa si blocca e viene mandato un getto di aria pressurizzata a 0.5 bar,
come valore relativo, all’interno delle fibre che compongono le membrane. Questa
sovrapressione contribuisce a liberare i pori occlusi.
Il sistema di controlavaggio è composto da un timer che gestisce un’elettrovalvola la
quale attiva e blocca il flusso dell’aria in pressione. Quando la pompa è in funzione
l’elettrovalvola rimane chiusa, quando comincia il controlavaggio si apre. L’aria arriva in
pressione direttamente dalla linea dell’aria compressa dell’impianto e, per non compromettere
l’integrità delle membrane, è stato necessario introdurre un regolatore di pressione per portare
l’aria a 1.5 bar, come valore assoluto.
43
Fig. 2.1.12: Sistema di controlavaggio.
Durante la sperimentazione la durata del tempo di controlavaggio con aria compressa è
stata di 30’’.
Durante il week-end il flusso deve inoltre essere ridotto poiché non è possibile
effettuare le operazioni di riempimento della vasca di alimentazione e svuotamento della vasca
di raccolta del permeato (l’impianto non è automatizzato).
2.1.6 Avviamento
Una prima prova è stata effettuata con acqua per testare il funzionamento idraulico e
meccanico dell’intero sistema: volumi effettivi delle vasche, pompe di filtrazione,
alimentazione e ricircolo, sonde di livello, temporizzazione dei cicli pausa lavoro e
controlavaggio e verifica dell’efficienza dello stramazzo.
Sono state effettuate misurazioni della portata di alimentazione al variare del numero di
giri al minuto della pompa per stimare il tempo di svuotamento della vasca di alimentazione
(V=60 l).
REGOLATORE DI PRESSIONE
ELETTROVALVOLA
44
Di seguito sono riportati in tabella i giri al minuto (RPM), la portata e il tempo di
svuotamento corrispondente (T.S.).
RPM Q [L/H] T.S. [H]
25 8 7.5
10 3 20
8 2 30
Tab. 2.1.3: Prova effettuata con acqua. Giri al minuto e portata della pompa di alimentazione e corrispondente
tempo di svuotamento della vasca.
Per quanto riguarda l’impostazione della pompa di filtrazione le prove eseguite non
vengono riportate in quanto non sono rappresentative per la stima della portata di filtrazione
dato che la resistenza che oppone il fango è molto diversa da quella dell’acqua; sono state
effettuate per verificare l’effettivo funzionamento della pompa e del controllo dei tempi.
Constatato il corretto funzionamento, è stato avviato l’impianto in data 8 Gennaio 2004.
Il bioreattore è stato riempito con 120 l di fango attivo prelevato dalla vasca di Ossidazione-
Nitrificazione in modo da eliminare i tempi di formazione della biomassa.
Il fango deve essere areato per mantenere condizioni aerobiche all’interno del reattore;
tale condizione è necessaria per la sopravvivenza dei microrganismi caratteristici di un
impianto a fanghi attivi e per la biodegradazione delle sostanze inquinanti.
Una concentrazione di ossigeno superiore ai 2-3 mg/l è sufficiente e permette anche la
nitrificazione dei composti azotati ridotti; concentrazioni inferiori sarebbero limitanti per
quest’ultimo processo.
La crescita dei microrganismi all’interno del bioreattore ha portato un aumento della
concentrazione della biomassa da un valore iniziale di 5000 mg/l fino ad un valore massimo di
circa 15000 mg/l.
Nel corso della sperimentazione non è stato effettuato lo spurgo del fango: si sono
verificate però delle fuoriuscite di fango dovute a problemi di schiuma, al non corretto
funzionamento della sonda di livello e a rotture di parte delle fibre delle membrane.
Anche in questo caso sono state effettuate misurazioni della portata di alimentazione al
variare del numero di giri al minuto della pompa per stimare il tempo di svuotamento della
vasca di alimentazione (V=60 l).
45
Di seguito sono riportati in tabella i giri al minuto (RPM), la portata e il tempo di
svuotamento corrispondente (T.S.) :
RPM Q [L/H] T.S. [H]
9 2.5 24
7 2.2 27
6 2 30
Tab. 2.1.4: Prova effettuata con permeato. Giri al minuto e portata della pompa di alimentazione e
corrispondente tempo di svuotamento della vasca.
La pompa di filtrazione ha una portata nominale di 23 l/h; sono state eseguite prove di
filtrazione per varie durate di cicli lavaggio-controlavaggio con permeato per stabilire il ciclo
ottimale; in tabella sono riportati durata totale del ciclo (Ttot), il tempo di filtrazione (Tf), il
tempo di controlavaggio (Tc) e infine la portata ottenuta (Qf):
CICLO TTOT [MIN] TF [MIN] TC [MIN] QF [L/H]
1 11 9 2 3.6
2 10 8 2 3.1
3 9 7 2 2.5
4 8 6 2 1.8
5 8 5 3 1.2
Tab. 2.1.5 Durata totale del ciclo e relativi tempi di filtrazione, di controlavaggio e portata.
E’ stato scelto il ciclo numero 3 impostando un tempo di pausa di 6 minuti in un’ora per
ottener una portata di 2.4 l/h.
Nella seconda parte della sperimentazione si è verificata una diminuzione irreversibile
della portata di filtrazione:
• le membrane si sono sporcate riducendo il flusso di permeato estratto;
• i moduli della sperimentazione sono adatti per prove in batch di breve durata;
• il controlavaggio con permeato non è sufficiente a ripulire le membrane dal materiale
accumulatosi all’interno dei pori;
46
• la pompa di filtrazione è una pompa volumetrica non in grado di creare la
depressione necessaria per mantenere tale valore di portata (come invece la pompa ad
ingranaggi).
Quindi la portata di filtrazione è stata ridotta a 1.7 l/h.
Il tempo di residenza idraulica ottenuto è di
hQV
H 70==θ
Fig. 2.1.13: Membrane all’interno della vasca.
47
Per ovviare ai problemi sopra citati, sono stati eseguiti settimanalmente lavaggi ad
acqua per eliminare in maniera grossolana il fango depositatosi sulla superficie delle membrane
stesse ed è stato sostituito il controlavaggio con permeato con un sistema di controlavaggio ad
aria compressa.
Sono state nuovamente eseguite delle prove di filtrazione per scegliere il ciclo pausa-
lavoro con il sistema di controlavaggio ad aria, i risultati sono riportati nella tabella seguente:
cICLO TTOT [MIN] tF [MIN] tP [MIN] q [L/H]
1 15 13 2 3.2
2 16 11 5 2.8
3 15 9 6 2
4 15 8 7 1.6
Tab. 2.1.6: Durata totale del ciclo e relativi tempi di filtrazione, di pausa
e portata con membrane lavate.
La tabella precedente si riferisce a prove effettuate con membrane appena lavate; i
valori di portata però si riducono drasticamente dopo solo un giorno come si vede dalla tabella
successiva. Il ciclo numero 4 è riferito ad una prova di portata di filtrazione fatta due giorni
dopo il lavaggio:
cICLO TTOT [MIN] tF [MIN] tP [MIN] q [L/H]
1 16 11 5 1.5
2 15 11 4 1.4
3 15 10 6 1.3
4 15 13 2 0.8
Tab. 2.1.7: Durata totale del ciclo e relativi tempi di filtrazione, di pausa e
portata un giorno dopo il lavaggio.
48
Di seguito sono riportati in tabella i valori delle portate: le caselle gialle indicano che è
stato effettuato il lavaggio chimico delle membrane, mentre in celeste il lavaggio con sola
acqua.
data qF [L/H]
TF [MIN]
TP [MIN]
15-1-2004 1.5 8 7 20-1-2004 2.8 8 7 22-1-2004 1.2 10 5 27-1-2004 1.2 11 5 29-1-2004 1 12 8 5-2-2004 2 8 7 10-2-2004 1.6 9 6 12-2-2004 1.4 9 6 17-2-2004 2.8 9 6 19-2-2004 1.3 10 6 24-2-2004 2.4 10 5 26-2-2004 0.8 13 2 2-3-2004 3.3 13 2 4-3-2004 2.25 13 2 9-3-2004 1.6 13 2 11-3-2004 3 13 2 16-3-2004 2 13 2 18-3-2004 2.7 10 5 23-3-2004 1.5 10 5 27-3-2004 1 12 8 31-3-2004 2.5 10 5 2-4-2004 1.4 10 5 6-4-2004 0.9 17 3 14-4-2004 2.5 12 8 16-4-2004 1.2 12 8 21-4-2004 0.8 18 2 23-4-2004 2.6 11 9 28-4-2004 1.9 18 2
Tab. 2.1.8: Portate e relativi tempi di filtrazione e pausa, in giallo è indicato il lavaggio chimico, in celeste il
lavaggio con sola acqua.
Di seguito è riportato l’andamento delle portate: con L.C. viene indicato il lavaggio
chimico mentre con L.A. il lavaggio con acqua:
49
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
14/01
/2004
24/01
/2004
03/02
/2004
13/02
/2004
23/02
/2004
04/03
/2004
14/03
/2004
24/03
/2004
03/04
/2004
13/04
/2004
23/04
/2004
Fig. 2.1.14 : Andamento delle portate, L.C. Lavaggio Chimico L.A. Lavaggio con Acqua
2.1.7 Manutenzione
La manutenzione dell’impianto è stata effettuata una volta al mese circa: sono stati
cambiati i canotti delle pompe e i tubi di alimentazione di filtrazione e di ricircolo.
Inoltre sono state ripulite settimanalmente le sonde eliminando parte del fango
depositatosi sopra per evitare che le pompe non si arrestassero in caso di troppo pieno per la
vasca di ossidazione e di troppo vuoto per la vasca delle membrane.
E’ stato inoltre aggiunto al tubo che preleva l’alimentazione, un galleggiante, in modo
da evitare che la pompa aspiri aria, e una retina che funziona da sistema di grigliatura.
Infine è stato aggiunto dell’antischiuma all’interno della vasca di ossidazione per
evitare la fuoriuscita del fango.
2.2 Impianto pilota Mitsubishi: descrizione, avviamenti e
L.C.
L.C.
L.C.
L.C.
L.AL.A. L.A. L.C.
50
conduzione
2.2.1 L’impianto pilota Mitsubishi
L’impianto pilota a membrane sommerse con cui è stata realizzata la sperimentazione è
stato fornito al Consorzio Cuoiodepur SpA da Ctida Srl – Enel Hydro SpA, all’interno di un
programma di sperimentazione per lo sviluppo di tecnologie innovative per il trattamento di
reflui conciari. La sperimentazione è stata realizzata in collaborazione con l’Università di
Firenze.
Nell’impianto pilota in questione è montato un modulo costituito da cinque unità
filtranti Mitsubishi, con porosità nominale di 0.4 μm: quindi il range di lavoro delle membrane
è quello tipico di una microfiltrazione.
Nell’impianto Cuoiodepur la degradazione biologica degli inquinanti è condotta sulla
miscela civile-industriale. La sperimentazione con questo impianto pilota però è stata condotta
sul solo refluo industriale, al fine di indagare l’applicabilità e le prestazioni di abbattimento di
un bioreattore a membrana sulla sola quota parte di refluo affluente in impianto maggiormente
inquinata; da questo punto di vista le condizioni operative dell’impianto pilota presentano già
un primo rilevante elemento di discordanza con le attuali condizioni operative dell’impianto su
scala reale, per cui in sede di discussione dei risultati un confronto diretto delle caratteristiche
del permeato con quelle del refluo in uscita dalla sezione biologica dell’impianto a scala reale
risulta improprio.
Poiché, come è stato appena detto, il bioreattore prende il posto sostanzialmente del
trattamento biologico classico con fanghi attivi e sedimentazione secondaria, il pilota è stato
collocato immediatamente a monte della denitrificazione: l’uscita del sedimentatore chimico-
fisico costituisce pertanto l’ingresso del pilota (figura 2.2.1).
51
Figura 2.1.1 L’impianto a membrane Mitsubishi e, sullo sfondo, il sedimentatore chimico-fisico, il cui
effluente costituisce l’ingresso dell’impianto pilota MBR.
2.2.2 Descrizione del processo
L’impianto pilota fornito da Ctida Srl-Enel Hydro SpA è un impianto “completo” sia
dal punto di vista della strumentazione e gli accessori meccanici, sia dal punto di vista
dell’automazione; questo lo rende un impianto ad elevata flessibilità di utilizzo e facilità di
conduzione e, a parte la fase iniziale di collaudo in cui sono state apportate anche alcune
modifiche fisiche, in caso di buon funzionamento, a parametri operativi fissati, l’intervento
umano è limitato al solo monitoraggio dello stato di funzionamento e al prelievo e all’analisi
dei campioni raccolti.
Le componenti fondamentali del pilota sono le seguenti:
una vasca in acciaio inox, suddivisa in tre comparti da 260 litri ciascuno;
un modulo su cui sono montate cinque unità filtranti di membrane;
tre pompe volumetriche monovite e una soffiante;
un agitatore meccanico ad elica;
un controllore logico centrale (PLC, Programmable-Logic-Control), “cuore”
dell’automazione dell’impianto;
un pannello di controllo di interfaccia con l’utente;
52
sonde di livello, dell’ossigeno, della temperatura;
misuratori di portata, pressione, temperatura;
valvole, sistemi di insufflazione aria e condutture.
In figura 2.2.2 è riportato lo schema della linea acque dell’impianto Cuoiodepur con
indicato il punto di allacciamento dell’impianto pilota MBR alla filiera di trattamento dei
liquami industriali. In figura 2.2.3 invece è riportato lo schema dell’impianto MBR, da cui si
desume la logica di funzionamento del processo, essendo evidenziati i collegamenti tra le varie
componenti.
Figura 2.2.2 Schema a blocchi della linea acque dell’impianto Cuoiodepur e punto di allacciamento
dell’impianto pilota MBR alla filiera di trattamento dei liquami industriali
INGRESSO CIVILE
INGRESSO INDUSTRIALE
Grigliatura gross./fine
Flocculazione chimico-fisica
Sedim. chimico-fisica
Denitrif. Ossidaz.Nitrif.
Post denitrif
Post aerazione
Sedim. biologica
Chiariflocculazioneterziaria
Sedim. terziaria
Controllo pH
Grigliatura
Dissabbiatura
Accumulo
DissabbiaturaDisoleatura Preaccumulo
Sedim. primaria
SCARICO
1.1 I PERMEATO
53
MM
POM
P A D
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E NTA
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trova
lvol
a
Figura 2.2..3 Schema dell’impianto pilota a membrane Mitsubishi
54
Tutte le utenze sono comandate dal PLC attraverso un pannello operatore, da cui sono
impostati i valori di alcuni parametri operativi, viene effettuata la lettura dello stato corrente
dei vari parametri di funzionamento e sono fissate le soglie di allarme degli strumenti
analogici.
Il pilota è stato concepito con una certa flessibilità di utilizzo, potendosi impostare
diverse modalità di funzionamento a seconda del tipo di processo cui si è interessati. Può
funzionare sia in modalità manuale, in cui ciascuna pompa e il compressore possono essere
selezionati in modo indipendente, ma dove è fondamentale che le operazioni siano condotte
sotto la supervisione dell’operatore, sia in modalità automatica, in cui il pilota può esser fatto
lavorare in autonomia. In questo secondo caso, il software interno è stato programmato per un
ciclo particolare di funzionamento, il ciclo A, relativo alla configurazione di processo
cosiddetta “nitrifica-denitrifica” e utilizzato correntemente durante la sperimentazione. Anche
in modalità manuale tuttavia c’è la possibilità di servirsi di un ciclo preimpostato, il ciclo B,
pensato per le circostanze in cui c’è bisogno di ricorrere allo svuotamento della vasca T-02 (ad
esempio per le periodiche operazioni di pulizia delle membrane), impostando il quale la pompa
P-02 non resta più bloccata dal segnale di bassissimo livello in vasca T-02.
Il ciclo A è la modalità di funzionamento standard, comunemente utilizzata.
La pompa P-01 di alimentazione preleva l’effluente dalla canaletta di stramazzo del
sedimentatore chimico-fisico e lo immette nella vasca T-01, dove un agitatore ad elica ne
garantisce il continuo rimescolamento. La pompa P-01 funziona in discontinuo e la sua
attivazione è regolata dal livello in vasca T-02 e dall’apertura della corrispondente valvola
automatizzata. La portata oraria elaborata dalla pompa P-01 dipende dal valore di portata
impostato alla pompa P-03 di estrazione del permeato.
Prima di giungere nella vasca T-01, il refluo in ingresso è obbligato al passaggio
attraverso un filtro grossolano a cartuccia, dalla porosità nominale di 0.6 mm. Questa
filtrazione preliminare del liquame influente risulta particolarmente indicata nel trattamento dei
reflui di origine conciaria, dove si ha sempre una componente solida grossolana, costituita dalla
presenza di frammenti di pelo non completamente degradati, che sopravvive ai trattamenti
primari, giunge sino al comparto chimico-fisico, e da questo sfugge nel successivo trattamento
biologico. Il filtro permette così di evitare l’intasamento e/o l’otturazione delle porosità delle
membrane ad opera di materiale grossolano.
Come si vedrà in seguito, nel primo mese circa di sperimentazione il pilota ha operato
secondo l’ipotesi originaria di lavoro, con la vasca T-01 adibita alla denitrificazione, per cui
55
il sistema di aerazione in tale vasca, seppur installato, è rimasto inutilizzato. Nel corso della
sperimentazione però per migliorare la nitrificazione si è dovuto ricorrere ad un incremento del
tempo di ritenzione idraulica per la vasca di ossidazione, azionando l’insufflazione di aria
anche nella vasca T-01. Si è optato quindi per un utilizzo di entrambe le vasche T-01 e T-02
per l’ossidazione biologica, accantonando temporaneamente il trattamento di denitrificazione e
tenendo presente comunque che, quando la nitrificazione si è innescata, la rimozione dei nitrati
è ottenibile semplicemente attraverso un’opportuna regolazione della portata di ricircolo
interno nitrificazione-denitrificazione.
Dalla vasca T-01 l’effluente passa per stramazzo alla vasca T-02, dove è alloggiato il modulo
di filtrazione. Dalla vasca T-02 l’effluente viene poi continuamente ricircolato alla vasca T-01
mediante la pompa P-02 di ricircolo. La pompa P-02 lavora in continuo, e mediante un sistema
di valvole è possibile optare per diverse configurazioni di ricircolo. Ovviamente, nel caso in cui
la vasca T-01 funzionasse come vasca di denitrificazione, le valvole andrebbero regolate in
modo tale da garantire una portata adeguata di ricircolo (nell’impianto a scala reale tale portata
è circa sette volte la portata in ingresso alla sezione biologica).
Infine, la pompa P-03 di estrazione del permeato crea una depressione sul lato interno delle
membrane, e consente la filtrazione della miscela aerata attraverso le medesime. Dunque la
filtrazione avviene dall’esterno verso l’interno della fibra (out-to-in), situazione questa
ricorrente per membrane a fibre cave.
La pompa P-03 potrebbe lavorare in continuo, ma generalmente vengono impostati dei cicli di
filtrazione e rilassamento (filtration/relaxation), al fine di limitare i fenomeni di sporcamento
delle membrane; di questo però sarà discusso più avanti.
Sulla pompa P-03 è predisposto un sistema di ricircolo, in modo tale da consentire di lavorare
con portate di filtrazione anche piuttosto basse.
Per quanto riguarda l’aerazione, questa è ottenuta mediante una soffiante, che invia il
flusso d’aria alla base del modulo con le membrane. La soffiante assolve i due compiti
fondamentali di:
(1) soddisfacimento del fabbisogno di ossigeno necessario ai processi di degradazione
aerobica da parte dei microrganismi;
(2) mantenimento in vasca di condizioni di intensa agitazione dei liquidi, inducendo così uno
scuotimento energico e continuo delle membrane al fine di ritardarne il più possibile lo
sporcamento.
Per questa seconda ragione sul fondo vasca sono installati dei diffusori a bolle
grosse, le quali esercitano un’azione meccanica più intensa sulle membrane, a scapito di una
56
minore capacità di ossigenazione del refluo (perché diminuisce il coefficiente di trasferimento
di ossigeno dalla fase gassosa alla fase liquida). Tuttavia il problema è superato, lavorando con
portate di ossigeno talmente elevate da garantire in ogni caso una concentrazione di ossigeno
disciolto in vasca d’ossidazione abbondantemente superiore a 2 mg L-1 (condizioni non
limitanti di ossigeno).
Il pilota è dotato di un sistema di diffusori anche nella vasca T-01: come detto sopra,
nel corso della sperimentazione è stata utilizzata anche questa linea di aerazione al fine di
incrementare il tempo di ritenzione idraulica e favorire così il grado di nitrificazione ad opera
dei microrganismi autotrofi.
La vasca T-03 durante il funzionamento tipico “nitrifica-denitrifica” risulta inutilizzata. Essa
viene usata solo durante le fasi di lavaggio chimico delle membrane come vasca di raccolta
temporanea del fango presente nella vasca T-02.
2.2.3 Descrizione fisica delle componenti dell’impianto
In questo paragrafo saranno descritte in modo più dettagliato le caratteristiche fisiche di
ciascuna componente dell’impianto pilota. In figura 2.2.4 è visualizzato il retro del pilota, dove
sono indicate le componenti principali dell’impianto.
Figura 2.2.4 Retro impianto pilota, con indicate le principali componenti fisiche
Pompa di aspirazione
Pompa di ricircolo Pompa di
alimentazione
Soffiante
Quadro di controllo e comando
Vasca alloggiamento
membrane
Agitatore meccanico
By-pass alimentazione
57
Il modulo di microfiltrazione
Le membrane utilizzate per la filtrazione del fango sono immerse nella vasca T-02,
dove avviene l’ossidazione biologica del refluo. Le membrane, di tipo a fibra cava, sono
disposte orizzontalmente in vasca e ciascuna unità filtrante è costituita da migliaia di
membrane dalla tipica forma “a spaghetti”, connesse alle estremità a due guide verticali che
fungono da sostegno e da condotti di aspirazione del permeato (figura 2.2.5).
Figura 2.2.5 Modulo Mitsubishi
Le sommità dei due sostegni verticali presentano poi degli innesti in materiale plastico, cui
sono collegati i tubi di aspirazione della pompa P-03. Le membrane, così disposte, operano in
vasca una filtrazione di tipo crossflow, cioè a flusso di alimentazione tangenziale alla
membrana. La pompa P-03 di aspirazione crea una depressione che funge da richiamo per il
permeato. La porosità delle membrane è di 0.4 μm, per cui il range di filtrazione è quello
caratteristico di una microfiltrazione. In tabella 2.2.1 sono riassunte le caratteristiche tecniche
delle membrane montate sul pilota:
Caratteristiche Costruttore Mitsubishi Nome prodotto SUR234 Tipo membrana Fibra cava Numero membrane 5 Superficie membrana m2 1.5 Superficie totale m2 7.5 Dimensione pori μm 0.4 Diametro esterno fibra μm 540 Materiale fibra Polietilene Pressione differenziale max kPa 80 Temperatura di lavoro max 40
58
Tabella 2.2.1 Caratteristiche fisiche delle membrane Mitsubishi
Generalmente, con l’utilizzo, alcune membrane possono rompersi; tuttavia il loro diametro
interno è così piccolo da garantire l’intasamento della fibra spezzata in poco tempo. In tal
modo, in caso di rotture, non è compromessa la qualità del permeato con la presenza di solidi
sospesi.
Pompe e soffiante
L’alimentazione del pilota, il ricircolo del fango e l’aspirazione del permeato sono ottenute
mediante tre pompe volumetriche, monovite a rotore elicoidale, posizionate come indicato in
figura 2.2.3. Tutte e tre le pompe presenti, come vedremo nei prossimi paragrafi, sono molto
sovradimensionate per l’utilizzo effettuato nella presente sperimentazione, in cui le portate
trattate sono modeste per l’elevato tempo di ritenzione idraulica adottato. Le caratteristiche
tecniche delle tre pompe sono riassunte nella seguente tabella 2.2.2:
Caratteristiche Pompa alimentazione
Pompa di ricircolo
Pompa di aspirazione permeato
Costruttore Pompe Hydra Pompe Hydra Pompe Hydra Tipo pompa Monovite a
rotore elicoidaleMonovite a
rotore elicoidaleMonovite a
rotore elicoidale Modello EM84/C 4P EM64/C 4P EM28/C 4P Portata L h-1 5648 3598 314 Prevalenza metri 5 5 5 Numero di giri rpm 1420 1390 1350 Potenza motore kW 2.2 1.1 0.25
Tabella 2.2.2 Caratteristiche tecniche delle pompe
Le pompe in dotazione al pilota sono pompe sommerse, per cui è di fondamentale importanza
assicurarsi che siano innescate al momento del loro avvio: se non lo fossero, lavorando a vuoto,
potrebbero danneggiarsi in modo irreversibile.
Per quanto riguarda l’aerazione, questa viene effettuata mediante una soffiante, che fornisce
una portata massima di aria di 14 m3 h-1. La portata d’aria consigliata in vasca di ossidazione è
di circa 6 Nm3 h-1; è un valore molto elevato che, oltre a provvedere al fabbisogno d’ossigeno
necessario alle attività batteriche, soprattutto serve a garantire un’intensa agitazione meccanica
delle membrane, e quindi a mantenerle pulite.
In tabella 2.2.3 sono riassunte le caratteristiche tecniche della soffiante:
Caratteristiche
59
Costruttore F.P.Z. Tipo pompa a canali laterali Modello SCL 15 DH MOR Portata m3 h-1 14 Prevalenza mbar 300 Numero giri rpm 2900 Potenza motore kW 0.55
Tabella 2.2.3 Caratteristiche tecniche della soffiante
Sonde e organizzazione allarmi
Il pilota è dotato di una completa automazione, consentita dall’installazione di una serie
di sonde e misuratori che inviano i segnali sullo stato dell’impianto al PLC (unità di controllo).
Tra le sonde e i misuratori montati sul pilota si ricordano:
sonde di livello ad elettrodi, posizionate in vasca T-01 e T-02;
ossimetro per la misura dell’ossigeno disciolto e della temperatura;
misuratore di portata di permeato;
misuratore della pressione assoluta di estrazione del permeato.
Ogniqualvolta è selezionata la modalità automatica di funzionamento dell’impianto, le
misura dei livelli in vasca, della concentrazione dell’ossigeno disciolto, della portata di
permeato e della pressione assoluta di suzione del permeato sono i segnali fondamentali sui
quali si fonda l’automazione. Per ognuno di questi segnali l’utente ha precedentemente fissato
delle soglie superiori e inferiori, che non devono essere oltrepassate dai segnali corrispondenti
allo stato corrente del sistema; se i segnali ricevuti non rientrano nei range prefissati, il PLC
può comunicare all’utente due tipi di allarmi:
(1) un allarme di avvertimento, senza causare però l’arresto dell’impianto,
(2) un allarme con arresto dell’impianto (shut down) in tutti i suoi dispositivi di funzionamento
(pompe e soffiante).
Il primo tipo di allarme si verifica in presenza di:
basso livello di ossigeno nella vasca di alloggiamento delle membrane;
bassa pressione assoluta di aspirazione del permeato;
bassa portata di permeato.
L’allarme con shut down dell’impianto invece si verifica per:
bassissima pressione assoluta di aspirazione del permeato;
alta portata di permeato;
bassissima portata di permeato;
(continua)
(continua)
60
bassissimo livello in vasca T-02.
2.2.4 Avviamento dell’impianto
Una delle fasi più delicate affrontata nel periodo sperimentale è stata la fase di avviamento del
pilota, durante la quale sono sorti numerosi problemi di natura operativa che hanno ritardato
più volte l’inizio della sperimentazione.
La società costruttrice dell’impianto (Ctida Srl), e in particolare la casa produttrice delle
membrane (Mitsubishi), hanno fornito delle indicazioni riguardo alle condizioni operative
ottimali di funzionamento dell’impianto:
una prima limitazione per il tipo di membrane utilizzate riguarda il contenuto in oli del
refluo trattato: nella fattispecie le membrane non devono essere esposte a concentrazioni di oli
animali e vegetali superiori a 50 mg L-1, o a concentrazioni superiori a 3 mg L-1 di oli minerali;
la temperatura di esercizio consigliata risulta compresa tra 15 e 35 °C: in questo intervallo si
hanno le rese più interessanti per quanto riguarda la degradazione biologica degli inquinanti e
le condizioni ottimali dal punto di vista della resistenza fisica delle membrane medesime;
il flusso di lavoro massimo consigliato per le membrane è di 10 L h-1 m-2 (0.24 m3 d-1 m-2):
vicino a questo valore dovrà essere impostato il flusso lordo di funzionamento dell’impianto;
l’impostazione di un ciclo di filtration/relaxation, che di default risulta pari a 13 minuti di
lavoro alternati a 2 minuti di pausa: il succedersi di intervalli di pausa ad intervalli di lavoro
per quanto concerne la filtrazione della miscela aerata fa sì che le membrane siano
costantemente sottoposte a intervalli di rilassamento, durante i quali si può avere una rimozione
più agevole di parte della pellicola superficiale di fouling;
il valore della pressione di transmembrana (TMP, Trans-Membrane Pressure), generalmente
crescente con il procedere della sperimentazione a causa del progressivo sporcamento delle
membrane, che non deve oltrepassare un incremento di 200 mbar rispetto al valore di TMP
registrato al tempo t0 di inizio sperimentazione: se si verifica questa circostanza, occorre
procedere alle operazioni di lavaggio chimico e pulizia delle membrane;
in genere gli MBR lavorano a concentrazioni di mixed liquor in vasca di ossidazione molto
elevate rispetto alle corrispondenti sezioni di trattamento biologico negli impianti tradizionali a
fanghi attivi con vasca di sedimentazione: l’intervallo ottimale di lavoro consigliato per la
concentrazione del fango in vasca è di un valore compreso tra i 5 e i 12 g L-1, comunque con
contenuto di solidi sospesi superiore a 3 g L-1 e inferiore a 15 g L-1. Nel caso si superi
quest’ultimo valore conviene impostare un flusso di filtrazione inferiore al valore nominale
61
di 10 L h-1 m-2. Per restare all’interno del range di concentrazione consigliato molto
probabilmente si rende necessario effettuare degli spurghi periodici di fango;
infine, per quanto concerne la formazione di schiume, è fortemente sconsigliato il dosaggio
di antischiume a base siliconica, mentre è raccomandato l’impiego di antischiume a base di
alcoli pesanti.
Generalmente un impianto pilota del tipo utilizzato nella presente sperimentazione consente
due tipi di utilizzo:
(a) filtrazione del fango a portata di permeato costante; in questa prima modalità di utilizzo il
progressivo sporcamento delle membrane è desumibile dalla TMP (pressione di
transmembrana), che deve mostrare un trend crescente, al netto delle oscillazione fisiologiche;
(b) filtrazione a pressione di transmembrana costante; in questa seconda modalità di
funzionamento il progressivo sporcamento delle membrane è desumibile dall’andamento
mediamente decrescente della portata di filtrazione.
Nella sperimentazione in questione si è optato di lavorare secondo la prima delle due modalità
di funzionamento.
I valori della TMP o, equivalentemente, della pressione di suzione del permeato (dal quadro di
controllo infatti è rilevabile questa seconda pressione esercitata sulle membrane dal lato
aspirazione del permeato, cioè la pressione prodotta all’interno della cavità delle membrane a
fibra cava) sono stati rilevati con una frequenza di 3-4 volte a settimana. È stato riscontrato che
sul valore di pressione lato aspirazione del permeato influiscono diversi fattori:
• il grado di sporcamento della membrana, innanzitutto;
• il valore di pressione atmosferica al momento della misura;
• il livello del battente idrico nella vasca T-02 al momento della lettura.
Il monitoraggio della pressione lato aspirazione delle membrane è effettuato allo scopo di
sondare il livello di sporcamento delle membrane. Gli altri due fattori però non sono
trascurabili sulla lettura che viene fatta. In particolare, è stato riscontrato che la lettura
effettuata in condizioni di massimo livello in vasca T-02 (cioè appena dopo che si è avuta
l’alimentazione) può discostarsi di 5-6 mbar dalla misura effettuata in condizioni di bassissimo
livello in vasca T-02 (cioè immediatamente prima che si azioni l’alimentazione).
Analogamente anche la pressione atmosferica può far oscillare di alcuni millibar i valori di
pressione sul lato aspirazione delle membrane: in particolare, nei giorni di alta pressione si
62
registreranno valori più alti di pressione assoluta in aspirazione, viceversa nei giorni di bassa
pressione.
Per questa serie di motivi dunque la lettura effettuata può fornire un andamento oscillante della
pressione, con un’escursione anche di una decina di mbar: si tratta però di un’oscillazione
apparente, quello che interessa è dedurre il trend generale del parametro in questione.
Per quanto concerne la concentrazione del fango in vasca, l’obiettivo è quello di portare il
fango a quota 15000 mg L-1 di solidi sospesi totali, e poi di mantenere, mediante periodici
spurghi, questo livello di concentrazione.
Per quanto riguarda la portata di filtrazione del fango, cioè la portata di produzione del
permeato, questa deve essere scelta in base al tempo medio di ritenzione idraulica (HRT,
Hydraulic Retention Time) fissato per il pilota. Quest’ultimo, per quanto riguarda la presente
sperimentazione, è stato scelto pari al tempo di ritenzione caratteristico dell’impianto in scala
reale: si è optato per questa scelta per far lavorare il pilota nelle condizioni operative più
prossime a quelle dell’impianto in scala reale, in ultima analisi, quindi, per rendere il più
confrontabili possibili i dati ottenuti con il pilota con quelli ottenuti in impianto.
La portata è direttamente proporzionale al flusso di permeato secondo la relazione:
SQ
hmLJ =⎥⎦
⎤⎢⎣⎡
⋅2
dove Q è appunto la portata di permeato estratto [L h-1] e S la superficie filtrante [m2].
Il flusso ottimale lordo massimo di filtrazione si è detto che è pari a 10 L h-1 m-2. Tuttavia il
flusso realmente adottato è più basso, perché legato alla portata da trattare, che nella fattispecie
è molto bassa, dovendosi adottare un elevato HRT.
Flusso netto e flusso lordo di permeato sono legati dalla seguente relazione:
relaxfiltr
filtrlordonetto tt
tJJ
+⋅=
dove tfiltr e trelax sono rispettivamente la durata della fase di estrazione e la durata della fase di
rilassamento.
Quanto detto finora nel presente paragrafo costituisce l’insieme delle avvertenze di carattere
generale consigliate per il buon funzionamento dell’impianto. Al fine di monitorare lo stato di
buon funzionamento del pilota, saranno rilevati con frequenza giornaliera o comunque con la
maggiore frequenza possibile i principali parametri operativi caratterizzanti l’impianto
pilota:
63
la pressione assoluta di estrazione del permeato Pextr (da cui è ricavabile la TMP);
la temperatura in vasca di ossidazione;
la portata lorda transitante;
i litri totali di permeato prodotti;
I quattro parametri appena elencati sono di facile rilevamento, in quanto registrabili
direttamente dal quadro di controllo del pilota. Ad essi va aggiunto anche il monitoraggio
frequente dei solidi sospesi totali presenti in vasca di ossidazione, utile al fine di evitare
concentrazioni troppo elevate di fango e quindi per la regolazione degli spurghi periodici.
Il valore della TMP è stato determinato per differenza tra la pressione a monte delle membrane
(o pressione di alimento Palim) e la pressione di aspirazione del permeato rilevata sul pannello
di controllo (Pextr):
extra PPTMP −= lim
Il calcolo della Palim è stato effettuato valutando il carico idrostatico medio tra l’estremità
inferiore e quella superiore del modulo:
2supinf
lim
hhPa
+⋅= γ
dove hinf e hsup [m] sono rispettivamente il battente idrico degli estremi inferiore e superiore del
modulo filtrante nella vasca di alloggiamento delle membrane.
I calcoli sono stati fatti nelle ipotesi di battente idrico in vasca di 1,3 metri e pressione sul pelo
libero costante e pari a 1013 mbar.
Il passaggio alla fase operativa vera e propria di avviamento dell’impianto ha messo in
evidenza numerosi punti deboli dell’impianto così come era stato fornito, soprattutto per
quanto riguarda alcune componenti fisiche dell’impianto e alcuni degli strumenti di cui era
stato dotato.
Questi punti deboli riguardanti alcune delle componenti fisiche del pilota, alcuni aspetti
operativi e gli interventi e le migliorie apportate per consentire un buon funzionamento
dell’impianto saranno presentati e discussi negli ultimi tre paragrafi di questo capitolo. Nel
prossimo paragrafo sono riportate invece le raccomandazioni per la pulizia delle membrane.
64
2.2.5 Pulizia delle membrane
Una delle operazioni fondamentali nella gestione di un impianto pilota a membrane consiste
nella periodica pulizia delle medesime. La pulizia in genere è effettuata mediante lavaggio
chimico, ottenuto mantenendo immerse le membrane in un’apposita soluzione chimica per un
determinato intervallo di tempo.
Per le membrane Mitsubishi il lavaggio delle membrane è consigliato quando si verifica una
delle due eventualità seguenti:
(1) quando la pressione di transmembrana oltrepassa un incremento di 200 mbar rispetto al
valore iniziale di riferimento per il ciclo in corso che si è registrato subito dopo l’ultima
operazione di lavaggio effettuata;
(2) altrimenti dopo tre mesi di funzionamento dell’impianto.
Il lavaggio chimico delle membrane si effettua svuotando la vasca T-02 e conservando
temporaneamente il fango nella vasca T-03; le operazioni di trasferimento del fango possono
essere condotte tutte manualmente, disattivando il ciclo automatico A, impostando la modalità
di funzionamento manuale e attivando il ciclo B (in tal modo la sonda di bassissimo livello in
vasca T-02 non blocca la pompa P-02 di ricircolo). È importante in questo caso prestare
attenzione affinché la pompa di ricircolo non lavori a vuoto, essendo stata disattivata la sonda
di bassissimo livello in vasca T-02.
Svuotata a questo punto la vasca T-02, e raccolti temporaneamente i fanghi nelle vasche T-01 e
T-03, è utile azionare l’aerazione (sempre in modalità manuale) sia in vasca T-01, dove i
diffusori sono già predisposti, sia in vasca T-03, immergendo nel fango il tubo di sfiato
dell’aeratore. In questo modo si garantiscono quantomeno condizioni endogene per i
microrganismi per tutto il tempo necessario al completamento delle operazioni di pulizia delle
membrane.
La vasca T-02 e soprattutto il pacco di membrane deve essere a questo punto sciacquato con un
getto di acqua pulita ad alta pressione, in modo tale da asportare la parte superficiale del fango
depositato.
Successivamente si sottopongono le membrane al lavaggio chimico, che può essere di due tipi:
lavaggio chimico basico, in cui si utilizza una soluzione al 4% di idrossido di sodio + 3000
mg L-1 di cloro attivo equivalente;
lavaggio chimico acido, con soluzione di acido cloridrico al 3.7% (1 M), o di acido ossalico
al 1÷3% oppure di acido citrico al 1÷3%.
65
Generalmente il lavaggio chimico in soluzione basica deve sempre essere effettuato perché il
cloro attivo permette di ossidare e quindi rimuovere tutte le componenti batteriche e organiche
depositate sulle membrane, anche in profondità nei pori.
Il lavaggio in soluzione acida, invece, può anche essere tralasciato; si richiede però nei casi in
cui il refluo può dare origine ad incrostazioni di tipo minerale sulle membrane.
Nella fattispecie, il refluo conciario è costituito da una consistente frazione di materiale
organico, proveniente dalla degradazione delle proteine della pelle e del pelo. Un lavaggio
basico dunque consente, per l’azione di una base forte, di spezzare le molecole organiche ad
elevato peso molecolare e di rimuoverle; l’ipoclorito poi accresce la rimozione con
l’ossidazione di gran parte del materiale organico. Tuttavia, considerato che i reflui industriali
di origine conciaria sono caratterizzati da elevate concentrazioni di salinità, può rendersi
necessario anche un lavaggio acido al fine di completare la pulizia delle membrane.
Le membrane devono essere tenute in bagno nella soluzione basica per circa 15 ore, ad una
temperatura inferiore ai 40 °C; la soluzione è preparata nel volume costituito dalla vasca T-02 e
deve completamente sommergere il pacco di membrane. Passate le 15 ore, la vasca deve essere
svuotata della soluzione esausta attraverso l’apposito drenaggio sul fondo, e sciacquata
accuratamente per eliminare il cloro residuo, che altrimenti potrebbe nuocere ai microrganismi
vivi una volta rinviato il fango in vasca T-02. Se si decide di effettuare anche il bagno acido,
occorre riempire nuovamente la vasca T-02 della soluzione acida e attendere circa altre 15 ore.
A questo punto si svuota nuovamente la vasca T-02 della soluzione esausta e si risciacqua
accuratamente al fine di rimuovere ogni residuo della soluzione di lavaggio.
Al termine di ciascun lavaggio è importante verificare il grado di pulizia ristabilito sulle
membrane, mediante delle prove di filtrazione con acqua pulita.
Infine, le operazioni di lavaggio si concludono trasferendo nuovamente il fango dalla vasca T-
03 nella vasca T-02 e reimpostando il ciclo automatico A.
2.2.6 Prove con acqua pulita
Sebbene il pilota sia stato montato e consegnato pronto per l’uso già in luglio 2003,
l’avviamento della sperimentazione è avvenuta in autunno, poiché in agosto si è avuto, come di
consuetudine, l’arresto delle attività produttive e conseguentemente di tutti gli scarichi
industriali, in modo tale che l’impianto Cuoiodepur ha potuto essere sottoposto ai necessari
lavori di pulizia e manutenzione.
66
Nel mese di luglio tuttavia sono state condotte alcune prove di filtrazione con acqua pulita
(deferrizzata e demanganizzata, proveniente del pozzo dell’impianto) allo scopo di ottenere una
valutazione di riferimento del grado di filtrazione delle membrane nelle condizioni iniziali di
fornitura, prima che queste vengano utilizzate con il fango e quindi sporcate. Riportando su un
grafico l’andamento della portata filtrata in funzione della pressione di transmembrana, si è
ottenuto:
Prova di filtrazione con acqua pulita
0
20
40
60
80
100
120
140
160
82 84 86 88 90 92 94 96
TMP [mbar]
port
ata
perm
eato
[L
h-1
]
Figura 2.2.6 Prova di filtrazione su membrane “nuove”, eseguita in data 15 luglio 2003
Questo grafico sarà utile al momento dei lavaggi che saranno condotti periodicamente, al fine
di valutare il grado di pulizia delle membrane ottenuto al termine di ciascuna operazione di
lavaggio rispetto alle condizioni iniziali.
Un’altra prova condotta prima dell’avviamento del pilota è stata una prova di ossigenazione.
Riempiendo le vasche T-01 e T-02 del pilota con acqua pulita, tenendo chiusa l’aerazione, si è
proceduto all’abbattimento dell’ossigeno disciolto mediante dosaggio in eccesso alla quantità
stechiometrica di sodio metabisolfito, che si ossida rapidamente per azione appunto
dell’ossigeno, consumandolo completamente. A questo punto, azionando manualmente
l’aerazione, si è seguito nel tempo l’andamento della riossigenazione operata dai diffusori in
dotazione al pilota. Sono state effettuate due prove, una con insufflazione di 4 Nm3 h-1 e una
con 6 Nm3 h-1, che hanno condotto agli andamenti rappresentati nelle figure seguenti:
67
Prove di ossigenazione
0
1
2
3
4
5
6
7
0 50 100 150 200
tempo [sec]
Oss
igen
o di
scio
lto [
mgO
2 L-1
]
4 Nmc/h 6 Nmc/h
Figura 2.2.7 Prove di ossigenazione, una ottenuta con portata di aerazione di 4 Nm3 h-1 alla temperatura di 24.5
°C e l’altra con portata di aerazione di 6 Nm3 h-1 alla temperatura di 21.4 °C,
eseguite in data 21 luglio 2003
Le curve ottenute presentano un primo tratto piuttosto ripido fino al raggiungimento della
saturazione, che testimonia l’elevato grado di riossigenazione garantito dal sistema di
insufflazione, e un secondo tratto che successivamente decresce con pendenza pressoché
costante. Questo decadimento nella concentrazione di ossigeno disciolto in condizione di
saturazione risulta essere un po’ anomalo, ma può essere spiegato con il fatto che il sodio
metabisolfito forse è stato dosato abbondantemente in eccesso, per cui nel primo tratto, in
condizioni lontane dalla saturazione, in cui il trasferimento di ossigeno è elevato, la richiesta
dovuta al sodio metabisolfito residuo è risultata “mascherata” dalla rapida velocità di
ossigenazione, mentre nel secondo tratto, in condizioni di trasferimento di ossigeno più blande
tale richiesta è risultata apprezzabile. Per questo motivo i coefficienti KLa, di cui qui di seguito
si è effettuata una valutazione, probabilmente risultano sottostimati.
Le prove di ossigenazione, infatti, generalmente vengono condotte allo scopo di poter
effettuare una stima del coefficiente KLa di trasferimento dell’ossigeno nel liquido di lavoro
(assorbimento di ossigeno). Nel caso di prove di ossigenazione in acqua pulita, la cinetica di
trasferimento di ossigeno dalla fase gassosa alla fase liquida è governata dalla seguente
equazione:
))(( tCCaKdtdC
satL −⋅=
dove:
68
- C è la concentrazione di ossigeno disciolto (DO) in acqua, [mg L-1];
- Csat è la concentrazione di ossigeno disciolto a saturazione, [mg L-1];
- KLa è il coefficiente di trasferimento di ossigeno, [sec-1].
La soluzione della precedente equazione differenziale assume la forma:
taK
osat
sat LeCC
tCC ⋅−=−
− )()( (1)
Considerando le curve di figura 3.7 nel loro tratto iniziale di rapido incremento di ossigeno
disciolto in acqua è stato possibile determinare il coefficiente KLa riscrivendo la (1) in forma
logaritmica, riportando i punti sperimentali su di un grafico e infine interpolando mediante una
retta di regressione (vedere le seguenti figure 2.2.8 e 2.2.9).
y = -0.0042x + 0.9274R2 = 0.9925
0.1
1.0
0 10 20 30 40 50 60 70 80tempo [sec]
log(
Csa
t-C)
Figura 2.2.8 Retta di regressione calcolata sui punti del primo tratto a forte pendenza della curva di
ossigenazione ottenuta con portata di aerazione di 4 Nm3 h-1 (vedere figura 3.7)
69
y = -0.0165x + 0.9079R2 = 0.9829
0.1
1.0
0 5 10 15 20 25 30tempo [sec]
log(
Csa
t-C)
Figura 2.2.9 Retta di regressione calcolata sui punti del primo tratto a forte pendenza della curva di
ossigenazione ottenuta con portata di aerazione di 6 Nm3 h-1 (vedere figura 3.7)
Dai valori di pendenza delle rette di regressione tracciate, è possibile determinare il valore del
coefficiente KLa, che è risultato pari a 0.58 min-1 e 2.28 min-1 rispettivamente per la prova con
portata d’aria di 4 Nm3 h-1 e quella con portata di 6 Nm3 h-1. Per tener conto dell’influenza
della temperatura sul valore dei coefficienti appena determinati è sufficiente applicare la
seguente relazione derivata dalla legge di van’t Hoff-Arrhenius:
20)20()( −⋅°= TLL CaKTaK ϑ (2)
dove:
- θ è un parametro adimensionale, generalmente scelto pari a 1.024;
- T è la temperatura dell’acqua, [°C].
In base alla (2) i valori del coefficiente di trasferimento dell’ossigeno, sopra determinati, a 20
°C diventano 0.52 min-1 e 2.21 min-1 rispettivamente.
2.2.7 I° avviamento
Il primo avviamento del pilota è stato effettuato in data 1 ottobre 2003. Dalla vasca di
ossidazione del comparto biologico dell’impianto Cuoiodepur è stato prelevato un batch di
circa 550 litri di miscela aerata, con cui sono state riempite le vasche T-01 e T-02 dell’impianto
pilota. Il fango è stato prelevato prima che fossero stati dosati i carboni attivi in impianto, con
l’obiettivo di evitare interferenze nella degradazione degli inquinanti da parte appunto dei
carboni attivi. Subito dopo il riempimento, l’alimentazione del pilota è stata collegata alla
70
canaletta dell’effluente del sedimentatore chimico-fisico. La concentrazione dei SST (Solidi
Sospesi Totali) in vasca in fase di avviamento è risultata di circa 3 g L-1.
Già nei giorni immediatamente successivi all’avviamento della sperimentazione si sono
verificati alcuni problemi operativi, che hanno portato numerose volte in arresto (shut-down) il
pilota. Tra questi i più gravi sono risultati:
• il verificarsi di forti oscillazioni nella portata di permeato in uscita, con valori scesi al di
sotto della soglia di bassissimo livello;
• la presenza di bolle d’aria nei tubi di aspirazione del permeato, dovuta al deterioramento e
alle fessurazioni rilevate negli innesti dei moduli delle membrane: tali fessurazioni hanno fatto
passare del fango con il permeato, compromettendo così il buon funzionamento del misuratore
di portata;
• il pessimo funzionamento delle sonde di livello, che molto spesso non segnalano il basso
livello, mancando di innescare così l’alimentazione, per cui il pilota cade successivamente in
shut-down per bassissimo livello in vasca T-02;
• la diversa lunghezza dei tubi in gomma del permeato, che connettono ciascuna unità filtrante
con il tubo di aspirazione rigido esterno collegato alla pompa 3; la loro diseguale lunghezza fa
sì che non tutte e cinque le membrane lavorino con il medesimo richiamo di permeato, ma la
depressione gravi in maniera diversa su ognuna.
Questi inconvenienti non hanno consentito di prolungare il primo avviamento oltre il 6 di
ottobre, per continue interruzioni del ciclo automatico di lavoro. Lo svuotamento del pilota ha
permesso di effettuare i seguenti primi importanti interventi:
• la sostituzione degli innesti dei moduli filtranti con innesti in materiale molto più resistente:
si evita in tal modo che nei punti di giunzione degli innesti ai moduli, che solitamente si
trovano immersi, si creino delle vie preferenziali di aspirazione del permeato, e con esso venga
aspirata anche una quota parte di fango che non incontra più la barriera costituita dalla porosità
delle membrane;
• l’incamiciatura delle sonde di livello. Le sonde di livello della dotazione originaria del pilota
sono ad elettrodi e disposte molto vicine fra loro: questo ha comportato che, a causa della
frequente formazione di uno spesso strato di schiuma, le sonde abbiano continuato a rilevare il
contatto, anche se i livelli erano molto bassi. Dotando le sonde di adeguate “incamiciature”,
cioè di tubi coassiali che, immergendosi per una certa profondità, le isolino l’una dall’altra, si è
cercato di sopperire al problema di un loro contatto ad opera delle schiume;
71
• l’accorciamento dei tubi in gomma delle membrane, portandoli alla medesima lunghezza: in
tal modo la depressione per il richiamo di permeato è distribuita uniformemente su ciascuna
delle cinque unità filtranti;
• si è dotato il pacco delle membrane di una opportuna maniglia, per saldatura alla sommità
della struttura portante: questo ha consentito di rendere più agevole l’estrazione dei moduli,
durante le eventuali opere di manutenzione;
• infine, è stato sostituito anche l’interruttore generale nel pannello di controllo.
In seguito a queste modifiche apportate al pilota, è stata condotta una prova di filtrazione con
acqua pulita. Le membrane sono risultate piuttosto sporche, perché hanno mostrato una
pressione assoluta di filtrazione parecchio bassa (870÷900 mbar) anche per portate lorde di
permeato modeste, dell’ordine di 30 L h-1. Si è ritenuto allora opportuno procedere ad una
pulizia delle membrane prima del secondo avviamento.
La pulizia è stata effettuata mediante lavaggio basico in soluzione alcalina con ipoclorito di
calcio. Al risciacquo delle membrane, dopo circa 15 ore di immersione nella soluzione alcalina,
le prove di filtrazione con acqua pulita hanno rilevato difficoltà di filtrazione per le membrane
2 e 3 (numerate a partire da destra, guardando di fronte il pilota), mentre la prima membrana si
è lasciata inutilizzata per la presenza di solidi flottanti che avrebbero potuto danneggiare il
misuratore di portata. Il successivo avviamento dunque è stato condotto utilizzando le
membrane 4 e 5 (quelle più a sinistra).
2.2.8 II° avviamento
Il secondo avviamento dell’impianto pilota è stato effettuato in data 10 ottobre 2003; come
miscela aerata si è dovuto procedere nuovamente all’inoculo di fango prelevato dalla vasca
biologica dell’impianto Cuoiodepur, dove oramai sono già stati dosati i carboni attivi. In questo
caso è probabile che i primi giorni di funzionamento una quota parte di abbattimento avvenga
ad opera appunto dei carboni attivi, finché l’effetto adsorbente dei carboni non va ad esaurirsi
da solo in mancanza di ulteriori dosaggi.
Le condizioni iniziali sono rappresentate dai valori dei seguenti parametri:
- portata lorda di permeato regolata a 15 L h-1;
- pressione assoluta lato aspirazione del permeato pari a 975 mbar;
- solidi sospesi totali pari a 7660 mg L-1.
72
La scelta della portata di lavoro è una scelta fondamentale, che dipende dall’HRT dell’impianto
a scala reale, di cui si vuole mantenere i parametri operativi fondamentali, e dal flusso ottimale
consigliato per le membrane. L’HRT della sezione biologica dell’impianto Cuoiodepur è di
circa 70 ore. Poiché la volumetria complessiva dell’impianto pilota è di circa 520 litri, questo
richiederebbe una portata di 7.5 L h-1. Anche nell’ipotesi di parzializzare la superficie filtrante
delle membrane escludendo 4 delle 5 unità filtranti disponibili, si otterrebbe un flusso di
filtrazione di 5 L h-1 m-2, che risulta ben inferiore a quello massimo consigliato di 10 L h-1 m-2.
Per conciliare i due aspetti si è scelto allora di operare a 15 L h-1, cui corrisponde un HRT di 35
ore, selezionando solamente due moduli. Superata la fase di avviamento e verificata
l’efficienza e la stabilità del processo di filtrazione, si prevede di escludere in un secondo
tempo un’ulteriore unità filtrante e lavorare così a 10 L h-1 m-2.
Tuttavia anche questo secondo avviamento del pilota è durato pochi giorni, praticamente fino
al 22 ottobre, poiché hanno continuato a manifestarsi alcuni dei problemi che si erano
manifestati nel primo avviamento dell’impianto, discusso al paragrafo precedente. In
particolare, ha continuato a persistere il problema di cattivo funzionamento della sonda di
basso livello in vasca T-02, che impedisce l’azionamento dell’alimentazione e causa quindi il
parziale svuotamento della vasca e l’emersione della sommità del pacco di membrane
(rendendo così parzialmente scoperta anche la parte superiore delle membrane), fino al
raggiungimento del bassissimo livello cui segue l’arresto dell’impianto.
Altro noioso problema che ha continuato a persistere è stata la formazione di schiuma che,
provocando tracimazioni di fango in vasca T-03, ha operato un continuo spurgo del fango, con
perdita di biomassa, sebbene non abbia compromesso il funzionamento dal punto di vista
operativo (cioè idraulico e dei vari automatismi) dell’impianto.
La sperimentazione a seguito di questo secondo avviamento dell’impianto si è protratta per
circa 13 giorni, fino al 22 ottobre. Nei grafici che seguono si riportano alcuni dei parametri che
sono stati rilevati in quei giorni; ad esempio, per quanto riguarda l’andamento della pressione
di transmembrana, sono stati rilevati i seguenti valori:
73
Andamento pressione di estrazione permeato (Pextr) e pressione di transmembrana (TMP)
0
50
100
150
200
250
300
10-ott12-ott
14-ott16-ott
18-ott20-ott
22-ott
TMP
[mba
r]
750
800
850
900
950
1000
P ext
r [m
bar]
TMP pressione lato permeato
Figura 2.2.10 Andamento pressione lato permeato e TMP
Dalla figura emerge chiaramente che la pressione di transmembrana in soli 12 giorni ha subito
un incremento di circa 150 mbar, rispetto al valore di inizio filtrazione. Questo significa che, se
la sperimentazione fosse durata oltre, comunque nel giro di pochi giorni si sarebbe dovuto
effettuare un nuovo ciclo di lavaggio delle membrane, giacché la ditta costruttrice raccomanda
la pulizia delle membrane quando al massimo si registra un incremento della pressione di
aspirazione del permeato di circa 200 mbar (o alternativamente dopo tre mesi di lavoro
ininterrotto delle membrane).
Per quanto riguarda l’andamento dei solidi sospesi in vasca di ossidazione, si sono registrati i
valori riportati nel seguente grafico:
Solidi Sospesi
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000
10-ott12-ott
14-ott16-ott
18-ott20-ott
22-ott
SST,
SSV
[m
g L-1
]
0102030405060708090100
SSV
[%]
SST 105° SSV 570° SSV %
Figura 2.2.11 Andamento dei SS, SSV e SSV%
74
L’andamento dei solidi sospesi totali misurati in vasca praticamente è risultato costantemente
decrescente, fino al raggiungimento del valore di 3420 mg L-1; nel breve arco di tempo di 13
giorni la concentrazione del fango si è praticamente dimezzata. Questo può essere dovuto alle
continue interruzioni e arresti dell’impianto che si sono succeduti a seguito del
malfunzionamento della sonda di basso livello in vasca T-02, che spesso non ha consentito al
pilota di alimentarsi automaticamente. Questo problema è stato la principale causa dei
frequenti arresti notturni dell’impianto, spesso evitati facendo funzionare il pilota in manuale,
azionando solamente ricircolo e aerazione, ma escludendo l’alimentazione. L’insieme di questi
fattori (alimentazione intermittente, frequenti arresti, tracimazioni di mixed liquor) molto
probabilmente ha determinato particolari condizioni di stress per la biomassa, che hanno
indotto un incremento nella produzione di materiale polimerico extracellulare (EPS,
Extracellular Polymeric Substances) e provocato quindi uno sporcamento rapido delle
membrane, con le ripercussioni negative che si sono registrate per quanto riguarda la TMP,
come evidenziato in figura 2.2.10.
I solidi sospesi volatili si sono mantenuti comunque ad una concentrazione media pari allo
85.4% degli SST.
Al fine di porre rimedio al malfunzionamento dell’impianto derivante dal tipo di sonde di
livello in dotazione al pilota, ne sono state installate di tipo nuovo, a pressione. Queste nuove
sonde funzionano in base a un principio totalmente diverso rispetto alle precedenti. Quelle
infatti di tipo ad elettrodi si basavano sulla conduzione di corrente elettrica ad opera della
miscela aerata. Le sonde nuove a pressione, invece, presentano una membrana alla loro
estremità, protetta da un tubo di opportuna lunghezza in acciaio, che rileva il livello in base alla
pressione esercitata su di essa dalla camera d’aria, compresa tra il pelo libero del fango e la
membrana, e racchiusa nel tubo; tale pressione varia in funzione del livello del battente
idraulico.
È stato anche installato un dosatore a gocce di antischiuma (del tipo consigliato per le
membrane Mitsubishi in uso), al fine di eliminare il problema della formazione e produzione
molto abbondante di schiume, che inevitabilmente determina tracimazione e perdita di solidi (e
quindi di biomassa). Questo espediente di un dosaggio a gocce continuo di antischiuma si è
rivelato però poco pratico, a causa della soluzione utilizzata, in cui l’agente antischiuma con il
tempo tende a separarsi dall’acqua, diventare molto denso e quindi otturare il tubicino di
dosaggio delle gocce.
75
Risolto il problema relativo alle sonde di livello, a partire dal 17 ottobre il pilota ha iniziato ad
andare in shut down per bassissima portata filtrato; questo è senz’altro dovuto all’incremento
repentino che si è registrato nei valori di TMP. Quando si hanno condizioni di notevole
sporcamento per le membrane, il flusso attraverso di esse risulta più difficoltoso, inizia ad
oscillare fortemente e la portata, che diventa di difficile ed imprecisa regolazione, scende al di
sotto del valore di bassissima portata, provocando l’arresto dell’impianto.
In conclusione, poiché le membrane si sono sporcate troppo velocemente, si è dovuto ancora
una volta procedere alle operazioni di pulizia. Il lavaggio è stato condotto nel modo consueto,
mediante una prima immersione di 15 ore delle membrane in soluzione basica con ipocalcio,
dosato in opportuna concentrazione. Il fango presente nella vasca T-02 è stato trasferito
temporaneamente in vasca T-03 per tutta la durata delle operazioni di pulizia delle membrane.
Al termine del lavaggio basico è stato controllato il grado di filtrazione (e quindi,
equivalentemente, di sporcamento residuo) di ciascuna membrana, allo scopo di vedere se il
solo lavaggio delle membrane in bagno basico avesse prodotto già un buon effetto di ripristino
delle condizioni di filtrazione iniziali, registrate in fase di avvio della sperimentazione (in data
10 ottobre). Le prove di filtrazione sono state condotte con acqua pulita (acqua deferrizzata e
demanganizzata, proveniente dal pozzo dell’impianto); i risultati trovati sono riportati in tabella
3.4, e sono relativi ad una portata di acqua filtrata di circa 25 L h-1 e un intervallo di tempo
atteso per la stabilizzazione della pressione di suzione pari a 5 minuti.
N° modulo 1 2 3 4 5
Pressione di aspirazione
[mbar] 827 830 836 810 ≤800
Tabella 2.2.4 Verifica di filtrazione con acqua pulita dopo il lavaggio basico
Come si evince dai risultati riportati in tabella 3.4, il solo lavaggio basico ha condotto ad una
pulizia non uniforme delle membrane, poiché su ciascuna membrana la stessa portata di acqua
filtrata è stata ottenuta con una pressione di aspirazione sul lato permeato diversa da membrana
a membrana. Questo ha convinto della necessità di effettuare anche un lavaggio in bagno acido,
al fine di vedere se questo secondo tipo di lavaggio incrementa il grado di pulizia delle
membrane.
Il lavaggio acido è stato condotto con acido cloridrico, dosato nella concentrazione
raccomandata dalla casa costruttrice delle membrane.
76
Terminato il lavaggio in bagno acido, si sono eseguite delle prove di filtrazione con acqua
pulita su ogni singola membrana, in modo analogo alle prove precedenti, con portata di filtrato
di circa 25 L h-1 e un intervallo di tempo atteso per la stabilizzazione della pressione di suzione
pari a 5 minuti. In tabella 2.2.5 sono riportati i risultati ottenuti:
N° modulo 1 2 3 4 5
Pressione di aspirazione
[mbar] 992 990 992 991 992
Tabella 2.2.5 Verifica di filtrazione con acqua pulita dopo i lavaggi basico e acido
Questi risultati sono molto confortanti, perché rivelano che è avvenuta una pulizia ben più
efficace delle membrane, essendo i valori di pressione lato aspirazione molto elevati e quindi la
TMP molto bassa, auspicabile quando si utilizza acqua pulita come liquido di processo;
soprattutto rivelano che si è ottenuto un grado uniforme di pulizia per tutte e cinque i moduli,
dal momento che i valori della pressione risultano praticamente identici.
Per concludere con le prove di filtrazione, è stata infine eseguita anche prova con acqua pulita
su tutte e cinque i moduli contemporaneamente; dai dati ricavati si è potuto ricostruire una
curva del tutto analoga a quella riportata in figura 2.2.6. Le due curve sono riportate per
comodità di confronto nello stesso grafico della seguente figura 2.2.12.
Confronto tra le due prove di filtrazione
020406080
100120140160180200
65 70 75 80 85 90 95
TMP [mbar]
port
ata
perm
eato
[L
h-1]
B A
Figura 2.2.12 Confronto della prova di filtrazione con acqua pulita (A) eseguita in data 28/10/2003 dopo il
lavaggio delle membrane con quella (B) eseguita in data 15/07/2003 a membrane “nuove”
Dal grafico di cui sopra si deduce che effettivamente l’insieme dei lavaggi basico ed acido ha
condotto ad un grado di pulizia molto buono, migliore addirittura del livello di pulizia nelle
77
condizioni iniziali di fornitura delle membrane. Questa situazione è ben riscontrabile
osservando gli andamenti riportati sul grafico, dove si osserva che la medesima portata di
filtrazione si ottiene ora con una TMP minore.
Oltre allo sporcamento erano emersi ulteriori problemi. Tra questi:
• difficoltà di azionamento della pompa di alimentazione: ciò può essere legato alla scarsa
sensibilità della nuova sonda a pressione installata a rilevare l’altezza di basso livello (a causa
della piccola differenza di quota tra alto e basso livello) e/o al fatto che la pompa 1 è
eccessivamente sovradimensionata per la portata trattata dal pilota, per cui l’alimentazione così
come avviene adesso è di tipo impulsivo e crea perciò instabilità con possibili effetti negativi
sul rilevamento da parte della sonda dell’effettivo livello del pelo libero;
• forti oscillazioni nella lettura dell’ossigeno disciolto da parte dell’apposita sonda: questo
probabilmente è dovuto al deposito di fango che si verifica sulla membrana della sonda, che ne
altera le condizioni al contorno.
Il secondo di questi problemi è stato risolto positivamente allacciando alla sonda dell’ossigeno
la linea di aria compressa dell’impianto che, comandata da una elettrovalvola effettua un getto
periodico (ogni ora circa) sulla membrana della durata di circa 30 secondi, asportando il
materiale eventualmente depositatovi.
Il problema invece riguardante l’alimentazione del pilota è stato risolto sia mediante intervento
sul software del PLC, dove si è dovuto procedere ad una nuova regolazione delle soglie di alto,
basso e bassissimo livello nella vasca T-02, sia attraverso l’installazione di una linea di by-pass
alla mandata della pompa di alimentazione con ricircolo di parte dell’alimentazione nel
sedimentatore chimico-fisico; la pompa 1 così, pur continuando a lavorare in discontinuo, può
effettuare il riempimento in un intervallo di tempo più lungo (solitamente di qualche minuto)
mediante la regolazione della valvola corrispondente, anziché con un impulso di portata,
evitando così problemi alle sonde nel rilevamento del livello corrente. In questo modo anche il
carico inquinante in ingresso ha un andamento meno impulsivo.
È stata inoltre effettuata la sostituzione della sonda a pressione della vasca T-02 (con range di
misura 0÷0.4 bar) con una sonda del medesimo tipo ma a sensibilità maggiore, con range di
misura 0÷0.1 bar.
78
2.2.9 III° avviamento
In data 13 novembre 2003 è stato effettuato il III° avviamento. È stato condotto mediante
prelievo di miscela aerata fresca dalla vasca biologica dell’impianto Cuoiodepur, dove
precedentemente erano stati dosati anche carboni attivi.
Uno dei parametri di conduzione dell’impianto più importanti è l’entità della portata di
filtrazione. In genere tale parametro è scelto tenendo presente il flusso di filtrazione ottimale
per le membrane (che per le membrane Mitsubishi in dotazione all’impianto della presente
sperimentazione è di 10 L h-1 m-2) la superficie specifica di ciascuna membrana e il tempo
medio di ritenzione idraulica (HRT) dell’impianto in scala reale, al fine di garantire un tempo
medio di contatto del refluo con il fango attivo pari all’incirca a quello che si ha in impianto e
rendere così confrontabili i risultati da questo punto di vista. Ora, l’HRT della sezione
biologica complessiva in impianto Cuoiodepur è di circa 72 ore (considerando la portata tipica
di tempo asciutto; vedere capitolo 2), ma al comparto di ossidazione e nitrificazione biologica
compete un HRT di circa 50 ore. Poiché inoltre la superficie di ciascuna unità filtrante delle
membrane è di 1.5 m2 e il volume totale delle vasche T-01 e T-02 del pilota è pari a circa 520
litri, si deduce che, anche nell’ipotesi di parzializzare la superficie filtrante delle membrane
escludendo 4 dei 5 moduli presenti, si ottiene un flusso di filtrazione di circa 4.8 L h-1 m-2,
valore ben al di sotto di quello massimo raccomandato di 10 L h-1 m-2. Quindi, al fine di
conciliare i due aspetti – (1) adozione di un HRT pari a quello che si ha in impianto in scala
reale, (2) funzionamento dell’impianto pilota in condizioni di flusso ottimale – si è scelto di
fissare la portata del pilota a 15 L h-1. Al valore di portata prescelto corrisponde un flusso di
filtrazione ottimale ma un HRT di 35 h, praticamente dimezzato rispetto a quello in impianto.
Riassumendo, sono state impostate le seguenti condizioni di lavoro:
utilizzo delle sole membrane 1 e 2;
portata lorda di funzionamento 15 L h-1;
rapporto tempo lavoro/pausa (filtration/relaxation) delle membrane pari a 13 minuti/2
minuti.
I parametri di funzionamento dell’impianto sopra specificati hanno subito, nel corso della
sperimentazione, delle modifiche, al fine di adattare l’HRT del pilota a quello dell’impianto, e
per verificare l’effettiva possibilità di innesco della nitrificazione. Ad esempio, in data 19
dicembre, si è ritenuto di dover incrementare leggermente la portata di filtrazione e portarla a
79
17 L h-1, perché il valore letto sul quadro elettrico si riferisce appunto alla portata lorda di
filtrazione, cioè la portata defluente nell’intervallo di lavoro delle membrane, mentre la portata
netta è la portata che complessivamente passa nell’arco dell’intera ora.
Riepilogando, le condizioni iniziali corrispondenti al III° avviamento sono state:
- portata lorda del permeato pari a 15 L h-1;
- solidi sospesi totali pari a 7190 mg L-1;
- pressione assoluta di aspirazione del permeato pari a 993 mbar.
In particolare, l’ultima delle condizioni operative elencate equivale ad una pressione di
transmembrana pari a 85 mbar: quest’ultimo valore di pressione sarà preso a riferimento come
TMP all’istante t0 di inizio sperimentazione, e quando l’incremento di TMP che si osserva
rispetto ad esso supererà i 200 mbar occorrerà effettuare la pulizia delle membrane.
Dall’inizio della sperimentazione in data 13 novembre, le membrane 1 e 2 hanno subito uno
sporcamento molto rapido, che ha condotto al rapido declino della pressione assoluta di
aspirazione del permeato nel giro di appena 6 giorni. Si è dovuto ricorrere perciò in data 19
novembre all’utilizzo di una seconda coppia di membrane, chiudendo le membrane 1 e 2, e
aprendo le membrane 3 e 4.
Nel grafico di figura 2.2.13 si riporta l’andamento della pressione di aspirazione lato permeato
e l’andamento della TMP per il primo periodo della sperimentazione
.
80
Pressione di estrazione permeato Pextr e pressione di transmembrana TMP
800820840860880900920940960980
10001020
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb19-feb
4-mar18-mar
1-apr
P ext
r [m
bar]
0306090120150180210240270300
TMP
[m
bar]
pressione lato permeato TMP
membrane 1-2
membrane 3-4
lavaggio membrane; membrane 1-2
Figura
2.2.13 Andamenti della pressione assoluta lato permeato e della TMP
Come specificato precedentemente, per il calcolo della TMP si è considerata la differenza tra il
valore della pressione a monte delle membrane (calcolata come carico idraulico medio tra
l’altezza superiore e quella inferiore del modulo di membrane) e il valore di pressione di
aspirazione del permeato letto sul quadro di controllo. Per i calcoli si è ipotizzata una pressione
sul pelo libero della vasca costante e pari a 1013 mbar.
Le oscillazioni osservate sul grafico di figura 2.2.13 anche in condizioni di portata di
filtrazione costante possono essere imputabili a diversi fattori concomitanti:
a) la variazione giornaliera della pressione atmosferica che agisce sulla superficie libera della
vasca;
b) il diverso livello in vasca di ossidazione nel momento in cui viene effettuata la lettura della
pressione assoluta di aspirazione;
c) lo sporcamento delle membrane più o meno accentuato al momento della lettura;
d) gli aggiustamenti nella portata di suzione del permeato che sono stati compiuti nel corso del
periodo di sperimentazione seguito, al fine di modificare le condizioni operative di
funzionamento dell’impianto.
Nel caso b) ad esempio si è osservato che la lettura della pressione effettuata in condizioni di
basso livello (subito prima che avvenga l’alimentazione) risulta di 5÷6 mbar inferiore a quella
registrata in condizioni di alto livello (alimentazione appena avvenuta), a parità di tutte le altre
condizioni.
Anche le tipiche variazioni giornaliere della pressione atmosferica possono influire di alcuni
mbar sul valore complessivo della TMP.
81
Dunque le oscillazioni osservate, che peraltro si giocano su pochi mbar, molto probabilmente
non sono dovute all’effettivo verificarsi di fenomeni ciclici di sporcamento più o meno
accentuato delle membrane, ma sono essenzialmente dovute al variare delle condizioni al
contorno.
Gli altri parametri operativi controllati con maggior frequenza sono stati la temperatura, il
livello di ossigeno disciolto in vasca di ossidazione e il volume di permeato totale transitato per
le membrane dall’inizio della sperimentazione, da cui sono state desunte le portate lorde e nette
di permeato trattato. Tutti questi dati sono raccolti in tabella 2.2.6.
Temp-
Ossigeno disciolto
Pressione lato permeato TMP Totalizzatore
portata* Portata Netta*
Portata Lorda* Data
[°C] [mg L-1] [mbar] [mbar] [litri] [L h-1] [L h-1] 13-nov 25,0 4,5 993 85 0 14-nov 14,3 7,7 986 92 472 19,7 22,7 17-nov 20,2 4,9 952 126 1502 14,3 16,5 18-nov 22,0 5,4 925 153 1814 13,0 15,0 19-nov 5,8 811 267 2126 13,0 15,0 19-nov 5,8 999 79 2126 20-nov 21,0 5,4 995 83 2437 13,0 15,0 21-nov 18,3 5,9 990 88 2749 13,0 15,0 24-nov 19,9 5,8 986 92 3892 15,9 18,3 25-nov 20,0 5,0 985 93 4234 14,2 16,4 26-nov 19,4 5,5 979 99 4576 14,2 16,4 27-nov 18,7 3,6 977 101 4918 14,2 16,4 28-nov 16,5 6,4 974 104 5238 13,3 15,4 01-dic 14,0 6,7 986 92 6077 11,7 13,4 02-dic 17,0 5,8 991 87 6433 14,8 17,1 03-dic 18,5 4,8 991 87 6784 14,6 16,9 04-dic 18,7 5,6 989 89 7163 15,8 18,2 05-dic 19,2 5,5 993 85 7545 15,9 18,4 09-dic 13,2 6,3 985 93 8374 8,6 10,0 10-dic 15,0 5,7 984 94 8606 9,7 11,2 11-dic 17,9 4,8 987 91 9039 18,0 20,8 12-dic 18,3 4,4 986 92 9373 13,9 16,1 15-dic 14,0 980 98 9870 6,9 8,0 16-dic 15,0 4,0 987 91 10221 14,6 16,9 17-dic 13,0 3,5 992 86 10606 16,0 18,5 18-dic 15,2 3,3 993 85 10968 15,1 17,4 19-dic 15,0 7,4 995 83 11317 14,5 16,8 22-dic 14,6 8,3 976 102 11607 4,0 4,6 23-dic 13,8 8,8 981 97 12007 16,7 19,2 24-dic 11,5 9,5 992 86 12293 11,9 13,8 30-dic 15,5 7,7 970 108 13285 6,9 7,9 31-dic 16,5 6,3 970 108 13761 19,8 22,9 02-gen 14,5 7,6 968 110 14757 20,8 23,9 05-gen 7,4 11,7 970 108 15751 13,8 15,9
(continua)
82
07-gen 13,6 9,7 17221 30,6 35,3 08-gen 15,2 8,8 976 102 17387 6,9 20,8 09-gen 15,4 9,1 969 109 17574 7,8 23,4 12-gen 15,1 8,6 973 105 18103 7,3 22,0 13-gen 17,1 6,7 966 112 14-gen 20,5 5,1 964 114 18430 6,8 20,4 15-gen 19,0 3,8 970 108 18751 13,4 25,1 16-gen 13,5 9,1 976 102 18938 7,8 14,6 19-gen 15,9 8,7 972 106 19900 13,4 25,1 21-gen 15,9 7,7 971 107 20474 12,0 22,4 22-gen 14,0 8,7 977 101 20700 9,4 17,7 23-gen 13,3 9,2 973 105 20926 9,4 17,7 26-gen 11,6 9,9 967 111 21748 11,4 21,4 27-gen 13,0 8,7 958 120 22056 12,8 24,1 28-gen 16,0 7,8 957 121 22337 11,7 22,0 30-gen 10,4 9,7 972 106 22785 9,3 17,5 02-feb 16,4 7,9 978 100 23597 11,3 21,1 04-feb 18,0 8,0 987 91 24044 9,3 17,5 05-feb 17,8 5,7 987 91 24341 12,4 23,2 06-feb 18,5 4,8 981 97 24568 9,5 17,7 09-feb 16,8 7,1 973 105 25317 10,4 19,5 11-feb 13,4 7,6 968 110 25649 6,9 13,0 12-feb 17,0 7,7 974 104 25954 12,7 23,8 13-feb 16,0 8,0 979 99 26166 8,8 16,6 18-feb 12,4 7,0 966 112 27171 8,4 15,7 20-feb 12,1 7,7 964 114 27663 10,3 19,2 23-feb 17,3 5,5 958 120 28579 12,7 23,9 25-feb 11,4 10,0 957 121 29022 9,2 17,3 27-feb 12,7 9,2 946 132 29577 11,6 21,7 01-mar 10,6 11,2 954 124 30375 11,1 20,8 03-mar 14,5 5,0 968 110 30949 12,0 22,4 05-mar 15,8 6,5 965 113 31473 10,9 20,5 08-mar 15,3 9,2 960 118 32271 11,1 20,8 10-mar 16,0 8,1 968 110 32773 10,5 19,6 12-mar 15,9 7,6 965 113 33328 11,6 21,7 15-mar 20,5 6,0 977 101 34121 11,0 20,7 17-mar 22,7 5,1 973 105 34459 7,0 13,2 18-mar 20,0 5,8 976 102 34653 8,1 15,2 19-mar 990 88 34673 22-mar 21,3 5,7 980 98 35550 12,2 22,8 24-mar 18,6 5,2 971 107 36125 12,0 22,5 25-mar 17,9 4,4 976 102 36285 6,7 12,5 26-mar 18,2 5,8 971 107 36555 11,3 21,1 29-mar 18,9 5,8 970 108 37307 10,4 19,6 30-mar 19,8 5,3 964 114 37548 10,0 18,8 01-apr 19,1 6,0 976 102 38035 10,1 19,0
*In rosso sono indicati i valori ottenuti con un’interpolazione lineare del volume totalizzato (ipotesi di portata costante)
Tabella 2.2.6 Valori di temperatura, DO, pressione lato estrazione del permeato, TMP, volume cumulato,
portata lorda e portata netta.
83
Per quanto riguarda la temperatura e l’ossigeno disciolto, il loro andamento è visualizzato in
figura 2.2.14:
Temperatura e ossigeno disciolto
0
2
4
6
8
10
12
14
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb19-feb
4-mar18-mar
Oss
igen
o di
scio
lto [
mg
L-1]
0
5
10
15
20
25
30
Tem
pera
tura
[°C
]
ossigeno disciolto temperatura
pulizia membrana della sonda ossigeno
Figura 2.2.14 Andamento della temperatura e dell’ossigeno disciolto
La sperimentazione è stata avviata nei mesi invernali; poiché le vasche del pilota sono in
acciaio inox, quindi in un materiale ad alta conducibilità termica, e il rapporto
volume/superficie è basso, la temperatura esterna ha condizionato in modo determinante la
temperatura presente in vasca, nonostante che il refluo influente del chimico-fisico fosse un
refluo caldo (temperatura media di 25 °C circa), perché proveniente dalle attività industriali –
nell’impianto su scala reale si suole indicare il refluo industriale come la componente “calda”
del liquame complessivo trattato, mentre il refluo civile come la componente “fredda”. Questi
sono i motivi per cui, nonostante in data 9 dicembre le pareti del pilota siano state rivestite con
pannelli isolanti, in vasca di ossidazione si è registrata nel periodo Novembre-Aprile una
temperatura media di 16.3 °C, con temperature minime anche al di sotto dei 10 °C (in
particolare, la temperatura minima di 7.4 °C è stata rilevata all’indomani di un arresto che il
pilota aveva subito nella notte).
Per quanto riguarda i valori di ossigeno disciolto presente in vasca di ossidazione, il valore
medio registrato è stato di 6.8 mg L-1. Quindi l’ossigeno, grazie all’intensa aerazione nella
vasca T-02 di alloggiamento delle membrane, si è mantenuto in concentrazioni molto elevate;
ciò è stato favorito anche dalle basse temperature dell’atmosfera esterna, cui corrispondono
concentrazioni di ossigeno disciolto a saturazione maggiori.
84
Nel periodo compreso tra il 13 novembre fino al 18 dicembre l’impianto pilota è stato fatto
funzionare nella configurazione nitrificazione-denitrificazione. Tuttavia, a parte il fatto che
l’HRT complessivo, in quella configurazione e con il rapporto di default tra i tempi di
lavoro/pausa pari a 13 minuti/2 minuti, risulta dimezzato (cioè di circa 35 ore) rispetto
all’impianto in scala reale, si ha anche il problema che nel pilota le volumetrie che competono
alla nitrificazione e alla denitrificazione sono identiche, mentre nella sezione biologica
dell’impianto in scala reale il volume totale non è equamente ripartito tra le due fasi, ma per
3/10 è dedicato alla denitrificazione e per i restanti 7/10 alla nitrificazione. Il pilota dunque,
che è costituito da due vasche praticamente identiche, di capacità di 260 litri ciascuna, non
consente un’adeguata riproduzione in scala ridotta del trattamento biologico effettuato in
impianto su scala reale, dal momento che le vasche, strette, profonde e in gran parte
ingombrate dalla varia strumentazione, non possono essere modificate nella loro volumetria.
Un grosso problema che si è riscontrato nel primo periodo di sperimentazione è stato il
mancato innesco della nitrificazione. Le cause possibili sono molteplici (bassa temperatura,
squilibrio di nutrienti nel refluo influente), e tra queste un posto non marginale e secondario è
occupato dall’HRT, che si è detto essere stato impostato inizialmente a 35 ore circa. Ma,
proprio per il rapporto tra le volumetrie di nitrificazione e denitrificazione accennato sopra,
nell’impianto in scala reale alla fase di ossidazione corrisponde un HRT di circa 50 ore; per il
pilota dunque l’HRT pertinente alla nitrificazione risulta nettamente inferiore, cioè pari a circa
17.5 ore. Si è ritenuto dunque opportuno procedere all’incremento di questo fondamentale
parametro operativo, dato che l’HRT, in un certo senso, rappresenta il tempo medio di contatto
tra la sostanza inquinante e la biomassa capace di degradarla.
Riepilogando, dunque due sono le ragioni che hanno indotto ad effettuare un cambiamento nel
tempo medio di ritenzione idraulica per il pilota:
1) l’adeguamento delle volumetrie del pilota a volumetrie proporzionali a quelle che si hanno
in impianto su scala reale;
2) l’adeguamento dell’HRT del pilota all’HRT che si ha in impianto su scala reale.
Il soddisfacimento di entrambe le esigenze però non risulta attuabile, dato che non è possibile
variare le volumetrie del pilota, tanto meno indipendentemente l’una dall’altra - in linea di
massima si potrebbe fare modulando le volumetrie di ciascuna vasca mediante appositi
ingombri, che però sono di difficile realizzazione per il fatto che le vasche sono strette,
85
profonde e in gran parte occupate dalla strumentazione in dotazione al pilota (sonde, agitatore,
diffusori, pacco delle membrane, ecc.).
La soluzione è stata individuata andando a considerare la sola nitrificazione su entrambe le
vasche (i diffusori d’aria nella vasca T-01 erano già predisposti), e impostando diversamente i
tempi di pausa e lavoro delle membrane per ottenere la portata adeguata.
La denitrificazione è stata temporaneamente trascurata, tenendo presente comunque che,
allorché si innesca e procede la nitrificazione, la denitrificazione è attuabile semplicemente
dotando l’impianto di un comparto di adeguata volumetria dove realizzare condizioni
anossiche e regolando opportunamente la portata di ricircolo interno (dalla vasca di ossidazione
a quella di denitrificazione).
Dunque dal 19 dicembre in poi nel pilota sono stati aperti anche i diffusori della vasca T-01 e
dal 14 gennaio è stato impostato un rapporto nei tempi di pausa/lavoro di 7 minuti/8 minuti,
rapporto mantenuto fino alla fine della sperimentazione. Con queste impostazioni il pilota
dovrebbe elaborare una portata netta di permeato di circa 11 L h-1, cui corrisponde una portata
lorda di circa 20.5 L h-1, ed essere caratterizzato da un HRT di circa 50 ore.
Nei giorni che vanno dal 7 gennaio al 14 gennaio era stato fatto un aggiustamento temporaneo
in questa direzione: con un rapporto nei tempi di pausa/lavoro di filtrazione delle membrane
impostato 10 minuti/5 minuti, si era impostato un HRT di circa 70 ore, con portata netta di
permeato di 7.5 L h-1 e portata lorda di 22.5 L h-1.
Dall’analisi dei dati raccolti nella tabella 2.2.7 si sono desunti i seguenti valori medi di portata
di permeato nei vari periodi di tempo caratterizzati dall’adozione di differenti parametri
operativi
Periodo Rapporto
tempi pausa/lavoro
HRT
[h]
Portata lorda
teorica
[L h-1]
Portata netta
teorica
[L h-1]
Portata lorda media
rilevata [L h-1]
Portata netta media
rilevata [L h-1]
13 nov-2 dic 2 min/13 min 35 15 13 16.4 14.2
2 dic-19 dic 2 min/13 min 35 17 15 15.9 13.7
19 dic-7gen 2 min/13 min 70* 17 15 17.8 15.5
7 gen-14 gen 10 min/5 min 70* 7.5 22.5 11.9 24.4
14 gen-1 apr 7 min/8 min 50* 11 20.5 10.4 19.7
*HRT che compete alla sola fase di ossidazione biologica, poiché è stata aperta l’aerazione anche nella vasca T1.
Tabella 2.2.7 Tabella riepilogativa delle variazioni apportate ai principali parametri operativi nel corso della
sperimentazione (periodo dal 13/11/03 al 1/4/04)
86
L’andamento della portata è visualizzato nel grafico seguente, in cui vengono riportati i valori
di portata netta, lorda, nonché i valori di volume di permeato totale elaborato dalle membrane
dall’inizio della sperimentazione. Quest’ultimo valore è fornito direttamente dal quadro di
comando del pilota, mentre i valori di portata sono stati calcolati come valore medio nel tempo
tra due letture consecutive (effettuate in genere ogni 2÷3 giorni) sul totalizzatore.
Portata lorda, portata netta e volume totalizzato
05
10152025303540
14-nov28-nov
12-dic26-dic
9-gen23-gen
6-feb20-feb
5-mar19-mar
2-aprPort
ata
lord
a, p
orta
ta n
etta
[L
h-1]
0500010000150002000025000300003500040000
Volu
me
tota
lizza
to [l
itri]
Portata netta Portata lorda Volume totalizzato
Figura 2.2.15 Andamento delle portate lorde, nette e del volume complessivo transitato dalle membrane
Il grafico sopra riportato conferma i valori medi delle portate indicati in tabella 2.2.7, in
particolare si osserva come effettivamente nel periodo corrispondente agli ultimi tre mesi di
sperimentazione (gennaio, febbraio, marzo) la portata netta si attesti intorno ai 10 L h-1, mentre
la portata lorda intorno ai 20 L h-1.
2.2.10 Il fouling delle membrane
Uno degli obiettivi primari della sperimentazione è stato quello di verificare l’applicabilità
dell’impianto MBR dal punto di vista operativo dello sporcamento delle membrane, cioè di
stimare la durata di funzionamento delle membrane tra un ciclo di pulizia e l’altro. Un
parametro che permette di monitorare costantemente il grado di sporcamento delle membrane è
dato dalla TMP. I risultati fin qui raccolti consentono di trarre delle conclusioni.
Preliminarmente, però, qui di seguito sono richiamati i concetti generali che attengono ai
processi di filtrazione a membrana. Per lo studio della filtrazione attraverso una membrana
generalmente si fa riferimento alla seguente relazione del tipo a “resistenze in serie”,
87
sostanzialmente derivata dalla legge di Darcy della filtrazione in un mezzo poroso
[Andreottola, 2003]:
( )pfmt RRRTMP
RTMP
dtdV
SJ
++⋅=
⋅=⋅=
μμ1
(1) dove J
[L h-1 m-2] è il flusso di permeato, S [m2] è la superficie filtrante, V [litri] è il volume di
permeato estratto, μ [N m-1 s-1] è la viscosità dinamica del permeato, TMP [Pa] è la pressione
di transmembrana e Rt, Rm, Rf, Rp [m-1] sono rispettivamente la resistenza totale, la resistenza
della sola membrana, la resistenza dovuta al fouling e la resistenza dovuta a fenomeni di
polarizzazione di concentrazione.
La relazione (1) è stata formulata nell’ipotesi fondamentale di resistenze disaccoppiate
(indipendenti). Rm è la resistenza intrinseca della membrana, cioè la resistenza opposta dalla
membrana pulita alla filtrazione di acqua pura. Per membrane che operano una microfiltrazione
è adottabile l’equazione di Hagen-Poiseuille, dedotta per moto laminare in canali cilindrici
[Andreottola et al., 2003; Stephenson et al., 2000]:
3
22)1(ε
ε xSKR m
mΔ⋅⋅−⋅
=
dove:
- ε è la porosità della membrana, [m3vuoti/m3
vuoti+pieni];
- Sm è il rapporto tra area e volume della superficie porosa, [m-1];
- Δx è lo spessore della membrana, [m];
- K è una costante il cui valore dipende dalla geometria dei pori (=2 per pori cilindrici).
Molte relazioni empiriche [Chang et al., 2002] sono state proposte invece per la definizione
della Rf, poiché questa grandezza dipende fortemente dalle condizioni sperimentali, tra cui le
caratteristiche del fango da filtrare, le condizioni operative adottate (configurazione delle
membrane dead end o cross-flow, eventuale velocità di cross-flow, HRT, SRT, tipo di
aerazione, flusso critico) e le caratteristiche delle membrane (materiale, idrofilicità, dimensione
dei pori).
88
Figura 2.2.16 Fattori che influenzano il fouling delle membrane [Chang et al., 2002]
Per Rf, Bouhabila et al. (1998) considerano la seguente relazione, proporzionale al volume
liquido totale filtrato:
SCVR f
⋅⋅=
α
dove:
- V è il volume liquido totalizzato, [m3];
- S è la superficie attiva della membrana, [m2];
- C è la concentrazione di solidi sospesi totali in vasca, [mgSST L-1];
- α è un coefficiente di resistenza specifica.
La resistenza dovuta alla polarizzazione di concentrazione è legata al contemporaneo
verificarsi di fenomeni di trasporto convettivo e retro-diffusivi; in condizioni stazionarie il
flusso complessivo può essere dedotto teoricamente, e assume la forma:
B
G
CCDJ ln⋅=
δ (2)
dove:
- D è il coefficiente di diffusione browniana, [m2 s-1];
- CB è la concentrazione del soluto all’interno della massa liquida, abbastanza lontano dalla
membrana da non risentirne l’effetto;
- CG è la concentrazione del soluto in corrispondenza dello strato gelatinoso (gel layer)
formatosi in prossimità della membrana;
- δ è lo spessore del gel layer.
Numerosi modelli modificati sono stati successivamente proposti in letteratura [Stephenson et
al., 2000] come affinamento del modello di base descritto dall’equazione (2), adattandolo
alle diverse condizioni sperimentali caratteristiche di un bioreattore.
89
Andreottola et al. (2003) per Rp assumono una relazione del tipo:
TMPR p ⋅= φ
dove φ è un opportuno coefficiente dipendente dallo sforzo tangenziale, dalla viscosità
dinamica e dalla temperatura. È interessante notare nella precedente relazione la dipendenza
dalla TMP; per bassi valori di TMP il contributo della polarizzazione di concentrazione è
trascurabile, dando luogo la (1) ad un flusso lineare, viceversa per alti valori di TMP la Rp
diventa dominante e il flusso tende all’asintoto φμ ⋅
1 .
I tre tentativi di avviamento (di cui solo l’ultimo è andato a buon fine) sono stati caratterizzati
tutti da una fase iniziale di circa una settimana-dieci giorni in cui si sono manifestati intensi
fenomeni di sporcamento delle membrane, con conseguente rapido declino della TMP. Nelle
settimane successive invece il declino della TMP è stato molto graduale, le membrane hanno
continuato a lavorare senza avere avuto praticamente più bisogno di alcuna pulizia nei quattro
mesi successivi (quindi abbondantemente oltre il tempo di tre mesi raccomandato dalla casa
produttrice delle membrane come periodo di tempo massimo che deve intercorrere tra
un’operazione di pulizia e la successiva.
Le cause dei fenomeni di sporcamento possono essere molteplici.
Innanzitutto possono essere rintracciate in fenomeni transitori di acclimatazione dei
microrganismi. Lo sporcamento repentino delle membrane infatti è avvenuto nei giorni
immediatamente successivi all’avviamento; poiché il fango in uso è stato prelevato dalla vasca
di ossidazione biologica dell’impianto in scala reale, è molto probabile che si siano prodotte
condizioni particolari di stress per la biomassa, perché sottoposta alle nuove condizioni
operative di microfiltrazione e a un refluo influente particolarmente “ostico” (il solo refluo
industriale anziché la miscela civile-industriale). In situazioni di stress i microrganismi molto
probabilmente producono maggiori quantità di materiale polimerico extracellulare (EPS,
Extracellular Polymeric Substances), accentuando così i fenomeni di sporcamento per le
membrane. La matrice di EPS è molto eterogenea, costituita da carboidrati, proteine, lipidi e
acidi nucleici; di solito si approssima la quantità totale di EPS con la somma di carboidrati e
proteine, che sono le componenti dominanti. In genere le proteine della matrice EPS tendono
ad aumentare all’aumentare dello SRT, probabilmente a causa della lisi cellulare, viceversa i
carboidrati, che riflettono la disponibilità di carbonio, tendono a diminuire, perché diventa più
basso il fattore di carico organico influente.
90
Lee et al. (2003) in un loro studio hanno indagato le caratteristiche fisico-chimiche e
biologiche del fango che contribuiscono al fouling delle membrane in una microfiltrazione a
fibre cave in polipropilene (porosità di 0.4 μm) in bioreattori a membrane sommerse, al variare
dello SRT. Hanno studiato separatamente il contributo dei fiocchi di fango e del surnatante; per
quanto riguarda i primi, hanno mostrato che il rapporto proteine/carboidrati nella matrice EPS e
l’attività biologica dei microrganismi (misurata come SOUR, Specific Oxigen Uptake Rate)
sono i parametri più strettamente legati (correlazione positiva e negativa rispettivamente) allo
sporcamento delle membrane, mentre riguardo al secondo non hanno individuato alcun
parametro significativo correlato ai fenomeni di fouling.
Risultati, invece, parzialmente discordanti sono stati ottenuti da Wisniewski e Grasmick.
(1998), che hanno condotto uno studio su un MBR operante una microfiltrazione (0.2 μm) di
tipo cross-flow in una configurazione side stream dell’impianto, in condizioni di velocità (e
quindi di carico) tangenziale variabile. Il ricircolo opera una destrutturazione (rottura) dei
fiocchi – che sono il risultato di interazioni fisico-chimiche tra microrganismi, particelle
inorganiche (silicati, fosfati di calcio e ossidi di ferro), polimeri esocellulari e cationi
multivalenti -, inducendo una diminuzione della granulometria media delle particelle organiche
(incremento della frazione solubile), e questo si traduce infine in una modificazione delle
proprietà di sporcamento da parte della sospensione. Dallo studio emerge che circa metà della
resistenza alla filtrazione del fango è attribuibile alla frazione solubile, composta
essenzialmente da residui di microrganismi già presenti nella sospensione oppure rilasciati
successivamente a ricircolo avviato, mentre la restante parte è attribuibile metà alla frazione
colloidale e metà alla frazione particolata.
Il fouling potrebbe essere imputabile anche ad altre cause. In applicazioni industriali di
membrane per la separazione da reflui esausti di proteine, è stato trovato che le proteine
agiscono di buon grado da agenti di sporcamento per le membrane (foulants), sopratutto nei
confronti di membrane microfiltranti in materiale polimerico idrofobico [Stephenson et al.,
2000], qual è anche il polietilene delle membrane Mitsubishi utilizzate nella presente
sperimentazione, causando un abbattimento del flusso fino a un ordine di grandezza. Materiale,
idrofobicità e carica superficiale di una membrana giocano un ruolo fondamentale nei
fenomeni di fouling; in particolare, i materiali idrofobici favoriscono la deposizione delle
proteine.
Quest’ultimo tipo di sporcamento potrebbe aver interessato anche le membrane del pilota
MBR, il refluo in ingresso verosimilmente contiene ancora una frazione di proteine non
91
completamente degradate, provenienti dalla degradazione nella lavorazione conciaria
dell’epidermide, del pelo e di altri tessuti della pelle. Tuttavia, questa probabilmente non è stata
la causa principale di sporcamento perché l’intenso fouling che si è manifestato nei primi
giorni di avviamento, successivamente è svanito, la TMP si è stabilizzata e le membrane hanno
lavorato con un buon margine di durata (circa quattro mesi, quindi più dei tre mesi
raccomandati tra un ciclo di pulizia e l’altro). In conclusione quindi le membrane non hanno
mostrato incompatibilità con il trattamento proposto.
2.2.11 Il problema delle schiume Fenomeni di formazione di schiuma più o meno abbondante e consistente si sono manifestati,
con frequenza irregolare, per tutto il periodo della sperimentazione. Ciò ha rappresentato un
problema a livello operativo di conduzione dell’impianto, poiché, a causa degli esigui franchi
di sicurezza delle vasche del bioreattore, nei momenti di maggiore produzione di schiuma si è
verificata tracimazione, con conseguente perdita di fango. Il controllo delle schiume è risultato
quindi essenziale al fine di evitare spurghi involontari di biomassa e alterazioni quindi delle
condizioni operative di processo, con possibili ripercussioni negative nelle prestazioni di
abbattimento degli inquinanti. Nelle situazioni più critiche di formazione di schiuma eccessiva,
si è dovuto ricorrere al dosaggio di opportuni agenti antischiuma compatibili con il tipo di
membrane in uso.
La formazione di schiume negli impianti a fanghi attivi può essere dovuta ad elevate
concentrazioni di tensioattivi nel refluo in ingresso, ma anche alla proliferazione di particolari
microrganismi filamentosi, quali quelli del genere Microthrix parvicella e Nocardia,
caratterizzati da forte idrofobicità della membrana cellulare [Metcalf & Eddy, 2003]; in questo
secondo caso risulta appropriato l’appellativo di schiume biologiche.
Nel caso in esame le cause possibili delle frequenti formazioni di schiume possono essere state
molteplici. Tra queste probabilmente rientrano:
(a) lo squilibrio di nutrienti nel refluo in ingresso all’impianto pilota MBR (elevato apporto di
azoto ammoniacale, apporto pressoché nullo di fosforo): a questo problema si è molto
probabilmente posto rimedio con un dosaggio esterno in eccesso di acido fosforico a partire
dagli inizi di febbraio;
(b) l’aggravio del carico di tensioattivi in ingresso al pilota, per l’accettazione nell’impianto
reale di liquami esterni (pozzi neri, fosse biologiche) scaricati dalle autobotti nel comparto di
preaccumulo;
92
(c) l’intensa aerazione a bolle grosse che in un impianto MBR serve a contenere il grado di
sporcamento delle membrane.
La formazione delle schiume può poi essere stata favorita dalla geometria stessa delle vasche
del pilota, che determina un’esigua superficie d’interfaccia con l’aria in confronto al volume
liquido totale.
In un’indagine condotta in un tradizionale impianto a fanghi attivi con elevato apporto di azoto
dovuto a percolato, Canziani et al. (2002) hanno ricondotto la massiccia presenza di
microrganismi filamentosi della specie Microthrix parvicella all’azione sinergica di più fattori,
tra i quali:
(1) elevata concentrazione di tensioattivi in ingresso;
(2) basse temperature della miscela aerata nella stagione invernale;
(3) bassi carichi organici in ingresso: la bassa concentrazione di substrato rapidamente
biodegradabile (RBCOD) gioca a sfavore della crescita dei microrganismi fiocco-formatori,
che sono in grado di competere con i batteri filamentosi solo in condizioni opposte di elevata
disponibilità di RBCOD;
(4) elevate età del fango;
(5) concentrazioni limitanti di ossigeno disciolto (inferiori a 2 mg L-1).
In particolare, le condizioni indicate ai punti (2), (3) e (4) hanno caratterizzato anche la
presente sperimentazione. Infatti la sperimentazione è stata condotta nei mesi invernali, e,
come si vedrà in dettaglio, l’impianto MBR ha lavorato ad elevate età del fango e a bassi fattori
di carico organico (Fco medio pari a 0.16 kgCOD kgVSS-1d-1). Il problema delle schiume
rimane tuttavia un problema secondario, superabile nell’ipotesi di un’applicazione dell’MBR a
piena scala con l’installazione di specifici dispositivi per la raccolta e/o l’adozione nelle vasche
di un adeguato franco di sicurezza.
2.3 Impianto di ozonizzazione
Introduzione Nel corso della sperimentazione si è visto come nelle condizioni di funzionamento adottate
l’impianto pilota MBR consenta un’efficienza media di abbattimento della sostanza organica
93
di circa l’80%. Quindi, la sola ossidazione biologica dei reflui conciari provenienti dai
trattamenti chimico-fisici primari non è in grado di abbattere completamente il COD, o
comunque di portarlo al di sotto dei limiti previsti dalla normativa vigente per lo scarico nel
corpo idrico ricettore (160 mgCOD L-1, secondo i valori indicati in tabella 3, allegato 5, del D.
Lgs. n. 152 del 1999). Nella pratica depurativa dei reflui conciari la rimanente frazione di COD
non biodegradabile è abbattuta ricorrendo all’aggiunta di carboni attivi nelle vasche di
ossidazione biologica oppure, più frequentemente, ricorrendo a costosi trattamenti terziari,
quali processi di chiariflocculazione con ferro e polielettroliti in condizioni basiche -
trattamento attualmente adottato presso l’impianto Cuoiodepur - o processi Fenton con ferro e
acqua ossigenata (H2O2) in ambiente acido; entrambi questi processi però presentano lo
svantaggio di dare origine ad una consistente produzioni di fanghi chimici, che richiedono a
loro volta onerosi costi di trattamento sulla linea fanghi per lo smaltimento finale.
Al fine di superare questi inconvenienti una possibile alternativa è rappresentata
dall’accoppiamento del classico trattamento biologico con un’ossidazione chimica mediante
ozono (O3). L’ozono infatti riesce ad intaccare la struttura chimica delle sostanze organiche
recalcitranti all’ossidazione biologica, in parte provocandone una completa mineralizzazione e
in parte incrementandone la biodegradabilità. Su questo versante sono stati condotti alcuni
studi, che hanno rivelato una certa efficienza del processo nel trattamento specifico dei reflui
conciari. Ad esempio, Di Iaconi et al. (2002) in un loro studio hanno mostrato che
l’accoppiamento di una fase di ozonizzazione con un trattamento biologico mediante SBBR
(Sequencing Batch Biofilm Reactor) nella depurazione dell’effluente proveniente dai
trattamenti primari di un impianto centralizzato per la depurazione di reflui conciari conduce
ad abbattimenti di COD fino al 97%, consentendo di scendere al di sotto dei limiti per lo
scarico imposti dalla normativa, a fronte di una prestazione con il solo SBBR del 92%.
L’ozono, dunque, consente un’ossidazione chimica anche dei composti organici più
recalcitranti. Tuttavia, l’elevato costo di produzione (circa 2€ / kg di ozono, che scende a 1€ /
kg di ozono se in impianto è già disponibile ossigeno puro), fa sì che il fattore economico ne
limiti i dosaggi d’impiego.
Spesso l’ozono, al fine di incrementarne la capacità di ossidazione, viene impiegato in
associazione con altri prodotti (H2O2, raggi UV, ecc.), nei cosiddetti processi di ossidazione
avanzata (AOP, Advanced Oxidation Processes), nei quali, agendo in sinergia con agenti
chimici e/o fisici, promuove la formazione di radicali liberi HO•, che appunto sviluppano
un’azione ossidante più aggressiva di quella operata dal solo ozono. La non selettività
94
dell’azione radicalica nei confronti delle molecole organiche inquinanti e la capacità di operare
in condizioni normali di temperatura e pressione rendono i radicali HO• capaci di ossidare un
gran numero di composti recalcitranti, senza restrizione a specifiche classi [Metcalf & Eddy,
2003].
Alla luce di queste considerazioni, durante la sperimentazione è stata indagata la
fattibilità di un trattamento con ozono del permeato del pilota MBR. Un’ozonizzazione del
refluo in ingresso al pilota, cioè sull’effluente chimico-fisico dell’impianto in scala reale,
sarebbe economicamente non sostenibile, per la presenza di un’elevata frazione di solidi
sospesi che richiederebbe ingenti dosaggi di ozono, inoltre una quota della frazione
biodegradabile sarebbe stata ossidata chimicamente, anziché essere biodegradata nel
bioreattore. Il permeato invece, totalmente chiarificato, si presta bene a questo tipo di
trattamento, meglio ancora dell’effluente di un tradizionale comparto biologico, dove si rileva
sempre una frazione di solidi sospesi che sfugge alla fase di sedimentazione.
L’applicabilità di un trattamento con ozono è stata indagata come:
post-trattamento del permeato prodotto per microfiltrazione dall’impianto MBR;
trattamento intermedio del permeato con ricircolo in vasca di ossidazione biologica.
La prima delle due applicazioni in pratica costituisce sostanzialmente un trattamento di
affinamento del permeato. L’ozonizzazione però, come è stato detto, produce anche una
degradazione parziale delle molecole organiche più complesse, per cui è interessante indagare
anche l’incremento di biodegradabilità prodotto da vari dosaggi di ozono sul permeato. La
biodegradabilità del permeato ozonizzato è studiata con tecniche respirometriche.
2.3.1 L’impianto di ozonizzazione
Le prove con ozono sul permeato sono state condotte mediante un ozonizzatore su scala
pilota, collocato a lato dell’impianto pilota MBR (vedere figura 2.3.1).
95
Figura 2.3.1 L’impianto di ozonizzazione
L’impianto di ozonizzazione è costituito da:
una batteria di bombole a pressione contenenti ossigeno molecolare (O2);
un reattore a colonna della capacità di 20 litri;
un generatore di ozono.
L’ozono è prodotto in continuo mediante scarica elettrica su un flusso di ossigeno
molecolare. Apposite valvole consentono di regolare la pressione e la portata di ossigeno e il
voltaggio della scarica elettrica; in tal modo viene regolata la portata di ozono prodotta e
inviata al reattore. È fondamentale che durante tutta la fase di produzione di ozono il
generatore sia adeguatamente refrigerato mediante flusso di acqua corrente. Il reattore
sostanzialmente è un reattore a sviluppo longitudinale, con miscelamento della fase liquida
(permeato) con quella gassosa (ozono) in senso ascendente.
2.3.2 Descrizione della configurazione adottata
Il trattamento con ozono ed acqua ossigenata è stato effettuato sul permeato “Mitsubishi”
mediante la seguente apparecchiatura, tutta collocata al lato del pilota:
un generatore di ozono;
una batteria di bombole a pressione contenenti ossigeno (O2);
un reattore a colonna della capacità di 20 litri;
96
Un bidone di raccolta del permeato ed un contenitore per l’acqua ossigenata, diluita nelle
opportune dosi.
Nelle figura seguente viene esemplificato lo schema della configurazione adottata:
Bombole di ossigeno
Generatore di ozono
Reattore a colonna
Permeato ozzonizzato
Contenitore H2O2
Bidone di raccolta del permeato
Fig 2.3.2 Configurazione adottata per il trattamento con ozono ed acqua ossigenata.
L’ozono è prodotto in continuo mediante scarica elettrica sul flusso di ossigeno in
uscita dalle bombole. Apposite valvole poi, consentono di regolare la pressione e la portata di
O2 e il voltaggio della scarica elettrica; in tal modo è possibile variare, a seconda delle
necessità, la portata di ozono da inviare al reattore. Il generatore è poi continuamente
refrigerato mediante flusso di acqua corrente.
Il reattore, alto 2 metri e come detto della capacità di 20 litri, assolve il compito di
miscelazione fra la fase liquida (permeato ed H2O2) e quella gassosa (O3). Per favorire questo
processo, l’ozono viene introdotto nel reattore attraverso una pietra porosa, che consente al gas
di essere immesso sotto forma di bolle fini, e quindi di passare alla fase liquida con maggiore
facilità.
2.3.3 Ricircolo del permeato trattato con O3 e H2O2
A partire dall’11 Giugno si è iniziato a ricircolare il permeato in uscita dal reattore a
colonna, nella vasca T-01. Il rapporto di ricircolo adottato è stato di 1:1, nel senso che, in
97
corrispondenza dei circa 10 L/h di ingresso costituito dall’effluente del sedimentatore chimico-
fisico, sono stati introdotti in continuo (come detto in vasca T-01) altrettanti 10 L/h di
permeato trattato con O3 e H2O2.
In questo modo, come si può notare dallo schema riportato in figura 2.3.3, l’influente
complessivo del pilota è stato di 20 L/h, il che ha comportato la necessità di dover modificare
alcuni parametri su cui l’impianto era stato impostato.
10 L/h di effluente chimico fisico
10 L/h di permeato trattato con O3 ed H2O2
20 L/h filtrati dalle membrane
Contenitore H2O2 10 L/h di uscita finale
Bombola ossigeno
Generatore ozono
Reattore a colonna
10 L/h di permeato
Figura 2.3.3 Schema raffigurante la configurazione del pilota durante il periodo del ricircolo.
A fronte del raddoppiarsi del volume del refluo in ingresso, si è dovuto raddoppiare anche la
portata di filtrazione cui far lavorare le membrane. Per questo motivo tale portata è stata
impostata al netto, sui 20 L/h, e per non incrementare di troppo la pressione transmembrana cui
le unità filtranti erano sottoposte, sono stati modificati anche i tempi di pausa/lavoro; si è
passati così da un rapporto di 8/7 minuti ad uno di 11/4 minuti.
Come si vede dalla figura 2.3.3, il permeato in uscita dal pilota veniva raccolto in un serbatoio,
dal quale in continuo venivano prelevati da una pompa peristaltica i 10 L/h da mandare
all’interno del reattore. I restanti 10 L/h accumulati nel serbatoio, fuoriuscivano attraverso un
foro di troppo-pieno, ed andavano a costituire l’uscita finale dell’impianto pilota.
In questa configurazione il tempo di contatto fra il permeato e i due agenti ossidanti dentro il
reattore a colonna, è stato di 2 ore, poiché come detto, venivano immessi al suo interno 10
L/h di refluo filtrato su un volume di 20 L.
98
2.4 Applicazione delle tecniche respirometriche
2.4.1 Principi alla base del metodo respirometrico
La Respirometria è la misura e l’interpretazione della velocità di consumo biologico
dell’ossigeno disciolto ed è utilizzata per studiare l’attività metabolica della biomassa e per
caratterizzare i substrati.
Il consumo di ossigeno in un sistema biologico è strettamente legato ai processi
catabolici della biomassa, mediante i quali si estrae dal substrato l’energia necessaria ai
processi anabolici cellulari (sintesi e metabolismo endogeno), come mostra la figura seguente.
La relazione fra substrato rimosso, biomassa prodotta ed ossigeno consumato è data dal
fattore di resa (YH):
bilebiodegradasintesi
CODCOD
consumatoSubstratoprodottaBiomassa
YH ΔΔ
==
Fig. 2.4.1: Uso del substrato peri processi cellulari.
YH rappresenta il coefficiente di resa del processo di sintesi per i batteri eterotrofi.
I fattori che contribuiscono quindi al consumo di ossigeno sono la respirazione
(contributo endogeno) e la degradazione del substrato in seguito a processi di ossidazione delle
sostanze organiche e azotate e alla sintesi di nuova biomassa (contributo esogeno).
SUBSTRATO
SINTESI
RESPIRAZIONE PER SINTESI
YH
1-YH
Energia
99
Se substrato e biomassa sono misurati ambedue in equivalente di ossigeno (COD), il
rateo di consumo di ossigeno è pari al rateo di utilizzo del substrato più il rateo di sintesi della
biomassa:
Dove:
• C è la concentrazione dell’ossigeno [mg/l];
• dtdC è il rateo di consumo di ossigeno [mg/l h];
• S è la concentrazione del substrato [mg/l];
• dtdS è il rateo di utilizzo del substrato [mg/l h];
• X è la concentrazione della biomassa [mg/l];
• dtdX è il rateo di sintesi della biomassa [mg/l h];
Dato che:
La velocità di consumo dell’ossigeno (Oxygen Uptake Rate) rappresenta la quantità di
ossigeno utilizzata nell’unità di tempo. Essa permette di conoscere lo stato di attività della
biomassa, la natura del liquame che il processo sta trattando e eventuali inibizioni della
biomassa per la presenza di sostanze tossiche nel refluo. La velocità di consumo di ossigeno è
chiamata OUR (Oxygen Uptake Rate).
Il termine di consumo OUR è dato da due contributi: uno relativo alla sintesi (OURs) e
l’altro al metabolismo endogeno (OURe).
Il termine di sintesi è proporzionale al rateo di utilizzo del substrato quindi: se OUROUROUR +=
sintesidtdX
dtdS
dtdC
+=−
( )dtdSY
dtdX
YY
dtdX
YdtdC
dtdX
YdtdS
HtesiH
H
tesiH
tesiH
−=−
−=⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛−−=−
−=
11
11
:ottiene si
1
sinsin
sin
100
Nel caso di cinetica di Monod il rateo di utilizzo del substrato dipende in modo non
lineare dalla concentrazione del substrato S; inoltre essa dipende da due parametri, µmax e Ks:
Mentre il termine endogeno è dato da:
Sommando i due termini si ottiene:
Nel caso di abbondanza di substrato il rapporto SKS
s +⋅maxμ
può essere approssimato a
maxμ .
Poiché secondo la cinetica di Monod la dipendenza della biomassa con il tempo è
espressa da:
( ) XbdtdX
⋅−= μ
integrando: ( ) tb
H eXtX ⋅−⋅= μ0,)(
Il consumo di ossigeno è dato dall’ integrale dell’OUR.
Nel caso di iniezione di substrato biodegradabile l’ossigeno consumato per sintesi è
dato dall’integrale dell’OURs, bisogna quindi sottrarre all’integrale dell’OUR totale quello
dell’OUR relativo al metabolismo endogeno.
( )tesiH
HHs dt
dXY
YdtdSY
dtdCOUR
sin
11 −=−−==
XbOUR e ⋅=
XSKS
YdtdS
sH +−= max1 μ
( ) tbH eXb
YYtOUR ⋅−⋅⋅⎟
⎠⎞
⎜⎝⎛ +⋅
−= max
0,max1)( μμ
XbXSKS
YYOUR
s
⋅++
−= max1 μ
101
Fig.2.4.2: Andamento dell’OUR in conseguenza dell’iniezione
di un substrato biodegradabile S0.
2.4.2 Il Respirometro
Introduzione La respirometria è la misura del consumo d’ossigeno del fango attivo e riveste un ruolo
importante per la misura dei parametri cinetici e per il frazionamento del COD.
Mediante test respirometrici è possibile frazionare il COD totale in:
• COD solubile biodegradabile;
• COD solubile inerte;
• COD particolato biodegradabile;
• COD particolato inerte;
Inoltre possono essere ricavati gran parte dei parametri cinetici relativi all’attività dei
batteri eterotrofi e dei batteri nitrificanti presenti nel fango attivo:
• la velocità massima di crescita specifica;
• la costante di semisaturazione;
• la velocità di rimozione dello specifico substrato carbonioso;
• il coefficiente di crescita specifica;
• la velocità di decadimento;
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2Tempo [h]
OU
R [m
g/l h
] Consumo di ossigeno
Respirazione endogena
Iniezione di substrato
102
Descrizione del Respirometro
Le componenti del respirometro sono le seguenti:
• reattore in plexiglas del volume di 2 litri, dotato di un coperchio che presenta alcuni fori per
l’inserimento della sonda d’ossigeno, del tubo per la diffusione dell’aria, dell’agitatore e per il
dosaggio di reagenti (vedi figura 2.4.3);
Figura 2.4.3 Descrizione del reattore del respirometro
• sistema di controllo della temperatura tramite un recipiente pieno d’acqua dentro al quale
vengono inseriti un termostato ed una pompa per il ricircolo;
• agitatore meccanico;
• aeratori per l’insufflazione dell’aria nel reattore tramite un tubicino dotato di due pietre
porose;
• sonda per la misura dell’ossigeno disciolto collegata ad un ossimetro. La sonda è posizionata
lontano dai microdiffusori per ridurre l’eventuale disturbo nella misura provocato da bolle
grossolane. L’ossimetro è dotato di un sistema di acquisizione dati e di una connessione con un
PC;
SSoonnddaa ddeellll’’OOssssiiggeennoo SSoonnddaa ddeellllaa
TTeemmppeerraattuurraa
AAeerraattoorree
AAggiittaattoorree
MMiiccrrooddiiffffuussoorree
AAppeerrttuurraa ppeerr iinniieezziioonnii
103
• sonda per la misura della temperatura dotata di un sistema di acquisizione dati e di una
connessione con un PC;
• software per l’elaborazione dei dati acquisiti e PC.
Lo strumento ed il software utilizzati per l’acquisizione dei dati è MARTINA (Multiple
Analysis Reprogrammable TItratioN Analyser).
Figura 2.4.4 Descrizione del reattore del respirometro
Calibrazione delle sonde
Calibrazione della sonda dell’Ossigeno Disciolto (DO)
La sonda misura la differenza di potenziale, proporzionale alla concentrazione
dell’ossigeno disciolto, nella soluzione in cui è immersa. Viene ricercato un solo punto di
calibrazione, misurato in ambiente saturo , poiché il secondo punto è dato da concentrazione
nulla a cui corrisponde tensione nulla. È necessaria anche la sonda della temperatura, in quanto
il valore di concentrazione di ossigeno dipende anche da essa.
Calibrazione della sonda del pH
Lo strumento misura l’acidità di una soluzione tramite sonde che emettono un segnale
proporzionale all’attività degli ioni H+ presenti nella soluzione in cui è immersa.
La calibrazione avviene immergendo la sonda in due soluzioni tampone con pH=4 e
pH=7.
Calibrazione della sonda della Temperatura
Lo strumento misura la resistenza della sonda, che in questo caso, ha la caratteristica di
essere proporzionale alla temperatura.
La calibrazione avviene misurando la resistenza (Ohm) e quindi la temperatura nei due
punti fissi dell’acqua: a 0°C e a 100°C
MARTINA
Aeratore Reattore
104
Preparazione e pre-aerazione del campione
Il fango attivo viene prelevato dalla vasca biologica e mantenuto aerato per circa 2
giorni per eliminare il COD biodegradabile ancora presente fino a raggiungere la fase
endogena.
Se il fango attivo prelevato dovesse avere una concentrazione di solidi sospesi totali
troppo elevata (>3 g SST/l), è opportuno diluirlo con il permeato. per evitare errori di lettura da
parte della sonda dell’ossigeno disciolto.
Per effettuare la diluizione è stato scelto il permeato in uscita dall’impianto pilota
perché ha la stessa salinità del fango e non provoca shock salino alla biomassa.
Misura del consumo d’ossigeno
I test respirometrici possono essere effettuati con un sistema di controllo dell’aerazione
manuale o automatico.
Dopo aver impostato l’aeratore, l’insufflazione di aria può essere infatti azionata
automaticamente grazie ad un controllo automatico dell’ossigeno disciolto. Utilizzando la
modalità Respirometer viene effettuata una stima dell’OUR; vengono fissati il numero di punti
n su cui calcolarlo e il mse (mean square error), viene fatta un’interpolazione lineare sugli n
valori di DO , se mse è minore del valore fissato allora viene calcolato l’OUR , riaerato il
campione fino al livello di saturazione e si riparte con la procedura ; altrimenti viene scartato il
primo valore di DO e aggiunto in coda l’ultimo valore acquisito e così via fino all’ottenimento
del valore dell’OUR.
Inoltre due valori up tol e low tol impediscono che il campione all’interno del reattore
abbia concentrazioni di ossigeno disciolto troppo elevate o vada in condizioni limitanti.
In questo modo possono essere effettuati, con la seconda modalità, test respirometrici
di lunga durata.
Il consumo dell’ossigeno disciolto è l’integrale dell’OUR.
Nel caso in cui l’aerazione venga fatta manualmente è possibile calcolare il consumo di
ossigeno disciolto, dovuta all’iniezione di substrato, interpolando la variazione di pendenza
dell’andamento del DO.
105
3. RISULTATI
INTRODUZIONE
In questo capitolo verranno riportati commentati e, quando occorre, commentati i risultati della
sperimentazione, costituiti dai valori dei parametri monitorati durante la conduzione dei due
impianti pilota, da quelli relativi alle prove di ozonizzazione e dalle grandezze misurate per via
respirometrica.
Per quanto riguarda l’impianto pilota Zenon, i dati sono relativi al periodo Gennaio 2004-
Aprile 2004, per l’impianto pilota “Mitsubishi”, riguardano il periodo Settembre 2003 –
Settembre 2004.
Per ciascuno dei due impianti pilota sono stati monitorati i seguenti parametri:
Campione dell’ingresso: COD, SST, Fenoli, Azoto ammoniacale, Assorbanza (395 e
420), Cloruri, pH, solfuri, conducibilità.
Vasca di ossidazione: SSV, SST, O2, pH, Temperatura, conducibilità, potenziale redox.
Campione del filtrato della vasca di ossidazione: COD.
Campione del permeato: COD, pH, Fenoli, Assorbanza (395 e 420), Nitriti, Nitrati,
Azoto ammoniacale, Cloruri.
Si sono inoltre monitorati: l’andamento della pressione transmembrana, delle portate e i
tempi e le modalità di sporcamento delle membrane.
Per il solo impianto pilota Zenon sono stati misurati per brevi periodi l’azoto totale, per
poterne completare il bilancio, il BOD5, il Fosforo totale e i tensioattivi non ionici; inoltre
sono state effettuate prove di chiariflocculazione sul permeato. Sui fanghi di questo stesso
impianto sono stati stimati con respirogrammi i parametri cinetici per caratterizzare la
biomassa eterotrofa e la concentrazione di biomassa attiva.
Il permeato dell’impianto pilota Mitsubishi è stato il solo trattato con ozono e con ozono e
H2O2; su sono riportati i valori di COD, Fenoli e Assorbanza prima e dopo le prove di
ozonizzazione. La frazione resa biodegradabile dall’ozono è stata stimata prima tramite
prove respirometriche, poi tramite ricircolo nell’impianto pilota stesso.
Sempre con prove respirometriche è avvenuta la caratterizzazione del refluo in ingresso.
106
3.1 MBR pilota Zenon: risultati
Introduzione L’avviamento dell’impianto pilota MBR è avvenuto il 8 Gennaio 2004, dopo aver effettuato
prove preliminari in batch per verificare l’efficienza delle membrane ed aver testato il
funzionamento di tutte le componenti dell’impianto pilota MBR da noi progettato.
Le analisi, eseguite sui campioni prelevati dall’MBR, sono relative al periodo di tempo
compreso tra il 8 Gennaio 2004 ed il 28 Aprile dello stesso anno; queste sono state effettuate in
media 3 volte a settimana e sono relative a campioni medi di due giorni, a parte il fine
settimana quando il campione di ingresso è relativo al venerdì e quello di uscita al lunedì.
Le analisi eseguite nel corso della sperimentazione sono:
• pH;
• Conducibilità;
• Ossigeno disciolto;
• Temperatura;
• Potenziale Red-ox;
• Concentrazione del fango (S.S.T.), solidi sospesi volatili (S.S.V.);
• Torbidità;
• Solidi sospesi totali;
• COD;
• BOD5;
• Azoto totale, ammoniacale, nitrico e nitroso.
• Fenoli;
• Colore, espresso in termini di assorbanza misurata a 420 nm;
• Cloruri;
• Tensioattivi non ionici (BiAS);
• Fosforo totale;
• Metalli pesanti.
107
3.1.1 Analisi pH
L’influenza del valore del pH sull’andamento delle reazioni biochimiche che si verificano nei
processi depurativi è fondamentale; esso deve essere compreso tra 6.8-8.5 e in questo campo le
variazioni nel tempo devono essere molto graduali in modo da non interferire negativamente su
tali processi. Le principali ragioni di tale influenza sono la scarsa tolleranza di molti dei
microrganismi ad elevate concentrazioni di ioni H+ o ioni OH- e le modificazioni che tali ioni
possono indurre nel substrato. Bisogna osservare che la produzione di anidride carbonica
durante i processi di digestione funge da tampone nell’intervallo ottimo del pH.
Dai valori riportati in tabella si può osservare che il pH in ingresso varia tra 6.3 e 7.4 mentre
all’interno del reattore biologico varia da 7.2 a 8.3: in uscita il pH varia da 7.4 a 8.4. Come si
può notare, il pH in ingresso è relativamente basso: ciò è dovuto all’utilizzo di acidi durante il
processo di concia.
DATA PH INGRESSO
REATTORE BIOLOGICO
PH USCITA
Giovedì15/01/2004 6.6 7.6 8.0 Martedì 20/01/2004 6.8 7.2 7.6 Giovedì 22/01/2004 7.0 7.4 7.4 Martedì 27/01/2004 6.7 7.5 7.7 Giovedì 29/01/2004 6.8 7.4 7.7 Giovedì 05/02/2004 6.8 7.8 7.6 Martedì 10/02/2004 7.1 8.2 8.2 Giovedì 12/02/2004 6.6 8.0 8.2 Martedì 17/02/2004 7.1 8.3 8.4 Giovedì 19/02/2004 7.0 8.1 8.2 Martedì 24/02/2004 6.3 7.5 7.9 Giovedì 26/02/2004 6.6 7.4 7.5 Martedì 02/03/2004 7.2 7.3 7.5 Giovedì 04/03/2004 6.5 7.6 7.8 Martedì 09/03/2004 6.9 7.8 7.9 Giovedì 11/03/2004 6.6 7.8 8.0 Martedì 16/03/2004 7.2 7.7 7.8 Giovedì 18/03/2004 6.8 7.9 8.0 Martedì 23/03/2004 6.7 7.9 8.1 Giovedì 25/03/2004 6.8 7.5 8.0
Mercoledì 31/03/2004 7.4 7.6 8.0 Venerdì 02/04/2004 6.7 7.3 7.8 Martedì 06/04/2004 7.1 7.4 8.0
Mercoledì 14/04/2004 7.1 7.2 7.6 Venerdì 16/04/2004 6.5 7.2 7.7
Mercoledì 21/04/2004 7.0 7.6 7.9 Venerdì 23/04/2004 6.9 7.4 8.1
Mercoledì 28/04/2004 6.9 7.5 7.9 Media 6.8 7.6 7.9
Deviazione Standard 0.3 0.3 0.2 Min 6.3 7.2 7.4 Max 7.4 8.3 8.4
Tab. 3.1.1: Valori di pH nel refluo di ingresso, nel reattore biologico e nel permeato in uscita.
108
Di seguito è riportato il grafico dei valori di pH in ingresso, nel reattore biologico ed in uscita;
si può osservare, come evidenziato in figura, un aumento del pH nel mese di febbraio. Questo
fenomeno è coinciso con ingressi anomali legati all’arrivo in impianto di reflui su gomma che
hanno inciso anche sull’impianto in scala reale. Tali scarichi hanno inibito il processo di
nitrificazione causando, presumibilmente, l’incremento del pH.
6
6.2
6.4
6.6
6.8
7
7.2
7.4
7.6
7.8
8
8.2
8.4
8.6
14-0
1-20
04
21-0
1-20
04
28-0
1-20
04
04-0
2-20
04
11-0
2-20
04
18-0
2-20
04
25-0
2-20
04
03-0
3-20
04
10-0
3-20
04
17-0
3-20
04
24-0
3-20
04
31-0
3-20
04
07-0
4-20
04
14-0
4-20
04
21-0
4-20
04
28-0
4-20
04
pH
pH ingresso pH Reattore Biologico pH Uscita
Fig. 3.1.1: Andamento del pH nel refluo di ingresso, nel reattore biologico e nel permeato in uscita.
3.1.2 Analisi della conducibilità
L’importanza della conducibilità di un liquido sta nel fatto che è un controllo immediato di
variazioni della sua componente chimico-fisica: essa è infatti una misura della quantità di
sostanze ionizzate presenti nel liquido stesso e quindi della sua salinità.
La conducibilità è l’inverso della resistenza e indica con quanta facilità si ha il passaggio di
corrente elettrica all’interno di un liquido. Nel caso di conducibilità elettrolitica il passaggio di
corrente è accompagnato da una migrazione di ioni: la conducibilità diventa, come detto sopra,
una misura della quantità di ioni, e quindi dei sali, presenti nella soluzione.
109
Tanto maggiore, quindi, è il valore di conducibilità e tanto maggiore sarà la quantità di sali
presenti in soluzione; si deve tener conto che non tutti i sali contribuiscono in ugual misura alla
conducibilità totale: gli ioni H+ e gli ioni OH- hanno infatti una conducibilità superiore rispetto
agli altri ioni. Inoltre tanto più il valore di pH si scosta dalla neutralità, maggiore è la
conducibilità che il liquido possiede.
La conducibilità si esprime in milliSiemens per centimetro [mS/cm].
I valori di conducibilità in ingresso e in uscita sono alti, intorno a 5 mS/cm.
DATA CONDUCIBILITA’INGRESSO
CONDUCIBILITA’ USCITA
[mS/cm] [mS/cm] Giovedì15/01/2004 6.6 4.1 Martedì 20/01/2004 5.7 5.2 Giovedì 22/01/2004 5.3 5.9 Martedì 27/01/2004 4.9 5.3 Giovedì 29/01/2004 6.3 5.7 Giovedì 05/02/2004 6.3 6.4 Martedì 10/02/2004 5.7 6.9 Giovedì 12/02/2004 5.5 6.5 Martedì 17/02/2004 4.5 5.1 Giovedì 19/02/2004 4.9 4.6 Martedì 24/02/2004 4.9 4.8 Giovedì 26/02/2004 4.6 4.5 Martedì 02/03/2004 4.2 4.8 Giovedì 04/03/2004 6.0 4.8 Martedì 09/03/2004 6.4 5.8 Giovedì 11/03/2004 5.1 5.8 Martedì 16/03/2004 4.5 4.6 Giovedì 18/03/2004 6.3 5.8 Martedì 23/03/2004 5.4 6.0 Giovedì 25/03/2004 7.1 6.4
Mercoledì 31/03/2004 4.9 5.2 Venerdì 02/04/2004 6.4 5.6 Martedì 06/04/2004 6.3 5.5
Mercoledì 14/04/2004 6.5 7.3 Venerdì 16/04/2004 6.2 6.7
Mercoledì 21/04/2004 5.7 6.9 Venerdì 23/04/2004 6.4 6.9
Mercoledì 28/04/2004 6.6 5.8 Media 5.7 5.7
Deviazione Standard 0.8 0.8 Min 4.2 4.1 Max 7.1 7.3
110
Tab. 3.1.2: Valori di conducibilità nel refluo di ingresso e nel permeato.
I valori di conducibilità sono compresi entro una fascia molto ridotta fra 4 e 7 mS/cm circa, sia
per l’ingresso che per l’uscita, e hanno un andamento pressoché costante.
3
3.5
4
4.5
5
5.5
6
6.5
7
7.5
814
-01-
2004
21-0
1-20
04
28-0
1-20
04
04-0
2-20
04
11-0
2-20
04
18-0
2-20
04
25-0
2-20
04
03-0
3-20
04
10-0
3-20
04
17-0
3-20
04
24-0
3-20
04
31-0
3-20
04
07-0
4-20
04
14-0
4-20
04
21-0
4-20
04
28-0
4-20
04
mS/
cm
Conducibilità Ingresso Conducibilità Uscita
Fig. 3.1.2: Andamento della conducibilità nel refluo di ingresso, nel reattore biologico
e nel permeato in uscita.
3.1.3 Monitoraggio del fango
Introduzione
Negli impianti a fanghi attivi la separazione fra acqua depurata e fango, avviene tramite la
sedimentazione dei fiocchi all’interno del sedimentatore secondario: la depurazione del refluo è
quindi strettamente dipendente dalla velocità di sedimentazione dei fiocchi di fango; questa è
influenzata dalla formazione di batteri filamentosi che tendono a far risalire i fiocchi in
superficie (bulking), rallentando la sedimentazione.
In un reattore MBR la separazione fra fango e permeato avviene tramite una membrana che
trattiene all’esterno il fango, mentre lascia filtrare il permeato: la scomparsa del sedimentatore
secondario rende indipendente il trattamento di depurazione dalla sedimentabilità dei
fiocchi.
111
La concentrazione dei solidi sospesi, all’interno del reattore biologico, può quindi essere
aumentata fino a valori elevati senza danneggiare il trattamento.
Le caratteristiche di un reattore biologico per un impianto MBR sono quindi diverse da quello
di un impianto tradizionale a fanghi attivi: la concentrazione dei solidi sospesi è maggiore, e il
fiocco non possiede una macrostruttura ma ha dimensioni minori; inoltre la ridotta presenza di
microfauna, che in un impianto tradizionale a fanghi attivi è indice di un cattivo stato del
fango, è attribuibile all’adattamento dei microrganismi alle condizioni idrauliche influenzate,
generalmente, da ricircoli più elevati negli in impianti MBR rispetto a quelli tradizionali.
Ossigeno disciolto
La concentrazione dell’ossigeno disciolto è uno dei parametri più importanti per i processi
depurativi: essa, infatti, controlla il tipo di microrganismi che si sviluppano all’interno di un
reattore biologico. Nell’ impianto pilota MBR i batteri presenti sono di tipo aerobico perciò
hanno bisogno di una sufficiente quantità di ossigeno per svolgere le loro funzioni biologiche.
In letteratura si trovano valori di tenore di ossigeno diversi fra loro: il range va da 0.5 mg/l
(Wuhrmann) fino a 3 mg/l (Adams ed Eckenfelder); in generale, se oltre alla rimozione delle
sostanze organiche biodegradabili, occorre anche raggiungere un alto grado di nitrificazione, la
concentrazione minima dell’ossigeno disciolto deve essere più alta intorno ai 2 mg/l (Masotti).
L’immissione dell’ossigeno all’interno del reattore biologico avviene tramite due diffusori
tubolari, che insufflano aria compressa proveniente dal circuito di aria compressa
dell’impianto; la regolazione della portata d’aria è effettuata per mezzo di una valvola ed un
misuratore di flusso.
La concentrazione dell’ossigeno disciolto all’interno del reattore biologico è intorno ai 4 mg/l.
Di seguito è riportato l’andamento dell’ossigeno disciolto.
112
0
1
2
3
4
5
6
14-0
1-20
04
21-0
1-20
04
28-0
1-20
04
04-0
2-20
04
11-0
2-20
04
18-0
2-20
04
25-0
2-20
04
03-0
3-20
04
10-0
3-20
04
17-0
3-20
04
24-0
3-20
04
31-0
3-20
04
07-0
4-20
04
14-0
4-20
04
21-0
4-20
04
28-0
4-20
04
DO
[mg/
l]
Fig 3.1.3: Andamento dell’ossigeno disciolto nel reattore biologico.
Temperatura
Le reazioni che intervengono nei processi biologici sono molto influenzate dalle variazioni
della temperatura; il fattore di proporzionalità k nelle espressioni cinetiche è una costante a
temperatura costante: ad un aumento della temperatura si ha in genere un aumento della
velocità delle reazioni biologiche.
La variazione di k in funzione della temperatura si può esprimere tramite la formula di
Arrhenius, in generale si ha che: 20
20−
° ⋅= TCT kk θ
Dove:
• kT = costante cinetica alla temperatura T;
• k20°C = costante cinetica a 20°C;
• θ = coefficiente di temperatura.
Nel caso di un processo a fanghi attivi si ha quindi che:
• kT = costante di crescita dei microrganismi che intervengono nel processo depurativo
alla temperatura;
113
• k20°C = costante di crescita a 20°C;
• θ = coefficiente di attività dei microrganismi.
Quest’ultimo dipende strettamente dal tipo di processo depurativo; in letteratura sono stati
ricavati empiricamente valori diversi di θ, come per esempio 1.065 secondo Phelps.
In generale si ha quindi che la crescita dei microrganismi è più lenta nei periodi invernali
mentre risulta più veloce nei periodi estivi.
L’impianto in esame è situato all’interno di un laboratorio, non si hanno quindi sostanziali
variazioni della temperatura. Di seguito sono riportati i valori di temperatura rilevati all’interno
del reattore biologico.
DATA T [°C]
Giovedì15/01/2004 23.3Martedì 20/01/2004 19.0Giovedì 22/01/2004 20.2Martedì 27/01/2004 17.0Giovedì 29/01/2004 17.5Giovedì 05/02/2004 17.3Martedì 10/02/2004 17.4Giovedì 12/02/2004 17.1Martedì 17/02/2004 17.8Giovedì 19/02/2004 17.6Martedì 24/02/2004 16.8Giovedì 26/02/2004 18.7Martedì 02/03/2004 18.3Giovedì 04/03/2004 17.7Martedì 09/03/2004 17.3Giovedì 11/03/2004 15.7Martedì 16/03/2004 21.1Giovedì 18/03/2004 21.6Martedì 23/03/2004 19.1Giovedì 25/03/2004 19.4
Mercoledì 31/03/2004 19.2Venerdì 02/04/2004 20.8Martedì 06/04/2004 20.1
Mercoledì 14/04/2004 19.2Venerdì 16/04/2004 19.8
Mercoledì 21/04/2004 20.2Venerdì 23/04/2004 20.4
Mercoledì 28/04/2004 20.2Media 18.9
Deviazione Standard 1.7 Min 15.7Max 23.3
114
Tab. 3.1.4: Valori della temperatura all’interno del reattore biologico.
Viene riportato anche l’andamento della temperatura: si può osservare come i valori
siano compresi entro due fasce ristrette, la prima fra 17°C e 19°C durante i mesi di gennaio e
febbraio, mentre la seconda fra 19°C e 21°C nei mesi di marzo e di aprile.
15
17
19
21
23
25
14-0
1-20
04
21-0
1-20
04
28-0
1-20
04
04-0
2-20
04
11-0
2-20
04
18-0
2-20
04
25-0
2-20
04
03-0
3-20
04
10-0
3-20
04
17-0
3-20
04
24-0
3-20
04
31-0
3-20
04
07-0
4-20
04
14-0
4-20
04
21-0
4-20
04
28-0
4-20
04
T [°
C]
Fig. 3.1.4: Andamento della temperatura nel reattore biologico.
Potenziale Red-ox
Il valore del potenziale Red-ox (espressi solitamente in milliVolt, mV) indica se l’amboente è
ossidante o riducente. I valori positivi del potenziale Red-ox, , sono tipici dei processi aerobici,
dove è significativa l’ossidazione del substrato carboniosa, come si vede in figura 3.1.5. I dati
relativi all’impianto pilota sono abbastanza elevati, merito sia della buona attività biologica del
fango che dell’abbondante quantità di ossigeno fornito al reattore.
In tabella è riportato l’andamento del potenziale Red-ox.
115
Fig. 3.1.5: Relazione fra i processi microbiologici e il potenziale Red-ox.
DATA red-ox [mV]
Giovedì15/01/2004 180 Martedì 20/01/2004 228 Giovedì 22/01/2004 217 Martedì 27/01/2004 211 Giovedì 29/01/2004 201 Giovedì 05/02/2004 150 Martedì 10/02/2004 140 Giovedì 12/02/2004 180 Martedì 17/02/2004 128 Giovedì 19/02/2004 225 Martedì 24/02/2004 280 Giovedì 26/02/2004 230 Martedì 02/03/2004 220 Giovedì 04/03/2004 240 Martedì 09/03/2004 200 Giovedì 11/03/2004 220 Martedì 16/03/2004 230 Giovedì 18/03/2004 210 Martedì 23/03/2004 211 Giovedì 25/03/2004 200
Mercoledì 31/03/2004 210 Venerdì 02/04/2004 180 Martedì 06/04/2004 180
Mercoledì 14/04/2004 140 Venerdì 16/04/2004 225
Mercoledì 21/04/2004 250 Venerdì 23/04/2004 230
Mercoledì 28/04/2004 180 Media 203
Deviazione Standard 35.1 Min 280 Max 140
Tab. 3.1.5: Valori di Red-ox all’interno del reattore biologico.
Respirazione anossica
Respirazione aerobica
Fermentazione anaerobica
POTENZIALE RED-OX
molto negativo debolmente negativo
positivo
mVmV 100400 −÷−≈
Denitrificazione Nitrificazione
mVmV 1050 ÷−≈ mV10>
116
Analisi dei Solidi Sospesi Totali e Volatili
I Solidi Sospesi Totali (S.S.T.) sono determinati gravimetricamente facendo passare,
sotto aspirazione, il liquido entro un crogiolo filtrante, filtro con porosità di 0.45 μm, tarato,
che poi viene essiccato a T=105°C e pesato.
I Solidi Sospesi Totali che possono essere volatilizzati ad una temperatura di 570°C sono
classificati come Solidi Sospesi Volatili (S.S.V.)
All’interno di una vasca di ossidazione sono presenti sostanze inorganiche e sostanze organiche
solamente in parte costituite da biomassa. Convenzionalmente i microrganismi sono individuati
come i solidi sospesi volatili: questa è una approssimazione poiché si ammette una
identificazione fra la massa attiva e la massa totale delle sostanze organiche quando in realtà la
prima è solo una parte dell’altra.
DATA S.S.T. S.S.V. S.S.V. [mg/l] [%] [mg/l]
Giovedì15/01/2004 5880 88.1 5180 Martedì 20/01/2004 5790 82.8 4794 Giovedì 22/01/2004 5650 93.2 5266 Martedì 27/01/2004 6430 82.2 5285 Giovedì 29/01/2004 6590 86.0 5667 Giovedì 05/02/2004 5810 85.2 4950 Martedì 10/02/2004 6110 88.9 5432 Giovedì 12/02/2004 6890 85.5 5891 Martedì 17/02/2004 8415 81.2 6833 Giovedì 19/02/2004 8000 87.3 6984 Martedì 24/02/2004 8590 78.1 6709 Giovedì 26/02/2004 9740 76.0 7402 Martedì 02/03/2004 8590 80.8 6941 Giovedì 04/03/2004 10790 72.0 7769 Martedì 09/03/2004 10790 79.5 8578 Giovedì 11/03/2004 10000 78.2 7820 Martedì 16/03/2004 11770 75.4 8875 Giovedì 18/03/2004 13910 73.2 10182 Martedì 23/03/2004 13970 76.7 10715 Giovedì 25/03/2004 13440 79.7 10712
Mercoledì 31/03/2004 14650 73.5 10768 Venerdì 02/04/2004 11910 78.2 9314 Martedì 06/04/2004 13640 76.7 10462
Mercoledì 14/04/2004 13370 78.1 10442 Venerdì 16/04/2004 12790 83.4 10667
Mercoledì 21/04/2004 11240 73.9 8306 Venerdì 23/04/2004 10460 76.7 8023
Mercoledì 28/04/2004 10050 80.9 8130 Media 9830 80.0 7789
Deviazione Standard 2961.4 5.3 2040.9Min. 5650 72.0 4794 Max. 14650 93.2 10768
Tab. 3.1.6: Valori di S.S.T. e S.S.V. all’interno del reattore biologico.
117
La biomassa attiva all’interno del reattore sarà valutata attraverso prove respirometriche
descritte nei capitoli successivi.
Sono riportati in tabella e in grafico i valori dei Solidi Sospesi Totali in mg/l, i Solidi sospesi
Volatili espressi in percentuale dei totali, e i Solidi Sospesi Volatili in mg/l.
5000
7000
9000
11000
13000
15000
17000
15-0
1-20
04
22-0
1-20
04
29-0
1-20
04
10-0
2-20
04
17-0
2-20
04
24-0
2-20
04
02-0
3-20
04
09-0
3-20
04
16-0
3-20
04
23-0
3-20
04
31-0
3-20
04
06-0
4-20
04
16-0
4-20
04
23-0
4-20
04
[mg/
l]
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
[%]
S.S.T. [mg/l] S.S.V. [mg/l] S.S.V. [%]
Fig.3.1.6: Andamento di S.S.T. e S.S.V. nel reattore biologico.
L’andamento della concentrazione dei solidi sospesi è crescente nel tempo fino al
raggiungimento della concentrazione massima pari a circa 15 g/l, per poi decrescere fino ad un
valore di 10 g/l.
Nel grafico seguente sono indicati gli eventi che hanno interferito maggiormente alla crescita
della biomassa; questi si possono ricondurre a due tipologie diverse: la prima è relativa a
problemi meccanici dell’impianto (es. malfunzionamento delle sonde di livello), mentre la
seconda è relativa alle caratteristiche del refluo in ingresso (es. alti carichi di COD in ingresso).
118
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
15/01
/2004
20/01
/2004
22/01
/2004
27/01
/2004
29/01
/2004
05/02
/2004
10/02
/2004
12/02
/2004
17/02
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19/02
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24/02
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26/02
/2004
02/03
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04/03
/2004
09/03
/2004
11/03
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16/03
/2004
18/03
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23/03
/2004
27/03
/2004
31/03
/2004
02/04
/2004
06/04
/2004
14/04
/2004
16/04
/2004
21/04
/2004
23/04
/2004
28/04
/2004
SS [m
g/l]
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
SSV
%
SS SSV
2-04: COD ing=3200 mg/l
18-02: cambiato 35 l di fango perché si era fermata la
nitrificazione
19-02:CODing=3120 mg/l
23-03: r.b. vuoto: aggiunto 20l fango dall'impianto e 20l di permeato dal pilota 13-04: r.b. vuoto: messo
30l di permeato
19-04: membrane rotte: fango in v.p. senza
aereazione e rimesso nella v.o.
Fig. 3.1.7: Andamento di S.S.T. e S.S.V. nel reattore biologico ed eventi che lo hanno influenzato.
Il 18 febbraio sono stati sostituiti 35 l di fango dell’impianto pilota con altrettanti litri di fango
prelevato dalla vasca di ossidazione dell’impianto Cuoiodepur. Il processo di nitrificazione si
era infatti arrestato per un elevato carico del refluo in ingresso; tale problema è stato riscontrato
anche nell’impianto a scala reale. Come si può notare l’andamento della concentrazione dei
solidi sospesi risulta invariato ma la concentrazione dei volatili subisce una diminuzione: in
prima approssimazione, senza un’approfondita analisi respirometrica, è stata ipotizzata una
intossicazione con conseguente morte della biomassa.
Dopo il raggiungimento di una concentrazione di 14 g/l di solidi sospesi, si sono verificati dei
malfunzionamenti delle sonde di livello: il reattore biologico si è svuotato due volte, il 23
marzo e il 13 aprile; è stata perciò aggiunta una quantità di permeato tale da riportare la vasca
di ossidazione al volume originale. Inoltre il 19 aprile si sono rotte alcune fibre delle
membrane: la vasca di raccolta del permeato si è riempita con parte del fango del reattore
biologico. Il fango è quindi rimasto senza aerazione per un tempo compreso tra le 20 e le 60
ore. Successivamente il fango è stato rimesso nella vasca di ossidazione: i volatili hanno subito
una forte diminuzione come anche i solidi sospesi.
Non sono stati effettuati spurghi: progettualmente era stata imposta come concentrazione
massima di solidi il valore di 15g/l. Tale valore è stato raggiunto ma per gli eventi sopra citati i
solidi sospesi hanno avuto un andamento decrescente. Bisogna inoltre considerare che, dato
il ridotto volume del reattore e l’alta concentrazione di solidi, la fuoriuscita di fango
119
durante la sperimentazione, dovuta a problemi di schiuma ha provocato una considerevole
diminuzione dei solidi sospesi.
Sono stati misurati anche i solidi sospesi nell’effluente, prendendo una quantità di campione di
10cc: per la precisione della bilancia e per le modalità della misura dei solidi non è stato
possibile ottenere un valore poiché le misure erano sempre inferiori al valore minimo rilevabile
da parte dello strumento; si può concludere che la quantità di solidi sospesi nel permeato è
inferiore ai 10 mg/l, sotto il limite di legge.
Analisi della Torbidità
In generale non c’è relazione tra la torbidità e la concentrazione dei solidi sospesi totali in
acqua non trattata. Vi è comunque una plausibile relazione fra la torbidità e i solidi sospesi
totali contenuti all’interno di un effluente filtrato proveniente dal sedimentatore secondario di
un processo a fanghi attivi; si può quindi desumere la stessa relazione per il permeato di un
impianto MBR.
)()...(... TSSTSST f ⋅=
dove:
• T.S.S. = solidi sospesi totali in mg/l;
• T.S.S.f = fattore di conversione, (mg/l T.S.S.)/NTU;
• T = torbidità, NTU.
Il valore del fattore di conversione varia a seconda del trattamento e assume valori compresi tra
1.3 e 2.3.
I bassi valori di torbidità rilevati sono una conferma del fatto che i solidi sospesi nel permeato
assumano valori inferiori a 10 mg/l. I valori sono riportati nella tabella successiva.
DATA TORBIDITA’ [NTU]
Lunedì 16-02-2004 0.9 Lunedì 23-02-2004 1.5 Lunedì 01-03-2004 1.5 Lunedì 08-03-2004 3.9 Lunedì 15-03-2004 1.4 Lunedì 22-03-2004 2.0 Lunedì 29-03-2004 2.1 Lunedì 13-04-2004 1.9 Lunedì 19-04-2004 5.1
Media 2.3 Deviazione Standard 1.37
Min 0.9 Max 5.1
120
Tab.3.1.7: Valori di torbidità del permeato.
3.1.4 Analisi del COD
Introduzione
Si indica come COD (Chemical Oxygen Demand) la quantità di ossigeno richiesta per ossidare
chimicamente, con particolari modalità operative standardizzate, le sostanze ossidabili presenti
nei liquami: è un indice che individua non solo le sostanze organiche ossidabili
biologicamente, ma anche le sostanze organiche non biodegradabili ossidabili solo
chimicamente. L’unità di misura del COD è mgO2/l.
Negli ultimi anni, ed in particolare con l’utilizzo dei modelli parametrici, per la simulazione dei
processi biologici, il COD ha sostituito il BOD (Biochemical Oxygen Demand) nella
progettazione degli impianti di progettazione. Inoltre la misura del COD è semplice ed
immediata e si ottengono risultati molto più attendibili rispetto a quelli ottenibili con la misura
del BOD.
Il COD si può suddividere in solubile e particolato che a loro volta si possono suddividere in
biodegradabile e inerte.
IL frazionamento del COD del refluo di ingresso è stato fatto mediante l’utilizzo di tecniche
respirometriche e la sua descrizione è trattata nel Capitolo 8.
La rimozione di COD negli impianti MBR, oltre all’azione dei microrganismi, è
attribuibile all’adsorbimento-filtrazione sul cake-layer ed in parte all’adsorbimento sulla
superficie della membrana o all’interno dei suoi pori.
A parità dei carichi organici dei reflui in ingresso, la rimozione del COD che si ottiene
negli impianti MBR è in genere più elevata rispetto a quella degli impianti tradizionali a fanghi
attivi. In letteratura, infatti, alcuni Autori riportano un’efficienza di rimozione del COD
compresa tra il 90% e il 98%; tale miglioramento è dovuto sia alla completa ritenzione di tutto
il COD particolato e di molecole organiche di elevato peso molecolare da parte delle
membrane, sia all’elevata età del fango raggiungibile, associata ad una certa ‘specializzazione’
della biomassa sul tipo di refluo.
Risultati dell’impianto pilota MBR
Le analisi per la misurazione di COD sono state fatte sul refluo di alimentazione, sul surnatante
del reattore biologico e sul permeato in uscita dall’impianto; come surnatante del reattore
biologico si intende il filtrato su carta del fango attivo prelevato dalla vasca di ossidazione.
121
I risultati ottenuti sono riportati nella tabella seguente.
DATA COD INGRESSO
COD REATTORE BIOLOGICO
COD PERMEATO
[mg/l] [mg/l] [mg/l] Giovedì 15/01/2004 2080 472 312 Martedì 20/01/2004 1480 392 264 Giovedì 22/01/2004 1600 408 304 Martedì 27/01/2004 1080 432 288 Giovedì 29/01/2004 1428 440 328 Giovedì 05/02/2004 1880 624 344 Martedì 10/02/2004 1440 664 432 Giovedì 12/02/2004 1320 672 376 Martedì 17/02/2004 1200 816 304 Giovedì 19/02/2004 3120 648 336 Martedì 24/02/2004 1160 768 256 Giovedì 26/02/2004 1480 640 280 Martedì 02/03/2004 1320 784 280 Giovedì 04/03/2004 2400 888 312 Martedì 09/03/2004 2240 856 400 Giovedì 11/03/2004 2160 896 408 Martedì 16/03/2004 1607 1024 453 Giovedì 18/03/2004 2760 1079 445 Martedì 23/03/2004 2160 1104 512 Giovedì 25/03/2004 2120 1056 480
Mercoledì 31/03/2004 3200 992 464 Venerdì 02/04/2004 2360 928 488 Martedì 06/04/2004 2454 992 472
Mercoledì 14/04/2004 2200 848 536 Venerdì 16/04/2004 2280 1136 512
Mercoledì 21/04/2004 2600 960 576 Venerdì 23/04/2004 2560 816 536
Mercoledì 28/04/2004 2220 752 480 Media 1997 789 399
Deviazione Standard 578.3 223.2 97.4 Min 1080 392 256 Max 3200 1136 576
Tab. 3.1.8: Valori di COD in ingresso, nel reattore biologico e nel permeato.
Come si può vedere dalla tabella i dati di COD in ingresso sono relativamente alti: il refluo in
ingresso è costituito, infatti, da una miscela di liquame industriale per il 60% e di liquame
civile per la restante parte.
Il COD in ingresso assume valori generalmente intorno a 2000 mg/l con picchi anche fino ad
oltre 3000 mg/l; le fluttuazioni quindi del carico in ingresso si ripercuotono sui valori di COD
in vasca di ossidazione poiché influenzano negativamente l’attività dei batteri autotrofi ed
eterotrofi. Il COD del surnatante, infatti, assume valori compresi tra 392 mg/l e 1136 mg/l
con un andamento sempre crescente dovuto ad un probabile fenomeno di accumulo di
122
sostanza organica all’interno del reattore biologico: come si osserva infatti nel capitolo
successivo la frazione di COD inerte particolato è il 20% del totale.
Di conseguenza anche il COD in uscita ha un trend simile.
Di seguito sono riportati gli andamenti del COD di ingresso, del reattore biologico e
dell’uscita.
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
14-01
-2004
21-01
-2004
28-01
-2004
04-02
-2004
11-02
-2004
18-02
-2004
25-02
-2004
03-03
-2004
10-03
-2004
17-03
-2004
24-03
-2004
31-03
-2004
07-04
-2004
14-04
-2004
21-04
-2004
28-04
-2004
COD Ingresso COD Reattore biologico COD Uscita
Fig. 3.1.8: Andamento del COD in ingresso, nel reattore biologico e nel permeato.
Sono state ricavate le percentuali di abbattimento di COD:
• fra il permeato e il reattore biologico (efficienza delle membrane);
• fra il reattore biologico e l’alimentazione (efficienza del comparto biologico);
• fra il permeato e l’alimentazione (efficienza dell’impianto MBR).
Nella tabella e nel grafico di seguito sono riportati i relativi valori indicando con EM
l’efficienza delle membrane, con ECB l’efficienza del comparto biologico e con EMBR
l’efficienza dell’impianto pilota.
CO
D [m
g/l]
123
Data Em EMBR Ecb [%] [%] [%]
Giovedì15/01/2004 33.9 85.0 77.3 Martedì 20/01/2004 32.7 82.2 73.5 Giovedì 22/01/2004 25.5 81.0 74.5 Martedì 27/01/2004 33.3 73.3 60.0 Giovedì 29/01/2004 25.5 77.0 69.2 Giovedì 05/02/2004 44.9 81.7 66.8 Martedì 10/02/2004 34.9 70.0 53.9 Giovedì 12/02/2004 44.0 71.5 49.1 Martedì 17/02/2004 62.7 74.7 32.0 Giovedì 19/02/2004 48.1 89.2 79.2 Martedì 24/02/2004 66.7 77.9 33.8 Giovedì 26/02/2004 56.3 81.1 56.8 Martedì 02/03/2004 64.3 78.8 40.6 Giovedì 04/03/2004 64.9 87.0 63.0 Martedì 09/03/2004 53.3 82.1 61.8 Giovedì 11/03/2004 54.5 81.1 58.5 Martedì 16/03/2004 55.8 71.8 36.3 Giovedì 18/03/2004 58.8 83.9 60.9 Martedì 23/03/2004 53.6 76.3 48.9 Giovedì 25/03/2004 54.5 77.4 50.2
Mercoledì 31/03/2004 53.2 85.5 69.0 Venerdì 02/04/2004 47.4 79.3 60.7 Martedì 06/04/2004 52.4 80.8 59.6
Mercoledì 14/04/2004 36.8 75.6 61.5 Venerdì 16/04/2004 54.9 77.5 50.2
Mercoledì 21/04/2004 40.0 77.8 63.1 Venerdì 23/04/2004 34.3 79.1 68.1
Mercoledì 28/04/2004 36.2 78.4 66.1 Media 47.3 79.2 58.7
Deviazione Standard 12.1 4.6 12.6 Min 25.5 70.0 32.0 Max 66.7 89.2 79.2
Tab. 3.1.9: Valori dell’efficienza di rimozione di COD delle membrane, del comparto biologico e dell’impianto
pilota MBR.
124
0.0
10.0
20.0
30.0
40.0
50.0
60.0
70.0
80.0
90.0
100.0
14-01
-2004
21-01
-2004
28-01
-2004
04-02
-2004
11-02
-2004
18-02
-2004
25-02
-2004
03-03
-2004
10-03
-2004
17-03
-2004
24-03
-2004
31-03
-2004
07-04
-2004
14-04
-2004
21-04
-2004
28-04
-2004
Eff. membrane
Eff. MBREff. comparto biologico
Fig.3.1.9: Andamento dell’efficienza di rimozione di COD delle membrane, del comparto biologico e
dell’impianto pilota MBR.
Come si può vedere dal grafico l’andamento dell’efficienza dell’impianto pilota MBR, oggetto
della nostra sperimentazione, risulta costante nel tempo intorno a un valore pari al 80%. Si può
osservare, però, come gli andamenti delle efficienze delle membrane e del comparto biologico
non siano affatto costanti nel tempo; l’efficienza del comparto biologico, infatti, dipende dai
carichi in ingresso ed è influenzata da altri fattori esterni dovuti al malfunzionamento
dell’impianto (sonde di livello con conseguente svuotamento del reattore biologico). Altro
fattore determinante è il grado di sporcamento delle membrane.
I risultati ottenuti sono stati confrontati con i valori di COD in uscita dal sedimentatore
secondario dell’impianto Cuoiodepur del periodo della sperimentazione.
Si può notare come i dati presentino lo stesso trend in crescita dovuto sia alla ripresa a pieno
ritmo del ciclo produttivo dell’industria conciaria sia al fatto che la Cuoiodepur ha ricevuto
liquami da trattare con carico inquinante particolarmente elevato. Bisogna osservare che i dati
dell’impianto sono più bassi dei valori di COD in uscita ottenuti dall’impianto pilota.
Questo può essere dovuto a due fattori: il primo è dato da un effetto di diluizione causato dalle
acque di pioggia all’interno del sedimentatore secondario difficilmente stimabile, cosa che non
Rim
ozio
ne [%
]
125
avviene per l’impianto pilota che si trova all’interno di un laboratorio; l’altro fattore consiste in
una diversa percentuale di refluo industriale nella miscela in ingresso che nel caso
dell’impianto è pari al 60% mentre nel caso dell’MBR è pari al 67%.
0
100
200
300
400
500
600
700
14-0
1-04
21-0
1-04
28-0
1-04
04-0
2-04
11-0
2-04
18-0
2-04
25-0
2-04
03-0
3-04
10-0
3-04
17-0
3-04
24-0
3-04
31-0
3-04
07-0
4-04
14-0
4-04
21-0
4-04
28-0
4-04
CO
D [m
g/l]
COD sedimentatore secondario COD MBR
Fig. 3.1.10: Confronto tra i valori di COD in uscita dal sedimentatore secondario e
quelli dell’effluente MBR.
3.1.5 Trattamento di chiariflocculazione
Il COD del permeato assume valori oltre i limiti di legge consentiti per lo scarico in acque
superficiali (160 mg/l) nonostante la porosità delle membrane sia tale da permettere un
processo di ultrafiltrazione; all’interno del refluo, infatti, sono presenti dei colloidi, cioè
particelle di dimensione compresa tra 0.001 μm e 1 μm: questi presumibilmente sono i
polifenoli, ed in particolare il tannino, utilizzati nel processo di concia e che conferiscono al
permeato una colorazione marrone.
Dato che le membrane hanno una porosità nominale di 0.04 μm i microcolloidi presenti nel
refluo non vengono trattenuti.
Per questo motivo è stata effettuata una chiariflocculazione uguale a quella del trattamento
terziario dell’impianto Cuoiodepur. Per poter valutare l’ulteriore efficienza di rimozione di
COD tale trattamento è stato eseguito sia su un campione prelevato dall’effluente del
126
sedimentatore secondario dell’impianto a scala reale, sia su un campione di permeato
dell’impianto pilota.
La chiariflocculazione chimica finale consiste nel dosare per ogni litro di campione 1.2 ml di
cloruro ferroso, calce fino al raggiungimento di un valore di pH superiore a 10.5 e
polielettrolita anionico che facilita l’aggregazione col concatenamento dei fiocchi.
Per fare questo trattamento è stato utilizzato il jar-test in modo tale da regolare la velocità di
mescolamento per ottenere una flocculazione ottimale.
I risultati ottenuti sono riportati in tabella indicando con COD MBR la concentrazione di COD
del permeato, con COD MBR terz. quella del permeato chiariflocculato, con COD IMP. il
COD dell’effluente dal sedimentatore secondario e con COD IMP. terz. quello dell’effluente
dal sedimentatore secondario chiariflocculato.
DATA COD MBR COD MBR TERZ. COD IMP. COD IMP.
TERZ. [mg/l] [mg/l] [mg/l] [mg/l]
Giovedì 25/03/2004 480 192 440 180 Mercoledì 31/03/2004 464 156 568 140 Venerdì 02/04/2004 488 176 512 196 Martedì 06/04/2004 472 204 400 164
Mercoledì 14/04/2004 536 204 312 168 Venerdì 16/04/2004 512 228 424 192
Mercoledì 21/04/2004 576 216 404 176 Venerdì 23/04/2004 536 168 488 176
Mercoledì 28/04/2004 480 180 400 160 Media 504.9 191.6 438.7 172.4
Deviazione Standard 37.6 23.5 75.0 17.0 Min. 464 156 312 140 Max. 576 228 568 196
Tab. 3.1.10: Valori di COD nel permeato, nell’effluente dal sedimentatore secondario e
dei rispettivi terziari.
127
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
600
27-03-200
4
03-04-200
4
10-04-200
4
17-04-200
4
24-04-200
4
COD imp. COD imp. Terz. COD MBR COD MBR terz.
Fig. 3.1.11: Confronto tra i valori di COD in uscita dal sedimentatore secondario,
quelli dell’effluente MBR e dei rispettivi terziari.
Nella tabella e nel grafico successivo sono riportate le percentuali di abbattimento di COD
ottenute con la chiariflocculazione; con ET.IMP. è indicata l’efficienza del trattamento terziario
sull’effluente dal sedimentatore secondario dell’impianto mentre con ET.MBR è indicata
l’efficienza del processo sul permeato MBR.
DATA ET.IMP. ET.MBR
[%] [%] Giovedì 25/03/2004 59.1 60.0
Mercoledì 31/03/2004 75.4 66.4 Venerdì 02/04/2004 61.7 63.9 Martedì 06/04/2004 59.0 56.8
Mercoledì 14/04/2004 46.2 61.9 Venerdì 16/04/2004 54.7 55.5
Mercoledì 21/04/2004 56.4 62.5 Venerdì 23/04/2004 63.9 68.7
Mercoledì 28/04/2004 60.0 62.5 Media 59.6 62.0
Tab. 3.1.11: Valori dell’efficienza di rimozione di COD della chiariflocculazione sull’effluente dal sedimentatore
secondario e sul permeato MBR.
128
0.0
10.0
20.0
30.0
40.0
50.0
60.0
70.0
80.0
27-03-2004 03-04-2004 10-04-2004 17-04-2004 24-04-2004
E t.imp. E t. MBR
Fig. 3.1.12: Confronto tra i valori dell’efficienza di rimozione di COD della chiariflocculazione sull’effluente dal
sedimentatore secondario e sul permeato MBR.
L’abbattimento è leggermente superiore per quanto riguarda il permeato dell’MBR, ma i valori
ottenuti dopo il trattamento risultano superiori, in quanto il valore di COD di partenza è più
alto.
3.1.6 Analisi del BOD5
Si indica con BOD la quantità di ossigeno richiesta dai microrganismi aerobi per
l’assimilazione e la degradazione delle sostanze organiche presenti nei liquami.
Il BOD di un liquame dovuta all’ossidazione biologica della frazione carboniosa si sviluppa nel
tempo con un andamento asintotico crescente raggiungendo il valore massimo dopo circa 20
giorni (alla temperatura di 20°C) , otre il quale si ammette che le reazioni biologiche siano
esaurite. Il BOD misurato a venti giorni è solitamente pari a 1.4÷1.5 volte il BOD misurato
dopo 5 giorni (BOD5); pertanto la misura viene interrotta per praticità dopo 5 giorni.
In seguito sono riportati i valori del BOD5 per l’ingresso e per l’uscita tenendo conto che per
quanto riguarda l’uscita sono stati aggiunti al campione 2 cc di refluo civile, in quanto nel
permeato non possono essere presenti microrganismi per lo sviluppo delle reazioni
necessarie alla misurazione.
129
DATA BOD5 INGRESSO
% BOD5/ COD ING
BOD5 USCITA
[mg/l] [%] [mg/l] Lunedì 01-03-2004 308 20.5 <5 Lunedì 08-03-2004 848 33.9 <5 Lunedì 22-03-2004 605 39.0 18 Lunedì 29-03-2004 912 25.0 <5 Lunedì 13-04-2004 962 33.6 <5 Lunedì 19-04-2004 476 17.8 20
Media 685 28.3 8 Deviazione Standard 263.4 8.4 8.3
Min 308 17.8 <5 Max 962 39.0 20
Tab. 3.1.12: Valori del BOD5 in ingresso, in uscita e rapporto percentuale tra il BOD5 e
il COD in ingresso.
La percentuale di BOD5 rispetto al COD in ingresso è in media il 28%.
3.1.7 Analisi dei processi di nitrificazione
Introduzione
L’azoto insieme col fosforo rappresenta il nutriente di maggiore importanza per la crescita
biologica; le analisi di azoto sono quindi necessarie per valutare la trattabilità di un’acqua
reflua attraverso i processi biologici.
L’azoto è presente nelle acque di scarico in diverse forme: azoto organico, azoto ammoniacale
(N-NH4), nitriti (NO2) e nitrati (NO3); principalmente però l’azoto nei liquami si trova sotto
forma di ammoniaca.
L’azoto ammoniacale esiste nelle soluzioni acquose sia come ione ammonio NH4+ sia come
ammoniaca in forma gassosa NH3 in funzione del pH della soluzione:
130
Fig. 3.1.13: Percentuale di ione ammonio e di ammoniaca in forma gassosa al variare del pH.
Parte dell’azoto ammoniacale presente è il risultato dell’autossidazione del materiale cellulare
e successiva degradazione secondo la reazione:
OHNHCOONOHC 2322275 255 ++→+
Durante il processo di depurazione l’ammoniaca si ossida prima a nitrito ed in seguito a
nitrato secondo le reazioni:
OHHNOONH 2223 22232 ++→+ +
322 22 NOONO →+
questo avviene a carico dei batteri nitrificanti, i Nitrosomonas e i Nitrobacter.
6 7 8 9 10 11 12 13 0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
pH
H
4
0
10
20
30
40
50
60
70
80
100
90
+
NH
%
3
NH
%
131
Fig. 3.1.14: Processo di rimozione dell’azoto nei liquami.
La nitrificazione negli MBR è migliore rispetto ai convenzionali impianti a fanghi attivi, per i
tempi di detenzione più lunghi a cui sono sottoposti i batteri nitrificanti (elevata età del fango,
basso rapporto cibo/microrganismi) e per le dimensioni più piccole dei fiocchi, che consentono
un maggior trasporto di nutrienti e di ossigeno al loro interno.
Inoltre, la separazione tramite la membrana permette il confinamento dei batteri nitrificanti
all’interno del bioreattore, indipendentemente dalla concentrazione del fango.
In presenza dei nutrienti i batteri autotrofi, che normalmente avrebbero un lungo tempo di
generazione, sono costretti a riprodursi velocemente, invece di essere estratti dal sistema.
Al contrario, negli impianti tradizionali i batteri nitrificanti vengono estratti insieme al fango di
supero, così la concentrazione di questi batteri è relativamente più elevata negli MBR.
Inoltre, poiché la produzione di fanghi è ridotta nei processi MBR, la competizione con i
microrganismi eterotrofi, anch’essi consumatori di azoto ammoniacale, è minore. Si raggiunge
così un elevato grado di nitrificazione, anche con tempi di ritenzione idraulica ed età del fango
più basse.
Nitrosomonas
Nitrobacter
Azoto Ammoniacale
Azoto Nitroso
Azoto Nitrico
Denitrificazione 2N
Acinetobacter
132
Nel caso in esame nel refluo di alimentazione è presente il fosforo poiché esso è contenuto nei
liquami civili.
Risultati dell’impianto pilota MBR
Azoto ammoniacale
L’azoto ammoniacale nel refluo di ingresso assume valori molto elevati superiori ai 100 mg/l,
nonostante questo, come si può vedere dai risultati ottenuti riportati nella tabella seguente, i
valori in uscita di azoto ammoniacale sono molto bassi.
DATA N-NH4 INGRESSO
N-NH4 USCITA
[mg/l] [mg/l] Giovedì15/01/2004 109 7.2 Martedì 20/01/2004 103 9.2 Giovedì 22/01/2004 87 2.9 Martedì 27/01/2004 66 3.3 Giovedì 29/01/2004 104 3.6 Giovedì 05/02/2004 128 4.4 Martedì 10/02/2004 104 72.5 Giovedì 12/02/2004 95 76.5 Martedì 17/02/2004 103 65.0 Giovedì 19/02/2004 78 72.5 Martedì 24/02/2004 60 7.1 Giovedì 26/02/2004 111 4.3 Martedì 02/03/2004 81 2.3 Giovedì 04/03/2004 107 9.8 Martedì 09/03/2004 155 20.9 Giovedì 11/03/2004 125 36.4 Martedì 16/03/2004 98 3.8 Giovedì 18/03/2004 146 4.1 Martedì 23/03/2004 90 3.9 Giovedì 25/03/2004 119 3.6
Mercoledì 31/03/2004 91 3.8 Venerdì 02/04/2004 157 16.7 Martedì 06/04/2004 171 5.2
Mercoledì 14/04/2004 182 4.5 Venerdì 16/04/2004 129 4.5
Mercoledì 21/04/2004 175 6.2 Venerdì 23/04/2004 168 5.1
Mercoledì 28/04/2004 147 4.3 Media 117.5 16.5
Deviazione Standard 33.9 24.1 Min. 60 2.3 Max. 182 76.5
Tab. 3.1.13: Valori di azoto ammoniacale in ingresso e in uscita.
133
La media di tutti i valori di azoto ammoniacale in uscita è pari a 16.5 mg/l ma scartando nel
calcolo i valori anomali dovuti all’arresto del processo di nitrificazione si ottiene una media di
5.4 mg/l, valore che dimostra il buon funzionamento del processo di nitrificazione.
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
15-0
1-20
0418
-01-
2004
21-0
1-20
0424
-01-
2004
27-0
1-20
0430
-01-
2004
02-0
2-20
0405
-02-
2004
08-0
2-20
0411
-02-
2004
14-0
2-20
0417
-02-
2004
20-0
2-20
0423
-02-
2004
26-0
2-20
0429
-02-
2004
03-0
3-20
0406
-03-
2004
09-0
3-20
0412
-03-
2004
15-0
3-20
0418
-03-
2004
21-0
3-20
0424
-03-
2004
27-0
3-20
0430
-03-
2004
02-0
4-20
0405
-04-
2004
08-0
4-20
0411
-04-
2004
14-0
4-20
0417
-04-
2004
20-0
4-20
0423
-04-
2004
26-0
4-20
0429
-04-
2004
N-N
H4
[mg/
l]
Uscita N-NH4 Ingresso N-NH4
Cambiati 35 l di fango
Fig. 3.1.15: Andamento dei valori di azoto ammoniacale in ingresso ed uscita.
Come si può vedere dall’andamento del grafico i valori assunti dall’ammoniaca in ingresso
sono molto variabili fino ad assumere anche picchi intorno ai 180 mg/l.
Nel periodo di febbraio si è avuto un elevato carico di azoto ammoniacale in ingresso e
contemporaneamente nell’alimentazione erano presenti sostanze inquinanti: questi due fattori
hanno contribuito all’inibizione dei batteri autotrofi. I valori di azoto ammoniacale nel
permeato di conseguenza hanno subito un considerevole aumento fino a raggiungere valori
intorno ai 70 mg/l.
Sono stati cambiati 35 l di fango con altrettanti prelevati dalla vasca di ossidazione-
nitrificazione dell’impianto per favorire la ripresa del processo di nitrificazione.
In generale i valori di ammoniaca in uscita sono inferiori ai 15 mg/l, valore limite secondo
normativa, a parte il 9 marzo a causa di un carico di azoto ammoniacale in ingresso elevato.
Nel grafico seguente si osserva l’andamento della percentuale di rimozione di azoto
ammoniacale.
134
0.0
20.0
40.0
60.0
80.0
100.0
120.0
14-01-200
4
21-01-200
4
28-01-200
4
04-02-200
4
11-02-200
4
18-02-200
4
25-02-200
4
03-03-200
4
10-03-200
4
17-03-200
4
24-03-200
4
31-03-200
4
07-04-200
4
14-04-200
4
21-04-200
4
Rim
oz. N
H [
%]
Fig. 3.1.16: Andamento della percentuale di rimozione dell’azoto ammoniacale.
Si può osservare come la percentuale media di rimozione è dell’84 %, se anche in questo caso
si elimina i valori in corrispondenza dell’arresto del processo di nitrificazione, la rimozione
dell’azoto ammoniacale è intorno al 93 %.
Azoto nitroso
I nitriti vengono rilevati solo nel permeato: bisogna osservare che l’impianto pilota è privo del
comparto di denitrificazione, quindi in uscita si hanno valori di nitrati alti, indice questo di una
completa nitrificazione che non si arresta al primo stadio, e valori di nitriti molto bassi a
conferma dell’assenza del processo di denitrificazione.
Di seguito sono riportati i valori dei nitriti rilevati nell’uscita.
135
DATA N-NO2 USCITA
[mg/l] Giovedì15/01/2004 0.18 Martedì 20/01/2004 0.29 Giovedì 22/01/2004 0.08 Martedì 27/01/2004 0.09 Giovedì 29/01/2004 0.07 Giovedì 05/02/2004 0.04 Martedì 10/02/2004 0.00 Giovedì 12/02/2004 0.00 Martedì 17/02/2004 0.15 Giovedì 19/02/2004 0.11 Martedì 24/02/2004 0.09 Giovedì 26/02/2004 0.09 Martedì 02/03/2004 0.34 Giovedì 04/03/2004 0.11 Martedì 09/03/2004 0.05 Giovedì 11/03/2004 0.07 Martedì 16/03/2004 0.20 Giovedì 18/03/2004 0.05 Martedì 23/03/2004 0.00 Giovedì 25/03/2004 0.01
Mercoledì 31/03/2004 0.03 Venerdì 02/04/2004 0.08 Martedì 06/04/2004 0.05
Mercoledì 14/04/2004 0.04 Venerdì 16/04/2004 0.08
Mercoledì 21/04/2004 0.01 Venerdì 23/04/2004 0.05
Mercoledì 28/04/2004 0.01 Media 0.08
Deviazione Standard 0.078 Min 0.00 Max 0.30
Tab. 3.1.14: Valori di azoto nitroso in uscita.
136
0
0.05
0.1
0.15
0.2
0.25
0.3
0.35
14-0
1-20
04
21-0
1-20
04
28-0
1-20
04
04-0
2-20
04
11-0
2-20
04
18-0
2-20
04
25-0
2-20
04
03-0
3-20
04
10-0
3-20
04
17-0
3-20
04
24-0
3-20
04
31-0
3-20
04
07-0
4-20
04
14-0
4-20
04
21-0
4-20
04
28-0
4-20
04
Uscita N-NO2
Fig. 3.1.17: Andamento dei valori di azoto nitroso nel permeato.
Azoto nitrico
Come detto precedentemente i valori delle concentrazioni di nitrati risultano sempre elevati
come avviene per una completa nitrificazione.
137
DATA N-NO3 USCITA
[mg/l] Giovedì15/01/2004 21.7 Martedì 20/01/2004 31.2 Giovedì 22/01/2004 50.6 Martedì 27/01/2004 73.2 Giovedì 29/01/2004 79.4 Giovedì 05/02/2004 91.1 Martedì 10/02/2004 30.4 Giovedì 12/02/2004 32.8 Martedì 17/02/2004 27.3 Giovedì 19/02/2004 30.8 Martedì 24/02/2004 63.9 Giovedì 26/02/2004 72.2 Martedì 02/03/2004 84.5 Giovedì 04/03/2004 86.3 Martedì 09/03/2004 88.7 Giovedì 11/03/2004 93.0 Martedì 16/03/2004 96.5 Giovedì 18/03/2004 104.7 Martedì 23/03/2004 115.0 Giovedì 25/03/2004 123.7
Mercoledì 31/03/2004 138.5 Venerdì 02/04/2004 156.3 Martedì 06/04/2004 159.9
Mercoledì 14/04/2004 193.5 Venerdì 16/04/2004 196.3
Mercoledì 21/04/2004 197.6 Venerdì 23/04/2004 201.6
Mercoledì 28/04/2004 194.9 Media 101.3
Deviazione Standard 24.01 Min 21.7 Max 201.6
Tab. 3.1.15: Valori di azoto nitrico in uscita.
138
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
15-0
1-04
22-0
1-04
29-0
1-04
05-0
2-04
12-0
2-04
19-0
2-04
26-0
2-04
04-0
3-04
11-0
3-04
18-0
3-04
25-0
3-04
01-0
4-04
08-0
4-04
15-0
4-04
22-0
4-04
N-N
H4
[mg/
l]
0.0
50.0
100.0
150.0
200.0
250.0
N-N
O3
[mg/
l]
Uscita N-NH4 Uscita N-NO3
Arresto del processo
di nitrificazione
Fig. 3.1.18: Confronto degli andamenti di azoto ammoniacale e nitrico nel permeato.
Anche da questo grafico si vede come in corrispondenza dell’arresto della nitrificazione si ha
un aumento dell’azoto ammoniacale in uscita. In generale si può osservare come la
concentrazione di nitrati sia sempre aumentata in conseguenza a un ottimo processo di
nitrificazione.
Azoto totale
Nel laboratorio di Acque a Pontedera è stata effettuata la misurazione dell’azoto totale del
refluo di alimentazione e del permeato.
La misura è stata effettuata tramite analisi in kit, come già descritto nel capitolo precedente; le
analisi per l’azoto ammoniacale, l’azoto nitrico e l’azoto nitroso sono state eseguite con un
procedimento che si basa sulla teoria del flusso segmentato.
L’azoto totale è dato da:
TN = TKN+NO-2+NO-
3
dove:
TKN = Norg+NH3+NH+4
con:
• TN: Azoto Totale;
139
• TKN: Azoto Totale Kjeldahl;
• NO-2: nitriti;
• NO-3: nitrati;
• NH+4: ione ammonio;
• NH3: ammoniaca in forma gassosa;
• Norg: Azoto organico.
In tabella sono riportati i valori misurati:
DATA INGRESSO USCITA [mg/l] [mg/l]
TN N-NO-
2 N-
NO-3
N-NH+
4 TN N-
NO-2
N-NO-
3 N-
NH+4
Lunedì 26-01-2004 315.0 0.00 0.0 86.0 87.1 0.00 37.8 1.2 Lunedì 02-02-2004 198.0 0.00 0.0 106.0 87.9 0.10 84.5 0.4 Lunedì 09-02-2004 247.5 0.05 0.1 140.8 88.7 0.11 36.2 49.9 Lunedì 16-02-2004 136.0 0.03 0.0 78.4 125.5 0.02 23.0 54.7 Lunedì 23-02-2004 266.5 0.00 0.0 46.0 86.0 0.05 58.0 6.5 Lunedì 01-03-2004 290.5 0.00 0.0 84.6 106.0 0.05 81.0 5.0 Lunedì 08-03-2004 222.5 0.00 0.0 120.5 124.5 0.14 85.0 10.1 Lunedì 22-03-2004 145.5 0.00 0.0 62.4 125.5 0.10 112.0 0.8 Lunedì 29-03-2004 284.5 0.00 0.0 98.3 133.0 0.10 127.0 1.5 Lunedì 13-04-2004 247.0 0.00 0.0 120.9 200.0 0.10 194.0 0.7 Lunedì 19-04-2004 243.5 0.00 0.0 138.0 205.0 0.08 195.0 6.8 Lunedì 26-04-2004 246.0 0.00 0.0 147.4 213.5 0.00 188.0 2.7
Tab. 3.1.16: Valori di tutte le forme azotate in ingresso ed in uscita.
E’ stato ricavato il valore del TKN e di conseguenza quello dell’azoto organico in uscita e in
ingresso tramite differenza tra TKN e azoto ammoniacale.
Di seguito sono riportati i valori dell’azoto organico in ingresso e in uscita.
DATA NORG INGRESSO NORG USCITA [mg/l] [mg/l]
Lunedì 26-01-2004 229.0 48.1 Lunedì 02-02-2004 92.0 2.9 Lunedì 09-02-2004 106.5 2.5 Lunedì 16-02-2004 57.6 47.8 Lunedì 23-02-2004 220.5 21.5 Lunedì 01-03-2004 205.9 20.0 Lunedì 08-03-2004 102.0 29.2 Lunedì 22-03-2004 83.1 12.6 Lunedì 29-03-2004 186.2 4.4 Lunedì 13-04-2004 126.1 5.3 Lunedì 19-04-2004 105.5 3.1 Lunedì 26-04-2004 98.6 22.8
Tab. 3.1.17: Valori di azoto organico in uscita.
Di seguito sono riportati i grafici delle forme azotate presenti nell’ingresso e nell’uscita.
140
0.0
50.0
100.0
150.0
200.0
250.0
300.0
350.0
26-0
1-20
04
02-0
2-20
04
09-0
2-20
04
16-0
2-20
04
23-0
2-20
04
01-0
3-20
04
08-0
3-20
04
15-0
3-20
04
22-0
3-20
04
29-0
3-20
04
05-0
4-20
04
12-0
4-20
04
19-0
4-20
04
26-0
4-20
04
[mg/
l]TN ing. N-NH4 ing.
Fig. 3.1.19: Confronto degli andamenti di azoto totale e ammoniacale nell’ingresso.
0.0
25.0
50.0
75.0
100.0
125.0
150.0
175.0
200.0
225.0
26-0
1-20
04
02-0
2-20
04
09-0
2-20
04
16-0
2-20
04
23-0
2-20
04
01-0
3-20
04
08-0
3-20
04
15-0
3-20
04
22-0
3-20
04
29-0
3-20
04
05-0
4-20
04
12-0
4-20
04
19-0
4-20
04
26-0
4-20
04
[mg/
l]
TN Uscita N-NH4 N-NO3
Fig .3.1.20: Confronto degli andamenti di azoto totale e ammoniacale nell’uscita.
141
Infine è stato fatto il bilancio dell’azoto totale in ingresso ed in uscita, considerando l’azoto
consumato per sintesi batterica.
Per la sintesi batterica è stato considerato che viene consumato solo il COD biodegradabile
dell’ingresso: dai risultati delle prove respirometriche descritte nel capitolo successivo si
ottiene che il COD biodegradabile è il 64% del totale. Questo è stato trasformato in grammi di
biomassa tramite il fattore di conversione fcv pari ad 1.42 mgCOD/mg biomassa. Tramite il
fattore di resa YH = 0.67 è stata quindi calcolata la biomassa, 275 NOHC , prodotta per sintesi;
da semplici calcoli stechiometrici si ricava che l’azoto consumato per sintesi è il 12% di
quest’ultima.
Nel grafico successivo sono riportati l’andamento dell’azoto totale in ingresso, in uscita e
l’azoto totale in uscita sommato all’azoto consumato per sintesi.
0
50
100
150
200
250
300
350
24-0
1-20
04
31-0
1-20
04
07-0
2-20
04
14-0
2-20
04
21-0
2-20
04
28-0
2-20
04
06-0
3-20
04
13-0
3-20
04
20-0
3-20
04
27-0
3-20
04
03-0
4-20
04
10-0
4-20
04
17-0
4-20
04
24-0
4-20
04
[mg/
l]
TN Ingresso TN Uscita TN Uscita+N sintesi
Fig. 3.1.21: Confronto degli andamenti di azoto totale in ingresso, in uscita e dell’azoto totale in uscita sommato
all’azoto consumato per sintesi. Come si può vedere l’azoto totale in uscita sommato all’azoto consumato per sintesi non
uguaglia l’azoto totale in ingresso; ciò può essere dovuto a questi fattori: le analisi sono state
effettuate solo il lunedì e quindi non si ha un campione abbastanza rappresentativo, inoltre le
prove respirometriche per il frazionamento del COD non sono state fatte nelle date in cui sono
142
state eseguite le analisi del TN, quindi la percentuale del COD biodegradabile al momento
delle prove potrebbe non essere quelle utilizzata per i calcoli. In futuro sarebbe auspicabile
verificare la percentuale di COD biodegradabile in contemporanea con l’analisi del TN.
3.1.8 Analisi dei Fenoli
I composti fenolici sono sostanze molto eterogenee ma tutte caratterizzate dalla presenza di un
anello aromatico con uno o più sostituenti ossidrilici.
Sebbene un cospicuo numero di sostanze fenoliche sia stato ritrovato in organismi animali, la
presenza di una frazione fenolica è una caratteristica peculiare dei tessuti vegetali.
I fenoli sono caratterizzati dalla capacità di formare composti colorati, il colore viene
determinato da particolari reazioni di copigmentazione.
Accanto alle forme monomere vi sono quattro importanti gruppi di polimeri fenolici: lignine,
tannini, melanine e suberina. Attualmente sono state identificate diverse migliaia di strutture
fenoliche, tra le quali la classe dei flavonoidi é quella numericamente più consistente.
Tannini
Il termine tannino fu originariamente introdotto da Seguin nel 1796 per indicare una classe di
composti vegetali, presenti in galle di quercia, capaci di tannare (interagire con proteine) la
pelle animale per produrre cuoio.
Successivamente, la dizione tannini vegetali fu utilizzata per indicare tutta una serie di
composti polifenolici capaci di precipitare le proteine in un mezzo acquoso. Questi composti
posseggono, inoltre, tutta una serie di caratteristiche tipiche dei fenoli, cioè la capacità di
formare complessi colorati con sali di ferro, di ossidarsi in presenza di permanganato di
potassio in ambiente alcalino, di subire facilmente reazioni di sostituzione elettrofila aromatica,
etc., che, assieme alla peculiare capacità di precipitare le proteine possono essere usate per
identificare i tannini nel materiale vegetale.
Nel caso sopracitato delle pelli animali l'instaurarsi di queste associazioni con le molecole di
collagene, che costituiscono le fibre proteiche del tessuto, danno origine ad un prodotto,
chiamato cuoio, che presenta delle caratteristiche di aumentata resistenza a calore, umidità,
abrasioni ed attacchi microbici rispetto al prodotto originario.
Le associazioni con le molecole proteiche si instaurano soltanto se le molecole polifenoliche
hanno dimensioni opportune per legare tra loro molecole proteiche adiacenti e se hanno un
numero di gruppi fenolici sufficiente a permettere la formazione di legami incrociati in più siti.
Se le molecole sono troppo grandi, esse non riescono a penetrare all'interno del struttura
proteica, se, invece, sono troppo piccole possono entrare nella struttura proteica ma non
143
sono in grado di formare legami stabili con proteina. Sulla base di queste osservazioni fu
suggerito che molecole con un PM compreso tra 500 e 3.000 avessero le dimensioni ottimali
per formare legami stabili con le proteine.
Più in generale, i tannini reagiscono con le proteine formando, a seconda dei casi, sia complessi
solubili che complessi insolubili: la formazione degli uni o degli altri dipende dalla natura e
dalle concentrazioni relative di tannini e proteine, dal pH, dal tenore alcolico e dalla forza
ionica del mezzo. Nel caso in esame i liquami da trattare sono caratterizzati da elevate
concentrazioni di fenoli derivanti dal processo di concia; questi composti ed in particolare il
tannino sono responsabili della colorazione marrone del refluo: il colore permane anche dopo
la filtrazione, ciò significa che parte di queste molecole hanno una dimensione media inferiore
alla dimensione dei pori delle membrane. In tabella sono riportati i valori delle concentrazioni
di fenoli nel refluo in ingresso e nel permeato in uscita.
DATA FENOLI INGRESSO
FENOLIUSCITA
[mg/l] [mg/l] Giovedì 22/01/2004 35.1 9.3 Martedì 27/01/2004 11.4 9.5 Giovedì 29/01/2004 39.9 11.8 Giovedì 05/02/2004 85.5 18.3 Martedì 10/02/2004 145.9 25.0 Giovedì 12/02/2004 82.4 19.9 Martedì 17/02/2004 104.5 16.4 Giovedì 19/02/2004 104.5 11.9 Martedì 24/02/2004 117.2 11.0 Giovedì 26/02/2004 94.2 10.6 Martedì 02/03/2004 57.2 10.4 Giovedì 04/03/2004 170.0 11.0 Martedì 09/03/2004 142.2 14.7 Giovedì 11/03/2004 184.5 19.7 Martedì 16/03/2004 101.5 22.5 Giovedì 18/03/2004 254.5 21.6 Martedì 23/03/2004 143.0 26.0 Giovedì 25/03/2004 238.8 25.5
Mercoledì 31/03/2004 166.3 23.5 Venerdì 02/04/2004 185.1 22.2 Martedì 06/04/2004 345.0 28.6
Mercoledì 14/04/2004 305.6 28.8 Venerdì 16/04/2004 194.1 24.2
Mercoledì 21/04/2004 357.0 29.6 Venerdì 23/04/2004 349.8 32.5
Mercoledì 28/04/2004 189.7 26.6 Media 160.6 19.0
Deviazione Standard 99.7 7.8 Min 11.4 4.7 Max 357.0 32.5
Tab. 3.1.18: Valori di fenoli in ingresso e in uscita.
144
0
50
100
150
200
250
300
350
400
21-01-04
28-01-04
04-02-04
11-02-04
18-02-04
25-02-04
03-03-04
10-03-04
17-03-04
24-03-04
31-03-04
07-04-04
14-04-04
21-04-04
28-04-04
Ingresso Uscita
Fig. 3.1.22: Confronto degli andamenti dei fenoli in ingresso e in uscita.
3.1.9 Analisi del Colore
Per avere una stima del colore dell’effluente che, come già detto, è caratterizzato da una
tonalità marrone, è stato utilizzato uno spettrofotometro attraverso il quale è stata misurata
l’assorbanza del campione ad una determinata lunghezza d’onda.
La lunghezza d’onda scelta è λ = 420 nm.
In tabella sono riportati i valori di assorbanza del permeato misurati, mentre nel grafico
successivo ne è riportato l’andamento.
Feno
li [m
g/l]
145
DATA ABS USCITA
Martedì 20/01/2004 0.667 Giovedì 22/01/2004 0.724 Martedì 27/01/2004 0.860 Giovedì 29/01/2004 0.767 Giovedì 05/02/2004 0.885 Martedì 10/02/2004 1.039 Giovedì 12/02/2004 0.815 Martedì 17/02/2004 0.705 Giovedì 19/02/2004 0.703 Martedì 24/02/2004 0.740 Giovedì 26/02/2004 0.716 Martedì 02/03/2004 0.725 Giovedì 04/03/2004 0.824 Martedì 09/03/2004 1.088 Giovedì 11/03/2004 1.148 Martedì 16/03/2004 1.148 Giovedì 18/03/2004 1.395 Martedì 23/03/2004 1.597 Giovedì 25/03/2004 1.525
Mercoledì 31/03/2004 1.355 Venerdì 02/04/2004 1.444 Martedì 06/04/2004 1.713
Mercoledì 14/04/2004 1.723 Venerdì 16/04/2004 1.635
Mercoledì 21/04/2004 1.905 Venerdì 23/04/2004 1.876
Mercoledì 28/04/2004 1.635 Media 1.161
Deviazione Standard 0.42 Min 0.667 Max 1.905
Tab. 3.1.19: Valori di assorbanza del permeato (λ=420 nm).
146
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
1.2
1.4
1.6
1.8
2
2.2
21-01
-2004
28-01-2
004
04-02
-2004
11-02
-2004
18-02
-2004
25-02-2
004
03-03
-2004
10-03
-2004
17-03
-2004
24-03-2
004
31-03
-2004
07-04
-2004
14-04
-2004
21-04
-2004
28-04
-2004
Ass
orba
nza
l=420
Fig. 3.1.23: Andamento dei valori di assorbanza nel permeato.
Nei grafici successivi sono riportati gli andamenti dell’assorbanza e dei fenoli in uscita: come
si può osservare c’è una correlazione fra i due andamenti, a dimostrare l’influenza dei fenoli e
in particolare il tannino nella colorazione dell’effluente.
0
5
10
15
20
25
30
35
26-01-200
4
02-02-200
4
09-02-200
4
16-02-200
4
23-02-200
4
01-03-200
4
08-03-200
4
15-03-200
4
22-03-200
4
29-03-200
4
05-04-200
4
12-04-200
4
19-04-200
4
26-04-200
4
03-05-200
4
Feno
li [m
g/l]
0
0.5
1
1.5
2
2.5
Assorbanza
Fenoli Uscita Assorbanza Uscita
Fig. 3.1.24: Confronto dell’andamento dei fenoli in uscita con l’assorbanza del permeato.
147
R2 = 0.8306
0
0.5
1
1.5
2
2.5
8 13 18 23 28 33
Fenoli [mg/l]
Ass
orba
nza
Fig.3.1.25: Dipendenza dell’assorbanza del permeato dall’andamento dei fenoli.
E’ stata effettuata l’analisi del colore anche del permeato sul quale è stato eseguito il
trattamento di chiariflocculazione; l’abbattimento in termini di assorbanza è prossimo al 90% a
dimostrazione del fatto che le sostanze coloranti vengono rimosse con la flocculazione. I fenoli
nel permeato chiariflocculato, infatti, hanno una concentrazione inferiore a 0.5 mg/l.
DATA ABS PERMEATO
ABS TERZ. ABBATTIMENTO
[%] Giovedì 25/03/2004 1.525 0.189 87.6
Mercoledì 31/03/2004 1.355 0.140 89.7 Venerdì 02/04/2004 1.444 0.191 86.8 Martedì 06/04/2004 1.713 0.180 89.5
Mercoledì 14/04/2004 1.723 0.173 90.0 Venerdì 16/04/2004 1.635 0.166 89.8
Mercoledì 21/04/2004 1.905 0.160 91.6 Venerdì 23/04/2004 1.876 0.195 89.6
Mercoledì 28/04/2004 1.635 0.180 89.0 Media 1.646 0.175 89.3
Deviazione Standard 0.184 0.017 1.40 Min. 1.355 0.140 86.8 Max. 1.905 0.195 91.6
Tab. 3.1.20: Valori di assorbanza del permeato e dello stesso chiariflocculato ed
abbattimento percentuale del colore (λ=420 nm).
148
0
0.5
1
1.5
2
2.5
27-0
3-04
03-0
4-04
10-0
4-04
17-0
4-04
24-0
4-04
Ass
orba
nza
Assorbanza Permeato Assorbanza Chiariflocculata
Fig. 3.1.26: Andamento dei valori di assorbanza del permeato e del permeato chiariflocculato.
3.1.10 Analisi dei Tensioattivi non ionici (BiAS)
Sostanze come saponi e detergenti appartengono ad una classe di composi chiamati
tensioattivi, questi sono composti capaci di diminuire la tensione superficiale dell’acqua.
Le loro molecole sono costituite da una parte idrofila o testa e una idrofoba o coda; i
tensioattivi si possono classificare, a seconda della natura del gruppo idrofilo come anionici,
cationici, anfionici o non ionici.
I tensioattivi sono presenti nei reflui industriali in concentrazioni elevate, mentre la normativa
vigente impone che negli effluenti degli impianti di depurazione non ce ne siano più di 2 mg/l.
Nel corso di un processo depurativo, i tensioattivi sono biodegradati quasi completamente nella
fase aerobica.
Nel corso di questo studio sono stati valutati i risultati in ingresso e nel permeato dei
tensioattivi non ionici o BiAS.
I tensioattivi non ionici dal fatto di non possedere alcuna carica.
Nella tabella che segue sono riportate le concentrazioni dei tensioattivi non ionici, misurate
nell’alimentazione dell’impianto pilota e nel permeato.
149
DATA BiAS INGRESSO
BiAS USCITA
[mg/l] [mg/l] Lunedì 16-02-2004 15.5 3.2 Lunedì 23-02-2004 8 1.9 Lunedì 01-03-2004 3.8 1.8 Lunedì 08-03-2004 <1.5 <1.5 Lunedì 15-03-2004 <1.5 <1.5 Lunedì 22-03-2004 <1.5 <1.5 Lunedì 29-03-2004 7.2 <1.5 Lunedì 13-04-2004 4.2 <1.5 Lunedì 19-04-2004 3.6 <1.5
Min <1.5 <1.5 Max 15.5 3.2
Tab. 3.1.22: Valori di BiAS in ingresso e in uscita.
Come si può vedere dai risultati in tabella i tensioattivi in uscita sono, a parte un valore, sotto il
limite di legge.
3.1.11 Analisi del Fosforo totale
Il fosforo si trova nei liquami sotto forma di ortofosfati, fosforo organico e fosforo condensato
o polifosfati. Un notevole contributo alla presenza di fosforo nei liquami è dato dall’uso di
polifosfati quali inibitori della corrosione e delle incrostazioni degli impianti domestici delle
incrostazioni dell’acqua. Negli impianti biologici, nella fase di sintesi, azoto e fosforo risultano
elementi indispensabili per la crescita e la moltiplicazione delle cellule batteriche, per cui essi
possono essere assimilati in percentuali considerevoli. Il fosforo viene assimilato
essenzialmente sotto forma di ortofosfati., pertanto negli impianti biologici la rimozione di
azoto e fosforo avviene per assimilazione.
150
DATA FOSFORO INGRESSO
FOSFOROUSCITA RIMOZIONE
[mg/l] [mg/l] [%] Lunedì 16-02-2004 5.9 1.4 76.3 Lunedì 23-02-2004 35.6 10.5 70.5 Lunedì 01-03-2004 31.5 16.5 47.6 Lunedì 08-03-2004 10.6 4.1 61.3 Lunedì 15-03-2004 3.6 1.2 100.0 Lunedì 22-03-2004 63.5 4.0 93.7 Lunedì 29-03-2004 12.7 10.7 15.7 Lunedì 13-04-2004 7.6 6.1 19.7 Lunedì 19-04-2004 8.3 7.9 4.2
Media 19.9 6.8 54.3 Deviazione Standard 19.90 5.19 34.77
Min 3.6 1.2 4.2 Max 63.5 16.5 100.0
Tab. 3.1.23: Valori di fosforo in ingresso e in uscita.
Come si può osservare i valori di fosforo in ingresso sono molto variabili e diversi tra loro, di
conseguenza quelli in uscita sono altrettanto variabili: ad essi corrispondono percentuali di
rimozioni variabili.
3.1.12 Analisi dei Metalli pesanti
Sono state effettuate le analisi dei metalli pesanti sull’ingresso e sull’uscita.
Di seguito in tabella sono riportati i valori dei metalli Cromo (Cr), Rame (Cu), Zinco (Zn),
Nichel (Ni), Cadmio (Cd), Piombo (Pb).
DATA INGRESSO USCITA [mg/l] [mg/l] Cr Cu Ni Cd Pb Zn Cr Cu Ni Cd Pb Zn
8-3 0.6 <0.01 0.07 <0.01 <0.01 0.22 0.04 0.02 0.05 <0.01 <0.01 0.3 13-4 3.4 0.42 0.41 <0.01 <0.01 1.1 0.8 0.32 0.56 <0.01 <0.01 0.9 26-4 1.4 0.06 0.19 0.014 <0.01 0.45 0.7 0.08 0.21 0.04 0.01 0.5
Tab. 3.1.24: Metalli pesanti in ingresso e in uscita.
Confrontando i dati con i limiti imposti dalla normativa vigente si può osservare come tali
limiti siano rispettati.
151
Inoltre sono state effettuate le analisi anche sul fango mineralizzato poichè i metalli vengono
adsorbiti dal fiocco per vedere se era presente un accumulo di cromo che intossicava il fango.
Questi sono stati confrontati con quelli relativi all’impianto a scala reale, prelevando un
campione di fango dalla vasca di Ossidazione-Nitrificazione
DATA REATTORE BIOLOGICO MBR REATTORE BIOLOGICO CUOIODEPUR
[mg/Kg secco] [mg/Kg secco] Cr Cu Ni Cd Pb Zn Cr Cu Ni Cd Pb Zn
5-5 2430 135 171 <1 <1 243 2160 140 198 <1 <1 260
Tab. 3.1. 25: Metalli pesanti nel fango mineralizzato dell’impianto Cuoiodepur e
dell’impianto MBR.
Come si può vedere dai risultati riportati nella tabella sopra i valori trovati per il fango
dell’impianto pilota MBR sono analoghi a quelli trovati per l’impianto a scala reale.
Conclusioni Come è già stato visto nei paragrafi precedenti, il permeato dell’MBR ha una concentrazione di
COD paragonabile a quella dell’uscita del sedimentatore secondario dell’impianto Cuoiodepur
e, quindi, per rispettare i limiti di legge, sarebbe necessario effettuare un trattamento terziario
per un ulteriore abbattimento di COD. Anche per quanto riguarda il colore l’ultrafiltrazione
risulta poco efficace poiché sono presenti sostanze coloranti (polifenoli) che non vengono
trattenute dalle membrane.
Per quanto riguarda gli altri parametri è da osservare che i valori sono inferiori ai limiti imposti
dalla normativa vigente (tabella 3, allegato 5, della legge 152/99).
152
3.2 MBR pilota Mitsubishi: risultati
Introduzione In questo capitolo sono presentati i risultati delle analisi chimico-fisiche effettuate in
laboratorio relative al periodo di sperimentazione corrispondente al terzo avviamento dal 13
novembre 2003 fino al 6 settembre 2004. Le analisi sono state condotte su campioni del refluo
in ingresso al pilota, del permeato e del fango in vasca di ossidazione. In particolare:
• per quanto concerne l’ingresso al pilota, i dati raccolti corrispondono a campionamenti di
tipo diverso: per i dati relativi ai parametri di COD, solidi sospesi, azoto ammoniacale, pH e
solfuri, si è fatto uso dei dati disponibili dalle analisi di routine effettuate in impianto su un
campione medio giornaliero dell’effluente del sedimentatore chimico-fisico, mentre i rimanenti
parametri sono stati desunti da campionature istantanee, medie giornaliere, e nelle ultime
settimane di sperimentazione da campionature medie effettuate con la stessa frequenza delle
campionature sul permeato;
• le analisi condotte sul fango in vasca di ossidazione sono sempre state effettuate su campioni
prelevati istantaneamente;
• riguardo al permeato del pilota, sono sempre stati raccolti campioni medi di 2, 3 e anche 4
giorni, mediante un campionatore automatico installato a fianco del pilota; tale campionatore, è
stato programmato per un prelievo a frequenza oraria di un’aliquota di 100 ml di permeato. Il
campionatore utilizzato non è refrigerato, tuttavia il fatto che la frazione rapidamente
biodegradabile in esso fosse trascurabile ha comunque garantito una buona significatività dei
campioni.
Nella tabella 3.2.1 di pagina seguente sono riportati in modo sintetico i principali parametri
misurati e la provenienza dei campioni per ciascuno di essi.
In ognuno dei successivi paragrafi sono invece esposti i risultati relativi a ciascuno dei
parametri misurati.
153
Parametri Refluo influente
Reattore biologico Permeato
Temperatura °C - + (*) - Ossigeno disciolto (DO) mg L-1 - + (*) - pH --- + + + Conducibilità mS cm-1 + + + Potenziale redox (ORP) mV - + - COD mg L-1 + + + SST mg L-1 + + - SSV % - + - N-NH4
+ mg L-1 + - + N-NO2
- mg L-1 - - + N-NO3
- mg L-1 - - + Fenoli mg L-1 + - + Colore (assorbanza 395 nm) --- + - + Colore (assorbanza 420 nm) --- + - + Cloruri mg L-1 + - +
Tabella 3.2.1 Analisi chimico-fisiche effettuate presso i laboratori del Consorzio Cuoiodepur.
+: analisi eseguita; -: analisi non eseguita; (*): misura effettuata con la strumentazione
presente sul pilota
3.2.1 Analisi del pH
Il pH è uno dei parametri fondamentali da considerare in un processo biologico di trattamento
delle acque. Le analisi condotte sul refluo influente, sul fango della vasca di ossidazione e sul
permeato hanno determinato i valori riportati nelle tabelle 3.2.2 e 3.2.3 (pagine seguenti)
suddivisi nei periodi di sperimentazione novembre 2003-aprile2004 e aprile2004-settembre
2004; gli stessi valori sono rappresentati nelle figure 3.2.1 e 3.2.1.
I valori di pH sono stati determinati mediante pHmetro da laboratorio.
Il pH del refluo in ingresso al pilota è leggermente acido nel primo periodo di sperimentazione
e il suo valore medio, rilevato nel corso dell’intero periodo di sperimentazione, si è attestato
intorno al valore di 6.6; nel secondo periodo della sperimentazione è invece oscillato intorno a
una media di 7.15.
Data Ingresso Vasca di Permeato
154
ossidazione14-nov 6,5 7,7 7,7 17-nov 6,5 7,8 7,7 19-nov 6,5 7,7 8,1 21-nov 6,8 7,8 8,1 24-nov 6,7 7,8 7,7 26-nov 6,6 7,8 8,1 28-nov 6,8 7,9 8,2 01-dic 6,7 8 8 03-dic 6,7 7,8 8,2 05-dic 6,8 7,8 8,2 10-dic 6,9 7,8 7,9 12-dic 6,7 7,7 7,9 17-dic 6,7 7,7 7,8 19-dic 6,8 8 7,8 22-dic 6,9 8 8 30-dic 6,7 8,2 8,1 07-gen 7,8 8 09-gen 6,9 8,1 8 14-gen 6,6 8,1 8,1 16-gen 6,5 8,1 8 19-gen 6,5 8,2 8,1 21-gen 6,4 7,9 8 23-gen 6,4 7,7 7,8 26-gen 6,4 7,8 7,7 30-gen 6,5 7,7 7,8 02-feb 6,5 7,9 7,9 06-feb 7 7,8 8 09-feb 6,5 7,7 7,7 11-feb 6,2 7,8 7,7 18-feb 6,5 7,2 7,9 20-feb 6,8 7,4 7,5 25-feb 6,6 7,4 7,8 01-mar 6,7 7,3 7,7 05-mar 6,5 7,5 7,8 08-mar 6,6 7,6 7,7 12-mar 6,5 7,2 7,6 15-mar 6,5 7,2 7,6 19-mar 6,7 7,4 22-mar 6,4 7,5 7,9 25-mar 6,6 7,4 7,8 29-mar 6,4 7,3 8 01-apr 7,1 7,3 7,8
Tabella 3.2.2 Valori del pH del refluo in ingresso al pilota, del fango in vasca di ossidazione
e del permeato-Periodo Novembre 2003-Aprile2004
Media 6,6 7,7 7,9 Dev. Stand. 0,2 0,3 0,2
Max 7,1 8,2 8,2 Min 6,2 7,2 7,4
155
Data Influente Vasca di ossidazione Permeato
05-apr 7,1 7,4 7,6 08-apr 7 7,3 7,6 13-apr 7 7,4 7,7 15-apr 7,5 7 7,9 22-apr 6,4 7,2 7,6 26-apr 7 7,4 7,7 29-apr 7,4 7,4 8,1 03-mag 7,1 7,4 7,8 06-mag 7,3 7,3 7,8 10-mag 7,3 7,3 7,9 13-mag 7,1 6,8 7,6 17-mag 7,5 7,1 7,4 20-mag 7,4 7,1 8 24-mag 7,7 7,3 8,2 27-mag 7,1 6,9 7,5 31-mag 7,2 7,2 7,5 03-giu 7,1 6,9 7,5 07-giu 7,2 6,9 7,3 10-giu 7,1 7 7,6 14-giu 7,3 7,2 7,8 17-giu 7,2 6,8 7,4 24-giu 7,3 7,3 8,3 28-giu 7,1 7,5 7,7 01-lug 7 7 7,8 05-lug 7,3 7,3 7,5 09-lug 7,2 7,3 7,6 12-lug 7,1 7,3 7,4 15-lug 6,6 6,9 7,1 19-lug 6,9 7,1 7,5 22-lug 6,9 7,3 7,5 29-lug 7,3 7,7 7,8
Media 7,15 7,2 7,7 Max 7,7 7,7 8,3 min 6,4 6,8 7,1
Tabella 3.2.3 Valori del pH del refluo in ingresso al pilota, del fango in vasca di ossidazione
e del permeato-Periodo Aprile 2004-Agosto 2004
156
L’andamento dei valori di pH è visualizzato nella seguente figura 3.2.1:
6
6.5
7
7.5
8
8.5
14-nov28-nov
12-dic26-dic
9-gen23-gen
6-feb20-feb
5-mar19-mar
2-apr
pHingresso biologico permeato
inizio dosaggio acido fosforico
Figura 3.2.1 Andamento del pH nel refluo in ingresso al pilota, nel fango in vasca di ossidazione
e nel permeato-Periodo Novembre 2003-Aprile 2004
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
5-apr13-apr
21-apr29-apr
7-mag
15-mag
23-mag
31-mag
8-giu16-giu
24-giu2-lu
g10-lug
18-lug26-lug
pH
Ingresso Reattore biologico Permeato
Figura 3.2.2 Andamento del pH nel refluo in ingresso al pilota, nel fango in vasca di ossidazione
e nel permeato - Periodo Aprile 2004-Agosto 2004
Per quanto riguarda il pH in vasca di ossidazione e nel permeato, i valori rilevati possono
sostanzialmente riferirsi a due sottoperiodi distinti: il periodo che va dalla data di avviamento
del pilota fino al 29 gennaio, e il periodo che va da questa data fino a fine sperimentazione. In
data 29 gennaio si è iniziato a dosare con continuità in vasca di ossidazione acido fosforico,
che ha contribuito ad abbassare in vasca il livello di pH da un valore medio nel primo periodo
157
di 7.9 ad un valore medio nel secondo periodo di 7.4, mentre nel permeato da un valore medio
di 8 ad un valore medio di 7.7.
Il dosaggio di acido fosforico è stato ritenuto opportuno per una serie di motivi, legati
essenzialmente al problema del mancato innesco della nitrificazione, che sarà trattato in modo
più approfondito nel paragrafo 4.7. Per adesso ci si limita a ricordare che:
• l’elevato pH in vasca di ossidazione (superiore anche a 8) fa sì che una parte non
trascurabile di azoto ammoniacale si trovi in forma indissociata (free ammonia, FA), e
quest’ultima risulta inibente per la cinetica nitrosante e nitrificante anche in modeste
concentrazioni [Metcalf & Eddy, 2003];
• i reflui industriali conciari sono caratterizzati da un carico di fosforo praticamente nullo, per
cui si rende necessario supplire al fabbisogno di questo nutriente ricorrendo ad una fonte
esterna di fosforo: nell’impianto in scala reale la miscelazione con i reflui civili garantisce un
accettabile apporto di fosfati, nel caso dell’impianto pilota, invece, che lavora con il solo refluo
industriale, uno squilibrio di nutrienti può determinare un abbattimento peggiore degli
inquinanti, e in particolar modo può influire in modo più selettivo su un certo ceppo di
microrganismi, nella fattispecie quello degli autotrofi nitrificanti.
In genere è consigliato un approvvigionamento di nutrienti in base al rapporto BOD5:N:P pari a
100:5:1. Nel caso in esame si è operato un dosaggio di 10 mL h-1 di acido fosforico in
soluzione al 10%, che ha permesso di ottenere l’abbassamento del pH evidenziato in figura 4.1.
Si tratta di un dosaggio ampiamente in eccesso di fosforo rispetto al rapporto sopra indicato,
dal momento che ne garantisce un apporto di circa 3.2 g h-1, contro un fabbisogno di circa 0.2 g
h-1, considerando un COD medio in ingresso di 3.2 g L-1, supponendo un BODu in ingresso
corrispondente a circa l’80% del COD in ingresso (cioè circa 2.5 g L-1) e ipotizzando infine un
BOD5 pari a 2 g L-1. Un eccesso di acido fosforico consente tuttavia di abbassare il pH a livelli
tali per cui il contenuto di ammoniaca libera cessa probabilmente di essere inibente per le
cinetiche di nitrificazione.
Infine, un’ultima osservazione sul pH del permeato. Si è osservato che in genere il pH dei
campioni aumenta se lasciati in condizioni di assenza di aerazione e pH<11, per il verificarsi in
tali condizioni di fenomeni di solforiduzione [Lapucci, 2001]. Campioni freschi avrebbero
senz’altro condotto a valori leggermente inferiori di pH.
158
3.2.2 Analisi della conducibilità
Dalle analisi condotte sul refluo in ingresso, sul campione del fango della vasca di ossidazione
e sul permeato, si sono ottenuti i valori riportati nelle seguenti tabelle:
Ingresso Vasca di ossidazione Permeato Data
[mS cm-1] [mS cm-1] [mS cm-1] 17-nov 8,17 8,61 19-nov 7,56 7,92 21-nov 9,86 9 9,61 24-nov 9,58 9,61 26-nov 9,18 9,56 10,46 28-nov 7,89 8,96 10,22 1-dic 9,14 10,61 3-dic 9,07 8,56 9,35
12-dic 9,18 11,73 17-dic 10,95 10,69 14,31 19-dic 10,78 11,27 14,47 22-dic 10,43 11,24 30-dic 6,05 6,47 9-gen 8,07 6,13 6,82
14-gen 8,18 6,97 7,3 16-gen 12,85 8,77 10,53 19-gen 7,6 7,75 8,72 21-gen 8,86 8,25 8,78 23-gen 13,13 10,28 15,14 26-gen 13,65 10,57 16,15 30-gen 12,34 11,69 15,11 2-feb 8,17 9,49 12,61 6-feb 10,53 10,07 10,68 9-feb 8,01 10,08 12,05
11-feb 10,38 10,04 12,33 18-feb 9,83 9,65 13,06 20-feb 9,67 8,27 8,45 25-feb 9,23 9,64 11,96 1-mar 11,05 9,8 11,81 5-mar 9,25 9,6 10,82 8-mar 9,01 12,27 12-mar 10,1 9,3 11,12 15-mar 8,43 10,27 19-mar 10,53 8,49 9,7 22-mar 10,03 8,31 9,75 25-mar 11,25 10,03 11,75 29-mar 7,47 8,56 10,01 1-apr 10,2 9,07 10,06
Media 9,9 9,1 10,8 Dev. Stand. 1,7 1,2 2,2
Max 13,65 11,69 16,15 Min 7,47 6,05 6,47
Tabella 3.2.3 Valori di conducibilità per il refluo in ingresso, il fango in vasca di ossidazione
e il permeato-Periodo Novembre 2003-Aprile2004
159
Data Influente [mS/cm]
Reattore biologico [mS/cm]
Permeato [mS/cm]
05-apr 10,58 9,31 10,53 08-apr 10,06 9,51 10,34 13-apr 10,23 7,48 9,78 15-apr 8,56 8,07 8,9 22-apr 9,29 8,79 8,44 26-apr 9,59 8,37 9,5 29-apr 7,39 8,91 9,15 03-mag 10,05 8,25 9,34 06-mag 9,43 8,68 9,2 10-mag 8,8 8,41 9,96 13-mag 9,28 9,16 9,23 17-mag 10,08 8,81 9,68 20-mag 8,75 9,53 9,25 24-mag 10,28 9,03 10,54 27-mag 8,67 8,63 9,2 31-mag 9,61 9,05 9,58 03-giu 8,78 8,43 9,2 07-giu 8,99 8,11 9,02 10-giu 8,65 8,43 8,57 14-giu 6,32 9,01 9,65 17-giu 8,95 8,93 9,39 24-giu 10,89 9,55 7,95 28-giu 7,32 9,65 9,91 01-lug 7,04 9,94 10,12 05-lug 10,2 9,61 9,98 09-lug 10,47 9,67 10,19 12-lug 10,72 9,77 10,24 15-lug 11,05 9,84 10,38 19-lug 8,82 10,17 10,77 22-lug 8,63 8,76 9,46 29-lug 7,57 7,93 8,37
Media 9,28 9,01 9,60 Max 11,05 10,17 10,77 min 6,32 7,48 7,95
Tabella 3.2.4 Valori di conducibilità per il refluo in ingresso, il fango in vasca di ossidazione
e il permeato - Periodo Aprile 2004-Agosto 2004
La conducibilità è un parametro fisico strettamente legato alla salinità del refluo. Generalmente
è una misura che caratterizza in modo particolare i reflui di origine industriale, in cui la
componente inorganica disciolta può essere molto elevata. I risultati delle analisi di laboratorio
rilevano valori consistenti di conducibilità. Questo testimonia una elevata concentrazione di
molecole inorganiche allo stato ionico nel refluo, ed infatti i reflui conciari, e nella
160
fattispecie quello trattato dal pilota, sono caratterizzati da alte concentrazioni di cloruri e di
solfati.
Più avanti, quando si tratterà nello specifico questi parametri, sarà indagata l’esistenza di una
eventuale correlazione tra cloruri e conducibilità.
L’andamento nel tempo dei valori di conducibilità, visualizzato nelle figure 3.2.3 e 3.2.4, rivela
tuttavia anche uno strano comportamento delle membrane sul trattenimento dei sali disciolti.
Questi infatti, per le loro intrinseche dimensioni molecolari, non risentono dell’azione di
trattenimento delle membrane, dato che la porosità nominale delle membrane è di 0.4 μm, che
è una dimensione molto superiore a quella delle molecole responsabili della conducibilità delle
acque. Tuttavia, i dati hanno fornito un valore medio di conducibilità per il refluo influente pari
a 9.6 mS cm-1, per il fango in vasca di ossidazione di 9.05 mS cm-1, mentre, contrariamente
alle attese, per il permeato un valore medio di 10.3 mS cm-1: in pratica è come se la filtrazione
attraverso le membrane esplicasse un’azione selettiva inversa nei confronti dei sali disciolti.
Ciò è probabilmente dovuto non tanto ad una reale variazione della conducibilità, ma piuttosto
ad una interferenza nella misura da parte dei solidi sospesi presenti nell’ingresso e in vasca di
ossidazione.
Conducibilità
5
7
9
11
13
15
17
14-nov28-nov
12-dic26-dic
9-gen23-gen
6-feb20-feb
5-mar19-mar
2-apr
Con
duci
bilit
à [m
S cm
-1]
ingresso biologicopermeato
Figura 3.2.3 Andamento della conducibilità per l’ingresso al pilota, la miscela aerata del biologico e l’effluente
del pilota-Periodo Novembre 2003-Aprile2004
161
Conducibilità
6
7
8
9
10
11
12
5-apr
13-ap
r
21-ap
r
29-ap
r7-m
ag
15-m
ag
23-m
ag
31-m
ag8-g
iu16
-giu
24-gi
u2-l
ug10
-lug
18-lu
g26
-lug
Cond
ucib
ilità
[mS/
cm]
Ingresso Reattore biologico Permeato
Figura 3.2.4 Andamento della conducibilità per l'ingresso al pilota, il fango del reattore biologico e l'effluente
del pilota - Periodo Aprile 2004-Agosto 2004
I valori più bassi per la conducibilità in tutti e tre i tipi di campioni sono stati riscontrati nel
periodo delle festività natalizie e generalmente al lunedì, cioè in tutti quei giorni dell’anno e
della settimana caratterizzati da ridotta attività industriale.
3.2.3 Analisi del potenziale redox
Il potenziale redox è un parametro che consente di trarre indicazioni utili sull’attività
metabolica dei batteri: in genere un alto potenziale redox (non inferiore ai 150÷200 mV in
vasca di ossidazione) è caratteristico di condizioni aerobiche, dove la degradazione avviene ad
opera dei batteri eterotrofi aerobi, mentre in condizioni anossiche si registrano potenziali redox
molto più bassi, intorno ai –50 mV.
Nel corso del primo periodo di sperimentazione, è stato possibile monitorare il potenziale
redox dalla data di avviamento fino al 25 febbraio, successivamente si è avuto un guasto dello
strumento di misura. Le misure effettuate hanno condotto ai valori riportati nella seguente
tabella (3.2.5) e rappresentati in figura, dove sono riportati per comparazione anche i dati di
temperatura e ossigeno disciolto rilevati nel medesimo periodo.
162
Data Potenziale redox Temperatura Ossigeno
disciolto [mV] [°C] [mg L-1]
13-nov 25,6 4,5 14-nov 150 14,3 7,7 17-nov 129 20,2 4,9 19-nov 125 18,5 5,8 21-nov 50 18,3 5,9 24-nov 157 19,9 5,8 26-nov 19,4 5,5 28-nov 225 16,5 6,4 1-dic 225 14 6,7 3-dic 150 18,5 4,8 5-dic 134 19,2 5,5 10-dic 88 15 5,7 12-dic 18,3 4,4 17-dic 80 13 3,5 19-dic 105 15 7,4 22-dic 90 14,6 8,3 30-dic 18 15,5 7,7 7-gen 97 9-gen 65 15,4 9,1 14-gen 100 20,5 5,1 16-gen 85 13,5 9,1 19-gen 123 15,9 8,7 21-gen 87 15,9 7,7 23-gen 135 13,3 9,2 26-gen 125 11,6 9,9 30-gen 79 10,4 9,7 2-feb 70 16,4 7,9 6-feb 148 18,5 4,8 9-feb 200 16,8 7,1 11-feb 199 13,4 7,6 18-feb 200 12,4 7 20-feb 174 12,1 7,7 25-feb 170 11,4 10
Media 126,1 16,0 6,9 Dev. Stand. 52,3 3,3 1,8
Max 225,0 25,6 10,0 Min 18,0 10,4 3,5
Tabella 3.2.5 Valori di potenziale redox, temperatura e ossigeno disciolto in vasca di ossidazione
Il potenziale redox, nel periodo in cui è stato possibile effettuare la misura, ha assunto un
valore medio di circa 126 mV, un valore generalmente basso per una buona attività metabolica
dei batteri in condizioni aerobiche. Le ragioni di questi valori piuttosto bassi di potenziale
possono essere ascrivibili a:
163
(1) l’avviamento della sperimentazione è stato condotto nella stagione invernale, per cui le
basse temperature (valore medio intorno ai 16 °C) in vasca non hanno determinato le
condizioni ideali per i processi biologici di demolizione dei substrati;
(2) dalla fine di gennaio si è iniziato a dosare con continuità un quantitativo di acido fosforico
(vedere paragrafo 4.2); è possibile che in questo modo si sia verificato un riequilibrio dei
nutrienti, con il raggiungimento delle condizioni ottimali per lo sviluppo e il mantenimento
delle attività batteriche. Il verificarsi di questa circostanza può essere dedotto dal fatto che, a
partire dal 6 febbraio il potenziale non è sceso al di sotto dei 148 mV, attestandosi mediamente
intorno ai 200 mV;
(3) il pilota non ha mai lavorato in condizioni limitanti di ossigeno, grazie alla intensa
aerazione, per cui questa non può essere la ragione di una insufficienza nell’attività metabolica.
0
50
100
150
200
250
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb
19-feb
Pote
nzia
le R
edO
x [m
V]
0
6
12
18
24
30
Tem
pera
tura
[°C
]
Oss
igen
o di
scio
lto [
mg
L-1]
Potenzia le redox T em peratura O ssigeno d isc io lto
Figura 3.2.5 Andamento del potenziale redox, della temperatura e del DO in vasca di ossidazione
La possibilità comunque di un ripristino della misura del potenziale è auspicabile per un
monitoraggio esaustivo delle attività batteriche, non deducibile dalla sola osservazione delle
percentuali di abbattimento degli inquinanti e dalla crescita dei solidi in vasca.
164
3.2.4 Analisi dei solidi sospesi
Introduzione
I Solidi Sospesi Totali (SST) sono tutte le sostanze presenti nell’acqua sotto forma di particelle
sospese che vengono trattenute da un filtro a membrana di determinata porosità e sono i
responsabili della torbidità dell’acqua.
Risultati dell’impianto pilota MBR
L’ingresso all’impianto pilota, costituito dall’effluente del chimico-fisico, è caratterizzato da
un’elevata concentrazione di solidi sospesi sedimentabili e non sedimentabili, che non sono
stati separati nelle precedenti fasi di trattamento primario e chimico-fisico.
D’altro canto, le membrane operano sul refluo una microfiltrazione, con trattenimento delle
particelle di dimensioni caratteristiche mediamente maggiori di 0.4 μm; nel permeato dunque
dovrebbero essere presenti unicamente solidi filtrabili in forma colloidale disciolta.
Effettivamente questo è stato confermato dalle analisi condotte sul permeato nei primi giorni
della sperimentazione, le quali hanno rilevato una concentrazione trascurabile di solidi sospesi.
I solidi in sospensione che eventualmente possono venirsi a trovare nel permeato sono da
attribuirsi a depositi di materiale che con il tempo si verificano nelle condotte e al loro
conseguente distacco, alla formazione di biofilm o a possibili fessurazioni negli innesti delle
membrane.
I solidi colloidali, invece, comunque presenti, non sono tuttavia rilevabili a causa della porosità
dei filtri utilizzati nella misura, a maglie irregolari con dimensioni medie di 1 μm, che lasciano
praticamente passare tutta la frazione colloidale.
Le concentrazioni di solidi sospesi monitorate nel corso della sperimentazione sono dunque
quelle presenti nel refluo in ingresso al pilota e nella vasca biologica delle membrane. Nelle
tabelle 3.2.6 e 3.2.7 sono riportati i valori rilevati nel corso della sperimentazione:
Vasca di ossidazione Ingresso SST SST SSV SSnV Data
[mg L-1] [mg L-1] [%] [mg L-1] [%] [mg L-1] 13-nov 1020 7190 83 5967,7 17 1222,3 14-nov 800 17-nov 880 8530 81 6909,3 19 1620,7 18-nov 860
165
19-nov 840 9480 91,5 8674,2 8,5 805,8 20-nov 940 21-nov 1120 10590 88,7 9393,33 11,3 1196,67 24-nov 1200 25-nov 900 26-nov 860 11480 92,8 10653,44 7,2 826,56 27-nov 1200 28-nov 960 11560 89,7 10369,32 10,3 1190,68 1-dic 12950 89,2 11551,4 10,8 1398,6 3-dic 14200 85,2 12098,4 14,8 2101,6 5-dic 14750 84,7 12493,25 15,3 2256,75 9-dic 1120 10-dic 640 15050 85,9 12927,95 14,1 2122,05 11-dic 1040 12-dic 1000 14800 89,9 13305,2 10,1 1494,8 15-dic 1040 16-dic 840 17-dic 1140 15400 86 13244 14 2156 18-dic 1060 19-dic 1040 8650 96,8 8373,2 3,2 276,8 22-dic 9200 94,9 8730,8 5,1 469,2 30-dic 10110 82,3 8320,53 17,7 1789,47 7-gen 9250 84,8 7844 15,2 1406 9-gen 9400 83,3 7830,2 16,7 1569,8 12-gen 1340 13-gen 520 14-gen 600 8950 88,6 7929,7 11,4 1020,3 15-gen 800 16-gen 940 9450 83,9 7928,55 16,1 1521,45 19-gen 480 9000 88,6 7974 11,4 1026 20-gen 480 21-gen 1100 9350 89,5 8368,25 10,5 981,75 22-gen 900 23-gen 780 8350 93,8 7832,3 6,2 517,7 26-gen 640 9100 85,5 7780,5 14,5 1319,5 27-gen 640 28-gen 680 29-gen 1340 30-gen 1520 10000 86,7 8670 13,3 1330 2-feb 1320 9700 88 8536 12 1164 3-feb 640 4-feb 760 5-feb 1200 6-feb 1040 10100 85 8585 15 1515 9-feb 10500 83,3 8746,5 16,7 1753,5 11-feb 12150 78 9477 22 2673 18-feb 920 13750 74,5 10243,75 25,5 3506,25 19-feb 1140 20-feb 1260 14150 68,7 9721,05 31,3 4428,95
(continua)
166
23-feb 900 24-feb 400 25-feb 1160 11700 82,3 9629,1 17,7 2070,9 26-feb 1240 27-feb 1700 1-mar 14550 73,8 10737,9 26,2 3812,1 2-mar 1380 3-mar 1280 4-mar 880 5-mar 1400 13075 83,4 10904,55 16,6 2170,45 8-mar 900 14750 79,4 11711,5 20,6 3038,5 9-mar 840 10-mar 620 11-mar 1180 12-mar 1500 17600 73,8 12988,8 26,2 4611,2 15-mar 1340 17400 74,2 12910,8 25,8 4489,2 16-mar 1220 17-mar 1140 18-mar 1240 19-mar 1360 15300 76,6 11719,8 23,4 3580,2 22-mar 800 17600 69,6 12249,6 30,4 5350,4 23-mar 660 24-mar 640 25-mar 880 12950 75,9 9829,05 24,1 3120,95 26-mar 800 29-mar 760 12400 85,5 10602 14,5 1798 30-mar 860 31-mar 840 1-apr 13450 78,9 10612,05 21,1 2837,95
Media 978,3 11900,4 83,8 9862,8 16,2 2037,6 Dev. Stand. 276,2 2829,3 6,7 1941,0 6,7 1229,4
Max 1700 17600 96,8 13305,2 31,3 5350,4 Min 400 7190 68,7 5967,7 3,2 276,8
Tabella 3.2.6 Valori delle concentrazioni dei SST per l’ingresso al pilota e dei SST, SSV e SSnV per il fango in
vasca di ossidazione - Periodo Novembre 2003-Aprile2004
167
Influente Vasca di ossidazione SST SST SSV SSV Data
[mg/l] [mg/l] [%] [mg/l]05-apr 1360 13575 76,72 10414,74 06-apr 760 - - - 07-apr 920 - - - 08-apr 1140 10725 53,08 5692,83 09-apr 1080 - - - 13-apr 1480 12925 84,54 10926,79 14-apr 300 - - - 15-apr 1220 14850 76,26 11324,61 19-apr 1280 - - - 20-apr 980 - - - 21-apr 520 - - - 22-apr 1520 15650 81,8 12801,7 23-apr 740 - - - 26-apr 660 16216 87,57 14200,35 27-apr 660 - - - 28-apr 540 - - - 29-apr 680 15900 81,91 13023,69 30-apr 880 - - - 03-mag 920 17950 83,44 14977,48 04-mag 560 - - - 05-mag 820 - - - 06-mag 500 18500 80,26 14848,1 07-mag 640 - - - 10-mag 1000 15075 83,91 12649,43 11-mag 660 - - - 12-mag 740 - - - 13-mag 660 15425 87,84 13549,32 14-mag 780 - - - 17-mag 1000 15250 89,4 13633.5 18-mag 680 - - - 19-mag 720 - - - 20-mag 1560 13375 82,42 11023,67 21-mag 1420 - - - 24-mag 640 15150 81,2 12301,8 25-mag 560 - - - 26-mag 700 - - - 27-mag 780 18050 80,05 14449,02 28-mag 1120 - - - 31-mag 820 15450 88,83 13724,23 01-giu 600 - - - 03-giu 700 17600 86,81 15278,56 07-giu 740 18025 78,01 14061,30 08-giu 740 - - - 09-giu 740 - - - 10-giu 1280 16150 83,9 13549,85
168
11-giu 1000 - - - 14-giu 360 16225 83,94 13619,26 15-giu 660 - - - 16-giu 360 - - - 17-giu 680 15775 82,41 13000,18 18-giu 920 - - - 21-giu 720 - - - 22-giu 720 - - - 23-giu 1020 - - - 24-giu 860 16400 80,18 13149,52 25-giu 1480 - - - 28-giu 860 15800 80,62 12737,96 29-giu 1020 - - - 30-giu 920 - - - 01-lug 640 16100 80,12 12899,32 02-lug 1060 - - - 05-lug 580 19050 76,65 14601,82 06-lug 700 - - - 07-lug 1000 - - - 08-lug 1080 - - - 09-lug 1840 13450 79,45 10686,03 12-lug 1200 16175 85,41 13815,07 13-lug 1380 - - - 14-lug 1500 - - - 15-lug 820 18000 75,86 13654,8 16-lug 1200 - - - 19-lug 1680 19275 73,48 14163,27 20-lug 1040 - - - 21-lug 1040 - - - 22-lug 1460 18425 74,57 13739,52 23-lug 600 - - - 26-lug 1220 - - - 27-lug 180 - - - 28-lug 1020 - - - 29-lug 1020 16825 77,42 13025,91 30-lug 840 - - - 02-ago - 18300 72,4 13249,2 01-set - 24950 68,91 17193,04 06-set - 23150 73,54 17024,51 09-set - 16250 80,24 13039
Media 907,16 16571,17 13200,84 79,80 Max 1840 24950 17193,04 89,4 min 180 10725 5692,83 53,08
Tabella 3.2.6 Valori delle concentrazioni di SST per l'ingresso al pilota e di SST, SSV% e SSV per il fango in
vasca di ossidazione. Periodo Aprile 2004-Agosto 2004
169
Per quanto riguarda i solidi sospesi nel refluo influente, dall’elaborazione dei dati risulta che
esso è caratterizzato da una concentrazione media di solidi sospesi di circa 940 mg/L. Questa è
una concentrazione molto elevata, la cui presenza è imputabile essenzialmente alla presenza di
microsolidi nell’effluente sfuggiti ai precedenti trattamenti di sedimentazione primaria e ai
trattamenti di flocculazione chimico-fisica. Si capisce dunque che, anche nell’ipotesi non vera
di substrato interamente biodegradabile, una così elevata frazione particolata richiede tempi
molto lunghi, e quindi HRT molto alti, per la degradazione biologica dei substrati.
Per quanto riguarda l’efficienza di abbattimento dei solidi sospesi totali, si può ritenere che
questa sia totale; le membrane invece lasciano passare praticamente tutti i solidi in forma
colloidale, dal momento che lavorano nel range tipico di una microfiltrazione. D’altro canto
per i reflui di origine conciaria trattati nell’impianto Cuoiodepur, all’uscita della sezione
biologica di trattamento la maggior parte del COD dell’effluente è attribuibile alle componenti
colloidali, il cui abbattimento finale è ottenuto tramite trattamento chimico terziario di
flocculazione. Si capisce dunque perché il flusso di permeato trattato dalle membrane presenti,
nonostante l’assenza di solidi sospesi, un COD ancora molto elevato ed un intenso colore
rosso-bruno. In vasca di ossidazione, per quanto concerne la concentrazione di solidi sospesi
totali e solidi sospesi volatili, sono stati osservati gli andamenti rappresentati nelle seguenti
figure 3.2.6 e 3.2.7:
Solidi sospesi in vasca di ossidazione Novembre-Aprile
400060008000
100001200014000160001800020000
13-no
v
20-no
v
27-no
v4-d
ic11
-dic18
-dic25
-dic1-g
en8-g
en
15-ge
n
22-ge
n
29-ge
n5-f
eb12
-feb19
-feb26
-feb4-m
ar
11-m
ar
18-m
ar
25-m
ar1-a
pr
SS
T, S
SV
[ m
g/l]
0102030405060708090100
SSV
[%]
SST SSV SSV %
Figura 3.2.6 Andamento degli SST, degli SSV e della percentuale della frazione volatile dei solidi sospesi
presenti nella vasca di ossidazione dell’impianto pilota - Periodo Novembre 2003-Aprile2004
170
Solidi sospesi in vasca di ossidazione Aprile-Settembre
500070009000
1100013000150001700019000210002300025000
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu5-l
ug12
-lug19
-lug26
-lug2-a
go9-a
go
16-ag
o
23-ag
o
30-ag
o6-s
et
SS
T,S
SV
[mg/
L]
20
40
60
80
100
SS
V [%
]
SST SSV SSV%
Figura 3.2.7 Andamento degli SST, degli SSV e della percentuale della frazione volatile dei solidi sospesi
presenti nella vasca di ossidazione dell’impianto pilota- Periodo Aprile 2004-Agosto 2004
Nelle prime cinque settimane si è osservata una crescita praticamente costante della biomassa,
con valori dei solidi sospesi passati da circa 7.2 g L-1 a 15.4 g L-1, dopodiché intorno al 18
dicembre si è verificata una forte perdita di fango a causa di uno spurgo accidentale, con
concentrazione scesa bruscamente a circa 8.6 g L-1.
Nelle settimane successive, fino al 6 febbraio, la concentrazione di solidi in vasca si è
mantenuta pressoché costante, a causa di spurghi involontari conseguenti a frequenti fenomeni
di tracimazione di schiuma. Si è allora ricorso alla riduzione della portata di aerazione a 3 Nm3
h-1; in tal modo è stata ridotta la formazione di schiuma, non si sono più verificate tracimazioni
e la concentrazione di solidi è risalita.
A partire dal mese di Marzo si sono operati gli spurghi per mantenere una concentrazione di
15÷16 gSS L-1 fino alla fine del mese di Giugno.
Nel mese di Luglio si è invece lasciata salire e poi si è mantenuta la concentrazione di solidi
sospesi a 18 g/L.
Nel mese di Agosto 2004, durante il quale non è stato possibile misurare i solidi sospesi in
laboratorio; terminata la pausa estiva i solidi sono stati ritrovati a 25 g/L, una concentrazione
decisamente elevata che ha probabilmente influenzato lo sporcamente delle membrane
portando alla necessità di lavaggi più frequenti (come vedremo in seguito) e a minori efficienze
di separazione degli inquinanti.
Disponiamo dunque di un periodo sufficientemente lungo durante il quale i solidi sospesi
sono stati mantenuti costanti e avendo misurato gli spurghi di fango effettuati, si può
171
procedere alla stima dell’età media del fango necessaria a mantenere il fango attivo nella
concentrazione desiderata di circa 15 g L-1 in vasca di ossidazione.
È interessante notare anche come nel corso della sperimentazione si sia assistito nel fango ad
una progressiva mineralizzazione dei solidi, supponendo che il refluo in ingresso abbia
mantenuto le proprie caratteristiche invariate. È noto che questo è in genere dovuto ad un
incremento dell’età della biomassa [Innocenti et al., 2002]. La progressiva mineralizzazione
del fango (o, equivalentemente, un progressivo decremento nella frazione volatile del fango) è
desumibile dalla precedenti figure 3.2.6 e 3.2.7, da cui si può ricavare come la concentrazione
degli SSV sia passata dal 87.5%, nel primo periodo di sperimentazione fino alla prima
settimana di febbraio, al 76.8%, con un incremento di oltre il 10% della frazione inerte dei
solidi sospesi totali. In modo ancora più diretto, l’incremento della mineralizzazione del fango
è osservabile dal grafico della seguente figura 3.2.8, in cui si riporta appunto l’andamento della
quota parte di solidi inorganici non volatilizzati a 570 °C confrontato con l’andamento dei
solidi sospesi totali.
Solidi Sospesi Totali e non Volatili
02000400060008000
100001200014000160001800020000
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb19-feb
4-mar18-mar
1-apr
MLS
S, M
LnVS
S [
mg
L-1]
0102030405060708090100
MLn
VSS
[%]
MLSS MLnVSS MLnVSS %
riduzione della portata di aerazione a 3 Nmc/h
Figura 3.2.8 Andamento degli SST, degli SSnV e della percentuale della frazione non volatile
dei solidi sospesi totali presenti nella vasca di ossidazione dell’impianto pilota
Il tasso di crescita della biomassa e l’età del fango
Facendo delle opportune considerazioni rispetto alla frequenza e alla quantità con cui sono stati
effettuati gli spurghi di fango (vedi tabella 3.2.7), è possibile stimare il tasso di crescita della
biomassa. In particolare, analizzando la figura 3.2.7, è possibile notare che nel periodo che
va dall’8 Giugno al 1 Luglio, i solidi sospesi volatili hanno mostrato un andamento
172
pressoché costante con una concentrazione media intorno ai 13150 mg/L. In corrispondenza
dello stesso periodo di tempo (21 giorni) sono stati effettuati 164 L di spurghi complessivi di
fango, equivalenti a 102,7 gVSSspurgati/d.
Di conseguenza, facendo l’ipotesi che la biomassa attiva coincida con i solidi sospesi volatili, e
calcolando la portata giornaliera in ingresso al pilota (250 L/d), è possibile valutare il tasso di
crescita della biomassa (relativo alla concentrazione di circa 13 gVSS/L) nel seguente modo:
( ) ⎟⎠⎞
⎜⎝⎛=
dLgVSS
dLdgVSSspurgati
*41,0
/250)/(7,102
Conoscendo poi la quantità di litri spurgati, può essere anche stimata l’età del fango
corrispondente ad una concentrazione media, in vasca di ossidazione, di circa 16 gSST/L.
Infatti, prendendo il medesimo periodo in esame, 164 L di fango in eccesso in 21 giorni,
equivalgono mediamente a 7,8 L/d. Ricordando poi che la volumetria complessiva del pilota
corrisponde a 520 L, l’età del fango risulta:
67,66)/(8,7
)(520=
dLL giorni
Data Fango spurgato [L] 13 Aprile 5 21 Aprile 5 29 Aprile 10 3 Maggio 40 6 Maggio 55 7 Maggio 30 13 Maggio 15 17 maggio 8 20 Maggio 20 24 Maggio 5 27 Maggio 30 3 Giugno 35 7 Giugno 85 10 Giugno 36 14 Giugno 32 17 Giugno 6 21 Giugno 23 28 Giugno 30 29 Giugno 5
173
1 Luglio 32 5 Luglio 65 7 Luglio 70 21 Luglio 35 28 Luglio 10 9 Agosto 30 16 Agosto 25 23 Agosto 40
1 Settembre 35 3 Settembre 20 6 Settembre 40 8 Settembre 50
Tabella 3.2.7 Quantità di fango rimossa dalle vasche di ossidazione del pilota nel periodo dal 5 Aprile all’8
Settembre.
Un altro fattore molto importante da tenere in considerazione in un processo biologico, è la
quantità di fango in eccesso prodotta, in relazione a quella di COD rimossa; se teniamo come
riferimento lo stesso periodo di tempo che va dall’8 Giugno al primo Luglio, è possibile
calcolare:
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=
dgTSS
LgTSSdL spurgatispurgati 8,124)/(16*)/(8,7
Come si vedrà nel prossimo paragrafo, nello stesso lasso di tempo si è verificato un ΔCOD
medio fra influente e permeato pari a 2,7 g/L, che - considerando i 250 L/d trattati
giornalmente dal pilota - corrispondono a 675 gCODrimosso/d.
Nel periodo in esame si possono stimare i Kg di fango spurgati per ogni Kg di COD rimosso,
possono essere facilmente calcolati:
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=
rimosso
spurgati
rimosso
spurgati
KgCODKgTSS
dKgCODdKgTSS
17,0)/(75,0)/(125,0
Tale valore risulta inferiore a quello relativo agli impianti a schema classico (0,3÷0,5
KgTSSspurgati/KgCODrimosso), e in linea con il comportamento di un MBR che lavora con
un’elevata età del fango.
174
3.2.5 Analisi del COD
Introduzione
Il refluo in ingresso al chimico-fisico è caratterizzato da elevato COD, in particolare una quota
parte del COD è altamente refrattario ai processi di degradazione biologica, anche se sottoposto
a tempi di contatto con la biomassa molto alti (sia nell’impianto in scala reale che in quello
pilota il tempo medio di residenza idraulico è di circa 50 ore) rispetto agli HRT tipici degli
impianti civili.
Nel Paragrafo 3.3, dedicato alle analisi respirometriche, si cercherà di effettuare una
caratterizzazione del refluo in ingresso, determinandone innanzitutto la quota parte
biodegradabile.
In questo paragrafo invece saranno presentati i risultati delle analisi di COD condotte
rispettivamente sul refluo in ingresso, sul filtrato del biologico e sull’effluente. In questo modo
si vuole definire la capacità depurativa dell’impianto pilota, evidenziandone i rendimenti di
abbattimento delle sostanze organiche.
Come è stato sottolineato più volte, il refluo trattato con il pilota è un refluo di derivazione
esclusivamente industriale, per cui i dati ottenuti in uscita sul permeato non possono essere
direttamente comparati con quelli relativi all’effluente di uscita alla sezione biologica
dell’impianto Cuoiodepur, dal momento che in essa viene trattata la miscela civile-industriale.
Questo comporta una serie di differenze tra i due impianti:
• poiché la miscela dei reflui civile-industriale avviene secondo il rapporto tra le portate di
circa 45/55 e poiché il carico inquinante che compete al refluo civile è molto minore di quello
che compete al refluo di origine industriale, la miscelazione con il refluo civile opera
essenzialmente un forte diluizione dei carichi inquinanti: i parametri in uscita dai due impianti
e le efficienze di abbattimento non possono dunque essere paragonate per questo primo
motivo;
• la biomassa del pilota, lavorando sul solo refluo industriale, è sottoposta a carichi inquinanti
elevati che a causa delle alte concentrazioni possono indurre fenomeni di inibizione o
addirittura di tossicità, soprattutto in fase di avviamento della sperimentazione e acclimatazione
dei microrganismi: è il caso del forte carico di azoto ammoniacale, che in condizioni di pH
elevato può venirsi a trovare in concentrazioni tali da inibire, per formazione di ammoniaca
libera, la cinetica dei batteri autotrofi;
175
• la miscela civile industriale garantisce un apporto di fosforo verosimilmente diverso da
quello dosato artificialmente nella vasca di ossidazione dell’impianto pilota;
• le grandi vasche di ossidazione e i potenti compressori utilizzati per l’aerazione garantiscono
alla biomassa una temperatura non al di sotto dei 20 °C nemmeno in inverno, mentre per il
pilota si sono registrate forti escursioni termiche (a causa delle vasche in acciaio e della elevata
superficie di scambio termico delle medesime) che non hanno certo giovato alle cinetiche
biologiche di abbattimento degli inquinanti, soprattutto le cinetiche di nitrificazione, che sono
le più sensibili alle oscillazioni di temperatura.
Per tutti questi motivi non è possibile effettuare un confronto puntuale tra i valori ottenuti sul
permeato del pilota e quelli ottenuti sull’impianto in scala reale; i pochi raffronti che saranno
fatti avranno carattere puramente indicativo.
La sperimentazione con il solo refluo industriale rimane tuttavia una tappa essenziale nella
ricerca e comprensione di soluzioni alternative per la depurazione dei reflui conciari,
soprattutto in previsione di una riorganizzazione dell’intero sistema depurativo della Zona del
Cuoio, in base alla quale alcuni degli impianti esistenti potrebbero essere specificatamente
adibiti al trattamento dei soli reflui industriali.
La determinazione analitica del COD è stata effettuata con il metodo classico di ossidazione ad
alta temperatura mediante bicromato di potassio.
Di seguito sono riportati i risultati relativi alle analisi del COD suddivisi in due distinti periodi:
Novembre 2003-Aprile 2004 e Aprile 2004- Settembre 2004.
Risultati dell’impianto pilota MBR: periodo Novembre 2003-Aprile 2004
Nella seguente tabella 3.2.8 sono riportati i valori di COD ottenuti con le analisi di laboratorio
e la corrispondente efficienza di abbattimento. I valori di COD in vasca di ossidazione si
riferiscono non al campione tal quale, ma al filtrato su filtro di carta; nella misura non sono
dunque computati i solidi di grosse dimensioni, che sono trattenuti dal filtro.
Ingresso Vasca di ossidazione Permeato Efficienza Data
[mg L-1] [mg L-1] [mg L-1] [%] 13-nov 3760 14-nov 3280 528 83,9 17-nov 3640 632 82,6 18-nov 2720 19-nov 3600 632 82,4
176
20-nov 4360 21-nov 4400 1872 1608 63,5 24-nov 4240 2192 896 78,9 25-nov 2240 26-nov 2400 1984 912 62,0 27-nov 2680 28-nov 2680 2128 720 73,1 1-dic 2600 2384 688 73,5 2-dic 2680 3-dic 3080 2112 640 79,2 4-dic 3600 5-dic 3800 1696 768 79,8 9-dic 4360 10-dic 2840 2240 928 67,3 11-dic 3520 12-dic 3640 1856 768 78,9 15-dic 4120 16-dic 2960 17-dic 3920 1840 752 80,8 18-dic 4120 19-dic 3920 1536 800 79,6 22-dic 4200 1616 896 78,7 23-dic 2320 24-dic 2200 30-dic 1080 602 44,3 7-gen 448 8-gen 1960 9-gen 3760 1200 544 85,5 12-gen 4000 13-gen 2280 14-gen 2600 1104 480 81,5 15-gen 3200 16-gen 3440 1232 512 85,1 19-gen 3000 576 80,8 20-gen 2400 21-gen 1472 720 23-gen 1488 816 26-gen 3200 1712 640 80,0 27-gen 2120 28-gen 2320 29-gen 3000 30-gen 3400 1504 640 81,2 2-feb 3320 1408 608 81,7 3-feb 2360 4-feb 2880 5-feb 3000 6-feb 2680 1456 560 79,1 9-feb 3800 1408 624 83,6 10-feb 2400
177
11-feb 2480 1344 608 75,5 12-feb 2960 13-feb 2880 16-feb 2880 18-feb 3280 1584 560 82,9 19-feb 3400 20-feb 3160 1520 784 75,2 23-feb 3280 24-feb 1800 25-feb 2520 1312 592 76,5 26-feb 2840 27-feb 3240 1-mar 960 608 2-mar 3400 3-mar 3320 4-mar 3800 5-mar 3960 1632 656 83,4 8-mar 3640 1504 752 79,3 9-mar 2360 10-mar 3120 11-mar 3320 12-mar 4720 1648 752 84,1 15-mar 4120 1648 800 80,6 16-mar 2884 17-mar 3667 18-mar 4000 19-mar 4000 1424 784 80,4 22-mar 3960 880 77,8 23-mar 3000 24-mar 3120 25-mar 3560 1632 896 74,8 26-mar 3240 29-mar 3400 1440 768 77,4 30-mar 3680 31-mar 3240 1-apr 1568 752
Media 3203,7 1618,7 717,4 77,7 Dev. Stand. 686,1 324,8 188,7 7,8
Max 4720 2384 1608 85,5 Min 1080 960 448 44,3
Tabella 3.2.8 Valori di COD del refluo in ingresso, del fango filtrato (con filtro di carta), del permeato ed
efficienza di abbattimento del pilota
178
Gli andamenti dei valori di COD sono visualizzati sul seguente grafico:
Andamento delle concentrazioni di COD Novembre-Aprile
0500
100015002000250030003500400045005000
14-no
v
21-no
v
28-no
v5-d
ic12
-dic19
-dic26
-dic2-g
en9-g
en
16-ge
n
23-ge
n
30-ge
n6-f
eb13
-feb20
-feb27
-feb5-m
ar
12-m
ar
19-m
ar
26-m
ar2-a
pr
CO
D [m
g/l]
0102030405060708090100
Effic
ienz
a [%
]
Ingresso Filtrato biologico Permeato Abbattimento
aperta l'aerazione anche nella vasca T1
Figura 3.2.9 Andamento del COD dell’influente del pilota, del biologico filtrato con filtro di carta, del permeato
e andamento dell’efficienza di abbattimento
Dall’analisi del grafico di figura 3.2.9, e più in generale dall’elaborazione dei dati riportati in
tabella 4.6, emergono alcune importanti considerazioni.
Il grado di abbattimento realizzato sui substrati organici biodegradabili dipende fortemente dal
valore dell’HRT che esprime il tempo medio di contatto dei substrati non trattenuti dalle
membrane con la biomassa.
Ma il pilota, come è stato esposto nel capitolo 2, nel periodo della sperimentazione dal 13
novembre 2003 (data di avviamento) fino al 1 aprile 2004 ha operato in due condizioni diverse,
cioè ad HRT diversi; questo è stato ottenuto in seguito all’introduzione delle seguenti due
modifiche:
(1) l’accensione in data 18 dicembre 2003 dell’aerazione nella vasca T-01, ottenendo a parità
degli altri parametri, un raddoppio immediato del tempo medio di contatto;
(2) la variazione in data 14 gennaio 2004 del rapporto dei tempi di pausa/lavoro, passando da
un rapporto pari a 2 min/13 min ad un rapporto pari a 7 min/8 min.
In base a queste variazioni dei parametri operativi, il periodo di sperimentazione può
idealmente suddividersi in un primo sottoperiodo che va dalla data di avviamento al 18
dicembre, e in un secondo sottoperiodo che va dal 14 gennaio al 1 aprile; al fine della
179
valutazione dell’abbattimento del COD si trascura il periodo delle festività natalizie, in quanto
periodo transitorio di rallentamento dei carichi inquinanti affluenti in impianto.
Come emerge dalla figura 3.2.9 ai due sottoperiodi sopra individuati corrispondono
effettivamente delle variazioni nel grado di abbattimento degli inquinanti ottenuto.
Nel primo periodo di funzionamento si sono riscontrati carichi di COD in ingresso superiori al
secondo periodo, con un valore medio di circa 3410 mg L-1 contro un valore medio di 3152 mg
L-1 rispettivamente. Ai medesimi due periodi corrisponde un COD del permeato
rispettivamente di 806 mg L-1 e di 668 mg L-1, con un decremento del COD medio in uscita di
circa 140 mg L-1. Anche le prestazioni di abbattimento sono aumentate di circa 5 punti
percentuali, passando dal 75.8 % del primo periodo al 80.3 % del secondo periodo.
Soltanto nelle ultime due settimane di sperimentazione il COD in uscita è incrementato
leggermente, ma questo molto probabilmente è dovuto all’otturazione per sporcamento del
condotto di aerazione nella vasca T-01, dove si sono quindi create condizioni anossiche con
scarsità di ossigeno disciolto e conseguente riduzione dell’HRT della fase di ossidazione
biologica.
L’abbattimento di COD registrato nel secondo periodo della sperimentazione (80% circa) è da
prendere come riferimento per definire la prestazione del pilota, in quanto realizzato nelle
settimane successive alla fase di avviamento, quindi a batteri oramai acclimatati, e nelle
condizioni di HRT di circa 50 ore, corrispondente a quello che compete alla ossidazione
biologica nell’impianto in scala reale. Un rendimento dell’80% è un rendimento interessante
perché ottenuto sul solo refluo industriale, che è la componente di più difficile degradazione.
Infatti, nonostante il COD del permeato prodotto dal pilota sia notevolmente più alto del COD
medio dell’effluente biologico dell’impianto reale, i rendimenti depurativi sono paragonabili
perché nel secondo caso la rimozione è condotta sulla miscela civile-industriale (con portate
che stanno nel rapporto 40/60) e il COD del refluo civile in ingresso alla sezione biologica è di
circa 200÷300 mg L-1. Risulta dunque che, riguardo all’abbattimento del COD, impianto pilota
(sul solo refluo industriale) e impianto a piena scala (sulla miscela civile-industriale) operano
pressoché con simile efficienza. Altri studi confermano questa tendenza degli MBR, dove è
stato trovato che le condizioni di elevata concentrazione della biomassa e la riduzione
dell’attività batterica – a causa dell’incremento dell’attività endogena all’aumentare dello SRT
– non influiscono significativamente sulla rimozione del COD (Lee et al., 2003; Xing et al.,
2001).
Dal grafico di figura 3.2.9 è interessante notare come il COD dei campioni di fango prelevati
dal reattore e filtrati con filtro di carta si sia stabilizzato intorno ad un valore medio di circa
180
1500 mg L-1. Si desume quindi che la porosità delle membrane è tale da non aver favorito
accumuli nel tempo di materiale organico.
Un interessante parametro generalmente utilizzato in campo sanitario nel caratterizzare il grado
di ossidazione ed elaborazione delle sostanze organiche ad opera dei microrganismi è il fattore
di carico organico Fco, definito come:
VXQCOD
dkgMLVSSkgCODF in
co ⋅⋅
=⎥⎦
⎤⎢⎣
⎡⋅
dove:
- Q è la portata trattata, [L d-1];
- CODin è il COD del refluo in ingresso, [mg L-1];
- X è la concentrazione di biomassa attiva, [mg L-1];
- V è il volume del comparto di ossidazione [litri].
Generalmente al posto della concentrazione della biomassa attiva (cioè l’insieme dei
microrganismi vivi) viene considerata la concentrazione dei VSS, dal momento che
quest’ultimo risulta un parametro di più semplice determinazione analitica. Tuttavia risulta
chiaro come in tal modo si introduca una grossolana semplificazione, dato che la biomassa
attiva rappresenta di solito solo una piccola frazione della componente volatile del fango.
Dai dati raccolti in questo paragrafo e nel paragrafo precedente, relativi rispettivamente al
COD in ingresso e alla concentrazione di MLVSS in vasca di ossidazione, è possibile
desumere l’andamento seguente del fattore di carico organico:
Confronto tra carico influente e Fco
00.5
11.5
22.5
33.5
44.5
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb19-feb
4-mar18-mar
1-apr
Car
ico
influ
ente
[kg
CO
D d
-1]
0.00.10.20.30.40.50.60.70.8
F co
[kgC
OD
kgM
LVSS
-1 d
-1]
carico Fco
Figura 3.2.10 Fattore di carico organico e carico influente all’impianto pilota
181
Dalla figura si può notare come il fattore di carico organico abbia subito intorno alla metà del
mese di dicembre un repentino abbassamento, fino ad attestarsi stabilmente intorno ad un
valore medio di 0.16 kgCOD/kgVSS/d, valore piuttosto basso e in genere tipico di impianti ad
aerazione prolungata. Tale abbassamento è dovuto al fatto che il 19 dicembre è stato
raddoppiato l’HRT, per cui è stato raddoppiato il tempo di aerazione, con conseguenti benefici
riguardo al grado di demolizione della sostanza carboniosa.
Dalla figura si può osservare anche come il fattore di carico organico sia fortemente correlato
al carico organico influente.
Nella figura 3.2.11 invece è riportato l’andamento del fattore di carico volumetrico, definito
come:
coin
cv FXV
QCODdm
kgCODF ⋅=⋅
=⎥⎦⎤
⎢⎣⎡
⋅3
Confronto tra carico influente e Fcv
0.00.51.01.52.02.53.03.54.04.5
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb19-feb
4-mar18-mar
1-apr
Car
ico
influ
ente
[kg
CO
D d
-1]
0
1
2
3
4
5
6
7
F cv
[kgC
OD
kgM
LVSS
-1 d
-1]carico Fcv
Figura 3.2.11 Fattore di carico volumetrico e carico influente all’impianto pilota
Risultati dell'impianto pilota MBR: Periodo Aprile 2004 – Settembre 2004
Le analisi del COD eseguite durante questo periodo - effettuate come le precedenti su campioni
di ingresso, fango filtrato e permeato - hanno condotto ai valori riportati nella seguente tabella
3.2.9 e nel grafico 3.2.12, in cui sono contenute anche le relative percentuali di abbattimento.
Ingresso Filtrato biologico Permeato Abbattiment
o [mg/L] [mg/L] [mg/L] [%]
05-apr 4000 1536 992 75,20
182
06-apr 2960 - - - 07-apr 3840 - - - 08-apr 4120 1520 928 77,48 09-apr 4240 - - - 13-apr 3960 1680 784 80,20 14-apr 1920 - - - 15-apr 3200 1248 672 79,00 19-apr 4120 - - - 20-apr 3280 - - - 21-apr 3600 - - - 22-apr 3800 1728 752 80,21 23-apr 3480 - - - 26-apr 3200 1712 816 74,50 27-apr 2080 - - - 28-apr 3080 - - - 29-apr 3440 1664 752 78,14 30-apr 3920 - - - 03-mag 3640 1888 928 74,51 04-mag 2840 - - - 05-mag 4000 - - - 06-mag 3800 1760 912 76,00 07-mag 3800 - - - 10-mag 3840 1728 1024 73,33 11-mag 2680 - - - 12-mag 3520 - - - 13-mag 4200 1776 1040 75,24 14-mag 4520 - - - 17-mag 4200 1808 1024 75,62 18-mag 2680 - - - 19-mag 3400 - - - 20-mag 4480 1696 1008 77,50 21-mag 4080 - - - 24-mag 3800 2000 1184 68,84 25-mag 2680 - - - 26-mag 3400 - - - 27-mag 3440 2320 1040 69,77 28-mag 3960 - - - 31-mag 5200 2040 944 81,85 01-giu 3160 - - - 03-giu 2680 2000 1152 57,01 04-giu 2800 - - - 07-giu 3360 1640 912 72,86 08-giu 2560 - - - 09-giu 3600 - - - 10-giu 3480 1360 848 75,63 11-giu 4200 - - - 14-giu 4040 1328 736 81,78 15-giu 2520 - - - 16-giu 3400 - - -
183
17-giu 3640 1200 608 83,30 18-giu 4000 - - - 21-giu 3760 - - - 22-giu 2960 - - - 23-giu 3080 - - - 24-giu 3280 1560 592 81,95 25-giu 3800 - - - 28-giu 3800 1520 752 80,21 29-giu 2800 - - - 30-giu 3600 - - - 01-lug 3400 1800 752 77,88 02-lug 4000 - - - 05-lug 4280 2080 1040 75,70 06-lug 3280 - - - 07-lug 3320 - - - 08-lug 3400 - - - 09-lug 4200 1870 924 78,00 12-lug 4960 1760 864 82,58 13-lug 4440 - - - 14-lug 3320 - - - 15-lug 4000 2440 976 75,60 16-lug 4840 - - - 19-lug 4680 1840 1072 77,09 20-lug 3280 - - - 21-lug 3920 - - - 22-lug 3840 1600 1290 66,41 23-lug 4040 - - - 26-lug 3200 - - - 27-lug 1840 - - - 28-lug 2120 - - - 29-lug 2480 2120 1360 45,16 30-lug 2640 - - - 01-set 4280 1790 784 81,68 03-set 4320 - - - 06-set 3600 1240 724 79,89 07-set 3880 - - - 08-set 4120 - - - 09-set 4440 - - - 10-set 4560 - - - 13-set 4200 1312 745 82,26 14-set 4680 - - - 15-set 4320 - - - 16-set 3360 1398 768 77,14
Media 3614,62 1713,2 905,69 75,70 Max 5200 2440 1360 83,30 min 1840 1200 592 45,16
Dev.Stand 681,17 294,99 180,94 7,44
184
Tabella 3.2.9 Valori di COD del refluo in ingresso, del fango filtrato e del permeato del pilota, con relative
efficienze di abbattimento.
Andamento delle concentrazioni di COD
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu5-l
ug12
-lug19
-lug26
-lug2-a
go9-a
go
16-ag
o
23-ag
o
30-ag
o6-s
et
13-se
t
Con
cent
razi
oni [
mg/
l]
0
20
40
60
80
100
Effi
cien
za [
%]
Ingresso Fango filtrato Permeato Abbattimento [%]
Figura 3.2.12 Andamento del COD dell'ingresso, del fango filtrato, del permeato e
dell'efficienza di abbattimento del pilota. Come è possibile notare dal grafico e dalla tabella sopra, il refluo in ingresso al pilota è anche
in questo sottoperiodo della sperimentazione caratterizzato da un elevata concentrazione di
COD (media di 3614 mg/L), parte della quale risulta refrattaria ai processi di degradazione
biologica del bioreattore a membrane. La concentrazione media in uscita nel periodo in esame
è risultata di 906 mg/L, attribuibili in gran parte alla presenza di substrati solubili e colloidali
solo parzialmente degradati.
La percentuale media di COD abbattuto è risultata di poco superiore al 75%, mostrando però
un andamento variabile; un simile comportamento può in parte essere giustificato dal
verificarsi delle seguenti circostanze:
1. Nel periodo dall’11 Giugno fino al 24 dello steso mese, il pilota ha subito una variazione di
configurazione, in cui l’ingresso non era più costituito dai soli 10 L/h di effluente del chimico-
fisico, ma da ulteriori 10 L/h di permeato dello stesso pilota, ricircolato in ingresso dopo un
apposito trattamento con Ozono ed acqua ossigenata.
L’uso abbinato di O3 ed H2O2 ha consentito di decomporre i composti biorefrattari
incrementandone contemporaneamente la biodegradabilità.
2. Nel periodo che va dal 19 Luglio alla fine dello stesso mese, si è riscontrato un brusco
peggioramento nell’efficienza di rimozione del COD, dovuto a lavori di pulizia e di
manodopera nell’impianto Cuoiodepur, nel periodo precedente alle vacanze di Agosto; è
capitato quindi che spesso il pilota veniva trovato non funzionante, o per mancanza di
185
alimentazione della corrente elettrica, o per lo svuotamento della vasca del sedimentatore
chimico-fisico (il pilota si arrestava per assenza di influente e conseguente allarme con shut-
down per bassissimo livello in vasca T-02). In queste condizioni l’impianto veniva a trovarsi
anche in assenza di aerazione, con ovvie ripercussioni sulle cinetiche dei microrganismi.
Il ripetersi più volte di queste circostanze ha indotto a creare un aerazione di emergenza, al fine
di garantire alla biomassa attiva condizioni quantomeno di endogeno: tale areazione
d’emergenza è costituita da 2 tubi di plastica che però agiscono soltanto in superficie e non
sono in grado di mantenere il fango in sospensione.
3. Un altro motivo che ha concorso al peggioramento delle percentuali di abbattimento del
COD nello stesso periodo di fine Luglio, è stato il probabile avvelenamento della biomassa,
avvenuto in seguito ai lavaggi chimici delle membrane (26 e 27 Luglio); è infatti possibile che
una piccola parte dei reagenti usati possa essere tracimata dalla vasca T-02 a quella T-01
attraverso lo stramazzo. Nel valutare l’efficienza di abbattimento del pilota, bisogna quindi non
tenere conto dei 2 intervalli di tempo sopra descritti: la percentuale media di COD rimosso in
condizioni di funzionamento normale dell’impianto è risultata del 76%, valore comunque quasi
identico a quello calcolato sull’intero periodo in esame, in cui le opposte tendenze di
miglioramento in Giugno e peggioramento a fine Luglio, si sono equilibrate.
Confronto con l’impianto a scala reale
Nella figura 3.2.13, viene proposto il confronto fra le concentrazioni di COD misurate
nell’effluente del processo biologico dell’impianto Cuoiodepur, e quelle relative al permeato
del pilota.
Confronto fra il COD nell'effluente del processo biologico Cuoiodepur e nel permeato del pilota
200
400
600
800
1000
1200
1400
5-apr
15-ap
r
25-ap
r
5-mag
15-m
ag
25-m
ag4-g
iu14
-giu24
-giu
4-lug
14-lu
g24
-lug
3-ago
13-ag
o
23-ag
o2-s
et
12-se
t
CO
D [m
gCO
D/l]
Cuoiodepur Pilota
Figura 3.2.13 Andamento delle concentrazioni di COD misurate nell’effluente del pilota e in quello del
processo biologico della Cuoiodepur.
186
Come si può notare, l’impianto a scala reale fa registrare concentrazioni in uscita dal
sedimentatore secondario relativamente costanti (media di 437 mg/L), e comunque per tutto il
periodo inferiori a quelle misurate nell’effluente del pilota. C’è da ricordare però che il
processo biologico della Cuoiodepur viene operato sulla miscela dei reflui civili e industriali, e
in più col saltuario dosaggio nelle vasche di ossidazione-nitrificazione di carboni attivi.
Per meglio capire l’influenza che gioca la diluizione del liquame industriale con quello civile,
nella figura 3.2.14 vengono confrontate le entità delle portata dei due tipi di refluo, misurate
giornalmente in ingresso all’impianto centralizzato.
Quota parte di refluo industriale e civile in ingresso alla Cuoiodepur
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000
9000
05-ap
r
15-ap
r
25-ap
r
05-m
ag
15-m
ag
25-m
ag04
-giu
14-gi
u24
-giu
04-lu
g14
-lug
24-lu
g
03-ag
o
12-ag
o
22-ag
o02
-set
12-se
t
Por
tate
in in
gres
so [m
3]
Portata industriale Portata civile
Figura 3.2.14 Confronto fra la quota parte di refluo civile e industriale afferente alla Cuoiodepur.
Osservando il grafico, si nota subito come la quota parte industriale presenti un andamento
ciclico, dovuto alla riduzione delle attività lavorative delle concerie nei fine settimana.
Le medie delle portate influenti all’impianto, calcolate sull’intero periodo (week-end
compresi), sono state di 4185 m3/d per quella industriale e 3916 m3/d per quella civile; di
conseguenza è possibile affermare che il refluo in ingresso alle vasche di
ossidazione/nitrificazione della Cuoiodepur è miscelato con un rapporto di quasi 1:1, visto che
le ampie vasche di preaccumulo industriale operano un livellamento, che di fatto riduce le
variazioni di portata che si registrano fra i giorni festivi e quelli lavorativi.
187
Nella figura seguente viene riportato l’andamento delle concentrazioni in uscita dall’impianto
pilota, nell’ipotesi che esso abbia avuto come influente la stessa miscela civile-industriale con
cui ha operato il processo biologico dell’impianto a scala reale. Tali concentrazioni ipotetiche
sono state calcolate nel seguente modo:
• per ogni settimana di sperimentazione, è stato considerato il rapporto medio fra la portata
civile e quella industriale in ingresso alla Cuopiodepur;
• è stato ipotizzato che il refluo civile possa avere una porzione di COD refrattaria ad un
trattamento biologico con HRT di 50 ore, pari a 40 mg/L;
• è stata infine calcolata una media pesata sulla portata, fra le concentrazioni di COD misurate
in uscita dall’impianto pilota e la porzione di refluo civile assunta come biorefrattatria (40
mg/L).
200
400
600
800
1000
1200
1400
5-apr
15-ap
r
25-ap
r
5-mag
15-m
ag
25-m
ag4-g
iu14
-giu24
-giu
4-lug
14-lu
g24
-lug
3-ago
13-ag
o
23-ag
o2-s
et
12-se
t
CO
D [m
gCO
D/l]
Biologico Cuoiodepur Permeato pilota Permeato ipotetico diluito
Figura 3.2.15 Andamento delle concentrazioni ipotetiche di COD nel permeato del pilota, calcolate
immaginando un influente composto dalla miscela del refluo industriale con quello civile, confrontate con le vere
uscite del processo biologico Cuoiodepur e dello stesso pilota.
Le concentrazioni ipotetiche calcolate, hanno fatto registrare una media di 488 mg/L, segno
che, se l’influente del bioreattore a membrane avesse avuto la stessa concentrazione di COD
registrata all’ingresso delle vasche di ossidazione della Cuoiodepur, i due processi biologici
avrebbero fatto registrare nel periodo in esame abbattimenti percentuali quasi analoghi.
3.2.6 Analisi del processo di nitrificazione
Introduzione
188
La presente sperimentazione ha avuto come scopo principale il monitoraggio e la valutazione
dei processi di ossidazione biologica dei substrati carboniosi e ammoniacali. Il processo di
nitrificazione è, tra i due, quello più delicato, per la sensibilità dei batteri nitrificanti alle
condizioni ambientali in cui vengono a trovarsi.
In particolare è nota la maggiore sensibilità degli autotrofi nitrificanti alla temperatura rispetto
agli eterotrofi, e questa può essere la prima causa delle difficoltà incontrate nel fare innescare
la nitrificazione nel bioreattore, visto che la sperimentazione è stata avviata proprio nel periodo
invernale a temperature più rigide. Orhon et al. (2000), ad esempio, in un loro studio hanno
trovato che il coefficiente θ della legge di Arrhenius applicato alle costanti cinetiche per i
processi di nitrificazione di reflui conciari assume valori leggermente superiori a quelli presenti
in letteratura per reflui civili.
Un altro problema relativo alla sperimentazione in esame è legato allo specifico refluo
utilizzato, che è interamente industriale, per cui gli inquinanti che lo caratterizzano potrebbero
risultare inibenti per la biomassa attiva autotrofa nelle elevate concentrazioni presenti. È nota,
ad esempio, l’inibizione causata dalla presenza di ammoniaca libera e di acido nitroso libero
(soprattutto nel caso in cui è esaurita la capacità tampone del refluo) [Bertanza, 2002; Metcalf
& Eddy, 2003]. Orhon et al. (2000) hanno mostrato che un’azione inibente è esercitata anche
dal cromo trivalente anche a basse concentrazioni (questa è la ragione per cui si cerca di
eliminarlo completamente con i trattamenti di sedimentazione primaria e chimico-fisici di
coagulazione-precipitazione) e dai cloruri nelle concentrazioni tipiche dei reflui conciari.
Tuttavia, l’utilizzo di MBR può presentare dei vantaggi per la nitrificazione. Xing et al. (2001),
nell’applicazione di un MBR al trattamento di acque reflue civili con membrane ceramiche
tubolari di porosità 0.45 μm, hanno riscontrato un’elevata rimozione di azoto ammoniacale
(97.7%), ottenuta grazie al fatto che gli MBR: (1) consentono di lavorare con elevate età del
fango indipendentemente dall’HRT, quindi non risultano penalizzati gli autotrofi con tempi di
riproduzione più lunghi; (2) sono caratterizzati da basse produzioni di fango, per cui gli
autotrofi nitrificanti incontrano meno competizione da parte di quegli eterotrofi che sono forti
competitori nel consumo di azoto ammoniacale.
Di seguito sono riportati i risultati relativi alle analisi del COD suddivisi in due distinti periodi:
Novembre 2003-Aprile 2004 e Aprile 2004- Settembre 2004.
Risultati dell’impianto pilota MBR: periodo Novembre 2003 - Aprile 2004
Come è stato illustrato nel precedente capitolo 2, in fase di avviamento e per tutto il primo
mese di sperimentazione il pilota è stato fatto funzionare nella modalità nitrificazione-
189
denitrificazione, dal momento che questa modalità era stata prevista come funzionamento di
default dal costruttore. Il funzionamento secondo questa modalità però è incorso in alcuni
problemi:
(1) ad un HRT complessivo di 70 ore è corrisposto un HRT per la sola fase di ossidazione
biologica pari a 35 ore circa, essendo le vasche T-01 e T-02 di pari volumetria: al trattamento
di ossidazione biologica, e quindi di nitrificazione, è spettato un tempo medio di ritenzione
idraulica nettamente inferiore alle 50 ore dell’impianto in scala reale;
(2) è mancato l’innesco della nitrificazione, per cui si è reso necessario apportare quelle
modifiche operative volte al raggiungimento di questo obiettivo, trascurando per il momento il
processo di denitrificazione: questo comunque non rappresenta un problema in quanto una
volta innescato il processo nitrificante, la denitrificazione può essere ottenuta semplicemente
creando un comparto in condizioni anossiche e regolando in modo opportuno il ricircolo
interno tra il comparto aerobico e quello anossico (nell’impianto su scala reale tale portata è
pari a circa 7 volte la portata complessiva trattata nella sezione biologica).
Al fine di ovviare ai problemi sopra indicati, si sono apportate alcune modifiche ai parametri
operativi dell’impianto a sperimentazione in corso:
(1) in data 18 dicembre è stata aperta l’aerazione anche in vasca T-01: l’HRT del trattamento
di ossidazione (e quindi di nitrificazione) dunque si è portato a circa 70 ore;
(2) in data 14 gennaio è stato reimpostato il rapporto tra i tempi di lavoro e pausa, portandolo
a 8 min/7 min: in tal modo l’HRT della sezione di nitrificazione è diventato di circa 50 ore.
Nella seguente tabella 3.2.10 sono riportati tutti i risultati delle analisi condotte dal giorno
dell’avviamento dell’impianto:
Ingresso Permeato N-NH4+ N-NH4+ N-NO2- N-NO3-
AbbattimentoN-NH4+ Data
[mg L-1] [mg L-1] [mg L-1] [mg L-1] [%] 13-nov 168 14-nov 194 43,8 0,1 33,6 77,4 17-nov 208 68 0,2 38,2 67,3 18-nov 128 19-nov 164 79,5 0,2 35,9 51,5 20-nov 170 21-nov 236 110 0,2 11,6 53,4 24-nov 234 184 0 10,8 21,4 25-nov 140 26-nov 146 142 0,4 10,8 2,7
190
27-nov 188 28-nov 168 156 0,5 8,1 7,1 1-dic 142 128 0,5 17,3 9,9 2-dic 120 3-dic 170 128 0,4 14,5 24,7 4-dic 178 5-dic 196 145 0,5 9,1 26,0 9-dic 216 10-dic 118 162 0,4 8,4 11-dic 156 12-dic 170 169 0,4 8,5 0,6 15-dic 222 16-dic 144 17-dic 220 185 0 7,1 15,9 18-dic 212 19-dic 224 196 0 8 12,5 22-dic 232 183 0 8,1 21,1 24-dic 112 30-dic 54 101 5,3 8-gen 80 9-gen 134 67 0 5 50,0 12-gen 154 13-gen 108 14-gen 136 99 0 6,4 27,2 15-gen 176 16-gen 184 118 0 6,4 35,9 19-gen 174 132 0 6,8 24,1 20-gen 104 21-gen 156 112 0 7,4 28,2 22-gen 144 23-gen 174 134 0 8,1 23,0 26-gen 164 137 0 7,5 16,5 27-gen 120 28-gen 156 29-gen 162 30-gen 200 144 0 6,6 28,0 2-feb 190 156 0 6,7 17,9 3-feb 140 4-feb 176 5-feb 182 6-feb 204 161 8,9 21,1 9-feb 234 185 8,2 20,9 11-feb 156 169 8,8 12-feb 158 13-feb 176 16-feb 182 18-feb 168 140 18,5 16,7 19-feb 178 20-feb 168 49 18,9 70,8
191
23-feb 180 24-feb 104 25-feb 156 60 19 61,5 26-feb 170 27-feb 190 1-mar 52 23,8 2-mar 140 3-mar 140 4-mar 168 5-mar 188 80 21,1 57,4 8-mar 200 119 18,6 40,5 9-mar 132 10-mar 156 11-mar 186 12-mar 230 53 21,7 77,0 15-mar 230 12,2 32,4 94,7 16-mar 142 17-mar 166 18-mar 202 19-mar 200 7,4 39,4 96,3 22-mar 200 21,5 30,1 89,3 23-mar 140 24-mar 156 25-mar 164 16 11,7 90,2 26-mar 152 29-mar 166 15,2 11,1 90,8 30-mar 150 31-mar 180 1-apr 6,5 44,1
Media 168,1 108,0 0,2 15,4 40,8 Dev. St. 35,6 57,4 0,2 10,9 29,3
Max 236,0 196,0 0,5 44,1 96,3 Min 54,0 6,5 0,0 5,0 0,6
Tabella 3.2.10 Valori di azoto ammoniacale in ingresso al pilota e nel permeato, di azoto nitroso e nitrico nel
permeato ed efficienza di abbattimento dell’azoto ammoniacale.
192
In figura 3.2.16 è osservabile l’andamento delle concentrazioni rilevate nel tempo:
0
25
50
75
100
125
150
175
200
225
250
14-nov28-nov
12-dic26-dic
9-gen23-gen
6-feb20-feb
5-mar19-mar
2-apr
[mg
L-1]
N-NH4 ingr N-NH4 perm N-NO2 perm N-NO3 perm
aperta l'aerazione anche nella vasca T1
inizio dosaggio acido fosforico
Figura 3.2.16 Andamento dell’azoto ammoniacale nel refluo in ingresso al pilota e nel permeato e di azoto
nitroso e azoto nitrico nel permeato
Purtroppo i dati relativi all’azoto nitrico superiori ai 25 mg L-1 sono dati non esatti, perché
desunti da un campione poco diluito per lo spettrofotometro utilizzato nella misura, che è tarato
su un range di valori più bassi. La misura è andata quindi fuori scala, tuttavia merita osservare
che i valori più alti di azoto nitrico rilevati (in particolare quelli delle ultime due settimane del
periodo di sperimentazione) sono sottostimati, per cui a maggior ragione si può ritenere che
l’avvio del processo di nitrificazione sia effettivamente avvenuto.
Tenuto conto di ciò, dall’osservazione del grafico in figura 3.2.16 emergono delle prime
considerazioni sul processo:
• non considerando il transitorio delle prime 3-4 settimane, praticamente fino all’11
febbraio l’andamento dell’azoto ammoniacale N-NH4+ del permeato (valore medio di 2÷3
giorni) ha “ricalcato” l’andamento del medesimo parametro nel refluo in ingresso (valori medi
giornalieri): questo significa che fino a quella data la nitrificazione non si è sostanzialmente
attivata (ciò è confermato anche dal fatto che la concentrazione di nitriti è risultata
costantemente nulla in quel periodo), e anche i processi di ammonificazione sono risultati
praticamente trascurabili (nonostante analisi di laboratorio abbiano evidenziato che il substrato
di azoto organico nell’effluente del chimico-fisico costituisca generalmente almeno la metà
dell’azoto totale, cioè sia non inferiore all’azoto ammoniacale in ingresso al pilota);
193
• la nitrificazione si è innescata a partire dall’11 febbraio; tenendo presente che da quella
data fino al 1 aprile la temperatura media è stata di 16 °C (vedere figura 3.2.17), cioè un valore
ancora abbastanza basso per favorire in modo decisivo i processi biologici di degradazione
degli inquinanti (comunque non troppo basso da inibirli), se ne deduce che la temperatura non
è stato il parametro determinante nel provocare l’attivazione del processo;
• poiché l’attivazione della nitrificazione si è avuta circa una settimana dopo l’inizio del
dosaggio con continuità dell’acido fosforico, è molto probabile che la scelta di un apporto
esterno di fosforo sia stato decisivo nel far partire il processo di rimozione biologica dell’azoto
ammoniacale, e specularmente lo squilibrio di nutrienti fosse una condizione altamente
inibente per la biomassa autotrofa nitrificante.
0
50
100
150
200
250
13-nov27-nov
11-dic25-dic
8-gen22-gen
5-feb19-feb
4-mar18-mar
1-apr
[mg
L-1]
0
5
10
15
20
25
30
Tem
pera
tura
[°C
]
N-NH4 ingresso N-NH4 permeato N-NO3 permeato Temperatura
Figura 3.2.17 Andamento dell’azoto ammoniacale in ingresso e in uscita, dell’azoto nitrico in uscita e della
temperatura
Inoltre il dosaggio di acido fosforico, con il conseguente abbassamento del pH in vasca di
ossidazione, può essere stato determinante nel limitare gli effetti di inibizione da ammoniaca
libera.
Per quanto concerne il rendimento di rimozione dell’azoto ammoniacale, esso può essere
desunto dai dati di tabella 3.2.10, il cui andamento è visualizzato nella seguente figura 3.2.18:
194
0
50
100
150
200
250
14-nov28-nov
12-dic26-dic
9-gen23-gen
6-feb20-feb
5-mar19-mar
2-apr
[mg
L-1]
0102030405060708090100
Effic
ienz
a [%
]
N-NH4 ingr N-NH4 perm Abbattimento
Figura 3.2.18 Andamento di N-NH4
+ in ingresso e in uscita ed efficienza di abbattimento
Come emerge dall’osservazione del grafico riportato in figura precedente, un abbattimento
significativo di azoto ammoniacale in ingresso si ha solo a partire dal 23 febbraio in poi. In
particolare nelle ultime due settimane di questo periodo di sperimentazione l’abbattimento non
è stato inferiore al 90%.
I dati delle percentuali di rimozione tuttavia hanno solo valore indicativo, perché è possibile
che nelle circa 50 ore di contatto degli inquinanti con la biomassa parte dell’azoto organico si
sia ammonificato, per cui i valori in uscita sono falsati da questo ulteriore processo.
Dalla seconda di queste due circostanze si desume come uno studio rigoroso del processo di
nitrificazione richieda la conoscenza dell’azoto totale presente nel refluo influente (o
equivalentemente dell’azoto organico), al fine di poter effettuare un vero bilancio dell’azoto.
Nei mesi di sperimentazione tuttavia non è stato possibile effettuare queste misure; queste però
dovrebbero essere attivate per un’analisi esaustiva del processo di demolizione dell’azoto,
specialmente per reflui altamente carichi di azoto ammoniacale e organico, quali sono quelli di
origine conciaria.
Risultati dell'impianto pilota MBR: periodo Aprile 2004-Settembre 2004
I risultati delle analisi di laboratorio per quanto riguarda le concentrazioni di azoto
ammoniacale, nitriti e nitrati sono riportati in tabella 3.2.11:
195
Influente PermeatoN-NH4 N-NH4 N-NO2 N-NO3
Abbattimento N-NH4Data
[mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [%] 05-apr 250 6,2 46,46 97,52 06-apr 184 - - - - 07-apr 212 - - - - 08-apr 214 7,9 45,45 96,31 09-apr 218 - - - - 13-apr 234 14,6 0,76 45,72 93,76 14-apr 128 - - - - 15-apr 156 12,6 0,22 38,98 91,92 19-apr 240 - - - - 20-apr 144 - - - - 21-apr 172 - - - - 22-apr 200 17,9 0,2 41,69 91,05 23-apr 228 - - - - 26-apr 222 24,5 0,22 36,31 88,96 27-apr 150 - - - - 28-apr 194 - - - - 29-apr 212 6,5 0,18 42,78 96,93 30-apr 226 - - - - 03-mag 218 9,4 - 55,67 95,69 04-mag 186 - - - - 05-mag 196 - - - - 06-mag 186 8,5 0,14 45,79 95,43 07-mag 192 - - - - 10-mag 208 11,6 1,8 43,52 94,42 11-mag 144 - - - - 12-mag 212 - - - - 13-mag 216 9,4 0,12 183,7 95,65 14-mag 246 - - - - 17-mag 260 9,7 0,21 198,5 96,27 18-mag 182 - - - - 19-mag 222 - - - - 20-mag 230 11,9 0,2 215,5 94,83 21-mag 252 - - - - 24-mag 264 9,8 0,3 196,1 96,29 25-mag 180 - - - - 26-mag 186 - - - - 27-mag 210 8,9 0,18 201,4 95,76 28-mag 238 - - - - 31-mag 240 10,3 0,21 176,2 95,71 01-giu 166 - - - - 03-giu 218 10,5 0,26 97,02 95,18 04-giu 186 - - - - 07-giu 256 8,7 0,23 110,4 96,60 08-giu 162 - - - - 09-giu 194 - - - - 10-giu 220 8,4 0,2 160,7 96,18 11-giu 278 - - - -
196
14-giu 278 6,3 0,14 90,7 97,73 15-giu 152 - - - - 16-giu 224 - - - - 17-giu 232 5,8 0,13 85,01 97,50 18-giu 272 - - - - 21-giu 312 - - - - 22-giu 220 - - - - 23-giu 212 - - - - 24-giu 218 6,8 0,3 169,4 96,88 25-giu 250 - - - - 28-giu 266 6,7 0,17 152,2 97,48 29-giu 190 - - - - 30-giu 256 - - - - 01-lug 274 7,7 0,37 155,7 97,19 02-lug 324 - - - - 05-lug 322 24,4 0,46 84,74 92,42 06-lug 244 - - - - 07-lug 222 - - - - 08-lug 236 - - - - 09-lug 258 - - - - 12-lug 300 9,8 0,17 62,24 96,73 13-lug 210 - - - - 14-lug 200 - - - - 15-lug 228 11,7 0,62 61,61 94,87 16-lug 270 - - - - 19-lug 298 43,4 0,2 12,67 85,44 20-lug 200 - - - - 21-lug 244 - - - - 22-lug 230 14,6 0,3 49,87 93,65 23-lug 274 - - - - 26-lug 262 - - - - 27-lug 124 - - - - 28-lug 140 - - - - 29-lug 140 16,6 12,55 88,95 88,14 30-lug 142 - - - - 06-set - 46,5 0,71 38,2 - 13-set - 17,6 0,47 114,5 - 16-set - 16,2 0,42 131,56 -
Media 218,98 13,38 0,75 123,34* 94,75 Max 324 46,5 12,55 215,5* 97,73 min 124 5,8 0,12 12,67* 85,44
Tabella 3.2.11 Valori di azoto ammoniacale in ingresso ed in uscita dal pilota, di nitriti e nitrati nel permeato e
relative percentuali di abbattimento dell’azoto ammoniacale.
Nota: i valori dei Nitrati fino al 12 Maggio sono sottostimati a causa di un errore di misura iterato
(*) valori calcolati dal 13 Maggio in poi.
197
In figura 3.2.19, è rappresentato l’andamento delle varie concentrazioni nel tempo.
Analisi del processo di nitrificazione
0255075
100125150175200225250275300325350
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu
5-lug
12-lu
g19
-lug26
-lug
2-ago
9-ago
16-ag
o
23-ag
o
30-ag
o6-s
et
Con
cent
razi
one
[mg/
l]N-NH4ingresso N-NH4uscita N-NO2 N-NO3
Figura 3.2.19 Andamento dell'azoto ammoniacale nel refluo in ingresso ed in uscita dal pilota e di nitriti e nitrati
nel permeato.
Osservando la figura 3.2.19, si nota come il processo di nitrificazione sia stato efficiente per
quasi tutto il periodo in esame e, come si vede dalla successiva figura 3.2.20, le percentuali di
abbattimento dell’azoto ammoniacale sono risultate quasi sempre superiori al 90%. Gli unici
momenti in cui il processo ha operato in maniera meno proficua, sono stati il 19 Luglio, a
causa del blocco dell’impianto che è rimasto senza alimentazione e senza areazione per alcune
ore, ed i primi giorni di Settembre; per quanto riguarda quest’ultimo periodo, c’è da dire che
parte della biomassa nitrificante potrebbe essere stata inibita dalle variazioni nella
composizione dell’effluente del chimico-fisico verificatesi nel mese di Agosto in
corrispondenza della manutenzione operata sulle vasche dell’impianto Cuioidepur.
Una così elevata efficienza di rimozione (se si esclude il periodo successivo alle vacanza di
Agosto) è senz’altro dovuta anche al continuo dosaggio nel fango attivo di acido fosforico.
E’ possibile poi che anche la temperatura abbia influito positivamente sull’efficienza del
processo di nitrificazione. Le temperature nelle vasche del pilota infatti sono risultate in questo
periodo sempre al di sopra dei 20°C.
198
Andamento dell'abbattimento di azoto ammoniacale
050
100150
200250
300350
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu
5-lug
12-lu
g19
-lug26
-lug
Con
cent
razi
one
[mg/
L]
0
20
40
60
80
100
Effi
cien
za [
%]
N-NH4 ingresso N-NH4 permeato Abbattimento [%]
Figura 3.2.20 Andamento dell'azoto ammoniacale nel refluo in ingresso ed in uscita dal pilota, con relative
percentuali di abbattimento.
E’ importante comunque sottolineare che i dati delle percentuali di rimozione potrebbero essere
falsati dal fatto che - nelle circa 50 ore di contatto degli inquinanti con la biomassa - parte
dell'azoto organico potrebbe essersi nel frattempo ammonificato. Sfortunatamente anche
durante questa seconda fase della sperimentazione, non è stato possibile conoscere le
concentrazioni dell’azoto totale (o analogamente dell'azoto organico) in ingresso al pilota, e
rendersi quindi conto dell’effettivo verificarsi di questo fenomeno.
199
3.2.7 Analisi dei fenoli
Introduzione
I reflui industriali che conferiscono nell’impianto Cuoiodepur provengono quasi
esclusivamente da attività che effettuano concia al vegetale, principalmente ai tannini. Questo
significa che uno dei parametri più importanti caratterizzanti questo tipo di refluo sono i fenoli,
costituenti base dei tannini, che sono delle molecole più o meno complesse derivate appunto
dai fenoli .
Risultati dell’impianto pilota MBR
Poiché le analisi dei fenoli non sono effettuate di routine in impianto sull’effluente del
chimico-fisico, tali analisi sono state condotte anche sul campione in ingresso, oltre che su
quello di permeato. Le analisi effettuate durante la sperimentazione hanno condotto ai risultati
riportati nelle seguenti tabelle 3.2.12 e 3.2.13:
Ingresso Permeato Efficienza Data [mg L-1] [mg L-1] [%]
17-nov 47,6 21-nov 180,6 61,5 65,9 26-nov 149,9 46 69,3 28-nov 152,5 35,1 77,0 3-dic 218,6 40,1 81,7 10-dic 39,5 12-dic 225,9 43 81,0 17-dic 217,5 34,9 84,0 19-dic 229,1 46,7 79,6 22-dic 50 9-gen 178,8 17,4 90,3 14-gen 176,4 24,1 86,3 16-gen 137,1 22 84,0 19-gen 124,4 24,4 80,4 21-gen 213,8 32,7 84,7 23-gen 209,6 43,4 79,3 26-gen 135,6 29,6 78,2 30-gen 119,6 26,1 78,2 2-feb 75 25,2 66,4 6-feb 146,6 25,9 82,3 9-feb 92,7 31,8 65,7 11-feb 153,1 28,3 81,5 18-feb 174,8 28,1 83,9 20-feb 163,2 29,6 81,9 25-feb 141,3 36,9 73,9 1-mar 176,4 25,7 85,4 5-mar 156 37,1 76,2 8-mar 41 12-mar 255 35,8 86,0
200
15-mar 178,1 46,1 74,1 19-mar 299,2 44,5 85,1 22-mar 208,5 45,4 78,2 25-mar 166,9 38,4 77,0 29-mar 145,3 39 73,2 1-apr 181,2 41 77,4
Media 173,6 36,1 79,0 Dev. Stand. 46,7 9,6 6,2
Max 299,2 61,5 90,3 Min 75,0 17,4 65,7
Tabella 3.2.12 Valori dei fenoli in ingresso e in uscita dal pilota e corrispondente efficienza di abbattimento
Ingresso Uscita Abbattimento Data [mg/L] [mg/L] [%]
08-apr 185,3 27,21 85,32 13-apr 194,5 49,11 74,75 15-apr 174,6 41,66 76,14 22-apr 255,6 40,79 84,04 26-apr 219,9 22,61 89,72 29-apr 240,5 18,89 92,15 03-mag 172,9 39,05 77,41 06-mag 186,4 37,94 79,65 10-mag 123,6 25,89 79,05 13-mag 158,2 33,14 79,05 17-mag 218,8 32,22 85,27 20-mag 225,4 35,11 84,42 24-mag 307,5 46,76 84,79 27-mag 228,9 20,59 91,00 31-mag 194,5 45,5 76,61 03-giu 175,3 30,93 82,36 07-giu 319,8 38,18 88,06 10-giu 257,4 29,18 88,66 14-giu 246,9 30,08 87,82 17-giu 213,4 28,34 86,72 24-giu 348,3 23,57 93,23 28-giu 253,7 38,22 84,93 01-lug 263,7 31,08 88,21 05-lug 131,9 23,26 82,37 09-lug - - - 12-lug 334,9 48,93 85,39 15-lug 421,6 46,1 89,07 19-lug 256,3 50,14 80,44 22-lug 319,1 31,67 90,08 29-lug 270,73 65,45 75,82 06-set 132,2 28,02 78,80
201
Media 234,39 35,32 84,14 Max 421,6 65,45 93,23 min 123,6 18,89 74,75
Tabella 3.2.13 Valori dei fenoli nel refluo in ingresso al pilota, nel permeato e relativo abbattimento
percentuale.
Generalmente in letteratura i fenoli sono considerati composti tossici per le attività biologiche
ad elevate concentrazioni, ma biodegradabili a concentrazioni più basse [Bertanza, 2002;
Metcalf & Eddy, 2003]; Araña et al. (2001) riportano che la tossicità si manifesta già a
concentrazioni di 1÷2 mg L-1. Visto però che il permeato è risultato avere una concentrazione
media di 36.1 mg L-1, e tale concentrazione rispecchia quella in vasca, è verosimile che la
maggior parte dei fenoli rilevati siano in realtà molecole più complesse non tossiche e/o che la
biomassa sia ben acclimatata a questo tipo di inquinante. I risultati raccolti nelle precedenti
tabelle possono essere visualizzati nei grafico delle figure seguenti:
Fenoli
050
100150200250300350
17-nov1-dic
15-dic29-dic
12-gen26-gen
9-feb23-feb
8-mar22-mar
[mg
L-1]
0
20
40
60
80
100
Effic
ienz
a [%
]
ingresso permeato abbattimento
aperta l'aerazione anche nella vasca T1
Figura 3.2.21 Andamento delle concentrazioni dei fenoli in ingresso al pilota, nel permeato e corrispondente
efficienza di abbattimento
202
Fenoli
0100200
300400500
8-apr
15-ap
r
22-ap
r
29-ap
r
6-mag
13-m
ag
20-m
ag
27-m
ag3-g
iu10
-giu17
-giu24
-giu1-l
ug8-l
ug15
-lug22
-lug29
-lug5-a
go
12-ag
o
19-ag
o
26-ag
o2-s
et
Conc
entr
azio
ne
[mg/
L]
02040
6080100
Abba
ttim
ento
[%]
Ingresso Permeato Abbattimento [%]
Figura 3.2.22 Andamento della concentrazione di fenoli in ingresso al pilota, nel permeato e relativo
abbattimento percentuale.
Dall’osservazione dell’andamento delle concentrazioni in figura 3.2.21 e 3.2.22 è desumibile
che per il periodo complessivo di sperimentazione si è rilevata una efficienza di abbattimento
media del 80% in modo relativamente stabile e con una concentrazione media nel permeato di
35.8 mg L-1.
3.2.8 Analisi del colore
Introduzione
L’effluente del sedimentatore chimico-fisico ad un semplice esame visivo appare di colore
verde scuro-bruno e notevolmente torbido (figura 3.2.26). La torbidità è data dalla presenza di
una cospicua frazione di solidi sospesi presenti (media registrata nel periodo di
sperimentazione da me seguito pari a 978,3 mg L-1), mentre il colore è dovuto al contenuto di
sostanze allo stato colloidale e disciolto. Il bioreattore a membrana opera una pressoché
completa ritenzione dei solidi sospesi, producendo un refluo in pratica completamente
chiarificato, e una parziale degradazione dei substrati solubili e colloidali, cosicché l’effluente
filtrato risulta di colore rosso-bruno, più chiaro
comunque rispetto alla colorazione del
refluo in ingresso.
Per la misura dell’abbattimento del
colore ad opera del processo biologico a
Figura 3.2.26 Confronto tra un campione di refluo in i l il t di t
203
membrana oggetto della sperimentazione, si sono effettuate delle misure di assorbanza
mediante spettrofotometro sui campioni tal quali di refluo in ingresso e di permeato.
La scelta della lunghezza d’onda alla quale effettuare la lettura di assorbanza è stata effettuata
tenendo presente che l’assorbanza è una grandezza adimensionale che esprime la quota parte
d’intensità di energia incidente assorbita da una sostanza, e che a sostanze maggiormente
coloranti corrispondono maggiori assorbimenti di energia. L’assorbanza dunque diventa una
misura diretta del colore, e in modo particolare interessa determinare la lunghezza d’onda nello
spettro del visibile alla quale si ha maggior assorbimento di energia, cioè la lunghezza d’onda
cui compete la massima colorazione del campione.
Per la determinazione della curva di assorbanza si è operato perciò nel modo seguente.
Da un campione di permeato, considerato rappresentativo delle uscite del pilota, si è costruito
in modo discreto (cioè per punti) lo spettro delle assorbanze relative a quel campione. Tale
procedimento ha consentito di tracciare il seguente diagramma:
Curva di assorbanza
0.000.250.500.751.001.251.501.752.002.25
380 420 460 500 540 580 620 660 700 740 780 820 860 900
lunghezza d'onda [nm]
Ass
orba
nza
Figura 3.2.27 Curva di assorbanza ottenuta da un campione istantaneo di permeato
prelevato in data 17/12/2003
Lo spettrofotometro a disposizione per le analisi di laboratorio ha consentito la determinazione
di assorbanze corrispondenti a lunghezze d’onda non inferiori a 395 nm. La curva tracciata in
figura 3.2.27 suggerisce che il picco di assorbanza si ha per lunghezze d’onda più piccole,
d’altro canto tuttavia tali lunghezze d’onda esulano dallo spettro del visibile, per cui possono
essere trascurate ai fini del rilievo del colore di un campione. Dunque la lunghezza d’onda di
riferimento è stata scelta pari a 395 nm.
204
Risultati dell’impianto pilota MBR
Le analisi del colore sono state condotte su campioni tal quali del refluo in ingresso e del
permeato prodotto dal pilota. La misura di assorbanza è stata fatta alla lunghezza d’onda di 395
nm, scelta in base alle considerazioni svolte al paragrafo precedente.
Un’ulteriore misura di assorbanza è stata effettuata alla lunghezza d’onda di 420 nm. Questa
lunghezza d’onda è stata presa in considerazione perché è la medesima su cui sono state
condotte misure di colore in precedenti sperimentazioni con bioreattori a membrana condotte
su reflui industriali di origine tessile.
Le analisi hanno condotto ai valori riportati nelle seguenti tabelle 3.2.16 e 3.2.17:
ABS 395 nm ABS 420 nm Data
Ingresso Permeato Efficienza [%] Ingresso Permeato Efficienza
[%] 10-dic 2,349 12-dic 3,062 2,276 25,7 17-dic 3,213 1,963 38,9 19-dic 3,271 2,137 34,7 22-dic 2,260 14-gen 3,112 1,856 40,4 3,246 1,507 53,6 16-gen 3,215 1,759 45,3 3,450 1,422 58,8 19-gen 3,788 1,737 54,1 2,538 1,430 43,7 21-gen 3,290 1,865 43,3 3,708 1,524 58,9 23-gen 3,587 1,956 45,5 3,563 1,611 54,8 26-gen 3,372 1,725 48,8 3,906 1,410 63,9 30-gen 3,388 1,462 56,8 3,206 1,191 62,9 2-feb 3,052 1,568 48,6 2,953 1,279 56,7 6-feb 3,876 1,619 58,2 3,509 1,273 63,7 9-feb 3,113 1,745 43,9 3,038 1,440 52,6 11-feb 3,485 1,626 53,3 3,922 1,319 66,4 18-feb 3,312 1,680 49,3 3,696 1,404 62,0 20-feb 3,209 1,577 50,9 3,572 1,273 64,4 25-feb 3,444 1,740 49,5 3,408 1,438 57,8 1-mar 3,550 1,589 55,2 3,634 1,286 64,6 5-mar 3,275 1,750 46,6 3,474 1,439 58,6 8-mar 1,972 1,953 12-mar 3,011 2,219 26,3 3,238 1,935 40,2 15-mar 3,364 2,648 21,3 3,615 2,235 38,2 19-mar 3,324 2,540 23,6 3,45 2,244 35,0 22-mar 3,535 2,600 26,4 3,507 2,246 36,0 25-mar 3,301 2,415 26,8 3,549 2,019 43,1 29-mar 3,486 2,303 33,9 3,415 1,973 42,2 1-apr 3,359 2,504 25,5 3,78 2,147 43,2
205
Media 3,346 1,981 41,3 3,451 1,625 53,1 Dev.
Stand. 0,212 0,357 11,7 0,314 0,359 10,4
Max 3,876 2,648 58,2 3,922 2,246 66,4 Min 3,011 1,462 21,3 2,538 1,191 35,0
Tabella 3.2.16 Valori di assorbanza misurati alle lunghezze d’onda di 395 nm e 420 nm sia del refluo in ingresso
che del permeato e relative efficienze di abbattimento
Assorbanza 395 nm Assorbanza 420 nm Data
Ingresso Permeato Abbattimento [%] Ingresso Permeato Abbattimento
[%] 05-apr 3,457 2,798 19,06 3,626 2,442 32,65 08-apr 3,313 2,801 15,45 3,448 2,425 29,67 13-apr 3,379 2,67 20,98 3,672 2,186 40,47 15-apr 3,164 2,429 23,23 3,829 2,134 44,27 22-apr 3,388 2,777 18,03 3,709 2,441 34,19 26-apr 3,369 2,857 15,20 3,621 2,463 31,98 29-apr 3,557 2,727 23,33 3,4 2,347 30,97 03-mag 3,66 2,894 20,93 3,545 2,564 27,67 06-mag 3,432 3,034 11,60 3,622 2,802 22,64 10-mag 3,502 2,924 16,50 3,864 2,552 33,95 13-mag 3,441 2,873 16,51 3,481 2,513 27,81 17-mag 3,491 2,968 14,98 3,55 2,732 23,04 20-mag 3,677 3,058 16,83 3,55 2,737 22,90 24-mag 3,703 2,924 21,04 3,717 2,781 25,18 27-mag 3,436 2,856 16,88 3,411 2,689 21,17 31-mag 3,446 2,902 15,79 3,844 2,644 31,22 03-giu 3,321 2,879 13,31 3,803 2,533 33,39 07-giu 3,355 2,903 13,47 3,842 2,586 32,69 10-giu 3,587 2,941 18,01 3,455 2,602 24,69 14-giu 3,585 2,303 35,76 3,448 1,868 45,82 17-giu 3,335 1,724 48,31 3,776 1,383 63,37 24-giu 3,469 2,038 41,25 3,652 1,675 54,13 28-giu 3,245 2,643 18,55 3,212 2,303 28,30 01-lug 3,556 2,91 18,17 3,618 2,535 29,93 05-lug 3,811 2,982 21,75 3,535 2,733 22,69 09-lug - - - - - - 12-lug 3,744 3,08 17,74 3,72 2,852 23,33 15-lug 3,389 2,899 14,46 3,509 2,664 24,08 19-lug 3,698 3,187 13,82 3,754 2,873 23,47 22-lug 3,357 3,056 8,97 3,657 2,826 22,72 25-lug - - - - - - 29-lug 3,226 3,175 1,58 3,135 3,121 0,45 06-set 3,367 2,685 20,26 3,907 2,516 35,60 13-set 3,409 2,716 20,33 3,847 2,476 35,64
206
Media 3,462 2,801 19,134 3,623 2,513 30,295 Max 3,811 3,187 48,31 3,907 3,227 63,37 min 3,164 1,724 1,58 3,135 1,383 0,45
Tabella 3.2.17 Valori di assorbanza misurati alle lunghezze d'onda di 395 nm e 420 nm sia nel refluo in ingresso
che nel permeato, con relative efficienze di abbattimento.
I risultati raccolti nelle precedenti tabelle sono visualizzabili nei diagrammi riportati nelle
seguenti figure 3.2.28 e 3.2.29:
Colore a 395 nm
00.5
11.5
22.5
33.5
44.5
10-dic24-dic
7-gen21-gen
4-feb18-feb
3-mar17-mar
31-mar
AB
S 3
95 n
m
0
20
40
60
80
100
Effic
ienz
a [%
]
ingresso permeato abbattimento
Figura 3.2.28 Andamento del colore (assorbanza a 395 nm) nell’ingresso al pilota, nel permeato
e corrispondente efficienza di abbattimento
Andamento assobanza a 395 nm
00.5
11.5
22.5
33.5
44.5
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu5-l
ug12
-lug19
-lug26
-lug2-a
go9-a
go
16-ag
o
23-ag
o
30-ag
o6-s
et
13-se
t
Ass
orba
nza
395
nm
0
20
40
60
Abb
attim
ento
[%]
Ingresso Permeato Abbattimento [%]
Figura 3.2.29 Andamento del colore (assorbanza a 395 nm) nell'ingresso al pilota, nel permeato
e corrispondente percentuale di abbattimento.
207
Colore a 420 nm
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
3.5
4.0
4.5
14-gen21-gen
28-gen4-feb
11-feb18-feb
25-feb3-mar
10-mar17-mar
24-mar31-mar
AB
S 4
20 n
m
0
20
40
60
80
100
Effic
ienz
a [%
]
ingresso permeato abbattimento
Figura 3.2.30 Andamento del colore (assorbanza a 420 nm) nell’ingresso al pilota, nel permeato
e corrispondente efficienza di abbattimento
Andamento assorbanza a 420 nm
00.5
11.5
22.5
33.5
44.5
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu5-l
ug12
-lug19
-lug26
-lug2-a
go9-a
go
16-ag
o
23-ag
o
30-ag
o6-s
et
13-se
t
Ass
orba
nza
420
nm
0
20
40
60
80
Abb
attim
ento
[%
]
Ingresso Permeato Abbattimento [%]
Figura 3.2.31 Andamento del colore (assorbanza a 420 nm) nell'ingresso al pilota, nel permeato
e corrispondente percentuale di abbattimento.
208
Dall’elaborazione dei dati raccolti in tabella e dalla comparazione dei valori di colore
determinati con le due differenti lunghezze d’onda emergono le seguenti considerazioni:
(a) per entrambi le lunghezze d’onda il colore del refluo in ingresso si è mantenuto
praticamente costante (piccole deviazioni standard) per tutto l’arco temporale in cui sono state
effettuate le misure;
(b) per il permeato si sono registrate generalmente assorbanze maggiori in corrispondenza di
una lunghezza d’onda di 395 nm; viceversa, per il refluo in ingresso sono state generalmente
osservate assorbanze maggiori in corrispondenza di una lunghezza d’onda pari a 420 nm;
(c) il bioreattore a membrana produce un permeato di colore un po’ più scuro rispetto al colore
dell’effluente biologico dell’impianto in scala reale, con percentuali medie di abbattimento di
colore pari a 41.3% e 53.1% per assorbanze misurate a lunghezze d’onda di 395 nm e 420 nm
rispettivamente;
(d) a partire dall’8 marzo 2004 si è registrato un peggioramento nella degradazione del colore,
con rese di abbattimento che sono scese al 26.3% e 39.7% per assorbanze calcolate
rispettivamente a 395 nm e 420 nm: questo può essere spiegato: (1) con lo scarico in impianto
di reflui esterni di provenienza su gomma e (2) con il fatto che in quel periodo ci sono stati
problemi di malfunzionamento dell’aerazione nella vasca T-01, che dal 19 marzo ha cessato
praticamente di funzionare, per cui sono risultati dimezzati i tempi di contatto della biomassa
attiva con gli inquinanti, con conseguente peggioramento dei processi di degradazione
biologica.
(e) il periodo compreso tra l’11 giugno e il 24 giugno ha rivisto una diminuzione
dell’assorbanza nel permeato dovuta al ricircolo di permeato ozonizzato in vasca di
ossidazione.
Per quanto concerne il colore si è voluto infine indagare l’esistenza di una eventuale
correlazione tra il colore rilevato nel permeato e la concentrazione di polifenoli. Riportando su
un medesimo diagramma le concentrazioni di fenoli (ascisse) e i valori di assorbanza (ordinate)
si sono ottenute le distribuzioni di punti visualizzate nelle figure seguenti:
209
Regressione lineare tra concentrazione fenoli e colore a 395 nm
R2 = 0.6491
0.0
0.4
0.8
1.2
1.6
2.0
2.4
2.8
10 15 20 25 30 35 40 45 50 55
Fenoli [mg L-1]
Col
ore
[AB
S 3
95 n
m]
Figura 3.2.32 Correlazione tra concentrazione dei fenoli e valori di assorbanza (calcolati ad una lunghezza
d’onda di 395 nm) del permeato
Regressione lineare tra concentrazione fenoli e colore a 420 nm
R2 = 0.7123
0.0
0.4
0.8
1.2
1.6
2.0
2.4
2.8
10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60
Fenoli [mg L-1]
Col
ore
[AB
S 42
0 nm
]
Figura 3.2.33 Correlazione tra concentrazione dei fenoli e valori di assorbanza (calcolati ad una lunghezza
d’onda di 420 nm) del permeato
Dalle rette di regressione tracciate sui dati delle figure 3.2.32 e 3.2.33 non emerge una forte
correlazione tra fenoli del permeato e assorbanza, per cui il colore in uscita dall’impianto pilota
non può essere completamente attribuito alla presenza di composti fenolici, anche se
verosimilmente la frazione colloidale responsabile del colore è costituita in misura
considerevole da polifenoli.
concentrazioni di solfuri superiori ai 40 mg/L.
210
3.2.9 Monitoraggio dei Solfuri
Come già spiegato nel primo capitolo, il refluo conciario è caratterizzate da elevate
concentrazioni di solfuri, le quali possono risultare inibenti nei confronti dell’attività batterica
del fango. Per questo motivo nelle vasche di preaccumulo industriale si procede all’ossidazione
di questo inquinante, che viene così portato a solfato. Inoltre durante il successivo trattamento
chimico-fisico, viene talvolta dosata acqua ossigenata, al fine di impedire fenomeni di
solforiduzione, che si potrebbero verificare in tutte quelle sezioni prive di aerazione.
Ciò nonostante, le analisi di routine condotte in laboratorio, hanno mostrato una
concentrazione mediamente non trascurabile di solfuri nell’effluente del sedimentatore
chimico-fisico. Per questa ragione, nel presente paragrafo, verrà indagata una possibile
correlazione fra i periodi di peggior abbattimento degli inquinanti da parte del pilota ed
eventuali aumenti nelle concentrazioni di solfuri in ingresso.
Nella figura 3.2.34 viene riportato l’andamento delle concentrazioni di COD nel permeato, e
quelle di solfuri in ingresso al bioreattore a membrane:
Andamento dei Solfuri in ingresso e del COD nel permeato
300400500600700800900
10001100120013001400
5-apr
12-ap
r
19-ap
r
26-ap
r
3-mag
10-m
ag
17-m
ag
24-m
ag
31-m
ag7-g
iu14
-giu21
-giu28
-giu5-l
ug12
-lug19
-lug26
-lug
CO
D [m
g/L]
0102030405060708090100
Solfu
ri [m
g/L]
COD permeato Solfuri ingresso
Figura 3.2.34 Confronto fra l’andamento delle concentrazioni di solfuri in ingresso al pilota e quelle di COD in
uscita.
Dalla figura è possibile rilevare che in effetti, in corrispondenza dei picchi di solfuri in
ingresso, più precisamente nei giorni 24 Maggio, 2 Giugno e 19 Luglio, è corrisposto un non
trascurabile incremento della concentrazione di COD in uscita.
211
Nella seguente figura viene poi confrontato l’andamento nel grado di abbattimento dell’azoto
ammoniacale da parte del pilota, sempre con il carico di solfuri in ingresso.
Confronto fra l'abbattimento di azoto ammoniacale e i solfuri in ingresso
70
80
90
100
5-apr
13-ap
r
21-ap
r
29-ap
r
7-mag
15-m
ag
23-m
ag
31-m
ag8-g
iu16
-giu24
-giu
2-lug
10-lu
g18
-lug26
-lug
Abb
attim
ento
[%] N
-NH
4
0102030405060708090100
Solfu
ri [m
g/l]
Abbattimento [%] N-NH4 Solfuri ingresso
Figura 3.2.35 Confronto fra l’andamento dell’abbattimento di N-NH4 da parte del pilota e il carico di solfuri in
ingresso.
Come si può notare in questo caso, solo il picco di Solfuri riscontrato il 19 Luglio, sembra aver
in parte inibito le cinetiche di rimozione dei batteri nitrificanti; c’è da dire però - è ciò vale
anche a proposito del COD - che in questa data, anche altri fattori hanno concorso a tale
peggioramento, poiché, prima che il campione di permeato da analizzare fosse prelevato,
l’impianto era rimasto bloccato per alcune ore, senza alimentazione e senza aerazione.
In conclusione, appare utile, al fine di non avere ripercussioni negative sull’ attività della
biomassa, soprattutto per quanto riguarda i batteri eterotrofi, approfondire con prove
respirometriche l’effetto di concentrazioni di solfuri superiori ai 30-40 mg/L.
3.2.10 Frequenza dei lavaggi delle membrane
Uno degli obiettivi primari della sperimentazione è stato quello di stimare la durata di
funzionamento delle membrane tra un ciclo e l’altro di pulizia, al fine di testarne l’applicabilità
su scala reale. Per quanto riguarda la prima fase della sperimentazione, una descrizione
dettagliata del manifestarsi del fouling sulle membrane è stata riportata nel paragrafo 2.2
relativo ai tre distinti avviamenti dell’impianto.
212
Poiché dal 13 Novembre (3° avviamento) l’impianto pilota funziona in modo continuo, i dati
raccolti sono sufficienti ad esprimere un giudizio sulla frequenza di sporcamente delle
membrane.
Per una corretta analisi, viene riportato nella seguente tabella l’elenco delle diverse fasi di
funzionamento delle unità filtranti e la loro durata di utilizzo in giorni:
Unità filtranti in funzione Periodo di utilizzo Durata in giorni
Prima + Seconda 13 Novembre– 18 Novembre 6
Terza + Quarta 19 Novembre – 13 Marzo 114 Prima + seconda 14 Marzo – 21 Aprile 39 Terza + quarta 22 Aprile – 29 Giugno 69
Terza + quarta + quinta 30 Giugno – 25 Luglio 26 Prima + seconda 28 Luglio – 16 Agosto 20 Terza + quarta 17 Agosto – 3 Settembre 18
Terza + quarta + quinta 4 Settembre – 7 Settembre 4
Tabella 3.2.18 Successione delle fasi di funzionamento delle unità filtranti e rispettive durate di utilizzo.
In virtù della tabella sopra riportata, le prime conclusioni che si possono trarre sono
contrastanti, poiché la durata delle varie fasi è risultata molto oscillante. Per questo, verranno
fatte di seguito alcune ipotesi per cercare di capire quali possano essere state le cause dello
sporcamento nei diversi periodi.
Il primo ciclo è risultato assai breve (solo 6 giorni) ed il motivo è da ricercarsi probabilmente
nel fatto che la biomassa fosse in via di adattamento. Tale comportamento non è nuovo in fase
di avvio di un MBR ed è stato rilevato anche con le membrane Zenon.
Le successive tre fasi hanno mostrato mediamente una buona durata, in media vicina al valore
massimo di utilizzo consigliato di 3 mesi; inoltre, i 69 giorni di durata relativi a Aprile-Giugno
avrebbero potuto essere prolungati, se non si fosse deciso di aumentate le portate di filtrazione
per effettuare il ricircolo del permeato ozonizzato.
Si aggiunga poi, a proposito del periodo Giugno-Luglio, che l’unica unità a permeare era di
fatto la quinta, essendo le altre due già state sporcate nella fase precedente; in più nella parte
centrale del mese di Luglio, era stata fatta volontariamente aumentare la concentrazione di SST
nel fango, per vedere appunto le conseguenze che avrebbe avuto sul progressivo sporcarsi delle
membrane. Questi due motivi spiegherebbero quindi perché, nonostante le 3 unità filtranti in
azione, la durata di questa fase sia risultata inferiore a quella delle altre due.
213
Diverso è il discorso se si prendono invece in considerazione le tre fasi successive al lavaggio
chimico delle membrane del 25 Luglio: i 3 periodi in questione infatti hanno fatto registrare
una durata media inferiore alle precedenti. Tre sono le spiegazioni che possono giustificare
questa situazione:
1. Poiché nelle prime settimane di Agosto, tutte le concerie arrestano la produzione, alla fine di
Luglio si verificano anomalie nella composizione dell’influente; inoltre, nel medesimo periodo
si sono registrate numerose discontinuità nell’alimentazione a causa delle variazioni di livello
della vasca del trattamento “chimico-fisico” dell’impianto Cuoiodepur.
2. Le analisi di laboratorio sono state interrotte durante tutto il mese di Agosto; di conseguenza
non è stato possibile monitorare la concentrazione di solidi sospesi nella vasca di
alloggiamento delle membrane. Si è così verificato un forte aumento degli SST, che ha reso la
miscela aerata più viscosa del normale e quindi più difficile da filtrare.
3. Per quanto riguarda la sesta ed ultima fase, è importante aggiungere che, il grado di pulizia
raggiunto sulla quinta unità filtrante, in seguito al lavaggio chimico del 26-27 Luglio, non era
stato soddisfacente.
Le conclusioni che si possono dedurre delle considerazione fatte sopra, portano a ritenere che
le membrane abbiano comunque mostrato durate di utilizzo accettabili; la sperimentazione ha
però anche evidenziato l’importanza di condizioni di lavoro conformi a quelle consigliate dalla
ditta produttrice, in special modo per quanto riguarda le concentrazioni di solidi sospesi nella
vasca di alloggiamento del modulo filtrante.
Da approfondire sono invece i motivi e le modalità di sporcamento delle membrane durante le
fasi di avviamento dell’impianto.
214
3.3 Risultati delle prove respirometriche
3.3.1 Frazionamento del COD
Legge di Arrhenius
È stato effettuato un test respirometrico preliminare per osservare l’influenza della temperatura
sui valori di OUR in fase endogena.
Infatti posto: tbebxtOUR ⋅−⋅⋅= 0)(
Per tempi t relativamente bassi si può approssimare l’esponenziale 1≅⋅− tbe .
La dipendenza di OUR dalla temperatura si ricava con la legge di Arrhenius:
)20()20()( −⋅= TOURTOUR θ
Dove:
• OUR(T): valore di OUR alla generica temperatura T;
• OUR(20) valore di OUR alla temperatura di riferimento 20°C;
• θ: costante di Arrhenius;
Il test respirometrico eseguito per la determinazione, quindi, del θ di Arrhenius: prevede un
continuo aumento della temperatura a partire da circa 14°C fino a circa 28°C in condizioni di
respirazione endogena della biomassa.
I dati di OUR in funzione della temperatura sono stati interpolati eliminando la dipendenza di
OUR dal tempo ed eliminando il fattore esponenziale ricavandoci il valore di OUR al tempo
T=0; è stato quindi stimato il parametro θ e il valore di OUR(20) con il metodo dei minimi
quadrati.
215
Fig. 3.3.2.: Dipendenza dell’OUR dalla temperatura.
I valori ricavati sono:
• OUR(20)= 2.23 mg/l h
• θ =1.18
Con questi sono stati ricalcolati i valori dell’OUR in fase endogena delle varie prove che per
limiti pratici non sono state eseguite a temperatura costante.
COD solubile biodegradabile
Il test per la determinazione del COD biodegradabile si effettua secondo il seguente
procedimento:
1. Aggiunta di ATU ad un volume noto di fango attivo pre-aerato di concentrazione di circa 3
g/l per inibire i batteri autotrofi.
2. Dosaggio di una quantità di refluo chiariflocculato in modo tale che il rapporto tra COD
della biomassa e il COD del refluo immesso sia circa 15.
3. Esecuzione della prova in modalità respirometro fino alla degradazione completa del refluo.
Il refluo viene aerato in modo tale da ossidare tutti i composti inorganici per evitare che
durante l’esecuzione del test tali composti si ossidino alterando la misura dell’ OUR.
14 16 18 20 22 24 26 28 300
2
4
6
8
10
12
14
OUR(T)=OUR(20)*θ(T-20)
T [°C]
OU
R [m
g/l h
]
216
L’aerazione dura fino a che l’ossidazione di tutti i composti chimici inorganici non è terminata,
ciò è osservabile monitorando il potenziale Red-Ox del refluo che da un valore molto negativo
( ≅ -200 mV) raggiunge un valore debolmente negativo prossimo a zero.
Il COD del campione in conseguenza dell’aerazione diminuisce; da analisi effettuate risulta che
l’ossidazione dei composti inorganici comporta una diminuzione di COD di circa 500 mg/l.
Bisogna osservare quindi che la concentrazione di COD immessa non è più quella del refluo
chiariflocculato.
L’area compresa tra il respirogramma e la respirazione endogena corrisponde all’ossigeno
totale.
utilizzato dai batteri per l’ossidazione di tutto il substrato biodegradabile nel refluo.
Il test dura circa 6 ore.
Per il calcolo del COD solubile è stata utilizzata la metodica proposta da Mamais, Jenkins e
Pitt: sono stati aggiunti a 100 ml di campione di liquame 1 ml di una soluzione di solfato di
zinco al 10% eptaidrato e una soluzione di idrossido di sodio al 15% fino ad ottenere un pH del
campione maggiore di 10.5 in modo da favorire la flocculazione dei colloidi. Il campione è
stato sottoposto ad agitazione lenta per 30 minuti, lasciato sedimentare e infine filtrato su carta.
La concentrazione dei solidi all’interno del reattore biologico è circa 10-15 g/l; sono state
quindi effettuate diluizioni 1:3 , 1:4, 1:5 con il permeato in uscita dall’impianto pilota per
ottenere una concentrazione di solidi minore di 3 g/l. Il fango diluito è stato areato per due
giorni in modo che la biomassa in esso contenuta raggiungesse la fase endogena prima di
eseguire la prova
Sono state eseguite 3 prove per ricavare un valore medio di COD solubile biodegradabile.
In figura è riportato un respirogramma in corrispondenza dell’iniezione di una quantità di COD
solubile.
217
Fig. 3.3.3.: Respirogramma per la determinazione del COD solubile biodegradabile.
COD biodegradabile
Il test per la determinazione del COD biodegradabile si effettua secondo il seguente
procedimento:
1. Aggiunta di ATU ad un volume noto di fango attivo pre-aerato di concentrazione di circa 3
g/l;
2. Dosaggio di una quantità di refluo in modo tale che il rapporto tra COD della biomassa e il
COD del refluo immesso sia circa 15;
3. Esecuzione della prova in modalità respirometro fino alla degradazione completa del refluo.
Anche in questo caso il campione è stato pre-aerato prima dell’immissione nel reattore.
L’area compresa tra il respirogramma e la respirazione endogena corrisponde all’ossigeno
totale utilizzato dai batteri per l’ossidazione di tutto il substrato biodegradabile nel refluo.
Il test dura circa 3 ore.
Sono state eseguite 3 prove per ricavare un valore medio di COD solubile biodegradabile.
In figura è riportato il respirogramma in corrispondenza dell’iniezione di una quantità di COD.
0
10
20
30
40
50
60
0 1 2 3 4 5Tempo [h]
OU
R [m
g/l h
]
218
Fig. 3.3.4.: Respirogramma per la determinazione del COD biodegradabile.
COD rapidamente biodegradabile (RBCOD)
Il metodo per la determinazione del COD rapidamente biodegradabile si basa sull’ipotesi
fondamentale che la biomassa metabolizzi la frazione rapidamente biodegradabile nello stesso
modo in cui assimila l’acetato di sodio. L’RBCOD viene calcolato sulla base di una curva di
calibrazione con acetato di sodio.
Possono essere utilizzati sia il metodo diretto (single OUR) proposto originariamente da Xu e
Hultman (1996) e successivamente da Ziglio (2001), in cui è fatta un’unica iniezione di refluo,
oppure il metodo multi OUR (Ekama, 1986; Kappeler e Gujer, 1992), dove l’ RBCOD viene
calcolato in base all’intero respirogramma.
Curva di calibrazione
La curva di calibrazione descrive la correlazione tra il COD aggiunto e il relativo consumo
d’ossigeno da parte del fango attivo e si ottiene secondo il seguente procedimento:
1. aggiunta di ATU ad un volume di fango attivo di concentrazione fra 2-3 g/l nel
respirometro;
2. aerazione sino al raggiungimento della saturazione (7-8,5 mg/l);
3. fase di respirazione endogena;
4. aggiunta di quantità nota di acetato di sodio triidrato a concentrazione nota
(NaCOOH⋅3H2O);
0
10
20
30
40
50
60
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 Tempo [h]
OU
R [m
g/l h
]
219
5. riareazione quando la biomassa ritorna in fase di respirazione endogena e ripetizione dei
passi 2-5 per diverse iniezioni di quantità crescenti di acetato di sodio triidrato.
La concentrazione dei solidi all’interno del reattore biologico è pari a 13.4 g/l; è stata quindi
effettuata una diluizione 1:5 con il permeato in uscita dall’impianto pilota per ottenere una
concentrazione di solidi inferiore a 3 g/l nella fattispecie 2.7 g/l. Il fango diluito è stato areato
per due giorni in modo che la biomassa in esso contenuta raggiungesse la fase endogena prima
di eseguire la prova.
Il volume di fango attivo diluito all’interno del reattore del respirometro è di 1.8 l.
La quantità di ATU per inibire i batteri nitrificanti aggiunta è di 20 ml.
Le iniezioni di acetato di sodio triidrato di concentrazione di 2 g/l sono di 5-10-15-20-25 ml.
Di seguito si riporta l’andamento della concentrazione dell’ossigeno disciolto in seguito
all’iniezione di 5 ml di acetato di sodio triidrato 2 g/l.
Fig. 3.3.5. : Curva di concentrazione dell’ossigeno disciolto in seguito all’aggiunta di 5 ml di
acetato di sodio triidrato a concentrazione di 2 g/l.
Il primo tratto in azzurro descrive la diminuzione di ossigeno dovuta alla respirazione della
biomassa in fase endogena. Il secondo tratto in rosso a pendenza maggiore è relativo alla
degradazione dell’acetato di sodio aggiunto. Successivamente si può notare un tratto (azzurro)
con pendenza uguale a quella del primo: tutto il substrato è stato quindi rimosso e la biomassa
è tornata in condizioni di respirazione endogena.
Interpolando i due tratti si può ricavare per via grafica l’ossigeno consumato dall’aggiunta
dell’acetato di sodio.
y = -0.009x + 7.6587
y = -0.2076x + 10.212
y = -0.0089x + 6.8764
6.4
6.6
6.8
7
7.2
7.4
7.6
7.8
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28
Tempo [min]
DO
[mg/
l] DO=0.77 mg/l
220
La curva di calibrazione si ottiene con i valori di ΔO calcolati nei 5 test a diversi dosaggi di
acetato di sodio.
Fig. 3.3.6: Curva di calibrazione.
Determinazione dell’RBCOD nel refluo
La determinazione dell’RBCOD nel refluo avviene dosando al raggiungimento della
saturazione una quantità nota di refluo.
Nel caso di aggiunta di refluo il cambio di pendenza non é così evidente come nel caso
dell’acetato, a causa della presenza di substrati rapidamente idrolizzabili.
L’RBCOD può essere calcolato sulla base del valore di ΔO ottenuto dal refluo. Si inserisce il
valore di ΔO nella curva di calibrazione e si ricava il valore dell’RBCOD come acetato in
mgCOD/l. Per ottenere tutto l’RBCOD nel refluo in mg/l si deve moltiplicare il valore ottenuto
dalla curva di calibrazione per il volume di liquido nel respirometro e tener conto della
diluizione del refluo nel respirometro (dividere per il dosaggio di refluo).
y = 0.2638x + 0.1804
R 2 = 0.9971
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
0 2 4 6 8 10 12 14RBCOD come acetato di sodio [mg/l]
DO
[mg/
lh]
221
Fig. 3.3.7.: Respirogramma per la determinazione del RBCOD.
3.3.2 Risultati del frazionamento del COD
Sono stati effettuati dei test respirometrici per determinare le singole frazioni del COD. Nelle
seguenti tabelle vengono riportati i risultati del frazionamento del COD per il refluo di ingresso
all’impianto pilota MBR:
Data del test
COD tot.
COD sol.
RBCOD COD part.
COD biod.
SBCOD +RHCOD
mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l mg/l 21 maggio 2640 1800 424 840 1479 1055 24 maggio 2400 1560 425 840 1620 1195 1 giugno 2000 1840 410 160 1450 1040
Tab. 3.3.1: Risultati del frazionamento del COD.
Data del test
COD sol./ COD tot
RBCOD/COD tot
COD part./ COD tot
COD biod./ COD tot
SBCOD +RHCOD/ COD tot
COD sol bio/ COD tot
21 maggio 68.0 % 12.4 % 32.0 % 56.0 % 40.0 % 53.9 % 24 maggio 65.0 % 17.6 % 35.0 % 67.5 % 49.8 % 61.1 % 1 giugno 92.0 % 20.5 % 8.0 % 67.0 % 45.0 % 62.7 %
Tab. 3.3.2: Risultati delle frazioni percentuali del COD totale.
5.5
6
6.5
7
7.5
8
8.5
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18Tempo [min]
DO
[mg/
l h]
ΔDO
222
Alla luce dei risultati sopra esposti e di successive prove, il diagramma del frazionamento del
COD del refluo in ingresso è il seguente:
Fig. 3.3.7.: Frazionamento del COD.
COD totale 100 %
Solubile 75 %
Particolato 25 %
Biodegradabile 6.8 %
Inerte 18.2 %
Inerte 10.8 %
Biodegradabile 64.2 %
RBCOD 19.2 %
RHCOD+SBCOD51.8 %
223
3.3.3 Determinazione dei parametri cinetici della biomassa
Per la gestione degli impianti a fanghi attivi è di fondamentale importanza la conoscenza dei
parametri caratteristici della biomassa; a tale scopo è molto utile l’utilizzo di tecniche
respirometriche in batch (Chudoba, 1992; Henze, 1992; Kappeler e Gujer, 1992; Spanjers e
Keesman, 1994; Vanrolleghem, 1994) finalizzate alla valutazione delle costanti cinetiche dei
batteri eterotrofi (rimozione dei substrati carboniosi) e dei batteri autotrofi (rimozione dei
substrati azotati).
Determinazione del coefficiente di crescita specifica dei batteri eterotrofi
Tale coefficiente è espresso dalla relazione:
bilebiodegradasintesi
CODCOD
consumatoSubstratoprodottaBiomassa
YH ΔΔ
==
Il test per la determinazione di questo parametro si effettua secondo il seguente procedimento:
1. aggiunta di ATU ad un volume di fango attivo pre-aerato di concentrazione fra 2-3 g/l nel
respirometro;
2. aerazione sino al raggiungimento della saturazione (7-8,5 mg/l);
3. fase di respirazione endogena;
4. aggiunta di quantità nota di acetato di sodio triidrato a concentrazione nota
(NaCOOH⋅3H2O);
5. riareazione quando la biomassa ritorna in fase di respirazione endogena e ripetizione dei
passi 2-5 per diverse iniezioni di quantità crescenti di acetato di sodio triidrato;
La prova effettuata è la stessa realizzata per la determinazione della curva di calibrazione
descritta nei paragrafi precedenti.
Il valore del coefficiente di crescita dei batteri può essere calcolato con la seguente formula:
CODDOYH Δ
−= 1
nella quale DO è l’ossigeno consumato per ogni singola iniezione di acetato e ΔCOD è
l’equivalente in COD del substrato carbonioso aggiunto (acetato).
Il coefficiente è stato calcolato con la formula precedente per ogni aggiunta di acetato di sodio
(5, 10, 15, 20, 25 ml) e il valore medio ricavato è YH = 0.69.
224
Determinazione del coefficiente di decadimento endogeno dei batteri eterotrofi (single
batch test)
Per determinare il coefficiente di decadimento endogeno (bH) viene effettuato un test
respirometrico della durata di oltre un giorno mantenendo il fango attivo in condizioni
endogene.
In letteratura questo test viene riportato da diversi autori (Vanrolleghem, 1992; Henze, 1987;
Marais ed Ekama, 1976).
Ad un volume noto di fango diluito con permeato in quantità tali da arrivare ad una
concentrazione di SST inferiore a 3 g/l, vengono aggiunti 40 ml di ATU.
In assenza di substrato si può considerare nulla la crescita di biomassa ed il consumo di
ossigeno è dato da:
tb
HHHeXbtOUR ⋅−⋅⋅= 0,)(
La prova è durata un giorno, nel grafico seguente sono riportati il respirogramma relativo e la
curva esponenziale che meglio approssima i punti sperimentali; il coefficiente di decadimento
endogeno stimato è:
b = 0.018 1/h.
225
y = 2.5313e-0.018x
R2 = 0.9478
0.7
0.9
1.1
1.3
1.5
1.7
1.9
2.1
960 1080 1200 1320 1440 1560 1680 1800 1920 2040 2160 2280 2400
tempo [h]
OU
R [
mg/
l h]
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25
Fig. 3.3.8. : Respirogramma dell’endogeno
Determinazione del coefficiente di crescita specifica dei batteri eterotrofi e della biomassa
attiva
Per determinare il coefficiente di crescita specifica μ il test respirometrico deve essere eseguito
in abbondanza di substrato in modo da favorire la crescita esponenziale della biomassa.
Come substrato sono stati usati 200 ml di acetato di sodio triidrato a concentrazione di 20 g/l
diluito con 1.4 l di permeato per ottenere una concentrazione di 2.5 g/l.
Successivamente sono stati aggiunti 20 ml di ATU e 50 ml di fango attivo con una
concentrazione di SST di 10950 mg/l.
La prova è stata condotta fino a completo esaurimento di substrato e ritorno alla fase di
respirazione endogena.
226
Fig. 3.3.9. : Respirogramma per la determinazione di μ e XH,0
Riportando i punti sperimentali su un piano logaritmico si ottiene una retta di pendenza
μ-b
ed intercetta
da cui si ricava μ e X0,H.
Si ottiene
μ = 4.35 1/d
X0,H = 26.5 mg nel reattore che corrispondono a una concentrazione di 0.8 g/l.
La percentuale di biomassa attiva rispetto ai solidi sospesi totali è del 6.8%.
Determinazione della costante di semisaturazione Ks.
Per determinare la costante cinetica Ks viene eseguita una prova respirometrica utilizzando lo
stesso fango della prova per la determinazione di μ, in modo da sapere il valore esatto della
biomassa iniziale e il valore della velocità di rimozione del substrato.
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22
OU
R [m
g/l h
]
Periodo di adattamento
Tempo [h]
( ) tbH eXb
YYtOUR ⋅−⋅⋅⎟
⎠⎞
⎜⎝⎛ +⋅
−= max
0,max1)( μμ
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛⋅⎟
⎠⎞
⎜⎝⎛ +⋅
−0,max
1ln HXbY
Y μ
227
Il test e la procedura di calcolo utilizzati per la determinazione del parametro seguono il
metodo proposto in “Respirometria applicata alla depurazione delle acque – Principi e Metodi”
di Andreottola, Foladori, Gelmini e Ziglio.
Vengono aggiunti quindi 40 ml di ATU, per inibire l’attività dei batteri nitrificanti e una
quantità di substrato nota (acetato di sodio triidrato con concentrazione 20 g/l).
Dopo un tratto di endogeno viene iniettato l’acetato di sodio; il respirogramma che si ottiene è
il seguente:
Fig. 3.3.10. : Respirogramma ottenuto per la determinazione di Ks.
Per verificare il bilancio di massa, può essere confrontato il valore di acetato aggiunto con il
valore calcolato dalla seguente espressione:
HYO
COD−Δ
=Δ1
2 (1)
nella quale ΔΟ2 é la quantità d’ossigeno consumato dai batteri per la biodegradazione
dell’acetato, calcolata come area sottesa al respirogramma sottraendo il contributo endogeno.
Il respirogramma sperimentale può essere trasformato nell’equazione di Michaelis-Menten
correlando l’equazione (1) con l’equazione di Monod:
)()(
)(1
)(1
1 tXtSK
tSY
tOURYdt
dOdtdS
SHH
⋅⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+
⋅=−
=−
⋅= μ
Questa equazione può essere scritta alle differenze finite:
0
20
40
60
80
100
120
0 0.5 1 1.5 2 2.5
tempo [h]
OU
R [m
g/l h
]
228
ttXtSK
tSY
ttOURSSH
Δ⋅⋅⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+
⋅=−
Δ⋅=Δ )(
)()(
1)( μ
I valori dell’OUR devono essere sempre depurati del contributo endogeno.
La concentrazione residua del substrato al tempo t può essere calcolata conoscendo sempre la
concentrazione residua del substrato al tempo t-1.
La concentrazione della biomassa si suppone costante poiché il rapporto fra il COD del
substrato immesso e il COD della biomassa presente è minore di 4.
A questo punto si può graficare la velocità di rimozione del substrato dS/dt in funzione del
substrato residuo.
XtSK
tSY
tiiOURtStSis
i
Hii ⋅⎟⎟
⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛+
⋅=−
Δ⋅−+=
−
−− )(
)(1
)1,()()(1
11 μ
Nel grafico seguente sono riportati i punti sperimentali e l’interpretazione dei dati secondo la
cinetica di Michaelis-Menten.
Interpolando i punti con il metodo dei minimi quadrati si determina il valore del parametro
cinetico Ks dell’equazione teorica.
Ks = 11.5 mg/l
Dall’osservazione del grafico si nota però come il modello proposto non rappresenti molto
bene l’andamento dei punti determinati dall’analisi del respirogamma.
229
0
50
100
150
200
250
300
0 20 40 60 80 100 120
Substrato residuo S(t) [mg/l]
Vel
ocità
di r
imoz
ione
del
subs
trat
o dS
/d[m
g/l m
in]
Fig.
3.3.11. :Respirogramma e interpretazione dei dati secondo
la cinetica di Michaelis-Menten
3.4 Risultati delle prove di ozonizzazione
230
3.4.1 Prove con solo ozono
Le prove sono state condotte impostando un flusso di permeato di circa 20 L h-1, e andando a
studiare le variazioni nelle caratteristiche di permeato al variare del tempo di prelievo dei
campioni e della concentrazione di ozono (100 ppm, 250 ppm, 500 ppm).
I parametri rilevati sono stati pH, COD, fenoli e colore.
Sono state effettuate tre prove, riportate nelle tabelle seguenti.
Parametri Efficienze di abbattimento
pH
[-]
Fenoli
[mg l-1]
COD
[mg l-1]
Colore 395 nm
[-]
Fenoli
[%]
COD
[%]
Colore 395 nm
[%]
Colore 420 nm
[%]
Tal quale 28,3 752 1,636
100 ppm 90' 25,5 880 1,804 9,9 -17,0 -10,3 -11,8 100 ppm
120' 20,6 736 1,788 27,2 2,1 -9,3 -10,2
250 ppm 90' 7,9 592 0,625 72,1 21,3 61,8 66,0 250 ppm
120' 8,6 624 0,609 69,6 17,0 62,8 67,0
Tabella 3.4.1 Prova effettuata il 20 febbraio 2004
Parametri Efficienze di abbattimento
pH
[-]
Fenoli
[mg l-1l]
COD
[mg l-1]
Colore395 nm [-]
Colore420 nm [-]
Fenoli
[%]
COD
[%]
Colore 395 nm [%]
Colore 420 nm [%]
Tal quale 1 7,3 34,9 560 1,608 1,315 Tal quale 2 7,3 Tal quale 3 7,4 42,8 608 1,611 1,336 Tq medio 38,9 584 1,610 1,326 100 ppm
120' 7,4 25,7 624 1,659 1,333 33,9 -6,8 -3,0 -0,5
250 ppm 120' 7,3 18,7 496 1,255 0,968 51,9 15,1 22,0 27,0
500 ppm 120' 7 12,5 384 0,457 0,327 67,9 34,2 71,6 75,3
Tabella 3.4.2 Prova effettuata il 25 febbraio 2004
231
Parametri Efficienze di abbattimento
250 mgO3 L-1
pH
[-]
Fenoli
[mg l-1]
COD
[mg l-1]
Colore395 nm [-]
Colore420 nm [-]
Fenoli
[%]
COD
[%]
Colore 395 nm [%]
Colore 420 nm [%]
Tal quale 7,7 31,8 656 1,676 1,403
medio 3° ora 7,3 10,1 0,884 0,682 68,2 47,3 51,4 medio 4° ora 7,3 11,2 544 0,838 0,640 64,8 17,1 50,0 54,4 medio 3°-4°
ora 7,4 10,1 544 0,897 0,695 68,2 17,1 46,5 50,5
Tabella 3.4.3 Prova effettuata il 3 marzo 2004, con un dosaggio di ozono di 250 mg L-1
Da dati ottenuti si desume che:
(a) il processo può essere considerato a regime dopo circa 2 ore dall’inizio della prova;
(b) all’aumentare della dose di ozono il pH dei campioni tende a diminuire;
(c) con una dosaggio di 100 ppm di ozono si è ottenuto a regime un abbattimento di fenoli
compreso tra 27.2% e 33.9%, mentre per gli altri parametri non sono state rilevate variazioni
significative, anzi riguardo al COD si sono registrati anche lievi incrementi. Poiché sono
trascurabili i quantitativi residui di ozono nel campione che possono contribuire ad una
richiesta chimica di ossigeno aggiuntiva, gli incrementi di COD registrati possono forse essere
imputabili alla parziale ossidazione di composti estremamente stabili (in particolare composti
aromatici derivati dai tannini) operata dall’ozono, che li ha resi solo successivamente rilevabili
con la classica metodica analitica per la misura del COD. Questa evenienza è contemplata dalla
metodica IRSA e dagli Standard Methods americani, dove viene espressamente indicato che
con la metodica classica di misura del COD mediante bicromato certi composti aromatici
(quali benzene, toluene, xileni, naftalene, antracene) vengono rilevati molto difficilmente,
mentre altri non vengono rilevati affatto (piridina, lignina);
(d) con un dosaggio di 250 ppm di ozono per il COD si è osservato un abbattimento compreso
tra i valori di 15.1% e 17.1%, mentre per i fenoli un abbattimento compreso nel range
51.9÷69.6 %; le misure di assorbanza invece hanno fornito efficienze molto oscillanti (da 22 a
62.8% per la misura a 395 nm, mentre da 27 a 66% per la misura a 420nm), probabilmente a
causa delle variazioni delle caratteristiche del refluo in ingresso al pilota;
(e) con un dosaggio infine di 500 ppm di ozono si è ottenuta un’efficienza di abbattimento dei
fenoli del 67.9%, del COD del 34.2%, dell’assorbanza a 395 nm del 71.6% mentre
dell’assorbanza a 420 nm del 75.3%.
232
In figura 3.4.1 è visualizzato l’effetto conseguito con il trattamento di ozonizzazione sul
colore del permeato, rispetto ai diversi dosaggi di ozono impiegati.
Figura 3.4.1 Effetto dell’ozonizzazione sul colore del permeato. Da sinistra verso destra: permeato tal quale,
ozonizzato con 100 ppm, ozonizzato con 250 ppm e ozonizzato con 500 ppm.
Dai dati ottenuti possono quindi essere formulate le seguenti conclusioni.
Per una realistica applicazione dell’ozono a grande scala è da scartare il dosaggio con
500 ppm, che, pur conducendo alle rimozioni più consistenti dei principali parametri inquinanti
(in primis colore e COD), non sarebbe conveniente dal punto di vista economico. Focalizzando
l’attenzione dunque sul dosaggio di 250 ppm (quello con 100 ppm di ozono non si prende in
considerazione visto che non produce un abbattimento interessante degli inquinanti), si può
affermare che questo permette di ottenere un abbattimento medio del COD del 15% circa e dei
fenoli del 60% circa, mentre nulla di preciso può essere detto in merito all’abbattimento del
colore.
Data comunque la variabilità intrinseca del refluo in ingresso al pilota in base ai cicli
settimanali e stagionali di lavorazione, conclusioni più precise e definitive in merito all’effetto
conseguito con l’ozonizzazione del permeato potranno essere dedotte a seguito di ulteriori
ripetizioni delle prove e avendo raccolto così una quantità più consistente di dati.
Biodegradabilità del permeato ozonizzato
Come è noto, l’ozono oltre a produrre un’ossidazione completa di alcuni composti, ha come
effetto ulteriore quello di produrre un’ossidazione parziale di altri prodotti originariamente
refrattari alla degradazione biologica, che si traduce in un incremento di biodegradabilità
233
del permeato ozonizzato. Dunque il trattamento con ozono può essere visto anche come
trattamento intermedio di ossidazione e ricircolo del permeato nel bioreattore.
La biodegradabilità del permeato ozonizzato è stata studiata mediante prove
respirometriche condotte sul refluo preventivamente ozonizzato. Le prove sono state condotte
secondo le tecniche respirometriche già esposte. Si è in pratica considerata un’iniezione di
substrato carbonioso (il substrato biodegradabile ulteriormente formatosi con l’ozonizzazione
del permeato), in quantità tali da essere verificate condizioni limitanti per la crescita della
biomassa. Il consumo di ossigeno è stato calcolato nel modo consueto, mediante integrazione
dell’area del respirogramma, depurata del contributo endogeno, con il metodo dei trapezi. Il
livello di respirazione endogena è stato assunto costante, data la rapidità di svolgimento della
prova e il rapido esaurirsi del substrato biodegradabile (qualche ora).
Un esempio di un tipico respirogramma che si è ottenuto in queste prove è riportato in
figura 3.4.2:
Respirogramma su permeato ozonizzato Fango MBR 21/04/04
05
101520253035404550
0 100 200 300 400 500 600
tempo [min]
OU
R [
mg
L-1 h
-1]
OUR Temperatura
250 mgO 3 L -1
respirazione endogena
Figura 3.4.2 Respirogramma corrispondente ad un’iniezione di substrato ozonizzato proveniente da una
prova di ozonizzazione eseguita con dosaggio di ozono di 250 mg L-1 per 2 ore
Nel respirogramma il livello di endogeno non coincide con l’OUR endogeno del tratto
iniziale prima dell’iniezione di substrato perché si è tenuto conto della variazione della
temperatura e dell’effetto diluizione in seguito all’aggiunta di permeato.
Le prove sono state condotte al fine di studiare la fattibilità di un post-trattamento del
permeato con ozono, visto che, come è stato determinato al paragrafo precedente, il solo
trattamento con ozono non consente di portare il livello di COD al di sotto dei limiti di scarico
consentiti dalla legge. Sono stati considerati i dosaggi di 100 e 250 mg L-1 di ozono, poiché
dosaggi maggiori non sarebbero economicamente sostenibili.
234
Le prove eseguite hanno condotto ai risultati riportati qui di seguito. Nelle tabelle è
evidenziato sia l’abbattimento chimico operato sul permeato (vale a dire l’ossidazione
completa a CO2), sia la biodegradabilità acquisita dal permeato ozonizzato a seguito della
parziale degradazione di molecole complesse.
Per un dosaggio di ozono di 100 mg L-1 si è ottenuto:
Data abbattimento
chimico [%]
incremento biodegradabilità
[%]
21 aprile ‘04 14 8,1 13 maggio ‘04 16,9 5,7
Media 15,5 6,9
Tabella 3.4.4 Abbattimento chimico di COD e biodegradabilità acquisita dal permeato ozonizzato a
seguito di un dosaggio di 100 mg L-1 di ozono
Per un dosaggio invece di ozono di 250 mg L-1 si è ottenuto:
Data abbattimento
chimico [%]
incremento biodegradabilità
[%]
22 aprile ‘04 18,9 21,1 04 maggio ‘04 19,2 19,9
26 maggio ‘04 14,9 6
Media 17,7 15,7
Tabella 3.4.5 Abbattimento chimico di COD e biodegradabilità acquisita dal permeato ozonizzato a
seguito di un dosaggio di 250 mg L-1 di ozono
Le prove corrispondenti ad un dosaggio di 100 ppm di ozono hanno evidenziato un
abbattimento medio del COD per sola ossidazione chimica del permeato di circa il 15.5%,
mentre sul permeato ozonizzato è stato riscontrato un ulteriore grado di biodegradabilità medio
di circa il 6.9%.
Come era attendibile, invece, per le prove corrispondenti ad un dosaggio di 250 ppm di
ozono queste percentuali sono incrementate passando rispettivamente a 17.7 e 15.7%. La terza
prova eseguita però ha condotto a dei valori discordanti con quelli ottenuti nelle prime due e
nettamente inferiori. Questo può essere dovuto ad una variazione nella composizione del refluo
in ingresso, che si è ripercossa sugli abbattimenti agli stadi successivi; necessitano senz’altro
ulteriori prove al fine di desumere percentuali di abbattimento più rappresentative.
235
Le medie dei valori ottenuti possono essere visualizzate nei diagrammi della seguente
figura:
Dosaggio di 100 mg L-1 di ozono15,5%
5,9%
78,6%
abbattimento chimico incremento biodegradabilità
COD refrattario al trattamento
Dosaggio di 250 mg L-1 di ozono
17,7%
12,8%
69,5%
abbattimento chimico incremento biodegradabilità COD refrattario al trattamento
Figura 3.4.3 Diagrammi relativi agli abbattimenti operaio dall’ozono, ottenuti con dosaggi di 100 e 250
mg L-1 di ozono rispettivamente
3.4.2 Utilizzo combinato di ozono ed acqua ossigenata
Risultati ottenuti
Nel periodo che va dalla fine di maggio fino al 10 Giugno, sono state eseguite delle
prove con vari dosaggi, sia per quanto riguarda l’ozono, sia per quanto riguarda l’acqua
ossigenata. Tuttavia, il verificarsi di alcuni imprevisti, come l’intasamento della pietra porosa
sul fondo del reattore, o il fatto che il generatore di ozono tendesse nel tempo a modificare i
valori di portata su cui era stato programmato, hanno fatto sì che i campioni analizzati in
laboratorio siano stati solo una parte di quelli raccolti.
236
Nella tabella seguente, vengono riportati i valori di COD misurati sul permeato tal
quale e su quello trattato con alcuni dosaggi di O3 e H2O2; i dati sotto riportati sono riferiti a
prove della durata di circa 2 ore (prove cioè che non sono andate in continuo anche durante la
notte), per cui è lecito pensare che le variazioni nelle portate di ozono immesse, siano state
trascurabili, e che quindi i campioni prelevati presentino concentrazioni degli agenti ossidanti,
coerenti con quelle riportate in tabella.
Come è noto, l’acqua ossigenata fornisce un certo apporto in termini di COD; pertanto sui
campioni trattati è stata misurata la concentrazione di H2O2 residua, che non ha cioè reagito
all’interno del reattore. Da prove di laboratorio è stato poi stimato che essa fornisce un apporto
in COD pari al 60% circa della concentrazione di H2O2 residua. Questo è il motivo per cui, i
valori di COD misurati in laboratorio e riportati nella quarta colonna della tabella 3.4.6, sono
stati successivamente sottratti di questa quantità.
COD tal
quale
Dosaggio O3
Dosaggio H2O2
COD H2O2
residuaCOD
(H2O2)
COD senza H2O2
Abbattimento COD
[mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [%]
880 300 0 665 0 0 665 24,4
880 300 50 608 2 1 607 31
880 300 180 608 20 12 596 32,3
848 220 0 656 0 0 656 22,6
832 220 100 592 22 13 579 30,4
848 220 200 640 75 45 595 29,8
848 220 400 656 160 96 560 34
Tabella 3.4.6 Prove di trattamento sul permeato con differenti dosi di ozono ed acqua ossigenata, e
concentrazioni di COD registrate prima e dopo il processo.
Durante le prove, sono stati assunti tempi di contatto delle sostanze inquinanti con l’ozono e
l’acqua ossigenata, di circa 1 ora, poiché il permeato è stato immesso con una portata di 20 L/h
all’interno del reattore che, come già detto, ha una capacità di 20 L.
Stima della biodegradabilità
All’inizio del capitolo è stato già detto che il trattamento con ozono permette anche di rendere
237
biodegradabile una porzione di composti biorefrattari. L’aggiunta di H2O2, dovrebbe
incrementare la consistenza di questa porzione, a causa della formazione dei radicali liberi HO•,
in grado di produrre un’azione ossidante ancora più aggressiva.
Nella tabella 3.4.7 vengono elencati i risultati ottenuti dalle prove respirometriche eseguite,
come detto, sugli stessi campioni cui si riferiscono i dati di tabella 3.4.6.
COD tal
quale
Dose O3
Dose H2O2
COD senza H2O2
Riduzione COD
BCOD RBCODCOD
ipotetico
Abbattimento ipotetico
totale
[mg/L] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [%] [mg/L] [mg/L] [mg/L] [%]
880 300 0 665 24,4 - 80 585 33,5
880 300 50 607 31 - 80 527 40,1
880 300 180 596 32,3 80 70 526 40,2
848 220 0 656 22,6 - 50 606 28,5
832 220 100 579 30,4 - 90 489 41,3
848 220 200 595 29,8 150 - 445 47,5
848 220 400 560 34 180 160 380 55,2
Tabella 3.4.7 Stima della biodegradabilità ottenuta in seguita a vari dosaggi di ozono ed acqua ossigenata,
calcolata con tecniche respirometriche.
Nella tabella sono riportate due voci, BCOD e RBCOD, la prima delle quali (Biodegradable
COD) rappresenta la frazione totale di COD reso biodegradabile, mentre la seconda (Rapid
Biodegradable COD) raffigura la porzione di COD che viene rapidamente ossidata dalla
biomassa attiva. Purtroppo per motivi di tempo, è stato possibile stimare solo una parte di
questi valori, in virtù del fatto che la durata delle prove respirometriche sopra descritte non può
essere inferiore alle 24 ore.
Il COD ipotetico invece è stato calcolato sottraendo dalla concentrazione di COD misurata in
laboratorio ed epurata del contributo fornito dall’H2O2 residua, i valori delle frazioni divenute
biodegradabili. Tale valore ipotetico rappresenterebbe quindi la concentrazione finale di COD
del refluo, qualora venisse operato un nuovo processo biologico a valle del trattamento con
ozono ed acqua ossigenata.
3.4.3 Interpretazione dei risultati ottenuti
Dai risultati contenuti nelle tabelle 3.4.6 e 3.4.7, è possibile ricavare molte informazioni utili:
238
1 Le percentuali di abbattimento del COD dovute all’ossidazione chimica operata dal solo
ozono, non sono troppo rilevanti, rispettivamente del 24,4 e 22,6% con concentrazioni di ozono
di 300 e 220 mg/L. Per una realistica applicazione dell'ozono a grande scala, sono da scartare
dosaggi ancora più elevati, che non sarebbero sostenibili dal punto di vista economico.
2 L’aggiunta dell’acqua ossigenata fa sì che le percentuali riportate nel punto precedente
vengano di poco incrementate; nella fattispecie esse si assestano attorno a valori del 30%,
senza subire grosse variazioni in corrispondenza di aumenti nelle dosi di H2O2. Da questo
punto di vista si deduce che concentrazioni di acqua ossigenata troppo elevate non comportano
vantaggi sensibili, anzi, in un ipotesi di trattamento biologico a valle, aumentano i rischi di
avvelenamento della biomassa (a causa delle maggiori concentrazioni residue).
3 A parità di H2O2 fornita nel trattamento, sembrerebbe che la frazione residua di essa dopo le
reazioni, sia maggiore se la dose di ozono è più bassa. Ciò starebbe a significare che l’acqua
ossigenata reagisce maggiormente in corrispondenza di dosi più elevate di ozono.
4 Osservando le porzioni di COD reso biodegradabile, si nota che in corrispondenza di
dosaggi di ozono pari a 220 mg/L, aumentando le dosi di acqua ossigenata, aumenta anche la
frazione divenuta biodegradabile.
5 Osservando il dosaggio con 220 mgO3/L e 400 mgH2O2/L, è possibile vedere che le
concentrazioni di BCOD e RBCOD, rispettivamente stimate in 180 e 160 mg/L, sono valori
molto simili; questo significa che la gran parte della biodegradabilità ottenuta dal processo, è
costituita da substrato facilmente ossidabile dalla biomassa.
CONCLUSIONI
239
La sperimentazione in corso ha avuto come principale obiettivo verificare la fattibilità,
l’efficacia e la stabilità del trattamento dei reflui afferenti alla Cuoiodepur tramite bioreattori a
membrana.
Dei due impianti pilota utilizzati, uno è alimentati con il solo refluo industriale, ed uno
alimentato per un terzo con scarichi civili e due terzi con l’ingresso industriale, per riprodurre il
refluo trattato nell’impianto Cuoiodepur.
A fianco dell’impiego delle membrane nei processi biologici si è valutata l’utilità di un
trattamento di ozonizzazione sia come post-trattamento, ovvero come terziario, che come pre-
trattamento ad una ulteriore fase biologica.
La caratterizzazione del processo è avvenuta sia tramite l’analisi dei parametri chimico-fisici
caratterizzanti il processo, sia tramite un’analisi degli aspetti cinetici inerenti le biomasse; la
fattibilità del trattamento è invece stata valutata principalmente in base alla frequenza dei
lavaggi delle membrane.
I risultati fin qui ottenuti dunque, anche se riferiti in prevalenza al trattamento della sola
componente industriale, possono essere efficacemente utilizzati per valutare le ipotesi
processistiche attualmente in esame come soluzioni nella riorganizzazione del sistema
depurativo dell’intero comprensorio.
Il primo impianto, funzionante con moduli Mitsubishi, opera con entrambe le vasche in
condizioni aerobiche da 10 mesi e tratta solo refluo industriale; i risultati che ha fornito sono
significativi per quanto riguarda: abbattimento di COD, nitrificazione, frequenza dei lavaggi
delle membrane e produzione di fango. Si sono ottenuti abbattimenti di COD sufficientemente
stabili in media pari al 78%; il processo di nitrificazione è risultato, nell’arco di
sperimentazione Marzo-Settembre, ovvero quando la temperatura in vasca di ossidazione è
stata sufficientemente alta, altrettanto completo e stabile, con un abbattimento in termini di
azoto ammoniacale pari in media al 95% . Lo membrane hanno necessitato di lavaggio chimico
in media ogni 43 giorni, tuttavia se si escludono l’avviamento e il periodo finale durante il
quale si è optato per lavorare con concentrazioni di solidi superiori a quelle consigliate, il
lavaggio è stato effettuato in media ogni 72 giorni risultando compatibile con un processo su
scala industriale; lo sporcamento è inoltre risultato completamente reversibile.
La produzione di fango è risultata pari a 0.17 Kg SST/Kg di COD abbattuto, corrispondente ad
un’età del fango di 70 giorni.
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Sul secondo impianto sono stati montati moduli di membrane Zenon, ha operato con continuità
per quattro mesi ed è alimentato per un terzo con refluo civile e per due terzi con refluo
industriale; i moduli impiegati sono moduli progettati per prove batch e quindi sono utili
principalmente per caratterizzare il processo di filtrazione, ma non sullo sporcamento delle
membrane, di conseguenza ha fornito risultati significativi solo sull’abbattimento del COD e
indicativi su: nitrificazione, produzione fanghi e cicli di lavaggio delle membrane.
L’abbattimento di COD è risultato in media del 79% e quello dell’azoto ammoniacale, se si
eccettua un breve periodo di malfunzionamento, del 93%.
L’ozonizzatore hanno funzionato per 5 mesi e le prove hanno portato a risultati significativi da
un punto di vista qualitativo ma indicativi da un punto di vista quantitativo; sono stati provati
dosaggi nel range 50-300 mg/L di ozono, anche in presenza di perossido d’idrogeno (100-400
mg/L). L’Ozono, insufflato in un'unica dose nel permeato, ha condotto ad abbattimenti di
COD modesti anche in presenza di acqua ossigenata: con 200-250 mg/L di O3 si sono ottenuti
abbattimenti del 16-24% e l’aggiunta di perossido d’idrogeno durante l’ozonizzazione (100-
200 mg/L) ha portato ad aumentare l’abbattimento del COD di circa il 10%, tuttavia l’aumento
di biodegradabilità, stimato tramite prove respirometriche, è risultato pari ad un altro 8%-15%
del COD a seconda dei dosaggi di ozono e perossido d’idrogeno.
Le prove fin qui svolte consentono di tracciare un percorso per il proseguimento delle prove; in
particolare si individuano due direttrici primarie ovvero da una parte l’inserimento di
tecnologie che integrino il trattamento tramite MBR e dall’altra l’approfondimento
dell’applicabilità su scala reale del processo.
In primo luogo, oltre all’ottimizzazione del dosaggio di ozono in funzione del punto
d’inserimento nella linea di trattamento, si ritiene interessante valutare l’utilità di un’aggiunta
di carboni attivi in vasca di ossidazione. In secondo luogo sarebbe opportuno proseguire nel
monitoraggio della velocità di sporcamento delle membrane parallelamente al completamento
della linea pilota di depurazione attualmente priva della fase di denitrificazione.
Indispensabile infine per una corretta valutazione dell’applicabilità su scala reale del processo
e per il dimensionamento dei volumi destinati ai singoli processi risulterà una più approfondita
analisi delle cinetiche microbiche e delle caratteristiche dei carichi in ingresso.
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