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SENATO DELLA REPUBBLICA VI LEGISLATURA 82a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO MERCOLEDÌ l7 GENNAIO 1973 (Antimeridiana) ... Presidenza del Vice Presidente VENANZI, indi del Vice Presidente SPATARO INDICE DISEGNI DI LEGGE Seguito della discussione: «Conversione in legge del decreto~legge 2 d~cembre 1972, no 728, concernente ulterio- re applicazione delle riduzioni d'imposta di fabbricazione stabilite con il decreto- legge 12 maggio 1971, no 249, convertito nel- la legge 4 luglio 1971, n. 427, per alcuni pro- dotti petroliferi» (646); « Disciplina dei rap- porti tributari sorti sulla base del decreto- legge 2 ottobre 1972, no 550» (647): * BORRACCINO . DEL PACE. o GIOVANNETTI MADERCHI o o VALENZA. . Pago 3874 3869 3857 3865 3851 COMMISSIONI PERMANENTI Variazioni nella composizione . 3851 N. B. ~ L'Q.$ierisco indica che il testo del di- scorso non è stato restituito corretto dall'oratore. Discussioni, f. 295. TIPOGRAFIA DEL SBRATO (1150) ~ .

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SENATO DELLA REPUBBLICAVI LEGISLATURA

82a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ l 7 GENNAIO 1973(Antimeridiana)...

Presidenza del Vice Presidente VENANZI,

indi del Vice Presidente SPATARO

INDICE

DISEGNI DI LEGGE

Seguito della discussione:

«Conversione in legge del decreto~legge 2d~cembre 1972, no 728, concernente ulterio-re applicazione delle riduzioni d'impostadi fabbricazione stabilite con il decreto-legge 12 maggio 1971, no 249, convertito nel-la legge 4 luglio 1971, n. 427, per alcuni pro-dotti petroliferi» (646); « Disciplina dei rap-porti tributari sorti sulla base del decreto-legge 2 ottobre 1972, no 550» (647):

*BORRACCINO .

DEL PACE. oGIOVANNETTIMADERCHI o o

VALENZA. .

Pago 38743869385738653851

COMMISSIONI PERMANENTIVariazioni nella composizione . 3851

N. B. ~ L'Q.$ierisco indica che il testo del di-scorso non è stato restituito corretto dall'oratore.

Discussioni, f. 295. TIPOGRAFIA DEL SBRATO (1150) ~ .

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VI LegislaturaSenato della Repubblica ~ 3851 ~

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

Presidenza del Vice Presidente VENANZI

P RES I D E N T E. La seduta è aperta(ore 9,30).

Si dia lettura del processo verbale.

R I C C I, Segretario, dà lettura del pro-cesso verbale della seduta del 21 dicembre1972.

P RES I D E N T E. Non essendovi os-servazioni, il processo verbale è approvato.

Annunzio di variazioni nella composIzIonedi Commissione permanente

P RES I D E N T E. Comunico che,su designazione del Gruppo parlamentaredemocratico cristiano, il senatore Valsecchi,in quanto membro del Governo, viene sosti~tuito nella sa Commissione permanente (Pro~grammazione economica, bilancio, parteci-pazioni statali) dal senatore Carollo. Conse~guentemente il senatore Scipioni, già sosti-tuto del senatore Valsecchi, cessa di appar-tenervi.

Seguito della discussione dei disegni dilegge:

{{ Conversione in legge del decreto-legge 2dicembre 1972, n. 728, concernente ulte-riore applicazione delle riduzioni di im-posta di fabbricazione stabilite con il de-creto-legge 12 maggio 1971, n. 249, conver-tito nella ]egge 4 luglio 1971, n. 427, peralcuni prodotti petroliferi» (646 ); «Di-sciplina dei rapporti tributari sorti sullabase del decreto-legge 2 ottobre 1972, nu-mero 550» (647)

P RES I D E N T E. L'ordine del giornoreca il seguito della discussione dei disegnidi legge: {{ Conversione in legge del decreto~

legge 2 dicembre 1972, n. 728, concernenteulteriore applicazione delle riduzioni d'im-posta di fabbricazione stabilite con il decre-to-legge 12 maggio 1971, n. 249, convertitonella legge 4 luglio 1971, n. 427, per alcuniprodotti petroliferi»; {{ Disciplina dei rappor-ti tributari sorti sulla base del decreto-legge2 ottobre 1972, n. 550 ».

È iscritto a parlare il senatore Valenza. Neha facoltà.

V A L E N Z A. Signor Presidente, onò-revole rappresentante del Governo, onore-voli colleghi, la tenace battaglia che noi co-munisti stiamo sostenendo in Parlamento enel Paese avverso la detassazione dei pro-dotti petroliferi non ha nulla a che vederecon una manovra ostruzionistica, come vo~gliono insinuare il Governo e certa stampadi destra. Se vi fosse la necessità del ricorsoall'ostruzionismo per difendere le libertà de-mocratiche minacciate o interessi fondamen-tali e decisivi del nostro Paese e del nostropopolo, non esiteremmo a dirlo apertamente.In realtà i discorsi che qui sono stati tenutidai coLleghi del nostro Gruppo si sono fattiapprezzare 'per la serietà delle argomenta-zioni, per la competenza, per la ricchezzadella documentazione, per la capacità in pa-ri tempo di individuare e di far risaltare,al di là dei motivi contingenti, le questionipolitiche di fondo che sono in discussione.

Certo, l'opposizione di sinistra segue un'im~postazione, un metodo, uno stile ben diversida quelli adottati dal governo Andreotti -Malagodi e dalla sua maggioranza. Il Gover-no infatti ha cercato di minimizzare il pro-blema della detassazione dei prodotti petro~liferi tentando di farlo passare quasi alla che-tichella tra le cose scontate di ordinaria am-ministrazione, tra le cose sulle quali sarebbeopportuno e logico tirar via senza neppurediscutere. Al contrario, la nostra parte poli~tica ha compiuto uno sforzo per mettere in

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SenatO' della Repubblica VI Legislatura~

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17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTO'STENaGRAFICa

rilievO' gli aspetti più generali e qualificantidella questiane, la natura prafandamentecanservatrice della scelta governativa che sivorrebbe consumare ai danni deLla coHetti-vità nazionale.

Per questo ritengo deplorevole la diserzio-ne dal dibattito dei senatori della maggio-ranza. Essi sfuggono, manifestando pigriziapolitica e intellettuale e cattiva coscienza, adun confronto democratico su questioni vita-li per le sorti del Paese. Certo, è assai depre-cabile che si vogliano regalare più di 200 mi-liardi alle grandi società petrolifere. Si trattadi una sottrazione consistente di fondi pub-blici che potrebbero soddisfare ben altre esi-genze sociali; e questo in un Paese come ilnostro, dove il Governo ha detto « no » allecategorie più pO'vere dei pensionati italiani,in un Paese dove si è ripetuta in proporzionipiù estese che nel passato la tragedia dellealluvioni con i morti, con i senzatetto e isenzalavoro a dedne di migliaia in Calabriae in Sicilia.

Ma forse la casa più grave non è questa:è il cedimentO' politico del Governo italianodavanti alla pressione del grande capitale in-ternazionale, davanti alle concentrazioni mo-nopolistiche che hanno imposto al Paese undeterminato tipo di sviluppo distorto, squili-brato, ingiusto, di rapina di tutte le risorsemateriali ed umane.

Il Governo si è dimostrato estremamentesensibile ai conti delle compagnie petrolife-re, veritieri o truccati che siano, circa i costidi fabbricazione, raffinazione, trasporto edistribuzione della benzina e dei prodotti delpetrolio. Ma quando iil Governo di centro-destra e la maggioranza che lo sostiene faran-no i conti degli enormi costi sociali che uncerto tipo di sviluppo e di insediamenti indu-striali ha fatto e sta facendo pagare alla col-lettività nazionale?

Abbiamo una parte dell'Italia sempre piùcondannata aLla degra:dazionee all'abbando-no: il Mezzogiorno, la montagna, la collina,l'agricoltura. Un'altra parte dell'Italia haraggiunto livelli altissimi di congestione e disovraffollamento: il triangolo industriale. Visono poi zone dove un certo tipo di localiz-zazione industriale spinge alla rovina unacittà come Venezia e costringe i 50.000 ope-

l'ai e lavoratori di Porto Marghera a condi-zioni di lavoro disumane e mortali, tali dadover richiedere mezzi eccezionali di sicu-rezza per chi vuole sopravvivere.

Ma se Porto Marghera può essere conside.rata per ,iniziativa di un coraggioso ispettoredel lavoro, il dottor Giuseppe Lo Grasso, uncaso limite, che dire di altre città come Mi-lano ad esempio? È di ieri un servizio gior-nalistico apparso sul « Corriere della Sera }}

dove la condizione ambientale risulta alta-mente drammatica. I più colpiti, scrive ilgiornale, sono i bambini. La metà dei lettidisponibili nelle cliniche e negli ospedali pe-diatri ci è occupata da bambini affetti da ma-lattie delle vie respiratorie. Lo smog ~ af-

ferma il professar Careddu, direttore della 2aclinica pediatrica di Milano ~ è un cocktaildi sostanze tossiche irritanti la cui primaazione si ripercuote a carico delle vie respi-ratorie in primo luogo nei bambini.

E si potrebbe continuare, citando tante al-tre richieste di questi ultimi tempi che de-nunziano ,i danni crescenti alla salute dellepopolazioni, all'ambiente naturale, al patri-monio culturale, artistico e paesistico e lospreco di risorse non valorizzate oppure com-promesse e distrutte (mi riferisco anche al-le dotazioni ed alle potenzialità turistiche dicerte zone del nostro Paese).

È quindi legittimo, anche in occasione diquesto dibattito, riproporsi !'interrogativo difondo: la direzione politica del nostro Paesedeve cedere di fronte alle scelte dei gruppimonopolistici o deve riuscire ad imporre uncambiamento della politica degli investimen-ti e degli insediamenti industriali, nell'ambi-to di una programmazione democratica e ri-formatrice? Noi comunisti ~ è noto ~ sia-

mo e ci battiamo per questa ultima alterna-tiva. Riprenderemo il discorso in modo pHIdiffuso ed approfondito quando verrà in di-scussione in quest'Aula il programma eco-nomico nazionale. Intanto dobbiamo consta-tare che la volontà politica del Governo, qua-le si manifesta anche attraverso la propostadi sgravi fiscali ai petrolieri, non è certo quel-la di avviare un diverso tipo di sviluppo, diperseguire le finalità che pure sono assegna-te allo stesso programma economico nazio-nale: pieno impiego, superamento del diva-

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

ria tra Nord e Sud, miglioramento del qua-dro di vita degli italiani. Ed ora, riflettendoal no del governo Andreotti ai pensionatipiù poveri e al sì ai petrolieri, ci vien fattodi pensare alla caratterizzazione che un auto-revole esponente della sinistra diede, nel pas-sato, dei governi centristi: governi forti calli deboli e deboli con i forti. Per un governo,invece, autenticamente democratico, che in-tende costruire e rafforzare un rapporto difiducia con le masse popolari e con le loroespressioni organizzate, la questione delprezzo della benzina doveva rappresentarel'occasione per un discorso nuovo e per unapolitica nuova che partisse proprio dal h::grosse questioni che si pongono nel campoenergetico.

Di fronte aUe pressioni, alle richieste ed airicatti delle grandi società petrolifere biso-gnava venire allo scoperto, indicare alterna..tive programmatiche di ampio respiro. È a<;-surdo ed inconcepibile che il Parlamento ven-ga interessato alla questione energetica, di-rei, strumentalmente, solo quando si voglio-no fare dei regali e delle concessioni ai mo-nopoli petroliferi. È inaccettabile che il Par-lamento non sia stato mai chiamato a dibat-tere seriamente la politica dell'energia, suc-cessivamen te alla nazionalizzazione de lI' ener-gia elettrica. Si legifera solo e si chiede dilegiferare per soddisfare le richieste dei grandi gruppi petrolieri, per tutelare i loro giàenormi profitti.

Non mi soffermerò sugli argomenti giàesaurientemente ed efficacemente trattati daicolleghi del mio Gruppo circa l'inattendibili-tà dei bilanci truccati delle grandi compa-gnie petrolifere. Desidero soltanto sottoli-neare rapidamente alcuni di questi argomen-ti: 1) il settore petrolifero è quello che im-piega meno manodopera rispetto ai capitaliinvestiti ed è il settore in cui si sono avutipiù rapidi progressi tecnologici e quindi ipiù alti incrementi di produttività e di red-dito del capitale; 2) si è avuta una diminu-zione dei noli marittimi su scala internazio-nale; 3) il settore petroliera si è già avvantag-giato di cospicui aumenti dei prezzi dei pro-dotti petroliferi (lubrificanti e gasolio per ri-scaldamento ed uso domestico) non soggettia disciplina vincolistica, e si tratta di prodot-

Discussioni, f. 296.

ti il cui consumo è in crescente aumento; 4)le grandi società petrolifere, mentre lamen-lana presunti deficit di bilancio, spendonosomme ingenti per la pubblicità e per forag-giare copiosamente la stampa di destra, fa-:,cista o fiJofascista, quella stampa che ali-menta in Italia la strategia della provocazio-ne, della lens,one e Cie~l'<.:\elsione reazionariaattentando alle istituzioni democratiche na-Ie dalla Resistenza; 5) gli otto più grandi mo-nopoli petrolieri stranieri, disponendo diauasi il 50 per cento della capacità di raffina-;-ione de] petrolio in Italia, costituiscono unodei canali pr;ncipali di esportazione dei ca-pitali che si [armano nel nostro Paese, crean-00 quindi ostacoli e difficoltà allo sviluppodell'economia nazionale; 6) l'aumento dei co-sti di distribuzione va affrontato con un rin-novamento ed un potenziamento dei sistemidi trasporto e della rete distributiva ancbedei prodotti petroliferi. A questo propositovanno criticati i rilardi, di cui si parla espli-citamente, del resto, neJla relazione program-matica del1e partecipazioni stata!i, circa lacostruzione di navi, lo sviluppo delle aziendedi riparazione e trasformazione navale, la co-struzione dei bacini di carenaggio idonei aricevere le grandi petroliere.

Nella suddetta relazione delle partecipa-zioni statali si dice testualmente che « la ca-renza di bacini di carenaggio idonei a rice-vere le grandi navi fino a 300.000 tonnellatecostituisce un condizionamento per le azien-de di riparazione; le iniziative che in varieparti sono state avviate con la partecipa-zione finanziaria anche del gruppo Italcan-tieri per soddisfare detta esigenza stentanoa concretarsi come a Genova e a Napoli oprocedono con grande lentezza come a Trie-ste, dove l'importante opera, secondo stimerecenti, sarà ultimata non prima della finedel 1973, con oltre due anni di ritardo rispet-to al previsto. Tale ritardo non solo danneg-gia l'arsenale triestino nei confronti dellaconcorrenza estera, ma si traduce in un note-vole incremento dell'investimento richiestopoichè si riflette negativamente anche sul-l'esecuzione delle altre necessarie infrastrut-ture }}.

Ecco, quando si parla di aumento dei co-sti di trasporto e distribuzione, quali proble-

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

mi strutturali e di fondo vengono alla luce.È qui che bisogna trovare le alternative, percui non possiamo assolutamente accettarequesta impostazione sbrigativa e superficialeper la quale si dice che all'aumento (da ve-rificare) dei costi di raffinazione e di tra-sporto non c'è altra alternativa che quelladell'aumento del prezzo della benzina. Tut-to ciò che hanno detto gli oratori comunistiche mi hanno preceduto è giusto e va riba~dito con forza. Ma, al di. là della questionedella verifica e della contestazione circa laveridicità dei calcoli dei costi effettivi, è dacriticare aspramente il fatto che il Governoe la maggioranza non abbiano vo.1uto o sapu-to indicare alcuna nuova prospettiva nel cam-po dI:'Ha poJitica energetica e dello sviluppoeconomico del nostro Paese.

Si vuole soltanto strappare comunque unvoto al Parlamento, eludendo un dibattito do-veroso e chiarificato re nel merito dei proble-mi. Il nostro fabbisogno di energia è noto;dipende attualmente per il 78 per cento dalpetrolio, quasi tutto d'importazione trannela limitata produzione siciliana. Da questodato emergono grosse implicazioni che ri-guardano innanzi tutto la nostra autonomiae indipendenza nel campo internazionale. Lanostra economia, lo sviluppo del Paese di-pendono dal modo come affrontiamo e risol-viamo i problemi della politica estera, dallacapacità e volontà di sottrarci alle ipotechee ai condizionamenti delle potenze imperiali-stiche, come l'America, le cui pressioni e ri-catti si accrescono in misura che si aggra-vano le tensioni, i conflitti, le aggressioni co-lonialiste, la più atroce delle quali, costituitadalla guerra sterminatrice contro il Vietnam,ci auguriamo che termini in breve tempo- edefinitivamente nell'interesse della libertàe della pace per tutti i popoli.

La dipendenza della nostra economia dalleimportazioni di petrolio dall'estero pone ilproblema dello sviluppo di rapporti diJ1etti,

a livello 'Statale, di redproca collabOlrazionecon i Paesi produttori di petrolio, Paesi invia di sviluppo e Paesi socialisti, in modo dasvincola:rci il più possibile dai ricatti e dallepressioni dei grandi monopoli -petrolieri. Maquesto aJ1gomento così delicato e così di fa n-

do non trova nessuno spazio nella motiva-zione che il Governo ci ha voluto presentarenel proporci la detassazione dei prodotti pe-troJiferi. Si tratta quindi per il nostro Paesedi salvaguardare la molteplicità delle fontidi approvvigionamento e in pari tempo distringere con i Paesi produttori rapporti dicooperazione economica, sulla base dellreci-proco vantaggio, per lo sviluppo industriarleed economico di quei Paesi, facendo del pe-trolio la moneta di scambio, ma andandomolto al di là della stessa questione petro-lifera e degli scambi limitati a questa merce.

Nel campo della politica energetica van-no denunciate due storture fondamentali:in primo luogo, non può non essere aspra-mente criticato il ritardo grave nel campodello sviluppo di altre fonti di energia, di-verse dal petrolio. Mi riferisco all'energiatermonucleare, un campo in cui gli altri Pae-si europei, compresa la Spagna, sono moltopiù avanti dell'Italia. È da registrare il fat-to che nel 1980 l'Europa supererà il 17 percento della potenza elettronucleare prodot-ta in totale. Ormai i vantaggi dello svilup-po dell'energia termonucleare sono chiara-mente definiti: essendosi raggiunta la com-petitività dell'energia elettrica di origine nu-cleare, la economicità della sua produzione,si può realizzare una minore dipendenza de-gli approvvigionamenti energetici dall'este-ro ed una forte riduzione dell'inquinamento.

Non è strano quindi che tutte le nazionidell'Occidente europeo si siano messe su que-sto terreno. L'Italia è all'ultimo posto nel-l'Europa occidentale, perfino dopo la Spa-gna e la Svizzera. Sul totale della potenzaelettronucleare in esercizio, in costruzioneo ordinata alla fine del 1971, l'Italia ,dispo-ne soltanto del 3,1 per cento rispetto all'In-ghilterra che dispone del 26,2, alla Germa-nia federale con il 23 per cento, alla Fran-cia col 12,5, alla Spagna con 1'11,7. Sonodati recenti, pubblicati nell'ultima relazionedel Ministero delle partecipazioni statali indistribuzione in questi ultimi giorni; talidati sono accompagnati dal seguente, signi-ficativo commento: «Il nostro Paese è ingrave ritardo. In base ai dati esposti, si puòvalutare che difficilmente nel 1980 più del10 per cento della potenza elettrica totale

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

italiana pOLrebbe essere di origine nucleare.Questa ipotesI pastula, in ogni modo, l'ordi~nazione nel prossimo quinquennio di alme~no una centrale all'anno. Il ritardo in attonon solo allontana nel tempo la possibilitàdi raggiungere questo traguardo e fruiredei benefici ricordati, ma si ripercuote anchenegativamente su una industria già sotto~dimensionata rispetto a quella estera e che,a meno che non venga dato sollecito inizioall'attuazione di un consistente programmadi costruzioni di centrali, non è in grado diinserirsi nel mercato internazionale e di pro~muovere nel contempo il necessario riasset~to di tutto il settore termoelettromeccaniconazionale ».

Sono quindi saltati i piani Enel di costru~zione di una centrale termonucleare ognianno. Chi è responsabile di questo stato dicose? Qui c'è una scelta politica, evidente-mente. Nel campo delle fonti di energia nonsi va nella direzione scelta da altri Paesieuropei a più alto tasso di sviluppo, ma sisegue un'altra strada: quella di dipendereancora e in maniera sempre crescente, an-chè per il traguardo del 1980, dall'importa~zione e dalla raffinazione dei prodotti petro-liferi. Ecco quindi una stortura, una scel-ta politica di cui facciamo carico alla re~sponsabilità politica di questo Governo e diquelli che lo hanno preceduto.

Le alternative democratiche c'erano e nonsono state perseguite. In luogo delle con~cessioni e dei cedimenti politici ai trustspetroliferi internazionali, invece di incam~minarci su una strada nuova, quella dellaenergia nucleare, si persegue la via dellaespansione anomala e senza misura degliimpianti di raffinazione, come hanno giàsottolineato gli altri compagni del mio Grup-po. Sono stati costruiti impianti la cui ca~pacità di produzione supera del doppio i.lfabbisogno nazionale, mentre gli altri Paesidella Comunità economica europea si limi-tano a raffinare dal 10 al 30 per cento delloro fabbisogno. Siamo diventati dunquela raffineria dell'Europa. In Italia raffinia~ma il petrolio per conto terzi tramite im-pianti che ~ a parte i gravissimi danni dainquinamento in un Paese come l'Italia den.samente popolato, ricco di opere d'arte, di

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civiltà, di valori ambientali ~ non rispon~dono affatto alle finalità di uno sviluppoeconomico organico ed equilibrato. Siamoarrivati al caso limite che in Sicilia si pro-getta di costruire un nuovo impianto pe~trolifero che su cinquanta miliardi di inve-stimenti realizzerà una occupazione di 250unità, ovvero un investimento di 200 mi-lioni per ogni addetto.

Non può essere questa la politica di indu-strializzazione di cui il Sud ha bisogno.Questa è una politica coloniale e di rapina.Per questo critichiamo, e non ci stanchere~ma di farlo, una politica di industrializza~zione che registra distorsioni e ritardi gra~vi, di cui la stessa relazione programma-Iica delle partecipazioni statali non può farea meno di ammettere e di denunciare l' esi~stenza.

Insieme ai ritardi però vi sono i disimpe~gni: infatti mancano nei documenti ufficialinotizie precise circa le dimensioni e le ca~ratteristiche e i tempi di realizzazione delquinto centro siderurgico in Calabria, cherappresenta una scelta essenziale, determi~nante per la rapida ripresa dello sviluppodemocratico di una regione, quella calabre-se, oggi per giunta duramente colpita dallasciagura delle alluvioni.

Non troviamo traccia nel programma del~le partecipazioni statali per il Mezzogiornodel blocco di investimenti per la creazionedelle industrie manifatturiere che sono sta-te promesse alla Sicilia.

Non troviamo traccia per quanto riguar-da interventi idonei a creare in Campaniaun diffuso tessuto di piccole e medie indu-strie con' alto tasso di occupazione, in partecollegate alla Alfa~Sud, all'Italsider, alla Rho-diatoce e in parte collegate ai piani di svi~luppo dell'agricoltura e della zootecnia.

Nè risultano in corso iniziative per offri~re nuove prospettive di lavoro alle migliaiadi operai edili e degli appalti che lavoranoal raddoppio del quarto centro siderurgicodi Taranto.

Sembra che l'industrializzazione del Mez-zogiorno si sia esaurita con l'Alfa-Sud e conl'ampliamento del quarto centro siderurgico.

Che cosa vuoI dire questo? Che tutt'al piùpotrà toccare al Sud in questi anni qualche

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17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

altra raffineria e qualche altro tronco auto~stradale? Certo non a caso il programmaeconomico nazionale prospetta una ulterioreriduzione della popolazione attiva nel Mez-zogiorno, a cui corrisponde anche, per laprima volta, una riduzione della popola-zione attiva nello stesso triangolo industria-le del Nord, per cui le due insufficienze sisommano; non è il Nord che si ferma nelsuo sviluppo per aiutare il Sud: è una crisiche investe Nord e Sud.

A conferma di ciò, di questi indirizzi ne-gativi, noi apprendiamo dai giornali che ver-rebbe raddoppiata l'autostrada del Sole daMilano a Napoli; e c'è già ~ si scrive sullastampa nazionale ~ il parere favorevole del-l'ANAS, che si è preoccupata di trasmetter-lo al CIPE. Quindi si cerca anche di elu-dere, contrabbandando il progetto di raddop-pio dell'autostrada da Milano a Napoli co-me semplice ammodernamento, la legge invigore con la quale sono state sospese tuttele autorizzazioni alla costruzione di nuoveautostrade (mentre la rete autostradale ègià arrivata a coprire oltre 4.600 chilome-tri), autorizzazioni le quali non possonoessere concesse fino a quando non verrà ap-provato il nuovo piano quinquennale di svi-luppo economico. Quindi, non è cosa fatta.Non accettiamo la politica dei fatti compiutiche si vorrebbe far passare ancora una vol-ta e ci batteremo per scelte alternative.

Se si pensa che per il raddoppio dell'auto-strada del Sole, che così irresponsabilmenteviene proposto, si richiederebbe un investi-mento di 550 miliardi, noi vogliamo vede-re quali somme: il Governo è disposto adimpiegare per la difesa del suolo in un Pae-se che si sgretola a seguito delle piogge.Abbiamo presentato una mozione qui in Se-nato e verificheremo cosa saprà fare il Go-verno: se vorrà trovare così disinvoltamen-te ancora 550 miliardi per le autostrade,la cui rete è già completata, o se vorrà re-perire le oentinaia di miliaI1di necessari pergarantire l'equilibrio idrogeologico del ter-ritorio del nostro Paese minacciato in mo-do permanente da inondazioni, crolli e dis-sesti. In altri termini, quando si leggonoqueste notizie, quando si lavora a scelte diquesto tipo, allora .significa che ,si intende

perseguire un vecchio meccanismo di svi-luppo, che lo si vuole ripristinare; ma si-gnifica anche che si vogliono espandere gliinvestimenti per la motorizzazione privatae quindi si tende ad accrescere quel fabbi-sogno di petrolio a cui invece vanno tro-vate, come altri Paesi fanno, alternative di-verse. Si vuole quindi accrescere anche iltasso di inquinamento nel nostro Paese; a:r-riveremo alle maschere antigas anche a Ro-ma e a Napoli, oltre che a Porto Marghera.E tutto ciò a spese di altri tipi di traspor-to, come quello ferroviario, come quello ae-reo, che si trova nelle condizioni che sap-piamo (e lo sappiamo purtroppo a causadelle stesse sciagure che si sono verificate),e come quello metropolitano su rotaia.

Proprio parlando di questi argomentiemerge chiara la pressione delle grandi con-centrazioni monopolistiche ,per esercitare illoro dominio e far valere i loro interessi egoi-stici e di parte ai danni della collettività na-zionale.

Si tratta, come si vede, di scelte politi-che conservatrici e anche reazionarie chetutte concorrono non a modificare, ma a ri-pristinare il vecchio meccanismo di svilup-po ormai in crisi. Ecco le questioni di fon-do che sono strettamente connesse al dibat-tito che qui stiamo facendo. E ribadisco chequesto è un dibattito di merito sui problemi,è un dibattito che solleva grandi questioniriguardanti il nostro avvenire, il nostro de-stino, il futuro del nostro Paese.

È inooncepibile, ripeto ancora una volta,il mQido in cui il Governo si è atteggiato difronte al Parlamento e il fatto che Ila Istessamaggioranza ha inteso disertare un dibattitodi questo t~po e di questa natura. Certamenteciò non torna ad onore delle forze politicheche partecipano a questa maggioranza. Delresto la riprova la si è avuta: l'appoggioalla proposta di detassazione della benzinae dei prodotti petroliferi è venuta dal Movi-mento sociale italiano. Abbiamo sentito ieriparole di solidarietà con il Governo su que.sto terreno; e questi tipi di solidarietà nonsono mai gratuiti, rappresentano ~ si vo-glia o non si voglia ~ una collusione, uncontratto politico che si viene a stabilire.

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Senato della Repubblica ~ 3857 ~ VI Legislatura

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

Per tutti questi motivi, mentre ci oppo~niamo e ci opporremo con la massima fer~mezza alla conversione in legge del decretoin esame, affermiamo che la nostra partepolitica intensificherà la campagna in attodi informazione e di mobilitazione dell'opi-nione pubblica perchè da questa scelta, cherivela e ribadisce ancora una volta la natu-ra e l'orientamento antidemocratici e anti-popolari di questo Governo, venga una spin-ta nuova per affrettare la caduta del Go-verno di centro-destra, del Governo di An-dreotti e di Malagodi, che si rende responsa-bile anche di altre misure e di altre deci-sioni contrarie agli interessi del Paese, con-trarie agli interessi di sviluppo del nostroMezzogiorno. Per questo, ripeto, combatte~remo a fondo contro la conversione in leggedi questo decreto sul quale si insiste con ot-tusa e pericolosa ostinazione, perchè siamadi fronte ad un nodo palitico fondamentaleper lo sviluppo democratico del nostro Pae-se. (Applausi dall' estrema sinistra).

P RES I D E N T E. È iscritto a parlareil senatore Bacchi. Non essendo presente, lodichiaro decaduto dalla facoltà di parlare.

È iscritto a parlare il senatore Giovannetti.Ne ha facoltà.

G I O V A N N E T T I. Onorevole Presi-dente, anorevole Sattosegretario, anarevalicolleghi, già altri prima di me, e probabil-mente con maggior documentazione, hannaavuto modo di evidenziare la gravità del ri-corso alla pratica dei decreti-legge, instaura-ta e direi abusata in particolar modo da que-sto Governo. Su questo punto si è sviluppatoun ampio dibattito che ha avuto, recentemen-te, il risultato di bloccare alla Camera dei de-putati l'intendimento del Governo di fare ap-provare un provvedimento del genere.

Dobbiamo però constatare la pervicacia ela tenacia, che potrebbero essere degne dimiglior causa, del Governo /CheriprOlpone alSenato questo provvedimenta, incontrandaperaltro la stessa resistenza che ha avuto allaCamera dei deputati, una resistenza forsemeno giovanile, se si vuole, ma non per que-sto meno decisa e meno rigida.

Credo che da questo episadia il Governo,che si era presentato all'insegna dell'efficien-za, non possa certamente trarre motivi digrande beneficio. Quello che ora ci ch1edia-ma e che si chiede 11Paese è che cosa si vuo-le dimostrare con questa resistenza. Si vualforse far apparire al Paese che vi è da partedella opposizione una volontà ostruzianisti-ca nei confronti dei provvedimenti del Go-verno per suscitare posiziani eversive contrail Parlamento e le istituzioni democratiche?Penso che chi segue questa strada non possache raccogliere quanto semina.

Proprio per questa molti sono intervenutied altri lo faranno dopo di me, al fine non so-lo di precisare meglio il significato della no-stra opposizione a questo provvedimenta,ma perchè il Paese abbia l'occasiane di cana-scere le cose come ,stanno.

In effetti la gente si chiede il perchè diquesta condotta dell'opposizione in Parla-mento e non tutti certamente sono disposti

~ ~redere alla tesi dell' ostruzionisma perchè,appaiono sempre più evidenti i reali motividel contendere. Si apre quindi una fase dimeditaziane e di riflessione in larghi stratidell'opinione pubblica, che consente il matu-rare di un giudizio più sereno e che renderàcertamente difficile porre in cattiva luce lanostra azione. Vi è un altro aspetta che nonpuò sfuggire agli osservatari attenti e cioèil fatta che siamo ormai di fronte al quintodecreto riguardante un prodotto che nongode, fra l'altro, di grande popolarità nelnostro Paese non solo per illsuo elevato costoma per tutte le conseguenz,e che comporta(fase di inquinamento, scansi indici di occu-pazione e tutto ilrresto) e per il fatto che sicollega anche ad indirizzi di politica esteradel nostro Paese e che condiziona persinaquegli indirizzi.

Già il 12 maggio 1971 un decreta analagaprevedeva una detassazione per 11 miliardial mese: l'elargizione ~ è stato posto in evi-

cenza da molti colleghi che mi hanna prece-duto ~ di oltre 200 miliardi. Questi, aggiun-ti agli ahri dati ai petralieri, oostituiscono unfatto grave per le sue conseguenze ma ancheper i suoi aspetti di scelte di politica econo-mica che investono il nostra Paese. Camun-

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ienato della Rt-rmbblica ~ 3858 ~ VI Legislatura

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

que è un argomento sul quale tornerò piùavanti.

Occorre quindi che venga colto il sensopolitico della battaglia che è i:n atto. Il Parla-mento esercita il suo ruolo e la sua funzionee noi rivendichiamo questo diritto-dovere.Tale aspetto sul piano anche politico-formalet: stato posto in evidenza dal senatore Venan-zi e da altri che sono già intervenuti in que-sto dibattito quando è stato ricordato l'arti-colo 77 della Costituzione, che affida alle Ca-mere, e non al Governo, il compito di regola-re le situazioni sorte in seguito alla decaden-za di un decreto-legge. Non tratterò certa-mente io questo argomento non avendo alcuntitolo al riguardo e non volendo reputarmiesperto costituzionalista. È stato trattato be-ne da chi mi ha preceduto e quindi ritengosia già acquisito agli atti del Senato e delPaese.

Quindi anche sul piano formale non pos-siamo nè intendiamo certamente derogarein questa drcostanza a questo nost'ro di-ritto-doveve, anche se ciò ~ e ce ne rendia-mo conto ~ pUC) portare ad un deteriora-mento dei rapporti Governo-Parlamento. Male conseguenze e le responsabilità di questodeterioramento ricadono su questo Governo,perchè la scelta è stata sua.

Ma per affrontare i termini di questo argo-mento dovremo riferirci ad alcuni aspettipolemici che erano apparsi sulla stampa con-tro la nostra azione, poichè meritano alcuneconsiderazioni. Di fronte ai nostri argomen-ti sul regalo alle compagnie petrolifere, le fa-mose tre lire al litro, « 24 Ore» del novembrescorso sosteneva che la polemica aperta dal-1'« Unità» meritava considerazione e rifles-sione sul fatto che la proroga del regime fi-scale costituiva un ulteriore regalo alle com-pagnie petrolifere. « Tre lire al litro perla benzina » ~ affermava infatti il giornaledel Partito comunista ~ « non trovano alcu-na giustificazione e pertanto vanno conside-rate come un grazioso dono che lo Stato fa al-le compagnie petrolifere ». L'articolo partivada questo punto per chiamare in causa altrepersonalità. Contro le nostre argomentazionisulla assoluta ingiustificazione, stante l'ana-lisi dei costi, del grazioso dono dello Stato, èstato invocato un articolo del professar For-

te, vicepresidente dell'ENI, pubblicato sullarivista « L'Automobile », se non erro, il qualegiustificava l'aumento di 3 o 4 lire per co-prire l'aumento dei costi. Ma gli argomentidel professar Forte, vicepresidente di unaazienda di Stato, non possono non essere con-siderati argomenti di parte e troppo mteres-sati a questo provvedimento. Quindi è unafonte per lo meno sospetta di parzialità suquesto tema. E lo stesso professar Forte af-fermava che il calcolo dei costi era estrema-mente serio ed imparziale; sosteneva che, ap-plicando questo metodo, il prezzo della ben-zina dovrebbe oggi aumentare di 3 o 4 lire allitro. Ecco perchè, non potendo aumentare ilprezzo per non contribuire a dare ulteriorespinta inflazionistica, è gioco forza sgravaredi qualche lira al litro l'onere fiscale che gra-va sulla benzina; un onere che è notoriamen-te il più elevato del mondo, mentre i ricavidelle compagnie petrolifere sarebbero i piùbassi. Bontà sua riconoscere che l'imposizio-ne fiscale sulla benzina è una delle più eleva-te del mondo nel nostro Paese, ma alquantoincerto il poter credere a questi più bassiricavi netti delle compagnie petrolifere nelnostro Paese! Ma la polemica non si fer-mava qui, forti dell'aver chiamato in cam-po un'autorità come il vicepresidente For-te il quale (altri sono intervenuti su que-sto argomento certamente e non vorròrichiamarli tutti) contrapponeva alle ar-gomentazioni dell' eccessivo costo della re-te di distribuzione (portata anch'essa in di-scussione nel corso di questo dibattito nelleCommissioni e già posta anche essa in evi-denza da molti altri colleghi che sono inter-venuti) le tesi della riduzione numerica degliaddetti alla distribuzione della benzina equindi un possibile aumento della disoccupa-zione. E quell' articolo concludeva chiedendose se la sentivano i comunisti di alimentarela disoccupazione in un momento come que-sto, quasi che fossimo noi responsabili dei fe-nomeni di disoccupazione nel nostro Paese equasi che non si fosse già ricorsi alla disoccu-pazione. Lo evidenziava il compagno Manci-ni ieri nel suo intervento: i cali di occupazio-ne che sono già avvenuti nel settore sia per larazionalizzazione che è stata apportata negliimpianti, sia per lo stesso ammodernamento

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<\enato della Repubblica ~ 3859 ~ VI Legislatura

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

tecnologico; le raffinerie infatti sono a untasso molto elevato di ammodernamento tec-nologico. Ma il punto è che, non paghi di quelricatto esercitato nel Paese, veniva sostenutoche anche razionalizzando la distribuzionenon veniva risolto il problema del rapportotra costi e ricavi alla produzione. Ma non homai sentito nella mia esperienza che le azien-de abbiano parlato di equilibrio o di profittio di vantaggi in questo rapporto. Hanno sem-pre lamentato posizioni di crisi, di difficoltà.Dicevano vecchi minatori della mia zona: an~che nel momento in cui le società minerarie~ piombo e zinco ~ realizzavano notevoliprofitti la crisi era sempre presente continua~mente ed essi erano abituati a questa situa~zione affermando che non avevano mai co~nosciuto padroni disposti a riconoscere gua-dagni e profitti. Certo gli argomenti ai petro-lieri non mancano. Il punto non è certamen~te lì; hanno mezzi per poter fare campagnepubblicitarie, campagne di stampa per giusti-ficare e tentare di affermare il loro punto divista. L'aspetto negativo è invece il fatto cheun Governo possa abboccarvi, possa cederea queste pressioni. Ma questo Governo pote-va, se voleva, e se animato da una diversa vo-lontà politica, andare certamente alle originiper la documentazione delle cifre e confuta-re anche su un piano scientifico le argomen-tazioni dei gruppi petrolieri. Altri miei colle~ghi hanno già avuto modo di dimostrare am~piamente il presunto aumento dei costi. Edè sintomatico che proprio in questi giornisulla rivista « Concretezza» dell'onorevoleAndreotti sia apparso un articolo: « L'Italiae Suez », che fa la cronistoria, ma per arriva-re a dei punti: a quanto ammontano i danni?Ed il professar Capomazza, che ha fatto l'ar-ticolo, afferma che mettendo assieme tuttiquesti elementi, chiusura di Suez, periplo del.l'Africa e cose del genere, il danno materialeimmediato, certo, che l'economia italiana su-biva ai prezzi del 1967 non era inferiore ai500 miliardi di lire, mentre qudlo incerto,soltanto ipotizzabile, ammontava ad altrevarie centinaia di miliardi. Si affermava inol-tre: « Dopo sei anni dall'interruzione del traf-fico attraverso Suez, il problema è diventatomolto più complesso ». È strano considerareperò che proprio in questo periodo abbiamo

avuto in Italia un aumento di raffinerie siasul piano della capacità produttiva sia perquanto riguarda la richiesta di nuovi inse~diamenti. Quindi le società petrolifere nonhanno ricevuto danni. Probabilmente le so~cietà di navigazione o quelle che esercitanoi noli possono aver avuto spese per procederea questo gigantismo navale, ma in questoquadro l'articolo, è sintomatico, sembra qua~si voler portare una giustificazione alle tesidel Governo.

È stata confermata dai miei colleghi lascarsa incidenza dei noli, è stato detto chel'aumento del costo della mano d'opera è ab~bondantemente ripagato dagli aumenti diproduzione e dal fatto che, stante l'elevatorapporto capitale per addetto, che è caratte-ristico in modo particolare del settore dellaraffinazione, !'incidenza della mano d'operaè risibile, quasi insignificante, perchè è il ca-pitale che incide. Sappiamo molto bene chele compagnie petrolifere riescono ad averei capitali a un bassissimo tasso, non certa-mente al tasso cui riescono ad ottenerli gliartigiani o modesti industriali dell'Italia me~ridionale e dell'intero Paese. Tassi agevolatie condizioni vantaggiosissime: basterebbe te~ner conto del fatto che in Sardegna gli inse-diamenti petrolchimici hanno ricevuto finan-ziamenti fino al 110 per cento del loro costoattraverso contributi a fondo perduto, contri~buti sul capitale, mutui a tasso agevolato, co~sto delle infrastrutture che sono state as-sunte a intero carico del potere pubblico.

Allora, a che cosa dobbiamo attribuire lapervicace azione, la tenacia dell'insistenza suquesto argomento? Solo al fatto di dover as.sicurare profitti a queste compagnie? Nonritengo che su questo punto possa essere gio~cata una partita così importante da parte delGoverno, perchè sarebbe troppo compromes-so in questo gioco. Vi sono certamente deigrossi interessi politici in questo settore. Visono probabilmente degli impegni finanziariche occorre acquisire e mantenere per soste~nere un certo indirizzo,di Governo, e la stam-pa finanziata dai petrolieri in questo si ca-ratterizza; se non vi fossero questi grossiinteressi, come potremmo giustificare la lot-ta per imporre al Paese nuove raffinerie,spesso contro la volontà di intere popola-

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VI Legislaturac.:enato della Repubblica ~ 3860 ~

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

zioni? Al riguardo abbiamo sentito, per quan-io concerne Trieste ed altre zone, !'insistenzache viene posta per raddoppiare stabilimen-ti ed impianti e la resistenza che viene oppo-sta dalle popolazioni che hanno capito cheun insediamento di raffinerie non comportaalcun miglioramento all' economia della zona.

Provengo da una zona che ha condottouna battaglia tempo addietro per rifiutare!'insediamento di una raffineria: si tratta poidi raffinerie che non operano al massimodella loro potenzialità. Dobbiamo forse ri-tenere che si vogliano fare in Italia riservestrategiche per chissà quale evenienza nelfuturo cosicchè gli impianti non vengonoutilizzati al pieno della loro potenzialità?Che significa tutto ciò nel nostro Paese senon dei costi e degli immobilizzi che ven-gono pagati dalla collettività?

Confutati, anche sulla base di documen-tazioni, i dati delle compagnie petrolifere,!'insistenza del Governo può trovare spie-gazione solo sul terreno di una sfida delGoverno stesso al Parlamento: da qui ilsenso e la validità della nostra battaglia edella nostra opposizione a questo decreto.

Vi è un punto sul quale considero neces-saria la riflessione del Senato. Se dovessimoadottare questo provvedimento favorendole compagnie petrolifere, concederemmo deiprivilegi ad un settore che, con elevati in-vestimenti di capitale per addetto, assicurascarsi livelli di occupazione.

È questa la vostra scelta di indirizzo eco- ,

nomico? Nessuno può ignorare che il Mez-zogiorno ha confutato decisamente la sceltadi questi insediamenti che sono costati cen-tinaia di miliardi senza dare un serio e po-sitivo contributo all'occupazione. In questomodo si cede ad un ricatto che un domanipuò essere indicato come un precedente daaltri settori in possesso di argomenti forsepiù validi di quanto non lo siano quelli deigruppi petroliferi. Vi sentite di assumerequesta responsabilità, signori del Governo?Può darsi che nel futuro altri settori invo-cheranno interventi a sostegno delle loro at-tività, e magari saranno attività con un piùbasso tasso di capitale per addetto e cheassicurano una maggiore occupazione. Giu-s tamente essi quindi potranno chiedere un

premio alla loro iniziativa. Potremo conclu-dere dicendo che chi più guadagna e menooccupa viene premiato da questa politica delGoverno.

Questo voi volete fare in un Paese comeil nostro, che ha visto ridursi la propriapopolazione attiva negli ultimi dieci annidal 42 per cento al 36 per cento? Infatti,come risulta dalla tabella 15 del Ministerodel lavoro, rispetto al 1970 vi è un calo dioccupazione nelle forze di lavoro che sonopassate da 18.893.000 a 18.377.000 unità; gliiscritti all'ufficio di collocamento per la pri-ma volta dopo tanti anni superano la cifra diun milione. Sono dati questi che devonopreoccuparci e farci riflettere sulla validitàdi questa scelta. Un milione 119.906 iscrittinelle liste degli uffici di collocamento: è undato che deve far meditare e riflettere iresponsabili della politica di Governo di unPaese che affronta con grosse difficoltà ilproblema del rilancio della occupazione, chenon può avvenire attraverso elargizioni dimiliardi ad un settore che non ha un altotasso di occupazione consistente.

Questo problema in Sardegna è stato spe-rimentato largamente. Come ha affermato ilpresidente della stessa regione sarda nelladichiarazione rilasciata al comitato di inda-gine per l'industria chimica, la Sardegna ècertamente una delle regioni più direttamen-te interessate a questa indagine, non fossealtro perchè «ha puntato sull'industria pe-trolchimica in parte per sua libera scelta»~ come afferma testualmente il presidentedella regione ~ « e in parte per ,la forza deglieventi gran parte delle sue speranze di pro-gresso ». Queste speranze di progresso sono

! state deluse dalla situazione e dai risultatiche sono stati conseguiti. Queste sono letestuali dichiarazioni dell'onorevole Spanoalla Commissione di indagine sull'industriachimica. Egli ancora afferma che un volumedi investimenti pari a 700 miliardi non hadato risultati sul piano dell'occupazione, per-chè sono stati annunciati 7.000 posti di la-voro, senza però che siano stati realizzati.Per cui, tenendo presenti le due cifre, 700miliardi di investimenti e 7.000 posti di lavaro, abbiamo un rapporto che ci dà uncosto di 100 milioni a posto di lavoro, costo

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Senato della Repubblicu ~ 3861 ~ VI Legislaturli

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

che si eleva se si considera il settore dellaraffinazione. Infatti i costi sostenuti dallaSaras in Sardegna sono abbastanza eloquen-ti al riguardo, perchè per quanto riguardala Saras~chimica rasentano i 192 milioni,per un impianto che parte dalla raffinazionedel greggio della Libia: 192 milioni a postodi lavoro!

Non è questa la scelta che veniva invocatadalle popolazioni del Mezzogiorno. Non ècertamente questa perchè una regione comela nostra, che ha visto questi grossi insedia~menti, vede ,la sua popolazione attiva calareulteriormente. In Sardegna nel 1951 vi erauna percentuale di popolazione attiva del 34per cento, nel 1961 del 31 per cento; ne11971era scesa al 28 per cento; oggi questa per-centuale è di circa il 26 per cento, con Unsaldo migratorio di oltre 198.000 persone chebanno lasciato la Sardegna tra il 1951 e il1971. Questi sono dati che devono farci ri-flettere: nel momento in cui abbiamo avutoin Sardegna una pioggia di miliardi, di in-vestimenti, non si hanno risultati in ordinealla creazione di posti di lavoro. Ma vediamoquesti risultati per quanto concerne laSaras. Si tratta di 88 miliandi e 500 mi-lioni che sono stati investiti per 520 postidi lavoro. Un semplice calcolo porta a con-siderare che si tratta di oltre 150 milioni perposto di lavoro; mentre la Saras-chimica,ç:ome ho già detto, è arrivata a 192 milioniper posto di lavoro. Questa operazione vasommata a quella della raffineria di PortoTorres della SIR, che non mi risulta esserein situazione di crisi, ma che insiste inveceper nuovi e cospicui finanziamenti da partedel potere pubblico regionale.

Lo stesso onorevole Spano era costrettoa riconoscere che l'incremento dell'occupa-zione registratosi è stato del tutto inade-guato rispetto agli obiettivi prefissati nelpiano quinquennale: il 6,9 per cento rispetto

~d una previsione del 46,2 per cento. Cer-tamente in questa previsione vi era moltoottimismo da parte dei programmatori; que-sto 46 per cento era certamente una cifrache poteva essere utile in periodi di campa-gna elettorale ma che si è rivelata poi deltutto priva di qualsiasi validità. E questononostante la concessione di contributi in

Discussioni, f. 297.

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conto capitale per circa 60 miliardi da partedella sola regione sarda, di cui 30 sono giàstati erogati, a queste grosse società.

La realtà quindi è che nell'Isola sono staticreati grossi centri di potere economico chenon potevano non diventare rapidamente,come di fatto sono diventati, dei centri dicondizionamento del potere politico regio-nale. Del resto, se questi centri riescono aparalizzare la vita del Parlamento per unadecisione che hanno imposto al Governo eche il Governo vuole imporre al Parlamentosecondo il loro punto di vista, perchè do-vremmo meravigliarci se in Sardegna questiuomini condizionano ormai !'intera vita po-litica della regione? Le crisi si susseguono;questa giunta regionale è già alla sua setti-ma crisi; è in corso in questo momento unacrisi regionale che si prolunga già da tremesi. Al centro di queste crisi Iregionalispesso vi è il problema dell'atteggiamentoda assumere nei confronti di questi gruppi.Una classe politica regionale giovane, unaclasse dirigente soprattutto, ieri subordina-ta alla rendita fondiaria assenteista dellecampagne, trova oggi un nuovo centro dicondizionamento nei nuovi gruppi petrolieriinsediatisi nell'Isola. E la crisi della regioneè originata da questi insediamenti, da questascelta operata in Sardegna.

Ieri si è presentato in Sardegna, con lacaramella della squadra del Cagliari in se-rie A, Moratti della Saras che ha ,finanziatola squadra del Cagliari; dopo però siamopassati dalla squadra di calcio all'acquistodei giornali: «La Nuova SaI1degna », quoti-diano, «L'Unione Sarda », altro quotidianodi Cagliari; tutto in chiave di petrolio. Enon possiamo meravigliarci se il petrolio è

diventato in Sardegna il punto di esaltazio-ne, ovviamente con i contributi dello Stato.

Ma chi ha pagato tutto questo? E comemai, se non vi erano margini, se lo squilibrio

costi-ricavi era così sbilanciato, è stato pos-sibile non solo l'acquisto ma anche il man-tenimento dei due giornali quotidiani? E non

solo di questi, perchè poi ci sono settimanalie pubblicazioni periodiche anche scandalisti-

che che si occupano delle divergenze fra le di-verse correnti in Sardegna in chiave scanda-

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VI LegislaturaSenato della Repubblica ~ 3862 ~

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

listica, riducendo la lotta politica su questoterreno.

Orbene, questi che lamentano delle diffi-coltà poi cadono in contraddizione tra diloro. Il dattaI' Wagner, uomo di rappresen-tanza della SIR, dichiarava nel convegno-studi del Partito repubblicano testè conclu-~osi a Torino: «In generale va osservatoche, se si esclude il caso Montedison, la si-tuazione del settore petrolchimico, tenutoanche conto dei settori collegati della chi-mica affine e secondaria, non è così dram-matica come la si dipinge ». Ed allora, sequeste dichiarazioni sono vere (sono statefatte nella sede di un convegno di studio),perchè dovremmo oggi credere alle tesi del-lo squilibrio tra costi e ricavi e del proble-ma dei costi di produzione?

Tutto questo mi pare che sia stato abbon-dantemente dimostrato. Ieri alcuni colleghihanno fatto riferimento ai finanziamenti oc-culti che passano nel nostro Paese in dire-zione di determinate forze; credo che la con-ferma di questo si abbia anche nell'atteg-giamento della destra fascista in tale que-stione. Non riprenderò dunque questo argo-mento, che è stato già trattato da chi mi hapreceduto.

La realtà è che in Sardegna ~ e dobbia-

mo considerare anche questo un costo poli-tilco che paga il nostro Paese ~ si sono spen-

te o vanno spegnendosi quelle voci che sibattevano per contrastare queSito tipo di svi-luppo, che sostenevano in alternativa allapetrolchimica lo sfruttamento e la valoriz-zazione delle risOJrse locali, che collegavanoquindi la lotta dei minatori del bacino delSulcis Iglesiente Guspinese alla lotta dei pa-stori della Barbagia, anch' essi tesi ad affer-mare un'inversione di tendenza. Tutto que-sto oggi viene superato e viene posto inchiave petrolifera. E quando si afferma chela Sardegna può diventare più o meno presto« Sirdegna », come taluni affermano, quantaamarezza vi è in questo e quanta mortifica-zione delle forze autonomistiche regionalisarde, quelle forze che hanno posto il pro-blema di uno statuto speciale per la Sarde-gna che oggi viene calpestato dalla presenzae dall'autoritarismo di questi gruppi. Certo,/ajffermare che la Sardegna può diventare

« Sirdegna» pur far sorridere, ma al fondodi questo vi sono delle amare considerazionithe tutti quanti siamo portati a dover fare.Ecco dunque un altro punto di meditazione,signori del Governo.

Premiare o privilegiare quel settore cheoffre scarsa oocupazione può suscital'e unareazione a catena da parte di settori che sibattono per assicurare un più basso rappor~to di capitale per addetto e, quindi, per pri-vilegiare non il capitale, ma l'uomo, il lavo-ratore assicurandogli delle possibilità. Occor~rana pertanto iniziative che non frenino maconsentano lo sviluppo di attività indotte,che non sempre vengono a valle delle raffi~nerie.

Ma vi è un altro punto più specifico e piùspecificatamente tecnico. L'onorevole Piccolial Senato, in un dibattito sulle partecipazio-ni statali tenuto si nel luglio del 1971, affer-mava che esiste un rapporto di continuitàtra !'industria chimica e quella petrolifera:!'industria petrolifera, cioè, è la prima fasedel processo petrolchimico che segue, quin-di vi è un rapporto di continuità che legail petrolio e la chimica. Credo che su questonon vi siano <2biezioni o dubbi. Ebbene, ionon vorrei apparire un esperto o un tecnico;me ne guardo bene in quanto non lo sono.Ma vorrei comprendere ~ e con me credo

molti altri colleghi ~ che cosa si intendecon la tesi dei maggiori costi che gravereb-bero sulle compagnie. Negli attuali processidi raffinazione moderni ~ e come ho detto,si tratta di impianti con sviluppo tecnolo-gico elevatissimo ~ non viene prodotta sol.tanto della benzina, ma la spesa di produ-zione è la stessa. Nel processo dello steam.cracking (si tratta di una colonna nella qua-le avviene la volatilizzazione del greggio) adiverse altezze fuoriescono etilene, olio pe-sante, benzina ed altri prodotti ancora. Cre-do ~ non vorrei sembrare un esperto per-chè non lo sono ~ che il greggio sia utiliz-zato ad una percentuale elevatissima, supe-riore anche all'80 per cento. Dunque è quasinulla quello che si perde.

Pertanto se il discorso riguarda la ben-zina, se ne deve dedurre che alle compagniepetrolifere tutto quello che viene prodotto'oltre la benzina è gratuito e rimane loro co-

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VI LegislaturaSenato della Rr>pubblica ~ 3863 ~

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

me profitto netto, come un valore aggiuntoche non viene calcolato in tutto questo pro~cedimento, specie quando queste compagnieio vendono o lo utilizzano in proprio neglistabilimenti che seguono alla raffineria, finoalle fibre tessili.

A questo punto il discorso sulle tre lirediviene del tutto risibile. Mi pare di nonaver detto delle assurdità sul piano tecnico;me ne scuso se questo fosse avvenuto, maavendo avuto dei contatti con i lavoratoridi quel settore non credo di essere andatodel tutto fuori campo.

Il problema è un altro ancora ed è legato,a mio avviso, ad un giusto rapporto politicodel nostro Paese con i Paesi produttori delgreggio, ad una modifica sostanziale dellapolitica estera dell'Italia nell'area mediter-ranea.

Vent:rdì si apre a Cagliari un convegnodei Paesi dell'area mediterranea (non sap-piamo in quale posizione si collocherà il Go~verno o se vi parteciperà) e certamente inquella sede questi problemi saranno al cen~tra dell'attenzione. Occorre instaurare deirapporti diversi, ripeto, tra l'Italia e questiPaesi.

Del resto penso che in questo campo

l'ENI abbia bene operato, anche se ancoranon completamente. È stato comunque este-so l'accordo tra l'ENI e la Libia e vi sonodelle partecipazioni dell'ENI che vanno dal25 al 50 per cento, con possibilità di elevarequeste percentuali a seconda dell'incremento~della estrazione del greggio. Si tratta indub-biamente di un risultato positivo è questolo abbiamo sempre affermato senza alcunadifficoltà, riconoscendo all'ENI il merito diaver svolto una politica di questo genere.Semmai abbiamo contestato in questi ulti-mi anni una certa caduta di idee, direi dirmprenditorialità, da parte di aziende pub-bliche. Comunque questa scelta rimane pursempre giusta e valida e deve essere svilup-pata e portata avanti ulteriormente. Occor-re riuscire ad avviare una politica energe~tica che assicuri la stabilità dei prezzi, rea-lizzando accordi a lungo termine con i Paesiproduttori per l'approvvigionamento del~l'Italia, accordi che siano correlati ad unaattività di partecipazione del nostro Paese

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alla politica di sviluppo di quei Paesi, so~stenendo i loro piani di industrializzazione.

Non è quindi attraverso l'accordo di car-tello con le grandi compagnie per l'aumentodel greggio che si possono ottenere risultati,soddisfacenti. Occorre avere il coraggio diinsistere su altre vie, non calcolando l'im~mediato profitto. Se esaminiamo l'atteggia~mento e le posizioni ancora della rivista« Concretezza», vediamo che nella conclu-sione di questo articolo quasi con un sensodi impotenza si dice: «Mi rendo perfetta-mente conto che quest'ultima non è cosanè agevole nè rapidamente realizzablle, vistoche non può essere avulsa da un regolamen-to parziale o definitivo del conflitto arabo-israeliano ». Credo che questo sia uno deinodi fondamentali che deve essere sciolto daparte della politica estera del nostro Paese:il modo in cui ci atteggiamo nei confrontidei Paesi arabi, il modo in cui noi potremmoperfino esercitare un'azione benefica per lapossibile riapertura del Canale di Suez. Manon dobbiamo nè vogliamo contrastare conle scelte e la linea degli Stati Uniti d'Ame~rica; per questo subiamo le conseguenze diquesta politica, per questo non riusciamo asviluppare una nostra iniziativa autonomain direzione di questi problemi e ne paghia-mo il prezzo nei rapporti con questi Paesi.

Ma un'altra linea può e deve essere per~seguita: quella della valorizzazione delle no~stre risorse locali. Non tutto è stato fattoin quella direzione per preferire una lineadi immediato profitto e per perseguire unapolitica di potenza. Ancora in Sardegna èproprio di questi giorni in discussione lapossibile liquidazione da parte dell'Enel delbacino carbonifero del Sulcis, una riservadi carbone che molti geologi valutano attor-no a 400 milioni di tonnellate. L'Ente mi-nerario sardo, dietro la pressione delle lotte

. dei lavoratori, dei minatori del Sulcis igle~siente, delle popolazioni minerarie, ha com-missionato all'Italconsult (o Elettroconsult,non ricordo bene) di Milano uno studio sul-la possibile utilizzazione chimica di quellerisorse del nostro carbone. Lo studio com~missionato è stato consegnato proprio gior~ni fa all'Ente minerario; in esso si affermache, pur non essendo i conti economici com-

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VI LegislaturaSenatO' della RepubbliCl) ~ 3864 ~

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMPLEA - RESOCONTOSTENOGRAFICO

petitivi al momento con il greggio petroli-fero, è pur sempre un costo compatibile chepuò essere sostenuto.

Questo abbiamo fatto e stiamo portandoavanti in Sardegna per rispondere ad unapressione dei lavoratori del bacino, per ri-spondere a quell'imperativo che passa at-traverso il problema della valorizzazione del-le risorse IO'cali, che è uno dei presuppostidella legge del piano di rinascita della Sar-degna. Abbiamo portato questi argomentidurante la lotta dell'aprile 1971 dei minatoridi fronte all'onorevole Colombo, allora presi-dente del Consiglio, il quale conveniva con;la lotta dei minatori, affermando l'esigenzadella valorizzazione dei prodotti locali dacorrelare ad una giusta politica di approv-vigionamento con i Paesi terzi o i Paesi excoloniali. La stessa linea è stata ripropostaproprio nel mese di dicembre all' onorevoleAndreotti da una folta delegazione delle po-polazioni minerarie, e l'onorevole Andreottiha dovuto assumere un impegno di proro-gare la decisione di smobilitazione del bacinocarbonifero del Sulcis e di sottoporre questoproblema all' esame di una Commissione, perportare le conclusioni a una conferenza na-zionale mineraria che dovrà tenersi nel me-se di marzo di prossima scadenza.

Si tratta dei risultati di una pressione te.nace di popolazioni di lavoratori che si op-pongono a certi indirizzi e a determinatescelte che vogliono passare sulla testa dellepopolazioni. Non si tratta quindi solo di unproblema di conto economico che deve es-sere fatto, perchè questo stesso andrebbefatto poi in termini di bilancia commerciale.

Il greggio petrolifero costa valuta pregiataal nostro Paese; il complesso che potrebbesorgere a bocca della miniera di carbone,utilizzando quindi quelle risorse locali, co-sterebbe attorno ai 70 miliardi. Ma quandosi parla di queste cifre si comincia a direche è impossibile reperire i mezzi finanziari,che invece si reperiscono molto facilmentequando si tratta dei gruppi petroliferi. Nonci sono i soLdi per questo stabilimento: 70miliardi che rappresentano probabilmentemeno di un terzo di quello che il Governoha offerto alle compagnie petrolifere! Ma c'èuna differenza sostanziale: quell'investimen-

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to di 70 miliardi potrebbe dare al SulcisIglesiente circa 600 nuovi posti di lavoro;quell'impianto potrebbe offrire una risorsa.energetica alla zona industriale dell'area diPorto Vesme, che è immediatamente a valledi quella miniera; inoltre ~ e non è certa-

mente un problema secondario nel tempo ~

potrebbe essere persino più competitivo del-lo stesso greggio petrolifero.

Ecco un altro argomento che portiamoalla riflessione del Governo. Ma, prima diconcludere, vorrei affrontare un'ulteriorequestione pur non avendo a disposizione suf-ficienti dati, anche se i giornali hanno pub-blicato l'aumento del 4,2 per cento nell'im-portazione dei prodotti petroliferi. Occorre-rebbe, comunque, approfondire, per trarnetutte le conseguenze, il rapporto fra il greg-gio importato ed utilizzato nel nostro Paesee quello raffinato che viene successivamenteesportato. A Sarroch, il porto di attraccodella Saras di Cagliari, e a Porto Torres,dove c'è la banchina di attracco della SIR,sono molte le petroliere che arrivano, chescaricano greggio e ripartono poi con il raf-finato per altre destinazioni. Usiamo quindila nostra manodopera in questo processo:altra conferma che i costi di produzione inItalia non sono poi così elevati se convienelavorare il greggio nel nostro Paese. Se cosìnon fosse, quale interesse vi sarebbe statoa realizzare tante raffinerie?

Mi auguro che gli argomenti che ho col-legato ai problemi dell'occupazione e dellavalorizzazione delle nostre risorse locali nonsiano stati del tutto fuori argomento e pos-sano aver offerto un'ulteriore oocasione dimeditazione e di riflessione. Sono convintoche non si tratti tanto di argomenti econo-mici quanto, come ho avuto modo di preci-sare nel corso del mio intervento, di pro-'blemi politici, come tali da affrontare e daconsiderare. La battaglia in atto è un mo-mento di questo scontro politico nel Paese:da qui l'impegno che l'opposizione ha postoin questo momento, la cui importanza vorreivenisse considerata anche sotto questo aspet-to. Dopo tanti argomenti sollevati su questamateria non è facile per uno qualsiasi dinoi trovare spazio per dire qualche cosa dinuovo, qualche cosa di originale. Anche que-

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

sto deve essere posto sulla bilancia di que-sta battaglia. Le energie dei colleghi e lestesse mie energie, che potevano essere im-pegnate meglio in problemi urgenti che in-calzano e che attendono da noi anche contri-buti notevoli, sono state impegnate ,in rifles-sioni e Dioerca di dati. Valuti anche questoil Sottosegretario e riferisca in sede di Go-verno queste consideranioni. Il Paese, credo,non potrà non tener conto anche di questocontributo offerto nella presente circostan-za. (Applausi dall' estrema sinistra).

P RES I D E N T E . È iscritto a par-lare il senatore Maderchi. Ne ha facoltà.

M A D E R C H I. Signor Presidente, ano.revoli colleghi, ill largo uso dei provvedi-menti urgenti, potremmo anche dire l'abu-so fatto proprio dal Governo in carica an-che in questa occasione, e con fortuna moltoscarsa, nell'altro ramo del Parlamento è unmetodo vecchio, antico che serve ed è ser-vito ad assicurare benefici ,fiscali, quanto maidisoutibiLi sul piano della legittimità, ai gran-di gmppifinanziari del nostro Paese, allesocietà petrolifere. L'attuale Governo chepoi ha dimostrato di prediligere :ilnmanieraparticolare questo metodo per tutta l'attivi-tà legislativa, credo senza timore di sbagliareche possa essere considerato oome ,il Gover-no che ha più usato del decreto-legge soprat-tutto s,e poi si tiene conto della sua non lun-ga durata.

Se oggi in questa Assemblea ci troviamoa discutere su due disegni di rlegge è propriopeI1chè l'altm ramo del Parlamento, ed in par-ticolare ,il Gruppo al quale ho 1'0noDe di ap-partenere, ha deciso di s.troncare la praticagovernativa del decreto. Tanta disponibiLità,signor Presidente, ,per l'uso dello strumentolegislativo straordinario da parte del Go-

verno appare almeno strana appena si vogliaconsiderare che quando inveoe il Governodeve provvedere per deoreto a rendeJ:1e ope-ranti leggi che il Parlamento ha approvatoe nelle quali ha dato particolari incarichi aIGoverno :per renderle pienamente operanti,come c'insegna l'ulDima recente vicenda dellalegge per la casa, allora vengono tentate tuttele strade per non mantenere l'impegno che è

stato assunto di fronte alle Assemblee eletti-ve. E sono necessari, indispensabili la vigi-lanza, la pJ:1essione, il richiamo sevem delleforze democratiche, con in testa il mio 'pavti-to, per ottenere dal Governo il rislpetto dellenorme e dei termini delle leggi operanti e ap-provate. Questa mia osservazione potrebbeforse apparire come un'osservazione un po'peregrina, fuori dell'argomento che dobbia-mo inveoe trattare in questa occasione. Ma,a mio giudizio, non ,lo è perchè la mia argo-mentazione rappresenta la cartina di tor-nasole con la quale si può verificare qualiinteressi effettivamente siano salvaguardatidalle scelte che il Governo ha compiuto. Laesperienza è stata fatta recentemel1!te quandoerano contemporaneamente in corso la lottadei lavoratori dell'edilizia per conquistareil nuovo contratto di lavoro e pretendere lapiena applicazione della legge 'Per la casa,la battaglia politica che, insieme alle altreforze di sinistra e democratiche, noi comuni-sti abbiamo condotto per obbligare il Go-verno ad emettere i decreti delegati :ilnbaseall'articolo 8 della legge n. 865 del 22 ottobre'1971 prima che spirasse il termine fissatodal Parlamento e la contemporanea campa-gna dell' onorevole Andreotti e degli altricomponenti il Governo che tendeva a parla-re soltanto dei pericoli incombenti sull'oc-cupazione operaia, della scarsa operatività eapplicabilità ddla legge 865 che essi intantomal1!tenevano in frigorifero e rendevano ino-perante non emettendo i decreti per i qualierano stati impegnati dal Parlamento,ren-dendola insomma :inapplicabi,le con le :pro-prie inadempienze e con i loro allarmismi.Non una sola parola, onorevole Presidente,fu spesa da questi uomini che dovrebberoessere res'ponsahili, da questi governanti, du-rante un ,lunghissimo arco di tempo, sullegrandi imprese di costruzione che hanno sac-cheggiato le nostre città, che continuano asaccheggiarle, sulla speculazione delle areefabbricabili che è uno degli elementi piùgravi che determinano il costante, enormeaumento delle abitazioni. Non una sola pa-rola spesero suHe grandi società immobiliariche :ilntanto ,mentre lor signori parllavano han-no continuato a fare molto bene i propriaffari in perfetta 'tranquillità, accrescendo a

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Senato della Repubblica ~ 3866 ~ VI Legislatura

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

dismisura li propri utili, aumentando i ca-pitali e accrescendosi anche nel numero, ot-tenendo nel frattempo dal Governo una se-rie di provvedimenti che accolgono in pienoi loro desiderata e che tra breve questa stes-sa Assemblea dovrà esaminare.

Quanto è accaduto nella circostanza che hovoluto ricordare rispecchia fedelmente quan-to sta aocadendo per li provvedimenti chestiamo considerando. Cosa dice, linfatti, ilGovemo per giustificare la propria iniziativae i disegni di lleggeal nostro esame? Affer-ma che occorre defiscalizzare li prodotti pe-troliferi per salvaguardare da aumenti diprezzo i cittadini che dovranno acquistare]a benzina, il gasolio e gli oli combustibili.Sembrerebbe quindi di 'trovarsi di fronte adun Govenno provvido che interviene tempe-stivamente per evitare guai ai consumatori;invece tutti sanno che, mentre si dichiarapreoccupato per le sorti dei consumatori, ineffetti il Govemo ,fa un regalo ai gruppipetroliferi fornendo loro denaro contantenell'ordine di centÌ'naia di miliardi. È statocalcolato infatti che, nel corso di soli due an-ni, con questo sistema, can la stessa motiva-zione, sempre nei confronti delle stesse so-cietà sono stati erogati ben 216 miliardi di-stoglie11'd01i da altre ben più giuste ed urgen-ti utilizzazioni.

Al di là delle affermazioni propagandisti-che del Governo valte a mascherare gli inte-ressi che si intendono salvaguardare e deiquali il Gov,erno non ha nemmeno il corag-gio di fare il nome, è interessante arrivaread esaminare le ragioni sulle quali il Go-verno dice che si basano li 'provvedimenti chesltiamoesaminando.

Il ministro Valsecchi, nella relazione cheaocompagna il disegno di legge n. 646, pre~sentata in Senato il 4 dicembre 1972, affer-ma che il provvedimento è suggerito dal fat-to che, da una verifica dei casti di produzio-ne dei prodotti petroliferi finiti effettuatasuocessivamente aLla data dell'8 agasto 1972,è :dsultato che detti costi non hanno 'subìtovariazioni in aumento essendO' intervenutiaumenti nei costi di lavoraziane e di distri-buziane. ({ Di conseguenza, a deconrere dalloottabre 1972 ~ continua il ministro Valsec-

chi ~ il prezzo di vendita dei carburanti e

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degli alii combusti:bili avrebbe dovuto esse-re aumentato rin misura pari alle riduzianifiscali previste dal decreto-legge n. 550 del2 ottobre 1972 )}. Il relatore alla Camera deideputati sul disegno di legge per la conver-sione in legge del decreto-legge n. 550, ono-revale Frau, affermava invece una cosa di-versa e diceva: «n mercato petrolifero in-ternazionale è stato travagliato, in questitempi, dalle conseguenze di fenomeni di ca-rattere ,economico e politico che hanno por-tato a rilevanti aumenti di prezzo dei pro-dotti petrohferi nei vari momenti del loroiter, dall'estrazione, alla raffìnaZJione, alla di-stribuzione. Si è trattato di un complessodi fattori di contenuto diverso sui quali hadominato la volontà dei Paesi maggiori pro-duttori di petrolio di sfruttare appieno ilpeso politico ed economico connesso al per-seguimento di un controllo effettivo dellepropnie risorse}}.

Carne si vede, ci troviamo di fronte a dueimpostazioni, a due interpretazioni, a dueconsiderazioni del tutto diverse. A quale cidobbiamo attenere? Si tratta, come dice ilrelatore della Camera, essenzialmente di fe-nomeni di contenuto economico e politicoverificatisi nel mercato petrolifero mondialeper iniziative soprattutto dei Paesi produt-tori, oppure, come dice il ministro Valsec-chi, di un fenomeno 'interno determin8Jtoesclusivamente da un aumento dei costi dilavorazione e di distribuzione? Nemmeno al-l'iJnterno della maggioranza c'è concordia,considerazione unanime 'su questo proble-ma. È evidente comunque che, se è vero ,ilprimo casa, è neoessa'rio intervenire con unadeterminata Ipolitica che non guardi solt8Jntoall'approvvigionamento di ,risorse energetli-che, ma soprattutto, come bene altri colleghiche mi hanno preceduto hanno sottolineato,si provveda allo stabilimento di rapporti po-litici 'ed economioi COil i Paesi produttorioheper noi poi sono soprattutto quelli delMediterraneo, del Medio Oriente per ottene-,re le condizioni più favorevoH nel pieno ri-spetto degli interessi dei contraenti alla sta-bilità del rifornimento sotto tutti i suoiaspetti, utihzzando ancora più e meglio 'So-prattutto l'azienda di Stato. Mentre, se èvaHda l'altra considerazione, il. caso ipotiz-

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Sena:o della Repubblica ~ 3867 ~ VI Legislatura

82a SEDUTA (antimericl.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

zato dal ministro Varseochi, allora è neces~sario intervenire in maniera particolare perelimimllre gli sprechi enormi che ancora og~gi si manifestaJno nel settore della distribu~zione, ivi compresa la mancanza di cool1di~namento dell'intero sistema dei trasporti dicui primo responsabile è proprio il Gowr~no e la 'politica che in questo campo staconducendo da moltissimo tempo. Ma, noncOlntento di presentaJrsi al giudizio del Par~lamento con una propria iniziativa ed ur~genza che già nell'a!ltro ramo è stata boc-ciata, il Governo viene di fronte ai rappre~sentanti dettivi del popolo italiano a chie~dere che si imponga un sacrificio a tutti icittadini prelevando dall'erario le somme ne~cessarie per defisca!lizzal'e alcuni prodottipetroliferi come conseguenza di una verificadei costi di produzione dei prodotti finiti.

È stato messo già in risalto come questaverifica sia Uina verifica compiuta senza al-cuna garanzia. Chi conosce i dati di questaveri,fica è in grado di a£fermare che essi noncODrispondono alla verità. Come ,sono statiaccolti questi dati? Chi sa come sono statiraccolti questi dati afferma che sono statiraccolti 'in mOldo da dare i risultati voluti,non sOlno cioè un valido elemento di giudi-zio, a parte il fatto che il Govel1llo si è benguardato darenderli pubblici a sostegno del-la propria iniziativa ilegislativa.

Risulta in maniera inoppugnabile che idati sono stati !raccolti presso gli interessa~ti ad ottenere un pro\rvedimento di defisca~lizzazione; provvedimento che il Govel1llo siè affrettato ad emanare e sono, questi dati,non 'solo cont,estabili per il metodo, per lafonte alla quale ci si è rivolti, ma anche peril sistema non scienti,fico con il quale si èproceduto poi all'analisi dei costi. Irnfatti èsempre il relatore della Camera, onoa:-evoleFrau, non della mia parte politica, ad am~mettere apertamente che sul nuovo metodosi sOlno accese molte polemiche sia in sedepolitica che in sede tecnica, sia SOitto il pro~filo tecnico, sia sotto quello della congruitàdeicont,rolli pratici e conclude dicendo cheè certo difficile definire ottimale iJ nuovosistema, però il Governo pretende che daparte nostra si chiudano gli oochi e si ac~cetti 'per oro colato quello ohe le società pe~

trolifere hanno dichiarato nel loro interes~se. Il che ~ mi sia consentito, onorevoleP,residente ~ io lo considero non accetta-

bile, da respingere perchè offende in ma~niera grave il senso di responsabilità di cia-scuno di noi.

Se ,gli onorevoli ministri e il Presidentedel Consiglio in testa ritengono di doversiattenere 'Scrupolosamente ai conti presentatidagli interessati, facciano pure! Ma questonon si 'può chiedere al Parlamento. Noi av~vertiamo il dovere preciso di denunciare quie fuori di quest'Aula un metodo di governoinaccettabile consistente nella subordinazio~ne completa all'impostazione delle grandi so-cietà petrolifere.

Ma non contento di aver accolto finora leistanze, non sempre legittime certamente, diqueste società, il Governo ora, di fronte aduna diminuzione dei noli, che pure dovreb~be comportare una diminuzione dei costi, ac~cetta l'Ìinvenzione dell'aumento del costodella distribuzione quando è noto che nessu~no ha imposto alle società petrolifere Iospreco che stanno compiendo aprendo do~vunque senza oriterio un'infinità di punti di\l'endita, e imponendo agli addetti alla di-stribuzione condizioni di lavoro e di retri~buzione indegne di Uln Paese civile.

Ma non c'è da meravigliarsi. Questo Go-verno come quelli, d'altra parte, che 10 han-no preceduto, da almeno due anni in qua, èabituato ad Ìinghiottire rospi molto pesantiÌin fatto di società petrolifere. Non è questoinfatti iil Governo che consente la continuafrode ,fiscale a danno dell'intero popolo ita~liano perpetrata da queste società, ,tanto vi-cine alla sensibilità dei nostri uomini di go-verno, attraverso i bilanci truccati che de~nunciano sempre una perdita di esercizio?

Ma di,temi, signori del governo: come po-tete acoettare questi bilanci sempre in per~dita senza mai andare a verificare esatta-mente COime stanno le cose? Ma oredete pro~'prio che i petrolieri, questi vampiri della so~cietà italiana, questi finanziatori di giorna~li e di movimenti eversivi di destra, si sia-no trasformati irnrprovvisamente in benefat~tori della società italiana al pUlnto da, inve~sti,re i propri capitali soltanto per rimetter~ci, per non guadagnarci, nemmeno quando

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,VI LegislaturaSenato della Repubblice ~ 3868 ~

82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMELEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

voi intervenite con dei provvedimenti chevanno incontro alle loro richieste?

Non è nemmeno bastato che una piccolasocietà petrolifera, tra le ultime arrivate,unica e sola forse, dicesse la verità o almenouna mezza verità presentando il proprio bi~[runcio in attivo, non è stato nemmeno suf~ficiente questo fatto per svegliare dal tor-pore l'onorevole Ministro delle finanze sulquale incombe l'onere di vigilare sulla veri-dicità delle documentazioni che presentanoa fine bilancio le società. L'enormità del bi~lancio attivo di una sola, piccola società, ul-tima arrivata, soggetta certamente a spesegenerali percentualmente più elevate di quel-Te delle grandi, che da lungo tempo tengonola piazza nel nostro Paese, non è stata suffi~dente a far comprendere che i bilainci inperdita delle grandi società petrolifere era-no e sano un trucco che il Governo accettatranquillamente senza battere ciglio.

!il Govel'no prende tutto iper buono quan-do viene da parte di questi signori. I bilanci1Jruccati e quindi la conseguente continuafrode fiscale, i costi di produzione denun-ciati dai produttori che richiedono la defi-scalizzazione, sono tutti elementi validi peril Governo. E il tutto, badate bene, all'in.segna della difesa degli interessi dei consu-matori.

È ora difinirla, a mio .parere e a pareredel mio Gruppo, con questi trucchi! Se ilGoverno vuole regalare denaro dei contri-buenti ai petrolieri lo può fare a cÙ'ndizioneche trovi una maggioranza che gliela con-senta, a condizione che lo dica chiaro e ton-do, perchè altrimenti siamo noi che IO' de-nunciamo, Iperchè altrimenti siamo noi che

cÙ'n la nostra presenza, con la nostra battaglia lo costringeremo a scoprirsi, o meglioa coprirsi di vergogna di fronte al popÙ'loitaliano.

Onorevole Presidente, il Governo può con-tinuare a sostenere i due provvedimenti alinostro esame, ma armai è noto a tutti comestanno le cose in questo campo. Il Governodunque deve fare ciò che vuole contro il no-stro parere, dopo che abbiamo denunciato,come ruppunto stiamo facendo, 'il comporta-mento scandaloso del Ministro delle finan~ze ~ quello in carica e quelli che lo hanno

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preceduto ~ sempre pronto a perseguitare

in maniera implacabile, applicando in tuttoil rigore la legge, senza alcuna attenuante,un artigiano, un piccolo industriale, un pic-colo imprenditore, ma sordo, muto, ciecodi fronte ai petrolieri. Questo Governo puòfare ciò che vuole dopo aver respinto le no-stre proposte di intervento per recuperare al-l'erario quanto è stato sottratto attraversola pratica dei bilanci truccati e per far gra-vare eventuali aumenti dei costi non suLlespalle dei consumatori ma su quei larghimargini di profitto che queste società, sepresentassero dei bilanci veritieri, dimostre-rebbero di realizzare tranquillamente.

Dove mai sta scritto, onorevole Presiden-te, che il popolo italiano deve considerareintangibili i profitti del signor Monti e deisuoi amici e deve 'sentirsi impegnato a com-piere dei sacrHìci per assicurarglieliin mi-sura sempre più ampia quanto 'più ampiaè la menzogna con tla quale nascondono leproprie situazioni di bilancio? Non bastatutto quello che è stato fatto finora, nonbasta che si tengano inutilizzati degli im-pianti produttivi di grande capacità per man-tenere una situazione artificiosa nel settore?Non basta che siano già stati erogati a que-sti signori nell'arco di due anni ben 216 mi-liardi? Non basta che tutto il settore, com-presa 1'azienda pubblica di Stato, sia statosconvolto dall'assurda corsa speculativa che

queste società hanno instaurato nel campodella distribuzione? Se, malgrado questi ele-vatissimi costi che la collettività ha già pa~gato con tutti gli interessi, i petrolieri nonsono in grado di assicurare ai loro capitaliquel profitto che essi si attendono, benchèil 'prezzo della benzina in I.taHa, nonostan~te la vicinanza delle fonti di approvvigiona-mento, sia il più alto del mondo, ebbene ri-nuncino a fare questi investimenti e H Go-verno intervenga e organizzi l'espansione del-l'attività dell'azienda pubblica, disciplini di-versamente il settore, crei le condizioni persottrarci a questa ,logica che impone soltan-to sacri1hci al popolo italiano.

L'Italia è un Paese di grandi e urgentinecessità, che non hale univel1sità e lescuole sufficienti per fair studiare i pro~rpri giovani, che non riesce a garantire ill la-

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Senato della Repubblica ~ 3869 ~ VI Legislatura

82" SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

voro a tutti i cittadini, che ha intere vastis~sime zone ancora sottoposte a condizioni diarretratezza economica e alcune IpeI1fìno al~l'abbandono, dove il suolo si va disgregan~do per il troppo ,lungo periodo di abbando~no delle montagne e delle zone alte, per laInon attuazione di opere di 'regimazione del~le acque e di forestazione che andiamo chie~dendo da decenni, per la mancanza assolu~ta di una politica di difesa del suolo percui ogni anno, come è avvenuto recentemen~te, dobbiamo registrare delle perdite eleva~tissime di vite umane e di beni che poi sitenta di riprrstinare attraverso spese enor~mi. Tutto ciò in conseguenza di una politicadi Iralpina, di una impostazione miope cheva danneggiando H territorio e non pensaalla sua difesa, che ha preferito le autostTa~de e la benzina dei petrolieri alla disciplinadelle acque, alla sallvaguardia del suolo delnostro Paese, per cui ogini anno si devonospendere somme gigantesche per le perditesubite, come purtroppo ora saremo costret~ti a fare per ,le zone sinistrate. L'Italia deiterremotati del Belice, l'Italia del terremotodi Ancona, l'Italia di Venezia che sprofon~da, che si disintegra e che si spopola a se~guito della politica sbagliata che il Gover~no sta facendo, l'Italia delle alluvioni delPiemonte e della Liguria, della Calabria e

della Sicilia può tollerare questo modo digovermare?

Nossignori, non può condividere le scelteche voi alndate compiendo, non può rega~lare ancora altri miliardi alle società petro~lifere dimenticando tutte queste esigenze. Lacollettività nazionale illon si può indebitareulteriormente per fare un grazioso dono allesocietà petreYbfere e continuare a non avereasili, ospedali, aoquedotti, case, opere di ci~viltà che mancano nella maggior parte delnostro Paese.

Questa politica, signori del Govelìno, puòportare sottanto al disastro, come già staavvenendo, e ad essa diciamo di no. Noi co~munisti la combattiamo, ci opponiamo allevostre scelte e ci adopereremo perchè anchein questa occasione questi provvedimentisbagliati, espressione della politica nefastache il Governo fa secondo interessi che nonsono quelli delle grandi masse popolari delnostro Paese, non riportino l'approvazione diquesta Assemblea. (Applausi dall' estrema si~nistra).

P RES I D E N T E. È .iscritto a parlareil senatore Pazienza. Non essendo presente,lo dichiaro decaduto dalla facoltà di parlare.

È iscritto a parlare il senatore Del Pace.Ne ha facoltà.

Presidenza del Vice Presidente SPATARO

D E L P A C E. Onorevole Presidente,onorevole Ministro, onorevoli colleghi, sia~ma ancora una volta ad affrontare uno deipiÙ discussi problemi del nostro tempo:quello del petrolio con tutte le questioJ1Jifinanziarie ad esso connesse. Credo che po~che cose ci siano ormai da scoprire in que~sta direzione. I lunghi dibattiti che si sonosvolti in questo e neJl'altro ramo del Par~lamento hanno messo a nudo tutte le impli~cazioni ed i problemi che sono alla base diquesto grave fatto. Ma è oltremodo interes~sante riflettere invece come, nonostant'e cheormai chiarezza si sia fatta, che tutto o qua-

si tutto si è detto sull'argomento, si insistaancora a voler tenacemente camminare versouna determinata direzione a vantaggio deigrossi petrolieri del nostro Paese.

Ed è significativo che questo Governo do~po avere ~ mi si passi la parola ~ regalato

in meno di due anni la bella cifra di 217miliardi alle grosse imprese petrolifere delnostro Paese, non solo, ma anche l'autoriz~zazione ad aumentare di 1.000 lire alla ton~nellata il prezzo degli oli combustibili (quin~di altre decine di miJiardi entrate nelle ta~sche delle grosse società petrolifere). questoGoverno che ha regalato tutto questo, bat~

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VI LegislaturaSenato della Repubblica ~ 3870 ~

17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

tuta nell'altro ramo del Parlamento sull'ul-tima proposta di decreto-legge, si è ripre-sentato tranquillamente al Senato con lIDaltro decreto-legge per un solo mese (per-chè non poteva farne a meno giacchè que-sto è il modo prescritto dalla Costituzione)addirittura per coprire gli oneri deLivantidalla mancata applicazione del precedentedecreto.

Una delle prime osservazioni che vogliofare è questa: questo Governo che ha rega-lato, non certo con la nostra approvazione,217 miliardi in due anni alle grosse compa-gnie petrolifere, questo Governo che ha ac-cumulato negli anni quasi 9.000 miliardi diresidui passivi, come propone al Parlamentodi far fronte al mancato introito eLi 217 mi-liardi? Nientemeno che ricorrendo al mer-cato finanziario, con obbligazioni del cre-dito pubblico, per il oui ammortamento sIÌ.parla addirittura di venti anni nella propo-sta di legge, poi di dieoi anni, il che vuoI direcollocare nel mercato ddle cartelle che oggi,quando va bene, si collocano ad Uln capitalenominale di 92 lire; in alcuni periodi si sonocollocate ad 82-84 lire, per un valore nomi-nale di 100 lire di capitale, il che equivalead una perdita netta iniziale dall'8 al lOeanche al 14 per cento! Ci sono inoltJre gli in-teressi intorno al 6 per cento, pagabiliinventi anni~ che mi sembra rappresentino lilt20 per cento del capitale impegnato, per cuisommando tutto si arriva attmno a,l 130-140per cento del capitale richiesto. Ciò vuoIdire che questo Governo, per coprire 217miliavdi regalati alle grosse compagnie petro-lifere, si impegna a rimborsare un debitoche arriva intorno ai 500 miliardi in ventianni, se i miei calcoli non sono erm'ti.

L'altra cosa grave è che iÌl Governo di-chiara: operiamo uno sgravio di 2-3 lireal litro e questi soldi saranno recuperati, nonverranno incassaN, non verranno spesi, nonsi aocumuleranno altri res.idui passivi; nientedi wtto questo: per il reperimento di questifondi si ricorre aJ credito ordinario, e credoche su tale questione l'onorevole Ministrodelle finanze debba riflettere bene.

Ritengo ora necessaria una prima consi-d':èrazione. Questo Governo, che in tutte leoccasioni si è strappato le vestii dicendo di

non avere i soldi (ricorderete certamente co-me me l'episodio del passaggio dei due emen-damenti sulla legge delle pensioni in questoramo del Parlamento e le lamentele, le pro-teste, che l'onorevole Malagodi, l'onorevoleValsecchi e gIà altri ministri fecero sul fattoche si rovinava il bilancio dello Stato perchèsi concedevano aumenti ai nostri pensio-nati, portando, niente di meno, a 5.000 lirein più al mese gli aumenti stabiliti dal Go-verno, dicendo tra l'altro che i soldi non sisarebbero potuti trovaI'e), oggi senza batterciglio regala 217 miliardi in due anni, chepoi, per i giochi del debito pubblico, diven-tano 500 miliardi e anzi caparbiamente sibatte perchè, anche quando il Parlamento hadetto no, si ritorni a discutere, si riaffrontiil Parlamento per far passare in tutti i modia favore dei grandi petrolieri una cifra scan-dalosa.

Nei prossimi giorni proveremo ancora que-sto Governo. Nelle Commissioni del Senatoè già iniz,i3lta la discussione sulle tabelle delbilancio e si vanno profilando numerosiemendamenti con richies.te di finanziamentiseri per problemi gravi che investono il Pae-se: pensiamo alle alluvioni, al fondo di soli-davietà nazionale, all'età pensionabile e cosìvia. Su tutti questi argomenti proveremola credibilità del Governo. Ma sono con-vinto che, quando chiederemo nuovi stan-ziamenti, ancora una volta l'onorevole Mala-godi e l'onorevole Valsecchi verranno qui conil capo cosparso di cenere a fare atto dipenitenza e a dire che i soldi non ci sono.E ora si continua ad insistere che i 217 mi~li ardi sono fatto di vita o di morte per l'eco-nomia nazionale e che bisogna regalarli.

È possibile continuare in questo modo?Pensate che tutto questo sia giusto? Che cosac'è sotto? Che cosa dobbiamo pensare diquesto atteggiamento del Governo che eOll-tinua testardamente a dire che bisogna rpI'O-cedere in questa direzione? Ma ci accorgia-mo che cambiano persino i rapporti di for~za? Anche chi all'inizio aveva sostenuto que-sti decreti e la necessità di adottare deiprovvedimenti quando i noli salirono verti-ginosamente e si ,incontrarono certe difficol-tà, oggi si dichiara contrario, come, appun-to, il Partito socialista. Prima di me doveva

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

parlare un rappr,esentante del Movimentosociale e ha rinunoiato alla parola e così unaltro missino. Anche alla Camera i missinisi sono astenuti su questo problema. Quisi sta profilando addirittura un sostegno, uncambiamento di maggioranza, un ulterio:respostamento a destra che a noi non mera-viglia, peI'chè lo abbiamo sempre denunciato.Sono sempre, lì disponibili a portare bor-racce ed aiuti a questo Governo che li ri-chiede e 1i ricerca. Vi accorgete quale situa-zione andate creando con una posizione te~stal1da come la vostra? Ma vuole la maggio-ranza riflettere? Vogliono riflettere i social-democratici? Vogliono riflettere tutti i col-leghi della Democrazia cristiana? Si dice:ma sano i comunisti che insistono, che si bat-tono contro i decreti e contrO' tutto per con-trastare il Governo. Ma è chiaro, un Governache sceglie questo modo di condurre avantiuna linea politica è tempo che se ne vada,che la faccia f-inita. Non è possribile che nonimpari la lezione una volta tanto; battutogià una volta, possibile che si vaglia ripre-sentare e rischiare ancora una valta lo stessofallimento? Sembra quasi di essere ritornatia livello del suicidio valontaria. Continuatein questo modo ma non venite poi ad aecu-sarei perchè noi facciamo l' ost'ruzionismo.Noi ci battiamo per farvi capire anche se cidirete che continuiamo a ripetere l,e stessecose, e così si continuerà a ripetere le stessecose fino a quando non si riuscirà a farleentrare nella testa di chi non le vuoI capire.Quindi anche se saremo costretti in 40, inin 50, a ripetere le stesse cose, le dovremoripetere nella speranza che finalmente siriesca a far penetrare un barlume di Iuci-dità. Speriamo che questa ripetizione diafrutti.

In questo decreto però c'è un altro gravefatto ed il collega Venanzi lo ha messo ,inrisalto: l'articolo 2. Cosa gravissima. Io nonvoglio prendere in considerazione l'articolo 2dal punto di vista costituzionale o dal pun-to di v,ista del valore legale, di ciò che vi èdi anTIicostituzionale e di non legalmente va-lido, non voglio esaminarlo da questi pun~ti di vista, dato che molto brillantementelo ha fatto il senatore Venanzi. Ci accor-giamo che con 'questo articolo 2 il Governo

non soltanto dice: noi vi abbiamo regalatoquesti 217 miliardi in questo periodo ma ad-dirittura ci impegniamo a regalarvene pertanti anni ancora quanti ne vorrete; bastache strilliate, basta che facciate pressione.L'ar-uicolo 2 dice che siete disposti a riesa-minare tutto il trattamentO' fiscale dei pe-troli perchè, bontà vastra, si dice che sigrava troppo. E qui sembra che sia addirit~tura adombrato il fatto che l'entrata in vi~gare dell'IV A provocherebbe nel settore deipetroli degli squ.ilibri. Ma allora mettiamocid'accardo: siamo nel giusto quando l'onore-vole Valseochi va affermando alla televisio-ne, che 1'imposta sul valore aggiunto nonpravoca aumenti, in quanto, giocando sullascomparsa dell'IGE e cumulando i diversipassaggi, non raggiunge quasi mai il valareattuale dell'IV A e quindi i prodotti non de~vano aumentare? Questo va affermando loonorevole Valsecchi e mi sembra, onorevoleSottasegretario, che lei stia condividendO'questa mia affermazione. E allora se questoè vero non può essere soltanto vero per ilpizzicagnolo, non può essere soItanto veroper il macellaio, ma deve essere anche veraper i petrolieri. E allora l'IV A anche per isignori petrolieri non provoca nessun ag~gravi o e quindi un aumento della benzinasarebbe ingiustificato, di conseguenza unadefiscalizzazione vista da questo angolo vi-suale sarebbe certamente sbagliata. Onare~vale Sottosegretario, queste asservazioni alei potranno anche apparire ovvie ma dacome voi avete impostato il decreto e la di-scussione non sono affatto ovvie. Nella re-plica lei avrà la bontà di chiarire la que-stione. Allora, quale sarebbe il vero motivo?Quella di cui parlava prima il senatore Ma-derchi, oss.ia che è aumentato il costo dellamano d'opera? Sappiamo quanto ;incide lamano d'apera, cioè conosciamo il rapportotra capilale variabile e capitale fisso nelleraffinerie? Anche se si Quadruplicasse o quin-tuplicasse il valore del capitale mobile, esso

non inciderebbe che della 0,5 per cento sulvalore del prodotto. Si tratta invece di au.menti e di variazioni del capitale variabileche hanno ,inciso nella misura del 10-15 percento. Può essere questa. una giustificazione

quandO' si sa che c'è stata una diminuzione

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17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

del costo dei noli tale che l'aumento deisalari è stato largamente compensato? Daqualunque punto di vista si esamini il pro-blema, da quello dell'incrdenza dell'IV A aquello dei costi, non è possibile accettare ilprincipio di una defiscalizzazione che vada avantaggio dei grossi compJessi petiroHferidel nostro Paese.

Aver messo nel decreto che questo è unimpegno del Governo e che in questa dire-zione ,esso ,intende andare, ci mette nellacondizione di doverci battere in modo an-cara più deciso perchè le cose non possonopiù andare avanti in questa direzione.

Voglio ora ricordare un'aJtra questione.Mi sembra strano che questi petrolieri checi rimettono tanti soldi (si parla, secondo1'articolo del giornale che ho davanti, diuna perdita di almeno un miliardo al giorno)siano venuti proprio in Italia ad impiantaree a mettere insieme tutte quelle grandi cat-tedrali del deserto per la raffinazione delpet:r~olio. Lo fanno forse per il principio ma-~;ochistico di andare a ricercare il rischio, ilpericolo, il mancato profitto, lo fanno soloper divertimento o per il gusto di ,rischiare?NIi sembra strano che questa gente vadaproprio in bocca al lupo ad investire mil:iardiin un Paese in cui ha la certezza di rimet-terei.

La verità è un'altra e cercherò di appor-tare il mio contributo alla dimostrazione diquesta tesi. Se non ci fosse questo guada-gno non so perchè i giornali dei padroniparlerebbero lo stesso linguaggio del Go-verno.

Bo qui un articolo di domenica 14, chedice: ({ Viene ravvisata l'urgenza dall'Unionepetrolifera di accelerare al massimo 1'iterparlamentare del provvedimento di ristrut-turazione dei prezzi dei prodotti petroliferiche il Governo ha già messo a punto e che,s,ècondo le previsioni dell'unione delle so-cietà petrolifere, consentirebbe 'di recupe-rare una parte notevole di perdite. I timoridell'Unione risiedono nel fatto che il prov-vedimento è stato presentato al Parlamentosotto forma di disegno di legge e che nonpossa entrare in vigore in tempi molto bre-vi ». In sostanza con questo articolo si dicea][ Governo: ma insomma, che cosa ci state

a fare se non presentate il 'Solito decreto enon ci date una mano? Eoco lin che tono lastampa dei padroni, dei grossi petrolieri sirivoLge al Governo: se non siete buoni a fareil vostro mestiere smett,ete! Secondo loro illGoverno avrebbe dovuto presentave un de-creto e non una proposta di ,legge. Se pren-dete però qualsiasi giomale della gTOssa bor-ghesia e del padronato vedrete che la questio-ne del petrolio è al centro deUe pubblicazio-ni ,e ad essa vengono riservate quattro ocinque colonne nelle quali al solito si ac-cusano i comunisti di dare battagJiia a que-sti signori mettendo la situazione economica

, del Paese in crisi.Cari signori del Governo, s,e i padroni del

vaJpore mobilitano tutte le forze che sonoin loro mano pagando i 101'0 giornali, usu-fruendo di tutte le possibilità per scatena-lie la battagllia in ques,ta direz)Ìone, dando an-che consigli del tipo di quello che ho lettoprima, lo fanno perchè vogliono preservarei loro alti profitti, che sono proprio quelliche gli permettono di fare tutto il chiassoche fanno. Quando in un Paese come il no-stro alle grosse imprese petrolifere non sol-tanto si regalano in meno di due anni 217 mi-liardi, mentre il popolo italiano ne paga oir-ca 500 e a questi signori si concedono con-tributi a fondo perduto, teueni gratuiti, pre-stiti e mutui agevolati a tassi bassissimi, per-meuendo loro di attingere ai finanziamentidelle regioni, dello Stato, delle strutture ban-carie del Paese, per fare la loro politica ,e permalizzare i grandi profitti; quando a questisignori è permesso di costruire le 101'0 im-prese di tras,foJ1mazione senza aLcun rispet-to per la sa'lute delle popolazioni, inquinan-do e distruggendo il nostro ambiente senZiapagare un soldo, allora si spiega perchè ven-gono in Italia, che per loro è diventato ilPaese di Bengodi. In Germania, sul Reno èobbligatorio non soltanto depurare le acque,ma addirittura pescare a valle degli scari-chi, in modo tale che se un'altra industriavolesse usufruire dell'acqua non dovrebbeusare un'acqua inquinata e così avvie-neanche in Francia e in Inghilterra. InI talia invece si può inquinare la laguna ve-neta mndendola uno stagno, si può inqui-

nare tutta l'area di Genova perchè non c'è

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA. RESOCONTO STENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

chi costI1inga ad usare i depurrutor:i. Perciòsi aI1riva <ascandali come quelli di Por:to Mar~ghera dove non si impone di metteI'e i de~puraitori ma si costringono 50.000 persone amettersi le maschere antigas. Si aITiverà ad-dirittura al punto in cui ci si dirà che se sivuole respirare aria pura, non spetta alleimprese industriali mettere i depura tori aHeciminicere, ma spetta al cittadino mettere idepuratori alla propr~a .finestra per far en-trare aria pura in casa.

L I V I G N I. E ci metteranno pure latassa.

D E L P A C E. Già, e metteranno unatassa perchè il cittardino ha depurato l'ariaa casa sua, per rimborsare le tre lire di sgra-vio concesso ai grossi petrolieri. Ecco larealtà! Altro che discutere sul fatto che lor~signori non ce la fanno e non possono andareavanti! Questo Governo ha creato tutte le fa-cilitazioni possibili: gli ha creato ogni pos-sibilità di sfruttamento a danno del Paese,e oltretutto, dovremmo regalare altri 217 mi-liardi in due anni e impegnarci a regalarglie-

ne in futuro chissà quanti ancora! È possi-bile continuare in questo modo o si devecambiare? E poi ci si lamenta che noi comu-nisti facciamo una battaglia a questo tipo dipolitica! Altro che battaglia! Qui bisognasmetterla, bisogna cambiare indiriz:w. Eccoperchè diciamo che contro questo indirizzoai batteI1emo con tutta la nostra forza;parleremo, diremo le nostre opinioni, le ri~peteremo, le ripeteremo ancora, nella spe-ranzache almeno qualche parola entr:i nelleteste, perchè si riesca a fare una polilticadiveI1sa.

A questo punto credo che altre considera-zioni si impongano sempre sulla questionedelle possibilità che hanno, dei costi, deiguai, delle dithcoltà che incontreI1ebbero.Insomma, a chi volete farle credere questecose? Volete farle credere a noi? Il cO[llpa~gno Giovannetti, che mi ha preceduto, di-ceva che questi grossi presidenti di compa-gnie petroldfere addirittura spendono cen-tinaia di milioni per acquistare un giocatoredi calcio, per essere presidenti di una squa~dra di calcio. Quanti sono i casi di questo

genere! Poverini, hanno bisogno dell'e1emo-sina dello Stato, dei contribuenti per poispendere miliardi e miliardi in questa dire-zione. Questa gente non avrebbe la possibi-lità di andal1e avanti e quindi se dovessesuccedere che la defiscalizzazione non venis-se approvata o che il deoreto sulle ,due o trelire di sgravio non venisse approvato, minac-cia scioperi, chiusure, serrate, aumenti dellabenzina e quindi aumenti generali dei prezzinel Paese, insomma l'apocalisse per l'Italia.Ma vi rendete conto che quando in Italiac'è un grosso giornale che non va avanti oche ha bisogno di cambiare proprietario, chiacquista le azioni, chi se lo prende nellemani è un grosso petroliere? Non mi riferi-sco al « Resto del Carlino» o alla {{Nazione»e via discorrendo. Ma allora questa genteha i soldi o no? È in difficoltà o meno?

Io so invece che nel settore tessile ancheper quanto riguarda grosse industrie non cisono progressi in questa direzione. Invece sesuccede qualcosa nel Paese e c'è da acqui-stare qualche milia:rdo di azioni di una de-terminata impresa a correre sono i petrolie-ri, questi disgraziati a cui c'è bisogno di da-re un aiuto, approvando due o tre lire disgravio o una defiscalizzazione.

Si sta discutendo ora la questione dellaMontedison. E chi ritroviamo ancora UJnavol-ta nel maneggio del pacchetto azionario, neltentativo di cambiare tutta la gestione dellaMontedison, se non ancora una volta un pe-troliere che a suon di miliardi cerca di acqui-stare centinaia, migliaia di azioni, per in-terferiI'e nella politka dello Stato e dellepartedpazioni statali e giocare quindi unruolo diverso, di direzione egemonica in tut-to .il settOl'e del petrolio, per avere lui solola proprietà?

E poi ci venite a raccontare che non han-no i soldi e che se non si va verso la defi-scalizzazione chissà dove si va a finire! No,non potete gabellal1ci simili cose!

Allora il prohlema è sempre lo stesso:quello della scelta di campo che si vuole fa-re. Sta tutto qui: se siamo con i petrolierie quindi con i più grossi padroni del nostroPaese o se siamo invece con i lavoratori. Lascelta è fatta. Sempre più dalla vostra par-te si schierano i padroni. Anche gli ultimi

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Senato della Repubblica ~ 3874 ~ VI Legislatura

17 GENNAIO197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA. RESOCONTO STENOGRAFICO

di 00101'0 che eravate riusciti a raocoglierevi stanno abbandonando. E, come dicevo inpartenza, i sostituti non sono costituiti chedal Movimento sociale che viene a ranghicompatti a darvi una mano nel tentativo difar passare una politica reazionaria, antipo-polare, antitaliana e quindi contraria agliinteressi di tutto il Paese. Non ho voluto par-lare di problemi di chimica o delle struttureeconomiche del Paese, ma ho voluto richia-marmi a dei fatti politici concl'eti, al1e soel-te che il Governo dovrebbe fare proprio per-chè è il Governo di tutto il Paese e quindicleve camminare in una determinata dire-zione.

Le scelte noi le abbiamo fatte, ci siamoposti in un determinato schieramento e sia-mo qui a batterci tutti i giorni sul problemache è al nostro esame. Potremo appariren oiosi e pedanti: accettiamo tranquillamen-te quest'accusa, che non ci nruooe. Certo èche vogliamo approfittare di tutti i momentie di tutte le occasioni per far capire a tutti,e soprattutto ai lavoratori e alla popolazio-ne italiana in genere, di quale infamia vi sta-te maochiando regalando a chi ha miliardida giocare e da spendere altri miliardi perarricchirsi ancora di più, regaJlando ancoradenaro a chi inquina l'Italia, a chi crea con-dizioni disperate nel nostro Paese, mentretutti i gioTni ai pensionati dite di no, mentrenegate assistenza, mentre negate linterventiche sono indispensabili per portare avanti ilPaese.

Continueremo dunque a ripetere queste co-se con forza. Ce ne scusiamo con chi ha ca-pito perchè lo facciamo ed è costretto adascoltarci ancora; ma speriamo, ripetendocontinuamente le stesse argomentazioni, diriuscire a far capIre anche a qualcun altro,in modo che finalmente si scelga una stradache vada veramente inoontro agli interessid~i lavoratori e del popolo italiano.

P RES I D E N T E. È iscritto a parlareil senatore Borracoino. Ne ha facoltà.

,/, B O R R A C C I N O. Signor Presidente,onorevole Sottosegretario, onorevoli colle-ghi, le ragioni della forte opposi:nione delGruppo parlamentare del partito comunista

italiano al decreto che regala altri 33 mi-liardi alle compagnie petrolifere sono stateampiamente illustrate nel corso dei prece-denti interventi. Ma la battaglia continua alSenato e ha la sua profonda ragione di con-tinuare dal momento che si tratta di ripor-tare i rapporti tra il Gov'erno e il Parllamen-to nel loro binario naturale. È questa quin-di una battaglia non settoriale, non limita-ta, ma è una grossa battaglia poLitica con-tro una visione sbagliata, da parte del Go-verno, del rispetto della Costituzione, deirapporti con il Parlamento e delle scelteche devono essere oggi affrontate nell'inte-resse delle masse lavoratrici. Ecco perchèil Gruppo comunista porta avanH questabattaglia con tenacia, con forza; noi 'rite-niamo che questa battag!<ia sarà utile allademocrazia del nostro Paese e al raggiun-gimento di quegli obiettiVli che ho enuncia-to. Che il Governo abbia presentato alleCamelìe il quinto decreto sulla benzina è in-fatti un atto gravissimo di aperta violazionedei princìpi della Costituzione, è un attoche altera i giusti rapporti tra Parlamentoe Governo ed un atto gravissimo di frontealle condi:nioni delle masse popolari del no-stm Paese che attendono ben aLtri e più im-portanti provvedimenti legislativi, per il cuiritardo ultimamente la ooscienza del Paesesi è ribellata dimostrandolo attraverso losciopero generale dei tre sindacati CGIL,CISL e DIL.

Ecco quindi le ragioni di fondo, di impo-stazione generale dell'opposizione comuni-sta, al di là di quello che è IiI provvedimen-to in se stesso. Per quanto riguarda poi ilmerito, la nostra opposizione oggi è suffra-gata innanzi tutto dal fatto che siamo arri-vati al quinto decreto a favore dei petro-lieri, in secondo luogo dal fatto che le com-pagnie petrolifere hanno realizzato enormiprofitti che non giustificano affatto questoulteriore provvedimento, in terzo luogo dal-la circostanza che la materia doveva essereesaminata nel contesto di una .legge orga-nica che disoiplini questo settore di inte-resse nazionale sottraendolo al controllo edalla speculazione dei grossi gruppi petroli-feri del nostro Paese ed infine dal fatto chealla minore entrata di 200 miliardi per gli

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Senato della Repubblica ~ 3875 ~ VI Legislatura

17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

sgravi fiscali il Governo intende provvederecon il ricorso al mercatofinanziado mentre

~ è stato già osservato ~ ciò è possibile

solo per reperire capitali per investimentia lungo termine.

Esaminando queste quattro ragioni fon~damentali di opposizione al decreto, dob~biamo di contro registrare che sia alla Ca-mera dei deputati sia nel dibattito qui inSenato non sono state opposte efficaoi a;rgo~mentazioni a quelle ampiamente illustratedal Gruppo comunista. Queste fondamen~tali ragioni trovano oggi consenso non solonell'opposizione ma anche in ambienti del-la maggioranza, se si leggono attentamentela relazione al decreto che fu bloccato allaCamera e la relazione al decreto attualmen~te in discussione al Senato. Già da queidocumenti venivano fuori forti dubbi e sulmetodo e sulla sostanza del provvedimento.La nostra battaglia è ulteriormente rinfor~zata da queste osservazioni dene due rela~zioni, che riconosoono come fondate moltedelle ragioni addotte dal Gruppo comunistanel corso di questi dibattiti.

Vi sono quindi due grandi motivi percontinuare una battaglia che deve bloccal'equesto decreto: il rispetto della Costituzio-ne e del corretto rapporto del Governo conil Parlamento e il tipo di scelte verso lemasse popolari. Vi sono inoltre quelle quat-

tl'O fondamentali ragioni di oppoSlizione aldecreto che portano il Gruppo comunistaad una opposizione ferma e tenace, inter-pretando così i sentimenti dil'eazione divastli settori popolari e di vasti settori par~lamentari del nostro Paese.

Riteniamo quindi che la battaglia in COT-so deve costringere il Governo ad uscÌl'eda un binario falso, per imboccare la stra~da giusta di un'iniziativa legislativa che, di-scutendo di questo provvedimento nel con~testo di una normativa di carattere gene- I

l'aIe che deve disciplinare !'intero settore,porti ad una visione nuova di questIÌ pro~blemi.

Ci sono poi le ragioni di carattere costi~tuzionale. Abbiamo affermato con estl'emachiarezza che questo Governo intende oggiportare avanti la sua politica attraverso idecreti. È stato detto che altri governi han-

no fatto ricorso nello spazio di anni ad unnumero di decreti molto più limitato deinumerosi decreti ai quali è ricorso il Go-verno Andreotti nei pochi mesi di gestionegovernativa. Ed è lecito chiedersi: di que~sto passo dove arriveremo? Mentre si elu-dono le grandi scelte del Paese su temi sca~brosi che denunciano invece un indirizzoprofondamente conservatOl'e e di favoreggia-mento di grandi gruppi priv,Hegiati, si ricor~re al decreto-legge per imporre alla maggio~ranza una unità e per far passare determi-nate scelte che la stessa maggioranza nel~la sua interezza non vuole condividere. Si im~bocca allom una strada di apeI1ta violazionecostituzionale, strada che giustamente oggiapDe nel nostro Paese un discorso moltoserio sulle prerogative costituzionali.

Come è possibile, noIlo spazio di un annoe mezzo, rioorrere a cinque decreti-legge suun provvedimento di favoreggiamento del~le grandi compagnie petrolifere? Il ,ricorsoai cinque decreti-legge sarebbe stato giusti-ficato solo da eventi di una gravità eccezio~naIe nella vita del Paese. Non solo, ma ilquarto decreto è stato bocciato e il Governoreagisce dinnanzi a un voto di sfiducia delParlamento presentando al Senato addirit~tura il quinto deoreto! Onorevoli senatori,è di una gravità senza precedenti! Non Siiè mai riscontrata negli anni scorsi e neigoverni precedenti una presa di posizionecosì violenta, così reazionada, così preoc~cupante, per cui il Governo, che dopo ilprimo decreto aVI1ebbe dovuto avere la sen~sibilità di ricorrere ad una legislazione nor~male ,per disciplinare l',intero settore, nonsolo non avverte questa esigenza, ma pre~senta il secondo, il terzo, il quarto decreto.Naturalmente il Parlamento reagisce, per-chè non può sopportare questo gioco peri~coloso di oppressione dei princìpi costJitu-zionali e di violazione dei corretti rapportitra il Legislativo e l'Esecut,ivo; l'eagiscequindi e affossa il decreto e il Governo, conestrema leggerezza ~ perchè qui non sono

in gioco gli interessi del Paese o delle gran~di masse popolari, nè siamo di fronte agrandi scadenze che richiedono effettiva~

mente urgenza di azione ~ presenta addi~

rittura un quinto decreto-legge. Passi la pl'e~

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VI LegislaturaSenato della Repubblica ~ 3876 ~

17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA. RESOCONTO STENOGRAFICO

sentazione del seoondo e del terzo decreto,ma per lo meno, quando il quarto decretoè stato affossato dal Parlamento, un Gove'r~no che avesse avuto un minimo senso di re~sponsabilità e che avesse voluto operare nelrispetto dei princìpi costituzionali avrebbedovuto presentare immediatamente un'ini~ziativa legislativa diversa, lasciando al Par~lamento di disciplinave l'intero settore edeventualmente di esaminare il problema spe-cifico contenuto nel decreto~legge in discus~sione.

Da ciò la nostra vivace protesta e la £er~ma reazione contro un metodo assolUJtamen~te inconcepibile. Non è possibile accettarela presentazione di una sede di deC'retdeg~ge su una questione che non ha alcun inte~vesse pubblico, nè tanto meno la sfida delGoverno che, dinanzi alla bocciatura delquarto decreto, ne ripresenta un quinto co- I

me per dire: a me non interessa quantoha. deciso il Parlamento; io devo andaveavanti e voglio imporre questa decisione alParlamento.

Ecoo quindi le ragioni profonde, valide egravi che suffragano oggli la battaglia diopposizione del Partito comunista .italianoa questo decveto. Noi oggi chiamiamo ilParlamento a riflettere su questa situazionee a normalizzare ,i rapporti con l'Esecutivobocciando anche questo quinto decreto edinvitando l'Esecutivo a ricorrere alle altrevie legislative che sono state indkate chia~ramente nel corso degli interventi svolti.

Ecco che cos'a chiediamo a ooloro cheoggi fanno parte del Governo e che hannosempre richiamato .il rispetto dei princìpicostituzionali: rapporti corretti e normalitra l'Esecutivo ed il Parlamento. Ma comesi comportano oggi queste componenti dellamaggioranza che spesso si sono richiamatea questi princìpi e che oggi, dinanzi ad unfatto che effettivamente turba i rapporti trail Parlamento e l'Esecutivo, intendono an~dare avanti ricorrendo, dal momento che siavvertono sintomi di protesta e di malesserenella maggioranza, all'appoggio dei voti fa~scisti per portare avanti una minaccia edun ricatto conrm la stessa maggioranza?

Così al guaio già determinato nei :rappor-ti con il Parlamento e nei confronti del Ti~

spetto dei princìpi costituzionali si aggiun-ge oggi un I1icatto di carattere politico estre~mamente grave ed estremamente serio: sela maggioranza non vuole essere compatta,ci sono i voti missini pronti a portare l'au-silio all'approvazione del disegno di leggedi conversione del decreto~legge. Il fattostesso che nel corso del dibattito gli espo~nenti di quella parte abbiano rinunciato adintervenire è un sintomo molto eloquentedi questa manovra. Noi riteniamo che an~che questa manovra politica debba essereoggi respinta poichè anche essa, in fondo,è un ricatto contro il Parlamento e controil Paese.

Non solo questo decreto è una violazionedella Costituzione e una sfida al Parlamen-to, ma è anche un insulto ai ceti deboli, dalmomento che vi è stata tanta opposizione,che vi è stato un atteggiamento così negati~vo e testardo verso un settore sociale cheoggi vive in condizioni economiche vera~mente preoccupanti: mi riferisco ali pensio-nati te particolarmente a colaTo che godonodelle pensioni minime di 19~25~30.000 lire.Si dica oggi come è possibile vivere con19 o con 30.000 lire. Se si vuoI venire in~contro ai grandi petrolieri che realizzanomiliardi, e si parla addirittura di un mi-liardo al giorno, a questo punto non si ri'e-sce proprio a capi'I1e come si fa a respingerein maniera così testarda le rivendicazionidi pensionati che vivono con 19, 25 o 30mila lire. È un fatto veramente assurdo: ilParlamento bloccato per un anno e mezzoattorno ai petrolieri, superando ogni con~dotta, ogni norma di legittimo rispetto del~le prerogative costituzionali e parlamentari,mentve un ricatto verso il Parbmento si èavuto qui proprio al Senato, quando, mal~grado il Senatv av,esse già approvato unprovvedimento positivo a favore dei pensio~nati, si è detto che quel voto bisognava ri-mangiarselo. Questo provvedimento positi-vo del Senato avrebbe dovuto consigliare ilGov,erno a rivedere il suo atteggiamento: infondo si trattava dei nostri genitori, di mi~seri lavoratori, si trattava di braccianti, dioperai, di commercianti, di artigiani e quin~

di ]1 Governo avrebbe dovuto rispettare lavolontà del Parlamento. Ma il Governo di~

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ce no: il Parlamento deve rimangiarsi Ja suadecisione. Sul provvedimento a favore deipetrolieri, ,il Governo dice la stessa cosa:~l Parlamento ha affossato il quarto decreto,ma il Governo intierviene e dice no, il Par-lamento deve rimangiarsi le sue decisioni.Ecco le ragioni della forte opposizione delPartito comunista a questo metodo di con-dotta. Il Parlamento decide a favore deipensionati e il Governo dice no, bisognache il Senato si rimangi quel provvedimen-to. Il Parlamento respinge il quarto decretoa favore dei petrolieri e il Governo dice no,dovete dmangiarvi quella decisione, e pre-senta il quinto decreto-legge. Un fatto as-surdo, inconcepibile. Ed eoco il disagio de-gLi ambienti della maggioranza nel difendereuna prassi, nel difendere quella che si vuoIoggi far diventare una norma di violazionedi ogni rispetto costituzionale e di ogniri-spetto pa'rlamentare. Ci troviamo quindidinanzi a questa graVlissima situazione e ilGruppo comunista certamente, conduoendoquesta battaglia, rende un grande servigioalla Costituzione, al Parlamento, al rispet-to delle sue prerogative ed apre il ragiona-mento sulle scelte che noi dobbiamo portar-eavanti. Non è giusto bloccare lil Parlamentoper un anno e mezzo a favore dei petrolierie poi non trova're spazio per ,la discussionedei grandi problemi del Paese, sollevati dalgrande sciopero generale del 12 ultimo scor-so, il quale ha J1iproposto all'attenzione delPaese non queste scelte a favore dei petro-lieri, ma le grandi scelte che ,riguardanoi lavoratori: la casa, l'agricoltura, la scuola,il Mezzogiorno, il problema dell'irrigazionenel Mezzogiorno. Anche nella discussionesul bilancio nelle varie Commissioni, negliambi,enti della maggioranza sono venutefuori delle considerazioni negative sulla po-litica del Governo. Si è detto in sostanza~ e questo l'ha detto il senatore Caron,

che dovrebbe parlare su questo provvedi-mento ~ che i grandi oeti privilegiati delnostro Paese trovano il modo per sapersidifendere, per sapere evadere. Questa è unadimostrazione lampante e chiara: un pic-

colo gruppo di privilegiati impone al Go-verno la presentazione di cinque decreti eblocca il Parlamento a discutere un anno

e mezzo attorno a questo argomento. Ecco,senatore Caron, un esempio lampante echiarissimo di questa disfunzione, di questacarenza, di questi ,rapporti anormali che sisono venuti a determinare tra l'esecutivoed il Parlamento: ,i ceti poveri, i lavoratori,coloro che hanno un reddito basso sonoproprio quelli che vengono oompressi dauna poliNca di scelte sbagliate.

La discussione in atto su questo decretovuole confermare queste evidenti ragioniper cui la tematica della battaglia che por-tiamo avanti non è ristretta al provvedimen-to in se stesso, ma investe una situazionedi caratte:re generale molto preoccupante egrave. Si è detto nella discussione nellaCommissione finanze e tesoro che al Mez-zogiorno restano le briciole: il Mezzogiornochiede occupazione, irrigazione, case, scuo-le, asili, scuole materne, opere di sistema-zione urbanistica e del territorio. Ci venia-mo a trovare annualmente dinan:zJi a sciagu-re che colpiscono il nostro Paese, ma essenon hanno V:isto da parte del Governo quel-la solerzia, quella testardaggine, quella fer-mezza nel portare avanti i provvedimentd. afavore delle popolazioni colpite così comeinvece si sta verificando per un provvedi-mento che viene incontro ad un piccolog,ruppo di privilegiati del nostro Paese.

Allora diciamo agli ambienti della mag-giioranza: oome è possibile approvare oggiun provvedimento che va contro la logica,contro quelle stesse ragioni che voi cono-soete e di cui si pavIa nei dibattiti che sistanno susseguendo? Si tratta quindi di unascelta e dobbiamo rilevare, oltre a questeragiioni, che le grandi compagnie petrolife-re stanno realizzando profitti di enorme por-tata per cui è il caso ,di apri'J:1eun dibattitosu questa loro posizione di privilegio perrespingere il falso dilemma dell'approvazio-ne del decI'eto o dell'aumento del p:rezzo del-la benzina e per portare avanti una nuovanormativa di carattere generale per la di-sdplina di questo settore.

Dobbiamo rilevare inoltre che non c'è nèurgenza nè una ragione a favore del dec:re-to. Prima di tutto, dobbiamo dire che nonc'è obbligo e impegno alcuno da parte del-lo Stato italiano di rimborsare i maggiori

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oneri e quindi ciò dovrebbe portare a con-siderare assolutamente inutile il ricorso aldecreto~legge; inoltre, non abbiamo avutovariazioni nel prezzo del greggio e non citroviamo dinnanzi a fenomeni che possanogiustifica:re -il decreto, -anzi ci troviamo din-nanzi a fenomeni contrari: infatti si è avu-to un crollo del costo dei noli.

Questo sta ad indicare proprio come ildecreto non sia necessario. Non ci troviamodinanzi ad un settore in squilibrio, che nonè più in grado di competere con altri grup~pi concorr,enti ed a £avore del cui sostegnosussistano profonde ragioni nell'interessedell'economia nazionale. Niente affatto, an~zi il tortuoso ragionamento che si è volutoportare avanti a suffragio del decJ:1eto-leggeè stato criticato anche nella relazione dimaggioranza presentata alla Camera. Si èdetto che ,in fondo si tratta di un settoremolto complesso e diffidle per cui bisognatenere pvesente un insieme di fattori e quin-di non è facile giungere ad una ,argomenta-zione precisa su questo provvedimento. Noidiciamo che il fatto che ci troviamo dinan~zi ad un settore difficile e complesso nelquale concorrono molti fattori non è unagiustificazione sufficiente per riconrere aldecreto~legge e per l'elargizione di questiulteriori contributi di 33 miliardi. Anzi, pl'O~prio la complessità di questo settore e ilfatto stesso che alla formazione del prezzooggi intervengono molti fattori di caratteJ1enazionale e internazionale, sono ragioni chegiustificano la richiesta di carattere genera-le, fatta da ambienti della maggioranza go-vernativa ed anche da noi, della necessitàdi presentare un provvedimento legislativoper una nuova normativa.

Quindi, crollo dei noH. Cosa significa? Si-gnifica un ulteriore profitto per le grandicompagnie petrolifere, che realizzano ulte-rio:ri profitti e che ottengono ulteriorci. priv:i~legi da parte dello Stato. D'altronde la con-siderazione secondo cui è stato l'aumentodella mano d'opera a causare questa situa-zione, che è stata portata a sostegno deldecreto-legge, non ha una validità perchè,come abbiamo afferm2Jto con estrema -chia-rezza ~ e la maggioranza non ha oppostocifre precise COTLt'J10le nostre"' affermazio-

ni ~ c'è stato anche un aumento della pro-duttività giustificato dalle innovazioni tec-nologiche apportate agli impianti. Abbiamoportato anche dati che hanno messo a con-fronto la produzione nostra e quella di a1t,riPaesi come la Francia ela Germania.

Noi quindi abbiamo apportato notizie,mentre nella relazione si sono portati datiforniti da ambienti interessati. Inoltre i da-ti forniti dalla relazione, oltre a non averegiustificazione contabile, non hanno rispo~sto adeguatamente all'impostazione che ilGruppo comunista ha dato circa l'obbligodello Stato di rimborsare i maggiori oneri,circa la variazione del prezzo del greggio,circa il crollo del costo dei noli, circa l'au-mento della mano d'opera compensato dal-la maggiore produttività dovuta alle inno-vaz'ioni tecnologiche degli impianti.

Quindi non è una opposizione puramenteformale quella del Gruppo comunista in me-rito al p:rovvedimento, ma un'opposizioneprofondamente ragionata e documentata.Perciò una documentazione così schiaccian-te deve far riflettere profondamente i Grup-pi della maggioranza sulla necessità di por-tare avanti un confronto nel ParIamentoche in ultima analisi è negativo per il Gover-no perchè più il dibattito va avanti su que-sto confronto e più si dimostra la ragionenegativa del Governo nel difendere soprat-tutto una posizione politica profondamen-te errata per il contenuto del provvedimen-to, che è assolutamente ,insostenibile ,e ir-ragionevole.

Certo, possiamo portare anche altre ragio-ni a suffragio di questa nostra posizione.Possiamo dire che un eventuale aumentodei costi della distribuzione è dovuto ingran parte allo spreco faraonieo di attJ1ez-zature inutili. Si dice che si è dovuto sop-portare un elevato aumento dei costi delladistribuzione. Io dieo: legg,iamo la stessarelazione della maggioranza; in essa s,i par-la di investimenti dell'ordine di mille mi-liardi per una rete di distribuzione che por-ta ~ ecco un dato importante ~ ad unaentrata media inferiore a quella di tutti glialtri Paesi europei. Ma, se c'è una medianello s'tabilire i punti per una rete di di-stribuzione nazionale perchè mai stÌ vuolle su-

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

perare questa media e si vogliono investire politica che intende portare degli aumentimille miliardi in opere di diffusione deHa re- di profitto a determinati settori privati, ite di distribuzione e magari distribui:re an- quali agiscono liberamente e dicono al Par-che 1.500-2.000 miliardi per determinati in- lamento: dateci i miliardi.teressi di carattere particolare? Se cioè si Signori della maggioranza, cosa significatrovano mille miliardi e magari anche di più questa pohtica? Non ci Itroviamo mica di-da destinare a queste cose da paiJ:'1edei grup- nanzi a dei disoccupati, a dei braccianti! Epi petro1iferi, come si fa poi a veni:re in Par- allora queste ragioni come l,e smentite? Eccolamento a chiedere ancora miliardi? Duecen- dunque la necessità, ampiamente giustificatato miliardi li hanno già avuti, oggi ne voglio- e riconosciuta anche dagl'i ambienti dellano ahri; domani ne chiederanno altr,i ancora. maggioranza, di ricor,rere a un provvedi-Questo è un fatto assolutamente sconvol- mento legislativo che non sia àl decreto-legge,gente, assurdo, 'inconcepibile. Si stanno su- che possa riconsiderare la questione nel suoperando tutti i limiti relativi alla rete di insieme e possa affrontare, nell/interessedistribuzione, mentre si debbono pure te- pubbl1Ìco, la disciplina di questo grande e

nel' presenti quelli che sono i livelli euro- impoI1tante set:tore della vita del nostropei: sappiamo che i nostri livelli sono estre- Paese.mamente inferiori alla media europea. AI- Queste ragioni sono state anche sostenute,lara come è possibHe andare avanti per come dicevo, dalla maggioranza; e citerò al-vie sbagliate, porta:re avanti determinati in- cuni passi delle relazioni presentate alla Ca-teressi settoriali e poi chiedere al Parla- mera e al Senato proprio per dimostraremento e al Paese altri miliardi? che la battaglia del Partito comunista non

Ecco le ragioni serie, gravi, consistenti che è 'la battaglia di un gruppo. Essa esprimenon possono essere respinte e che la mag- però la posizione di un gruppo che si rendegioranza non respinge con altre argomenta- conto di una situazione pericolosa che il go-zioni altrettanto chiare, serrate, lucide; an- vena AndreottI vuole determinare nella vitazi, ripeto, le due relazioni, quella presentata del Paese e che vuole assumere tutte le suealla Camera e quella presentata qui al Se- responsabilità per ripoxtare il discorso danato, in fondo adombrano dei gravi dubbi questo specifico settore alla situazione gene-circa questo provvedimento sulla correttez- l'aIe del Paese, ai grandi problemi delle ri-za governativa e riconoscono valide una se- forme, al rispetto di rapporti corretti con ilrie di ragioni addotte dall' opposizione. I Parlamento e al rispetto dei princìpi della

A proposito dello spreco noi dobbiamo i Costituzione. Si tratta dunque di una bat-dire che solo ne11972 l'AGIP, per aumentare taglia che, oltre ad essere protondamentela rete di distribuzione, ha speso da sola giusta nel suo contenuto, ha carattere na-SO miliardi; le altre compagnie ne hanno zionale.spesi 250, sempre solamente nel 1972. Se que- Ma al di là di queste ragioni, altri motiviste compagnie hanno intenzione di spendere e argomentazioni possiamo portare a giu-per il 1973 altrettanti miliardi, potendo fa- stificazione della nostra posizione di appa-re tutto il comodo loro senza dover rendere sizione all'approvazione di questo decreto.conto ad alcuno, a questo punto come si fa Vi è, ad esempio, il modo secondo noi nona sostenere le loro richieste? L'AGIP inve- giusto ~ e non certamente per colpa delste per questa attività, che a suo parere può CIP, ma a causa di una situazione politicaavere determinate giustificazioni, 50 miliardi; determinata dal Governo, che non ha presogli altri gruppi investono 250 miliardi in un determinati provvedimenti per disciplinaresolo anno. Quest/anno probabilmente ne in- questo settore su scala nazionale ~ con cuivestiranno altrettanti. E badate bene, la dif- si sono accertati i costi. È mancato un realefusione di questa rete di distribuzione cel'- I controllo sui bilanci delle grandi compagnieto non è una necessità urgentissima, impel- petrolifere; e sappiamo oggi che questi bi-lente, per cui siano in pericolo dei settori lanci sono viziati di falso, riflettono soltan-dell/economia nazionale; si tratta di una to interessi privatistici avulsi da ogni inte-

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resse nazionale. Se il Parlamento deve faredelle soelte di inte:resse nazionaile, risultachiaro che questo deoreto è in str1dente con-trasto oon tale interesse, oltre ad essere incontrasto con i bilanci che presentano ,leoompagnie. Si deve tene:re presente anche lapolitica di esportazione dei capitali che lecompagnie fanno nel loro interesse. Eccodunque un secondo punto sul quale la di-scussione merita di essere approfondita. In-fatti, grandi compagnie che godono di unaposizione di privilegio nel Paese, che por-tano avanti una politica di spreco e di espor-tazione di capitali, come è possibile che ven-gano poste sullo stesso piano di classi so-ciali che vivono effettivamente ai marginidella società e che reclamano oggi un attodi giustizia da parte del Parlamento e nel-l'adeguamento delle pensioni e nelle sceltedelle riforme per venire incontro alle grandimasse lavoratrid del nostro Paese?

Per quanto riguarda questo accertamentodei prezzi da parte del CIP, al di là diqueste considerazioni, dobbiamo dire cheproprio il CIP, che oggi dispone del prezzoamministrato di tale prodotto, è tenuto a fa-re accertamenti che tengano presenti le gros-se questioni connesse alla impostazione deibilanci delle compagnie petrolifere, per cuiesso oggi ha il dovere di operare affinchèsi tenga conto delle esigenze pubbliche.

Del resto la relazione della maggioranzasi riferisce anche a questo propòsito al CIPladdove dice: «In tale contesto esso de-v,e altr,e sì t,ener conto dell'obiettivo genera-le di razionalizzare le p:redetrte at:tività invista di una loro tendenziale e progressivaottimizzazione nell'ambito dello sviluppo edel progresso tecnologico del settore, dellaevoluzione del mercato, della sicurezza e li-bertà degli approvvigionamenti e della esi-genza di assicurare la competitività interna-zionale dell'industria ,italiana. Sono criteridi valutazione senza dubbio complessi che,se non altro, testimoniano dello sforzo in-teso a pervenire ad una determinazione deicosti, attraverso l'accertamento e l'analisidei vari fattori che li influenzano, quantopiù possibile precisa e puntuale. Ed è ap-punto di questa complessità e di questa ten-denza che occorre, a mio avviso, tenere con-to quando si avanzano rilievi e critiche».

Certo noi abbiamo avanzato rilievi e cri-tiche che si :rifer,iscono agli elementi da meportati in discussione e va osservato che atali argomenti non sono state opposte dellevalide ragioni se non quella' che complessae difficile è nell'attuale situazione la deItermi-nazione dei costi.

Ebbene, possiamo replicare che H Parla-mento non può approvare a CUOI'leggero runprovvedimento di tale gravità solo perchè ilGoverno e le compagnie pertolifere lo richie-dono e perchè nell'attuale situazione è diffi-cile giungere con certezza, con veridicità esufficienza di dati ad una determinazionedi questi costi. Il CIP non si può fermaredinanzi a queste affermazioni, ma deve por-tare avanti la politica di controllo dei bi-lanci tenendo presenti i fattori fondamen-tali dei bilanci stessi, senza i quali un bi-lancio è falso, elude le reali componenti del-la situazione economica e contabile e per-ciò non è realistico.

Così la critica che abbiamo avanzato èuna critica seria e costruttiva che tende afar riflettere sulla serietà di impostazionedi determinati bilanci. La riforma delle so-cietà per azioni costituisce un problema chesi innesta in questa discussione sui bilanci.delle compagnie. Tale riforma deve ancoraessere affrontata nella sua interezza e men-tre andiamo avanti con la carenza di questiprovvedimenti, ci troviamo di fronte allanecessità di piegare la testa ai voleri di grup-pi privilegiati, prepotenti e reazionari delnostro Paese. È giusto, chiediamo noi allamaggioranza, portare avanti questa politica?Coloro i quali si richiamano oggi al rispetto

, di corrette contabilità nella vita economica,nella vita industriale del Paese sappiano chei provvedimenti che possono andare in que-sta direzione e fare realmente l'interessenazionale, indirizzando in tal senso l'atti-vità delle grandi concentrazioni commerciali,vengono frenati; vengono imposti invece al-l'approvazione del Parlamento quei provve-dimenti illegali, anticostituzionali, antipar-lamentari che sono contro gli interessi dellegrandi masse popolari del nostro Paese.

Il CIP dunque non può non recepire que-ste esigenze, presenti nelle due relazioni.Perciò da questa discussione oggi deve ve-nire avanti con chiarezza !'incentivo, la spin-

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

ta a modificare un indirizzo profondamentesbagliato e conservatore.

Anche la prima relazione, a pagina 12, siriferisce al CIP ed è quindi giusto richia-marla. Il relatore alla Camera sul decreto-legge che fu poi bloccato afferma (quindinon siamo noi comunisti a dirlo): « Certa-mente non mancano le riserve sulle proce-dure che sono state finora seguite, come nonmancano le zone d'ombra circa l'effettivapossibilità degli organi tecnici del CIP dipenetrare con la chiarezza e la precisioneche sarebbero necessarie la realtà estrema-mente varia, articolata e talvolta sfuggentedel settore petrolHero e dei suoi protago-nisti ».

Signor Presidente, ecco cosa si affermanella relazione di maggioranza presentata al-la Camera: che ci sono gravi riserve sulleprocedure adottate per arrivare all'accerta-mento di questi prezzi e che ci sono zoned'ombra che hanno impedito di giungere aduna conclusione di chiarezza, di certezza ~di precisione. Ci rendiamo conto allora de-gli imbarazzi di certi ambienti della maggio-ranza sul fatto che il Governo porti avantiun provvedimento che oggi suscita riserve eperplessità, che nascondono anche uno sta-to di indignazione. Infatti, quando da parte ,della stessa relazione di maggioranza si diceche per la complessità della situazione è dif-ficile giungere ad un accertamento sulla basedi una chiarezza e veridicità dei dati e viadicendo, come suffragate allora questa ri-chiesta? È implicita, quindi, la considerazio-ne della stessa relazione di maggioranza,cioè che non è possibile offrire una docu-mentazione. Perciò siamo nelle condizionidi non avere una documentazione su unprovvedimento che ha richiesto ben cinquedecreti-legge! Altro che scorrettezza, altroche ambiguità!

È lecito chiedere allora: cosa si nascondedietro questa manovra politica, dietro que-sta scelta politica? Quali sono i reali inte-ressi? Non certo quelli dei consumatori nèquelli dell'economia nazionale; ci sono al-tri interessi occulti, perchè la stessa rela-zione dice che non è possibile giungere aduna chiarezza, ad una veridicità, ad una con-clusione in piena luce. Allora le zone d'om-

bra di questo provvedimento suscitano ne-gli ambienti della maggioranza preoccupa-zione e stato di imbarazzo, tanto che nonsono molti quelli che si sentono di venÌirequi in Senato a sostenere un confronto e aportare ragioni opposte a quelle che sta por-tando il Gruppo comunista e sul piano costi-tuzionale e sul piano dei rapporti parlamen-tari e sul piano delle scelte economiche cheoggi dobbiamo faDe e sul piano dell'inver-sione di una tendenza politica che servealle grandi concentrazioni industriali del no-stro Paese.

Che cosa c'è allora bisogno di aggiungerea questa dichiarazione? Vi sono dunquegravi riserve sulle procedure e al CIP nonè stato possibile penetrare, con la chiarezzae la precisione che sarebbero necessarie, larealtà estremamente complessa di questo set-tore. Al CIP non è stato possibile, al Parla-mento non è possibile; ma non crediamosia assolutamente impossibile penetrare nel-le segrete cose di grandi concentrazioni eco-nomiche quando queste poi vengono a direin modo prepotente ~ perchè si sentonoprotette dal Governo ~ al Parlamento: èinutile che si discuta, ci dovete dare i sol-di e basta.

Come ho già detto, dopo la bocciatura delquarto decreto, un minimo di senso di re-sponsabilità avrebbe dovuto portare ad unragionamento e ad una impostazione diversidi tutta la questione, il che non si è verifi-cato. Quindi le zone d'ombra alle quali sirichiama la relazione di maggioranza signi-ficano interessi vasti e notevoli che nonsono quelli dell'economia del nostro Paesee quindi dei lavoratori, che non sono gli in-teressi dello Stato italiano. Vi sono alloradegli altri interessi ed è su questi che deveesprimersi con estrema chiarezza chi vuolevenire a difendere con efficacia in questasede le ragioni di quel decreto. Non bastadire che non è possibile penetrare questacomplessa realtà per chiedere al Parlamen-to provvedimenti a favore delle grandi com-pagnie: bisogna aprire un discorso generale.

La realtà è difficile e complessa, ce nerendiamo conto, come ci rendiamo contoche in tutta questa situazione confluisconofattori di carattere internazionale e nazio-

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17 GENNAIO 197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO.

naIe; ma proprio perchè si tratta di un set~tore di grande importanza, sul quale influi~scono elementi di carattere nazionale ed in~ternazionale, è necessario che il Parlamentodisciplini l'intero settore e veda chiaro intutta la situazione.

Nella relazione si dice che è un settoresfuggente, che sfugge all'accertamento, chesfugge al controllo, che va per conto suo.E così prosegue la relazione di maggioran~za: «Quest'ultimo, in particolare, sarà unproblema da approfondire ulteriormente nel~l'intento di far sì che il controllo dei prezzidei prodotti petroliferi risulti realmente in~cisivo, efficace e rispondente a quelle esi~genze di tutela dei cittadini per le quali èstato giustamente voluto ».

La relazione, quindi, parla della necessitàdi introdurre provvedimenti di disciplina dicarattere generale e di interesse pubblico daparte del Parlamento. E noi chiediamo: chiha impedito aHa maggioranza di portareavanti questo discorso, che è un discorsoserio, concreto e che si inserisce oggi inquella che è la vasta e complessa realtà eco~nomica del nostro Paese, che va disciplinataattraverso questi provvedimenti che sonostati invocati anche dalla maggioranza? Chi

l'ha impedito? Perdiamo un anno e mezzoper approvare cinque decreti e poi non ab~biamo trovato i.l tempo per portare avantiquesti provvedimenti di carattere generale.Ecco quindi un altro aspetto che noi criti.chiamo della condotta del Governo e chesecondo nai non è oggi possibile giustifi~care. Altro argomento che parimenti do~vrà essere approfondito è quello dell'esten~sione della disciplina del CIP a categoriedi prodotti petroliferi di largo impiego, oggisvincolati da ogni controllo. La dichiara~zione della relazione di maggioranza a pa~gina 12 non è che un'ulteriore conferma diquella necessità che anche ambienti dellamaggioranza hanno rilevato e cioè di ricor~rere ad una diversa normativa legislativaper la disciplina del petrolio. Quindi noidiciamo the tutte queste ragioni oggi vannoa giustificazione piena e profonda della bat.taglia dei comunisti e che non solo il CI P,ma anche rENI oggi devono assumere leproprie responsabilità in una battaglia che

deve portare a far luce particolarmente inquesti settori sfuggenti, scabrosi e complessinell'interesse della cosa pubblica. L'ENI og-gi, di fronte alla politica di questi gruppiprivati, non fa che abdicare a quella cheè una sua naturale funzione, la funzione cioècalmieratrice nei confronti delle grandi com-pagnie private, non solo, ma rENI talvoltane segue la logica di spreco e di concorren~za monopolistica. Ci sono oggi in Italia lepossibilità, gli strumenti per un controlloeffettivo dell'attavità di queste grandi concen~trazioni economiche: il Parlamento, quindi,secondo noi, deve intervenire efficacemen-te per rettificare una politica che va nelloesclusivo interesse di queste grandi concen-trazioni e contro !'interesse generale del Pae~se. Cosicchè lo Stato oggi non deve abdicarealla funzione di un reale controllo dei bilan~ci di questi organismi; il CIP e rENI oggidevono essere strumenti importanti per mo~dificare un indirizzo politico di spreco, diaumento dei profitti per alcune grandi com-pagnie privilegiate contro gli interessi delPaese, particolarmente quando poi al Paesesi chiede di affrontare dei sacrifici; cosicchèoggi il Parlamento deve portare avanti unamoderna legislazione di questo settore euna moderna legislazione di riforma dellesocietà per azioni. È in questo senso e lungoquesto binario che noi siamo disponibili perportare avanti un confronto che tenga real-mente presenti le esigenze pubbliche e leesigenze delle grandi masse popolari italiane.

Ancora altre ragioni noi possiamo appor-tare a giustificazione della nostra battaglia.La stessa relazione alla Camera dei deputatiparla di un calcolo di compensazione tracosti e ricavi. Quando già in tale relazionesi parla di compensazione tra costi e ricavi,della difficoltà di un accertamento realedella formazione dei prezzi e di zone d'om~bra, come è possibile insistere nel mantene~re in piedi un decreto che va contro la lo-gica?

Abbiamo detto quali sono i motivi chepartano non ad una compensazione, ma adenormi profitti a favore delle grandi com-pagnie. Comunque, anche accettando l'indi~cazione della relazione di maggioranza cir-ca tale compensazione, già di per sè questa

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sarebbe una ragione sufficiente e capace difar cadere il quinto decreto a favore dellegrandi compagnie petrolifere del nostro Pae.5e. Se infatti si parla di compensazione tracosti e ricavi, dove è allora la necessità del-l'intervento pubblico per porre in essereprovvedimenti che comportano un'elargizio-ne finora di 200 miliardi e di altri 33 mi.liardi con il provvedimento al nostro esame?La compensazione tra costi e ricavi a cuisi accenna nella relazione della maggioran-za non tiene presente che nel frattempo èintervenuto un altro fattore, sempre peròa favore delle compagnie petrolifere, cioèè intervenuto un forte aumento della ven.dita dell'olio combustibile fluido, che nonè sottoposto a prezzo amministrato. Questoaumento comporta un ulteriore incrementodei profitti di 35 miliardi.

Quando ci troviamo dinanzi ad aumentidi prezzi che comportano per il settore unaumento di profitti di 35 miliardi, non sideve parlare di compensazione, ma di gua~dagni per queste concentrazioni industrialidel nostro Paese.

La posizione del Partito comunista nonè una posizione critica di carattere generale.È stata fatta una denuncia analitica e pre-cisa a questo proposito da parte della cate.goria dei benzinai, che ha preso pubblica po~sizione su questo problema e ha cercato diportare elementi di chiarezza in alcuni set.tori di attività. Leggo parte del comunicatodella federazione nazionale gestori e distri.butori carburanti; si tratta quindi di unorganismo competente nella materia e cheè in grado di fare i conti per quanto ri~guarda il suo ambito di azione. Tale comu.nicato dice: «Le compagnie petrolifere han-no aJterato i costi della distribuzione dellabenzina allo scopo di ottenere la prorogadel decreto del 2 ottobre scorso, riguardan-te la defiscalizzazione parziale di alcuni pro.dotti petroliferi; l'alterazione consiste nel.l'aver compreso nelle 21,52 lire al litro delcosto di distribuzione anche le due lire pa-gate dagli automobilisti in favore dei di-stributori, dei punti di vendita di carburan~te, che le società non hanno pagato. Inoltrele compagnie petrolifere hanno dei marginidi gran lunga superiori a quelli che affer~mano di avere nel momento in cui possono

praticare sconti di 18-20 lire al litro a tuttii concessionari che svolgono una mansionedel tutto parassitaria nel settore della ben-zina, mentre ai propri gestori praticano scan.ti di Isole 6 lire al litro, essendo le altre duelire pagate dagli automobilisti ». Il comuni.cato di questa federazione nazionale con.clude dicendo che «si tratta quindi conquesto decreto di regalare ai petrolieri stra~nieri altre decine di miliardi a spese di tuttii contribuenti italiani ».

Mi pare che gli argomenti che sta portan-do avanti il Gruppo comunista su questaquestione non abbiano il carattere di de.nuncia generica ma vogliano denunciare umasituazione che deve far riflettere la maggio.ranza perchè in fondo, come si dice, non èstato possibile chiarire a sufficienza tuttele argomentazioni addotte, dato che il set-tore sfugge ad ogni controllo pubblico. Noiriteniamo che non sia serio per il Governomantenere un decreto che non ha più al.cuna ragione d'essere. Dico questo lIlon tan-to per i relatori, che hanno compiuto i lorodoveri di ufficio, ma che pure hanno avan-zato profonde perplessità sulle proceduree i contenuti di questo provvedimento, quan-to soprattutto per il Governo. Infatti lIlonè più possibile portare avanti un provvedi-mento quale è qudlo al nostro esame e peril quale stiamo presentando una vasta do-cumentazione, che va approfondita e deveessere oggetto di una discussione di carat-tere generale in Parlamento che verta suuna nuova normativa per disciplinare il set-tore.

Quindi non possiamo che concludere, co-.me parlamentari, che di fronte alla situazio-ne che presenta elementi molto preoccupan-ti è il1ecessario aJpprofondire la questione eimpostare una discussione diversa. Secondonoi il Governo farebbe bene a ritkare que-sto decreto per togliere il Parlamento da unasituazione di profondo imbarazzo. Se que-sto al Governo poi non interessa, allora idecreti devOIno decadere perchè il Parlamen-to non può digerire il modo in cui il Go-verno li porta avanti. Certo ciò comportail determinare una situazione estremamentepericolosa e grave in campo politico; ma aquesta situazione vuole arrivare ill governoAndreotti perchè mai nessun governo, rite-

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niamo, avrebbe insistito in questo modo te-stal'do, soprattutto dopo che il quarto de-creto è stato boociato dal Parlamento. Nonc'è nessuna sensibilità costituzionale, nessu-na sensibilità di risipetto delle prerogativeparlamentari e quindi ,l'obbligo per noi diportare avanti la più ampia, ohiara, dficaceargomentazione su tutti gli aspetti di que-sto importante settore economico del no-stro Paese e di far presenti le prese di po-sizione che in maniera abbastanza chiaravengono da ambienti .parlamentari della mag-gioranza ed anche da setto~i direttamentecollegati al settore petrolifero del nostroPaese.

Quello che ho detto ultimamente riguar-da l'aumento dei profitti. Ma questo non è ilsolo indice. Noi chiediamo: è vero o non èvero che la TOTAL quest'anno ha realizza-to un incremento dell'avanzo del 12 per cen-to? Ecco un altro elemento che bisogna te-ner 'l'l'esente. Oggi bisogna analiticamentefare luce su tutti gli aspetti di aumento deiprofitti.

È vero o non è vero che l'AGIP dichiara70 milial'di di ammortamento e un aumen-to di produzione del 27 per cento? Non ci.troviamo dinanzi al pensionato, al disoccu-pato, al licenziato, aLla piccola e media in-dustria, la quale, di fronte alla concor-renza monopolistica, dimostra le sue ragio-ni, dimostra di non poter più resistere, dinon poter più andare avanti e quindi chiedeprovvedimenti a sostegno della sua attivitàproduttiva! Ci troviamo dinanzi a grandigruppi.

È necessario quindi che 'si dia una rispo-sta circa queste argomentazioni se si insistenel portare avanti .il decreto.

Sono tre g.rosse questioni che si aggiungo-no a tutte le altre considerazioni che abbia-mo fatto: cioè il forte aumento della ven-dita dell'olio combustibile che dà altri 3Smiliardi, l'ammissione da parte deLla TOTALdi un incremento dell'avanzo del 12 per cen-to e la dichiarazione da parte dell'AGIP di70 miliardi di ammortamento e di un aumen-to della produzione del 27 per cento. Questisono elementi non evanescenti, non incerti,non confusi; sono elementi certi deH'attivitàproduttiva di un settore che oggi non mO'stragrosse difficoltà,. ma mostra anzi di potersi

pavoneggiare come quei grandi monarchi chesperperavano tanti miliardi e poi spremeva-no dall popolo j denari attraverso aumentiingiustificati delle tasse. I petrolieri sono igrandi regnanti di questo settore economi-co del nostro Paese ed essi da una parteportano avanti questa politica del grandesfarzo e dall'altra parte vogliono far pagareai ceti poveri i benefici lfiscali assolutamen-te ingiustificati che reclamano.

Si può aggiungere anche che è prossimoil perfezionamento di accol1di con i Paesi pro-duttori che porteranno le importazioni al-l'enorme liveLlo di quasi 200 milioni di ton-nellate. Questo elemento oggi va tenuto pre-sente da parte di chi chiede i miliardi: inaltre parole vi è una prospettiva di aumentodell'importazione di greggio e quindi di au-mento dell'attività di questo settore; pertan':to non siamo di fronte ad un'industria cheha delle prospettive di diminuzione della pro-duttività o addirittura di chiusura.

A pagina 7 della relazione di maggioran-za si parla specificatamente di questa poli-tica di investimenti in impianti. Per sereni-tà di documentazione leggo un altro puntodi questa relazione proprio perchè, rivolgen-doci noi alla maggioranza, vogliamo dire adessa che g1i stessi suoi rappresentanti han-no fatto una serie di considerazioni chefiniscono con l'essel1e contro la propostadi conversione di questo decreto-legge. Eb-bene, a pagina 7 della relazione cosa sia£ferma? Si dice: «Il notevole numero diimpianti esistenti, favo~ito fino a due annior sono sia dalla concorrenza sviluppatasitra gli operatori sia dall'esistenza di una di-sciplina che non ha consentito, nel rilasciodelle autorizzazioni, un'adeguata selezionedei soggetti ,richiedenti, se da un lato hacomportato innegabIli vantaggi per gli auto-mobilisti, dall'a,ltro ha determinato un no-tevole impegno di investimenti calcolato nel-l'ordine di mille miliardi di lire e ha situa-to le vendite medie unitarie per impiantofra Lepiù basse di tutta l'Europa. Infatti ilJiel1970 tali V1endite di benzina erano in I ta-lia di 200 tonnellate circa contro le 230 del-la Francia, le 280 dell'Austria, le 340 dellaGermania federale e le 380 del Regno Uni-to. In effetti un'esigenza da tempo avverti-ta in questo campo dgual'da la possibilità

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82a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 17 GENNAIO 1973

di pervenire ad una razionalizzazione di taliattività, ai fini di una maggiore economicitàdi esercizio attraverso l'aumento dei livellidi vendita }}.

Ora noi diciamo che quest'altra esigenza,che è stata avvertita daHa stessa maggio-ranza, non è stata però coerentemente e con-seguentemente portata avanti. Quindi è deltutto illogico oggi voler imporre al Parla-mento un provvedimento che contrasta conuna realtà che voi stessi riconoscete nellevostre relazioni.

D'altra parte non siamo alla prima elargi-zione; avrei anche, in questo caso, potutocapire i motivi di urgenza. Dobbiamo sotto-lineare ancora una volta che nel 1971 sonostati elal1giti 84 miliardi, nel 1972 sono statielavgiti 99 milial1di; ogni tre mesi, quasi, ilParlamento deve prorogare questi benefici.Si sono avuti cinque decreti; a questo pun-to savebbe neoessario cambiare rotta e im-boccare la via giusta che la stessa maggio-ranza reclama nelle sue velazioni, mentre poiper assurdo chiede che questo decreto ven-ga approvato.

Il ricatto delle compagnie petrolifere de-ve essere respinto, anche peDchè sono com-pagnie che hanno i:l più alto grado di utiliz-zo degli impianti di raffinazione; non si tro-vano quindi dinanzi ad un peI1ioolo perquanto riguaI1da <lafunzionalità dei loro im-pianti. Inoltre il Governo, attraverso l'arti-colo 16 del decretone, ha già una possibilitàdi mettere mano a una ristrutturazione delsistema distributivo dei prodotti. Questo ilGoverno l'avrebbe dovuto dire e invece nonl'ha detto. Il Parlamento approvò il decre-tane, il cui articolo 16 dà la possibilità alGoverno di ristrutturare il settore: ebbene,ill Governo non Iricorre a questa possibilità.

Il ricatto delle compagnie petrolifere inol-tre è ingiustificato perchè, oltre ad avere giàavuto 216 miliardi, esse sono appaltatricidell'esazione dell'imposta sui carburanti, lecui notevoli 'somme trattengono per mesi ot-tenendone degli interessi e dei benefiai. Chiviene a pevdere ancora una volta, quindi, èlo Stato, sono i cittadini italiani. Inoltre lecompagnie petrolifere hanno avuto un ab-buono sull'IGE ohe frutta loro decine di mi-liardi. Tutte queste ragioni dovevano essereriportate nella relazione per poter fare un

confronto corretto tra la richiesta che èstata fatta e le ragioni che sono contro talerichiesta. Aggiungasi che le compagnie pa-gano all'estero da una a due lire al Htro peril rifornimento aereo, mentre a Roma pa-gano solo 60 centesimi: anche qui, quindi,

c'è una fetta d'introito a loro favore e que-sta è una ragione in più per concludere cheoggi i profitti di queste compagnie sonovari e sono in crescente aumento.

Ancora va tenuto presente che la venditadel gasolio per il dscaldamento, non sotto-posto a prezzo politico, è aumentata di 7 mi-lioni di tonnellate, con un profitto di 35 mi-liardi.

C'è anche un'altra ragione ed è che il co-sto dei noli valutato md 1970 a 26 dollariper tonnellata inglese, cioè 1.016 chilogram-mi, fu causa della richiesta del primo decre-to, ma che successivamente esso è crollatoa poco più di 7 dollari, cioè da 15 a 4 lire

il chilogrammo, facendo realizzare enormiprofitti. Questa è una ragione in più per so-stenere che l'urgenza addotta all'atto dellapresentazione del primo deoreto man ha oggialcuna validità nel momento in cui una se-rie di fattori si sono verificati, mentre mol-te ragioni sono contro la richiesta di appro-vazione.

Noi chiediamo una nuova di'sciplina nazio-nale di questo settore. Ciò è stato chiestocon estrema chiarezza nella prima relazione,alle pagine 1, 2 e 5. Avrei voluto leggere que-sti punti, perchè costituiscono un'aocusa al-la politica del Governo da parte della stes-sa maggioranza. A questo punto, come è pos-sibile sopportare un sopruso, una politicaricattatoria, Uln sistema di rapporti che èassolutamente contrastante con ogni normacostituzionale e di rispetto verso il Parla-mento?

Bisogna abbandonare questa via e ricor-rere ad una nuova disdplina legislativa chetenga conto di tutti i fattori, dei fattori in-ternazionali, dei trasporti, delle infrastrut-ture, della salvaguaI1dia dell'ambiente natu-rale, dei rapporti con i Paesi produttori, del-l'inquinamento, della ,rivolta della coscienzagenerale del Paese contro una politica che

mira alla difesa degli alti profitti, ma che

non si preoccupa minimamente di mettere

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Senato della Repubblica ~ 3886 ~ VI Legislatura

17 GENNAIO197382a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

in perioolo la salute deLle nostre popolazio-ni e l'ambiente naturale.

Occorre quindi una normativa che devetener presenti i rapporti con altri enti cheoggi possono intervenire efficacemente inquesto settore, come il CIP e come l'ENI,una normativa che deve tendere alla salva-guardia dell'interesse pubbIico in questosettore, il che può avvenire solo attraversol'intervento dketto dello Stato ed attraversoUln intervento legislativo efficace del Parla-mento; una normativa che deve tener pre-sente una diversa politica dell'energia, cheprecisi un piano energetico nazionale e va-lorizzi l'energia nucleare, fissi gli obiettivi daraggiUlllgere ed il ruolo delle aziende a pair-tecipazione statale nei settori della ricerca,della trasformazione, della produzione dei be-ni strumentali legati a questo settore.

Non mi dilungherò su altri aspetti impor-tanti della questione, come quello della an-ticostituzionalitil, in particolare in 'ri£erimen-to all'articolo 2 del Idecreto, sul quale am-piamente si sono 'soffermati altri oratori del-la mia parte, ma che è ancora i'l caso di ri-chiamare. À!ncJhe questo infatti rappresenta!'indice di una procedura che va vespintanella maniera più assoluta.

Così come non mi soffermerò sulla que-stione del ricorso al mercato finanziario per-chè la relazione al decreto, a pagina 3, edil voto unanime della Commissione bHanciosono due accuse schiaccianti nei confrontidi una 'Politica di riceI'ca di mezzi che è de-cisamente condannabile. Non mi dilungo suciò proprio perchè la stessa maggioranza ri-conosce unaruimemente nella Commissionebilancio, assieme agli altri Gruppi, che que-sto è assolutamente riprovevole e oondan-nabile. Anche precedentemente, per la verità,la maggioranza aveva recepito questo, e loconfeI'ma a pagina 5 della relazione: la stes-sa maggioranza cioè ritiene di intervenire ri-petutamente su queste questioni proprio perfar capire al Governo che qui siamo su UIllavia sbagliata. Occorre leggere puntualmen-te, testualmente queste gravi affermazionisu una condotta governativa che è in asso-luto contrasto con tutti i prilndpi di rettaamministrazione"

Tralasciando una serie di altri argomenti,da ciò deriva il fatto dhe questa è una bat-

taglia di politica generale: non si può ac-cettare 'l'impoSlizione di una procedura chetende a opprimere il Parlamento italiano.Infatti, il Senato decide favorevolmente inmerito ad un provvedimento per i pensionatie il Governo dice di no; la Camera dei de-putati dice no al quarto decreto sulla ben-zina e il Governo, mO'strando di disinteres-sarsi delle decisioni parlamentari, insiste'perohè sii faccia quanto esso ha deciso! Al-lora non c'è più democrazia, non c'è piùdialettioa parlamentare, non c'è più rispettooostituzionale! Cinque deareti iln un anno emezzo, su un problema di interesse di alcu-ni gruppi privilegiati! Sono innumerevoli echiare le Iragioni che il Gruppo comunistasta portando a questa battaglia contro unsistema di malcostume, su un provvedimen-to poi circa il quale la stessa maggioranzadice che non è stato possibile giungere aduna chiarezza nella determinazione dei costidi questi prO'dotti perchè il settore è « com-plesso », « sfuggente », sfugge cioè ad un giu-dizio complessivo, ad una valutazione di ca-rattere generale.

Per queste ragioni estremamente serie, dinatura costituzionale, par.lamentaI'e, di in-teresse geneirale, nonchè per tutti i motiviche vanno contro il contenuto di questo de-creto, il Gruppo comunista riafferma la suadecisa volontà di andare avanti per far ca-dere questo decreto, per battere un provve-dimento che oggi offende la coscienza nazio-nale e che va contro i princìpi per i qualiil Paese Sii sta battendo attraverso il gran-de sciapem generale del 12 gennaio. Siamosicuri che questa battaglia del Partito comu-nista è nell'interesse generale del1a demo-crazia, del Parlamento, del Paese; è per que-sto che andremo avanti finchè questi prin-cìpi non saranno rispettati dal Governo.

P RES I D E N T E. Rinvio il seguito del-la discussione alla seduta pomeridiana.

Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pub-blica oggi, alle ore 17, con 10 stesso ordinedel giorno.

La seduta è tolta (ore 13,35).

Dott. ALBERTO ALBERTI

Direttore generale del Servizio dei resoconti parlamentari