Regimi di cambio inflazione svalutazione

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1 Terza lezione: Regimi di tasso di cambio, Terza lezione: Regimi di tasso di cambio, svalutazione e inflazione svalutazione e inflazione Associazione culturale Le Idee Associazione culturale Le Idee Relatore Pier Paolo Flammini Relatore Pier Paolo Flammini San Benedetto del Tronto San Benedetto del Tronto 2 marzo 2015 2 marzo 2015

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Terza lezione: Regimi di tasso di cambio, Terza lezione: Regimi di tasso di cambio, svalutazione e inflazionesvalutazione e inflazione

Associazione culturale Le IdeeAssociazione culturale Le Idee

Relatore Pier Paolo FlamminiRelatore Pier Paolo FlamminiSan Benedetto del TrontoSan Benedetto del Tronto

2 marzo 20152 marzo 2015

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a) Perché e come le economie dei paesi meridionali come Grecia, Spagna e Italia sono state distrutte dal sistema dell’Eurozona;b) perché e come le banche tedesche e francesi hanno realizzato profitti enormi grazie all’Eurozona, per poi scaricare le successive perdite sugli Stati;c) la svalutazione della moneta provoca inflazione? E in che modo? Quanta inflazione ci dovremmo aspettare se l’Italia torna alla lira?d) l’inflazione è davvero “la più iniqua delle tasse” e affama lavoratori, pensionati? Oppure agevola i detentori di grandi ricchezze finanziarie?

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Il tasso di cambio e quotazione

La Bilancia dei Pagamenti e il tasso di cambio

Tassi di cambio e economia reale

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Il tasso di cambio reale

I regimi dei tassi di cambio

Svalutazione e bilancia commerciale

Svalutazione e inflazione

La svalutazione

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Il tasso di cambio nominale è il prezzo di una valuta in termini di un’altra.

Questo prezzo può essere definito in due modi:

• il primo metodo, detto quotazione incerto per certo, definisce il tasso di cambio come quantità di valuta nazionale scambiata per una unità di valuta estera.

Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio £/$ = 1200 significa che 1200 £= 1 $

Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione

• il secondo, detto quotazione certo per incerto, definisce il tasso di cambio come quantità di valuta estera scambiata per una unità di valuta nazionale.

Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio €/$ è oggi a 1,35 significa 1 € = 1.35 $

Si noti che mentre noi in Europa utilizziamo il metodo certo per incerto (1=x), il tasso di cambio del dollaro verso le valute dei paesi emergenti si basa sul metodo contrario, incerto per certo, ossia quante unità di valuta locale si ottengono in cambio di un dollaro (x=1).

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Nel nostro sistema quindi, un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si apprezza - con lo stesso euro compreremo una maggior quantità di dollari, mentre nella quotazione incerto per certo un un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si deprezza.

certo per incerto Quanti $ per 1 €

incerto per certo Quante Lire per 1 Ecu/DM

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Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione

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Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta nel mercato dei cambi, mercato chiamato Forex (Foreign Exchange Market).

Come si determina il tasso di cambio

La domanda e l'offerta di una valuta avviene in seguito al cambio da una valuta all'altra necessario per effettuare gli scambi internazionali.

Ad ogni esportazione di merci corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale, al fine di pagare le merci del paese, e quindi un acquisto di valuta nazionale.

Ad ogni importazione di merci, viceversa, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le importazioni in valuta straniera.

Quindi se il saldo degli scambi con l'estero è attivo, la forte domanda della valuta ne spingerà in alto il prezzo. Viceversa, la valuta tenderà a perdere valore.

Ad ogni importazione di capitali corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale, al fine di pagare le attività finanziarie, e quindi un acquisto di valuta nazionale.

Ad ogni esportazione di capitali, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le attività finanziarie in valuta straniera.

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Come si determina il tasso di cambio

Il tasso di cambio dipende, in definitiva dalla bilancia dei pagamenti di un paese, e in particolare:

• dagli scambi commerciali: importazioni ed esportazioni di beni, compreso il turismo da un paese all'altro;

• dagli investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri) - questo volume di scambio è legato in particolar modo al livello del tasso di interesse che se alto attira capitali alla ricerca di buoni rendimenti.

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La Bilancia dei Pagamenti registra tutti i movimenti di valuta tra un paese e il resto del mondo.

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Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti effettuati è positivo o negativo (o nullo)

Ma se i pagamenti non sono in equilibrio, i casi sono due:

1) c’è stato eccesso di domanda di valuta nazionale (da parte di esportatori di beni o importatori di capitali): e in questo caso il cambio tenderà ad apprezzarsi;

2) c’è stato eccesso di offerta di valuta nazionale (da parte di importatori di beni o esportatori di capitali): e in questo caso il cambio tenderà a deprezzarsi.

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I SALDI INTERMEDI

Il saldo della bilancia dei pagamenti dipende, così, in particolare:

a) dal saldo del conto corrente e del conto capitale, che varia in particolare in funzione di:

- fattori di competitività di prezzo, ossia del tasso di cambio reale; - fattori di domanda, ovvero, livello di reddito interno ed esterno;

b) dal saldo dei movimenti di capitale (conto finanziario), che dipende dal differenziale di interesse e dal premio per la copertura del tasso di cambio a termine (parità coperta dei tassi d'interesse).

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Esportazioni 17.930

Importazioni 18.188

Totale 36.118

Commercio estero mondiale 2012 (mld $)

http://www.wto.org/english/res_e/statis_e/its2013_e/its13_world_trade_dev_e.pdf http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-18/monetario-mercato-4mila-miliardi-162303.shtml

La maggior parte delle transazioni in valuta non è associata al commercio internazionale, ma alla compravendita di attività finanziarie.

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Media giornaliera scambi Forex April 2013 (mld $)

http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1312e.htm

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La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale non è direttamente legato alle partite correnti.

Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il saldo del conto corrente non riveste il ruolo principale nella determinazione dello stesso.

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Tassi di cambio e squilibri delle partite correnti

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REGIMI DI CAMBIO

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A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze della domanda e dell'offerta, oppure possono preferire che esso non si allontani da un determinato valore.

Queste diverse possibilità di scelta si esprimono mediante accordi tra autorità monetarie che danno vita al sistema monetario internazionale.

REGIMI DI CAMBIO

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Il Fondo Monetario Internazionale classifica i regimi di cambio sulla base della loro flessibilità e sulla presenza di impegni formali o informali a seguire un certo andamento. In ordine crescente di flessibilità i regimi di cambio identificati sono:

Dollarizzazione: nel paese viene adottata una moneta emessa da un altro paese (in genere il dollaro). E' un caso estremo di tasso di cambio fisso in cui la politica monetaria è svolta dal paese estero.

Classificazione dei regimi di cambio

Currency Board: è un regime di cambio basato sull'istituzionalizzazione del vincolo della politica monetaria (attraverso una legge speciale o l'inserimento nella costituzione). Il currency board è un'autorità monetaria che si sostituisce o si affianca alla Banca centrale ed emette valuta soltanto se questa e coperta da un eguale ammontare di valuta estera alla quale la valuta domestica è legata da un cambio fisso. L'operato della banca centrale del paese che adotta il currency board è legato alla condotta della banca centrale del paese verso cui il tasso e stato fissato (con conseguente perdita di autonomia della politica monetaria, Argentina aprile 1991 - gennaio 2002).

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Tasso di cambio fisso (Peg): il tasso di cambio della valuta domestica è fissato ad un'altra valuta (o ad un paniere di valute) e può oscillare in una banda piuttosto limitata tra -/+ 1-2%. Non c'e alcun impegno legale a mantenere la parità irrevocabilmente, ma la banca centrale si impegna a mantenere la parità centrale attraverso interventi diretti (acquisto/vendita di valuta estera) o indiretti (manovre sui tassi). La flessibilità della politica monetaria, benché limitata, è mantenuta, soprattutto perché le “barriere all'uscita” sono deboli ed un paese può decidere di abbandonare il tasso di cambio o modificare la parità (riallineamento). Si tratta in genere di accordi unilaterali (un paese fissa la propria valuta ad una estera), ma esistono anche accordi multilaterali (come lo SME).

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Crawling peg (parità strisciante): il tasso di cambio è ancora ancorato ad una valuta (o ad un paniere di valute), ma la parità viene aggiustata periodicamente (con variazioni ridotte) sulla base di alcuni indicatori prefissati, generalmente il differenziale inflazionistico tra i due paesi.

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Classificazione dei regimi di cambio

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Fluttuazione all'interno di una banda: il tasso di cambio viene lasciato fluttuare liberamente all'interno di una banda di oscillazione e la banca centrale interviene solo quando il tasso di cambio si avvicina agli estremi. La parità centrale e i margini possono essere fissi (target zone) o aggiustati periodicamente sulla base di alcuni indicatori predeterminati (crawling bands). Il grado di flessibilità del cambio dipende dall'ampiezza della banda.

Fluttuazione sporca (managed floating): l'autorità monetaria cerca di influenzare il tasso di cambio attraverso interventi diretti o indiretti, ma senza avere un preciso obiettivo di cambio. Gli interventi sono sporadici e determinati da eventi particolari (ad esempio, un peggioramento non strutturale della bilancia dei pagamenti).

Tassi di cambio perfettamente flessibili (independently floating): il tasso di cambio è determinato unicamente dalle forze di mercato, senza alcun intervento delle autorità monetarie mirato a stabilizzare o indirizzare il tasso di cambio.

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Le autorità si impegnano a mantenere fisso il tasso di cambio e tutte le volte che le forze di mercato, che determinano la domanda e l’offerta di valuta, tendono a modificare il tasso di cambio, o con un apprezzamento o con un deprezzamento, le autorità monetarie intervengono, comprando oppure vendendo valuta nazionale per contrastare le fluttuazioni del mercato.

- Il regime a cambi fissi, si realizza quando due o più paesi concordano di mantenere il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore ( più frequentemente, entro una certa fascia), o di aderire ad una unione monetaria.

- Il regime a cambi fluttuanti, si realizza quando uno o più paesi decidono di lasciare che i tassi di cambio della propria valuta con tutte le altre siano liberamente determinati dalla domanda e dall’offerta, lasciando che il meccanismo di mercato operi liberamente.

Principali regimi di cambio

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Il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio, ma in caso di pressioni sul cambio dovute a uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti, in un regime a cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta, ma bisogna adottare politiche restrittive per diminuire la domanda e le importazioni, aumentare i tassi di interesse, e insomma il riequilibrio passa necessariamente attraverso una crisi economica interna al paese.

In un regime di cambi fluttuanti, il riequilibrio della bilancia avviene automaticamente col deprezzamento della valuta nei confronti delle altre valute che renderà più competitive le esportazioni. Naturalmente se il paese dipende parecchio dalle importazioni ci sarà il rovescio della medaglia, perché le importazioni diventeranno più costose.

Regime di cambi fissi e cambi fluttuanti

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Automobile americana ($) e automobile tedesca (€): come decido?

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Come abbiamo detto, il tasso di cambio è il prezzo relativo di due monete. Se astraiamo dalle transazioni di carattere finanziario e in particolare speculativo (ad esempio, le operazioni di arbitraggio), un agente economico che acquista una valuta estera lo fa per perfezionare degli scambi di beni (cioè delle transazioni reali): ad esempio, un importatore acquista dollari per pagare le materie prime o i prodotti finiti che importa, un turista acquista rupie per finanziare la propria vacanza all’estero (dove acquisterà beni e servizi.

Questa misura è data dal tasso di cambio reale

In tutte queste transazioni sono coinvolti, oltre ai tassi di cambio, anche i prezzi dei beni e dei servizi scambiati. I due elementi (prezzi e tasso di cambio) concorrono nel determinare la convenienza per un operatore economico ad acquistare in un paese piuttosto che in un altro. È quindi utile disporre di una misura del tasso di cambio che tenga conto dell’effetto dei prezzi, o, per dirla in un altro modo, che venga definito come prezzo relativo non fra due valute, ma fra due insiemi di beni.

Tasso di cambio reale

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Il tasso di cambio reale

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Il tasso di cambio reale é il prezzo relativo dei beni nazionali e dei beni esteri.

Il tasso di cambio reale compara i prezzi di un bene nazionale e di uno straniero all’interno di una economia e dipende dal tasso di cambio nominale e dai prezzi del bene nazionale e di quello straniero, misurati nelle valute locali.

Il tasso di cambio reale è il rapporto fra il livello dei prezzi interni e il livello dei prezzi esterni, espresso in valuta estera (quotazione certo per incerto).

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Per esempio:Se il tasso di cambio EUR/USD é di 1,20 e un’auto in Italia costa 30.000 euro e in USA costa 36.000 dollari, significa che l’automobile ha in realtà lo stesso valore. Questo perché 36.000 dollari hanno lo stesso valore di 30.000 euro.

Abbiamo fatto un esempio il cui calcolo si può fare semplicemente a mente, per gli altri casi, ecco la formula

E = e (P/P*)dove:E é il tasso di cambio realee il tasso di cambio nominaleP il prezzo dei beni nazionaliP* il prezzo dei beni esteri.

Quindi, nel nostro esempio: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1

In particolare, il tasso di cambio reale aumenta, cioè si apprezza, quando:

1 aumentano i prezzi interni , 2 il cambio si rivaluta, 3 diminuiscono i prezzi esteri

In tutti questi casi per gli agenti economici residenti nel paese di riferimento diventa più conveniente acquistare beni esteri anziché beni nazionali, o perché i beni nazionali sono più cari, o perché quelli esteri sono meno cari, o perché la valuta estera costa meno; di conseguenza il paese i subisce una perdita di competitività.

Viceversa una diminuzione, cioè un deprezzamento, del tasso di cambio reale implica un aumento di competitività, che può essere determinato o da movimenti relativi dei prezzi, o da una svalutazione del cambio nominale.

Nel mondo reale, le valute non sono utilizzate soltanto per le transazioni di conto corrente, ma vengono anche impiegate nelle transazioni di conto capitale.

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Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e esportazione di una economia (es. regime di cambi FLESSIBILI)

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Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1

Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta apprezzando o deprezzando.

Caso 1: Apprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,30 a prezzi invariati

E= 1,30 (30.000/36.000) = 1,083

L’apprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’estero(30.000 € = 39.000 $) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $

Caso 2: Deprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,10 a prezzi invariati

E= 1,10 (30.000/36.000) = 0,916

Il deprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’interno(36.000 $ = 32.727 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $

Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1

Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta apprezzando o deprezzando.

Caso 3: Inflazione nel Paese €; il prezzo da 30.000 passa a 33.000 a cambio invariato

E= 1,20 (33.000/36.000) = 1,1

L’aumento del prezzo in € rende più conveniente il bene prodotto all’estero(33.000 € = 39.600$) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $

Caso 4: Inflazione nel Paese $; il prezzo da 36.000 passa a 39.000 a cambio invariato

E= 1,20 (30.000/39.000) = 0,923

L’aumento del prezzo in $ rende più conveniente il bene prodotto all’interno(39.000 $ = 32.500 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $

Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e esportazione di una economia (es. regime cambi FISSI)

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Regimi di tasso di cambi e economia reale

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Tassi di cambio fissi e l'inflazione variabile

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Tassi di cambio flessibili e l'inflazione variabile

E = e (P/P*) e = (P/P*) / E e = (105/102) / 1 = 1,03

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Quotazione incerto per certo

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Differenziali medi di inflazione Paesi Euro e Germania

Country 1980-1998 1999-2013Austria 0,4 0,5Belgium 0,8 0,6Finland 2,0 0,3France 2,0 0,1Greece 13,1 1,3

Italy 5,2 0,7Netherlands -0,1 0,6

Portugal 9,4 0,9Spain 4,7 1,2

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…….quali conseguenze ……...quali conseguenze ……..

Indici di prezzo nell’eurozonaIndici di prezzo nell’eurozona

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…….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività?

Austria Belgium Finland France Germany Greece Ireland Italy Netherlands Portugal Spain

1999 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

2000 102,3 102,5 103,0 101,7 101,4 103,2 105,6 102,5 102,3 102,9 103,4

2001 105,1 105,1 105,7 103,3 103,4 106,7 110,8 105,4 106,6 107,4 107,1

2002 107,0 106,7 107,4 105,3 104,9 110,6 115,9 108,0 110,1 111,3 110,4

2003 108,5 108,5 108,3 107,5 105,9 114,4 119,9 110,9 112,4 114,9 113,8

2004 110,7 110,7 108,6 109,8 107,7 117,7 122,6 113,4 113,8 117,6 117,2

2005 113,3 113,8 109,2 111,6 109,3 121,9 125,5 115,6 115,7 120,3 121,2

2006 114,9 115,9 111,0 113,5 111,1 125,8 130,4 118,1 117,1 124,0 125,4

2007 117,4 118,0 113,7 115,2 113,6 129,4 136,8 120,2 119,0 127,1 128,9

2008 121,1 123,3 118,4 118,5 116,6 134,8 142,4 124,1 121,9 130,5 134,2

2009 121,7 123,1 118,4 118,6 117,0 136,5 136,0 125,1 123,4 129,4 133,8

2010 123,9 125,9 119,8 120,3 118,2 142,9 134,8 127,0 125,0 131,2 136,2

2011 128,0 130,3 123,9 122,9 120,7 147,6 138,3 130,6 127,9 136,1 140,6

2012 131,2 133,9 127,3 125,3 123,1 149,8 140,6 134,5 131,1 139,9 143,9

2013 133,9 135,4 129,3 126,5 125,0 148,5 141,3 136,1 134,4 140,3 145,9

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Facciamo il punto:

• a partire dalla metà degli anni ’80 i differenziali di inflazione fra paesi partner dell’eurozona e Germania si sono ridotti;

• questo processo è continuato anche dopo l’entrata nell’euro, che quindi non ha né causato né amplificato i differenziali di inflazione;

• al contempo, questi differenziali sono sempre rimasti in media positivi, cioè gli altri paesi hanno continuato ad avere più inflazione della Germania, e quindi non cè stata convergenza fra tutti i partner dell'eurozona;

• questo ha determinato una svalutazione reale della Germania rispetto a tutti i partner, se pure in misura variabile (e simmetricamente una rivalutazione reale dei partner rispetto alla Germania);• questa svalutazione reale ha contribuito al grande successo delle esportazioni tedesche, successo che, è molto più marcato rispetto ai partner dell’eurozona che rispetto al resto del mondo. Il che è ovvio, visto che il resto del mondo, per difendersi, ha a disposizione lo strumento della flessibilità del cambio.

Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile

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Tassi di cambio flessibili e economia finanziaria

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Tassi di cambio fissi e economia finanziaria

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Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile. Ne consegue che i Paesi che riescono a tenerla più bassa di altri, che sono sì geograficamente vicini ma anche competitori nella dinamica delle esportazioni e delle importazioni di merci e capitali, in pratica effettuano una sorta di svalutazione monetaria indiretta. Ed è quello che sta succedendo a Germania e Francia rispetto a Paesi come Italia, Spagna e Portogallo.

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L’inflazione misura il valore interno della moneta tramite il potere di acquisto, la svalutazione (o

rivalutazione) serve invece a quantificare il valore esterno della moneta tramite il tasso di cambio.

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La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più monete, regolate da un regime di cambi fissi, in seguito alla variazione della parità o al definitivo sganciamento della valuta da un’altra moneta forte. E’ un aggiustamento del tasso di cambio coerente ai parametri reali dell’economia di un Paese.

Quando invece ci si trova in un regime di cambi variabili si parla di deprezzamento della moneta. Esso avviene in un mercato di cambi flessibili in cui la domanda e l'offerta di un tipo di moneta regolano il prezzo della stessa.

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La svalutazione

41http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/Differenziale di inflazione cumulato e svalutazione

2001 1994 1997 1982 1997 1992

182

19 21

206

La variazione percentuale del tasso di cambio tra due valute, in caso di sganciamento di una valuta da un’altra moneta forte, tende a coincidere con la differenza tra le variazioni percentuali dei livelli di prezzo nazionali ovvero con il DIFFERENZIALE DI INFLAZIONE CUMULATO

42http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/

Differenziali di inflazione Italia - Germania

Time 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 TotGermany 0,6 1,4 2 1,4 1 1,7 1,5 1,6 2,3 2,6 0,3 1,1 2,1 2 1,5 23,1

Italy 1,7 2,5 2,8 2,5 2,7 2,2 2 2,1 1,8 3,3 0,8 1,5 2,8 3 1,2 32,9

Differenziale 9,8

43http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/

18 settembre del 1992 uscita dell’Italia dallo SME svalutazione nominale effettiva del 20%

reintroduzione della lira nello SME (1996)

Svalutazione e bilancia commerciale

44http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/

Il coefficiente di trasferimento (pass-through) è l'intensità con cui una variazione del tasso di cambio (di solito una svalutazione) si trasferisce sul prezzo dei beni nazionali: per esempio se in seguito ad una svalutazione del 10% l'inflazione aumenta del 5%, allora il pass-through è dello 0,5 (ovvero 50%).

Il coefficiente pass-through italiano è stato stimato intorno al 15% nel primo anno e del 36% nel secondo (Goldfajn e Werlang), per cui ipotizzando una svalutazione del 20%, solo il 15% di tale svalutazione si tradurrebbe in inflazione l'anno successivo; ipotizzando un'inflazione del 2%-2,5% il prossimo anno, il 15% del 20% è uguale al 3%, per cui vuol dire che l'inflazione l'anno successivo all'uscita potrebbe essere del 5,5% (2,5+3). Si tratta di valori tutto sommato esigui e facilmente controllabili (anche ipotizzandola fino al 9-10% totale) e che sono comunque immaginati nel caso di totale assenza di politiche anti-inflazionistiche (impensabile che il Governo o la Banca Centrale rimangano immobili).

Fonte: http://varieanalisi.blogspot.it

Svalutazione e inflazione

45http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/Goldfajn – Werlang: The Pass-through from Depreciation to Inflation: A Panel Study1

Il coefficiente pass-through italiano

46http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/

Brigitte Granville Prof. di Economia Internazionale e

Politica Economica. Queen Mary University, London

http://www.asimmetrie.org/wp-content/uploads/2013/10/THE-PRETENCE-OF-BARGAINING-POWER-IN-THE-EMU.pdf

Incremental Annualized Inflation Impact post EMU Dissolution Based on FX Passthrough

Estimates

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Una verifica storica… Svalutazione e inflazione

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Una verifica storica…………

forte rivalutazione della lira del 22% avvenuta nel 1979

inflazione crescente

svalutazione della lira del 20% settembre 1992

inflazione decrescente

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Dal luglio del 2001 al febbraio del 2004 la moneta polacca si svaluta 47%, cosa sarà successo all’inflazione in Polonia?

Dall’agosto del 2008 al febbraio del 2009 la moneta polacca si svaluta 51%, cosa sarà successo all’inflazione in Polonia?

Le forti svalutazioni avvenute in PoloniaUna verifica moderna …

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Dall’agosto del 2008 al febbraio del 2009 l’inflazione in Polonia diminuisce dal 4% al 3,2%! Ma, secondo il ragionamento dell’automa, non sarebbe dovuta salire tantissimo?

Dal luglio del 2001 al febbraio del 2004 l’inflazione in Polonia diminuisce dal 4,2% al 3%! Ma, secondo il ragionamento dell’automa, non sarebbe dovuta schizzare in altissimo?

...e l’inflazione?

Fonte: http://www.indexmundi.com/

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Lo sapevate che …

Attenzione: noi l’euro non lo avevamo ancora in tasca, ma già lo usavamo negli scambi internazionali, cioè per comprare i dollari necessari ad acquistare le materie prime.

LA SVALUTAZIONE DELL’EURO

Quale fu l’ammontare della svalutazione che subì l’euro nei primi 22 mesi di vita (dal gennaio 1999 al novembre 2000)?

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5 gennaio 1999 €/$ 1,17

27 novembre 2000 €/$ 0,84

L’€ SVALUTA DEL 28,2%

Qualche stato della zona euro non ha più comprato MP?

Vediamo un po’

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… e l’inflazione?

5 gennaio 1999 1%

Giugno 2001 2,7%

Fonte: Eurostat

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In aggiunta a modifiche interne all’azienda (ristrutturazione costi aziendali, riduzione importazioni, consumi del mercato nazionale), l’uscita dall’Italia dalla zona euro potrebbe comportare dei cambiamenti istituzionali importanti, come il recupero della sovranità monetaria e la possibilità per lo Stato Italiano di diminuire discrezionalmente il livello insostenibile di tassazione che grava sulle piccole e medie imprese italiane (che oggi arriva a sfiorare cifre impressionanti del 65% della tassazione complessiva in rapporto al reddito imponibile), consentendo all’imprenditore di mantenere invariato il ritorno economico del suo investimento.

La componente fiscale pesa sul 41% del costo del gasolio al netto dell’IVA contro una media europea del 34%.

Analoga situazione si verifica per il costo del kWh elettrico e per il gas naturale, con un forte aggravio sui costi operativi del sistema Italia.

Inoltre…

Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.it

Così come sarebbe possibile rivedere in modo strutturale le accise che pesano sul costo dell’energia in Italia.

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Importata

Creditizia

Finanziaria

Da profitti

Da costi Da offertaDa domanda

Aumento del livello generale dei prezzi

Tipologie di inflazioneTipologie di inflazione

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Da domandaL'inflazione da domanda è quella che deriva dalla pressione della domanda, che tende a espandersi al di là dell' offerta disponibile in prossimità della piena occupazione delle risorse fisiche e umane .

Da offerta

Creditizia

Finanziaria Inflazione finanziaria e inflazione creditizia sono forme di inflazione da domanda, innescate, rispettivamente, da crescita della spesa pubblica finanziata in deficit in condizioni di prossimità al pieno impiego o da eccessiva creazione di credito da parte del sistema bancario.

L'inflazione da offerta si verifica per effetto di shocks che portano a ridurre l'offerta (calamità naturali, guerre, necessità di sensibili ristrutturazioni produttive che nell'immediato riducono la capacità produttiva).

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L'inflazione da costi (cost-push inflation) consiste nel trasferimento sui prezzi dell' aumento dei costi dell'impresa (in particolare, dei costi variabili: salari, materie prime, energia, imposte specifiche).

Da costi

Da profittiL'inflazione da profitti è connessa con l'aumento del margine di profitto reso possibile dall'esistenza di forme di mercato diverse dalla concorrenza perfetta (oligopoli e monopoli).

ImportataL'inflazione importata è un aumento dei prezzi causato dall'incremento dei prezzi dei fattori produttivi importati. L'inflazione importata è stata osservata nel corso degli shock petroliferi del 1973 e del 1979.

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In ambito mainstream è convinzione comune che le masse monetarie siano controllate dalla banca centrale.

Secondo la Teoria Quantitativa della Moneta (TQM) la sequenza è la seguente: le banche centrali possono stampare denaro e con esso comprare titoli, privati o pubblici, dando così alle banche commerciali, o allo Stato, nuova moneta. Inoltre, agendo sulle riserve obbligatorie delle banche, possono variare la capacità degli istituti di credito di concedere prestiti, controllando così l'emissione della “moneta bancaria”, attraverso quello che viene chiamato “moltiplicatore monetario”. Meno riserve sono richieste, più le banche possono prestare. Se la riserva obbligatoria è il 2% di tutti i depositi posseduti da una banca, allora il moltiplicatore monetario è 50 (1 /0,02).

Secondo la TQM quindi, se la banca centrale stampa troppa moneta (che viene moltiplicata dalle banche commerciali secondo parametri sotto il controllo della banca centrale) questa offerta può superare quanto necessario a rappresentare i beni reali. In tal caso i prezzi saliranno, cioè avremo inflazione.

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Teoria Quantitativa della Moneta

La base teorica della precedente affermazione è una particolare interpretazione della seguente identità, detta equazione degli scambi di Fisher:

Dove: M è uguale all’offerta di moneta;V è la velocità della moneta (o il numero medio di volte che ogni euro viene speso);P è il prezzo medio delle merci e dei servizi;T è la quantità totale di merci e servizi venduti durante il periodo di tempo in questione.

In questo modo, se vi erano 100 merci e servizi che erano venduti per €10 ognuno (in media), si avevano transazioni effettuate per un valore totale di € 1.000. Laddove vi fossero 200 monete da un euro in quella economia, ciò avrebbe significato che ognuna di quelle monete era stata utilizzata 5 volte (da qui il fattore della “velocità” della moneta, o quanto velocemente questa venisse spesa ulteriormente).

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I falsi presupposti della Teoria Quantitativa

M: l’offerta di moneta è una grandezza facilmente definita e identificabile dato che solo la Banca Centrale può influenzare una variazione dell’offerta, secondo dei precisi criteri di politica monetaria e lavorando in totale indipendenza e autonomia.

V: la velocità di denaro è strettamente collegata con le abitudini della gente e con la struttura del sistema finanziario. E, quindi, in mancanza di grandi stravolgimenti sociali ed economici, questa variabile è relativamente costante nel breve periodo

P: l'economia è così perfetta, competitiva, concorrenziale che né le imprese né i lavoratori sono liberi di cambiare il prezzo dei beni e servizi prodotti o pretendere aggiustamenti salariali, facendo sì che il valore del prezzo dipenda esclusivamente dall’incontro fra domanda e offerta nel mercato.

T: l’economia automaticamente tende verso il pieno impiego e così T (il volume esistente di merci e servizi) è grande quanto può esserlo in ogni dato momento (benché esso cresca nel tempo).

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…cosa accade se la BC raddoppia l’offerta di moneta?

Considerando le assunzioni fatte per ciascuna variabile, ovvero, che P non può cambiare da sola, T è già piú grande possibile date le tecnologie e risorse correnti, e V è costante, affinché l’identità contabile sia rispettata, a seguito di una doppia offerta di moneta, l’unica variabile che si modifica è P.

200 x 5 = 10 x 100

INFLAZIONE!

400 x 5 = 20 x 100

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Velocità e pieno impiego: una verifica nella realtà delle cose

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La correlazione tra M e P: una verifica nella realtà delle cose

M2 [blu] - inflazione [rosso] – Stati Uniti

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La correlazione tra M e P: una verifica nella realtà delle cose

Base monetaria [blu], M2 [verde], inflazione [rosso], Stati Uniti, 1980=100

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…..ed inoltre…...La Banca centrale, di questa massa di mezzi di pagamento dai quali dipende l’effettiva domanda di beni, non ha alcun controllo diretto.

Il tasso di crescita della massa monetaria (M3) e l’inflazione nell’Eurozona (1999-2010).

Fonte: Fondo monetario internazionale (2010).

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Non esiste una teoria accettabile che colleghi in modo necessario la base monetaria creata dalle

banche centrali con l’inflazione.

Vítor Constâncio, vice presidente della BCE

Alan R. Holmes, FED di New York

Nel mondo reale, le banche estendono il

credito, creando i depositi nel processo, e cercano le riserve successivamente.

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Le variabili possono variare: P può restare invariato.

In realtà:M non è determinata dalla BC (esogena), ma dalla domanda di credito(endogena);V potrebbe variare (in recessione diminuisce, si detiene più a lungo il cash);P può restare invariato;T di solito non è relativo a condizioni di pieno impiego fattori, per cui potrebbe aumentare.

M V P T

200x5=10x100

400x5=10x200

400x2,5=10x100

AUMENTO PRODUZIONE!

RECESSIONE E DIM. VELOCITÁ

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…..in conclusione…...

TQMIl livello dei prezzi è causato dalla

quantità di moneta in circolazione.

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L’inflazione è un fenomeno molto complesso che presenta numerose interconnessioni e ha molta più attinenza con i cambiamenti che avvengono nell’economia reale rispetto ai processi monetari, siano essi variazioni di tassi di cambio o aumento di moneta circolante.

In generale possiamo dire che si verifica inflazione quando:

• La domanda di beni e servizi supera l’offerta e nel contempo il tessuto produttivo non è così elastico da adattarsi al nuovo regime di domanda.

• Ad un aumento dei salari nominali, collegato ad una politica salariale espansiva o a cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, le imprese tenderanno ad aumentare i prezzi per mantenere costanti i profitti.

• Un innalzamento repentino e consistente del costo delle materie prime può anch’esso tradursi in inflazione, come è avvenuto per esempio in Italia nel 1974 (picco di inflazione del 20%), in conseguenza del primo grande shock petrolifero del 1973, che ha causato un aumento medio del prezzo del petrolio del 258%.

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“L'inflazione è la più iniqua delle imposte perché danneggia la vedova, l'orfano, e il proletario “

“….meno male che l'euro ci ha difeso dall'inflazione, perché l'inflazione erode il potere di acquisto...".

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L'inflazione è la più iniqua delle imposte in quanto abbatte il potere d'acquisto del povero lavoratore: se i prezzi aumentano, i salari perdono potere d'acquisto (certo, se non sono aumentati anche loro...)

“Quindi, se quanto detto in precedenza risulta vero, dovremmo aspettarci che nel momento in cui i prezzi salgono molto e soprattutto quando lo fanno in modo improvviso e repentino i salari verranno “sopravanzati” dall’inflazione: il livello dei prezzi sale a livelli tali da superare qualsiasi aumento salariale, facendo così diminuire il potere d’acquisto dei lavoratori.”

“Ci viene continuamente ripetuto che l’inflazione è il peggiore di tutti i mali, la più iniqua delle tasse, il fenomeno monetario che danneggia il lavoratore più di ogni altra cosa. L’argomentazione più utilizzata è questa: se un lavoratore guadagna per esempio il 10% in più e l’inflazione (la misura della variazione dell’Indice dei prezzi al consumo) aumenta di 10 allora il suo salario reale e il suo potere d’acquisto restano immutati; se l’inflazione aumenta di 15 peggio ancora, il suo salario reale risulterà diminuito. Dunque, questa è la logica conseguenza, bisogna a tutti i costi fermare questo male che si chiama inflazione e concentrare tutte le energie per il contenimento e la stabilità dei prezzi, che sono la sola cosa in grado di tutelare i lavoratori e i loro salari.”

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Salari reali Quota salari

Capacità di risparmio Potere d’acquisto delle famiglie

Alcuni semplici indicatori di benessere sociale

Per salario reale si intende il potere d'acquisto del salario nominale, cioè la quantità di beni e servizi che il lavoratore può ottenere con esso. Di conseguenza, il salario reale è pari al salario nominale diviso per un indice dei prezzi .

La quota salari rappresenta la parte del reddito nazionale assegnata al fattore lavoro nell'ottica della distribuzione funzionale del reddito fra i fattori di produzione, quali capitale, lavoro e terra. Rappresenta perciò una delle componenti più importanti della distribuzione del reddito a livello aggregato e non individuale

Il potere d’acquisto esprime la quantità di beni e servizi che può essere comprata con un determinato reddito.

La quota del reddito che non viene spesa nel periodo in cui il reddito è percepito, ma è accantonata per essere spesa in un momento futuro.

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Dati OCSE

L’inflazione in Italia dal 1970

1974 prima crisi petrolifera

1978 seconda crisi

petrolifera

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INF 12% maSR 6% ma

INF 6% maSR 0,5% ma

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Font

e: O

cse

(199

7), F

ondo

mon

etar

io in

tern

azio

nale

(201

0), I

stat

(201

1).

Quota salari e tasso di inflazioneQuota salari e tasso di inflazione

31.07.1992 Abolizione scala

mobileAMATO

14.02.1984 Taglio di 4 punti

della scala mobileCRAXI1975

Introduzione della scala mobile

1963Lotta operaia

1969“autunno caldo ‘68”

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Dati OCSE

InflazioneInflazione ee capacità di risparmio capacità di risparmio

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RD: incremento medio 14%

PA: incremento medio 4%Totale 200%

CRESCITA STAGNAZIONE

RD: 3,8%PA: 0,5%

RD: -1,8%

PA: -2,35%

Infl.media 9,43% Infl. media 2,81%2,3%

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A parte che il potere di acquisto dei lavoratori può essere difeso con i normalissimi meccanismi di indicizzazione dei salari all’inflazione utilizzati in quasi tutti i paesi più civili e democratici del mondo, quello che qualcuno non capisce o fa finta di non capire, per i soliti motivi di annebbiamento, malafede e collusione, è che l’inflazione mantenuta artificialmente bassa in Europa serve più che altro a proteggere nel tempo il valore dei grandi patrimoni finanziari accumulati dagli oligarchi, dai capitalisti, dagli speculatori, e da tutti coloro che vivono di rendita senza sapere neppure cosa sia il lavoro. Questa è una colossale ed epocale lotta di classe che ha come principale obiettivo la distribuzione iniqua dei redditi a favore di una ristretta minoranza di rentiers, benestanti, grandi imprenditori e a danno della maggioranza, che comprende lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori, società civile

In conclusione……

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L’inflazione è una variabile centrale nel conflitto distributivoconflitto distributivo, cioè nella ripartizione del prodotto nazionale fra le varie classi (imprenditori, lavoratori dipendenti, eccetera). Ma le sue implicazioni non sono quelle che i giornali ci ripetono: spesso, le classi più svantaggiate, ci perdono da una minore inflazione, anziché guadagnarci.

L’inflazione, soprattutto se imprevista, danneggia i creditori e simmetricamenteavvantaggia i debitori. I primi infatti prestano moneta “buona”, e si vedono però restituire dai secondi moneta “cattiva”, cioè moneta che compra meno beni, perché nel frattempo i prezzi sono cresciuti.

Simmetricamente, riducendo il valore reale (cioè depurato dall’effetto dei prezzi) del debito, l’inflazione favorisce il rimborso del debito ai debitori.

..in definitiva …....in definitiva …..

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In aggiunta a una redistribuzione del reddito, l'inflazione di norma implica anche una redistribuzione della ricchezza; infatti, il valore di un'obbligazione che sia fissa in termini nominali si riduce in termini reali: se ne avvantaggiano i debitori (tipicamente le imprese e, spesso, gli enti pubblici), mentre risultano svantaggiati i creditori.

Tale fenomeno esiste ogni volta che il debito non è perfettamente indicizzato.Il debitore, infatti, si impegna contrattualmente a pagare un tasso d’interesse nominale che, in presenza di inflazione e in assenza di perfetta indicizzazione, corrisponde però ad un minore interesse reale.Il principale debitore che si avvantaggia di tale effetto è lo Stato, sugli interessi del debito pubblico.

..segue…....segue…..

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Impatto percentuale dell’inflazione sul potere d’acquisto della moneta dopo n anni a un dato tasso di inflazione

INFLAZIONEAnno 0% 2% 5% 10%

0 € 1.000.000 € 1.000.000 € 1.000.000 € 1.000.000 1 € 1.000.000 € 980.392 € 952.381 € 909.091 2 € 1.000.000 € 961.169 € 907.029 € 826.446 3 € 1.000.000 € 942.322 € 863.838 € 751.315 4 € 1.000.000 € 923.845 € 822.702 € 683.013 5 € 1.000.000 € 905.731 € 783.526 € 620.921 6 € 1.000.000 € 887.971 € 746.215 € 564.474 7 € 1.000.000 € 870.560 € 710.681 € 513.158 8 € 1.000.000 € 853.490 € 676.839 € 466.507 9 € 1.000.000 € 836.755 € 644.609 € 424.098

10 € 1.000.000 € 820.348 € 613.913 € 385.543

84http://memmttoscana.wordpress.com/http://memmt.info/site/

Non è poi così tanto Non è poi così tanto spaventoso questo spaventoso questo

MOSTRO!MOSTRO!

In sintesi: Se non siete dei capitalisti, amici cari, con un po'

più di inflazione stavate meglio.

"Ma qualcuno dice il contrario!" Ma questo qualcuno vi sembra un proletario?