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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 19-20 gennaio 2021) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLXI n. 14 (48.637) martedì 19 gennaio 2021 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +#!z!=!$!" LA BUONA NOTIZIA Il Vangelo della III domenica del tempo ordinario (Marco 1, 14-20) Un annuncio sempre nuovo e sorprendente di FRANCESCO PESCE G esù, inizia la sua missione con l’annuncio del Regno: «Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 15). È conclusa la missione di Giovanni Battista, cioè il tempo del- l’attesa e della preparazione ed è sta- to portato a compimento con Gesù Cristo. Ora è il tempo di “convertite- vi” alla Buona Notizia. L’unica, pe- renne, buona notizia è quella dell’A- more. Ecco, perché, il primo annuncio è sempre nuovo e sorprendete; ogni istante della nostra vita è davvero il momento favorevole per convertirsi all’amore. Andare verso l’altro, uscire da sé stessi, uscire dal proprio egoi- smo per farsi dono, e dedicare la pro- pria vita, agli altri. Ognuno di noi può essere buona notizia, può essere vangelo per qual- cun altro. Il Vangelo non è una no- tizia che si trasmette attraverso le pa- role, ma è una notizia buona che passa attraverso l’uomo, attraverso le relazioni quotidiane. Ringraziamo il Signore per tutte le persone che sono state per noi buona notizia, testimoni di vangelo, preziosi compagni di strada per un tratto di cammino. Ognuno custodisce nel cuore, nomi e volti di questi inviati del Signore. Nel Vangelo di Marco, subito do- po l’invito alla conversione, Gesù passa lungo il mare di Galilea e vede dei pescatori, Simone e Andrea e poi altri due, Giacomo e Giovanni. Mi ha sempre colpito che i primi chiamati sono coppie di fratelli; il Si- gnore cerca e chiama, dove le relazio- ni umane sono vere e vitali. Gesù non cerca leader solitari, oppure per- sone che vivono rapporti di conve- nienza, meschini gregari che si attac- cano al carro vincente in quel mo- mento, pronti a saltare su un altro carro appena cambia il vento. Si avvicina e dice loro una sola pa- rola: «Seguitemi» (Mc 1, 16-20). Que- sto ci aiuta a riflettere sulla nostra vocazione. Facciamoci una domanda sempre importante. La nostra scelta di fede è una cosa che abbiamo fatto da soli, di nostra iniziativa o è la ri- sposta a una chiamata? Il vangelo ci aiuta a capire circa l’origine della nostra fede. Quando c’è una chiamata, ci deve essere sem- pre un distacco da qualche cosa. Nel caso di Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, Gesù li chiamò e loro la- sciarono le reti, la barca, persino il padre, lasciarono i garzoni e lo segui- rono. Anche noi dobbiamo sapere che cosa abbiamo lasciato nel mo- mento in cui siamo diventati creden- ti, cosa è cambiato nella nostra vita; abitudini, relazioni, idee, progetti, perché se non abbiamo lasciato nul- la, se non viviamo nessun cambia- mento dalla condizione di prima, al- lora la nostra vocazione sarebbe am- bigua. Un certo distacco da ciò che si lascia ci aiuta a gustare meglio il dono che si è ricevuto. A noi spetta di mettersi dietro di Lui, senza sape- re in un certo senso dove andare; so- lo Lui lo sa, perché è Lui che ci ha chiamati. Camminiamo come i disce- poli verso la Pasqua, verso Gerusa- lemme, la città che uccide i profeti, pronti cioè a pagare un prezzo perso- nale senza facili illusioni. Collaboria- mo per essere costruttori di pace e fraternità sulla pietra angolare Gesù Cristo. Facciamo del crocifisso il fon- damento della nostra vita, non un di- stintivo da mettersi sul petto e nean- che un aggressivo strumento da sca- gliare contro il mondo che avrebbe smarrito Dio, perché invece il regno di Dio è in mezzo a noi. Accanto ai venezuelani stremati dalla povertà e dalla pandemia Stati Uniti: è il tempo di sanare le ferite di ALESSANDRO GISOTTI G li Stati Uniti sono ancora scossi per quanto successo il 6 gennaio con l’assalto al Campidoglio che ha provoca- to la morte di 5 persone. Un evento senza precedenti e che, tuttavia, ha manifestato in mo- do drammatico le divisioni pre- senti nella società americana che vanno al di là della dimensione politica. Una polarizzazione che si è approfondita in questi ultimi anni e che, a detta di mol- ti osservatori, non è destinata a scomparire a breve termine. Non a caso il tema scelto dal neo-presidente Joe Biden per la cerimonia di giuramento è Ame- rica United. Un’esigenza, questa della unità nazionale, largamen- te avvertita in modo trasversale dagli americani anche nella con- sapevolezza che, solo se uniti, si potranno affrontare la pande- SEGUE A PA G I N A 5 ALLINTERNO Nell’inserto «Quattro Pagine» Voci dalle discariche MARIO PANIZZA, NICLA BE T TA Z Z I , GIULIA GALEOTTI ED ENRICA RIERA Il Pontefice ricorda Martin Luther King L’ attualità del sogno di armonia e di eguaglianza di Martin Luther King è stata rimarcata da Papa Francesco in occasione della commemorazione — svoltasi il 18 gennaio negli Stati Uniti — del leader del movimento per i diritti civili degli afroamerica- ni, assassinato nel 1968. In una lettera inviata alla figlia Bernice, in particolare il Pon- tefice rilancia il messaggio del- l’attivista di Atlanta nel mon- do odierno, «che deve affron- tare sempre più le sfide dell’in- giustizia sociale, della divisio- ne e del conflitto». PAGINA 8 Il Papa incoraggia vescovi e sacerdoti a promuovere iniziative di carità V icinanza alle persone che in Vene- zuela sono stremate da povertà e pandemia: la chiede Papa France- sco ai vescovi e al clero diocesano e regolare del Paese latinoamericano con un vi- deomessaggio in occasione dell’inizio di un incontro virtuale organizzato il 19 e il 20 gen- naio dalla Conferenza episcopale, allo scopo di promuovere, in un dialogo fraterno, uno spazio per ascoltare le esperienze di presuli, preti e religiosi nell’emergenza sanitaria pro- vocata dal covid-19, per riceverne i suggeri- menti e pianificare azioni pastorali. «I nostri sacerdoti nella pandemia: la loro esperienza ed esercizio ministeriale in questo periodo» è il tema dell’appuntamento, al quale France- sco ha voluto dedicare anche un tweet postato nel pomeriggio di martedì 19 sull’account @Pontifex in lingua spagnola: «Cari fratelli vescovi e sacerdoti: vi invito ad andare avanti — ha scritto il Papa — lavorando con gioia e decisione nella vostra opera pastorale; a rin- novare il dono di voi stessi al Signore e al suo popolo santo». 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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt

Anno CLXI n. 14 (48.637) martedì 19 gennaio 2021Città del Vaticano

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+#!z!=!$

!"

LA BUONA NOTIZIA • Il Vangelo della III domenica del tempo ordinario (Marco 1, 14-20)

Un annuncio sempre nuovo e sorprendentedi FRANCESCO PESCE

Gesù, inizia la sua missionecon l’annuncio del Regno:«Il tempo è compiuto, ilRegno di Dio è vicino,

convertitevi e credete nel Vangelo»(Mc 1, 15). È conclusa la missione diGiovanni Battista, cioè il tempo del-l’attesa e della preparazione ed è sta-to portato a compimento con GesùCristo. Ora è il tempo di “convertite-vi” alla Buona Notizia. L’unica, pe-renne, buona notizia è quella dell’A-m o re .

Ecco, perché, il primo annuncio èsempre nuovo e sorprendete; ogniistante della nostra vita è davvero ilmomento favorevole per convertirsiall’amore. Andare verso l’altro, uscireda sé stessi, uscire dal proprio egoi-smo per farsi dono, e dedicare la pro-pria vita, agli altri.

Ognuno di noi può essere buona

notizia, può essere vangelo per qual-cun altro. Il Vangelo non è una no-tizia che si trasmette attraverso le pa-role, ma è una notizia buona chepassa attraverso l’uomo, attraverso lerelazioni quotidiane. Ringraziamo ilSignore per tutte le persone che sonostate per noi buona notizia, testimonidi vangelo, preziosi compagni distrada per un tratto di cammino.Ognuno custodisce nel cuore, nomi evolti di questi inviati del Signore.

Nel Vangelo di Marco, subito do-po l’invito alla conversione, Gesùpassa lungo il mare di Galilea e vededei pescatori, Simone e Andrea e poialtri due, Giacomo e Giovanni.

Mi ha sempre colpito che i primichiamati sono coppie di fratelli; il Si-gnore cerca e chiama, dove le relazio-ni umane sono vere e vitali. Gesùnon cerca leader solitari, oppure per-sone che vivono rapporti di conve-nienza, meschini gregari che si attac-

cano al carro vincente in quel mo-mento, pronti a saltare su un altrocarro appena cambia il vento.

Si avvicina e dice loro una sola pa-rola: «Seguitemi» (Mc 1, 16-20). Que-sto ci aiuta a riflettere sulla nostravocazione. Facciamoci una domandasempre importante. La nostra sceltadi fede è una cosa che abbiamo fattoda soli, di nostra iniziativa o è la ri-sposta a una chiamata?

Il vangelo ci aiuta a capire circal’origine della nostra fede. Quandoc’è una chiamata, ci deve essere sem-pre un distacco da qualche cosa. Nelcaso di Simone e Andrea, Giacomo eGiovanni, Gesù li chiamò e loro la-sciarono le reti, la barca, persino ilpadre, lasciarono i garzoni e lo segui-rono. Anche noi dobbiamo sapereche cosa abbiamo lasciato nel mo-mento in cui siamo diventati creden-ti, cosa è cambiato nella nostra vita;abitudini, relazioni, idee, progetti,

perché se non abbiamo lasciato nul-la, se non viviamo nessun cambia-mento dalla condizione di prima, al-lora la nostra vocazione sarebbe am-bigua. Un certo distacco da ciò chesi lascia ci aiuta a gustare meglio ildono che si è ricevuto. A noi spettadi mettersi dietro di Lui, senza sape-re in un certo senso dove andare; so-lo Lui lo sa, perché è Lui che ci hachiamati. Camminiamo come i disce-poli verso la Pasqua, verso Gerusa-lemme, la città che uccide i profeti,pronti cioè a pagare un prezzo perso-nale senza facili illusioni. Collaboria-mo per essere costruttori di pace efraternità sulla pietra angolare GesùCristo. Facciamo del crocifisso il fon-damento della nostra vita, non un di-stintivo da mettersi sul petto e nean-che un aggressivo strumento da sca-gliare contro il mondo che avrebbesmarrito Dio, perché invece il regnodi Dio è in mezzo a noi.

Accantoai venezuelani strematidalla povertàe dalla pandemia

Stati Uniti:è il tempodi sanarele ferite

di ALESSANDRO GISOTTI

Gli Stati Uniti sonoancora scossi perquanto successo il 6gennaio con l’assalto

al Campidoglio che ha provoca-to la morte di 5 persone. Unevento senza precedenti e che,tuttavia, ha manifestato in mo-do drammatico le divisioni pre-senti nella società americana chevanno al di là della dimensionepolitica. Una polarizzazioneche si è approfondita in questiultimi anni e che, a detta di mol-ti osservatori, non è destinata ascomparire a breve termine.Non a caso il tema scelto dalneo-presidente Joe Biden per lacerimonia di giuramento è Am e -rica United. Un’esigenza, questadella unità nazionale, largamen-te avvertita in modo trasversaledagli americani anche nella con-sapevolezza che, solo se uniti, sipotranno affrontare la pande-

SEGUE A PA G I N A 5

ALL’INTERNO

Nell’inserto «Quattro Pagine»

Voci dalle discariche

MARIO PANIZZA, NICLA

BE T TA Z Z I , GIULIA GALEOTTI

ED ENRICA RIERA

Il Ponteficer i c o rd a

Martin LutherKing

L’ attualità del sognodi armonia e dieguaglianza diMartin Luther

King è stata rimarcata da PapaFrancesco in occasione dellacommemorazione — svoltasi il18 gennaio negli Stati Uniti —del leader del movimento per idiritti civili degli afroamerica-ni, assassinato nel 1968. Inuna lettera inviata alla figliaBernice, in particolare il Pon-tefice rilancia il messaggio del-l’attivista di Atlanta nel mon-do odierno, «che deve affron-tare sempre più le sfide dell’in-giustizia sociale, della divisio-ne e del conflitto».

PAGINA 8

Il Papa incoraggia vescovi e sacerdotia promuovere iniziative di carità

Vicinanza alle persone che in Vene-zuela sono stremate da povertà epandemia: la chiede Papa France-sco ai vescovi e al clero diocesano e

regolare del Paese latinoamericano con un vi-deomessaggio in occasione dell’inizio di unincontro virtuale organizzato il 19 e il 20 gen-naio dalla Conferenza episcopale, allo scopodi promuovere, in un dialogo fraterno, unospazio per ascoltare le esperienze di presuli,preti e religiosi nell’emergenza sanitaria pro-vocata dal covid-19, per riceverne i suggeri-menti e pianificare azioni pastorali. «I nostrisacerdoti nella pandemia: la loro esperienzaed esercizio ministeriale in questo periodo» èil tema dell’appuntamento, al quale France-sco ha voluto dedicare anche un tweet postatonel pomeriggio di martedì 19 sull’account@Pontifex in lingua spagnola: «Cari fratellivescovi e sacerdoti: vi invito ad andare avanti— ha scritto il Papa — lavorando con gioia edecisione nella vostra opera pastorale; a rin-novare il dono di voi stessi al Signore e al suopopolo santo».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 martedì 19 gennaio 2021

«Fratelli tutti» - Per una lettura dell’enciclica di Papa Francesco

di ANTONIO MARIA BAGGIO

L’idea di fraternità costituisce oggiun centro di interesse rilevantenel dibattito pubblico. PapaFrancesco vi ha certamente con-tribuito grandemente, per averefatto della fraternità un punto diriferimento del proprio pensierofin dall’inizio del suo pontificato.La recente enciclica Fratelli tutti hamanifestato la sua originalità findal titolo, che dichiara i contenutidel documento: «Lettera enciclicasulla fraternità e l’amicizia socia-le». La fraternità viene dunquetrattata in stretta connessione conle relazioni sociali, con l’azionecivile, sottolineando in tal modonon solo la dimensione personale,ma anche quella pubblica dellafraternità. L’intreccio profondotra fraternità e amicizia socialeriassume la metodologia dell’a-zione storica dei soggetti socialiche Francesco, dal 2013, va spie-gando e sviluppando.

Fraternità apertaper una società aperta

Per il Papa questa fraternità è“universale”, e così la indica in

più punti del testo. Si tratta diun punto di dottrina: gli esseriumani sono già fratelli per la re-denzione operata da Cristo, chedà a tutti pari dignità in quantofigli di Dio. Tale condizione, cheattiene alla natura umana reden-ta, deve però trovare progressiva-mente una concreta espressionenella storia. Per questo France-sco la definisce, in primo luogo,come «fraternità aperta»: per in-dicare un processo continuo,piuttosto che una condizione giàacquisita.

La fraternità aperta tende acoinvolgere tutti, ma indica chel’universalità non è mai definiti-va: ci sono continuamente osta-coli da superare, barriere da to-gliere. È un concetto dinamicoche il Papa chiarisce citando sanFrancesco d’Assisi il quale, nelle

Am m o n i z i o n i , specifica che l’a m o refraterno ama l’altro «quando fos-se lontano da lui, quanto se fos-se accanto a lui» (n. 1). La fra-ternità aperta è rivolta all’azione,indica un processo di inclusionecontinua che chiarisce che cosala dottrina sociale cristiana in-tenda con “universalità” dellafraternità: è una condizione co-stitutiva dell’umano, che va al dilà dello spazio e del tempo, delleistituzioni, del sangue e delle fe-di. Ma non può prescindere datutto questo, non può imporsi,come per magia, dall’esterno: es-sa si realizza, progressivamente,attraverso la trasformazione e lamaturazione delle istituzioni, delsangue e delle fedi. Sia il cristia-nesimo, sia le altre religioni e leculture umane sono coinvolte inquesto cammino.

La Chiesa, pur essendo porta-trice di questo messaggio univer-sale, ha dovuto impararne i con-tenuti lungo la sua storia, imbat-tendosi nei limiti posti alla verauniversalità dalle mentalità uma-ne, che i cristiani assorbono dal-le diverse epoche in cui vivono:limiti che il messaggio evangeli-co, incarnandosi, deve di volta involta riuscire a superare. France-sco ricorda che «davanti alla ten-tazione delle prime comunità cri-stiane di formare gruppi chiusi eisolati, San Paolo esortava i suoidiscepoli ad avere carità tra diloro e “verso tutti” (1 Ts 3, 12)»(n. 62).

Francesco sottolinea che ilmovimento vitale della fraternitàaperta si svolge in tre passaggi:«r i c o n o s c e re , a p p re z z a re e a m a re ognipersona al di là della vicinanza

fisica, al di là del luogo delmondo dove è nata o dove abi-ta» (n. 1). Il primo atto consistenel riconoscimento dell’altro: è ciòche Caino, ad esempio, non fanei confronti di Abele. Non rico-nosce in lui qualcuno che gli èpari in dignità. Il riconoscimentoreciproco è condizione necessariaper la nascita di un rapporto oriz-zontale di uguaglianza, senza il qua-le non si forma la comunità. Ilsecondo atto consiste nell’a p p re z -z a re l’altro, cioè nello stimarloper ciò che egli è: significa as-sentire e dare valore alla sua dif-ferenza, che si manifesta nella sua li-bertà. Il terzo atto, infine, è a m a rel’altro, cioè scegliere consapevol-mente di legare la propria esistenzaal suo bene. Sono tre atti esisten-ziali, attraverso i quali decidiamoil nostro modo di essere umani.

Una vocazionealla cittadinanza

In ascolto del grido dei poveridi FERNAND O CHICAARELLANO

Credo fortementeche, in primis,questa nuova enci-clica richiami cia-

scuno di noi a un necessarioe autentico ritorno a Dio.Sono convinto che questasia la giusta chiave di letturaper dare significato ai termi-ni «fraternità e amicizia so-ciale», a cui lo scritto ponti-ficio si ispira. Il Santo Padrelo afferma nel secondo capi-tolo della lettera enciclica,quando narra la paraboladel buon Samaritano, inparticolar modo laddove af-ferma lo stretto legame chec’è tra un’autentica aperturaa Dio e la rinnovata atten-zione ai fratelli (n. 74 ss.).Tale concetto è stato espres-so con ancor più chiarezzadal Santo Padre Francesco,lo scorso 20 ottobre, nell’o-melia tenuta in occasionedell’Incontro di preghieraper la pace promosso dallaComunità di Sant’Egidio, incui riprendendo le parole diBenedetto XVI al terminedella Via Crucis (21 marzo2008) «la croce ci rende fratelli»,egli ha sostenuto apertamen-

te che, solamente mettendoa modello della nostra vita ilDio fatto Uomo, che ci hasalvati svuotando sé stesso,impareremo a “farci altri”,ad andare cioè incontro alprossimo e alle sue necessità.Il romano Pontefice ha cosìaffermato in quella sede:«Più saremo attaccati al Si-gnore Gesù, piùsaremo aperti e“universali”,perché ci senti-remo responsa-bili per gli al-tri» (omelia du-rante la pre-ghiera dei cri-stiani in occa-sione dell’in-contro interna-zionale per la pace promos-so dalla Comunità di San-t’Egidio, 20 ottobre 2020).Del resto, è la Bibbia stessache ce lo insegna, nel librodella Genesi. Quando Cainosmette di dialogare con Dio,di vedere nell’Eterno il suopunto di riferimento e l’e-sempio da seguire, è allorache leva le mani contro ilfratello Abele e lo uccide.Non lo riconosce più, nono-stante il legame di sangueche li lega, perché Caino, in-

vece di ascoltare Dio, ascoltasé stesso e il male che il suoegoismo gli suggerisce dicompiere (cfr. Gen 4, 1-11).

Questa è la base da cuipartire per aspirare all’i m p re -scindibile riconoscimentodell’uguale dignità umana eal conseguente cambiamentonei cuori, nelle abitudini e

negli stili di vita di ciascunodi noi (cfr. Fratelli tutti, n. 166;Laudato si’, nn. 5 e 202). Sitratta di abbandonare la co-stante tendenza all’individua-lismo che spesso ha il so-pravvento e ci porta a chiu-derci nell’immanenza del no-stro io, del nostro gruppo diappartenenza, dei nostri inte-ressi meschini.

Tale concetto vale sia nel-la dimensione interpersona-le, che in quella internazio-nale: la fraternità significaanche che le relazioni traStati devono essere etica-mente fondate (cfr. Fra t e l l itutti, n. 126; Laudato si’, n. 51)e devono essere ispirate dal-l’autentica ricerca del benecomune, di ogni essere uma-no, in particolare di quellipiù vulnerabili, affinché nes-suno venga lasciato indietro.Questo significa che ogniPaese è corresponsabile dellacreazione di un ordine mon-diale giuridico, politico, eco-nomico e sociale in cui ci siapiù collaborazione interna-zionale, orientata all’a s s i-stenza concreta di coloro chehanno più bisogno e allosviluppo dei Paesi poveri, inmodo che l’intera famigliaumana possa aspirare alla li-bertà dalla fame, dalla po-

vertà, dalle guerre, dalle in-giustizie.

Questo concetto assumeun significato ancor più rile-vante oggi, quando la pande-mia di covid-19 ha messo inforte crisi i sistemi sanitari,economici e sociali di tuttigli Stati che compongono lacomunità internazionale, haaumentato il numero dellepersone che lottano contro lafame e l’insicurezza alimenta-re, che non hanno accesso adacqua pulita e cibo nutriente,ma ancora una volta ha in-flitto i colpi più duri allepersone che erano già pove-re, affamate, assetate, ai mar-gini delle nostre strade.

Quindi, da un lato, nelmondo si vedono ancora mi-lioni di persone che soffronola fame e muoiono per mal-nutrizione. Mentre, dall’a l-tro lato, si osserva il diffon-dersi di un cibo che è sem-pre più “artificiale”, menonutriente e non in grado diassolvere alla sua funzioneessenziale di alimentare (cfr.Francesco, Videomessaggioin occasione della Giornatamondiale dell’alimentazione,16 ottobre 2019). Aumentaquindi la povertà, perchéuna quantità e una qualitàdi cibo inadeguate incidonosulla salute delle persone einfluenzano la loro capacitàdi reagire, di studiare e ditrovare un lavoro.

A questo si aggiunge ilgrave scandalo dello sprecoalimentare che Papa France-sco aveva denunciato duran-te la Giornata mondiale del-l’alimentazione 2019, quan-do, con parole forti, avevaaffermato che «ciò che accu-muliamo e sprechiamo è ilpane dei poveri». Purtroppo,in alcune parti del mondo,tonnellate di cibo continua-no a essere gettate via ognigiorno. Sebbene gli attuali li-velli di produzione alimenta-re siano più che sufficientiper nutrire la popolazionemondiale, il cibo non è dove

dovrebbe essere e uno su no-ve non ha accesso ai pastiquotidiani.

Che fare, pertanto, difronte a una situazione mon-diale così allarmante, chesembra non cambiare neltempo, nonostante i tantiprogressi scientifici e le inno-vazioni tecnologiche compiu-te dall’essere umano?

Il Santo Padre, nella Fra t e l -li tutti, ci chiama nuovamenteall’azione, nella consapevo-lezza che se il grido di aiutoproviene da un nostro fratel-lo, non possiamo rimanereindifferenti, proprio perchéin lui c’è il riflesso di Dioche per primo ci ha amato diun amore incondizionato.Dobbiamo darci da fare. Lacomunità internazionale si èposta il 2030 come termineultimo per l’eliminazione

della fame e della povertànel mondo e noi dobbiamofare tutto il possibile perchéla volontà politica di tutti gliStati non tardi ad arrivare esi raggiungano questi obietti-vi ambiziosi. L’umanità devefarsi prossima ai fratelli biso-gnosi, deve investire piùenergie nell’edificazione direlazioni di amicizia piutto-sto che di diffidenza; nellapromozione della pace e nonin venti di guerre; nella faci-

litazione di progetti di svi-luppo e non di commercio diarmamenti.

È questo l’auspicio cheaveva espresso san Paolo VI,nel 1964, vedendo i volti ditanti poveri indiani giunti aBombay per il Congresso eu-caristico, quando manifestò ildesiderio che venisse costi-tuito un fondo mondiale, permettere a disposizione lesomme destinate in arma-menti a progetti di sviluppoe sovvenzione dei popoli chesi trovavano in necessità.

Papa Francesco ha sapien-temente ripreso questa ideanella Fratelli tutti (n. 262) el’ha richiamata nel messaggioper la Giornata mondialedell’alimentazione 2020, aconferma del fatto che con-tro la fame non servono eser-cizi di retorica e parole vuo-

te, ma fatti, iniziative concre-te, progetti da implementare.È con questo spirito chedobbiamo leggere questanuova lettera enciclica. Pro-prio ora che ci troviamo a vi-vere una crisi senza prece-denti, siamo chiamati a cer-care delle soluzioni ancor piùinnovative, che difendano inmodo effettivo l’inalienabiledignità di ogni essere umanoe salvaguardino la nostra ca-sa comune.

INCONTRO ALLA LAT E R A N E N S E

Oltre il tempo della crisi

«Fratelli tutti: un’enciclica oltre il tempo della crisi»è stato il tema del seminario di studio svoltosi di recentepresso la Pontificia università Lateranense. Promossodalla Missione permanente di osservazione della Santa Se-de presso Fao, Ifad e Wfp, dal Forum Roma delle ong diispirazione cattolica e dallo stesso ateneo, l’incontro è statoaperto dal saluto del cardinale vicario Angelo De Donatise introdotto e moderato da Vincenzo Conso. Al terminedei lavori, articolati in due panel — «Camminiamonella speranza» e «Percorsi di un nuovo incontro» — l’os-servatore permanente presso le organizzazioni e organismidelle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricolturaha svolto le conclusioni che pubblichiamo quasi per interoin questa pagina.

Oggi la pandemia ha messo in crisii sistemi sanitari, economicie sociali, infliggendo i colpi più durialle persone che erano già ai margini

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L’OSSERVATORE ROMANOmartedì 19 gennaio 2021 pagina 3

«Fratelli tutti» - Per una lettura dell’enciclica di Papa Francesco

Ma essi corrispondono anche atre principi-guida che possonoassumere valenza politica: dallafraternità sorgono la libertà e l’u-guaglianza; si crea la realtà di unbene comune.

Ciò che segue immediatamen-te nel pensiero di Francesco è laspiegazione che i tre atti sonoincondizionati, nel senso chenon pongono all’altro alcunacondizione perché egli sia consi-derato fratello, o ella sia sorella:andare oltre la vicinanza fisica, illuogo di nascita e di vita, signi-fica considerare la differenza dicultura, di storia e di religionenon come ostacoli alla fraternità,ma come le situazioni reali nellequali essa si manifesta. Ap p a r t e n i a -mo alle nostre comunità e cultu-re, perché non si può essereumani se non nel concreto dellaparticolarità. Ma usciamo da esseper vivere la dinamica della fra-ternità aperta, perché solo l’uni-versalità può farci apprezzare laparticolarità dell’a l t ro .

La fraternità aperta non agiscesolo nelle relazioni personali di-rette, ma anche in quelle indiret-te: amare l’altro che mi è lonta-no, che non conosco, è possibilesoltanto attraverso le organizza-zioni sociali, le istituzioni nazio-nali e internazionali. La fraterni-tà aperta è dunque anche f ra t e r n i -tà politica, si realizza, oltrepassan-do i limiti propri di ogni comu-nità chiusa, nello spazio pubbli-co, per mezzo di tutti gli stru-menti associativi e istituzionaliche permettono di agire in modotrasparente e democratico.

Amicizia sociale:oltre le «conventicole» religiosee ideologiche

L’amicizia sociale, nella visio-ne di Francesco, è proprio ciòche permette di realizzare il pro-getto fraterno. Commentando laparabola del buon samaritanoegli spiega: «È un testo che ciinvita a far risorgere la nostravocazione di cittadini del nostroPaese e del mondo intero, co-struttori di un nuovo legame so-ciale. È un richiamo semprenuovo, benché sia scritto comelegge fondamentale del nostroessere: che la società si incammi-ni verso il perseguimento delbene comune e, a partire daquesta finalità, ricostruisca sem-pre nuovamente il suo ordinepolitico e sociale, il suo tessutodi relazioni, il suo progettoumano» (n. 66). Per farlo, è ne-cessario partire da quella «op-zione di fondo» che la parabolaindica, l’opzione fraterna: «La

parabola ci mostra con qualiiniziative si può rifare una co-munità a partire da uomini edonne che fanno propria la fra-gilità degli altri, che non lascia-no edificare una società diesclusione, ma si fanno prossimie rialzano e riabilitano l’uomocaduto, perché il bene sia comu-ne» (n. 67).

Francesco riporta il processodi costruzione di tutti i legamisociali alla sua radice fraterna:l’amicizia sociale comincia dallerelazioni costitutive elementari earriva fino alla dimensione degliattuali sistemi economici, politicie culturali, che il Papa non esistaa mettere in discussione. Forse è

questo, nel pensiero di France-sco, che può fare paura a qual-cuno: egli attualizza e riproponela visione cristiana di una frater-nità che parte dalle scelte perso-nali più profonde, che maturanell’ambito delle relazioni perso-nali, e si sviluppa poi nelle co-munità intermedie, nel socialeorganizzato che conosce le situa-zioni concrete ed è capace di tra-sformare i propri interventi inprogetti generali: fino a interagi-re con il livello politico per rea-lizzare strategie di fraternità.Con questo, siamo nel cuore del-la dottrina cristiana, nel pieno diquella «coerenza eucaristica» cheBenedetto XVI, in sintonia con ilsuo successore, ha più volte ri-chiamato invitando i cristiani acomportarsi come tali in tutti gliaspetti, privati e pubblici, dellaloro vita.

Forse fa paura che questa vi-sione attiri consenso e realizzi laconvergenza di uomini e donnedi culture e fedi diverse, comeFrancesco aveva ben spiegato aigiovani cubani nel discorso del20 settembre 2015, all’Avana,proponendo loro l’amicizia so-ciale: «Sognate [...] e raccontatei vostri sogni [...] non ci chiudia-mo nelle conventicole delle ideo-logie o delle religioni [...] Cuoriaperti, menti aperte. Se la pensiin modo diverso da me, perchénon ne parliamo? Perché stiamosempre a litigare su ciò che ci se-para, su ciò in cui siamo diversi?

Perché non ci diamo la mano inciò che abbiamo in comune?». Econtinuò raccontando l’esp erien-za di un gruppo di studenti uni-versitari, di idee molto diversetra loro, che costruivano dei lo-cali per una parrocchia di unazona molto povera di BuenosAires: «Erano tutti diversi, matutti stavano lavorando insiemeper il bene comune. Questa sichiama amicizia sociale, cercareil bene comune».

I giovani: “utili idioti”o protagonistidel cambiamento?

«Mettere in comune i sogni».I sogni per Francesco non sonoillusioni, ma ideali regolativi, ca-paci cioè di indicare la direzionedell’agire. I giovani in realtà so-no i veri protagonisti anche del-l’enciclica. Francesco vi esponeuna visione e un insieme di pro-cessi che, a iniziare da oggi, pos-sono essere abbracciati soltantoda persone che abbiano a dispo-sizione una vita intera da dedi-carvi. Ma ci vuole attenzione,perché i giovani sono il bersaglionaturale delle diverse forme dipensiero ideologico. Francesco limette in guarda all’inizio del pri-mo capitolo dell’enciclica, «Leombre di un mondo chiuso»,che è un vero e proprio brevetrattato di critica delle ideologie:«È così che funzionano le ideo-logie di diversi colori, che di-struggono (o de-costruiscono)tutto ciò che è diverso e in que-sto modo possono dominare sen-za opposizioni. A tale scopohanno bisogno di giovani che di-sprezzino la storia, che rifiutinola ricchezza spirituale e umana

che è stata traman-data attraverso le ge-nerazioni, che igno-rino tutto ciò che liha preceduti» (n.13). Che siano in-somma, mi permettodi aggiungere citan-do Lenin, una gene-razione di «utiliidioti».

L’enciclica Fra t e l l itutti è una prima risposta allapreoccupazione di formare unacoscienza storica.

Riguardo alla fraternità, inparticolare, è importante avere leidee chiare. Papa Francesco lapresenta radicandola nelle suesorgenti bibliche e, soprattutto,evangeliche. Ma la collega conforza a Francesco d’Assisi, coluiche, in modo particolare, ha at-tualizzato per il proprio tempola dimensione universale dellafraternità, sia nella spiritualità enella vita di ogni giorno, sia nel-la dimensione sociale e, comeviene espresso dalla sua missionepresso il sultano, nell’azione po-litica.

I grandi principi umani chevengono trasmessi dalla Rivela-zione cristiana, non sono infatticompresi una volta per tutte, mavengono sempre meglio cono-sciuti attraverso l’esperienza chene viene fatta nel corso dellastoria, non solo da parte dei cri-stiani o, in generale, dei creden-ti, ma di tutti gli esseri umani.Per questo Papa Francesco acco-glie nel proprio pensiero tuttequeste fonti, come è caratteristi-co nella metodologia della dot-trina sociale cristiana, la dottrinache continua a essere scritta. Eai giovani non solo consegna laricchezza di una tradizione, maapre anche una strada per rinno-varla: la coscienza storica è ne-cessaria per fare la storia che an-cora non c’è.

La fraternità aperta è anchefraternità “p olitica”, che si realizzanello spazio pubblico attraversogli strumenti associativi e istituzionali

Due nuovi libri di Edgar Morin, classe 1921

Come progettare a 100 annila strada della rigenerazione

di MAU R I Z I O SCHOEPFLIN

Tenere uniti il passato e il presen-te: lo sentiamo ripetere spesso;non è opportuno, anzi, talvoltaè veramente pericoloso crearedelle cesure tra ieri e oggi, can-cellare le lezioni apprese neltempo trascorso. Ma si è ugual-mente consapevoli che non èbuona cosa rimanere prigionieridi ricordi e nostalgie, incapacidi guardare il presente facendo-si illuminare dal passato. Un si-gnificativo esempio di questafondamentale abilità che per-mette di vivere l’oggi senza di-menticare lo ieri, e viceversa, ciproviene da Edgar Morin, il no-tissimo intellettuale franceseche proprio di recente ha datoalle stampe due libri sicuramen-te interessanti. Il primo si intito-la Cambiamo strada. Le 15 lezioni delc o ro n a v i r u s (Milano, RaffaelloCortina Editore, pagine 124, eu-ro 11), l’altro ha per titolo I ricordimi vengono incontro (Milano, Raf-faello Cortina Editore, pagine708, euro 34). Giunto alla sogliadei cento anni — ne ha compiuti99 esattamente l’8 luglio scorso—, con questo secondo volumeMorin consegna al lettore nonle classiche “Memorie” che ri-spondono a un ordine cronolo-gico, ma una ricchissima serie diistantanee che testimoniano lastraordinaria varietà degli inte-ressi, delle vi-cende, delleemozioni, de-gli incontri vis-suti da un uo-mo che, persua stessa am-missione, di-chiara di poterconferire un si-gnificato unicoe unificante aquesto immen-so materiale,ricollegandoloai celebri interrogativi kantiani“Che cosa posso sapere? Checosa devo fare? Che cosa possosp erare?”. Innanzitutto le per-sone: Morin ne ha incontratetantissime, molte delle quali so-no divenute delle vere e propriecelebrità: Julien Benda, Vladi-mir Jankélévitch, François Mit-terrand, Emmanuel Mounier,Jean-Paul Sartre, Roland Bar-thes, André Breton, JacquesMonod e numerosi altri ancora.Per il Nostro i rapporti umanihanno rivestito sempre unagrande importanza; lo testimo-nia anche il colloquio avuto conPapa Francesco, che lo ha sem-pre affascinato: «Chi se lo sa-rebbe aspettato un simile Papa— scrive Morin —, che si rigene-ra direttamente con il messag-gio evangelico, che è uno deiprimi a prendere pienamentecoscienza delle conseguenze ca-tastrofiche del degrado dellabiosfera e che porta in sé la co-scienza dell’umanità?». Poi cisono i luoghi; il loro ricordogioca un ruolo assai rilevantenel racconto moriniano. E l’Ita -lia è in primo piano, con le suebellezze di ogni genere, amate eindimenticabili, come la città diGenova, che occupa un postospeciale negli occhi e nel cuoredi Morin. Giunto al terminedella sua lunga narrazione, l’au -tore propone al lettore alcuneriflessioni riassuntive e scrive:«Quando guardo al mio passa-to mi riconforto ricordando leoasi di vita temporanee, le estasi

personali e collettive in cui misono ritrovato perdendomi.Quando guardo a un futuro cheprenderà forma senza che iopossa viverlo, vi vedo incertez-za, angoscia, ma anche la preoc-cupazione di salvaguardare del-le isole di resistenza se dovesse-ro nuovamente imporsi le bar-barie». Ecco che l’occhio delcentenario pieno di ricordi sivolge al futuro; ecco che nellasua mente il passato si lega al-l’oggi e al domani con viva par-tecipazione e autentica preoc-cupazione. È in questo contestoche si comprende bene il sensodel primo libro, quello che Mo-rin ha dedicato alla pandemia eche, non per caso, si apre con al-cuni interrogativi riguardanti ilfuturo che attende l’umanità al-l’indomani dell’esplosione del-la malattia a livello planetario.Morin manifesta molti dubbi,ma anche un certezza: «È tem-po di cambiare strada». Ma co-me sarà possibile realizzarequesto decisivo mutamento?Innanzitutto facendo tesorodelle lezioni che il coronavirusci ha impartito e che, secondoMorin, possono essere sintetiz-zate in quindici fondamentaliinsegnamenti riguardanti, fragli altri, i grandi temi che oggidominano l’esistenza di ciascu-no: tra questi, l’incertezza chesovrasta la vita umana, la morte,

la solidarietà, la scienza, la crisiche attanaglia l’Europa e ilmondo intero. Da qui derivanopure alcune difficili sfide, che ilnostro autore evidenzia conchiarezza e che sono legate allaglobalizzazione, all’ecologia,all’economia, alla politica, allademocrazia. Si tratta di questio-ni enormi, complesse, dramma-tiche, tali da non far escludere —afferma Morin — che l’umanitàsi trovi alla vigilia di un «grandeprocesso regressivo». Una spe-ranza c’è, ed quella che il No-stro affida a un «umanesimo ri-generato» che rifiuta la diviniz-zazione dell’uomo e ne ricono-sce i limiti costitutivi. SostieneMorin: «L’uomo è al tempostesso sapiens e demens, faber emythologicus, oeconomicus e ludens,in altri termini Homo complexus».E a questo proposito egli citaopportunamente Blaise Pascal,che, con raro acume, seppe de-scrivere l’ambiguità dell’e s s e reumano e le contraddizioni cheabitano nel suo animo. L’uomonon diventerà mai perfetto,«ma possiamo tentare di svilup-pare ciò che di meglio c’è in lui,ossia la sua facoltà di essere re-sponsabile e solidale». Questo,tuttavia, potrà avvenire soltantose ciascuno farà la sua parte.Non basta proclamare buoniprincipi, è necessario percorrerein prima persona il cammino dirigenerazione: è la raccomanda-zione che fa Edgar Morin dal-l’alto dei suoi cent’anni colmi diricordi che gli vanno incontro.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 martedì 19 gennaio 2021

Significativo rallentamento della distribuzione di Pfizer in Italia

Ritardi nell’arrivodei vaccini anti-covid

ROMA, 19. Ancora un cambio diprogramma deciso unilateral-mente da Pfizer nella consegnadei vaccini contro il covid-19destinati all’Italia: secondoquanto riferiscono fonti delCommissario straordinario,Domenico Arcuri, la casa far-maceutica statunitense ha con-segnato ieri circa 103.000 dosidelle 397.000 previste per que-sta settimana, dopo il taglio di165.000 deciso venerdì.

Oggi ne arriveranno solo53.820 e mercoledì le restanti

241.000. La comunicazione èstata data dalla stessa Pfizer (ilcolosso farmaceutico statuni-tense che, con la BioNTech,produce uno dei due soli anti-doti al covid-19 finora autoriz-zati in Europa, in attesa del vialibera per AstraZeneca) agli uf-fici del Commissario, spiegan-do che il ritardo è dovuto alnuovo piano di distribuzioneper le prossime settimane.

Le conseguenze del rallenta-mento della consegna delle dosipossono essere molto gravi, av-

verte la struttura guidata da Ar-curi, secondo cui «iniziare sen-za la totalità delle dosi necessa-rie la somministrazione del vac-cino agli over 80, di provvederealla seconda dose per il perso-nale sanitario e socio sanitario eper gli ospiti delle Rsa», mette arischio il proseguimento dellaintera campagna vaccinale.

Sui vaccini è intervenuto ilpresidente del Consiglio euro-peo, Charles Michel. Nella let-tera di invito ai capi di Stato e diGoverno europei, in vista delvertice europeo sul covid-19 chesi terrà giovedì 21 gennaio in vi-deoconferenza, Michel ha det-to che «accelerare la vaccina-zione in tutta l’Ue è la nostrapriorità assoluta».

Situazione molto difficile indiverse zone del Sud America.In Colombia, scatta oggi il co-prifuoco nella capitale, Bogotá,mentre il Paese si appresta adentrare nel suo terzo fine setti-mana di lockdown totale.

L’aumento dei contagi mi-naccia di sopraffare gli ospedalidella capitale colombiana, conil tasso di occupazione delleunità di terapia intensiva negliche ha raggiunto il 92%.

Terapie intensive al limiteanche in Paraguay, mentre inBrasile sono stati superati i210.000 morti e oltre 8 milioni emezzo di contagiati.

Negli Stati Uniti sono ben400.000 le vittime, con oltre 24milioni di casi. Il presidenteuscente, Donald Trump ha re-vocato il bando ai viaggi dal-l’Ue e dal Brasile, mentre il pre-sidente eletto, Joe Biden, lo hasubito riconfermato.

L’allarme delle Nazioni Unite

Il terrorismo pronto a sfruttare la crisi della pandemia

Dopo aver ottenuto la fiducia alla Camera

Conte chiedeil sostegno del Senato

Nel nordovest della Bosnia ed Erzegovina

Dramma senza fineper i migranti al gelo

SA R A J E V O, 19. Sofferenze allimite della sopportazioneper i migranti nel nordovestdella Bosnia ed Erzegovina,da giorni senza un riparoadeguato e in balia della nevee del gelo, a temperature ab-bondantemente sotto lo zero.Alcune centinaia di profughi,nei boschi intorno alla citta-dina di Velika Kladuša, alconfine con la Croazia, han-no allestito delle tendopoli difortuna, cercando in tutti imodi di scaldarsi. Si accen-dono fuochi con la legna e al-tro materiale, e ci si lava nelleacque gelide dei ruscelli dimontagna. Corsi d’acquache, una volta attraversatisenza incontrare poliziotticroati, come tutti i migrantiauspicano, conducono al dilà del confine, in territoriodell’Unione europea, ulterio-re tappa verso i Paesi dell’Eu-ropa occidentale.

Migliora leggermente, in-vece, la situazione nel campodi Lipa, una ventina di chilo-metri distante da Bihać, ge-stito dalle autorità locali, do-ve i migranti soggiornanosotto le tende riscaldate alle-stite dalle forze armate bo-sniache, anche se resta da ri-solvere il problema dell’ac-qua calda. Sarebbe necessa-rio trasferire a Lipa alcunecentinaia di container, che re-stano al momento inutilizzatinel campo chiuso di Bira, nelcentro abitato di Bihać, e dicui dispongono le organizza-zioni internazionali. Le ripe-tute proteste degli abitanti,appoggiati dalle autorità lo-

cali, hanno impedito il trasfe-rimento di centinaia di mi-granti al campo di Bira.

A Lipa scarseggia però ilcibo, che non è sufficienteper due pasti caldi al giorno,nonostante gli sforzi dellaCroce rossa di Bihać, rimastala sola delle organizzazioniumanitarie a operare a Lipa.

Sul fronte degli aiuti euro-pei, il grosso dei fondi stan-ziati dalla Ue per far frontealla grave crisi migratoria inBosnia ed Erzegovina è statogestito finora dall’O rganizza-zione internazionale delle mi-grazioni (Oim), che si è riti-rata da Lipa alla fine dell’an-no scorso.

ROMA, 19. In risposta al suoappello «ai volenterosi co-struttori di un’alleanza peruno sviluppo sostenibile»,il presidente del Consiglioitaliano, Giuseppe Conte,ha ottenuto, con maggio-ranza assoluta, il voto di fi-ducia della Camera dei de-putati nella serata di ieri (afavore 321, contrari 259,astenuti 27).

Questa mattina, alle 9.30,Conte si è presentato nel-l’aula del Senato per rinno-vare l’appello ad una fidu-cia resa necessaria dalle di-missioni di due ministri e diun sottosegretario dellacomponente di Italia viva.

Il presidente ha sostan-zialmente ripetuto il discor-so già rivolto ai deputati.«Aiutateci», è tornato a di-re, in un «progetto politicoche dia inizio ad una risolu-tiva stagione di riforme, nelsegno dell’equità, della so-stenibilità e nell’orizzontedel pieno sviluppo dellapersona umana». Il gover-no, ha detto, desidera colla-borare con le anime dellegrandi tradizioni politicheeuropeiste «liberale, sociali-sta, popolare» lontane da«derive nazionaliste e sceltep opuliste».

A questo proposito Con-te ha voluto chiarire la suaproposta di arrivare «in ma-niera condivisa» ad una leg-ge elettorale di impiantoproporzionale. «La fram-mentazione rappresentati-va», secondo Conte, rende-

rebbe necessario «ricom-porre il quadro senza co-stringere tutte le voci e leistanze in un unico involu-cro». Una compressione, hadetto, renderebbe «afone»molte istanze dei cittadini.«Il dispiegarsi della pienarappresentanza democrati-ca» di tutte le voci, ha argo-mentato, conduce al contra-rio alla «stabilità ed allacoesione sociale». Attraver-so un patto di fiducia fra lapolitica ed i cittadini. Ilpercorso di riforme, perConte, dovrebbe compren-dere anche una riflessionesul titolo V della Costituzio-ne, sul rapporto fra Stato eRegioni.In materia di alleanze inter-nazionali il presidente delConsiglio ha sottolineato itanti punti in comune «conl’agenda del presidente Bi-den» con il quale avevaavuto un colloquio telefoni-co, definito «caloroso».

«Oggi confido — ha det-to infine — che le istituzionisappiano mettersi alle spalleil grave gesto di irresponsa-bilità che ci ha precipitatonella crisi». Il voto dei se-natori è atteso per la tardaserata di oggi. Avrà una suainfluenza sull’esito finalequello dei sei senatori a vi-ta. La senatrice Liliana Se-gre, che pur sconsigliata daimedici si è presentata in au-la per votare a favore delgoverno, è stata salutata alsuo ingresso da un grandeapplauso dei senatori.

di ANNA LISA ANTONUCCI

I l terrorismo rimane unaminaccia reale e persisten-te in molte parti del mon-do nonostante le sconfitte

inflitte negli ultimi anni al sedi-cente Stato islamico (Is) ed a AlQaeda. Gli estremisti stanno in-fatti cercando di sfruttare la si-tuazione creata dalla pandemia,le battute d’arresto nello svilup-po e nei diritti umani. Si adatta-no rapidamente ai cambiamenti,utilizzano il cyberspazio e lenuove tecnologie, stringono le-gami con la criminalità organiz-zata e si insinuano negli spazi la-sciati liberi dalla crisi economi-ca. L’Is, sfruttando i social me-dia, è stata in grado di mobilitaree reclutare follower in tutto ilmondo, creando un fenomenodi combattenti stranieri su scalasenza precedenti.

Negli ultimi anni, sono emer-se cellule affiliate all’Is, in parti-colare nell’Asia meridionale, nelsud-est asiatico, nel Sahel, nelbacino del Lago Ciad e nell’A-

frica meridionale e orientale. Èl’allarme lanciato dal capo delleNazioni Unite per la lotta al ter-rorismo Vladimir Voronkov cheha invitato gli Stati a rimanere«estremamente vigili e uniticontro il terrorismo». Il tema èstato affrontato nel corso di unariunione del Consiglio di sicu-rezza in occasione dei venti annidalla risoluzione adottata dal-l’Onu dopo gli attentati dell’11settembre del 2001. «Nei duedecenni successivi — ha sottoli-neato Voronkov — le NazioniUnite sono state al centro deglisforzi multilaterali per combat-tere il terrorismo in tutte le sueforme e manifestazioni». IlConsiglio di sicurezza in questianni «ha dato impulso e orien-tamento essenziali agli Statimembri per dimostrare unità diobiettivi e azioni, intensificandogli sforzi nazionali e la coopera-zione internazionale» ha ag-giunto. Secondo Voronkov«questo ha portato a significati-vi successi sia nella prevenzionedegli attacchi che nel trascinare i

terroristi davanti alla giustizia».Dunque le aspirazioni terri-

toriali dell’Is in Iraq e Siria sonostate sconfitte, anche se il grup-po terroristico rimane una mi-naccia nella regione. Proprio difronte a questo pericolo persi-stente è necessario un multilate-ralismo rinvigorito e inclusivo ein questo il ruolo del Consigliodi sicurezza è essenziale per ga-rantire un fronte unito control’estremismo. Secondo il rap-presentante Onu è inoltre indi-spensabile coinvolgere i giovanie la società civile in questa lottaper guardare oltre il terrorismocome tattica e affrontare le con-dizioni e i fattori sottostanti chegli consentono di resistere e dif-fondersi.

Nel corso della riunione è sta-ta inoltre espressa grave preoc-cupazione per il proliferare delterrorismo di estrema destra conmotivazioni razziali. Dunque ilConsiglio di sicurezza ha adot-tato una dichiarazione controquello che definisce “un flagel-lo”, in cui sottolinea che «la mi-

naccia terroristica persiste e col-pisce gli Stati membri di tutto ilmondo». La dichiarazione riba-disce che gli Stati membri devo-no garantire che qualsiasi misu-ra antiterrorismo «sia coerentecon i loro obblighi ai sensi deldiritto internazionale, in parti-colare in materia di diritti uma-ni, il diritto internazionale deirifugiati e il diritto umanitariointernazionale».

Il Consiglio sottolinea, inol-tre, la necessità di affrontare ifattori che diffondono il terrori-smo e ritiene che un approccioglobale alla lotta contro le mi-nacce estremiste richieda un’a-zione multilaterale a livello na-zionale, regionale e subregiona-le. Assicura, infine che conti-nuerà a dimostrare «una fermadeterminazione a prevenire ecombattere il terrorismo in tuttele sue forme e manifestazioni e acombattere l’estremismo violen-to che può portare al terrorismoe si impegna a intensificareun’azione internazionale unifi-cata e concertata».

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L’OSSERVATORE ROMANOmartedì 19 gennaio 2021 pagina I

Qquattro pagineA P P R O F O N D I M E N T I D I C U L T U R A S O C I E T À S C I E N Z E E A R T E

Vivere tra e congli scarti

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Voci dalle discariche

di MARIO PANIZZA

La protezione dell’ambiente pone al-cune priorità dalle quali non si puòprescindere: il clima, l’acqua e losmaltimento dei rifiuti. Ed è proprioquest’ultimo che manifesta conmaggiore evidenza il coinvolgimen-to, all’interno di un unico processo,della tutela della natura e della vivi-bilità dell’uomo.

Lo smaltimento riguarda infattidiversi aspetti, tutti da affrontarecon determinazione e tempestività:la bonifica dei terreni inquinati dal-le sostanze tossiche, la sanificazionedegli edifici, quasi sempre ex indu-striali, costruiti con materiali peri-colosi e velenosi per l’ambiente, ma,soprattutto, la raccolta degli scarti,prodotti per lo più dai territori ur-bani. Dalle città provengono infattile maggiori quantità di rifiuti daportare nelle discariche e smaltirequanto più rapidamente possibile.In molti casi queste, nel tempo, so-no diventate veri e propri agglome-rati antropizzati, luoghi di sempremaggiore emarginazione.

Nei territori più poveri del mon-do si rincorrono nuovi primati dipericolosità per la salute e, conse-guentemente, di ingiustizia sociale.A oltre trent’anni sono ancora vivele strazianti immagini delle collinedi rifiuti del film Salaam Bombay, do-ve vivevano bambini sfruttati, sog-getti peraltro ogni giorno al rischiodi subire mutilazioni per il commer-cio degli organi.

In Indonesia, a sud di Jakarta, siè formata Bantargebang, letteral-mente una montagna di rifiuti, forsela più estesa del mondo, che racco-glie ogni giorno circa 7.000 tonnel-late di immondizia, scaricata a cieloaperto dai camion che provengonodalla capitale. I raccoglitori — pumu -lung — salgono e scendono da questamontagna, alta più di quaranta me-tri, alla ricerca di scarti da riutilizza-re. Adulti, ma anche bambini, pas-sano ore scalando un ammasso peri-colosissimo che potrebbe collassaresotto i loro piedi e ucciderli per sof-focamento o intossicazione da gasmetano rilasciato dai residui organi-ci.

In Kenya, nei pressi di Nairobi,sorge Dandora, gigantesca discaricadi rifiuti, il posto più inquinato del-la terra, dove si sono formate nume-rose baraccopoli che ospitano mi-gliaia di persone che vivono degliscarti prodotti dal resto del Paese.Nel 2006 è stato avviato, a seguitodell’impegno delle Nazioni Uniteper l’ambiente e dei missionari com-boniani, un progetto di risanamen-to che prevedeva la delocalizzazio-ne della discarica. L’intervento si èfermato per le difficoltà legate allagestione amministrativa dell’op era-zione, dovute soprattutto alla scarsatrasparenza degli appalti.

All’interno di queste situazioniassolutamente invivibili emergonotuttavia spinte che lasciano accen-dere qualche speranza. A quarantachilometri dal Cairo sorge la discari-ca della città che raccoglie quantoera prima disseminato sulle strade,soprattutto quelle vicine ai mercati.È diventata ormai un villaggio conun nome – Mansheiyet Nasser – do -ve vivono gli abitanti più poveri del

Cairo – gli zabbaliin – coloro che, rac-cogliendo e separando l’immondi -zia, hanno fatto di questa occupa-zione il loro sistema di sopravviven-za. In questo enorme agglomerato,abitato inizialmente da cristianicopti, ma ora anche da comunitàislamiche, non è minimamente pos-sibile affrontare il problema igieni-co. In una condizione di assolutapromiscuità con topi, maiali e inset-ti, le persone vivono con la spazza-tura dentro le loro baracche. Ebbe-ne, all’interno di questo ambiente didegrado e di condizioni del tutto di-sumane, si sono venute a creare an-che alcune occasioni positive. Traqueste, l’opera delle suore di Madre

Teresa di Calcutta, impegnate nel-l’insegnamento del riciclaggio deimateriali, proprio per allontanare iragazzi dall’uso di droghe moltotossiche, ricavate dalle colle. Inol-tre, ci si trova di fronte a una realtàdel tutto sorprendente: un maestosocomplesso di luoghi di culto, ognu-no dedicato a un santo diverso, notocome il Monastero di San Simone ilConciatore. La gigantesca grotta,ampliata nel 1986, costituisce unavera e propria meraviglia architetto-nica. È un’immagine di grande for-za emotiva che non può tuttavia al-lontanarci dalla cruda realtà del luo-go, testimone di una vita impossibi-le. Il valore estetico di uno spazio

imponente e magnifico non puòpermetterci di trascurare una condi-zione che deve assolutamente essererimossa.

Le aree che raccolgono rifiutinon sono tutte, scientemente o inco-scientemente, programmate; alcunesi formano addirittura naturalmen-te, sotto il livello del mare, compro-mettendo alcune specie di pesci, so-prattutto quelli di maggiore dimen-sione, che si ritrovano a mangiareplastica o a rimanere impigliati a es-sa. Un’isola galleggiante — G re a tPacific Garbage Patch —, compostasoprattutto di plastiche e di metallileggeri si è formata nella parte set-tentrionale dell’Oceano Pacifico,

occupando una superficie moltoestesa e difficilmente contenibile.Questa peraltro non rappresenta unfenomeno isolato: altre si muovononegli oceani; addirittura una, di di-mensioni più contenute, si muovetra l’Isola d’Elba e la Corsica. Aqueste si accompagnano ormai an-che isole diverse, non meno preoc-cupanti: grosse piattaforme dighiaccio, staccatesi dall’Artide, tal-volta abitate da orsi bianchi smagri-ti e disorientati, anch’esse da consi-derare discariche perché frutto deldepauperamento ambientale pro-vocato dall’innalzamento della tem-peratura. I luoghi, una volta imma-colati, che formavano la Groenlan-dia, stanno cambiando colore per loscioglimento dei ghiacciai e l’inva -sione dei rifiuti.

Il tema oggi è particolarmentesentito e sembra, almeno dalle di-chiarazioni di molti, anche con re-sponsabilità istituzionali, che sianoprossime iniziative volte a rimontareuna situazione grave, diffusa ormaiin quasi tutto il mondo. Dopo i pri-mi movimenti ambientalisti e spon-tanei, come i c a r t o n e ro s sostenuti an-che dalla Chiesa argentina all’iniziodi questo secolo, si stanno concre-tizzando, dietro la spinta di comu-

nità scientifiche ufficiali, iniziativedestinate alla bonifica del territorionaturale e delle aree urbane. Le pri-me dimostrano le maggiori oppor-tunità di risanamento e di migliora-mento. I terreni compromessi dairesidui industriali e i cumuli di rifiu-ti, spesso vere e proprie colline, sonostati rinaturalizzati e trasformati inparchi pubblici attraverso accortiinterventi di ricopertura. A Tel Aviv,la collina Hiriya, dopo aver raccoltoper quasi cinquanta anni rifiuti, èstata recuperata diventando un par-co urbano molto esteso.

Più complesse sono le opere di ri-sanamento nelle aree abitate, dovegli interventi non riguardano solo labonifica dei terreni e lo smaltimentodei rifiuti, ma il risanamento socialeattraverso opere che sappianoorientare verso un’economia pro-duttiva attività finora marginali, chehanno affrontato semplicemente lasopravvivenza. L’impegno, espres-so e consolidato ormai in molti con-vegni internazionali, deve essere ri-volto a coordinare strategie di pro-gramma, che combinino il risana-mento abitativo con progetti con-creti ed efficienti, dove la rinatura-lizzazione del territorio sia precedu-ta dalla realizzazione di impianti diselezione capaci di recuperare quan-to è riutilizzabile.

Nell’indifferenza (quasi) assoluta del mondo

Quante volte vediamo i poveri nelle discariche

a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo,

per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi!

Diventati loro stessi parte di una discarica umana

sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa

quanti sono complici di questo scandalo.

Giudicati spesso parassiti della società,

ai poveri non si perdona neppure la loro povertà.

Il giudizio è sempre all’erta. Non possono permettersi

di essere timidi o scoraggiati, sono percepiti come minacciosi

o incapaci, solo perché poveri

(Papa Francesco, Messaggio per la III giornata mondiale dei poveri, 17 novembre 2019)

Le areeche raccolgono rifiutinon sono tutte scientementeo incoscientementep ro g r a m m a t eAlcune si formanoaddirittura naturalmentesotto il livello del mare

«Ci chiamavano mosche» di Davide Calì

La banda davanti all’inspiegabile

NICLA BE T TA Z Z I A PA G I N A II

«Tutte le cose della nostra vita» di Hwang Sok-yong

Tra un secchio e l’a l t ro

GIULIA GALEOTTI ALLE PA G I N E II E III

Le tante iniziative da Torino a Soverato

Tesori salvati dal cassonetto

ENRICA RIERA A PA G I N A III

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina II martedì 19 gennaio 2021 martedì 19 gennaio 2021 pagina III

Q Qquattro pagine quattro pagine

La piccola banda davantiall’inspiegabile

«Ci chiamavano mosche» di Davide Calì

Il d

ocum

enta

rio

Vita di Asalif, ragazzino che vive allaperiferia di Addis Abeba, a pochi passi daicantieri che stanno ingrandendo la città,dove la sua e altre famiglie sono statetemporaneamente confinate a seguito dellaconfisca dei terreni agricoli. Trascorre le suegiornate recuperando oggetti dalle discariche

e dando loro nuova vita, ascoltando iracconti della madre, immaginando diaffrontare i pericoli della natura che staappena fuori dalla cinta cittadina. Il piccoloprotagonista di An b e s s a (2019), documentariodi Mo Scarpelli, ha naturalezza e spontaneitàinnate. Ottima la scelta della regista di nonimporgli sequenze forzate, ma di limitarsi afilmarne la quotidianità, o tutt’al più diindirizzarlo verso certe situazioni percoglierne reazioni e interazioni sociali. Lasua vita al confine tra città e campagna, in

una terra di mezzo che non resterà tale alungo, è anche il territorio fertile della suaimmaginazione, che declina in partecon l’artedell’affabulazione,in parte con unafantasia piùpratica.Attraverso laquale riadatta glioggetti della

discarica con una perizia tecnica che gli fasognare di studiare ingegneria da grande.L’età di passaggio verso l’adolescenza è

precaria come l’ambientecircostante: forse l’aspirazionefinale è accedere alle palazzinedella città, simbolo della vitaadulta, ma l’attrazionemaggiore per Asalif è ancoraper i terreni incolti, dove potervivere con la fantasia e libertàdi un bambino. (claudio cinus)

Il sogno di Asalif

R i e m p i relo spazio

tra un secchioe l’a l t ro

Non conoscono

né alberi né fiori

Solo rifiuti tra cui

un giorno trovano

un oggetto

sconosciuto

di NICLA BE T TA Z Z I

Un aereo britannico precipita suuna rigogliosa isola disabitata,durante un conflitto planetario.Sopravvivono solo alcuni ragaz-zi che si mettono subito all’op eraper riorganizzarsi in una societàideale, democratica e distesa,dove ognuno lavora per il benes-sere collettivo. Fiduciosi che sianaturale «avere delle leggi e ri-spettarle. Dopo tutto, non siamoselvaggi. Siamo inglesi, e gli in-glesi sono i più bravi in tutto.Dunque dobbiamo fare quello

che è giusto». Questo l’incipit deIl signore delle mosche di WilliamGolding. Ma nello svolgersi del-l’azione le vicende prenderannoben altra piega. La maggioranzadei naufraghi regredisce a unavera e propria condizione tribalee quella che era un’isola-paradi -

so, si trasforma ben presto in unpiccolo inferno. Da ragazzi civi-lizzati si tramutano in selvaggisenza più regole né controllo fi-no ad arrivare a violenze inaudi-te e al culto di un totem, il Signo-re delle mosche: una testa dimaiale infilzata su un palo e cir-condata da insetti.

Alla distopia amara di Gol-ding sembra rispondere con ana-logia e contrasto lo splendidoracconto di Davide Calì, Ci chia-mavano mosche (Roma, OrecchioAcerbo, 2020, pagine 44, euro16, tradotto da Paolo Cesari).

Anche qui c’è stato qualcosadi catastrofico e anche qui è pro-tagonista una piccola banda dibambini soli, ma a differenza de-gli scolarizzati ragazzi inglesiche sanno bene cosa hanno per-duto («Io ho paura. Ho paura dinoi. Voglio tornare a casa. ODio, voglio tornare a casa!»), ibambini di Calì il mondo di pri-ma — con gli alberi, i fiori, l’ac -qua limpida — non l’hanno maiconosciuto e possono vagheg-giarlo solo attraverso i raccontidei più grandi.

La loro non è un’isola verdeg-giante, ma un’enorme discarica,un immondo Signore Belzebùdel quale sono le mosche. A per-dita d’occhio montagne luride dirifiuti sulle quali i bambini scia-mano come insetti, ognuna haun nome, quella dei protagonistidel racconto si chiama Ararat,«montagna del dolore», ma lorone ignorano il significato comeignorano che su un’altra Ararat,forse molto simile alla loro dopoil diluvio, riposò l’a rc a .

Chi racconta è Lizzy, unacomponente della minuscolasquadra di cui fanno parte Jun-gle il capo, il silenzioso Tai-Marc, Poubelle il testardo, dalnome solo apparentemente gen-tile e sua sorella, la piccola Pen-ny. Segue una rigida gerarchia dicapi, Spider, Afrika, l’Obeso, ilpiù potente, che vive in un forti-no di pietre e sabbia e ha perfinoun pozzo.

«Lavoravamo sodo, sotto ilsole, tutto il giorno» alla ricercadi qualsiasi cosa, oggetti in me-tallo, giocattoli, alcol, sigaretteda portare, la sera, a Spider, chein cambio dà un po’ di cibo e ac-qua e lo fa perpetrando una vio-lenza antica, prima mangiano imaschi poi le bambine, se rima-ne... e spesso non rimane. Un

giorno l’attento Poubelle trovauna stranissima cosa, nessuno hamai visto niente di simile, nem-meno Spider, nemmeno gli altricapi. Quell’oggetto sconosciutoemana qualcosa di inspiegabile,l’Obeso addirittura «per osser-varlo meglio (...) accese unalampada e prese una lente di in-grandimento. Lo esaminò conaria da intenditore. Poi disse“Cinque razioni più tre taniched'acqua!”. Eravamo senza paro-le. Già cinque razioni era unprezzo incredibile, ma tre tani-che d’acqua! Era enorme». MaPoubelle non cede, sente chepuò avere ancora di più, andrà abarattarlo al gran Bazar, i suoicompagni con lui.

E qui il racconto — complici lesplendide illustrazioni di Mauri-zio A.C. Quarello — prende le alidella favola bella. I bambini arri-vano in una città ancora d’incan -to nonostante le tante mura di-roccate, forse Petra, la variopin-ta, animata da personaggi biz-zarri, abitata da persone di ognietà, anche anziani e dove il loroprezioso oggetto subisce peripe-zie, viene perso, recuperato e dinuovo sottratto da una bambinache scappa via veloce. Si correfra i bazar della medina, giù perscale tortuose, infine la bimbaviene raggiunta proprio mentre«stava passando il nostro ogget-to a un uomo barbuto» che peròsaputo l’accaduto si scusa, resti-tuisce il maltolto e si presenta, sichiama Salomone.

«E almeno lei sa come funzio-ne?» chiede Poubelle. Salomo-ne, lo esamina con cura e poi co-me se recitasse «Tuttavia d’Arta -gnan volle prima farsi un’ideadella fisionomia dell’imp erti-nente che lo burlava...». Salo-mone non è un mercante, è unsognatore, colleziona quanti piùlibri possibile e insegna a leggerea chiunque lo chieda. Poubellegli lascia il suo libro, possonotornare quando vogliono e im-pareranno a leggere quello e tut-ti gli altri.

Calì, con vera sensibilità, nonsi accomiata in un lieto fine lon-tano dalla montagna, in un so-gno troppo stridente con la tra-gicità che sappiamo, ma con iprotagonisti che ne cercano unapiù vicina a Salomone, alla suabiblioteca, un primo passo, il piùgiusto, «per riprendere il corsodella vita».

L’autore, con vera sensibilità,non si accomiata in un lieto fine,in un sogno troppo stridentecon la tragicità che sappiamoMa saluta i protagonistimentre compiono un primo passo,il più giusto,«per riprendere il corso della vita»

«Tutte le cose della nostra vita» di Hwang Sok-yongambientato in una grande metropoli della Corea del Sud

Particolari da due tavole di Maurizio A.C. Quarello

di GIULIA GALEOTTI

Sempre lì, sull’orlo sottiledella sopravvivenza. È co-sì che vivono negli anniOttanta del Novecento, inuna grande metropoli del-la Corea del Sud, Occhia-palla e sua madre, mentreil marito — e padre — è re-cluso in un non meglio de-finito centro di recupero.Un giorno però arrivaquella che pare essere l’o c-casione.

L’occasione è il trasferi-mento a Isola Fiorita, l’e-norme discarica situata al-l’estrema periferia della

città, che accoglie e sfamai più disperati tra gli emar-ginati. Gente come Oc-chiapalla e sua madre, cheiniziano così la loro vitanel cuore di quell’o doreinfernale immediatamenteinteriorizzato, aggregan-dosi alle migliaia di perso-ne in cerca di cibo e mate-riali riciclabili.

L’organizzazione del la-voro è gerarchica e preci-

sissima. Ogni giorno ven-gono scaricate immondizieda 21 distretti differenti: ilavoratori sono divisi insquadre, ognuna dellequali si occupa di 3 o 4 diloro. Terminata la ricogni-zione, gli operatori dellaprima linea — perché an-che la disperazione ha lesue classi sociali — vannoad arrampicarsi su un altrocumulo scaricato, mentregli operatori delle retrovieguadagnano le postazioniappena liberatesi. Nulla

deve andare sprecato, iturni sono serrati. Ognisgarro, ogni invasione diterritorio e competenzaviene punita; non c’è spa-zio per il caso.

È quindi innanzituttol’enorme e brulicante di-scarica la protagonista diTutte le cose della nostra vita(Torino, Einaudi 2020, pa-gine 176, euro 18, traduzio-ne di Andrea De Benedit-tis) di Hwang Sok-yong(1943). Colui che è consi-derato il più importantescrittore coreano è, infatti,davvero capace di dare vo-ce alla discarica con unaprosa limpida, vera masorprendentemente aggra-ziata. Una voce singolareperché la discarica è, insie-me, fonte di vita e fonte dimorte.

Con lei c’è Occhiapalla,ragazzino curioso e disin-cantato insieme, che impa-

Usciti dalle docce, finalmente puliti,i due bambini si guardano allo specchioe si scoprono irriconoscibili«Chi ti chiamerebbe più Pelatino ora?»«Guarda che io un nome ce l’ho.Mi chiamo Yonggil»

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Q Qquattro pagine quattro pagine

Tesori salvatidal cassonetto

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In principio era Winnie, protagonista di unodei testi più rappresentati del teatrodell’assurdo di Beckett, Happy Days; un’e ro i n atragica imprigionata in una quotidianitàsenza senso, sepolta viva in una montagnafatta — a seconda dell’interpretazione deiregisti che di volta in volta la mettono inscena — di detriti da accumulo seriale,sacchetti della spesa, pacchi di vestiti e

accessori inviati delle griffe più quotate sulmercato. La sua sola sicurezza sono glioggetti; nel corso del dramma Winnie siaggrappa a una grande borsa scura piena dicose, prende e ripone in continuazione ilrossetto, il dentifricio, il pettine, e lascia chela sua giornata sia scandita da riti che siripetono uguali, intrecciando con il maritoWillie un dialogo ridotto a monosillabi. Ateatro sono tante le “nipotine di Winnie”nate nel ventunesimo secolo; tra loro spiccaAntonella Questa con il monologo Un

Sacchetto d’Amore, ovvero i sentimenti al tempo delloshopping compulsivo sulla mancanza di relazionecon noi stessi e con gli altri, l’incapacità diparlare e di ascoltarsi in un mondo in cuiogni cosa che desideriamo sembra essere aportata di mano, ma poi a mancare davverosono i rapporti autentici. È proprio questoche manca nella famiglia di Cinzia, dove ilmarito è troppo preso dal lavoro, la cognatatratta il cane come un figlio, la suoceracucina lasagne e inventa malattie pur ditenere i figli legati a sé. Cinzia si scopre

vittima di shopping compulsivo, pensa astrisciare la carta e afferrare il sacchetto conil nuovo acquisto per cancellare le ansie e farsvanire i problemi. Poi arriva il giorno in cuii troppi sacchetti esauriscono il credito ditutte le carte famigliari, svelandocontemporaneamente conti in rosso e un usodisinvolto delle rate, portato avanti da tempoe sempre nascosto a tutti. (silvia guidi)

La regina dei rifiuti

Da Torino a Soverato passando per Romasono tante le persone e le associazioni

che recuperano i libri gettatiDando così nuova vita a intere comunità

di ENRICA RIERA

Abbandonati, scartati, distrutti. Èquesto il destino di molti, mol-tissimi libri. A sottolinearlo sonocoloro che non ci stanno, quegliuomini e quelle donne che han-no deciso di fare della propria vi-ta una missione, salvando i volu-mi da noncuranza, disinteresse,problemi pratici o burocratici e,dunque, dalla meta finale a cuidi solito non riescono a sfuggire:il cassonetto, il macero, la disca-rica. Pare che chi salva i libricompia un ragionamento chesuona più o meno così: «Se leg-gere un romanzo regala all’uma-nità la possibilità di vivere piùesistenze, perché non offrire alle

pagine piene di parole un’altrachance?». Abbiamo dato la cac-cia alla balena bianca sul Pe-quod, abbiamo viaggiato in tre-no con Anna Karenina, siamostati alla festa di Gatsby e ci sia-mo interrogati sulla sorte delleanatre di Central Park. Mentrefacevamo tutto ciò, qualcuno sistava silenziosamente prenden-do cura di noi; e ora alcuni dinoi stanno ricambiando.

Quattordicimila sono i libriche ogni anno a Torino vengonosottratti all’inceneritore grazie alprogetto «ViviLibrôn», nato nel2017 su iniziativa delle associa-zioni ViviBalôn ed Eco dalleCittà e, ancora, dal Tavolo delRiuso, con il finanziamento del-la Fondazione Compagnia diSan Paolo. «Ci occupiamo —spiega Graziano Esposito, coor-dinatore del progetto — del recu-pero di libri che altrimenti an-

drebbero distrutti, mediantel’impegno, tra gli altri, di rifu-giati e richiedenti asilo che, oltreai volumi, raccolgono pure ton-nellate di cibo invendute tra imercati torinesi: subito dopo laraccolta, si passa alla distribuzio-ne in vari punti del territorio».Per quanto riguarda i libri, «sene raccolgono quattrocento asettimana, in buonissimo stato,dai venditori del mercato del Ba-lôn, prima che chiudano e, so-prattutto, prima che ne buttinodiversi».

Con carrello alla mano si faincetta di pubblicazioni, sullequali viene posto il timbro di«ViviLibrôn», in modo che glistessi libri non siano rivenduti.

«Si tratta — p ro s e -gue Esposito — diromanzi e saggi,ma anche di libriper bambini, i qua-li, quando vengonodistribuiti neglisnodi dov’è donatoil cibo, vanno dav-vero a ruba. Inoltreprocediamo, eccet-to i periodi di fer-mo causati dal co-vid, regolarmente:sabato e domenicac’è il Balôn e tra lu-nedì e martedì rea-lizziamo la distri-buzione tra asso-ciazioni, parroc-chie, circoli, perife-rie, luoghi in cui siavverte maggioredisagio e povertà».Il riscontro dellacomunità è positi-vo. «A un certopunto — dice anco-

ra Esposito — anche le scuole cihanno contattato per chiedercilibri e noi abbiamo risposto fa-vorevolmente; del resto, la cultu-ra non può finire in discarica».

Da Torino al Centro Italia, se-guendo il filo rosso dei libri dasalvare, il passo è breve. È a Ro-ma che incontriamo MonicaMaggi, giornalista, formatriceper docenti e “libraia felice”. Del2013 è sua l’idea di realizzare —nell’ambito dell’associazione Li-bra, a cui dà vita undici anni fa eche fa parte delle realtà no profitaccreditate da Ama Roma —«Pagine Viaggianti». Un proget-to interamente gratuito sulla do-nazione alla cittadinanza, in luo-ghi socialmente significativi, dilibri salvati dalla distruzione; eche riceve il sostegno permanen-te del Comitato scientifico Une-

SEGUE A PA G I N A IV

P a r t i c o l a redalla copertinadel romanzoeditoin Italiada Einaudi

riamo a conoscere mentrefa il suo ingresso in questoluogo camaleontico chepriva gli individui della lo-ro dignità. Un mondo al-tro, fatto di regole spietateche guidano persone priveormai del nome (solo no-mignoli a Isola Fiorita:Pelatino, Falco, il Baro-ne…). Un ambiente duris-

simo ed estremamente pe-ricoloso per quel che av-viene lì dentro, e anche nelrapporto unidirezionalecon il mondo esterno, cheparla a Isola Fiorita soloattraverso i suoi rifiuti. So-no loro a segnare lo scor-rere delle stagioni, le festi-vità, i periodi di magra.Loro e null’altro. Perchéoltre ai rifiuti, c’è solo il si-lenzio.

Quando gli adulti deci-dono di andarsene in città,al di là del fiume, a farsiun giro, scatta il rito obbli-gato della purificazione.Senza, non si supera il val-lone. Ecco allora la docciaal bagno pubblico, ecco lavestizione con abiti presiin prestito alla lavanderiasul confine. Eccola, lafrontiera tra noi e loro, traquel che vale e lo scarto,tra la ricchezza e il nulla.E così per quelli di Isola

Fiorita il riscatto — quelpoco di riscatto immagi-nabile — può, paradossal-mente, solo venire da den-tro. Perché — come scopri-rà Occhiapalla — nella suasinistra benevolenza, la di-scarica può permettere aipiù fortunati non solo disopravvivere, ma addirit-tura di vivere. Dove vivere

non è solo preoccuparsi diriempire lo spazio tra unoscarico e l’altro; tra un sec-chio e l’a l t ro .

C’è infatti l’amiciziacon Pelatino, una sorta difratello minore acquisito.Un rapporto che nasce pernecessità, evolvendosicondito da occhi sognatorie affetto sincero. La scenadel passaggio del vallonedei due (reso possibile daun piccolo tesoro trovatoaccidentalmente) è di unacommovente potenza:usciti dalle docce, final-mente puliti, i due bambi-ni si guardano allo spec-chio. E si scoprono irrico-noscibili. «Sul viso di Oc-chiapalla era tornato il co-lorito chiaro di una volta.(…) Con i loro indumentinuovi, sembravano due ra-gazzi di buona famiglia diritorno da qualche colle-gio privato. “Non ti rico-

nosco quasi più” esclamòPelatino rivolgendosi aOcchiappalla mentre usci-vano dalla sauna. “Nem-meno io. Chi ti chiamereb-be più Pelatino ora?”.“Guarda che io un nomece l’ho. Mi chiamo Yong-gil”».

C’è la loro amicizia conun anziano padre e sua fi-glia. Pagine anch’esse diun’incredibile potenzapoetica, dove l’amore infi-nito risponde a bullismo,razzismo e persecuzione.Perché è sempre e solo latrama delle relazioni a of-frire calore, e una speranzadi salvezza.

È un romanzo di lezzoe di poesia Tutte le cose dellanostra vita. Un romanzomeraviglioso nella luciditàspietata e delicata dellasua denuncia contro unasocietà passata nel giro dipochissimo tempo dall’es-sere uno dei Paesi più po-veri del mondo a una dellenazioni più industrializza-te, con costi altissimi intermini di emarginazioneeconomica, culturale e so-

ciale. Vale per la Corea delSud, ma anche per tuttinoi. Quanto siamo dispo-sti ancora a pagare? Perquanto ancora vogliamosacrificare chi resta indie-tro, scarto, rifiuto non rici-clabile?

Con lucidità spietata e delicatail romanzo denuncia una societàpassata nel giro di pochissimo tempo dall’e s s e reuno dei Paesi più poveri del mondoa una delle nazioni più industrializzateCon costi altissimi in terminidi emarginazione economica, culturale e sociale

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina IV martedì 19 gennaio 2021

Qquattro pagine

Breve storia della caritàFu comunque dopo la lunga crisi tra IX eX secolo — il “risveglio” demografico e so-cioeconomico avviatosi verso la fine delprimo millennio del Cristo, con l’i n g r a n-dirsi delle città e il sorgere di nuovi centriurbani accompagnati da intense campagnedi disboscamento e di bonifica, dall’ap er-

tura di nuove strade percorse da un cre-scente afflusso di viandanti, pellegrini econtadini in cerca di terre, e quindi — apartire dalla fine dell’XI secolo — di crocia-ti, a determinare e rendere necessario losviluppo di nuove forme di ospitalità e diassistenza. Al vagabondaggio e alla mendi-cità, fenomeni sotto molti aspetti simili senon addirittura coincidenti rispetto alla de-vota pratica del pellegrinaggio, si risposecon l’apertura di hospitia/hospitalia, che nel-l’Oriente bizantino si chiamavano x e n o d o-

chia, abitualmente gestiti diocesi perdiocesi dal clero secolare dipendentedalle diocesi o dalle circoscrizioni pievani-li, ma anche da quello regolare delleabbazie e dei monasteri loro affidati.Le grandi abbazie disponevano ordinaria-mente almeno di un rifugio per i viandan-ti. L’esistenza, negli istituti monastici,anche d’infermerie e di farmacie rese pre-sto usuale che gli hospitalia a c c o g l i e s s e roanche viandanti ammalati e debilitati:e dal modello dell’ospizio per viandanti si

passò quindi, sempre più spesso, aquello degli «ospedali» anche nel sensomoderno di tale termine. Gli hospitalia siubicavano di solito in punti strategicilungo gli itinerari viari: anche in città onelle aree immediatamente fuori le mura,presso le porte d’ingresso, oppure pressoponti, guadi o difficili passi montani.(franco cardini)

• CO N T I N UA

Tesori salvatidal cassonetto

sco e il patrocinio delle Biblio-teche di Roma. Ogni sabato,dalle 9 alle 13, Maggi è al mer-cato del Tufello col suo ban-chetto ricolmo di volumiscampati ai 451 gradi Fahre-nheit e «con lo scopo di ac-cendere l’interesse per la lettu-ra».

Come un fiume in piena,Monica Maggi racconta:«Dapprima, il mio era uncammino itinerante. Portavolibri ovunque: ponti, piazze,ospedali, metro. Poi però, perovviare a problemi tecnici econferire maggiore funzionali-tà al progetto, mi sono “stabi-lizzata” al Tufello: è qui, almercato di quartiere, che ac-colgo, pur avendo dovutoreinventare il servizio in tem-

po di pandemia, chiunque de-sideri prendere, senza alcuncosto, i libri che finirebberotra i rifiuti».

Mentre parla, Maggi riceveun messaggio: una donna, ha-bituè del mercato, è in cercadella Bibbia, che sì, è disponi-

bile. «Sabato prossimo puoipassare a prenderla» è, perciò,la risposta telematica di Mag-gi, anche a segno di come «Pa-gine Viaggianti» abbia creatoun’autentica comunità di let-tori. «La mia iniziativa — con-tinua Maggi — non è fine a sestessa, do suggerimenti a chicerca un libro e, via via, con al-cune persone si sono instauratirapporti d’amicizia».

Sorge spontaneo chiedersida dove provengano i libri delbanco, su cui negli anni ègiunto di tutto: qualsiasi gene-re o edizione, vere preziosità(perfino un’Iliade del 1838 e lepoesie di Silvio Pellico). «Agliinizi — spiega Maggi — ero io,in prima persona, a salvare i li-bri, rispondevo agli appellidelle case editrici in crisi, lequali, per legge, avrebbero do-

vuto mandare le pubblicazionial macero, oppure rintracciavopersone alle prese coi traslo-chi, con eredità non volute:quante biblioteche private, ri-salenti al tempo in cui tv e in-ternet non c’erano, sono statesmantellate da nipoti privi dispazio, interesse o tempo. Inseguito, la gente ha iniziato acercarmi e a portarmi grossi

carichi di libri (tra le donazio-ni illustri ci sono quelle di Da-cia Maraini e Marco Ferri, gra-zie a cui è stata posta la “pri-ma pietra” della biblioteca co-munale di Sacrofano). A ognimodo — precisa — quello libra-rio è un fondo che non si esau-

risce mai, in sole quattro orepossono andar via un centi-naio di libri e, nonostante ciò,il banco al Tufello non rimanemai vuoto, i volumi si molti-plicano».

Così, la “libraia felice” in-crocia lo sguardo con genera-zioni diverse, ciascuna porta-trice di una storia. «A fermarsisono in primis le donne, dai40 ai 98 anni, come l’imman-cabile Maria, quasi centenaria,accompagnata dalla badante;e poi ci sono gli uomini, perlo-più anziani, e a volte mi do-mando che vita abbiano daraccontare. Sono soli? Sonostati spediti dalle mogli a farela spesa? Ci sono mondi dascoprire in chi passa, sfogliaun libro e lo infila nella bustadelle arance». Per essere preci-si, infine, sono circa diecimila ilibri che «Pagine Viaggianti»ha finora salvato, «facendoliadottare» con la convinzione,mai perduta, secondo cui «so-no proprio i libri a salvare ilmondo».

E del fatto che la bellezzapossa salvare il mondo ne èconvinto pure DomenicoCommisso, presidente dell’as-

sociazione «a resistere di stam-po culturale» con sede a Sove-rato «Kalibreria», che, guardacaso, mutua il nome dal grecokalòs, il bello. Insieme all’asso-ciazione, a giugno 2019, nascela biblioteca di strada, intitola-ta al compianto autore sovera-tese Vito Maida, con libri let-teralmente recuperati dalla lo-cale discarica. «È nato tuttocosì — chiosa Commisso — ungiorno mi trovai in discarica erimasi meravigliato dal grannumero di libri presente; chie-si di poterli prendere per ri-portarli alla loro funzione ori-ginaria e, cioè, quella di essereletti. Da allora, con altri amici,li rimettiamo in vita e, attra-verso Kalibreria, eroghiamoprestiti gratuiti».

Quattromila sono i volumiattualmente in biblioteca,quelli recuperati molti di più.«Alcuni, difatti — continuaCommisso — li abbiamo dona-ti alle scuole e alle suore delcomprensorio perché il nostrospazio è piccolo e i libri non siesauriscono mai, consideratoche ora sono anche le personeesterne a contattarci e a rega-larceli». Dalla voce di Com-misso trapela la gioia di com-piere un’azione necessaria,«dare a tutti la possibilità dileggere e leggere qualunquecosa, dato che in discarica ca-pita di tutto, per giunta edi-zioni degli anni Cinquanta odi autori calabresi di cui sivuole recuperare la memoria».A causa del virus, la bibliotecalavora a domicilio. «Se ci scri-vono, portiamo il libro a desti-nazione. Non ci fermiamo etanti sono i progetti che abbia-mo in cantiere, come, ad esem-pio, la catalogazione digitaledei volumi, di questo patrimo-nio culturale di cui non pos-siamo fare a meno».

Perché salvare i libri equiva-le a salvare storie, a camminarenella strada di Swann, a viag-giare in carrozza con le sorelleBennet, a fare il giro del mon-do in ottanta giorni e a sogna-re senza data di scadenza.

Perché salvare i testi destinati al maceroequivale a salvare storie,camminare nella strada di Swannandare in carrozzacon le sorelle BennetSognare senza data di scadenza

Abbiamo dato la cacciaalla balena bianca sul Pequodabbiamo viaggiato in trenocon Anna Kareninasiamo stati alla festa di GatsbyMentre facevamo tutto ciòqualcuno si stava silenziosamenteprendendo cura di noi

CO N T I N UA DA PA G I N A III

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L’OSSERVATORE ROMANOmartedì 19 gennaio 2021 pagina 5

Rischio emergenza umanitaria a Vado Hondo dove è stata fermata la carovana

Paura tra i migranti bloccatiin Guatemala

CITTÀ DEL GUAT E M A L A , 19. Poli-zia ed esercito del Guatemala, suordine del presidente AlejandroGiammattei, continuano a bloc-care a Vado Hondo, nel diparti-mento di Chichimula nel sud estdel Paese, l’avanzamento dellacarovana di migranti hondure-gni. Partiti lo scorso fine setti-mana da San Pedro Sula, nelnord dell’Honduras, sono diret-ti verso il Messico e, almeno nel-le loro intenzioni, la destinazio-ne finale sarebbero gli Stati Uni-ti d’America. Passano le ore e,dopo quanto accaduto domeni-ca con momenti di duri scontritra le forze dell’ordine e i mi-granti, sta salendo la tensioneper il rischio di una nuova bruta-le repressione da parte della po-lizia e dell’esercito guatemalte-chi, schierati a presidiare even-tuali movimenti o azioni in bloc-co dei migranti. Ieri le forze disicurezza hanno compiuto alcu-ne “azioni di alleggerimento” fa -cendo indietreggiare di alcuni

L’opposizione denuncia perquisizioni

Uganda: resta altala tensione

KA M PA L A , 19. Resta alta latensione in Uganda dopo lariconferma per il sesto man-dato del presidente YoweriMuseveni, al potere dal 1986,nelle contestate elezioni del14 gennaio scorso. Militari eagenti di polizia avrebberofatto irruzione nella sede delprincipale partito di opposi-zione, Piattaforma per l’uni-tà nazionale (Nup), a Kam-pala.

A darne notizia ieri è statolo stesso leader dell’opp osi-zione Robert Kyagulanyi,musicista e cantante noto co-me Bobi Wine, attraversotwitter. Più volte arrestato erilasciato negli ultimi mesi, ilprincipale sfidante di Muse-veni, ha denunciato nei gior-ni scorsi presunti brogli e ir-regolarità nelle operazioni divoto.

Il portavoce del Nup ha

riferito alla Bbc che lo staffdel partito stava raccoglien-do i moduli dei risultati elet-torali che danno prova di ir-regolarità nel voto di giovedìscorso, aggiungendo che lacasa di Wine rimane isolatada un cordone di militari.

Museveni continua asmentire le notizie di frodeelettorale, ma l’opp osizionesostiene di avere foto e videoche provano i brogli denun-ciati. Dopo il voto, le autori-tà hanno intanto ripristinatol’accesso a Internet, oscuratamercoledì, ma non dei socialmedia.

Nel frattempo, l’Unioneeuropea, gli Stati Uniti, l’O-nu e diversi gruppi per i di-ritti hanno sollevato preoc-cupazioni in merito al votougandese, monitorato sol-tanto da una missione del-l’Unione africana.

Messico: 12 cadaveri abbandonaticon segni di tortura a Veracruz

chilometri la carovana, costituitain gran parte da intere famiglieper la maggior parte prive di ali-menti.

Questo sta creando le basiperché la vicenda possa presto

assumere i caratteri di un’emer -genza umanitaria. Sono infattimigliaia le donne e altrettanti iminori tra i circa 8-9.000 mi-granti bloccati a Vado Hondo.Dopo aver percorso molti chilo-metri a piedi sono parecchi, poi,quelli che riportano ferite ai pie-di e che non possono ricevere cu-re per la mancanza di medicina-li. Il procuratore per i Dirittiumani del Guatemala, JordánRodas, si è detto «indignato»per quanto sta succedendo a Va-do Hondo, dove è stato messo inatto un uso indebito della forza— ci sono stati anche diversi feriti— senza tener conto della situa-zione di partenza. Ha inoltremosso alcune rimostranze neiconfronti del presidente Giam-mattei, colpevole, a suo dire, diaver «mostrato il suo volto con-tro i migranti e seguito le diretti-ve degli Stati Uniti, nonostantela popolazione sia in gran parteformata da gruppi di cittadiniche si vedono obbligati a migra-re per gli alti indici di povertà eviolenza».

Rodas è affiancato in questodalla Rete regionale di protezio-ne, formata da una quindicina diorganizzazioni, in gran parte ec-clesiali, che ha chiesto al gover-no guatemalteco di «attuare unprotocollo adeguato per affron-tare questo fenomeno regiona-

le», sottolineando «la propriacontrarietà alle misure di conte-nimento e rimpatrio che il gover-no guatemalteco ha attuato, sen-za considerare le esigenze diprotezione internazionale» dicui necessitano in questo esodo imigranti. Da qui il monito ai go-verni centroamericani che «nonpossono continuare a eludere iloro obblighi costituzionali persuperare le cause strutturali del-la migrazione irregolare».

Tra gli honduregni cresce lapaura della detenzione, dell’e-spulsione di massa e del ritornoalla disperazione nel proprioPaese d’origine dove la violenzala fa da padrone. Le condizionidi insicurezza e di povertà estre-ma, aggravate dal passaggio nelnovembre scorso di due uragani,Eta e Iota — abbattutisi a distan-za di quindici giorni l’uno dal-l’altro su molti Paesi dell’Ameri -ca centrale —, hanno aggravatol’emergenza, dissipando anchele ultime speranze.

Nel frattempo, uno spiega-mento di forze senza precedentiè stato messo in campo anchedal Messico alla frontiera sudcon il Guatemala, a circa 250 chi-lometri da dove si trovano ora imigranti, per evitare che alcunefrange della carovana riescanoad entrare nel Paese. Intanto ie-ri, il presidente messicano An-drés Manuel López Obrador haesortato il governo statunitensea intervenire con profonde rifor-me sulla politica di immigrazio-ne del Paese, proprio mentre mi-gliaia di migranti che avevanoiniziato la loro marcia verso gliUsa sono stati bloccati nel vici-no Guatemala. López Obradorha detto di augurarsi che il presi-dente eletto Joe Biden sia dispo-sto a lavorare con il Messico e al-tri Paesi sudamericani su questadifficile questione. «Durante lasua campagna, Biden aveva of-ferto di mettere a punto una ri-forma dell’immigrazione e iospero che sarà in grado di farlo»,le parole del presidente messica-no. «Penso che sia giunto il mo-mento di mantenere l’imp e-gno», ha poi aggiunto.

Agente di polizia nella capitale Kampala (Afp)

Stati Uniti: è il tempodi sanare le ferite

CITTÀ DEL ME S S I C O, 19. Icorpi privi di vita di dodicipersone con mani e piedi le-gati e con segni di torturaben visibili sono stati rinve-nuti ieri a Las Choapas, co-mune a sud dello Stato mes-sicano di Veracruz. I cadaverisono stati abbandonati nelmezzo di una strada sterratadel Cerro de Nanchital, comeriferito in un comunicato dalministero della Pubblica sicu-rezza di Veracruz.

Secondo quanto dichiaratodal governatore dello Stato,Cuitláhuac García Jiménez, sisarebbe trattato di un regola-mento di conti all’interno diun gruppo di allevatori con iloro assistenti, per ragioninon chiare di interessi, nell’a-rea tra Las Choapas e il vici-no comune di Uxpanapa.«Gli abusi e le minacce tra diloro hanno portato a questo

tragico risultato» ha afferma-to García. L’area si trova vici-no al confine con il vicinoStato di Tabasco, a circa 450chilometri da Xalapa, la capi-tale dello Stato di Veracruz.

Lo stesso García ha ag-giunto che verrà intensificatala presenza delle forze di si-curezza nella zona per «nonpermettere vendette». Pronta-mente polizia e magistraturahanno avviato una operazionecongiunta per cercare di risa-lire ai responsabili del massa-cro, anche con l’uso di velivo-li e l’istituzione di posti diblo cco.

Veracruz, ottavo tra gliStati messicani più violenti,ha fatto registrare almeno1.320 omicidi nei primi undicimesi dello scorso anno, se-condo i dati ufficiali aggior-nati alla fine dello scorso no-v e m b re .

DAL MOND O

Guterres nomina Jan Kubisinviato speciale delle Nazioni Unite in Libia

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha annuncia-to ieri la nomina del nuovo inviato speciale in Libia e capo dellamissione Unsmil. Si tratta dello slovacco Jan Kubis, 68 anni,coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano dal2019. Kubis è stato inviato Onu in Iraq dal 2015 al 2018 e capomissione in Afghanistan dal 2011 al 2015.

Quarta notte di disordiniin alcune città della Tunisia

Si sono ripetuti per la quarta notte consecutiva in molte città tu-nisine scontri e disordini con scene di saccheggi, incendi, sas-saiole e attacchi alle forze dell’ordine da parte dei giovani mani-festanti. La polizia ha risposto facendo uso di lacrimogeni. De-cine le persone arrestate nella notte, che hanno portato a oltre700 il totale dei manifestanti fermati. Le proteste, a dieci annidalla Rivoluzione dei gelsomini, sono legate alle mancate rifor-me economiche e alla crisi causata dal covid.

Forte scossa di terremoto in ArgentinaAvvertita anche in Cile

Un sisma di magnitudo 6,4 ha colpito ieri l’Argentina occiden-tale e il Cile centrale. Al momento non sono state registrate vit-time. Il movimento tellurico è stato avvertito in molte provinceargentine, mentre in Cile si è fatto sentire anche nella vicinaSantiago e in alcune zone nel centro del Paese. L’epicentro èstato nelle vicinanze della città di Pocitos, a più di 1.000 km daBuenos Aires, e a una profondità di 20 km.

La morte di Emanuele Macalusostorico dirigente del Pci

È morto oggi Emanuele Macaluso, 96 enne, storico dirigentedel partito comunista italiano. Nato a Caltanissetta il 21 marzodel 1924, Macaluso è stato parlamentare per sette legislature dal1963 al 1992. Fu anche direttore de «L’Unità» dal 1982 al 1986 eultimo direttore de «Il Riformista» dal 2011 al 2012.

mia e la grave crisi economicache ne è scaturita.

Anche Papa Francesco hasempre sottolineato il valoredell’unità degli americaniiscritto fin nello stemma dellanazione, E pluribus unum. Nelsuo viaggio apostolico negliUsa del 2015, è stato il primoPontefice a parlare al Con-gresso riunito in seduta comu-ne. In tale occasione pronun-ciò un discorso che — attraver-so figure come Lincoln, Doro-thy Day, Merton e Martin Lu-ther King — sottolineò ciò cherende in qualche modo unicala democrazia americana. Daquell’intervento di 5 anni faalle parole all’Angelus del 10gennaio scorso su quanto ac-caduto al Campidoglio quat-tro giorni prima, Francesco hasempre incoraggiato a rifiuta-re le tentazioni disgregatrici ea lavorare, con pazienza e co-raggio, per la riconciliazione el’unità. Significativamente, inun messaggio inviato ieri inoccasione del Martin LutherKing Day, ha esortato gliamericani a “t o r n a re ” al sognodel leader afro-americano. GliStati Uniti hanno bisogno direalizzare quel sogno incom-piuto di “armonia e ugua-glianza”. Sogno che “rimanesempre attuale” e anzi diventaanche più urgente in un Paesedove, nonostante le grandipossibilità economiche, per-mangono — adesso ancheacuite a causa della pandemia— ingiustizie e conflitti sociali.È dunque questo il tempo perfar prevalere il “noi” sull’“io”,per sanare le ferite e trovareuna rinnovata unità fondatasu quei principi che hannosempre sostenuto la democra-zia americana, facendone unaprotagonista sulla scena inter-nazionale.

Proprio la questione dellariconciliazione nazionale saràla sfida più ardua soprattutto

nella prima fase della presi-denza Biden. Qualcuno haosservato che mai i compo-nenti di un’Amministrazionesono stati così multirazziali, apartire dalla vice-presidenteKamala Harris. Accanto al te-ma interno della “guarigione”della società americana, c’èpoi il fronte ad extra, su cui so-no accesi i riflettori interna-zionali. Dopo anni spessocontrassegnati da decisioniunilaterali o accordi bilaterali,c’è infatti una grande aspetta-tiva per il “ritorno” al multila-teralismo e a una ripresa delrapporto di fiducia con le Or-ganizzazioni internazionali, apartire dall’Onu. Alcuni passiin questo senso sono stati giàannunciati durante le scorsesettimane, come il ritorno de-gli Stati Uniti nell’Accordo diParigi sul clima. Scelta checonverge con l’impegno diPapa Francesco in favore dellacustodia della Casa comune,espresso in particolare nellaLaudato si’.

Mentre dunque Joe Bidensi appresta a giurare come 46°presidente degli Stati Uniti,quanto successo negli ultimigiorni a Capitol Hill ci ricordache la democrazia e le sue isti-tuzioni sono preziose e nonvanno considerate come“scontate” solo per il fatto cheesistano da lungo tempo.Questa consapevolezza nondeve rimanere un enunciatoma — per riprendere Fra t e l l iTu t t i — richiede uno sforzoconcreto a tutti i livelli. Impe-gno non solo da parte dei lea-der politici, perciò, ma di tut-to il popolo, e dei suoi movi-menti, per promuovere il be-ne comune e rafforzare la de-mocrazia. Questo vale ancorpiù oggi, in un periodo stori-co nel quale, nonostante lespinte centrifughe e gli inte-ressi nazionalistici, la pande-mia ha mostrato drammatica-mente che “nessuno si salvada solo”.

CO N T I N UA DA PAGINA 1

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 martedì 19 gennaio 2021

COMUNE DI REINO (BN)Esito di gara - CUP F23H1900071001 -

CIG 8230804255La procedura aperta per l’affidamento dei “lavori di si-stemazione idrogeologica e messa in sicurezza del-l’alveo del Torrente Reinello da C/da Mortina a C/daMurata – II Lotto – Stralcio Funzionale” è stata aggiu-dicata con det. n. 65 del 16.06.2020 all'impresaTOZZI S.r.l., - con sede in Reino (BN) alla C.da Pom-pilio, - per l'importo di aggiudicazione di € 780.952,36oltre IVA (compresi oneri sicurezza pari ad €12.053,49) con un ribasso d'asta del 1,5%.

Il responsabile del procedimento geom. Pietro Boffa

COMUNE DI SAN MARZANO DI SAN GIUSEPPE (TA)

Bando di garaPer il tramite della C.U.C. c/o l’Unione dei Comuni Mon-tedoro, è indetta una procedura aperta per l’affida-mento dei servizi di accoglienza di titolari di protezione internazionale nell’ambito del Sistema di protezione per i titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI) per il biennio 2021/2022 in prosecuzione del progetto preceden-te. Importo: € 562.100,00 + IVA. Ricezione offerte: 26/02/21 ore 10. Apertura offerte: 03/03/2021 ore 10.Il responsabile del settore Geom. Alberto Fischetti

Donne e uomini nella Chiesa/11

Riflessioni sull’ammissione delle donne al Lettorato e all’Accolitato

Identica dignitànella differenza

di GIORGIA SA L AT I E L L O

Le sfide che il nostro presente,nella sua complessità, ci ponenon possono essere affrontateprescindendo da un’attenta ri-

lettura del passato da cui tale presentescaturisce. Il passato, tuttavia, non parlada solo, ma la sua comprensione è sem-pre condizionata dai criteri ermeneuticicon i quali lo accostiamo e che induconoa porre in primo piano, o nell’ombra,eventi, persone e contesti.

Ciò è particolarmente vero nel caso

della ricostruzione della presenza delledonne nella storia, che è stata ampiamen-te occultata dal ricorso a paradigmi ma-schilisti ed androcentrici, tali da misco-noscere il pur significativo contributofemminile alle vicende storiche in genera-le ed alla vita della Chiesa in particolare.

Uno dei principali contributi dei genderstudies è proprio quello di permettere unosguardo “a l t ro ” nel quale alcun attore,donna od uomo, è assunto come sogget-to privilegiato delle dinamiche storiche,

portando l’attenzione non solo sui cosid-detti protagonisti, ma sulla complessatrama di vicende da cui la storia è intes-suta. In questo modo, emergono rilevantipresenze femminili che, seppure minori-tarie, hanno potuto incidere sugli svolgi-menti della storia e, nella Chiesa, sullasua costante lettura del messaggio evan-gelico, inculturato in contesti tra loro an-che profondamente diversi.

A nessun approccio alla Parola, stori-camente condizionato, può essere attri-buito lo stesso valore assoluto che è pro-prio di quest’ultima e, quindi, senza rin-

negare il passato, è perònecessario ritornare al-l’annuncio originario edassumerlo come criteriodiscriminante per legge-re oggi la presenza ed iruoli delle donne e degliuomini nel mondo enella Chiesa. Anche aquesto riguardo, il ricor-so ai gender studies può ri-sultare fecondo perchéallontana il pericolo diconsiderare come fonda-to direttamente sulla Pa-rola quello che, invece, è

un portato della storia e delle sue dina-miche. Si tratta, quindi, di attivare unaduplice attenzione: da una parte losguardo deve volgersi al messaggio fon-dante e, dall’altra, a quelli che sono i “se-gni dei tempi” che, alla luce del primo,devono essere interpretati e valutati.

Concentrandosi sulla odierna comuni-tà ecclesiale e rapportandola a quella deidiscepoli di Gesù, sorge immediatamenteun interrogativo perché ci si chiede se,nell’oggi, si possa realmente parlare di un

discepolato di uguali, donne ed uomini,accomunati dall’identica dignità battesi-male. Non si tratta qui, prioritariamente,dell’attribuzione di ruoli e funzioni, chepure sono importanti, ma, innanzi tutto,del riconoscimento della presenza delledonne, che, di fatto, è considerevole e si-gnificativa nella comunità.

Il riferimento all’identica dignità bat-tesimale, delle donne e degli uomini, uni-to alla considerazione del significato teo-logico del battesimo, fornisce uno stru-mento per valutare la rispondenza dell’o-dierna situazione ecclesiale al mandatodelle origini ed, in tal senso, può esserepenetrata in profondità la portata dellarecentissima ammissione delle donne aiministeri del lettorato e dell’accolitato.Non si tratta, infatti, tanto dell’attribu-zione alle donne di nuove funzioni,quanto, piuttosto, dell’istituzionalizza-zione di ciò che esse, già da tempo, inmolti luoghi, stanno facendo al serviziodelle comunità.

La valorizzazione, in questo caso, è, inrealtà, duplice perché riguarda non solole donne, ma anche lo stesso battesimocome sacramento di iniziazione alla vitacristiana, senza alcuna distinzione tra ifedeli che con esso sono incorporati nellaChiesa. Non è qui messa in discussione laportata teologica ed antropologica delladifferenza tra la donna e l’uomo, perchésia la prima che il secondo eserciterannoil proprio ministero sulla base della pro-pria personale spiritualità ed a partiredalla loro peculiare sensibilità, ma ad en-trambi è riconosciuto il medesimo radica-mento battesimale del ministero esercita-to, necessitante di una sottolineatura chenon occulti la rilevanza dell’apporto del-le donne alla vita della Chiesa.

La diocesi di Termoli-Larino promuove il Fondo San Martino

Per una cultura della curadi IGOR TRABONI

«Q uella che vo-gliamo pro-muovere è unacultura della

cura, che non è solo una rispo-sta sanitaria, ovviamente mol-to importante, ma una “filoso-fia della cura”, perché questotempo così difficile ci ha messodavanti a molte problemati-che, pure qui da noi in Molise.E allora serve una risposta an-che come impianto generale,esprimendola nella vicinanzaal prossimo, per una societànuova. In questo senso mi so-no sentito molto confortatodal messaggio di Papa France-sco per l’ultima Giornata mon-diale della pace, dal suo ribadi-re l’importanza della culturadella cura». Così GianfrancoDe Luca, vescovo di Termoli-Larino, sintetizza il grande la-voro caritatevole che arriva dauna piccola diocesi e che passaanche attraverso l’istituzionedel Fondo San Martino «per-ché — sottolinea il presule mo-lisano — siamo chiamati anchenoi a dividere il mantello con ilpovero. Tanto più perché la ve-ra emergenza non è quella dioggi, ma sarà quella di doma-ni». E così i sacerdoti di questadiocesi di poco più di 100.000abitanti sono stati invitati a

versare parte del loro stipendiomensile in questo Fondo «perdare un segno, anche se nonabbiamo chissà quali entrate,mentre ora stiamo allargandola richiesta anche ai piccoli emedi imprenditori», aggiungeDe Luca, che torna subito sullaprospettiva di un futuro diffi-cile: «Il Fondo nasce in consi-derazione di un’e m e rg e n z ache non è solo legata al passa-to, al lockdown, o a quello che

stiamo facendo nel presente,ma a quello che ci sarà da faredopo, quando finirà la cassaintegrazione o il blocco dei li-cenziamenti, quando non cisaranno più sussidi di sorta ene pagheranno le conseguenzeanche i tanti lavoratori atipiciche abbiamo da queste parti».

E basta fare un salto nellasede della Caritas diocesana,sempre a Termoli, per un qua-

dro della situazione, contenu-to nel Rapporto povertà 2020 eanticipato dal sociologo Gian-ni Pinto: «La situazione di fra-gilità del basso Molise, conl’aumento della povertà relati-va, è un fenomeno che pur-troppo fa leva anche su una si-tuazione pregressa di difficoltàche non ci aveva portato nep-pure a recuperare le perdite so-cio-economiche della crisi del2008. Ora l’emergenza covidsta facendo il resto, compresoun costante impoverimentodemografico, con lo spopola-mento dei paesi interni e tantigiovani che vanno via per stu-diare o per lavoro. Il redditomedio dei molisani è sceso del20 per cento sotto quello dellamedia nazionale, dati preoc-cupanti riguardano sia il red-dito personale che quello fa-miliare. Quest’ultimo valore,ad esempio, è del 17,5 per centocontro una media nazionaledell’11,8 per cento. La crisi co-vid è stato uno spartiacque cheha fatto esplodere anche quil’emergenza dei nuovi pove-ri». Sono sempre più numero-si, infatti, quelli che fino a ieristavano relativamente bene eora, avendo perso un lavoro si-curo o anche la stagionalità delturismo, bussano per un aiutoalimentare, per pagare l’affittoo le bollette, come conferma

suor Lidia Gatti, direttrice del-la Caritas, con una percentualepiù alta di italiani e un preoc-cupante aumento anche dellepersone con più di 65 anni.Una volta, per capirci, nei pae-si del Molise era improbabiletrovare un anziano in stato dibisogno. Così come capitavaancora più raramente che unpadre di famiglia chiedessequalcosa per i figli o che la crisiriguardasse l’universo femmi-nile. E anche la crisi covid stadiventando una crisi dell’isti-tuto famiglia: agli sportelli Ca-ritas si rivolge un numero sem-pre maggiore (oltre un quartodei richiedenti, secondo ilRapporto) di persone divor-ziate o separate. E questo sa-rebbe stato impensabile nelMolise di un decennio fa.

La Caritas di Termoli-Lari-no fa quello che può, anchecon un “primato” nazionale dicui c’è poco da vantarsi e ancormeno da stare allegri, ovverol’introduzione del microcredi-to già nel 2002, cercando diaiutare con piccoli prestiti lefamiglie già allora indebitate oin difficoltà in questa terra do-ve le occasioni di lavoro arriva-no con il contagocce. E il Rap-porto della Caritas diocesanamette in risalto anche una cer-ta distanza rispetto alle istitu-zioni locali, laddove il Molise

arriva come fanalino di coda inItalia nella messa a bilancio dispese per il sociale, con appe-na 60 euro pro capite.

«Ma il difficile viene ora —torna a ribadire il vescovo DeLuca — perché ci aspettanomesi ancora più difficili. Ecoperché destineremo i soldi delFondo San Martino in manie-ra particolare per le famiglie insituazione di disagio, per cer-care di far fronte come possia-mo alle nuove emergenze. An-che per questo ho deciso dilanciare un appello pure ai pic-coli e medi imprenditori diquesta terra: se potete, comepotete, donate anche voi unpezzetto del mantello. Anchel’Avvento di solidarietà, che disolito facciamo ogni anno perun’opera specifica, magarimissionaria, quest’anno è statodestinato al Fondo San Marti-no. E devo dire — conclude —che una prima, buona rispostac’è già stata, grazie a tanti uo-mini e donne di buona volon-tà. Certo, non abbiamo la so-luzione a tutti i problemi, maripeto che come Chiesa, e co-me ci invita a fare Papa France-sco, dobbiamo essere anche se-gno, dobbiamo dare un segnodi condivisione e di partecipa-zione che vada proprio nelladirezione della cultura dellacura».

Adottata dagli imam francesi

Una Cartacontro l’e s t re m i s m o

PARIGI, 19. Dopo diversesettimane di intenso dibat-tito interno, il Consigliofrancese del culto musul-mano (Cfcm) ha adottatouna “Carta dei principi”dell’islam in Francia desti-nata a porre fine al fonda-mentalismo, all’islam politi-co e alle ingerenze straniereche da esso derivano. Inparticolare, il testo serviràdi base alla creazione di unfuturo Consiglio nazionaledegli imam (Cni), auspica-to dal presidente Emma-nuel Macron per certificarele formazioni degli imamche predicano sul territorio.Tuttavia, tre delle federa-zioni che compongono ilCfcm non hanno finora fir-mato la Carta, chiedendodi modificare ulteriormenteil testo.

La “Carta dei principi”nasce in un contesto parti-colare: appare come una ri-sposta alle domande delleautorità pubbliche dopol’assassinio di Samuel Paty,l’insegnante ucciso lo scor-so autunno nella periferiadi Parigi per aver mostratoai suoi alunni le vignettedel giornale satirico «Char-lie Hebdo» su Maometto, esulla scia del discorso delpresidente della Repubblicain una delle banlieue “d i f f i-cili” della capitale, Les Mu-reaux, nel quale affermavadi voler «costruire un islamin pace con la Repubbli-ca». Il presidente delCfcm, Mohammed Mous-saoui (Unione delle mo-schee di Francia), e i suoidue vicepresidenti, Chems-

Eddine Hafiz (Grande mo-schea di Parigi) e IbrahimAlci (Comitato di coordi-namento dei musulmaniturchi in Francia), ritengo-no che l’obiettivo sia statoraggiunto «sulla compatibi-lità della fede musulmanacon i principi della Repub-blica, sul rifiuto della stru-mentalizzazione dell’islamper fini politici, sulla noningerenza degli Stati nell’e-sercizio del culto musulma-no in Francia, sul principiodell’uguaglianza tra uominie donne e sul rifiuto di al-cune pratiche consuetudi-narie presumibilmente mu-sulmane».

La “Carta dei principi”rappresenta un «impegnonetto, chiaro e preciso a fa-vore della Repubblica», hacommentato dal canto suoil capo di Stato, che ierimattina ha ricevuto i re-sponsabili musulmani all’E-liseo, nel giorno in cui ècominciata all’Assembleanazionale l’esame della leg-ge sul cosiddetto “s e p a r a t i-smo”, che mira in particola-re a mettere ordine nell’e-sercizio del culto islamico.Non è la prima volta che ilCfcm pubblica un docu-mento di questo tipo. Nel2013, aveva scritto un testoesplicito in cui, condannan-do in particolare il razzi-smo, esprimeva la propriadisponibilità a collaborarecon le autorità. (charles dep e c h p e y ro u )

†La Segreteria di Stato comunicache è deceduto il Signor

ELÍAS PÉREZ MEDINApadre di Suor María Elena PérezPérez, Officiale della Segreteria diStato.

Nell’esprimere a Suor MariaElena sentita partecipazione al suodolore per la scomparsa del padre, iSuperiori e gli Officiali assicuranola loro preghiera di suffragio e in-vocano dal Signore conforto per leie per tutti i familiari del caro de-funto.

†L’Università Pontificia Salesianacomunica il decesso del

p ro f e s s o r

D ON DO N AT OVALENTINI

(18 gennaio 2021), proprio nellaSettimana di preghiera per l’unitàdei cristiani, temi sui quali ha inve-stito anni di ricerca e insegnamen-to, costruttore di amicizie e rappor-ti a tanti livelli.

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L’OSSERVATORE ROMANOmartedì 19 gennaio 2021 pagina 7

Le recenti tappe dell’impegno ecumenico della Santa Sede

Mutua intesae fiducia reciproca

di BRIAN FARRELL*

L’anno 2020 sarà ricordato a lungo per la tra-sformazione della vita, comune e personale,causata dalla pandemia. Anche il mondoecumenico ha subito le conseguenze dellerestrizioni imposte per affrontare la crisi sa-nitaria. Nei rapporti tra cristiani divisi madesiderosi di superare le separazioni, i con-tatti personali sono essenziali. Solo nell’in-contro nascono e crescono la mutua intesa ela fiducia reciproca necessarie per appro-fondire la comunione. Molte riunioni, mol-ti incontri ecclesiali e dialoghi ecumenicihanno dovuto essere cancellati o posticipatia data futura. Diversi incontri sono stati so-stituiti da videoconferenze, ma è indubbioche una conversazione mediata dalla tecno-logia non produce lo stesso effetto di unoscambio di idee, convinzioni, motivazioniche avviene di persona. Eppure, anche inquest’anno fatidico, la ricerca dell’unità deicristiani è proseguita, ha fatto progressi. Asessant’anni dalla sua fondazione (giugno1960), il Pontificio Consiglio per la promo-zione dell’unità dei cristiani (Pcpuc) portaavanti con convinzione il suo mandato:promuovere l’ecumenismo nella Chiesa cat-tolica e le relazioni della Chiesa cattolicacon gli altri cristiani, nelle loro Chiese e co-munità. Questi due compiti sono stati bendelineati e descritti nel Va d e m e c u m ecume-nico per i vescovi, che il dicastero ha recen-temente pubblicato, con la benedizione diPapa Francesco. Il documento è stato re-

datto dagli officiali del Consiglio con laconsulenza di esperti e con l’a p p ro v a z i o n edei dicasteri competenti della Curia roma-na. Per illustrare l’attività recente del Pcpucpossiamo riprendere la struttura del Vade-mecum, che rispecchia le aree fondamentalidel lavoro ecumenico, non solo dei vescovima della Chiesa intera.

Il primo essenziale compito è interno al-la Chiesa cattolica stessa: mantenere viva laresponsabilità ecumenica. Informazione,formazione, motivazione. Ciò prevede lapartecipazione a numerosi incontri, pubbli-cazioni, corrispondenza regolare con leChiese particolari, visite ad limina, eccetera.Inoltre, per promuovere lo spirito ecumeni-co nella Chiesa cattolica, il Pontificio Con-siglio si è recentemente dotato di nuovistrumenti. Innanzitutto, un sito web(www.christianunity.va) che, oltre ad offrireaggiornamenti sull’attività ecumenica dellaSanta Sede, presenta l’insieme dei docu-menti ecumenici pubblicati sin dai tempidel concilio Vaticano II al fine di favorire lostudio e la ricezione di questi testi. Si trattadi una vera biblioteca ecumenica in diverselingue, accessibile a tutti. A questo si ag-giunge una nuova rivista «Acta Œcumeni-ca», nuovo formato del bollettino «Infor-mation Service/Service d’information» che,pubblicato dal dicastero da più di cinquan-t’anni, costituisce un autentico archivio del-l’impegno ecumenico della Chiesa cattoli-ca. Siamo fiduciosi che questa rivista, con-sultabile anche online, sarà fonte di infor-mazione e di ispirazione per tutti coloro chelavorano nel campo dell’unità. Vi è poi unanuova collana intitolata «Ut unum sint»,creata in collaborazione con la LibreriaEditrice Vaticana per diffondere saggi e do-cumenti ecumenici al fine di favorire la ri-flessione teologica e l’avvicinamento tra i

cristiani. Il primo volume è dedicato al ses-santesimo anniversario del dicastero; il se-condo pubblicherà gli atti di un recenteconvegno sulla missione ecumenica delleChiese orientali cattoliche. Nel campo dellaformazione, va menzionato il Corso Utunum sint, programma di formazione con-tinua in ecumenismo avviato nel 2019 incollaborazione con l’istituto di studi ecu-menici dell’Angelicum, sotto il patrociniodel Consiglio, nel quale sono direttamentecoinvolti alcuni degli officiali. Per quantoriguarda il secondo compito, ovvero le rela-zioni della Chiesa cattolica con le altreChiese e comunità, possiamo anche qui se-guire la struttura del Vademecum: l’ecume-nismo spirituale, il dialogo della carità, ildialogo della verità e il dialogo della vita.

Nell’ambito dell’ecumenismo spirituale,una delle attività principali del PontificioConsiglio è la preparazione ogni anno, incollaborazione con il Consiglio ecumenicodelle Chiese, della Settimana di preghieraper l’unità dei cristiani. Esistono anche al-tre attività legate all’ecumenismo spirituale,come il trasferimento temporaneo o loscambio di reliquie. Al riguardo, tra gli ap-puntamenti degli ultimi anni, ricordiamo iltrasferimento temporaneo alla Chiesa orto-dossa russa delle reliquie di San Nicola diBari, evento che ha attirato oltre due milio-ni di pellegrini nel 2017. Sono avvenuti tra-sferimenti simili di reliquie in Grecia e inBulgaria, sempre con una grande partecipa-zione dei fedeli. Le richieste non mancano;la devozione verso le reliquie dei santi e deimartiri è molto viva nell’ortodossia. Un al-tro importante evento dell’“ecumenismodei santi” sono state le celebrazioni con laChiesa armena per il riconoscimento di SanGregorio di Narek come dottore dellaChiesa.

Nel campo del dialogo della carità, pos-siamo menzionare i molteplici incontri or-ganizzati dal dicastero con i vari leader cri-stiani. In tempi normali, non passa settima-na senza che una delegazione o un rappre-sentante di un’altra Chiesa venga in Vatica-no per incontrare il Santo Padre o per avereconversazioni con il Pontificio Consiglio.Rari poi sono i viaggi apostolici del Papache non abbiano una dimensione ecumeni-ca. Basti pensare ai recenti viaggi di PapaFrancesco in Terra Santa, in Albania, inGeorgia, in Armenia, in Svezia, in Bulgaria,in Macedonia del Nord, in Romania, neiPaesi baltici, come pure il pellegrinaggio alConsiglio ecumenico delle Chiese a Gine-vra nel 2018. Tale visita ha avuto un’ecoenorme e feconda nel mondo ecumenico,specialmente in quello protestante. Tra gliincontri particolarmente significativi diquesti ultimi anni va ricordato quello di Pa-pa Francesco con il patriarca Kirill nel 2016,un evento che si teneva per la prima voltanella storia tra il Vescovo di Roma e il Capodella Chiesa ortodossa russa. Numerose poisono le dichiarazioni e le prese di posizionedella Santa Sede o del Pontefice stesso a so-stegno dei cristiani (come pure di altre po-polazioni) che si trovano in circostanze dif-ficili.

Nell’ambito del dialogo della verità, ov-vero del dialogo teologico tra le Chiese, so-no in corso attualmente quindici confrontibilaterali e diversi di natura multilaterale.Naturalmente non tutti i dialoghi hanno lastessa consistenza dottrinale, né tutti pro-mettono risultati uguali. Ognuno di essi ri-chiede la nomina di alcuni esperti in unparticolare campo teologico/ecclesiale. Ilnumero per parte varia: da 28 (nel dialogocattolico-ortodosso) a sei o sette in altri dia-loghi. Generalmente queste commissioni siriuniscono una volta all’anno, per una setti-mana, in Paesi diversi, ospitate ad anni al-terni dalla parte cattolica e dall’altra parte.Una commissione di dialogo opera per cin-que o sei anni, o fino all’ultimazione di undocumento di convergenza o di consenso.Negli ultimi anni, sono stati prodotti docu-menti particolarmente significativi: nel 2015con i pentecostali (Non spegnete lo Spirito); nel2016 con la Chiesa ortodossa (Sinodalità e pri-mato nel primo millennio); con gli evangelicali

(Scrittura e Tradizione e La Chie-sa nella salvezza); con i metodi-sti (La chiamata alla santità: digloria in gloria); nel 2017 con laChiesa assira dell’O riente(Dichiarazione comune sulla “vitas a c ra m e n t a l e ”); nel 2018 con lenuove Chiese carismatiche(Le caratteristiche delle nuoveChiese carismatiche), un docu-mento non bilaterale ma re-datto dai nostri interlocutoriin dialogo con noi; e con laComunione anglicana (Cam-minare insieme sulla via); nel2020 riguardo al dialogo tri-laterale luterano-mennonita-cattolico (Battesimo e Incorporazione nel Corpo diCristo, la Chiesa), con pubblicazioni relativeanche alla riposta cattolica al documentodella Commissione fede e costituzione, LaChiesa: verso una visione comune, redatto dopoaver consultato conferenze episcopali, fa-coltà teologiche e singoli teologi, con il nul-la osta della Congregazione per la dottrinadella fede. Pubblicati, sempre in quest’an-no, il comunicato per il ventesimo anniver-sario della Dichiarazione congiunta sulladottrina della giustificazione e il documen-to del dialogo con i Discepoli di Cristo,«Fate questo in memoria di me. Cristiani formati etrasformati dall’Eucaristia. Il gruppo misto dilavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglioecumenico delle Chiese ha ultimato due te-sti di carattere pastorale, in merito alla pro-mozione della pace in situazioni di conflittoe alle sfide e alle opportunità ecumenichenell’aiuto ai migranti e ai rifugiati.

Ovviamente le sfide sono diverse a se-conda dei dialoghi. Farò cenno solo ad al-cune. Il dialogo con le Chiese ortodosse,che verte principalmente sulla questione ec-clesiologica della relazione tra primato e si-nodalità, richiede studi molto approfonditied è anche segnato da un retaggio storiconon facile, come pure da tensioni intra-or-todosse. Con le Chiese storiche dell’O cci-dente il problema fondamentale è la diversainterpretazione del concetto di Chiesa, epertanto di sacramentalità e ministero ordi-nato; emergono inoltre nuove sfide legate aquestioni etiche e morali, e difficoltà nelprocesso stesso del dialogo dovute a un in-debolimento delle proprie tradizioni teolo-giche. Con le Chiese libere (battista, meto-dista, mennonita ad esempio) si avverte ilsincero desiderio di un dialogo con la Chie-sa cattolica, ma qui, oltre alle divergenzesolitamente sperimentate con il protestan-tesimo storico, vi è il problema della missio-narietà, o del proselitismo che in alcuneparti del mondo mira anche alla conversio-ne degli altri cristiani, tra cui i cattolici.Questo problema è particolarmente sentitonelle relazioni con i pentecostali e con glievangelicali, e con tutte quelle correnti chesi considerano “re s t o r a t i o n i s t ”, ovvero cheritengono, sotto la guida di Dio, di doverprendere il posto delle Chiese storiche, chesi sarebbero allontanate dal vangelo puro.Tuttavia, con alcuni rappresentanti di que-ste comunità si sta sviluppando un nuovoclima di dialogo, più disteso e cordiale. Aciò sta contribuendo in maniera significati-va il Global christian forum, istituito unaventina di anni fa da quelle che vengonochiamate “le quattro colonne”: la Chiesacattolica, il Consiglio ecumenico delleChiese, l’Alleanza evangelica mondiale e laPentecostal world fellowship. Si tratta diuno “spazio di incontro” a cui le Chiese sto-riche e tutte le nuove forme di comunitàpossono partecipare semplicemente sullabase della fede in Gesù Cristo, evitandocontroversie dottrinali, per acquisire unamigliore conoscenza delle rispettive identi-tà in uno spirito di fiducia reciproca. I buo-ni frutti e i progressi realizzati non semprehanno grande visibilità, alcuni non sononoti ai più. Pensiamo ad esempio all’avvici-namento tra leader cattolici e pentecostaliche sta pian piano crescendo in Brasile e inSud America, sulla base di una lettera d’in-tenti firmata nel 2019, nella quale i partnersi impegnano a lavorare insieme evitando

ogni forma di proselitismo; e ricordiamol’interesse risvegliato nelle Chiese carisma-tiche dal nuovo ufficio, Charis, istituito daPapa Francesco come servizio per il rinno-vamento carismatico. Sempre nel quadrodel dialogo della verità si iscrivono due pro-getti interni del dicastero: un documento dilavoro sul ministero petrino che proponeuna sintesi dei dialoghi nazionali e interna-zionali, ufficiali e non, su tale tema; e la pre-parazione del 1700° anniversario di Nicea, ilprimo concilio ecumenico, che avrà luogonel 2025 e che potrà essere una proficua oc-casione per una decisa riaffermazione dellafede cristiana condivisa da tutte le Chiese.

Per quanto riguarda il dialogo della vita,il Pontificio Consiglio è attivo nel campodell’ecumenismo culturale tramite il suoComitato cattolico per la collaborazioneculturale che concede borse di studio a stu-denti di Chiese ortodosse e ortodosseorientali. Quest’anno il Comitato sostieneuna quarantina di studenti, i quali seguonocorsi nelle università pontificie e vivono incollegi cattolici. La possibilità di conoscerela Chiesa cattolica da vicino e in manieraapprofondita contribuisce alla diffusionedi un’idea più positiva riguardo ad essa ne-gli ambienti ortodossi. In questo contesto,vanno menzionati anche gli scambi annua-li di visite di studio di giovani sacerdoti,iniziati alcuni anni fa con la Chiesa di Gre-cia, avviati poi nel 2016 con la Chiesa russae organizzati quest’anno anche con leChiese ortodosse orientali. Esiste dunqueuna vasta e dinamica rete di relazioni ecu-meniche tra i cristiani e tra le Chiese, cheandrebbe maggiormente conosciuta e valo-rizzata. L’opinione pubblica a volte si ac-corge solo dei grandi eventi, tra i quali adesempio la visita di Papa Francesco a Le-sbos nel 2016 con il patriarca ecumenicoBartolomeo e con l’arcivescovo di AteneIeronymos, e l’incontro dei capi di Chiesaa Bari nel 2018 in occasione della giornatadi preghiera e di riflessione sul MedioOriente. Se da un lato, l’attuale pandemiaha naturalmente messo a dura prova il la-voro ecumenico che, come si è detto, privi-legia gli incontri dal vivo, incontri che ciauguriamo possano riprendere quanto pri-ma, dall’altro essa ha suscitato tra i cristianiuno spirito di maggiore solidarietà e condi-visione, come ha testimoniato la significati-va adesione all’invito lanciato da PapaFrancesco nel maggio scorso a pregare si-multaneamente il Padre Nostro per la finedella sofferenza che accomuna tutti. Un al-tro motivo di incoraggiamento è la presa dicoscienza del crescente coinvolgimentodella Curia romana nella causa dell’unità,come dimostrano i numerosi progetti por-tati avanti in questi ultimi anni dai diversidicasteri. Infine, il sostegno caloroso ecreativo apportato da Papa Francesco, nonsolo a favore di eventi ecumenici ma, moltopiù in profondità, per una riforma dellaCuria e della Chiesa è senz’altro uno sti-molo efficace che ispira e anima il lavoroquotidiano del Pontificio Consiglio per lapromozione dell’unità dei cristiani. Il2020, malgrado tutto, non ha arrestato ilcammino verso la ricomposizione dell’uni-tà per la quale il Signore Gesù ha pregatonell’ultima cena.

*Vescovo segretario del Pontificio Consiglioper la promozione dell’unità dei cristiani

Francesco con il patriarca Kirill a L’Avana il 12 febbraio 2016

Fra n c e s c onell’i n c o n t ro

a Baricon i capi

delle Chiesee comunità

cristiane delMedio Oriente

il 7 luglio2018

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 martedì 19 gennaio 2021

Inizio della missionedel nunzio apostolico nelle Filippine

Lettera in ricordo di Martin Luther King

L’attualità di un sognodi armonia

ed eguaglianzaL’attualità del sogno di armonia ed eguaglianza di Martin Luther King èstata ricordata da Papa Francesco in una lettera inviata alla figlia Bernicein occasione della commemorazione — svoltasi il 18 gennaio negli Stati Uniti— del leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani assassinatonel 1968. Ecco una traduzione dall’inglese del documento pontificio.

ALLA REVERENDABERNICE A. KING

Invio cordiali saluti e i migliori auspici a tutti coloro che par-tecipano alla funzione commemorativa della Beloved Commu-nity il 18 gennaio 2021 per rendere omaggio alla vita e alle rea-lizzazioni del dottor Martin Luther King, Jr.

Nel mondo attuale, che deve affrontare sempre più le sfidedell’ingiustizia sociale, della divisione e del conflitto che impe-discono la realizzazione del bene comune, il sogno del dottorKing di armonia e uguaglianza per tutte le persone, raggiunteattraverso strumenti non violenti e pacifici, continua a essereattuale. «Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigianodella pace, unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e nonconservandolo, aprendo le vie del dialogo» (Fratelli tutti, n.284). In questo modo riusciremo a vederci non come “altri”,bensì come prossimi, nella verità della nostra comune dignitàcome figli di Dio Onnipotente. Solo cercando ogni giorno dimettere in pratica tale visione possiamo lavorare insieme percostruire una comunità fondata sulla giustizia e l’amore frater-no.

Su tutti i presenti a questa funzione commemorativa invocovolentieri le benedizioni divine della saggezza e della pace.

Roma, da San Giovanni in Laterano, 3 dicembre 2020

FRANCESCO

Il Papa incoraggia vescovi e sacerdoti del Venezuela a promuovere iniziative di carità per i più bisognosi

Accanto ai fratelli strematidalla povertà e dalla pandemia

L’incontro tra il Papa e Bernice Albertine King (12 marzo 2018)

Monsignor Francisco Da-niel Rivera Sánchez, vesco-vo ausiliare dell’arcidio cesidi México, è morto nellaprime ore di lunedì 18 gen-naio. Era stato ricoverato inospedale per le complica-zioni dovute al contagio dacovid-19. Era nato il 15 otto-bre 1955 a Guadalajara. Nel1977 era entrato nella con-gregazione dei missionaridello Spirito Santo e ne1985 aveva emesso i votiperpetui, divenendone poisuperiore generale nel 2016.Era stato ordinato sacerdoteil 12 agosto 1988. Eletto allaChiesa titolare di Aradi il 25gennaio 2020, e al contem-po nominato vescovo ausi-liare dell’arcidiocesi di Mé-xico, aveva ricevuto l’o rd i -nazione episcopale il succes-sivo 19 marzo.

Luttonell’episcopato

Cari fratelli Vescovie Sacerdoti,Ringrazio il Signore perl’opportunità di potermi ri-volgere a voi in questo gior-no in cui iniziate un incon-tro virtuale, tenendo contodelle difficoltà che opprimo-no anche tanti nostri fratellie sorelle in Venezuela e nelmondo intero. Questa èun’occasione per condivide-re, in spirito di fraternitàministeriale, le vostre espe-rienze sacerdotali, le vostrefatiche, le vostre incertezze,come pure i vostri aneliti ela vostra convinzione di por-tare avanti l’opera dellaChiesa, che è l’opera del Si-g n o re .

In questi momenti diffi-cili mi viene in mente ilpasso del Vangelo di Marco(cfr. 6, 30-31), che raccontacome gli Apostoli, al ritor-no dalla missione a cui Ge-sù li aveva inviati, si riuni-rono attorno a Lui. Gli rac-contarono tutto ciò che ave-vano fatto, tutto quello cheavevano insegnato. Poi Ge-sù li invitò a recarsi, solicon Lui, in un luogo deser-to a riposare un po’.

Il nostro essere Pastoridella Chiesa, anche nel con-testo attuale, ci chiede diagire in questo modo. Nonpossiamo agire da soli, isola-ti, autosufficienti, con agen-de nascoste. È indispensabi-le che torniamo sempre daGesù, che ci riuniamo in fra-ternità sacramentale, per rac-contargli e raccontarci tranoi “tutto quello che abbia-mo fatto e insegnato”, conla convinzione che non èopera nostra ma di Dio. Èlui che ci salva, noi siamosoltanto strumenti nelle suemani.

Questa assemblea, che sista svolgendo virtualmentea causa della pandemia del

covid-19, ha come obiettivodi permettere l’incontro diquanti hanno ricevuto lamissione di testimoniare edestendere la paternità delSignore nel santo popolofedele di Dio. Vorrei, a taleproposito, indicarvi dueprincipi che non andrebbe-ro mai persi di vista, e chegarantiscono la crescita del-la Chiesa, se saremo fedeli:l’amore per il prossimo e il servi-zio degli uni agli altri. Questidue principi sono ancorati adue Sacramenti che Gesùistituisce nell’Ultima Cena,e che sono il fondamento,per così dire, del suo mes-saggio: l’Eucaristia, per in-segnare l’amore, e la lavan-da dei piedi, per insegnareil servizio. Amore e servizio

insieme, altrimenti non va.Così ci vuole il Signore:

esperti nel compito di amaregli altri e capaci di mostrareloro, nella semplicità di pic-coli gesti quotidiani di affet-to e attenzione, la carezzadella tenerezza divina. Civuole anche servitori dei no-stri fratelli, ma servitori umi-li, perché è Gesù che ci in-via e ci ricorda che il servonon è più grande del suo Si-gnore, né l’inviato è piùgrande di chi lo ha manda-to. Occorre ravvivare nellavita il desiderio d’imitare ilBuon Pastore, e imparare aessere “servi” di tutti, in par-ticolare dei fratelli e dellesorelle meno fortunati e tan-te volte scartati, e far sì che,in questo tempo di crisi, si

sentano accompagnati, so-stenuti, amati.

Cari fratelli Vescovi e Sa-cerdoti, vi invito ad andareavanti, lavorando con gioiae decisione nella vostra ope-ra pastorale. A rinnovare ildono di voi stessi al Signoree al suo popolo santo. Viringrazio per la testimonian-za di amore e di servizio aifratelli e alle sorelle venezue-lani, manifestata nella vostraattenzione ai malati, ai qualiavete portato la forza dellaParola di Dio e l’Eucaristia;manifestata nel vostro ac-compagnamento al persona-le medico, paramedico e aivolontari che assistono i pa-zienti in questa pandemia;nel vostro zelo nel soccorre-re i poveri e gli esclusi, equanti mancano del necessa-rio per sopravvivere e andareavanti dignitosamente. Gra-zie, grazie per tutto questo!

Con gratitudine assicurola mia vicinanza e la miapreghiera a tutti voi cheportate avanti la missionedella Chiesa in Venezuela,nell’annuncio del Vangelo enelle numerose iniziative dicarità verso i fratelli strematia causa della povertà e dellacrisi sanitaria. Vi affido tuttiall’intercessione di NostraSignora di Coromoto e diSan Giuseppe.

E che il Signore vi bene-dica e vi accompagni. Bene-dica e accompagni il vostrolavoro, il vostro cuore, levostre mani, le vostre ginoc-chia quando pregate. Bene-dica e accompagni le vostresperanze, le buone intenzio-ni e, soprattutto, benedica eaccompagni la vostra unità.Non dividetevi, fratelli!Non dividetevi. C’è sempreuna possibilità di unirsi.Come sempre c’è una possi-bilità di isolarsi e creare unatteggiamento del cuore set-tario, fuori dell’unità dellaChiesa.

Il Signore vi benedica evi accompagni! E per favore,vi chiedo di pregare per me.Grazie!

Il 29 novembre scorso, l’a rc i v e s c o v oCharles J. Brown è giunto all’aerop ortointernazionale Ninoy Aquino di Manila,dove è stato accolto da due Ufficiali delministero degli Affari esteri, dal segreta-rio dell’Ufficio presidenziale per le Co-municazioni, Martin Ruperto M. Anda-nar, e dal suo assistente, Juniño Padilla,dai monsignori Pablo V. David, vescovodi Kalookan e vice presidente della Con-ferenza episcopale delle Filippine(CBCP), e Jesse E. Mercado, vescovo diParañaque, nonché dai consiglieri dellanunziatura apostolica Julien Kaboré eGabriel M. Viola.

A causa della pandemia, non essendopossibili le visite di cortesia, le letterecredenziali del rappresentante pontificioe quelle di richiamo del suo predecesso-re, arcivescovo Gabriele Caccia, sonostate inviate al ministero degli Affariesteri.

Il 10 dicembre, il nunzio apostolicoha partecipato a una videoconferenza

con il capo del Protocollo del ministerodegli Affari esteri, Porfirio Mayo, e altriufficiali del medesimo dicastero, in pre-parazione alla presentazione delle letterec re d e n z i a l i .

Il 12 dicembre, tramite il segretariogenerale della Conferenza episcopale, haconsegnato la lettera commendatizia delcardinale segretario di Stato all’a rc i v e -scovo Romulo G. Valles, presidente del-la CB C P.

Il 14 dicembre, l’arcivescovo Brown ègiunto al Palazzo presidenziale Malaca-ñang per le formalità protocollari. Ac-compagnato dal capo del Protocollo,Robert Borje, dopo un breve momentodi raccoglimento e di preghiera nellacappella dedicata a San Giuseppe, mon-signor Brown è stato condotto nell’anti-camera della sala presidenziale, per lapresentazione delle lettere credenziali,che si è svolta in forma “virtuale”. Il pre-sidente delle Filippine, Rodrigo R. Du-terte, si trovava infatti in un’altra sala

del Palazzo, collegato in video con ilrappresentante pontificio. Erano presen-ti inoltre il ministro degli Affari esteri,Teodoro Locsin Jr., e monsignor Kabo-ré, consigliere della nunziatura. Nel di-scorso, il nunzio apostolico, dopo averricordato la memorabile visita del SantoPadre nel gennaio del 2015, ha reiteratoil desiderio di rafforzare le buone rela-zioni tra la Santa Sede e le Filippine e dipromuovere il bene comune. Il presi-dente Duterte, a sua volta, ha sottolinea-to con soddisfazione i rapporti bilateralieccellenti, ed ha espresso vivo apprezza-mento e gratitudine al Pontefice per lavicinanza e la preghiera, il sostegno e lasolidarietà nei confronti delle popolazio-ni delle Filippine, duramente colpitedalle distruzioni e inondazioni causatedai recenti tifoni.

Nei giorni successivi, il nunzio apo-stolico, in qualità di decano del Corpodiplomatico, ha ricevuto alcune visite dicortesia di ambasciatori.

Un incoraggiamento alla prossimità nei confronti dellepersone stremate da povertà e pandemia è stato rivol-to da Papa Francesco ai vescovi e al clero diocesano eregolare del Venezuela. Occasione è stato l’inizio di unincontro virtuale organizzato il 19 e il 20 gennaiodalla Conferenza episcopale del Paese, allo scopo dipromuovere, in un dialogo fraterno, uno spazio perascoltare le esperienze di presuli, preti e religiosi inquesto momento di emergenza sanitaria dovuta al co-vid-19, per riceverne i suggerimenti e pianificare azio-ni pastorali. «I nostri sacerdoti nella pandemia: la

loro esperienza ed esercizio ministeriale in questo pe-riodo» è il tema dell’appuntamento, al quale Fran-cesco ha voluto dedicare anche un tweet postato nelpomeriggio di martedì 19 sull’account @Pontifex inlingua spagnola: «Cari fratelli vescovi e sacerdoti: viinvito ad andare avanti — ha scritto il Papa — la-vorando con gioia e decisione nella vostra opera pa-storale; a rinnovare il dono di voi stessi al Signore eal suo popolo santo». Ai partecipanti all’incontro ilPontefice si è unito con il videomessaggio di cui pub-blichiamo una traduzione dallo spagnolo.