Rassegna 8 luglio

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LA NAZIONE Pagina 3 – Cronaca Rissa tra Idv e Pdl: Barbato in ospedale con un occhio nero. Pugni e insulti, l’Aula diventa un ring Le scuse di Cicchitto di ELENA G. POLIDORI ROMA — VA BENE che quando lo scontro parlamentare si accende possono pure volare parole grosse. E vada anche che ieri, nei dintorni di Montecitorio faceva un caldo da impazzire, ma poco giustifica la rissa che si è creata in aula alla Camera quasi dal nulla e che, alla fine, è costata un occhio nero a Francesco Barbato dell’ Idv (15 giorni di prognosi certificati al Gemelli dopo una tac) e un’immediata richiesta di istruttoria da parte di Fini. Il caos è scoppiato quando il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, ha accettato il rinvio in commissione Affari Costituzionali del ddl riguardante il finanziamento delle comunità giovanili. A quel punto è partita un’escalation di insulti e spintoni che non si sa bene da chi sia stati innescati. Si sa però che pochi minuti prima Barbato, particolarmente critico sul ddl, era intervenuto accusando la Meloni di «volere questo provvedimento non per sostenere i giovani, ma la corrente politica sua e di Alemanno e dell’assessore Lollobrigida». A QUEL PUNTO Barbara Saltamartini del Pdl è immediatamente scattata per attaccare Barbato, ma è stata trattenuta dai commessi, proprio mentre altri deputati, sempre del Pdl, hanno cominciato a correre verso i banchi dell’opposizione. Di lì, i cazzotti. La Saltamartini era fuori di sè. «Barbato mi ha chiamato camorrista, ladra e mafiosa, figlia di una vecchia politica che fa rabbrividire Pomicino e Mastella e che non sono degna di essere parlamentare perché mi devo occupare di coccolare il presidente Berlusconi». Poi si dice che uno si arrabbia. E, infatti, dalle tribune si è visto chiaramente Fabio Rampelli (Pdl, ex An) in un corpo a corpo con un collega dell’Idv (Rampelli ha però negato poi ogni «addebito»), mentre Maurizio Bianconi, sempre Pdl, indirizzava un laico «pezzo di m..» sempre a Barbato gridando a squarciagola. Quando si dice la classe. NEL POCO onorevole pacco di mischia, a qualcuno è partito il destro in faccia a Barbato, che è caracollato a terra sotto lo sguardo attonito della presidente, Rosy Bindi, che ha faticato non poco per riprendere in mano la situazione. Stop ai lavori e poi ripresa, ma in un clima tesissimo. «Mi hanno dato un pugno in un occhio è uscito del sangue ed è tutto livido; speriamo bene», ha raccontato Barbato che non intentende gettare acqua sul fuoco: «Non è stata una semplice rissa ma un vero e proprio agguato fascista. Mi gridavano frasi del tipo ‘ti ammazzo’». A colpirlo sarebbe stato, secondo quanto riferito dai colleghi allo stesso Barbato, il deputato del Pdl Carlo Nola che però risponde alle accuse con un secco «no comment». Si vedrà come andrà a finire l’inchiesta voluta da Fini. INTANTO, il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha chiesto pubblicamente scusa per l’accaduto, scuse che però non sono bastate alla “finiana” Alessandra Mussolini, che ha denunciato di essere stata minacciata da Rampelli e Marsilio nel corso della rissa. «Mi hanno accusato di essere la responsabile di quanto accaduto perché ho contestato il provvedimento...». Insomma, ieri a Roma il caldo ha giocato davvero qualche brutto scherzo.

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IL TIRRENO Pagina 4 - Attualità Pugni e insulti nell’aula di Montecitorio Rissa sul disegno di legge per i giovani. Un deputato dell’Idv finisce all’ospedale ANNALISA D’APRILE ROMA. Uno schiaffone e un pugno sul naso si abbattono su Franco Barbato che sanguina e sviene. Un intero gruppo di parlamentari della maggioranza ieri in aula si è scagliato contro il deputato dell’Italia dei valori, colpevole di aver duramente criticato il disegno di legge per le comunità giovanili proposto da Giorgia Meloni, ministra della Gioventù, ma solo uno è riuscito a colpirlo. E se ne conosce anche il nome. Mentre in venti cercavano di picchiare l’onorevole campano Francesco detto Franco, finito al policlinico Gemelli con un occhio pesto e un vuoto di memoria sul colpo arrivatogli alle spalle, in un altro settore del Parlamento si stavano per accapigliare anche il capogruppo del Pd, Fabrizio Cicchitto, ed il collega di partito Marcello De Angelis. A dividerli in tempo l’intervento dei commessi della Camera. Al centro della rissa generale tra gli onorevoli colleghi, un fondo di circa 12 milioni di euro per il riconoscimento ed il sostegno alle comunità di giovani. «Non si buttano soldi in un momento di crisi» tuona in aula l’ex ministro Martino. «Prima si pensi ai bambini e poi ai gruppettari ed ai centri sociali», urla la presidente della bicamerale per l’infanzia, Alessandra Mussolini. Ma è quando si decide di rinviare il ddl in commissione per una più attenta riflessione che Barbato prende la parola accusando la Meloni di fare una politica «vecchia», in favore «della sua corrente, quella di Alemanno». E’ il putiferio. La prima a lanciarsi verso Barbato è la deputata del Pdl Barbara Saltamartini, richiamata senza successo dalla presidente di turno, Rosy Bindi. Dalle tribune Fabio Rampelli, Pdl, intraprende un corpo a corpo con un deputato dipietrista. Bianconi grida verso Barbato «pezzo di m...». La Bindi sospende la seduta. Gli animi si placano, De Angelis e Cicchitto si danno la mano, quest’ultimo domanda «scusa per il gesto dei colleghi». Ma il capogruppo dell’Idv, Donadi, chiede al presidente Fini di acquisire il video della scazzottata e di prendere provvedimenti: «Erano una ventina i deputati, tutti Pdl e ex An, che si sono mossi contro Barbato. Abbiamo anche identificato chi lo ha colpito, ma non diciamo il nome». Ma ci pensa la Mussolini: sono stati Rampelli e Marsilio. E così Fini fa aprire un’istruttoria sulla rissa.

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LA REPUBBLICA Pagina 2 - Cronaca La rabbia dell´Aquila in piazza scontri, feriti e fischi ai politici Roma: 5000 in corteo, assedio a Palazzo Grazioli MASSIMO LUGLI ROMA - Scudi di plastica, manganellate, spintoni, urla, slogan, sangue, sudore, sfinimento e un mare di rabbia: la rabbia impotente dei terremotati dell´Aquila arrivati a Roma per chiedere meno tasse e più sostegno all´economia e accolti come black bloc. Una giornata d´inferno che si chiude tra polemiche e accuse al calor bianco, tre feriti con la testa rotta dagli sfollagente e il traffico della capitale completamente paralizzato. «Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere» è il commento corale dei circa 5 mila dimostranti mentre, esausti e demoralizzati, salivano sui pullman e le auto che li avrebbero riportati alle loro villette, ai loro paesi devastati, ai loro alloggi di fortuna. Un comunicato della questura, in serata, parlerà di «appartenenti all´area antagonista e rappresentanti dei centri sociali che incitavano a forzare il blocco per strumentalizzare possibili disordini». Mentre il ministro Maroni annuncia un´indagine sugli scontri. Nessuna bandiera di partito, ma decine di vessilli verde e nero, i colori della speranza e del lutto che la città assunse dopo il terremoto del 1703. «L´Aquila/l´Aquila» lo slogan ritmato e ossessivo che ha accompagnato le lunghissime ore di tensione. Striscioni come «Forti, gentili e incazzati neri», «Diritti, non favori, siamo cittadini e non sudditi». Contestazioni, fischi, insulti, grida di «Servi» e «Buffoni» un po´ per tutti: Berlusconi e Bertolaso i bersagli preferiti ma qualche fischio tocca anche a Bersani, Pannella e perfino a Di Pietro che, arrivato nel momento più difficile, ha salvato la situazione dopo una trattativa coi responsabili del servizio d´ordine. Tutto comincia verso le 10,30 quando da piazza Santi Apostoli (dov´era stato autorizzato un sit in senza corteo con delegazione in Parlamento e conclusione a piazza Navona) i dimostranti puntano verso il Corso. Obiettivo: palazzo Chigi. All´imbocco su piazza Venezia un triplo cordone di agenti, carabinieri e finanzieri in tenuta antisommossa li respinge con decisione. Motivo ufficiale: davanti al Parlamento c´è già una manifestazione di disabili. In tanti spingono, spingono fino a quando il blocco degli uomini in divisa cede, arretra e si sfalda. I carabinieri corrono verso piazza del Parlamento seguiti da tutti gli altri e poi si ricompattano all´altezza di via di Pietra. Ma i dimostranti li raggiungono in pochi istanti e ricominciano a spingere. È il momento più duro. «Delinquenti, buffoni, fascisti, vergogna», urlano i terremotati cercando di forzare il blocco. Volano bottiglie di plastica piene di acqua minerale, qualche agente perde il controllo e comincia a sferrare manganellate a casaccio. Vincenzo Benedetto, 30 anni, pizzettaro, aderente a "Epicentro solidale", qualche precedente alle spalle, finisce a terra in una pozza di sangue. «Non mi ha ucciso il terremoto, figurarsi qualche bastonata ma il dolore ce l´ho dentro» spiegherà più tardi, le ferite fasciate da un medico di Paganica. Stessa sorte e stessa umiliazione per Marco De Nuntis, 27 anni, disoccupato e per un signore di 63 anni che si defila quasi subito. Il sindaco dell´Aquila, Massimo Cialente, viene spintonato e strattonato, qualcuno gli pesta i piedi e finisce al pronto soccorso in crisi di ipertensione. «Non ci bastava un terremoto, abbiamo preso anche le botte», commenterà con asprezza. Un paio di manganellate anche per il parlamentare del Pd Giovanni Lolli. E ancora urla, fischi, slogan, insulti.

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A via del Corso piomba Antonio Di Pietro, la polo celeste zuppa di sudore, con una pattuglia di parlamentari IDV e la situazione si sblocca. I dimostranti riescono ad arrivare a palazzo Chigi e ci restano per un´ora circa. Ma siamo solo all´inizio. Poco dopo le 14, il corteo defluisce verso piazza Navona ma a via del Plebiscito, vicino palazzo Grazioli, qualcuno tenta ancora di sfondare. Altre manganellate, altre spinte, gli scudi di plastica schierati a testuggine, centinaia di persone che arrivano di corsa con le braccia alzate. Dura tre quarti d´ora buoni poi tutto il gruppo devia su un percorso meno "a rischio", imbocca via Botteghe Oscure e finalmente approda a piazza Navona. Maurizio Scelli, deputato del Pdl sceglie il momento sbagliato per farsi vedere: lo accolgono fischi, urla di «Servo, venduto, vai a cena da Bertolaso». L´esponente berlusconiano tenta di argomentare e poi batte in ritirata. La tensione tracima in parlamento dove il deputato IDV Franco Barbato, viene messo ko dal diretto di un parlamentare del Pdl. Poi, verso le 17,30, tra brevi scrosci di pioggia e un´umidità tropicale, comincia la marcia del ritorno. Corso Vittorio bloccato, sit in improvvisati sul Lungotevere e un´ultima fiammata a via Ulpiano, davanti alla sede della protezione civile: sputi, slogan, l´indignazione come una marea montante: «Bertolaso pezzo di...» «3,32, io non ridevo» «Rispettiamo solo i pompieri». Poi un lungo applauso per le vittime del sisma. Al momento di salire sul pullman, molte lacrime e occhi rossi anche se, in tutta questa giornata da dimenticare, non è partito un solo lacrimogeno. LA REPUBBLICA Pagina 2 - Cronaca Il caso Polemiche sul Tg1 "Notizia nascosta" ROMA - Montano le proteste dopo che il Tg1 delle 13,30 ha dato la notizia della manifestazione e dell´attacco della polizia alla fine dell´edizione. «Il principale giornale italiano continua a percorrere la sua parabola verso l´abisso», denuncia il senatore Pd, Vincenzo Vita, della commissione di Vigilanza. E ancora: «La notizia è stata usata per mettere in cattiva luce il segretario del Pd, Bersani». Francesco Pardi, capogruppo Idv in commissione Vigilanza, accusa Minzolini di essere «un fuoriclasse della disinformazione». Le proteste sono state seguite in diretta solo dalle telecamere di Sky Tg24.

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IL TIRRENO Pagina 5 - Attualità La Questura di Roma accusa i centri sociali: hanno provocato loro I terremotati protestano, la polizia carica In piazza la rabbia degli aquilani, due giovani feriti nei tafferugli a Roma ROMA. Nel giorno della grande rabbia degli aquilani, il sangue dei terremotati segna le strade di Roma. Alle 12.20, in via del Corso, i manganelli delle forze di polizia si abbattono sui manifestanti, due ragazzi restano feriti. Ma è forse questo sangue che costringe il governo, a fine giornata, a fare marcia indietro sulle tasse. Poco dopo le 19, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, d’intesa con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, annuncia che il recupero di tributi e contributi non versati per effetto del terremoto sarà effettuato in 120 rate mensili, e non in 60, come previsto, dal gennaio 2011. Per gli aquilani, arrivati in cinquemila a bordo di 45 pullman, auto e treni, è una vittoria parziale (va restituito il 100% e non il 40% come chiedono) e amara. Il volto dello studente universitario Marco De Nutis, coperto di sangue, è il simbolo di una manifestazione ad alta tensione, che getta nel caos il traffico nel centro della città e scatena polemiche politiche. Nei tafferugli che si ripetono per tre volte lungo il percorso degli aquilani arrivati da 53 dei 59 centri del «cratere» del sisma del 6 aprile 2009, finiscono sotto i colpi dei manganelli anche il parlamentare del Pd Giovanni Lolli e il segretario regionale della Cgil Gianni Di Cesare. Resta contuso a una caviglia il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. La tensione è già alta all’arrivo dei pullman in piazza Venezia, alle 10.30. Armati solo di bandiere neroverdi, cartelli e gonfaloni, preceduti dai sindaci con fascia tricolore, i manifestanti cercano di forzare il cordone di agenti in assetto anti-sommossa che impedisce l’accesso a via del Corso. Urla: «Aprite, aprite», «Vergogna», insulti agli agenti, secondo i quali solo 150 sono autorizzati a passare. Più di un’ora dopo, i blindati vengono rimossi. Più avanti, però, è stato armato un nuovo blocco. La gente viene dirottata verso via Di Pietra, ma la folla vuole andare avanti e la tensione sale. Due anziani e alcuni giovani si spingono contro gli scudi dei poliziotti, altri dietro premono e d’improvviso si alzano i manganelli. Più tardi la questura dirà che gli scontri sono stati provocati da «appartenenti all’area antagonista» decisi a strumentalizzare i disordini. «Ecco il nostro sangue» grida il pizzaiolo Vincenzo Benedetti, lasciando le impronte rosse delle mani sul muro di una banca. Il ministro dell’Interno annuncia accertamenti, l’Idv vuole chiarezza: «Chiederemo a Maroni di riferire in aula su quanto accaduto». Dopo avere raggiunto inutilmente piazza Montecitorio occupata dalla protesta dei disabili, la massa esasperata raggiunge piazza Colonna. Arriva il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che parla di «episodi intollerabili» e promette l’impegno del Pd per «un intervento straordinario fiscale per L’Aquila». Qualcuno contesta: «Anche voi siete responsabili». Di fronte a palazzo Grazioli, dov’è in corso un vertice del Pdl, il corteo cerca di sfondare la «zona rossa»: «Berlusconi, hai sfruttato il nostro dolore. Esci se hai coraggio», gridano gli aquilani. Nei nuovi scontri finisce sotto i colpi anche Lolli. «Ho preso parecchie manganellate, ma non voglio drammatizzare: quello che conta è che si siano aperti gli occhi sulla tragedia della città» dirà poco dopo. Raggiunta piazza Navona, il corteo si ferma di nuovo di fronte al vicolo che conduce al Senato: piazza Madama è inaccessibile. Poco dopo le 17, la gente si avvia verso i pullman. Davanti alla sede della Protezione civile sputi e rabbia, e l’ultimo urlo: «Sciacalli».

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IL TIRRENO Pagina 6 - Pistoia Pagliaro: «Scarsa informazione ai cittadini da parte dell’amministrazione» Idv critico sul porta a porta QUARRATA. Porta a porta: quanto costa? Il servizio verrà affidato a una ditta esterna al Cis che si occuperà del ritiro dei sacchi di carta e cartone: questo aumenterà il costo della gestione? Se lo chiede il neonato coordinamento dell’Italia dei Valori che, alla soglia della partenza, anche a Quarrata, del servizio, critica già alcuni punti dell’iniziativa, pur condividendone l’intento e la sostanza. «Ancora una volta - afferma il coordinatore dell’Italia dei Valori di Quarrata Domenico Pagliaro - l’amministrazione comunale ha dimostrato di non saper comunicare. Da questo mese inizierà la raccolta domiciliare di carta e cartone. Indubbiamente si tratta di un progetto positivo per la nostra comunità che mira ad incentivare, con il meccanismo della raccolta porta a porta, l’adesione alla differenziazione dei rifiuti da parte dei cittadini, puntando così a una notevole riduzione dei rifiuti indifferenziati. Ma questo lodevole progetto è stato offuscato da una inadeguata quanto scarsa informazione alla cittadinanza. Gli incontri sul territorio organizzati dall’amministrazione, in collaborazione con il Cis, sono andati deserti. Se l’obbiettivo era quello di informare il maggior numero di cittadini, sull’iniziativa e sulle modalità di svolgimento, questo non è stato raggiunto. Le riunioni sul territorio non hanno fatto registrare partecipazione da parte dei cittadini». E aggiunge: «Ci domandiamo inoltre se l’affidamento della raccolta a un’ azienda esterna al Cis, non comporterà una crescita dei costi necessari alla gestione del progetto. Quale convenienza economica c’è ad inserire un ulteriore soggetto privato, nella gestione dei rifiuti? Come questo può portare a un contenimento dei costi e quindi ad un risparmio per i cittadini?». M.Q.

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IL TIRRENO Pagina 7 - Prato VOTO UNANIME D’accordo anche l’opposizione MONTEMURLO. Il consiglio comunale alla fine vota all’unanimità l’adozione del piano attuativo dell’insediamento industriale di via Palermo. Roberto Ulivi, capogruppo Pdl, dopo essersi soffermato sull’importanza, in un momento critico come quello in atto, di sostenere le aziende, ha apprezzato l’iniziativa del Comune di abbassare la quota dei soggetti attuatori al 50% per poter così dare il via libera al più presto alla lottizzazione. Per il capogruppo del Pd Antonio Russo invece, il piano attuativo di via Palermo rappresenta uno degli atti più importanti del mandato, un piano che concretizza soprattutto l’impegno del Comune nel sostegno al lavoro e all’occupazione. Alessio Mazzei infine, della Lega, pur sostenendo il piano attuativo, ha esortato l’amministrazione a vigilare con qualsiasi strumento per evitare qualsiasi tipo di speculazione nella zona di via Palermo. Sulla stessa linea anche Antonino Vinciprova (Idv) e Aurelio Biscotti (Rilanciare Montemurlo). Ospite a sorpresa della serata Federico Tosoni, segretario provinciale della Lega. A.P.

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LA NAZIONE Pagina 12 – Pisa Politica Raccolta firme referendum. Cecchi soddisfatto PROSEGUE la campagna referendaria su acqua, nucleare e legittimo impedimento promossa dall’Idv. Marco Cecchi, coordinatore del partito a Pontedera, traccia un primo bilancio e indica i prossimi appuntamenti: «La raccolta firme sta procedendo bene anche in Valdera. Sono circa mille e notiamo ai nostri banchetti con il passare delle settimane una maggiore attenzione tra i cittadini. Abbiamo perciò deciso di intensificare i punti di raccolta».

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IL TIRRENO Pagina 1 - Pisa INCONTRO I due anni della giunta Filippeschi “Pisa, la crisi, il suo futuro”. È il titolo del dibattito pubblico sullo stato di attuazione del programma della giunta Filippeschi a due anni dal suo insediamento, organizzato dalle forze politiche di maggioranza (Pd, Idv, Partito Socialista e “In lista per Pisa”) e in programma domani a partire dalle 17.30 al centro Maccarrone. Una occasione per confrontarsi sui temi della città e sul suo futuro. Ecco il programma dei lavori: ore 17.30 relazione del sindaco Marco Filippeschi, ore 18.30 interventi delle forze politiche di maggioranza, a seguire dibattito con pausa alle 20 e ripresa alle 21. Alle 23 intervento del presidente della Regione Enrico Rossi e alle 23.20 replica finale del sindaco.

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LA NAZIONE Pagina 17 – Firenze Festa d’estate Dibattito stasera a Varlungo sulla libertà d’informazione STASERA alla Festa d’Estate a Varlungo (sotto il ponte) alle 18,30 si parla di “Costruzione dell’alternativa e libera informazione”. Modera il coordinatore cittadino del Pd Giuliano Gasparotti, con Vittoria Franco (Pd) e Fabio Evangelisti (Idv). IL TIRRENO Pagina 3 – Pisa PISA. Stasera alle 21, a Marina, alla Festa di Liberazione, si terrà un dibattito su «Idee e strumenti per un governo sostenibile del territorio». Ne parlano l’assessora regionale all’urbanistica Anna Marson e il capogruppo di Rc in consiglio comunale Maurizio Bini. LA NAZIONE Pagina 14 – Livorno Referendum acqua Prosegue la raccolta di firme dell’Idv di Cecina per richiedere referendum abrogativo (contro il nucleare, contro la privatizzazione dell’acqua, contro il legittimo impedimento). Oggi dalle 21 alle 24 presso la sede comunale Idv in viale Italia 12 e domani dalle 17 alle 19 alla Coop di via Pasubio a Cecina. Per firmare è necessario avere con sè un documento di identità.