Rassegna 7 luglio

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LA REPUBBLICA Pagina 17 - Esteri Il richiamo del Consiglio d´Europa al governo. Frattini e Maroni: stiamo mediando Detenuti eritrei, l´Italia tratta con Gheddafi I 245 rifugiati sono rinchiusi nel centro di Braq, in mezzo al deserto: "Sono stati violati i diritti umani" ROMA - Diventa un caso politico il destino di 245 immigrati eritrei, picchiati selvaggiamente e trasferiti a bordo di due porta container dal centro di identificazione di Misurata al carcere di Braq, in pieno deserto, nel sud della Libia. Grazie alla mobilitazione di numerose organizzazioni dei diritti umanitari, alle pressioni del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) e ad Amnesty international, il governo italiano ha deciso di muovere i primi passi diplomatici nei confronti di Tripoli. «L´Italia - scrive il Commissario per i diritti umani del Consiglio d´Europa, Thomas Hammarberg, in una lettera inviata ai ministri Maroni e Frattini - ha il dovere di vigilare sul rispetto dei diritti umani e di evitare di rinviare migranti, inclusi richiedenti asilo, in Paesi dove rischiano di essere torturati o maltrattati». Sommersi da interrogazioni parlamentari dell´opposizione, Idv, Sinistra e libertà e Pd, dalle Acli alla stessa Udc, i titolari dell´Interno e degli Esteri corrono ai ripari. Spiegano che è in corso «una mediazione italiana», che «un rappresentante della nostra ambasciata già nelle prossime ore potrà visitare i rifugiati nel centro di Braq» ma invitano alla cautela e soprattutto alla discrezione. «Abbiamo scelto», rivendicano i due ministri, «una strada diversa da quella della pubblicità, perché siamo convinti che non ci aiuterebbe. Chiediamo un´azione internazionale capace di coinvolgere l´Onu e le sue agenzie». Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, si è attivato sin dal 2 luglio con una serie di richieste pressanti al ministro degli Interni. «Sappiamo che tra i 245 eritrei, tra cui donne e bambini, ce ne sono molti che avevano raggiunto l´Italia e che avrebbero dovuto essere accolti come rifugiati politici. L´incertezza dimostrata in queste ore denota l´imbarazzo del governo italiano. Da un lato celebra il successo dell´accordo bilaterale con la Libia nel campo dell´immigrazione dall´altro tace sul fatto che questo accordo non contempla il rispetto dei diritti umani e dell´asilo politico». Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, spiega che «non c´è tempo da perdere. Bisogna evitare assolutamente che queste persone siano rimpatriate in Eritrea. Questo - ricorda - è il quarto tentativo da parte della Libia di rimpatriare in modo forzato dei rifugiati. Dal maggio del 2009 ben 800 persone sono state riportate in Eritrea e in altri paesi del Corno d´Africa. Lo ammette lo stesso governo italiano. Molti erano rifugiati politici. Non si sa che fine hanno fatto. Evitiamo che accada anche questa volta». Domani mobilitazione davanti all´ambasciata libica a Roma. Una fiaccolata dalle 18 alle 20 raccoglierà centinaia di persone. L´obiettivo è liberare i "dannati" di Braq. (d. m.)

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IL TIRRENO Pagina 4 - Attualità Filippo Berselli (Pdl): serve a dare serenità a chi governa Il Pdl: lodo Alfano esteso al passato Premier e ministri protetti anche per fatti antecedenti la loro nomina ROMA. Il «superscudo» per premier e ministri non era un’idea personale di un singolo senatore. Ora è la linea del Pdl, che in Senato ha chiesto che venga previsto nel nuovo lodo Alfano costituzionale. Il «parere condizionato» della commissione Giustizia, scritto dal presidente Filippo Berselli (lo stesso che qualche giorno fa aveva avanzato la proposta) chiede che l’ombrello anti-processi previsto dal lodo Alfano eviti anche al presidente del Consiglio e alla sua squadra i procedimenti per reati commessi prima della nomina. Nel disegno di legge il «superscudo» è previsto solo per il presidente della Repubblica, ma secondo la commissione va esteso a premier e ministri. In realtà, secondo Berselli, si tratta solo della correzione di una “dimenticanza”: perchè il salvacondotto per i vecchi reati era previsto anche nel vecchio lodo Alfano, quello bocciato dalla Corte perchè non aveva rango di legge costituzionale, e se non è passato dal vecchio al nuovo testo è perchè «ci si è dimenticati di riprodurlo». Ecco come Berselli giustifica la modifica: alla base della legge, sostiene, c’è un principio fondamentale per il buon funzionamento delle istituzioni, la necessità di garantire a chi si trova ai vertici dello Stato il «sereno svolgimento» delle proprie funzioni. Dunque lo scudo va esteso anche al al passato. Ma sulla decisione del Pdl si preannuncia battaglia in Parlamento. La democratica Donatella Ferranti parla di decisione «sconcertante» e spiega: «Già non vediamo la necessità di quella legge figuriamoci la necessità di un estensione dei tempi di applicazione». E il capogruppo dell’Idv Massimo Donadi: con le modifiche proposte, la Costituzione viene «piegata alle esigenze processuali dei furbi di Stato». Il Pd, però, ha fatto un passo falso. Aveva presentato un emendamento che garantiva al presidente della Repubblica uno scudo totale, valido anche per i reati penali. La proposta, è stato spiegato, nasceva dalla preoccupazione di evitare che Napolitano fosse inquisito da qualche magistrato politicizzato vicino al centrodestra. Finito sulle pagine del «Fatto quotidiano», l’emendamento ha creato imbarazzo ed è stato poi prontamente ritirato «per evitare strumentalizzazioni».

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LA NAZIONE Pagina 7 - Grosseto Poltrone. Definitivamente tramontata la candidatura di Donnini Per l’Epg rispunta Scheggi Dopo l’incontro fiorentino risalgono le quotazioni del segretario

di ALBERTO CELATA SE È VERA PACE, o una treguetta di inizio luglio, si vedrà esattamente fra una settimana, quando l’assemblea dei Comuni soci dell’Epg dovrà nominare il nuovo presidente e il nuovo Cda. L’altro giorno, alla presenza del segretario regionale, Andrea Manciulli, si sono riunite a Firenze le massime cariche istituzionali del Pd maremmano, ovvero il presidente della Provincia Leonardo Marras, il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, il deputato Luca Sani, l’assessore regionale Annarita Bramerini, il consigliere regionale Lucia Matergi, nonché i segretari provinciale e comunale del partito, ovvero Marzio Scheggi e Massimo Alessandri. Commenti contrastanti sull’esito della riunione tra chi sottolinea il reciproco lancio di accuse, soprattutto tra Marras e Bonifazi, che avrebbe caratterizzato l’inizio dell’incontro e l’impegno generale a ricompattarsi, che invece avrebbe contraddistinto la conclusione del summit fiorentino. In definitiva si tratta di vedere se mercoledì prossimo sulla scelta finale del presidente dell’Epg avrà ancora una volta la meglio il cosiddetto «partito» dei sindaci, oppure la segreteria del Pd. Questa in sostanza la rivendicazione che sarebbe stata avanzata dallo stesso segretario provinciale Scheggi, che in questo senso avrebbe trovato una sponda in Marras e Bramerini. E PROPRIO il nome di Marzio Scheggi sta tornando a circolare come il candidato più autorevole a ricoprire la poltrona di presidente dell’Epg, ora che la candidatura del follonichese Vinicio Donnini è definitivamente tramontata, anche perché a non sostenerla per prima sarebbe stato lo stesso sindaco del Golfo, Eleonora Baldi. Ma anche se questo accordo andasse in porto, all’interno del Pd, ci sarebbe ancora qualche mal di pancia. In particolare da parte dei Franceschiniani, che fanno capo a Bastianini e Capperucci, a cui proprio non è andato giù che la loro corrente (che conta il 25% degli iscritti in provincia e il 30% nel capoluogo) non sia stata invitata al summit fiorentino. A PROPOSITO di Partecipate in questi giorni dovrebbe essere rinnovato anche il Cda della S.Lorenzo Servizi. La componente che fa capo a Loriano Valetini punta a una riconferma del presidente uscente Luca Merelli, che ha all’attivo un solo mandato. Ma questa poltrona fa gola anche ad altri nella maggioranza: all’Idv (le cui aspettative dovrebbero andare deluse in quanto ha già ottenuto un assessorato in Provincia e la vicepresidenza del Fiora) e soprattutto alla Sel, in cerca di un ampio risarcimento dopo le recenti scottature.

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LA NAZIONE Pagina 17 - Arezzo L’allarme. Chiesti interventi urgenti e un tavolo di confronto. «Vecchio ospedale, stop al degrado» Scendono in campo i ‘cilibertiani’ CITTA’ DI CASTELLO — IL CONSIGLIO comunale dovrà esprimersi in merito ad una mozione di indirizzo per salvare il vecchio ospedale dal degrado. Si torna così a parlare di una delle strutture più centrali della città ed al contempo già finita più volte al centro di incandescenti polemiche accese non solo a livello locale. A dire ancora «basta con il degrado in cui versa il vecchio ospedale» ed a chiedere di «riaprire il confronto con la Regione per utilizzare a fini pubblici la struttura» sono i consiglieri Stefano Bravi, Franco Ciliberti e Canzio Novelli di Coalizione Democratica. I tre esponenti hanno presentato ieri una mozione che muove ancora «dal penoso degrado che caratterizza il vecchio nosocomio». Quindi al Comune viene richiesto «di aprire quanto prima un tavolo di confronto con la Regione, anche alla luce di nuove normative regionali e nazionali (la perequazione urbanistica o il federalismo demaniale) per utilizzare lo stabile, di indubbio valore storico e architettonico, la cui facciata richiama quella della reggia di Caserta, per riqualificare il centro storico, per creare centri di aggregazione pubblica, per costruire un’alternativa alla negativa gestione del contratto di quartiere Prato-Mattonata». Ma non finisce qui. Ciliberti, Bravi e Novelli, lanciano anche una piccola sfida nel proporre «di attivare un concorso di idee per selezionare le migliori ipotesi di utilizzo dello stabile». Infine i tre consiglieri si augurano «che il prossimo consiglio comunale, voglia approvare tale mozione che ridarebbe alla politica lo spazio di alta progettualità che le spetta in vicende urbanistiche». IN ATTESA che la massima assise si pronunci sul documento, vale la pena ricordare che la questione del vecchio ospedale era finita, nei mesi scorsi, al centro di un dibattito in Consiglio regionale scaturito dall’interrogazione, correlata di un dossier fotografico eloquente, presentata dal consigliere Idv Oliviero Dottorini. In quella sede l’assessore regionale Vincenzo Riommi definì la struttura tifernate «incommerciabile» visto che, a fronte del mancato acquisto del Comune, non ci sarebbe nessun acquirente interessato a rilevare lo stabile. In quei giorni, l’allora sindaco Fernanda Cecchini chiarì che per il «Comune di Città di Castello acquistare lo stabile avrebbe significato ipotecare per 20 anni il piano degli investimenti, manovra impossibile, anche alla luce del patto di stabilità». Cristina Crisci

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IL TIRRENO Pagina 4 - Cecina Pd e Idv: «Via i tralicci si riqualifica Marittimo» ROSIGNANO. «Presto Marittimo avrà la riqualificazione che merita e che attende da anni». Parola di Francesco Fornai e Sandra Lancioni, rispettivamente capogruppo del Pd e dell’Idv. «Con la chiusura della conferenza dei servizi e l’orientamento positivo espresso dagli enti convocati dal ministero dello Sviluppo economico - dicono in coro - è stato fatto un balzo in avanti decisivo per la delocalizzazione dell’elettrodotto che attraversa il centro abitato di Rosignano. Per riassumere in pillole la portata di questo progetto, l’intervento consentirà di allontanare la linea elettrica dal paese, liberando un’area strategica per lo sviluppo di Marittimo e per i progetti dell’amministrazione, che in questa zona intende realizzare l’ampliamento dei servizi e delle attività della scuola Carducci». Fornai e Lancioni concludono: «Dal 22 giugno, data della Conferenza dei servizi, il progetto di delocalizzazione dei tralicci ha girato l’ultima curva e ora intravede l’arrivo».

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IL TIRRENO Pagina 10 - Empoli POLITICA Incontro tra Pdl e Api MONTECATINI. E’ previsto per domani alle 21,30 nella sede del Pdl un incontro con Alleanza per l’Italia per discutere la situazione dell’amministrazione locale. L’Api si augura che a questo incontro «partecipino altre forze politiche non rappresentate nella giunta (come Idv e Udc) ma interessate ad avviare un dialogo costruttivo».

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CORRIERE DI AREZZO Un palazzo nel giardino dell’asilo. Petizione consegnata ieri al sindaco dalle maestre e dai genitori dei bambini del Cucciolo. Via al cantiere su un’area verde da anni destinata al Comune. Cantiere pronto Anche il comitato di quartiere Giotto sostiene la protesta davanti alla recinzione dell’area di via Modigliani Non è pensile come quello sopra l’autorimessa San’Agostino, ma la sua storia è molto simile: anche l’area a verde accanto all’asilo nido “Il Cucciolo” di via Modigliani avrebbe dovuto da anni entrare in possesso gratuito del Comune, proprio come il giardino sopra il parking che Palazzo Cavallo ha finalmente, dopo vent’anni, acquisito. Una storia simile che rischia però di finire in modo molto diverso. Intanto la convenzione sottoscritta trent’anni fa dalla proprietà con il Comune al quale veniva riconosciuto il diritto di acquisire l’area gratuitamente per costruirci un centro sociale, è finita da tempo in prescrizione. E la proprietà non ha perso tempo: ha chiesto e ottenuto, come ora è suo diritto, il permesso a costruire. Al punto che proprio in questi giorni ha già provveduto a recintare il lotto di terreno con alberi di alto fusto, tra l’asilo nido e i palazzi adiacenti, come preavviso dell’arrivo delle ruspe per cominciare a costruire. Da qui è scattata la protesta dei genitori dei bambini dell’asilo e delle maestre che si sono viste crollare le speranze coltivate da anni che prima o poi il giardino del “Cucciolo” potesse allargarsi sull’area dove ora invece sta per sorgere un palazzo. Alla protesta si sono affiancati il comitato di quartiere Giotto e i residenti, con una petizione corredata da 130 firme e consegnata ieri direttamente al sindaco Fanfani. Genitori, maestre e residenti chiedono al sindaco che venga spostato in un’altra area il permesso a costruire rilasciato alla proprietà. Lo fanno ricordando anche che proprio pochi mesi fa, il consiglio comunale si è occupato della questione: “E alla unanimità - dicono - il Consiglio aveva proposto di trasferire la potenzialità edificatoria in una area da individuare. E Fanfani si era impegnato nella stessa occasione a risolvere la questione d’accordo con la stessa proprietà”. In fondo - lo aveva ammesso anche Fanfani nel corso del dibattito in risposta a Marco Manneschi, allora consigliere comunale dell’Italia dei Valori - si tratta solo di 700 metri cubi: più facile distribuirli in un’area più ampia piuttosto che in altezza come sarebbe inevitabile nella striscia verde di via Modigliani. “Dove - dicono i firmatari della petizione - sarebbe inevitabile anche l’abbattimento di piante di pregio trentennali per un alto edificio che comprometterebbe la vivibilità dell’area contigua dove giocano e svolgono attività didattica i bambini dell’asilo”. Della questione si occuperà stasera anche il consiglio di Circoscrizione Giotto con una interrogazione al presidente di Paolo Artini, consigliere di Città Aperta – Idv. Romano Salvi