San Canzian Città Futura - Febbraio 2011

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Città Futura Cose di casa nostra: il dibattito continua! Il nuovo anno ha portato anche per il Comune di San Canzian d’Isonzo diverse nuove sfide. Il miglior modo per affrontarle è quello di ascoltare la gente, ed anche in questo primo numero del 2011 di Città Futura continuiamo a farlo. Vi proponiamo alcune voci di nostri concittadini sui piccoli problemi di tutti i giorni e sulle risposte - che fanno discutere - dell’Amministrazione comunale. Poniamo particolare attenzione alla questione delle opere di riqualificazione urbanistica nell’abitato di San Canzian in quanto il rilancio del paese passa anche da queste. Inoltre, ci fa piacere ospitare gli interventi dell’Assessore Regionale alle attività produttive Federica Seganti, del giovane vicesindaco del comune di Turriaco Enrico Bullian e dei con- siglieri regionali Giorgio Brandolin e Franco Brussa. Sono interventi che si misurano sulla pos- sibilità di un’unione tra i comuni di San Canzian d’Isonzo e Turriaco finalizzata alla razionaliz- zazione delle spese e al miglioramento dei servizi pubblici rivolti al cittadino. Siamo convinti che affrontando tali questioni potremo creare un futuro nel quale passare “i più belli dei nostri giorni”. Pubblicazione di San Canzian d’Isonzo n°1/2011 - anno II Trimestrale a distribuzione gratuita - Reg. Tribunale di Gorizia n° 6/2010 del 10/10/2010 Direttore Responsabile: Giorgio Rossetti Direttore: Edi Minin Stampato presso: Grafika Soča D.O.O. - Nova Gorica e.mail: [email protected] San Canzian 150°: la speranza che ci dà forza

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#3 San Canzian Città Futura

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Città Futura

Cose di casa nostra: il dibattito continua!Il nuovo anno ha portato anche per il Comune di San Canzian d’Isonzo diverse nuove sfide.Il miglior modo per affrontarle è quello di ascoltare la gente, ed anche in questo primo numero del 2011 di Città Futura continuiamo a farlo. Vi proponiamo alcune voci di nostri concittadini sui piccoli problemi di tutti i giorni e sulle risposte - che fanno discutere - dell’Amministrazione comunale. Poniamo particolare attenzione alla questione delle opere di riqualificazione urbanistica nell’abitato di San Canzian in quanto il rilancio del paese passa anche da queste.Inoltre, ci fa piacere ospitare gli interventi dell’Assessore Regionale alle attività produttive Federica Seganti, del giovane vicesindaco del comune di Turriaco Enrico Bullian e dei con-siglieri regionali Giorgio Brandolin e Franco Brussa. Sono interventi che si misurano sulla pos-sibilità di un’unione tra i comuni di San Canzian d’Isonzo e Turriaco finalizzata alla razionaliz-zazione delle spese e al miglioramento dei servizi pubblici rivolti al cittadino.Siamo convinti che affrontando tali questioni potremo creare un futuro nel quale passare “i più belli dei nostri giorni”.

Pubblicazione di San Canzian d’Isonzo n°1/2011 - anno IITrimestrale a distribuzione gratuita - Reg. Tribunale di Gorizia n° 6/2010 del 10/10/2010 Direttore Responsabile: Giorgio RossettiDirettore: Edi MininStampato presso: Grafika Soča D.O.O. - Nova Goricae.mail: [email protected]

San Canzian

150°: la speranza che ci dà forza

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Città Futura: L’attuale asset-to degli enti locali prevede, per un milione e 200 mila abitanti della regione Friuli-Venezia Giulia - cioè un terzo degli abitanti di Roma, un settimo degli abitanti di Lon-dra - una regione, 4 province, 218 comuni, senza contare che pare si reintroducano nuovamente le circoscrizioni per i capoluoghi e le comu-nità montane. È un assetto funzionale?

Giorgio Brandolin: Ovviamente no, il nostro assetto re-gionale è anche frutto della storia. Oggi in una Europa senza confini, paradossalmente senza più protezioni o aiuti per la nostra regione (dobbiamo confrontarci con tutti, in primis con gli standards dei nostri vicini, sloveni e austriaci, oltre che con il veneto) è venuto il momento di utilizzare la nostra competenza primaria in ordine alle autonomie locali (comuni, province, comunità montane) magari rivedendo la legge 2 del 2007, che concreta-mente non ha funzionato.C.F. In provincia di Gorizia - 140000 abitanti - ci sono 25 comuni, con 17 sotto i 5000 abitanti. È l’assetto previsto 60 anni fa, quando ci si spostava con il car-ro e la bicicletta. È il caso di tenere tutto come sta?G.B. Bisogna cominiciare a ragionare partendo dai nu-meri e confrontarli, capire e conoscere bene i costi delle tante istituzioni presenti nel nostro territorio. Almeno per quanto riguarda i servizi a rete, alcuni anni fa abbiamo razionalizzato diversi enti: APT, IRIS,IRIS ACQUA. Si è anche avviata, attraverso gli Istituti Comprensivi, la rior-ganizzazione scolastica, che sta funzionando. Tali isti-tuti da noi hanno messo in rete, con un unico dirigente, la materna, le elementari e la media di Turriaco e San Canzian. Nel resto del territorio regionale, a parte Tri-este, siamo ancora all’anno zero.Bisogna poi confrontare, anche, i costi dei servizi da dare con l’attuale sistema e con eventuali fusioni tra i servizi dei vari comuni, della provincia, dei consorzi, ecc.C.F. Perché le collaborazioni tra i comuni per l’erogazione dei servizi spesso, come città manda-mento, non hanno dato i risultati sperati?G.B. Perchè, finita l’epoca del grande sindaco Cragno-lin, gli amministratori che si sono succeduti non hanno creduto in quel progetto, per banale “gelosia” o per pau-ra di “perdere” qualche consenso. La legge elettorale che prevede l’elezione diretta del sindaco, che io riten-go positiva, purtroppo a volte è stata male interpretata, favorendo il localismo degli amministratori, senza una visione dell’attività amministrativa almeno mandamen-tale.C.F. Quali, per lei, le possibili soluzioni?G.B. Superare, è giusto dirlo, la legge 2/2007 che pre-

Insieme San Canzian e Turriaco?L’opinione di Brandolin e Brussa

Città Futura: L’attuale asset-to degli enti locali prevede, per un milione e 200 mila abitanti della regione Friuli-Venezia Giulia - cioè un terzo degli abitanti di Roma, un settimo degli abitanti di Lon-dra - una regione, 4 province, 218 comuni, senza contare che pare si reintroducano nuovamente le circoscrizio-ni per i capoluoghi e le co-munità montane. È un as-setto funzionale?

Franco Brussa: No, non è sicuramente un assetto funzionale rispetto ai nuovi compiti assegnati in particolare ai Comuni e alle risorse messe a disposizione.Credo che con coraggio tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale dovrebbero condividere un Progetto di Legge che punti a ridurre il numero dei Comuni, partendo da quelli che hanno una popolazione inferiore ai mille abitanti e ai tanti delle zone montane che, proprio per le loro carat-teristiche orografiche, hanno maggiori difficoltà a fornire in maniera economica ed efficace i servizi ai loro amministrati.Ciò anche perché fino ad ora le varie Leggi prodotto sull’argomento non hanno centrato gli obiettivi fissati, anche a causa di veti politici incorciati.Prima, però, che sia una Legge ad imporre le cose, deve crescere una coscienza collettiva che indirizzi in tal senso.C.F. In provincia di Gorizia - 140000 abitanti - ci sono 25 comuni, con 17 sotto i 5000 abitanti. È l’assetto pre-visto 60 anni fa, quando ci si spostava con il carro e la bicicletta. È il caso di tenere tutto come sta?F.B. Qui da noi il problema dei Comuni da unire, aggregare o fondere è decisamente minore rispetto ad altre realtà pro-vinciali.È vero che la maggior parte dei nostri Comuni è sotto i 5 mila abitanti, ma solo quattro sono sotto i mille abitanti, soglia da me ritenuta davvero non più utile per immaginare di man-tenere un’Amministrazione comunale in senso tradizionale.Ciò non significa che non veda con favore unioni che riguar-dino Comuni con popolazione maggiore ai mille abitanti, ma spesso ciò che appare giusto sulla carta, diventa compli-cato nella realizzazione pratica.C.F. Perché le collaborazioni tra i comuni per l’erogazione dei servizi spesso, come città mandamen-to, non hanno dato i risultati sperati?F.B. È difficile dare un giudizio definitivo sul perché l’erogazione dei servizi in Città Mandamento non ha prodot-to i risultati sperati. Credo, però, che su ciò abbiano influito alcune reticenze sia di parte politica, che amministrativa.Di parte politica poiché alcune Amministrazioni comunali hanno forse creduto meno di altre al progetto, mentre sul piano amministrativo/burocratico non c’è stata, forse, sem-pre la volontà di rendere efficace il servizio, nella paura di perdere qualche “sovranità di gestione”.C.F. Quali, per lei, le possibili soluzioni?F.B. Innanzitutto, fare un salto di qualità “culturale” sia sul pi-ano politico, che amministrativo/burocratico, credendo fino in fondo in un progetto che, se ben realizzato, porta indubbi vantaggi sia alle singole amministrazioni, che ai cittadini. Dopo, prevedendo anche qualche forma di “penalizzazione” per quelle Amministrazioni che si di-

Le interviste si concludono a pag. 7

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Sono già usciti diver-si comunicati stampa delle forze politiche sul-la possibilità di attuare un’Unione-Fusione tra i Comuni di San Canzian d’Isonzo e Turriaco. Le posizioni sono abbastan-za trasversali e non esistono orientamenti definiti di favorevoli e contrari. Alla visibilità me-diatica non è corrisposta una pari attività degli am-ministratori per giungere

a formulare un progetto compiuto e questo per di-versi motivi, dei quali dobbiamo prendere atto (e lo faranno anche i cittadini al momento del voto): priorità maggiore a altre questioni più legate alla gestione dell’esistente in senso stretto, non vo-lontà di proseguire su un tema ostico oppure contrarietà al progetto (con motivazioni varie, da “bisogna coinvolgere più Comuni”, a “esiste già Città Mandamento”, a “rimaniamo autonomi”). Alcuni credono che la decisione debba eventual-mente “arrivare dall’alto” e questo appare per-lomeno paradossale dal momento che proprio oggi tutti si dicono federalisti esaltando le poten-zialità delle autonomie locali (quando si tratta di assumersi delle responsabilità forti si riscoprono le virtù del centralismo!). In generale, la scelta ap-pare più “semplice” per San Canzian d’Isonzo che per Turriaco per ovvi motivi (il Comune più grande si teme “inglobi” quello più piccolo; Turriaco non è divisa in frazioni e quindi andrebbe a perdere una sua “unitarietà”…).Credo che questo tema diverrà centrale nel medio periodo e nei programmi per le prossime elezio-ni amministrative. Mi pare ragionevole prospet-tare l’idea di un passaggio intermedio attraverso l’Unione (con il mantenimento dunque degli attuali Comuni). Se questa Unione dimostrerà già una se-rie di benefici e razionalizzazioni si potrà procedere con la fase successiva (la Fusione dei Comuni) e a decretarla o a bocciarla saranno i cittadini – tramite referendum – sulla base dei risultati con-seguiti. Per iniziare questo percorso reversibile, senza nevrosi o accelerazioni controproducenti, e per uscire dall’attuale stallo sarà necessaria una generazione di giovani amministratori autentica-mente progressisti, che per nulla senta il peso di supposte identità. È quanto stiamo cercando di costruire come PRC-Federazione della Sinistra e mi pare sia l’unica strada per costruire una Città futura…Capogruppo R.C. in cons. com. Enrico Bullian

Il riordino amministra-tivo del Friuli Venezia Giulia, pur nel rispetto dell’identità e delle pe-culiarità di un territorio sfaccettato per tradizio-ni e retaggi storici, è uno degli obiettivi di questo esecutivo. Me ne sono occupata personalmente prima di passare il testimone delle Autonomie locali al collega Andrea Gar-latti, che agli inizi di feb-

braio ha portato a casa un lavoro avviato già al tempo del mio mandato: lo schema di disegno di legge sulla razionalizzazione e la semplificazione dell’ordinamento locale in territorio montano con l’istituzione delle Unioni dei Comuni montani.Se gli obiettivi di razionalizzazione della spesa, condivisione e miglioramento dei servizi ai cittadini sono chiari a tutti e sostanzialmente condivisi, non è sicuramente semplice delineare nei fatti una ri-forma delle Autonomie locali che, pur indispensa-bile, difficilmente potrà accontentare tutti.A suo tempo, proprio riguardo alla necessità dei piccoli Comuni della nostra montagna di trovare forme di collaborazione, avevo parlato di “aggre-gazioni flessibili”, che tenessero conto da un lato delle sensibilità soggettive delle singole amministrazioni e dall’altro di preoccupazioni di carattere economico che imponevano scelte dras-tiche assai più di ogni diktat politico. Oggi non posso che esprimere soddisfazione per come, dopo un iter fatto di riflessioni, incontri e proposte che hanno impegnato metà legislatura, sia Cal che Anci concordino nel prevedere che l’ipotesi di Unioni dei Comuni previsto per Udine e Pordenone venga estesa, quale modello inno-vativo di governance, a tutto il territorio regionale.Purtroppo, anche se si registrano cenni di ripresa, la fiscalità prodotta dal territorio regionale sarà in calo ancora per qualche tempo e per le Amministrazioni locali l’economia di scala rimane, uno strumento fondamentale per garantire ai cit-tadini un livello adeguato dei servizi. Per come la penso in proposito, auspico sincera-mente che questo rappresenti solo l’inizio di un processo più ampio di ridefinizione amministrativa del Friuli Venezia Giulia. Mi auguro che questo primo, importante passo generi, come un sasso gettato nello stagno, gli anelli concentrici di un’evoluzione politica e di pen-siero che porti da un lato alla reale scomparsa degli enti inutili per lasciare il posto ad un nuovo, più moderno e tecnologicamente avanzato tessuto amministrativo. Un sistema in grado di dialogare, confrontarsi, scambiare dati omogenei e lavorare in modo funzionale a quella che deve essere la sua mission principale: fornire servizi adeguati ai cittadini di questa regione.

Ass. Reg. Federica Seganti

Seganti: l’unione dei comuni un modello valido per tutti!Bullian: saranno i giovani a realizzarlo!

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Riceviamo e volentieri pubbli-chiamo, due lettere, ricevute nelle scorse settimane in merito alla mancanza d’iniziativa nel giorno della memoria da parte dell’Amministrazione comunale.

Spettabile redazione di Città Futura.Vi scrivo per chiedere come mai il nostro comune, a differenza di altri a noi vicini come Turriaco,non ha preso nessuna iniziativa nel giorno del-la memoria per farci riflettere e ricordare l’enorme tributo pagato dai nostri deportati nei campi di concentramento?Cordiali saluti,

Giuliano Ghirardo.

Spettabile redazione.Volevamo sottoporre alla vostra attenzione un fatto che, da cit-tadini democratici ci ha turbato non poco.Da qualche anno è stata istituita la giornata della memoria che coincide con il giorno, il 27 gen-naio, della liberazione di Auschwitz .In queste terre, che forte hanno visto la resistenza all’oppressore nazifascista, diverse sono state le iniziative organizzate dalle amministrazioni comunali del circondario.Basti menzionare quella, molto bella e originale organizzata dal comune di Turriaco che ha af-frontato la questione, spesso dimenticata, dello sterminio - ac-canto agli ebrei - dei diversi, a partire da omosessuali e zingari. Anche negli altri comuni limitrofi si sono svolte iniziative analoghe, sempre promosse dalle am-ministrazioni locali. Nel nostro comune, invece, se si esclude la lodevole iniziativa dell’ANPI

con le scuole - con il semplice patrocinio dell’amministrazione comunale, che del resto è con-cesso alla maggior parte delle iniziative delle nostre associazioni -, nessuna iniziativa è stata prevista sul nostro territo-rio che, lo ricordiamo, purtroppo ha subito la ferita di vedere di-verse decine di concittadini de-portati nei campi nazisti. Ci chie-diamo come il Sindaco – che ha anche mantenuto la delega alla cultura e all’istruzione che non ha mai voluto cedere – non abbia trovato il tempo e la sensibilità di onorare la memo-ria di questi nostri concittadini e la volontà di permettere a quelli che non c’erano di riflettere in maniera collettiva su un fatto così importante e meritevole di perenne e civile attenzione. Cre-diamo che la cittadinanza di San Canzian possa meritare decisa-mente di meglio.

Giovanni FurlanGuido Carlet

Il Comune ha dimenticato la Giornata della Memoria?

I cittadini si interrogano

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5Città FuturaFebbraio 2011

...ma qual è il passato che brucia?Abbiano notato con stupefatta meraviglia l’apparizione sui muri dei nostri paesi di un manifesto del pd locale che, come potete vedere sopra, presenta quasi tutti gli amministra-tori del gruppo pd, foto-grafati in una sala comu-nale, e sotto uno slogan davvero bizzarro: liberi dal passato costruiamo il domani.Ora, noi come altri cit-tadini (su qualche mani-festo una mano anonima ha infatti vergato un significativo punto di domanda) ci siamo chiesti cosa volesse significare quello slogan, visto che tutti noi siamo orgogliosamente legati alle nostre radici (la co-munità, la famiglia, il proprio giro di amicizie), ed anzi si rimprovera comunemente – e non senza qualche ragione - al PD di essere privo di identità.Ci siamo dati due risposte. Una non ci piace: se infatti dovessimo dare ascolto alle pro-teste di quei cittadini che ci han-no scritto – e che pubblichiamo qui a lato - lamentando la latitan-za del sindaco nell’organizzare una iniziativa nella giornata del-la memoria, dovremmo dedurre

che la “libertà dal passato” significhi l’interruzione di quella virtuosa tradizione civica, soli-daristica, progressista e repub-blicana che ha animato la nos-tra comunità dalla resistenza, per tutto il dopoguerra e sino ai giorni nostri. È il rischio che paventava Rifondazione comu-

nista in un suo comunicato. Noi speriamo vivamente che non sia così. Per i concit-tadini caduti nella guerra di liberazione o deportati nei campi di sterminio, per tutta la comunità ed anche per il Pd locale.La seconda risposta ci piace sicuramente di più ma ci desta qualche in-quietudine. Infatti diversi politici immortalati nel manifesto - tra i quali il sindaco Silvia Caruso – nelle elezioni comunali del 2002 erano candidati in una lista collegata ad una lista civica di cen-trodestra e persero con-tro la coalizione di centro sinistra composta da DS, Rifondazione Comunista e la lista civica Progetto Comune. Allora venne eletto solo Renzo Mattei, dato che Silvia Caruso non racimolò che qualche manciata di preferenze. Ora, fare ammenda degli errori passati può essere utile, ma perche farlo

così pubblicamente?E soprattutto, serve compromet-tere il nome di un Partito che tra i suoi militanti annovera gente che è rimasta, senza sbandate di sorta, sempre da una sola parte?

Redazione

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La redazione

Dir. Resp. Giorgio RossettiDir. Edi Minin

Marco BrandolinStefano MininMaurizio NegrariRiccardo Sacco

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“Ma non si poteva fare meglio?” chiedono i lettoriCONTRO

LUCELe pagine di “Contro Luce” di questo numero si arricchiscono di nuove segnalazioni inviateci da nostri concittadini, che notando in-terventi pubblici discutibili, si sono rivolti in prima istanza alle pagine de “Il Piccolo” e parallelamente a questa Redazione.Noi ovviamente li ringraziamo dando voce alle loro istanze, tenuto conto che il giornale lo-cale ha riferito solo parte di queste voci.

La prima nota inviata a noi e a “Il piccolo” dal Sig. Flavio Furlanetti e pubblicata sabato 29 novembre sulle pagine del quotidiano nel comparare gli interventi sui marciapiedi fatti a Pieris osservava:

“Un buon intervento mi sono detto, vedendo in particolare l’uso del porfido come soluzione ottimale per il cal-pestio pedonale sui marcia-piedi, oltre naturalmente la durata pressoché illimitata nel tempo, e non di meno l’abbellimento che questa pie-tra si porta in dote. Tutto som-mato un piccolo intervento di arredo urbano che il centro di Pieris sicuramente meritava, mettendo inoltre in sicurezza i cittadini - pedoni di quella lo-calità visto che le maggiori at-tività commerciali si svolgono prevalentemente in quella via.

Sottolineava che invece a San Can-zian, a proposito dei lavori in piazza Santi Martiri

“Finalmente, si incomincia a intra-vedere un minimo di arredo urba-no e la demolizione delle trappole ancora presenti su molti dei nostri marciapiedi. Purtroppo, almeno in parte – riten-go quella più importante - mi sono

sbagliato: infatti una colata di ce-mento ha preso il posto del vecchio cemento, ipotecando in maniera evidente un minimo di arredo, che a partire dal centro doveva plasmarsi verso la periferia non appena una qualche possibilità economica si fosse intravista nelle pieghe del bi-lancio del Comune.

Una risposta del tipo “le risorse sono limitate, non si poteva fare di più” non può essere accettata. Tanto si è atteso, si poteva atten-dere ancora; un intervento anche piccolo può compromettere un pro-getto complessivo da realizzare nel tempo che potrebbe rappresen-tare sicuramente maggior qualità: si è sbandierata ai quattro venti l’immagine culturale-turistica che una realtà come San Canzian vanta attraverso le risorse di carattere storico e religioso (che guarda caso riguardano in primis la via Romana con la chiesetta dedicata a S. Pro-to, oggetto di rinnovato interesse e scavi archeologici).

Questa prima segnalazione veniva

ripresa dal dott. Roberto Rossi in una lettera inviata a noi e al Piccolo, integrando e rafforzando con nuovi elementi la nota del Sig Furlanetti, affermando che:

“Mi associo alle osservazioni solle-vate in quella lettera,in particolare laddove solleva la superficialità con

la quale si afforntano le ques-tioni dello sviluppo del terri-torio e il conseguente arredo urbano.Sono nato a Genova; da anni però ho scelto di vivere con la famiglia a San Canzian d’Isonzo solamente per la “qualità della vita”, la serenità dell’ambiente ed i genuini rapporti interpersonalii lavori appena svolti in piazza a San Canzian – il rifacimento in cemento di qualche metro di marciapiede, senza alcuna cura nella scelta dei materiali utilizzati – non valorizzano le evidenti potenzialità di quell’area. E ancora “anche un piccolo lavoro di sistemazione di un piccolo tratto di marciapiede deve mirare all’abbellimento di un paese.

In seguito venne pubblicata la risposta dell’ Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di San Canzian, Sig. Dreos, il quale tra le altre cose affer-mava:

La programmazione dell’Amministrazione Comunale prevede che per il rifacimento di sin-goli tratti di marciapiede si seguano i criteri e tipologia di quelli adiacenti, per la costruzione di nuovi marcia-piedi e/o il completo rifacimento di quelli esistenti, si adottino finiture e caratteristiche consone al contesto urbano.(centro storico: finitura porfi-do, pietrisco lavato, o pietra - am-bito urbano: finitura in calcestruzzo)Nel nostro caso si prevede il rifaci-mento di un tratto di marciapiede inserito in un contesto esistente, esattamente tra il marciapiede del fabbricato sito al civico n°3÷5 di Piazza Santissimi Martiri e quello di un’attività commerciale sita al n° civico 11 (angolo con Via Romana),

I marciapiedi di San Canzian

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ambedue i marciapiedi presentano una finitura superficiale a“calcestruzzo lisciato e frattazzato”.

A questa risponde nuovamente il Sig. Furlanetti

Il Dreos risponde che a San Can-zian nell’immediato perimetro i marciapiedi - molti dei quali risal-enti a 50 anni fa - sono in cemento, e quindi sostiene che la continuità anche in nuovi interventi risulta essere la miglior soluzione. Forse bastava alzare lo sguardo e vedere che la piazza che sta di fronte a questi 20 metri di nuovo marcia-piede è stata realizzata con ma-teriali idonei a dare un minimo di arredo urbano, tanto che la pietra (porfido) è la maggior componente della pavimentazione della stessa piazza, vissuta intensamente dalla popolazione durante il periodo es-tivo.Se la logica del Dreos avesse avuto dei precursori nel dopoguerra, con ogni probabilità non avremmo le strade asfaltate, perché essendo allora le strade in terra battuta tali dovevano rimanere.E restando sempre in questo ordine di idee sbagliano quei Sindaci che abbelliscono strade e piazze con interventi di recupero e restauro. Corre inoltre l’obbligo ricordare che a Pieris, prima dell’intervento sopra ricordato, la via Roma era percorsa da marciapiedi con la base in asfalto. Dobbiamo sup-porre che il progetto fosse fortu-

natamente precedente all’entrata in attività del Dreos, altrimenti si sarebbe corso il rischio che la logica del mantenimento dei materiali cara all’assessore venisse a pregiudi-care anche quell’intervento.

La nota del Furlanetti, evidenziava nelle righe finali che se “Fare senza programmare può risultare più dan-noso del non fare”, “anche parlare tanto per parlare può essere più dannoso del tacere.”

La Redazione di Città Futura, inter-essata alla questione che riguar-da il nostro territorio, e per dare un’informazione corretta ai cittadini si è presa la briga di approfondire l’argomento, rovistando tra i progetti in possesso dell’amministrazione comunale e depositati negli armadi dell’ufficio tecnico, progetti risalenti alla fine degli anni 80 e inizio anni 90, e ovviamente discutendo con il Professionista allora incaricato per la redazione degli stessi.L’articolazione dei lavori di arredo urbano previsti e che trovano con-ferma in quello studio, partono da considerazioni storiche che San Canzian si porta in dote, ne è la conferma la ripresa delle ricerche archeologiche nel sito della chie-setta di San Proto e che da continu-ità a quanto scoperto agli inizi degli anni 60 dal Prof. Tavano con la sua equipe di giovani studenti di archeo-logia.Il programma tecnico allora pre-sentato e giacente negli scaffali del

Municipio, teneva in considerazi-one quattro elementi perimetranti il centro storico nel suo significato più alto, la Chiesa Maggiore, il Ponte sul canale di via Trieste, dove nei pressi la Storia dice che vi fu il Mar-tirio dei Fratelli Canzi, la chiesetta di Santo Spirito posta all’ingresso dell’omonima via, infine la citata Chiesetta.

In una recente visita alle nuove scoperte archeologiche, il Sindaco ha affermato che il comune si è fatto portavoce delle sollecitazioni provenienti dal territorio chiedendo ulteriori fondi alla Camera di Com-mercio per sostenere tali iniziative di ricerca.A fronte di questi elementi l’Assessore alle opere pubbliche probabilmente poco avvezzo (bastava rispolverare quei docu-menti) a tutte le considerazioni so-pra esposte ha ritenuto che San Canzian non meritasse troppa at-tenzione, compromettendo con un misero investimento parte di un se-rio programma per la valorizzazione delle componenti storico religiose presenti.Un suggerimento ci permettiamo di dare a questa Amministrazione, vis-to che a breve si troverà una piccola fortuna derivante dalla vendita dei rami di energia di I.R.I.S,utilizzi quei fondi rispetto un pro-gramma condiviso, se le intenzioni sono indirizzate all’arredo urbano si eviti di commettere gli errori sopra ricordati.

vede strumenti poco “stringenti” per arrivare alla fusione tra comuni (in quattro anni è successo una sola volta tra Campolongo e Tapogliano) e continuare sulla strada della messa in rete dei servizi tra più comuni.Forse, nel prossimo dibattito in consiglio regionale sulle Comunità Montane si potrà ragionare anche su possibili future “unioni”.Il centrosinistra e il PD dovranno stanare la giunta re-gionale, che senza la ben che minima visione generale o di insieme dell’assetto regionale vuole “surrettizia-mente” reintrodurre forme non adeguate di collaborazione tra comuni, per ora solo montani.C.F. Che cosa pensa dei progetti di unificazione dei comuni?G.B. Sono favorevole da sempre. Purtroppo mii rendo conto che la storia italiana è stata fatta per sommatoria di localismi (si pensi all’Italia dei comuni), me è ora giunto il momento di agire. Il “Centrodestra” nazionale, lo ricordo a tutti, è prodigo di promesse. Nel suo pro-gramma elettorale prevedeva la chiusura delle province, la riduzione dei costi della politica. Niente di tutto ciò è stato fatto. Spero che la gente si ricorderà di queste cose. Per quanto mi riguarda, da consigliere regionale di opposizione, marcherò il “Centrodestra” regionale e spero di trovare altri amici nel PD e in consiglio che ab-biano la voglia di cambiare.

mostrassero poco virtuose o poco attente all’attuazione de-gli accordi sottoscritti.Infine, pur se con qualche riequilibrio, dando pari dignità a tutte le Amministrazioni che vi partecipano.C.F. Che cosa pensa dei progetti di unificazione dei co-muni?F.B. Limitandomi alla sola nostra provincia, debbo dire che sono da sempre (e ne ho pagato a suo tempo, da Sindaco di Staranzano, anche un prezzo politico notevole…) con-trario ad un’ipotesi di fusione dei Comuni di Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Staranzano, in quanto ciò creerebbe un disequilibrio economico e politico per una piccola provin-cia come la nostra, che finirebbe per relegare ad un ruolo ancora più marginale il nostro capoluogo che è, e deve ri-manere, Gorizia.Sono invece favorevole a un processo che porti all’unione, prima e alla fusione, poi, di alcuni Comuni, quali ad esem-pio Medea con Romans d’Isonzo e Moraro con Capriva del Friuli o Mariano del Friuli.

Seguito delle interviste a Brandolin e Brussa da pag. 2

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