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    S. Signorelli, S. Tolomelli, E. RotaLo Spallanzani (2004) 18: 105-111

    LA TRIACA (O TERIACA):FARMACO PRODIGIOSO O BUFALA COLOSSALE?

    S. SIGNORELLI, S. TOLOMELLI, E. ROTA

    Unit Operativa di Medicina Interna - Ospedale San Sebastiano - Correggio

    Storia della Medicina

    RIASSUNTO

    Il termine Triaca (o Teriaca) era gi in uso in Egitto nelIV-III sec. a.C. per un antidoto contro i morsi degli ani-mali velenosi e come tale fu ufficializzato da Nican-dro di Colofone che ne titol un suo trattato. La Triacafamosa per molti secoli per quella di Andromaco ilVecchio, medico di Nerone, che la compose aggiungen-do al Mitridato, il polifarmaco usato come antidoto dalRe del Ponto, la carne di vipera. La fama di essa crebbea dismisura e, pur tra qualche autorevole parere dissen-ziente, tutti i maggiori Medici ne decantarono i benefici:da Galeno ad Avicenna, da Maimonide alla Scuola Sa-lernitana. Questo perch dalloriginaria funzione di con-travveleno, le indicazioni erano via via aumentate fino acomprendere lepilessia, la peste, le pleuriti, lictus apo-plettico, etc. etc. Di pari passo il numero dei componentiera salito dagli originari cinquantasette fino a cento epi, n erano sempre ed ovunque gli stessi, in base alledifficolt del loro reperimento ed allinventiva di Medicie Spetiali. Lalto costo e lelevata richiesta indusse di-verse Repubbliche (Venezia, Bologna, Genova, Pisa,Napoli) a farne un proprio monopolio; perch poi nepotessero usare anche i meno abbienti si fece la Triacadi soli quattro ingredienti. Ciarlatani ed imbonitori daun lato ed il progredire delle conoscenze dallaltro ap-pannarono prima e cancellarono poi il prestigio e la cre-dibilit di un farmaco ricco di due millenni di storia. Lag-gettivo Teriacale, ad indicare crediamo soltanto un effet-to ricostituente, resistito fino al secolo scorso. Po-tenza di una tradizione!

    Parole chiave: Triaca, Teriaca, Mitridato, Antidoto, Or-vietano, Acqua Teriacale.

    THERIACA: A MIRACLE DRUG OR A HOAX?

    SUMMARY

    Theriaca was already known in Egypt in the 4th and 3rdcenturies b.C. as a remedy against the bites of poisonousanimals. It was officially recognized as an antidote byNicandros of Colophon, who wrote a treatise on its use.However, for many centuries the most famous theriacawas that of Andromachus the Elder, Neros physician,who concocted it by adding vipers flesh to mithridate,the cure-all used as an antidote by its namesake, kingMithridates of Pontus. The fame of theriaca soared and,in spite of some influential detractors, all the most emi-nent physicians from Galen to Avicenna, from Mai-monides to the Salerno School of Medicine extolledits virtues. Over the years, its original function of coun-terpoison had gradually expanded to include treatmentof epilepsy, plague, pleurisy, apoplexy, and so on. Thenumber of its ingredients had also increased accordin-gly, from the original fifty-seven to a hundred odds. Norwas its formulation always the same, as it could varydepending on the availability of the ingredients and theinventiveness of doctors and apothecaries. The large de-mand for highly-priced theriaca led several historic re-publics (Venice, Bologna, Genoa, Pisa, and Naples) toestablish a monopoly on its trade. A concoction with only

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    four ingredients was also produced to make it accessibleto the less rich. Eventually, the negative appeal of charla-tans and quacks, coupled with the spread of scientificknowledge, dealt an increasingly fatal blow to the presti-ge and credibility of a drug that had existed for two thou-sand years. However, the adjective theriacal, probablyindicating only a reinvigorating effect, was in use untilthe last century. A die-hard tradition, indeed!

    Key words: Theriaca, Mithridate, Antidote, Orvietan,Theriacal water.

    In un piccolo bloc-notes il Dott. Giovanni Recordati con-servava, negli anni 30-40 del secolo scorso, un ricetta-rio galenico nel quale era riportata la composizione del-lAcqua Teriacale.La Triaca, o Teriaca, resisteva dunque ancora dopo pi diduemila anni!Il termine, secondo Olmi (1), era gi in uso negli am-bienti medici di Alessandria dEgitto nel IV-III secoloa.C. Esso prendeva origine dal femminile di theriacs(buona contro le morsicature degli animali), a sua vol-ta da theron (animale velenoso).Gi allora quindi si studiava come difendersi dai veleni.Occorre ricordare che a quei tempi il veneficio offriva lasoluzione pi rapida dei problemi dinastici e pertanto lafarmacologia e soprattutto la tossicologia ebbero un for-te sviluppo. Non stupisce nemmeno che molti sovrani siinteressassero personalmente a tali ricerche. NicomedeII di Bitinia studiava e combinava diversi antidoti; AttaloIII Philometore, re di Pergamo (n.?-m.133 a.C.) crescevamolte piante velenose, le mescolava con altre non peri-colose ed elaborava da s molti medicamenti (2). Fu persuo ordine che il celebre farmacologo Nicandro di Colo-fone (ca. 150 a.C.) scrisse i due trattati: Theriaka e Alexi-pharmaka, il primo sugli avvelenamenti da animali ed ilsecondo su quelli da vegetali, come riconoscerli e comeneutralizzarli (3). Luso del termine al plurale sta a dirciche gi allora esistevano pi antidoti diversi tra loro, tuttiindicati col nome generico di triaca (4). Plinio il Vecchioci ricorda quella che usava Antioco il Grande: Hac the-riace Magnus Antiochus rex adversus omnia venenatausus traditur aspide excepta (5).La storia della Triaca vera e propria inizia per con unaltro antidoto famoso. Mitridate VII (per i pi VI) Eupa-tore, re del Ponto (132-63 a.C.), il pi celebre tra i sovra-ni esperti di tossicologia, impart a questa un diverso in-dirizzo: quello del pharmakon composto e dellassuefa-zione (3). Plinio il Vecchio scriver (6) che il Mithridati-

    um antidoton era formato da 54 ingredienti. Esso resta ilpi famoso esempio di polifarmacologia secondo i detta-mi del filone empirista della Scuola Alessandrina (7) sor-to verso il 190 a.C. Il sovrano aveva studiato, assieme alsuo medico Crateua (8), tutti i possibili casi di avvelena-mento e di ognuno lo specifico rimedio; mettendo assie-me tutti gli antidoti si poteva cos contrastare ogni possi-bile veneficio con la semplice loro giustapposizione e nonper una interazione che ne avrebbe modificato gli effetti(3). Plinio poi ci dice anche: Uni ei excogitatum cotidievenenum bibere praesumptis remediis, ut consuetudineipsa innoxium fieret. (9). E cos se c chi fa risalire atale re il fenomeno del mitridatismo e quello del princi-pio dellassuefazione (8), altri ricordano invece che que-stultimo era gi in Aristotele e Teofrasto (3).Nel 63 a.C., dopo ripetute guerre con Roma, Mitridatefu definitivamente sconfitto da Pompeo e si fece uccide-re da un servo con la spada non essendo riuscito a moriredi veleno, mentre secondo altri fu assassinato dal figlioFarnace.Dopo la vittoria, Gneo Pompeo port a Roma la riccabiblioteca di ricette tossicologiche, tra le quali quella del

    Taccuino della Farmacia Recordati - Correggio.

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    celebre Mithridatium, un prontuario che in seguito fecetradurre in latino dal suo liberto Pompeo Leneo. Circa unsecolo pi tardi, Andromaco il Vecchio, medico di Nero-ne, rielabor la formula di Mitridate, aggiungendovi so-prattutto la carne di vipera. Il concetto base era semprequello dellassuefazione: il veleno antidoto a se stesso,cio similia similibus curantur (10).La Triaca di Andromaco divenne la triaca per eccellen-za, senza altre specificazioni.Andromaco stesso ne precis il metodo di preparazione ele modalit duso. La maggior attenzione doveva esserededicata alla carne di vipera che conferiva al preparato lavirt principale.La Triaca divent in breve Il Principe dei Medicamenti(11) del quale si ampliavano via via le indicazioni. Gale-no ci scrisse due piccole opere e ricord anche il modoper fare i trocisci (i precursori delle nostre pastiglie) conla carne di vipera, i quali servivano poi per confezionarela triaca.Non si univano agli elogi sperticati Plinio il Vecchio chescriveva: Si d il nome di triaca ad una preparazioneinventata per sfoggio. Vi entra una congerie sterminata diingredienti; come non vedervi unostentazione dellar-te, una mostruosa ciarlataneria? (7), e Quinto SerenoSammonico (tra II e III sec. d.C.): Si racconta che lan-tidoto di Mitridate era ottenibile in varie formule; maquando Pompeo Magno trionfatore sappropri degli scri-gni del re scopr soltanto un mucchio di banalit (12).Nonostante queste autorevoli perplessit la Triaca (e conlei il Mitridato) continuarono il loro trionfale cammino:ad esempio E nota lattenzione e la costanza con cuilipocondriaco Marco Aurelio, quasi un novello Mitrida-te, era solito premunirsi da avvelenamenti con la quoti-diana ingestione di antidoti, soprattutto quelli potentissi-mi e costosissimi, come la Mithridteios e la Theriak(13). Le trattazioni mediche in proposito sono quasi infi-

    nite. Per la verit, anche le composizioni variano moltosecondo i luoghi ed il tempo; ma sempre con la essenzia-le carne di vipera: femmine, non pregne, non da acquesalmastre, eliminando testa e coda, ed altri precisi ed in-derogabili criteri di scelta (14).Durante il medioevo la triaca godette di alta considera-zione nella Medicina Araba: Giovanni Mesue Damasce-no descrive anche la Theriaca diatessaron cio compo-sta di quattro cose (probabilmente per accessibilit dicosto), ma con immutati ampi pregi oltre leffetto antido-to (15); Avicenna la richiama nel suo Liber Canonis pre-cisandone lefficacia in base allet della sua composi-zione; et che paragona a quelle delluomo (16). GiGaleno laveva definita potente ai 5 o 6 anni, efficaceancora fino ai 30 e, per i mali leggeri, buona anche quelladi 60 anni (11). Moses Maimonides a medieval medicalgiant scrisse nel 1198 il suo Treatise on Poisons andTheir Antidotes. Nel terzo capitolo della seconda sezionesi legge: Universal antidotes consist of the great theriac,the electuary of Mithridates, and the small theriac (com-posed of only four ingredients) (17).Superato un po di appannamento nellAlto Medioevo,vuoi per le note vicende storiche vuoi per il diffuso inse-gnamento che le malattie dovevano essere sopportate piche curate per guadagnarsi il Paradiso, le traduzioni del-le opere dei medici arabi rianimarono la medicina occi-dentale ed anche la memoria della triaca ne fu rivivifica-ta. A poco a poco la medicina usc dai monasteri, cheavevano salvato la civilt greco-latina, e rimase ad essi lacura delle anime. La medicina si laicizz e presero vita legrandi Scuole. Gi nel X secolo era celebre quella di Sa-lerno.Il Flos Medicinae Scholae Salerni raccomandava: La ti-riaca efficace per lapoplessia la pleurite la freddaidropisia il morto feto lepilessia etc. etc. etc.(18).Le Crociate poi da un lato ed i commerci con lOriente diVeneziani e Genovesi dallaltro portarono in Europa nuovemerci e nuove conoscenze. La globalizzazione comin-ci allora.La Triaca veniva ormai preparata un po ovunque. Noncera malattia alla quale non giovasse. Era il toccasanauniversale. Durante la grande pandemia di peste a metdel XIV secolo the good treacle era usata tra le misurepreventive (19). Lo stesso Marsilio Ficino che ne decan-tava le virt (20) la proponeva come profilattico nel suoConsilio contro la pestilentia.Dopo lAntidotario Salernitano del 1050, che fu la primaFarmacopea, e dopo la progressiva distinzione tra Medi-ci e Speziali, le Autorit si preoccuparono di pubblicare

    Cercatore di vipere.

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    Ricettari ed Antidotari controllati e, pi in particolare perla Triaca, la sua corretta preparazione fin per assumerele caratteristiche di una importante funzione ufficiale.Oltre tutto, lenorme consumo costituiva anche un nonindifferente gettito per il fisco (21). La genuinit del pro-dotto si sperimentava su un fagiano facendolo mordereda un rettile velenoso e verificando se la triaca lo salvava(22). Gi Galeno la sperimentava sui galli, mentre alcunipretori della sua epoca la provavano sui condannati amorte (11).Il primo a prepararla al cospetto dei cittadini fu il farma-cista Moisis Charas, (23) prima ad Orange poi a Parigi.La Repubblica di Venezia ne fece, per diverso tempo, unmonopolio e la sua preparazione avveniva con una ceri-monia ufficiale e pubblica. La composizione era autenti-cata da un apposito Codice (24). A Bologna il confezio-namento, sempre garantito dal Collegio degli Speziali eda quello dei Medici, oltrech dallAutorit pubblica,avveniva nel cortile dellArchiginnasio. Pisa, Firenze eGenova adottavano un identico comportamento.Nel 1677 a Modena lo Spetiale Gioseppe Candrini illu-strava in cinquanta (!) pagine luso, i pregi, la ricetta del-la Teriaca dAndromaco il Vecchio e delMitridato ela preparazione della stessa Triaca coram populo. Il tuttocorredato dalla dedica al Prencipe Foresto dEste, dadistici, epigrammi e madrigali, nonch dalla descrizionedellincredibile scenografia della cerimonia-spettacolo:ornando, s al di fuori, come al di dentro di sua BottegadArchi, Trofei, Colonnati, Statoe, Simboli, Geroglifici,Allusioni, Imprese, e composizioni (25).Prospero Alpino ci racconta (De medicina aegyptiorum)che al Cairo tutti potevano preparare privatamente lop-

    pio e lhaschisch, ma nessuno la triaca che si confeziona-va solo nel tempio detto Morestan (22).La ricetta comunque variava anche adesso da citt a cit-t: Roma aggiungeva il mirabolano, Bologna la canfora.Ma non tutto correva cos liscio: Bernardo il Provenzalegi nel 1150 dichiarava scadente la triaca di Salerno dovenon disponendo dellorobo lo sostituivano con la lobelia;i Veneziani gettavano dal ponte di Rialto quelle (di altri)a loro dire false; a Bologna lAldrovandi avendovi cor-rettamente introdotto il costo vero (Costus Arabicus, sene usava la radice) e lamomo (pianta tropicale) (26) sitrov contro il Collegio degli Speziali e quello dei Medi-ci e dovette intervenire il Papa a rimettere ordine (27).La carne di vipera rimaneva fondamentale, ma la lettera-tura medica del 500-600 era ricchissima di sempre nuoveproposte dirette a potenziarne luso: nuove ed esotichedroghe, pietre preziose e corni di unicorno, ridotti in pol-vere finirono per portare gli ingredienti, in origine cin-quantasette, a cento e pi (28). Un antidotario Milanesedel 1698 ne elenca 63 ed aggiunge con diligenza (unacolonna) le Vires, Dosis et Duratio (29).Da un lato quindi laggiunta di componenti rari e prezio-si e le difficolt di approvvigionamento dallaltro anche

    Preparazione della Triaca nel cortiledellArchiginnasio di Bologna.

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    di una parte di quelli originari finivano per renderne dif-ficile la produzione esatta e corretta.Pietro Andrea Mattioli nei suoi Discorsi sopra i sei libridi Pedacio Dioscoride si era ben reso conto delle conse-guenze di tale situazione. Nella dedica a Caterina Reginadi Polonia, dopo gli elogi della Theriaca molto pi valo-rosa in ogni sua operatione dogni altro qual si vogliaantidoto, faceva notare, per gli ingredienti, che certe cosrare cose, allepoca di Galeno, venivano dai confini del-limpero, ma che ai suoi tempi (1559) ci era impossibi-le: Il che navisa che non ci dobbiamo meravigliare, sele nostre theriache, & Mitridati non si possano compiuta-mente preparare, & non corrispondano con la virt glieffetti, che ne promettono i nomi loro (30).Giuseppe Du Chesne il Quercetano (1546-1609), me-dico di Enrico IV di Francia, propose una Teriaca senzaTrocisci di vipera (28), formul una sua Teriaca bene-detta nonch una Teriaca Celeste per Re e grandi per-sonaggi. Per i meno abbienti componeva Teriache assaisemplici dove finiva per scomparire la stessa carne di vi-pera, ed infine una Theriaca pauperum che di quella ce-lebratissima conservava solo il nome.Non mancavano allepoca lunghe e dotte elaborazionicirca il meccanismo dazione del farmaco. Marsilio Fici-

    La famosa ricetta.

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    no sosteneva che: rinforza assai lo spirito vitale,(20). Il Quercetano pensava che le vipere, vivendo per lopi sotto terra, si impregnassero del vero nettare dellavita conferendo cos alla triaca i poteri curativi (28).Naturalmente fiorivano anche moltissimi ciarlatani edusanze assai fantasiose come quella di confezionare letazze teriacali gettando nel metallo in fusione, col qualepoi si dovevano fondere le tazze, una certa quantit ditriaca per trasfondere in esse il principio curativo. Tra iDulcamara uno assai famoso fu Cristoforo Contugi diOrvieto che prepar un suo rimedio detto appunto l Or-vietano divenuto poi ricercatissimo in Francia e la cuiformula rimase sempre sconosciuta. Esso fu satiricamenteimmortalato dal Molire nel suo l Amour mdecin : Monremde gurit par sa rare excellence / Plus de maux quon n en peu nombrer dans un an: / O grande puissan-ce de lorvietan ! (31).Cos tra Medici estrosi, Speziali stravaganti e veri e pro-pri imbroglioni la Domina medicinarum di Galeno si av-viava, gi nel XVIII secolo, al tramonto. Dopo Plinio ilVecchio e Quinto Sereno Sammonico non erano maimancate, nel tempo, varie qualificate voci contrarie. Tragli altri: Giovan Battista Teodosio di Parma scrisse nel500 una lettera contro la triaca e Gui Patin nel 600 laconsiderava una mistificazione (32).Nel corso del secolo XIX la carne di vipera scomparvedefinitivamente (33). Comunque luso della triaca non fu

    abbandonato neanche nel pieno Ottocento (11).Resistette, ci sembra, ancora di pi laggettivo. Di Aquaetheriacalis compositio parla il Quercetano (1576): sum-ma contra pestem et omnia venenata (34). LAntidota-rio speciale del Vueckero (1577) (35) elencava ben settericette di Aqua theriacalis; lAcqua Teriacale era anchenel Prospetto Farmaceutico Milanese (1699) (29) e nelCodice Farmaceutico Veneziano (1790) (24). Ancora loZambeletti nel suo Manuale Teorico-Pratico (1869) por-tava la ricetta di Acqua teriacale, alcoolato teriacale conlindicazione: Comunemente si crede che questacquariesce efficacissima ad uccidere i vermi intestinali (36).Non suona dunque come uneccentricit che anche unvecchio taccuino della Farmacia Recordati riportasse laformula dellAcqua teriacale. Cancellare un termine conoltre duemila anni di storia non era certamente facile.

    Con il contributo degli Amici del cuore - Correggio

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    Vasi per contenere la Triaca.

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    Corrispondenza a:Dott. S. TolomelliUnit Operativa di Medicina InternaOspedale San Sebastiano - Correggio (Reggio Emilia)

    Vendita e preparazione della Triaca.