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SCHEDA PSICOATTIVA I PSYCHOAC11VE CAKD IV

Salvia divinorum Epling et Jativa (Foglie della Pastora / Leaves of the Shepherdess)

Jonathan Ott

LUOGO DI PUBBLICAZIONE/ OKIGINAL DESCKIFTION: BotMus.Leafl.Harv.Univ., 1962:20(3):75- 76. AMENDED: Emboden, Narcotic Plants (2° Edition revised and enlarged), 1979:93-94. AMENDED: REISFIELD, SIDA Contributions to Botany, 1993: 15(3):349-366. FAMIGLIA I FAMILY: Labiatae. NOMI VERNACOLARI I VE.KNACULAR NAMES: Mazateco/ Mazatec: Ska Pastora, Ska Maria Pastora, Nahuatl: Pipiltzintzintli, Spagnolo/ Spanish: Hojas de la Pastora, Hojas de Maria Pastora, La. Hembra, Inglese/ English: Leaves of the Shepherdes.!>~ Leaves of Mary Shepherdess, Sage of the Seers, DivinersJ Sage. DISTRIBUZIONE: Endemica della regione Maza- DISTRIBUTION: Endemie to the Mazatec zone of teca della Sierra Madre Orientale dello stato mes- the Sierra Madre Orientai of the Mexican state of sicano di Oaxaca. Oaxaca. ECOLOGIA: Su suolo fertile, in forre di fiumi e ECOLOGY: On black soil in ravines close to prima-torrenti, presso le foreste pluviali primarie e se- ry or secondary cloud forest and tropica! evergreen condarie o foreste tropicali sempreverdi, fra 300 e forest, 300-1800 m elevation; flowering sporadi-1800 mdi altitudine; fiorisce sporadicamente da cally from September to May. Settembre a Maggio. BOTANICAL DESCRIPTION: Perennial herb, 0.5-DESCRIZIONE BOTANICA: Erba perenne, alta 1.5 m tall, flowering stems 1-2(-3) m tali. Stems 0,5-1,5 m, con fusti fioriferi raz.giungenti i 2 (3) hollow, quadrangular, flanged angles, hirtellous, m. Fusto cavo, a sezione quadrangolare, con an- zreen, translucent and crisp. Leaves apposite, el-goli portanti ali scabre, versi, translucide e più o liptic to ovate, apex acuminate to caudate, base at-meno increspate. Foglie opposte, da ellittiche a o- tenuate, 10-25(-30) cm long, 5-10 cm wide, gla-vate, con apice da acuminato a caudato, attenuate , brous above, below glandular-punctate, irregularly alla base, lunghe 10-25 (-30) cm e larghe 5-10 serrate or crenate-serrate margins. Racemes erect, cm, glabre sulla pagina inferiore, ghiandoloso- simple, 30-40 cm long, internodes 2-4 cm; cymu-puntezgiate sull'inferiore, da seghettate a crenato- les having 3-6(-12) flowers; rachis hirsute, glabra-seghettate al margine. Infiorescenze in racemi te. Bracts ovate, concave, sessile, basally rounded, semplici ed eretti, lunghi 30-40 cm, con internodi apex acuminate-caudate, 1-2(-3) cm long, 0.6-1 di 2-4 cm e rachide da irsuta a glabra; infiore- cm wide, tardily deciduous, mainly violet. Pedicels scenze parziali con 3-6 (-12) fiori . Brattee fiorali hirsute, slender, straight, violet, 4-9 mm long. Ca-sessili, concave, arrotondate alla base e acumina- lyx with subequal lips, 10-12 mm long, glabrate to to-caudate all'apice, lunghe 1-2 (-3) cm, larghe glandular-puberulent, violet; upper lip 1.5 mm 0,6- 1 cm, lungamente persistenti, per lo più via- long with 3 major veins. Corolla 28-32 mm long, lette. Peduncoli irsuti, sottili, diritti, violetti, sigmoid, densely villous with translucent multicel-lunghi 4-9 mm. Calice con lobi subeguali, lungo lular hairs 0 .5-2 mm long, white, glabrous within, 10-12 mm, da glabro a ghiandoloso-pubescente, lips becoming tinged with blue in age; tube 19-22 violet-to ; labbro superiore lungo 1,5 mm, con tre mm long, 2 mm high, 1.5 mm wide at narrowest nerva-ture evidenti. Corolla lunga 28-32 mm, near throat; galea 8-9(-10) mm long; lower lip sigmoide (più o meno incurvata a S), bianca o tinta cupped, 5 mm long and 7 mm wide when flatte-di blu a maturità, glabra all'interno, all'esterno ned, middle lobe emarginate. Stamens glabrous, densa-mente villosa per peli multicellulati, , white, slightly arcuate, 15-16 mm long, rudders translucidi, lunghi 0,5-2 mm; tubo della corolla 10-11 mm long, entire, anthers 2 mm long; pollen lungo 19-22 mm, alto 2 mm e largo 1,5 mm al white. Style 27-32 mm long, densely bearded be-restringimento in prossimità della fauce; labbro low stigma, white. Gynobase horn 3 mm long, 1.2 superiore lungo 8-9 (-10) mm; l'inferiore concavo, mm wide, white, glabrous. Nutlets 1.8-2 mm long, lungo 5 mm e largo 7 quando appiattito, con lobo 1 (1.2) mm wide at maturity, dark brown, un-mediano smarginato. Stami glabri, bianchi, known in wild collections [From amendment by leggermente arcuati, lunghi 15-16 mm; filamenti REISFIELD 1993]. lunghi 10-11 mm, interi; antere lunghe 2 mm; BOTANTCAL OBSERVATIONS: The scientific name of

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polline bianco. Stilo lunzo 2 7 -32 mm, villo-so sotto lo stimma, bianco. Speroni zinobasali lunzhi 3 mm, larzhi 1,2 mm, bianchi, zlabri. Nucule lunzhe 1,8-2 mm, larzhe 1 (1,2) mm a maturità, bruno scuro, mai osservate su esemplari selvatici. (Dall'emendamento di REISFIELD 1993). OSSERVAZIONI BOTANICHE: Il nome scientifico del genere deriva dal termine latino salvus = "sicuro"; il nome specifico dÌvinorum, che significa "del veggen­te", si riferisce al curioso utilizzo che viene fatto della pianta dagli Indiani Mazatechi, cioè come inebriante o enteogeno sciamanico nella divinazione, specialmen-te delle cause delle malattie (EPLING &JÀTIVA-M. 1962; WASSON 1962). Sfortunatamente, la descrizione del ti­po originale (raccolto da A. Hofmann & R.G. Wasson 1'8 Settembre 1962 a San José Tenango, Oaxaca, Mes­sico; Herb. Univ. Ca!. Los Angeles; duplicato in Econ. Herb.Oakes Ames) era errata per quanto riguarda il colore della corolla ("cyanearum" o blu-cianeo), che venne emendato come ''bianco puro" da Emboden in un libro popolare (EMBODEN 1979), e in seguito più estesamente da Reisfield, che descrisse in dettaglio le parti riproduttive, incluse le nucule, notando che le "labbra della corolla si tingevano di blu con l'età" (REISFIELD 1993). Questa precisazione riferentesi al colore della corolla venne sfortunatamente presentata solo dopo la pubblicazione di tre diversi disegni colo­rati della pianta, mostranti erroneamente corolle color ciano -blu . Il primo era di Frances Runyan, proposto come Tavola 50 nella prima edizione del NarcotÌc Plantsdi Emboden (1972) (nella seconda edizione Em­boden emendò la descrizione e sostituì il disegno erra­to con una fotografia a colori in primo piano dei fiori, decisamente bianchi, pubblicata come Tavola 40) (EMBODEN 1979) . Furono anche date alle stampe due tavole a colori disegnate dall'artista dell'Harvard Bota­nica! Museum Elmer W. Smith, dipingenti i fiori color ciano-blu. La prima era presente in HallucinogenÌC Plants del 1976 di Richard Evans Schultes, e riportava il particolare di un fiore totalmente blu (SCHULTES 1976); l'error e venne ripreso anche nelle edizioni tra­dotte in francese (SCHULTES 1978) e (pirata) in spa­gnolo (SCHULTES 1982). Infine, nel poster del 1980 Plant Hallucinogens, l'illustrazione No. 23 dipingeva similmente S.dÌvinorum con corolla color blu (SCHUL­TES & SMITH 1980). Sorprendentemente, per una simile rara pianta, sono state pubblicati due ulteriori disegni a colori, dipingenti correttamente i fiori bianchi: da F. Lucerne Coray a p. 55 del libro Plants of the Gods di Schultes e Albert Hofmann (SCHULTES & HOFMANN 1979) e da D.D. Dowden nel Herbal Bountydi S. Fo­ster (FOSTER 1984)! Accanto a questa pletora di disegni a colori di un'oscura pianta, sono state pubblicate an­che due divers e illustrazioni botaniche, daJohn Stan­well -fl etcher (SCHULTES 1967; STAffORD 1977) e Irene Brady (MAYER 1977; SCHULTES 1972; SCHULTES & Hor­MANN 1973), oltre a numerose fotografie in bianco e nero della pianta (DiAZ 1975; VALDÉS et al. 1983, 1987a: WASSON 1963, 1966), uno schizzo (HEFFERN 197 4), e la sopracitata fotografia a colori. DATI AGRONOMICI: Esiste una controversia agro­nomica inerente Io status di S.dÌvinorum. La specie tipo era una cultivar, e lo scopritore botanico della pianta affermò che "sembra essere un cultigeno", no-tando: "Cercavamo S.divinorum, incrociando la Sierra Mazateca a cavallo nei mesi di Settembre e Ottobre del 1962, ma non la incontrammo nemmeno una volta. Gli Indiani avevano scelto lontani burroni per la sua coltivazione ... non sappiamo se si presenta allo stato

the genus comes from Latin salvus = safe; the specific name "which means "of the seers", refers to the cu­rious use to which the plant is put by the Mazatec In­dians", to wit, as a shamanic inebriant or entheogen in divination, especially of the causes of illness (EPLING & JÀTIVA-M. 1962; WASSON 1962). Unfortunately, the originai type description (collected by A. Hofmann & R.G. Wasson 8 September 1962 in San José Tenango, Oaxaca, México; Herb.Univ.Cal., Los Angeles; dupli­cate in Econ.Herb.Oakes Ames) was in error regarding corolla color ("cyanearum" or cyan-blue), which was amended to "pure white" by Emboden in a popular book (EMBODEN 1979); then more fully amended by Reisfield, who described reproductive parts in detail, including the nutlets, noting that the corolla "lips be­come tinged blue with age" (R.EISFIELD 1993). This amendement as to corolla color was unfortunately not before three separate color paintings of the plant had been published, mistakenly showing it with cyan-blue corollas . The first was by Frances Runyan as PLATE 50 in the first edition of Emboden's Narcotic Plants (EMBODEN 1972) (in the second edition Emboden amended the description and replaced the erroneous painting with a dose-up color photograph of the de­cidedly white flowers as PLATE 40) (EMBODEN 1979). There were also two separate color paintings by Har­vard Botanica! Museum artist Elmer W. Smith depic­ting the flowers as cyan-blue. The first was in Richard Evans Schultes' 1976 HallucinogenÌc Plants, which even depicted an enlarged , all-blue flower (SCHULTES 1976); the error being repeated in the French (SCHULTES 1978) and (pirated) Spanish translations (SCHULTES 1982). Finally, in their 1980 poster Pian! Hallucinogens, illustration No. 23 likewise depicted S.dÌvinorum with blue corollas (SCHULTES & SMITH 1980). Suprisingly, for such a rare plant, two addi­tional color paintings have been published, correctly depicting the flowers as white: by F. Lucerne Coray on page 55 of Schultes' and Halbert Hofmann's coffee-ta­ble book Plants of the Gods (SCHULTES & HOFMANN 1979) and by D.D. Dowden in S. Foster's Herbal Bounty (FOSTER 1984) I Besides this plethora of color paintings of an obscure plant, there have also been published two different botanica! illustrations, by John Stanwell-Fletcher (SCHULTES 1967; STAFFORD 1977) and Irene Brady (MAYER 1977; SCHULTES 1972; SCHULTES & HOFMANN 1973), plus many black-and­white photographs of the plant (DiAZ 1975; VALDÉS et al. 1983, 198 7a; WASSON 1963, 1966), and a sketch (HEFFERN 197 4), and the above-cited color photo­graph. AGRONOMIC DATA: There exists agronomie contro­versy over the status of S.dÌvinorum as a cultigen. The type specimen was a cultivar, and the botanica!

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selvatico (ad eccezione per le piante che sono state abbandonate o sono sfuggite alla coltivazione)" (WAs­soN 1962) . Valdés, che ha fatto dello studio etnozra-fico e fitochimico di questa pianta la sua tesi di dotto-rato, ha messo in dubbio ciò, affermando che il suo informatore Don Alejandro "indicava che la pianta cresce selvatica nelle zone montuose quasi inaccessibili della Sierra Mazateca", ammettendo, tuttavia, che tutte le piante che ezli vide erano "in apparenza orizinal­mente state piantate dall'uomo" (VALDÉS 1994). Valdés mancò di citare lo studio completo botanico e orticul­turale della pianta di Reisfield, il quale aveva concluso che la pianta era una cultivar: "E' suz.geribile l'ibri­dismo, sebbene non sia stata riconosciuta l'intermedia­zione fra due specie conosciute" (REISF!ELD 1993). Eplinz &Jativa-M. (1962) notarono per contro un'af-finità con la Salvia cyanea Lamb. ex Benth. Nonostante Valdés fosse stato in zrado di ottenere 4 semi da 14 fiori sottoposti ad impollinazione incrociata (28%), questi furono uccisi dal sovrariscaldamento in una serra, prima che potesse essere valutata la loro vitalità (V ALDÉS et al. 198 7 a) . Valdés notò anche che D .J. Siebert aveva ottenuto semi vitali da piante coltivate alle Hawai (V ALDÉS 1994), ma le ziovani piante erano molto deboli e di dubbia vitalità in condizioni selva-tiche (SIEBERT 1993-94). Reisfield verificò che più del 50% dei zrani di polline esaminati di S.divinorum non erano vitali. Ezli ottenne solo 11 nucule da 108 auto-impollinazioni, ciascuna con una resa potenziale di 4 frutti, ottenendo quindi un rapporto di successo di 111432 (2,5%), mentre in 190 impollinazioni incro-ciate si svilup­parono solo 24 frutti (24/760 o 3%). Ezli riportò che "in nessun modo fu osservato un pro-nubo visitare i fiori", neppure di notte, nonostante i semi maturi così ottenuti avessero prodotto qualche ''vizorosa plantula [che] si sviluppò in piante indi-stinzuibili ... dai loro ze­nitori". Nella sua descrizione della pianta, Reisfield notò il suo costume di "strisciare lunzo i pendii rocciosi per ­corsi da corsi d'acqua, a volte in acqua corrente, radi­cante copiosamente all'al-tezza dei nodi" (REISFIELD 1993). COLTIVAZIONE : La propazazione è vezetativa, e la pianta richiede suolo ricco e molto umido, tollerante il sole se l'umidità è elevata. La coltivazione è possibile alle latitudini più settentrionali come, per esempio, nel caso del lavoro di Valdés nel Michizan, trapiantando dai ziardini esterni nelle serre durante l'inverno, con una temperatura minima mantenuta a 10°C (VALDÉS et al. 198 7 a). Questa pianta è larzamente coltivata dazli "sciamani underzround" del Nord America, ed è repe­ribile commercialmente nezli Stati Uniti a partire dai primi anni '80 (FosTER 1984) benché sia stato dispo­nibile sui circuiti non commerciali nella precedente decade (GRUBBER 1973; SUPERWEED 1972). Il così detto "clone Wasson" (dalla collezione tipo di Hofmann & Wasson del 1962) è il più comunemente venduto, as­sieme ad almeno un così detto "clone zustoso", che è molto meno amaro del clone tipo, e che venne raccolto da Blosser nel Llano de Arnica, Oaxaca (BLOSSER 1991-93; OTT 1995b). DATI E1NOB0TANICI: S.divinorumè utilizzata come inebriante sciamanico dagli Indiani Maza­techi dello stato messicano di Oaxaca; nella let­teratura etnografica questo impiego venne de­scritto per la prima volta nel 1939 daJ.B. John-son, che notò l'uso della Hierba Maria nella "stre­goneria" mazateca, parallelamente all'uso dei funghi e dei semi di "morning glory" per scopi

discoverer of the plant said it "seems to be a cultizen", notinz: "We were on the watch for S.divinorum as we criss-crossed the Sierra Mazateca on horseback in September and October of 1962, but never once did we see it. The Indians choose some remote ravine for the plantinz of it .. whether it occurs in a wild state (except for plants that have been abandoned or have escaped) we do not know'' (W ASSON 1962). Valdés, who made ethnozraphic and phytochemical study of this plant his thesis project, has challenzed this, statinz that his informant Don Alejandro "indicated that the plant zrows wild in the fairly inaccessible hizhlands of the Sierra Mazateca" admittinz, however, that all plants he saw were "apparently orizinally started by humans" (VALDÉS 1994). Valdés failed to cite Reis­field's thorouzh botanica! and horticultural study of the plant, which concluded that the plant was a cul­tivar: "Hybridity is suz.gested, althouzh intermediacy between two kno\\-ìl species has not been recoznized" (REISFIELD 1993), while Eplinz &Jativa-M. (1962) no­ted an affinity with Salvia cyanea Lamb. ex Benth. Althouzh Valdés had been able to obtain 4 seeds from 14 cross-pollinated flowers (28%), these were killed by overheatinz in a zreenhouse, before viability could be assessed (V ALDÉS et al 198 7 a). Valdés also noted that D.J. Siebert had obtained viable seed from cultiva-ted plants in Hawai'i (VALDÉS 1994), but the seedlinzs were very weak and of dubious viability in wild con­ditions (SIEBERT 1993-94). Reisfield found more than 50% of the pollen zrains examined from S.divinorum to be unviable . He obtained only 11 nutlets from 108 self-pollinations, each potentially yeldinz 4 fruits, or a success rate of 11/ 432 (2.5%); while in 190 cross­pollinations, only 24 fruits developed (24/760 or 3%), commentinz "at no time was a lezitimate pollinator observed visitinz flowers", even in a nocturnal "sta­keout", althouzht mature seeds thus obtained produ­ced some "vizorous seedlinzs [which] developed into plants indistinzuishable .. from their parents" . In his botanica! description of the plant, Reisfield noted its habit of "trailinz alonz rocky stream banks, sometimes in runninz water, rootinz copiously at the nodes" (REISFIELD 1993) . CULTIVATION: Propazation is vezetative, and the plant requires rich soil and much moisture, toleratinz sun if moisture is hizh. Cultivation is possible in northern latitudes, as, for example Valdés' work in Michizan, transplantinz from outdoor zardens into zreenhouses in the winter, with 10°C minimum temperature maintained (VALDÉS et al. 1987a). This plant has come to be widely cultivated by North American "basement shamans", and has been commercially available in the United States since the early 1980s (FOSTER 1984) and circulated non­commercially in the previous decade (GRUBBER 1973; SUPERWEED 1972) . The so-called "Wasson clone" (from the Hofmann and Wasson 1962 type collection) is the most commonly sold, alonz with at least one so-called "palatable clone", which is far less bitter than the type clone, and was collected by Bret Blosser in Llano de Arnica, Oaxaca (BLOSSER 1991-93; OTT 1995b). ETHNOBOTANICAL DATA: S.divinorum is em­ployed as a shamanic inebriant by the Mazatec Indians of the Mexican state of Oaxaca, first described in the ethnographic literature in 1939 by J.B. Johnson, who noted the use of Hierba Maria in Mazatec "witchcraft", parallel to the use of divinatory mushrooms and morning glory

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divinatori (JoHNSON 1939). Successivamente descritta come Yerba de Maria da Roberto J. Weitlaner (1952), fu tuttavia il grande pioniere negli studi sciamanici R. Gordon Wasson a racco­gliere per primo materiale identificabile di questa nuova specie, ed egli fu anche il primo straniero a sperimentare i suoi poteri visionari, a Ayahutla, Oaxaca, il 12 Luglio 1961. Wasson descrisse l'a­bituale ingestione di coppie di foglie, note come Ska Pastora o ùi Hembra, mediante masticazione e deglutizione, e la preparazione di una pozione visionaria come infusione/ sospensione acquosa delle foglie e successiva spremitura manuale , a differenza di ciò che Weitlaner descrisse come "sfregamento" delle foglie in acqua (W ASSON 1962; WEITLANER 1952). Wasson fotografò anche l'uso di un metate per spremere e mettere in infu­sione le foglie (HOFMANN 1990; W ASSON 1963, 1966), dando come dose la quantità di 6-68 fo­glie, mentre Weitlaner aveva riportato la quantità di 50-100. Ott fece una rassegna sulla farmaco­logia delle foglie, analizzando le dosi descritte in una dozzina di fonti variante da un minimo di 6 sino a un massimo di 240 foglie ( OTI 199 5b). Basandosi sul lavoro etnografico pionieristico di Wasson, il gruppo di J.L. Diaz e L.J. Valdés ha condotto i più dettagliati studi etnobotanici di questa pianta (DiAz 1975, 1977, 1979; V ALDÉS 1983; V ALDÉS et al. 1983, 198 7a). Sebbene l'uso sciamanico di S.divinorum non sia stato osservato esternamente alla regione della Sierra Mazateca, Wasson propose che la pianta rappresentava un misterioso enteogeno Mexica o Azteco noto in lingua nahuatl come pipiltzintzintli, "il più nobile piccolo principe" (W ASSON 1963). Emboden sug­gerì in seguito che un disegno della pianta è ri­portato sul vestito di una divinità presente nel Co­dice maya di Dresda (Emboden 1983). Sebbene Valdés, seguendo Aguirre Beltran e Diaz, affermò che S.divinorum non poteva essere stato il pipil­tzintzintli (AGUIRRE BELTRÀN 1963· DiAZ 1979· . ' ' V ALDES et al. 198 7 a), i candidati alternativi pro-posti non sono verosimili - il primo, Cannabis sativa L. venne introdotta in Messico a seguito della Conquista (SCHULTES & HOFMANN 1980), mentre il secondo, ololiuhqui (semi di coaxihuitl o Turbina corymbosa (L.)Raf.) venne identificato da una fonte primaria di informazione sul pipil-tzintzintli Friar Agustin de Vetancurt, nel suo TeatroMexic~odel 1698, come una pianta che veniva a volte mescolata con il pipiltzintzintli (VETANCURT 1698). La mia recente rassegna con-eludeva che S.divinorum "rimane la nostra mi-gliore congettura per l'identificazione del perduto enteogeno azteco" (Ott 1995b). Ho anche riferito del metodo mazateco piuttosto grezzo e dimostra­bilmente inefficace di preparare l'enteogeno e della mancanza di un vero nome indigeno maza-teco (notando la sua associazione con la pecora, un'introduzione post-conquista nella Sierra Ma­zateca) come evidenza della sua introduzione sto­rica presso i Mazatechi, un fatto che indiretta­mente avalla la sua identità con il pipiltzintzintli,

seeds (JOHNSON 1939) . Subsequently described as Yerba de Maria by Roberto J. Weitlaner (1952), it was the great pioneer in shamanic studies R. Gordon Wasson who first collected identifiable materiai of this nove! species, and became the first outsider to sample its visionary powers, in Ayautla, Oaxaca, on 12July 1961. Wasson described customary ingestion of pairs of the Ieaves, known as Ska Pastora or ùi Hembra, by chewing and shallowing, and also described preparation of a visionary potion by making an aqueous infusi on/ suspension of the Ieaves via hand squeezing, much as Weitlaner had described "rubbing" the Ieaves in water (WASSON 1962·

' WEITLANER 1952). Wasson also photogra-phed use of a metate to express and infuse the Ieaves (HOFMANN 1990; WASSON 1963, 1966), giving a dose as 6-68 Ieaves; whereas Weitlaner had said 50-100. Ott reviewed reports of pharmacolozy of the Ieaves, with a dose being described in a dozen sources as varying from a Iow of 6 to a high of 240 leaves (OTI 1995b). Building on the pioneering ethnographic work of Wasson, the group of J.L. Diaz and L.J. Valdés have conducted the most de­tailed ethnobotanical studies of this plant (DiAZ 1975, 1977, 1979; VALDÉS 1983; VALDÉS et al. 1983, 1987a). Although shamanic use of S.divi­norum has not been observed outside of the Sierra Mazateca, Wasson proposed that the plant repre­sented ~ mysterious Mexica or Aztec entheogen, known m Nahuatl as pipiltzintzintli, the "most no­ble little prince" (Wasson 1963). It was further suzzested by Emboden that the plant was depicted on the headdress of a deity found in the Mayan Dresden Codex (EMBODEN 1983). Although Valdés, following Aguirre Beltran and Diaz, alleged that S.divinorum couldn't have been pipiltzintzintli (AGUIRRE BELTRÀN 1963; DiAZ 1979; V ALDÉS et al 1_987a), alternate candidates proposed are impo­s1ble - the first, Cannabis sativa L., is a post-con­quest introduction to México (SCHULTES & HOF­MANN 1 980); while the second, ololiuhqui (seeds of coaxihuitlor Turbina corymbosa (L.)Raf.) was identified by one primary source of information on pipiltzintzintli, Friar Agustin de Vetancurt, in his 1698 Teatro Mexicano, as a plant sometimes mixed with pipiltzintzintli (VETANCURT 1698). My recent review of the pertinent evidence concluded that S.divinorum "remains our best guess for the iden­tity of the Iost Aztec entheogen" (OTI 1995b). I also cited the rather crude and demonstrably inefficient Mazatec method of preparing the entheogen and its lack of a true indigenous name in Mazatec (noting its association with sheep, a post-conquest intro­d_uction supporting its identity with pipiltzintzintli, smce other Mesoamerican Indians were the like­liest source of this introduction ( Ott 199 5b). Nevertheless, until the plant is found elsewhere or in truly wild conditions, or until the hypothetical parents of this presumed hybrid are identified it will remain an ethnobotanical enigma. Wasso~ no­ted that S.divinorum was la hembra, "the female" in a family including e! macho "the male", Coleus

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in quanto altri Indiani mesoamericani erano i più probabili responsabili della sua introduzione (Ott 1995b). Tuttavia, sino a che la pianta non verrà ritrovata altrove o in reali condizioni selvatiche o

' fino a che zii ipotetici parenti di questo presunto ibrido non saranno identificati, essa rimarrà un enizma etnobotanico. W asson notò che S.divino­rum era considerata la hembra, "la femmina", in una famiglia che includeva e1 macho, "il ma­schio", Coleus pumila Bianco e e1 nene o el ahfja­do, "il bimbo" o "il figlioccio", Coleus blumei Benth. - poiché queste ultime sono entrambe spe­cie asiatiche introdotte in Mesoamerica dopo la Conquista, questo dato rafforza l'ipotesi per uno stato non-nativo di S.divinorum nella Sierra Ma­zateca (W ASSON 1963). DATI BIOCHIMICI: Parimenti a numerosi altri membri del genere, S.divinorum contiene compo­sti terpenoidi insoliti. In seguito al ritrovamento di salviarina e splendidina, nuovi diterpeni trans­clerodani, nella specie brasiliana Salvia splendens Sellow ex Roem. et Schult. (SAVONA et al. 1978, 1979), il gruppo messicano di Alfredo Orteza, senza l'impiego di sazzi biologici, isolò un nuovo diterpene trans-clerodano da S.divinorum, deno­minato salvinorina, e ne determinò la struttura per mezzo di cristallo.grafia a razzi X (ORTEGA et al. 1982). Due anni più tardi, il gruppo america­no di Valdés, usando immoralmente come sazzio biologico una modifica del "campo aperto di Hall" nel topo, isolò il medesimo composto, come principio visionario delle foglie di S.divinorum, as~ieme al suo derivato descetilato inattivo, e no­mmò questi composti divinorina A e divinorina B (V ALDÉS et al. 1984). Nuovamente, la loro struttu­ra venne chiarita mediante cristallo.grafia a razzi X, confermando la struttura stabilita dal gruppo di Orteza, e in una nota azziuntiva al loro artico­lo del 1984, il gruppo di Valdés riconobbe la priorità, notando che i nomi corretti per questi composti erano salvinorina A e salvinorina B. Valdés riportò in seguito l'isolamento da S.divi­norum del repellente per formiche loliolide, zià presente in Lolium perenne L., le cui proprietà farmacologiche sull'uomo restano ignote (V ALDÉS 1986). Infine, la stereochimica assoluta delle sal­vinorine A e B è stata determinata dai collabora­tori di Valdés (KOREEDA et al. 1990). A differenza della nota salvia da cucina, Salvia officinalis L., di cui alcuni ceppi contengono il terpenoide volatile p~icotropo tuione (TuCKER et al. 1980), la distilla­z10ne a vapore delle foglie fresche di S.divinorum non ha mostrato la presenza di tuione in questa pianta (OIT 1993). La natura volatile di questo composto, famoso a.gente psicoattivo di Artemisia absinthium L. e dei liquori di assenzio, rende la salvia da cucina potenzialmente psicoattiva per semplice odorazione dell'erba fresca (Duke 1987). USI NELLA MEDICINA POPOLARE: Accanto al suo utilizzo principale nella divinazione sciama-nica dei Mazatechi del Messico, zii infusi di S.di­vinorum vengono anche applicati topicamente da.gli stessi Mazatechi. Weitlaner (1952) descrisse

pumila Bianco and e! nene or el ahijado, "the child" or "the zodson", Coleus blumeiBenth. - sin-ce both are Asiatic species introduced post-con-quest to Mesoamerica, this datum strenzhtens the argument for non-native status of S.divinorum in the Sierra Mazateca (W ASSON 1963). BIOCHEMICAL DATA: Like many other members of the zenus, S.divinorum contains unusual ter-penoid compounds. Followinz up the findinz of salviarin and splendidin, novel trans-clerodane di-terpenes, in the Brasilian species Salvia splendens Sellow ex Roem. et Schult. (SAVONA et al 1978, 1979), the Mexican zroup of Alfredo Orteza, usinz no bioassay, isolated a nove! trans-neoclerodane diterpene from S.divinorum, naminz the compound salvinorin, and determined its structure by X-ray crystallozraphy (ORTEGA et al 1982). Two years later, the American zroup of Valdés, immorally usinz as bioassay a modification of "Hall's open field in mice", isolated the same compound, as pre­sumed visionary principle of S.divinorum leaves, alonz with its inactive desacetyl derivative, zivinz these compounds the name divinorin A and divino­rin B (V ALDÉS et al 1984). Azain, structure elucidation was carried out by X-ray crystallozra­phy, confirminz the structure established by the Orteza zroup, and in a note added in proof to their 1984 article, the Valdés zroup conceded priority notinz the correct names for the compounds wer~ salvinorin A and salvinorin B. Valdés subsequently reported his isolation from S.divinorum of the ant­repellant loliolide, orizinally from Lolium perenne L. and of unknown human pharmacolozy (V ALDÉS 1986). Finally, the absolute stereochemistry of sal­vinorins A and B was established by collaborators of Valdés (KOREEDA et al 1990). Unlike the well­known culinary saze, Salvia officinalis L., some strains of which contain the volatile psychotropic terpenoid thujone (TuCKER et al. 1980), steam distillation of fresh leaves of S.divinorum failed to detect thujone (OIT 1993). The volatile nature of this compound, famous psychoactive azent in Artemisia absinthium L. and absinthe liqueurs, makes culinary saze potentially psychoactive by simply smellingthe fresh herb (DUKE 1987). TRADITIONAL MEDICINE USES: Besides its pri­mary use in shamanic divination by the Mazatecs of México, S.divinorum infusions are also applied topically by the Mazatecs. Weitlaner described ba­thinz the patient in the same infusion of the leaves that was previously inzested (WEITLANER 1952), and the Valdés zroup described puttinz the ex -tracted leaf residue on the patient's head as a cata­plasm (V ALDÉS et al 1983). The Valdés zroup also documented curative use of an infusion of 4-5 pairs of fresh or dry leaves to cure or regulate di-zestive problems like diarrhea, as a stimulant or to-nic for the elderly, azainst headache and rheuma-tism, and to cure a mazical illness called panz6n de barrego [sic] "biz lamb's belly" (V ALDÉS et al 1983). Siznificantly, Friar de Vetancurt mentioned that leaves of viviltzintzintli were used both in the

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il bagno del paziente nella medesima infusione di foglie precedentemente ingerita, e il gruppo di Valdés ha riportato il collocamento del residuo dell'estratto di foglie sulla testa del paziente come cataplasma (Valdés et al. 1983). Il gruppo di Val­dés ha anche documentato l'uso curativo di un infuso di 4-5 paia di foglie fresche o secche per curare o regolare problemi digestivi quali la diar­rea, come uno stimolante o tonico nella vecchiaia contro il mal di testa e i reumatismi, e per curare' una malattia magica chiamata panz6n de barrego (sic], "grossa pancia d'agnello" (V ALDÉS et al. 1983). Significativamente, Friar de Vetancurt aveva riportato che le foglie del pip11tzintzintli venivano impiegate sia nella preparazione della pozione divinatoria che nell'applicazione topica come poltiglia, un dato fortemente a favore del­l'identificazione del pipiltzintzintli con S.divino­rum (VETANCURT 1698). DATI FARMACOLOGICI SULL'UOMO: Nei sazgi del "campo aperto di Hall" modificato, la salvinorina A e le frazioni attive dell'estratto di S.divinorum mostravano effetti sedativi nel topo e provocavano effetti simili a quelli della mescalina, del secobarbitale, di un estratto etereo di Cannabis sativa L. e di un altro terpene originario delle Labiateae, l'ipotensivo colforsin o forskolin (VALDÉS et al. 1984, 1987b). Valdés notò più tardi che ulteriori sazgi stabilivano che secobarbitale, colforsin e l'estratto di Cannabis sedavano il topo, mentre mescalina e salvinorina A

o RO. o

(!) Il R == CH,C

(.~) R = H CH,OC Il o

Salvinorins A (1) & B (2)

"interrompevano (diminuivano" l'attività animale senza .. sedazione vera" (VALDÉS 1994). Oltre a coinvolgere un utilizzo immorale di inutili animali di laboratorio dove l'etica avrebbe piuttosto dovuto dettare autoesperimenti da parte del principale ricercatore, questi saz.gi biologici erano troppo aspecifici, ed è inspiegabile come il gruppo di Valdés, malgrado sazzi biologici psiconautici piuttosto estesi intrapresi con le foglie, non abbia fatto ricorso a prove psi­conautiche nel lavoro fitochimico, senza condur­re prove con la salvinorina A per verificare la sua psicoattività. La prova definitiva che la salvinori­na A rappresenta il principio attivo enteogenico giunse solamente dopo un altro decennio, quando un gruppo di "sciamani underground" in Califor­nia fu in grado di isolare un precipitato crudo ar­ricchito di salvinorina A (che stabilii brevemente in seguito essere costituito di circa il 50% di salvi­norina A), dimostrando mediante vaporizzazione

preparation of a divinatory potion and were ap­plied topically as a poultice, a strong argument in favor of the identification of pipiltzintzintli as S.di­vinorum (VETANCURT 1698). PHARMACOLOGICAL DATA: In modified "Hall's open field" assays, salvinorin A and the active extract fractions of S.divinorum were said to have sedative effects on mice and to provoke effects like mescaline, secobarbital, an ether extract of Cannabis sativa L. and another labiate terpenoid, the hypothensive colforsin or forskolin (V ALDÉS et al 1984, 198 7b). Valdés later noted that further testing established that secobarbital, colforsin and the Cannabis extract all sedated the mice, while mescaline and salvinorin A "interrupted (decreased) animai activity without .. true sedation" (VALDÉS 1994). Besides involving an immoral use of helpless laboratory animals where ethics would rather have dictated self-experiments by the principal researcher himself, it is evident that this bioessay was too inspecific, and it is inexplicable why the Valdés group, despite rather extensive ps!chonautic bioassays with the leaves themselves, fa1led to employ a human psychonautic bioassay to guide their phytochemical work, or at least to conduct psychoanutic bioessays of salvinorin A to verify that it represented the visionary principle of the leaves. Definitive proof that salvinorin A represented the entheogenic active principle had to wait another decade, when a group of "basement shamans" in California were able to isolate a salvinorin A-enriched crude precipitate (which I shortly thereafter established was about 50% salvinorin A), demonstrating by vaporizing and inhaling the compound that it was indeed the visionary principle of the leaves of Mary Sheperdess, seemingly active at about the 1 mg levelT Subsequent tests showed that the threshold for activity of the vaporized, inhaled compound was 200 mcg, making this an order of maznitude more potent than psilocine, hitherto the most potent natural product entheogen (FISCHER 1963). Doses as high as 2.6 mg were administered by this route, with bizarre and overwhelming out-of-body experiences common above the 1 mg leve! (SIEBERT 1994). These "basement shamans" had already established that the whole leaf was far more active via the "quid method", that is, chewed and held in the mouth like coca with no swallowing, than chewed and swallowed as the Mazatecs do - 1 O leaves chewed by the quid method were distinctly active in all volunteers, whereas the same dose blended in water and swallowed was inactive in all subjects (SIEBERT 1994). Young hipsters in México City, who returned from sojourns fro mushroomic tourism in the Sierra Mazateca to México City with dried leaves of S.divinorum, were observed to smoke these as a sort of marijuana substitute, and I established in 1975 that the smoked leaves were indeed active (DiAZ 1976; OTT 1993). The dried leaves may also be rehydrated and chewed by the quid method (PENDELL 1995). Although Siebert found orally-ingested capsules of crystalline .<rn lvinorin A irnu:tivf' .

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e inalazione del composto ch'esso era effettiva­mente il principio visionario delle foglie di Maria Pastora, attivo alla quantità di circa 1 mgI Prove successive mostrarono che il livello soglia per l'attività del composto vaporizzato e inalato era di 200 mcg, rendendo questo di un ordine di gran­dezza più potente della psilocina, sino ad allora considerato l'enteogeno naturale più potente (FISCHER 1963). Dosaggi di 2,6 mg furono som­ministrati in tal modo, con esperienze bizzarre e travolgenti "uscite dal corpo" in dosi maggiori di 1 mg. Questi "sciamani underground" avevano già stabilito che l'intera foglia era molto più attiva mediante il "metodo della cicca", cioè mastican­dola e tenendola nella bocca come la foglia di coca, senza ingestione, piuttosto che masticandola e ingerendola come fanno i Mazatechi - 1 O foglie masticate con il "metodo della cicca" erano di­stintamente attive in tutti i volontari, mentre la medesima quantità mescolata in acqua e ingerita era inattiva in tutti i soggetti (SIEBERT 1994). Gio­vani hippy di Città del Messico, di ritorno dai soggiorni del turismo fungino nella Sierra Maza­teca con foglie secche di S.divinorum, furono visti fumare queste foglie come una specie di sostituto della marijuana, e nel 1975 io stabilii che le foglie fumate erano attive (DfAZ 1976; OTT 1993). Le foglie essiccate possono anche essere riumidifica­te e masticate con il "metodo della cicca" (PEN­DELL 1995). Nonostante Siebert abbia verificato l'inattività della salvinorina A cristallina ingerita oralmente in capsule con dosi superiori ai 10 mg, e la debole attività di 2 mg di uno spray boccale costituito da una soluzione etanolica diluita di sai vin orina A (SIEBERT 1994), ho verificato che l'applicazione sublinguale di salvinorina A in acetone e DMSO è potentemente attiva con un livello soglia per gli effetti fisici di 100 'mcg, de­finita psicoattività a 250-500 mcg e attività visio­naria al di sopra di 1 mg (Ott 1995c). La mia ras­segna su un paio di dozzine di rapporti di farma­cologia umana di S.divinorum e di salvinorina A ha valutato il seguente ordine discendente di po­tenza per i differenti modi di ingestione: salvino­rina A sublinguale 2'. salvinorina A vaporizzata 2'.

foglia masticata, "metodo della cicca" 2'. foglia masticata ingerita 2'. infusi di foglie. E' difficile collocare le foglie fumate in questo schema, in quanto per numerose persone (circa la metà, in un paio di test informali coinvolgenti una ventina di volontari per volta) esse sono inattive, e per alcuni suscita solamente un lieve effetto dopo nu­merose inalazioni, che successive fumate non au -mentano. I dati farmacologici che ho posto in ras-

- segna comportavano infusi acquosi di 6-160 fo­, gl_ie; dosi di 26 foglie masticate e ingerite; inge­

stione con il "metodo della cicca" di 6-26 foglie; fum~te ~i 1-2 foglie_; dosi di ZOO mcg- 2,6 mg di salvmorma A vaponzzate e inalate; e dosi di 100 mcg - 1,0 mg di salvinorina A sublinguali (Ott 1995b). Per via della sua chimica unica (essendo un com­posto non azotato, a differenza della grande mas-

at doses up to 1 O mg, and 2 mg doses of buccal spray of a dilute ethanolic solution of salvinorin A to be weakly active (SIEBERT 1994), I found sublin­gual application of salvinorin A in acetone and DMSO (OTT 1995c) to be highly active, with a thre­shold f?~ physical effects of 100 mcg, definite psy­choachv1ty at 250-500 mcg and visionary activity above 1 mg. My review of some 2 dozen reports of human pharmacology of S.divinorum and salvino­rin A estimated the following descending order of potency for the different routes of ingestion: sublin­gual salvinorin A 2'. vaporized salvinorin A 2'.

chewed leaf, quid method 2'. chewed leaf, swallo­wed 2'. infusions of leaf (OTT 1995b). It was diffi­cult to piace the smoked leaves in this scheme as

' for many people (about half, in a pair of informai test~ inv~lving some 20 volunteers at a time) they are machve, and for some elicit only a mild effect after severa! inhalations, which subsequent smo­king fails to augment. The pharmacological data I reviewed involved aqueous infusions of 6-160 lea­ves; chewed and swallowed doses of 26 leaves· in­gestion by quid method of 6-26 leaves; smoki~g of 1-2 leaves; vaporized and inhaled salvinorin A do­ses of ZOO mcg - 2.6 mg; and sublingual doses of 100 mcg-1.0 mg salvinorin A (OTT 1995b) . Owing to i~s unique chemistry (being non-nitrogenous, unhke the great bulk of known visionary com­pounds, which are alkaloidal), it is to be expected that salvinorin A pharmacology involves novel neurochemistry, perhaps even interaction with a yet-unknown receptor in brain. Indeed, salvinorin A was tested on 4 2 known bioreceptors in a proce­~ure called NovaScreen and there was no signi­f1cant competitive inhibition of reference target compounds on any receptor. There were 15 neuro­recept~rs tested: adenosine, alpha 1 and 2, beta, dopamme 1 and 2, GABAA, GABAB, serotonine 1 and 2, muscarinic 3, NMDA, kainic acid, quisqua-lic acid and glycine; plus MAOA and MAOB (SIEBERT 1994). EFFECTS: Wasson compared the effect of the leaf infusion to psilocybian mushrooms, noting that it " .. was less sweeping, and lasted a shorter time [ .. ] .. it did not go beyond the initial effect of the mush­rooms - dancing colors in elaborate three-dimen -sional designs" (WASSON 1962). Valdés emphasized the need for silence and darkness for full effects to manifest, and noted the perceived "reality" of vivid and "amazing" "hallucinations" described as being "quite complete, being visual, oral, aural and tactile" (V ALDÉS 1994). Following inhalation of vaporized salvinorin A, Siebert stated: "people report having visions of people, objects, and places. With doses above 1 mg, out of body experiences are frequent" (SIEBERT 1994). Most people exposed to higher doses of the vaporized compound report immersion in bizarre, non- Euclidian dimensions or geometries, often described as curved, tubular or spherical; not a few find the experience to be ter­rifying; many note that the experience is unique, not comparable to other entheogens. Duration of effects is a function of route of ingestion, with the swallowing of the leaves or leaf infusions produ -

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sa di composti visionari noti, che sono alcaloidi­ci), v'è da aspettarsi che la farmacologia della sal­vinorina A comporti una nuova neurochimica, forse anche l'interazione con un recettore cere­brale ancora sconosciuto. In effetti, la salvinorina A è stata saggiata su 42 noti biorecettori in una procedura denominata NovaScreen e non si è presentata alcuna inibizione competitiva signifi­cativa di composti di referimento su alcun recet­tore. Furono provati 15 neurorecettori: adenosina, alfa 1 e 2, beta, dopamina 1 e 2, GABAA, GABAs, serotonina 1 e 2, muscarinico 3, NMDA, acido cainico, acido quisqualico e glicina; più MAOA e MAOs (SIEBERT 1994). EFFETTI: Wasson paragonò l'effetto dell'infuso di foglie a quello dei funghi psilocibinici, notando che "era meno ampio, e durava per un minor pe-riodo di tempo [ ... ] non oltrepassava l'effetto ini-

cing effects lasting from one to a few hours after a latency period of 15-45 minutes (V ALDÉS et al. 1983). The quid method produces effects commen­cing in about 10 minutes and Iasting 1-2 hours. Vaporized and inhaled salvinorin A exerts an effect in 1 O-15 seconds, building rapidly to a peak Iasting only about 5-1 O minutes, then subsiding over 20-30 minutes (SIEBERT 1994). Sublingual salvinorin A in solution begins to be felt in about 90 seconds, reaching a maximum effect at 10-15 minutes, and Iasting 1-2 hours. Smoking dried leaves typically exerts a mild effect, felt after 5-6 inhalations and lasting 1-2 hours. Effects are in all cases virtually identica! (OTT 1995b).

ziale dei funghi - colori danzanti in elaborati disegni a tre dimensioni" (W ASSON 1 962). Valdés enfatizzò la necessità del silenzio e dell'oscurità per la manifestazione degli effetti pieni, e notò la "realtà" percepita di "allucinazioni" vivide e "sorprendenti" descritte come "alquanto complete, essendo visive, orali, aurali, e tattili" (V AL-DÉS 1994). A seguito di inalazione di salvinorina A vaporizzata, Siebert affermò: "le persone riportano di avere visioni di gente, oggetti e luoghi. Con dosi superiori a 1 mg, si presentano con frequenza esperienza di uscita dal corpo" (SIEBERT 1994). La maggior parte dei soggetti esposti ad elevate dosi del composto vaporizzato riportano immersione in dimensioni o geometrie bizzarre non-Euclidee, spesso descritte come curve, tubolari o sferiche; non pochi trovano l'esperienza terrificante; molti notano che l'esperienza è unica, non paragonabile agli altri enteogeni. La durata degli effetti è in funzione del modo d'ingestione, con l'ingestione delle foglie o infusi di foglie producenti effetti che durano da una a numerose ore dopo un periodo di latenza di 15-45 minuti (V AL-DÉS et al. 1983). Il "metodo della cicca" produce effetti che iniziano nel giro di 10 minuti e durano 1-2 ore. Salvinorina A vaporizzata e inalata esercita un effetto nel giro di 10-15 secondi, salente rapidamente a un picco che dura solo circa 5-1 O minuti, che quindi si affievolisce in 20-30 minuti (SIEBERT 1994). La salvinorina A in soluzione amministrata sublingualmente inizia ad essere percepita in circa 90 secondi, raggiunge un effetto massimo dopo 10-15 minuti, e perdura per 1-2 ore. Le foglie secche fumate esercitano un lieve effetto, che si percepisce dopo 5-6 inalazioni e perdura per 1-2 ore. Gli effetti sono in tutti i casi virtualmente identici (Ott 1995b).

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