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TESINA DI SICUREZZA DEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI Damiano Penzuti 44572

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INDICE

• Descrizione incidente pag. 3 • Classificazione incidente Kletz pag. 5 • Classificazione incidente Perry pag. 5 • Classificazione incidente Sanders pag. 6 • Albero degli eventi pag. 7 • Tema 1:Sviluppo statistico pag. 8 • Tema 2:Sviluppo inerente misure di sicurezza pag. 10 • Tema 3:L’incendio: - La combustione pag. 14 - Le sorgenti d’innesco - Esplosioni - Effetti del calore - Cause e Pericoli di Incendio più comuni

• Tema 4: Rischio Chimico– la normativa italiana pag. 23 • Scheda dati acetone pag. 25

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Descrizione dell’incidente

IL 15 maggio 2005 un tragico evento scuote i paesi della bassa Valcamonica e dell'alto lago d'Iseo. Nei pressi di Pisogne (Brescia) un incendio improvviso quanto violento, infatti, si è sviluppato nella ditta Palini Vernici. Un morto e tre feriti, di cui due gravi, è il tragico bilancio dell'incidente e, da subito, alle popolazioni del luogo è stato dato l'ordine di sbarrare porte e finestre e di non uscire di casa. Secondo la ricostruzione era in corso l'operazione di spostamento di una cisterna contenente acetone. Gli operai stavano trasportando,tramite l’utilizzo di un muletto,un fustone contenente circa 800 litri di acetone;all’improvviso pare che il rubinetto del fustone sia saltato e che il liquido altamente infiammabile abbia iniziato a fuoriuscire, riversandosi a terra e formando una pozza. L’addetto alla guida del muletto ha quindi inserito la retromarcia per allontanarsi il prima possibile dal capannone lasciando sul pavimento la pozza ed una scia di acetone. Poi tutto d’un tratto l’acetone ha preso fuoco,forse a causa del calore prodotto dal motore del muletto o forse per una scintilla provocata dai freni del muletto stesso o ancora causata dal contatto tra l’asfalto e le forche del muletto. Il fuoco ha quindi seguito la scia d'acetone rimasta a terra ed ha raggiunto la pozza che si era formata all'inizio. Qui vi si trovava un operaio, investito in pieno dall’incendio, che è stato carbonizzato dal calore. Gli altri feriti sono stati solo marginalmente colpiti dalle fiamme. Il fumo si alza altissimo in pochi secondi. I vigili del fuoco hanno dapprima cercato di spegnere il fuoco mediante l’utilizzo di acqua e poi, con l’ausilio di schiume, di impedire la fuoriuscita di altro fumo;alle 13e50,dopo circa tre ore, l’incendio è stato domato. Nel frattempo i tecnici dell'Arpa dai primi controlli hanno escluso il rischio che le esalazioni potessero risultare tossiche per gli abitanti. Il sindaco invitò comunque a tenere le finestre chiuse a scopo precauzionale. In ogni caso, più persone hanno avvertito forte bruciore alla gola e si sono rivolti al vicino ospedale. Successivamente i vigili del fuoco hanno provveduto alla pulizia dei pozzetti e a posizionare salsicciotti su un vicino canale: tutto per evitare che il solvente e altri prodotti chimici potessero raggiungere l'Oglio e, attraverso di esso, il lago d'Iseo.

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E, a manovre di soccorso concluse, è esplosa la protesta dei sindacati. Aleandro Martinelli, sindacalista di settore ha dichiarato: «Poteva essere una strage. Chiediamo molta più sicurezza per il futuro». E Marco Cavaliere, per i vigili del fuoco, ha fatto sapere: «In ogni caso, sono bruciate sostanze inquinanti. Vernici e diluenti». Solo per inalazione dell'acetone, senza che siano fiamme aggiunte, la protezione civile prevede respirazione artificiale in caso di respirazione difficoltosa. In America, in seguito ad incidenti chimici, a distanza di anni si sono contati casi di mcs, sensibilità chimica multipla. Qui a Pisogne, intanto, c'è già chi osserva che questi addetti avrebbero dovuto essere muniti, per il trasporto dell'acetone, di anidride carbonica, schiuma o polvere chimica per liquidi infiammabili in modo da riuscire ad estinguere l'incendio sul nascere. Questi operai, poi, avrebbero dovuto indossare un equipaggiamento completo con elmetto a visiera e protezione del collo, autorespiratore, giacca e pantaloni ignifughi, con fasce intorno a braccia, gambe e vita. In oltre tra gli operai che assistettero al tragico evento, c’è anche chi sottolinea come,per impedire che le fiamme si potessero espandere in altri locali , risultò impossibile chiudere le porte antincendio, scottavano ed erano deformate dal calore. La cisterna fu messa sotto sequestro La ditta ha riaperto i cancelli a una settimana di distanza dall'incendio scoppiato nello stabilimento. I dipendenti dell'azienda sono tornati al lavoro per dare il via alla ripresa delle attività produttive: vanno rimessi in funzione gli impianti dell'acqua, della corrente elettrica e del gas, oltre che i vari sistemi di sicurezza distrutti dalle fiamme Gli addetti alla gestione del magazzino devono invece fare i conti di ciò che è andato distrutto e stabilire quali materie prime occorrerà riacquistare per riprendere il ciclo produttivo delle vernici.

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ANALISI TIPO DI INCIDENTE CLASSIFICAZIONE DI KLETZ

• Incidenti per disattenzioni • Incidenti che si potevano prevenire con maggiore istruzione e

addestramento • Incidenti per lacune fisiche/mentali • Incidenti dovuti a cattive decisioni • Incidenti dovuti a errori gestionali • Incidenti che potevano essere prevenuti con migliore progettazione • Incidenti che potevano essere prevenuti con migliore costruzione • Incidenti che potevano essere prevenuti con migliore manutenzione • Incidenti dovuti alla conduzione degli impianti • Incidenti dovuti a problemi registrati presso il controllo automatico

Nell’incidente in esame secondo la classificazioone di kletz si può affermare che l’incidente era prevenibile con una maggiore istruzione del personale,se infatti fosse stato a conoscenza dei rischi ed adeguatamente istruito si sarebbero comportati diversamente e sicuramente non avrebbero utilizzato il muletto per spostarsi,sempre per tale ragione è anche un incidente legato ad una disattenzione( l’utilizzo del muletto) Inoltre i dipendenti avrebbero dovuto utilizzare dispositivi di protezione individuali adeguati,di conseguenza vi è anche un errore di tipo decisionale probabilmente legato al fatto che gli operai svolgevano un lavoro ripetitivo ed è da valutare in tal senso la decisione di non indossare dispositivi di protezione individuale.

CLASSIFICAZIONE DI PERRY

• Intensificazione • Attenuazione • Limitazione degli effetti dei guasti • Semplificazione • Effetti domino • Evitare assemblaggi scorretti

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• Colpo d’occhio • Tolleranza • Basso rateo di efflusso di perdita • Facilità di controllo • Software • Disegnare impianti intrinsecamente sicuri e più facili da usare

Nel nostro incidente ci troviamo di fronte ad un problema di intesificazione,in quanto si doveva limitare al massimo l’impiago di quantità minime possibili di materia,in modo che,in caso di guasto e/o incidente,provochi la minor fuoriuscita di materia possibile. CLASSIFICAZIONE DI SANDERS

• Buone intenzioni • Tenere le cose sempre presenti • Incidenti indotti Manutenzione • Incidenti dell’ultimo minuto • Incidenti che coinvolgono macchine • Difficoltà a capire le specifiche • Difficoltà nel chiedersi cosa succederà se • Integrità meccanica • Gestione del cambio • Analisi degli incidenti e diffusione dei rapporti

Secondo questa classificazione possiamo affermare che questo incidente è dovuto sia al non tenere le cose sempre presenti (vedi DPI,o utilizzo muletto dopo aver visto scia di acetone per terra) sia all’integrità meccanica,in questo caso del bidone.

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ALBERO DEGLI EVENTI

Morte operaio

Non indossava DPI Operai investiti da esplosione

Scelta di non indossarli

Routine del lavoro svolto

Scintilla causa esplosione

Scintilla generata da muletto

Operaio non si allontana a piedi Operaio voleva allontanarsi dalla scia

Non adeguatamente istruito sui rischi Fusto che perdeva causa scia

Fusto non adeguatamente sigillato

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Tema (1)

SVILUPPO STATISTICO In questa analisi statistica si vuole mettere in evidenza se vi sono differenze tra il numero di incidenti accaduti nella provincia bergamasca e in quella bresciana in questo specifico settore chimico. È stato necessario raccogliere alcuni dati che elencheremo ora di seguito(fonte INAIL) :

TAV.A/3.13 - ADDETTI DELLE AZIENDE NON ARTIGIANE PER SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA, PROVINCIA, REGIONE E CLASSE DI AMPIEZZA DELLE

AZIENDE Addetti per classe di ampiezza delle aziende Province e

Regioni gen-15 16-30 31-100 101-250 Oltre 250 Totale

BERGAMO 1.278 1.082 2.446 3.390 1.678 9.874

BRESCIA 751 430 1.023 292 1.271 3.767

TAV.A/2.13 - AZIENDE NON ARTIGIANE PER SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA, PROVINCIA, REGIONE E CLASSE DI ADDETTI.

Classi di Addetti Province e Regioni gen-15 16-30 31-100 101-250 Oltre 250 Totale

BERGAMO 231 49 44 23 5 352

BRESCIA 154 21 20 2 3 200

TAV. BII/3.2.4 - INFORTUNI SUL LAVORO DENUNCIATI DALLE AZIENDE NON ARTIGIANE,

PER SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA, PROVINCIA, REGIONE, ANNO EVENTO E TIPO DI LOCALIZZAZIONE.

Province e Regioni 2001 2002 2003 2004 2005

BERGAMO 396 391 391 384 343

BRESCIA 163 156 117 137 144

TAV. BII/3.2.5 - INFORTUNI SUL LAVORO DENUNCIATI DALLE AZIENDE NON ARTIGIANE,

PER SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA, PROVINCIA E CLASSE DI ADDETTI DELL'AZIENDA.

Classi di Addetti delle Aziende Province e Regioni gen-15 16-30 31-100 101-250 Oltre 250 Totale

BERGAMO 30 30 104 98 81 343

BRESCIA 25 19 38 7 55 144

Possiamo subito notare come i due gruppi siano disomogenei in quanto a grandezza, noi ci collochiamo nelle imprese tra 31-100 dipendenti per lo studio del nostro caso,ricollegandoci quindi ad imprese come quelle precedentemente studiate. Confronteremo quindi in una chi-quadro,il numero di lavoratori che non han subito alcun infortunio nel 2005 e quelli che invece ne sono stati vittima in entrambe le province.

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lavoratori non infortunati

lavoratori infortunati

Bergamo 2342 104 2446 (a+b) Brescia 985 38 1023 (c+d)

3325 142 3469

(a+c) (b+d)

A*D=2342*38=88996 B*C=985*104=102440

=(3469( |88996-102440| - 3469/2 )̂ 2 ) / (2446)*(1023)*(3325)*(142)= 0,4 confrontando con i valori tablari della chi quadro vediamo che serve un valore minimo di 3,84 per poter affermare che vi sian differenze tra le due province;quindi nel nostro caso avendo ottenuto un valore inferiore possiamo affermare che per questo settore non ci sono sostanziali differenze a livello provinciale tra Bergamo e Brescia possiamo ora confrontare anche i dati relativi al 2004 e al 2005 in entrambe le province per osservare se vi sian stati

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tema (2) Sviluppo relativo alle possibili misure di sicurezza da adottare nell’azienda Palini SRL

Come si può vedere da questa analisi fatta riguardo l’acetone emergono immediatamente alcuni fattori riguardanti la sicurezza personale che, nella ditta in esame non erano stati rispettati dagli operatori; questo comportamento è alla base delle gravi conseguenza scaturite a seguito dell’incidente. È quindi necessario che verso tali comportamenti l’azienda prenda provvedimenti. In primo luogo è da verificare che il magazzino utilizzato per lo stoccaggio dei fusti di acetone sia ben areato, nel caso non lo fosse sarebbe necessaria la creazione di ventole che permettano al locale di esserlo. 1-Ventilazione dei locali Vista sotto l 'aspetto preventivo, la ventilazione naturale o artificiale di un ambiente dove possono accumularsi gas o vapori infiammabili evita che in tale ambiente possano verificarsi concentrazioni al di sopra del limite inferiore del campo d'infiammabilità. Naturalmente nel dimensionare e posizionare le aperture o gli impianti di ventilazione é necessario tenere conto sia della quantità che della densità dei gas o vapori infiammabili che possono essere presenti 2-Personale addestrato alla conduzione dell’impianto sia in condizioni normali sia in casi d’emergenza

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Dopo aver verificato che l'impianto di produzione è stato costruito secondo criteri di sicurezza consolidati bisogna accertarsi del fatto che il personale è addestrato alla conduzione dell'impianto sia in condizioni normali sia in caso di emergenza e che sia opportunamente assistito da strumentazione di controllo e di allarme. È inoltre determinante il fatto che l’azienda informi i proprio dipendenti sui rischi e i pericoli che si possono incontrare a causa dell’acetone; solo conoscendo questi rischi le persone si possono sentire realmente sensibilizzate e operare in termini di sicurezza. Diviene quindi necessario che vi siano corsi che mostrino ai dipendenti i giusti comportamenti da rispettare e le misure precauzionali da adottare. In merito all’incidente in esame possiamo subito notare come i dipendenti non portassero alcuno strumento di protezione individuale. Il più importante strumento di prevenzione dai rischi connessi con l’utilizzo di sostanze nocive è l’informazione. Il DPR 303/56 riporta un elenco di sostanze il cui utilizzo è ritenuto pericoloso al punto da imporre la sorveglianza sanitaria dell’operatore. Le quantità di sostanze, la frequenza con cui vengono utilizzate e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) concorrono a determinare il livello di rischio conseguente al contatto, fino ad ammettere un rischio irrilevante. In ogni caso, indipendentemente dalla valutazione qualitativa del rischio, ovunque si manipolano sostanze nocive è indispensabile che gli operatori adottino le norme di buon comportamento, necessarie a innalzare comunque il livello di sicurezza. Vale la pena sottolineare che il D.Lgs. 626/94 prevede tra i soggetti sanzionabili anche i lavoratori che, adeguatamente informati sui rischi ed i pericoli connessi con l’attività svolta, non mettano in atto, per propria negligenza, gli accorgimenti necessari a ridurre al minimo un rischio per la propria e la altrui salute. 3-Strumenti di rilevamento e controllo atmosfera Importante,è anche l’adozione di strumenti rilevamento e controllo dell'atmosfera per prevenire fuoriuscite anomale di gas. 4-Regolari cicli di manutenzione Risulta essere fondamentale che l'impianto sia sottoposto a regolari cicli di manutenzione periodica e preventiva, mentre le apparecchiature più importanti siano sottoposte a controlli particolari oltre a quelli di legge. 5-Dispositivi di protezione personale

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Come emerso nell’analisi precedentemente effettuata è invece fondamentale che si adottino misure di prevenzione in relazione al rischio di incendio e/o dispersione del prodotto;l’acetone è infatti molto irritante per gli occhi quindi deve divenire obbligatorio per tutti i dipendenti l’adozione di occhiali a tenuta; è inoltre molto infiammabile,è quindi obbligatorio l’utilizzo di giacca e pantaloni ignifughi, con fasce intorno a braccia, gambe e vita.

6-Dispositivi sigillanti Dopo aver analizzato i punti dove si poteva migliorare la prevenzione nelle stabile e nel personale operante in esso risulta ora altrettanto fondamentale cercare le cause che hanno causato l’incendio per impedire che esso possa riaccadere in futuro. Nell’incidente analizzato la fuoriuscita di acetone è stata causata da un fusto non correttamente sigillato,è questo fatto il principio dell’incendio scoppiato nel magazzino. In tal senso sarebbe opportuno che la Palini adottasse degli strumenti di sigillatura adeguati. Vi sono disponibili prodotti come quelli di Henkel Loctite (leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di adesivi, sigillanti e prodotti chimici ad alte prestazioni) capaci di garantire elevati livelli di sicurezza attraverso guarnizioni per la sigillatura di flange e frenafiletti. I vantaggi che si possono ottenere sono : • Nessun spessoramento - tolleranze controllate, non occorre ripetere il serraggio • Colmano tutti i giochi - riducono la necessità di una finitura superficiale accurata • Le parti possono essere smontate facilmente anche dopo un lungo periodo di servizio • Resistono ad alte pressioni dopo la completa polimerizzazione • Possibilità di filettare i fori • Bloccaggio di dispositivi di fissaggio filettati • Resistenza alle vibrazioni

-----------------------------------------O-------------------------------------------- tema (3)

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L’INCENDIO 3.1 La combustione Principi della combustione La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. E’ un processo di ossidazione rapida durante il quale l’energia chimica si degrada in energia termica, con la trasformazione del combustibile. La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. La combustione senza fiamma superficiale si verifica generalmente quando la sostanza combustibile non è più in grado di sviluppare particelle volatili. Le condizioni necessarie per avere una combustione sono: • presenza del combustibile • presenza del comburente • presenza di una sorgente di calore o innesco che nell’insieme definiamo TRIANGOLO DEL FUOCO (Kinsley), pertanto solo la contemporanea presenza di questi tre elementi da luogo al fenomeno dell’incendio, e di conseguenza al mancare di almeno uno di essi l’incendio si spegne.

Il combustibile è una sostanza (solida, liquida o gassosa che si trasforma nell’incendio) nella cuicomposizione molecolare sono presenti elementi quali il carbonio, l’idrogeno, lo zolfo, etc. Gli incendi si classificano in relazione allo stato fisico dei materiali combustibili.

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Affinché la combustione abbia luogo è necessaria una adeguata sorgente di calore (innesco: fiamme, scintille, corpi arroventati) che dia la necessaria energia per l’avvio dell’ “incendio”, energia che deve essere superiore all’energia minima di ignizione Solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria, ma sono possibili incendi di sostanze che contengono nella loro molecola una quantità di ossigeno sufficiente a determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide. Quindi per ottenere lo spegnimento dell’incendio si può ricorrere a tre sistemi: • esaurimento del combustibile: allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio d’incendio; • soffocamento: separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente in aria; • raffreddamento: sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione; Normalmente per lo spegnimento di un incendio si utilizza una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, di soffocamento e di raffreddamento. Alcuni esempi di combustibili che determinano diverse categorie di incendi:

solidi combustibili e tutto quanto forma brace, carta, cartoni, libri, legna,segatura, trucioli, stoffa, filati, carboni, bitumi grezzi, paglia, fuliggine, torba,carbonella, celluloide, pellicole cinematografiche di sicurezza, materie plastiche, zolfo solido, …

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liquidi infiammabili e solidi che possono liquefare, petrolio, vernici, nafta,benzina, alcool, olii pesanti, etere solforico, glicerina, gomme liquide, resine, fenoli, zolfo liquido, trementina, ….

gas infiammabili, metano, propano, g.p.l., cloro, gas illuminante, acetilene,idrogeno, cloruro di metile, ….

metalli infiammabili, magnesio, potassio, fosforo, sodio, electron (Al-Mg), carburi, ….. 3.2 Le sorgenti d’innesco 12 Nella ricerca delle cause d’incendio, sia a livello preventivo che a livello di accertamento, è fondamentale individuare tutte le possibili fonti d’innesco, che possono essere suddivise in quattro categorie: -accensione diretta quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno. Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, scariche statiche. -accensione indiretta quando il calore d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico.

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Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici. -attrito quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali. Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici. -autocombustione o riscaldamento spontaneo quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d’aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di vegetali. -----------------O---------------- Temperatura di infiammabilità (°C) É la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori in quantità tali che, stechiometricamente miscelati con l’ossigeno (presente nell’aria), si incendiano in presenza di innesco SOSTANZE Temperatura di infiammabilità (°C) Gasolio 65 Acetone -18 Benzina -20 alcool metilico 11 alcool etilico 13 Limiti di infiammabilità (% in volume) I limiti di infiammabilità individuano il campo all’interno del quale si ha, in caso d’innesco,l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela. Sono: • limite inferiore di infiammabilità: la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile; • limite superiore di infiammabilità: la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in presenza di innesco per eccesso di combustibile limite superiore di infiammabilità. SOSTANZE Campo di infiammabilità ( % in volume) limite inferiore limite superiore

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acetone 2,5 13 ammoniaca 15 18 benzina 1 6,5 gasolio 0,6 6,5 idrogeno 4 75,6 metano 5 15 3.3 Esplosioni L’esplosione è il risultato di una rapida espansione di gas dovuta ad una reazione chimica di combustione. I prodotti in grado di produrre esplosioni di grande rilevanza sono: • miscele infiammabili di gas o vapori • polveri combustibili sospese in aria • esplosivi (per decomposizione) Gli effetti della esplosione sono: produzione di calore, una onda d’urto ed un picco di pressione. La pressione generata dall’onda di combustione (velocità di fiamma) dipende: • dalla velocità di propagazione della fiamma • dallo sviluppo della pressione stessa al di fuori della nube gassosa, governata dalle condizioni ambientali. L’energia dell’onda, man mano che il fronte d’urto procede, si trasferisce agli strati attraversati (l’aria viene compressa e si muove nella direzione dell’onda) e viene distribuita nello spazio. Quando la reazione di combustione si propaga alla miscela infiammabile non ancora bruciata con una velocità tipica di 1 ÷ 800 m/s, minore di quella del suono (subsonica) l’esplosione è chiamata DEFLAGRAZIONE. Quando la reazione di combustione procede nella miscela infiammabile non ancora bruciata con una velocità tipica di 1500 ÷ 2000 m/s, superiore a quella del suono (supersonica) la esplosione è detta DETONAZIONE. Gli effetti distruttivi delle detonazioni sono maggiori rispetto a quelli delle deflagrazioni, potendo raggiungere aumenti di pressione sino a 15÷20 bar. La detonazione è un fenomeno che può determinarsi solo in alcune miscele infiammabili aeriformi, mentre si verifica sempre negli esplosivi detonanti (da scoppio, mina o demolizione). Una esplosione può aver luogo quando gas, vapori o polveri infiammabili, entro il loro campo di esplosività, vengono innescati da una fonte di innesco avente sufficiente energia.

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In particolare in un ambiente chiuso saturo di gas, vapori o polveri l’aumento della temperatura dovuto al processo di combustione sviluppa un aumento di pressione che può arrivare fino ad 8 volte la pressione iniziale. Il modo migliore di proteggersi dalle esplosioni sta nel prevenire la formazione di miscele infiammabili nel luogo ove si lavora, in quanto è estremamente difficoltoso disporre di misure che fronteggiano gli effetti delle t esplosioni come è invece possibile fare con gli incendi. Dinamica dell’incendio Nell’evoluzione dell’incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche: • Fase di ignizione • Fase di propagazione • Incendio generalizzato (flash over) • Estinzione e raffreddamento

Fase di ignizione che dipende dai seguenti fattori: • infiammabilità del combustibile; • possibilità di propagazione della fiamma; • grado di partecipazione al fuoco del combustibile; • geometria e volume degli ambienti; • possibilità di dissipazione del calore nel combustibile; • ventilazione dell’ambiente; • caratteristiche superficiali del combustibile; • distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto

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Fase di propagazione caratterizzata da: • produzione dei gas tossici e corrosivi; • riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione; • aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi; • aumento rapido delle temperature; • aumento dell’energia di irraggiamento.

Incendio generalizzato (flash-over) caratterizzato da: • brusco incremento della temperatura; • crescita esponenziale della velocità di combustione; • forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili; • i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili;

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Estinzione e raffreddamento Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature all’interno del locale a causa del progressivo diminuzione dell’apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di conduzione termica. 3.4 EFFETTI DEL CALORE Il calore è dannoso per l’uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. Una temperatura dell’aria di circa 150 °C è da ritenere la massima sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo, a condizione che l’aria sia sufficientemente secca. Tale valore si abbassa se l’aria è umida. Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa 60°C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo. L’irraggiamento genera ustioni sull’organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in: ustioni di I grado superficiali facilmente guaribili ustioni di II grado formazione di bolle e vescicole consultazione struttura sanitaria ustioni di III grado

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profonde urgente ospedalizzazione Effetti dell’irraggiamento secondo il metodo di Eisemberg ENERGIA EFFETTI SULL’UOMO (KW/mq) 40 1% di probabilità di sopravvivenza 26 innesco incendi di materiale infiammabile 19 50% di probabilità di sopravvivenza 5.0 danni per operatori con indumenti di protezione esposti per lungo tempo 2.0 scottature di 2° grado 1.8 scottature di 1° grado 1.4 limite di sicurezza per persone vestite esposte per lungo tempo 1 ÷ 1.5 irraggiamento estivo 3.5 Cause e Pericoli di Incendio più comuni • deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili; • accumulo di rifiuti , carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente); • Negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore; • inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature; • impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti; • riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate ; • apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate ; • utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili ; • ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio; • fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; • negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione;

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---------------------------------O-------------------------------- tema (4) Rischio Chimico– la normativa italiana Il nostro ordinamento legislativo ha recepito la direttiva 98/24/CE del Consiglio del 7/4/1998 (quattordicesima direttiva particolare che ha fatto seguito alla direttiva-quadro 89/391/CE del 12/6/1989) con il decreto legislativo2/2/02 n. 25. Tale decreto ha aggiunto al Titolo VII del D.Lgs 626/94, riguardante la “protezione da agenti cancerogeni e mutageni” il Titolo VII-bis riguardante la “protezione da agenti chimici”. Il campo d’applicazione del D.Lgs 25/02 è molto ampio, in quanto considera gli agenti chimici presenti durante il lavoro a qualunque titolo: impiego, deposito, trasporto, risultato desiderato o indesiderato del processo produttivo, ecc. Anche la definizione di “agente chimico” è molto estensiva e comprende tutti gli elementi ed i loro composti chimici, sia do soli che in miscela, qualunque sia la loro provenienza, forma e modalità che ne determinano la presenza. Gli agenti chimici “pericolosi” comprendono tutte le sostanze classificate ufficialmente come tali dalla Comunità (i cui elenchi vengono costantemente aggiornati e recepiti nella normativa nazionale), nonché le sostanze classificate provvisoriamente come pericolose dal responsabile dell’immissione sul mercato dei nuovi prodotti;secondo quanto previsto dal D.Lgs 52/97 e D.Lgs 285/98. Nel D.Lgs 25/02 viene introdotto il concetto di “rischio moderato” e viene stabilito che quando il processo valutativo indichi che non si supera tale soglia di rischio, il datore di lavoro sia sollevato dall’applicazione di specifiche misure di tutela quali la sorveglianza sanitaria, le cartelle sanitarie e di rischio, le misure specifiche di protezione e prevenzione, le disposizioni in caso di incidenti o di emergenza. Vi inoltre una importante differenza tra laDirettiva 98/24/CE ed il D.Lgs 25/02. Nella prima il livello del rischio viene determinato solo dalla quantità dell’agente chimico, mentre nella legge italiana i parametri da prendere in considerazione sono il tipo e la quantità dell’agente chimico,nonché le modalità e frequenza di esposizione all’agente stesso . In ognicaso è stabilito che le misure di prevenzione e protezione siano tali da ridurre il rischio. Il processo di valutazione dei rischi , individuato dalla Linee Guida CEE per effettuare la valutazione di rischi, prevede una prima fase di identificazione dei pericoli e una successiva di valutazione propriamente detta. Il datore di lavoro deve quindi effettuare una preliminare determinazione di tutti gli agenti chimici utilizzati, o comunque presenti

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nel luogo di lavoro o in una qualche fase del processo produttivo, indicando per ciascuno la classificazione CE (quando esistente) o la pericolosità per la salute e la sicurezza, nonché le quantità utilizzate, il modo e luogo di uso dell’agente. Per la valutazione, le variabili da prendere in considerazione comprendono: • le proprietà pericolose dell’agente, individuabili dalle frasi R che accompagnano la classificazione CE, o in sua mancanza da dati tossicologici, che possono essere ricavate da banche-dati specifiche; • le informazioni contenute nella scheda di sicurezza; • il livello, tipo e durata di esposizione, determinate sulla base di misurazioni (già eseguite in precedenza o programmate ad hoc) o mediante stimequalitative; • le circostanze di svolgimento del lavoro e le quantità di agente in uso; • i valori limite dell’agente, se esistenti; • gli effetti delle misure preventive e protettive adottate; • i dati anonimi collettivi ricavati dalla sorveglianza sanitaria. Al termine dalla valutazione, il datore di lavoro può giungere alla “giustificazione”che la natura e l’entità dei rischi rendono non necessaria una ulteriore valutazione maggiormente dettagliata dei rischi”. In caso contrario, sarà necessario prevedere ulteriori approfondimenti. In ogni caso, il datore di lavoro è tenuto a predisporre opportuni provvedimenti di prevenzione e protezione, in altre parole, egli deve proseguire la gestione del rischio anche in presenza di un rischio “moderato”. La valutazione deve essere predisposta prima dell’inizio di una attività produttiva e questa può iniziare solo dopo avere effettuato la valutazione e predisposto le adeguate misure di prevenzione. Nei casi in cui non sia possibile pervenire alla “giustificazione” di cui sopra,è necessario provvedere alla misurazione dell’agente chimico. La misurazione è obbligatoria anche ogni volta che sono modificate le condizioni produttive e deve essere ripetuta periodicamente per controllare i livelli di esposizione dei lavoratori. Essa deve avvenire con metodiche standardizzate, che devono essere espressamente indicate nel documento di valutazione dei rischi. Si deve fare riferimento alla norma UNI-EN 689 “Guida alla valutazione dell’esposizione per inalazione a composti chimici ai fini del confronto con i valori limite e strategie di misurazione” .La norma UNI-EN 689 prevede che si segua una precisa strategia di misurazione nella quale si identificano dapprima gli addetti da campionare e si stabiliscono quindi le misurazioni da effettuarsi in condizioni rappresentative e quelle da effettuarsi nelle condizioni-limite o peggiori.

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La procedura di misurazione deve fornire una rappresentazione fedele dell’esposizione con il minor numero di campioni possibile. Il D.Lgs 626/94 così come modificato dal D.Lgs 25/02 non contiene indicazioni sui valori-limite professionali, tranne quello del piombo inorganico;Il consiglio che il Coordinamento Tecnico per la sicurezza dà è di utilizzare come standard in via prioritaria la lista dei valori limite indicativi elaborati dalla Comunità Europea

Scheda Dati di Sicurezza :Acetone

Formula di struttura: C H3 - C O - C H3 Denominazione commerciale: Acetone

Classificazione di pericolosità: Xi Irritante F Facilmente infiammabile Indicazioni di pericolosità specifiche per l'uomo e l'ambiente: R 11 Facilmente infiammabile. R 36 Irritante per gli occhi. R 66 L'esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolature della pelle. R 67 L'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini. Interventi di primo soccorso In caso di inalazione si deve portare l’infortunato in una zona ben areata e consultare un medico il prima possibile. Nel caso di contatto con la pelle invece non si dovrebbero presentare disturbi in quanto il prodotto solitamente non è irritante per la pelle,lo è per gli occhi per i quali si consiglia di lavarli con acqua corrente per

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diversi minuti tenendo le palpebre ben aperte. Misure antincendio Mezzi di estinzione idonei: CO2 o Schiuma resistente all'alcool. Rischi specifici dovuti alla sostanza, ai suoi prodotti della combustione o ai gas liberati: In difetto di ossigeno: monossido di carbonio (CO). È inoltre fondamentale raffreddare costantemente i contenitori a rischio con un getto d'acqua.

Provvedimenti in caso di dispersione accidentale Misure cautelari rivolte alle persone: Indossare equipaggiamento protettivo. Allontanare le persone non equipaggiate. In caso di vapori/polvere/aerosol adottare protezioni respiratorie Misure di protezione ambientale: Impedire l 'entrata del prodotto nelle fognature, cave o cantine. Diluire abbondantemente con acqua dopo aver raccolto il prodotto.

Manipolazione ed immagazzinamento Indicazioni per una manipolazione sicura: Travaso e manipolazione del prodotto solo in sistemi chiusi o sotto aspirazione. Tenere lontano da fonti di calore, non fumare. Adottare provvedimenti contro cariche elettrostatiche. Stoccaggio: Requisiti dei magazzini e dei recipienti:Conservare in ambiente fresco. Non conservare a contatto con ossidanti. Ulteriori indicazioni relative alle condizioni di immagazzinamento: Mantenere i recipienti ermeticamente chiusi. Conservare in luogo fresco e asciutto in fusti ben chiusi.

Protezione personale / controllo dell'esposizione Componenti i cui valori limite devono essere tenuti sotto controllo negli ambienti di lavoro: Acetone TLV: Valore a breve termine: 2380 mg/m3, 1000 ml/m3 Valore a lungo termine: 1780 mg/m3, 750 ml/m3

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Mezzi protettivi individuali: Norme generali protettive e di igiene del lavoro: Tenere lontano da cibo, bevande e foraggi. Togliere immediatamente gli abiti contaminati. Lavarsi le mani prima dell'intervallo o a lavoro terminato. Evitare il contatto con gli occhi. Evitare il contatto con gli occhi e la pelle. Maschera protettiva: Si consiglia l 'uso della maschera protettiva in caso di perdite o manipolazioni in recipienti aperti. In ambienti non sufficientemente ventilati utilizzare la maschera protettiva. Guanti protettivi: Materiale dei guanti Guanti in neoprene

Occhiali protettivi: Occhiali protettivi a tenuta Valore/Ambito Unità Metodo Temperatura di fusione/ambito di fusione: 94,7 ° C Temperatura di ebollizione/ambito di ebollizione: 55,8-56,6 ° C Punto di infiammabilità: < -18 ° C Temperatura di autoaccensione: 465 ° C Pericolo di esplosione: Prodotto non è esplosivo, è tuttavia possibile la formazione di miscele di vapori/aria esplosive. Limiti di infiammabilità: Inferiore: 2,6 Vol % Superiore: 13,0 Vol % Tensione di vapore: a 20 ° C 233 hPa Densità: a 20 ° C 0,79 g/cm3 Solubilità in/Miscibilità con

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acqua: Completamente miscibile solventi organici: Miscibile con molti solventi organici. Reazioni pericolose Può reagire violentemente con materiale ossigenato (comburente). Pericolo di esplosione.