Rosarium 2007-02

31
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, CB Bologna - Anno XL - n. 2 - II trimestre Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia” 2/2007

description

Rosarium 2007-02

Transcript of Rosarium 2007-02

Page 1: Rosarium 2007-02

Post

e Ita

liane

s.p.

a. -

Sped

izion

e in

Abb

onam

ento

Pos

tale

D.L.

353

/200

3 (co

nv. i

n L.

27/0

2/20

04 n

° 46)

art

,1 co

mm

a 2,

CB

Bolo

gna

- Ann

o XL

- n.

2 -

II tri

mes

tre

MMoovviimmeennttoo DDoommeenniiccaannoo ddeell RRoossaarriioo -- PPrroovviinncciiaa ““SS.. DDoommeenniiccoo iinn IIttaalliiaa””

22//22000077

Page 2: Rosarium 2007-02

ROSARIUMPubblicazione trimestrale del

Movimento Domenicano del Rosario

Proprietà:Provincia Domenicana S. Domenico in Italia

via G.A. Sassi 3 - 20123 Milano

Autorizzazione al Tribunale di Bolognan. 3309 del 5/12/1967

Direttore responsabile:fr. Mauro Persici o.p.

Rivista fuori commercio

LLee ssppeessee ddii ssttaammppaa ee ssppeeddiizziioonnee ssoonnoo ssoosstteennuuttee ddaaii bbeenneeffaattttoorrii

Anno 40°- n. 2

stampa:

Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s.

Milano - via P. della Francesca 38

Movimento Domenicano del RosarioVia IV Novembre 19/E

43012 Fontanellato (PR)Tel. 0521822899Fax 0521824056Cell. 3355938327

e-mail [email protected]

CCP. 22977409

Mariologia (VIII): Maria Vergine nata senza peccato fra Roberto Coggi op 3

Il Magistero “minore” del Santo PadreMauro Faverzani 9

L’Eucaristia e la Vergine Mariadalla Lettera Apostolica di Benedetto XVI 14

P. Tomás Tyn. Il messaggio di Fatima 16

Le nostre missioni in Brasile 24

Catechismo per tutti: il segno di Croce 28

Pagina della riconoscenza 31

SOMMARIOManoscritti e fotografie, anche se nonpubblicati, non vengono restituiti.L’invio delle fotografie include il consensoper una eventuale pubblicazione.

In copertina:Scorcio dal Monte Taborin una foto di Paolo Gavina

O Rosario benedetto

di Maria,

catena dolce

che ci rimandi

a Dio. . .

A pag. 3 e seguenti:CORREGGIO, Sacra Famiglia, 1510,Pavia, Pinacoteca Malaspina.A pag. 28 e seguenti:ARTISTA LOMBARDO, inizio XVI sec., PadreEterno, Chiesa di S. Maurizio al Mona-stero Maggiore, Milano.

Page 3: Rosarium 2007-02

MMMMaaaarrrriiiioooollllooooggggiiiiaaaa

PPPPaaaarrrrtttteeee VVVVIIIIIIII IIII PPPP.... RRRR oooo bbbb eeee rrrr ttttoooo CCCC oooo gggg gggg iiii

MariaVergine nata senza peccato

Page 4: Rosarium 2007-02

4

Maria sempre vergineNelle Litanie Lauretane, dopo l’invocazione Sancta Dei Genetrix, ora pro nobis(Santa Madre di Dio, prega per noi), segue immediatamente l’invocazione SanctaVirgo virginum, ora pro nobis (Santa Vergine delle vergini, prega per noi). Ciò èmolto significativo: dopo il suo titolo fondamentale, che è alla base di tutti gli altri,cioè quello di Madre di Dio, compare immediatamente il titolo di Vergine delle ver-gini. Maria Santissima è innanzitutto la Madre di Dio, e subito dopo è la Verginedelle vergini. La cosa si è verificata anche storicamente. Infatti nel primo millenniosi consolidarono innanzitutto due convinzioni: la prima che Maria Santissima èMadre di Dio, la seconda che è «la Vergine» per eccellenza, la Vergine delle vergini.Ma che cos’è esattamente la verginità? Intesa in una prospettiva cristiana essa com-porta la consegna totale della persona, anima e corpo, mente e cuore, a Gesù Cristo.

Questa donazione completa della persona comporta:a) La verginità del corpo, cioè l’integrità corporea. Essa è, secondo il linguaggiofilosofico-teologico, l’elemento materiale della verginità. Come tale esso entra nel-l’essenza della verginità, e non va considerato come un elemento accessorio esecondario. Esso è invece un elemento essenziale e imprescindibile.b) La verginità dell’anima, cioè la decisione cosciente e libera di appartenere esclu-sivamente a Dio secondo le esigenze della castità perfetta. Essa presuppone nonsolo la totale integrità fisica della donna, come pura realtà biologica, ma anche lavolontà di conservare sempre tale integrità. Questo consegnarsi a Dio con cuoreindiviso costituisce l’elemento formale e intenzionale della verginità.Intendendo in questo modo la verginità possiamo capire il senso di ciò che laChiesa insegna, a partire almeno dal IV secolo, quando dice che Maria Santissimafu vergine prima del parto, durante il parto e dopo il parto.Questa fede fu espressa solennemente, nei tempi recenti, dal Papa Paolo VI, quandonel Credo del Popolo di Dio (29-6-1968) proclamò solennemente:

«Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del VerboIncarnato, il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo».

Quindi la Chiesa insegna sulla verginità di Maria le seguenti verità rivelate:a) l’assoluta e perpetua integrità corporale della Vergine;b) la verginità della sua anima, cioè la piena ed esclusiva unione sponsale della sua

anima con il Signore.

Così il dogma della fede cattolica suppone:1) che Maria concepì miracolosamente e verginalmente per l’onnipotenza divina,

per cui Gesù non ebbe un padre umano;

Page 5: Rosarium 2007-02

2) che diede alla luce il Figlio senza lesione della sua integrità corporale;3) che, dopo la nascita di Gesù, Maria rimase vergine durante tutta la sua vita terrena.

L’Immacolata Concezione e la santità di MariaIl peccato originalePer comprendere il significato del dogma dell’Immacolata Concezione è indispen-sabile avere un’idea esatta del peccato originale, poiché l’Immacolata Concezionesignifica proprio l’esenzione di Maria da questo peccato.Seguendo da vicino la trattazione del Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 396ss.), possiamo esprimerci in breve nel modo seguente. I nostri progenitori hannodisubbidito a Dio (cf. Gen 3), e così il peccato (che prima era stato commesso solodagli angeli ribelli) entra anche nel mondo dell’uomo. Questo peccato si trasmetteper generazione a tutti gli uomini, che discendono dai progenitori. Scrive S. Paolo(Rm 5, 19): «Per la disubbidienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori»; eancora (5, 12): «Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo econ il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perchétutti hanno peccato». In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato ditutti i suoi discendenti? Poiché tutto il genere umano in Adamo era «come ununico corpo di un unico uomo». Per questa unità del genere umano tutti gli uominisono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustiziadi Cristo. È questo un mistero che non riusciamo ad apprendere pienamente.Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustiziaoriginali non soltanto per sé, ma anche per tutta la natura umana: cedendo al tenta-tore Adamo ed Eva commettono un peccato «personale», ma questo peccato intac-ca la «natura umana», che essi trasmettono «in una condizione decaduta». Da questo peccato ci libera Gesù Salvatore. Il battesimo, donando la vita della gra-zia di Cristo, cancella il peccato originale e volge nuovamente l’uomo verso Dio,anche se le conseguenze di tale peccato rimangono, cioè la natura è indebolita einclinata al male a motivo della concupiscenza. Infatti, anche se viene restituita lagrazia santificante con tutte le virtù e i doni soprannaturali, non vengono restituiti idoni preternaturali (esenzione dalla morte, dalla sofferenza, dalla concupiscenza,dall’ignoranza).

In che cosa consiste l’Immacolata ConcezioneNel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che Maria, colmata della graziadi Dio, era stata redenta fin dal suo concepimento. Il dogma formulato dal PapaPio IX l’8 dicembre 1854 suona così:«La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una gra-

5

Page 6: Rosarium 2007-02

6

zia e un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di GesùCristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia dipeccato originale». Questa affermazione è il risultato di un travaglio durato lunghi secoli. Vogliamoadesso considerare i fondamenti di questa definizione dogmatica nella SacraScrittura e nella Tradizione.

I fondamenti bibliciIl Protovangelo (Gen 3, 15)Ricordiamo questo testo fondamentale, nel quale si parla dell’inimicizia fra la donna(figura di Maria) e il serpente (figura del diavolo). È fuori dubbio che fra la donna e ilserpente c’è una radicale inimicizia: «Porrò inimicizia fra te e la donna...». Ciò è suf-ficiente a dare un solido fondamento al nostro dogma. Infatti se fra la donna e il ser-pente c’è un’inimicizia radicale, non si può pensare che anche per un solo istantenella donna ci sia stata, per così dire, un’amicizia con il serpente a motivo del pecca-to, sia pure del solo peccato originale. Fra la donna e il serpente c’è un’incompatibi-lità assoluta. Nella donna quindi non c’è alcuna macchia di peccato.

Il Saluto dell’Angelo (Lc 1, 28)Le parole dell’angelo: «Ti saluto, o piena di grazia» (più letteralmente: “o ricolmadel favore divino”) indicano una pienezza totale di grazia. Questa totalità deveestendersi a tutta la vita di Maria, a cominciare dal primo istante della sua esisten-za. Quindi sin dal primo istante Maria fu santa, senza alcuna macchia di peccato.

Il Saluto di Elisabetta (Lc 1, 41-42)Alle due prove precedenti, che sono quelle fondamentali, alcuni autori ne aggiun-gono anche una terza tratta dalle parole di Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne ebenedetto il frutto del tuo seno!». La benedizione divina di Maria è posta in paral-lelo con quella di Cristo nella sua umanità. Questo parallelismo lascia intendereche Maria, come Cristo, fin dal principio della sua esistenza, era esente da ognipeccato.

Sviluppo storicoPresso i Padri e gli scrittori dei primi secoli la dottrina dell’Immacolata Con-cezione è implicita nel frequente parallelismo Eva-Maria (S. Giustino, S. Ireneo eTertulliano), il quale comporta una doppia relazione: di somiglianza (come Evauscì pura dalle mani di Dio, così Maria doveva uscire immacolata dalle medesimemani) e di opposizione (colei che doveva essere la riparatrice dei danni provocatida Eva non poteva trovarsi coinvolta in essi). Verso la fine del VII secolo o agli

Page 7: Rosarium 2007-02

inizi dell’VIII secolo cominciò a venir celebrata, in Oriente, la festa della Con-cezione di Maria, come risulta da Andrea di Creta. Nel IX secolo la festa diviene universale nella Chiesa greca.Per quanto riguarda l’Occidente Sisto IV, francescano, il 27 febbraio 1477 promul-gava la costituzione Cum praecelsa con la quale approvava solennemente la festadell’Immacolata Concezione, celebrata in molti luoghi, con la Messa e l’Ufficiopropri.Clemente XII il 6 dicembre 1708 estendeva per legge la festa dell’Immacolata atutta la Chiesa. Durante il secolo l’entusiasmo dei fedeli e dei dotti andò semprecrescendo, come crebbero anche le suppliche rivolte ai Romani Pontefici per ladefinizione dogmatica.Chi si decise ad accogliere queste richieste fu Pio IX, il quale non appena asceso alsoglio pontificio (1846) iniziò le pratiche necessarie. Interpellati tutti i vescovi (2febbraio 1849) ne ebbe una risposta plebiscitaria: su 665 risposte 570 erano entu-siasticamente favorevoli, otto contrarie, le rimanenti più o meno incerte sull’oppor-tunità della definizione. La commissione incaricata diede risposta favorevole alladomanda «se vi siano nella Sacra Scrittura testimonianze che provino solidamentel’immacolato concepimento di Maria».In tal modo il Papa Pio IX poté procedere alla solenne definizione dogmatica l’8dicembre 1854, alla presenza di oltre duecento fra cardinali e vescovi, e di unaincalcolabile moltitudine di fedeli esultanti.Riportiamo le parole esatte della Definizione dogmatica dell’Immacolata, contenu-te nella Bolla Ineffabilis Deus:

«Noi dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che labeatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, sia stata preser-vata intatta da ogni macchia di peccato originale, per singolare grazia e privilegiodi Dio onnipotente, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore delgenere umano, è dottrina rivelata da Dio, e perciò va creduta fermamente ecostantemente da tutti i fedeli» (DS 2803).

Il testo, come si vede, si riferisce alla persona di Maria, e non specificamente allasua anima. Il Papa Pio IX ha voluto così evitare la distinzione scolastica fra la con-cezione biologica e l’infusione dell’anima.Si parla poi del «primo istante della sua concezione», senza precisare quando effet-tivamente essa si realizza. La Bolla non dice in quale preciso istante comincia aesistere la persona. Quello che è certo è che la persona di Maria ha cominciato aesistere sin dal primo istante senza alcuna macchia di peccato.La definizione esprime la verità dogmatica negando ogni macchia di peccato, cioèin senso negativo, ma è evidente che questa assenza di peccato non può aversi senon con l’infusione della grazia. Quindi si può dire in modo equivalente che Maria

7

Page 8: Rosarium 2007-02

8

Santissima ha avuto la grazia santificante sin dal primo istante della sua esistenza.Il privilegio di Maria è unico, come lascia intendere l’aggettivo «singolare», e pre-cisa il Papa Pio XII quando nell’Enciclica Fulgens Corona (8 settembre 1953) spe-cifica che si tratta di un «singolarissimo privilegio, a nessuno mai concesso».

L’Immacolata Concezione è avvenuta in considerazione dei meriti di Cristo.Questo punto fondamentale rende conciliabile il privilegio di Maria con l’universa-lità della redenzione di Cristo.

È stato scritto giustamente:«La dottrina dell’immacolato concepimento di Maria è doppiamente cristocentrica.Dimostra, innanzitutto, che nessuno è salvo se non in Cristo, e ciò vale per gliuomini di ogni tempo, anche per quelli vissuti molti secoli prima di Cristo; insecondo luogo dimostra che la redenzione preventiva di Maria è totalmente undono meraviglioso che Dio le diede come futura madre di Cristo». Possiamo anche aggiungere con Holstein: «L’affermazione del privilegio marianocomporta una comprensione più profonda e più acuta della Redenzione. Come ildogma della maternità divina fu il corollario, per così dire, di una visuale più chia-ra e di una formulazione più distinta del mistero dell’Incarnazione, così il dogmadell’Immacolata Concezione, nella sua stessa giustificazione teologica, e non sol-tanto nei suoi argomenti di convenienza o nelle lezioni spirituali che se ne possonoricavare, implica un approfondimento della teologia della Redenzione (...). Comenel Magnificat, è Dio l’oggetto delle nostre lodi quando celebriamo l’ImmacolataConcezione: Dio che si è compiaciuto, in Maria, di fare “grandi cose”».

Gli articoli pubblicati su “Rosarium” sono tratti dal libro““LLaa BBeeaattaa VVeerrggiinnee.. TTRRAATTTTAATTOO DDII MMAARRIIOOLLOOGGIIAA””

di P. Roberto Coggi o.p.in vendita presso Edizioni Studio Domenicano

via Dell’Osservanza, 72 - 40136 Bologna - Tel. 051/582037Fax 051/331583 - [email protected]

oppure presso P. Mauro Persici o.p. tel. 335 5938327

Page 9: Rosarium 2007-02

9

Esiste tutto un Magistero – che potremmo definire “minore” – di Papa Benedetto XVI, poco oper niente valorizzato, benché per certi versi di eccezionale importanza: è quello costituito dalleudienze generali, dalle visite “ad limina”, dagli incontri pubblici, dai discorsi dell’Angelus, paroleche per lo più passano inosservate, eppure importanti.

È proprio in una di tali occasioni che il Sommo Pontefice ha sottolineato come l’incontro conCristo cambi la nostra vita di esseri umani: prendendo spunto dall’eloquente esempio dato dallafigura di S. Paolo e dalla sua radicale conversione, durante l’udienza generale dell’8 novembre2006, Benedetto XVI ha evidenziato quanto “Gesù Cristo possa incidere nella vita di un uomo equindi anche nella nostra stessa vita”. Un evento straordinario, dunque, una rivoluzione che scom-bina schemi precostituiti e pregiudizi, per affermare la Verità di Dio in noi. Si noti quanto questorichiami le parole pronunciate dal Card. Camillo Ruini nella relazione al Clero della Diocesi diRoma, pronunciate presso la Pontificia Università Lateranense, parole preoccupate di ricordarecome compito dei sacerdoti sia “quello di far apparire il Cristianesimo non come un semplice mora-lismo, ma come amore che ci è donato da Dio e che ci dà la forza per «perdere la propria vita» edanche per accogliere e vivere quella legge di vita, che è l’intero Decalogo”.

Gli ha fatto eco il Sommo Pontefice, in due occasioni: lo scorso 9 novembre, a conclusione del-l’incontro coi presuli della Svizzera, quando disse che “Dio non è un’ipotesi filosofica, non è qual-cosa che forse esiste, ma noi Lo conosciamo ed Egli conosce noi”. Poi ancora, alla prima udienza

Il Magistero“minore”

del Santo Padre

Page 10: Rosarium 2007-02

10

generale del 2007, definendo “rifiuto di Cristo” presentare “un Gesù modernizzato o, meglio, post-modernizzato”, quindi “un Gesù uomo ridotto a semplice «maestro di saggezza» e privato della Suadivinità oppure un Gesù talmente idealizzato da sembrare talora il personaggio di una fiaba”.Insomma, non è questione di un banale perbenismo di facciata, non basta un generico «volemosebene»: “Il bene comune – ha precisato mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del PontificioConsiglio Giustizia e Pace, al Seminario di preparazione per il centenario delle Settimane Sociali –ha bisogno di cattolici, che non riducano la propria fede a buoni sentimenti, ma anche ne testimoni-no il carattere veritativo”, di una carità e di una verità, che “si incontrino per un servizio intelligenteall’uomo”.

Sul tema della centralità di Cristo, il Papa è tornato durante l’omelia, celebrata nella Cappella“Redemptoris Mater” del Palazzo Apostolico Vaticano, cui han preso parte i Vescovi dellaConferenza Episcopale, ai quali ha ricordato come molti problemi non possano essere “risolti seDio non viene messo al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo, se non diventadeterminante nella nostra vita e se non entra anche attraverso di noi in modo determinante nelmondo”. Da questo “si decide oggi il destino del mondo”. Il nostro compito, allora, ovvero il com-pito di tutti i battezzati è quello “di aiutare affinché le persone possano assaggiare, affinché possanosentire di nuovo il gusto di Dio”. Concetto, che ha ribadito anche a conclusione della Settimana diPreghiera per l’Unità dei Cristiani, quando ha detto: “Il nostro mondo attende soprattutto la testimo-nianza comune dei cristiani”. Senza averne paura, come ha sottolineato per la Solennitàdell’Epifania, quando esclamò nella Basilica di S. Pietro: “Nessuno abbia paura di Cristo e del Suomessaggio!”.

Ciò è molto importante, poiché ancora una volta ripropone un Cristianesimo non astratto, nonipotetico, non fantastico, bensì incarnato nella storia di ognuno di noi, un Dio che si è fatto carne eche con noi condivide le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre preoccupazioni, le nostre speranze.Dove? Al centro della nostra vita, in famiglia: “Il Cristianesimo non è una cosa solo spirituale, indi-viduale, una posizione oggettiva che io prendo – ha affermato il Papa lo scorso 7 gennaio, battez-zando 13 bambini – ma è una cosa reale, concreta, anche materiale; la famiglia di Dio è concretanella famiglia reale, concreta nella Chiesa”. Dal focolare domestico alla comunità cristiana.

Bene, ma tutto questo alla fin fine come entra nella nostra vita, cos’ha a che fare con i problemidi tutti i giorni? C’entra, c’entra… Già a partire dalle proprie abitudini. Può stupire qualcuno come,al proposito, Benedetto XVI non proponga esperienze inedite ai cattolici dei giorni nostri o strane

Page 11: Rosarium 2007-02

11

invenzioni, ma riproponga quelle forme di pietà, quelle pie consuetudini, talora ritenute – sbaglian-do – un residuo del passato, un nostalgico abbandono a devozionismi tutto sommato soltanto este-riori. Niente di più errato: così ecco Papa Ratzinger invitare lo scorso 17 dicembre i bambini, i geni-tori e gli educatori a fare il presepe nelle case e nelle scuole, eccolo incoraggiare le famiglie cristia-ne all’Angelus dello scorso 12 novembre “a ringraziare sempre il Signore, prima di prendere ilcibo, con una breve preghiera e il segno della Croce”. In una parola, a benedire la mensa. Un gesto“antico”, eppure vivo: “Questa consuetudine va conservata o riscoperta – ha detto il Santo Padre -perché educa a non dare per scontato il «pane quotidiano», ma a riconoscere in esso un dono dellaProvvidenza”. Anzi, ha proseguito, “dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni cosa”. Perogni cosa. Dire “«no» a ciò che vi è di più grande”, non aver “tempo per ciò che è più importante”– ha detto ancora il Papa ai Vescovi della Conferenza Episcopale svizzera, citando S. GregorioMagno – significa non aver “mai fatto in realtà l’esperienza di Dio”, non aver “preso «gusto» diDio”, perché occupati “interamente col mondo, con le cose materiali”, con il fare, col successo, colprodurre.

Ai Vescovi svizzeri ha indicato chiaramente le vie da seguire, per stabilire un contatto intimocon Gesù, vale a dire “l’ascolto del Signore, la preghiera, la partecipazione intima ai Sacramenti,l’imparare i sentimenti di Dio nel volto e nelle sofferenze degli uomini”. Ai Vescovi irlandesi, giun-ti in visita “ad limina apostolorum” lo scorso ottobre, ha raccomandato “una solida catechesi edun’«attenta formazione del cuore»”, perché “bisogna evitare una presentazione superficiale dell’in-segnamento cattolico, solo la pienezza della fede può comunicare la forza liberatrice del Vangelo”.Molto semplice. Non ha inventato niente, il Santo Padre. Si è limitato a riproporre a tutti le pratichequotidiane dei buoni cristiani di sempre. Invitandoli poi a rimboccarsi le maniche ed a fare sul serio,perché la Chiesa ha bisogno di evangelizzatori disponibili e generosi – come ha ricordato all’udien-za generale dello scorso 13 dicembre –, pronti a seguire la propria vocazione specifica, quella allasantità, che – ha detto all’Angelus dello scorso 7 gennaio – consiste nell’ “ascoltare Gesù, crederein Lui e seguirLo docilmente, facendo la volontà di Dio”. Tutto qui.

Abbastanza, per far storcere il naso a qualcuno. Abbastanza, perché qualcuno – infischiandose-ne che a parlare sia stato il Papa – tacci di integralismo quanti seguano tali indicazioni alla lettera.Invece no. Ed è lo stesso Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mons. Crepaldi, aspecificarlo in termini chiarissimi: “Per tutti l’identità è una vocazione. Ciò è vero specialmente perla Chiesa, la quale può dare pienamente il proprio contributo, quando assolve in pieno alla propria

Page 12: Rosarium 2007-02

12

missione”. Anche ai Vescovi svizzeri il Papa ricordò come il sacerdozio sia “una cosa anche bellasoltanto se c’è da compiere una missione”. Fare altrimenti – prosegue mons. Crepaldi – significhe-rebbe rendere “insignificante il valore pubblico della nostra fede”, accodandola a semplici e stru-mentali “messianismi terreni”, ad un “profetiamo senza Dio”, oppure relegandola nella “personalevita religiosa, accettando nella sostanza l’idea di una laicità come neutralità”. “Quando la fede nonsi alimenta della preghiera e della meditazione della Parola divina, quando la vita sacramentale lan-gue – ha ammonito Benedetto XVI, ricevendo a gennaio in udienza i partecipanti alla RiunionePlenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina – allora prosperano le sette ed i nuovigruppi pseudo-religiosi, provocando l’allontamento dalla Chiesa da parte di molti cattolici. Nel nonricevere risposte alle loro aspirazioni più profonde, risposte che potrebbero trovare nella vita di fedecondivisa, si producono anche situazioni di vuoto spirituale”.

Chi sia dotato di buona memoria in queste parole sente l’eco potente della Lettera ai VescoviItaliani, scritta da Giovanni Paolo II il 6 gennaio del 1994, in cui si sottolineava come non esista“neutralità sul piano dei valori”, come occorra “opporsi ad un modello postilluministico di vita”,come la fede cristiana rivendichi “il proprio ruolo pubblico in quanto è espressione di verità e quin-di di razionalità e di piena umanità”. In questo senso, come ha detto Papa Ratzinger ricevendo inudienza i Vescovi della Conferenza Episcopale di Germania, la secolarizzazione può rappresentareun’occasione, “una sfida provvidenziale”, da affrontare “coraggiosamente”, per contrapporreall’“indecisione” della società attuale “di fronte alle domande sul senso ultimo della vita”, una“umile e ferma testimonianza di Gesù Cristo”. Dialogo, questo, che tuttavia “presuppone chiara-mente una solida conoscenza della propria fede cattolica”.

Ma Benedetto XVI non si è rivolto soltanto ai semplici fedeli. Ha parlato anche ai governantidella Terra, sempre in termini molto concreti, espliciti, senza equilibrismi o compromessi, invitando“le persone con autorità” a preoccuparsi “di considerare il loro impegno politico e sociale come unservizio alle persone e non come una ricerca di benefici per un ridotto numero di persone, a detri-mento del bene comune”, come ha ricordato lo scorso 14 dicembre, ricevendo in Vaticano le letterecredenziali degli ambasciatori di Danimarca, Mozambico, Uganda, Siria e Lesotho. Ed ha prosegui-to: “Le autorità ed i responsabili della società civile devono mettersi sempre in ascolto del loropopolo. Nella vita pubblica il coraggio è una virtù indispensabile per non lasciarsi dominare daideologie partigiane, né da gruppi di pressione, né ancora dalla sete di potere. Come ricorda laDottrina Sociale della Chiesa, il bene degli individui e dei popoli deve sempre restare il criterio fon-

Page 13: Rosarium 2007-02

13

damentale nelle decisioni della vita sociale”. Quale sia ultimativamente il criterio ineludibile didiscernimento lo ha spiegato ancora il Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mons.Crepaldi, con un semplice, ma essenziale richiamo al buon senso: “Se i conti non tornano sul temadella vita – ha detto – non possono tornare da nessun’altra parte ed in nessun altro aspetto del benecomune”. Chiaro, no?

Il Sommo Pontefice non ha risparmiato richiami neppure agli uomini di Chiesa: durante l’ome-lia, ai Vescovi elvetici ha detto chiaramente come si possa “fare molto, tanto nel campo ecclesiasti-co, tutto per Dio…, ed in ciò rimanere totalmente presso se stessi, senza incontrare Dio”. Da quil’invito, esplicito: “Imparate a pensare come ha pensato Cristo, imparate a pensare con Lui! E que-sto pensare non è solo quello dell’intelletto, ma anche un pensare del cuore”. Ciò risveglia “in noila gioia verso Dio, la fiducia che Egli è comunque il più forte”, in una parola “l’amore per Lui”. “Seriusciamo a fare questo – ha concluso – allora anche in mezzo a tanti «no» troviamo di nuovo gliuomini che Lo attendono”.

Del resto, ha precisato ancora il Papa lo scorso 19 gennaio, ricevendo in udienza la Comunitàdell’Almo Collegio Capranica di Roma, “la qualità del clero dipende dalla serietà della sua forma-zione”. Nulla di strano, né di nuovo in questa, ch’è una semplice constatazione. Del resto, anche ilCard. Cláudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha recentemente specificatocome una delle sfide della Chiesa Cattolica sia quella di cercare maggior rigore proprio nella sele-zione e nella formazione dei seminaristi: “Dobbiamo evangelizzare di più – ha specificato – andarein periferia, di casa in casa. Dobbiamo far visita alle persone. Devono sentire il calore della Chiesa,nella quale sono stati battezzati. Devono sentire che faremo tutto il possibile, perché possano usciredalla loro povertà”. Ad ottobre, ai Vescovi irlandesi in visita “ad limina” raccomandò d’incoraggia-re sempre i loro preti “a cercare sempre il rinnovamento spirituale ed a scoprire di nuovo la gioia diprendersi cura del loro gregge”, offrendo “un’immagine ispiratrice ed attraente del sacerdozio ordi-nato”.

È questo il volto della Chiesa che Benedetto XVI ci propone. Come modello da vivere e daseguire. Per porsi davvero alla “scuola” del Maestro, Gesù Cristo.

Mauro Faverzani

Page 14: Rosarium 2007-02

14

Dalla relazione tra l’Eucaristia e i singoli Sacramenti, e dal significato escato-logico dei santi Misteri emerge nel suo insieme il profilo dell’esistenza cristiana,chiamata ad essere in ogni istante culto spirituale, offerta di se stessa gradita aDio. E se è vero che noi tutti siamo ancora in cammino verso il pieno compimen-to della nostra speranza, questo non toglie che si possa già ora con gratitudinericonoscere che quanto Dio ci ha donato trova perfetta realizzazione nella VergineMaria, Madre di Dio e Madre nostra: la sua Assunzione al cielo in corpo edanima è per noi segno di sicura speranza, in quanto indica a noi, pellegrini neltempo, quella meta escatologica che il sacramento dell’Eucaristia ci fa fin d’orapregustare.

In Maria Santissima vediamo perfettamente attuata anche la modalità sacra-mentale con cui Dio raggiunge e coinvolge nella sua iniziativa salvifica la creatu-ra umana. Dall’Annunciazione alla Pentecoste, Maria di Nazareth appare come lapersona la cui libertà è totalmente disponibile alla volontà di Dio. La suaImmacolata Concezione si rivela propriamente nella docilità incondizionata allaParola divina. La fede obbediente è la forma che la sua vita assume in ogni istantedi fronte all’azione di Dio. Vergine in ascolto, ella vive in piena sintonia con lavolontà divina; serba nel suo cuore le parole che le vengono da Dio e, componen-dole come in un mosaico, impara a comprenderle più a fondo (cfr Lc 2,19.51);Maria è la grande Credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio,abbandonandosi alla sua volontà. Tale mistero si intensifica fino ad arrivare alpieno coinvolgimento nella missione redentrice di Gesù. Come ha affermato ilConcilio Vaticano II, “la beata Vergine avanzò nella pellegrinazione della fede eserbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza undisegno divino, se ne stette (cfr Gv 19,25) soffrendo profondamente col suoUnigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamenteconsenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallostesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole:

Dalla Lettera Apostolicadel Santo Padre Benedetto XVI

L’Eucaristiae la Vergine Maria

Page 15: Rosarium 2007-02

15

“Donna, ecco tuo figlio”. Dall’Annunciazione fino alla Croce, Maria è colei cheaccoglie la Parola fattasi carne in lei e giunta fino ad ammutolire nel silenzio dellamorte. È lei, infine, che riceve nelle sue braccia il corpo donato, ormai esanime, diColui che davvero ha amato i suoi “sino alla fine” (Gv 13,1).

Per questo, ogni volta che nella Liturgia eucaristica ci accostiamo al Corpo eal Sangue di Cristo, ci rivolgiamo anche a Lei che, aderendovi pienamente, haaccolto per tutta la Chiesa il sacrificio di Cristo. Giustamente i Padri sinodalihanno affermato che “Maria inaugura la partecipazione della Chiesa al sacrificiodel Redentore”. Ella è l’Immacolata che accoglie incondizionatamente il dono diDio e, in tal modo, viene associata all’opera della salvezza. Maria di Nazareth,icona della Chiesa nascente, è il modello di come ciascuno di noi è chiamato adaccogliere il dono che Gesù fa di se stesso nell’Eucaristia.

Page 16: Rosarium 2007-02

16

Maria, la profetessa dei tempi nuovi, ha detto: “Alla fine il mio Cuore immacolato trionferà”. Èin Maria che noi confidiamo ed a Maria affidiamo il trionfo della santa Chiesa.Ecco, miei cari, è vitale quest’oggi confidare particolarmente nella protezione di Maria nei riguar-di della Santa Chiesa, perché è terribile il giorno di oggi, il giorno in cui il Signore si è compiaciu-to di umiliarci e di prostrarci per i nostri peccati. Settanta anni fa il regno dell’anticristo si è diffu-so su questa povera e misera terra, settanta anni fa il 7 novembre, secondo il calendario russo, del

P. Tomás Tyn:Il messaggiodi Fatima

Il Servo di Dio P. Tomás Tyn nacque nel 1950 a Brno in Cecoslovacchia e subì l’oppressione delregime comunista. Nel 1968, dopo la “Primavera di Praga” fu costretto a emigrare con la famigliain Germania. In quegli anni nacque la sua vocazione che lo portò a vestire l’abito domenicano.Donò tutto se stesso all’Ordine e alla Chiesa. Fu chiamato a Bologna, dove testimoniò come inse-gnante la sua profonda fede, la sua cultura, la sua generosa attenzione ai giovani. Colpito da unagrave malattia, morì, ancora giovane, nel 1990 proprio mentre la sua amata patria riconquistavala libertà. La sua causa di Beatificazione è ora in corso.Riportiamo qui di seguito una sua omelia dedicata al messaggio di Fatima. In essa egli esprime lasua fede intensa e matura e il suo grande amore per la libertà e per la sua patria.

Page 17: Rosarium 2007-02

17

1917 – ha trionfato la rivoluzione bolscevica,l’ateismo comunista.Cari fratelli, pensiamo al messaggio di Fatima.Il Signore ha voluto mettere a dura prova la suaChiesa, perché – come ha detto al fondatorestesso – egli ci consegnerà nelle mani di satanaaffinché ci vagli come si vaglia il grano persepararlo dalla crusca.Così la Chiesa è messa a dura prova, ma biso-gna supplicare il Signore, confidare nella suaprotezione, così questa liturgia di oggi vuoleessere una liturgia di lutto. Perché non ho vestito le vesti bianche, le vestidi gioia, le vesti della speranza? Perché misono vestito di viola come è prescritto per lamessa rituale, la messa votiva per la difesadella Chiesa? Ebbene, uno dei più perniciosi errori di oggi è quello di dire: bisogna guardaresempre al bene. Ma, cari fratelli, non dice forse il Signore per bocca di un suo profeta: “guai avoi che confondete il bene con il male”; “guai a voi che confondete il dolce con l’amaro”?Vedete, la viltà, la confusione mentale di oggi consiste soprattutto nel fatto che – lo dico condolore nel cuore – nemmeno la Chiesa e i suoi ministri sanno guardare con fiducia e con corag-gio proprio il grugno di satana, il grugno del demonio. Bisogna avere del coraggio.Sono riconoscente al Signore per i mali, sì per i mali, perché il Signore è tanto potente da poter trar-re da quei mali che permette grandi, infiniti beni. È al comunismo che io debbo la mia vocazionereligiosa e sia benedetto e ringraziato il Signore. Siano benedetti e ringraziati i Santi dell’ordinedomenicano, la stirpe di san Domenico, siano benedetti e lodati perché oggi è anche la loro festa.Ecco, siano benedetti quei santi fratelli che ci hanno preceduto combattendo la buona battaglia dellafede, sia benedetto l’ordine domenicano che mi ha accolto con tanta carità e misericordia e mi hainsegnato la caritas veritatis, l’amore per la verità, perché solo la verità libererà il mondo da satana,cari fratelli, non c’è carità senza verità, è falsità la carità pretesa che vorrebbe fare a meno dellaverità e della giustizia.Ma con quale sicurezza, con quale prepotenza, con quale orgoglio e soprattutto con quale insipien-za può l’uomo di oggi giudicare il medioevo, tempi fulgidi! Noi abbiamo imparato la democrazia ela tolleranza, sì la democrazia in campo di concentramento, sì la democrazia in interi paesi che sonocircondati da filo spinato e con orde di soldati che hanno ordine di sparare su chiunque, è questa lanostra democrazia e la nostra libertà? È questo il progresso del ventesimo secolo?E allora noi sappiamo bene che davvero si verificò questa profezia così triste, ma nel contempo cosìconsolante della beata Vergine. La Vergine ci promette il trionfo del suo Cuore immacolato, ma nonun trionfo a buon mercato, non un trionfo buono per i miti, un trionfo per i combattenti di Cristo,

Page 18: Rosarium 2007-02

18

giacché, disse la beata Vergine, se il mondo nonfarà penitenza, se il mondo non si convertiràallora la Russia diventerà un flagello di Dio,diffonderà i suoi errori ed intere nazioni scompa-riranno dalla faccia di questa terra.Di questa scomparsa delle nazioni ne so qualco-sa io che sono profugo di una di esse, una nazio-ne non dico molto edificante, perché ha sceltoessa stessa, molto democraticamente, quellasciagura del bolscevismo. Però è una nazioneche aveva una sua cultura, una sua tradizione,aveva una sua vita spirituale ed è divenuta unapiaga dello spirito. Ma sulle piaghe materiali inostri giornalisti piangono lagrime di coccodrilloe sul resto non si dice nemmeno una parola.

Ecco perché, fratelli, mi sono vestito di lutto, perché oggi è un giorno di esultanza per gli empi, maper i buoni deve essere un giorno di lutto e di penitenza. Mardocheo, quando il popolo dell’anticaalleanza era perseguitato dai malvagi, certamente non esultava, non cantava alleluia, no, si straccia-va le vesti, si cospargeva il capo di cenere e faceva penitenza davanti al Signore.Ecco, non dobbiamo dimenticare il messaggio del Cuore immacolato, il messaggio di Fatima: se ilmondo non farà penitenza, la Russia diffonderà i suoi errori. Facciamo penitenza, convertiamoci alSignore, siamo strumenti del trionfo del Cuore immacolato di Maria! Sono tanti e speranzosi ibestemmiatori: ma il Cuore di Maria trionferà e quindi noi non dobbiamo darci da fare, non dobbia-mo pensare a quelle brutte cose, guai, chiudiamo gli occhi, meglio non pensarci.È questo l’atteggiamento del cristiano? Noi sappiamo che Dio certamente opererà una salvezzapotente con il suo braccio steso, ma vogliamo essere strumenti di questa salvezza che egli opera.Come l’ha operata tramite il corpo di Cristo inchiodato sulla Croce, così opererà la salvezza tramiteuna Chiesa crocifissa! Quale gioia saper stare con Gesù sulla Croce!Ecco, miei cari fratelli, come trionferà il Cuore immacolato di Maria, ecco come noi dobbiamostringerci attorno al vessillo di Cristo per combattere l’orrore del demonio. Bisogna saper trarre delbene anche dal male, non chiudere gli occhi davanti alla verità del male, non essere scioccamenteottimisti, superficialmente ottimisti, dire: “il male esiste” ed imparare il bene proprio per la contrap-posizione al male.Vedete, miei cari, nei paesi dell’est, in quelle grandi prigioni di popoli uccisi, ebbene io ho imparatoveramente la malizia del demonio ed il santo timore dell’inferno. Perché, sappiate questo: il demo-nio non avrebbe nessun successo, non potrebbe fare strage di anime se non si travestisse da angelodi luce. Allora il demonio in apparenza è tanto buono, suggerisce tante cose edificanti: ci sarà la

Page 19: Rosarium 2007-02

19

giustizia sociale, tutto andrà bene, non ci saràpiù sfruttamento degli uni sugli altri, tutta lasocietà sarà bella, non ci sarà alienazione… e glisprovveduti e gli sciocchi si fanno strumenti delmalvagio, si fanno strumenti di colui che è l’o-micida delle anime umane fin dall’inizio.Ecco, vedete come è importante coltivare, oltrele virtù morali, anche le virtù intellettuali. Cisono dei cristiani che pensano che essere deglisciocchi, degli sprovveduti, dei superficiali,essere imprudenti è quasi un titolo di merito e disantità. Non è vero! Non c’è Santo ingenuo,ogni Santo è sì innocente come un bambino, maè anche astuto come un serpente. Quindi biso-gna aprire gli occhi della nostra mente, vedere ilmale ed adorare Iddio, infinitamente più potente del male stesso. Il demonio raggira, da un lato pro-mette delle cose estremamente lusinghiere, ma poi dopo, se gli si dà retta, sapeste voi! Sembraall’inizio qualcosa di dolce e di buono, ma dopo vi schiaccia!Ecco allora, nel regno dell’anticristo io imparai, non per merito mio perché io sono molto duro adimparare, ma imparai proprio per grazia di Dio e per illuminazione del suo Santo Spirito, imparaiad aborrire l’inferno, ad aborrire la logica e la tattica del maligno. Ho visto una tavola rotonda intelevisione con anche i rappresentanti di un partito cosiddetto cristiano: fu detto da parte dei sini-stroidi che questa data, che oggi appunto celebriamo come giornata di lutto, che questa data è esal-tante per l’umanità, per il progresso ed altre cose. Ma volete credere che neanche uno osò protesta-re? È già cosa grave, cari fratelli, che il mondo uccida dei martiri, ma è cosa ancora più grave sputa-re sul sangue dei martiri, ve lo assicuro io.Ecco, per onorare la memoria di questi martiri trucidati a decine di milioni e per celebrare la memo-ria di questi uomini che sono rinchiusi tuttora nel nostro illuminato ventesimo secolo, sono rinchiu-si come se fossero dei prigionieri, ebbene per commemorare loro, per supplicare il Signore per loroe per noi celebriamo questa festività.Miei cari, c’è un bellissimo documento di cui vi raccomando molto la lettura per imparare propriodall’inferno quale è la logica redentrice di Dio. Il documento è l’enciclica Divini Redemptoris delpapa di venerata memoria Pio XI. Questo papa ebbe il coraggio di contrastare tutti i sistemi totalita-ri: è sua l’enciclica Mit brennender Sorge, perché anche il nazismo è una forma di socialismo, cosache tanti hanno dimenticato. Il nostro Gorpbaciov, l’agnellino che vuole gettare sabbia negli occhidell’occidente, ha però anche avuto la spudoratezza, senza essere contrastato da nessuno, di giustifi-care Molotov. Tutti ce lo dobbiamo ricordare. I comunisti di tutti i paesi sono imparentati col KGB.

Page 20: Rosarium 2007-02

20

Noi siamo imparentati con Dio ed abbiamo lagrazia dello Spirito Santo per saper respingere ilmale per amore santo del bene.Ecco allora cosa dice il santo Padre in questaenciclica: che il sistema comunista poggia suun’idea di falsa redenzione. Vedete come entrasubito in merito a quel concetto essenziale, cioèche il comunismo non è un sistema filosofico,non è un sistema di etica sociale, ma è una con-tro-chiesa ed una contro-religione. Io parlo peresperienza: per quello che ci facevano comelavaggio del cervello, per quello che ci facevanoa scuola di marxismo: era veramente un contro-catechismo. I sacerdoti non potevano nemmenoentrare nella scuola e temevano persino di entra-

re nelle famiglie perché temevano che, se fossero stati denunciati, sarebbero finiti in prigione.Vedete la libertà del marxismo. Ci sono uomini che tuttora hanno la spudoratezza di inneggiare aMarx. Pensate a quelle sciagure che sono avvenute in Vietnam: milioni di uomini e donne che sonoannegati per amore della libertà. Perché dico questo? Alcuni dicono che erano capitalisti, che amavano il denaro; per amore del denaro, cari fratelli, certecose proprio non si fanno, si fanno per amore dell’anima, si fanno per amore di Dio. Questi uominihanno affrontato la morte per amore dell’anima loro. C’è ancora chi osa dire: “evviva la liberazionedel Vietnam”. Allora vuol dire che il comunismo era ateo essenzialmente, non lo era per accidens.Ci sono alcuni che dicono: “il comunismo ateo” e quindi pensano che ce n’è uno ateo ed uno nonateo, ma i cristiani alleati con il socialismo sono rinnegati, sono apostati. Vedete, il comunismo èessenzialmente, intrinsecamente perverso, dice sua santità Pio XI. E con quanta paterna sollecitudine raccomanda ai suoi vescovi: “venerabili fratelli dell’episcopato,procurate che i fedeli non si lascino ingannare, sappiano vedere che il comunismo è intrinsecamen-te, essenzialmente, non accidentalmente perverso”. Si sente dire che c’è un comunismo empio eduno buono ed accettabile. Che sciagura, procurate che nessuno si inganni: il comunismo è intrinse-camente perverso e non è lecita la collaborazione con esso in nessun settore.Da che cosa dipende mai questo? Da un ideale di pseudo-giustizia. Notate bene che il Vangelo ètutto carità, è giustizia animata dalla carità, è quella giustizia superiore a quella dei farisei e degliscribi, “se voi non avrete una giustizia superiore, non entrerete nel regno dei cieli”. Il comunismoinvece proclama il cosiddetto “umanesimo ateo” cioè l’uomo per essere uomo deve fare a meno diDio. Per niente, cari fratelli. Che cosa rimane? La loro giustizia costruita per mano d’uomo. Vedetela superbia infernale, noi costruiamo la società giusta, hanno provato a costruire il paradiso in terra

Page 21: Rosarium 2007-02

21

ed è venuto fuori un vero inferno, l’uomodemiurgo del suo destino; è cosa curiosa che ichierici non avvertano il satanismo di certe pro-posizioni, è così chiaro, costruire la giustizia persolo sforzo umano facendo a meno consapevol-mente di Dio.Allora non rimarrà giustizia umana, ma diven-terà ben presto disumana, secondo quanto giu-stamente si dice: summum ius, summa iniuria.Si cerca di stimolare gli istinti più bassi, soprat-tutto gli istinti più anticaritatevoli e più antie-vangelici: l’istinto dell’invidia, dell’odio, dellalotta di classe. Non c’è più l’idea che anche ipagani avevano dell’amicizia sociale, che ogniuomo è amico del suo simile, che bisogna amaree rispettare l’umanità, che anche se ricevo delle offese devo perdonare: no, per i comunisti questo èl’oppio dei popoli, la cattiva rassegnazione del cristiano, bisogna invece prendere coscienza dellacarica rivoluzionaria, bisogna uccidere, bisogna far tutto affinché la rivoluzione trionfi.È lì, cari fratelli, non nel materialismo (questo è un altro punto che inganna i superficiali) è lì nellalotta delle classi, in quel rivoluzionarismo, in quella rivoluzione in permanenza, è lì l’arma satanicadel comunismo. Ci sono comunisti che vanno a messa: guai a loro, peggio per loro, sacrileghi chenon sono altro. Ci sono comunisti che pregano: se pregassero bene, cesserebbero di essere comunisti.Vedete, cari fratelli, come siamo messi! C’è questo inganno di tenere i piedi in due staffe, di servire Dio, ma di servire anche satana. Non èpossibile, bisogna fare delle scelte accurate, finché il comunismo sarà tale; finché il comunismomanterrà la prassi rivoluzionaria sarà sempre intrinsecamente ateo ed intrinsecamente perverso, nonlasciatevi ingannare. Non a caso il comunismo ha accettato come dottrine fondamentali il materiali-smo e l’evoluzionismo, come se l’uomo fosse spuntato da una bestia.Come è profonda l’analisi di Dostojevski di questi atteggiamenti rivoluzionari! Dostojevski, nel suolibro intitolato in maniera significativa “I Demoni” intravide già gli orrori della rivoluzione del ’17.Dostojevski appunto dice che quando si insegna ai bambini che non c’è Dio, quando un maestroinsegna agli scolari che non c’è bisogno di pregare, quando un avvocato difende un assassino, quan-do si fa così, cari fratelli, è allora che le anime si perdono, e sono i demoni che parlano. Attentiall’inferno e alle sue mene, perché l’inferno si presenta sotto aspetti molteplici e spesso lusinghieri,ma la sua essenza è sempre quella di Caino, l’inferno è omicida oggi come fin dall’inizio.Ecco, miei cari, come bisogna respingere non solo il comunismo esplicito, ma anche quello inqualche modo implicito. Pensate alle forme pericolose del sinistrismo radicale, che vuole creare una

Page 22: Rosarium 2007-02

22

mentalità che esalta il fango contro il cielo. Piùmaterialismo di così! Vedete come bisogna starein guardia, cari fratelli.Poi la concezione allucinante della società, lasocietà nella quale gli individui sono solo rotel-line dell’ingranaggio. Pensate a Gorbaciov e allasua “perestrojka”. Abbiamo pure sentito il suodiscorso: “sì, abbiamo anche fatto degli errori”:per lui quelle decine di milioni di uomini edonne ingiustamente trucidati, sono un incidentedi percorso! Una necessità storica. Allora eranecessario fare così. Vi fidereste di chi dice chedecine di milioni di morti sono solo un inciden-te? Io no, non avrei fiducia. Ebbene, il comunismo si può descrivere come

terrorismo istituzionalizzato, e giustamente così lo descrive il grande politologo della storia OsvaldStemberg, che dice: “Questo regime bolscevico è organizzato come una Porta d’Oro, come unagrande orda mongola chiamata partito comunista con a capo il segretario che decide tutto. Il comu-nismo, crudele ed astuto, ci mette sempre in pericolo di trovarci innanzi ad un parente di GengisKhan”. Cari fratelli, quale la via di uscita? Io ve lo dirò sinceramente, c’è una difesa a breve scadenza, mabisogna vedere il pericolo del pacifismo. Si dice: cattivi i comunisti, ma cattivi anche i capitalisti.Non è vero, non è la stessa cosa, c’è una bella differenza. Si dice: i comunisti hanno degli arma-menti, ma li hanno anche gli americani. Pensate quanto è profonda questa opinione che vorrebbeessere in qualche modo al di sopra delle parti. Vedete, miei cari fratelli, non cedete al pericolo delcosiddetto pacifismo, cercate di costruire non da voi, ma dalla grazia di Dio la pace delle animevostre, che non è la pace esterna che si ottiene tramite la riduzione del mondo ad un grande cimiterosotto il dominio comunista, come vuole il pacifista.Come sembrano miti quei ragazzi che strimpellano con le chitarre: sembra che la pace sia già scesasul mondo. Quale inganno! Io ve lo dico senza mezzi termini: data la malizia di questo regime –che Dio ha permesso per la nostra umiliazione e per la nostra penitenza – ciò che conserva la pacenel mondo (sarò duro in quello che dico) sono unicamente le ogive nucleari del Pentagono. Ma que-sto è solo un rimedio provvisorio. Il rimedio a lunga scadenza è solo la via verso l’alto.Un altro esule da questo inferno, Alessandro Isaiovich, dice proprio questo, lo dice agli occidentaliche si compiacciono delle sporcizie del loro imperialismo, del loro democraticismo, dice che la viadi uscita non è in avanti, nel progresso illuminato e chissà che cosa – in questo stranamente i comu-nisti e illuministi vanno perfettamente d’accordo, in quella strana idea dell’utopia progressista –,

Page 23: Rosarium 2007-02

23

no, la via vera che ci farà uscire da questo mara-sma è solo la via che conduce l’animo in alto.Ecco, cari fratelli, quale è la soluzione: è lasoluzione proposta da Pio XI quando dice che illiberalismo non è il nemico del comunismo, mail suo antenato. È dal liberalismo, dal democrati-cismo, dall’immanentismo che deriva la piagadel comunismo. Basta guardare la struttura della rivoluzionefrancese: si fa a meno di Dio, si concepisce lasocietà non più come fondata sulla grazia delSignore, si pensa che l’uomo sia autonomo, sidice che tutti sono liberi e possono fare quelloche a loro pare e piace. Alla fine ci si meravigliase prevale la volontà omicida della cosiddettavolonté general di roussoniana memoria.Vedete che il passaggio dall’imperialismo assoluto al comunismo è un passaggio logico. I comuni-sti lo sanno benissimo; conoscono bene le contraddizioni della società borghese ormai marcia easpettano già lì armati per accaparrarsi le nostre società già guastate dal nostro democraticismotanto liberale. Basta leggere Platone per sapere quale è questa transizione.Abbiamo fatto questa brutta meditazione sull’inferno, ma ricordate che anche la Vergine santa hafatto vedere a quegli innocenti pargoletti l’inferno. Io mi chiedo sempre che cosa succederebbe oggise un sacerdote facesse la catechesi sull’inferno a dei bambini; sarebbe la fine del mondo: “nontraumatizzi quelle povere anime!” Che cosa fece la catechista celeste? Che cosa fece vedere ai bam-bini di Fatima? Fece vedere loro l’inferno. Così nostro Signore ha posto quell’inferno sulla terranon per farci paura, non certo perché rimanessimo inattivi, ce lo ha messo dinanzi agli occhi perchécontemplassimo il mistero di iniquità e perché ci fidassimo non già di noi, perché le nostre operenulla valgono, ma ci fidassimo unicamente di Lui, Lui che ha riposto la vittoria sul nemico inferna-le nel Cuore immacolato della madre sua dolcissima, di Maria. Che Maria ci benedica tutti.

Tutte le immagini sono tratte dal libro “Litanie Lauretane” di Francesco Saverio Dornu edito aMacerata nel 1845.

Page 24: Rosarium 2007-02

24

Il Centro Sociale São José è una istituzione filantropica fondata dal domenicano fra Chico, chepromuove e amministra due opere distinte: il ‘Centro Sociale’ propriamente detto e un orfanotrofioche si chiama ‘Casa do Menor’. Oltre a questo, il Centro svolge un vasto programma di azionesociale e umanitaria nel contesto delle favelas di Santa Cruz do Rio Pardo.Con una serie di iniziative sociali e umanitarie si cerca infatti di dar risposta ai gravi problemi dimolti nuclei familiari che vivono situazioni di miseria, di squilibrio affettivo e di emarginazionesociale. Si fanno distribuzioni periodiche di alimenti, di vestiti, di medicine, di materiale scolasticoecc. Si promuovono riunioni di formazione e informazione per i genitori dei ragazzi assistiti. Sigarantisce l’indispensabile appoggio per superare le barriere di preconcetto e di diffidenza con cuil’ambiente sociale spesso tratta il povero, il “favelado” che cerca lavoro. In questo breve articoletto vogliamo informare gli amici italiani in modo speciale sulla vita quoti-diana del ‘Centro Social’. Questa infatti è stata la prima Opera fondata da fra Chico. È una casa cheaccoglie 310 bambini e adolescenti durante il giorno, dalle sette e trenta del mattino alle cinque delpomeriggio. Durante l’anno scolastico i ragazzi sono accolti in due turni, nel periodo che precede o

La vita quotidiana nel Centro sociale San José di S. Cruz do Rio Pardo

Le nostre missioniin Brasile

Page 25: Rosarium 2007-02

25

segue l’orario delle lezioni. Nei giorni di vacanza la permanenza è invece per tutta la giornata. Ibambini piú piccoli sono accolti per l’intera giornata. Non è facile descrivere la vita quotidiana nella nostra Opera. L’impegno piú diretto è verso i bambi-ni e adolescenti, ai quali si garantisce accoglienza, alimentazione, attività formative nel campo reli-gioso, morale e civico, sport e attività ricreative, servizi di igiene. Si svolge anche un vasto pro-gramma di formazione professionale con corsi di informatica, attività artigianali, come lavorazionedel cioccolato, ricamo e cucito, pittura, mosaico, falegnameria, oggettistica varia, ecc. Il nostro fraChico diceva sempre: “dobbiamo offrire il massimo possibile di conoscenze ai nostri bambini eadolescenti, perché siano piú preparati ad affrontare la vita”. Di fatto i nostri ragazzi non sanno cosasia oziare, stare senza far nulla!La giornata nel Centro Sociale è come una... scatola di sorprese, in cui tutto può succedere. Ognigiorno è un giorno nuovo, pieno di attività! Il Centro Sociale è diventato uno spazio in cui ognimomento è un momento di bene, in cui i nostri ragazzi ricevono continuamente esempi positivi,come sementi collocate nel loro cuore. Noi chiediamo a Dio che nel suo amore infinito faccia frutti-ficare tutto questo e curi questi piccoli cuori feriti, che soffrono per la mancanza di amore nel pro-blematico ambiente familiare in cui stanno crescendo. Di fatto ci sono situazioni che solo Dio, fontedella nostra vita, può redimere e trasformare.Le cose che si fanno ogni giorno nel Centro Sociale San José sono piccole cose, ma molto impor-tanti per il presente e il futuro dei nostri ragazzi: l’alimentazione sana, le pratiche di igiene corpora-le, l’allegria dei giochi, i momenti di preghiera e di riflessione, le attività artigianali che aiutano ascoprire i talenti e il potenziale di ognuno, l’accompagnamento scolastico: tutto è importante perchéessi possano crescere sani e sereni e costruirsi un futuro migliore. Tutte queste attività si svolgonoin un ambiente pulito, luminoso e sereno, che già di per sé è molto educativo.La nostalgia dei nostri fondatori, fra Chico e Angela, è sempre molto grande in noi! Prima di lasciar-ci per ritornare al Padre essi hanno profuso a piene mani tra di noi, con dedizione totale, molto

Page 26: Rosarium 2007-02

26

amore, molti esempi positivi. Hanno costruito ambienti belli, ariosi e adatti per l’accoglienza deinostri ragazzi. Il nostro impegno è ora di continuare nel cammino tracciato, perché il Centro SocialeSan José continui ad essere un segno di speranza, una fucina di umanità rinnovata.

Testimonianza di un giovane ex alunno del Centro SocialeIl Centro Sociale San José è una porta che si apre nella vita di molti bambini e adolescenti in diffi-coltà. Questo è stato il mio caso.Avevo nove anni quando sono stato accolto nel Centro Sociale e in questo ambiente ho imparatomolte cose che ora conservo come un dono prezioso per la mia vita. Mi è stata insegnata la fedein Dio, il piacere di aiutare gli altri, l’impegno e la costanza per realizzare i miei sogni. Hoimparato a fare il falegname, a lavorare la cioccolata, a coltivare l’orto, a produrre oggetti varidi artigianato, e tante altre attività che ora sono molto utili per affrontare la vita. Sapere faremolte cose è importante!Fin da bambino sognavo di avere un lavoro per poter aiutare la mia famiglia e conquistare con lemie forze le cose di cui ho bisogno. Trovare lavoro è difficile per tutti. Nel mio caso era piú difficileancora. Quando si va a fare un colloquio o un esame per ottenere un lavoro e si deve dire che siabita in una favela, le persone ti trattano con diffidenza. Ma grazie all’appoggio del Centro SocialeSan José sono riuscito a trovare un lavoro dove tutti mi rispettano. Ora la situazione economicadella mia famiglia è molto migliorata. La mia riconoscenza verso il Centro Sociale e tutti i suoi collaboratori è grande, per tutto il beneche mi hanno fatto e per il bene che continuano a fare a tanti bambini e adolescenti. Spero chemolti altri possano avere l’appoggio che ho avuto io e sappiano approfittarne!

Cleber William dos Santos Araújo, 19 anni

Page 27: Rosarium 2007-02

27

Vademecum per le Adozioni a distanza

Nel Centro Sociale gestito dai nostri confratelli domenicani in Brasile vengono quoti-dianamente assistiti i bambini senza toglierli dalle loro famiglie. Quest’opera dei Padricon il personale e i volontari permette ai bambini di essere curati, nutriti ed istruiti inmodo tale da dare loro una prospettiva di vita che li tolga dalla strada ed assicuri loroun futuro.

La quota annuale per l’Adozione a distanza può essere versata in un’unica soluzione otramite versamenti periodici (mensili, trimestrali o semestrali) usando il conto correntepostale del Centro del Rosario sul quale, nella causale, deve essere specificato “ado-zione di...(specificando il nome del bambino/a “adottato”). Il Centro del Rosario siimpegna a trasmettere le somme così ricevute ai nostri Padri in Brasile affinché nedispongano a seconda delle intenzioni delle persone che fanno l’adozione.

Periodicamente giungeranno notizie dai bambini così “adottati” in modo da mantenereaperto un dialogo fra bambino e persona che l’ha adottato...

Chi fosse interessato è invitato a contattare con P. Mauro (cell. 335 5938327).

Page 28: Rosarium 2007-02

il segno di Croce

cate

chis

mo

per

tutt

i

Page 29: Rosarium 2007-02

29

Il “Credo” è l’espressione verbale, esplicita e chiara dei misteri principalidella nostra fede. Il segno di Croce esprime i due misteri principali del Credo informa compendiosa, servendosi di parole e di gesti. Segno è una cosa sensibile(parole, gesto, oggetto), che serve a indicarne un’altra. La parola indica e faconoscere all’esterno il pensiero nascosto della mente; il fumo, indicando ilfuoco, ne è il segno e lo fa conoscere; la bandiera è il segno che indica la patria.Il segno serve anche a distinguere chi lo porta da chi ne è privo. La camicia rossaera il segno distintivo dei soldati di Garibaldi. Ogni partito politico ha il suosegno distintivo; ogni congregazione religiosa una divisa speciale. I1 segnodistintivo del cristiano è il segno della Croce.

Chi si vergogna di fare il segno della Croce davantiagli altri, è un soldato che arrossisce della suabandiera e della sua divisa.

Come si fa il segno della Croce?Il segno della Croce si fa portando la mano destra alla fronte e dicendo: In nomedel Padre; poi al petto, dicendo: e del Figlio; quindi alla spalla sinistra e alladestra, dicendo: e dello Spirito Santo; e si termina con la parola: Amen.Per fare bene il segno della Croce occorre: pronunciare bene le parole, pensandodevotamente, con fede e amore a quello si dice; fare un vero segno di Croce:ampio, completo, non un segno impercettibile, affettato, affrettato; far corrispon-dere le parole al segno, com’è indicato nella risposta del Catechismo.

Prima della lettura del Vangelo durante la S. Messa si usa fare un segno di Crocepiù piccolo, tracciando una crocetta sulla fronte, sulle labbra e sul petto con ilpolpastrello del pollice destro e con la palma della mano distesa e rivolta verso lafaccia. Il triplice segno di Croce indica che il Vangelo dev’essere creduto con lamente, predicato con la parola, amato col cuore.

Facciamo spesso e bene il segno di croce. Siamo forse abituati a farlo distrattamente, affrettato, impercettibile o affrettato?

Nel segno della Croce, come esprimiamo i misteri principali della Fede?Nel segno della Croce, con le parole esprimiamo l’Unità e Trinità di Dio, e conla figura della Croce la Passione e la Morte del Nostro Signore Gesù Cristo.Nel segno della Croce, con le parole esprimiamo l’Unità e Trinità di Dio.Dicendo “in nome” esprimiamo la nostra fede nel mistero dell’Unità di Dio, cioèdell’unica natura, essenza, sostanza delle tre divine persone. Non diciamo “neinomi”, come sembrerebbe più logico trattandosi di tre persone. Si tratta, sì, di trepersone, ma che hanno un’unica natura e quindi un solo nome, indicante la loronatura, essenza, essere comune: Dio. ca

tech

ism

o pe

r tu

tti:

il s

egno

di C

roce

Page 30: Rosarium 2007-02

30

Con le parole: “del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” esprimiamo la fedenel mistero della Santissima Trinità, dicendo i nomi propri delle singole persone,che, pur essendo un solo Dio, in una sola natura, in quanto persone sono real-mente distinte, in modo che il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre e loSpirito Santo, né lo Spirito Santo è il Padre o il Figlio.E con la figura della Croce la Passione e la Morte del Nostro Signore GesùCristo. - Portando la mano destra distesa alla fronte, quindi al petto, poi alla spal-la sinistra e alla destra e infine congiungendo le mani davanti al petto, noi trac-ciamo il segno della Croce, sulla quale sofferse e morì Gesù Cristo per la nostraredenzione. Esprimiamo così la nostra fede nella passione e morte delRedentore, nel valore infinito dei suoi meriti, ci addoloriamo per i nostri peccati,che furono la causa del dramma del Calvario, esprimiamo la speranza di salvarciin virtù del sacrificio offerto da Cristo sulla Croce.

Il segno di Croce è forse l’atto di religione più strapazzato nelle parole e nel gesto. Proponiamo di fare spesso e devotamente il segnodella nostra religione.

– L’imperatore Costantino, prima d’entrare in Roma per cacciarvi il tirannoMassenzio, vide nel cielo una grande Croce luminosa con la scritta:“Touto (i) nika (vinci con questo segno!)”. Costantino fece porre la Crocesui labari o bandiere, e il segno divino rese vittorioso il suo esercito.

– S. Benedetto abate era solito tracciare un segno di Croce sui cibi e sullebevande prima di servirsene. Alcuni malvagi gli presentarono un bicchieredi vino avvelenato. Il santo prima di portarlo alle labbra tracciò il solitosegno di Croce e il bicchiere andò in frantumi.

Esempi:– Durante le apparizioni della Madonna a Lourdes, alla Grotta di Massa-

bielle, S. Bernadetta faceva segni di Croce ampi, devoti, compiti. Osservandoli uno degli astanti esclamó: “Vedete il segno di Croce di Ber-nadetta? Soltanto in cielo è possibile farlo meglio! Verissimo - replicò unaltro - è la Santissima Vergine che glielo ha insegnato!”

– In un grande pranzo una signorina, prima di sedersi, fece un devoto eampio segno di Croce. Un distinto signore, che le stava di fronte, ledomandò se non si vergognava a fare quel gesto superstizioso davanti atanti convitati. La giovane rispose con fierezza: “Lei si vergogna forse diportare quella croce di cavaliere sul petto? Per me il segno di Croce è unvanto!”.ca

tech

ism

o pe

r tu

tti:

il s

egno

di C

roce

Page 31: Rosarium 2007-02

In caso di mancato recapito inviare all’ufficio di Bologna CMP detentore del contoper la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

4/7 luglio 2007a Loreto, Lanciano, da Padre Pio e Pompeiin pullman

12/15 luglio 2007in Portogallo a Fatimain aereo

20/28 luglio 2007in Grecia “sulle orme di san Paolo”in aereo

7/13 agosto 2007in Polonia a Varsavia, Czestochowa e Cracoviain aereo

17/26 agosto 2007in Turchia a Patmos e chiesedell’Apocalissein aereo

29 agosto / 2 settembre 2007a Malta “sulle orme di san Paolo”in aereo

6/9 settembre 2007in Francia a La Salette e Arsin pullman

13/15 settembre 2007in Francia a Lourdes

in aereo

22 settembre 2007ad Aquileia (Ud)

in pullman

29 settembre 2007al santuario del Piratello (Bo)

in pullman

6 ottobre 2007al santuario

di Campocavallo (An)in pullman

27 dicembre 2007 / 6 gennaio 2008 in Terrasanta

“con Maria e Gesù da Nazareth al Calvario”in aereo

pelle

grin

aggi

del

ros

ario per ogni informazione

rivolgersi a Padre Maurotel. 335 5938327

o consultare il sito internet “www.sulrosario.org”

alla voce “Pellegrinaggi”organizzazione: Eteria Viaggi