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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 7-8 dicembre 2020) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLX n. 283 (48.607) lunedì 7 dicembre 2020 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +"!#!?!"!{ LA BUONA NOTIZIA Il Vangelo della III domenica d’Avvento (Giovanni 1, 6-8.19-28) Iniziare processi di luce e di bellezza L’Immacolata Dal Santo alla Tuttasanta di CORRAD O MAGGIONI C olei che concepì il «Santo», il Figlio di Dio (cfr. Lc 1, 35), fu se- gnata o no dal peccato originale? La secolare discussione ebbe risposta nella bolla Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854), con cui Pio IX definì che «la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singola- re grazia e privilegio di Dio onni- potente e in vista dei meriti di Ge- sù Cristo Salvatore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato origina- le». Così la festa della Concezione di Maria l’8 dicembre divenne cele- brativa della sua Immacolata Conce- zione. Il prodigioso concepimento di Anna, moglie di Gioacchino, narrato dal Protovangelo di Giacomo (sec. II), portò nel secolo VIII a celebrare in Oriente la Concezione di sant’Anna, madre della Theotokos, il 9 dicembre, in rapporto alla Na- tività di Maria già festeggiata l’8 settembre. Commemorando il dato apocrifo, ossia la maternità della sterile Anna e non l’«im- macolata» concezione, la festa orientale non incontrò polemi- che come accadde in Occidente. Le tracce di una festa della Concezione di Santa Maria l’8 di- cembre in monasteri benedettini d’Inghilterra nel secolo XI, ma- turarono nel seguente l’esplicito intento di onorare il concepi- mento “immacolato” insegnato da sant’Anselmo e dal suo disce- polo Eadmero (†1124), autore del più antico scritto dottrinale sulla concezione di Maria, che SEGUE A PA G I N A 2 Domani, solennità dell’Immaco- lata Concezione della Beata Ver- gine Maria, il nostro giornale non uscirà. Le pubblicazioni riprende- ranno con la data del 9 dicembre. NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 9 Papa Francesco in Iraq a marzo 2021 A ccogliendo l’invito del- la Repubblica d’Iraq e della Chiesa cattolica locale, Papa Francesco compirà un viaggio apostolico nel Paese mediorientale dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Baghdad, la piana di Ur, legata alla memo- ria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nel- la piana di Ninive. Lo ha annun- ciato oggi, 7 dicembre, il direttore della Sala stampa della Santa Se- de, Matteo Bruni, spiegando che a suo tempo sarà pubblicato il programma del viaggio, che terrà conto dell’evoluzione dell’emer - genza sanitaria mondiale. All’Angelus La pandemia non spegne la luce di Natale Ispirato dall’albero innalzato in piazza San Pietro e dal pre- sepe in allestimento, al termi- ne dell’Angelus del 6 dicem- bre il Papa ha sottolineato l’importanza di questi due simboli «di speranza, in que- sto tempo difficile», afferman- do che «non c’è pandemia, non c’è crisi che possa spegne- re» la luce del Natale. Prima della preghiera, il Pontefice aveva commentato il Vangelo domenicale, soffermandosi sul tema della conversione. PAGINA 11 di FRANCESCO COSENTINO L a domenica della gioia ci pre- senta ancora la figura del Batti- sta, il precursore. Essere precur- sori è un’affascinante avventu- ra. Significa giocare d’anticipo sulla vita, restare sulla soglia, non permettere che gli eventi e il tempo ci travolgano e che la vita scorra senza che possiamo stringerla tra le mani e correre il rischio di viverla davvero. Il precursore, infatti, è colui che non trascina la vita nelle cose sempre uguali, ma sta all’erta perché attende che accada un evento. Una prima domanda, allora, si affaccia su questo nostro tempo di Avvento: attendiamo davvero che qualcosa accada? Crediamo davvero che l’evento di una nuova vita, nella persona di Gesù verrà a farci visita? Crediamo che ci sarà un nuovo inizio anche per noi? Camminiamo, anche in questo mo- mento storico difficile, con questo sguar- do gravido di futuro e di speranza? Giovanni Battista ha questo sguardo ri- volto al futuro che deve venire e orienta il suo presente verso la luce che gli viene in- contro. Essere precursori, anche per noi, significa proprio questo: sapere che siamo in cammino e non possediamo ancora tut- ta la verità, che ogni meta raggiunta ci chiama a iniziare una nuova avventura, che ogni “terra promessa” non è che una tappa di un percorso più lungo, che il no- stro oggi non è il senso di tutto e le nostre attività — anche le migliori — non sono mai un fine ultimo. E, così, siamo invitati a preparare la strada per qualcun altro: per- ché sappiamo che il senso e il significato di ciò che siamo e viviamo non ce lo diamo da noi stessi, ma è radicato nel Dio-Luce che viene a diradare le nostre tenebre. Ecco cosa grida alla nostra vita la predi- cazione del Battista: non siate pigri, non accomodatevi sulla vita, non illudetevi di avere tutto tra le mani e sotto controllo. Il significato è oltre, la gioia più grande è fuori da voi stessi, la luce viene dall’alto: preparategli la strada, restate svegli, aprite il cuore per accoglierla. E Giovanni dice di sé: sono testimo- ne della luce e sono voce. Egli non è la luce, ma colui che la indica; non è la Parola, ma colui che presta la voce per- ché la Parola sia annunciata e si realizzi tra gli uomini. Il precursore, cioè, è co- lui che attende, prepara e poi lascia il centro della scena all’altro. È una splen- dida indicazione anche per noi cristia- ni: non siamo noi il Cristo, non abbia- mo una verità che ci pone al di sopra degli altri, non dobbiamo mettere noi stessi al centro. O, direbbe Papa Fran- cesco, non siamo chiamati a occupare spazi, ma ad iniziare processi. Dentro questa vita quotidiana e dentro questo nostro mondo, come singoli e come Chiesa siamo chiamati proprio a questo: iniziare processi di luce e di bellezza, indi- care il bene nascosto in ogni cosa, cercare e portare la presenza amorevole di Dio nelle piccole cose quotidiane e nelle situazioni di fragilità e sofferenza. Essere, come il Battista, indicatori di luce e voce che fa cir- colare la Parola buona del Vangelo. 20 anni dopo il “sogno” di Giovanni Paolo II Gesto concreto di vicinanza di MASSIMILIANO MENICHETTI D opo quindici mesi du- rante i quali ha sospe- so i pellegrinaggi in- ternazionali a causa della pandemia, Francesco, ri- prende eccezionalmente a viag- giare con una trasferta di quattro giorni in Iraq. Certamente questo viaggio rappresenta un gesto concreto di vicinanza a tutta la popola- zione di quel martoriato Paese. Francesco aveva espresso chia- ramente l’intenzione di visitare l’Iraq il 10 giugno 2019, durante l’udienza ai partecipanti alla Riunione delle Opere di aiuto alle Chiese Orientali (Roaco). «Un pensiero insistente mi ac- compagna pensando all’Iraq — diceva, condividendo la volontà di andare nel 2020 — perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipa- Il Pontefice dispone una modifica alle norme del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali PAGINA 11 LA FOTO Un gruppo di bambini all’uscita da una chiesa di Erbil, dopo aver ricevuto la prima Comunio- ne (4 dicembre, foto Safin Hamed, Afp) Intervista al patriarca Sako ANTONELLA PALERMO A PA G I N A 9 SEGUE A PAGINA 9

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt

Anno CLX n. 283 (48.607) lunedì 7 dicembre 2020Città del Vaticano

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LA BUONA NOTIZIA • Il Vangelo della III domenica d’Avvento (Giovanni 1, 6-8.19-28)

Iniziare processi di luce e di bellezza

L’Immacolata

Dal Santoalla Tuttasanta

di CORRAD O MAGGIONI

Colei che concepì il«Santo», il Figlio diDio (cfr. Lc 1, 35), fu se-gnata o no dal peccato

originale? La secolare discussioneebbe risposta nella bolla IneffabilisDeus (8 dicembre 1854), con cuiPio IX definì che «la beatissimaVergine Maria, nel primo istantedella sua concezione, per singola-re grazia e privilegio di Dio onni-potente e in vista dei meriti di Ge-sù Cristo Salvatore del genereumano, fu preservata immune daogni macchia di peccato origina-le». Così la festa della Concezione diMaria l’8 dicembre divenne cele-brativa della sua Immacolata Conce-zione.

Il prodigioso concepimentodi Anna, moglie di Gioacchino,narrato dal Protovangelo di Giacomo(sec. II), portò nel secolo VIII acelebrare in Oriente la Concezionedi sant’Anna, madre della Theotokos, il9 dicembre, in rapporto alla Na-tività di Maria già festeggiata l’8settembre. Commemorando ildato apocrifo, ossia la maternitàdella sterile Anna e non l’«im -macolata» concezione, la festaorientale non incontrò polemi-che come accadde in Occidente.

Le tracce di una festa dellaConcezione di Santa Maria l’8 di-cembre in monasteri benedettinid’Inghilterra nel secolo XI, ma-turarono nel seguente l’esplicitointento di onorare il concepi-mento “immacolato” insegnatoda sant’Anselmo e dal suo disce-polo Eadmero (†1124), autoredel più antico scritto dottrinalesulla concezione di Maria, che

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Domani, solennità dell’Immaco-lata Concezione della Beata Ver-gine Maria, il nostro giornale nonuscirà. Le pubblicazioni riprende-ranno con la data del 9 dicembre.

NOSTREINFORMAZIONI

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Papa Francesco in Iraqa marzo 2021

Accogliendo l’invito del-la Repubblica d’Iraq edella Chiesa cattolicalocale, Papa Francesco

compirà un viaggio apostoliconel Paese mediorientale dal 5 all’8marzo 2021, visitando Baghdad,la piana di Ur, legata alla memo-ria di Abramo, la città di Erbil,così come Mosul e Qaraqosh nel-la piana di Ninive. Lo ha annun-ciato oggi, 7 dicembre, il direttoredella Sala stampa della Santa Se-de, Matteo Bruni, spiegando chea suo tempo sarà pubblicato ilprogramma del viaggio, che terràconto dell’evoluzione dell’emer -genza sanitaria mondiale.

All’Angelus

La pandemianon spegne

la luce di NataleIspirato dall’albero innalzatoin piazza San Pietro e dal pre-sepe in allestimento, al termi-ne dell’Angelus del 6 dicem-bre il Papa ha sottolineatol’importanza di questi duesimboli «di speranza, in que-sto tempo difficile», afferman-do che «non c’è pandemia,non c’è crisi che possa spegne-re» la luce del Natale. Primadella preghiera, il Ponteficeaveva commentato il Vangelodomenicale, soffermandosi sultema della conversione.

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di FRANCESCO COSENTINO

La domenica della gioia ci pre-senta ancora la figura del Batti-sta, il precursore. Essere precur-sori è un’affascinante avventu-

ra. Significa giocare d’anticipo sulla vita,restare sulla soglia, non permettere chegli eventi e il tempo ci travolgano e che lavita scorra senza che possiamo stringerlatra le mani e correre il rischio di viverladavvero. Il precursore, infatti, è colui chenon trascina la vita nelle cose sempreuguali, ma sta all’erta perché attende cheaccada un evento. Una prima domanda,allora, si affaccia su questo nostro tempodi Avvento: attendiamo davvero chequalcosa accada? Crediamo davvero chel’evento di una nuova vita, nella personadi Gesù verrà a farci visita? Crediamoche ci sarà un nuovo inizio anche pernoi? Camminiamo, anche in questo mo-mento storico difficile, con questo sguar-do gravido di futuro e di speranza?

Giovanni Battista ha questo sguardo ri-

volto al futuro che deve venire e orienta ilsuo presente verso la luce che gli viene in-contro. Essere precursori, anche per noi,significa proprio questo: sapere che siamoin cammino e non possediamo ancora tut-ta la verità, che ogni meta raggiunta cichiama a iniziare una nuova avventura,che ogni “terra promessa” non è che unatappa di un percorso più lungo, che il no-stro oggi non è il senso di tutto e le nostreattività — anche le migliori — non sono maiun fine ultimo. E, così, siamo invitati apreparare la strada per qualcun altro: per-ché sappiamo che il senso e il significatodi ciò che siamo e viviamo non ce lo diamoda noi stessi, ma è radicato nel Dio-Luceche viene a diradare le nostre tenebre.

Ecco cosa grida alla nostra vita la predi-cazione del Battista: non siate pigri, nonaccomodatevi sulla vita, non illudetevi diavere tutto tra le mani e sotto controllo. Ilsignificato è oltre, la gioia più grande èfuori da voi stessi, la luce viene dall’alto:preparategli la strada, restate svegli, apriteil cuore per accoglierla.

E Giovanni dice di sé: sono testimo-ne della luce e sono voce. Egli non è laluce, ma colui che la indica; non è laParola, ma colui che presta la voce per-ché la Parola sia annunciata e si realizzitra gli uomini. Il precursore, cioè, è co-lui che attende, prepara e poi lascia ilcentro della scena all’altro. È una splen-dida indicazione anche per noi cristia-ni: non siamo noi il Cristo, non abbia-mo una verità che ci pone al di sopradegli altri, non dobbiamo mettere noistessi al centro. O, direbbe Papa Fran-cesco, non siamo chiamati a occuparespazi, ma ad iniziare processi.

Dentro questa vita quotidiana e dentroquesto nostro mondo, come singoli e comeChiesa siamo chiamati proprio a questo:iniziare processi di luce e di bellezza, indi-care il bene nascosto in ogni cosa, cercare eportare la presenza amorevole di Dio nellepiccole cose quotidiane e nelle situazionidi fragilità e sofferenza. Essere, come ilBattista, indicatori di luce e voce che fa cir-colare la Parola buona del Vangelo.

20 anni dopo il “sogno”di Giovanni Paolo II

Gestoc o n c re t o

di vicinanzadi MASSIMILIANOMENICHETTI

Dopo quindici mesi du-rante i quali ha sospe-so i pellegrinaggi in-ternazionali a causa

della pandemia, Francesco, ri-prende eccezionalmente a viag-giare con una trasferta di quattrogiorni in Iraq.

Certamente questo viaggiorappresenta un gesto concretodi vicinanza a tutta la popola-zione di quel martoriato Paese.Francesco aveva espresso chia-ramente l’intenzione di visitarel’Iraq il 10 giugno 2019, durantel’udienza ai partecipanti allaRiunione delle Opere di aiutoalle Chiese Orientali (Roaco).«Un pensiero insistente mi ac-compagna pensando all’Iraq —diceva, condividendo la volontàdi andare nel 2020 — p erchépossa guardare avanti attraversola pacifica e condivisa partecipa-

Il Pontefice disponeuna modificaalle norme del Codicedei Canonidelle Chiese Orientali

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LA FOTO

Un gruppo di bambini all’uscitada una chiesa di Erbil, dopoaver ricevuto la prima Comunio-ne (4 dicembre, foto Safin Hamed,Afp)

Intervista al patriarcaSako

ANTONELLA PALERMO

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì 7 dicembre 2020

La solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Icona e maestra di bellezzaLa Madonna, ideale supremo della perfezione

di MICHELE GIULIOMASCIARELLI

La solennità dell’Immacolata,mentre ci incita a glorificareDio per la bellezza riserbata aMaria, madre di Cristo e no-stra, ci aiuta anche a confron-tarci sul nostro stato di bellez-za spirituale. Si tratta di cosaassai seria, perché la verificadella nostra autenticità cristia-na passa anche per tale con-trollo, se è vero che la bellezzaè essenziale per decifrare e rea-lizzare la verità dell’uomo.

La Donna piena di bellezzaL’immacolata concezione

c’invita, in modo del tutto par-ticolare, ad andare a Maria perla via della bellezza; Maria im-macolata si offre al nostro

sguardo credente nello splen-dore della grazia redentiva diCristo e ci attrae: «Maria è lacreatura tota pulchra: è lo specu-lum sine macula; è l’ideale supre-mo della perfezione che inogni tempo gli artisti hannocercato di riprodurre nelle loroopere; è “la Donna vestita disole” (Ap o c a l i s s e , 12, 1), nellaquale i raggi purissimi dellabellezza umana si incontranocon quelli sovrani, ma accessi-bili, della bellezza soprannatu-rale» (Paolo VI, Discorso per lachiusura del VI congresso ma-riologico e l’inizio del XIV con-gresso mariano, Roma, 16maggio 1975). L’Immacolata,la bellezza di Dio riflessa sulvolto umano. Nessuna creatu-ra, neppure Maria, è bella dasé: è Dio «l’autore della bellez-

za» (Sapienza, 13, 3) che crea la«bellezza delle creature» (ibi-dem, 13, 5). Dio, il Santo e il Vi-vente, è la Bellezza suprema ele sue opere sono «belle-buo-ne» (cfr. Genesi, 1, 9, 12, 25, 31):fra queste spicca Maria, allaquale il Figlio — immagina nel-la fede un beato medievale — sirivolge in lode: «Tu sei bella, ledice: bella nei pensieri, bellanelle parole, bella nelle azioni;bella dalla nascita fino allamorte; bella nella concezioneverginale, bella nel parto divi-no, bella nella porpora dellamia passione, bella soprattuttonello splendore della mia risur-rezione» (Amedeo di Losanna,Huit homélies mariales: Hom. VII,234-239). Maria è irradiata dal-la luce di Dio che traspare libe-ramente attraverso la sua per-

sona: lei non è un prisma chedevia la luce, ma, completa-mente trasparente, non trattie-ne nulla della luminosità cheporta. Nella bellezza dell’Im-macolata è contemplabile labellezza dell’intera umanità: inessa l’umanità viene restituitaall’originaria innocenza e allabellezza primigenia, e si com-pie realmente il simbolo della«vergine terra».

L’Immacolata, «la facciache a Cristo più si somiglia»

Maria è immacolata perchéCristo è santissimo; è piena digrazia perché Cristo con la suaredenzione è la causa di ognisantità; è “Tutta bella” perché èla madre del Re messianico,che è «il più bello tra i figli de-gli uomini» (Salmi, 44, 3): «Ècome la luna; se si spegnesse ilsole non la vedremmo più, seinvece è splendente, lo è perchéi raggi del sole battono su di lei.Così, se la Madonna ha tutte legrazie, le bellezze, la santità, lavirtù, le ha perché è unita a Cri-sto come nessun’altra creatura:Cristo è la sorgente di tutte lebellezze e le grazie di cui riful-ge Maria» (Giovanni BattistaMontini, Sulla Madonna. Di-scorsi e scritti [1955-1963], Bre-scia-Roma, 1988, pagina 170).Grazie alla sua immediata vici-nanza a Cristo, prospettiva tri-nitaria dell’intero creato, ella ècreatura profondamente santi-ficata, che il peccato dell’uma -nità non riesce ad attingere.Maria è immacolata perchéCristo è santissimo; è piena digrazia perché Cristo con la suaredenzione è la causa di ognisantità. Ma siamo, per caso, adavere nei confronti della bellez-za di Maria immacolata unapassiva contemplazione? Cer-tamente no: siamo piuttosto in-vitati a imitare quella bellezza.

Figlia innocente di AdamoMadre bellissima di Cristo

In Maria immacolata la Tri-nità ha iniziato una nuova fasedella storia salvifica, inaugu-rando una creazione nuova al-l’insegna della fedeltà e dell’in-tegrità. Maria è essa stessa lacreatura nuova, anche se, per lasua nascita immacolata, si rive-la la figlia più umana di Ada-mo. In essa conosciamo l’iniziodella storia di grazia (ci ricordaAdamo prima del peccato); peressa entriamo nel frattempodei tempi nuovi (da lei è nato ilCristo, nuovo Adamo); attra-verso lei intravediamo il futurodella gloria (profetizza la con-dizione di beatitudine dei re-denti).

«Maria immacolata, figliainnocente del primo Adamo».Maria è la figlia più umana diAdamo. Essendo la creatura sucui è stampata nel modo piùperfetto l’immagine del Cristo,l’Adamo vero, è l’icona dellacreazione nuova. C’è una con-dizione della persona e dell’e-sistenza di Maria che esprimela novità della creazione realiz-zata in lei ed è la sua condizio-ne immacolata. «Maria non èun pezzo a sé nel cosmo dellacreazione e della grazia ma fuda Dio inserita organicamentee armoniosamente nell’insiemedella rivelazione, posta nelpunto d’incontro dei misteripiù centrali della economia di-vina» (Guillermo Baraúna, LaSS. Vergine al servizio dell’economiadivina, in A AV V, La Chiesa del Vati-cano II. Studi e commenti intor-no alla Costituzione dogmati-ca Lumen gentium, a cura di Guil-lermo Baraúna, Firenze, 1965,pagina 1141). Maria è, pertanto,l’umanissima figlia di Adamo:in lei Dio inaugura in Maria,una giovane donna fragile edelicata, il dono della miseri-

Dal Santo alla Tuttasanta

così argomenta: «Se Geremia, poiché dove-va essere profeta delle nazioni, è stato santi-ficato prima di nascere; se Giovanni, pre-cursore del Cristo con lo spirito e la forza diElia, è stato “colmato di Spirito Santo findal grembo di sua madre” (Lc 1, 15), che cosadobbiamo pensare della donna destinata adessere per eccellenza l’arca dell’alleanza ditutti i secoli, l’unica e dolcissima culla del fi-glio unigenito del Dio onnipotente? Osere-mo dire che non ha fruito fin dal primoistante del suo concepimento della grazia edell’unzione dello Spirito Santo? La SacraScrittura attesta: “Dove c’è lo Spirito del Si-gnore c’è libertà” (2 Cor 3, 17). Fu sicura-mente libera dalla schiavitù di ogni peccatocolei che lo Spirito Santo, con la sua presen-za e la sua azione, doveva farne una dimoraconsacrata» (De Conceptione Beatae Mariae Vir-ginis). A superare le incertezze contribuì ilracconto del salvataggio dal naufragio oc-corso ad Elsino, abate di Ramsay, grazie al-l’aiuto della Vergine che, in cambio, glichiese la festa della sua Concezione.

Nel medesimo secolo XII, la festa passòin Normandia per diffondersi in Francia,ben accolta verso il 1130-1140 dalla Chiesa diLione che, nonostante la contrarietà mani-festata per iscritto da san Bernardo, conti-nuò a celebrarla. Vivaci opposizioni perdu-rarono nel secolo XIII: alla Sorbona nessunmaestro osava sostenere l’immacolato con-cepimento. Tra i contrari vi era chi, comesan Tommaso d’Aquino (†1274), negava l’e-senzione di Maria dal peccato originale,mostrandosi tollerante verso una festa dellasua santificazione nel grembo della madre:concepita col peccato originale, sarebbestata santificata prima di nascere.

Il Capitolo pisano dei Francescani del1263 promosse nell’Ordine la festa dellaConcezione di Maria, senza la qualifica diimmacolata; accadrà più tardi, come attestal’Ufficio perugino composto negli anni 1319-1322.

L’interesse teologico per l’immacolataconcezione fu rilanciato, dall’Inghilterra,dal francescano Duns Scoto (†1308), chetrasformò l’obiezione contraria al privilegio(l’universalità della redenzione di Cristoesigeva che anche Maria avesse bisogno diessere redenta), in motivo di soluzione: Cri-sto p re s e r v ò sua Madre da ogni contagio dip eccato.

La Chiesa di Roma non celebrava la fe-sta, ma non la proibiva. Al tempo di Bonifa-cio VIII (†1303), nella cattedrale di Anagni si

commemorava la Concezione della Madredi Dio, presente la Curia papale. La prassiinvalsa durante il periodo avignonese, dovela corte pontificia si radunava l’8 dicembreper la Concezione di Maria nella chiesa deiCarmelitani, continuò col ritorno a Roma:cardinali e prelati non disdegnavano di ce-lebrare la festa dell’8 dicembre (eccetto nel-le chiese dei Domenicani), pur non essendoiscritta nel calendario della Curia romana.

Nonostante le ostilità, nel secolo XIV lafesta era celebrata con più o meno fervore indiocesi di Belgio, Spagna, Portogallo, Ita-lia, Germania e in ordini religiosi, eccettoCistercensi e Domenicani.

Si occupò direttamente il concilio di Ba-silea (1432), giungendo a definire che la Ver-gine «fu sempre immune da ogni peccatooriginale e attuale» e a decretare la festa del-l’8 dicembre; trattandosi però di un’assiseormai scismatica il pronunciamento nonebbe portata dogmatica, ma la direzione eratracciata.

Con la costituzione Cum praecelsa (1476), ilfrancescano Sisto IV approvò una messa edufficio per la Concezione della Vergine Immacola-ta. L’orazione, pregata ancora oggi l’8 di-cembre, esprime con precisione il misteromariano alla luce del Redentore: «O Dio,che nell’Immacolata Concezione della Ver-gine hai preparato una degna dimora per iltuo Figlio, e in previsione della morte di luil’hai preservata da ogni macchia di peccato,concedi anche a noi, per sua intercessione,di venire incontro a te in santità e purezza dispirito».

Le equivoche interpretazioni spinsero lostesso Papa a intervenire con la costituzioneGrave nimis (1483) per redarguire sia i difen-sori che i detrattori del privilegio mariano,non essendo ancora chiarito dogmatica-mente dalla Sede apostolica. L’equilibratopronunciamento sistino favorì la diffusionedella Concezione della beata Vergine Maria, comesi evince dai calendari liturgici dell’ep o ca.

Lo stesso Martin Lutero, nel Sermone sullaconcezione del 1517, così si esprimeva: «È piacredenza che il concepimento di Maria,cioè l’infusione della sua anima, sia statosenza peccato, perché quando l’anima le fuinfusa, ella fu nello stesso tempo purificatadal peccato originale e ornata dai doni diDio per ricevere l’anima santa che le venivainfusa. Così, nel medesimo istante in cui co-minciò a vivere, era senza peccato, comeesprimono le parole dell’angelo Gabriele(Lc 1, 28): Tu sei benedetta fra le donne. Nonavrebbe infatti potuto dire: Sei benedetta, seessa fosse stata sotto la maledizione. Era

giusto ed equo che fosse preservata senza pecca-to colei da cui il Cristo avrebbe assunto lacarne che doveva sconfiggere ogni peccato,perché si dice benedetto, in senso proprio, ciòche è stato donato dalla grazia divina, vale adire ciò che è senza peccato».

Il concilio di Trento non toccò la que-stione dell’Immacolata, rinviando alle co-stituzioni di Sisto I V. Nel breviario e nelmessale postridentino fu iscritta l’8 dicem-bre la Conceptio Beatae Mariae, rinviando per itesti alla Natività di Maria e sostituendo illeggendario racconto di Elsino.

A seguito della proclamazione dogmati-ca, Pio IX fece preparare dei nuovi testi li-turgici (fu ripresa l’orazione composta sottoSisto IV), che approvò nel 1863. Nell’o dier-no messale, oltre alla rivista e arricchita scel-ta dei brani della liturgia della Parola, è sta-to aggiunto il prefazio — ispirato a Ef 5, 27 ea Lumen gentium 65 e Sacrosanctum Concilium 103— in cui risalta come l’Immacolata, illumi-nata da Cristo Redentore, rischiara la Chie-sa. Presente nel calendario ambrosiano, lafestività figura anche nel rivisto Missale Hi-s p a n o - Mo z a ra b i c u m , che all’8 dicembre titola:“In diem Conceptionis Sanctae Mariae Virginis”.

Davanti alla “tutta bella”, come l’accla -ma l’antifona delle Lodi, potrebbe sorgerel’interrogativo: perché lei sì e noi no? Il sen-tire che modula la liturgia dell’8 dicembrenon è la discussione ma l’ammirazione:«Cantate al Signore un canto nuovo, per-ché ha compiuto meraviglie» (Salmo re-sponsoriale). Nell’Immacolata celebriamol’infinita misericordia della Trinità versol’umanità intera. Il bene gratuitamentecompiuto da Cristo a favore degli esuli figlidi Eva, si concentra in Maria.

L’Immacolata è mistero di pura grazia!Fin dal primo istante, Dio è salvatore dellasua vita, «santa» perché interamente «san-tificata» dallo Spirito del Padre, effuso peril suo Figlio. Il Vangelo dell’annunciazioneche ascoltiamo a messa non parla del conce-pimento di Maria, ma del concepimento diCristo in Maria, instradandoci a cogliere ladinamica per Iesum ad Mariam, dal Santo allaTu t t a s a n t a .

Isolare il mistero mariano dal Redentoresignificherebbe cadere nell’errore. L’Imma -colata non dice che Maria non ebbe biso-gno di essere redenta al pari di tutti noi; alcontrario, proclama l’incomparabile donodi essere stata pienamente graziata senzaaver assaporato la disgrazia del peccato. Inquesto, è l’espressione massima della po-tenza di Dio e insieme la più alta espressio-ne del ringraziamento dovuto a Dio.

La«Gritería»

delNicaragua

di ROSARIO CAPOMASI

U na festa dedicata al-la Madonna, notacon il nome di“Gritería”, dove si

fondono folclore e una sponta-nea religiosità popolare nel se-gno della tradizione, con uncontributo creativo di artigianie artisti locali, e che i fedeli ni-caraguensi chiamano affettuo-samente “La Purísima”, sem-plificando il titolo del dogma.Il 7 dicembre di ogni anno perquesta commemorazione, cheper le sue caratteristiche è unicaal mondo e che ha meritato diessere candidata all’Unesco co-me patrimonio culturale, oralee intangibile dell’umanità, ven-gono eretti in tutto il Paese«migliaia di altari creativi, arti-stici, colorati, personali, fami-liari, comunitari e istituzionali,con al centro l’immagine dellaVergine Maria, adornata confiori, frutti e simboli religiosi,culturali, storici e nazionali»,spiega l’ambasciatore del Nica-ragua presso la Santa Sede,

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 7 dicembre 2020 pagina 3

La solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

cordia per tutta l’umanità. Ma-ria immacolata si rivela la figliapiù umana di Adamo. L’inno-cenza originale ricorda lo statonel quale è stata creata l’umani-tà, solo che in lei l’innocenza èstata innalzata a un punto taledi densità che il peccato non èpotuto sopravvenire. La primagrazia concessa da Dio a Mariaè un mistero di evidente attua-lità antropologica; essa ci aiutaa rispondere alle domande piùcruciali di oggi, soprattutto aquella circa il mysterium hominis.

«Maria, la madre immacola-ta del secondo Adamo». Mariaè creata in Cristo e in vista dilui come tutti gli uomini (cfr.Colossesi, 1, 15-17), ma in lei la re-lazione con il Cristo è di taleimmediatezza che il peccatonon ha potuto incunearsi fralei e il Salvatore. Grazie allasua immediata vicinanza a Cri-sto, nel quale e in vista del qua-le tutto è creato, ella è creaturaprofondamente santificata, cheil peccato dell’umanità non rie-sce a toccare e a macchiare. Inquanto piena di grazia, Maria èposta nel cuore più profondodella creazione e in special mo-do dell’umanità. Nella sua im-macolatezza Maria appartieneall’umanità creata nell’inno-cenza e destinata al Cristo.Questo non la separa dal restodell’umanità: la sua non è gra-zia di separazione, ma anzitut-to di pienezza. La sua grazia

originaria è anzitutto grazia dipienezza e non di separazione.Maria è santificata non solo inprevisione dei meriti futuri diCristo, ma in ragione della suarelazione immediata con suoFiglio, fonte di grazia, in vistadel quale tutto è stato creato.In quanto piena di grazia, Ma-ria è posta nel cuore più pro-fondo della creazione e in spe-cial modo dell’umanità. Mariaimmacolata è l’umanità inte-gra, pura, buona, armonica, dinulla mancante, di tutto ricca eadorna. La causa di questa pie-nezza di umanità santa è datadalla sua vicinanza a Cristo:Maria è Eva più di Eva perchéCristo è Adamo più di Ada-mo.

L’Immacolatamaestra di bellezza

La via della santità coincidecon la via della bellezza. L’e-sperienza cristiana della bel-lezza è quella che nasce nell’o-rizzonte della santità e dellacontemplazione: la bellezza èsperimentata nella serenità enel distacco, nella semplicità enella gratitudine. La bellezza èpercepita come un riflesso del-lo splendore divino; perciò èbellezza da contemplare, bel-lezza di cui ringraziare, bellez-za da imitare. C’è una causalitàa catena: l’ascetica fa santi, lasantità fa belli. L’e s e rc i z i oascetico, pur così severo e affa-

ticante, sbocca nella bellezza.«L’ascetica — scrive Florenskij— crea non l’uomo “buono” mal’uomo bello e il tratto distinti-vo dei santi non è affatto la“b ontà”, che può essere pre-sente anche in persone carnalie molto peccatrici, bensì la bel-lezza spirituale, la bellezza ac-cecante della persona lumino-sa e luciferente, assolutamenteinaccessibile all’uomo grosso-lano e carnale» (Pavel Floren-skij, La colonna e il fondamento dellaverità, Roma, 1974, pagine 140-141). Da tutta l’esperienza neo-testamentaria s’evince che lasantità consiste nell’essere im-macolati nell’amore (cfr. Efesi-ni, 1, 4), cioè nell’essere belliagli occhi di Dio. La santità èla più alta esperienza della bel-lezza, perché in essa Dio espri-me la sua bellezza, a esempio labellezza del suo canto. «Il san-to — scrive Enzo Bianchi — è ilcanto innalzato dalla miseri-cordia del Dio tre volte santo etre volte misericordioso» (Lessi-co della vita interiore. Le parole dellaspiritualità, Segrate, Rizzoli,2004, pagina 141). La santitàrende graditi a Dio perché fabelli e amabili ai suoi occhi. In-fatti, come scrive Angelus Sile-sius, «la fede tende a Dio, lasperanza lo coglie, l’a m o rel’abbraccia: devozione ne fasuo cibo» (Il pellegrino cherubico,Cinisello Balsamo, 1989, pagi-na 246, III, 230). L’affermazio-ne di questo primato di Diomediante le virtù teologali irra-dia una lucente dimensioneestetica: «La Bellezza […] —scrive Cristina Campo — è teo-logica; sì, è una virtù teologale,la quarta, la segreta, quella chefluisce dall’una all’altra delletre palesi. Ciò è evidente nel ri-to, appunto, dove Fede, Spe-ranza e Carità sono ininterrot-tamente intessute e significatedalla Bellezza» (Sotto falso nome,a cura di Monica Farnetti, Mi-lano, 1998, pagina 215).

La proclamazione del dogma e il ruolo di Rosmini

Più santadella santità

Francisco Javier Bautista Lara.Nel corso della festa, al gri-

do della folla: «Chi provocatanta gioia?», e la risposta deglianfitrioni: «La Concezione diMaria!», segue l’accensione deifuochi d’artificio che si accen-dono in ogni angolo del territo-rio nazionale, dove una molti-tudine di partecipanti percor-rono le strade in pellegrinaggioe ricevono, dopo aver elevatoinni alla Vergine, il tradizionale“berretto": dolci, frutta, artigia-nato, articoli tipici e religiosi,che come promessa e gratitudi-ne offrono in nome della “Purí-sima Concepción”. Una tradi-zione che, precisa l’ambascia-tore, ha avuto la sua primaespressione nazionale a Mana-gua, quando, dopo la fine dellaguerra civile, negli anni cin-quanta del diciannovesimo se-colo, il governo di Tomás Mar-tínez si trasferì nella nuova ca-pitale del Paese. La prima Gri-tería fu così celebrata da padreJosé Lezcano nella parrocchiadi Santiago apostolo e nellestrade della città. A parere di

alcuni storici, la tradizione ini-ziò nel 1857, tre anni dopo laproclamazione del dogma daparte di Pio IX, nel quartiere diSan Felipe a León, venendopoi diffusa dai frati francescaniin altre città del Paese, mentrealtri, però, ne fanno risalire lanascita un secolo prima riferen-dosi a una celebrazione tenuta-si nella chiesa di San Francescoa Granada. L’immagine piùutilizzata nella Gritería è quelladipinta nel 1678 dal pittore spa-gnolo Bartolomé Esteban Mu-rillo. Ai piedi, una mezzalunasembra richiamare il legamecon il Corano che la riconoscecome Vergine ponendosi «co-me il ponte spirituale più fortetra cristiani e musulmani», sot-tolinea Bautista Lara.

La devozione mariana in Ni-caragua affonda le sue origini,secondo lo storico ClementeGuido, in una cerimonia svol-tasi il 2 ottobre 1528 nella cittàdi San Jorge, sulle rive del lagoCocibolca per omaggiareun’effigie della Madonna, cele-brata dal padre mercedario

Francisco de Bobadilla, inviatoda Pedro Arias Dávila, gover-natore di Panamá e Nicaragua.Qui, nella piazza Totoaca, iltempio indigeno che lì ergeva,dedicato al dio Quetzalcoatl,fu consacrato come cattolico.La crescita devozionale ebbeun’altra tappa importante nel1562, quando nel porto chiama-to allora “La posesión” (oggi ElRealejo) vicino alla città di ElViejo, giunse, costretto poi a ri-manervi per alcuni giorni acausa di una sopraggiunta tem-pesta, Pedro de Ahumada,esploratore spagnolo e fratellodi santa Teresa d’Ávila. Primadi ripartire per il Perú, lasciò al-la popolazione un’immaginedella Vergine Maria, apparte-nuta secondo la tradizione allareligiosa, che i frati francescaniportarono nell’antica comunitàindigena subito affascinatadalla bellezza della raffigura-zione mariana. I nativi la chia-mavano “La niña blanca” (laragazza bianca) e forse è da lìche deriva il nome “La Purísi-ma”. Nel 1839, in seguito alla

catastrofica eruzione del vulca-no Cosigüina Remigio Salazar,riconosciuto servo di Dio nel2016, istituì il pellegrinaggiodella “Virgen del Hato” o “Vi r -gen del Trono", venerata nelsantuario nazionale dell’Im-macolata Concezione di ElViejo che è stato elevato a basi-lica minore nel 1996 da sanGiovanni Paolo II nella sua se-conda visita nel Paese. La Con-ferenza episcopale nicaraguen-se, nel 2001, ha quindi ricono-sciuto la “Purísma” come pa-trona nazionale.

di ROBERTO CU TA I A

«Io proporrei, che il Sommo Pontefice, pri-ma di venire ad alcuna definizione, inter-rogasse sull’argomento tutti i Vescovidella Chiesa Cattolica mediante una suaEnciclica». Questo il consiglio dell’abateAntonio Rosmini a Papa Pio IX r i g u a rd oalla definizione del dogma dell’Immaco -lata concezione di Maria. E fu proprio ilvoto di Rosmini, inserito nel novero deidiciotto teologi che formavano la consul-ta per la definizione dogmatica, a persua-dere il Pontefice circa l’opportunità diemanare da Gaeta, dove si era rifugiato acausa dei moti rivoluzionari del 1848, laUbi primum (2 febbraio 1849), l’enciclicaconsultiva diretta a tutto l’episcopatomondiale.

Venerdì 8 dicembre 1854, poi, Pio IX,giunto ormai al nono anno di pontifica-to, nel corso di una solenne celebrazioneprotrattasi per quasi quattro ore in SanPietro lesse la lettera apostolica IneffabilisDeus con la quale sanciva il dogma del-l’Immacolata concezione di Maria di Na-zaret, definita come «più santa della san-tità; la sola santa, purissima nell’anima enel corpo, che si spinse oltre la purezza ela verginità; la sola che diventò, senza ri-serve, la dimora di tutte le grazie delloSpirito Santo». Questa bolla pontificia èda ritenersi come l’ultimo giro di chiave,il sigillo, l’imprimatur di un iter iniziatocon l’annuncio dell’angelo Gabriele ke -charitōmenē: «Ti saluto, o piena di grazia»(Luca, 1, 28). I fatti e gli avvenimenti stori-ci che precedettero la Ineffabilis Deus, furo-no molteplici: dalle rivolte in Europa, al-le trattative diplomatiche di Rosmini perconto del ministero Casati nell’agosto1848 a Roma presso Pio IX, fino all’attesoconcistoro del 15 dicembre sempre nellostesso anno, che avrebbe visto l’innalza -mento del beato al cardinalato. Innalza-mento che non ebbe mai luogo, in segui-to alle agitazioni del 15 e 16 novembre1848, che indussero il Papa a rifugiarsi aGaeta (con dettagliata descrizione nellacollana O p e re di Antonio Rosmini. Scritti auto-biografici. Della Missione a Roma, a cura di

Luciano Malusa e Stefania Zanardi, Cit-tà Nuova Editrice, Roma, 2020).

Al di là degli aspetti storici e politicipre e post risorgimentali, Pio IX in qual-che modo aveva attinto dal suo predeces-sore Gregorio XVI le numerose sollecita-zioni in merito alla definizione dogmati-ca. E infatti il 1° giugno 1848 istituì — consede a San Pietro in Vincoli — la consultaspeciale di teologi, con l’incarico di con-segnare entro due mesi i propri voti circala definizione. Ma l’abate GiovanniStrozzi, canonico regolare lateranense,inserito nel novero, non poté prendereparte per ragioni personali e, per dirlacon lo stesso Strozzi, «trovandosi in Ro-ma il celebre Rosmini, Preposito Genera-

le dell’Istituto della Carità, mi sembre-rebbe questa occasione opportuna peravere su quell’argomento il Voto di unuomo che alla sublimità della filosofiacongiunge l’eccellenza delle Sacre dottri-ne» (Opere di Antonio Rosmini. Scritti teologiciminori, a cura di Ludovico Gadaleta eUmberto Muratore, pagina 64, 2019). Lelusinghiere parole rivolte dallo Strozzi alsegretario della Consulta dei teologi Lu-ca Pacifici, vennero riferite al Pontefice,che seguitava a dar prove di affetto nei ri-guardi dell’abate roveretano e «volle chea questi teologi fosse aggiunto il Rosmi-ni, il quale estese una memoria contenen-te un voto diverso da tutti gli altri, e il pa-rere del Rosmini fu tuttavia quello cheprevalse, e a cui si tenne di fatto il Ponte-fice» (cfr. Della missione a Roma, parte II,pagina 143). Stima corrisposta dallo stes-so teologo nell’incipit del testo appronta-to per la definizione del dogma: «L’ono -re che mi conferisce Sua Santità volendo-mi annoverato fra quei Teologi che sonochiamati a dare il voto sulla questione —Se vi sia luogo di consolare le vive premu-re di moltissimi Vescovi con una dogma-tica definizione intorno all’ImmacolataConcezione di Maria Santissima —, mitorna a grandissima consolazione per lanobiltà e l’amabilità del soggetto, a cuivengono consacrate le prime linee, cheho la bella sorte di scrivere in servigio del-la S. S. e per ordine Pontificio» (cfr. Scrittiteologici minori, pagina 309).

La fervente devozione «all’amabilissi -ma», come soleva chiamarla Rosmini,sorgeva dall’intima persuasione che Dioavesse concesso alla Madonna per singo-lare privilegio l’immunità della colpad’origine, tanto che nel 1843 l’abate pro-mosse tra i suoi figli spirituali il culto del-la Vergine Immacolata, ottenendo dallaSanta Sede che nelle litanie lauretane po-tessero aggiungere l’invocazione «O Regi-na sine labe concepta» e al Prefazio dellaMessa «et te in conceptione immaculata».

Lap ro c e s s i o n edella«Gritería»in onoredella Vergine

Carlo Crivelli«Immacolata Concezione» (1492)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì 7 dicembre 2020

tra la Commissione Ue, supressione degli Stati membri,non vuole esporre le proprieimprese ad uno scenario diconcorrenza sleale nel suomercato unico.

Così i nodi principali resta-no al pettine. A partire dal-l’accesso dei pescherecci euro-pei nelle acque britanniche.Paesi come Francia e Dani-marca spingono per non ave-re restrizioni, con Londra cheinvece non ne vuole sapere.«Vogliamo controllare l’acces-so ai nostri mari, ma l’Ue pre-

Riprese le trattative per superare gli ostacoli

Ultimo tentativo per un accordotra Londra e Ue sulla Brexit

Per il leader dell’opposizione Guaidó la forte astensione è la risposta del popolo

Il partito di Madurovince le legislative in Venezuela

DAL MOND O

Colombia: uccisi 4 indigeninel Cauca. Nel 2020 oltre 79 massacri

Un ennesimo massacro ha insanguinato la Co-lombia. Un commando armato ha attaccatoun gruppo di indigeni della comunità Nasanel dipartimento colombiano del Cauca, ucci-dendo almeno quattro persone e ferendone al-tre. Da inizio anno si contano oltre 79 massa-cri, in cui hanno perso la vita 340 persone, acausa delle battaglie tra i narcotrafficanti per ilcontrollo territoriale. La sparatoria è avvenutain una zona rurale del municipio di Santanderde Quilichao, nel sud-ovest del Paese.

Nicaragua: crollo in una minierad’oro, estratti due cadaveri

Maltempo e uragani hanno fatto crollare unaminiera d’oro in Nicaragua meridionale. Duecadaveri sono stati estratti dalla macerie, ma siteme siano rimasti intrappolati tra i 7 e i 18minatori. Il governo locale non si è però sbi-lanciato sul numero esatto. Il tragico incidenteè avvenuto nella regione di La Esperanza, apiù di 200 chilometri a sud-est della capitaleManagua. Il crollo della collina sovrastante laminiera è stato causato dalle forti piogge chehanno colpito la regione nelle ultime settima-ne, più il passaggio dei due uragani Eta e Io-ta.

Curata con il farmaco più costoso al mondo

Sofia, 6 mesi, salvatada una rara malattia

di FABRIZIO PELONI

La vita di Sofia, bambina nata da poco meno disei mesi con una malattia geneticaneuromuscolare tanto rara quanto letale,l’atrofia muscolare spinale di tipo 1 (Sma), èstata salvata. La splendida notizia arrivadall’ospedale pediatrico Santobono di Napoli,città da cui recentemente in più occasioni sonopervenute dalle strutture sanitarie immagininon proprio confortanti legate al covid-19.Qui è stato possibile somministrare allapiccola Sofia una innovativa terapia genica, lapiù costosa al mondo, visto il prezzo di 1,9milioni di euro per singolo trattamento. Ilnuovo farmaco, denominato Zolgensma eprodotto da Novartis, è stato autorizzato inEuropa solo dal maggio scorso e in Italia dal 17novembre. Secondo la normativa vigente, lasomministrazione del farmaco è gratuita entroi sei mesi di vita del neonato, ed essendo Sofianata alla fine di giugno, si è trattato di unacorsa contro il tempo per superare in frettatutti i passaggi burocratici necessari. In caso

contrario la piccola nonavrebbe probabilmentesuperato i due anni di età.Un risultato davveroimportante ottenuto insinergia dalle autoritàamministrative e sanitariedella regione Campania. LaSma insorge appena dopola nascita e si manifesta conuna debolezza muscolareprogressiva che va ac o m p ro m e t t e rerespirazione e deglutizione,

causando la morte in pochi mesi. Iltrattamento col costosissimo farmaco agiscedirettamente sul problema genetico,comportando la regressione della malattia.Certo Sofia, nome derivato dal greco antico eche letteralmente significa “saggezza”, dovràsottoporsi ad altre cure. Ma lo scoglio piùdifficile è stato superato. La piccola è giàtornata tra le mura domestiche e per lei, comeaffermato dal papà, «adesso possiamofinalmente sperare di vedere la luce».

P ro t e s t eantigovernative

in MoldaviaCH I S I N AU, 7. A poco più di due settimanedalle elezioni presidenziali, migliaia di ma-nifestanti si sono radunati ieri a Chisinau,capitale della Moldavia, convocati dal ca-po dello Stato eletto, Maia Sandu, perchiedere le dimissioni del Governo, loscioglimento del Parlamento e elezioni le-gislative anticipate.

Sandu, ex primo ministro ed europeista,dovrebbe assumere l’incarico presidenzialealla fine del mese di dicembre, dopo averebattuto al ballottaggio il candidato filo-russo e capo dello Stato uscente, Igor Do-don.

L’opposizione era già scesa in piazza lascorsa settimana per protestare contro lenuove leggi, che riducono i poteri presi-denziali. Una di queste norme, in partico-lare, trasferisce il controllo dei Servizi disicurezza al Parlamento, controllato dalpartito di Dodon.

«Alle ultime elezioni presidenziali lagente ha votato sia contro il presidente incarica Dodon che contro il suo Governo,Chiediamo le dimissioni dell’Esecutivo, incaso contrario, discuteremo la questione inParlamento», ha dichiarato Sandu, citatadall’agenzia di stampa Interfax.

È deceduto Tabaré Vázquezex presidente dell’U ru g u a y

CARACAS, 7. La coalizione deipartiti che sostengono il pre-sidente venezuelano NicolásMaduro, il Gran polo patriot-tico (Gpp), ha ripreso il con-trollo del Parlamento vincen-do le elezioni legislative di ie-ri. La giornata elettorale è sta-ta caratterizzata da una forteastensione, preannunciata giàdalla decisione delle principa-li formazioni politiche del-l’opposizione di non presen-tarsi alle urne.

Come spiegato nel primobollettino ufficiale, diffuso achiusura delle consultazionidal presidente del Consiglionazionale elettorale (Cne),Indira Alfonzo, degli oltre20,7 milioni di venezuelaniaventi diritto al voto, il 31 percento si è recato alle urne.

Nelle precedenti elezioni legi-slative, quelle del 2015, parte-ciparono oltre 19 milioni dipersone, ovvero il 74 per cen-to degli elettori. L’astensione

può essere collegata in parteagli appelli dell’opp osizionelegata a Juan Guaidó, il presi-dente uscente dell’Assembleanazionale, a non partecipare.Ma secondo alcuni analisti, visarebbe anche una reale“stanchezza” della popolazio-ne di fronte a una crisi politi-ca e, soprattutto, economicache non accennano a dimi-nuire. Un’emergenza, secon-do le Nazioni Unite, tra lepeggiori al mondo che lapandemia da covid-19 ha ul-teriormente aggravato.

Al momento, i risultati so-no ancora parziali, sebbenel’esito appaia certo. Con po-co più dell’82,3 per cento del-le schede scrutinate — c i rc a5,2 milioni —, il Gpp ha otte-nuto la maggioranza assolutacon oltre il 67 per cento dellepreferenze, mentre al secondoposto, totalizzando quasi il 18per cento dei consensi, si èposizionata un’alleanza gui-data da Azione democratica(Ad) e dal Comitato organiz-zatore elettorale politico indi-

pendente (Copei). «Abbiamouna nuova Assemblea nazio-nale» è stato l’esordio di Ma-duro dopo l’annuncio dei pri-mi risultati. «Una gigantescavittoria elettorale», ha prose-guito, affermando che «oggi,cinque anni dopo, sapendotutto quello che ha fatto que-sta Assemblea contro il popo-lo, colpi di stato, interferenze,sanzioni, oggi abbiamo unanuova Assemblea naziona-le».

Ora, ha sottolineato, «arri-va un cambio di ciclo, un ci-clo positivo, virtuoso, di lavo-ro e recupero, di sovranità epace». Maduro ha poi con-cluso intimando alle altre na-zioni di non interferire negliaffari del Venezuela: «Sap-piamo gestire i nostri proble-mi con il voto popolare» hadetto.

Alcuni Paesi e organi dellacomunità internazionale han-no rifiutato il risultato delleelezioni legislative venezuela-ne. Già prima del loro svolgi-mento, l’Unione europea ave-va affermato che non avrebbericonosciuto il risultato delleelezioni, ritenendo non ga-rantiti gli standard democra-tici minimi.

Il leader dell’opp osizione,Juan Guaidó — , riconosciutopresidente ad interim del Ve-nezuela da circa 60 Paesi dellacomunità internazionale —, hadichiarato come la bassissimaaffluenza si dimostri una ri-sposta chiarissima della popo-lazione, una posizione fermacontro il presidente Maduro econtro quella che da mesi hadefinito «una frode elettora-le».

MO N T E V I D E O, 7. L’ex presi-dente dell’Uruguay, TabaréVázquez è morto all’alba diieri, domenica 6 dicembre,all’età di 80 anni, a causa diun cancro ai polmoni dia-gnosticatogli nell’agosto2019. Il governo di Luis La-calle Pou ha annunciato tregiorni di lutto nazionale percommemorare uno dei piùimportanti leader politici de-gli ultimi decenni del Paese.

Per anni a capo e ora pre-sidente onorario del partitoFrente amplio (Fa), Vázquezè stato per ben due volte pre-

sidente della Repubblicadell’Uruguay: dal 1º marzo2005 al 1º marzo 2010 il pri-mo mandato e dal 1º marzo2015 al 1º marzo di quest’an-no ha ricoperto nuovamentel’incarico. Negli anni ‘90 èstato anche sindaco della ca-pitale Montevideo. Il suopartito via twitter, confer-mando il decesso, ha ricor-dato che «il suo esempio diintegrità politica e di impe-gno incrollabile per il nostroPaese e per la gente ci spin-gerà ad ispirarci al suo inse-gnamento».

LONDRA, 7. I negoziati traUnione europea e Londra sul-la Brexit e sul futuro delle lo-ro relazioni commerciali sonoancora in fase di stallo. Ma ilpremier britannico, BorisJohnson, e il presidente dellaCommissione europea, Ursu-la von der Leyen, hanno deci-so che i negoziatori devono ri-mettersi al lavoro già da oggi,provando a fare progressi invista del vertice europeo digiovedì e venerdì prossimi, ul-tima chance per avere un’in-dicazione che scongiuri il nodeal di fine anno.

Gli ultimi colloqui di ierisul post Brexit, condotti sia alivello politico, sia tecnico,suggeriscono che riguardoagli ultimi ostacoli da supera-re Londra e Bruxelles parlinoancora lingue diverse. Da unaparte il premier britanniconon vuole cedere su nessundettaglio che possa intaccarela sovranità dell’isola. Dall’al-

tende gli stessi privilegi», haspiegato il ministro britannicodell’Ambiente, George Eusti-ce, affermando che alcuniprogressi sono stati fatti, ma«l'Ue ha poi aggiunto una se-rie di altre richieste che hannocreato uno stallo». «Richiesteridicole» che non rispettanola sovranità britannica, ha sot-tolineato il ministro Eustice.

Non c'è un accordo nean-che sul level playing field, ossia ilsistema di regole per garantireuna parità di condizioni alleimprese di entrambe le parti.Bruxelles si aspetta che Lon-dra si adegui agli standarddell’Ue sulle tutele ambientalied i diritti dei lavoratori. Nonè ancora chiaro, inoltre, qualeorganismo giuridico terzo do-vrà risolvere le dispute future.I colloqui odierni, quindi, so-no ancora pieni di insidie. Iltempo stringe e una soluzioneancora non si vede all’oriz-zonte.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 7 dicembre 2020 pagina 5

La Baviera decreta lo stato di calamità con un lockdown più severo

Il covid-19 non allentala morsa in Europa

GINEVRA, 7. Nel mondo sonostati superati i 67 milioni dicontagi da coronavirus. Lorende noto oggi la Johns Hop-kins University, che aggiorna a67.073.728 il totale dei casiconfermati a livello globale.Sono invece 1.536.056 le perso-ne morte per complicanze le-gate all’infezione.

Ancora molto difficile la si-tuazione in diversi paesi euro-pei. In Germania, uno dei Pae-si dove i casi non accennano adiminuire, ieri sono stati regi-strati altri 12.000 casi, portan-do a 1.183.655 il totale dellepersone contagiate. Ad ag-

Balzo dell’opposizione alle legislative

Kuwait: grandeaffluenza alle urne

KU WA I T CI T Y, 7. Sabatoscorso si è votato per le ele-zioni legislative in Kuwait, leprime dopo la salita al pote-re del nuovo emiro Nawaf alAhmad al Jaber al Sabah. Ilnuovo parlamento sarà com-posto da soli uomini, nono-stante l’alta partecipazionedi donne alla corsa elettoraleabbia rappresentato una del-le grandi novità di quest’an-no.

Come riporta AgenziaNova, le urne hanno difattiprodotto un’Assemblea na-zionale — organo parlamen-tare monocamerale — di soliuomini, anche se ai nastri dipartenza ci fossero 31 donne,il numero più alto finora re-gistrato. Da notare che sonopassati circa 15 anni da quan-do alle donne è stato conces-so il diritto di votare e parte-cipare alle elezioni in Ku-wait. Nell’ultimo mandatoparlamentare quadriennale,nel 2016, solo una donna èstata eletta tra i 50 membridell’Assemblea nazionale.

La Commissione elettora-le ha annunciato intanto i ri-sultati delle elezioni, durantela quale l’opposizione ha re-gistrato un notevole succes-

so. Tra le 50 sedute disponi-bili, 24 sono state assegnate acandidati vicini o apparte-nenti all’opposizione che hacosì guadagnato 16 posti inpiù rispetto alle ultime vota-zioni del 26 novembre 2016.In Kuwait, essendo proibiti ipartiti politici, la coalizionedell’opposizione, così comela maggioranza, sono forma-te per lo più da individui sin-goli e da blocchi parlamenta-ri. L’affluenza è stata intornoal 60 per cento, al di sopradelle aspettative.

Nelle prossime settimaneè prevista la scelta da partedell’emiro di un nuovo gabi-netto di governo che verràpoi sottoposto alla fiduciadell’Assemblea nazionale. Itemi di questa campagnaelettorale — combattuta prin-cipalmente sui social net-work e sui media a causa del-la pandemia — sono statiquelli che caratterizzano or-mai da almeno un decenniola corsa al parlamento: lottaalla corruzione, occupazionegiovanile, libertà di espres-sione, alloggi, istruzione e laspinosa questione dei “bi-do on”, la minoranza apolidedel Kuwait.

Aperti i seggi per le elezioni generali in Ghanatra pandemia e crisi economica

giornare il bilancio è il RobertKoch Institute, l’agenzia inca-ricata da Berlino di monitorarel’andamento della pandemiain Germania.

Il bilancio delle vittime ri-conducibili al coronavirus è in-vece salito di 147 morti, arri-vando a 18.919. Dall’inizio dinovembre in Germania è in vi-

gore un lockdown parziale,che prevede tra l’altro la chiu-sura di bar e di ristoranti. Percontenere l’epidemia, la Bavie-ra ha decretato lo stato di cala-mità, imponendo un lock-down ancora più severo

Altri 11.000 contagiati sonoinvece stati segnalati in Fran-cia, stando al bollettino diSanté Publique France, men-tre le immagini di una funiviaaffollata in piena pandemiahanno scatenato un putiferioin Svizzera, costringendo ladirezione dell’impianto ad unarobusta correzione di rotta. Ilcaso, come ha riportato il gior-nale in lingua francese «Le

Nouvelliste», è nato da una fo-to che mostrava un folto grup-po di persone ammassate ieriall’ingresso della funivia dellastazione sciistica di Verbier,nel Canton Vallese.

Il primo ministro danese,Mette Frederiksen, ha parlatodi una «situazione preoccu-pante», in tutto il paese scan-

dinavo, dove ieri è stato regi-strato un record di contagi dacovid-19, con 1.745 nuovi casi.

Frederiksen ha annunciatol’arrivo di prossime restrizioniper contenere il contagio, sen-za però entrare nei dettagli,esortando la popolazione ad«un ulteriore sforzo» contro lapandemia. Paese di 5,8 milionidi abitanti, la Danimarca ha fi-nora registrato circa 90.600contagi e 885 morti.

Impennata dei casi pure inRussia, dove, tra enormi pole-miche, è iniziato nel fine setti-mana il programma di vacci-nazione contro il covid-19. AMosca, le prime iniezioni del

vaccino russo registrato adagosto — lo Sputnik V — sonostate offerte a migliaia di per-sone ritenute più a rischio diinfezione.

In Italia, con l’i n c re m e n t odi 564 nuove vittime di covid-19 nelle ultime, sono comples-sivamente 60.078 le personemorte in Italia a causa del vi-rus dall’inizio dell’e m e rg e n z a .

A livello globale, a esseremaggiormente colpiti sonosempre gli Stati Uniti, con14.757.000 contagi confermatie 282.299 morti riconducibilial covid-19. Negli ultimi 5 gior-ni, indicano le autorità sanita-rie statunitensi, sono stati regi-strati oltre un milione di casi.Mentre in California il lockdo-wn è stato allargato a circa 27milioni di abitanti nelle regio-ni meridionali dello Stato edella Valle di San Joaquin (checomprendono Los Angeles eSan Diego), a livello nazionalecontinuano a salire i ricoveri dipazienti affetti da covid-19.

Gli ospedali hanno registra-ti ieri oltre 101.000 ricoveri,dopo il record giornaliero as-soluto di 101.276 segnato ve-n e rd ì .

Da oggi, il Perú allenta lerestrizioni anti-covid-19, auto-rizzando l’apertura di attivitànon essenziali come cinema,teatri e palestre. Lo ha annun-ciato il Governo di Lima. L’ac-cesso del pubblico sarà limita-to tra il 40 ed il 60 per centodella capacità di accoglienzadei locali interessati. Invecebar, pub e discoteche dovran-no rimanere chiusi, mentre ri-mane l’obbligo di indossare lamascherina. L’economia peru-viana è entrata in recessionenella seconda metà dell’anno acausa del blocco che ha in par-te paralizzato le attività pro-duttive tra marzo e giugno.

Il pil è sceso del 12,5 percento nel 2020 a causa dell’im-patto della pandemia. Il Perú èuno dei Paesi al mondo con ilpiù alto tasso di mortalità dacovid-19. Dall’inizio dell’epi-demia a marzo, ha registratooltre 36.200 morti e 972.688casi di contagio, su un totaledi 33 milioni di abitanti.

India: anchei politici

con i contadiniin sciopero

NEW DELHI, 7. Il partitodel Congresso I, principaleforza dell’opposizione inIndia, ha deciso — insiemead altri partiti — di appog-giare lo sciopero generaleindetto da diverse organiz-zazioni sindacali degli agri-coltori per protestare con-tro le recenti leggi sulla li-beralizzazione del commer-cio agricolo, approvate a fi-ne settembre.

I leader della protesta sisono confrontati tre voltecon una delegazione delGoverno e un nuovo collo-quio è in programma il 9dicembre. Finora le discus-sioni non sono servite araggiungere un accordo:l’Esecutivo ha assicurato ilmantenimento del sostegnoai prezzi; si è detto dispo-sto a modificare alcune di-sposizioni e ha chiesto piùtempo per presentare delleproposte. Gli agricoltorihanno ribadito la richiestadella revoca delle riforme,rifiutando emendamentic i rc o s c r i t t i .

La mobilitazione è parti-ta dal Punjab, considerato“il granaio dell'India”, do-ve per settimane gli agricol-tori hanno manifestato concortei, sit-in di protesta ebloccando i binari ferrovia-ri. La scorsa settimana, ileader della protesta hannoorganizzato una grandecorteo dei contadini, chehanno marciato verso la ca-pitale per chiedere la revi-sione della nuova legge.

Oltre al Partito del Con-gresso I, a sostegno dei col-tivatori si sono espressi an-che il Partito dell’uomo co-mune, al Governo a NewDelhi, l’All India TrinamolCongress, il Telangana Ra-shtra Samithi, il RashtriyaJanata Dal e diverse forma-zioni di sinistra: il Partitocomunista marxista, quelloMarxista leninista, Partitosocialista rivoluzionario e ilBlocco avanzato.

Al fianco degli agricolto-ri, inoltre, ci sono anchenumerosi sindacati delcommercio e bancari.

ACCRA, 7. Nel pieno di unacrisi economica, aggravatadalla pandemia di covid-19,oggi oltre 17 milioni di cittadi-ni si recheranno alle urne inGhana per eleggere il nuovopresidente e i 275 membri delparlamento nelle 16 regionidel Paese, dove sono stati alle-stiti un totale di 33 mila seggielettorali.

Si tratta delle ottave elezio-ni generali dal ripristino dellademocrazia multipartitica, nel1992. Il capo di Stato in carica,Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, e l’ex presidente, Dra-mani Mahama, tornano a sfi-darsi per la terza volta conse-cutiva. I due si erano già scon-trati nel 2012 e nel 2016, otte-nendo una vittoria ciascuno.

Akufo-Addo, 76 anni, can-

didato del Nuovo partito pa-triottico (Npp) è dato per fa-vorito e concorre per un se-condo mandato. Il suo princi-pale sfidante, Dramani Maha-ma, 62 anni, è invece candida-to del Congresso nazionaledemocratico (Ndc) ed è statopresidente per un solo manda-to dal 2012 al 2016. Oltre alpresidente uscente e al suopredecessore, sono 11 gli altricandidati in lizza, fra cui tredonne. In corsa anche il can-didato indipendente AlfredKwame Asiedu Walker.

Le elezioni di quest’annosono considerate uniche permolti aspetti e si ritiene chequesta unicità possa influen-zarne i risultati. Particolare at-tenzione è rivolta alle sei nuo-ve regioni (Oti, Bono East,

Ahafo, Western North, NorthEast e Savannah) create dalgoverno nel 2018. La loro na-scita è dovuta in gran parte al-la necessità di sviluppare poli

di crescita economica che po-tessero garantire un’equa di-stribuzione del reddito nazio-nale. Pertanto, si prevede chein queste regioni si voterà per

il governo in carica e per il suocandidato.

A influenzare l’elettore gha-nese sono anche l’appartenen-za etnica e politica, nonché lostatus economico. Un altrofattore determinante potrebbeessere la pandemia che ha in-dotto il presidente a imporrerestrizioni sui raduni. Ciò hareso impossibile tenere le im-ponenti manifestazioni chehanno sempre caratterizzato lecampagne elettorali in Ghana.L’incertezza sull’esito del votosi sovrappone a quella per l’e-conomia che dopo anni diboom sta rallentando a causadell’epidemia. Le elezioni sa-ranno comunque una prova dimaturità per una nazione pre-sa spesso come modello di de-mo crazia.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 7 dicembre 2020

Game over

Il matto che aiutava i poveriNella Spagna di fine Cinquecento

La scuola e l’educazione all’uso dei social

Tanta vogliadi “storie buone”

Note a margine di «The Social Dilemma»

UN PRETE PER CHIACCHIERARE • Videogiochi e vita

di ALBERTO RAVA G N A N I

«C iao, don. Hai sapu-to di Luca?». Sonole 8 di mattina e ri-cevo questo mes-

saggio da Matteo, uno dei miei ragaz-zi. «No. Cosa è successo?». Un velocescambio su Whatsapp e capisco tutto.Luca, 16 anni, trascorre tanto tempodavanti ai videogiochi, ma quello cheera iniziato come un divertimentoaveva finito per tenerlo sotto scacco. Ètempo, ormai, che gioca fino a nottefonda, tutti i giorni e per parecchie oreal giorno. Il mondo del gioco ha asse-diato la sua immaginazione, ha presoin ostaggio i suoi pensieri e persino isuoi sogni. La scorsa notte infatti, sisveglia di soprassalto e si accorge chesta tentando di picconare con le manila parete di camera sua imitando unpersonaggio del gioco di cui, eviden-temente, è ormai dipendente a tutti glieffetti. Terrorizzato, Luca scrive aMatteo. Preoccupato per l’amico,Matteo scrive a me. E io rimango disasso. Questa storia è proprio una diquelle che avrei potuto leggere suigiornali in qualche articolo sui rischidei videogames. Invece, questa volta,riguarda uno dei miei ragazzi.

Purtroppo sono molti i giocatoriche, come Luca, rimangono vittimadi questa forma di dipendenza.Molti ragazzi giocherebbero ai vi-deogiochi tutto il giorno, mentre iloro genitori probabilmente li bruce-rebbero senza pietà. Gli appassiona-ti li definiscono una forma d’arte, idetrattori, invece, un’arma di distra-zione di massa. Oggi non è affattosemplice schierarsi a favore o controi videogames. Anzi, in realtà non hanemmeno senso farlo, perché la que-stione è un’altra. I videogames sonouna forma di svago e tali devono ri-manere; il problema sorge quando ladedizione al gioco distoglie dall’im -pegno e dalla passione per la vita

reale. In altre parole, il problemanon sono i videogiochi in sé, ma la ti-pologia di rapporto che si crea fragioco e giocatore. Evidentementequesto rapporto a Luca era sfuggitodi mano. Gli scrivo: «Ciao, comeva?». Ci mette un po’ a rispondermi— probabilmente si vergogna — mapoi arriva subito al dunque: «Ho bi-

sogno di parlarti». Ci incontriamonel pomeriggio, mi racconta tutto, sisfoga, piange. Si rende conto di esse-re stato ingannato dal gioco: inizial-mente era stato conquistato con lapromessa di un divertimento smisu-

rato, ma alla fine è rimasto risucchia-to dentro le sue dinamiche. E a quelpunto non è più riuscito a uscirne.Non riusciva a fare a meno di gioca-re. Il tempo libero era tempo buonoda occupare giocando. Il tempo perlo studio in fondo diventava piùfruttuoso giocando. Il tempo perdormire in realtà era quello più tran-quillo per giocare. Insomma, il mon-do di gioco, per Luca, era diventatopiù reale di quello reale.

«Ho perso un sacco di tempo etroppe occasioni. Il gioco era diven-tato la mia vita e la mia vita non midava più alcuno stimolo per metter-mi in gioco», mi confessa affranto altermine della nostra lunga chiac-chierata. Lo fisso negli occhi. Luiprova a nascondersi abbassando latesta. «Ma nella vita vera non esisteil game over, Luca», gli dico. «Haisbagliato, ma non hai perso. Anzi,oggi hai guadagnato una nuova con-sapevolezza: che non vuoi più gioca-re a vivere, ma vuoi vivere sul serio. Equesta è una grande vittoria».

Un semplice svagoche si può trasformarein una dipendenzadifficile da superare

# C a n t i e re G i o v a n i

di GIUSEPPE SURIANO

H a colpito e allarmato lo sbarcosu Netflix del documentario Th eSocial Dilemma, soprattutto perla chiarezza con cui ha fatto

emergere prepotentemente un dato di fattoche Marco Bracconi ha sintetizzato su que-ste pagine: «Non sono più i nostri “dati” apassare di mano in mano. Siamo noi. È il no-stro dato esistenziale. Ciò che desideriamo,il modo in cui amiamo, quello in cui credia-mo». L’allarme ha generato reazione emoti-va, ma perlopiù si è risolto in un atto di accu-sa nei confronti dei potenti della rete, ormaiin grado di assoggettare le menti di milionidi persone. Un punto di vista meno comu-ne, ma non meno interessante, è quelloespresso dalla giornalista Francesca Barra:«The Social Dilemma mi racconta cose che so.(…) Le racconta bene (...). Ma ha un grandedifetto: solleva il singolo consumatore dallapropria responsabilità».

Appare condivisibile questo richiamoalla responsabilità del fruitore, che ne sol-leva subito un’altra, quella di chi educa.Da qui una domanda centrale: tra una faci-le demonizzazione e un certo fatalismo ar-rendevole («è una macchina che non sipuò fermare»), esiste, su questo terreno,uno spazio per il soggetto educante?È un livello, quest’ultimo, che chia-ma in causa (perché non dirlo in mo-do esplicito?) gli insegnanti e la scuo-la. E dunque, si può educare all’usodei social? Quanto la scuola ha presoin carico questa responsabilità? Se loha fatto, per la verità, è accaduto qua-si sempre per richiamare l’attenzionesui rischi: truffe, adescamenti, priva-cy, uso improprio delle immagini.Ma educare a un uso cosciente dellarete e dei social può ridursi a questo?Non si deve forse anche considerareche i social sono apparsi (come èchiaro agli occhi chi li ha visti irrom-pere sulla scena ) prima che un peri-colo, una meravigliosa opportunità?Opportunità per cosa? Per l’espres -sione pubblica di sé.

Non è lontano, infatti, il tempo incui si doveva essere inseriti in circuitidi editoria e di potere, per potersiesprimere di fronte agli altri. Non èlontano, ma i nuovi nati non lo san-no. È in questa coscienza un decisivopassaggio di testimone che deve avveniretra migranti digitali (quasi tutti gli inse-gnanti della scuola italiana lo sono) e i co-siddetti nativi, che di questa opportunitàhanno potuto fruire con una scontatezzache ne ha svuotato il valore e il senso, comeper tutte le cose di cui mai si è sentita lamancanza. Certo, in quel primo entusia-smo non è apparsa subito visibile quelladeclinazione narcisistica, istintiva e trascu-rata (anche sul piano linguistico) che poi èandata imponendosi negli ambienti dellarete, né si poteva facilmente immaginareun tale potere di influenza a scopi commer-ciali, se non addirittura politici e culturali.Ma bisogna per forza rassegnarsi a questouso istintivo, narcistico, aggressivo e spes-so artefatto dei social, di cui la strumenta-lizzazione descritta dal documentario èconseguenza, non causa? Ecco il punto:quel potere pervasivo sulle menti, ben de-scritto da The Social Dilemma, non è forse di-rettamente proporzionale all’incultura ealla mancanza di una coscienza critica chepermetta di vagliare i messaggi e gli stimolifino a coglierne la potenziale capziosità?Ma cosa può significare, in concreto, edu-care a un uso cosciente?

C’è una parola bellissima che può entra-re in questo spazio di educazione: è “cura”.Si può insegnare a un ragazzo l’idea della

cura della propria bacheca social, come“luogo” in cui l’io è dato agli altri? Una re-sponsabilità che richiami alla riflessione ealla critica su ciò che si pubblica non soloin termini di buona educazione o rispettodelle regole (per quello, del resto, sono or-mai sufficienti gli stessi algoritmi dei so-cial), ma si può comunicare a un ragazzoquanto sia grandiosa la possibilità di espri-mere un pensiero non in modo immediatoma, appunto, mediato dalla scrittura;quanto sia importante l’opportunità diesprimersi con il giusto tempo di medita-zione, quello che la scrittura offre prima didover cliccare il tasto “Pubblica”? E maga-ri insegnargli che è possibile offrire un’im -magine di sé più corrispondente e profon-da rispetto a quella che si riesce a comuni-care solitamente. Perché, se è vero che permolti la tastiera è uno schermo dietro cui cisi nasconde per dare sfogo al peggio di sé,non può forse essere vero anche il contra-rio? Non può forse tirar fuori anche il me-glio di sé, dare spazio a quanto di buononon si riesce ad esprimere, di persona, pertante ragioni: fretta, ansie da prestazione,complessi di inferiorità e altri timori?Quanti ragazzi sentono di avere dentromolto più di quello che riescono a tirarefuori? Educare ai social, perciò, può signi-

ficare anche rieducare in una forma e inuno spazio nuovo il gusto per la scrittura —obiettivo dichiarato della scuola! — e il suorapporto con l’immagine (pensando oggialla preferenza giovanile per Instagram ri-spetto ai più “anziani” Facebook e Twitter.

C’è una possibilità di espressione sensa-ta anche attraverso la modalità transitoriadelle stories: non è un caso che si siano im-poste in questa società liquida, in cui sipreferisce il segno che scompare rispetto aquello che permane e richiama a una re-sponsabilità, ma anche qui possono crearsispazi di narrazione e creatività, come giàmostrano alcuni positivi esempi, anche trai giovani. E chissà che anche le stories, datransitorio esibizionismo, non possano di-ventare per molti lo spazio per l’ascolto di“storie buone”, come quelle richiamate daPapa Francesco nell’illuminante messag-gio per la LIV Giornata Mondiale delle Co-municazioni Sociali. Il primo modello, pe-rò, deve essere proprio chi educa. Il cuoredi ogni esperienza educativa è l’i n c o n t rocon un adulto/a che prenda sul serio, persé, ciò che all’altro propone. C’è bisognoche questa tensione alla cura sia da lui/leiespressa e testimoniata. È una partita giàpersa? Forse sì, forse no, ma chi educa perpassione non si arrende prima di avercip ro v a t o .

di SI LV I A GUSMANO

«“Tranquillo, è tutto passato, Nonpensarci più”. Francisco pronunciòla frase a voce bassa, come a dirlo ase stesso riportando alla mente i ri-cordi dell’infanzia. La donna e ilbambino rimasero nel conventoqualche altro giorno. Lei aiutò in cu-cina, Natal seguiva Francisco. Tor-narono a casa più sereni; non c’erastato il miracolo, il piccolo continua-va a rimirarsi le mani o a urlare inpreda al panico ma lei, guardando ilmatto buono dei frati, aveva capitoche c’era comunque un domani an-che per Natal».

Francisco (Viterbo, Augh!, 2020,pagine 92, euro 12) di Gabriella LaRovere è la storia di un ragazzo e poidi un uomo probabilmente affettoda autismo, vissuto in Spagna alla fi-ne del Cinquecento, contempora-neo dunque di san Giovanni dellaCroce e di santa Teresa d’Avila. Do-po la morte dell’amata madre e a se-guito di un omicidio, il giovane vie-ne allontanato dal padre che non losa né capire né gestire, e mandato dauna vedova ad Alcalá de Henares, lapatria di Cervantes. In città entra incontatto con la religione, trovandoaccoglienza presso l’ospedale di An-tezana, gestito dai frati carmelitaniche si occupano dei malati poveri.Francisco dorme poco, sembra in-sensibile alla fatica e parla con unastatua di Gesù Bambino, vivendouna religiosità semplice, solida e au-tentica. Il «matto buono dei frati»,come viene presto ribattezzato, so-

gna di prendere i voti e la sua unicasperanza è di rivolgersi direttamenteal re di Spagna, Filippo II. Realizza-to il suo grande desiderio, Franciscotrova una dimensione di vita e di spi-ritualità capace di renderlo sostegnoe aiuto per i tanti poveri, disperati esoli che incontra, una dimensionesoprattutto in grado di valorizzarnepeculiarità e limiti. Senza mai diven-tare macchietta, Francisco fa ciò in

cui crede e crede in quello che fa (an-che in una dimensione spirituale),convinto che «questo bene non valeniente senza passione e misericor-dia».

Attorno a Francisco accadonofatti inspiegabili che contribuisconoa conferirgli un’aura di santità («Eraquesto alternarsi di consapevolezzae assenza che lasciava tutti interdetti,a chiedersi quanto della sua stranez-za non fosse segno di santità»), o checomunque aiutano — come nel casodi Natal e di sua madre — a restituireuna serenità profonda davanti a

molti dolori. E così, nonostante lasua indubbia eccentricità, Franciscodiviene molto popolare e alla morteverrà dichiarato venerabile.

Basandosi su libro redatto nel1867 da un anonimo abate, e trovatoper caso, La Rovere — medico, gior-nalista e madre di Benedetta (una ra-gazza con autismo) — narra questastoria ambientata nella Spagna di fi-ne Cinquecento, tra peste, fede, pacee guerre nei regni di Filippo II e Fi-lippo III. Presidente dell’asso ciazio-ne di promozione sociale L’o ro l o g i odi Benedetta, il cui scopo è la diffu-sione dell’arte anche tra persone condisturbi cognitivo-relazionali, LaRovere scrive un romanzo storicoche parla però di temi molto attuali.

Alla base di tante fragilità diFrancisco — descritto nella sua di-sabilità senza stereotipi o senti-mentalismi — v’è infatti l’enorme euniversale paura del rifiuto e del-l’abbandono, un terrore però che«il matto buono dei frati» riesce atrasformare in forza d’amore. Nonche sia facile: quello che Franci-sco, da giovane come da adulto,incontra infatti — universale eastorico anch’esso — è il bullismo.Quello dei ragazzini, degli adultie, anche, quello dell’autorità («“Elegarlo al banco?”. La voce eradura, controllata. “Si legano ilbue, il cavallo, le pecore… ma unuomo?”»). Francisco però è fortu-nato perché trova una comunitàcapace di accoglierlo. Forse nonsempre di comprenderlo, ma dialmeno di rispettarlo.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 7 dicembre 2020 pagina 7

Il Portone d’ingresso dei Musei Vaticani

Simbolo di apertura

Quarant’anni fa moriva John Lennon

Un talento visionarioe ingenuo

di BARBARA JAT TA

U n portone che è oggi chiusoal pubblico, in questo tem-po sospeso di pandemia e diincertezze, ma forse proprio

per questo è interessante raccontarne lastoria in quanto simbolo di “ap ertura”ma anche di un capitolo importante del-le universali collezioni pontificie.

Il 7 dicembre del 1932 Pio XI inaugu -rava il nuovo monumentale ingressodei Musei Vaticani, aperto nelle muradi Sangallo lungo viale Vaticano. Essocostituiva l’atto finale di quel processovoluto dal Pontefice all’indomani del-la firma dei Trattati Lateranensi, l’11febbraio del 1929, nel quale era statasancita la nascita dello Stato della Cit-tà del Vaticano. In parte di quell’imp o-nente progetto vi era quello, grandiosoe lungimirante, di condivisione e aper-tura dei Musei Vaticani al mondo,espressamente voluto da Papa Ratti,che da bibliotecario intuiva bene il va-lore evangelico ed universale delle rac-colte d’arte, di storia e di fede che vierano conservate. Prima di questa datasi accedeva ai Musei pontifici dall’in -terno dei Palazzi Vaticani — dal cortiledi San Damaso o dall’Atrio dei Quat-tro Cancelli — non direttamente dalterritorio italiano.

Un portale maestoso, alto oltre seimetri e largo quasi tre, in bugne di tra-vertino, sormontato dallo stemma del

Santo Padre e dalle due figure emble-matiche delle collezioni papali — Raf -faello e Michelangelo — simb oleggian-ti la pittura e la scultura, con in manogli strumenti del mestiere. Nelle loropose, allora come oggi, non si può nonravvedere l’ispirazione degli Ignudi del -la Cappella Sistina.

Lo scultore faentino Pietro Melan-

dri, autore del gruppo scultoreo postosulla sommità, aveva lavorato per lasua realizzazione in stretto contattocon l’architetto torinese GiuseppeMomo e con l’impresa Castelli. Un’o-pera parte di un progetto più ampio,iniziato nell’agosto del 1929, che pro-seguiva nel sontuoso atrio d’accesso,con i due magnifici e colossali ascenso-ri intagliati in legno e che era stato ul-teriormente arricchito da Antonio Ma-raini con quattro bassorilievi in pietraserena raffiguranti le allegorie delleArti: Pittura, Scultura, Architettura el’Arte Letteraria, quest’ultima partico-larmente cara al Pontefice perché lecollezioni vaticane comprendevanoanche i Musei della Biblioteca Aposto-lica, di cui Achille Ratti era stato pre-fetto fra il 1914 e il 1918.

Un vasto e articolato progetto, so-brio e raffinato, che seguitava poi conla monumentale e impressionante sca-la elicoidale. Nell’opuscolo celebrati-vo, pubblicato in occasione dell’ap er-tura, veniva specificato che il progettoera stato elaborato dalla «Commissio-ne dei Pubblici Lavori dello Stato del-la Città del Vaticano e realizzato daGiuseppe Momo in qualità di inge-gnere e architetto ed eseguito per laparte muraria dalla Impresa Figli diPietro Castelli». Veniva inoltre spiega-to che «per superare il dislivello di 22metri dal detto viale al piano dei giar-dini vaticani, si è scavato un pozzo a

forma di tronco di cononel quale si svolgonodue rampe elicoidali,parallele, una per i visi-tatori che salgono, l’al -tra per quelli che scen-dono. Furono scavati edasportati metri cubi15.000 di terra. (...) Imuri interni che porta-no le rampe a sbalzo, emisurano metri 94 dilunghezza ogni rampa,sono rivestiti di cipolli-no italiano, detto “v e rd eversiglia”. Il pavimentodelle rampe è fatto in“sienite”; i parapettidelle medesime, o ba-laustre, sono in bronzodecorate sulle due fac-ciate, interna ed esterna,dal prof. Antonio Ma-raini di Firenze, con or-nati e volute classiche,che incorniciano lostemma del regnante

Pontefice e quelli dei suoi predecessoriche maggiormente furono benemeritidelle belle arti. I parapetti o balaustrefurono eseguiti dalla fonderia Mari-nelli di Firenze».

Come Alessandro VII Chigi che nel1657 aveva schizzato personalmente lamedaglia di fondazione del Colonnatoberniniano di piazza San Pietro, allo

stesso modo Pio XI Ratti disegnò per-sonalmente quella del nuovo ingressodei Musei Vaticani, incisa dal celebremedaglista Aurelio Mistruzzi, dovevenne celebrato il progetto ispirato alPozzo di San Patrizio di Orvieto. Lamedaglia venne particolarmente am-mirata dai contemporanei perché inuna sola immagine si era riusciti a rap-presentare la prospettiva del portale,dell’androne-vestibolo e delle scalee,lavorando su tre piani assonometrici(BAV, Md. Pont.4918).

Una bella e storica immagine foto-grafica, conservata nell’Archivio Stori-co dei Musei Vaticani (e una copia an-che nella Raccolta Fotografica dellaBiblioteca Apostolica Vaticana) ricor-da l’evento del 7 dicembre 1932 che ve-de Papa Ratti, contornato da dignitaridella Curia pontificia insieme all’allo -ra direttore Bartolomeo Nogara, all’in -gresso del portone.

Ne «L’Osservatore Romano» delgiorno seguente (8 dicembre 1932), ol-tre a essere raccontato l’evento e ripor-tati i nomi delle illustri presenze, ven-ne trascritto uno stralcio del discorsodel Pontefice che partendo dalla pro-fetica ricorrenza del giorno — il 7 di-cembre si celebra sant’Ambrogio, delquale era particolarmente devoto,nonché successore nella diocesi mila-nese — elogiava in modo entusiastico ilprogetto. Ringraziava inoltre tutti isuoi realizzatori che avevano saputocogliere le sue volontà e lo spirito di un«nuovo accesso» a delle collezioniuniversali dell’arte e della fede e cheaugurava «avrebbero accolto migliaiadi pellegrini e studiosi e dotti di tutto ilmondo». Profezia avverata, per i mi-lioni di pellegrini e visitatori che inquasi un secolo hanno varcato l’ingres -so, una mole tale di persone e di flussida richiedere l’apertura di un altro ac-cesso, accanto, nell’anno del GrandeGiubileo del 2000.

Il portale monumentale, usuratonel tempo, ha avuto un intervento direstauro negli ultimi anni, supportatodal Capitolo dell’Ohio dei Patrons of theArts in the Vatican Museums, realizzatodalla ditta Casaril con la supervisionedel Laboratorio di restauro dei mate-riali lapidei dei Musei del Papa e con lacura del Reparto dell’Arte dei secoliXIX e XX . Un intervento di tipo conser-vativo che ha comportato la pulituradella superficie lapidea e permesso diapprezzare nuovamente quanto di bel-lo e imponente era stato realizzato ne-gli anni Trenta.

Oggi il portone è chiuso ma augu-riamoci che sia presto nuovamenteaperto per accogliere i nostri visitatori,riceverli in un luogo di condivisione dimemorie, di pensieri, di progetti che inun momento come quello che stiamovivendo potrebbe essere di aiuto fon-damentale per la vitalità e la tranquilli-tà dell’anima.

di GA E TA N O VALLINI

D omani saranno quarant’annidalla morte di John Lennon.Una morte inattesa e scon-volgente, come tutte le mor-

ti violente. Eppure ancora oggi lo ricor-diamo con nostalgia. Quella che ti as-sale quando ripensi a qualcuno che tiha tenuto compagnia per un tratto distrada, con il quale hai condiviso mo-menti belli o brutti della tua vita. Lui loha fatto attraverso le canzoni, primacon i Beatles — con i quali ha rivoluzio-nato la musica e il costume di un’ep o ca— e poi da solo, mettendo la fantasia alservizio delle idee, fino a identificarel’arte con la vita. Una totale sovrappo-sizione, attraverso cui esprimeva il suotemperamento irrequieto, più anarchi-co che sovversivo.

John Lennon era stato uno dei Bea-tles, con tutto ciò che comportava nelbene e nel male, e a un certo punto ave-va deciso di sfruttare il successo per di-re qualcosa di diverso, spendendosi percause ritenute giuste e che all’ep o cacoinvolgevano un’intera generazione.Aveva deciso di metterci la faccia, e nonsolo, con serietà, consapevole che lamusica, le parole e i gesti hanno un pe-so, ma sempre senza prendersi tropposul serio. Certo lo ha fatto con modalitàinedite, talvolta stravaganti, insieme aYoko Ono, come i famosi bed-in, confe-renze stampa fatte dal letto di una stan-za d’hotel. Eppure la sua musica e i suoimessaggi lo hanno reso un’icona delsuo tempo. Un’icona che ancora oggiriesce ad affascinare.

C’è chi lo vede come un rivoluziona-rio, anche se la sua Revolution non coin-cideva col sentire dei tanti pronti allaviolenza. Di certo aveva sostenutocampagne contro la guerra, cantandodi dare un’opportunità alla pace, maanche potere al popolo (con pugnochiuso ed elmetto in copertina), senzadimenticare di mettere in guardia laclasse operaia dai trucchi della borghe-sia. Uno di sinistra per qualcuno, uncomunista sovversivo per l’Fbi, un uto-pista provocatore, un nichilista contante contraddizioni, per altri. Era in-fatti quello iconoclasta di God, in cuinon salva nessuno dei miti del decen-nio, nemmeno i Beatles. Ma anchequello di Imagine, la sua canzone più fa-mosa e rappresentativa, divenuta, piac-cia o no, un inno generazionale univer-sale, in cui c’è dentro tutto, con queiversi perfetti per quegli anni nella lorovisionaria ingenuità, ma che oggi paga-no il prezzo del tempo.

Sì, John Lennon è stato tutto que-sto. Ma a noi piace ricordarlo soprat-tutto per il suo talento immenso. Unartista capace di creare bellezza attra-verso la musica, qualcosa che ha tocca-to milioni di cuori, regalando emozio-ni. Perché questo fa la buona musica. Enella sua è impossibile non riconosce itratti del genio. Dei Fab Four era quellocon l’animo più inquieto. E l’inquietu -dine quando incontra un’intelligenzaacuta può generare cose sorprendenti.A lui si debbono le più brillanti inven-zioni linguistiche nella poetica beatle-siana — chi altri avrebbe potuto scrivereI Am The Walrus? — e la creazione di so-norità sconosciute e impensabili. So-norità che non si coglievano fino aquando lui non le trasformava in qual-cosa di nuovo e di interessante, come,ad esempio, in Tomorrow Never Knows.

Ma dietro al talento si celava l’uo -mo, con la sua storia, le sue esperienze,le sue debolezze. Uno per il quale l’ar -te, vissuta con passione fino alla so-vrapposizione uomo-artista, è diventa-ta occasione di riscatto. «La cosa piùdifficile è affrontare se stessi», confidòin una delle ultime interviste in cuisembrava pacificato con il suo passatoturbolento, a partire da un’infanzia dif-ficile.

Nato sotto un bombardamento te-desco, cresciuto senza padre e con unamadre poco presente e comunque per-sa troppo presto, affidato alle cure dellanota zia Mimì, John cercò nella musicauna valvola di sfogo. E quando si com-pì il prodigio dell’incontro che gliavrebbe cambiato la vita — la sua equelle dei suoi tre amici di Liverpool,influenzandone milioni di altre nelmondo — cavalcò l’onda del successo,tra fama ed eccessi, fino a sentirne perprimo l’asfissiante oppressione. E a vo-lersene liberare per lasciare, lontanodall’isteria dei concerti, per dare liberosfogo alla creatività, quella dei dischimemorabili dei Beatles. Fino al clamo-roso addio.

Ma se Yoko Ono ha portato per anniil peso della colpa di una separazioneche lasciò nello sconforto milioni difan, la storia ha raccontato alla fine unaverità diversa. L’alchimia dell’accop -piata Lennon-McCartney, come l’ami -cizia, si era dissolta da tempo. John vo-leva trovare un’altra strada, per seguirela sua vena artistica. Lo si era capito giàdalle ultime composizioni con i Beatlese la conferma arrivò dai primi lavori dasolista e dalle prime performance che lia c c o m p a g n a ro n o .

Quarant’anni dopo non ci chiedia-mo più cosa ci siamo persi, quante altreperle immortali ci avrebbe regalato, vi-sta la ritrovata creatività rivelatasi inDouble Fantasy, album pubblicato doposei anni di silenzio. Anche se un pizzicodi rammarico resta. Come pure la sen-sazione che a settanta o ottant’anni —

tanti ne avrebbe festeggiati lo scorso 9ottobre — non si sarebbe prestato a sali-re su un palcoscenico imbracciandouna chitarra. Troppo autoironico percaderci. Magari sarebbe tornato a colti-vare la sua verve di scrittore surrealeamante del non-sense, o al disegno, conquegli schizzi essenziali che i fan cono-scono bene. In ogni caso ci ha pensatoil destino, un infausto destino, a conse-gnarlo al mito, preservandocelo persempre nel ricordo come un uomo diquarant’anni dall’aspetto giovanile, losguardo sempre scanzonato, ma menoprovocatorio di un tempo, segno diuna raggiunta maturità e di una mag-giore consapevolezza di sé nel mondo.

Perché alla fine anche lui si è scoper-to fragile, intento a interrogarsi se fossepoi tutto giusto e tutto vero dietro aquell’atteggiamento anticonvenziona-le, rivoluzionario, che aveva incarnato.A chiedersi se non avesse rinunciato atroppe cose più importanti, visti gli ul-timi cinque anni trascorsi in famiglia, acrescere il piccolo Sean, scoprendo che«la vita è quello che ti accade mentre seioccupato a fare altri progetti», come gliconfida nella tenera canzone BeautifulBoy (Darling Boy) dedicatagli nell’ultimoalbum. E quell’8 dicembre di 40 anni faJohn Lennon era sicuramente impe-gnato a fare altri progetti. Una manoomicida ha impedito che venissero rea-lizzati. Ma molto aveva già dato comeartista. Perché altrimenti non starem-mo qui a scriverne ora, continuando adascoltare, quando sopravanza la nostal-gia, le sue meravigliose canzoni.

L’inaugurazione del 7 dicembre 1932

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì 7 dicembre 2020

Il discernimento delle Chiese riformate

Cosa vuoleDio da noi?Opera trasformatrice

Riflessioni sul rapporto tra i fedeli e lo Spirito Santo

Congresso della Pontificia Academia mariana internationalis

Sana formazione e nuova pedagogia

di CHARLESDE PECHPEYROU

U n intero anno,con inizio il 9dicembre, per« d i s c e r n e re ,

confessare e testimoniare ilDio della vita» in tempodi covid-19 ma anche dopola pandemia: è quanto pro-pone la Comunione mon-diale di Chiese riformate(Cmcr) ai suoi membri,con l’idea di preparasi aun incontro in presenza al-la fine del 2021. Il percor-so culminerà con la “con-fessione colletti-va” della Cmcrsul «Dio dellavita», durante ilComitato gene-rale previsto peril 2024.

«Stiamo vi-vendo in un’eraap o calittica»,spiega l’o rg a n i z -zazione: «Latriade della pan-demia da coronavirus, delrazzismo unito all’autorita-rismo e della crisi climati-ca, non solo ha messo inpericolo il nostro pianeta,ma si presenta anche comeun K a i ro s per la Chiesa.Ciò riguarda sia la perce-zione che la Chiesa ha disé sia la sua missione».«In tempi di crisi — p ro s e -gue la Cmcr — siamo chia-mati a trovare direzione esperanza nella Parola diDio. Il profeta Michea sot-tolinea che in tempi chepossono sembrare turbo-lenti, senza speranza econfusi, la direzione indi-cata dalle Scritture è chia-ra e diretta. Sappiamomolto bene cosa ci si

aspetta da noi: “p r a t i c a rela giustizia, amare la pietà,camminare umilmente conil tuo Dio” (Michea, 6,8)».

«Abbiamo visto il mon-do scosso dalla pandemiae da evidenti crisi, causateda ingiustizie sociali, poli-tiche ed economiche — hadichiarato il segretario ge-nerale dell’o rg a n i z z a z i o n eChris Ferguson — e in tut-ta la nostra famiglia dellaComunione mondiale ve-diamo le nostre Chiese ri-spondere all’epidemia dicoronavirus e alle conse-

guenti ricadute sociali edeconomiche. Ma le vedia-mo anche rinvigorire la lo-ro vita e testimoniare in ri-sposta agli imperativi dellaConfessione di Accra e al-l’appello per un’economiadella vita».

Il cammino di riflessio-ne e confronto seguirà ilcalendario liturgico: di-scernimento durante l’Av-vento, confessione durantela Quaresima, testimonian-za in occasione della Pen-tecoste e apertura alla ri-forma nel tempo ordinario.In totale il programmaconsisterà in 17 eventi vir-tuali, di cui quattro — unoper ogni stagione — saran-no aperti al pubblico, invista del grande convegnodi settembre 2021. «Du-rante i vari eventi — vieneprecisato — sarà applicatoun processo di discerni-mento per rispondere all’e-mergenza, trarne le lezionie rafforzare il messaggio.Il convegno in programmaa settembre non rappresen-terà il momento conclusi-vo, ma un evento per ca-nalizzare l’energia — che ciauguriamo il processo crei— per la vita di Comunio-ne». La sessione inaugura-le del 9 dicembre sarà oc-casione di approfondire tral’altro il modo in cui imembri della Cmcr affron-tano le sfide che la pande-mia ha accentuato e i passigià compiuti per leggere isegni dei tempi e impe-gnarsi nella teologia profe-tica.

Le origini del camminocomune risalgono all’as-semblea generale del 2017.In tre anni, spiega l’o rg a -nizzazione, «siamo stati ingrado di discernere collet-tivamente che siamo all’al-ba di un momento impor-tante che ha richiesto unaprofonda riflessione teolo-gica. Un momento che èdiventato ancora più evi-dente adesso che l’ap o ca-lisse pandemica rivela leprofonde disuguaglianzein cui viviamo».

di ANTONIO TARALLO

«L a scienza ma-riologica e ilsuo insegna-mento. Situa-

zioni, proposte, prospettive»:è il titolo del congresso di ma-riologia della Pontificia Aca-demia mariana internationalis(Pami) conclusosi lo scorso 28novembre. Atteso da tempo, siè svolto sulla piattaforma in-ternet Zoom, in ottemperanzaalle disposizioni anti-covid.Due intensi giorni di dibattitosulla mariologia che hanno vi-sto coinvolti diversi esperti,voci del tempo presente sullafigura di Maria: per la Pontifi-cia facoltà teologica Maria-num di Roma il preside, padreDenis Kulandaisamy, e il ma-riologo padre Salvatore M.Perrella; padre Antonio Laroc-ca, per la situazione nel Vene-zuela e in America latina; l’i-mam Nader Akkad, per laCommissione internazionalemariana musulmano cristianasulla proposta di una “mario-logia musulmana”; la teologa

Daniela Del Gaudio, padreGian Matteo Roggio, per lecommissioni mariologiche, e ilgiornalista di TV2000, FabioBolzetta. La diretta su Face-book dell’evento ha avuto ungrande successo, registrandopiù di quarantamila presenzein rete. La Pami ha convocatoi maggiori studiosi di mariolo-gia per poter redigere un pro-gramma, un nuovo manifestoper il futuro dello studio ma-riologico: strumenti, idee, pro-poste per approfondire sem-pre meglio la figura della Ver-gine. Tema fondamentale: la

difesa dello studio mariologi-co nelle università pontificie.Il suo presidente, padre Stefa-no Cecchin, ha tenuto a preci-sare: «C’è bisogno di una sanaformazione per una sana pietàpopolare. È necessario istitui-re commissioni internazionalidi mariologia che possanopresiedere, vegliare sullo stu-dio della Vergine. Mai comeoggi, infatti, è fondamentaleporre uno studio vero, appro-fondito, sempre più accuratosulla figura di Maria. Bisognaporre questo studio al centrodelle facoltà teologiche, per-

ché vi è una gran-de devianza dallapietà mariana, ma-nipolata da molti:il problema fonda-mentale è propriola mancanza diuna sana formazio-ne mariologica».

C’è una questio-ne sulla quale l’i-stituzione pontifi-cia si è concentra-ta, durante i lavoricongressuali: nel

dizionario interdisciplinare diteologia sono scomparse le vo-ci “Maria” e “mariologia”. Pa-dre Cecchin, in merito a que-sto punto, non usa mezzi ter-mini per denunciare la situa-zione: «È impossibile una si-tuazione del genere. La Pamiha il dovere di sollevare questaproblematica alle istituzionicompetenti. Lo studio dellateologia è inscindibile conquello della Madre di Dio, cheè la Madre della Chiesa, anzi è— come insegna il concilio Va-ticano II — “il modello dellaChiesa”: ma come può laChiesa imitare il modello senon lo conosce? Maria non èuna devozione! È parte fonda-mentale della dogmatica! Bi-sogna ricordarlo. Il Verbo èpassato attraverso lei, si è fattocarne per mezzo di Maria edunque: come poter studiare ilVerbo senza approfondire Co-lei che ha fatto in modo che ilVerbo potesse manifestarsi anoi?».

La Pami, inoltre, ha riscon-trato anche un altro problema:«C’è una speculazione sul-

l’immagine della Vergine. Aquesta speculazione, noi dicia-mo basta. Meno c’è profondi-tà di studio, più corriamo il ri-schio di essere di fronte a de-viazioni su Maria. Grazie ainuovi strumenti di comunica-zione, stiamo pensando a di-versi corsi online — ormai sulweb viaggiano le informazionie lo stiamo scoprendo moltodi più proprio in questo deli-cato momento storico che stia-mo vivendo — per poterci de-dicare a una formazione suMaria. Dobbiamo formare isacerdoti, i laici, tutti coloroche, a loro volta, dovrannoparlare della Madre di Gesù.Una nuova pedagogia maria-na. E il nostro modello rimanela pedagoga per eccezione, ov-viamente Maria». La transdi-sciplinarietà e la multicultura-lità — così tanto voluta da Pa-pa Francesco — saranno glistrumenti per mettere in azio-ne questo importante pro-gramma che l’Accademia siprefigge come obiettivo per ilprossimo anno, ormai alle por-te.

Donne e uomini nella Chiesa/9

di GIORGIA SA L AT I E L L O

Delle tre persone della Trini-tà lo Spirito Santo è, pro-babilmente, quella menoconosciuta e meno ricorda-ta nella preghiera indivi-duale e nelle celebrazionicomunitarie. Eppure, lasua presenza è essenzialenel cammino di fede perso-nale e nella vita della co-munità ecclesiale e su que-sto è necessario portarel’attenzione per sviluppareuna breve riflessione cheinterpelli le credenti ed icredenti di oggi.

Lo spunto per questa ri-flessione è offerto da unpiccolo libro recentementepubblicato (Juan MaríaUriarte, Lo Spirito Santo. Vitaper la Chiesa e per il mondo,Editrice Queriniana, Bre-scia, 2020) e, a partire daquesta lettura, si cercheràdi svolgere alcune conside-razioni che vorrebbero es-sere significative sia per ledonne che per gli uomini.Innanzitutto, si deve osser-vare che sarebbe del tuttoimpossibile determinarequale sia il “luogo” dell’a-zione dello Spirito Santoperché una delle sue carat-teristiche essenziali è pro-prio quella di pervadereogni realtà e di effondersiovunque vi siano cuori sin-ceri e disponibili.

Si può, però, evidenzia-re che Egli agisce sia all’e-sterno che all’interno diciascuno e che la sua ope-ra, profondamente trasfor-matrice, vivifica, anima esorregge ogni percorso esi-stenziale e ogni impegno

delle donne e degli uomininella Chiesa.

Il testo prima menzio-nato sintetizza il contenutodella missione dello Spiri-to Santo, nella comunità enel singolo, con tre verbidensi di significato: uni-versalizzare, attualizzareed interiorizzare. Il primodi tali verbi, cioè universa-lizzare, fa subito pensaread un allargamento di con-fini e questo è immediata-mente importante per laChiesa sinodale che siamochiamati a realizzare poi-ché innesca un dinamismo

in cui tutti i credenti, don-ne e uomini, devono inse-rirsi con il proprio apportopositivo e fecondo. L’at-tualizzazione, poi, è un te-ma già ampiamente pre-sente nel Nuovo Testamen-to ed indica quell’azioneper cui lo Spirito Santorende presente sempre e inogni luogo le parole del Si-gnore, che così non restanoconfinate in un lontanopassato, ma risuonano co-

stantemente e sollecitano isingoli e la comunità eccle-siale a intraprendere concreatività azioni conformialla logica del vangelo.L’interiorizzazione, infine,induce a portare lo sguar-do sulla singolarità di cia-scun credente, nella qualelo Spirito Santo effonde isuoi doni in modo assolu-tamente unico e irripetibi-le, affinché ognuno possarecare il suo insostituibilecontributo alla Chiesa e almondo.

Balza qui in primo pia-no il discorso relativo alla

partecipazione delle donnealla vita della comunità ec-clesiale che, senza di esse,resterebbe priva di quelliche sono i carismi peculiar-mente femminili e questasottolineatura si incrociacon quella precedente del-la sinodalità che, se deveessere il movimento di unpopolo in cammino, nonpuò escludere o margina-lizzare le credenti. Si deve,quindi, volgere l’attenzio-

ne a quell’azione mediantela quale lo Spirito Santo cirende testimoni, capaci dicomunicare i frutti dellatrasformazione interioreche Egli opera nei credentie questo si connette imme-diatamente con un altromotivo fondamentale, cioèquello della gioia cristiana.Il mondo di oggi, infatti,conosce poca gioia e so-vente la confonde con altrisentimenti più superficiali,mentre i cristiani e le cri-stiane, se vogliono testimo-niare il loro incontro conCristo, devono saper tra-smettere il loro atteggia-mento gioioso che non èfacile ottimismo e non oc-culta la sofferenza, maproietta su di essa una lucetrasformante.

Si potrebbero menzio-nare molti ambiti del mon-do odierno nei quali taleazione trasformatrice delloSpirito Santo è urgente enecessaria, ma qui se nevogliono ricordare sinteti-camente solo due che ap-paiono particolarmente si-gnificativi. Da un lato, laquestione ecologica che in-terpella sia le società che lacoscienza dei singoli, ri-chiamando ciascuno alleproprie responsabilità nontrasferibili o dilazionabilie, dall’altro, quella dei rap-porti tra le donne e gli uo-mini, ancora ampiamentesegnati da disuguaglianze,sopraffazione e violazionedei diritti: in entrambi i ca-si solo la trasformazioneinteriore, opera dello Spiri-to Santo, può produrrefrutti positivi e durevoli.

Domenico Fiasella, «Discesa dello Spirito Santo» (1618)

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 7 dicembre 2020 pagina 9

Il Patriarca di Babilonia dei Caldei commenta l’annuncio della visita del Papa in Iraq

Gioia e speranzadi ANTONELLA PALERMO

Una visita da tempodesiderata, da par-te di Papa France-sco, quella annun-

ciata oggi. L’auspicio più vol-te rinnovato da una terra tan-to provata per guerra, priva-zioni, distruzioni, ora maturain una concreta fattibilità. IlPatriarca di Babilonia dei Cal-dei, il cardinale Louis Ra-phaël I Sako, in questa intervi-sta esprime l’attesa trepidantee si fa portavoce della comu-nità cristiana, del popolo ira-cheno e di quanti pregano esperano nella pace in MedioOriente. «Abbiamo accolto lanotizia con tanta tanta gioia.Il Papa viene da noi e ciò vuoldire che porta ai cristiani del-l’Oriente — alla gente dell’O-riente — che da tempo vivononell’incertezza, nella paura,con tanti problemi, il suo sup-porto ma anche la speranzaper una situazione migliore.Questa visita è un pellegri-naggio in cui c’è un messag-gio di fraternità umana. L’En-ciclica Fratelli tutti ha un sensonon solo per i cristiani ma an-che per tutti gli uomini inquesti Paesi: basta guerre, ba-sta conflitti, basta morte, di-struzione e corruzione. Biso-gna costruire la fiducia, la pa-ce e la stabilità e anche la so-lidarietà umana. Noi aspettia-mo tanto dal Santo Padre.Questa visita è un momentoforte da parte sua di annun-ciare la verità. È un atto moltocoraggioso, soprattutto inquesto tempo».

Lei stesso, ancora un paio di mesi fa,ci raccontava che le condizioni nelPaese non garantivano la sicurezza.Cosa è cambiato nel frattempo?

C’è una volontà da partedel governo iracheno. Il presi-

dente della Repubblica lo ave-va incontrato e lo ha invitato.Anche io ho inviato una lette-ra. Il Papa aveva da tempoquesto sogno di visitare la ter-ra di Abramo. Adesso speroche tutto sarà positivo per rea-lizzare questa visita. Per noi,perché siamo stanchi. Lui ave-

va detto, all’inizio del suopontificato: «Ovunque c’è unbisogno, io sono pronto a ve-nire». E questo lo realizza.Noi come cristiani, in Iraq, inSiria, in Libano, un po’ in tut-to il Medio Oriente, non ab-biamo altro mezzo per difen-derci che la preghiera e la spe-

ranza. La sola cosa che ci dàla forza è la nostra fede. Vera-mente noi siamo una mino-ranza in difficoltà, abbiamosofferto tanto nel corso degliultimi vent’anni in Iraq. Mase pensiamo alla Siria, al Li-bano... è una catastrofe. Il Pa-pa porterà una parola profeti-ca per alzare lo spirito di tuttie aprire gli occhi dei cittadiniiracheni ma anche nei Paesivicini, porterà un nuovo oriz-zonte, di fratellanza, di rispet-to, di convivenza armonica.

Come pensate di prepararvi?Da più di un mese eravamo

a conoscenza della notizia.Abbiamo cominciato a prepa-rarci, ora vivremo l’Avvento,poi il Natale. Questa visita ècome un nuovo Natale per noinella persona del Santo Padreche è padre della Chiesa cat-tolica. È un padre per tutti,anche i musulmani lo rispetta-no e sono molto contenti. Lagente aspetta con impazienzaquesta visita per ascoltare ilPa p a .

20 anni dopo il “sogno” di Giovanni Paolo II

Gesto concretodi vicinanza

zione alla costruzione del benecomune di tutte le componentianche religiose della società, enon ricada in tensioni che ven-gono dai mai sopiti conflittidelle potenze regionali». Unapossibilità apparsa sempre piùconcreta, quando il 25 gennaio2020, il Pontefice riceveva inVaticano Barham Salih, Presi-dente della Repubblica d’Iraq.Il capo di Stato, aveva incon-trato anche il cardinale segre-tario di Stato Pietro Parolin emonsignor Paul Richard Gal-lagher, segretario per i Rap-porti con gli Stati. Erano stateaffrontate le sfide del Paese,come quella di «favorire la sta-bilità e il processo di ricostru-zione — evidenziava una notadella Sala stampa vaticana —incoraggiando la via del dialo-go e della ricerca di soluzioniadeguate a favore dei cittadinie nel rispetto della sovranitànazionale». Centrale «l’im -portanza di preservare la pre-senza storica dei cristiani» e«la necessità di garantire lorosicurezza e un posto nel futu-ro» del Paese.

In Iraq, infatti, prima del2003, anno del conflitto cheporta alla caduta di SaddamHussein, i cristiani erano circa1-1,4 milioni. L’orrore dellaguerra e l’occupazione dellaPiana di Ninive da parte delsedicente Stato islamico, tra il2014 e il 2017, li ha ridotti a cir-ca 300-400 mila. Il presidenteSalih ha più volte sottolineatoil valore dei cristiani e il lororuolo nella costruzione, sullastessa linea il premier, MustafaAl-Kazemi, il quale ha invitatoi cristiani, fuggiti dall’Iraq acausa delle violenze, a tornareper contribuire alla ricostru-

zione. Rimangono però anco-ra aperti i cantieri della pace,della sicurezza e della stabilità.La crisi economica, la disoccu-pazione, la corruzione e ildramma dei circa 1,7 milioni disfollati interni mettono a duraprova i progetti di sviluppo.L’Unicef stima che oltre 4 mi-lioni di persone hanno biso-gno di assistenza umanitaria,la metà sono bambini. In que-sto contesto in cui mancanoospedali e medicine, la pande-mia da covid-19 ha ucciso mi-gliaia di persone.

In prima linea, su tutti ifronti, la Chiesa locale che oraattende l’arrivo del Successoredi Pietro che concretizzerà ilprogetto pensato da san Gio-vanni Paolo II. «Papa France-sco è un uomo aperto, cercato-re di pace e di fraternità. Tuttiin Iraq, cristiani e musulmani,lo stimano per la sua semplici-tà e vicinanza — affermava unanno fa il cardinale Louis Ra-phael Sako, patriarca di Babi-lonia dei caldei, all’agenzia Sir—. Le sue parole toccano ilcuore di tutti perché sonoquelle di un pastore. È un uo-mo che può portare pace. Tan-ti milioni di musulmani hannoseguito la visita del Ponteficead Abu Dhabi. Sarà così anchein Iraq».

Quella in Iraq, nella pianadi Ur dei Caldei, doveva esserela prima tappa del pellegrinag-gio giubilare di Giovanni Pao-lo II per l’anno 2000. Il viaggiodi Papa Wojtyła era stato pro-grammato dal 1° al 3 dicembre1999. Ma non si era realizzato,perché Saddam Hussein, do-po trattative durate alcuni me-si, aveva deciso di rimandarlo.Ve n t ’anni dopo quel sogno diGiovanni Paolo II si avvera peril suo secondo successore.

Con l’arrivo delle nuove reclute nel gennaio 2021, la Guar-dia Svizzera Pontificia avrà un effettivo di 135 militi. Entre-rà così in piena attuazione la riforma dell’o rg a n i z z a z i o n einterna del Corpo, approvata da Papa Francesco il 29 aprile2018, che prevede un aumento di 25 unità rispetto alle 110iniziali. Già attualmente il Corpo conta 122 guardie. Sem-pre nell’ottica della riorganizzazione, domenica 6 dicembre— con effetto retroattivo a martedì 1 — sono stati promossinuovi quadri: 3 tenenti, 3 sergenti, 4 caporali e 8 vice-pasto-rali, tutti già inseriti nell’o rg a n i c o .

Aumenta l’o rg a n i c odella Guardia svizzera

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina inudienza Sua Eccellenza il Signor LaurentiusAmrih Jinangkung, Ambasciatore di Indo-nesia, per la Presentazione delle Lettere Cre-denziali.

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattinain udienza l’Eminentissimo Cardinale Ro-bert Sarah, Prefetto della Congregazioneper il Culto Divino e la Disciplina dei Sa-cramenti.

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattinain udienza il Professor Andrea Monda, Di-rettore de «L’Osservatore Romano».

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia algoverno pastorale dell’Ordinariato Militareper la Colombia, presentata da Sua Eccel-lenza Monsignor Fabio Suescún Mutis.

P ro v v i s t edi Chiese

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Or-dinario Militare per la Colombia, Sua Eccel-lenza Monsignor Víctor Manuel Ochoa Ca-david, trasferendolo dalla Diocesi di Cúcuta(Colombia).

Il Santo Padre ha nominato Vescovo diCarpi (Italia) Sua Eccellenza MonsignorErio Castellucci, Arcivescovo Metropolita diModena-Nonantola e finora AmministratoreApostolico di Carpi, unendo in persona Episco-pi le sedi di Modena-Nonantola e di Car-pi.

NOSTRE INFORMAZIONI Nomine episcopaliLe nomine di oggi riguarda-no Colombia e Italia.

Víctor Manuel OchoaCadavid ordinario militare

per la ColombiaNato il 18 ottobre 1962 a

Bello, dipartimento di Antio-quia e arcidiocesi metropoli-tana di Medellín, ha compiu-to gli studi primari presso laScuola “Marco Fidel Suárez”di Bello, quelli secondaripresso il liceo “Universidadde Antioquía”, e i corsi di Fi-losofia e Teologia pressol’”Universidad Pontificia Bo-livariana”. Ha conseguito lalicenza e la laurea in Filosofiaa Roma presso la Pontificiauniversità San Tommaso d’A-quino - Angelicum. È statoordinato sacerdote il 5 luglio1986, per il clero di Medellín,in occasione della visita pa-storale di Giovanni Paolo IIin Colombia. È stato vicarioparrocchiale del santuario diSabaneta, parroco di JesúsCaído a Itagüí, segretario ag-giunto dell’ufficio dell’econo-mato del “Seminario conciliarde Medellín”, professore eformatore presso i seminariminore e maggiore di Medel-lín, formatore nel “Seminarioconciliar” (1990); officialepresso la Pontificia commis-

sione per l’America Latina(1990-2005) e direttore a Ro-ma della “Domus internatio-nalis Paolo VI” (2001-2005). Il24 gennaio 2006 è stato no-minato vescovo titolare diSan Leone e ausiliare di Me-dellín e ha ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il 1° aprile2006. Il 24 gennaio 2011 è sta-to trasferito come vescovo re-sidenziale a Málaga-Soata e il24 giugno 2015 è divenuto or-dinario della diocesi di Cúcu-ta.

Erio Castelluccivescovo di Carpi (Italia)Nato a Forlì l’8 luglio 1960,

ha compiuto gli studi istitu-zionali per il sacerdozio a Bo-logna, presso il Pontificio se-minario regionale FlaminioBenedetto X V, conseguendo ilbaccalaureato in Teologia(1983). Poi a Roma, comealunno del Pontificio semina-rio Lombardo dei Santi Am-brogio e Carlo in Urbe, haconseguito il dottorato inTeologia presso la Pontificiauniversità Gregoriana (1988).Ordinato presbitero il 5 mag-gio 1984 per la diocesi di For-lì-Bertinoro, è stato fino al1986 collaboratore pastoralepresso la parrocchia romanadi San Gregorio Magno alla

Magliana; dal 1984 al 1992parroco di San TommasoApostolo a Durazzanino.Successivamente è stato re-sponsabile diocesano dellapastorale giovanile, viceretto-re del seminario minore, pre-side della Facoltà Teologicadell’Emilia-Romagna, mem-bro del consiglio presbiteralee pastorale diocesano, assi-stente diocesano degli scoutAgesci, vicario episcopale perla cultura, l’università e scuo-la, la famiglia, i giovani, voca-zioni e turismo. Infine a Forlìè stato parroco di San Gio-vanni Apostolo ed Evangeli-sta, padre spirituale nel semi-nario vescovile e docente

presso l’Istituto superiore diScienze religiose Sant’Ap olli-nare. È autore di pubblicazio-ni e articoli che trattano dellaspiritualità del presbitero dio-cesano. Il 3 giugno 2015 è sta-to nominato arcivescovo me-tropolita di Modena-Nonan-tola ed è stato consacrato ve-scovo il 12 settembre successi-vo. È consultore presso laCongregazione per il clero.All’interno della Conferenzaepiscopale italiana, è presi-dente della commissione perla Dottrina della fede, l’an-nuncio e la catechesi. Il 26giugno 2019 è stato nominatoamministratore apostolico diCarpi.

Il patriarca Sako con Papa Francesco

CO N T I N UA DA PAGINA 1

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 10 lunedì 7 dicembre 2020

Attualità dell’insegnamento di sant’A m b ro g i o

La misericordia come luogodove l’uomo riconosce Dio

Le lettere credenziali dell’ambasciatore di Indonesia

di FRANCESCO BRASCHI*

Nato a Treviri probabilmentenel 340, mentre suo padre ri-copriva un alto incarico pres-so la corte imperiale, Ambro-gio si colloca in un croceviaunico e — forse — irrip etibiledella storia universale e suapersonale. Per lignaggio fami-liare apparteneva alla nobiltàsenatoria; per l’educazione ri-cevuta era destinato ad altecariche nell’amministrazioneimperiale; per la consuetudinedel tempo, sarebbe facilmenterimasto catecumeno fino a etàavanzata. Ma, inaspettata-mente, fu chiamato nel 374 aguidare la Chiesa di Milano,una città importante che eraanche una delle residenze im-periali, in una congiunturastorica che vedeva gli impera-tori e la Chiesa ancora (edrammaticamente) impegnatinel definire i reciproci rappor-ti: una situazione assai com-plessa e frammentata, segnatadalla divisione portata dall’a-rianesimo, ancora forte nellafamiglia imperiale, nella qualele parole e le azioni del vesco-vo milanese avrebbero avutouna risonanza universale, eavrebbero potuto caratteriz-zarlo o come un “vescovo dicorte”, prono alla volontà delsovrano, o — al contrario —

come l’interlocutore più im-pegnativo per imperatori chepure si consideravano cristia-ni. Fu quest’ultima la via cheAmbrogio scelse di percorre-re, e questa decisione segneràin modo indelebile la sua vita,ma anche il volto della Chiesain occidente, aprendo la stra-da ad una concezione della li-bertas ecclesiae — ereditata dapredecessori nell’episcopatoquali san Dionigi di Milano,sant’Ilario di Poitiers, san Li-berio Papa — il cui camminoproseguirà, grazie a lui, rifiu-tando sia l’idea di un potereassoluto per gli imperatori, siala pretesa di considerarsi al disopra della Chiesa.

In questa appassionata di-fesa della libertà dei cristiani,paradossalmente, Ambrogiosarà aiutato in modo determi-nante proprio dalla sua edu-cazione giuridico-amministra-tiva e dalla dedizione alla re spublica, che gli avevano inse-gnato il senso del bene comu-ne, della lealtà e la concezionedella vita come servizio. Co-me acutamente osservava ilsuo successore Federico Bor-romeo, all’inizio del Seicento,Ambrogio «giusto, prudente,magnanimo, grave, e severofù sempre ne’ civili magistrati;e le medesime virtù, quellehavendo poi rendute più per-

fette, nell’ecclesiastico statotraportò», allorquando — conl’inattesa elezione popolareall’episcopato — si trovò a ri-pensare totalmente il suo pro-getto di vita, arrivando a rico-noscere la volontà divina nelpassare da consularis a vesco-vo.

Come pastore, Ambrogiofu assiduo nell’insegnamentodella fede, nella cura per i ca-tecumeni, nella promozionedella verginità consacrata, nel-la pratica di una carità intelli-gente e possibile a tutti, dac-ché — scriveva — «la liberali-tà... è di due specie: una aiutacol soccorso materiale, cioèper mezzo del denaro; un’al-tra soccorre offrendo la pro-pria opera, ed è spesso moltopiú splendida e luminosa»(De officiis, II, 73).

Il tempo del suo episcopa-to (374-397) fu particolarmen-te denso di eventi, gravidi diun vero e proprio cambiamen-to d’epoca, che di lì a pochianni (410) avrebbe visto la cit-tà di Roma — per secoli ine-spugnata — messa a ferro efuoco dai Goti di Alarico, av-viando così il tramonto defini-tivo dell’Impero d’o ccidente.Ma quello dei barbari non erasolo un problema militare epolitico: nei loro confronti eraradicato un pregiudizio cultu-rale, ampiamente diffuso an-che tra i cristiani, che li volevapagani o eretici, dediti unica-mente alla violenza e alla ra-pina. È degno di nota quantoaccadde durante un durissimoscontro tra l’imperatore Va-lentiniano II — che voleva re-quisire una basilica per per-mettervi il culto degli arianidi corte — e Ambrogio, chenon voleva cedere gli edificisacri fondati dai suoi prede-cessori di fede ortodossa.Mentre nella chiesa oggettodella requisizione la folla deicredenti si accalcava per im-pedire il sopruso, alcuni deibarbari che militavano nelletruppe al soldo imperiale ecircondavano l’edificio sonovisti entrare nella chiesa. Siscatena il panico tra la folla,già si teme una carneficina. Einvece, del tutto inaspettata-mente, i capi dei soldati dico-no di essere anch’essi cristiani,e di essere lì per pregare,unendosi al popolo milanese.Ambrogio, più tardi, com-

menterà questo episodio rico-noscendo il compimento diquanto si era letto quella stes-sa mattina nel Salmo 79 («ODio, nella tua eredità sono en-trate le genti»), così comecompletato dal Salmo 76 («Lasua dimora è nella pace. Làspezzò le saette dell’arco, loscudo, la spada, la guerra»), emostrando quanto fosse con-sueta, in lui, una capacità digiudizio sulla realtà che vede-va in essa l’azione continua diDio e l’attualizzazione perma-nente della Parola di Dio pre-gata all’interno della liturgiadella Chiesa.

Questa profonda unità delgiudizio era possibile ad Am-brogio a partire dal suo rap-porto con Cristo: davvero lafede di Ambrogio era total-mente cristocentrica, e ad essasi univa una profondità affet-tiva non comune nella relazio-ne con il Signore Gesù. E se,nella lotta contro gli ariani,Ambrogio fu sempre strenuodifensore della divinità delSalvatore, nello stesso modofu un convinto assertore dellapienezza della Sua umanità,senza la quale — affermava —non sarebbe possibile la no-stra redenzione. Così potevascrivere: «Sono molto fuoristrada quelli che sostengonoche Cristo ha preso su di sé lacarne dell’uomo, ma non lasua capacità di percepire sen-timenti e sensazioni. E vannocontro il piano dello stesso Si-gnore Gesù, perché tolgonol’uomo dall’uomo, dal mo-mento che non può esservil’uomo senza l’umano senti-re... Come farei io oggi a rico-noscere come uomo il SignoreGesù, di cui non posso vederela carne? I suoi sentimenti, lesue sensazioni però li possoconoscere dai vangeli. [...]Proprio egli ci teneva tanto adessere creduto un uomo, puressendo Dio... Perciò ha pro-

clamato che possedeva l’es-senza stessa della fede l’ap o-stolo che l’ha riconosciuto co-me Figlio di Dio e non ha ne-gato la sua piena umanità... IlFiglio del Padre non è un al-tro rispetto al figlio di Maria,ma colui che proveniva dalPadre ha preso la carne dallaVergine, ha accolto la capacitàdi provare sentimenti e sensa-zioni dalla madre, per poterprendere egli stesso su di sé lanostra debolezza» (Explanatiopsalmi LXI, 4-5 passim).

Proprio ritrovando nel Fi-glio di Dio fatto uomo la ca-pacità di condividere tutto,tranne il peccato, della nostraumanità, Ambrogio poteva ri-conoscere il fondamento dellanostra dignità nel valore cheabbiamo agli occhi di Dio, equindi consolidare un giudi-zio che non vedeva alcunacontraddizione tra l’amore ela venerazione per la santitàdi Dio, e la carità verso ilprossimo, anche quando sitrattò di spezzare e fonderedei calici e delle pissidi perottenerne dell’oro con cui ri-scattare degli ostaggi fatti pri-gionieri dai barbari: questogesto, che gli valse non pochecritiche da parte di personeinterne alla Chiesa, venne dalui spiegato così: «Sebbene cifossimo comportati così in ta-le vicenda non senza giustifi-cati motivi, tuttavia ne trat-tammo con il popolo in mododa rendere chiaro e dimostrareche era stato molto meglioper il Signore salvare delleanime che dell’oro. Egli infat-ti mandò gli Apostoli senzaoro e senza oro fondò le Chie-se. La Chiesa possiede l’o ronon per custodirlo, ma per di-stribuirlo, per recare soccorsonelle necessità» (De officiis, II,137).

In conclusione, la sintesipiù comprensiva dell’insegna-mento di Ambrogio si puòtrovare nella sua comprensio-ne della misericordia comeluogo dell’identità di Dio edell’uomo: la grandezza del-l’uomo, infatti, sta per lui inprimo luogo nella sua capaci-tà di essere oggetto della mi-sericordia di Dio e di poterlacomprendere, riconoscendocosì l’amore del Creatore.Scriveva infatti: «[Dio] creò ilcielo, e non leggo che si sia ri-posato; creò la terra, e nonleggo che si sia riposato; creòil sole, la luna, le stelle, e nonleggo che nemmeno allora sisia riposato; ma leggo che hacreato l’uomo e che a questopunto si è riposato, avendoun essere cui rimettere i pec-cati» (E x a m e ro n IX, 10, 76). Uncompagno di strada, Ambro-gio, che si rivela affidabile eprezioso anche per noi, oggi.

*Biblioteca Ambrosiana di Milano

Nella mattina di lunedì 7 di-cembre, Papa Francesco ha ri-cevuto in udienza Sua Eccel-lenza il Signor LaurentiusAmrih Jinangkung, nuovo am-basciatore d’Indonesia, in oc-casione della presentazionedelle lettere con cui è stato ac-creditato presso la Santa Se-de.

Il rappresentante diploma-tico è nato il 18 giugno 1967. Èsposato e ha due figli.

Ha conseguito il baccellie-rato in Diritto presso la Gad-jah Mada University (1992) e ilmaster presso la Cornell LawSchool, Cornell University(1998).

Ha ricoperto i seguenti in-carichi: diplomatico presso ilDirectorate-General for ASEANCooperation (1995-1996); capodella sezione per gli Affari so-cio-culturali presso il Directo-rate-General for ASEAN Co o-peration (1998-2000); incarica-to per gli Affari politici pressol’ambasciata negli Stati Unitid’America (2000-2003); capodella sezione per le Delimita-zioni marittime e direttore de-gli Affari legali e dei Trattatiterritoriali, presso il ministerodegli Affari esteri (Mae) dal2003 al 2006; coordinatore de-gli Affari politici presso l’am-basciata nei Paesi Bassi (2006-

2010); vice-direttore, Direttoreper gli Affari legali e Trattatisocio-culturali presso la dire-zione generale per gli Affari le-gali e Trattati internazionalidel Mae (2011- 2014); coordi-natore degli Affari politicipresso l’ambasciata in Austria(2014-2016); direttore degli Af-fari legali e dei Trattati econo-mici (dal 2016).

A Sua Eccellenza il SignorLaurentius Amrih Jinan-gkung, nuovo ambasciatored’Indonesia presso la SantaSede, nel momento in cui si ac-cinge a ricoprire il suo alto in-carico, giungano le felicitazio-ni del nostro giornale.

Mo s a i c ora f f i g u ra n t e

Am b ro g i o(sacello

di San Vittorein ciel d’o ro

annessoalla basilica

del santo,378 circa)

Alvise Vivarinie Marco Basaiti,

«Pala disant’Am b ro g i o »

(basilicadei Frari

a Venezia, 1503)

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 7 dicembre 2020 pagina 11

Con la lettera apostolica in forma di motu proprio «Ab initio» il Papa dispone una modifica alle norme del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali

La ricchezza dei doni dello SpiritoPubblichiamo il testo della lettera apo-stolica in forma di motu proprio «Abinitio» — resa nota lunedì 7 dicembre —con la quale Papa Francesco dispone lamodifica dei canoni 435 e 506 del Co-dice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Litterae ApostolicaeMotu Proprio Datae

AB INITIO

Quibus can. 435 § 1et can. 506 § 1

Codicis CanonumEcclesiarum Orientalium

mutantur

Fin dai primi tempi della Chiesaalcuni fedeli si sentirono chia-mati a consacrare in manieraparticolare la loro vita al serviziodi Dio e dei fratelli, testimo-niando davanti alla comunità illoro distacco dal mondo attra-verso quello che poi diverrà laprofessione dei consigli evange-lici di castità, povertà e obbe-dienza.

Alle esperienze individualiseguirono, prima in Oriente epoi in Occidente, quelle di vitacomune fraterna, scandite dalleprescrizioni di una Regola e dal-

Ispirato dall’albero innalzato in piaz-za San Pietro e dal presepe in allesti-mento, al temine dell’Angelus del 6 di-cembre Papa Francesco ha sottolineatol’importanza di questi due simboli «disperanza, in questo tempo difficile»,esortando a «non fermarci al segno,ma di andare al significato, cioè a Ge-sù». Perché — ha assicurato — «nonc’è pandemia, non c’è crisi che possaspegnere» la luce del Natale. Primadella recita della preghiera mariana,affacciatosi della finestra dello Studioprivato del Palazzo apostolico vatica-no, il Pontefice aveva come di consuetocommentato il Vangelo domenicale,soffermandosi sul tema della conver-sione.

Cari fratelli e sorelle,buongiorno!Il Vangelo di questa domenica(Mc 1, 1-8) presenta la figura el’opera di Giovanni il Battista.Egli indicò ai suoi contempo-

ranei un itinerario di fede simi-le a quello che l’Avvento pro-pone a noi, che ci prepariamo aricevere il Signore nel Natale.Questo itinerario di fede è unitinerario di c o n v e rs i o n e . Che co-sa significa la parola “conver-sione”? Nella Bibbia vuol direanzitutto cambiare direzione eorientamento; e quindi anchecambiare il modo di pensare.Nella vita morale e spirituale,convertirsi significa rivolgersidal male al bene, dal peccatoall’amore di Dio. E questo èquello che insegnava il Batti-sta, che nel deserto della Giu-dea «proclamava un battesimodi conversione per il perdonodei peccati» (v. 4). Ricevere ilbattesimo era segno esterno evisibile della conversione di co-loro che ascoltavano la sua pre-dicazione e si decidevano a farepenitenza. Quel battesimo av-

veniva con l’immersione nelGiordano, nell’acqua, ma essorisultava inutile, era un segnosoltanto e risultava inutile senon c’era la disponibilità apentirsi e cambiare vita.

La conversione comporta ildolore per i peccati commessi,il desiderio di liberarsene, ilproposito di escluderli persempre dalla propria vita. Perescludere il peccato, bisogna ri-fiutare anche tutto ciò che è le-gato ad esso, le cose che sonolegate al peccato e cioè bisognarifiutare la mentalità mondana,la stima eccessiva delle como-dità, la stima eccessiva del pia-cere, del benessere, delle ric-chezze. L’esempio di questo di-stacco ci viene ancora una voltadal Vangelo di oggi nella figuradi Giovanni il Battista: un uo-mo austero, che rinuncia al su-perfluo e ricerca l’essenziale.Ecco il primo aspetto dellaconversione: distacco dal peccato edalla mondanità. Incominciareun cammino di distacco daqueste cose.

L’altro aspetto della conver-sione è la fine del cammino,cioè la ricerca di Dio e del suo regno.Distacco dalle cose mondane ericerca di Dio e del suo regno.L’abbandono delle comodità edella mentalità mondana non èfine a sé stesso, non è un’ascesi

solo per fare penitenza: il cri-stiano non fa “il fachiro”. Èun’altra cosa. Non è fine a séstesso, il distacco, ma è finaliz-zato al conseguimento di qual-cosa di più grande, cioè il regnodi Dio, la comunione con Dio,l’amicizia con Dio. Ma questonon è facile, perché sono tanti ilegami che ci tengono vicini alpeccato, e non è facile... La ten-tazione sempre tira giù, tiragiù, e così i legami che ci tengo-no vicini al peccato: l’incostan-za, lo scoraggiamento, la mali-zia, gli ambienti nocivi, i cattiviesempi. A volte è troppo debo-le la spinta che sentiamo versoil Signore e sembra quasi cheDio taccia; ci sembrano lonta-ne e irreali le sue promesse diconsolazione, come l’immagi-ne del pastore premuroso e sol-lecito, che risuona oggi nellalettura di Isaia (cfr. Is 40, 1.11).E allora si è tentati di dire che èimpossibile convertirsi vera-mente. Quante volte abbiamosentito questo scoraggiamen-to! “No, non ce la faccio. Io in-comincio un po’ e poi torno in-d i e t ro ”. E questo è brutto. Ma èpossibile, è possibile. Quandoti viene questo pensiero di sco-raggiarti, non rimanere lì, per-ché questo è sabbia mobile, èsabbia mobile: la sabbia mobiledi un’esistenza mediocre. La

All’Angelus il Pontefice parla del presepe e dell’albero come segni di speranza

Non c’è pandemia che possaspegnere la luce del Natale

la sottomissione al Superiore.«Avvenne quindi — dice il

Concilio Vaticano II — che comein un albero piantato da Dio, ra-mificatosi nel campo del Signo-re in modo mirabile e moltepli-ce, sono cresciute varie forme di

vita solitaria o comune e variefamiglie, che si sviluppano e aprofitto dei loro membri e per ilbene di tutto il Corpo di Cristo»(Costituzione dogmatica Lumengentium, 43).

La Chiesa accoglie le diverse

forme di vita consacrata comemanifestazione della ricchezzadei doni dello Spirito Santo;l’autorità ecclesiastica, special-mente i Pastori delle Chiese par-ticolari, interpreta i consigli, neregola la pratica e, a partire da

essi, costituisce forme stabili divita, evitando che «sorgano im-prudentemente istituti inutili osprovvisti di sufficiente vigore»(Decreto Perfectae caritatis, 19).

Alla Sede Apostolica compe-te sia di accompagnare i Pastori

nel processo di discernimentoche conduce al riconoscimentoecclesiale di un nuovo Istituto odi una nuova Società di dirittoeparchiale, sia l’ultimo giudizioper saggiare l’autenticità dellafinalità ispiratrice.

Dopo aver provveduto allemodifiche del Codice di dirittocanonico, in questa prospettivadispongo anche la modifica deicann. 435 § 1 e 506 § 1 del CC E O,che sono sostituiti rispettiva-mente dai seguenti testi:

Can. 435 § 1 — Episcopi eparchialisest erigere monasterium sui iuris prae-via licentia scripto data intra fines ter-ritorii Ecclesiae patriarchalis Patriar-chae aut in ceteris casibus Sedis Apo-stolicae.

Can. 506 § 1 — Episcopus epar-chialis erigere potest tantum congrega-tiones; sed eas ne erigat nisi praevia li-centia scripto data Sedis Apostolicae etinsuper intra fines territorii Ecclesiaepatriarchalis nisi consulto Patriarcha.

Quanto deliberato con que-sta Lettera Apostolica in formadi Motu proprio, ordino che abbiafermo e stabile vigore, nono-stante qualsiasi cosa contrariaanche se degna di speciale men-zione, e che sia promulgato tra-mite pubblicazione su L’Osserva -tore Romano, entrando in vigorel’8 dicembre 2020 e quindi pub-blicato nel commentario ufficia-le degli Acta Apostolicae Sedis.

Dato dal Laterano,il giorno 21 novembre

dell’anno 2020,Memoria della Presentazione

della Beata Vergine Maria,ottavo del mio pontificato.

mediocrità è questo. Che cosasi può fare in questi casi, quan-do uno vorrebbe andare masente che non ce la fa? Prima ditutto ricordarci che la conver-sione è una grazia: nessuno puòconvertirsi con le proprie forze.È una grazia che ti dà il Signo-re, e pertanto da chiedere a Diocon forza, chiedere a Dio cheLui ci converta, che davveronoi possiamo convertirci, nellamisura in cui ci apriamo allabellezza, alla bontà, alla tene-rezza di Dio. Pensate alla tene-rezza di Dio. Dio non è un pa-dre brutto, un padre cattivo,no. È tenero, ci ama tanto, co-me il buon Pastore, che cercal’ultima del suo gregge. È amo-re, e la conversione è questo:una grazia di Dio. Tu incomin-cia a camminare, perché è Luiche ti muove a camminare, e tuvedrai come Lui arriverà. Pre-ga, cammina e sempre si faràun passo in avanti.

Maria Santissima, che dopo-domani celebreremo comel’Immacolata, ci aiuti a staccar-ci sempre più dal peccato e dal-le mondanità, per aprirci a Dio,alla sua parola, al suo amoreche rigenera e salva.

Dopo l’Angelus, il Papa ha salutato ifedeli presenti nonostante il maltempoe quelli collegati attraverso radio, tele-

visione e nuovi media, quindi ha par-lato dei simboli del Natale.

Cari fratelli e sorelle,Saluto di cuore tutti voi quipresenti — con questo bruttotempo, siete coraggiosi! — ro -mani e pellegrini, e quanti sonocollegati attraverso i media.

Come vedete, nella Piazza èstato innalzato l’albero di Na-tale e il presepe è in allestimen-to. In questi giorni, anche intante case vengono preparatiquesti due segni natalizi, per lagioia dei bambini… e anche deigrandi! Sono segni di speran-za, specialmente in questo tem-po difficile. Facciamo in mododi non fermarci al segno, ma diandare al significato, cioè a Ge-sù, all’amore di Dio che Lui ciha rivelato, andare alla bontàinfinita che ha fatto risplenderesul mondo. Non c’è pandemia,non c’è crisi che possa spegnerequesta luce. Lasciamola entrarenel nostro cuore, e tendiamo lamano a chi ha più bisogno. Co-sì Dio nascerà nuovamente innoi e in mezzo a noi.

A tutti auguro una buonadomenica. Per favore, non di-menticatevi di pregare per me.Buon pranzo, e arrivederci.

[Rispondendo ad acclama-zioni dalla Piazza] Sono braviquelli dell’Immacolata!

Sulla linea della «Authenticum charismatis»di GABRIELLA CERASO

Il senso della modifica normativa dispo-sta da Papa Francesco con il motu pro-prio Ab initio viene spiegato in questa in-tervista dal segretario della Congregazio-ne per le Chiese orientali, monsignorGiorgio Demetrio Gallaro.

Qual è il significato della modifica che viene ap-portata al Codice di Diritto canonico per le Chieseorientali?

Praticamente con la pubblicazionedella lettera apostolica Authenticum chari-smatis che modifica alcuni canoni del Co-dice latino del 1983 — canoni ancora in vi-gore sino a questo nuovo motu proprio —il Papa ha stabilito che per la costituzionedi un nuovo istituto di vita consacrata ènecessaria la previa licenza della SantaSede e quindi, a tale riguardo, penso che,ritenendo urgente e opportuno che anchele Chiese orientali cattoliche disponesse-ro di un simile strumento legislativo, conla lettera apostolica Ab initio, il Santo Pa-dre ha provveduto a mettere la legislazio-ne di tutta la Chiesa cattolica, d’Oriente ed’Occidente, sulla stessa linea. Questo èlo scopo di questo motu proprio dedicatoalle Chiese orientali, quindi per non crea-re situazioni differenti. C’è anche da direche dal concilio Vaticano II in poi ci sonostate molte nuove forme di vita consacra-

ta, di istituti, a volte ci sono stati anchedei doppioni. Dunque per evitare questo,d’ora in poi, sarà necessaria la previa li-cenza della Sede apostolica attraverso,nel nostro caso, la Congregazione per leChiese orientali, e per la Chiesa latina, at-traverso la Congregazione per gli istitutidi vita consacrata e le società di vita apo-stolica. Questo il motivo principale diquesta modifica dei canoni.

Quanto è diffuso proprio nelle Chiese orientali il fe-nomeno delle nuove forme di vita consacrata?

Nelle Chiese orientali cattoliche è dif-fuso un po’ meno della Chiesa latina, del-la Chiesa di tradizione romana, per ilsemplice fatto che pur essendo le Chieseorientali una ventina, 22-23, queste formesono un po’ meno. Fino agli anni Cin-quanta, per esempio, avevamo una pre-senza monastica più accentuata nelleChiese orientali cattoliche, poi Pio XIIpromulgò un motu proprio riguardantela vita religiosa e purtroppo, a mio parere,molti di questi istituti monastici orientalioptarono per una forma di vita religiosa,di vita consacrata, alla stessa stregua dellaChiesa occidentale. Però, come dire, si èanche verificata specialmente dopo il Va-ticano II una non dico proliferazione diquesti istituti, ma ce n’è una certa quanti-tà di istituti di vita consacrata, quindi inquesto senso serve un approccio normati-

vo, canonico, che non crei differenze.Questo si può dire circa le innovazionidei canoni pertinenti questa legislazione,sia il Codice latino del 1983 sia il Codiceorientale del Novanta. Essendo il roma-no Pontefice l’unico legislatore, non cidistacchiamo dalle norme canoniche.

Quindi ordine e semplificazione?Sì, sempre nel rispetto della varietà dei

carismi e in armonia col Vaticano II e i do-cumenti post-conciliari. Per esempio, ildecreto sulle Perfectae caritatis, nel punto incui sottolinea che la Chiesa accoglie le di-verse forme di vita consacrata come ma-nifestazione della ricchezza dei doni del-lo Spirito Santo. L’autorità ecclesiasticapoi, sia a livello papale che episcopale,deve interpretare questi consigli, regolar-ne la pratica e costituire forme stabili divita consacrata, evitando appunto chesorgano istituti poco utili e sprovvisti diquel sufficiente vigore ecclesiale. Questolo scopo dunque delle modifiche. C’è an-che da tener conto di quello che disseGiovanni Paolo II — che è stato il legisla-tore dei due Codici — cioè che le normeservono per il bene della Chiesa e posso-no essere modificate in caso di bisogno.Dunque, il Santo Padre Francesco nonsta facendo altro che, secondo le richiestee i bisogni, ritoccare qua e là qualche nor-ma canonica.

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