Ravenna Festival Magazine 2012

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Edizione 2012 Supplemento gratuito a “Ravenna & Dintorni” nr. 491 del 07 giugno 2012 Redazione: 0544.271068 [email protected] Pubblicità: 0544.408312 [email protected] Editore: Reclam srl - Ravenna www.reclam.ra.it Simboli e riti della spiritualità Etnica e jazz Egberto Gismonti & Co., tamburi africani e salentini, De Gregori e Sparagna a tutto folk Danza Hip hop dal Brasile, contemporanea fra oriente e occidente, balletto Gran Galà direttamente da Parigi Classica Riccardo Muti sul podio del “Concerto delle fraternità”. Yuri Temirkanov celebra la grande musica russa Meditazioni fra divinità e natura Ravenna Festival Magazine In collaborazione con Opera “Sancta Susanna” capolavoro rinnegato di Paul Hindemith Omaggio a Steve Reich, genio del minimalismo / Cinema ed elettronica con Weird Tales / Passeggiate: nella pineta di Classe e da Ravenna all’eremo di Camaldoli / Sette giorni in Tibet fra cerimonie, canti, danze rituali e mandala All’interno

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Ravenna Festival Magazine 2012

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Edizione 2012Supplemento gratuitoa “Ravenna & Dintorni”nr. 491 del 07 giugno 2012

Redazione: [email protected]à: [email protected]

Editore: Reclam srl - Ravennawww.reclam.ra.it

Simbolie riti dellaspiritualità

Etnica e jazzEgberto Gismonti & Co.,tamburi africani e salentini,De Gregori e Sparagna a tutto folk

DanzaHip hop dal Brasile,contemporanea fra orientee occidente, balletto Gran Galàdirettamente da Parigi

ClassicaRiccardo Muti sul podiodel “Concerto delle fraternità”.Yuri Temirkanov celebrala grande musica russa

Meditazioni fra divinità e natura

Ravenna Festival MagazineIn collaborazione con

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2012

Opera“Sancta Susanna”

capolavoro rinnegatodi Paul Hindemith

Omaggio a Steve Reich, genio del minimalismo / Cinema ed elettronica con Weird Tales / Passeggiate: nella pineta di Classe e da Ravenna all’eremo di Camaldoli / Sette giorni in Tibet fra cerimonie, canti, danze rituali e mandala

All’interno

Cover ESATTA ESTERNO:Layout 1 06/06/12 16.01 Pagina 1

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Nobilissima Visione

ConversazioneCristina Mazzavillani Muti: tra spiritualitàe futuro il segreto di un festivalche si rinnova _pag_9

SinfonicaPura classicità per il “Concerto della fraternità” diretto da Muti_pag_12Temirkanov sul podio della Filarmonica di San Pietroburgo celebra la grande musica russa _pag_14

Antica e SacraLa “barbarica bellezza” dei suoni della tradizione. Dal medioevo al Rinascimento fra sacro e profano_pag_16

Opera L’immorale “Sancta Susanna” di Paul Indemith. Un allestimento dell’Opera di Roma per la regia diChiara Muti con l’orchestra Cherubini _pag_18

Luoghi e sensi dello spiritoI mille anni di Camaldoli. Contemplazione, profezia e libertà. Un viaggio in sette tappe da Ravenna al sacro eremo sull’Appennino _pag_20 Gli dei e la liberta nella mistica femminile_pag_24Silenzio, solitudine, sublime nella poesia_pag_27

Danza e BallettoGran Galà di étoile dall’Opéra di Parigi_pag_30Dal Brasile poesia urbana tra le favelas_pag_33Cedar Lake, mix di linguaggi contemporanei_pag_36Shen Wei, artista totale dal senso pittorico _pag_38La “nobilissima visione” di Van Hoecke_pag_40

Musica e naturaConcerto trekking fra la pineta di Classe e il marecon le voci della montagna_pag_42

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Il viaggioAlle pendici dell’Himalaya in visita al Dalai Lama_pag_46Canti, riti e cerimonie dal tetto del mondo_pag_48

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Un supplemento di Ravenna & Dintorni, autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 Dicembre 2001

DIRETTORE RESPONSABILE: Fausto Piazza

In redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Serena Garzanti, Maria Cristina Giovannini (grafica), Luca Manservisi, Erika Marchi (grafica)

Collaboratori: Tarcisio Balbo, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Anna De Lutiis, Nevio Galeati, Linda Landi, Marina Mannucci, Serena Simoni, Roberto Valentino.

Si ringrazia per la collaborazione la Direzione del Ravenna Festival, e in particolare Fabio Ricci e Stefano Bondi dell’Ufficio Stampa.

Referenze fotografiche: Reinhard Winkler, Jeffrey Herman, Bruce R. Feeley, Christopher Duggan, Michael Roberts, M. Logvinov, Fotoavventura,

Bjarni Grimsson, Francoise Rousseau, Michel Cavalca, Silvia Lelli, Ziga Koritmik, Jacky Lehmann, Julien Mignot, Marco Anelli, Gianluigi Di Napoli,

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Viale della Lirica 43 - 48121 Ravenna. Tel. 0544 408312. DIREZIONE GENERALE: Claudia Cuppi

STAMPA: Industrie Grafiche Galeati - Imola (BO)

Etno JazzI mille suoni del Brasile. Due concerti con Egberto Gismonti & Co._pag_66Memorie di Adriano: omaggio a Celentanonel linguaggio del jazz_pag_68

ContemporaneaSteve Reich e il minimalismo che non c’è più.Appunti su di un genere in evoluzione_pag_76Le ardite sperimentazioni di “Weird Tales”, fra cinema ed elettronica. Da Yuri Ancarani a Ben Frost e Edward Sharpe _pag_78

Narrazioni e visioniPaolo Rumiz e la parola rotonda che parla alla pancia_pag_80Guido Guidi e la linea di confine della fotografia_pag_84

Etno Pop Nero è bello: dall’Africa al Salento. Sfida fra talking drume e pizzica tarantata_pag_70L’autore De Gregori e l’archeologo Sparagnariscoprono il folk italiano_pag_72

CartelloneIl calendario di tutti gli appuntamenti del festival e degli eventi alle 7 della sera e delle liturgie “In templo domini”_pag_52

ImmaginarioIl mandala buddista tra meditazione, religione e psicanalisi_ pag_50

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Aperti tutto l’anno dal lunedi alla domenica dalle 19,00 alle 23,30 - da ottobre a maggio domenica solo dalle 12,00 alle 14,30Piazzale Napoli 26 Viale Matteotti - Milano Marittima - Tel. 0544 993482 (parcheggio privato)

LE BON TON RFM:Rafest mastro 05/06/12 21.29 Pagina 7

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Tra spiritualità e futuro, il segreto di un festival

che si rinnova

DI NEVIO GALEATI

Un festival lungo un anno, comese il difficile periodocongiunturale non avesseaffaticato la macchinaorganizzativa di RavennaManifestazioni. Invece la crisi sisente e “tenere le posizioni” èsempre più difficile. Eppure ilcomplesso programma di questa23ª edizione dimostra che èpossibile andare avanti. Ma comeci si riesce? Come si affronta lapreparazione di tanti eventi, daaprile a novembre?Cristina Mazzavillani Mutiincrocia le braccia e sorride. Gliocchi, appena nascosti dalle lentiazzurre degli occhiali, mandanoun bagliore. «Nello spalmare cosìil programma è più facile fare diconto e se si deve “calare”

A colloquio con Cristina Mazzavillani Muti, sull’organizzazionedi un festival “lungo un anno”, sul tema spirituale della “NobilissimaVisione”, i mille anni di Camaldoli e la trilogia verdiana d’autunno

qualche appuntamento da unaparte, lo si può far crescere daun’altra. Ma è stato anche il felicerisultato dell’incrocio diopportunità, improvvisate, che ciha regalato il destino e che nonpotevamo non cogliere. Cosìsiamo riusciti a presentare lastraordinaria anteprima di aprile,con la Chicago SymphonyOrchestra diretta da Riccardo. Poila Comunità europea ha scelto laRomagna e siamo riusciti aincrociare “Allegromosso”, ilfestival europeo della musicagiovanile, che per la prima voltasi è svolto in Italia. Così è stato

possibile proporre due serate conl’Orchestra giovanile Cherubinidiretta da Wayne Marshall, in unevento che abbiamo avuto ilpiacere di offrire a questi giovanie alla città». Diamo uno sguardo al temacentrale di questa ventitreesimaedizione; a questa “Nobilissimavisione” che ha una primadeclinazione iconografica nellepareti bianche e nelle porte sul“nulla” proposte dalle foto diGuido Guidi e scelte comesimbolo del 2012. L’impatto dàun lieve senso di vertigine:potrebbe raccontare l’essenza

della spiritualità. La religiosità,senza frontiere, è in realtà unatraccia che si intercetta innumerosissime edizioni delfestival. Come viene declinata, inquesta nuova occasione?«Abbiamo deciso di porre alcentro questo tema particolareperché non si poteva trascurareuna data: i mille anni dellafondazione del sacro eremo diCamaldoli da parte di Romualdoda Ravenna. La sua scelta dilasciare la “civiltà” e stare inmezzo alla natura, non perisolarsi come fanno gli anacoreti,ma per pensare a tutto il genere

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dell’esecuzione musicale. Ilsuccesso che abbiamo ottenutoin Oman, appunto con IlTrovatore, dice che la strada ègiusta».Anche per quello che riguarda lapreparazione dei cantanti e deicori…«Proprio così. Il coro sarà creatoappositamente per questi tretitoli. Curerò personalmente lapreparazione dei cantanti, sia dalpunto di vista tecnico che daquello vocale, prima ancora diaffrontare il repertorio. A quelpunto il lavoro si affinerà percurare l’alternanza dei cast sulpalcoscenico e offrire al pubblicotre eventi speciali; nel complessodavvero un bell’affrescomusicale. Andiamo verso una“grande semina”: vogliamovalorizzare i giovani. Quandoavremo garanzie dal punto divista economico, potrei invitare aRavenna un giovane regista perproseguire le “Trilogie”. Perché,secondo me, tutto questo avràsuccesso: se ne parlerà e sicercherà di valorizzare al meglioanche quanto c’è attorno. Non èpossibile che, chi ama Verdi,decida di trascorrere tre o quattrogiorni a Ravenna, in autunno, perassistere ai tre titoli? Nonsarebbe un indotto turisticointeressante e “fuori stagione’?Potremmo pensare di avere una“Ravenna città aperta”, in cuivenire in qualsiasi giornodell’anno».Cristina allarga le braccia asimboleggiare lo spirito diaccoglienza che dovrebbepermeare questa città e questaterra che ama cosìprofondamente. E conclude lachiacchierata tornando con losguardo rivolto ancora al futuro,e ai ragazzi.«Immagino le prime parti dellaCherubini che, nel periodocentrale del Festival, realizzanomaster class non solo permusicisti che desideranoperfezionarsi, ma proprio per ibambini e i ragazzini. Immaginotanti piccoli momenti musicalilungo la Darsena di città. Iseimila adolescenti arrivati amaggio ci hanno dato il polso dicosa possiamo essere. E lungo ilcanale non sarà indispensabileavere solamente grandi spazi:chi ha voglia di ospitare concertie piccoli eventi, si faccia avanti.Saranno “il festival” insieme anoi». m

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umano, ha una potenza ancoroggi straordinaria. Abbiamoaccolto questa indicazione che èvenuta dall’anniversario e cisiamo accostati al tema direidolcemente. Così presenteremoun grande Concerto, cheintitoleremo alla fraternità,raccogliendo attorno a noicomunità monastiche di moltereligioni. E abbiamo avuto l’onoredi ricevere per questo labenedizione anche del DalaiLama, che ha registrato unmessaggio per il Festival,dedicato alla bellissima idea dimettere insieme gli ordinimonastici a quelli che si dedicanoall’assistenza dei bambiniprofughi. Sì, possiamo davveroparlare di spiritualità».La presidente di RavennaFestival lascia la frase insospeso, come fosse incerta sulproseguire o meno, per non“intromettersi” nella vita deimonaci camaldolesi. Poiconclude il ragionamento...«Quando abbiamo portatoall’eremo il nostro catalogo, perdonarlo loro, abbiamo visto unvero gaudio in quei monaci. Se ilsilenzio e l’isolamento sono lororegole, perché dedicano il lororespiro all’umanità, i camaldolesihanno contemporaneamente ildesiderio di far capire il perchédella loro scelta. Quellasoddisfazione che mi hanno fattopercepire è stata per me unsuccesso. E sono certa che ilconcerto sarà bellissimo». C’è un’altra specificità. La paginaautunnale. Da tempo il Festivalha realizzato produzionioperistiche di grande qualità,partendo dai laboratori congiovani artisti. E il pubblicoravennate ha già avuto il piaceredi assistere al prestigioso ciclodedicato da Riccardo Muti allaScuola Napoletana, proposto inapertura di stagione lirica, dopole “prime” salisburghesi. Qual èla novità della “Trilogiad’autunno”?«È una nuova sfida. Siamo partiticon Orfeo, poi mi sono lanciatanella regia delle opere, senzaalcuna preclusione di fronte ainuovi linguaggi espressivi eartistici. Così, insieme alTrovatore e a Traviata,realizzeremo quest’annoRigoletto, a completare la trilogiapopolare di Giuseppe Verdi.Ancora una volta saranno inscena solo artisti giovani,giovanissimi!, a formare trecompagnie che si susseguiranno

nell’arco delle nove serate,durante le quali presenteremo leopere in successione. Il rischioc’è, come sempre: non èautomatico che il progetto debbaavere successo. Ma l’impegno ètotale. Come l’entusiasmo. Lostesso slancio che ho sentitoquando ho pensato di utilizzarele tecnologie più raffinate emetterle al servizio della grandemusica. La trilogia lo dimostreràancora di più, per mostrare

insieme come si possanocontenere i costi senza intaccaredi un millimetro la qualità degliallestimenti. Così presenteremoun unico modulo di palcoscenico,cangiante, dove le sensazionisaranno ricreate con mezziinnovativi, in grado di far capitecome queste opere siano davveromolto diverse».In che modo?«Facendo manipolare quellospazio all’hi-fi, al computer, allight designer. E spiegheremo aigiovani artisti, appunto neilaboratori, come intendiamo

avvalerci di queste meraviglie.Così Bh parlerà dellaspazializzazione del suono;Gianni Guerrini della video arte eVincent Longuemare del mondodella luce. Ecco piccoli esempi dicome affronteremo le opere contecnologie totalmente virtuali:Rigoletto sarà all’insegna dellaluce che, scaturendo dal buio,sarà l’assoluta protagonista. Inquesto caso non utilizzeremo ilcomputer: i cantanti avranno

indosso stoffe e costumisplendenti, come se fossero statidisegnati da Vermeer. Sarà ilnostro prezioso light designer acercarle, proporle, nasconderle. Ilpubblico ricorda poi Trovatore,visionario e divenuto totalmente“nostro” con quelle immaginidigitalizzate che avvolgevano icantanti. Infine i riflessi deglispecchi di Traviata. Il tutto conuna circolarità che richiamaespressamente quella musicaledi Verdi. E questo senza perdereun millimetro del rispetto deitesti, nell’assoluto rigore

La Traviata

Il Trovatore

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Pura classicitàper il “Concerto delle fraternita”

diretto da MutiDI TARCISIO BALBO

Accanto alle rappresentazionioperistiche, i concerti sinfonicihanno da sempre costituito ilnerbo di Ravenna Festival. Nonstupisce quindi che Riccardo Mutiabbia voluto aprire l’edizione 2012della kermesse ravennate, loscorso 27 aprile, dirigendo uncolosso quale la ChicagoSymphony Orchestra: “unasupercorazzata sinfonica”, comel’ha definita lo stesso Muti; unacompagine poderosa cresciutasotto la guida di titani quali RafaelKubelík, Fritz Reiner, Georg Solti,Daniel Baremboim, che con Muti –direttore musicale dell’Orchestradal 2010 – ha sviluppato unacantabilità, una morbidezza eun’elasticità tutte made in Italy. Ladimostrazione di cotantaversatilità il Maestro l’ha fornitacol regalare a Ravenna unconcerto dalla scaletta quanto maipoliedrica, che accostava lemusiche di Nino Rota per ilGattopardo di Luchino Visconti,composte tra il 1962 e il ’63 apartire dalla giovanile eincompiuta Sinfonia sopra una

canzone d’amore, a uno dei piùstruggenti poemi sinfonci diRichard Strauss: quel Tod undVerklärung (Morte eTrasfigurazione) in apparenzaantitetico negli atteggiamentimusicali rispetto a un caposaldodella letteratura sinfonica quale laQuinta sinfonia di DmitrijŠostakovič, la “risposta pratica diun compositore a una giustacritica” con cui l’autorefaceva ammenda – masolo in apparenza –delle imbarcateformaliste che loavevano condottoalle stroncature diregime per la Quartasinfonia e la LadyMacbeth del distretto diMcensk. Sempre Muti chiuderà il ciclosinfonico del Festival 2012, il 21luglio, con un “Concerto dellefraternità” dedicato a tutti coloroche ricercano nella preghiera,nella meditazione, nella vocazioneal silenzio e alla ricerca ilsignificato ultimo della fede:l’Orchestra GiovanileLuigi Cherubini,

Un ritratto del maestroRiccardo Muri. In basso, il direttored’orchestra Dennis Russel Davies

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Il 12 luglio,alla guida della

Cherubini, il maestroeseguirà brani di Brahms, Haydn

e Mozart

Il direttore d’orchestra Dennis Russell Davies

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Davies, brillante direttore epianista, versato sia nelrepertorio “classico” sia in quellocontemporaneo, dirigerel’Orchestra Giovanile LuigiCherubini e la pianistagiapponese Maki Namekawanel Lamentate per pianoforte eorchestra di Arvo Pärt e in ThePlanets op. 32 di Gustav Holst.Il 21 al Teatro Alighieri,direttamente da Taiwan, lagiovane EverGreen Symphony

Orchestra diretta daGernot

Schmalfuss sicimenterà in un singolareconcerto che accosterà brani delfolklore orientale arrangiati dacompositori taiwanesi amonumenti del sinfonismooccidentale quali l’ouverture dalRienzi di Richard Wagner e lapossente Sinfonia Dal nuovomondo di Antonín Dvorák.Ancora il 25 giugno, nellaBasilica di Sant’Apollinare inClasse, l’Orchestra GiovanileLuigi Cherubini, il ChicagoChildren’s Choir e il contraltistaAntonio Giovannini siconfronteranno con la Terza

sinfonia di Franz Schubert e con iChichester Psalms di LeonardBernstein, diretti da PietroBorgonovo. Non va dimenticata,infine, una citazione per la“seconda anteprima” festivalieradello scorso 16 maggio, conL’Orchestra Giovanile LuigiCherubini e gli strumentisti dellescuole di musica d’Europa direttidal poliedrico Wayne Marshall inun programma che spaziava daGershwin a Bernstein, da Rossinia Verdi, e da Nino Rota al JohnWilliams di Guerre stellari. ❍

Sopra, la violinista giapponeseSayaka Shoji.

A fianco, giovani cantanti del Chicago Childrens Choir

l’Orchestra Giovanile Italianae il Coro “Stagione

Armonica” diretto da coro SergioBalestracci affronteranno,assieme al contralto EkaterinaGubanova, lo Schicksalslied op.54, il Canto del Destino diJohannes Brahms su testodall’Hyperion di FriedrichHölderlin, e sempre di Brahms laRapsodia per contralto, coromaschile e orchestra op. 53. Achiudere, e a elevare gli animicon la più pura classicitàmusicale, il Te Deum Hob.XXIIIc/2 di Franz JosephHaydn, e il celeberrimomottetto Ave VerumCorpus K 618: unadelle opere estremedi Wolgang AmadeusMozart, composto aridosso dellaceleberrimaZauberflöte. Prima, però, l’8 luglio alPalazzo Mauro De André, unaltro grande del podio dirigeràun’altra “corazzata sinfonica”come l’Orchestra Filarmonica diSan Pietroburgo: YuriTemirkanov interpreterà dueclassici della musica russa qualil’ouverture La grande Pasquarussa op. 36 di Nikolaj Rimskij-Korsakov e gli immortali Quadridi un’esposizione di ModestMusorgskij nell’orchestrazione diMaurice Ravel. In mezzo,l’impervio e sublime Concertoper violino op. 64 di FelixMendelssohn, interpretato dallasolista giapponese Sayaka Shoji.A fare da corona a tali gigantidella direzione d’orchestra, unavariegatissima serie diappuntamenti sinfonici. Il 10giugno toccherà a Dennis Russell

Il maestro YuriTemirkanov aRavenna sulpodio della

Filarmonica diSan Pietroburgo

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La “barbarica bellezza”dei suoni della tradizioneDI TARCISIO BALBO

“C’è musica e musica” era unaserie televisiva del 1972, curatada Luciano Berio e tutta tesa aillustrare la pluralità delleesperienze musicali nelNovecento. C’era spazio per tutti:per i classici, i didattici e gliavanguardisti. C’erano anchealcuni minuti di una puntatadedicati alla cosiddetta musicaantica, tra Boulez e Stockhausen,e accanto a una magistraleanalisi con esempi dal vivodell’“Eroica” di Beethoven: maicammeo fu più adatto perillustrare l’ambivalenza e lagenericità del concetto stesso di“musica”. Siamo passatidall’oblio dell’antichità musicale,al suo recupero, alla suariproposizione in chiave“filologica”, fino alla historicallyinformed performance, per dirlaall’inglese. Insomma, pian pianostiamo riscoprendo che quellamusica “antica” poi tanto anticanon è. E non è neppure elitaria oremota, visto che ama mischiarel’alto col basso, il sacro colprofano. Capita quindi che ilfilone “antico” di RavennaFestival inizi con un doppioappuntamento, il 9 giugno. Alle21 a Sant’Apollinare nuovo; alle23 alla Basilica di San Francesco:qui la polifonia arcaica e potentedelle squatri di ladatùra, deicantori che durante la settimanasanta solennizzano i ritipenitenziali in non poche cittàdella Sicilia più interna (e conloro due veri e propriambasciatori della musicatradizionale siciliana quali ifratelli Mancuso); lì le polifonieraffinate e concertanti di OrazioTarditi, monaco camaldolese cheattorno alla metà del Seicentodimostra di aver assimilato apuntino la lezione dei grandicompositori di scuola veneziana,Monteverdi in primis. Ad eseguirela partitura l’ensemble Lastagione armonica, diretto daSergio Balestracci.

E che musica ed etnomusicologiaabbiano molto imparato l’unadall’altra nel farci riscoprirepratiche e tecniche credutedesuete, ma in realtà ancora vivee vitali, lo dimostrerà il 26 giugnoil duo Eloqventia, nei chiostridella Biblioteca classense, con untourbillon di danze due etrecentesche italiane, francesi,andaluse, sefardite, rilette allaluce delle vive tradizionifolkloriche europee e dalleculture musicali del vicinoOriente. All’orizzonte folklorico che sirivolgeva già trecento anni faanche Georg Philipp Telemann,allorché si meravigliava dellaforza e della “bellezza barbarica”nella musica tradizionaleascoltata a Cracovia e nellaregione dell’Hanà. Il 29 giugno,ancora nei chiostri dellaBiblioteca Classense, l’orchestraIl Suonar Parlante diretta daVittorio Ghielmi farà scoprire aglispettatori del Festival i gioielli“barbarici” incastonate nei piùpregevoli esempi del concertismosettecentesco: dallecomposizioni del già citatoTelemann a quelle di una gloriosastirpe musicale come i boemiBenda. Assieme a Ghielmi e alSuonar Parlante, un ospited’eccezione: Marcel Comendant,virtuoso del cymbalon, e grandeesperto della musica gitana diRomania e Boemia.Questo ricco, fra sacro e profano,proposto da Ravenna Festival2012, non disdegnerà neppure ilvero e proprio crossover. Il 17giugno sempre nei chiostri dellaBiblioteca Classense, le tre vocifemminili del norvegese TrioMediæval e il trombettista ArveHenriksen, esponente di puntadell’attuale scena jazzisticanordeuropea, proporrano unseducente gioco di rimanditemporali dove folklore nordico emusica medioevale si incontranocon l’improvvisazionecontemporanea e la tecnologiadigitale di una tromba

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Ravenna Festival Magazine 2012antica e sacra 17

manipolata elettronicamente.Così come il 10 luglio nei Giardinidi San Vitale, nell’ambito dellarassegna “Sette giorni in Tibet”, ilama tibetani del MonasteroDrepung Loseling uniranno lapropria sapienza musicale aquella di musicisti poliedrici qualiMarkus Stockhausen e FabioMina, al Coro gregoriano MediaeAetatis Sodalicium diretto daNino Albarosa, e ai liveelectronics Luigi Ceccarelli. Ilgiorno dopo, sempre nei giardinidi San Vitale, Amelia Cuni, MariaJonas e Werner Durandfonderanno insieme l’elettronicacontemporanea, il gregoriano, e ildhrupad: il canto sacro dellatradizione classica indiana.A completare il panorama“antico” del Festival, l’11 giugno

nella Basilica di Sant’Apollinare inClasse, i Cantores Minores dellaCattedrale di Helsinki diretti daHannu Norjanen con MarkusMalmgren all’organo, in unsuggestivo programma tuttodedicato alla musica finlandese dalMedioevo alla contemporaneità.L’1 luglio tocchera invece alle vociestoni dell’Ensemble Heinavankerproporre agli spettatori ravennatila feconda tradizione musicaleestone, a partire dai cosiddetticanti runici di epoca precristiana.Una citazione a parte, infine, per ilrepertorio fuori dal tempo del Coroortodosso maschile di Mosca, cheporterà a Ravenna la grandetradizione del canto sacro eliturgico della chiesa russa: l’11luglio, nella Basilica di SanVitale.m

Sopra, la flautista Dorothée Oberlinger; sotto, il Trio Mediæval.Nella pagina a sinistra, dall’alto verso il basso: i fratelli Mancuso, il corodei Cantores Minores e il direttore e violista Vittorio Ghielmi

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L’immorale SanctaSusanna secondo Chiara Muti

DI TARCISIO BALBO

A scorrere la biografia di PaulHindemith, a volte si hal’impressione di avere a che farecon due personaggi diversi: con lastessa persona nata due volte, ose si vuole con la versionemusicale del dottor Jekyll e ilsignor Hyde. Jekyll è l’ultimoHindemith: quello che dagli anniTrenta si arrocca su posizioniaccademiche e neobarocche,venate di un profondo sentimentomistico e di una qual certaintenzione socialpedagogica checulmineranno nei grandicapolavori operistici Mathis derMaler (sulla vita del visionariopittore cinquecentesco MathiasGrünewald) e Die Harmonie derWelt, in cui il protagonista Keplero(il celebre astronomo) si trova adover conciliare la Bibbia con lescienze fisiche e matematiche, neltentativo tutto umano diavvicinarsi a contemplarel’armonia del mondo. In questocammino artistico e spirituale, cheHindemith aveva maturato sindalla Marienleben del 1922-1923basata su una serie di lirichemariane di Rainer Maria Rilke, sicolloca il balletto Nobilissimavisione. Hindemith ne concepisce l’ideanel 1937 a Firenze, durante unMaggio Musicale Fiorentino,folgorato dagli affreschi dellacappella Bardi in Santa Croce incui Giotto raffigura alcuni episodidalla vita di san Francesco. L’annodopo nascono sia il balletto per ilCovent Garden di Londra, direttoda un immortale della danzaquale Léonide Massine, sia unasuite orchestrale che a Ravenna, ilprossimo 6 luglio, saràcoreografata da Micha vanHoecke: uno dei più stretticollaboratori e amici di RiccardoMuti, habitué della prima ora aRavenna Festival, direttore delCorpo di ballo al Teatro dell’Operadi Roma di cui Muti è Direttoreonorario a vita dallo scorsoagosto (vedi pp. 40-41). Come diconsueto per gli appuntamenti di

rilievo nei propri passaggiravennati, il Maestro Muti dirigeràla “propria” Orchestra GiovanileLuigi Cherubini nel concerto chedà il titolo al Festival diquest’anno, e che racchiude in unsolo evento le due faccecontrastanti di uno dei massimicompositori del Novecento.Sì, perché assieme a Nobilissima

visione, assieme al dottor Jekyll,ci sarà anche il signor Hyde:ovvero lo Hindemithespressionista al limite dellablasfemia che nel 1922, à côtédella misticissima Marienleben,aveva messo in scena un tritticooperistico destinato a farscandalo soprattutto per l’attounico Sancta Susanna, in cui una

giovane suora confessa allaconsorella Klementia (il nome dicetutto) il turbamento dei proprisensi, sconvolti dal profumo deilillà e dalla voce di una ragazzache geme di piacere nel campovicino. Non basterà che Klementiaricordi alla giovane monaca lastoria di suor Beata che, vintadalla passione dei sensi, baciònuda la testa del crocefisso e perquesto venne murata viva:quando la notte volge al termine,Susanna confessa il propriopeccato di fronte alla priora e alleconsorelle, e poiché non vuolepentirsi, si dichiara pronta aessere anch’ella murata viva.L’opera era sin troppo osé persinonel pieno della vagueespressionista. Il grande direttoreFritz Busch si rifiutò di dirigereSancta Susanna giudicandolaimmorale; ancora quarant’annidopo, una rappresentazione aRoma provocò l’indignazione delVaticano, un’interrogazioneparlamentare, e la denuncia alsindaco di Roma e alsovrintendente del Teatro daparte di un’associazione di donnecattoliche. Persino lo stessoHindemith giunse a rinnegare lapropria opera nel 1937,espungendo dal proprio catalogooperistico quello che è oggiconsiderato uno dei maggioricapolavori scenicidell’espressionismo musicale.Sancta Susanna vienerappresentata per la prima voltain forma scenica a RavennaFestival. L’opera, in più, vede perla prima volta Chiara Muticollaborare col padre in veste diregista, dopo averlo affiancato dapreziosa narratrice nel 2008, nellaPassiuni di Giovanni Sollima.Ancora, attorno a Nobilissimavisione discuteranno il 7 luglioRiccardo Muti e Massimo Cacciari,che prenderanno spuntodall’opera di Hindemith e la figuradel Poverello d’Assisi perconversare sullo spirito delmonachesimo, sul misticismo,sulla potenza dell’arte, sulrapporto tra fede e Chiesa. ❍

La figlia del maestro esordisce alla regiacon un’opera che provocò scandalo

e fu rinnegata dallo stesso Hindemith

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DI CHIARA BISSI

Il millenario della fondazione delsacro eremo di Camaldoli ad operadel ravennate San Romualdo divieneper il festival ispirazione per unviaggio sonoro nella spiritualitàoccidentale e orientale. Romualdo(952 – 1027), nobile ravennate,monaco a 20 anni, abate delmonastero di Sant’Apollinare inClasse, poi mistico ed eremitaerrante diviene la figura guida perrintracciare alcuni elementi dellaRavenna dell’anno Mille, assai menonota rispetto ai fasti dell’imperoromano d’occidente, ma costellatadi personaggi eminenti daSant’Adalberto a Gerberto di Aurillac(papa Silvestro II), finoall’imperatore Ottone III. Nel 1012Romualdo fonda con cinque monaciuna nuova comunità nel “Campo diMaldolo” messo a disposizione dalvescovo Teodaldo sulla dorsale degliAppennini, tra la Romagna e Arezzo,con un oratorio e alcune celle dovepraticare la vita contemplativa eservire Dio. Lungo il corso di diecisecoli quell’eremo e cenobio hacontinuato a rappresentare un luogodi silenzio, di studio nonché di curae simbiosi con la foresta checirconda il monastero. Testimone delprofondo legame fra Ravenna e

l’eremo di Camaldoli, il prioreAlessandro Barban, atteso sabato 9giugno alla sala Muratori dellabiblioteca Classense, alle 18, nellagiornata di apertura del festival perun incontro dal titolo “NobilissimaVisione. Contemplazione, profezia elibertà”.

L’intenso legame fra Ravenna el’Eremo di Camaldoli si rinnovainaspettatamente attraverso lamusica. Il percorso tematico delfestival propone liturgie sacre comela messa concertata di OrazioTarditi, monaco camaldolese. Ladimensione musicale ha avuto ed haun ruolo nelle attività monastiche,quotidianamente votate allacontemplazione e al silenzio?«La musica – soprattutto nella suaforma del gregoriano - haaccompagnato da sempre lapreghiera dei benedettini nei lorocenobii. All'eremo di Camaldoli sialternava la preghiera orale deisalmi con quella cantata, soprattuttonelle feste. So che in certi contestimonastici di tipo eremitico come iCertosini era proibita la musicaconsiderata come disturbo per unapreghiera contemplativa. Ma questonon fa parte della nostra tradizione:alla lettura semplice e cadenzata deisalmi si alternava la preghiera in

I mille anni di CamaldoliContemplazione, profezia e libertà

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canto. Musica recepita da altricontesti monastici, oppure creatadirettamente qui all'Eremo sia percantare inni o antifone proprie,secondo i diversi tempi liturgici, oper accompagnare i salmi».Cosa significa raccontare la figurastorica, morale e spirituale diRomualdo. Quali riflessioni proporràal pubblico ravennate, nell’incontrodi sabato 9 giugno?«Il tema del Ravenna festival è lavisione. Cercherò di qualificarediverse modalità di visione da quellapiù filosofica a quella religiosa.Bisognerebbe fare chiarezza sultermine contemplazione... Macontemplare, cioè vedere inprofondità, o vedere oltre, oscorgere l'utopia, volare al di làdell'orizzonte, significa ancherintracciare la libertà e la profezia. Ilprofeta critica il presente perrintracciare una via di camminoverso la destinazione di un mondopiù aperto, più giusto e più umano».Nella vita dell’Eremo il rapporto conla foresta e con la natura apparedalla fondazione inscindibile. Oggipiù che mai nel mondo, la relazionefra l’uomo e l’ambiente apparespesso conflittuale, fino ad arrivarealla cattiva gestione dei territori, alcieco sfruttamento delle risorse, acui, a volte, fanno seguitomanifestazioni incontrollabili deglielementi. Qual è la via per tornareall’equilibrio e all’armonia conl’ambiente naturale?«Il dio denaro, l'interesse e losfruttamento fine a se stesso dellerisorse della terra, l'egoismosoggettivo attraverso il qualepensiamo che esse non debbanomai finire, il mancato senso diresponsabilità nei confronti dellefuture generazioni, questaossessione di avere e consumare,sono il segno della nostra cecità,della nostra insipienza e del vuotoche si sta producendo dentro ilsenso ultimo della vita. Soloritrovando i valori di un nuovoumanesimo, cioè rimettendo aripensare l'essere umano, potremoritrovare una relazione vitale conl'ambiente che ci circonda ecominceremo a camminare in mododifferente su questa terra. Nonritroveremo solo la natura nella suaricchezza, ma incontreremo anchegli altri in una reciprocità che nonesclude più nessuno».

L’incontro con il priore Barban saràpreceduto sempre sabato 9, alle17,30 dalla presentazione delvolume I passi del silenzio. DaRavenna all’Eremo di Camaldolisulle tracce di San Romualdo, Danilo

Montanari editore. AlessandroBarban celebrerà anche la messa,nell’ambito delle liturgie domenicali“In Templo Domine”, il 10 giugno,quando la basilica basilica diSant'Apollinare in Classe ospiterà laMessa concertata a cinque voci diOrazio Tarditi (1602-1677), monacocamaldolese (prima esecuzione intempi moderni). Ma il priore di Camaldoli non saràl’unica guida spirituale accolta dalfestival. Passando dalla storia delmisticismo monacale allacontemporaneità infatti, lunedì 18giugno il priore della comunità diBose, Enzo Bianchi, da 40 anniimpegnato nel dialogo ecumenicofra differenti chiese cristiane saràprotagonista di un incontro, semprealla biblioteca Classense, dedicato alrapporto fra monachesimo e societàcivile.m

«Solo ritrovando i valori diun nuovo umanesimopotremo ritrovare una

relazione vitale con l’ambiente che ci

circonda e cominceremoa camminare in modo

differente su questa terra»

Passi nel silenzio sulle tracce di RomualdoDal 19 al 25 giugno in cammino dalla basilica di Classe all’Eremo di Camaldoli

Per chi oltre ai viaggi musicali proposti dal festivalnel tempo e nello spazio volesse intraprenderenuovamente il cammino di Romualdo, nobileravennate, abate di Sant’Apollinare in Classe eeremita si offre l’occasione unica per seguire leorme del mistico in un ipotetico percorso che locondusse da Ravenna all’eremo di Camaldoli nel1012. Fra le iniziative concordate con lacongregazione dei monaci Camaldolesi dedicate almillenario della fondazione dell’Eremo, spicca“Passi nel silenzio”, camminata ideata da TrailRomagna e organizzata in collaborazione con lasezione ravennate del Cai, dal 19 al 25 giugno.Sette le tappe individuate, come sette furono glianni nei quali Romualdo rispettò l’assolutosilenzio. Seguendo la possibile morfologia delterritorio nell’anno Mille, le relazione intrattenutedall’eremita ravennate, e il racconto successivo diSan Pier Damiani, il percorso con partenza dallabasilica di Sant’Apollinare in Classe raggiunge viaSan Pietro in Vincoli Faenza, città ricca ditestimonianze camaldolesi e conduce attraverso ilcrinale di Modigliana, di Tredozio, prima all’anticachiesa di san Valentino poi all’Eremo di Gamogna(eretto da San Pier Damiano) e a San Benedetto inAlpe, dove Romualdo fondò una delle suecomunità, fino a Campigna e all’eremo. Il cammino,non certo il più lineare è fedele al tracciato delle vie

medievali, alte, lungo i crinali per sfuggire alle terreallagate e ai pericoli della pianura. Oltre aprevedere momenti di raccoglimento, il percorsovuole unire idealmente due grandi aree verdi, oraprotette: l’antica pineta di Classe e la forestaCasentinese. Su quest’ultima è stato recentementepubblicato “Il codice forestale camaldolese”, untesto che raccoglie le regole di gestione del verde,frutto della sapienza dei monaci che custodendoamorevolmente questo patrimonio ne hannoconsentito la conservazione, norme cheprobabilmente furono osservate anche dai monacidi Classe e che, oggi, possono essere consideratealla radice della sostenibilità. «Con frequentisaliscendi – scrive Elisabetta Baldrati, presidentedella sezione ravennate del Cai – supereremotorrenti, risaliremo i fianchi delle montagne,percorreremo crinali; ascolteremo i suoni e i silenzidella natura. Un viaggio della mente, del cuore, deisensi, di tutti i sensi, un percorso che privilegia lasacralità dei luoghi e degli ambienti». Un camminosenza difficoltà tecniche ma in continua ascesa, da0 a 1100 sopra il livello del mare, fra querce,castagni, larici e abeti bianchi. È previstal’assistenza lungo tutto il percorso e l’ospitalità perogni tappa, e la possibilità di partecipare anche asingoli tratti giornalieri.

Info e mappa del viaggio nella pagina seguente

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Gli Dei e la Libertànella mistica femminileDI MARINA MANNUCCI

«...non ho nessun titolo per scrivere unlibro su Dio... ciò nonostante, io volevoparlare di Dio, lo volevo fortemente, perparlare delle donne, parlarne in un certo

modo di cui solo “Dio” mi offriva lapossibilità...»

Luisa Muraro, Il dio delle donne

I testi della mistica femminile sipossono leggere e studiare dapiù punti di vista – religioso,letterario, sociologico,psicoanalitico, filosofico –, manessuno di essi può ignorare lestrategie di libertà messe in attodalle loro autrici. Libertà e nonparità o emancipazione, occorresottolineare trattandosi di donne,affinché la prospettiva non siarresti al confronto con l’uomo,facendoci perdere, insiemeall’allegoria dell’assoluto checaratterizza ogni scritturamistica, il legame originario traquesta allegoria e il piacerefemminile, legame che fa sfociareil piacere in gioia libera. «Nellascrittura mistica, la donna è inrapporto con un altro che non èl’uomo. I testi sonoparlati/parlanti di un’esperienzadi relazione i cui termini nonstanno interamente nell’ordine diquesto mondo, ma che, incompenso, gettano molta lucesulla strana economia e le molteincoerenze di tanta esperienzafemminile comune» (LuisaMuraro). Nella rappresentazionedella storia del genere umano, siè sistematicamente messo traparentesi l’altro che è donna (siveda Luce Irigaray, Speculum. Del’autre femme, Minuit, Paris,1974, trad. it. Feltrinelli, Milano,1976). Il contributo della misticafemminile non s’incontra nelpatrimonio che gli studiosimettono a disposizione dellacultura comune; tuttavia, unaparte dei testi si è salvata, alcunidi questi sono stati studiati estampati da tempo, molti lo sonoai nostri giorni ed incontranolettrici e lettori anche fuori della

la peculiarità di scienza divina(nello Specchio di MargheritaPorete ritroviamo esattamentequesta formula). Inoltre, quandosi volge alla cosa anelata, ladonna cessa di recludersi in unordine predeterminato, sociale,teologico, patriarcale,muovendosi verso un’alterità digran lunga più radicale e netta diquanto mai intervenga in unuomo. Nel libro Il Dio delle

cerchia degli specialisti, tornandocosì a nuova vita. Li ha salvati laloro energia pensante, piùprofonda della diffidenza, dellecensure, delle manipolazioni,dell’incomprensione, deldisprezzo e dell’indifferenza dicui, molto spesso, fu disseminatala loro storia nella culturareligiosa e in quella laica. Unacaratteristica riconosciuta delpensiero mistico è di arrivare apensare l’essere senza concetti esenza operazioni logiche, con lastessa immediatezza che ha ilsentire. La metafisicaoccidentale ne fa una scienzadivina; ad essa si puòpervenire al culmine di unitinerario ascetico-filosofico le cuicaratteristiche cambianonei secoli e neicontesti,conservandotuttavia, da Plotinoin avanti, unamedesimaimpostazione.Nel pensierofemminile, lamisticamantiene

donne, Luisa Muraro sceglie distudiare i testi della misticamedioevale femminile perpenetrare più a fondo nelladimensione delle donne: unaricerca all’interno della storia delpensiero occidentale che elaborauna Teologia al Femminile. Unrecupero di una sensibilità piùattuale che mai, attraverso lalettura di testi di donne tagliatefuori della cultura ufficiale comeIl libro dell’esperienza di Angelada Foligno, Lo specchio delleanime semplici, di MargheritaPorete, La luce fluente dellaDivinità di Matilde diMagdeburgo, le Lettere diHadewijch d’Anversa. Conpropaggini che, attraverso isecoli, portano fino alle pagine discrittrici moderne, come laLispector, la Weil o CristinaCampo.Nel secolo XIII in Umbria sicreò un movimento dimulieres religiosæ che inparte andarono achiudersi all’interno diconventi dandosi lororegole, in parte siliberarono del peso difamiglia e figli perriunirsi in gruppi

Antonello da Messina, L’Annunziata,1475 ca., Galleria Regionale dellaSicilia, Palazzo Abatellis, Palermo.

Possibile ritratto di Margherita Porete

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che girovagavano proclamando eostentando il loro senso dellafede. Tale libertà avrebbe avutobreve durata, ben prestoriassorbita e normalizzata dallaChiesa e dalla società. Ma, per laprima volta, le donne feceroqualcosa senza la mediazionemaschile (della Chiesa, dellasocietà, della famiglia). Grazie aquesta situazione straordinaria,si attribuirono, anzi, siconquistarono, il potere dellaparola e conseguentemente dellascrittura. Del movimentoreligioso di queste donnenon esiste una narrazionestorica unitaria, comeesiste invece delle lotteper il potere politico-religioso o delle rivoltesociali. Si trattò di unalotta che possiamoconsiderare politica; ma inquestione non era il poterepolitico né la giustiziasociale; la lotta era per unsenso più grande e piùlibero del nostro stare almondo: per la felicità. «Ilterreno di lotta era l’ordinesimbolico, quell’ordine avolte invisibile ma attivo eoperante – lo impariamoimparando a parlare – cuiattiene il rapporto traquello che c’è e quello chenon c’è, o non si vede, trale cose e le parole, tra icorpi e i segni, tra idesideri e la legge, tral’esperienza e lapossibilità di dire il vero»(Muraro, 2003).In questo rapporto che siapre tra la donna e Dio,pur data evidentemente lagrande disparitàintercorrente tra i due, sicrea un’intimità singolaree una franchezzaincondizionata. SantaCaterina ragiona di Cristoalla stregua di uninnamorato; le beghine sipongono con pieno agio edisponibilità nella posizionefemminile accettando ladifferenza, dunque accettando laforza e l’energia dell’altro. Purchél’altro sia però Dio, cioè senzalimiti. Quando nel loro rapportocol divino le donne incontrano illoro Dio, cioè la relazione,sospendono ogni aspetto «rigido,strutturante, sintattico, cheorganizza visioni fisse delle cosee ordini che vanno conservati,riaffermati, imposti» (Macola,2003). Il Dio delle donne, osserva

ancora Luisa Muraro, èstraripante e non va confuso conquello degli uomini che è invecetrascendente. Allorquando unfiume esce dagli argini, non silimita ad oltrepassarli, li rompe.Potrebbe esser questa ladifferenza tra san Francescod’Assisi e la beata Angela daFoligno: lui che si effonde in unCantico che lega creato ecreature, divino e mondo, vita emorte; lei che si affretta trafelataper tutta l’Umbria e quando fa ilsuo ingresso all’interno della

Basilica di Assisi tanto è colma diemozioni e scossa che ladebbono allontanare con la forzaper il clamore che solleva.Luisa Muraro vede, dunque, inquesto Dio delle donne qualcosache “apre” a dimensioni nuove, lasua potenza è la potenzialità dicolui a cui si affida l’anima, è lapossibilità suprema: un concettodi Dio come apertura al Possibile.Si tratta di una teologia senzatheòs in cui è mantenuto apertol’orizzonte esistenziale e ultra-logico del possibile. Nell’amore

divino di queste mistiche vienecatalizzato nella stessa non-entità di Dio, come radicalepossibilità, il proprio contrario,ossia quell’Impossibile che èvittoria sulla morte e negazionedi ogni limite nel godimentodell’amore e della felicità. Sono,inoltre, donne libere dalla gabbialogico-linguistica del pensierocodificato perché riattingono laparola dagli alboridell’esperienza ancora informe,riscoprendo il potere significantedel linguaggio ancor prima che

questo venga governatodall’egemonia del significato. Dio– sostiene Luisa Muraro – iniziadal luogo ancora non luogo, daltempo non tempo in cuiun’esperienza cerca la parola perdirsi. La donna, attraverso ilmisticismo, vacilla, ma vacillandoè libera dalla solidità vincolantedel centro di gravità: anchenell’inquietudine, lei vive la suafondamentale possibilità dilibertà. Questo, a ben guardare, èun tratto peculiare del pensierofemminile in generale, quando

riesce a non subordinarsi aicodici maschili. Teresa d’Avila siappella all’esperienza mistica dalei vissuta per opporsi alleimposizioni teologiche edottrinali degli uomini di chiesa,dei dotti, dei letrados: «No dirénada que yo no haya largamenteexperimentado». Dietro ilpercorso delle mistichemedievali, vi è spessoun’affermazione della libertà diespressione, di linguaggio e diimmaginazione che non è solo enon tanto una libertà-da, una

libertà-contro, (e daquesto punto di vista nonc’è più bisogno discontrarsi col Dio dellavecchia teologiamaschile), ma soprattuttouna libertà-di, produttiva.Il Dio delle donne non èuna Persona, né un Ente,né una Sostanza: è la lorodivina potenzialitàespressiva.Carla Lonzi, scrittrice,critica d’arte, femministateorica dell’autocoscienzae della differenzasessuale, trova nellemistiche medievali lacapacità di esplorazionedel proprio spaziointeriore e quella di darvoce alla soggettivitàfemminile, generalmentetacitata, nella storia,dall’invadenza delsimbolico maschile. Unsenso della trascendenzasegnato dalla differenzafemminile: per una donna,a differenza che per unuomo – lei scrive – vita esenso della vita sisovrappongonocontinuamente. Mentreper un uomo latrascendenza si ponecome un al di là, comeuna verticalità che siallontana dalla vita e dallamaterialità dell’esistenza,

una donna fa continuamente laspola fra immanenza etrascendenza, fra vita e sensodella vita.Le donne hanno rivestito un ruolomolto importante anche nelsufismo, anche se i manuali nonriservano loro molto spazio. Nellefonti storiche, invece, si trovanocitate molte donne musulmaneche hanno praticato una vita diascesi, giungendo ad un altolivello di spiritualità riconosciutodalle più grandi autoritànell’Islam.

Gian Lorenzo Bernini, Estasi di santaTeresa d’Avila, 1647-1652, Chiesa diSanta Maria della Vittoria, Roma

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Ibn al-Jawzi (1114/1115-1200/1201) riporta nella sua

raccolta di biografie su Le qualitàdegli eletti, i nomi di oltreduecento donne sufi. Abd al-Ra’uf al-Munawi (1545-1621), nelsuo libro Gli astri splendenti, neregistra trentacinque. La maggiorparte di queste donneappartengono alla prima e allaseconda generazione dell’Islam.

«Moooooove! Ask the angels who they’re calling,

Go ask the angels if they’re calling tothee Ask the angels while they’re falling

Who that person could possibly be»Patti Smith, Ask The Angels

Anche Patti Smith “sacerdotessamaudite” del punk, dellaribellione, dell’avanguardia, cheha segnato la storia del rock, hasubito il fascino della fede comestrumento di pace, del Cristocome supremo emblemadell’eroismo sacrificale ed haspesso scelto le chiese perconcerti dal vivo. Fu dopo ilmemorabile concerto del 1979allo stadio di Firenze – autenticopunto di non ritorno della suastoria e di quella del rock deglianni Settanta – che la Smith iniziòad avvicinarsi all’altrove; daallora, i riferimenti mistico-religiosi non sono mai mancati,sia nelle canzoni che nelle

poesie: «Gesù è morto per ipeccati di qualcun altro, non per imiei» e «I miei peccati sono solomiei: mi appartengono».Mi piace concludere ricordandoAlda Merini, nella cui ricerca di undivino, spesso incomprensibile,liberamente si incontranoerotismo e misticismo, cristianitàe paganesimo, un linguaggio chepuò apparire irriverente, ma che,come lei stessa sostiene, a volte,sboccia da una «splendida frasemusicale piovuta dalle mani diDio». Nei versi della poetessamilanese il corpo è la chiave cheapre le porte dell’anima: ladimensione sensuale èpermeabile alla manifestazionedivina, ne registra la presenza ene denuncia, disarmata,l’enigma. ❍

«Gesù,forse è per paura delle tue immonde

spinech’io non ti credo,

per quel dorso chino sotto la crocech’io non voglio imitarti.

Forse, come fece San Pietro,io ti rinnego per paura del pianto.

Però io ti percorro ad ogni orae sono lì in un angolo di strada

e aspetto che tu passi.E ho un fazzoletto, amore,

che nessuno ha mai toccato,per tergerti la faccia»

Alda Merini, Corpo d’amore

Patti Smith, foto di Annie Leibovitz

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Il silenzio, la solitudine,il sublime nella poesia

tutte le sovrastrutture in cuil'uomo cerca continuamente diimprigionarlo.

Esiste qualcosa di più grande e più purorispetto a ciò che la bocca pronuncia.

Il silenzio illumina l'anima,sussurra ai cuori e li unisce.

Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,ci fa veleggiare

nel firmamento dello spirito,ci avvicina la cielo;

ci fa sentire che il corpoè nulla più che una prigione,

e questo mondo è un luogo d'esilioK. Gibran da Le ali spezzate

«Lontani dal caos per sublimare le nostre emo-zioni», così i poeti hanno sentito i loro versi,così i religiosi si sono concentrati sulle loropreghiere e i filosofi hanno elaborato teorie

DI ANNA DE LUTIIS

Nella vita che viviamo in unturbinio di movimenti e di suoni ilsilenzio diventa una necessariapiccola oasi in cui rifugiarsi perpensare, per pensarsi; lasolitudine riconduce dentro di noii nostri pensieri così li vediamochiari come riflessi in unospecchio. «Lontani dal caos persublimare le nostre emozioni»,così i poeti hanno sentito i loroversi, così i religiosi si sonoconcentrati nelle loro preghiere ei filosofi hanno elaborato le loroteorie. La preghiera e il pensierolegano insieme il trascorreredelle ore, allargano gli spazi,ampliano gli orizzonti. «Neltempo, la notte a seguire il giornoe il giorno la notte, e le stagioniche portano i loro colori e i lorolievi rumori», così ci raccontaPhilip Gröning nel film Il GrandeSilenzio nel quale si interrogasulle priorità della vita mentreosserva, per mesi, quellasemplice e rigorosa dei monacidell’Ordine dei Certosini. Ancheper i Benedettini il silenzio era laregola da non infrangere «sia inperiodo di digiuno, sia dipranzo». Nel corridoio centraledella Biblioteca Classense diRavenna, un tempo monasterobenedettino camaldolese,troviamo un distico che dice:

Et tacet et clamat vocalis pagina, quidnam

in muto semper personat ore:tace(La pagina vocale tace e grida

nello stesso tempo.E che cosa suona sempre nella bocca muta:taci).

Il silenzio è la regola suprema edè l'espressione di sé piùprofonda. San Romualdo,fondatore dell'Eremo diCamaldoli, or mille anni fa,sembra sia rimasto in completosilenzio per sette anni «tacendocon la lingua e predicando con lavita». Silenzio e solitudinementre lo spirito si spoglia di

La coscienza avverte il silenzio intutte le pieghe e i meandriemotivi. In Leopardi è timore,

................................................sedendo e mirando, interminatispazi di là da quella, e sovrumanisilenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo; ove per pocoil cor non si spaura;

in altri rappresenta il sollievo, lapace, la lontananza dal mondo.Se Leopardi si isolava al riparodella siepe per mirare infinitispazi e immergersi nei suoipensieri, molto tempo addietro,in Egitto, in Grecia, nell'anticaRoma le ricche residenze privategodevano di prestigiosi giardinidove erano creati spazi al riparodi sguardi indiscreti per rilassarsie meditare oppure per pregare,per celebrare i riti. I giardinidell'Islam rappresentavanoaddirittura il tentativo di ricrearesulla terra l'immagine dettata dalCorano: mai può mancare alcentro una fontana da cuisgorgano i quattro fiumi delParadiso, poiché l'acqua è lasorgente della vita, mentre neimonasteri medievali era ilchiostro lo spazio riservato allapreghiera.

Il sacro eremo di Camaldoli

Chiostro della Biblioteca Classense

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Anche il Romanticismoimpose la ferrea regola del

luogo isolato, del contatto con lanatura, lontani dal mondoindustrializzato, alla ricerca diabbazie solitarie o di cimiteri dicampagna. Il poeta ingleseWilliam Wordsworth passeggiasolitario, nel Lake District, nelsilenzio interrotto solo da unabrezza leggera, nella solitudineche lo ispira in una delle più belleliriche della sua ricca produzione.

I wandered lonely as a cloudthat floats on high o'er vales and hills

when all at once I saw a crowda host of golden daffodils

(Passeggiavo solitario come una nuvolache fluttua in alto su valli e colline

quando all'improvviso vedo una follauna distesa di narcisi dorati).

L'immagine più suggestiva èsenza dubbio la vista dei fioriche, accarezzati dal vento, simuovono come onde flutteringand dancing in the breeze(piegandosi e danzando nellabrezza).

Cercare nella natura la propriaisola per soddisfare il desiderio disilenzio appartiene a molti poeti.Antonia Pozzi, poetessa milanesemorta suicida a soli 26 anni,cercava lontano dalla città, infuga dall'incomprensione deigenitori e della società, un rifugiosicuro in un paesaggio cheaccoglieva e pacava la suatristezza... ma alimentava allostesso tempo il presagio di unfuturo imprevedibile einafferrabile.

Esita l'ultima lucefra le dita congiunte dei pioppi-

l'ombra trema di freddo e d'attesadietro di noi

e lenta muove intorno le bracciaper farci più soli-

Cade l'ultima lucesulle chiome dei tigli-

in cielo le dita dei pioppis'inanellano di stelle-

Qualcosa dal cielo discendeverso l'ombra che trema-

qualcosa passanella tenebra nostra-come un biancore-

forse qualcosa che ancoranon è-

forse qualcuno che saràdomani-

forse una creatura del nostro pianto

Antonia Pozzi, novembre 1930

I luoghi del silenzio possonoessere quelli in cui trascorriamogran parte della nostra vita,ricacciando nel buio più remoto inostri pensieri, i nostri desideriche raramente la poesia riesce adesprimere, ma potrebbe poiché,come dice Neruda «La parola è

un'ala del silenzio...» e quandoessa manca il desiderio di uscireallo scoperto e comunicarlirimane intorno a noi, dentro dinoi e fa parte della nostra vita

Ho conosciuto il silenziodelle stelle e del mare,

il silenzio dei boschi prima chesorga il vento di primavera.

Il silenzio di un grande amore,il silenzio di una profonda pace dell'anima

Il silenzio tra padre e figlioe il silenzio dei vecchi carichi di saggezzaEdgar Lee Masters da Cielochiaro

oppure viene proiettato nelsublime slancio verso il cielo

Su tutte le vette è quietein tutte le cime degli alberi

senti un alito fioco.Gli uccelli son muti nel bosco.

Aspetta, fra pocoriposi anche tu

J.Wolfgang Goethe

Ma se la parola può interrompereil silenzio non da meno è lamusica che supera ogni barriera eriesce a trasfondere sentimentied emozioni; ne è la prova ilgrande Beethoven che ci hasaputo regalare quella grandemusica, che lui poteva soloimmaginare, consapevole, comeebbe a dire «Dio mi dà il diritto diunire le anime con il ponte dellamusica», infatti il suo silenzio ful'elemento che creò il miracolodelle sue sinfonie. C'è chi, come Emily Dickinson, ilsilenzio lo sceglie come stile divita, consciamente, decidendo diguardare il mondo da un punto diosservazione privilegiato pervedere gli altri vivere. Dalla suasolitudine nacque la sua poesia.Chi avrebbe potuto maiimmaginare che quella donna,sepolta nelle antiche stanzedell'austera dimora di famiglia,avesse affidato ai suoi quaderni iltesoro delle sue riflessioniuniversali. Dalla solitudine dellasua stanza Emily scrive al mondo,quel mondo, quella società chenon l'aveva accettata:

This is my letter to the Worldthat never wrote to me..................................

È questa la mia lettera al mondo che mai scrisse a me

semplici annunzi che dà la naturacon tenera maestà.

Il suo messaggio è consegnatoa mani per me invisibili.

Per amor suo, miei dolci compaesanibenignamente giudicatemi.

Emily Dickinson si ritiradefinitivamente dalla realtà e peroltre vent'anni vive fino in fondola propria solitudine e la finzionedella sua poesia. La porta appenasocchiusa, quando c'erano visite,le permetteva di intuire la vita

>>

Il sublime

Il La ricerca di solitudine

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Ravenna Festival Magazine 2012estasi in versi 29

oltre la soglia. Pure la sua erauna solitudine cercata «Sarei piùsola senza la mia solitudine» einoltre sentiva la sicurezza nelsuo angolo di mondo «Unaprigione poco per volta diventaun amico».Avvolta nel buio della sua stanza,il buio reale, Emily è incantatadalla luce che all'alba e altramonto riveste e illumina alberie case, le linee della collina, isolchi lasciati dai carri e dallecarrozze.

C'è un taglio obliquo di lucenei pomeriggi d'invernoche affligge, come il pesod'armonie di cattedrale.

La stessa luce che illumina lapagina, i fogli su cui scivolerannole parole su cui avrà lavorato alungo per spogliarle di significatie valenze residui così darestituirle alla loro nudità, unasemplicità che permetterà loro digiungere dritto al cuore e allamente del lettore.La semplicità delle sue parolenasconde profondità filosofica epensiero mistico; è lei lasacerdotessa della poesia che

raccoglie i pensieri nel silenzio eli trasmette in maniera direttaperché se ne possa cogliere ilmessaggio:

Soffio di Morte è per alcuni soffio di Vita-per chi fino alla morte non è mai stato vivo,chi finché è stato in vita è stato come morto-

e solo col morire iniziò la sua Vita

Forse soltanto oggi, in tempi diconfuse, arrischiatemetamorfosi, in cui ladimensione dell'assolutosembra perdere spessore nellatraboccante sovrabbondanzadello sperimentale superfluo,siamo in grado di apprezzarepienamente la forza di una similepoesia e coglierne il silenziososacro messaggio cosa che i suoicontemporanei non sepperofare. m

Abbandonata con noncuranza su un fogliouna parola potrà rendere sacro lo sguardo,

quando ormai ripiegato per sempregiacerà raggrinzito il suo autore

Addio alla Vita che ho vissuto -E al Mondo che ho conosciuto -

E Bacia le Colline, per me, basta una volta -Ora - sono pronta ad andare.

Emily Dickinson

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a

Ravenna Festival Magazine 2012balletto30

DI ROBERTA BEZZI

La danza classica, in tutto il suomagnifico splendore, irrompe alRavenna Festival domenica 24giugno al Palazzo Mauro De André.E lo fa rinverdendo i fasti dellascuola francese, del leggendarioBallet de l’Opéra National di Parigida cui provengono le giovani stelledel balletto. Dieci i protagonisti:celebri étoile, brillanti primiballerini, solisti in ascesa,promesse del corpo di ballo, prontia esibirsi in pas de deux, assoli,piccoli ensemble che sisusseguono nel programma delGran Gala “Grand pas classique”.Per il pubblico sarà quindi unaimperdibile occasione di ammirarei frutti di una delle istituzioni piùblasonate della scena europea cheha al suo attivo 154 ballerini, 16étoile e 16 primi ballerini, in generetutti “assunti” tra i 16 e i 20 anni.Nella prima parte dello spettacolosi rievoca il secolo d’oro delballetto con lo squisitoromanticismo di “Sylphide”,“Coppélia” e “Giselle”, preludio aivirtuosismi imperiali russi del“Lago dei cigni”. Ha iniziato a

danzare a quattro anni ed è entrataalla scuola di Roland Petit due annidopo, la ventitreenne Marine Ganioche apre il Gala con un passo a duetratto da “Sylphide”, con il solistaSimone Valastro, su coreografia diAugust Bournoville. A seguire, unaltro pax de deux, per “Coppélia”di Mikhail Baryshnikov con inscena la ventiseienne MathildeFroustey, reduce dalla tournée aTokyo in gennaio di “Love fromParis”, e François Alu, danzatoreche si è fatto notare in primavera inL’idole Doré della “Bayadère”. Siprocede con l’estratto del terzoatto del “Cigno nero”: un altropasso a due coreografato daMarius Petita, che vede comeinterpreti Florian Magnenet,nominato primo ballerino nel 2010dopo aver interpretato splendidiassoli in “Don Quichiotte” e “Suiteen Blanc”, e Myrian Ould Braham,promossa prima ballerina nel2005, già vincitrice di premi qualiPrix du Cercle Carpeaux, LeonideMassine e Arop. Sempre a Petita sideve la creazione di “Giselle”, conin scena questa volta laventottenne Dorothée Gilbert,diventata étoile a soli 24 anni dopo

Gran galà di étoiledall’Opéra

Nationaldi Parigi

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Ravenna Festival Magazine 2012balletto 31

Nella pagina a sinistra AlessioCarbone. In questa pagina: sopra

Simon Valastro, sotto MurileZusperreguy,

aver ballato un fantasticoSchiaccianoci al fianco di ManuelLegris. Al suo fianco Josua Hoffalt,pure lui étoile, nominato daldirettore Nicolas Joel, il 7 marzoscorso, a seguito della primarappresentazione della “Bayadère”all’Opéra di Parigi. Ma nella vita,Dorothée fa coppia con un altroartista, il primo ballerino italianoAlessio Carbone – figlio d’arte,visto che il padre GiuseppeCarbone è stato direttore deiprincipali teatri italiani ed europeie la madre Iride Sauri era unaottima ballerina – con cui è sposatadall’estate 2009. E proprio il maritochiuderà la prima parte dellospettacolo con il passo a due trattoda “Les Enfants du Paradis”, sulpalcoscenico con la prima ballerinaMuriel Zusperreguy. Dopo lapausa, si ricomincia con“Adagietto” di OscarAraiz, che riporta inscena Marine Ganioe Simone Valastro,per proseguire poicon un fulgidoesempio delNovecento cheporta la firma diRudolf Nureyevcon la suaversione di“Romeo eGiulietta”. Questavolta MurielZusperreguydanza con JosuaHoffalt. FlorianMagnenet eMyrianOuld

Braham siripropongono macon l’estratto delterzo atto del “Cignobianco”. Fra i maestrifrancesi non puòmancare MauriceBéjart con “Arepo” el’assolo di AlessioCarbone. Dopodichéla scena sarà tuttaper Dorothée Gilbertin una emozionante

“Morte delcigno”, concoreografie diMichel Fokine. Dopoil passo a due diMathilde Froustey eFrançois Alu, trattoda “DonQuichiotte”, per ilgran finale tutti in

scena con la perla“Études”, summa di

rigore accademico. ❍

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Poesia urbanatra banlieu e favelas

Dall’hip hop più tradizionale alle arti marziali,alla danza contemporanea, al circo, al free style,all’acrobazia ogni rappresentazione del ballerino

coreografo Mourad Merzouki è una sorpresa

DI ROBERTA BEZZI

Con un’anteprima nazionale KäfigBrasil, si chiude il cartellone delladanza del Ravenna Festival 2012,mercoledì 4 luglio, alle 21, nellacornice del Palazzo Mauro DeAndré. L’hip hop con tutta la suaesuberanza ed energia entra cosìdi prepotenza sul palcoscenico,grazie al genio creativo delballerino e coreografo franceseMourad Merzouki, nato a Saint-Priest nella periferia di Lione. In

scena gli artisti della suacompagnia Käfig, fondata nel1996, il cui nome in arabo e intedesco significa “gabbia”proprio per evocare un luogo incui si “frullano”, mescolandosi, idiversi stili di danza hip hop. Sindal 1998 si è fatta portavoce diun’originalità difficilmenteimitabile grazie alla sua guidaartistica. Merzouki – che è oggianche il direttore del Centrechoréographique National diCréteil succedendo a Dominique

Hervieu e José Montalvo – hainfatti sdoganato la danza e lacultura hip hop dall’ambitosociale per farne un linguaggioartistico “totale” perfettamenteadatto al palcoscenico. Il primo inEuropa a dare una strutturadrammaturgica compiuta a unospettacolo costruito sulla danzadi strada con una trama coerentesenza “tradire” l’effettovirtuosistico e “a numeri” diquesto stile. Già premiato dal ministero dellaCultura e della Comunicazionefrancese con l’onorificenza diChevalier des Arts et des Lettres

nel 2004, Merzouki è diventato inpochi anni una vera star e i suoispettacolo registrano in ognipiazza il tutto esaurito. Chi ha avuto la possibilità diammirare qualche sua creazioneè certamente rimasto colpitodalle sue spiccate abilità coreografiche e compositive >>

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e dalla felice fusione di stilie linguaggi, messi in campo

– ogni volta – con modalitàsempre diverse. Passandodall’hip hop più tradizionale allearti marziali, alla danzacontemporanea, al circo, al freestyle, all’acrobazia, ogni suarappresentazione si rivela unasorpresa. Per il Ravenna Festival,Merzouki firma Käfig Brasil, unospettacolo che coniuga Francia eBrasile in una danza urbanapoetica, proseguendo il filone disuccesso di Agwa e di Correirache hanno registrato ben 180repliche. Risale a due anni fa,infatti, la nascita di un progettodi collaborazione artisticanell’ambito di una “residenza”brasiliana degli undici giovani b-boy di Rio de Janeiro. Aglieccezionali hip-hopper scovatitra le banlieu francesi della suacompagnia, Merzouki abbinadunque la travolgente crewcarioca strappata alle favelas. «La loro sete di scoperta e diconfronto con altri mondi, mi haispirato una creazione in cuiconfronto queste undicipersonalità con delle singolescritture coreografiche – afferma

l’artista –. Mi è piaciuta l’idea diinvitare diversi coreografi, qualiAnthony Egéa, Céline Lefèvre eDenis Plassard per la partefrancese, Octavio Nassur per laparte brasiliana così come iballerini stessi. Dalla forza brutadi questi ballerini, al lavoro sul

corpo e le forme ibride diAnthony Egéa, passando dallapoesia di Céline Lefèvre,all’incontro di generi di DenisPlassard e al linguaggio hop hopdai colori del Brasile di OctavioNassur, lo spettacolo è uncondensato di diverse sensibilità

artistiche». In scena, sisusseguono cinque moduli daquindici minuti l’uno. L’ultimo èlasciato all’estro dei danzatoribrasiliani, incitati a mixare ritmi estili dal fuoriclasse DiegoGonçalves Do Nascimento Leitãodetto “White”. m

Merzouki ha sdoganato la danza e la cultura hip hop dall’ambito sociale

per farne un linguaggio artistico totale

>>

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L’integrazione trascinante dei linguaggi contemporanei

Crystal Pite è invece la firma diTen Duets on a Theme of Rescue(2007), il secondo branoproposto, con suggestionimusicali che arrivanodirettamente dalla colonnasonora della pellicola diretta daCliff Martinez, Solaris, dieci passia due in cui il virtuosismo deigiovani danzatori diviene ancorpiù un’evidenza. Dieci dialoghi,dieci contrasti in uno spazio chepare conflittuale, completamentedefinito dalla luce. Come sinapsiattraversate da una correnteelettrica i corpi si animano in unoscambio serrato, si rincorrono, sirespingono buttandoci in unquotidiano drammaticamentericonoscibile sullanostra pelle.

Musica e light designsono elementi

fondamentali dellagiovane compagnia

newyorkeseCedar Lake

DI LINDA LANDI

Immaginate un sabba urbano,dirompente, ossessivo. Conditelocon un pezzo elettronico cheabbia la stessa mano “violenta”del coreografo, e avrete VioletKid, primo dei tre brani propostidalla giovane compagnianewyorkese Cedar LakeContemporary Ballet, al Pala deAndrè sabato 30 giugno. Ilgruppo, formato da 16 giovanidanzatori, nasce nemmeno diecianni fa, nel 2003, grazie a NancyLaurie. E oggi, con la direzioneartistica di Benoit-Swan Pouffer,si è affermato a livellointernazionale sia per il talentodei suoi interpreti, sia per leproduzioni firmate da molti deipiù ambìti coreografi emergentinel mondo. Nicolo Fonte,Edwaard Liang, Crystal Pite,Jacopo Godani, Stijn Celis,Angelin Preljocaj e Ohad Naharin(già protagonista di unacoreografia interpretata dalNederlands II, in calendario per lascorsa edizione del Festival)

sono solo alcuni dei nomi chegravitano intorno a questo astromultiforme della nuova danzacontemporanea. Hofesh Shechterè il deus ex machina di Violet Kid(2011), tra l’altro presentata inprima italiana, componendonecoreografia, musica e light designper un’integrazione trascinante dilinguaggi contemporanei.Ritmico, travolgente, sincopatopiacerà sicuramente a chi nonteme l’elettronica più strong. Di

«Sono affascinata dalle storiecondivise che vivono nei nostricorpi – racconta infatti lacoreografa canadese – Mi

incuriosisce il modo in cui il corposa esprimere significatiprofondissimi attraverso il più

semplice dei gesti, e come ladistorsione, l’iterazione el’analisi della familiareazione umana fornisconoun’opportunità diriconoscerci erispecchiarci

reciprocamente». L’ultimacoreografia in programma èNecessity, again, prodottaquest’anno e proposta in primaeuropea. L’autore è il norvegeseJo Strømgren, che ne curaanche scene e luci, quiideatore di una profondariflessione sulla necessitàdella verbalizzazione. Lapulsione a “tradurre” tuttoin parole viene vista comeun’impellenzacontemporanea, un’urgenza

che prende forma laddove leemozioni prevaricanocompletamente la razionalità. Sialternano momenti sulle musichedi Charles Aznavour, ad altri sulleparole di Jacques Derrida, inperfetto serrato confronto tral’emotività delle note e larazionalità del pensiero. Vienelasciata fuori qualsiasi traccia dinarrazione, per concedere allospettatore il pericoloso lusso dipoter fare i conti con la vertiginesenza reti dei propri flussi dicoscienza.❍

Dall’elettronica più strong a CharlesAznavour, passando

per Solaris, tra i momenti in cui siarticola lo spettacolo

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DI LINDA LANDI

Paul Delvaux non è il pittore surrea-lista più famoso. Eppure, tra l’in-gombrante e colorato egocentrismodi Salvador Dalì e i turbamenti del-l’animo dipinti da Max Ernst, la suavoce sospesa è in grado di delinea-re figure femminili di un fascinoinsondabile. Che restano indimenti-cate per chi ne ha potuto coglierel’aura. Shen Wei, che porterà il suoShen Wei Dance Arts al Pala deAndrè il 16 giugno, galleggia nellapsiche come il surrealista belga,perché proprio da lui muove coreo-grafando Near the Terrace – produ-zione americana del 2000 –, unbrano statuario e metafisico cherimedita anche i manichini di deChirico. E lo fa da artista totale,curando costumi, scene e make-updesign. Balzato agli onori della cro-naca con la cerimonia di aperturadelle Olimpiadi di Pechino, nel2008, il coreografo di origine cinesee adozione americana costruiscearchitetture in movimento di grandelirismo (come l’ipnotico ConnectTransfer II, danzato su “Mad world”,la struggente cover dei Tears forFears firmata da Gary Jules e dive-nuta celebre come colonna sonoradel film Donnie Darko), fondendo in

questo Near the Terrace ieraticità,forza plastica e insieme la delicatez-za esangue delle sculture in marmoriportate alla vita, come se fosseroosservate attraverso lo sguardoconcupiscente di un Pigmalione. Molto diversa la cifra stilistica delsecondo brano presentato aRavenna, The Rite of Spring, unclassico della danza contempora-nea, che Wei realizza con rigore sin-copato, ma misurato, rendendol’angoscia delle potenziali vittimesacrificali in un crescendo emotivosenza isteria. Un occhio coreografi-co che abbraccia la visione d’insie-me, ma senza mai tralasciare lacura morbidamente maniacale deiparticolare. Lontano dal senso del

dramma tutto espressionista di PinaBausch, a cui è quasi impossibilenon pensare data la celebrità diquesta intensa pagina del tanzthea-ter, Shen Wei riesce tuttavia a ren-dere con grande efficacia narrativaun lessico del movimento contem-poraneo (in quest’occasione) sicu-ramente più affezionato al codi-ce di quanto non lo fosse lastorica coreografa tedesca.

Scelta che appare

meticolosamente voluta e struttura-ta, ancor più perché in altri lavorisceglie invece la via della decostru-zione. Un “senso pittorico” dellacoreografia, quello di Shen Wei, chenon a caso è anche autore di tele, adimostrazione di come a volte l’artesappia trovare rimandi e risponden-ze nei suoi tanti volti creativi: ladanza, la pittura, o la musica.Queste le parole dell’artista:«Quando ho sentito per la primavolta La Sagra della primavera diStravinskij in Cina nel 1989, sonorimasto affascinato dalla ricca edevocativa partitura. Nei successividodici anni ho continuato a svilup-pare un forte interesse crea-tivo nell’opera, per

poi iniziare ad analizzare inprofondità la musica nell’in-verno 2001. Ho avutoun’ulteriore ispirazionequando ho ascoltato la

versione a duepianoforti della

partitura realizzatada Fazil Say. Con la pas-

sione e la voglia di sfidareme stesso nell’opera crea-

tiva verso un terreno artisticoinnovativo, ho portato laCompagnia in sala prove nell’autun-no 2001. Dopo aver ascoltato la par-titura, ho identificato diverse strut-ture e idee del movimento che corri-spondevano alla qualità della musi-ca: la sospensione, la velocità, lespirali, la congiunzione, il muscolo ei nervi. Queste analisi sono il mezzoper generale nuovi movimenti conl’improvvisazione, sottolineandol’importanza del promuovere ilmovimento con chiarezza, specifici-tà e integrità. La coreografia, nellasua forma definitiva, è una strutturascenica nella quale c’è un equilibriotra l’esattezza del movimento e l’in-tuizione del movimento. Come nella

vita al di fuori del palcosce-nico, accanto a ciò che è

definito, esiste sem-pre qualcosa dicoincidente,incontrollabile,fortuito». m

Artista totale, dal senso pittorico

Shen Wei firmò la cerimonia d’apertura diPechino 2008

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LIDO ADRIANO RFM:Rafest mastro 05/06/12 21.30 Pagina 7

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Ravenna Festival Magazine 2012balletto40

DI ROBERTA BEZZI

Da oltre vent’anni, ilcoreografo di origine belga maormai italiano d’adozioneMicha van Hoecke è unapresenza fissa al RavennaFestival, a dimostrazione dicome la creatività si arricchiscaogni anno di nuove sfumature.Ma anche di nuove visioni,come quelle di San Francescoche – in un momento cosìtravagliato per l’Italia –possono aiutare a riscoprire ivalori più autentici. Il risultatofinale è di grande impatto: nonun balletto in senso classico,ma una interpretazionedrammatica e coreografatadella vita del santo.L’appuntamento è per venerdì6 e sabato 7 luglio al TeatroAlighieri, con uno spettacolodiviso in due parti, unacoproduzione RavennaFestival e Teatro dell’Opera diRoma: Nobilissima visione,suite per orchestra dal ballettoomonimo e Sancta Susannache vede il debutto alla regiadi Chiara Muti (vedi p. 18). Lemusiche sono dell’Orchestragiovanile Luigi Cherubinidiretta da Riccardo Muti.

«L’idea mi è stata proposta daCristina e dal maestro Muti,che in realtà ha già direttoquest’opera con l’Orchestra diChicago – spiega ilcoreografo –. Questa è unasuite dell’omonimo ballettoNobilissimavisione, creatoda LeonidMassine nel1938, sullemusiche delcompositorePaulHindemith,ispiratedalleStorie diSan

Francesco affrescate da Giottonella Cappella Bardi di SantaCroce a Firenze. La suite nonrispecchia una vera e propriacronologia ma disegna, attraversole varie sinfonie, cinque diversimomenti della vita di SanFrancesco». Si inizia con la

preghiera di San

Francesco, con le sue estatichevisioni che sono preambolo dispiritualità, per continuare con ilbattesimo, in cui gli amici frati lo

circondano mentre arrivaChiara che sta per essere inarmonia con lui nel mondodi Dio. C’è poi la visione delmondo della guerra, con ladescrizione di una scena incui soldati ubriachi se laprendono con un“poveraccio”. «L’ispirazione –racconta l’artista che ora dirigeil corpo di ballo del Teatrodell’Opera di Roma – mi èvenuta riguardando il film diRoberto Rossellini Francesco,giullare di Dio, in cui un giullare sitrova per l’appunto alle prese conun gruppo di soldati. Un episodiocon cui il compositore tedescoHindemith descrive unapremonizione, il sentore dellaguerra che lo porta adabbandonare presto il suoPaese». Un altro momentoimportante è l’incontro con illebbroso e il rapporto spirituale

Suite per Francesco d’Assisinata dalla “nobilissima visione” di Hindemith

Il coreografoMicha Van Hoecke

racconta lo spettacolo

Micha van Hoecke

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Ravenna Festival Magazine 2012balletto 41

con Chiara che simbolicamenterappresentano le virtù deifrancescani, in primis carità eobbedienza, e che si riflettononegli elementi della natura. Finoal gran finale, interamentededicato al Cantico delleCreature. «Francesco è un

giovane ragazzo a cui Dio harapito l’anima – conclude vanHoecke –. Nel matrimonio con lapovertà, ispirato da Maria e daChiara, capisce che la maggiorericchezza è ciò che ciascuno siporta dentro. I francescani sonocome uccelli liberi, vanno dove

vogliono, privi di attaccamentocon il mondo materiale che avolte può opprimere eschiacciare. Le visioni di SanFrancesco sono quanto maiattuali, in questo periodo di gravecrisi che il mondo staattraversando». Quella del santo

di Assisi è una storia che un po’tutti conoscono, ma che le grandicomposizioni di Hindemith,l’estro coreografico di vanHoecke, il carisma del maestroMuti, e un palcoscenico comequello di Ravenna, aiutano aimpreziosire ancora di più.m

Tre immagini tratte dalle prove di“Nobilissima visione”.

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Ravenna Festival Magazine 2012musica e natura42

giunge al mare, fra dune eambienti umidi e fluviali protetti,colti al principio dell’estate, trovaposto il canto della montagna e lesonorità fredde dell’inverno. «Il tema della montagna – spiegaFranco Masotti, direttore artisticodel festival con Cristina Muti eAngelo Nicastro – trova forte illegame con il monachesimo. Inparticolare i Camaldolesi sonostati i precursori di quello cheoggi viene definita decrescita, dasempre pronti a entrare nelladimensione dell’ascoltodell’ambiente». La musica diquesto singolare concerto, saràgiocata tra nordiche tradizioni dimontagna (dai canti alpini allevocalità difoniche inuit) edelettroniche sonoritàcontemporanee. «Dopo tanto sud,la mia ricerca sonora – assicuraLuisa Cottifogli – è andata versonord, verso l’inverno e il coloregrigio. Ho indagato la relazione

DI CHIARA BISSI

Come spesso accade nellaprogrammazione del festival lamusica apre la via a percorsinuovi e raggiunge meteimpensabili. Da tempo questosforzo cammina sulle gambe deglispettatori e degli artisti, grazieall’appuntamento con il concertoTrekking, evento musicale pertappe, promosso conl’associazione sportiva TrailRomagna e atteso quest’anno il27 giugno alle 18 nella secolarepineta di Classe. Seguendo unodei filoni tematici del festival, lapasseggiata nella pineta,ambiente per secoli curato daimonaci camaldolesi, condurràall’ascolto del concerto “Comealberi d’inverno” di e con LuisaCottifogli, voce, composizioni earrangiamenti vocali. Un eventoche vive di contrapposizioni, nellelinee orizzontali della pianura che

Le voci della montagnanella pineta di Classe

con il concerto trekking

44-45 RFM2012:Rafest mastro 06/06/12 01.31 Pagina 88

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Ravenna Festival Magazine 2012musica e natura 43

Nella pagina a sinistra,La foce del Bevano e Luisa

Cottifogli, sopra il coro Sat diTrento.

fra le formedell’albero e la montagna,cercando fra le parole di autoricome Rigon Stern, MaurizioCorona ed Enzo Bianchi. Oltre allamusica e alle letture, la voceprenderà corpo come strumento». Nella cornice verde della pineta diClasse, amata dai poeti da Dantea Bocaccio, da Byron, Wilde eD’Annunzio, alle 21.30

risuoneranno conla voce di Luisa Cottifogli gliarrangiamenti strumentali diGabriele Bombardini, la voce, ilcanto difonico di Oskar Boldre e ilcanto del coro CeT di Milano,composto da allievi del coro Satdi Trento impegnatonell’interpretazione del repertorio

popolare del Trentino e delle altreregioni alpine, il tutto

avvolto nella cura divideo e luci di AndreaBernabini. Ilprogramma delconcerto Trekkingprevede un percorsoanulare con il parcoPrimo Maggio (FossoGhiaia, Ravenna) comepunto di partenza e diarrivo. Il percorso prevedelo spostamento deipartecipanti in pullman allafoce libera e sinuosa delBevano, tra i meandri focialie un paesaggio pressochéunico di dune vive, in via diformazione e rimodellamentocontinuo. Personale del corpoforestale, guidato da GiovanniNobili spiegherà le peculiaritànaturalistiche dell’area, dovenidificano specie rare come il

fratino, piccolo trampoliere erischio d’estinzione. «Si tratta diun ambiente unico – precisaNobili – fra i 150 chilometri dicosta dell’Emilia Romagna. Allafoce del Bevano siamo impegnatiin un vasto programma disalvaguardia della biodiversità. Il

27 giugno, ci saranno già i pulcinidi fratino, la passeggiata protettasulla battigia in fila indiana pernon pregiudicare la presenza deinidi avrà un forte valore disensibilizzazione. Ospitiamoquindi l’iniziativa con orgoglio».La passeggiata inizierà in spiaggiafra le dune con un guado assistitodai bagnini della cooperativaSpiagge Ravenna del Bevano pergiungere al lato sud del torrenteed entrare nella pineta per 9chilometri e mezzo, passando perl’idrovora della Bevanella, oggicentro visite, e lambendol’Ortazzino e la cosiddetta querciadi Dante. All’arrivo al parco Primomaggio un punto di ristororealizzato in collaborazione conCoop Adriatica, sponsordell’iniziativa, accoglierà icamminatori. Scarpe comode,repellente per zanzare, acqua edisponibilità all’ascolto dellamusica nel cuore della foresta dipini sono le unicheraccomandazioni richieste. m

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Romagna

Nuovo EMURA.“La tecnologia non è mai stata così bella.”

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Ravenna Festival Magazine 2012il viaggio46

Alle pendici dell’Himalayain visita al Dalai Lama DI NEVIO GALEATI

L’incrocio fra le massime espressioniartistiche, principalmente musicalima non solo, e la tensione allaspiritualità sono da tempo una fra lecostanti del tessuto di RavennaFestival. Uno slancio che ha trovatoinnumerevoli sfaccettature, dallemeditazioni fra mille luci nella notte,a San Vitale, ai canti nelle basiliche,alle grandi sinfonie sacre. Il tutto conuno sguardo ampio, senzapreclusione per alcuna forma direligiosità. Così, nei mille anni dellafondazione del Sacro Eremo diCamaldoli, rendendo omaggio a SanRomualdo e ai suoi insegnamenti, ilfestival ha voluto richiamarel’attenzione sulla straordinaria eantichissima esperienza delmonachesimo buddista tibetano. «All’inizio c’era l’idea di dedicare ilConcerto al Dalai Lama, andandoappunto in India. Ma quando se n’èparlato, in settembre, in realtà eragià tardi»: Franco Masotti, direttoreartistico del festival, racconta comesi sia riuscito a comporre il progettosul Tibet. Compreso l’eccezionaleesperienza del viaggio in India perincontrare il quattordicesimo DalaiLama, Tenzin Gyatso, premio Nobelper la pace nel 1989. «È’ stato come realizzare un sognoche avevo sempre avuto. Non èstato facilissimo capire quali contattipotessero essere utili. Per fortunaabbiamo trovato la massimadisponibilità di Gunther Cologna, peranni presidente dell’associazioneItalia-Tibet e tutt’ora punto diriferimento in Italia del Dalai Lama.Così grazie a lui abbiamo inoltrato ladomanda per un’udienza el’abbiamo ottenuta. In marzo siamopartiti per Delhi dove abbiamoincontrato una delegazione dimonaci di Drepung Loseling, unmonastero antichissimo che haospitato fino a diecimila buddisti eche ora si è ‘trasferito’ nel suddell’India e ha ‘solo’ un migliaio dimonaci. Dieci religiosi di quelmonastero saranno a Ravennaappunto dal 5 all’11 luglio, insiemealla sorella minore del Dalai Lama,Jetsun Pema, ambasciatrice del

popolo tibetano nel mondo.”Da Delhi vi siete poi spostati aDarhamsala, la residenza del Lamadai primissimi anni Sessanta. Comeha vissuto l’esperienza?«Sono stati giorni davveroincredibili. Arrivare là, a 1.700 metrid’altitudine, di fronte all’Himalaya;immaginare che oltre quelle vettec’è il Tibet: sono state momentiintensissimi. Il nome della cittàsignifica “Casa di riposo” e ha meno

di ventimila abitanti: una cittàpiccola, quindi, e questo ci haconsentito di avere una densa seriedi incontri, in pratica con tutto ilmondo che ruota attorno al DalaiLama. Siamo, per altro, capitati nelgiorno dell’orgoglio tibetano, l’11marzo. Abbiamo assistito così allasfilata dei monaci vestiti di tunichecolor amaranto. E ho visto moltedonne, giovanissime monache, con ilviso dipinto con l’hénné. Il tutto in

un clima in realtà molto sereno: ilLama non incoraggia le azioniviolente, è addolorato quando unmonaco decide di “incendiarsi” perprotesta. Poi la situazione politica siè modificata da poco tempo.Inizialmente il Dalai Lama detenevasia il potere spirituale che quellotemporale; poi, durante un lungoprocesso di democratizzazione, èstato costituito un Governo tibetanoin esilio, che ha un primo ministro e

Franco Masotti, direttore artisticodel festival, a Darhamsala; nellapagina a fianco con il Dalai Lama

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Ravenna Festival Magazine 2012il viaggio 47

una ristretta cerchia di dicasteri. Hail compito di sostenere gli esuli chearrivano dal Tibet, amministrare icampi profughi, e gli insediamentipermanenti; e soprattuttopreservare la cultura tibetana».E come funziona?«Questo governo, dichiarato illegaledalla Cina e che non è riconosciutoda alcun Paese del mondo, siriunisce poche

volte l’anno. Il primoministro è un giurista ericercatore dell’universitàdi Harvard, che l’annoscorso ha vinto le elezioni.Ha lasciato la cattedra pertrasferirsi in India, al serviziodella causa. Durante leriunioni del governo tutto sisvolge nell’assoluto silenzio,mentre si sorseggia the conburro di yak, molto energetico.E ogni intervento viene trascrittoper essere poi divulgato a tutti itibetani».Ma il punto centrale del viaggio èstato l’incontro con ilquattordicesimo Dalai Lama,Tenzin Gyatso, che ha appuntoabdicato dalla carica di capo delgoverno…«Esatto; e quando abbiamo toccatoquesto tema, il Lama hacommentato: “Da quel giorno riescoa dormire serenamente, ogni notte”.Vorrei ricordare un altro aneddotoche ho raccolto da unaccompagnatore. Fra le personalitàche spesso salgono a Darhamsalaper incontrare il Dalai Lama c’èNelson Mandela. A quanto pare inquelle occasioni i due uoministraordinari si chiudono nelle stanzeprivate di Tenzin Gyatso; e ridono,ridono di gusto. Naturalmente non èdato sapere di cosa parlino; e dicosa ridano! Si tratta in ogni caso diuna disposizione d’animo sempre

presente nel Dalai Lama, che sipropone a chi lo incontra appuntocon il sorriso. E se gli si pone unadomanda alla quale non sarispondere, ride e dice: “Non lo so”,con grandissima umiltà. Nel mioincontro, pur non essendo buddista,ho percepito in pieno il suoimmenso

carisma. E quandogli ho consegnato, come omaggiodel festival, un mosaico con lariproduzione del cielo di GallaPlacidia, ha sorriso nuovamente e hadetto: “Sembra un mandala”. Quindiha ascoltato con la massimaattenzione i dettagli del nostroprogetto sul monachesimo. E lo ha“benedetto”, consentendo larealizzazione della settimana chededicheremo appunto al Tibet. Fra lealtre cose, abbiamo conosciutoanche un monaco che è rimastonelle prigioni cinesi per 33 anni:Palden Gyatso. Affianca il DalaiLama nell’istruzione dei giovanimonaci. Molto anziano, è anche lui

sempre sorridente, nonostante latremenda esperienza di sofferenzache porta sulle spalle. Il registagiapponese Makoto Sasa gli hadedicato il documentario Fire under the Snow

: una testimonianzatoccante su come unuomo possa trovare laforza di nonarrendersi». Altri incontri?«Sì, vicino almonastero abita unadonna italiana,originaria delVaresotto, Rita. Nelcorso della propriavita avevaadottato adistanza alcunibambini tibetani.Poi, una volta inpensione, si ètrasferita a

Darhamsala (il marito l’haraggiunta in un secondo tempo) eospita in casa propria sette ragazzi.Non si tratta di ‘adozioni’, ma di unmodo per aiutare quellapopolazione». E com’è Darhamsala?«L’ambiente è estremamentepiacevole e tutto è molto colorato.La cucina è semplice e si beve birraindiana King Fisher davvero buona.Una curiosità: si chiama così anchela compagnia aerea con la qualeabbiamo viaggiato in India! Ah, ilKingfisher è un uccello, il nostroMartin Pescatore! Al di là dellaserenità che si vive con i monaci,non è tutto tranquillo, e la residenzadel Dalai Lama è iperprotetta. Iservizi di sicurezza parlano di

tentativi di assassinio, che sono statimessi in atto anche utilizzando ritiantichi, ad esempio con veleniestratti, dicono, dai capelli. Questoperché l’antica tradizione magicaorientale esiste tutt’ora».In che senso?«Meglio fare un altro esempio: il

ministero della medicina è vicinoa quello dell’astrologia. E sitratta in realtà di stanzettepiccole, illuminate da una solafinestra. Ho sperimentato, conserietà, la medicinatradizionale e mi sonosottoposto a una visita.Detto per inciso, ero partitoper l’India con alcuniproblemi che mi eranostati diagnosticati dopoindagini medicheabbastanza lunghe:lastre, ecografie e altroancora. Il medicotibetano non mi halasciato neppureraccontare i sintomi:mi ha tenuto il polsoper un po’ e hasciorinato la stessadiagnosi. In dieciminuti! Nel costo

della visita, pochissimi euro,era compresa anche la fornitura dimedicinali per un mese. Stannofacendo effetto. In ogni caso vieneutilizzata anche la medicinaoccidentale, con professionistilaureati in Europa o negli Usa. Sideve capire lo spirito tibetano: tuttele creature sono ugualmente degne.Per questo ci sono anche leambulanze per gli animali. E perquesto il Dalai Lama lancia appelli“Per tutti gli esseri viventi”. Siamo difronte a uno stato senza terra, cheperò ha una giurisdizione morale intutto il mondo. In sintesi: ilbuddismo tibetano è un patrimoniodell’umanità: con Ravenna Festivalcerchiamo di farlo conoscere unpoco di più, perché solo laconoscenza e la buona volontà ditanti possono salvarlo».❍

«Siamo di fronte auno stato senza terra

che però ha una giurisdizionemorale in tutto il

mondo. Il buddismotibetano è un patrimonio dell’umanità»

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Ravenna Festival Magazine 2012progetto Tibet48

Canti, riticerimonie

dal tetto del mondoIn un’edizione il cui percorsoprende avvio dal tema della spiri-tualità e dell’escetismoi, ilRavenna Festival non poteva nonseguire i sentieri del monachesi-mo occidentale fino a giungere inTibet, terra di quello straordina-rio patrimonio spirituale che è ilbuddhismo tibetano, sedimenta-to in migliaia di monasteri (ingran parte, però, andati distruttinel corso dell’occupazione cine-se). Con la consulenza diGuenther Cologna (esponente“storico” dell’Associazione Italia-Tibet) è nata allora “7 giorni inTibet”, una densa settimana diappuntamenti che, dal 5 all’11luglio, cercherà di offrire un’im-magine per nulla esotica di que-sto Paese dalle millenarie tradi-zioni. Una settimana che partesotto i migliori auspici, se consi-deriamo che nel corso di un’u-dienza ufficiale concessa al diret-tore artistico Franco Masotti eallo stesso Cologna, il progetto èstato addirittura presentato alDalai Lama Tenzin Gyatso nellasua residenza di Darhamsala, nelNord dell’India. La massimaguida spirituale del buddhismotibetano ha non solo “benedetto”la dedica delFestival alTibet

ma ha anche favorito la presenzaa Ravenna, durante l’arco dell’in-tera settimana, di dieci monacitibetani provenienti dal monaste-ro Drepung Loseling, che diver-ranno così l’elemento portantedella programmazione. Questa“settimana tibetana” vedrà i reli-giosi impegnati a partire dalsolenne evento iniziale (5 luglio),nella basilica di Sant’Apollinarein Classe, un rito-concerto nelcorso del quale agli antichi cantie ai mantra dei monaci si unirà lavoce di Ani Choying Drolma,suora buddhista tibetana (maproveniente dal Nepal), che hagià incantato decine di migliaia dipersone nel mondo grazie ai suoiconcerti e ai suoi video suYouTube. Nella giornata succes-siva avrà poi inizio il grande ritodel mandala alla BibliotecaClassense, che si concluderà l’11luglio, con una suggestiva ceri-monia (e le sabbie variopinte diquesta mistica raffigurazione disignificato propiziatorio verrannopoi disperse nelle acque delmare), mentre ancora i monacisaranno protagonisti di una rap-presentazione di danze sacre chepermetterà di partecipare, al tea-tro Alighieri, a un evento molto

particolare, a cui è normal-mente molto difficilepoter assistere. Il

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Ravenna Festival Magazine 2008progetto Tibet 49

misticismo dei riti buddhisti tibe-tani, con il caratteristico cantodifonico e gli ipnotici drone,potrà poi ispirare i concerti dialcuni musicisti che sono statiinvitati, come Stephan Micus (ilvocalist e polistrumentista che hacontribuito a rendere leggendarial’etichetta tedesca Ecm), MarkusStockhausen, che ricreerà il visio-nario paesaggio sonoro di unTibet elettronico, e la cantante“dhrupad” Amelia Cuni; ma sipotrà anche assistere a un inedi-to confronto tra il canto ritualedei monaci tibetani con quelloche è stato il canto per eccellen-za della cristianità, ossia il grego-riano, il tutto immerso nel cali-brato live electronics di LuigiCeccarelli. La rassegna saràimpreziosita anche dalla presen-za di Jetsun Pema, da molti anni

ambascia-trice

del popolo tibetano nel mondoassieme al Dalai Lama (di cuiJetsun è la sorella minore), laquale, in occasione della cerimo-nia di inizio del Mandala (il 6luglio alle 18 alla Classense) par-lerà della difficile situazione delsuo Paese e della diaspora deitibetani, come anche dei TibetanChildren’s Villages, in cui sonoaccolti migliaia di bambini profu-ghi.❍

In alto, Monaci Buddisti delMonastero Drepung Loseling. Sopra, la musicista e cantante“Dhruupad” Amelia Cuni.A fianco, il trombettista Markus Stockhausen.

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a

Ravenna Festival Magazine 2012immaginario50

all’interno delle religioniorientali. Secondo la tradizione,la struttura circolare, spessoconchiusa in un quadrato, puòcontenere forme geometrichesemplici, bi o tridimensionali,talvolta accompagnate da scrittein sanscrito. Possono inoltrecomparire oltre ai cerchi,quadrati, punti che locompongono anche luoghi,

DI SERENA SIMONI

Quattro libri e vent’anni di studisono il contributo moderno diKarl Gustav Jung alla conoscenzadel mandala, simbolo universaledel mondo e di Dio che – in formadi disegno, dipinto, elementoarchitettonico o scultureo – èconsiderato uno degli strumentipiù importanti per la meditazione

oggetti,figure,disposteattorno alcentro – ilpunto focaledellacomposizione –che per i buddistiindica l’origine.Per Jung che si basasulla propriaesperienza personale –il mandala è un simbolotalmente sedimentatonell’immaginario collettivo dacostituire una sorta di archetiponaturale che può comparirespontaneamente nei sogni enelle immagini interiori,soprattutto nei momenti in cuiuna personalità vive un momentodi conflitto e crisi. Per lopsicanalista ex allievo di Freud,questo simbolo concentral’energia psichica sul sé ed è ingrado di conciliare i poli psichiciopposti, ristabilendo l’equilibrioe l’armonia, che in condizioniarmoniche corrispondono allatotalità della personalità.Ma se nell’Occidente moderno ilmandala sorge in modospontaneo e acquisisce perquesto uno status e un valoreall’interno della nascente scienzapsicologica, la religione induistae il buddismo utilizzano solomodelli codificati e simbolisignificativi tratti dal propriomondo spirituale. Per ilbuddismo, il mandala è unostrumento per far crescere lapropria interiorità e ripercorrereal tempo stesso la nascita delcosmo, prodotta dal centro,individuabile nella montagnasacra Meru. Ripercorrere in

meditazione ilmandala – che puòanche essere una raffigurazionepuramente mentale – significavivere i diversi stadi dipurificazione che conducono allacoscienza prima, quella dellasuprema felicità. Colori e forme,considerati singolarmente o nellaloro unione, possiedono unvalore simbolico, in grado diaiutare nel processo diraggiungimento di una puraforma, vuota e immobile: il fine ètrasformarsi in un’essenza simileal Buddha. Strumento per lameditazione, il mandala non haalcun significato estetico, ma èda considerare come unsupporto alla meditazione, cheper questo motivo deve esseredistrutto alla fine del percorso,come tutto ciò che appartiene almondo.Il mandala acquista il nome diyantra presso gli Induisti: adifferenza del buddismo, ilsimbolo è più schematico, come

Il mandala tra meditazione,

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Ravenna Festival Magazine 2012immaginario 51

anticipa latraduzione letterale

di “strumento”, una figurageometrica che si sviluppagradualmente “fuori da” o“verso” il suo centro, finché lasua espansione o contrazionenon raggiunge il compimento. Lefigure concentriche sono simbolidi energia nei due sensi, checreano un’unità ritmica,collegando e dividendo nelmedesimo tempo. Il bindu(punto) al centro dello yantra è ilcentro di ogni creazione, la fonteche irradia l’energia che creatutte le forme. Tutti i movimentidegli esseri umani portano alpunto d’origine, quello che vieneconsiderato come l’inizio e la finedi tutta l’esistenza. Anche inquesto caso la meditazione ha ilcompito di riunire il proprio sèdentro a un punto creativo,capace di integrare edequilibrare la sua espanzione inuna totalità.Affine allo yantra è il kolam che

in lingua tamil indica un motivodecorativo pavimentale, di forma

geometrica etradizionalmente di colorebianco, tracciato ognigiorno prima dell’albadavanti all’entrataprincipale dellecase indiane. Sitratta diun’anticapraticariservata soloalle donne,forsederivata dalculto delsole, cheattira sullacasa labuonasorte.Nonostantemandala,yantra ekolam abbiamochiari riferimentialle religioni e ai

rituali religiosidell’Oriente, anche

la storia occidentaleconosce fin dalle sue

radici disegni geometricisimili al mandala, collegabili

alla religione, alla meditazionee al mondo della spiritualità. Per i Greci antichi il cerchio è laforma che allude al mondo deimorti, il principio in cui sfocial’antico mondo degli antenati e laradice di tutto ciò che nasce evive, mentre il quadrato è ilprincipio opposto, la forma cheblocca la ruota. Si comprendecome per gli antichi il mandalasia un cerchio tenuto fermo dalquadrato, dove si oppongono idue principi vitali.Il simbolo del mandala ricomparenelle piante di alcuni templietruschi e romani, così comenelle costruzioni cristiane delMedio Evo, dove il cerchiomantiene la sua potentesimbologia, riferita allaperfezione, all’essere senzaprincipio, né fine, né direzione.Rappresentazione del Tutto edell’universo, nell’iconografiacristiana il circolo rimanda a Dio,alle sfere celesti e alla santità,resa visibile nellarappresentazione dell’aureola.Nell’architettura romanica egotica, il rosone – la grandeapertura circolare posta nelle

facciate – allude alla via dellasalvezza, simboleggiataattraverso un percorso dacompiere che porta dallamaterialità alla luce, dal mondoterreno a quello spirituale.In questo stesso senso, illabirinto – spesso presente nelledecorazioni delle chiesepaleocristiane e medievali –dipinto o intarsiato sulpavimento o scolpito negliamboni – rimanda al percorsoiniziatico che porta al centrodella vita spirituale, come luogodella scoperta del divino. InItalia, ad Alatri, nella chiesa diSan Francesco, è stato scopertorecentemente un affresco delXIII-XIV secolo con laraffigurazione di questa forma, alcui centro è l’immagine di Cristo.In alcuni casi, questaelaborazione geometricaacquista un significatoleggermente diverso, come nelcaso del labirinto circolare del XIIsecolo segnato sul pavimentodella cattedrale gotica di

Chartres, al cui centro compareuna rosa a sei petali: a secondadelle interpretazioni, il percorsoporta alla città di Dio oall’emblema della preghiera delPadre. Per altri, si tratta di uncammino simbolico verso laTerra santa. La grande differenzacon la tradizione orientale sta nelfatto che il labirinto mandalicodella chiesa francese non vacontemplato, non è una strada diconsapevolezza o di equilibriospirituale, ma un percorso dacompiere fisicamente, dall’inizioalla fine. 77A un periodoprecedente a queste date risale illabirinto che si trova scolpito suun pilastro dell’entrata lateraledella Cattedrale di San Martino aLucca, fatto costruire da Matildedi Canossa: accompagnato dauna scritta che cita il labirinto diDedalo – dal quale nessuno potèuscire tranne Teseo, e grazieall’aiuto di un filo – parericordare che la strada della vitaè una continua e faticosa ricercaverso l’illuminazione.m

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Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone 53

sabato 9 giugno Sala Muratori della Biblioteca

Classense, ore 18

NOBILISSIMA VISIONECONTEMPLAZIONE, PROFEZIA E LIBERTÀ

INCONTRO CON ALESSANDRO BARBAN

Priore Generale dei Monaci Camaldolesi

ore 17.30 presentazione del libro “I passi del silenzio.

Da Ravenna all’Eremo di Camaldolisulle tracce di San Romualdo”(Danilo Montanari Editore)

INGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

sabato 9 giugnoBasilica di Sant’Apollinare

Nuovo, ore 21

VESPRO DELLA BEATAVERGINE

di Orazio Tarditi (1602-1677) monaco camaldolese

“In Festo Annuntiationis B.V.Mariae”

progetto e trascrizioni a cura di Sergio Balestracci

La Stagione Armonicaconcerto vocale e strumentaleviolini Marialuisa Barbon,

Mauro Spinazzèvioloncello Gioele Gusbertiviolone Luca Stevanatotiorba Pietro Prosserorgano Carlo Rossi

direttore Sergio BalestracciSERVIZIO A PAGINA XX

sabato 9 giugnoBasilica di San Francesco, ore 23

LA VIA DOLOROSAI canti della passione in Sicilia

con i Fratelli Mancusolamentatori

Memento Domini di MussomeliLamentatori di Marianopoli

SERVIZIO A PAGINA XX

domenica 10 giugnoPalazzo Mauro De André, ore 21

ORCHESTRA GIOVANILELUIGI CHERUBINI

ORCHESTRA GIOVANILEITALIANA

direttore DENNIS RUSSELL DAVIES pianoforte Maki Namekawa

Melodi Cantores,

maestro del coro Elena Sartori

Arvo Pärt“Lamentate” per pianoforte

e orchestraGustav Holst “The Planets” op. 32

SERVIZIO A PAGINA XX

lunedì 11 giugnoBasilica di Sant’Apollinare

in Classe, ore 21

CANTORES MINORESDELLA CATTEDRALE

DI HELSINKIMUSICA FINLANDESE DAL MEDIOEVO

AGLI AUTORI CONTEMPORANEI

direttore Hannu Norjanenorgano Markus Malmgren

SERVIZIO A PAGINA XX

martedì 12 giugnoBiblioteca Classense, ore 21.30

INCONTRO CON STEVE REICHcondotto da Franco Fabbri

INGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

mercoledì 13 giugnoPalazzo Mauro De André, ore 21

OMAGGIO A STEVE REICH

PMCE - PARCO DELLA MUSICACONTEMPORANEA ENSEMBLE

City Life, direttore Tonino BattistaTehillim, direttore Gianluca Ruggeri

Steve Reich regia del suonoSERVIZIO A PAGINA XX

giovedì 14 giugnoChiostri della BibliotecaClassense, ore 21.30

MUNÂJÂT YULCHIEVAGHAZAL, IL CANTO MISTICO SUFI

DALL’UZBEKISTAN

voce Munâjât Yulchieva rubab Shavkat Mukhamedov doira Khodjimurad Safarov dutar Dilfuza Khaydarova

SERVIZIO A PAGINA XX

venerdì 15 giugnoTeatro Alighieri, ore 21

CORO DELLA SATLA MUSICA DELLE VETTE

Coro della Società degli AlpinistiTridentini

direttore Mauro PedrottiSERVIZIO A PAGINA XX

sabato 16 giugnoPalazzo Mauro De André, ore 21

SHEN WEI DANCE ARTS

Rite of Springideazione e coreografia Shen Wei

(“Le Sacre du printemps”)musica Igor’ Stravinskij

costumi, scene e trucco Shen Weiluci David Ferri

Near the Terraceideazione e coreografia Shen Weimusica Arvo Pärt (“Für Alina”

e “Spiegel Im Spiegel”)costumi, scene, make-up design

Shen Weiluci David Ferri

SERVIZIO A PAGINA XX

domenica 17 giugnoChiostri della BibliotecaClassense, ore 21.30

TRIO MEDIÆVAL(NORVEGIA)

con Arve Henriksen, trombaSERVIZIO A PAGINA XX

lunedì 18 giugnoChiostri della Biblioteca

Classense, ore 18

VIA SANCTI ROMUALDI

INCONTRO CON ENZOBIANCHI

Priore della Comunità di Bose

MONACHESIMO E SOCIETÀ CIVILEINGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

giovedì 21 giugnoTeatro Alighieri, ore 21

DALL’ORIENTE CON AMORE

EVERGREENSYMPHONY ORCHESTRAdirettore GERNOT SCHMALFUSS

Brani del folklore orientale

MUNAJAT YULCHIEVA

SHEN WEI DANCE ARTS

CANTORES MINORES DELLA CATTEDRALE DI HELSINKI

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Page 54: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone54

arrangiati da compositori taiwanesi

Richard WagnerOuverture da “Rienzi”Antonín Dvoˇrák

Nona Sinfonia in mi minore “Dal nuovo mondo”

SERVIZIO A PAGINA XX

sabato 23 giugnoPalazzo Mauro De André, ore 21

CHICAGO CHILDREN’SCHOIR

Dal Gospel a Michael Jackson

direttore Josephine Leecoreografie Judy Hansonpianoforte John Goodwinstastiere Mitchell Owens

percussioni Jonathan Wenzelcon la partecipazione del Coro “Libere note”

SERVIZIO A PAGINA XX

sabato 23 giugnoPiazza Giuseppe Garibaldi,

Cervia, ore 21.30

Concerto per i 100 anni della fondazione

di Milano Marittima

VOCI DI CORRIDOIO100 anni di canzone italiana…

con swing

Roberta Bacciolo, Elena Bacciolo,Paolo Mosele, Fulvio Albertin voci

Luca Rigazio batteriaSaverio Miele contrabbassoFulvio Di Nunzio pianoforte

INGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

domenica 24 giugnoPalazzo Mauro De Andrè, ore 21

ÉTOILES, PRIMI BALLERINI E SOLISTI DEL BALLET DE L’OPÉRA

NATIONAL DE PARIS

GRAN GALA “GRAND

PAS CLASSIQUE”con Dorothée Gilbert, AlessioCarbone, Muriel Zusperreguy,Myriam Ould Braham, Josua

Hoffalt, Florian Magnenet, SimoneValastro, Mathilde Froustey,Marine Ganio, Francois Alu

SERVIZIO A PAGINA XX

lunedì 25 giugno Basilica di Sant’Apollinare

in Classe, ore 21

ORCHESTRA GIOVANILELUIGI CHERUBINI

CHICAGO CHILDREN’SCHOIR

direttore PIETRO BORGONOVOsolista Antonio Giovannini

Franz Schubert Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200

Leonard Bernstein “Chichester Psalms” per contralto,

coro e orchestraSERVIZIO A PAGINA XX

martedì 26 giugnoChiostri della BibliotecaClassense, ore 21.30

CHOMINCIAMENTO DI GIOIA

La musica virtuosistica per il ballonel Medioevo

Eloqventia

Alejandro Villar flauti

David Mayoral percussioniSERVIZIO A PAGINA XX

mercoledì 27 giugnoParco 1° maggio

Trekking ore 18 Concerto ore 21.30

CONCERTO TREKKINGCome alberi d’invernoun progetto originale di e con Luisa Cottifoglivoce, composizioni, arrangiamenti vocali

Gabriele Bombardini chitarre,

ALEJANDRO VILLAR E DAVID MAYORAL

L’ENSEMBLE PER VOCI DI CORRIDOIO

SFACSSFACSdal 1976

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elettronica, composizioni, arrangiamenti strumentaliOskar Boldre voce, strumenti

e percussioni vocali, canto difonicoGianni Pirollo clarinetto, pianoforte, composizioni

Coro CeT - “Canto e Tradizione”Orchestra Vocale del Sabato

Cristina Busin per Cooperativa Alpes

Ricerca materiale letterario

Produzione di Ravenna FestivalSERVIZIO A PAGINA XX

giovedì 28 giugnoRocca Brancaleone, ore 21.30

MEMORIE DI ADRIANOLe canzoni del Clan di Adriano

Celentano

Peppe Servillo voceJavier Girotto sax

Fabrizio Bosso trombaFurio Di Castri contrabbassoRita Marcotulli pianoforteMattia Barbieri batteria

SERVIZIO A PAGINA XX

venerdì 29 giugnoChiostri della Biblioteca Classense,

ore 21.30

BELLEZZA BARBARICAIl concerto barocco e la tradizione

dell’Est europeo

Graciela Gibelli sopranoDorothée Oberlinger flauto dolceMarcel Comendant cymbalon

Il Suonar Parlante Orchestradirezione e viola da gamba

Vittorio Ghielmi

SERVIZIO A PAGINA XX

venerdì 29 giugnoRocca Brancaleone, ore 21.30

WEIRD TALES 1

BEN FROST - YURIANCARANI

con Shahzad Ismaily batteria e synth

Borgar Magnason contrabbassoIn esclusiva per l’Italia

proiezione di Piattaforma Luna(2011) di Yuri Ancarani

SERVIZIO A PAGINA XX

sabato 30 giugnoPalazzo Mauro De André, ore 21

CEDAR LAKE CONTEMPORARY BALLET

direttore artistico Benoit-Swan Pouffer

Violet Kidcoreografia e musica Hofesh Shechterprima italiana

Ten Duets on a Theme of Rescuecoreografia Crystal Pite

Necessity, Againcoreografia Jo Strømgren

prima europeaSERVIZIO A PAGINA XX

sabato 30 giugnoChiostri della BibliotecaClassense, ore 21.30

Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone 55

PEPPE SERVILLO

PIERO BONAGURI

BEN FROST

Via Paolo Pavirani 32/34/36 - Tel/Fax 0544 [email protected]

Omeopatia, alta cosmesi e bio cosmesi, preparazioni erboristiche anche personalizzate

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“Il corpo umano è un tempioe come tale va curato e rispettato”

(Ippocrate)

RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 15.01 Pagina 63

Page 56: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone56

PIERO BONAGURI(CHITARRA)

Omaggio a Segovia nel 25° della scomparsa

SERVIZIO A PAGINA XX

domenica 1 luglioBasilica di San Vitale, ore 21

ENSEMBLE HEINAVANKER

(ESTONIA)Corali e musiche religiose nei paesidel Nord Europa dopo l’Anno Mille

Eve Kopli sopranoKadri Hunt altoAnto Õnnis tenore

Tõnis Kaumann baritonoTaniel Kirikal basso

Margo Kõlar direttore artistico e tenore

SERVIZIO A PAGINA XX

martedì 3 luglioTeatro Rasi, ore 21

LA COTOGNA DI ISTANBUL

PAOLO RUMIZ narratore

musiche di Alfredo LacosegliazOrnella Serafini canto

Cristina Verità violino, cantoDaniele Furlan clarinettoOrietta Fossati tastiere

Alfredo Lacosegliaz tamburitzaa cura di Franco Però

SERVIZIO A PAGINA XX

mercoledì 4 luglioPalazzo Mauro De André, ore 21

CENTRE CHORÉGRAPHIQUENATIONAL DE CRÉTEIL ET DU VAL-DE-MARNE/COMPAGNIE KÄFIG

direzione artisticaMOURAD MERZOUKI

KÄFIG BRASILcreazione per 11 danzatori

coreografie di Anthony Egea, CélineLefèvre, Octávio Nassur,

Denis Plassarde dei danzatori sotto l’egida diDiego Gonçalves Do Nascimento

Leitão “White”costumi Émile Carpentier

luci Yoann Tivoli

prima italianaSERVIZIO A PAGINA XX

da giovedì 5

a mercoledì 11 luglio

SETTE GIORNI IN TIBETI CONCERTI

5 luglio - Giardini di San Vitale, ore 21.30

ANI CHOYING DROLMAI lama tibetani del Monastero

Drepung Loseling

8 luglio - Basilica di San Vitale, ore 21

STEPHAN MICUS

9 luglio - Teatro Alighieri, ore 21SACRE DANZE E MUSICHE

DAL TIBETI lama tibetani del Monastero

Drepung Loseling

10 luglio - Giardini di San Vitale, ore 21.30

TIBETAN MONKS INSIDE ELECTRONICScon la partecipazione di

PAOLO RUMIZ

STEPHAN MICUS

Al Vecchio Mulino

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CHIUSO DOMENICA

KAFIG BRASIL

RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 15.01 Pagina 64

Page 57: Ravenna Festival Magazine 2012

I lama tibetani del MonasteroDrepung Loseling

Markus Stockhausen e Fabio MinaCoro gregoriano Mediæ Ætatis

Sodaliciumdiretto da Nino Albarosa

live electronics Luigi Ceccarelli

11 luglio - Giardini di San Vitale, ore 23

RAGA VERDEUn incontro tra il canto dhrupad

e il canto gregorianocon

Amelia Cuni canto dhrupadMaria Jonas canto gregorianoWerner Durand live electronics

consulenza Günther Cologna(Associazione Italia-Tibet)

Tutti gli spettacoli/concerti sono inesclusiva per l’Italia

SERVIZIO A PAGINA XX

da giovedì 5

a mercoledì 11 luglio

SETTE GIORNI IN TIBETLE CERIMONIE

6 luglio - Biblioteca Classense, ore 18

CERIMONIA DI INIZIO DEL MANDALA

I lama tibetani del MonasteroDrepung Loseling

intervento della Sig.ra Jetsun Pema

11 luglio - Biblioteca Classense, ore 18

CERIMONIA SOLENNE DI DISTRUZIONE DEL MANDALA

I lama tibetani del MonasteroDrepung Loseling

INGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

venerdì 6

e sabato 7 luglioTeatro Alighieri, ore 21

PAUL HINDEMITH

NOBILISSIMA VISIONESuite per orchestra dal balletto

omonimo

coreografia di Micha van Hoeckeallestimento Carlo Savi, costumi Anna Biagiotti, luci Vincent LonguemareCorpo di ballo del Teatrodell’Opera di Roma

PAUL HINDEMITH

SANCTA SUSANNAOpera in un atto op. 21 su testo

di August Stramm

Susanna Csilla BorossKlementia Brigitte Pinter

la vecchia suora Annette Jahnsregia Chiara Muti

scene Leonardo Scarpa, costumi Alessandro Lai, luci Vincent Longuemare

Melodi Cantores, maestro del coro Elena Sartori

con la partecipazione della danzatrice Catherine Pantigny

direttore RICCARDO MUTIOrchestra Giovanile Luigi Cherubini

nuovo allestimentocoproduzione Ravenna Festival,Teatro dell’Opera di Roma

SERVIZIO A PAGINA XX

venerdì 6 luglioRocca Brancaleone, ore 21.30

BRASIL IN JAZZ

EGBERTO GISMONTI,NANÁ VASCONCELOS

Egberto Gismontichitarra e pianoforte

Naná Vasconcelos percussioni,berimbau

SERVIZIO A PAGINA XX

sabato 7 luglioTeatro Alighieri, ore 10.30

MASSIMO CACCIARI E RICCARDO MUTI

Conversazione su “Nobilissima Visione”

INGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

sabato 7 luglioRocca Brancaleone, ore 21.30

BRASIL IN JAZZ

EGBERTO GISMONTI,TRIO MADEIRAE HAMILTON DE HOLANDA

Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone 57

NANÁ VASCONCELOS

RAVENNAvia Ravegnana 481

tel. 0544 406978 [email protected]

RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 15.02 Pagina 65

Page 58: Ravenna Festival Magazine 2012

Egberto Gismonti chitarra e pianoforte

Trio Madeira BrasilZé Paulo Becker chitarraMarcello Gonçalves chitarra a 7 corde

Ronaldo do Bandolim mandolinoHamilton de Holanda mandolino a 10 corde

SERVIZIO A PAGINA XX

domenica 8 luglioChiostro Biblioteca Classense,

ore 18

NATURA E SILENZIO NELL’ESPERIENZA MONASTICA E NELLA NOSTRA VITA OGGI

INCONTRO CON MASSIMO CAMISASCAFondatore e superiore generaledella Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo

BorromeoINGRESSO LIBEROSERVIZIO A PAGINA XX

domenica 8 luglioPalazzo Mauro de André, ore 21

ORCHESTRA FILARMONICA

DI SAN PIETROBURGOdirettore YURI TEMIRKANOV

Sayaka Shoji violino

Nikolaj Andreevicˇ Rimskij-Korsakov

“La grande Pasqua russa” op. 36Felix Mendelssohn-BartholdyConcerto per violino e orchestra

in mi minore op. 64Modest Petrovicˇ Musorgskij“Quadri di un’esposizione” trascrizione per orchestra di

Maurice RavelSERVIZIO A PAGINA XX

mercoledì 11 luglio

Basilica di San Vitale, ore 21

CORO ORTODOSSOMASCHILE DI MOSCALa grande tradizione del canto

sacro e liturgico della chiesa russa

Georgij Smirnov direttore

solistiVladimir Miller basso profondo

Oleg Bocharov tenore Grigory Grigoryev tenoreSergey Tkachenko tenoreArtem Reznichenko baritono

Oleg Spirin bassoSERVIZIO A PAGINA XX

mercoledì 11 luglioRocca Brancaleone, ore 21.30

WEIRD TALES 2

EDWARD SHARPE &THE MAGNETIC ZEROS

Alex Ebert voce, chitarraJade Castrinos voce, chitarra

Nico Aglietti chitarra, sintetizzatore,tastiera, voce

Stewart Cole tromba, percussioni,tastiera, tenore ukulele, voce

Aaron Embry tastiera, piano, voceJosh Collazo batteria, percussioni,

voceOrpheo McCord percussioni, voceNora Kirkpatrick fisarmonica, voceChristian Letts chitarra, voceSeth Ford-Young basso, voce

In esclusiva per l’ItaliaSERVIZIO A PAGINA XX

giovedì 12 luglioPalazzo Mauro De André, ore 21

CONCERTO DELLE FRATERNITÀdirettore RICCARDO MUTI

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Orchestra Giovanile Italiana

Stagione Armonicadirettore del coro Sergio Balestracci

Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone58

RICCARDO MUTI

YURI TEMIRKANOV

NUOVA SEDERAVENNA - via Pag 5/A

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RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 15.02 Pagina 66

Page 59: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012il cartellone 59

contralto Ekaterina Gubanova

Johannes Brahms“Schicksalslied”

(“Canto del destino”) per coro e orchestra op. 54

Rapsodia per contralto, coromaschile e orchestra op. 53

Franz Joseph HaydnTe Deum in do maggiore per coro

e orchestra Hob. XXIIIc n. 2Wolfgang Amadeus Mozart

Ave Verum Corpus, mottetto in remaggiore per coro archi e organo

Kv 618

in collaborazione con RAI UNOSERVIZIO A PAGINA XX

venerdì 13 luglio

Palazzo San Giacomo - Russi, ore 21.30

VOLA VOLA VOLA

FRANCESCO DE GREGORI &

AMBROGIO SPARAGNAOrchestra Popolare Italiana

dell’Auditorium Parco della MusicaCoro Amarcanto

SERVIZIO A PAGINA XX

sabato 14 luglioPalazzo San Giacomo - Russi,

ore 21.30

BLACK IS BEAUTIFUL (ANNO II)

TARANTA NERAQuando il Salento incontra l’Africa

conOfficina Zoe’, Baba Sissoko,Mamani Keita (Mali) e Sourakhata

Dioubate (Guinea)SERVIZIO A PAGINA XX

domenica 15 luglioPalazzo San Giacomo - Russi,

ore 21.30

BLACK IS BEAUTIFUL (ANNO II)

KAREYCE FOTSO (CAMEROUN)

ALY KEÏTA (MALI)DOBET GNAHORÉ

(COSTA D’AVORIO)SERVIZIO A PAGINA XX

da venerdì 9 novembre

a domenica 18 novembreTeatro Alighieri, ore 20.30

TRILOGIA D’AUTUNNO “ASPETTANDO

VERDI”Produzione Ravenna Festival

a cura di Cristina Mazzavillani MutiUn grande laboratorio multidisciplinare

per giovani artisti con l’OrchestraGiovanile Luigi Cherubini

diretta da Nicola Paszkowski

9, 13, 16 novembre

RIGOLETTO10, 14, 17 novembre

IL TROVATORE11, 15, 18 novembre

LA TRAVIATASERVIZIO A PAGINA XX

FRANCESCO DE GREGORI

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RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 15.02 Pagina 67

Page 60: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012In templo domini e alle 7 della sera60

domenica 10 giugnoBasilica di Sant’Apollinare

in Classe, ore 11.30

In Templo Domini

MESSA CONCERTATA A CINQUE VOCI

di Orazio Tarditi (1602-1677) monaco camaldolese (prima esecuzione

in tempi moderni)

La Stagione Armonica organo Carlo Rossi

direttore Sergio BalestracciMessa celebrata da Alessandro Barban

lunedì 11 giugnoTeatro Alighieri

FESTA DELLA MUSICAE DEI GIOVANI MUSICISTI

Allievi della Scuola Primaria “F. Mordani” (metodo “Tititom”

di Luciano Titi)Centro di educazione musicale infantile

di Bologna (metodologia Suzuki)Orchestra Don Minzoni dell’Istituto

Comprensivo San BiagioOrchestra del Corso Indirizzo Musicale

Damiano-NovelloStrumentisti dell’Orchestra Giovanile

Luigi Cherubini

giovedì 14 giugnoAnfiteatro della Banca Popolare

QUARTETTO FAUVESviolini Alessandro Pace

e Leonardo Cella

viola Elisa Floridia violoncello Giacomo Gaudenzi

venerdì 15 giugnoAnfiteatro della Banca Popolare(replica venerdì 22 giugno, ore 21.30 a Marinara)

CHORUS BANDgruppo vocale a cappella

sabato 16 giugnoCentro Esp

NASCE L’ORCHESTRADEI GIOVANI A RAVENNA

Orchestra Don Minzoni dell’IstitutoComprensivo San Biagio

Orchestra di Percussioni della ScuolaMedia Ricci-Muratori

Orchestra del Corso Indirizzo MusicaleDamiano-Novello

domenica 17 giugnoBasilica di Sant’Agata Maggiore,

ore 11.30

In Templo Domini

I MAESTRI RAVENNATIDI ORAZIO TARDITI

LUDUS VOCALIS direttore Stefano Sintoni

domenica 17 giugnoAnfiteatro della Banca Popolare

DUO ARCADIAflauto Raffaele Bifulco

arpa Carla They

martedì 19 giugnoChiesa delle Carmelitane (replica

mercoledì 20 giugno)

UNA PERLA NEL TESORO DEL RE

La vita di San Romualdoletture e canti gregoriani

A cura della comunità monastica delle Suore Carmelitane di Clausura

di Ravenna

mercoledì 20 giugnoTredozio - Giardino di Palazzo Fantini

In occasione della tappa del camminoPassi del Silenzio

Spettacoli e incontri ad ingresso gratuito, inizio ore 19 se non diversamente indicato

GLI STRUMENTISTIDELLA CHERUBINI

Il cinquecento musicaletrombeNicola Baratin, Guido Masin

tromboni Giancarlo Bruno, Gianluca Tortora

giovedì 21 giugnoAnfiteatro della Banca Popolare

GLI STRUMENTISTIDELLA CHERUBINI

violini Violetta Mesoraca, Cosimo Paoliviola Flavia Giordanengovioloncello Matteo Parisi

domenica 24 giugnoBasilica di S. Francesco, ore 11.30

In Templo Domini

CANTI DELLA TRADIZIONEAFRO-AMERICANA CHICAGO CHILDREN’S CHOIR

direttore Josephine Lee

lunedì 25 giugnoOspedale Santa Maria delle Croci

PICCOLA ORCHESTRAZACLÈN

ensemble di musica popolare di fine ‘800

martedì 26 giugnoBasilica di Sant’Agata Maggiore

... E TU PARLAVI ALLE ROSE

Testi di Arnoldo Mosca Mondadori

tratti dalla raccolta “Cristo nelle Costellazioni”

letti da Maria Cristina Mazzavillani Mutitiorba Fabiano Merlantecontrotenore Carlo Vistoli

venerdì 29 giugnoOre 18,00

Biblioteca Classense, Sala Muratori

Fosco Maraini ha cent’anni!

FREN-GIONGIl primo libro di Fosco Maraini e i ricordidei suoi amici (Casa Editrice Corbaccio).Una ricognizione nell’universo Maraini.Intervengono Mieko Namiki Maraini,Gianni Fodella, Yutaka Tani, Claudio

Cardelli.

domenica 1 luglioBasilica di Santa Maria Maggiore,

ore 10.30

In Templo Domini

MESSA DI JOHANNESOCKEGHEM

ENSEMBLE HEINAVENKERdirettoreMargo Kõlar

lunedì 2 luglioChiesa di Santa Maria del Suffragio

L’ARTE DELLA FUGA E L’ARTE DI VIVERELa vita privata del signor Bach

commentata da L’Arte della Fuga

narrazione a cura di Sergio BalestracciConcerto di flauti La Fontegara

Valentina ConfuortoStefano SquarzinaOlga Bernardi

Sergio Balestracci

martedì 3 luglioChiostri della Biblioteca Classense

FACES Mac Saxophone Quartett

Sax soprano Stefano Pecci Sax contralto Luis LanzariniSax tenore Alex SebastianuttoSax baritono Valentino Funaro

mercoledì 4 luglioCastiglione di Cervia - Teatro “Mazzini”

Giordano Mazzavillani

LA VOS DL’ANMApoesie lette da Ermanna Montanari

fisarmonica Simone Zanchini

SERGIO BALESTRACCI

JOSEPHINE LEE

RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 15.02 Pagina 68

Page 61: Ravenna Festival Magazine 2012

Facciamo “le ore piccole” durante le sere del Festivalper soddisfare il vostro palato!

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L’aperitivo del Festival Un aperitivo “fuori dal comune”

GRAND ITALIA RFM:Rafest mastro 05/06/12 21.35 Pagina 7

Page 62: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012alle 7 della sera e dintorni62

domenica 8 luglioBasilica di San Vitale,

ore 10.30In Templo Domini

SUSCEPIMUS, DEUS,MISERICORDIAM

TUAMMessa in canto gregoriano della

Domenica XIV Per Annum, Mediae Aetatis Sodalicium

CORO GREGORIANO FEMMINILEdirettore Nino Albarosa

lunedì 9 luglioSala Corelli del Teatro Alighieri

BREVE STORIA SONORA

DELLA NASCITA DEL PIANOFORTE

I° PARTE“La graziosa degradazione”

o “La misura del diverso impulso”

Recital per clavicembalo e fortepiano di Andrea Coen

martedì 10 luglio

Sala Corelli del Teatro Alighieri

BREVE STORIA SONORA

DELLA NASCITA DEL PIANOFORTE

II° PARTEIl pianoforte dal periodo romantico al

primo ‘900

Recital di Giacomo Fiori

giovedì 12 luglio

Chiesa di Santo Spirito

CORO SERBO BIZANTINOMOISEY PETROVICDEL MONASTERO

DI KOVILJ

Prevendite• www.ravennafestival.org• Cassa di Risparmio di Ravenna• IAT Cerviavia Evangelisti 4, tel. 0544 974400• IAT Marina di Ravennapiazzale Marinai d’Italia 17,tel. 0544 531108• IAT Milano Marittimapiazzale Napoli 30, tel. 0544 993435• IAT Punta Marina Termevia della Fontana 2, tel. 0544 437312• IAT Ravennavia Salara 8/12, tel. 0544 482838• IAT Ravenna Teodoricovia delle Industrie 14, tel. 0544 451539• Vivaticket Circuit www.vivaticket.it

Informazioni generaliGli abbonamenti, i carnet e i singolibiglietti acquistati non possono essere

rimborsati, non sono nominativi epossono essere ceduti ad altre persone.Tariffe ridotte riservate a: Associazioniliriche, Cral, insegnanti, fino a 26 anni,over 65, convenzioni.Diritto di prevendita:il servizio di prevendita comporta lamaggiorazione del 10% sui prezzidei carnet e dei biglietti (maggiorazioneche non sarà applicata ai bigliettiacquistati al botteghino nel giorno dispettacolo).

Gruppi e associazioniAlle associazioni, alle agenziespecializzate in viaggi culturali e ai gruppi(minimo 15 persone) sono riservatispecifici contingenti e condizioniagevolate per l’acquisto dei biglietti.Ufficio Gruppi: tel. 0544 249251

Biglietteria: modalità e orari

BIGLIETTERIA / BOX OFFICE Teatro Alighieri via Mariani 2, Ravenna

Tel. +39 0544 249244 - Fax +39 0544 [email protected]

Orari: dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13, giovedì dalle 16 alle 18. Da venerdì 3 giugno a sabato 9 luglio, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18; domenica dalle 10 alle 13.

Direzione artistica Laura Ruocco

Con il patrocinio di

Comune di Ravenna

In collaborazione con

Con il contributo di

Preventita biglietti 331 7983986dal 30 giugno

Sabato 7 luglio alle ore 21Teatro Socjale di Piangipane

di tutto un pòOmaggio a l varie tà

RaFest 53-62:Rafest mastro 06/06/12 13.43 Pagina 70

Page 63: Ravenna Festival Magazine 2012

CASSA DI RISPARMIO RA RFM.qxd 31-05-2012 12:11 Pagina 1

Page 64: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012l’intervista64

DI MATTEO CAVEZZALI

Il Ravenna Festival è la realtà cultu-rale della città che coinvolge ilmaggior numero di lavoratori dellospettacolo dal vivo. Antonio DeRosa ne è il sovrintendente, l’uomoche gestisce bilanci e organizzazio-ne. Lo abbiamo intervistato.In quanti lavorano a tempo pienoper il Festival tutto l’anno? E nelperiodo estivo di piena attività?«La Fondazione RavennaManifestazioni, che è la strutturasu cui poggia il Festival, ha unorganico di base di 35 persone.D’inverno si occupano principal-mente della Stagione d’Opera eBalletto e della gestionedell’Alighieri rendendo il teatro dis-ponibile ai soggetti convenzionaticon il Comune di Ravenna, quali adesempio Ravenna Teatro el’Associazione Angelo Mariani.D’estate il numero di lavoratoriaumenta sensibilmente con con-tratti a tempo determinato e tiroci-ni, a cui va aggiunto l’indotto deiservizi esternalizzati, come lemaschere (tramite la coop Colas), itecnici di palcoscenico e i facchini,superando il centinaio di persone.Vorrei sottolineare inoltre le fortiricadute sul territorio per alberghi,ristoranti ed attività legate alla per-manenza dei turisti, che difficilmen-te sono quantificabili, ma sonoingenti: il Festival conta tra le 50 ele 60 mila presenze ogni anno, dicui oltre la metà viene da fuori.Qual è il pubblico del festival? LaFondazione Fitzcarraldo ha realiz-zato uno studio su questo tema,che dati sono emersi?«Sono per il 66% donne, con unlivello di istruzione molto alto, benil 41% ha una laurea. Questi datisono stati paragonati con quelli dialtre istituzioni culturali italiane,curiosamente siamo in linea con ilfestival MiTo ma non con quellidelle fondazioni lirico sinfoniche. Anostro favore gioca l’età media,che è di circa 45 anni. Se si pensache il pubblico dei Teatri d’opera siavvicina o supera i 60 anni, siamomolto più giovani».

Il pubblico è diventato negli annimolto fedele alle iniziative delFestival e lo segue anche in spazinon squisitamente teatrali come ilPala De Andrè, il porto o il tiro asegno, che riscontri avete avuto suquesto fenomeno?«Il 40% degli spettatori seguefedelmente il Festival da più disette anni. Inoltre l’acquisto dibiglietti è molto gradito medianteacquisto di carnet, a cui spesso siaggiungono ulteriori biglietti.Questo significa che lo spettatore èinteressato a diversi spettacoli eche ama crearsi un proprio itinera-rio all’interno della programmazio-ne. È molto apprezzata anche laricerca da parte del Festival dispazi sempre nuovi per gli spetta-coli e questo è emerso chiaramentedai dati raccolti con i questionari.Ci ha fatto immensamente piacereconstatare il pieno gradimento peril personale del Festival, che èstato valutato con altissimi giudizidi “cortesia e professionalità”. Un

ringraziamento caloroso voglio for-mularlo a tutti i dipendenti e colla-boratori che lavorano alla realizza-zione di questa straordinariaimpresa culturale condotta congrande capacità e passione dalladirezione artistica di Cristina Muti,Franco Masotti e Angelo Nicastro, aloro dobbiamo l’impianto delFestival».Sono emerse anche delle note cri-tiche?«Si certo, la programmazione èmolto fitta e a volte non si riesce aseguire tutti gli spettacoli desidera-ti, critica che rivela un lato positivo,ossia un apprezzamento per il car-tellone. Ci hanno poi segnalato lacarenza di comunicazione suisocial network, il dato però si riferi-va al 2010, quando su Facebookavevamo appena 200 persone checi seguivano, quindi ci siamo impe-gnati ed oggi contiamo oltre 4.000amici. Sul web il festival è moltopresente, dal sito internet fino aFacebook e Twitter.

Come sta evolvendo il legame conquesto mondo?«L’80% del nostro pubblico utilizzaspesso internet, per questo abbia-mo sviluppato questi media eriserviamo dei privilegi per chi con-divide con noi le proprie foto e ipropri commenti. Abbiamo infattianche riservato loro 200 carnet delprogetto Omaggiovani tramite lanostra pagina Facebook: sono statiesauriti in pochi minuti.Recentemente abbiamo apertoanche i profili su Flickr per condivi-dere le foto degli spettacoli, suYoutube con i video di estrattidegli spettacoli e su Twitter, che,aggiornato in tempo reale dagliutenti, fornisce notizie ancoraprima dei siti di informazione.Partecipiamo anche al progetto“Teatro Net” della Regione Emilia-Romagna che permetterà presto diseguire concerti in diretta strea-ming con i commenti in diretta delpubblico e degli artisti nell’inter-vallo dello spettacolo».m

>>

Il sovrintendente Antonio De Rosa guarda alle nuove tecnologie:«L’80 percento del nostro pubblico utilizza spesso internet:

per questo siamo sui social network e riserviamo privilegi ai fan»

Cento ci lavorono, 60mila lo amano«Ecco i numeri del Festival»

64 RFM2012:Rafest mastro 06/06/12 01.03 Pagina 74

Page 65: Ravenna Festival Magazine 2012

ZANNONI RFM:Rafest mastro 05/06/12 21.51 Pagina 7

Page 66: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012etno jazz66

DI ROBERTO VALENTINO

Due serate all’insegna del Brasile, diuna piccola ma significativa partedei mille suoni che popolanol’immenso Paese sudamericano.Difficile è infatti immaginare unpanorama musicale così compositoe sfaccettato come quellobrasiliano, al cui interno convivonoun’infinità di stili e generi cheriflettono le diversità delle areeculturali e geografiche dove sonogermogliati. Non solo samba obossa nova, dunque: il Brasile èmolto, molto di più. Una delle personalità piùoriginali, e quindi difficilmentedefinibili, è sicuramente EgbertoGismonti, chitarrista (suonachitarre insolite, a 8 e 10 corde),

pianista,compositore, iconadi una musicalitàsenza confini chegetta un pontefra elementidi matrice

folklorica e modernitàdi linguaggio. Padrelibanese e madre diorigine italiana,Gismonti viene da

Carmo, nel nord delloStato di Rio de Janiero, al

confine con Minas Gerais:strada facendo ha assimilato gli

insegnamenti di Nadia Boulanger edi Jean Barraqué, le influenze diSchoenberg, Webern, Villa-Lobos,del jazz, nonché le tradizioni degliindios amazzonici Xingù, con iquali ha vissuto a lungo. Nel 1976incide il suo primo album per laECM, Dança Das Cabeças, duelunghi brani che sono altrettantiaffreschi sonori ricchi di fascino emagia. In seguito Gismontiregistrerà vari altri dischi per

I mille suoni delBrasileEgberto Gismonti & Co.

Egberto Gismonti

Ag. 01 Via FAENTINA, 73/aAg. 02 Via ROMEA, 70/a (ang. Via Panfilia)

RAVENNA

66-67 RFM2012:Rafest mastro 06/06/12 19.02 Pagina 72

Page 67: Ravenna Festival Magazine 2012

Ravenna Festival Magazine 2012etno jazz 67

Due serate con il grande strumentistae compositore brasiliano, in concertosia con Nanà Vasconcelos, sia con

il trio Madeira e Hamilton de Holanda

caso di Zé Paulo Becker (chitarra),Marcello Gonçalves (chitarra a 7corde) e di Ronaldo Do Bandolim(mandolino), componenti del TrioMaidera Brasil e principaliprotagonisti del film Brasileirnhodelregista finlandese Mika Kaurismaki.La loro specialità è il choro, la primamusica urbana totalmentebrasiliana, fertile terreno sul qualesono fioriti sia il samba che la bossanova. Nato attorno al 1870, nell’areadi Rio de Janiero, il choro è stato finoagli anni Venti del secolo scorso ilgenere musicale più popolare inBrasile, influenzando anche uninsigne compositore come HectorVilla Lobos. Di tante musiche –dalla classica al jazz, allo stessochoro – si nutre invece Hamiltonde Holanda, virtuoso delmandolino. Nato a Rio De Janieronel 1976, figlio del chitarrista JoséAmerico de Oliveira, Hamilton deHolanda suona il suo strumentodall’età di cinque anni: ancorabambino avvia una fortunatacarriera artistica che oggi è inpieno fulgore. In Italia è ormai dicasa, anche grazie allacollaborazione con un altrovulcanico talento che risponde alnome di Stefano Bollani. m

l’etichetta di Monaco di Baviera, tracui i due targati Magico, ovvero iltrio formato sul finire degli anniSettanta assieme al contrabbassistaamericano Charlie Haden e alsassofonista norvegese JanGarbarek. Sempre nel catalogo ECMsi rintraccia Duas Vozes, un“faccia a faccia” del 1984 con NanaVasconcelos (già presente,peraltro, in Dança DasCabeças), fantasiosopercussionista, specialista delberimbau, strumento dal qualeriesce a trarre sonorità digrande forza evocativa. NanaVasconcelos ha frequentatoassiduamente il mondo del jazz,suonato con Gato Barbieri, PatMetheny, Jan Garbarek, Enrico Ravae altri. E ha fatto parte, insieme aDon Cherry e a Collin Walcott, delsupertrio Codona, precursoredella world music e di tantecontaminazioni sonore in auge daglianni Ottanta in poi. Se quindi Egberto Gismonti e NanaVasconcelos sono musicisti cuipiace spaziare, dialogare con “altremusiche”, ve ne sono altri cheprediligono un unico ambitoespressivo e di questo sonodiventati autorevoli interpreti. È il Hamilton de Holanda

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Ravenna Festival Magazine 2012canzoni68

Omaggio al molleggiato nella lingua del jazz

DI ROBERTO VALENTINO

Non è la trasposizione in musicadel famoso romanzo diMarguerite Yourcenar. “Memoriedi Adriano” è, in questo caso, unomaggio al “molleggiato”, al“predicatore”, al Celentano checol suo Clan divenne negli anniSessanta una figura diriferimento per altri talenti artistisospinti dai medesimi intenti:interpretare l’Italia del boomeconomico, le sue trasformazioniculturali e sociali, adattando ilrock di Elvis Presley e il soul diWilson Pickett e Ben E. King alsound e alla melodia di casanostra. Attorno al Clan e al suoindiscusso, dispotico leadergravitarono personaggi che inseguito avrebbero preso stradediverse: Don Backy, RickyGianco, i Ribelli, la cui voceinconfondibile era niente menoche Demetrio Stratos, futurofondatore degli Area, icona delrock sperimentale italico.“Memorie di Adriano” è un

concerto-spettacolo in chiavejazz. O meglio, la rivisitazionejazz di canzoni che ormaiappartengono di diritto allastoria della musica italiana,leggera ma non solo. Qualche

titolo in ordine sparso: “24000baci”, “Stai lontana da me”, “Ilproblema più importante”, “Unacarezza in un pugno”,“Pregherò”, “Azzurro”,l’immancabile “Il ragazzo dellavia Gluck”, sorta di manifestoproto-ecologista. Canzoni chehanno accompagnato piùgenerazioni, ragazzi che poi sonodiventati adulti e che, almenocon la memoria, tornano ragazziogni volta che le ascoltano.È un po’ lo stesso effetto che fa a

Peppe Servillo, carismatica vocedegli Avion Travel, a JavierGirotto (sax baritono e soprano),a Fabrizio Bosso (tromba), a RitaMarcotulli (pianoforte), a Furio DiCastri (contrabbasso), a Mattia

Barbieri (batteria) tutte le volteche le cantano e le suonano. Questa sorta di piccola all starsdel jazz italiano è arrivata aCelentano dopo aver affrontatole musiche di un autentico geniodel Novecento come Frank Zappae il repertorio di un’altra colonnaportante della musica italiana,Domenico Modugno. La nuovaimpresa, non meno ardua delledue precedenti, del ben assortitogruppetto è non solo undichiarato atto d’amore, ma una

vera e propria sfida, condottanon senza un pizzico di salutareironia. Servillo mette in mostratutte le qualità per cui è noto:profondità espressiva, gustoteatrale, una mimica facciale chenon può non rammentare illustriconterranei come Totò o DeFilippo. Girotto e Bosso soffianonei loro strumenti con passione eintensa partecipazione. RitaMarcotulli dispensa finezzemelodiche come solo lei sa fare.Di Castri e Barbieri sono ilmotore ritmico, solido e nelcontempo flessibile. E tutti, purnel massimo rispetto delmateriale originale, si prendonoquelle libertà checontraddistinguono ogni jazzistadi razza. Insomma, “Memorie diAdriano” ha tutte le carte inregola per piacere a chi vuolerivivere antiche emozionicantate, ma anche a chi credeche la lingua del jazz sia ancoraun’arma vincente per donarenuova fantasia a uno standardamericano o italiano che sia.m

Il concerto “Memorie di Adriano” vedeinsieme una all stars con Servillo, Girotto,

Bosso, Marcotulli, Di Castri e Barbieri

68RFM2012:Rafest mastro 06/06/12 01.01 Pagina 42

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Ravenna Festival Magazine 2012etno pop 70

Nero è bello dall’ Africa

al SalentoSfida fra talking drum

e pizzica tarantataDI ROBERTO VALENTINO

“Black Is Beautiful”, “nero èbello”, si gridava negli anniSessanta sull’onda delle lotte peri diritti civili degli afro-americani.Un urlo di orgoglio che si èsparso a macchia d’olio in tutto ilmondo coagulando ideali dilibertà condivisi a tutte lelatitudini e longitudini. La musicaha fatto molto a riguardo,diffondendo un messaggio forte echiaro. Da tre anni Ravenna Festivaldedica uno spazio alle musichenere: Rokia Traorè, Maceo Parkere Fred Wesley, storicicollaboratori del “soulbrother number one”James Brown, icongolesi BendaBilili e ilnigerianoSeun Kuti,figlio delmitico Felainventoredell’afrobeate uomo dimillebattaglie nonsolomusicali, sisono esibitinelle dueprime

edizioni di questo piccolo festivalnel festival. Ora tocca ad altriartisti africani, ma anche a ungruppo che tiene alta la bandieradelle tradizioni del Salento,Officina Zoè. La prima seratadella terza edizione di “Black IsBeautiful” li vedrà in azione contutto il loro corredo dipercussioni insieme a BabaSissoko (già collaboratoredell’Art Ensemble of Chicago,paladini della “grande musicanera”), alla cantante del MaliMamani Keita eal

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Ravenna Festival Magazine 2012etno pop 71

percussionista guineanoSourakhata Dioubate. Unincontro inedito, sicuramentecoinvolgente, in cui la pizzicatarantata “sfida” i ritmi africani,la frenesia dei tamburelli dialogacon gli spiriti evocati dai “tamburiparlanti”, il canto griko si fondecon la tradizione orale dei griot, ipoeti-cantori dell’AfricaOccidentale. Un incrocio di suonie culture millenariapparentemente lontani fra loro,ma in realtà molto più vicini di

quanto si possa pensare.La seconda notte a palazzo SanGiacomo avrà invece comeprotagonista la musica dell’Africasub-sahariana. Kareyce Fotso èoriginaria del Camerun ed è unaformidabile polistrumentista(sanza, talking drum, chitarra) ecantante che si esprime in linguabantu. Dalla sua ha anche unapresenza scenica magnetica checaratterizza pure Dobet Gnahoré,“dea nera” ivoriana che haereditato la conoscenza dellatradizione beté dal padre,maestro percussionista diAbidjan. Nella sua musica Dobetha assimilato anche elementidella rumba congolese, delbikoutsi camerunense, dell’high-

life ghaniano. Aly Keïta è della Costa D’Avorio esuona uno degli strumenti piùtipici e diffusi dell’AfricaOccidentale sub-sahariana: ilbalafon. A questo antenato delloxilofono e della marimba si èavvicinato da piccolo e oggi èconsiderato uno dei massimivirtuosi di uno strumento magicoed evocativo come pochi altri: Alylo ha adattato alle proprieesigenze espressive ed è capacedi trarne spettacolari, sontuose

sonorità che rammentano persinoquelle di un’orchestra. Daquando si è trasferito inGermania, Aly Keïta ha avutomodo di collaborare con JoeZawinul, Omar Sosa, RhodaScott, Paolo Fresu, Cheick TidianeSeck, Trilok Gurtu e molti altri. Sudisco Aly Keita è già avvincente,dal vivo è semplicementestraordinario. m

A sinistra, la cantante e polistrumentista del Camerun,

Kareyce FotsoIn alto, un’esibizione del gruppo

salentino Officina Zoé

A Palazzo San Giacomo di Russi spazio astraordinari cantanti e musicisti di Mali,

Guinea, Camerun, Costa d’Avorioe della nostra Puglia

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70-71 RFM2012:Rafest mastro 06/06/12 16.49 Pagina 77

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canzoni ha molti segni tipici deivecchi canti. Quelle radicitradizionali della canzone sonorimaste e hanno influenzato lamusica, a volte anche in manierainconsapevole. Il nostro progetto èproprio quello di fare unariscoperta culturale di questeradici con un lavoro dirielaborazione e interpretazionedi questi classici popolari semidimenticati, accostati a canzonidi De Gregori che hanno nelleloro corde forti assonanze».

Non è la prima volta cheintraprende la strada dilavorare assieme a cantautori,pensiamo ad esempio a LucioDalla, com’è il confronto conautori così diversi?«Ho fatto diverse incursioninella musica leggera. Lucioera molto curioso dei cantipopolari. Aveva unavoracità di conoscenza taleche quando venne allanotte della taranta cantòaddirittura una canzonenell’antico dialettoleccese, che ha ancorainflessioni dell’anticogreco, e che è quindimolto complesso dapronunciare per unbolognese.L’obbiettivo di questilavori però è semprelo stesso: farconoscere i gioielliche abbiamo inItalia, e che teniamorinchiusi negliarmadi, rischiandoche vengano

dimenticati per sempre».Che reazioni ha il pubblico aritrovarsi davanti a rintepretazioni

delle canzoni, che furono cantatedai nonni e dai bisnonni e ormai daanni dimenticate?«Chi le ascolta rimane incantato.Colpito da quanta ricchezza c’è inquelle vecchie opere d’arte, comequando un archeologo scopre unantico affresco rimasto sepolto percentinaia di anni e si rimaneabbagliati e sedotti».

Crede quindi di essere unarcheologo della musica?Sì, nel senso che cerco i segni delpassato e li riporto alla luce.

In un luogo però molto diverso dalmuseo…«Già, sono piazze e luoghi aperti,perché per noi la cosa più importateè ascoltare queste musiche comeuna esperienza viva. Insommabisogna ballare e divertirsi perassaporare queste tradizioni!»

Per molti anni la musica popolare,come i dialetti, sono stati esclusidalla definizione di “cultura”,perché considerati arte povera.Oggi questi pregiudizi sonosuperati?«Allontanarsi dal popolare è stataper la nostra cultura unagravissima perdita. Oggi ci se neaccorge e si comincia a recuperaredialetti, musiche e anche la cucinatradizionale. Attenzione però! Nondevono essere operazioniaccademiche e filologiche,altrimenti si perde la verità diquesti linguaggi, che è laquotidianità, e quindi i continuicambiamenti. È come se per annici fossimo nutriti solo dihamburger del Mc Donalds. Oggiabbiamo l’indigestione, è ora ditornare ad assaporare letagliatelle».

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DI MATTEO CAVEZZALI

Musica d’autore mescolata con leorigini del folklore. “Vola, vola,vola” è un esperimento firmato daFrancesco De Gregori e dal re dellataranta Ambrogio Sparagna. Neabbiamo parlato con Sparagna chespiega così la nascita di questoprogetto, talmente retrò da esseresperimentale.

Come siete arrivati, dopo due

esperienze molto diverse, amescolare il canto della tradizionefolckloristica, con la canzoned’autore moderna e il pop?«Al contrario di quello che puòsembrare non è affatto unabbinamento difficile, perché anchese sono forme musicali diverse,possiedono la stessa matrice. Lacanzone moderna si sviluppa neltempo partendo proprio dal cantopopolare. De Gregori nelle sue

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L’autore De Gregorie l’archeologo Sparagna

Nello spettacolo dei due artisti il recuperodi tradizioni, come la tarantella dei pastori

che cantavano terzine dantesche

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DREAM CAR RFM:Rafest mastro 05/06/12 21.55 Pagina 7

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Ravenna Festival Magazine 2011musica popolare74

Perché per decenni gli italianisi sono vergognati delle proprieorigini culturali e musicali?«È stato per sentirsi parte delmondo avanzato e industriale,quello che parlava in inglese esuonava rock, i canti in dialettosembravano un segno diarretratezza. Purtroppo c’è statauna vera rimozione di questi canti,ritenuti non-colti, ma in realtà èl’esatto contrario. Basti pensare chei pastori cantavano a ritmo ditarantella i versi di Dante e altreantichissime poesie che venivanocosì mantenute in vita etramandate. Era una tradizione cheè rimasta fino a una trentina di annifa, e oggi non si fa quasi più. Perquesto abbiamo deciso direcuperali. È una idea di culturapoetica genuina e che io sento piùnostra. La poesia cos’è se non èmusica da sentire in una esperienzacollettiva? Penso che qualcuno stiacominciando a capirlo».

Quali sono le peculiarità che l’Italiapuò dare alla musica e che altripaesi non possono dare?

«È la varietà della musica italiana.Parafrasando il maestro Muti,l’Italia non è il paese della storiadella musica, ma è il paese dellamusica. Basterebbe vedere quantistrumenti diversi di musicapopolare esistono, e che purtroppostanno scomparendo. Ci siamo fattidistrarre da altri generi musicali, male nostre canzoni, quelle che ciappartengono, sono quella deicontadini e dei pescatori».

Era già venuto a suonare alRavenna Festival, proprio nellasuggestiva cornica di Palazzo SanGiacomo a Russi, come ricordaquella serata?«Ero venuto con la mia orchestraper una notte di taranta nel 2007.C’era molta gente ed è stata unagrande festa. Palazzo SanGiacomo è un luogo speciale,denso di memoria, legato alterritorio. Un luogo dicomunione. Credo che anchequesta volta si ripeterà quellaesperienza».m

Sopra Francesco De Gregori, nella pagina precedente

Ambrogio Sparagna

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Ravenna Festival Magazine 2012contemporanea76

Steve Reiche il minimalismoche non c’è più

DI LUCA MANSERVISI

Tra i protagonisti di una tra le piùsignificative rivoluzioni della musicadel ventesimo secolo, quellariconducibile al movimento artisticodel cosiddetto minimalismo, il72enne compositore americanoSteve Reich sarà protagonista di unadue giorni a lui dedicata al RavennaFestival. Prima di lasciare spazio allesue composizioni mercoledì 13giugno al Pala De André – doveverranno proposte dal Parco dellaMusica Contemporanea EnsembleTehillim, frutto dei suoi studi sullacantillazione ebraica, e City Life,omaggio alla sua New York – martedì12 sarà alla biblioteca Classense inun incontro condotto da FrancoFabbri.Musicista (celebre in passato peressere stato cantante e compositoredegli Stormy Six) e musicologo difama internazionale, Fabbri insegnastoria della musica contemporaneaall'Università di Torino e tiene ilcorso di Elementi di economia deibeni musicali all'Università di Milano.Lo abbiamo intervistato pochi giorniprima del suo arrivo a Ravenna.Fabbri, come sarà strutturata laserata a fianco di un mostro sacrocome Reich? Quali spunti diinteresse può offrire?«Reich è l'unico dei minimalisticonsiderati classici (gli altri sono LaMonte Young, Terry Riley e PhilipGlass, ndr) che non ho ancoraintervistato. Come ho fatto con glialtri, cercherò di essere il piùpossibile preparato sul lavoro diReich, ma non redigerò uno schemaper il colloquio. Preferisco, diciamocosì, un'improvvisazione controllata.Sono sicuro che Reich abbiamoltissime cose interessanti da dire,ben oltre qualsiasi pianificazione dichi lo intervista».Da insigne musicologo, quale ritieneche sia stato il ruolo di Reich nellastoria della musica contemporanea?«Mi sembra che il tempo abbia già

dimostrato che Reich è stato, econtinua anche ad essere, uno deicompositori più originali dell'ultimomezzo secolo, uno che valesenz'altro la pena di ascoltare e distudiare. Peccato per i critici e imusicologi che non l'avessero ancorafatto».In che modo il minimalismo èriuscito ad influenzare anche generimusicali considerati meno colti e piùpopolari e, conseguentemente, aentrare anche nelle discoteche degliappassionati di rock, per esempio?«I compositori minimalisti si sonoposti il problema di creare unamusica la logica del cui sviluppofosse percepibile all'ascolto, e nonsolo analizzando una partitura. Inquesto senso, pur senza nostalgie oricalchi stilistici, si sono collegati aun’epoca nella quale non era stataancora istituzionalizzata la divisionetra musica d'intrattenimento emusica d'arte. Non è questione che ilrock sia meno “colto” – anche se sì,lo si può vedere sotto questa luce – èche è una musica che è indubbio

abbia una logica, la si coglienell'ascolto. Ci sono appassionati dirock, oggi, che hanno un'età e unacultura musicale non certo inferiore aquella dei frequentatori dei concertidella vecchia avanguardia».Considerato anche il cambiamentodella fruizione musicale, soprattuttoa causa di internet, crede che ifestival orientati in particolare versola musica colta o d'avanguardiasiano destinati ad assumere un ruolosempre minore? O è vero forse ilcontrario?«Potenzialmente, dico una banalità,c’è molta più informazione sullamusica di oggi e del passato che inqualsiasi altra epoca. Qualunquefestival musicale dovrebbe epotrebbe sfruttare questainformazione per creare un pubblicopiù ampio».E gli ascoltatori? Sono meno apertirispetto al passato riguardo alleproposte più difficili?«La “difficoltà” – come tutto, inmusica – è un concetto relativo.Quando negli anni Settanta “Musica

nel nostro tempo” (storica rassegnadi concerti milanese, ndr) avevaduemila abbonati, escludo chefossero tutti “ascoltatori esperti” – ostrutturali – secondo la gerarchia diAdorno, ma avevano fiducia che manmano si sarebbero impadroniti delcodice. Bisogna ricreare quellafiducia».Oggi vengono spesso definiti dallacritica “minimalisti” alcuni nuoviprotagonisti in particolare dellascena elettronica: ma ha ancorasenso parlare di minimalismo?«Il minimalismo classico degli anniSessanta-Settanta è stato superatodai suoi stessi fondatori. Laripetitività, resa così accessibiledall'uso dei computer o di scatoletteche costano poco più di un distorsoredel 1965, è un aspetto superficialedel minimalismo, anche se è facileinterpretarla come un segnale diriconoscimento. Anche per questo misembra utile confrontarsi per primacosa con la musica dei cosiddettiinventori di questo genere, o diquesto stile».m

Parla il musicologoFranco Fabbriche intervisterà il celebrecompositore americanoil giorno primadel concertoal Pala De André

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Ravenna Festival Magazine 2012contemporanea 77

corrente musicaleIl bello della reiterazione

«La musica minimalista (detta anche musicaminimale o musica ripetitiva) è un genere dimusica colta, sorto negli Stati Uniti negli annisessanta, che si caratterizza per un tessutoscarno, fatto di pochissimi elementi. Le ricerchein ambito minimalista si sviluppano a partiredagli anni sessanta, con autori quali Steve Reiche La Monte Young. Tuttavia, esse acquistano illoro consenso maggiore e, di conseguenza, laloro massima appetibilità commerciale, neglianni novanta in quanto riescono a sintetizzaremondi musicali distanti senza che essi sianoparticolarmente contrastanti [...]». Questa, su Wikipedia, la definizione dellacategoria annoverata (con molte riserve criticheda parte degli accademici) nel campo dellamusica colta che però ha sempre avuto ampiocredito e apprezzamenti in ambienti culturali e inpubblici più orientati alla musica pop, jazz eetnica che alla classica. Contenitore ampio ditalenti artistici, ricerche estetiche e stili, il filoneminimalista vuole fra i suoi padri fondatori i giàcitati La Monte Young, Terry Riley e, fra i suoi piùevoluti ed eclettici protagonisti, Steve Reich ePhilip Glass, tuttora in piena attività. Senzadimenticare le sperimentazioni sulla risonanza ele armoniche di Charlemagne Palestine. A talepoliedrica ricerca musicale americana vengono

affiancate, inoltre, le figure e le opere di altricompositori come gli inglesi Gavin Bryars eMichael Nyman (famoso per le sue colonnesonore e – si dice – coniatore proprio del termine“minimalismo musicale”), mentre, in ambitoeuropeo, si distinguono anche il belga WimMertens, l’olandese Louis Andriessen, l’estoneArvo Pärt. Infine, per quanto riguarda la secondagenerazione dei minimalisti, dopo gli esordi deglianni ‘60, ecco spuntare i nomi degli americaniJohn Adams, Michael Torke e gli ironicisperimentatori della newyorkese “lovely music”guidata da Robert Ashley. Oltre l’omaggio a Steve Reich di quest’anno, ilRavenna Festival nelle edizioni passate haospitato esponenti di rilievo della correnteminimalista o commissionato concerti concomposizioni di musicisti di questa corrente, fracui Philip Glass, Terry Riley e Arvo Pärt.Proprio due composizioni del compositoredell’est europeo Arvo Pärt (ma residente aVienna dal 1980) sono inserite nel cartellone diquesta edizione 2012. Si tratta del Lamentate perpainoforte e orchestra, eseguito dall’OrchestraCherubini guidata da Dennis Russel Davies, e deibrani Für Alina e Spiegel Im Spiegel per lacoreografia Near the terrace, messa in scenadalla compagnia di danza Shen Wei.

Nel mosaico di ritratti, esponenti storici delgenere minimalista. Dall’alto, e da sinistra adestra: Reich, Glass, Riley, Nyman, Adams e

Pärt. Un quadro rappresentativo ma a cuimanca il pioniere La Monte Young

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Ravenna Festival Magazine 2012contaminazioni78

DI LUCA MANSERVISI

L’anno scorso fu una dellepiù belle sorprese delfestival, anche perchérappresentava unasorta di “ritorno acasa” di unravennate che cel’ha fatta. Unocome YuriAncarani,videomaker di 40anni premiato unpo’ in tutto ilmondo, in grado diattirare l’interesse dinientemento cheMaurizio Cattelan. QuelMaurizio Cattelan. Ecco,dopo il lavoro dell’annoscorso sulla bora insieme aStephen O’Malley – anch’esso unfenomeno nel suo campo, quello delblack metal, diciamo così,sperimentale – Ancarani torna allaRocca Brancaleone con la sua nuovaopera targata appunto Cattelan, chel’ha prodotta, presentata all’ultimofestival di Venezia, prima di passare inrassegna, per esempio, al Guggenheimdi New York o recentemente al nuovoMaxxi di Roma. Arte con la a maiuscola,evidentemente. E la quintessenza delcinema, tanto che solo la bellalocandina è un tuffo nel Kubrick di2001. Il film in questione si chiamaPiattaforma Luna, che è la piattaformasu cui lavorano i sei sommozzatori chene sono protagonisti, costretti a vivereper settimane tra il fondo del mare euna camera iperbarica. L’opera diAncarani sarà proiettata alla Rocca nelcorso della serata di venerdì 29 giugnonell’ambito della terza edizione diWeird Tales, la rassegna dedicata allamusica contemporanea (e inparticolare al suo rapporto conl’immagine) che organizza BronsonProduzioni nell’ambito del RavennaFestival. Ancarani quella sera saràaffiancato – e probabilmente del tutto,inevitabilmente, sovrastato –dall’australiano Ben Frost, personaggiochiave della scena musicale elettronicae sperimentale mondiale, scelto dal

videomaker ravennate per lacolonna sonora di Piattaforma

Luna. Non si poteva perderel’occasione, quindi, per faresibire Frost dal vivo, tral’altro insieme amusicisti “veri” qualiShahzad Ismaily asynth e batteria –uno che hacollaborato nelcorso della suacarriera, tanto percitarne due, conLou Reed e TomWaits – e BorgarMagnason alcontrabbasso, per un

concerto in esclusiva perl’Italia.

«La scelta di Ben Frost perPiattaforma Luna è stata

naturale – ci racconta lo stessoAncarani –. Lui si ispira a scenari chesono molto vicini ai miei. Il mioprocesso nella costruzione è a togliere,cerco di raccontare utilizzando menoinquadrature possibili, e Ben Frost conpochi suoni riesce ad essere potente.Mi serviva qualcosa di forte, diestremo, come è estremo quello chefanno i personaggi di Piattaforma Luna.Tra tutti i dischi della mia collezione,sono circa duemila, dovevo sceglierneuno, un autore. Ho pensato a lui».Parole chiare che rendono forsepleonastica la classica domandasull’importanza che riveste la musica inun creatore di immagini, ma che glifacciamo lo stesso. «Sono moltoattento alle scelte musicali. Collezionoda sempre dischi di musicacontemporanea ed elettronica.l'ascolto per piacere, ma soprattuttoper studio. La musica, i suoni, mi fannoevocare immagini, suggestioni chespesso mi aiutano a completare i mieifilm».Il secondo e ultimo appuntamentodella rassegna rappresenterà ilconcerto più tradizionale finora nellastoria di Weird Tales: niente visuals, albando l’avanguardia e lasperimentazione, solo tanta voglia difare festa. Certo, difficile comunquedefinire tradizionale un gruppo che si

Il personaggio

Australiano trapiantato in Islanda, doveha collaborato anche con Bjork, Ben Frost(al festival il 29 giugno) è uno dei nomi dipunta della scena elettronica mondiale.Influenzato dal minimalismo come dalpost-punk, per descrivere la sua musicala parola più adatta è contaminazione.Una continua ricerca sperimentale traelettronica pura, dark ambient, noise,drone e glitch music. Acclamato in parti-colare dalla critica il suo album del 2009,By The Throat, il terzo della sua carriera,fatta però anche di collaborazioni svaria-te e di parentesi da produttore. L’ultimasua pubblicazione è frutto del progettorealizzato insieme a Daniel Bjarnason –sotto la supervisione addirittura di BrianEno – di musicare ex novo il noto film diAndrej Tarkovsky Solaris.

L’elettronica glaciale dell’australiano d’Islanda

Tra elettronicae folkecco i suoni di Weird Tales

Protagonista anche il videomaker ravennateYuri Ancarani con Ben Frost: «Lo ho sceltoperché mi serviva qualcosa di forte»E poi sarà festa con Edward Sharpe

Un fotogramma dal film di Yuri Ancarani Piattaforma Luna

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Ravenna Festival Magazine 2012contaminazioni 79

Brancaleone, mercoledì 11 luglio,quando si esibiranno per la prima voltain Italia. Nella cartella stampa vengonodefiniti come una truppa indie-rock chesi ispira fortemente alle comunitàmusicali spontanee che sorgevanonelle piccole cittadine della California –la famosa scena di Laurel Canyon – tra

esibisce sul palco in una dozzina dielementi e che ha appena fatto un toura bordo di un treno d’epoca. Lorovengono da Los Angeles e hanno sceltoun nome un po’ improbabile, EdwardSharpe & The Magnetic Zeros, ma giànoto in tutto il mondo. I loro fanaffolleranno sempre la Rocca

gli anni Sessanta e Settanta. Noiaggiungiamo le parole folk epsichedelia per inquadrare il gruppo.«Quest’anno siamo stati costretti aragionare su due soli eventi – atracciare una sorta di bilanciopreconsuntivo di Weird Tales èChristopher Angiolini, mente della

Bronson Produzioni – ma l'idea èrimasta comunque quella di alzarel'asticella, il livello di famainternazionale. Restano due gli indirizziprincipali: quello dell'elettronicacontemporanea che si spinge fino aldrone, alla manipolazione del suono edelle frequenze sonore che flirta con leimmagini da una parte, e quello delneo indie folk dall'altra. Sia Ben Frostche Edward Sharpe sono entrambiartisti che io e Franco (Masotti,direttore artistico del Ravenna Festival,ndr) stavamo monitorando da tempo inattesa di approfittare dell'occasionefavorevole per portarli a Ravenna».E come si è inserita una realtà “rock”come quella del Bronson in uncontesto tradizionalmente classicocome il Ravenna Festival? «La BronsonProduzioni si è creata una credibilitàinternazionale tra le pieghe delcontemporaneo, nelle cosiddettenicchie di mercato. Credo che il Festivalsia attento a quanto accade in città e,per quanto mi riguarda, la possibilità dicollaborare con la direzione artistica diMasotti è alquanto stimolante. Ilsuccesso di pubblico e critica delle dueprecedenti edizioni credo siaindiscutibile, ora si tratta di proseguirein questo percorso accettando la sfidadi continuare a crescere senza tradirel'idea di partenza».m

Alex Ebert cantante di Edward Sharpe & The Magnetic Zero

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Rumiz e la parola rotondache parla alla pancia

DI MATTEO CAVEZZALI

Molti scrittori preferisconoscrivere stando fermi dietro lapropria scrivania, vagando con lafantasia, Paolo Rumiz non è traquesti. Lo scrittore triestino,nonché prestigiosa firma diRepubblica, ha sempre scrittocamminando, spostandosi sustrade spesso polverose edissestate. Da paesi in guerra, dapaesi in pace, da luoghisconosciuti e da capitali, suimonti innevati degli Urali e neideserti dell’Afghanistan. Maistando fermo, ma andandoincontro alle storie. Da dove viene questa voglia diraccontare in movimento?«Da piccolo sognavo di farel’esploratore. Non il giornalista.Era il desiderio nato da bambino,acceso dalla fiabe di mia nonna, emai sopito. Ho scelto allora diviaggiare, poi è venuto loscrivere, come una conseguenza.Il viaggio, infondo, è la metaforadella vita. Raccontare un viaggioè un modo per raccontare dellavita».Cosa ha avuto di diverso laBosnia in cui si era recatodurante la guerra, dove èscoccata la scintilla che haportato a realizzare “La cotognadi Istambul”? «Sono stato in Bosnia comeinviato di guerra. L’ho conosciutanel suo periodo più infelice, maquesto non mi ha impedito diconoscere lì persone speciali. Illibro è la foto di gruppo di unmondo, scattata appena primache scomparisse. Lì ho fattoincontri che mi hanno segnato eche ho fermato in un’immagine».La storia è vera o in parteimmaginata? «È tutto vero. All’inizio. Poi larealtà diventa una storia a furia diraccontarla. Quella della“cotogna” è una storia nata comeun racconto orale. Per essereletta ad alta voce. Come ogniracconto orale, però, ogni voltache viene pronunciato muta. Cosìil confine tra verità e fantasiascompare. Oggi farei

sinceramente fatica a dire cosa èvero e cosa lo è diventato a forzadi ripeterlo».Come mai, dopo tanti libri e tantiarticoli, questa volta ha sentito lanecessità di partire dalla parolaorale?«Tutto è iniziato con la perdita diuna persona. Per rielaborarequesto dolore ho iniziato araccontare la storia, finché ildolore non è trasfigurato. Narrarele storie a voce alta è una praticaantica come l’umanità.Nell’Odissea c’è scritto che gliuomini non “canterebbero” se cifossero strappi nella vita. Per meè stato così. Poi qualcuno mi hadetto “perché non la scrivi questastoria?”. Allora l’ho scritta perfissarla nel tempo, per la paurache il vento dell’inverno lasoffiasse via. L’ho cominciata ericominciata, ma non trovavo unaforma su carta che rendessegiustizia al racconto orale. Poi ungiorno, forse camminando, mi èvenuta l’idea folle di scriverla inversi. Con una metrica che èanche un mantra. È una formache, quando pronunciata a vocealta, rassicura. Tutti riconoscono

quel suono inconsciamente,perché è lo stesso tipo divibrazione che sentivamo dabambini per essereaddormentati. In questa formamusicale c’è una energia segreta.Così l’ho scritta tutta in una volta,come trasportato dalla correntedi un fiume. Mentre il libro era giàin stampa ho continuato a faremodifiche e quella che recitiamoadesso è una versione più fluidadi quella andata in stampa.La canzone che ruolo ha avutonel passaggio da narrazione aspettacolo teatrale?«Il racconto ha assunto unaforma epica in cui la musica èparte della storia. Il fato ha volutoche incontrassi un musicista conla mia stessa passione per quelleterre: i Balcani, la Turchia, laDalmazia. Sentita la storia si èsubito buttato pancia a terra acomporre le musiche».Com’è cambiato il rapporto con ilpubblico dai primi raccontispontanei, fino ad oggi, che sitrova davanti a un verospettacolo?«Il pubblico viene coinvolto moltodi più. Non si è più abituati ai

versi. La scelta di una forma cosìpoco abituale poteva diventareun grosso buco nell’acqua.Invece non lo è stato. Le personesono affascinate da una formache pare arcaica, ma è in realtàmolto vicina. È una parolarotonda che parla alla pancia».La tourneè di uno spettacolo èuna sorta di viaggio, in cui lei staportando la storia di un altroviaggio. Che effetto le fa? Ilpubblico di luoghi diversi ascoltain modo diverso?«Ci sono pubblici molti diversi inluoghi diversi. Per noi che ciaffacciamo sull’Adriatico i Balcanisono mondi esotici vicini. Già inpiazze come a Napoli o inSardegna i Balcani suonano comelontani, come mondi pococonosciuti dalle passioni forti.Noi siamo abituati a ragionaretroppo di testa e non lasciarci maiandare ai sentimenti. I Balcaniinvece sono la pancia d’Europa». Nella storia appare anche,indirettamente, Ravenna.Mascia, la protagonista, nei suoitratti è descritta come un voltobizantino… «Esatto, Mascia ogni tanto vienechiamata anche Teodora, come ladama di San Vitale… Ravenna èuna città in cui si respira l’ariadell’oriente. Nei volti dei mosaiciho rivisto quelli di persone cheavevo conosciuto al di là delmare, a Istanbul e a Sarajevo.Ravenna però c’entra anche perun altro verso. A Sarajevo, treanni fa, ho conosciuto la famigliaMuti. Dopo qualche incontro sicreò subito sintonia e così, nelviaggio di ritorno, raccontai aRiccardo Muti e a Cristina lastoria del melograno. Era unastoria ancora molto personale epoco rielaborata. Fu allora cheMuti mi disse: “questa è unaballata cavalleresca”. Fuquell’incontro a darmi la spintaper lavorare su questa storia e midiede anche l’idea di renderlamusicale. Quando uscì il libro, mifu recapitato a casa un pacco “daRavenna”, me lo aveva mandatoCristina. Era un cesto pieno dicotogne ravennati». m

“La Cotogna di Istanbul” è un racconto in versi che il grande giornalista ha scritto

dopo un viaggio a Sarajevo con la Muti

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I migliori giovani talenti di Taiwan acomporre un'orchestra che nasce daitraffici marittimi. È la storia dellaEvergreen Symphony Orchestra: nelcartello del Ravenna Festival siesibirà per la prima volta in Italiaquella che è un’orchestra nata pervolontà di Chang Yung-fa, fondatorenel 1968 della compagnia dinavigazione Evergreen. Oggi quellapiccola compagnia è diventata uncolosso tra i primi quattro al mondo edestinata a crescere ancora quandoverranno varate le undici mega navigià in cantiere. Evergreen fa scalo aRavenna dall’inizio del 2011,rappresentata dalla Sisam Agenti.Quando mezzo secolo fa ChangYung-fa fondò a Taiwan la sua piccolacompagnia di navigazione certo nonimmaginava di dare vita a quello chein pochi anni sarebbe diventato unvero e proprio impero, l’EvergreenGroup: decine di società di trasporti ecentinaia di uffici in tutto il mondo. Eneppure immaginava che un giornoin seno a quell’impero avrebbetrovato posto anche un’orchestra. Manavi e note non sono gli unici settoriin cui si muove il magnate asiatico: ilgruppo comprende infatti unacompagnia aerea privata, la stessa sucui viaggeranno i componentidell'orchestra per venire in Italia, e

numerosi investimenti nelsettorealberghiero. InEuropa finoranon sono moltele città in cuiYung-fa hainvestito.Qualcuno aRavenna culla ilsogno di poteraffascinare ilmiliardariofacendoloinnamorare dellacittà. Del resto èinnegabile che inquesto caso ilmomento musicale eculturale avrà ancheuna valenzaimprenditoriale per iltessuto economicodella città. In questocaso impresa e culturavanno a braccettoperché, come lasciaintendere qualcuno, peruna compagnia comeEvergreen è alquanto semplicecambiare i porti di scalo. Venire aRavenna con l'orchestra e trovare unambiente piacevole potrebbe servirea promuovere il brand ravennate.

Ilgruppo Evergreen nasce a

Taiwan nel 1968. Il primo colpo digenio fu intuire che il trasporto merciin container avrebbe rappresentato ilfuturo del trasporto via mare. Nel1984 arriva il primo servizio attorno alglobo: dall'Asia la linea taiwanese fa

il giro del mondo conquistandosuccesso e fama. Non è quindi uncaso che all'inizio degli anni novantafosse il primo vettore mondiale. Oggi,come detto, è sceso di qualcheposizione nella classifica. Unagraduatoria che presto risalirà: almomento la flotta contacentocinquanta navi e fa scalo in240 parti di ottanta Paesi. Nel 1985viene costituita la FondazioneChang Yung-fa. La missione?Promuovere la cultura e le artisovvenzionando i bisognosi dicure mediche e formazionescolastica. L'anteprima di quellache posi sarebbe stata laEvergreen Symphony Orchestraavviene tra il 1986 e il 1997: lafondazione sponsorizzòventotto giovani interessati alletradizionali musiche taiwanesiperché studiassero nellemigliori accademie musicalidegli Stati Uniti. Ecco che nel2001 nasce l’orchestra.

Inizialmente solo venti musicisti. Ipionieri. Nel 2002 furono settanta glielementi a comporre la prestigiosaformazione. Nello stesso anno ilprimo concerto. La notorietàdell'insieme è data soprattutto dalleinterpretazioni, brillanti, di musicaclassica e delle canzoni popolaritaiwanesi. Il violinista cinese di famamondiale Kek-Tjiang Lim è stato ilprimo e principale direttore musicale.Suo successore fu Ya-Hui Wand. Nel2004 l'orchestra esce dai confini diTaiwan: la prima apparizioneall'estero è a Singapore allaEsplanade Concert Hall. Il 2007 siapre con un momento importante: lanomina di Gernot Schmalfuss adirettore principale: l'artista inprecedenza aveva diretto la MunichChamber Orchestra ed era statodirettore ospite della MunichPhilarmonic Orchestra e la StuttgartRadio Symphony Orchestra. m

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Evergreen, e dall’impresanacque l’orchestra

Sopra, Gernot Schmalfuss, a sinistra la Evergreen

Symphony Orchestra

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Guido Guidie la linea di confinedella fotografiaAd accompagnare questa edizionedel Festival sono le immagini di unodei maestri italiani della fotografia,Guido Guidi.Guidi nasce nel 1941 a Cesena, dovevive e lavora. Dal 1956 è a Veneziadove studia prima Architettura alloIUAV e successivamente Disegnoindustriale, seguendo tra gli altri icorsi di Luigi Veronesi e ItaloZannier. È nel clima vivace delperiodo veneziano che decide didedicarsi con continuità allafotografia. Dalla fine degli annisessanta realizza importanti ricerchepersonali, indagando il paesaggio ele sue trasformazioni esperimentando al contempo illinguaggio fotografico. Le sue opere

sono state esposte in istituzioniitaliane e internazionali – tra le qualiil Fotomuseum di Winterthur, ilGuggenheim e il Whitney Museum diNew York, il Centre GeorgesPompidou di Parigi, La Biennale diVenezia – e sono state oggetto dinumerose pubblicazioni. A partiredagli anni ottanta partecipa anumerosi progetti didocumentazione del territorio comel’indagine sulla città diffusa traVenezia, Padova e Treviso,promossa dallo IUAV nel 1982,“Viaggio in Italia” (1983) ed“Esplorazioni sulla via Emilia. Vedutenel paesaggio” (1986), “Archiviodello Spazio” della Provincia diMilano (1991), l’indagine sull’edilizia

pubblica dell’Ina-Casa (1999),“Atlante Italiano 003” (DARC, 2003).In ambito prettamente architettonicorealizza ricerche e pubblicazionisulle opere di Le Corbusier (Einaudi,2003), Carlo Scarpa e Ludwig Miesvan der Rohe (Canadian Centre forArchitecture, 1999 e 2001). Allaprofessione di fotografo affianca daanni attività di didattica epromozione della fotografia: nel1989 avvia a Rubiera, con PaoloCostantini e William Guerrieri, Lineadi Confine per la FotografiaContemporanea. Dallo stesso anno èdocente di Fotografia all’Accademiadi Belle Arti di Ravenna, dal 2001insegna presso lo IUAV di Venezia edal 2009 presso l’ISIA di Urbino. m

«La fotografia, per Guido, è,prima d’altro, un modo dipensare, un invito a medi-tare, un’occasione per coin-volgersi nel reale e impa-starvisi; prima d’altro, ossiaprima di essere una tecnica(eppure, quella di Guidi èvirtuosistica, di volta involta inventata improvvisa-ta gestuale funzionale, mafinalmente senza regole), oun linguaggio (che se lo è,come in effetti lo è, non habisogno di una filosofia chespieghi troppo, come unadidascalia), o un’arte (leimmagini di Guidi sonoartistiche, eccome, ma losono in quanto fotografie ebasta).

Italo Zannier (Venezia, 1983)

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Iconografie, saggicritici, documentiIl catalogo è questoDa sempre un catalogoaccompagna le edizioni delRavenna Festival, con immagini,testi di approfondimento e saggicritici sui temi dellamanifestazione. Quest’anno, lapubblicazione si presentarinnovata, come sempre ricca dicontenuti ma rinnovata da unaraffinata veste grafica.Al centro del volume, il millenarioanniversario della nascitadell’eremo di Camaldoli e del suofondatore San Romualdo, indagatisia sul piano artistico che storico.Daniela Poggiali analizzal’iconografia romualdiana fraRavenna e Camaldoli, mentreGiovanni Tabacco e Donatino

Domini esplorano le vicendesecolari del santo Romualdo nellaRavenna dell’anno Mille. Notevolianche le testimonianza frapassato e presente della vitamonacale e del rapporto fraspiritualità e natura di AlessandroBarban, Roberto Fornaciari eSalvatore Frigerio, rispettivamentepriore e monaci della comunitàcamaldolese.Sui concetti ascetici di solitudine evuoto, le declinazioni di FrancoMasotti (sulla musica di ArvoPärt), di Alberto Girogio Cassani(sul cinema di Antonioni) e diAntonio Marchetti (sull’attualità di“Esserci fuori luogo”). Un altrotema, trattato con interventi di

Fosco Maraini, Giuseppe Tucci eEnzo Bianchi, è la vicenda delbuddismo tibetano rivelata nellasua tragica attualità di esilio epersecuzione ma anche distraordinaria vitalità culturale espirituale. Tre i saggi critici distretta impronta musicale sulla“nobilissima visione” di PaulHindemith e la “trilogia popolare”di Giuseppe Verdi a firma di LuigiAbbate, Andres Briner e PaoloGallarati. In chiusura di catalogo,immagini e testi sulla fotografia diLuigi Ghirri e Guido Guidi, a cura diDanilo Montanari e Silvia Loddo.Fra i documenti pubblicati,frammenti dal Libro della regolaeremitica. m

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Edizione 2012Supplemento gratuitoa “Ravenna & Dintorni”nr. 491 del 07 giugno 2012

Redazione: [email protected]à: [email protected]

Editore: Reclam srl - Ravennawww.reclam.ra.it

Simbolie riti dellaspiritualità

Etnica e jazzEgberto Gismonti & Co.,tamburi africani e salentini,De Gregori e Sparagna a tutto folk

DanzaHip hop dal Brasile,contemporanea fra orientee occidente, balletto Gran Galàdirettamente da Parigi

ClassicaRiccardo Muti sul podiodel “Concerto delle fraternità”.Yuri Temirkanov celebrala grande musica russa

Meditazioni fra divinità e natura

Ravenna Festival MagazineIn collaborazione con

Rave

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2012

Opera“Sancta Susanna”

capolavoro rinnegatodi Paul Hindemith

Omaggio a Steve Reich, genio del minimalismo / Cinema ed elettronica con Weird Tales / Passeggiate: nella pineta di Classe e da Ravenna all’eremo di Camaldoli / Sette giorni in Tibet fra cerimonie, canti, danze rituali e mandala

All’interno

Cover ESATTA ESTERNO:Layout 1 06/06/12 16.01 Pagina 1