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CAPPELLA & C. srlCAPPELLA & C. srlCAPPELLA & C. srlCAPPELLA & C. srl – Via Morelli, 41 – 34170 Gorizia tel: 0481 30895 – fax: 0481 531136
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STUDIO DI FATTIBILITÀ PER L’OTTIMIZZAZIONE DEGLI SCARICHI
DELL’OSPEDALE MAGGIORE E CATTINARA
Gorizia, novembre 2011 I TECNICI INCARICATI:
aggiornamento: maggio 2012 ing. Federico Olivotti
ing. Alessandro Gregorig
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
SOMMARIO
PARTE PRIMA: ATTIVITÀ GENERALE .................... ......................................... 4
1. OBIETTIVI DELLO STUDIO .................................................................................................... 4
2. METODO DI LAVORO .............................................................................................................. 5
3. CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA DEGLI SCARICHI ......................................................... 6
3.1 Classificazione ....................................................................................................................... 6
3.2 Conseguenze sul piano giuridico ed economico .................................................................... 9
4. TRATTAMENTI NECESSARI ................................................................................................ 12
4.1 Trattamento degli scarichi ospedalieri ................................................................................. 12
4.2 Disinfezione degli scarichi provenienti dai reparti infettivi................................................. 14
4.3 Acque radioattive ................................................................................................................. 16
PARTE SECONDA: OSPEDALE MAGGIORE ................................................... 18
1. QUADRILATERO................................................................................................................. 18
Descrizione dell’edificio e delle attività .................................................................................... 18
Analisi degli scarichi .................................................................................................................. 18
Calcolo delle portate di scarico .................................................................................................. 19
Analisi degli impianti esistenti ................................................................................................... 19
2. PALAZZINA INFETTIVI (E LABORATORI D’ANALISI) ...... ......................................... 20
Descrizione dell’edificio e delle attività .................................................................................... 20
Analisi degli scarichi .................................................................................................................. 20
Calcolo delle portate di scarico .................................................................................................. 21
Analisi degli impianti esistenti ................................................................................................... 21
3. CENTRO TUMORI ............................................................................................................... 22
Descrizione dell’edificio e delle attività .................................................................................... 22
Analisi degli scarichi .................................................................................................................. 22
Analisi degli impianti esistenti ................................................................................................... 22
4. PALAZZINA EX ANATOMIA PATOLOGICA (E LABORATORIO EMATOLOGIA) .. 24
Descrizione dell’edificio e delle attività .................................................................................... 24
Analisi degli scarichi .................................................................................................................. 24
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
Analisi degli impianti esistenti ................................................................................................... 24
PARTE TERZA: OSPEDALE DI CATTINARA ................ .................................. 25
Descrizione dell’edificio e delle attività .................................................................................... 25
Classificazione degli scarichi ..................................................................................................... 25
Calcolo delle portate di scarico .................................................................................................. 25
Analisi degli scarichi .................................................................................................................. 26
Analisi degli impianti esistenti ................................................................................................... 27
PARTE QUARTA: PROPOSTE D’INTERVENTO ............................................ 28
1. DISINFEZIONE REPARTI INFETTIVI OSPEDALE MAGGIORE ...................................... 28
2. DISINFEZIONE REPARTI DI DEGENZA OSPEDALE MAGGIORE .................................. 31
3. SEPARAZIONE SCARICHI LABORATORI OSPEDALE MAGGIORE .............................. 32
4. DISINFEZIONE REPARTI DI DEGENZA OSPEDALE DI CATTINARA ........................... 33
5. SEPARAZIONE SCARICHI LABORATORI ED UNITÀ ANATOMIA PATOLOGICA OSPEDALE DI CATTINARA ...................................................................................................... 34
ALLEGATI ................................................................................................................ 35
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
PARTE PRIMA: ATTIVITÀ GENERALE
1. OBIETTIVI DELLO STUDIO
La presente relazione costituisce uno studio del sistema degli scarichi fognari dei complessi
ospedalieri del Maggiore e di Cattinara.
Gli scopi sono molteplici e si inseriscono nella necessità che l’ente ospedaliero ha di acquisire una
conoscenza corretta, definitiva e complessiva del proprio sistema di gestione delle acque reflue
prodotte. In particolare lo studio si propone di:
- classificare correttamente la natura degli scarichi;
- definire univocamente i punti di scarico;
- individuare gli adempimenti per l’eventuale messa norma;
- individuare eventuali situazioni di diseconomia e fornire proposte di soluzione.
Il presente studio è dunque suddiviso in quattro parti:
- parte prima: nozioni generali riguardanti entrambi i complessi ospedalieri;
- parte seconda: analisi dell’ospedale Maggiore;
- parte terza: analisi dell’ospedale di Cattinara;
- parte quarta: proposte di intervento.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
2. METODO DI LAVORO
La Cappella & C. s.r.l., società d’ingegneria con sede a Gorizia è stata incarica con provvedimento
prot. gen. 12715/11-L7 dd. 06/10/2011.
Le attività conseguenti sono state finalizzate ad acquisire conoscenza documentale diretta dello
stato di fatto ed in particolare:
- sopralluoghi presso i due impianti di trattamento esistenti;
- sopralluoghi presso gli immobili;
- acquisizione della documentazione utile alla comprensione delle problematiche:
o disegni e documentazione tecnica (manuali d’uso) degli impianti;
o planimetrie degli immobili con indicazioni della destinazione delle stanze;
o dichiarazioni sulla produzione dei rifiuti (MUD);
o autorizzazioni allo scarico;
o pareri di altri soggetti inerenti la problematica;
o dati sui consumi idrici e sul sistema di tariffazione adottato;
o analisi degli scarichi.
A questa fase conoscitiva è seguita la fase di analisi e proposizione, che si è sviluppata in più
passaggi:
- definizione dei punti di scarico “fiscali”;
- classificazione tipologica di ogni scarico;
- valutazione di nuovi trattamenti eventualmente necessari o di adeguatezza di quelli
esistenti;
- valutazione su una diversa organizzazione degli scarichi ai fini ambientali o economici;
- proposte di intervento.
Infine nel mese di maggio 2012 è stato predisposto un aggiornamento, per quanto riguarda la
normativa sopravvenuta e le nuove autorizzazioni ottenute.
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3. CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA DEGLI SCARICHI
3.1 Classificazione
Gli scarichi provenienti da un’attività antropica sono classificati dal d.lgs n. 152/06 in due
categorie:
acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e
derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche (art. 74, comma 1, lett.
g);
acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si
svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle
acque meteoriche di dilavamento (art. 74, comma 1, lett. h).
Molto importante è anche il concetto di acque reflue ASSIMILATE alle domestiche, come risultante
dall’art. 101, comma 7 del d.lgs n. 152/06:
“[…] ai fini della disciplina degli scarichi e delle autorizzazioni, sono assimilate alle acque reflue
domestiche le acque reflue:
e) aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa
regionale”.
Esiste poi un’ulteriore categoria di scarichi, relativi ad acque meteoriche di dilavamento di piazzali
e superfici inquinate o potenzialmente inquinate, che non sono oggetto del presente studio.
In conclusione, gli scarichi degli ospedali, non essendo di tipo puramente residenziale vanno
classificati in funzione della specifica disciplinare regionale.
La regione Friuli Venezia Giulia ha dato adempimento all’art. 101, comma7, lett. e del d.lgs n.
152/06 mediante l’art. 18, commi 25 e 26 della L.R. n. 13/02:
“25. In applicazione dell'articolo 28, comma 7, lettera e), del decreto legislativo 11 maggio 1999, n.
152, e successive modificazioni, ai fini della disciplina degli scarichi e delle autorizzazioni, sono
assimilate alle acque reflue domestiche le acque reflue scaricate da edifici o installazioni in cui si
svolgono attività commerciali o di produzione di beni aventi caratteristiche qualitative e quantitative
equivalenti alle acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi, in quanto
derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività di tipo domestico e purchè separate
dagli altri reflui.
26. Ai fini di cui al comma 25, sono assimilati alle acque reflue domestiche, in particolare:
a) gli scarichi degli edifici nell'ambito di un insediamento commerciale o di produzione di beni,
destinati a servizi igienico-sanitari, a mense e ad abitazioni delle maestranze, dotati di propri
scarichi terminali;
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
b) gli scarichi di alberghi, camping, bar, agriturismi e ristoranti, limitatamente ai servizi di
ristorazione, pernottamento e lavanderia interna;
c) gli scarichi di attività commerciali di vendita al minuto di generi alimentari e di cura della
persona;
c bis) gli scarichi di attività industriali di produzione di generi alimentari che utilizzano come
conservante esclusivamente cloruro di sodio, aventi portata inferiore a 50 mc/d e non contaminati
da sostanze pericolose o da prodotti chimici impiegati come agenti disinfettanti, sanificanti,
coloranti, edulcoranti, sgrassanti o detergenti.”
Come si può notare, gli ospedali non sono espressamente indicati per cui occorre verificare se
l’attività ospedaliera possa essere a sua volta assimilata ad una di quelle indicate.
Un interessante spunto si può trarre dal documento ARPA Lombardia “linea guida per lo scarico di
acque reflue domestiche sul suolo e negli strati superficiali del sottosuolo, per carichi organici < a
50 AE”:
“La definizione delle acque reflue domestiche non lascia incertezze, infatti:
- i reflui provenienti da insediamenti di tipo residenziale sono riconducibili esclusivamente al
metabolismo umano ed all’attività domestica (e quindi considerati tali);
- la possibilità di assimilazione vale soltanto per i reflui provenienti dai servizi ( uffici,
poliambulatori, scuole, case di riposo, ospedali, mense, alberghi, etc...) che pur non
necessariamente derivando prevalentemente dal metabolismo umano e da attività
tipicamente domestiche possono essere qualificati tali per l'origine da cui derivano“
Tra le definizioni più univoche appare quella rinvenibile nella D.G. R. n. 976/2003 della regione
Umbria, che inserisce nell’elenco degli “insediamenti produttivi le cui acque reflue sono
assimilabili alle acque reflue domestiche…….. x) Ospedali, case di cura, ambulatori medici e
veterinari purché sprovvisti di laboratori di analisi e ricerca.”
Infine va osservato che le più recenti norme in materia non individuano in maniera esplicita gli
ospedali come attività producenti scarichi assimilabili mentre stabiliscono dei criteri generali di tipo
quantitativo (concentrazioni limite allo scarico, portata giornaliera massima) per consentire o meno
l’assimilazione. In questo senso operano ad esempio i piani di tutela della regione Veneto e della
regione Liguria.
Aggiornamento:
Successivamente alla consegna del documento è stato pubblicato in GURI il Decreto del Presidente
della Repubblica 19 ottobre 2011, n. 227 “Regolamento per la semplificazione di adempimenti
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
amministrativi in materia ambientale gravanti sulle imprese, a norma dell'articolo 49, comma 4-
quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio
2010, n. 122”.
Questo regolamento contiene importanti informazioni circa l’assimilabilità degli scarichi (peraltro
portando a classificare gli scarichi degli ospedali con più di 50 posti letto quali industriali) ma non
trova applicazione per i seguenti motivi:
- è rivolto alla piccola e media impresa;
- si applica solo in assenza di disciplina regionale (art. 2, comma 2), che come visto nella
regione Friuli Venezia Giulia è già stata dettata mediante l’art. 18, commi 25 e 26 della L.R.
n. 13/02.
Conclusioni: non esistono a livello regionale riferimenti espliciti sull’assimilabilità o meno degli
scarichi ospedalieri alle acque reflue domestiche. Occorre pertanto procedere per analogia con altre
fattispecie (come quella alberghiera o la ristorazione) e con norme di altre regioni:
a) scarichi assimilati ai domestici
La risposta è sicuramente positiva per quanto riguarda gli uffici, le degenze, i servizi igienici in
generale e le attività di preparazione e somministrazione di alimenti (mense). In questo senso si è
peraltro espressa anche l’ARPA con nota del 31.03.2006 (prot. ARPA 1790) riportata in allegato
sub. A.
Anche le acque potenzialmente radioattive (si veda cap. 4.3) sono da considerarsi assimilate.
Al pari le acque reflue provenienti dal reparto infettivi (si veda cap. 4.2) sono da considerarsi
assimilate.
b) scarichi industriali
Diversa è la situazione per i laboratori, attività in cui vengono utilizzati reattivi ed altre sostanze
inquinanti, che rientrano dunque nella tipologia industriale, salvo l’adozione di norme procedurali
che eliminino del tutto gli scarichi in questione: in quest’ultimo caso si ha produzione di rifiuti
liquidi, raccolti e stoccati per lo smaltimento periodico con CER 180106 “sostanze chimiche
pericolose”.
Si tratta delle procedure adottate dall’azienda ospedaliera, che attualmente raccoglie i proventi delle
analisi e le acque di lavaggio delle macchine di analisi, le stocca in appositi contenitori e smaltisce
il tutto come rifiuto liquido.
La questione è già stata oggetto di approfondimento da parte dell’Assindustria di Trieste (allegato
sub. B) e sarà ulteriormente approfondita nel capitolo dedicato alle attività di laboratorio.
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3.2 Conseguenze sul piano giuridico ed economico
a) profilo tecnico
Per quanto previsto all’art. 107, comma 2 del d.lgs n. 152/06, per scarichi recapitanti in fognatura,
che qui interessa:
- gli scarichi di acque reflue domestiche ed assimilate “sono sempre ammessi purché
osservino i regolamenti emanati dal soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato ed
approvati dall'Autorità d'Ambito competente.”
- gli scarichi di acque reflue industriali sono sottoposti alle seguenti limitazioni:
- rispetto dei limiti allo scarico di cui alla tabella 3 dell'Allegato 5 alla parte terza del d.lgs
n. 152/06, salvo deroghe;
- inderogabilità dei valori-limite di emissione di cui alla tabella 3/A dell'Allegato 5 alla
parte terza del decreto limitatamente ai parametri di cui alla nota 2 della Tabella 5 del
medesimo Allegato 5, alla Tabella 3;
- osservanza delle norme tecniche, delle prescrizioni regolamentari e dei valori-limite
adottati dall'Autorità d'Ambito competente in base alle caratteristiche dell'impianto, e in
modo che sia assicurata la tutela del corpo idrico ricettore nonché il rispetto della
disciplina degli scarichi di acque reflue urbane.
Inoltre gli scarichi industriali, per quanto previsto dall’art. 101, comma 3 “devono essere resi
accessibili per il campionamento da parte dell'autorità competente per il controllo nel punto assunto
a riferimento per il campionamento, che […] va effettuato immediatamente a monte della
immissione nel recapito in […] fognatura, sul suolo e nel sottosuolo”.
In sintesi, gli scarichi industriali, sono sottoposti a limiti allo scarico a differenza degli scarichi
domestici. Ciò non vuol dire che da uno scarico domestico si può eliminare qualunque sostanza,
anche se pericolosa o inquinante, ma che non è atteso dal legislatore che queste sostanze possano
essere presenti se l’attività è riferita al metabolismo umano.
Se il titolare di uno scarico domestico immette in fognatura sostanze diverse da quelle provenienti
prevalentemente dal metabolismo umano e da attività di tipo domestico, sta effettuando uno scarico
industriale non autorizzato.
Nel caso particolare degli ospedali, si osservano valori di concentrazione in uscita superiori a quelli
per scarichi industriali per ammoniaca (NH4) e tensioattivi (materiale di pulizia). Si presentano due
possibilità:
- se lo scarico è classificato assimilato al domestico, come più corretto per le sole
degenze, non è necessaria nessuna azione;
- se lo scarico è classificato industriale, come più corretto se vi sono anche laboratori, è
necessario realizzare un impianto (in questo caso di tipo biologico) per abbattere dette
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concentrazioni, al fine di non incorrere nelle sanzioni di cui al capitolo seguente. In
alternativa è possibile chiedere una deroga che è in ogni caso di tipo oneroso.
b) profilo amministrativo e giuridico
Gli scarichi domestici:
- non sono autorizzati;
- sono soggetti a controlli solo qualora venga rilevato dal gestore un’anomalia
all’impianto o in rete;
- non sono di fatto sanzionabili, a meno che non vi siano usi impropri.
Gli scarichi industriali:
- sono soggetti ad approvazione e rinnovo quadriennale (art. 124 T.U.);
- sono controllati sistematicamente;
- sono sanzionati in caso di superamento dei valori limite, come più sotto indicato.
Sanzioni penali: art. 137, comma 5: “chiunque, in relazione alle sostanze indicate nella tabella 5
dell'Allegato 5 alla parte terza del decreto (sostanze pericolose con limiti inderogabili),
nell'effettuazione di uno scarico di acque reflue industriali, superi i valori limite fissati nella tabella
3 […], oppure i limiti più restrittivi fissati dalle Regioni o dalle Province Autonome o dall'Autorità
competente a norma dell'articolo 107, comma 1, è punito con l'arresto fino a due anni e con
l'ammenda da tremila euro a trentamila euro. Se sono superati anche i valori limite fissati per le
sostanze contenute nella tabella 3/A del medesimo Allegato 5, si applica l'arresto da sei mesi a tre
anni e l'ammenda da 6.000 euro a 120.000 euro”.
Nota: dalle analisi non risulta che gli scarichi dell’ospedale contengano le sostanze indicate nella
tabella 5 dell'Allegato 5 alla parte terza del decreto, per cui non vi è il rischio concreto di sanzione
penale.
Sanzioni amministrative: art. 133, comma 1: ”chiunque, salvo che il fatto costituisca reato,
nell'effettuazione di uno scarico superi i valori limite di emissione fissati nelle tabelle di cui
all'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, oppure i diversi valori limite stabiliti dalle
Regioni a norma dell'articolo 101, comma 2, o quelli fissati dall'autorità competente a norma
dell'articolo 107, comma 1, o dell'articolo 108, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa
da tremila euro a trentamila euro.”
Per quanto le recenti modifiche (L. n. 36/2010) abbiano depenalizzato il superamento di limiti allo
scarico per sostanze non pericolose, la gestione di uno scarico industriale appare molto più gravosa
di uno scarico domestico. Inoltre, in caso di superamento dei limiti, l’autorità di controllo procede ai
sensi dell’art. 130 ed in funzione della gravità:
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
a) alla diffida, stabilendo un termine entro il quale devono essere eliminate le inosservanze;
b) alla diffida e contestuale sospensione dell'autorizzazione per un tempo determinato, ove si
manifestino situazioni di pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente;
c) alla revoca dell'autorizzazione in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte
con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino situazione di pericolo per la
salute pubblica e per l'ambiente.
c) profilo economico
Una valutazione è opportuna sotto il profilo dei costi in quanto potrebbe emergere la convenienza a
scaricare determinate sostanze “non domestiche”, classificando lo scarico quale industriale. Ciò in
virtù di due possibili benefici:
- si riducono altre voci di spesa per smaltimento di rifiuti liquidi;
- le acque reflue industriali hanno di norma una tariffazione (per la quota depurativa) più
agevolata rispetto alle acque reflue domestiche.
Queste problematiche saranno affrontate in dettaglio nella parete seconda e terza per i due
complessi ospedalieri ma si fanno fin da ora le seguenti osservazioni:
- nel computo dei benefici vanno tenute in conto anche la responsabilità personale e
l’onerosità di gestione (controlli, gestione amministrativa);
- dalle analisi messe a disposizione, gli scarichi non rispettano alcun valore limite in uscita
per cui occorrerebbe prima dotarsi di impianti di trattamento di tipo biologico, molto
costosi sia per costruzione che per gestione;
- l’unico caso in cui sembra vantaggioso attivare uno scarico domestico è quello che
sottostà ai seguenti vincoli:
o lo scarico deve essere separabile dalle acque domestiche, che vanno mantenute tali;
o le concentrazioni devono in ogni caso essere inferiori a quelle di tabella 3 allegato 5
del d.lgs 152/06.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
4. TRATTAMENTI NECESSARI
4.1 Trattamento degli scarichi ospedalieri
Una prima questione riguarda la necessità di sottoporre gli scarichi a trattamenti preventivi quali la
grigliatura, la stacciatura o la disinfezione.
Le norme esistenti a livello statale e regionale tendono a normare la questione solo per scarichi non
recapitanti in fognatura (suolo o acque superficiali), coerentemente con il principio che per gli
scarichi in fognatura la competenza a dettare regole allo scarico sono i regolamenti locali.
Vale in ogni caso la pena di citare il D.P.R. n. 254/2003 “Regolamento recante disciplina della
gestione dei rifiuti sanitari a norma dell'articolo 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179:
“Art. 6: Acque reflue provenienti da attività sanitaria
1. Lo scarico di acque reflue provenienti da attività sanitarie è disciplinato dal decreto legislativo 11
maggio 1999, n. 152, e successive modificazioni.
2. Feci, urine e sangue possono essere fatti confluire nelle acque reflue che scaricano nella rete
fognaria.”
Decreto del capo del Governo 20/07/1939 “Approvazione delle istruzioni per le costruzioni
ospedaliere”
“I liquami degli ospedali devono essere raccolti in una fognatura razionale che può essere immessa
nella fognatura cittadina. In difetto di questa, o quando questa non dia garanzia per un innocuo
smaltimento, i liquami dell'ospedale devono essere convogliati in apposito impianto di depurazione
e, se del caso disinfettati, prima di essere immessi nella rete urbana o in un corso d'acqua.”
PTA Veneto
Regolamento fognatura – azienda cuneese dell’acqua:
Per quanto riguarda gli altri complessi ospedalieri (nota: non infettivi), case di cura, ambulatori,
laboratori di analisi mediche e simili, dovrà pronunciarsi in merito alla disinfezione degli scarichi
l’autorità sanitaria competente.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
Regolamento fognatura – ATO Genova:
Gli insediamenti adibiti ad attività sanitaria (per esempio, case di cura, ospedali, pronto soccorsi,
case a lunga degenza, laboratori di analisi cliniche e microbiologiche, ecc. esclusi studi dentistici e
medici e case di riposo), devono munirsi di idoneo dispositivo di pulizia atto a eliminare le parti
grossolane (cioè con dimensione lineare superiore a centimetri uno) dei reflui scaricati nelle
pubbliche fognature e di un idoneo sistema di disinfezione.
La concentrazione del cloro attivo che residua negli scarichi deve rispettare i limiti di legge.
Regolamento fognatura – Uniacque Bergamo:
Per le acque reflue provenienti da ospedali, cliniche, case di cura e simili, fatte salve le disposizioni
dell’A.S.L., la Direzione Sanitaria dichiarerà se per la tipologia dei pazienti sia necessario o meno
un opportuno trattamento di disinfezione prima dell’immissione in fognatura.
Per eventi particolari può essere previsto il trattamento per un limitato periodo di tempo sulla base
dei rischi e delle scelte medico-sanitarie. Per tale ragione è opportuna la presenza comunque di un
impianto di disinfezione prima dell’immissione in fognatura.
Aggiornamento
Con D.G.R. n. 588 del 13.04.2012 è stato adottato il progetto di piano regionale di tutela delle
acque (PTA). Tale documento, pur non avendo valore di legge, fornisce tuttavia importanti
anticipazioni sulle futuro assetto normativo.
Vi sono norme ulteriori rispetto all’assimilabilità degli scarichi, in particolare sull’allegato 4:
art. 12, comma 7. “Gli scarichi in rete fognaria di acque reflue assimilate alle domestiche contenenti
grassi, oli e tensioattivi sono dotati di disoleatori.”
Conclusioni: la situazione italiana sul tema del trattamento prima dello scarico in fognatura è
molto variegata:
- la grigliatura prima dello scarico è talora prescritta ed appare opportuna in caso di scarichi
con elevato contenuto di corpi grossolani (stracci, pannolini, ecc.) ma comporta un
significativo onere gestionale dei rifiuti prodotti. Nella nostra regione tale obbligo peraltro
non sussiste.
- La disinfezione è prevista per lo più per scarichi con recapito diverso dalla fognatura. Nel
caso in questione l’ARPA ha prescritto la disinfezione nel proprio parere prot. 1790 del 31
marzo 2006 all. sub. A.
- Il PTA prevedrà con buona probabilità l’obbligo di disoleatura degli scarichi delle mense e
dei bagni e delle lavanderie.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
4.2 Disinfezione degli scarichi provenienti dai rep arti infettivi
Il problema degli scarichi provenienti dai reparti infettivi è in generale più rilevante e come tale
affrontato già nel Piano Generale di Risanamento delle Acque (P.G.R.A.) approvato con D.G.R. n.
484/1982. In particolare l’art. 21 prevede che:
“Gli scarichi provenienti dei reparti infettivi degli insediamenti di tipo ospedaliero o sanitario
dovranno sempre e in ogni caso essere provvisti di impianti per la disinfezione che garantiscano
nell'affluente, almeno per l'80% dei campioni, una concentrazione di coliformi fecali inferiore a
200 mpl/100ml.”
Va osservato che il P.G.R.A. è un documento prossimo ad essere sostituto dal Piano di Tutela delle
Acque (P.T.A.), che potrà o meno recepire la disposizione specifica in questione.
Come per il paragrafo precedente si osserva che l’argomento dovrebbe essere più opportunamente
trattato dai regolamenti fognari, di cui si riportano alcuni esempi.
Regolamento fognatura – azienda cuneese dell’acqua:
Gli scarichi provenienti da ospedali specializzati per malattie infettive e dai reparti infettivi degli
ospedali generali dovranno essere sottoposti ad adeguata disinfezione.
Regolamento fognatura – comune di Pordenone:
Gli scarichi provenienti dei reparti infettivi degli insediamenti di tipo ospedaliero o sanitario
dovranno sempre e in ogni caso essere provvisti di impianti per la disinfezione che garantiscano
nell'affluente, almeno per l'80% dei campioni, una concentrazione di coliformi fecali inferiore a 200
mpl/100ml.
Regolamento fognatura – Enia (gestore Piacenza – Parma – Reggio Emilia):
Gli scarichi degli insediamenti adibiti ad attività sanitaria, limitatamente a quelli utilizzati per il
ricovero di pazienti affetti da patologie infettive, che recapitano in pubblica fognatura, devono
essere inoltre predisposti, in ogni caso, al trattamento di disinfezione dello scarico.
Regolamento fognatura – ATO Genova:
Idoneo trattamento di disinfezione deve essere altresì espletato sugli scarichi derivanti dai reparti
per malattie infettive.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
Aggiornamento
Con D.G.R. n. 588 del 13.04.2012 è stato adottato il progetto di piano regionale di tutela delle
acque (PTA). Tale documento, pur non avendo valore di legge, fornisce tuttavia importanti
anticipazioni sulle futuro assetto normativo.
In particolare non compare più la norma del P.G.R.A. che obbliga la disinfezione degli scarichi
provenienti da reparti infettivi.
Conclusioni: appare del tutto condivisibile che i reparti infettivi di ospedali siano dotati di
efficiente sistema di disinfezione. Ad oggi il grado di disinfezione è stabilito, caso raro a livello
nazionale, dal P.G.R.A. in concentrazione di coliformi fecali inferiore a 200 mpl/100ml. Data la
prossima abrogazione da parte del P.T.A. e l’oggettiva difficoltà a raggiungere i livelli di
abbattimenti prescritti, conviene forse aspettare l’entrata in vigore del nuovo strumento normativo
per apportare sostanziali modifiche agli impianti esistenti.
Effettivamente la bozza di PTA adottata non prevede più questo obbligo ma sarà possibile una
disposizione analoga (magari meno stringente) nel regolamento di fognatura del gestore del
servizio idrico integrato..
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
4.3 Acque radioattive
Il Servizio di Medicina Nucleare può produrre reflui radioattivi che possono avere la seguente
fonte:
- servizio igienico utilizzato dai pazienti portatori di marcanti radioattivi;
- laboratorio radiochimica;
- doccia di decontaminazione, dal lavaocchi, dai lavabi e lavandini installati nel Reparto
Per esempio nel caso della scintigrafia ossea, durante il periodo di attesa il paziente - a causa della
seppur bassa radioattività eliminata - deve rimanere presso il reparto, senza entrare in contatto con
famigliari od accompagnatori e deve emettere le proprie urine in appositi servizi igienici collegati
ad una vasca che immette i liquami in fogna solo dopo la scomparsa della radioattività.
Sul tema si applica il d.lgs n. 230/1995 inerente “Attuazione delle direttive 89/618/EURATOM,
90/641/EURATOM, 92/3/EURATOM e 96/29/EURATOM in materia di radiazioni ionizzanti”, in
base al quale:
- Un rifiuto che contiene radionuclidi con emivita >/= 75 gg oppure concentrazione >/= 1
Bq/g e le attività di gestione dello stesso sono soggette al d.lgs. n. 230/95
- Un rifiuto che contiene radionuclidi con emivita <75 gg in concentrazione <1 Bq/g non è
considerato radioattivo e le attività di gestione dello stesso non sono più soggette al d.lgs. n.
230/1995, ma al D.lgs. 152/2006 e al D.P.R. n. 254/2003.
In particolare l’art. 105 del decreto prevede che “i radionuclidi comunque presenti nel corpo umano
non sono soggetti alle disposizioni stabilite nei capi V e VI. Per tali radionuclidi le altre disposizioni
del presente decreto si applicano con le modalità ed a partire dalle soglie di quantità o di
concentrazione che, anche in relazione al tipo di sorgente radioattiva, sono stabilite con decreto del
Ministro della sanità, di concerto con i Ministri dell'ambiente e del lavoro e della previdenza
sociale, sentita l'ANPA.
In attesa dell'emanazione del decreto di cui al comma 1 deve essere, comunque, garantita la
protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione.”
Sul tema va citata la guida ISPESL “indicazioni per l’applicazione di una strategia di sicurezza
finalizzata alla prevenzione di eventi anomali ai fini di minaccia nelle strutture sanitarie che
utilizzano radiazioni ionizzanti”, di cui si riporta un estratto:
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
A livello di regolamentazione locale si menzionano alcuni regolamenti di fognatura:
Regolamento fognatura – Uniacqua Bergamo:
Inoltre nel caso in cui la struttura sanitaria produca reflui radioattivi è obbligatoria la presenza di
serbatoi di decadimento opportunamente dimensionati per evitare la radioattività delle acque di
scarico da immettere nella pubblica fognatura. E’ fatto obbligo avere un sistema di raccolta di
riserva.
Regolamento fognatura – ATO 3 Medio Valdarno:
È vietato lo scarico in fognatura di reflui contenenti sostanze radioattive in concentrazioni tali da
costituire rischio per le persone, gli animali o l'ambiente, secondo le disposizioni di cui al d.lgs.
230/95, e successive modificazioni.
Da un punto di vista impiantistico gli impianti sono costituiti da tre vasche di cui una di stoccagggio
dei liquidi in cui si è misurato un livello eccesivo di radioattività.
Conclusioni: gli scarichi di acque radioattive, a differenza dei rifiuti, non sono puntualmente
normati anche se vige il principio generale del d.lgs n. 230/1995 per cui “va garantita la protezione
sanitaria dei lavoratori e della popolazione”. Appare pertanto doveroso dotare i reparti di Medicina
Nucleare di reti separate ed impianti di trattamento per le acque potenzialmente radioattive.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
PARTE SECONDA: OSPEDALE MAGGIORE
1. QUADRILATERO
Descrizione dell’edificio e delle attività
Il quadrilatero è una struttura interamente dedicata alle degenze nonché ad attività tutte assimilabili.
Per quanto detto lo scarico può essere senza dubbi classificato come assimilato al domestico.
L’edificio è servito da due scarichi:
- uno scarico (individuato in planimetria come “scarico n. 4”) che da su via Slataper, dotato di
impianto di disinfezione, che riceve il lato ovest del quadrilatero nonché le acque reflue
della palazzina infettivi;
- uno scarico (individuato in planimetria come “scarico n. 1”), senza pretrattamenti, che dà su
p.zza dell’Ospedale.
Analisi degli scarichi
Gli scarichi dell’Ospedale Maggiore vengono trimestralmente campionati ed analizzati dal
laboratorio dell’ACEGAS APS.
Fino al 2010 erano preseti 5 punti di prelievo (si vedano i relativi rapporti di analisi), ridotti a 4 nel
2011, per effetto dell’unificazione dello scarico della palazzina infettivi con lo scarico dell’emi-lato
ovest.
Dal confrontato fra dette analisi e la tab. 3, all. 5, d.lgs 152/06 (limiti allo scarico in fognatura –
validi per industriali) si possono riscontrare i seguenti superamenti:
Parametro Scarico 1 Scarico 4
Solidi Sospesi Totali 1 2
BOD5 1 1
COD 1
Composti Azoto 4 1
Tensioattivi Totali 3
Escherichia coli Valore medio >
106 MPN/100ml
Valore medio >
105 MPN/100ml
Trattandosi tuttavia di scarico assimilato al domestico tali superamenti non risultano anomali e non
comportano sanzioni.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
Calcolo delle portate di scarico
Per la valutazione delle portate si è fatto riferimento alla “relazione fognature” del progetto
esecutivo 2° e 3° lotto:
- posti letto fronte ovest: 117
- posti letto fronte est: 150
- posti letto palazzini infettivi: 24
- totale posti letto 291
- dotazione idrica per posto letto: 800 l/g/posto letto
- coefficiente di punta: 2,22
Sulla base di tali valori si ottiene una portata media di: 291*800/24/3600 = 2,7 l/s e una portata di
punta nera pari a 6 l/s; tale valore di stima parametrico corrisponde ad un valore annuo di:
- valore annuo: 85.150 mc
- portata media oraria giornaliera: 9,7 mc/h
- portata media oraria diurna: 14,9 mc/h
- portata di punta: 22,3 mc/h
I consumi d’acquedotto risultanti per l’intero complesso dell’Ospedale Maggiore sono:
- anno 2010: 69.573 mc
- anno 2011: 51.967 mc (fino al mese di settembre)
Il valore ottenuto per via parametrica risulta quindi maggiore, ma si ritiene più significativo in
quanto alcuni reparti non sono ancora pienamente operativi a causa dei lavori di ristrutturazione.
Analisi degli impianti esistenti
L’impianto di trattamento, di recente costruzione, è costituito da:
- una vasca di sollevamento di dimensioni utili pari a 4,3 x 2,3 x 1,8 = 18 mc, dotata di due
pompe trituratici tipo ABS AS0830.160-S13/4, che nel punto di lavoro hanno una portata
pari a 30 mc/h ciascuna;
- una vasca di contatto con labirinto, di dimensioni pari a (5,3 x 2,3 x h = 2,0) = 25 mc in
grado quindi di garantire sulle portate di punta di tutto il complesso ospedaliero un tempo di
permanenza maggiore di un’ora.
In realtà l’impianto di trattamento esistente è, ad oggi, al servizio del solo emi-lato ovest e della
palazzina infettivi con tempi di permanenza circa doppi.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
2. PALAZZINA INFETTIVI (E LABORATORI D’ANALISI)
Descrizione dell’edificio e delle attività
La palazzina infettivi ospita sia i reparti infettivi sia i laboratori di analisi.
L’edificio è allacciato sulla rete del quadrilatero e va a scaricare nel punto n. 4.
Per quanto enunciato nella parte prima, siamo in presenza di due possibili scarichi:
a) acque reflue assimilate alle domestiche dei reparti infettivi;
b) acque reflue industriali dei laboratori: l’attuale sistema di gestione è però organizzato in
modo da stoccare tutti i potenziali scarichi di natura industriale, venendosi così a produrre
dei rifiuti pericolosi classificati con CER 18 01 06, che nell’anno 2010 ammontavano a
70.000 kg.
Analisi degli scarichi
a) Scarico reparti infettivi
Lo scarico della palazzina infettivi è stato modificato con la previsione di collegarlo alla scarico
generale dell’emi-lato ovest (punto di campionamento n. 4).
Perciò sono state valutate solamente le analisi del 2010 (4 – pozzetto “via Stuparich 1”), e
confrontate con la tab. 3, all. 5, d.lgs n. 152/06 (limiti allo scarico in fognatura – validi per
industriali);
Si riscontrano i seguenti superamenti:
Parametro Scarico 4 (2010)
Solidi Sospesi Totali 1
Fosforo totale 1
Tensioattivi Totali 4
Escherichia coli Valore medio >
105 MPN/100ml
Trattandosi tuttavia di scarico assimilato al domestico tali superamenti non risultano anomali e non
comportano sanzioni.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
b) Scarico laboratori
Sono state anche valutate alcune analisi effettuate sugli scarichi delle macchine del laboratorio
nell’anno 2007: tutti i parametri analizzati risultavano conformi alla tab. 3, all. 5, d.lgs n. 152/06 ad
eccezione di un unico valore sul COD (1.608 mg/l invece di 500 mg/l).
Va ribadito che al momento gli scarichi dei laboratori sono interamente raccolti da apposita rete con
recapito in serbatoi di stoccaggio e smaltimento quale rifiuti liquido (CER 18 01 06).
Calcolo delle portate di scarico
a) Scarico reparti infettivi
Facendo sempre riferimento ai dati del progetto delle fognature del 2° e 3° lotto di ristrutturazione
si ottengono i seguenti dati:
- posti letto palazzina infettivi: 24
- dotazione idrica per posto letto: 800 l/g/posto letto
- coefficiente di punta: 2,22
si ottiene una portata media di: 24*800/24/3600 = 0,22 l/s e una portata di punta nera pari a 0,5 l/s,
che si arrotonda ad 1 l/s per tener conto dei fenomeni di contemporaneità tipici di un piccolo
comprensorio.
Tale valore di stima parametrico corrisponde ad un valore medio annuo di 7.000 mc
b) Scarico laboratori
Dal laboratorio di analisi del quinto piano vengono inoltre scaricati 70 mc/anno, raccolti da apposita
rete con recapito in serbatoi di stoccaggio e smaltimento quale rifiuti liquido (CER 18 01 06).
Analisi degli impianti esistenti
Per lo scarico della palazzina infettivi non ci sono impianti di trattamento dedicati. Tale funzione
viene dunque delegata all’impianto di disinfezione in prossimità dello scarico n. 4.
Le macchine di lavaggio dei laboratori sono invece predisposte con doppia tubazione di scarico per
il rilascio delle acque del primo lavaggio concentrato e delle acque del secondo lavaggio più diluito;
entrambe le tubazioni scaricano in unico collettore collegato ad un sistema di due serbatoi, ognuno
della capacità di 4.000 l per il contenimento dei rifiuti pericolosi classificati con CER 18 01 06,
smaltiti come rifiuti liquidi tramite autobotte.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
3. CENTRO TUMORI
Descrizione dell’edificio e delle attività
L’immobile ospita le degenze e gli ambulatori del centro tumori nonché il reparto di Medicina
Nucleare.
L’edificio è allacciato su via della Pietà mediante lo scarico individuato in planimetria come
“scarico n. 2”.
Per quanto enunciato nella parte prima, siamo in presenza di scarichi interamente assimilati ai
domestici.
Analisi degli scarichi
Dal confrontato fra le analisi degli scarichi (anni 2010 e 2011) e la tab. 3, all. 5, d.lgs 152/06 (limiti
allo scarico in fognatura – validi per industriali) si riscontrano i seguenti superamenti:
Parametro Scarico 2
Solidi Sospesi Totali 2
BOD5 1
COD 1
Composti Azoto 1
Escherichia coli Valore medio >
106 MPN/100ml
Anche in questo caso, trattandosi di scarico assimilato al domestico, tali superamenti non risultano
anomali e non comportano sanzioni.
Analisi degli impianti esistenti
La rete interna è suddivisa in due blocchi:
a) uno destinato alle acqua non radioattive;
b) uno destinato alle acque potenzialmente radioattive e dotato di un sistema di stoccaggio
provvisorio per la decantazione dei reflui con radioattività maggiore di 1Bq/g.
Da un punto di vista impiantistico gli impianti per acque radioattive sono costituiti da vasche di
decantazione il cui funzionamento è il seguente:
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
- il sistema è costituito da tre vasche denominate: V1, V2a eV2b, di volume da definire in
funzione delle portate;
- le due vasche V2a e V2b sono collegate in parallelo tramite un tubo di troppo pieno,
raccolgono tutte le acque di scarico e possono essere riempite in modo alterno, di modo che
una sia di riserva;
- la vasca V1, posta a valle e collegata in serie alle due anzidette, è dotata di un sistema di
campionamento e tramite la pompa di sollevamento n° 1 può essere scaricata nella rete
fognaria cittadina;
- quando la vasca “V2b” è piena, un dispositivo di allarme ottico e sonoro segnala il suo stato
sul quadro di comando, posto nel locale denominato “lavaggio”;
- l'operatore, mediante la pompa n° 2, svuota il contenuto della vasca “V2b” nella vasca “V1”,
di pari volume, dalla quale può effettuare il prelievo di un campione da analizzare;
- nel caso che il valore di concentrazione sia superiore ai limiti per lo scarico in esenzione (1
Bq/g), il volume di acqua della vasca “V1” è inviato alla vasca di emergenza “V2a” e
lasciato decadere fino a che la sua concentrazione sia scesa al di sotto di tale limite. In tal
modo la vasca “V2b” può continuare ad essere utilizzata per la raccolta delle acque di
scarico.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
4. PALAZZINA EX ANATOMIA PATOLOGICA (E LABORATORIO EMATOLOGIA)
Descrizione dell’edificio e delle attività
La palazzina ospita uffici e il laboratorio di analisi del reparto ematologia.
L’edificio è allacciato su via della Pietà mediante lo scarico individuato in planimetria come
“scarico n. 3”.
Per quanto enunciato nella parte prima, siamo in presenza di due possibili scarichi:
a) acque reflue assimilate alle domestiche degli uffici e dei servizi igienici in genere;
b) acque reflue industriali del laboratorio di ematologia: come per il laboratorio principale
l’attuale sistema di gestione è organizzato in modo da stoccare tutti i potenziali scarichi di
natura industriale, venendosi così a produrre dei rifiuti pericolosi classificati con CER 18 01
06, raccolti in taniche da 15/20 litri vuotate mediamente ogni 2 settimane. La quantità annua
prodotta non supera i 500 kg.
Analisi degli scarichi
Dal confrontato fra le analisi degli scarichi (anni 2010 e 2011) e la tab. 3, all. 5, d.lgs n. 152/06
(limiti allo scarico in fognatura – validi per industriali) si riscontrano i seguenti superamenti:
Parametro Scarico 3
Solidi Sospesi Totali 2
BOD5 1
COD 2
Composti Azoto 5
Escherichia coli Valore medio >
106 MPN/100ml
Anche in questo caso, trattandosi di scarico assimilato al domestico, tali superamenti non risultano
anomali e non comportano sanzioni.
Analisi degli impianti esistenti
Non ci sono impianti di trattamento dedicati.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
PARTE TERZA: OSPEDALE DI CATTINARA
Descrizione dell’edificio e delle attività
Il comprensorio di Cattinara è articolato su una complessa struttura comprendente degenze, uffici,
mense, aule studio e cliniche universitarie, ecc., attività tutte assimilabili.
Sono inoltre presenti alcuni laboratori di analisi nel blocco principale e l’Unità di Anatomia
Patologica, che producono uno scarico non assimilabile al domestico e che al momento viene
stoccato in serbatoi e smaltito come rifiuto liquido (CER 18 01 06).
Classificazione degli scarichi
Il complesso è dotato di una rete di fognatura separata:
- fognatura nera: con recapito nell’impianto di depurazione e con scarico finale nella
fognatura cittadina di via delle Alpi;
- fognatura bianca: con scarico nel rio Storto.
Per quanto enunciato nella parte prima, siamo in presenza di due possibili scarichi di acque nere:
a) acque reflue assimilate alle domestiche dei reparti, degli uffici e dei servizi igienici in
genere;
b) acque reflue industriali dei laboratori e dell’Unità di Anatomia Patologica: l’attuale sistema
di gestione è però organizzato in modo da stoccare tutti i potenziali scarichi di natura
industriale, venendosi così a produrre dei rifiuti pericolosi classificati con CER 18 01 06,
che nell’anno 2010 ammontavano a 250.000 kg.
Nonostante l’assenza di acque reflue di natura industriale, lo scarico del depuratore dell’Ospedale di
Cattinara in via della Alpi è, ad oggi, autorizzato come scarico industriale con Aut. Comunale del 5
aprile 2012 (allegato sub. C). Il gestore ha espresso parere favorevole alla deroga sul rispetto dei
limiti per tensioattivi (allegato sub. C).
Calcolo delle portate di scarico
Per la definizione delle portate allo scarico, si fa riferimento alla relazione tecnica per il progetto
originario della fognatura nera e dell’impianto di depurazione liquami degli ingg. Piccinino, Ariatta
e Harrasser.
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
I dati utilizzati, di tipo parametrico, sono molto simili a quelli dell’Ospedale Maggiore con
un’ulteriore suddivisione tra dotazioni idriche relative a:
- posti letto 600 l/die
- personale 125 l/die
- studenti 80 l/die
Ne risulta una portata complessiva di 655 mc/d, da cui deriva le seguenti portate orarie:
- portata media oraria giornaliera: 29,97 mc/h
- portata media oraria diurna: 45,69 mc/h
- portata di punta: 69,41 mc/h
Dalla portata media giornaliera si ricava facilmente la portata media annua prevista pari a circa
240.000 mc/anno.
Dalle analisi dei consumi medi annui si ricava invece un consumo attuale maggiore e dovuto ai
successivi ampliamenti, pari a oltre 310.000 mc/anno, da cui si ricava in proporzione (+30%) la
portata giornaliera di 850 mc/d e le seguenti portate orarie:
- portata media oraria giornaliera: 39 mc/h
- portata media oraria diurna: 60 mc/h
- portata di punta: 90 mc/h
Dal laboratorio di analisi e dall’Anatomia Patologica vengono inoltre prodotti 250 mc/anno
(attualmente smaltiti come rifiuti liquidi).
Analisi degli scarichi
Lo scarico del depuratore del Cattinara viene campionato ogni due mesi ed analizzato dal
laboratorio dell’ACEGAS APS. Le analisi sono effettuate all’ingresso (mattina) ed all’uscita
(pomeriggio) dell’impianto con una durata di campionamento di 4 ore.
I rapporti d’analisi fanno riferimento alla tab. 3, all. 5, d.lgs 152/06 (limiti allo scarico in fognatura
– validi per industriali) per monitorare i parametri imposti dalla classificazione industriale
dell’autorizzazione allo scarico. Si possono riscontrare i seguenti superamenti negli anni 2010-
2011:
Parametro
Azoto ammoniacale (come NH4) 7 su 9
Tensioattivi Totali 9 su 9
Escherichia coli Valore medio >
106 MPN/100ml
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
Non sono invece disponibili analisi dei serbatoi di stoccaggio dei rifiuti liquidi CER 18 01 06.
Analisi degli impianti esistenti
L’impianto di depurazione del Cattinara è di tipo primario, composto dalle seguenti sezioni di
trattamento:
- grigliatura fine mediante rotostaccio;
- vasca di chiariflocculazione tipo Imhoff, con digestione anaerobica dei fanghi;
- stazione di disinfezione con ipoclorito dosato mediante misurazione del cloro libero.
La grigliatura in ingresso è di tipo fine, automatico, con rotostaccio ad estrazione del materiale
grigliato e scarico in cassonetto e/o sacchi.
La vasca di chiariflocculazione ha un volume (solo comparto di sedimentazione) di circa 100 mc e,
con le portate sopra calcolate, presenta i seguenti parametri di funzionamento:
tempo di ritenzione carico superficiale
- portata media oraria giornaliera: 2,6 h 0,4 m/h
- portata media oraria diurna: 1,7 h 0,6 m/h
- portata di punta: 1,1 h 0,9 m/h
La vasca di disinfezione ha invece un volume di circa 143 mc e quindi (tempo di permanenza):
- portata media oraria giornaliera: 3,7 h
- portata media oraria diurna: 2,4 h
- portata di punta: 1,6 h
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
PARTE QUARTA: PROPOSTE D’INTERVENTO
1. DISINFEZIONE REPARTI INFETTIVI OSPEDALE MAGGIORE
Come ben visibile dalle analisi, la concentrazione in ingresso di escherichia coli è dell’ordine di 106
– 107 UFC.
Ciò significa che per raggiungere il valore attualmente prescritto dal P.G.R.A. (200 UFC) occorre
abbattere di 6-7 ordini tale valore: si tratta di un risultato molto difficile da raggiungere nella
pratica, anche se teoricamente possibile.
Tra le poche esperienze si cita quella della Promax s.r.l. (Tatti, Balsamo) che hanno raggiunto il
valore di 3.000 UFC con un dosaggio di 11 ppm di peracetico e 60 minuti di tempo di contatto.
Appare innanzitutto scorretto miscelare gli scarichi infettivi con quelli non infettivi, provvedendo
ad una disinfezione unica su grandi portate ma con bassa efficienza, si tratta infatti di due problemi
totalmente diversi:
- il primo, relativo agli scarichi infettivi, è sempre presente e rilevante e richiede livelli di
abbattimento più elevati ma su portate molto modeste;
- il secondo, relativo agli scarichi ospedalieri ordinari, riguarda solo situazioni di emergenza
sanitaria ed è relativo a portate elevate.
La prima fondamentale conseguenza è che sono necessari due impianti di disinfezione separati.
Le soluzioni impiantistiche sono molteplici, con diversi costi e problematiche applicative:
1. disinfezione in vasca di contatto e mediante acido peracetico
Si tratta della medesima soluzione adottata per lo scarico n. 4, ma da prevedersi con tempi di
contatto molto più lunghi (circa 3 ore).
Dimensioni indicative: 4x2 mq
Difetti: non ci sono comprovate garanzie di raggiungimento dei limiti attuali (200 UFC per
escherischia coli) ed andrebbero preventivamente effettuate prove sperimentali.
Costo impianto: 30.000 euro
2. impianto a fanghi attivi con disinfezione finale
È ampiamente dimostrato che la disinfezione raggiunge nel complesso efficienze elevate
(99,99%) solo su reflui trattati. Ciò significa che per dare garanzie di risultato sarebbe
necessario anteporre alla disinfezione un impianto biologico di tipo monoblocco.
Dimensioni indicative: 12x4 mq
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STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
Difetti: costi gestionali (manutenzione, elettrici, smaltimento fanghi); produzione di fanghi
sanitari.
Costo impianto: 100.000 euro
3. impianto di ultrafiltrazione MBR
Un impianto biologico dotato di unità di ultrafiltrazione garantisce la disinfezione totale del
refluo dal punto di vista giuridico, dato che gli escerichia coli sono assenti. In realtà la
disinfezione non è totale in quanto alcuni virus (anche se pochi), inferiori a 100 mµ (0,01 µ)
riescono ad attraversare la membrana ed a sfuggire al trattamento.
Dimensioni indicative: 12x3 mq (anche in container)
Difetti: costi gestionali (manutenzione, elettrici, smaltimento fanghi); produzione di fanghi
sanitari.
Costo impianto: 200.000 euro
4. pastorizzazione dei reflui
Una soluzione innovativa è costituta dalla pastorizzazione dei reflui prima dell’immissione.
L’impianto è costituito da una caldaia e da uno scambiatore di calore in cui il refluo viene
mantenuto a 70 – 80 °C per 30’. Secondo alcune teorie (Walker), invece, si richiedono
temperature da 87 °C a 110 °C per uccidere i microrganismi patogeni, come gli agenti del
tifo, i colibacilli, i micobatteri e le brucelle.
Si tratta in ogni caso di una possibilità avente natura sperimentale in questo settore e come
tale da sviluppare con studi ad hoc.
Nelle scelte va tenuto in conto il problema dello smaltimento dei fanghi, che vanno in tal caso
considerati rifiuto sanitario a rischio infettivo ai sensi del D.P.R. n. 254/2003, e dunque sterilizzati: “Sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo
1. La sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e' effettuata in impianti autorizzati ai sensi degli
articoli 27 e 28 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni.
2. Gli impianti di sterilizzazione localizzati all'interno del perimetro della struttura sanitaria non devono essere
autorizzati ai sensi degli articoli 27 e 28 del decreto legislativo n. 22 del 1997, a condizione che in tali impianti siano
trattati esclusivamente rifiuti prodotti dalla struttura stessa. A tali fini si considerano prodotti dalla struttura sanitaria
dove e' ubicato l'impianto di sterilizzazione anche i rifiuti prodotti dalle strutture sanitarie decentrate ma
organizzativamente e funzionalmente collegate con la stessa.
3. Il direttore o il responsabile sanitario e il gestore degli impianti di sterilizzazione localizzati all'interno delle strutture
sanitarie sono responsabili dell'attivazione degli impianti e dell'efficacia del processo di sterilizzazione in tutte le sue
fasi.
4. L'attivazione degli impianti di sterilizzazione localizzati all'interno delle strutture sanitarie deve essere
preventivamente comunicata alla provincia ai fini dell'effettuazione dei controlli periodici.
5. Il direttore o il responsabile sanitario o i soggetti pubblici istituzionalmente competenti devono procedere alla
convalida dell'impianto di sterilizzazione prima della messa in funzione degli stessi o, se si tratta di impianti gia' in
30
STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
esercizio, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, secondo i criteri e per i
parametri previsti dall'allegato III. La convalida deve essere ripetuta ogni ventiquattro mesi, e comunque ad ogni
intervento di manutenzione straordinaria dell'impianto, e la relativa documentazione deve essere conservata per cinque
anni presso la sede della struttura sanitaria o presso l'impianto e deve essere esibita ad ogni richiesta delle competenti
autorità.
6. L'efficacia del processo di sterilizzazione deve essere verificata e certificata secondo i tempi, le modalita' ed i criteri
stabiliti nell'allegato III da parte del direttore o responsabile sanitario o dal responsabile tecnico.
7. Gli impianti di sterilizzazione sono sottoposti ad adeguati controlli periodici da parte delle autorita' competenti.
8. Fatto salvo l'obbligo di tenuta dei registri di carico e scarico di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 22 del
1997, e successive modificazioni, presso l'impianto di sterilizzazione deve essere tenuto un registro con fogli numerati
progressivamente nel quale, ai fini dell'effettuazione dei controlli, devono essere riportate le seguenti informazioni:
a) numero di identificazione del ciclo di sterilizzazione;
b) quantità giornaliera e tipologia di rifiuti sottoposti al processo di sterilizzazione;
c) data del processo di sterilizzazione.”
Conclusioni:
L’idonea disinfezione dei reflui infettivi comporta un investimento cospicuo anche se necessario, a
parere di chi scrive.
Giova però ricordare che è stato adottato il piano di tutela - che abrogherà il P.G.R.A. – che
attualmente non reitera la norma in questione sulla disinfezione che, come detto al cap. 4.2,
andrebbe più opportunamente inserita nel regolamento di fognatura, magari con limiti meno
restrittivi.
31
STUDIO CAPPELLA - GORIZIA
2. DISINFEZIONE REPARTI DI DEGENZA OSPEDALE MAGGIOR E
Si è visto (cap. 4.1) che la disinfezione dei reflui ospedalieri recapitati in pubblica fognatura non è
prevista da alcun atto direttamente applicabile nella nostra Regione.
Si condivide altresì la richiesta cautelativa dell’ARPA (all. sub. A) ma limitatamente alla presenza
di una sistema di disinfezione di emergenza e non funzionante in continuo.
Le norme e l’autorizzazione non prevedono attualmente un preciso limite per la disinfezione. Il dato
più pertinente da prendere a riferimento si ritiene sia quello indicato in tab. A della L. n. 319/76 che
fissava i seguenti limiti:
coliformi totali 20.000 mnp/100 ml
coliformi fecali 12.000 mnp/100/ml
streptococchi fecali 2.000 mnp/100 ml
La proposta consiste dunque nei seguenti punti:
- mantenimento dello scarico n. 1 non trattato per condizioni ordinarie;
- realizzazione di by pass sullo scarico n. 4 in modo da evitare la disinfezione in condizioni
ordinarie;
- realizzazione di collegamento tra scarico n. 1 e scarico n. 4 mediante sollevamento, da
attivare in caso di emergenza sanitaria, trattando l’intero refluo del quadrilatero
nell’impianto esistente (come visto al cap. 1 – parte II la vasca è idonea per trattare l’intera
portata prodotta al Maggiore);
- miglioramento dell’impianto esistente con le seguenti opere:
o spostamento stoccaggio del disinfettante in esterno (sicurezza);
o installazione di miscelazione;
o modifiche intere alla vasca anti cortocircuito.
Il costo complessivo dell’intervento ammonta a circa 70.000 euro di soli lavori.
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3. SEPARAZIONE SCARICHI LABORATORI OSPEDALE MAGGIOR E
Si è visto in precedenza come tutte le acque reflue industriali siano interamente raccolte da apposita
rete con recapito in serbatoi di stoccaggio e smaltimento quale rifiuti liquido (CER 18 01 06).
Questa pratica è assai onerosa ed in parte ingiustificata, dato che le analisi dei liquidi stoccati non
evidenziano significativi superamenti dei limiti normativi.
Si può dunque pensare di separare le acque di lavaggio delle macchine, aprendo uno scarico
industriale in pubblica fognatura.
Il concentrato del lavaggio continuerebbe ad essere scaricato e stoccato negli attuali contenitori ed
inviato infine allo smaltimento tramite autobotte.
Per quanto riguarda le acque di lavaggio più diluite, dovrebbero confluire in una nuova tubazione di
scarico ed inviate direttamente alla pubblica fognatura di via Pietà o, tramite sollevamento, alla
fognatura di via Gatteri.
Analisi dei costi
Il costo dell’intervento di aggira sui 25.000 euro di soli lavori.
Il beneficio, legato alla riduzione dei rifiuti da smaltire è stato calcolato facendo riferimento ai
prezzi di gara della ASS 3 “Alto Friuli” per l’asportazione e lo smaltimento rifiuti:
70.000 kg/anno x 1,20 Euro/kg = 84.000 Euro/anno.
In realtà la spesa per lo smaltimento del CER 18 01 06 dei laboratori del Maggiore è inferiore e pari
a 75.000 Euro/anno, ma di ordine comparabile.
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4. DISINFEZIONE REPARTI DI DEGENZA OSPEDALE DI CATT INARA
Come visto l’impianto esistente era stato progettato secondo criteri sostanzialmente corretti.
Tuttavia è dimostrata dalle analisi la sua inefficienza per cui occorre introdurre alcune modifiche.
Le norme e l’autorizzazione non prevedono attualmente un preciso limite per la disinfezione. Il dato
più pertinente da prendere a riferimento si ritiene sia quello indicato in tab. A della L. n. 319/76 che
fissava i seguenti limiti:
coliformi totali 20.000 mnp/100 ml
coliformi fecali 12.000 mnp/100/ml
streptococchi fecali 2.000 mnp/100 ml
In particolare si propongono le seguenti migliorie:
- introdurre la disinfezione con acido peracetico, eliminando la misura del cloro libero. In
questo modo è possibile effettuare dosaggi molto elevati di disinfettante senza incorrere in
sanzioni. Il costo dell’intervento si aggira sui 10.000 euro;
- inserimento di setti trasversali per migliorare la circolazione sfruttando l’intero volume a
disposizione. Il costo dell’intervento si aggira sui 5.000 euro;
- raddoppio della vasca in modo da poter ridurre la profondità della vasca, evitando la
formazione di correnti stratificate e zone di calma. Il costo dell’intervento si aggira sui
30.000 euro.
Al pari del Maggiore si ritiene in ogni caso che l’impianto andrebbe attivato solo in caso di
emergenza sanitaria, tenendo sempre attiva la stacciatura e realizzando un bypass prima della
Imhoff. Il costo del by pass si aggira sui 5.000 euro.
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5. SEPARAZIONE SCARICHI LABORATORI ED UNITÀ ANATOMI A PATOLOGICA OSPEDALE DI CATTINARA
La produzione di rifiuti liquidi con CER 18 01 06 presso l’ospedale di Cattinara è molto più elevata
(circa 250.000 kg/anno) rispetto al Maggiore e va addebitata prevalentemente al reparto di
Anatomia Patologica.
Infatti i quantitativi prodotti dai laboratori di analisi nel blocco centrale sono pari a circa 25.000 kg
ed irrilevanti rispetto al totale.
Tanto più per Cattinara varrebbe dunque l’idea dello scarico in fognatura di quota parte delle acque
reflue, con modalità analoghe a quanto indicato al cap 3.
In particolare, si tratta di separare le acque industriali dell’unità di Anatomia Patologica, aprendo
uno scarico industriale sulla fognatura cittadina di via delle Alpi. Il costo delle opere è dunque più
rilevante ma anche il costo di smaltimento è ingente.
Dal momento che non sono disponibili analisi dei reflui in questione, il problema qui sollevato non
trova soluzione e, data la maggiore complessità, potrà essere oggetto di specifico e più approfondito
studio.
Nota: dato che ci sono superamenti ai limiti imposti dall’attuale autorizzazione allo scarico,
classificato industriale, lo stesso è già sanzionabile; per cui è preferibile avviare subito le pratiche
con il Comune di Trieste/ATO, e il gestore Acegas per l’annullamento dell’autorizzazione
industriale e la classificazione dello scarico assimilato al domestico.
In secondo luogo si potrà effettuare la linea dedicata esclusivamente agli scarichi di tipo industriale.
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ALLEGATI
A. Nota Arpa di classificazione scarico domestico (ospedale Maggiore)
B. Nota Associazione Industriali su smaltibilità scarichi di laboratorio in fognatura
C. Autorizzazione allo scarico acque reflue industriali ospedale di Cattinara (e parere deroga)
D. Analisi tipo scarichi ospedale Maggiore
E. Analisi tipo rifiuti liquidi dei laboratori ospedale Maggiore
F. Analisi tipo scarichi ospedale di Cattinara
G. Planimetria stato di fatto della rete fognaria – ospedale Maggiore
H. Planimetria impianto di depurazione – ospedale Maggiore
I. Vasche di decantazione Medicina Nucleare – ospedale Maggiore
J. Planimetria stato di fatto della rete fognaria – ospedale di Cattinara
K. Pianta e sezioni impianto di depurazione – ospedale di Cattinara