Spagna per la vita: un anno di preghiera - scienzaevita.org · "questioni di vita e di morte" di...

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Avvenire www.awenireonline.it\vìta Giovedì, 29 gennaio 2009 La «fabbrica culturale» che rimuove vita & morte Hi Cllaurfin La tivù e i giornali hanno ridotto la dignità della persona a un discorso da salotto il libro Consultori, da 30 anni in prima fila 1 1 2008 è stato un anno impor- tante per i consul- tori familiari di ispirazione cristiana che compivano 30 anni di vita. Una meta storica ripercorsa da Massimo Bettetini, psicoterapeuta e scrittore, in un veloce libro dal titolo «Perché famiglia. Trent'anni di consultori» (edizioni «in dialogo», pgg 89, 9 euro) che non solo offre una carrellata storica e geografica dei consultori, ma li inquadra da diversi punti di vista: legale, sociale, comunicativo, psicologico, etico. Nelle loro relazioni con le Regioni e con le strutture pubbliche. La battaglia culturale che i consultori hanno portato avanti in questi tre decenni, avverte l'autore, mettendosi a disposizione della famiglia per aiutarla a prendere coscienza delle sue difficoltà e a superarle, non sarebbe stata possibile senza il sostegno del Movimento per la vita. D alla lettura del libro emerge inoltre che i consultori hanno sempre più bisogno di volontari, di «braccia» qualificate che si mettano a disposizione anche degli immigrati dai paesi dell'Est, dall'Africa, dall'Asia. Ecco quindi che nel 2009 viene richiesto ai consultori uno sforzo in più, un'apertura verso usi e costumi lontani dai nostri. «Il futuro dei consultori sarà in sintesi servizio», riassume Bettetini. Il nuovo orizzonte sarà anche la capacità di assistere «a domicilio» le famiglie più povere che mai si rivolgerebbero direttamente a questo servizio. Un'apertura - spiega l'autore - che sarà possibile realizzare solo in stretto collegamento con le parrocchie. Bettetini dedica anche un capitolo all'influenza dei mezzi di comunicazione sulla cultura della vita e un altro agli articoli della legge 194 del 1978 (riportati integralmente) che regolamenta l'aborto. Daniela Pozzoli Alla vigilia della XXXI Giornata per la vita esce il libro «Questioni di vita e di morte» (edito da Ares), una raccolta di dieci interviste sui temi di etica e di diritto naturale raccolte da Tommaso Scandroglio. Dall'aborto alla feconda- zione assistita, passando per le coppie di fatto e l'eutanasia, il volume affron- ta temi più che mai attuali, dentro e fuori dal nostro Paese. Qui di seguito pubblichiamo alcuni stralci della pre- fazione del libro, firmata da Claudio Rise, che riflette sui modelli culturali che si affermano sull'inizio e la fine della vita. I l modello culturale dominante non ama le questioni di vita e di morte. Ne parla, naturalmente: tutti i temi dei capitoli di questo prezioso testo occupano ogni giorno pagine di giornali, trasmissioni televisive, discussioni parlamentari, convegni. Ma come se ne parla? Riducendo la vita, e la morte, a costume, discorso, "fabbricazione culturale", dispositivo giuridico- amministrativo. Alla fine di tutti questi "discorsi" socialmente accettati e promossi, la vita, e la morte, con la loro chiarezza e semplice umanità (e insieme la loro profondità e il loro mistero), non ci sono più. Al loro posto c'è il succedersi delle descrizioni di costume, l'ipnosi dei comportamenti quali che siano, la celebrazione delle tecniche. A nche per i sentimenti, i vissuti profondi, c'è poco spazio: se li si approfondisse, infatti, si rischierebbe di incontrare di nuovo loro: la vita, e la morte, i luoghi esistenziali e affettivi di cui il sentimento umano si nutre, e cui costantemente rimanda. Ciò fa sì che anche lo stile dei discorsi consentiti su queste questioni sia molto definito, e limitato. Viene così severamente bandita la partecipazione profonda, quella dell'epifania o della tragedia (o della poesia, che in questo libro - giustamente - introduce ogni capitolo), i toni, insomma, che accompagnano sempre i momenti di vita e di morte. Molto sollecitata e praticata è invece l'irriverenza superficiale della commedia, o la descrittività fredda della tecnica. Della vita, e della morte, non si tollera, infatti (non si regge), soprattutto l'intensità dei sentimenti che suscitano. [...] La banalizzazione della vita e della morte, che porta poi a una sostanziale rimozione di entrambe queste esperienze umane nella loro verità e profondità - e consegna l'umanità postmoderna al vuoto di immagini e discorsi "fabbricati" dalla mente, e non generati da un'esperienza umana totale - è naturalmente il risultato del processo di secolarizzazione. [...] allontanamento di Dio, e il ridursi dell'orizzonte umano al mondo delle cose e dei I Spagna per la vita: un anno di preghiera D ifendere la vita anche con la preghiera. Mentre il governo spagnolo di José Luis Ro- driguez Zapatero lavora a una polemica riforma dell'aborto - che potrebbe liberalizzare completamente l'interruzione di gravidanza entro le prime 12 o 14 settimane di gestazio- ne - la Conferenza episcopale spagnola da il via a una nuova iniziativa: un intero anno di preghiera per la vita. Inizierà il 2 febbraio - festa della Presentazio- ne del Signore - e si celebrerà in tutte le dio- cesi del paese iberico. Il progetto è stato pro- mosso dalla sottocommissione episcopale per la famiglia e la difesa della vita, presieduta dal vescovo di Cartagena, monsignor Juan Anto- nio Reig. In una nota pubblicata venerdì scor- so nella sua diocesi, monsignor Reig aveva af- fermato che questa iniziativa «è urgente nel contesto delle nuove leggi che si vogliono pro- muovere in Spagna, sia sull'aborto che sul- l'eutanasia». La nota continuava con un invi- to alle famiglie (soprattutto quelle con bam- bini) a offrire preghiere e «sacrifici spirituali» in difesa della vita. Attualmente in Spagna è possibile abortire in tre casi: stupro, malfor- mazione del feto e rischio fisico e psicologico per la madre. La riforma aprirà le porte all'a- borto libero entro un determinato periodo di gravidanza. Nel 2007 nel paese iberico sono stati realizzati 120mila aborti. (M.Cor.) comportamenti superficiali, rende sempre più difficile l'esperienza creaturale, dell'essere stati messi nel mondo, nella vita, da un Altro, con tutto il limite che ciò produce, per sé, e la tenerezza che ne deriva per ogni altra creatura. Soprattutto, questa separazione alla fine rende impossibile il discorso (e quel che è più grave la stessa esperienza) dell'amore. Come ricorda Giovanni Paolo II: «Li creò maschio e, Tgr , o . femmina / Per grazia di Dio .;,,„., „... ricevettero una virtù. Presero^ dentro di sé, nella dimensione umana, questo reciproco donarsi qqt che è in lui». Quando però il processo di secolarizzazione arriva a impregnare profondamente l'atteggiamento dello Stato, e del modello di cultura dominante, nei confronti dell'incontro tra uomo e donna, della loro sessualità, affettività, e della riproduzione, l'originaria relazione con Dio viene espulsa dalle esperienze dell'incontro e dell'amore (quelle "questioni di vita e di morte" di cui si parla in questo libro), e con essa, la disponibilità e il sapere di quel "reciproco donarsi" che l'aveva caratterizzata. Subentra allora (come in tutti gli aspetti della secolarizzazione) un'esperienza profonda di vuoto, nella quale l'individuo non si sente più legato dall'originaria dipendenza della situazione creaturale; è libero, ma anche solo, e guarda all'altro in un'ottica fortemente utilitaria, come eventuale cooperatore (sempre sub conditione), nella propria affermazione nel mondo. N on a caso le questioni di vita e di morte ridiventano ciò che sono (e non più oggetto di spettacolo o di tecniche di biopotere, politico o scientifico), nell'analisi di persone che hanno una diretta esperienza della relazione col Padre [...]. I "laici devoti" al mistero della vita e della morte hanno evitato il naufragio della razionalità laica nell'arroganza congiunta delle mode e dei mercati, con le loro automatiche sinergie, devastanti per l'intelligenza e la sensibilità umana. Insieme, uniti dalla razionalità, che puntualmente si riverbera nel cuore e nel sentimento dell'uomo, sarà possibile, con pazienza, ritrovare l'amore, e con esso il sapere, della vita e della morte. frasi sfatte Di «forzato» ci sono solo certi editorialisti «L'eutanasia è una scelta terrìbile ed è anche una pratica quotidiana per quei malati che smettono in silenzio di essere curati perché non c'è Peppino Calderola, «II Riformista», 24 gennaio. E sempio triplo carpiato con avvitamento di disinformazia, per bieco calcolo o banale superficialità decidetelo voi. La "pratica" evocata da Peppino Calderola non è eutanasia, perché non viene data volontariamente la morte a nessuno; ma è rinuncia saggia e lecita all'accanimento terapeutico nei confronti di un malato terminale che viene semmai accompagnato, sedato, assistito come ogni essere umano merita. Perché spacciare tutto ciò per quel che non è? Per sdoganare l'eutanasia? Ma Calderola esagera. Nel suo corsivo, riferendosi a Eluana scrive: «Si spengano le macchine», anche se non ci sono né macchine né interruttori da spegnere, Eluana respira e il cuore batte da sé; parla di «alimentazione forzata», ma forzata non è; eppure, a favore della «forzatura» spinge «la Chiesa con i suoi cardinaloni», espressione - temiamo - non affettuosa. Del tutto condivisibile invece quest'altra frase: «Un po' di silenzio per favore!». Cominciando dalle troppe sciocchezze, magari. (T.G.) Bioetica, da 13 anni la scuola che educa a capire e giudicare antenere viva la respon sabilità di fronte alla vita! Non accettare che venga soppressa prima del tempo per omissione o per intervento indebito ! La persona resti al centro della relazione». Questa la sintesi dell'intervento di apertura di monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, all'inaugurazione, tenutasi ieri, degli incontri culturali sulla bioetica organizzati dalla diocesi laziale di Civita Castellana. È ormai dal 1996 che gli incontri e i corsi promossi dall'Istituto superiore di Scienze religiose «Alberto Tracchi», in collaborazione con l'Ufficio scuola diocesano, si svolgono presso il salone della Curia vescovile, registrando un'affluenza degna di un grande evento. Il direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali, don Giancarlo Palazzi, diacono e parte attiva nella promozione degli incontri, racconta con orgoglio che «gli appuntamenti dedicati alla bioetica registrano mediamente l'adesione di 200 persone che seguono con profitto i diversi cicli». L e lezioni sono aperte a studenti, docenti, operatori delle scuole e della sanità e, negli anni, hanno visto una massiccia partecipazione dei medici, grazie anche alla proficua collaborazione con l'Amci. Ogni corso è monotematico e, negli anni, si è avuto modo di trattare, a volte anche in anticipo rispetto al dibattito pubblico, molti argomenti che sono diventati parte del nostro dibattito quotidiano. Per citare alcuni esempi, che riguardano tematiche di cui molto si discute, già nel 1997 una serie di studi venivano dedicati alla cura del malato in fase terminale, mentre, l'anno dopo, l'argomento di discussione era incentrato sull'identità e i diritti dell'embrione (la legge 40 fu approvata sette anni dopo). Negli ultimi due anni l'attenzione è tornata sulla dignità e centralità della persona nel momento di massima fragilità: l'anno scorso le cure palliative, quest'anno il testamento biologico. Il caso Englaro e le polemiche sorte inevitabilmente intorno alla ragazza di Lecco, il dibattito politico e sociale, l'intervento della magistratura e l'opportunità della legge, rappresentano il fulcro della riflessione bioetica di questi tempi tormentati. Grazie anche ad incontri come quello della diocesi di Civita Castellana, Emanitela Vinai uante volte abbiamo invocato luna moratoria del lingulftio bellico, della violenza verbale, della denigrazione preventiva? Inutile. Mercedes Bresso schiaccia il pulsante evocando gli "ayatollah" e partono i razzi. Manifesto: «La fatwa contro Eluana»; Unità: «L'Italia non è l'Iran». I due quotidiani brillano per fantasia. Manifesto: «Le crociate su Eluana». Unità: «Crociata dei vescovi contro la sentenza dello Stato», e ancora: «Ferma al Medioevo». Non si lascia sfuggire l'occasione Corrado Augias che elogia Mercedes Bresso. Il titolo della sua rubrica della posta su Repubblica: «Se il cardinale parla come un ayatollah». L'area semantica bellica avviluppa il titolista pigro. Anche alla Stampa. Occhiello: «Caso Englaro, la battaglia etica». Titolo: «Eluana, è guerra tra Bresso e Poletto». Repubblica si adegua: «Piemonte, nuovo scontro. La Bresso attacca Poletto». Battaglie, guerre, scontri, attacchi, crociate, fatwe... Forniamo tanto generoso materiale ai semiologi sfidandoli a scovare analoghe animosità in campo cattolico. Buona caccia. L a squadra eutanasista ha tra i suoi bomber Silvio Viale, che nella sua furia devastatrice punta lo spingardino perfino contro Lucia Annunziata, che sulla Stampa pubblica ampi stralci della sua lettera: «Sono sorpreso - scrive il ginecologo radicale con la consueta pacatezza - dall'indolente pigrizia di Lucia Annunziata che sembra avallare le tesi dei vitalisti riprendendo la questione del ritmo sonno-veglia, sperando però in altre informazioni». La giornalista, con encomiabile aplomb, incassa e replica: «Mi dispiace. Non sapevo che anche chiedere più informazioni potesse scatenare tanta rabbia». E conclude: «Tutto sommato, Eluana continuo a considerarla una che ha una voce sua: e sarà il mio un riflesso condizionato, ma mi va di sapere cosa pensano quelli che sanno tutto». Vien da chiedersi: se questo è il tono di lorsignori, se tanto palese è il disprezzo verso noi "vitalisti" (non dev'essere un complimento), è possibile discutere? Giriamo la domanda a Pierluigi Bersani che pure, opportunamente, in una lettera a Repubblica esprime un legittimo desiderio: «Vorrei che il Parlamento, nel prendere le sue decisioni, si aprisse a una vera discussione pubblica su questi temi che interessano tutti (ma tutti davvero!) e sui quali la vox populi può indicare ai decisoli la strada dell'umanità e della pietà»: la strada o un Viale? I n tutto il bailamme, offriamo al dibattito, caro Bersani, la voce sensata e flebile - due righe di titolo su un umile colonnino a pagina 8 del Giornale del 27 gennaio - di Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto a Genova: «Nel caso di Eluana non c'è accanimento terapeutico», semmai «una sorta di accanimento giudiziario, questo sì lesivo della dignità umana». Eluana, ci dicono, non soffre. E allora, «se proprio deve morire, la scelta più umana e dignitosa sarebbe stata quella di lasciarla morire nella sua casa». Perché allora «si è deciso di ricorrere al Tar?». Conclusione amara: «Si è invece voluto puntare ancora una volta sui giudici, con lo scopo velato di ottenere dal Tar quello che la Corte d'appello non aveva dato: è cioè l'obbligo di eseguire la sospensione del trattamento da parte di una determinata struttura pubblica ospedaliera». Questo era lo scopo e «per questo si è utilizzata strumentalmente la vita di Eluana». Ne discutiamo? L'appuntamento con le pagine d i Avvenire sui temi della bioetica è per giovedì S febbraio Per inviare notizie, segnalazioni, proposte, lettere e interventi alla redazione di "è vita": email: [email protected] fax: 02.6780483

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Giovedì, 29 gennaio 2009

La «fabbrica culturale» che rimuove vita & morte Hi Cllaurfin

La tivùe i giornalihannoridottola dignitàdellapersonaa undiscorsoda salotto

il libroConsultori,da 30 anniin prima fila

11 2008 èstato unannoimpor-tante per iconsul-

tori familiari diispirazione

cristiana che compivano30 anni di vita. Unameta storica ripercorsada Massimo Bettetini,psicoterapeuta escrittore, in un velocelibro dal titolo «Perchéfamiglia. Trent'anni diconsultori» (edizioni «indialogo», pgg 89, 9euro) che non solo offreuna carrellata storica egeografica deiconsultori, ma liinquadra da diversipunti di vista: legale,sociale, comunicativo,psicologico, etico. Nelleloro relazioni con leRegioni e con lestrutture pubbliche.La battaglia culturaleche i consultori hannoportato avanti in questitre decenni, avvertel'autore, mettendosi adisposizione dellafamiglia per aiutarla aprendere coscienza dellesue difficoltà e asuperarle, non sarebbestata possibile senza ilsostegno del Movimentoper la vita.

Dalla lettura del libroemerge inoltre che iconsultori hanno

sempre più bisogno divolontari, di «braccia»qualificate che simettano a disposizioneanche degli immigratidai paesi dell'Est,dall'Africa, dall'Asia.Ecco quindi che nel2009 viene richiesto aiconsultori uno sforzo inpiù, un'apertura versousi e costumi lontani dainostri. «Il futuro deiconsultori sarà in sintesiservizio», riassumeBettetini. Il nuovoorizzonte sarà anche lacapacità di assistere «adomicilio» le famigliepiù povere che mai sirivolgerebberodirettamente a questoservizio. Un'apertura -spiega l'autore - che saràpossibile realizzare soloin stretto collegamentocon le parrocchie.Bettetini dedica ancheun capitolo all'influenzadei mezzi dicomunicazione sullacultura della vita e unaltro agli articoli dellalegge 194 del 1978(riportati integralmente)che regolamental'aborto.

Daniela Pozzoli

Alla vigilia della XXXI Giornata per lavita esce il libro «Questioni di vita e dimorte» (edito da Ares), una raccoltadi dieci interviste sui temi di etica e didiritto naturale raccolte da TommasoScandroglio. Dall'aborto alla feconda-zione assistita, passando per le coppiedi fatto e l'eutanasia, il volume affron-ta temi più che mai attuali, dentro efuori dal nostro Paese. Qui di seguitopubblichiamo alcuni stralci della pre-fazione del libro, firmata da ClaudioRise, che riflette sui modelli culturaliche si affermano sull'inizio e la finedella vita.

Il modello culturale dominantenon ama le questioni di vita edi morte. Ne parla,naturalmente: tutti i temi deicapitoli di questo preziosotesto occupano ogni giorno

pagine di giornali, trasmissionitelevisive, discussioni parlamentari,convegni. Ma come se ne parla?Riducendo la vita, e la morte, acostume, discorso, "fabbricazioneculturale", dispositivo giuridico-amministrativo. Alla fine di tuttiquesti "discorsi" socialmenteaccettati e promossi, la vita, e lamorte, con la loro chiarezza esemplice umanità (e insieme laloro profondità e il loro mistero),non ci sono più. Al loro posto c'è ilsuccedersi delle descrizioni dicostume, l'ipnosi deicomportamenti quali che siano, lacelebrazione delle tecniche.

Anche per i sentimenti, i vissutiprofondi, c'è poco spazio: se lisi approfondisse, infatti, si

rischierebbe di incontrare di nuovoloro: la vita, e la morte, i luoghiesistenziali e affettivi di cui ilsentimento umano si nutre, e cuicostantemente rimanda. Ciò fa sìche anche lo stile dei discorsiconsentiti su queste questioni siamolto definito, e limitato. Vienecosì severamente bandita lapartecipazione profonda, quelladell'epifania o della tragedia (odella poesia, che in questo libro -giustamente - introduce ognicapitolo), i toni, insomma, cheaccompagnano sempre i momentidi vita e di morte. Molto sollecitatae praticata è invece l'irriverenzasuperficiale della commedia, o ladescrittività fredda della tecnica.Della vita, e della morte, non sitollera, infatti (non si regge),soprattutto l'intensità deisentimenti che suscitano. [...] Labanalizzazione della vita e dellamorte, che porta poi a unasostanziale rimozione di entrambequeste esperienze umane nella loroverità e profondità - e consegnal'umanità postmoderna al vuoto diimmagini e discorsi "fabbricati"dalla mente, e non generati daun'esperienza umana totale - ènaturalmente il risultato delprocesso di secolarizzazione. [...]

allontanamento di Dio, e ilridursi dell'orizzonte umanoal mondo delle cose e dei

I

Spagna per la vita:un anno di preghiera

D ifendere la vita anche con la preghiera.Mentre il governo spagnolo di José Luis Ro-driguez Zapatero lavora a una polemica

riforma dell'aborto - che potrebbe liberalizzarecompletamente l'interruzione di gravidanzaentro le prime 12 o 14 settimane di gestazio-ne - la Conferenza episcopale spagnola da ilvia a una nuova iniziativa: un intero anno dipreghiera per la vita.Inizierà il 2 febbraio - festa della Presentazio-ne del Signore - e si celebrerà in tutte le dio-cesi del paese iberico. Il progetto è stato pro-mosso dalla sottocommissione episcopale perla famiglia e la difesa della vita, presieduta dalvescovo di Cartagena, monsignor Juan Anto-nio Reig. In una nota pubblicata venerdì scor-so nella sua diocesi, monsignor Reig aveva af-fermato che questa iniziativa «è urgente nelcontesto delle nuove leggi che si vogliono pro-muovere in Spagna, sia sull'aborto che sul-l'eutanasia». La nota continuava con un invi-to alle famiglie (soprattutto quelle con bam-bini) a offrire preghiere e «sacrifici spirituali»in difesa della vita. Attualmente in Spagna èpossibile abortire in tre casi: stupro, malfor-mazione del feto e rischio fisico e psicologicoper la madre. La riforma aprirà le porte all'a-borto libero entro un determinato periodo digravidanza. Nel 2007 nel paese iberico sonostati realizzati 120mila aborti.(M.Cor.)

comportamenti superficiali, rendesempre più difficile l'esperienzacreaturale, dell'essere stati messinel mondo, nella vita, da un Altro,con tutto il limite che ciò produce,per sé, e la tenerezza che ne derivaper ogni altra creatura. Soprattutto,questa separazione alla fine rendeimpossibile il discorso (e quel cheè più grave la stessa esperienza)dell'amore. Come ricorda GiovanniPaolo II: «Li creò maschio e, Tgr, o.femmina / Per grazia di Dio .;,,„., „...ricevettero una virtù. Presero^dentro di sé, nella dimensioneumana, questo reciproco donarsi

qqt

che è in lui».Quando però ilprocesso disecolarizzazionearriva a impregnareprofondamentel'atteggiamentodello Stato, e delmodello di culturadominante, nei

confronti dell'incontro tra uomo edonna, della loro sessualità,affettività, e della riproduzione,l'originaria relazione con Dio vieneespulsa dalle esperienzedell'incontro e dell'amore (quelle"questioni di vita e di morte" di cuisi parla in questo libro), e con essa,la disponibilità e il sapere di quel"reciproco donarsi" che l'avevacaratterizzata. Subentra allora(come in tutti gli aspetti dellasecolarizzazione) un'esperienzaprofonda di vuoto, nella qualel'individuo non si sente più legatodall'originaria dipendenza dellasituazione creaturale; è libero, maanche solo, e guarda all'altro inun'ottica fortemente utilitaria,come eventuale cooperatore(sempre sub conditione), nellapropria affermazione nel mondo.

N on a caso le questioni di vita edi morte ridiventano ciò chesono (e non più oggetto di

spettacolo o di tecniche dibiopotere, politico o scientifico),nell'analisi di persone che hannouna diretta esperienza dellarelazione col Padre [...]. I "laicidevoti" al mistero della vita e dellamorte hanno evitato il naufragiodella razionalità laicanell'arroganza congiunta dellemode e dei mercati, con le loroautomatiche sinergie, devastantiper l'intelligenza e la sensibilitàumana. Insieme, uniti dallarazionalità, che puntualmente siriverbera nel cuore e nelsentimento dell'uomo, saràpossibile, con pazienza, ritrovarel'amore, e con esso il sapere, dellavita e della morte.

frasi sfatteDi «forzato» ci sono solo certi editorialisti«L'eutanasia è unascelta terrìbileed è anche una praticaquotidiana per queimalati che smettonoin silenzio di esserecurati perché non c'è

Peppino Calderola,«II Riformista»,24 gennaio.

Esempio triplo carpiato conavvitamento didisinformazia, per bieco

calcolo o banale superficialitàdecidetelo voi. La "pratica"evocata da Peppino Calderolanon è eutanasia, perché nonviene data volontariamente lamorte a nessuno; ma è rinunciasaggia e lecita all'accanimentoterapeutico nei confronti di unmalato terminale che vienesemmai accompagnato, sedato,assistito come ogni essere umanomerita. Perché spacciare tutto ciòper quel che non è? Persdoganare l'eutanasia? Ma

Calderola esagera. Nel suocorsivo, riferendosi a Eluanascrive: «Si spengano lemacchine», anche se non ci sononé macchine né interruttori daspegnere, Eluana respira e ilcuore batte da sé; parla di«alimentazione forzata», maforzata non è; eppure, a favoredella «forzatura» spinge «laChiesa con i suoi cardinaloni»,espressione - temiamo - nonaffettuosa. Del tutto condivisibileinvece quest'altra frase: «Un po'di silenzio per favore!».Cominciando dalle troppesciocchezze, magari. (T.G.)

Bioetica, da 13 annila scuola che educaa capire e giudicare

antenereviva laresponsabilità difrontealla vita!

Non accettare che vengasoppressa prima del tempo per omissioneo per intervento indebito ! La persona restial centro della relazione». Questa lasintesi dell'intervento di apertura dimonsignor Elio Sgreccia, presidenteemerito della Pontificia Accademia per lavita, all'inaugurazione, tenutasi ieri, degliincontri culturali sulla bioetica organizzatidalla diocesi laziale di Civita Castellana.È ormai dal 1996 che gli incontri e i corsipromossi dall'Istituto superiore di Scienzereligiose «Alberto Tracchi», incollaborazione con l'Ufficio scuoladiocesano, si svolgono presso il salonedella Curia vescovile, registrandoun'affluenza degna di un grande evento.Il direttore dell'Ufficio comunicazionisociali, don Giancarlo Palazzi, diacono eparte attiva nella promozione degliincontri, racconta con orgoglio che «gliappuntamenti dedicati alla bioeticaregistrano mediamente l'adesione di 200persone che seguono con profitto i diversicicli».

Le lezioni sono aperte a studenti,docenti, operatori delle scuole e dellasanità e, negli anni, hanno visto una

massiccia partecipazione dei medici,grazie anche alla proficua collaborazionecon l'Amci. Ogni corso è monotematico e,negli anni, si è avuto modo di trattare, avolte anche in anticipo rispetto aldibattito pubblico, molti argomenti chesono diventati parte del nostro dibattitoquotidiano.Per citare alcuni esempi, che riguardanotematiche di cui molto si discute, già nel1997 una serie di studi venivano dedicatialla cura del malato in fase terminale,mentre, l'anno dopo, l'argomento didiscussione era incentrato sull'identità e idiritti dell'embrione (la legge 40 fuapprovata sette anni dopo).Negli ultimi due anni l'attenzione ètornata sulla dignità e centralità dellapersona nel momento di massimafragilità: l'anno scorso le cure palliative,quest'anno il testamento biologico.Il caso Englaro e le polemiche sorteinevitabilmente intorno alla ragazza diLecco, il dibattito politico e sociale,l'intervento della magistratura el'opportunità della legge, rappresentano ilfulcro della riflessione bioetica di questitempi tormentati. Grazie anche adincontri come quello della diocesi diCivita Castellana,

Emanitela Vinai

uante volteabbiamoinvocato

lunamoratoriadel

lingulftio bellico,della violenzaverbale, della

denigrazione preventiva? Inutile.Mercedes Bresso schiaccia il pulsanteevocando gli "ayatollah" e partono i razzi.Manifesto: «La fatwa contro Eluana»;Unità: «L'Italia non è l'Iran». I duequotidiani brillano per fantasia.Manifesto: «Le crociate su Eluana». Unità:«Crociata dei vescovi contro la sentenzadello Stato», e ancora: «Ferma alMedioevo». Non si lascia sfuggirel'occasione Corrado Augias che elogiaMercedes Bresso. Il titolo della suarubrica della posta su Repubblica: «Se ilcardinale parla come un ayatollah». L'areasemantica bellica avviluppa il titolistapigro. Anche alla Stampa. Occhiello:«Caso Englaro, la battaglia etica». Titolo:«Eluana, è guerra tra Bresso e Poletto».Repubblica si adegua: «Piemonte, nuovoscontro. La Bresso attacca Poletto».Battaglie, guerre, scontri, attacchi,crociate, fatwe... Forniamo tanto generosomateriale ai semiologi sfidandoli a

scovare analoghe animosità in campocattolico. Buona caccia.

La squadra eutanasista ha tra i suoibomber Silvio Viale, che nella suafuria devastatrice punta lo spingardino

perfino contro Lucia Annunziata, chesulla Stampa pubblica ampi stralci dellasua lettera: «Sono sorpreso - scrive ilginecologo radicale con la consuetapacatezza - dall'indolente pigrizia diLucia Annunziata che sembra avallare letesi dei vitalisti riprendendo la questionedel ritmo sonno-veglia, sperando però inaltre informazioni». La giornalista, conencomiabile aplomb, incassa e replica:«Mi dispiace. Non sapevo che anchechiedere più informazioni potessescatenare tanta rabbia». E conclude:«Tutto sommato, Eluana continuo aconsiderarla una che ha una voce sua: esarà il mio un riflesso condizionato, mami va di sapere cosa pensano quelli chesanno tutto». Vien da chiedersi: se questoè il tono di lorsignori, se tanto palese è ildisprezzo verso noi "vitalisti" (nondev'essere un complimento), è possibilediscutere? Giriamo la domanda aPierluigi Bersani che pure,opportunamente, in una lettera aRepubblica esprime un legittimo desiderio:«Vorrei che il Parlamento, nel prendere le

sue decisioni, si aprisse a una veradiscussione pubblica su questi temi cheinteressano tutti (ma tutti davvero!) e suiquali la vox populi può indicare aidecisoli la strada dell'umanità e dellapietà»: la strada o un Viale?

I n tutto il bailamme, offriamo aldibattito, caro Bersani, la voce sensata eflebile - due righe di titolo su un umile

colonnino a pagina 8 del Giornale del 27gennaio - di Paolo Becchi, ordinario diFilosofia del diritto a Genova: «Nel casodi Eluana non c'è accanimentoterapeutico», semmai «una sorta diaccanimento giudiziario, questo sì lesivodella dignità umana». Eluana, ci dicono,non soffre. E allora, «se proprio devemorire, la scelta più umana e dignitosasarebbe stata quella di lasciarla morirenella sua casa». Perché allora «si è decisodi ricorrere al Tar?». Conclusione amara:«Si è invece voluto puntare ancora unavolta sui giudici, con lo scopo velato diottenere dal Tar quello che la Corted'appello non aveva dato: è cioè l'obbligodi eseguire la sospensione del trattamentoda parte di una determinata strutturapubblica ospedaliera». Questo era loscopo e «per questo si è utilizzatastrumentalmente la vita di Eluana». Nediscutiamo?

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