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Politica Sociale
e
SerSS corso di Laurea in Servizio sociale e Sociologia
anno accademico 2015-2016
e
Legislazione dei Servizi Sociali
TESTI E PROVA DI ESAME
Per gli studenti L40 Sociologia che conseguono 6 CFU per Politica
sociale
- Ferrera M., Le politiche sociali, Bologna, Il Mulino, 2012- Saraceno C., Il welfare, Bologna, Il Mulino, 2013
Per gli studenti L39 Servizio sociale che sostengono invece l’esame diPer gli studenti L39 Servizio sociale che sostengono invece l’esame diPolitica sociale e Legislazione dei servizi sociali da 9 CFU- Ferrera M., Le politiche sociali, Bologna, Il Mulino, 2012- …. testi di legislazione segnalati nel secondo semestre …..
Esame scritto e orale. Sono previste 3 domande scritte prelevate dauna lista di circa 50 domande pubblicata sulla bacheca elettronica deldocente. .
FREQUENZA DELLE LEZIONI, MATERIALI FORNITI DAL DOCENTE E
ORGANIZZAZIONE DELLE PROVE FINALI
La frequenza non è obbligatoria, ma nel caso lo studente decida dipartecipare alle lezioni è fortemente consigliato lo faccia in modocontinuativo e motivato
A coloro che frequentano regolarmente vengono messe adisposizione le slides proiettate durante le lezioni. Le slides nondisposizione le slides proiettate durante le lezioni. Le slides non
sostituiscono i testi, che devono comunque essere studiati, mapossono accompagnarne e facilitarne la lettura proponendosi comeschemi di inquadramento degli argomenti trattati nei libri.
Gli studenti che frequentano regolarmente possono fruire di proveintermedie o sessione di esonero concordate con il docente nelcorso delle lezioni.
Cosa sono le politiche sociali
Le politiche sociali sono un insieme di azioni che intendonorispondere a problemi e raggiungere obiettivi di natura“sociale” che hanno a che fare con il benessere dei cittadini.Le politiche sociali, in particolare, sono rivolte alsoddisfacimento di bisogni e alla copertura di rischi cheriguardano o possono riguardare le persone.
Ferrera, pp.12-17Saraceno, pp.13-19
Bisogno: carenza, mancanza, deficit che può essere disalute, di disponibilità di reddito, di una abitazione, dellaautosufficienza, di una rete familiare adeguata …
Rischio: possibilità che si materializzino situazionisfavorevoli (perdita di lavoro, malattia, invalidità, solitudine)
Le politiche sociali, quindi, mirano alla tutela e alla
promozione del benessere dei cittadini e a garantire loro
migliori condizioni di vita.
Le politiche sociali realizzano la tutela e la promozione delbenessere dei cittadini assicurando loro i DIRITTI SOCIALI.
I diritti sociali sono quella particolare categoria dei diritti cheriguardano non l’esercizio della libertà o delle prerogative deiriguardano non l’esercizio della libertà o delle prerogative deisingoli (diritti civili) e neppure la possibilità di partecipare allavita politica e all’esercizio della democrazia (diritti politici)[STATO DI DIRITTO] ma attengono alla tutela del benesseredelle persone e alla loro protezione dalle situazioni di rischio[STATO SOCIALE]. I diritti sociali si sostanziano nel principio di
cittadinanza sociale.
Le politiche sociali sono un ambito delle politiche pubbliche.
Che cosa significa “politiche pubbliche”. Può significare chesono poste in essere completamente da attori pubblici oistituzionali (lo stato o le sue articolazioni territoriali) maanche che rispondono ad una esigenza generalizzata e diffusa
di tutela e garanzia che interessa tutti i cittadini, di cui le
istituzioni pubbliche devono farsi garanti.istituzioni pubbliche devono farsi garanti.I soggetti istituzionali (lo Stato, le regioni, i comuni e le loroarticolazioni funzionali) sono sempre – anche se in vario modo– degli attori essenziali delle politiche sociali, a cui se nepossono aggiungere altri.
Le politiche sociali, in particolare, sono rivolte al soddisfacimento
di bisogni e alla copertura di rischi che riguardano o possonoriguardare le persone. Queste condizioni di bisogno o rischio:
- possono essere risolte all’interno della famiglia (cura dei familiarideboli, sostegno agli anziani, mantenimento economico delle giovanigenerazioni)
- possono trovare risposta nel mercato (sia come luogo di acquisto di- possono trovare risposta nel mercato (sia come luogo di acquisto diprodotti come polizze contro rischi o servizi di cura, sia come sistema – ilmercato del lavoro – che assicura la protezione sociale dei lavoratori)
- possono venir risolte con l’aiuto di “realtà intermedie” (terzo
settore)
… ma lo Stato è comunque il soggetto che in ultima istanza devefarsi carico dei problemi dei propri cittadini in ragione del principiodella cittadinanza sociale.
Quando alle situazioni di bisogno e di rischio che le persone sitrovano ad incontrare nel corso della vita rispondonounicamente lo Stato si parla di welfare state
Quando il soddisfacimento dei bisogni e la copertura deirischi avviene – come di solito avviene – facendo ricorso adiverse realtà sociali si parla di welfare mixdiverse realtà sociali si parla di welfare mix
diamante del welfare: rappresentazione grafica dellacompresenza di attori che complessivamente rispondono alleesigenze di benessere dei cittadini. Il diamante del welfarerappresenta l’immagine del welfare mix (attori che si possonocombinare variamente nella realizzazione del welfare)
CHE COSA E’ UNA POLITICA SOCIALE
complesso degli interventi (TRASFERIMENTI e SERVIZI)
che permettono alle persone di avere assicurati il
soddisfacimento dei bisogni e la copertura dai rischi
BISOGNI E RISCHI
salute (cura e prevenzione) SANITA’
assistenza e aiuto personale SERVIZI SOCIALI
risorse economiche PREVIDENZA/PENSIONI
lavoro POLITICHE DEL LAVORO
trasferimenti interventi standardizzati la cui definizione è scollegatadai bisogni specifici della persona
prestazioni economiche la cui configurazione è differenziata in ragione deltitolo per cui gli individui ne beneficiano (criteri oggettivi di accesso) maindifferenziata in relazione alla soggettività del beneficiario
REGOLATI, PRODOTTI E FINANZIATI DALLO STATO pensioni e trattamenti assistenziali
servizi interventi destinati al benessere delle persone chehanno come valore proprio la relazione e la personalizzazione
si qualificano per i connotati della socialità e della relazionalità,presuppongono il contatto personale e una forma di reciprocità tra chi realizzail servizio e chi lo riceve, si caratterizzano per una sostanziale coincidenza tra ilservizio e il prodotto
REGOLATI, PRODOTTI E FINANZIATI DAI TERRITORI servizi sanitari e sociali
il soddisfacimento dei bisogni e la copertura dei rischi che vengonorealizzati con le politiche sociali servono ad assicurare un certolivello di benessere
BENESSERE = welfare
Ferrera, pp.23-31
il concetto di benessere – come quello di salute, rispettoal quale si propone in modo speculare – èmultidimensionale (segnato da contenuti soggettivi oltreche oggettivi) e dinamico (correlato a esigenze che sitrasformano nel corso del tempo).
i bisogni e i rischi cambiano nel corso del tempo …
… perché si modifica il quadro di riferimento (demografico e sociale) …
.. e perché mutano le aspettative delle persone
mutamenti nella struttura della popolazionemutamenti nella struttura della popolazione
cambiamenti del sistema produttivo
trasformazione del sistema familiaresopravvivenza
bisogni materiali
emergere dei bisogni postmaterialistici
qualità della vita
anche le modalità di risposta al cambiamento dei
bisogni mutano …….
per molto tempo la soddisfazione dei bisogni e la copertura dei rischitrovavano risposta nell’ambito della famiglia o del gruppo
successivamente, una parte dei bisogni e dei rischi trova rispostaall’interno delle relazioni tra gruppi omogenei o nella caritàall’interno delle relazioni tra gruppi omogenei o nella carità
verso la fine dell’Ottocento, quando il processo di industrializzazionee modernizzazione decolla in Europa, è lo stato che cominciaintervenire nella regolazione delle risposte ai bisogni e ai rischi
NASCONO LE MODERNE POLITICHE SOCIALI
(fine ‘800)
LA FASE DI INSTAURAZIONE 1870-1920
input: industrializzazione, parlamentarismo, movimento operaio
nascono i primi schemi di assicurazione sociale resa obbligatoria dallo Stato erealizzati con forme di accordo tra datori di lavoro e lavoratori
campo in cui si collocano: assicurazione contro gli infortuni e la malattia
Bismarck: 1883 malattie, 1884 infortuni, 1889 vecchiaia e invalidità
Ferrera, pp.23-31
Lo sviluppo delle moderne politiche sociali
Bismarck: 1883 malattie, 1884 infortuni, 1889 vecchiaia e invalidità
LA FASE DI CONSOLIDAMENTO 1920-1940
lo stato interviene direttamente, regolando per legge il meccanismo dellaassicurazione obbligatoria
allargamento della copertura dei rischi e della platea dei beneficiari: non più soloi lavoratori ma anche i familiari
prende piede l’idea del diritto individuale alle prestazioni, che travalical’assistenza ai soli lavoratori
LA FASE DI ESPANSIONE E ISTITUZIONALIZZAZIONE 1950-1980
le prestazioni delle politiche sociali come diritti di cittadinanza
si estende e si articola la copertura dei bisogni e dei rischi
lo stato diviene il principale realizzatore delle politiche sociali (welfare state)
1944, Gran Bretagna: piano Beveridge
Ferrera, pp.23-31
si delineano due modelli: OCCUPAZIONALE e UNIVERSALISTICO
il Trentennio Glorioso è reso possibile da una congiuntura economicafavorevole, da risorse pubbliche crescenti, da stati nazionali democraticiin cui si sviluppa la competizione elettorale, dalla affermazione dei dirittisociali
gettito fiscale crescente, possibilità di redistribuire le risorse disponibili
il modello occupazionale (bismarckiano)
Si sviluppa nei paesi dell’Europacontinentale, in cui il processo diestensione della copertura del welfare
state è stato più tortuoso e parziale.
Le prestazioni sono molto differenziate,agganciate ai ruoli professionali (il modelloè infatti chiamato anche “corporativo”),prevalentemente finanziate tramitecontributi sociali.
il modello universalistico (beveridgiano)
Si sviluppa nei paesi anglo-scandinavi,nei quali venne abolita la prova deimezzi e la copertura del welfare state fuestesa a tutta la popolazione (non piùsolo ai bisognosi: pensioni solo per glianziani poveri).
Le prestazioni sono ampie, generose eimperniate su principi egualitari, efinanziate tramite il gettito fiscale.
Saraceno, pp.27-40
Nella fase di espansione prende corpo anche una dinamica di“scivolamento distributivo” : la crescita economica alimenta unaconsistente espansione della classe media in tutta l’Europa, modificandola struttura sociale dei paesi e determinando il passaggio dalla logicaredistributiva (dai ricchi ai poveri) alla logica distributiva (trasferimentiincrociati da una categoria all’altra della classe media)
Politiche redistributive: tolgono ad alcune categorie, danno ad altrecategoriecategorie
Politiche distributive: danno ad alcune categorie ma i costi sono diffusi (nonè chiaro esattamente chi paghi)
LA FASE DI CRISI ANNI 70-80 E ANNI 90
crisi dell’economia mondiale: crescita lenta, stagnazione, fine dell’idea dellapiena occupazione, gettito fiscale in declino
cambiano la struttura demografica e quella familiare: nuovi bisogni
emergono nuovi attori nello spazio delle politiche sociali (welfare mix)
conti pubblici non sopportano più la crescita del welfare
processo di contrazione delle politiche sociali
Ferrera, pp.23-31
processo di contrazione delle politiche sociali
LA FASE DI RICALIBRATURA 1990-2010
ricalibratura: tagli, ridimensionamento, riconfigurazione
riforma delle politiche sociali
ricalibratura sia funzionale che distributiva
funzionale: si tende a soddisfare meno bisogni o a coprire meno rischi
distributiva: si tende a riequilibrare le copertura tra gli aventi diritti e non
1870-1970 periodo di sviluppo
Progressiva estensione quantitativa e qualitativa delle prestazioni
Allargamento dell’area delle politiche sociali: dalla previdenza, allasanità, ai servizi sociali
Prestazione di politica sociale più numerose, più ricche, su una plateasempre più ampia di beneficiari
Ferrera, pp.23-31
1970-2010 periodo di ripiegamento
Rallenta e poi si inverte l’andamento di sviluppo delle politiche sociali
Mentre crescono rapidamente i bisogni e i rischi a cui le politiche socialidovrebbero rispondere diventa sempre più difficile risponderviadeguatamente
Si introducono meccanismi di selezione e differenziazione nell’accessoalle politiche sociali
Società industriale Società post-industriale SFIDE
economia in rapida crescita sviluppo lento o nullo contenimento dei costi, necessità di flessibilità e ammortizzatori
sociali
stabilità familiare, divisione di ridefinizione dei rapporti conciliazione tra vita professionale
Cosa cambia nella fase della crisi e a cosa deve risponderela stagione della ricalibratura
Ferrera, p. 27
prima degli anni 70-80 dopo gli anni 70-80
stabilità familiare, divisione di genere del lavoro
ridefinizione dei rapportifamiliari e di genere
conciliazione tra vita professionalee riproduzione sociale
strutture demografiche in relativo equilibrio
invecchiamento della popolazione, nuove
migrazioni
contenimento dei costi pensionistici e sanitari
aspettative morigerate e stabili aspettative crescenti e variegate
ridefinire gli standard di prestazione
solidità e centralità dello stato-nazione
internazionalizzazioneeconomica, globalizzazione,
integrazione europea
adattamento al nuovo contesto e alle nuove condizioni
Possibili domande sugli argomenti trattati
1. Cosa sono le politiche sociali?2. Quali sono gli obiettivi delle politiche sociali?3. Come è fatto e che cosa rappresenta il diamante del welfare?4. Quali sono gli attori presenti nel diamante del welfare?5. Che cosa si intende per welfare mix?6. Che differenza vi è tra welfare state e welfare mix?7. Quali sono le fasi che contrassegnano lo sviluppo delle moderne politiche
sociali?sociali?8. In quale epoca si colloca e quali sono i tratti essenziali della fase della
instaurazione?9. Quando avviene la fase di espansione, quali sono i presupposti che la
rendono possibile e quali caratteristiche presenta?10.Cosa determina l’emergere delle fasi di crisi e ricalibratura?11.Che differenza intercorre tra le politiche sociali di tipo occupazionale e quelle
di tipo universalistico? Chi ne sono i precursori?12.Che cosa si intende per scivolamento distributivo e quali condizioni lo
rendono possibile?
le moderne politiche sociali si definiscono ispirandosi agli stessiprincipi (diritti di cittadinanza, integrazione sociale, solidarietà)ma non necessariamente hanno la stessa dinamica di sviluppo elo stesso profilo.
In termini astratti e tenendo conto del diverso ruolo che lo Stato
può rivestire, R. Titmuss ha proposto una articolazione dei
Ferrera, pp.17-22
può rivestire, R. Titmuss ha proposto una articolazione dei
modelli di politica sociale basata su tre distinte opzioni
i modelli idealtipici di politica sociale secondo Titmuss:
residual welfare model (modello residuale)
industrial achievement-performance model (modello acquisitivo)
institutional redistributive model (modello redistributivo)
(R. Titmuss, Social Policy, 1974)
Ferrera, pp.17-22
Nota bene:
1) i modelli di politica sociale di Titmuss (elaborati tra gli anni ‘50 e ‘60)fanno riferimento ad un contesto di welfare state e quindi prestanoparticolare attenzione al ruolo dello Stato
2) l’epoca in cui vengono formulati (trentennio glorioso) fa immaginare aTitmuss che i tre modelli corrispondano ad inevitabili stadi di sviluppo
della protezione sociale
modello residuale
il soddisfacimento dei bisogni e la copertura dei rischi è attribuita almercato e/o alle reti sociali primarie; lo Stato interviene – in modoselettivo (means test) e con azioni limitate nel tempo e nei contenuti– solo quando le risposte tradizionali risultano inefficaci oinadeguate.inadeguate.
Nel modello residuale la politica sociale statuale è concepita comeintervento ex post
POLITICHE SOCIALI COME ASSISTENZA
modello acquisitivo-performativo
il soddisfacimento dei bisogni e la copertura dei rischi è collegata aimeccanismi di autoprotezione che derivano dal posizionamentodell’individuo sul mercato del lavoro.
Il modello è essenzialmente produttivo-corporativo e propone unapolitica sociale costruita sui “meriti” connessi allo statuspolitica sociale costruita sui “meriti” connessi allo statusoccupazionale: chi ha lavorato e versato i contributi ha maturato ildiritto a delle prestazioni che andranno ad integrare il livello di vita edi sicurezza che può procurarsi autonomamente. Lo Stato èregolatore e garante delle politiche sociali ma non si fa caricodirettamente della loro realizzazione
POLITICHE SOCIALI COME ASSICURAZIONE
modello istituzionale-redistributivo
la copertura dei rischi e il soddisfacimento dei bisogni sono assicuratidal sistema pubblico in modo universalistico e indipendente dallacollocazione dell’individuo nel mercato del lavoro. Lo Stato èregolatore e soprattutto finanziatore delle politiche sociali. Ilbenessere sociale è considerato un valore da assicurare ai cittadiniindipendentemente dal fatto che lo abbiano “meritato”. Le politichesociali, quindi, mirano a garantire in modo generalizzato uguaglianzasociali, quindi, mirano a garantire in modo generalizzato uguaglianzadi opportunità, senza per questo eliminare le differenze prodottedagli altri sistemi di allocazione delle risorse (mercato e reti disostegno). Le prestazioni e i servizi sono forniti da istituzionipubbliche su base universalistica e sono sostenuti da risorse attintedal sistema fiscale (principio di redistribuzione).
POLITICHE SOCIALI COME SICUREZZA SOCIALE
In sintesi, le politiche sociali assumono la veste di
ASSISTENZA SOCIALE quando esse si caratterizzano per laerogazione di prestazioni e benefici in base alla prova dei mezzi;l’intervento è quindi residuale e limitato nel tempo, perché lostato affida principalmente al mercato e alla famiglia i processiallocativi delle risorse sociali
ASSICURAZIONE SOCIALE quando esse si caratterizzano per laASSICURAZIONE SOCIALE quando esse si caratterizzano per laerogazione di prestazioni standardizzate in base a precisidiritti/doveri individuali (pagamento dei contributi) normalmenteassociati ad una condizione occupazionale stabile
SICUREZZA SOCIALE quando esse si caratterizzano persoddisfazione dei bisogni e la copertura dei rischi estesa a tutti icittadini lungo tutte le fasi del corso della vita
regime liberale paesi anglosassoni
regime conservatore-corporativo paesi dell’Europa continentale
Un tentativo di combinare la modellizzazione tipico-ideale di Titmusscon lo studio di casi si realizza nella originale proposta di Esping-Andersen (G. Esping-Andersen, The Three Worlds of Welfare Capitalism,
1990)
Ferrera, pp.39-45Saraceno, pp.27-40
regime socialdemocratico paesi scandinavi
Categorie che consentono di differenziare i regimi di welfare
DEMERCIFICAZIONE : la possibilità che in un dato regime di welfare gliindividui hanno di astenersi dalla prestazione lavorativa senza rischiareperdite significative di reddito e di benessere
DESTRATIFICAZIONE : la capacità che hanno le prestazioni sociali di un datoregime di welfare di attenuare i differenziali di status occupazionale
regime liberale
• Predominanza di misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi
• Destinatari principali: bisognosi, poveri, lavoratori a basso reddito.
• Incoraggiamento del ricorso al mercato: in modo passivo (minimainterferenza e regolazione, soprattutto sul mercato del lavoro) o inmodo attivo (incentivi per il ricorso a schemi assicurativi non statali)
• Casi emblematici: Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito• Casi emblematici: Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito
� Demercificazione bassa: forte dipendenza degli individui dalmercato
� Destratificazione bassa: dualismo tra “welfare dei ricchi” e “welfaredei poveri”
regime conservatore-corporativo
• Predominanza di schemi assicurativi pubblici collegati alla posizioneoccupazionale (modello bismarckiano)
• Formule di computo collegate ai contributi e/o alle retribuzioni
• Destinatari principali: i lavoratori adulti maschi capofamiglia (male
breadwinners)
• Enfasi sulla sussidiarietà degli interventi pubblici: lo Stato intervienenella misura in cui i bisogni non trovano risposta a livellonella misura in cui i bisogni non trovano risposta a livelloindividuale, famigliare o di associazioni intermedie
• Casi emblematici: Germania, Austria, Francia, Olanda
� Demercificazione media: la dipendenza dal mercato è soloattenuata
� Destratificazione medio-bassa: il welfare tende a preservare ledifferenze di status e classe e la segregazione di genere
regime socialdemocratico
• Predominanza di schemi universalistici di sicurezza sociale (modellobeveridgeano)
• Formule di computo generose ma prevalentemente a somma fissa,con finanziamento fiscale
• Destinatari: tutti i cittadini
• Casi emblematici: Svezia, Danimarca, Norvegia
� Demercificazione alta: il welfare state mira a marginalizzarel’importanza del mercato come fonte di risposta ai bisogni e airischi sociali
� Destratificazione alta: prestazioni elevate e eguaglianza ditrattamento per tutti i cittadini, finanziate tramite il sistema fiscale(progressivo)
modello sud europeo
Europa meridionale: inizialmente modello bismarckiano; nella faseespansiva regime con caratteri distinti:
• prestazioni generose per dipendenti pubblici e di grandi imprese,meno per categorie periferiche;
• assenza di protezione contro povertà fino a anni ’80: sistemadualistico e polarizzato;dualistico e polarizzato;
• famiglia come ammortizzatore sociale
• istituzione di servizi sanitari nazionali negli anni ’70-80
• elevato particolarismo (sia erogazione che finanziamento)
Regimi di welfare
anglosassone: mercato
europeo continentale: status occupazionale + famiglia
scandinavo: Stato
mediterraneo: Stato + famiglia
caso italianocaso italiano
modello della solidarietà familiare e parentale, della presenza attiva ma
incoerente dello Stato, del particolarismo (basso livello di azione statuale
strategica)
- Approccio bismarckiano nelle politiche di sostegno del reddito
- Universalismo nel settore sanitario (SSN 1978)
- Scarso sviluppo dei servizi sociali
il quadro della protezione sociali: il caso italiano
• Spesa sociale vicina media UE
• Composizione spesa distorta: tante pensioni a scapito di famiglia,disoccupazione, abitazione (ma copertura universale sanità dal1978)
• Inoltre distorsione distributiva: livello diversificato di protezione
Ferrera, pp.45-50
• Inoltre distorsione distributiva: livello diversificato di protezionefra categorie garantite (P.A. e grandi imprese), semi-garantiti enon
• Uso welfare per fini di consenso partitico
• Conseguenze: questioni di welfare tra generazioni; familismo,deficit pubblico
spesa pubblica per la protezione sociale
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La doppia distorsione del welfare italiano
distorsione funzionale
Vecchiaia e superstiti
Altri rischi
Garantiti ++++ +++
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Garantiti ++++ +++
Semigarantiti ++ +
Non garantiti + -
nella letteratura scientifica il modello italiano di welfare ….
• da un punto di vista costituzionale viene definito LAVORISTA(artt. 1, 4 Cost.), SOLIDARISTA (art.2 Cost.) eOCCUPAZIONALE (art. 38 Cost.) ma meglio sarebbe dire“OCCUPAZIONALE MISTO A TRATTI DI UNIVERSALSMO”,perché il S.S.N. dal 1978 garantisce pari prestazioni sanitarieperché il S.S.N. dal 1978 garantisce pari prestazioni sanitariea tutti i cittadini;
• in base alle caratteristiche tipiche del welfare dell’Europamediterranea viene considerato FAMILISTA (Ferrera);
• da un punto di vista politico risulta PARTICOLARISTA eCLIENTELARE (Paci, Ascoli).
Sistema di Welfare
complesso di politiche pubbliche destinate ad assicurare un
reddito ai soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro oppure
oggettivamente impossibilitati ad accedervi, a garantire un
sufficiente livello di cura e assistenza sanitaria ai cittadini, arimuovere le condizioni di disagio sociale che le persone possono
incontrare nel corso della vita.
Si realizza attraverso trasferimenti e serviziSi realizza attraverso trasferimenti e servizi
I SETTORI DI INTERVENTO DELLE POLITICHE SOCIALI pensioni
lavoro
sanità
servizi sociali
Possibili domande sugli argomenti trattati
1. Descrizione dei modelli di politica sociale proposti da R. Titmuss2. Quali sono le differenza tra le politiche sociali improntate all’assistenza,
quelle basate sul’assicurazione e quelle ispirate alla sicurezza sociale?3. Quali sono i regimi di welfare identificati da Esping Andersen?4. Che cosa si intende per demercificazione e destratificazione?5. I tratti caratteristici del regime di welfare liberale6. I tratti caratteristici del regime di welfare conservatore corporativo7. I tratti caratteristici del regime di welfare socialdemocratico7. I tratti caratteristici del regime di welfare socialdemocratico8. Il modello sud europeo: caratteristiche e peculiarità9. Gli elementi che contraddistinguono il modello di welfare italiano10. Le finalità delle politiche sociali in Italia e le politiche settoriali
POLITICHE PENSIONISTICHE
Trasferimenti monetari finalizzati ad assicurare unreddito a soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro
oppure con oggettive difficoltà di accedervi
pensioni previdenziali pensioni assistenziali:
Ferrera, pp.53-60Saraceno, pp.51-58
pensioni di vecchiaia (limite di età anagrafica), pensioni di anzianità (raggiungimento limite di età lavorativa)
pensioni assistenziali:
pensioni di invalidità, pensione sociale, assegno sociale
In generale, il sistema pensionistico può essere pubblico e/o privato.
In Italia è sostanzialmente PUBBLICO (anche se, come vedremo, negli ultimi anni si è inteso spingerlo verso una configurazione mista)
SISTEMA PENSIONISTICO insieme di regole e istituzioni che sovrintendono e
garantiscono disponibilità di reddito al di fuori del mercato del lavoro
Modalità di gestione
- Pubblica (in Italia INPS)- Privata- Combinata (misto di pubblico e privato)
Principio ispiratore
- Scambio di reddito con garanzie : modello a ripartizione
- Accumulazione e gestione del risparmio: modello a capitalizzazione- Accumulazione e gestione del risparmio: modello a capitalizzazione
SISTEMI A RIPARTIZIONE
finanziati con i contributi dei lavoratori attivi garantiscono prestazioni correlate alleretribuzioni di settore. Sono garantiti dallo Stato e si basano sul principio della equitàintergenerazionale. Nel medio-lungo periodo presentano seri problemi di sostenibilità inragione della trasformazione demografica
SISTEMI A CAPITALIZZAZIONE
finanziati con il gettito dei contributi effettivamente versati dal lavoratori e rivalutati neltempo attraverso una opportuna gestione finanziaria. Non garantiscono prestazionicorrelate alle retribuzioni di settore. Sono gestiti perlopiù da attori privati.
Modalità di calcolo della pensione
- Retributivo
- Contributivo
Sistema retributivo: collegamento con la media retributiva di n anni dicarriera
Sistema contributivo: connesso al montante contributivo
La questione del differente tasso di sostituzione che le due modalità dicalcolo della pensione determinano
Il sistema delle pensioni previdenziali in Italia
Il passaggio fondamentale per il sistema di tutela della vecchiaia è costituitodalla Legge n. 153/69 che segna la nascita del sistema di gestione aripartizione e prevede una pensione retributiva
con 40 anni di carriera lavorativa si ha diritto ad una pensione pari all’80% della retribuzionepensionabile (media di n anni di retribuzione)
Tale sistema affida il proprio equilibrio ad un particolare rapporto tra attivi epensionati. Infatti è finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore,
Ferrera, pp.76-79
pensionati. Infatti è finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore,sotto forma di pensione, i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari a quello dicrescita dell'economia. Se il sistema è troppo generoso verso le generazioni attuali,accumula un debito implicito che ricadrà sulle generazioni giovani e su quellefuture
Alcuni fattori ne generano però la crisi.Fattori esogeni : crisi economica e delle retribuzioni, aumento disoccupazione,declino del tasso di fertilità, allungamento della vita mediaFattori endogeni : aumento della generosità delle prestazioni, abbassamento etàpensionabile
rapporto tra lavoratori attivi e pensionati (in milioni di persone)al netto del reale livello occupazionale
La stagione delle riforme (dalla crisi alla ricalibratura) del sistema delle
pensioni previdenziali
Obiettivo di fondo: superare la crisi del sistema pensionistico riducendo ilpiù possibile la spesa, tentare una riequilibratura del sistema
Riforma Amato 1992 avvia un processo di riordino e stabilizzazione del sistemaprevidenziale, introducendo tra l’altro l’innalzamento dell’età pensionabile per lavecchiaia fino ai 65 anni di età per gli uomini e i 60 per le donne, e prevedendo
Ferrera, pp.88 e ss.
vecchiaia fino ai 65 anni di età per gli uomini e i 60 per le donne, e prevedendoper tutti i lavoratori, pubblici e privati, una contribuzione pari a 35 anni ai finidell’accesso alla pensione di anzianità
Riforma Dini 1995 istituisce per i soggetti assicurati a decorrere dal 1° gennaio1996, il sistema di calcolo contributivo, basato sui contributi effettivamenteversati. I contributi accantonati vengono convertiti in rendita attraversocoefficienti di trasformazione calcolati in ragione dell’età di pensionamento edella conseguente attesa di vita.
in prospettiva le riforme pensionistiche degli anni ’90 conseguono diversi
obiettivi
• si raggiunge l’obiettivo del contenimento della spesa
• l’applicazione del sistema contributivo omogeneizza i trattamenti tra le diverse categorie occupazionali (aumenta l’equità intragenerazionale)
• riarticolazione del sistema pensionistico e l’apertura ad un sistema multipilastro (possibile grazie allo sfruttamento del TFR)
….. ma l’applicazione parziale del metodo contributivo determina una
frattura intergenerazionale. Si apre una lunga fase di transizione con lafrattura intergenerazionale. Si apre una lunga fase di transizione con lacreazione delle seguenti categorie:
• i “salvati”: i lavoratori che al 31 dicembre 1995 hanno almeno diciotto anni dianzianità e a cui non viene applicato il metodo contributivo
• i “parzialmente protetti”: quelli con anzianità inferiore a diciotto anni nel 1996,la cui pensione sarà calcolata in base alla regola retributiva per l'anzianitàmaturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità accumulata dal 1996 in poi
• gli “indifesi”: gli assunti a partire dal 1996, la cui pensione sarà interamentecontributiva
Dal 1995 in poi si susseguono interventi di ulteriore riforma per assestare ilsistema pensionistico e metterlo a regime. Gli interventi più importanti sonoquelli di Prodi 1997, di Maroni 2001, Fornero 2011
Quadro attuale: sistema pensionistico che per coloro che vanno ora in pensione èa ripartizione su base retributiva ma che in prospettiva sta progressivamentespostandosi verso la ripartizione su base contributiva.
Ciò determina una progressiva diminuzione del tasso di sostituzioneCiò determina una progressiva diminuzione del tasso di sostituzione
Se un lavoratore (tipicamente dipendente) inserito nel mercato del lavoro neglianni 70 arrivava a percepire una pensione pari all’80% dello stipendio, unlavoratore inserito successivamente vede calare progressivamente questa quota; ipiù giovani per i quali la vita lavorativa è segnata da lunghi periodi di precarietà eoccupazione parasubordinata rischiano di avere trattamenti pensionistici oscillantitra il 35% e il 65% della retribuzione pensionabile.
Come si risponde al decadimento del tasso di sostituzione?
integrando la previdenza pubblica con la previdenza privata integrativae/o la previdenza individuale
I TRE PILASTRI DEL SISTEMA PENSIONISTICO
Ferrera, pp.101 e ss
il PRIMO PILASTRO è il sistema pensionistico pubblico centrato sull’INPS earticolato su due livelli- gli schemi previdenziali a ripartizione da cui derivano prestazionicollegate alla precedente condizione lavorativa e in relazione ai contributiversati- le prestazioni assistenziali volte a garantire una disponibilità redditualeminima contro la povertà
il SECONDO PILASTRO è il sistema di previdenza integrativacomplementare rivolto ad occupati e basato su forme pensionistiche acapitalizzazione con adesione collettiva (fondi pensione). I fondi pensionepossono essere- CHIUSI se si rivolgono a specifiche categorie di lavoratori e vengonoistituiti tramite la contrattazione sindacale- APERTI se sono istituiti direttamente da attori finanziari senzal’intervento delle parti sociali e sono destinati a lavoratori appartenenti aduna medesima azienda o ad un medesimo comparto produttivouna medesima azienda o ad un medesimo comparto produttivo
il TERZO PILASTRO è il sistema di previdenza individuale basato sullaaccumulazione individuale tramite la stipula di polizze
Occorre ricordare che oltre al sistema delle pensioni previdenziali esiste
anche il sistema delle pensioni assistenziali
pensioni assistenziali:erogazioni monetarie assicurate in ragione di situazioni oggettive efinalizzate a garantire un reddito
- Pensione sociale
- Pensione di guerra- Pensione di guerra
- Pensione agli invalidi civili
- Pensione ai non vedenti
- Pensione ai non udenti
Possibili domande sugli argomenti trattati
1. Qual è la finalità delle politiche pensionistiche?2. Pensioni previdenziali e pensioni assistenziali3. Le possibili alternative nelle politiche pensionistiche: forme di gestione,
tipo di funzionamento e finanziamento, modalità di calcolo4. Le caratteristiche del sistema a ripartizione e di quello a capitalizzazione5. I fattori che possono mettere in crisi i sistemi pensionistici a ripartizione6. I tratti essenziali dell’evoluzione del sistema pensionistico in Italia7. Che cosa vuol dire che le riforme del sistema pensionistico negli anni ‘907. Che cosa vuol dire che le riforme del sistema pensionistico negli anni ‘90
hanno sostenuto l’equità intragenerazionale ma penalizzato quellaintergenerazionale?
8. I tre pilastri della politica pensionistica in Italia: che cosa sono, quandovengono introdotti, che finalità hanno
9. Che cosa si intende per tasso di sostituzione? Qual è il prevedibileandamento di questo tasso nella realtà italiana?
POLITICHE del LAVORO
Insieme di interventi pubblici rivolti alla tutela dell’interesse collettivo allaoccupazione. I principali compiti svolti dalle politiche del lavoro sono:
- Regolamentazione del mercato del lavoro attraverso la disciplina dei rapportidi lavoro
- Promozione della occupazione attraverso misure che favorisconol’inserimento professionale
- Mantenimento o garanzia di un reddito contro il rischio di disoccupazione
TRASFERIMENTI E SERVIZI
Ferrera, pp.113-116Saraceno, pp.58-67
Le politiche del lavoro si distinguono in
politiche passive (o compensative)
- Mantenimento o garanzia di un reddito contro il rischio di disoccupazione
politiche attiveInterventi volti a incidere sula struttura
del mercato del lavoro per creare nuova occupazione o rimuovere cause
di disoccupazione
Prestazioni monetarie a favore dei disoccupati
Cassa integrazione
guadagni ordinaria
Indennità di mobilità
Politiche passivePolitiche passiveammortizzatori sociali in forma di sussidi in denaroammortizzatori sociali in forma di sussidi in denaro
in costanza del rapporto di in costanza del rapporto di
lavorolavoro
con interruzione del rapporto con interruzione del rapporto
di lavorodi lavoro
(solo industria, indotto, grande
distribuzione, con più di 15 dip.)
Ferrera, pp.117-122
Cassa integrazione
guadagni straordinaria
(solo industria, indotto, grande
distribuzione, con più di 15 dip.)
Indennità ordinaria
di disoccupazione
Indennità di disoccupazione
con requisiti ridottiContratti di solidarietà
(anche ai lavoratori con contratti a
tempo determinato)
indennità di disoccupazione
prestazioni economiche riservate a coloro che sono stati espulsi dal mercato dellavoro: condizione occupazionale come presupposto per il riconoscimento delladisoccupazione
coperti solo gli assunti a tempo indeterminato (e il personale artistico, teatrale ecinematografico)
i precari possono invece ottenere il sussidio di disoccupazione soltanto seaderiscono ad un’assicurazione, chiamata mini-Aspi, e versano contributiaderiscono ad un’assicurazione, chiamata mini-Aspi, e versano contributivolontari per almeno 13 settimane.
evidenti problemi di diseguaglianza redistributiva (insiders e outsiders)
ALTRA COSA SONO LE MISURE DI SOSTEGNO AL REDDITO E PER IL CONTRASTO DELLA POVERTA’
trasferimento monetario assicurato alle persone che non hanno sufficienti disponibilitàeconomiche
ASPI - Assicurazione sociale per l'impiego (Fornero 2012) è un sussidio che sostituisce lamaggior parte delle indennità di disoccupazione vigenti in precedenza. Può essere richiestada tutti i lavoratori dipendenti che hanno perso la loro occupazione per motiviindipendenti dalla loro volontà. Possono beneficiarne anche: gli apprendisti; i socilavoratori all'interno di una cooperativa; il personale artistico con rapporto di lavorosubordinato; i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni. Non puòinvece essere richiesta dai dipendenti a tempo indeterminato della pubblicaamministrazione, dagli operai agricoli, dai lavoratori extracomunitari con permesso dilavoro stagionale. Per usufruire di questo ammortizzatore è necessario: essere assicurati
presso l'INPS da almeno due anni; avere versato almeno un anno di contributi nei due
anni precedenti all'evento che ha determinato la disoccupazione. L'ASPI viene erogatamensilmente e il suo importo è pari al 75% dello stipendio (o salario) percepito. L'indennità
NASPI (Jobs Act 2015) spetta ai dipendenti licenziati, dimessi per giusta causa, oppure chehanno perso il lavoro in seguito a risoluzione consensuale nell’ambito della procedura diconciliazione istituita dalla riforma Fornero 2012 esclusi i dipendenti pubblici e gli operaiagricoli. per la NASpI bisogna avere almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni
precedenti alla risoluzione del rapporto di lavoro, il lavoratore deve avere almeno trenta
giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei 12 mesi che
precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. L’erogazione della NASpI è condizionataalla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa e ai percorsi di
riqualificazione professionale.
mensilmente e il suo importo è pari al 75% dello stipendio (o salario) percepito. L'indennitàviene ridotta del 15% dopo i primi sei mesi e del 30% dopo i successivi sei.
strategie di contrasto alla povertà
REDDITO DI CITTADINANZA erogazione monetaria a carattere universale e illimitato neltempo che ha come unico requisito la cittadinanza (reddito di base)
REDDITO MINIMO GARANTITO erogazione monetaria condizionata (universale maselettiva) e limitata nel tempo che di norma si accompagna con politiche di attivazione
esperienze italiane di reddito minimo
1997 RMI Reddito Minimo di Inserimento: sperimentazione su 250 comuni, erogazioneaccompagnata da progetti di formazione per promuovere l’inserimento occupazionale dei
Saraceno, pp.68-76
accompagnata da progetti di formazione per promuovere l’inserimento occupazionale deisoggetti, si chiude nel 2004
2004 proposta RUI Reddito di Ultima Istanza
2008 Social Card : trasferimento monetario selettivo ma incondizionato
2012 SIA Sostegno all’Inclusione Attiva: prevede un coinvolgimento diretto dei comuni per la
individuazione dei beneficiari e per l’accompagnamento all’inclusione
alcune esperienze regionali Lazio, Campania, Friuli, Trentino
Politiche attiveinterventi in forma di erogazioni monetari e/o servizi
sussidi all’occupazione
creazione diretta e temporanea di posti di lavoro
Ferrera, pp.122-124
formazione professionale
sostegno finanziario e servizi alla nuova imprenditorialità
servizi per orientamento e collocamento lavorativo
Le politiche del lavoro: alcune recenti riforme
1997 legge Treu- regolazione dei contratti per la fornitura e lo svolgimento del lavoro temporaneo(lavoro INTERINALE)- liberalizzazione dei servizi per l’impiego: dagli uffici di collocamento ai Centri perl’impiego, con la competenza che passa dallo Stato a Regioni ed enti locali- la mediazione tra domanda e offerta di lavoro può essere svolta anche dasoggetti privati
2003 legge Biagi2003 legge Biagi- ampliamento del processo di “flessibilizzazione in entrata”- nuove tipologie contrattuali: somministrazione di lavoro (interinale); lavoro aprogetto; lavoro ripartito (job sharing); lavoro a chiamata (job on call); lavorooccasionale accessorio; socio lavoratore di cooperative; apprendistato; contrattodi inserimento; part time- rafforzamento della liberalizzazione e dell’ammodernamento dei servizi perl’impiego, per mezzo della compartecipazione di attori pubblici e privati
Possibili domande sugli argomenti trattati
1. Quali sono le finalità delle politiche del lavoro?2. La distinzione tra politiche attive e politiche passive3. Le caratteristiche delle politiche passive del lavoro4. Cosa si intende per ammortizzatori sociali5. Le caratteristiche delle politiche attive del lavoro6. Le recenti riforme del lavoro in Italia: la legge Treu e la legge Biagi7. La differenza tra indennità di disoccupazione e misure di sostegno alredditoreddito
Politica sanitaria
garantisce un adeguato livello di cura e assistenzasanitaria alla generalità dei cittadini
eroga SERVIZI
Obiettivi generici delle politiche sanitarie:
- promozione del benessere
- guarigione dalle malattie
- sollievo dalle sofferenze
- impedimento o attenuazione della cronicità delle patologie
Ferrera, p.171-172
Quattro orizzonti di azione per le politiche sanitarie:
1. Prevenzione primaria mira ad eliminare le cause di insorgenza delle malattie e ipossibili fattori di rischio per la salute
2. Prevenzione secondaria mira ad individuare le malattie in fase precoce efermarne lo sviluppo
3. Diagnosi e cura mirano ad identificare le cause delle malattie, rimuoverne lo statopatologico o ritardarne il decorso
4. Riabilitazione mira a recuperare le capacità funzionali compromesse dalla malattiae impedirne la cronicità
I fattori che influenzano lo stato di salutedeterminanti di salute: fattori o condizioni che possono modificare insenso positivo o negativo lo stato di salute individuale o di unapopolazione
Sistema sanitario 15-20%
Ferrera, p.173
Fattori socio-culturali, economici e stile di vita
40-50%
Ambiente20-30%
Patrimonio genetico 20-30% Salute
3 modelli di sistema sanitario:
- Sistema mutualistico (categoriale)- Sistema universalistico- Sistema assicurativo (privato)
Solidarismo categoriale, prestazioni sui base contributiva
Solidarismo generalizzato, finanziamento con prelievo fiscale
Nessuna logica solidaristica: assicurazioni sociali private
nel quadro italiano, con la riforma del 1978 (legge 833 istitutiva del SSN) ilsistema si presenta pubblico e universalistico. E’ finanziato dalla fiscalitàgenerale e tendenzialmente gratuito (con progressiva compartecipazionealla spesa: ticket)
4 livelli di assistenza
1. Servizi medici di base (medico di medicina generale e pediatra di libera scelta)
2. Servizi sanitari di secondo livello (ospedali e servizi specialistici ambulatoriali)
3. Servizi sanitari di terzo livello (prestazioni riguardanti malattie e interventi molto rari o l’uso di apparecchiature molto costose)
4. Assistenza farmaceutica
In origine sistema mutualistico che negli anni ‘60 comincia a trasformarsie nel 1978 diventa universalistico
LEGGE 833/1978 ISTITUZIONE DEL SERVIZIO SANITARIO N AZIONALE
L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA SANITARIO IN ITALIA
Definizione di un modello unitario, organico e inte grato
Obiettivi
• unificazione degli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione
• globalità cioè la salute collocata nel contesto individuo-ambiente
• generalizzazione del diritto d’accesso ai servizi sanitari
• uguaglianza come superamento degli squilibri sociali e territoriali
GLI ELEMENTI INNOVATIVI DELLA 833/78
- la tutela della salute come diritto del cittadino e interesse della collettività
- il SSN deve garantire la globalità delle prestazioni
- garanzia di prestazioni erogate senza alcuna distinzione tra condizioni individuali o sociali e secondo criteri di uguaglianza
l’attuazione del SSN compete allo stato e agli enti locali al finedi consentire la partecipazione dei cittadini alla suaorganizzazione e gestione
nuovo assetto organizzativo centrato su unità sanitarie locali (USL)nuovo assetto organizzativo centrato su unità sanitarie locali (USL)
LE CRITICITA’ CHE PORTA CON SE’Forte correlazione tra politica e gestione
Scarsa attenzione alla base conoscitiva della produzione (popolazioni, costi, quantità, qualità, etc.)
Esecuzione degli interventi senza programmazione né degli obiettivi, né delle risorseRapida crescita della spesa (meccanismo di finanziamento a piè di lista)
LA RIFORMA DELLA SANITA’ (D.LGS 502/92)LE DIRETTRICI DEL CAMBIAMENTO
REGIONALIZZAZIONE
AZIENDALIZZAZIONE
NUOVO RAPPORTO PUBBLICO/PRIVATO (ACCREDITAMENTO, NUOVO RAPPORTO PUBBLICO/PRIVATO (ACCREDITAMENTO, LIBERTÀ DI SCELTA)
MEDICINA DI BASE CONVENZIONATA
UTENTI / CLIENTI
5
6
7
8spesa sanitaria pubblica(% PIL)
spesa sanitaria privata(% PIL)
INCIDENZA DELLA SPESA SANITARIA PUBBLICA E PRIVATA SUL PIL
0
1
2
3
4
1960
1970
1980
1985
1990
1995
2000
2005
fonte elaborazione su dati Istat
I PRINCIPI ISPIRATORI DEL D.LGS. 229 DEL 1999
• Completare il decentramento dei poteri alle Regioni
• Valorizzare la programmazione e responsabilizzare la verifica ai diversi livelli
la questione del FEDERALISMO SANITARIO
i 20 modelli di sanità regionale
Possibili domande sugli argomenti trattati
1. Quali sono le finalità delle politiche sanitarie?2. I fattori che influenzano lo stato di salute3. I tre modelli di sistema sanitario4. Le caratteristiche principali del sistema sanitario nazionale5. I contenuti e gli obiettivi della legge istitutiva del SSN 833/19786. Punti di forza e punti di debolezza del SSN nell’epoca della sua
costruzione7. La riforma del SSN nel 1992: quali caratteristiche, quali implicazioni7. La riforma del SSN nel 1992: quali caratteristiche, quali implicazioni8. Le differenze tra il modello di SSN delineato nel 1978 e quello del
19929. La realizzazione del federalismo sanitario: cosa è, quando avviene10. La organizzazione della sanità in Italia: il ruolo dello Stato, delle
Regioni, dei territori
POLITICHE SOCIOASSISTENZIALI
Servizi destinati al benessere delle persone che hannocome valore proprio la relazione e la personalizzazione
si qualificano per i connotati della socialità e della relazionalità ,
Rimozione delle condizioni di disagio sociale che lepersone possono incontrare nel corso della vita
si qualificano per i connotati della socialità e della relazionalità ,presuppongono il rapporto personale e una forma di reciprocità tra chirealizza il servizio e chi lo riceve
SERVIZI SOCIALI
trasferimenti interventi standardizzati la cui definizione è scollegata dai bisognispecifici della persona
prestazioni economiche la cui configurazione è differenziata in ragione del titolo per cui gliindividui ne beneficiano (criteri oggettivi di accesso) ma indifferenziata in relazione allasoggettività del beneficiario
REGOLATI, PRODOTTI E FINANZIATI DALLO STATO
pensioni e trattamenti assistenziali
servizi interventi destinati al benessere delle persone che hanno comevalore proprio la relazione e la personalizzazione
si qualificano per i connotati della socialità e della relazionalità (che attribuisce loro il tratto dellaintangibilità), presuppongono il contatto personale e una forma di reciprocità tra chi realizza ilservizio e chi lo riceve (da cui deriva il tratto della negoziabilità), si caratterizzano per unasostanziale coincidenza tra il servizio e il prodotto (che conferisce un particolare rilievo al trattodella qualità)
REGOLATI, PRODOTTI E FINANZIATI DAI TERRITORI
servizi sociali alla persona
I SERVIZI SOCIALI
prestazioni ad elevato contenuto di socialità e di relazionalità
servizi per la persona resi da persone
CARE, prendersi cura
I diversi settori delle politiche sociali vedono la presenza di differenti attoriistituzionali:
- politiche previdenziali e assistenziali STATO
- politiche sanitarie REGIONI- politiche sanitarie REGIONI
- politiche socioassistenziali (Regioni) TERRITORI
I SERVIZI SOCIALI SONO NORMATIVAMENTE DEFINITI SU BASE REGIONALE MA DI COMPETENZA DEGLI ENTI LOCALI, IN RACCORDO CON LE ASL
I SERVIZI SOCIALI
target
- minori in stato di disagio o abbandono
- famiglie in stato di bisogno (economico e/o sociale)
- disabili
- anziani, in particolare se non autosufficienti
- soggetti deboli (psichiatrici, tossicodipendenti, detenuti)
tipologia di prestazioni
a) servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiarib) servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari;c) assistenza domiciliare;d) strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali;e) centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario
Esempi
� asili nido
� centri diurni di tipo socio-educativo per portatori di handicap
� inserimento sociale e lavorativo delle persone in situazione di svantaggio e bisogno
� centri di accoglienza per situazioni di emergenza assistenziale e sviluppo di servizi residenziali
� pagamento delle rette nelle residenze sanitarie per anziani con difficoltà economichedifficoltà economiche
� informazione e segretariato sociale a cittadini e utenti dei servizi
� assistenza economica a persone in difficoltà attraverso trasferimenti monetari continuativi o straordinari (minimo vitale), esoneri da tariffe, ecc.
� assistenza domiciliare di tipo sociale
� assistenza abitativa tramite alloggi protetti
� assistenza ai minori tramite affidamento familiare
1. È l’atto finale di un lungo percorso (il primo progetto di legge di riforma
dell’assistenza risale al 1969) ma rappresenta comunque un risultato non
pienamente compiuto
2. tenta di rispondere ad una serie di evidenti contraddizioni del quadro dei servizi
sociali contemporanei:
- frammentarietà del quadro normativo di riferimento
La riforma dell’assistenza sociale: la legge 328/2000
- frammentarietà del quadro normativo di riferimento
- interventi disomogenei nel territorio italiano per tipologia , contenuti, prestazioni,
modalità di accesso
- diversa consistenza quantitativa e qualitativa dei servizi
3. mira ad una sistematizzazione organica del quadro, dal punto di vista della
normativa, delle competenze dei finanziamenti
presupposti del sistema integrato di interventi e servizi sociali (328/2000)
• rivolto a tutti i cittadini che possono incontrare nel corso della vita alcune difficoltà che
possono anche ripetersi e che richiedono assistenza, orientamento e sostegno ma con
accesso prioritario per le situazioni di maggiore gravità o di svantaggio economico-sociale
(universalismo selettivo);
• finalizzato a produrre politiche sociali di promozione della normalità della vita delle persone
e non solo politiche che aiutano le situazioni di crisi e di disagio (opportunità, agio)
• basato su standard che devono essere comunque presenti su tutto il territorio nazionale • basato su standard che devono essere comunque presenti su tutto il territorio nazionale
(livelli essenziali)
• mirato a valorizzare le reti comunitarie, gli attori sociali del territorio, il ruolo delle famiglie
(sussidiarietà orizzontale)
• mette al centro il principio della integrazione delle politiche dei servizi sociali non solo con
quelle sanitarie ma anche con l’insieme delle politiche che interagiscono sulla qualità della
vita dei cittadini (abitazione, formazione, lavoro)
la spesa per i servizi sociali
spesa comunale procapite
120 euro (ma con forti variazioni regionali)
circa il 25% della spesa è a carico degli utenti
Possibili domande sugli argomenti trattati
1. Quali sono le finalità delle politiche socio-assistenziali?
2. I contenuti delle politiche di assistenza sociale: prestazioni
monetarie e i servizi sociali
3. A chi competono le prestazioni del sistema integrato di interventi e
servizi sociali?
4. A chi sono rivolti i servizi sociali (target)?5. Il quadro dell’assistenza sociale alla luce della legge 328/2000
6. Che cosa significa che il sistema integrato di interventi e servizi6. Che cosa significa che il sistema integrato di interventi e servizisociali si ispira al principio dell’universalismo selettivo?