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RENDICONTAZIONE NON FINANZIARIA: DALLA FORMA ALLA SOSTANZA L introduzione della dichiarazione non finanziaria tra i documenti di bilancio ha chiamato numerose aziende a con- frontarsi, per obbligo di legge o volon- tariamente, con un nuovo modo di rendicontare le proprie performance, che va oltre i tradizionali dati contabili. Questa evoluzione normativa è stata allo stesso tempo sia il portato di alcune best practice che le aziende più virtuose avevano già adottato in precedenza, sia un incentivo per tutte le altre a rivedere e riorientare i propri sistemi di rendicontazione. Con il presente contributo sin- tende condurre una disamina delle prime dichia- razioni non finanziare presentate dalle società italiane, per cogliere non solo alcuni trend gene- rali, ma soprattutto approfondire alcune peculia- rità derivanti dalladozione della normativa in materia. Introduzione Lordinamento italiano recepisce, con il D.Lgs. n. 254/2016, la Direttiva 2014/95/UE relativa- mente alla rendicontazione e divulgazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di particolari imprese e di specifici gruppi di grandi dimen- sioni. Tale tipologia di informazioni, malgrado non abbia un carattere monetario definito influenza la capacità reddituale dellazienda nel medio-lungo termine. La nuova disciplina costituisce il passaggio da un sistema di rendicontazione di sostenibilità sto- ricamente volontario ad un sistema che impone lobbligo di redigere e pubblicare una dichia- razione, di natura individuale o consolidata, contenente informazioni relative ai temi ambientali, sociali e attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, nonché alla lotta alla corruzione attiva e passiva (Romano - Giovan- nini, 2018). Lobiettivo è quello di armonizzarele modalità di divulgazione delle informazioni di carattere non finanziario da parte delle imprese, in modo da garantirne un facile accesso da parte degli stakeholder interessati, con un livello soddisfacente di comparabilità tra le stesse e rafforzare la fiducia tra i diversi attori. Se da un lato lattuale contesto nazionale ed europeo è infatti ancora caratterizzato da un punto di vista quali-quantitativo da una ridotta offerta di questa tipologia di informazioni, dallaltro emerge la richiesta di maggiore trasparenza delle aziende nella diffusione delle suddette informazioni. Le aziende che rendicontano su aspetti ambientali, sociali e di buon governo vengono infatti ampiamente apprezzate dalla comunità finan- ziaria, in primis dagli investitori, che analizzano e si avvalgono con maggiore frequenza delle informazioni non finanziarie, congiuntamente a quelle di natura finanziaria, come base delle proprie scelte di investimento. Imprese soggette alla rendicontazione Le aziende chiamate a rendicontare, in una dichiarazione individuale, o consolidata nel caso siano società madri di un Gruppo di grandi dimensioni, informazioni negli ambiti tematici sopra menzionati sono identificabili come Enti di Interesse Pubblico 1 che abbiano avuto in media, durante lesercizio finanziario, un numero di dipendenti superiore a cinquecento e, alla data di chiusura del Bilancio, abbiano superato almeno uno dei due seguenti limiti dimensionali: a) totale dellattivo dello stato patrimoniale: 20 milioni di euro; b) totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 40 milioni di euro. Pur essendo potenzialmente vasta la gamma di informazioni da divulgare, le stesse vanno iden- tificate e selezionate secondo il filtro della rile- vanza e materialità, alla luce dei principi previsti dallo standard di rendicontazione che le singole aziende decidono di adottare, tenendo conto del loro impatto sulla strategia, sulla struttura del governo societario, sulle perfomance e sulle pro- spettive per il medio-lungo periodo, e della por- tata di questo impatto che può influire in modo sostanziale sulla capacità di creazione di valore (Romano - Giovannini, 2018). 1 Cfr. art. 16, comma 1, D.Lgs. 27 gennaio 2010, n. 39. di Matteo Molinari Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici e Jonida Carungu Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici e Dottore Commercialista METODI E STRUMENTI CONTROLLO DI GESTIONE 6/2019 5 Numero Demo - Copyright Wolters Kluwer Italia s.r.l.

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RENDICONTAZIONE NONFINANZIARIA: DALLA FORMAALLA SOSTANZA

L ’introduzione della dichiarazione nonfinanziaria tra i documenti di bilancioha chiamato numerose aziende a con-frontarsi, per obbligo di legge o volon-

tariamente, con un nuovomodo di rendicontare leproprie performance, che va oltre i tradizionalidati contabili.Questaevoluzionenormativaèstataallo stesso tempo sia il portato di alcune bestpractice che le aziende più virtuose avevano giàadottato inprecedenza, siaun incentivoper tutte lealtre a rivedere e riorientare i propri sistemi direndicontazione. Con il presente contributo s’in-tende condurre una disamina delle prime dichia-razioni non finanziare presentate dalle societàitaliane, per cogliere non solo alcuni trend gene-rali, ma soprattutto approfondire alcune peculia-rità derivanti dall’adozione della normativa inmateria.

Introduzione

L’ordinamento italiano recepisce, con ilD.Lgs. n.254/2016, la Direttiva 2014/95/UE relativa-mente alla rendicontazione e divulgazione diinformazioni di carattere non finanziario e diinformazioni sulla diversità dapartedi particolariimprese e di specifici gruppi di grandi dimen-sioni. Tale tipologia di informazioni, malgradonon abbia un carattere monetario definitoinfluenza la capacità reddituale dell’azienda nelmedio-lungo termine.Lanuovadisciplina costituisce il passaggiodaunsistema di rendicontazione di sostenibilità sto-ricamente volontario ad un sistema che imponel’obbligo di redigere e pubblicare una dichia-razione, di natura individuale o consolidata,contenente informazioni relative ai temiambientali, sociali e attinenti al personale, alrispetto dei diritti umani, nonché alla lotta allacorruzione attiva e passiva (Romano - Giovan-nini, 2018).L’obiettivo è quello di “armonizzare” lemodalitàdi divulgazione delle informazioni di caratterenon finanziario da parte delle imprese, in mododa garantirne un facile accesso da parte deglistakeholder interessati, con un livello

soddisfacente di comparabilità tra le stesse erafforzare la fiducia tra i diversi attori. Se da unlato l’attuale contesto nazionale ed europeo èinfatti ancora caratterizzato da un punto di vistaquali-quantitativodauna ridotta offerta di questatipologia di informazioni, dall’altro emerge larichiesta di maggiore trasparenza delle aziendenella diffusione delle suddette informazioni. Leaziende che rendicontano su aspetti ambientali,sociali e di buon governo vengono infattiampiamente apprezzate dalla comunità finan-ziaria, in primis dagli investitori, che analizzano esi avvalgono con maggiore frequenza delleinformazioni non finanziarie, congiuntamente aquelle di natura finanziaria, come base delleproprie scelte di investimento.

Imprese soggette alla rendicontazione

Le aziende chiamate a rendicontare, in unadichiarazione individuale, o consolidata nel casosiano società madri di un Gruppo di grandidimensioni, informazioni negli ambiti tematicisopramenzionati sono identificabili comeEnti diInteresse Pubblico1 che abbiano avuto in media,durante l’esercizio finanziario, un numero didipendenti superiore a cinquecento e, alla data dichiusura del Bilancio, abbiano superato almenouno dei due seguenti limiti dimensionali:a) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 20milioni di euro;b) totale dei ricavi netti delle vendite e delleprestazioni: 40 milioni di euro.Pur essendo potenzialmente vasta la gamma diinformazioni da divulgare, le stesse vanno iden-tificate e selezionate secondo il filtro della rile-vanza e materialità, alla luce dei principi previstidallo standard di rendicontazione che le singoleaziende decidono di adottare, tenendo conto delloro impatto sulla strategia, sulla struttura delgoverno societario, sulle perfomance e sulle pro-spettive per il medio-lungo periodo, e della por-tata di questo impatto che può influire in modosostanziale sulla capacità di creazione di valore(Romano - Giovannini, 2018). 1 Cfr. art. 16, comma 1, D.Lgs.

27 gennaio 2010, n. 39.

di Matteo MolinariUniversità degli Studi diSiena, Dipartimento diStudi Aziendali e Giuridicie Jonida CarunguUniversità degli Studi diSiena, Dipartimento diStudiAziendali eGiuridici eDottore Commercialista

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La dichiarazione di carattere non finanziario(DNF) deve anche descrivere il modello digestione e organizzazione, nonché la strategia e iprincipali obiettivi prefissati. In altri termini, leimprese sono chiamate a raccontare in manierachiara, comprensibile e fattuale, il loro approcciostrategico alle tematiche rilevanti di carattere nonfinanziario.IlD.Lgs. n. 254/2016 rende altresì indispensabilel’indicazione delle politiche applicate dalleimprese in merito ai temi ambientali, sociali eattinenti al personale, al rispetto dei diritti umani,nonché alla lotta alla corruzione attiva e passiva,laddove gli stessi siano materiali, i risultati con-seguiti tramite le suddette politiche e i relativiindicatori fondamentali di prestazione. Leinformazioni quantitative sono particolarmenteapprezzate dagli investitori e dagli altri stake-holder, ad esempio i clienti, in quanto li aiutano amisurare i progressi nella realizzazione degliobiettivi di sostenibilità, verificare la coerenza neltempo, effettuare raffronti generali e settoriali evalutare le prospettive future (Romano - Gio-vannini, 2018).La DNF ha come obiettivo quello di considerarel’azienda non come un prodotto di numeri eregole, il cui fine mira esclusivamente alla red-ditività, ma di considerarla come l’output di uninsieme di valori, d’integrazione, di condivisionee di responsabilità (Markota et. al., 2017).Le imprese sono dunque tenute a comunicareindicatori che siano utili tenendo conto dellespecifiche circostanze, maggiormente pertinenti,rilevanti e coerenti con le metriche di fatto uti-lizzate nei loro processi interni e di valutazionedei rischi, divulgandoli inmaniera coerente da unesercizio all’altro, al fine di fornire informazioniaffidabili sui progressi e sulle tendenze. Infine, leaziende devono indicare nella loro dichiarazionele informazioni sui principali rischi, generati osubiti, connessi ai suddetti temi e che derivinodalle attività aziendali, prodotti, servizi o rapporticommerciali, incluse ove rilevanti le catene difornitura e subappalto e che possono generare unimpatto significativo sullo stato di salute dell’a-zienda. Indipendentemente dal fatto che scatu-riscano da fattori interni o esterni, le aziendedevono, pertanto, spiegare come i rischi possanoinfluenzare il modello di business, le attività e irisultati, descrivendo i processi utilizzati perindividuare e valutare questi rischi e le relativemodalità di gestione seguite.

Modalità di pubblicazione della dichiarazionedi carattere non finanziario

Il D.Lgs. n. 254/2016 ammette un’opportunaflessibilità di presentazione delle informazioni dicarattere non finanziario: la dichiarazione puòessere inserita in una specifica Sezione dellarelazione sulla gestione, espressamente contras-segnata in tal senso, oppure può essere contenutain una relazione distinta con opportuna indica-zione. Al fine di promuovere una maggiore emigliore fruibilità delle informazioni di caratterenon finanziario e di non aggravare le aziende conla produzione di una nuova documentazionecomprensiva di informazioni eventualmente giàrese note in altre relazioni previste da norme dilegge, è consentita la c.d. tecnica incorporation byreference, che consiste nel rinviare ad altre fontiinformative previste da norme di legge o ad altresezioni della relazione sulla gestione. Questafacoltà rappresentaun’opportunità di evoluzioneverso il Report Integrato, sia per le imprese cherientrano nell’ambito di applicazione deldecreto, sia per quelle che divulgano tali infor-mazioni su base volontaria (Bonacchi - Meni-cacci, 2018).

Le sfide da affrontare

L’attuale contesto normativo e la crescente sen-sibilizzazione verso le tematiche di sostenibilitàpongono obiettivi sfidanti da raggiungere, inprimis il confronto con gli stakeholder interni el’identificazione degli indicatori fondamentali diperformance utili e affidabili (Romano - Giovan-nini, 2018). Per un buon successo è necessarioinfatti coinvolgere funzioni aziendali con cono-scenze e competenze diverse e facilitarne il dia-logo, creare consapevolezza sull’utilità delleinformazioni e l’efficacia dei controlli permigliorare la fruibilità e la sicurezza delle stesse, eresponsabilizzare per assicurare chiarezza, effi-cacia ed efficienza. In altre parole, va tratteggiatoe implementato un processo di Integrated Thin-king e Reporting, che caldeggi un approccio piùcoeso e permetta di potenziare non solo la qualitàdelle informazioni ma anche il processo decisio-nale di investimento da parte della comunitàfinanziaria.La normativa sulla rendicontazione delle infor-mazioni extra-finanziarie apre la strada a parti-colari sfide da affrontare. In particolare, sirafforza l’esigenza di:

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1) un ampio coinvolgimento degli stakeholderaziendali interni ed esterni nel processo didisclosure, rendicontazione, comunicazione edivulgazione delle informazioni di carattere nonfinanziario;2) una diffusa e capillare sensibilizzazione sullacentralità delle tematichedi sostenibilità non solorelative al contesto aziendale ma anche in riferi-mento al contesto economico, politico, sociale esoprattutto culturale;3)unamaggiore integrazione tra iprincipali attoridel contesto economico-aziendale, politico enormativo, ovvero tra il legislatore, gli standard-setter, gli amministratori aziendali, i policy-makers e le istituzioni di alta formazione e ricerca,nell’ambito dell’individuazione, definizione,implementazione ed efficace sviluppo dei prin-cipali obiettivi strategici di sostenibilità di lungotermine;4) l’impegno al contrasto della diffusa politicamanagerialeGreenwashing, ovvero la strategia dicomunicazione di particolari aziende, organiz-zazioni e/o istituzioni politiche diretta a creareun’immagine ingannevolmente positiva sotto ilprofilo dell’impatto economico, ambientale esociale al fine di dissuadere l’attenzione dell’o-pinione pubblica dagli effetti negativi generatidall’esercizio delle proprie attività.

Quadro normativo di riferimento

Successivamente alle relazioni del ParlamentoEuropeo inerenti la “Responsabilità sociale delleimprese: comportamento commerciale responsa-bile, trasparente e crescita sostenibile” e“Responsabilità sociale delle imprese: promuo-vere gli interessi della società: una via verso unaripresa sostenibile e inclusiva” del 2013, vienemossa, sempre, da quest’ultimo, la volontà diemanare e di divulgare una proposta legislativainerente all’informativa non finanziaria. La Com-missione Europea riconosce: “[…] L’importanzadell’informativa non finanziaria nel gestire latransizione verso un’economia globale sostenibileconiugando redditività a lungo termine, giustiziasociale e protezione dell’ambiente. In tale conte-sto, la comunicazione di informazioni di caratterenon finanziario contribuisce a misurare, monito-rare e gestire i risultati delle imprese e il relativoimpatto sulla società”2. Nasce così la Direttiva delParlamento Europeo e del Consiglio 2014/95/UEdel 22 ottobre 2014, che modifica, appunto, la

disposizione 2013/34/UE per quanto riguarda lacomunicazione di informazioni di carattere nonfinanziario e di informazioni sulla diversità daparte di talune imprese e di taluni gruppi di grandidimensioni, che garantisca: “[…] Un’elevata fles-sibilitàdi azioneal finedi tenere contodellanaturamultidimensionale della responsabilità socialedelle imprese (RSI) e della diversità delle politichein materia di RSI applicate dalle imprese, garan-tendo nel contempo un livello sufficiente dicomparabilità per rispondere alle esigenze degliinvestitori e di altri portatori di interesse, nonchéalla necessità di assicurare ai consumatori un facileaccesso alle informazioni relative all’impatto delleimprese sulla società”3.Risulta dunque difficile risalire alla creazione delvalore da parte delle imprese avendo a disposi-zione le sole informazioni del bilancio di eserci-zio, se queste non sono accompagnate da unReport di sostenibilità che evidenzi l’integrazionee la comunicazione delle prospettive future, degliimpatti esterni sia economico-finanziari cheambientali e sociali in grado di determinare ilsuccesso nel breve e nel medio-lungo termine.Questo spinge un numero sempre più elevato diimprese a fornire informazioni che eccedono iltradizionale ambito della contabilità finanziaria esi concentrano sulle diverse tecniche di respon-sabilità e contabilità di sostenibilità.L’adozione della Direttiva Europea 2014/95/UEha posto fine al dibattito riguardo alla necessitàdella responsabilità sociale delle imprese e allaregolamentazione della trasparenza compiendoun significativo passo in avanti per ottenerebenefici sociali e ambientali.Tale Direttiva ha mirato ad armonizzare lemodalità di comunicazione delle informazioni dicarattere non finanziario da parte delle impresecon il fine di garantirne il facile accesso da partedei soggetti interessati.Modificando la Direttiva 2013/34/UE inmateriadi Bilancio è stato inserito un nuovo obbligo perle imprese di grandi dimensioni qualificabilicome Enti di Interesse Pubblico, che consiste nelfornire in occasione della relazione annuale sullagestione, una dichiarazione contenente infor-mazioni di carattere non finanziario riguardantiambiente, società, persone e lotta alla corruzionein grado di valutare l’impatto delle loro attività.Ai sensi della Direttiva, la dichiarazione devecontenere una breve descrizione del modelloaziendale con riferimento alle politiche applicate

2 Cfr. Gazzetta Ufficiale dell’U-nione Europea, Direttiva 2013/34/UE.3 Direttiva del Parlamento Euro-peo e del Consiglio 2014/95/UE.

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dalle imprese nelle aree tematiche sopra espostenonché i risultati ottenuti e uno sguardo ai prin-cipali rischi connessi.L’obbligo colpisce numerosissime aziende col-locate nei 28 Paesi membri dell’Unione Europea.In questa prospettiva, il CSR Europe, la princi-pale rete di imprese europee per la CorporateSocial Responsibility, ha svolto un ruolo signifi-cativo nel loro coinvolgimento durante le fasi direcepimento e di attuazione fungendo a tal pro-posito dapiattaformaper la collaborazione con leparti interessate.La missione di questa organizzazione si concre-tizza nel guidare e implementare l’Agenda Glo-bale per lo Sviluppo Sostenibile4 cercando diaccrescere il suo livellod’integrazioneneimodellidi business delle aziende.Tra i vantaggi di cui si può beneficiare aderendoalla rete rientra ilmiglioramento nelle prestazioniaziendali ed il raggiungimento di un efficientelivellod’integrazionedella sostenibilità nei profiliaziendali mediante l’utilizzo di strumenti divalutazione, il potenziamento della visibilità e ilperfezionamento delle attività di comunicazionedella responsabilità sociale d’impresa sia nellaprospettiva interna che esterna al perimetroaziendale.La Direttiva permette agli Stati membri diimporre specifici requisiti relativamente ai treprincipali aspetti della reportistica riportati nellaTavola 1.L’ordinamento italiano ha accolto la DirettivaEuropea con il D.L. 30 dicembre 2016, n. 2545 lecui disposizioni si applicano agli esercizi finan-ziari aventi inizio dal 1° gennaio 2017.Per quanto riguarda l’ambito soggettivo diapplicazione, il decreto dispone l’obbligo per gliEnti di Interesse Pubblico che superino almeno

uno dei limiti indicati in precedenza di pubbli-care annualmente una dichiarazione individualenon finanziaria6.L’obbligo viene esteso anche alle societàmadri digruppi di grandi dimensioni aventi la qualifica diEnti di Interesse Pubblico che abbiano superatogli stessi limiti dimensionali previsti per gli Enti dicui sopra, le quali dovranno predisporre unadichiarazione consolidata di carattere nonfinanziario.Sono esonerati dalla pubblicazione dellaDNFgliEnti e le società figlie nel caso in cui siano inseritinella dichiarazione consolidata redatta da unasocietà madre o da una società madre europea.Per quanto concerne il contenuto delle Dichia-razioni è richiesta la comunicazione di informa-zioni di carattere ambientale, sociale, inerenti allagestionedelpersonale, alla tuteladeidiritti umanie riguardanti la lotta alla corruzione7.Le informazioni nell’ambito ambientale devonoconcernere l’impiego di risorse idriche, l’utilizzodi quelle energetiche identificando quelle pro-dotte da fonti rinnovabili e non rinnovabili, leemissioni inquinanti e le emissioni di gas adeffetto serra.In riferimento all’ambito sociale, ciò che deveessere evidenziato è l’impatto attuale e quelloprevisto sull’ambiente, sulla salute e, più ingenerale, sulla sicurezza.Le informazioni che riguardano il personaledevono includere tutte quelle azioni svolte perassicurare la parità di trattamento e di genere, lemisure adottate ed imodi in cui avviene il dialogofra le parti sociali. Per quanto riguarda il rispettodei diritti umani, la dichiarazione deve contenerele cautele prese per impedirne le violazioni e,nell’ambito della lotta alla corruzione, gli stru-menti utilizzati per farvi fronte. Il contenuto

Tavola 1 - Aspetti della reportistica*Framework della

reportisticaModalità

di rendicontazioneContenuto della reportistica

Internazionale Relazione sulla gestione Principio Safe harbour**

Europeo

Nazionale Documento separato

* Fonte: elaborazione personale, da CSR Europa e GRI (2017).** Secondo tale principio detto “porto sicuro” alcuni comportamenti non vengono considerati come violazioni alla regolagenerale. A tal proposito gli stati membri possono divulgare informazioni o ometterle, con il parere favorevole dell’organoamministrativo e di controllo, a patto che, le informazioni non siano pregiudizievoli per l’impresa, o se, la loro omissione nonpregiudichi la giusta comprensione dell’impresa e dell’impatto della sua attività (Member state implementation of Directive2014/95/UE).

4 Agenda Globale per lo svi-luppo sostenibile: “Programmad’azione per le persone, il pia-neta e la prosperità sottoscrittonel settembre 2015 dai governidei 193 Paesi membri dell’ONUe ingloba 17 obiettivi per lo svi-luppo sostenibile, sconfiggere lapovertà, la fame, assicuraresalute e benessere, fornire istru-zione di qualità, parità digenere, garantire la gestionesostenibile dell’acqua, energiapulita e accessibile, crescitaeconomica, innovazione,ridurre le disuguaglianze fra lenazioni, città sostenibili, con-sumo e produzione responsabili,lotta contro il cambiamento cli-matico, conservazione oceani eterra, promuovere la pace e lagiustizia, partnership”(L’Agenda 2030 - ASVIS,Alleanza Italiana per lo SviluppoSostenibile).5 Pubblicato nella Gazzetta Uffi-ciale il 10 gennaio 2017 edentrato in vigore il 25 gennaiodello stesso anno.6 D.L. 30 dicembre 2016,n. 254.7 Cfr. art. 3, D.Lgs. n. 254/2016.

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minimo di queste informazioni deve racchiuderealmeno la descrizione del modello aziendale digestione, dell’organizzazione e controllo del-l’impresa nonché le politiche praticate con laspecifica dei risultati conseguiti ed i principalirischi generati o sopportati dalla propria attività.Nella redazione e nel controllo della dichiarazionesidevetenereconto tantodeiprincipidicontenutofra i quali rientrano quello di materialità, di com-pletezza, inclusività degli stakeholder, contestoaziendale, quanto dei principi di qualità comel’accuratezza, la tempestività, la comparabilità,l’affidabilità, la chiarezza e l’equilibrio.Il principio di materialità rappresenta il pernodell’attività di rendicontazione in quantorichiede che la dichiarazione di carattere nonfinanziario (DNF) consideri tutti gli aspetti rile-vanti sia per l’impresa che per gli stakeholder.L’analisi permette, inoltre, di identificare i temi daconsiderarenella rendicontazionenon finanziaria,perfezionare le politiche strategiche e rafforzare lerelazioni tra i soggetti le cui mansioni convergononella conduzione dell’impresa ed i consumatoridei prodotti e dei servizi offerti dalla stessa.La prima fase consiste nella selezione dei temi davalutare e, a tal proposito, si richiede la parteci-pazione di diverse figure interne ed esterneall’azienda.Successivamente deve essere indicato il gradod’importanza che l’azienda attribuisce alletematiche scelte, coinvolgendo in tale attività piùfunzioni aziendali differenti, fra queste, risorseumane, gestione del rischio, marketing, CEO(Chief Executive Officier), CFO (Chief FinancialOfficier) e comunicazione con lo scopo di rile-varne opinioni e giudizi (Molteni et al., 2015).La combinazione fra la quantità di temi scelti e lefunzioni aziendali permette di delineare le stra-tegie di coinvolgimento adottate dalle impresenella fase di definizione delle priorità aziendali.Svolgere questo tipodi analisi permette, infine, dimigliorare i processi di rendicontazione consi-derando i temi rilevanti per gli stakeholder.Tuttavia, se l’ente di Interesse Pubblico nonpratica alcuna politica relativa ad uno o piùambiti precedentemente delineati, è esoneratodal fornire tali informazioni ma dovrà specificareall’interno della Dichiarazione non finanziaria imotivi di tale scelta.In riferimento alle modalità di pubblicazione laDNF individuale o consolidata può essere inse-rita in una specifica Sezione della relazione sulla

gestione ed inquesto caso le procedure e i terminidi approvazione seguono quelle previste per larelazione sulla gestione oppure costituire unarelazione distinta recante l’espressione “Dichia-razione di carattere non finanziario”, la cuiapprovazione spetta al Consiglio di amministra-zione dell’azienda di riferimento8.Il controllo della dichiarazione mira a verificareche siano rispettati in via generale gli adempi-menti formali di redazione e pubblicità e che lemodalità di redazione siano conformi al decreto.A tal fine tra le figure che espletano i suddetticontrolli rientra il revisore legale, incaricato diverificare il bilancio d’esercizio, il soggetto dele-gato a riconoscere l’attestazione di conformitàdella dichiarazione, che può coincidere nellapersona del revisore, e l’organo di controllo cheaccerta l’osservanza della legge e il rispetto deiprincipi di corretta amministrazione.Al fine di promuovere ed incentivare tra leaziende un modo di fare “impresa” che inneggialla comunicazione e alla trasparenza per gliimpatti che le stesse hanno nel mondo che lecirconda, l’art. 7 delD.Lgs. n. 254/2016 consenteanche a quei soggetti che non ricadono nell’ob-bligo di pubblicazione, di redigere volontaria-mente una dichiarazione di carattere nonfinanziario attenendosi alle disposizioni deldecreto e, in virtù di queste, apporre la dicitura diconformità alla medesima.In questa fattispecie, l’incarico di attestazione deveessereaffidatoadunsoggettoabilitatoalla revisionelegale, a meno che la dichiarazione non indichi ilmancato assoggettamento a tale controllo.Il profilo sanzionatorio è disciplinato dall’art. 8,che punisce l’inosservanza delle disposizionicontenute nel decreto da parte degli ammini-stratori, dei componenti dell’organo di controlloe del revisore legale.Gli amministratori designati alla redazione delladichiarazione incorrono in sanzioni amministra-tive e pecuniarie che oscillano dai 20.000 ai100.000 euro per l’omesso deposito della stessapresso il Registro delle imprese nei termini pre-scritti, ridotte ad 1/3 qualora vi provvedano neitrenta giorni successivi alla scadenza, per lamancata presentazione congiunta dell’attesta-zione di conformità al decreto e/o nel caso in cuinon se ne rispettino le disposizioni.Qualora venga riscontrato che la Dichiarazionenon finanziaria contiene informazioni non cor-rispondenti al vero o si accerti l’omissione di fatti 8 Cfr. art. 5, D.Lgs. n. 254/

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rilevanti la cui comunicazione è prevista dalledisposizioni di legge, le sanzioni irrogate avrannoentità maggiore compresa fra i 50.000 e i 150.000euro e colpiranno anche i componenti dell’or-gano di controllo.Quest’ultimi, nel caso in cui accertino la presenzadi dati che fanno presumere un discostamentodalle disposizioni e non provvedano a comuni-carle all’assemblea, saranno assoggettati allestesse sanzioni previste per l’omesso deposito.All’attestatore che ometta di svolgere la propriafunzione o attesti la conformità di una dichiara-zione non conforme al decreto, saranno applicatesanzioni da un minimo di 20.000 ad un massimodi 100.000 euro.A carico delle aziende che scelgono di redigerevolontariamente la dichiarazione, sono previstesanzioni più leggere che vanno dai 10.000 ai50.000 euro quando non abbiano allegato l’atte-stazione o la stessa riguardi un documento nonconforme alle disposizioni.Tuttavia, se il documento depositato in manieravolontaria include fatti materiali non veritieri, lesanzioni addebitate avranno ammontare com-preso fra i 25.000 e i 75.000 euro.L’accertamento e l’irrogazione delle sanzionirientrano nelle funzioni di competenza dellaConsobcheeffettuacontrolli subasecampionaria.Gli Enti di Interesse Pubblico, annualmente sot-toposti a tale forma di controllo, vengono preli-minarmente individuati dall’organo di controllo odal soggetto incaricato all’attività di revisione,nella fattispecie in cui abbia rilasciato un’attesta-zione con rilievi, negativa o una dichiarazione diimpossibilità di esprimere un giudizio relativa-mente alle informazioni significative presenti nellaDichiarazione non finanziaria.

I parametri per la rendicontazionedi sostenibilità dominanti: GRI Standardse GBS

Le aziende che redigono la dichiarazione sulleinformazioni di carattere non finanziario e sulladiversità devono seguire uno standard di rendi-contazione di riferimento e/o una metodologiadel tutto autonoma esplicitamente indicataall’interno della DNF9.La scelta incide sugli indicatori di prestazione chedevono essere adottati per il controllo e la valu-tazione delle attività.

Si riscontrano varie iniziative a livello globaleche si pongono l’obiettivo di definire le lineeguida per uno strumento di Reporting cheincluda anche valori etici e sostenibili. Traqueste si evidenziano il Global Reporting Ini-tiative (GRI) e il Gruppo di studio per ilBilancio Sociale (GBS).Il Global Reporting Initiative è un’associazioneno profit che nasce nel 1997 dal famoso accordotra l’organizzazione governativa statunitense,denominata Coalition for EnvironmentalResponsible Economies (CERES) in collabora-zione con il Programma delle Nazioni Unite perl’Ambiente (UNEP), e mira all’individuazione dispecifici standard in grado di rendere il Bilanciodi sostenibilità efficace tramite l’integrazionedella dimensione sociale, economica e ambien-tale della sostenibilità stessa.Le principali funzioni a cui assolvono le lineeguida rispondono all’esigenza delle imprese diessere supportate nel presentare uno scenariocredibile delle proprie prestazioni in ambitoeconomico, ambientale e sociale, di creare nuovee maggiori opportunità di dialogo e coinvolgi-mento degli stakeholder.In tal senso, assumono un ruolo importante nel-l’analisi comparativa dei Report di sostenibilità,permettendodivalutarne i risultati rispettoacodici,standard di performance e iniziative volontarie.Nell’ottobre 2016 sono stati pubblicati i nuovistandarddi rendicontazione delGlobal ReportingInitiative prendendo il posto delle precedentilinee guida G410 a partire dal 1° luglio 2018.L’ultima evoluzione in materia di indicatori èavvenuta proprio nel 2018 grazie all’introduzionedinuovivalori chehannopermessoun’integrazionerispetto alle precedenti misure introdotte nel 2013.I nuovi GRI Standards, come riportato dal sitoGlobalReporting, vengono suddivisi in tre standarduniversali e tre specifici (Tavola 2). Il primo insiemeprevede, come punto di partenza, il GRI 101(Foundation), che permette di identificare specificiaspetti dell’attività e specifici effetti sugli stakehol-der. In maniera concomitante vanno applicati:•GRI102 (GeneralDisclosures), il quale è riferitoalle informazioni organizzative e alla rendicon-tazione pratica;• GRI 103 (Management Approach), invece, èriferito alla gestione di specifici aspetti di parti-colare rilevanza per gli stakeholder.Gli standard specifici sono suddivisi in ambientali,economici e sociali, rispettivamente sono:GRI300,

9 Cfr. art. 1, D.Lgs. n. 254/2016.10 Linee guida G4: sono lo stru-mento messo a disposizionedalla GRI contenute nel docu-mento “G4 Exposure draft” eutilizzate dalle imprese per larendicontazione delle proprieperformance. Gli indicatori sonosuddivisi in tre aree di perfor-mance (economica, ambientalee sociale) sono di tipo Coreovvero considerati rilevanti perla maggior parte delle imprese edi tipo additional che incremen-tano il livello di comunicazionedel Report ponendo l’attenzionesu aspetti rilevanti solo peralcune imprese.

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GRI200,GRI 400.Ogni serie, è declinata grazie adaltri indicatori riferiti a specifiche materie.Sono previsti tre metodi opzionali di rendicon-tazione, ovvero l’opzione Core, l’opzione Com-prehensive e la GRI-Referecend (MEF, 2019).Scegliendo l’opzione Core, la rendicontazionedeve trattare gli elementi essenziali previsti in unBilancio di sostenibilità. A tal proposito, devonoessere fornite tutte le informazioni richieste daalmeno un indicatore specifico per ogni temarilevante emerso dall’analisi di materialità.Con l’opzione Comprehensive, devono essererendicontati aspetti ulteriori quali l’etica, l’inte-grità, la governance e le strategie dell’impresaprendendo in considerazione tutti i KPI conte-nuti dalle standard disclosures.Se la scelta ricade sulla GRI-Referenced si ha unarendicontazione parziale dei GRI Standards.La prima opzione risulta attualmente quellapreferita dalla gran parte delle imprese, comeverrà analizzato nella prossima Sezione.I GRI sono dunque al centro del dibattito diSustainability Reporting incentrato su prassicomuni e condivise, ma non sono le uniche lineeguida per una corretta rendicontazione; infatti,non può essere tralasciato l’esame del Gruppo distudioper ilBilancio sociale (GBS).Quest’ultimonasce nel 1997 a Milano con lo scopo di

promuovere la ricerca scientifica inerente alBilancio sociale e lo sviluppo di quest’ultimo alivello d’impresa. Il GBS, a differenza di altristandard, non solo individuaprincipi e lineeguidaper la redazione del Bilancio, ma evidenzia unavera e propria struttura dello stesso. Infatti, icontenuti del Report sono predeterminati al finedi garantire un’omogeneizzazione tra varieimprese che adottano lo stesso standard così dafacilitare la comunicazione, il confronto, l’uni-formità e la trasparenza11. L’ultima versioneredatta risale al 2013 ed evidenzia 16 principiguida, mirati all’imparzialità del documento, euna struttura suddivisa in cinque sezioni: identitàaziendale, riclassificazione dei dati contabili ecalcolo del Valore Aggiunto, relazione socio-ambientale, sezioni integrative e appendice.

Prime risultanze dall’analisi delle DNF2017

Il dataset

Nel contesto italiano i primi risultati relativiall’applicazione della normativa sulla Dichiara-zione non finanziaria (DNF) hanno dimostrato,che relativamente all’anno finanziario 2017, sono

Tavola 2 - GRI Standards

(*) Fonte: GRI Standards (2018).

11 Gruppo di studio per il Bilan-cio sociale - GBS, 2013.

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state analizzate le DNF di 213 aziende, obbligatedalla normativa sopramenzionata alla redazionedel Report non finanziario a partire proprio dal-l’anno finanziario 201712.L’analisi è stata condotta sul contenutodi ciascundeiReport ed i risultati sono stati successivamentecodificati in un dataset. Lo studio ha avuto adoggetto le seguenti variabili:1) primo anno di rendicontazione;2) regime di rendicontazione;3) tipologia e collocazione della reportistica;4) modalità di rendicontazione;5) temi e governance della sostenibilità.Nelle pagine che seguono vengono delineati irisultati emersi dall’analisi condotta. Verranno,

dunque, presentate alcune statistiche descrittivee un’analisi settoriale.

Analisi dei risultati

L’analisi è stata condotta prendendo in conside-razione la classificazione settoriale fornita dal-l’Osservatorio DNF.Da una prima disamina, emerge che le 213aziende oggetto dell’analisi e, rappresentativedella realtà italiana, appartengonomaggiormenteal settore bancario (39), manifatturiero (20),servizi finanziari (18), energetico (15), servizipubblici (13) e industria tessile e di abbiglia-mento (12) (Tavola 3).

Tavola 3 - Classificazione aziende per settori

12 I dati sono stati rilevati dal-l’Osservatorio delle Dichiara-zioni non finanziarie (DNF) edelle Pratiche Sostenibili chenasce dalla collaborazione tra ilDipartimentodiStudiAziendali eGiuridici dell’Università di Sienae il CSRManager Network, l’as-sociazione italiana che riunisceoltre 150 professionisti che sidedicanoa strategie eprogetti disostenibilità.

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Anche se la popolazione di riferimento è costi-tuita da aziende obbligate dalla legge alla reda-zione della Dichiarazione non finanziaria perl’anno 2017, alcune di esse avevano già speri-mentato tale tipologia di reportistica in prece-denza. Come mostrato nella Tavola 4, per 73aziende (34,27% della popolazione) l’esercizio2017 non costituisce il primo anno di Dichiara-zione non finanziaria.Procedendo ad un’analisi settoriale, si nota comele aziende bancarie sono in maggioranza tra leaziende che hanno redatto la rendicontazionenon finanziaria per la prima volta nell’anno 2017(Tavola 5).Relativamente al regime di rendicontazioneadottato, la Tavola 6 illustra come le rendi-contazioni non finanziarie redatte nell’anno2017 dalle aziende italiane sono in maggio-ranza (69,95%) e fondate sul GRI Standard.Più nel dettaglio, a livello settoriale (Tavola 7),lo Standard GRI è in maggior misura seguito

dai settori prevalenti come emerge dallaTavola 3.Nonostante il documento richiamato dalla nor-mativa sia menzionato come Dichiarazione nonfinanziaria, essononè semprepresente sottoquestadenominazione.Difatti, comemostrato inTavola8,il 73,71% delle aziende ha denominato il Reportcome Dichiarazione non finanziaria, mentre il13,15% di esse ha mantenuto la denominazione diReport/Rapporto/Bilancio di sostenibilità, puradattandone il contenuto ai requisiti di legge espedicando espressamente l’ottemperanza allanormativa (“Dichiarazione di carattere non finan-ziario redatta ai sensi del D.Lgs. n. 254/2016”).Dall’esame della Tavola 9, è possibile inoltreosservare come la denominazione di Report/Rapporto/Bilancio di sostenibilità è stata man-tenuta in particolare dalle aziende operanti nelsettore Energetico (5 aziende su 15), dei servizipubblici (4 aziende su 13) e delle Telecomuni-cazioni (3 aziende su 4).

Tavola 4 - Primo anno di DNFPrimo anno di Dichiarazione

non finanziariaNumero

di aziende

SI 140

NO 73

TOTALE 213

Tavola 5 - Primo anno di rendicontazione per settori

Tavola 6 - Regime di rendicontazioneRegime

di rendicontazioneNumero di aziende

GRI G4 44

GRI SD 149

MISTO 20

TOTALE 213

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Per poter misurare lo spazio dedicato allaDichiarazione non finanziaria, risulta interes-sante soffermarsi ulteriormente sulla suamodalità di presentazione (Tavola 10).Nella Tavola 10 si riportano i risultati relativialla modalità di rendicontazione e il dettaglioper settore. Come emerge dall’esame dellaTavola 11 circa il 75% delle aziende redige epubblica la Dichiarazione non finanziaria

Tavola 7 - Regime di rendicontazione per settore

Tavola 9 - Tipologia della reportistica per settore

Tavola 8 - Tipologia della reportisticaTipologia della reportistica Numero

di aziende

CSR Report 1

DNF 157

Report/Rapporto/Bilanciodi sostenibilità

48

Report/Bilancio Integrato 7

Totale 213

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come Report separato, per converso circa il25% di esse lo include nella relazione sullagestione. Questo trend si replica anche alivello settoriale, infatti le stesse percentualisi presentano nei settori prevalenti, tra i qualiil settore bancario, manifatturiero e servizifinanziari. L’indagine su questa variabile sifonda sulla recente letteratura al riguardo,che associa l’inclusione del Report in un altrodocumento con un minore spazio e rilevanzain termini di disclosure relativa all’informa-zione non finanziaria.In ultima analisi, le variabili studiate relativa-mente alla nostra popolazione di riferimentosono:• presenza di un Piano di sostenibilità;• presenza del comitato di sostenibilità;• citazione degli obiettivi di sviluppo sostenibiliall’interno dei Report;• descrizione del modello di business nellaDichiarazione non finanziaria;

•modalità di rappresentazione dei temi rilevanti.I risultati delle suddette variabili relativi allagovernance sono riepilogati nel raggruppamentodei “Temi e Governance di sostenibilità”, pre-sentati nella Tavola 12.Dall’esame della Tavola 12, si nota come il48% delle aziende redige anche un Piano disostenibilità, oltre alla Dichiarazione nonfinanziaria. Tuttavia, il 53% di esse presentaanche un comitato di sostenibilità.Tali risultanze mettono in risalto l’attenzionedelle aziende in primis verso l’adempimentolegislativo, pur facendo emergere la necessità peril 48% di esse di redigere ulteriori documentirelativi all’informazione non finanziaria, quali ilPiano di sostenibilità.Inoltre, in riferimento al contenuto su temi disostenibilità, soltanto il 34% delle azienderichiama gli obiettivi di sviluppo sostenibilinelle Dichiarazioni non finanziarie. Infine,nella maggioranza dei casi la descrizione delmodello di business all’interno dei Report èpresente (54,46%) ed i Temi rilevanti sonorappresentati tramite matrice (48,36%).Ciò denota: un maggior impegno al rispettodel principio della “sostanza sulla forma”nella reportistica di carattere non finanziarioe una crescente sensibilizzazione verso l’ap-plicazione di strumenti e pratiche di rendi-contazione riconosciuti e standardizzati.

Tavola 10 - Modalità di rendicontazioneRegime di rendicontazione Numero

di aziende

Incluso nella relazione sulla gestione 53

Report separato 160

TOTALE 213

Tavola 11 - Modalità di rendicontazione per settore

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Conclusioni

La DNF risulta essere lo strumento di rendi-contazione atto alla guida dello svilupposostenibile in azienda e al suo inserimento inchiave strategica tra gli obiettivi di creazionedel valore a medio-lungo termine. Da unpunto di vista aziendale, la correlazione tratale Report e il sistema di controllo interno edi gestione è rilevabile nella funzione d’indi-rizzo che quest’ultimo ricopre. Infatti, loscopo del sistema di controllo interno è quellodi guida dell’impresa verso traguardi di red-ditività e di sostenibilità e verso il raggiungi-mento della strategia aziendale. In altritermini, si tratta di un sistema in grado di farfronte celermente ad ogni cambiamento eco-nomico, ambientale e sociale così da miglio-rare i processi di rendicontazione nonfinanziaria e guidare l’azienda verso nuovirisultati sostenibili. Il decreto rendendoobbligatoria la rendicontazione di informa-zioni di carattere non finanziario genera unaserie di benefici tangibili per le aziende.Innanzitutto, le incentiva a adottare unapproccio più integrato della strategia cheattiva un ciclo virtuoso con un effetto win-win, prendendo in considerazione non soloaspetti meramente finanziari ma anche quelliambientali, sociali e di buon governo conl’obiettivo finale di accrescere la loro capacità

di adattarsi ai fattori di cambiamento, omeglio di anticiparli e sfruttarli per massi-mizzare i risultati. Le aziende possono poicogliere l’opportunità di rivedere, evolvere erazionalizzare i propri processi di rendicon-tazione, impattando positivamente sia al lorointerno che all’esterno. L’obiettivo finale deldecreto consiste nel favorire il processo diintensificazione dei sistemi di controllointerno sulle informazioni di carattere nonfinanziario.A livello europeo il contesto normativo è incontinua evoluzione e le imprese sono sem-pre più stimolate a adottare comportamentiresponsabili (Romano - Giovannini, 2018).Tuttavia, le direttive, i regolamenti e le rac-comandazioni che riguardano la rendiconta-zione pubblica di certe informazioni da partedelle imprese sono numerosi e variegati,tanto che la Commissione Europea ha apertouna consultazione finalizzata a capire se ilquadro di riferimento sia ancora efficace perraggiungere gli obiettivi prefissati, coerentecon il quadro normativo complessivo, nonparticolarmente gravoso da un punto di vistaeconomico13.Da questa prima disamina dei risultati del-l’analisi delle DNF pubblicate nel 2017, èemerso che i settori più rappresentativi dellarealtà italiana, appartengono maggiormenteal settore bancario, manifatturiero, servizi

Tavola 12 - Temi e governance di sostenibilità

13 È questa una delle azioniannunciate dalla CommissioneEuropeaa iniziomarzonel Pianoper la finanza sostenibile, docu-mento che muove dalle racco-mandazioni di un Gruppo diesperti (High-Level Expert Groupon Sustainable Finance) istituitodalla Commissione stessa adicembre 2016, e che illustra lemisure che Bruxelles intendeintrodurre per orientare il mer-cato dei capitali verso unmodello di sviluppo a basseemissioni di carbonio in lineacon gli Accordi di Parigi. LaCommissione si proponedunquedi migliorare ulteriormente lacomunicazione societaria e, inparticolare, di modificare entrogiugno del 2019 le linee guidasulla rendicontazione dei rischiclimatici, in coerenza con leraccomandazioni della TaskForce on Climate-related Finan-cial Disclosures del FinancialStability Board.

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finanziari, energetico, servizi pubblici eindustria tessile e di abbigliamento.In sostanza i Report si sono fondati sul GRIStandard, sono stati pubblicati come Reportseparati, hanno riportato la descrizione delproprio modello di business ed hanno rappre-sentato i temi rilevanti tramite matrice. Alla lucedi quanto esposto, le informazioni di caratterenon finanziario rappresentano una tappa fon-damentale nel percorso evolutivo che l’Europa,e in particolare l’Italia, sta realizzando permigliorare la capacità delle imprese di generarevalore e di comunicarlo in un modo sempre piùintegrato a beneficio di tutti gli stakeholderinterni ed esterni all’impresa.Per un buon successo è necessario infatti coin-volgere funzioni aziendali con conoscenze ecompetenze diverse e facilitarne il dialogo, creareconsapevolezza sull’utilità delle informazioni e

l’efficacia dei controlli per migliorare la fruibilitàe la sicurezza delle stesse. In altri termini, vatratteggiato e implementato un processo diIntegrated Thinking e Reporting, che caldeggi unapproccio più coeso e permetta dimigliorare nonsolo la qualità delle informazioni ma anche ilprocesso decisionale di investimento.La normativa sulla rendicontazione delle infor-mazioni non finanziarie apre dunque la strada aparticolari sfide da affrontare, in particolarel’impegno al contrasto della diffusa politicamanageriale diGreenwashing, ovvero la strategiadi comunicazione di particolari aziende, orga-nizzazioni e/o istituzioni politichediretta a creareun’immagine ingannevolmente positiva sotto ilprofilo dell’impatto economico, ambientale esociale al fine di dissuadere l’attenzione dell’o-pinione pubblica dagli effetti negativi generatidall’esercizio delle proprie attività.

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