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4° Congresso Nazionale Gruppo di Studio Interassociativo AMD-SID Piede Diabetico Il team “PIEDE DIABETICO” incontro tra gli specialisti per il futuro Programma ROMA • 19/21 Febbraio 2015 Pontificia Università San Tommaso d’Aquino Largo Angelicum, 1 • Complesso Angelicum

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4° Congresso NazionaleGruppo di Studio Interassociativo AMD-SID Piede Diabetico

Il team “PIede dIabetICo” incontro tra gli specialisti per il futuro

Programma

ROMA • 19/21 Febbraio 2015Pontificia Università San Tommaso d’AquinoLargo Angelicum, 1 • Complesso Angelicum

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Informazioni generali

numero telefonico di riferimento presso la sede durante i giorni del congresso: ☎ 348 901 3773

SeDe DeL ConGreSSo:Complesso Angelicum • Pontificia Università San Tommaso d’Aquino

Largo Angelicum, 1 Roma (RM) • Telefono 06 670 2441 • www.angelicumcongress.it

CreDITI forMaTIVI eCM:Il Congresso sarà accreditato per la figura professionale del: Medico Chirurgo, Farmacista,

infermiere, Podologo, Tecnico ortopedico e Fisioterapista. N° ECM di riferimento 373 - 114738 / N° ore formative: 18 / N° Crediti formativi assegnati: 9

La documentazione ECM (scheda anagrafica, questionario valutazione e apprendimento), dovrà es-sere riconsegnata alla Segreteria Organizzativa al termine dei lavori. Per conseguire i crediti relativi all’evento partecipato è necessario: › garantire la propria presenza in sala per il 100% della durata dell’evento› aver risposto correttamente al 75% dei quesiti del questionario di apprendimento› aver consegnato il questionario di valutazione dell’evento compilato in ogni sua parte› aver compilato in ogni sua parte con i propri dati la scheda necessaria ai fini ECM

DISCIPLIne DI rIferIMenTo Per La ProfeSSIone DeL MeDICo CHIrUrGo:Angiologia - Chirurgia Generale - Chirurgia Plastica e ricostruttiva - Chirurgia Vascolare -

Endocrinologia - Malattie Infettive - Medicina Interna - Malattie Metaboliche e Diabetologia - Nefrologia - Neurologia - Ortopedia e Traumatologia

oBIeTTIVo forMaTIVo: Percorsi clinico-assistenziali/diagnostici/riabilitativi, profili di assistenza - profili di cura

MoDaLITà DI VaLUTaZIone DeLLa PreSenZa e DeLL’aPPrenDIMenTo:› Firma di presenza› Rilevazione della qualità percepita tramite questionario› Valutazione di apprendimento tramite test composto da 3 domande per ogni credito attribuito

con risposta a scelta multipla.

aTTeSTaTo e.C.M: L’attestato E.C.M. verrà spedito all’indirizzo di posta elettronica indicato sul modulo, dopo aver

effettuato le verifiche.

aTTeSTaTo DI ParTeCIPaZIone: Ai partecipanti verrà rilasciato l’attestato di partecipazione.

Quote di iscrizione Dopo il 20/01/2015

Medici e Farmacisti € 300,00 + IVA

Infermieri, Podologi e Tecnici ortopedici € 180,00 + IVA

La quota di iscrizione comprende: Kit congressuale, partecipazione ai lavori, coffee breaks, attestato ECM e attestato di partecipazione.L’iscrizione verrà confermata dalla Segretaria Organizzativa, D.G.M.P., alla ricezione del pagamento della quota tramite bonifico bancario secondo le seguenti indicazioni:Intestatario conto: Società Diabete Servizi s.r.l.Banca: Banca Prossima Spa IBan: IT71 I033 5901 6001 0000 0130 996Causale: Nome_Cognome Iscrizione 4° Congresso Nazionale Piede Diabetico Roma 19/21 Febbraio 2015.La prenotazione alberghiera può essere effettuata attraverso il seguente link che suggerisce la zona di Rione Monti/Fori Imperiali/Piazza Venezia come località più vicine alla sede: www.booking.com/city/it/rome.html?aid=315445

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Comitato Organizzatore Luigi Uccioli

Presidente del Congresso

Laura GiuratoLorena Mancini

Comitato Scientifico Gruppo di Studio Interassociativo SID-AMD Piede M. Eugenio De Feo

Presidente Comitato Scientifico

Alberto Bruno Agata ChiavettaRoberto Da RosLorena Mancini Gisella Meloni

Loredana Rizzo

Segreteria Organizzativa

D.G.M.P. srlVia A. Gozzini, 4 - 56121 Pisa

Tel. 050 989310 - Fax 050 [email protected] - www.dgmp.it

Provider ECM SID

Società Italiana di Diabetologia e Malattie del Metabolismo ID N. 373Via Pisa, 21 • 00262 ROMA

Tel. 06 442 409 67 • Fax 06 442 920 [email protected]@siditalia.it

www.siditalia.it

In collaborazione con le seguenti Società Scientifiche:AIUC - Associazione Italiana Ulcere Cutanee

ISPO ITALIA - International Society for Prosthetics and Orthotics FIOTO - Federazione Italiana degli Operatori in Tecniche Ortopediche

SICP - Società Italiana Caviglia Piede SIMIT - Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali

SIN - Società Italiana NeurologiaSIN - Società Italiana di Nefrologia

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Programma

Giovedì 19 Febbraio 2015 11.30 Apertura Segreteria

12.00 • 13.30 WorkSHoP aZIenDaLI - vedi pagina 8

AULA MAGNA

14.00 • 14.30 Apertura del Congresso e Saluti (S. Caputo - Roma, E.M. De Feo - Napoli, R. Giordano - Roma, N. Musacchio - Milano, G. Sesti - Catanzaro, L. Uccioli - Roma) 14.30 • 15.00 Lettura Magistrale Moderatori: D. Lauro - Roma, L. Uccioli - Roma

Il piede infetto - Nuove Frontiere del salvataggio dell’arto (A.B. Lipsky - USA)

I Sessione: INFEZIONE Moderatori: M. Andreoni - Roma, E. De Feo - Napoli

15.00 • 15.20 Resistenze e nuove opzioni della terapia antibiotica (L. Sarmati - Roma)

15.20 • 15.40 Il Biofilm (C. Tascini - Pisa)

15.40 • 16.00 Salvataggio d’arto in pazienti con ischemia ed infezione acuta (E. Faglia - Milano)

16.00 • 16.20 Presentazione dello studio epidemiologico sulle infezioni nel piede diabetico del Gruppo di Studio (E. De Feo - Napoli)

16.20 • 16.40 Discussione

16.40 • 17.00 Coffee Break

II Sessione: OSTEOMIELITE Moderatori: C. Caravaggi - Milano, S. Giannini - Bologna

17.00 • 17.20 È possibile un trattamento conservativo dell’osteomielite? (R. Da Ros - Monfalcone)

17.20 • 17.40 È necessario sempre un approccio demolitivo dell’osteomielite? (E. Brocco - Padova)

17.40 • 18.00 Timing ed interventi dell’osteomielite nel piede diabetico (M. Cadossi - Bologna)

18.00 • 18.20 Discussione

18.30 • 19.30 COMUNICAZIONI ORALI Moderatori: G. Meloni - Lanusei, F. Romagnoli - Ancona CO1 - Outcomes di 100 soggetti diabetici trattati chirurgicamente

per ulcere profonde infette ai piedi - Paolo Galenda

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CO2 - Alta prevalenza di batteri chinolonici resistenti nelle infezioni del piede diabetico - Cesare Miranda

CO3 - Piede diabetico infetto: importanza della tempestività della sinergia dei trattamenti per il salvataggio “funzionale” di parte del piede - Salvatore Piazza

CO4 - Aumento della TcPO2 nella ricostruzione del piede diabetico mediante l’utilizzo del sostituto dermico Integra - Luca Spazzapan

CO5 - L’estensione ed il grading della osteomielite non sono correlate alla prognosi in diabetici affetti da neuroartropatia di Charcot complicata: studio prospettico di coorte - Luca Dalla Paola

CO6 - Approccio chirurgico plantare e stabilizzazione con fissatore esterno nel trattamento dell’osteomielite mediotarsale del piede di Charcot ulcerato - Carlo Caravaggi

Venerdì 20 Febbraio 2015 AULA MINOR

III Sessione: NEUROPATIA Moderatori: C. Vermigli - Perugia, A. Truini - Roma

09.00 • 09.20 Inquadramento della polineuropatia diabetica (V. Spallone - Roma)

09.20 • 09.40 Diagnosi differenziale di dolore periferico (L. Padua - Roma)

09.40 • 10.00 Il trattamento del dolore neuropatico (A. Truini - Roma)

10.00 • 10.20 Discussione

10.20 • 10.40 Coffee Break

IV Sessione: TRATTAMENTO DELLE ULCERE Moderatori: F. Petrella - Napoli, A. Aiello - Campobasso

10.40 • 11.00 Quando e perché è conveniente utilizzare medicazioni avanzate (M. Romanelli - Pisa)

11.00 • 11.20 Quando e perché è conveniente utilizzare i sostituti dermici (G. Clerici - Milano)

11.20 • 11.40 Ruolo di altri trattamenti nel processo di guarigione delle ulcere (A. Piaggesi - Pisa)

11.40 • 12.00 Discussione

12.00 • 13.30 COMUNICAZIONI ORALI Moderatori: L. Monge - Torino, L. Rizzo - Grosseto CO7 - Classificazione del rischio ulcerativo nei pazienti in dialisi:

un’opportunita’ anche nei non diabetici? - Silvia Magi CO8 - Indagine a campione sulle conoscenze in tema di piede diabetico fra gli

infermieri dell`azienda ospedaliero-universitaria di udine - Pier Maria Miniussi CO9 - Analisi dell’indice di comorbidità di Charlson nei pazienti affetti da

piede diabetico (pd) e sua correlazione con l’evoluzione clinica - Elisabetta Iacopi

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CO10 - Colonizzazione rettale da klebsiella pneumoniae carbapenemasi-produttrice è un fattore di rischio di mortalità in pazienti con piede diabetico infetto - Carlo Tascini

CO11 - Lembo fasciocutaneo quadrato plantare di avanzamento nel trattamento delle ulcere plantari diabetiche non infette - Carlo Caravaggi

CO12 - Nuova tecnica chirurgica per il trattamento conservativo delle lesioni ulcerate del 1° raggio con coinvolgimento osteomielitico metatarsale in una popolazione di soggetti diabetici: studio prospettico di coorte - Luca Dalla Paola

CO13 - Utilizzo di palloni conici per il trattamento di occlusioni lunghe dei vasi tibiali in pazienti diabetici con ischemia critica degli arti inferiori - Nicola Troisi

CO14 - Calcificazioni vascolari nei pazienti diabetici con lesione ischemica del piede: confronto tra pazienti in dialisi e non - Marco Meloni

CO15 - Rivascolarizzazione e chirurgia nella gestione del piede diabetico: uno studio prospettico - Laura Salvotelli

CO16 - Rivascolarizzazione e piede diabetico: differenze di esito a breve e lungo termine correlate al reparto di ricovero - Francesca Fico

13.30 • 15.00 WorkSHoP aZIenDaLI- vedi pagina 8

V Sessione: RENE E PIEDE Moderatori: A. Santoro - Bologna, N. Di Daniele - Roma

15.00 • 15.20 Le calcificazioni vascolari nel paziente dializzato (D. Brancaccio - Milano)

15.20 • 15.40 L’Insufficienza Renale Cronica condiziona il trattamento del piede diabetico? (L. Uccioli - Roma)

15.40 • 16.00 La malattia dei piccoli vasi del piede (R. Ferraresi - Milano)

16.00 • 16.15 Discussione

15.00 • 16.15 Sessioni in parallelo

SALA 10 ATTIVITà PRATICHE

Moderatore: G. Canzoneri - Palermo

15.00 • 15.15 Onicopatie (A. Campana - Roma)

15.15 • 16.15 Rieducazione ungueale (A. Federici - Roma, F. Gullace - Roma)

SALA 8 ATTIVITà PRATICHE

15.00 • 15.15 Rischio ulcerativo (A. Satta Hai - Varese)

15.15 • 16.15 Screening (M. Meloni - Roma)

SALA 11 ATTIVITà PRATICHE

15.00 • 15.15 Terapia a pressione negativa (A. Pecoriello - Roma)

15.15 • 16.15 Come applicarla (G. Causarano - Roma)

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16.15 • 16.30 Coffee Break

16.30 - 18.30 ATTIVITà PRATICHE - Sessioni in parallelo

Sala 8 AP1: Medicazioni avanzate Tutors: V. Ruotolo - Roma, F. Toscanella - Roma, L. Giurato - Roma

Sala 10 AP2: Scarico in fase acuta Tutors: L. Rizzo - Grosseto, C. Di Campli - Roma, R. De Toma - Milano

Sala 11 AP3: Calzature e plantari in prevenzione primaria e secondaria Tutors: L. Mancini - Roma, M. Zimbile - Roma, D. Simonetti - Milano

Sala Minor AP4: Come valutare la vasculopatia periferica - Trattamento endovascolare dell’ischemia Tutors: M. Stefanini - Roma, E. Pampana - Roma, R. Gandini - Roma

Sala Colonne AP5: Collaudo delle calzature ed ortesi plantari Tutors: C. Giacomozzi - Roma, C. Vermigli - Perugia, V. Muti - Napoli

Sala Colonne

18.30 • 19.30 Discussione Posters Moderatori: G. Mariani - Milano, G. Saldalamacchia - Napoli

18.30 • 19.30 Riunione referenti regionali del Gruppo Piede - Sala 11

18.30 • 19.30 Assemblea dei Podologi iscritti alla SID - Sala 10

Sabato 21 Febbraio 2015 AULA MINOR

VI Sessione: TERAPIA DEL DIABETE NEL PAZIENTE PLURICOMPLICATO Moderatori: L. Uccioli - Roma, A. Chiavetta - Catania

08.30 • 08.50 Attualità della Metformina (L. Uccioli - Roma)

08.50 • 09.10 Ruolo dei nuovi Ipoglicemizzanti (R. Anichini - Pistoia)

09.10 • 09.30 La terapia insulinica nel paziente ospedalizzato (A. Bruno - Torino)

09.30 • 09.50 Discussione

VII Sessione: LIVELLI DI ASSISTENZA, RIABILITAZIONE E LAVORO Moderatori: A. Bruno - Torino, M.G. Benedetti - Bologna

09.50 • 10.10 Amputazione: è un indice di qualità di cura (F. Carinci - Roma)

10.10 • 10.30 I rimborsi: problematiche in tempi di spending review (M. Laineri - Roma)

10.30 • 10.50 Ortesizzazione e scarpe anti-infortunistiche (I. Iavicoli - Roma)

0.50 • 11.10 Riabilitazione e protesi dopo l’amputazione (M. Traballesi - Roma)

11.10 • 11.30 Discussione

11.30 • 12.00 Coffee Break

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SALA 11 SESSIONE PARALLELA 09.00 • 12.00 Moderatore: G. Lo Grasso - Catania

09.00 • 09.25 La collaborazione con MMG nei diabetici a rischio di ulcerazione (D. Cristofanelli - Roma)

09.25 • 09.50 Il percorso educazionale prima e dopo la lesione - follow up (D. Cristofanelli - Roma)

09.50 • 10.15 L’assistenza al paziente con lesioni e la pianificazione in ambito plurispecialistico (R. Morandini- Roma)

10.15 • 10.40 I supporti informatici indispensabili per la condivisione delle informazioni (L. Maiani - Roma)

10.40 • 11.00 Discussione

SALA COLONNE SESSIONE PARALLELA 09.00 • 10.30 Moderatore: G. Federici - Roma

09.00 • 09.15 Le deformità del piede neuropatico (G. Federici - Roma)

09.15 • 09.30 Valutazione funzionale del piede neuropatico (I. Teobaldi - Verona)

09.30 • 09.45 Valutazione strumentale del piede neuropatico (D. Simonetti - Milano)

09.45 • 10.00 Riabilitazione manuale (L. D’Onofrio - Roma)

10.00 • 10.15 Taping (A. Pacilio - Napoli)

10.15 • 10.30 Discussione

10.40 • 12.00 Ortesi digitali (A. Bernini - Pistoia)

Realizzazione pratica (A. Hazbiu Anisa - Roma, R. Orsetti - Ancona)

AULA MINOR VIII Sessione: PREMIO PER LA MIGLIORE COMUNICAZIONE ORALE 12.00 • 12.45 COMUNICAZIONI ORALI Moderatori: E. De Feo - Napoli, R. Anichini - Pistoia CO17 - Prevalenza e classificazione dell’anemia in pazienti affetti da “piede

diabetico “ con ulcera : nostra valutazione - Maurizio Bianco CO18 - Riduzione delle amputazioni in italia e procedure di rivascolarizzazione: esiste un rapporto di causa effetto? - Alessandra De Bellis CO19 - Autoanticorpi contro collagene tipo I e II alterati da modifiche post-

traslazionali indotte dallo stress ossidativo nella neuroartropatia di Charcot - Alessandro Rizzi

CO20 - Protocollo clinico-strumentale di confronto statistico della gestione dell’ipercarico plantare tra ortesi realizzate con tecnica cad-cam e da calco in pazienti con diabete - Moreno D’Amico

IX Sessione: CONCLUSIONI

12.45 • 13.15 Lettura magistrale: La chirurgia rigenerativa (V. Cervelli - Roma)

13.15 • 13.30 Presentazione nuovo gruppo e programmi per il prossimo anno (E. De Feo - Napoli, A. Bruno - Torino)

Chiusura dei lavori e compilazione questionario ECM

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Workshop Aziendali

Venerdì 20/02, ore 13.30 - Aula 11LUNCH WORSKHOP ECOSANIT

Protocollo clinico-strumentale pilota di comparazione statistica della gestione dell’ipercarico plantare tra ortesi realiz-zate con tecnica CAD-CAM e da CALCO in pazienti diabetici1) La corretta procedura di presa dell’im-

pronta podalica e la metodologia di progettazione del plantare su CALCO e con metodica CAD-CAM - Sig. Doriano Veri, Dott. Federico Belli

2) Il protocollo clinico: il razionale, la meto-dologia e i risultati ottenuti - Dott.ssa Cri-stiana Vermigli, Dott.ssa Celeste Ceppitelli

3) Metodologia Innovativa per l’Acquisi-zione, l’Elaborazione dei Dati Baropo-dometrici e la Valutazione Statistica dei Risultati - Ing. Moreno D’Amico

Giovedì 19/02, ore 12.00 - Aula MagnaLUNCH SYMPOSIUM OPTIMA MOLLITER

Woundcare-Circle: Soluzioni innovative per la prevenzione, la Fase Acuta e la Riabilitazione del Piede DiabeticoModeratore: Ezio FagliaRelatori: Alberto Piaggesi (Pisa), Luca Dalla Paola (Cotignola)Fabio Romagnoli (Ancona)Giacomo Clerici (Pavia)Durante il simposio verrà offerto il lunch

Venerdì 20/02, ore 13.30 - Aula 8LUNCH WORKSHOP

THERAS GROUP Ore 13.30/14.00FREMS THERAPY nel trattamento delle complicanze periferiche del Diabete e della Sindrome del Piede DiabeticoDr. Roberto Da Ros (Servizio Diabetologia - Ospedale di Monfalcone - Gorizia)

Ore 14.30-15.00FREMS Applicazione praticaClinical Specialist Francesca Tomei (Lorenz Lifetech) Product Specialist Andrea Ferrari (Theras Biocare)

Venerdì 20/02, ore 13.30 - Sala ColonneLUNCH WORKSHOP RTM ORTOPEDIA/OTTOBOCK

Ore 13.30/14.00 Parte I Applicazione del medical grade silicone nella protesizzazione del piede diabeti-co (protesi funzionali ed estetiche)Moreno Marchesini (T.O. RTM Ortopedia Personalizzata) Ore 14.00-14.30 Rinfresco a buffetOre 14.30-15.00 Parte IIProtesi con tecnica del sottovuoto assisti-to, funzionalità ed evidenze scientificheMatteo Cavina (T.O. Ottobock Italia)

Venerdì 20/02, ore 13.30 - Aula MinorLUNCH WORKSHOP PODARTIS

Attività fisica protetta: L’ortesi di nuova generazione1) Attività Fisica e Impatto metabolico Dr. S. Balducci2) Attività Fisica in Sicurezza Prof. L. Uccioli3) L’impatto biomeccanico - Dr. L. Berti4) Dalla nostra ricerca, l’Innovazione Dr. C. BurattoDurante il workshop verrà offerta una degustazione di vini e prelibatezze Venete

Venerdì 20/02, ore 13.30 - Aula 10WORKSHOP ACELITY

L’uso della pressione negativa per il trattamento del piede diabeticoRelatori: Prof Luigi Uccioli, Dott. Marco Meloni - P. A. Piede Diabetico, Dip. Di Med. Interna, Policlinico Tor VergataDr. Roberto Anichini - Ospedale del Ceppo di Pistoia - Dipartimento di Diabetologia

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AbstractsComunicazioni Orali

Giovedì 19 Febbraio 2015

CO1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10CO2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11CO3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12CO4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 13CO5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14CO6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15

Comunicazioni Orali Venerdì 20 Febbraio 2015

CO7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 16CO8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17CO9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18CO10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 19CO11 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20CO12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 21CO13 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 22CO14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23CO15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24CO16 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25

Comunicazioni Orali Sabato 21 Febbraio 2015

CO17 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26CO18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 27CO19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28CO20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29

Poster

P1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30P2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31P3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 32P4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 33P5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 34P6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 35

P7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 36P8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 37P9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 38P10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 39P11 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 40P12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 41P13 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 42P14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43P15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 44P16 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 45P17 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 46P18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 47P19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 48P20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 49P21 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50P22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 51P23 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 52P24 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 53P25 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 54P26 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 55P27 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 56P28 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 57P29 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 58P30 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 59P31 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 60P32 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 61P33 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 62P34 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 63P35 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 64P36 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 65P37 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 66P38 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 67P39 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 68P40 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 69P41 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 70P42 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 71P43 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 72

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– 10 –

CO1

OUTCOMES DI 100 SOGGETTI DIABETICI TRATTATI CHIRURGICAMENTE PERULCERE PROFONDE INFETTE AI PIEDI.

P. Galenda�; S. Madaschi�; N. Valerio�; V. Gallicchio�; C. Cisale�; D. Colli�; R.Ferraresi�; C. M. Caravaggi�;

�Centri Piede Diabetico, Endocrinologia, Diabetologia,Humanitas Gavazzeni,Bergamo; �Laboratorio Emodinamica,Humanitas Gavazzeni,Bergamo;

Le infezioni , unitamente all`ischemia, rappresentano le principali cause di amputazionenel soggetto diabetico con ulcere ai piedi. In letteratura vengono segnalati tassi amputativisuperiori a 90% per le ulcere profonde infette, 100% se associate ad ischemia. L`obiettivodi questo studio è quello di valutare gli outcomes di un trattamento chirurgico tempestivo,aggresssivo , ma allo stesso tempo conservativo, di queste lesioni. Materiali e metodi Sono stati seguiti e raccolti i dati di 100 pazienti diabetici giunticonsecutivamente a nostra osservazione per ulcere infette profonde dei piedi . Le lesionisono state stadiate secondo criteri della Texas University Classification ed il sistemaPEDIS-IDSAT.U.C (n): 2B (4), 2D (8), 3B (39), 3D (49) PEDIS (n): 1 (0), 2 (5), 3 (71), 4 (24) Tutti pazienti sono stati sottoposti a drenaggio in urgenza o urgenza differita dell`infezionee polichemioterapia antibiotica empirica o mirata sulla scorta di antibiogramma . Nei giornisuccessivi 57 soggetti sono stati sottoposti a PTA degli arti inferiori, di cui 2 inefficaci, 7ad amputazioni maggiori transtibiali o transfemorali, 3 del mesopiede, 15 dell`avampiede,26 di 1 o più raggi, 5 di 1 o più dita, 43 ad ulcerectomie e/o sequestrectomie ossee. Risultati Guarigione: Nel periodo di osservazione 59 pazienti sono guariti di cui 39 in menodi 12 settimane, 72 hanno ripreso a deambulare con ortesi o scarico gessato . Mortalità infase acuta e post-acuta : 1 paziente è deceduto per setticemia prima del trattamentochirurgico, altri 2 durante la degenza, 1 dopo 20gg dalla dimisssione All`analisi statisticasono state osservate differenze nei livelli di amputazione che sono risultati più prossimalinei soggetti ischemici (p<0.1), o con infezioni più gravi (p<0.001). Il tasso di guarigione èmaggiore nei soggetti non ischemici (p<0.1) senza che vi siano differenze significative neitempi. Meno soggetti tendono a guarire se trattati per infezioni gravi (p<0.1) ed in tempipiù lunghi (p<0.1). La guarigione è risultata più lenta e difficile nei soggetti dializzati (18).Conclusioni Un trattamento chirurgico tempestivo delle lesioni profonde infette consente diridurre significativamente la prevalenza di amputazioni segnalata in letteratura . Lo stessotrattamento associato a rivascolarizzazione efficace consente di ridurre il tasso diamputazioni anche nelle ulcere ischemiche infette Il livello di amputazione è risultatodirettamente proporzionale alla gravità dell`infezione. L`emodialisi si conferma qualefattore prognostico negativo di guarigione.

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CO2

Alta prevalenza di batteri chinolonici resistenti nelle infezioni del piede diabetico

C. MIRANDA�; R. DA ROS�; R. DE ROSA�; A. CAMPORESE�; G. ZANETTE�;

�SSD Diabetologia,Azienda Ospedaliera S.Maria degli Angeli,Pordenone; �SSDiabetologia,Ospedale San Polo,Monfalcone; �SSC Microbiologia,Azienda OspedalieraS.Maria degli Angeli,Pordenone;

Premessa Le infezioni del piede diabetico sono spesso causa di ospedalizzazione e diamputazione.Scopo del lavoro Abbiamo condotto uno studio retrospettivo degli esamimicrobiologici, effettuati dal 2011 al 2014, in pz diabetici affetti da lesioni ai piedi, al finedi analizzare la flora microbica isolata e la prevalenza dell`antibioticoresistenza.Materialie metodi Sono stati analizzati 105 esami colturali effettuati su biopsie tissutali in 53 pz coninfezioni moderate o severe non in terapia antibiotica. Le caratteristiche cliniche dei pzerano le seguenti: 53 pz con 2TDM (43 M, 10 F), età media 76,5aa, neuropatia periferica(32%), arteriopatia ostruttiva arti inferiori (13 %), neurovasculopatia periferica (55%). Risultati Dei 105 esami raccolti, 89 (84,7%) sono risultati positivi,16 (15,3%) negativi.Sono stati isolati 132 micro-organismi totali di cui 71 gram + ,60 gram - , 1 micete . Ipatogeni più frequenti fra i gram + sono stati: S.Aureus (44), seguito da E.Faecalis (12),S.Beta Emolitico (5), S.Epidermidis (4). Altri gram + isolati sono stati: S.Xylosus (2),S.Agalactiae (1), S.Capitis (1), S.Simulans (1), S.Warneri (1).I patogeni più frequenti fra igram - sono stati: Pseudomonas Aeruginosa (15), Proteus Mirabilis (10), E.Coli (9),Morganella Morgani (8), Serratia Marcescens (7). Altri gram - sono stati: CitrobacterKoseri (2), Klebsiella Oxytoca (2), Klebsiella Pneumoniae (2), Klebsiella Planticola (1),Citrobacter Fruendii (1), Acitenobacter(1), Enterobacter Aerogenes(1), E.Cloacae (1) .Leinfezioni sono risultate monomicrobiche nel 69,5%, polimicrobiche nel 30,4%.Le sedi dellelesioni erano dita (46,6%), avampiede (34,2% ), tallone (15,2%), altre ( 4% ). Negli esamicolturali positivi le lesioni neuroischemiche sono state 62, quelle neuropatiche 27. Negliesami colturali negativi le lesioni neuropatiche sono state 5, quelle neuro ischemiche 11. Il46,2% (61/132) dei batteri è risultato resistente almeno ad un antibiotico, il 15% (21/132) adue antibiotici. In particolare l`11,1% degli S.Aureus sono risultati meticillino-resistenti edil 32,5% (43/132) dei batteri totali chinolonici resistenti, di cui il 38% (27/71) dei gram +ed il 26,6% (16/60) dei gram -. Conclusioni I nostri dati hanno evidenziato un`altaprevalenza di batteri chinolonici resistenti, in particolare sono risultati resistenti il 70% deiP.Mirabilis (7/10) ed il 40,9% (18/44) degli S.Aureus. In un nostro precedente lavoro (AttiXVIII Congresso Nazionale AMD 2011) la prevalenza di batteri gram - chinoloniciresistenti era stata del 37,2% e del 42,8% per quanto riguarda P.Mirabilis (3/7). L`ischemiasembra essere il principale fattore di rischio per ceppi chinolonici resistenti, infatti il 76,7%(33/43) di essi sono stati isolati da lesioni neuro ischemiche. Altri fattori di rischio per losviluppo di resistenza ai chinolonici sono precedenti ricoveri e precedenti terapieantibiotiche.

Alta prevalenza di batteri chinolonici resistenti nelle infezioni del piede diabetico

C. MIRANDA�; R. DA ROS�; R. DE ROSA�; A. CAMPORESE�; G. ZANETTE�;

�SSD Diabetologia,Azienda Ospedaliera S.Maria degli Angeli,Pordenone; �SSDiabetologia,Ospedale San Polo,Monfalcone; �SSC Microbiologia,Azienda OspedalieraS.Maria degli Angeli,Pordenone;

Premessa Le infezioni del piede diabetico sono spesso causa di ospedalizzazione e diamputazione.Scopo del lavoro Abbiamo condotto uno studio retrospettivo degli esamimicrobiologici, effettuati dal 2011 al 2014, in pz diabetici affetti da lesioni ai piedi, al finedi analizzare la flora microbica isolata e la prevalenza dell`antibioticoresistenza.Materialie metodi Sono stati analizzati 105 esami colturali effettuati su biopsie tissutali in 53 pz coninfezioni moderate o severe non in terapia antibiotica. Le caratteristiche cliniche dei pzerano le seguenti: 53 pz con 2TDM (43 M, 10 F), età media 76,5aa, neuropatia periferica(32%), arteriopatia ostruttiva arti inferiori (13 %), neurovasculopatia periferica (55%). Risultati Dei 105 esami raccolti, 89 (84,7%) sono risultati positivi,16 (15,3%) negativi.Sono stati isolati 132 micro-organismi totali di cui 71 gram + ,60 gram - , 1 micete . Ipatogeni più frequenti fra i gram + sono stati: S.Aureus (44), seguito da E.Faecalis (12),S.Beta Emolitico (5), S.Epidermidis (4). Altri gram + isolati sono stati: S.Xylosus (2),S.Agalactiae (1), S.Capitis (1), S.Simulans (1), S.Warneri (1).I patogeni più frequenti fra igram - sono stati: Pseudomonas Aeruginosa (15), Proteus Mirabilis (10), E.Coli (9),Morganella Morgani (8), Serratia Marcescens (7). Altri gram - sono stati: CitrobacterKoseri (2), Klebsiella Oxytoca (2), Klebsiella Pneumoniae (2), Klebsiella Planticola (1),Citrobacter Fruendii (1), Acitenobacter(1), Enterobacter Aerogenes(1), E.Cloacae (1) .Leinfezioni sono risultate monomicrobiche nel 69,5%, polimicrobiche nel 30,4%.Le sedi dellelesioni erano dita (46,6%), avampiede (34,2% ), tallone (15,2%), altre ( 4% ). Negli esamicolturali positivi le lesioni neuroischemiche sono state 62, quelle neuropatiche 27. Negliesami colturali negativi le lesioni neuropatiche sono state 5, quelle neuro ischemiche 11. Il46,2% (61/132) dei batteri è risultato resistente almeno ad un antibiotico, il 15% (21/132) adue antibiotici. In particolare l`11,1% degli S.Aureus sono risultati meticillino-resistenti edil 32,5% (43/132) dei batteri totali chinolonici resistenti, di cui il 38% (27/71) dei gram +ed il 26,6% (16/60) dei gram -. Conclusioni I nostri dati hanno evidenziato un`altaprevalenza di batteri chinolonici resistenti, in particolare sono risultati resistenti il 70% deiP.Mirabilis (7/10) ed il 40,9% (18/44) degli S.Aureus. In un nostro precedente lavoro (AttiXVIII Congresso Nazionale AMD 2011) la prevalenza di batteri gram - chinoloniciresistenti era stata del 37,2% e del 42,8% per quanto riguarda P.Mirabilis (3/7). L`ischemiasembra essere il principale fattore di rischio per ceppi chinolonici resistenti, infatti il 76,7%(33/43) di essi sono stati isolati da lesioni neuro ischemiche. Altri fattori di rischio per losviluppo di resistenza ai chinolonici sono precedenti ricoveri e precedenti terapieantibiotiche.

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CO3

PIEDE DIABETICO INFETTO: IMPORTANZA DELLA TEMPESTIVITA` DELLASINERGIA DEI TRATTAMENTI PER IL SALVATAGGIO "FUNZIONALE" DI PARTEDEL PIEDE

S. PIAZZA�; A. GRASSI�; M. FERRI�; A. MORMILE�; P. LIMONE�; F. NESSI�;

�S.C. Chirurgia Vascolare ed Endovascolare,A.O. Ospedale Mauriziano,TORINO; �S.C.Endocrinolgia,Diabetologia e Malattie Metaboliche,A.O. Ospedale Mauriziano,TORINO;

INTRODUZIONE: Le gangrene del piede (a partenza spesso dalle dita), soprattuttoquando associate ad ischemia ed infezione, comportano frequentemente il ricorso adamputazione maggiore. L`inquadramento eziologico della lesione e la tempestività deitrattamenti permettono di limitare il livello di amputazione, consentendo spesso salvataggiodi una parte del piede, funzionalmente valida. MATERIALI E METODI: Dal maggio 2010al novembre 2014 sono stati trattati 138 pazienti, diabetici, affetti da lesione infetta a livellodel piede, tutte di grado III secondo la Texas University Classification (TUC). In 29pazienti la lesione (sempre secondo TUC) rientrava nello stadio B (infezione) mentre in109 nello stadio D (infezione ed ischemia). In 2 pazienti l`ampia gangrena (coinvolgimentodi tutti i compartimenti del piede) ha imposto una amputazione maggiore immediata. Neglialtri 136 pazienti si è attuato un PDTA (protocollo diagnostico terapeutico assistenziale)concordato in maniera multidisciplinare (chirurgo vascolare/endovascolare, medico dipronto soccorso, diabetologo, infettivologo). Il paziente è stato sempre inquadratoinizialmente dal punto di vista eziologico mediante esame ecocolordoppler; inoltretempestivamente in base alla gravità del quadro infettivo (flemmone con quadro di "limb olife threatening") si è proceduto (in emergenza prima dell`inquadramento eziologico) adrenaggio della raccolta con asportazione dei tessuti gangrenosi nonchè ad amputazione deisegmenti ossei coinvolti dalla gangrena (eseguiti prelievi bioptici delle ossa residue e delfondo della lesione per esame colturale). In altri casi il debridement è stato eseguito in unsecondo tempo. In ogni caso il sito di amputazione non è stato mai sottoposto a chiusura nelprimo tempo chirurgico (anche se convinti di una completa bonifica del focolaio infettivo).In 29 pazienti non è stato necessario eseguire un intervento di rivascolarizzazione(eziologia neuropatica); in 107 pazienti si è eseguito intervento di rivascolarizzazione perpatologia steno-ostruttiva del segmento popliteo-tibiale: endovascolare (88 pz), chirurgica(11 pz), ibrida (8 pz). Il percorso di guarigione con ottenimento di un moncone di piedefunzionale ha comportato un lungo (e spesso costoso) iter terapeutico: antibiotico terapiae.v. mirata, utilizzo di pressione negativa (NPWT) in tutti i casi, innesto con sostitutodermico acellulare di origine bovina (Integra®) per la copertura di ossa e tendini saniesposti (in 34 casi), innesto cutaneo (in 21 casi); ortesi di scarico (inizialmente perprevenire lesioni da pressione ed in seguito per permettere la deambulazione con scarico).RISULTATI: Nel 91 % (124/136 pazienti) si è ottenuto il salvataggio di un piede"funzionale" con amputazione minore. In 8 pazienti (8/136 pazienti) è stato necessarioeseguire una amputazione maggiore (7 gamba, 1 coscia) dopo comunque un inizialetentativo di salvataggio d`arto (7 rivascolarizzazione endovascolare, 1 con proceduraibrida). Si sono verificati 4 decessi peri-operatori (1 per polmonite, 3 per scompensocardiaco). CONCLUSIONI: Il piede diabetico infetto comporta alto rischio di amputazionemaggiore. L`aggressività del trattamento multidisciplinare permette di ottenere (a contro dicosti a volte elevati) spesso il salvataggio di una parte del piede funzionalmente valido.

PIEDE DIABETICO INFETTO: IMPORTANZA DELLA TEMPESTIVITA` DELLASINERGIA DEI TRATTAMENTI PER IL SALVATAGGIO "FUNZIONALE" DI PARTEDEL PIEDE

S. PIAZZA�; A. GRASSI�; M. FERRI�; A. MORMILE�; P. LIMONE�; F. NESSI�;

�S.C. Chirurgia Vascolare ed Endovascolare,A.O. Ospedale Mauriziano,TORINO; �S.C.Endocrinolgia,Diabetologia e Malattie Metaboliche,A.O. Ospedale Mauriziano,TORINO;

INTRODUZIONE: Le gangrene del piede (a partenza spesso dalle dita), soprattuttoquando associate ad ischemia ed infezione, comportano frequentemente il ricorso adamputazione maggiore. L`inquadramento eziologico della lesione e la tempestività deitrattamenti permettono di limitare il livello di amputazione, consentendo spesso salvataggiodi una parte del piede, funzionalmente valida. MATERIALI E METODI: Dal maggio 2010al novembre 2014 sono stati trattati 138 pazienti, diabetici, affetti da lesione infetta a livellodel piede, tutte di grado III secondo la Texas University Classification (TUC). In 29pazienti la lesione (sempre secondo TUC) rientrava nello stadio B (infezione) mentre in109 nello stadio D (infezione ed ischemia). In 2 pazienti l`ampia gangrena (coinvolgimentodi tutti i compartimenti del piede) ha imposto una amputazione maggiore immediata. Neglialtri 136 pazienti si è attuato un PDTA (protocollo diagnostico terapeutico assistenziale)concordato in maniera multidisciplinare (chirurgo vascolare/endovascolare, medico dipronto soccorso, diabetologo, infettivologo). Il paziente è stato sempre inquadratoinizialmente dal punto di vista eziologico mediante esame ecocolordoppler; inoltretempestivamente in base alla gravità del quadro infettivo (flemmone con quadro di "limb olife threatening") si è proceduto (in emergenza prima dell`inquadramento eziologico) adrenaggio della raccolta con asportazione dei tessuti gangrenosi nonchè ad amputazione deisegmenti ossei coinvolti dalla gangrena (eseguiti prelievi bioptici delle ossa residue e delfondo della lesione per esame colturale). In altri casi il debridement è stato eseguito in unsecondo tempo. In ogni caso il sito di amputazione non è stato mai sottoposto a chiusura nelprimo tempo chirurgico (anche se convinti di una completa bonifica del focolaio infettivo).In 29 pazienti non è stato necessario eseguire un intervento di rivascolarizzazione(eziologia neuropatica); in 107 pazienti si è eseguito intervento di rivascolarizzazione perpatologia steno-ostruttiva del segmento popliteo-tibiale: endovascolare (88 pz), chirurgica(11 pz), ibrida (8 pz). Il percorso di guarigione con ottenimento di un moncone di piedefunzionale ha comportato un lungo (e spesso costoso) iter terapeutico: antibiotico terapiae.v. mirata, utilizzo di pressione negativa (NPWT) in tutti i casi, innesto con sostitutodermico acellulare di origine bovina (Integra®) per la copertura di ossa e tendini saniesposti (in 34 casi), innesto cutaneo (in 21 casi); ortesi di scarico (inizialmente perprevenire lesioni da pressione ed in seguito per permettere la deambulazione con scarico).RISULTATI: Nel 91 % (124/136 pazienti) si è ottenuto il salvataggio di un piede"funzionale" con amputazione minore. In 8 pazienti (8/136 pazienti) è stato necessarioeseguire una amputazione maggiore (7 gamba, 1 coscia) dopo comunque un inizialetentativo di salvataggio d`arto (7 rivascolarizzazione endovascolare, 1 con proceduraibrida). Si sono verificati 4 decessi peri-operatori (1 per polmonite, 3 per scompensocardiaco). CONCLUSIONI: Il piede diabetico infetto comporta alto rischio di amputazionemaggiore. L`aggressività del trattamento multidisciplinare permette di ottenere (a contro dicosti a volte elevati) spesso il salvataggio di una parte del piede funzionalmente valido.

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CO4

Aumento della TcPO2 nella ricostruzione del piede diabetico mediante l`utilizzo delsostituto dermico Integra

L. SPAZZAPAN�; C. NICOLETTI�; G. PAPA�;

�UNITA` PIEDE DIABETICO E VULNOLOGIA,CASA DI CURAPEDERZOLI,PESCHIERA DEL GARDA VERONA; �UO di Chirurgia Plastica eRicostruttiva,Azienda Ospedaliera Universitaria, Ospedali Riuniti,Trieste;

INTRODUZIONE Scopo di questo studio comparativo retrospettivo è stato quello divalutare i risultati della ricostruzione nel piede diabetico con innesto di pelle a spessoreparziale e sostituto dermico Integra® versus la ricostruzione solo con innesto di cute intermini di vascolarizzazione mediante la misurazione dell` ossigenazione tissutaleperiferica(TcPO2)MATERIALI E METODI Sono stati inclusi nello studio23 pazienti (12 sono stati ricostruiticon innesto di cute e 11 con Integra® e innesto di cute a tre settimane). In ogni paziente laTcPO2 è stata misurata nello stesso punto della superficie ricostruita a 14 giorni, un mese, 3mesi, 6 mesi, 12 mesi e 24 mesi dopo la ricostruzione.RISULTATI I letti della ferite ricostruite da Integra® hanno mostrato in media una TcPO superiore di 10 mm Hg.CONCLUSIONI Il nostro studio ha valutato in modo oggettivo, con il valoredi TcPO2,l`ossigenazione del letto della ferita nel piede diabetico dopo la ricostruzione con innesto dicute da solo e con l`aggiunta del sostituto Integra® al letto della ferita. Durante il primomese dopo la ricostruzione non state rilevate differenze statisticamente significative. Dopo3 mesi TcPO2 studi hanno rivelato un statisticamente significativo aumento della pressionetissutale di ossigeno superiore nei piedi diabetici ricostruiti con Integra® ed innesto di cute.Questi risultati appoggiano in modo oggettivo i risultati clinici già segnalato durantel`utilizzo del sostituto dermico. Resta da spiegare il ruolo di questo aumento della pressionetissutale di ossigeno nel ridefinire le indicazioni per l`uso di sostituti dermici nellaricostruzione delle regioni scarsamente vascolarizzate.

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CO5

L`ESTENSIONE ED IL GRADING DELLA OSTEOMIELITE NON SONOCORRELATE ALLA PROGNOSI IN DIABETICI AFFETTI DA NEUROARTROPATIADI CHARCOT COMPLICATA: STUDIO PROSPETTICO DI COORTE.

L. DALLA PAOLA�; A. CARONE�; L. VASILACHE�; M. C. PRINCIPATO�; M.PATTAVINA�;

�UO PER IL TRATTAMENTO PIEDE DIABETICO,MARIA CECILIA HOSPITALGVM CARE AND RESEARCH,COTIGNOLA;

Introduzione La osteoartropatia di Charcot (NAC) è una patologia progressiva che puòcausare deformità,ulcerazione e,conseguentemente, elevato rischio di amputazione. Materiali e Metodi Una coorte di diabetici affetti da NAC complicata da un esteso quadrodi osteomielite del mesopiede e/o retropiede è stata arruolata e seguita prospetticamente.L`estensione dell`osteomielite era stata valutata con radiografia standard e risonanzamagnetica nucleare. Obiettivo del trattamento chirurgico era l`eradicazione dellaosteomielite. Biopsie ossee multiple sono state ottenute durante il trattamento chirurgico equindi analizzate dal laboratorio di anatomia patologica.Sono state analizzate la percentualedi guarigione in relazione alla estensione e grading della osteomielite. Risultati Da gennaio2010 a maggio 2014 sono stati arruolati e trattati 33 pazienti diabetici consecutivi(21maschi e 12 femmine) con NAC complicata. La localizzazione della NAC, secondo laclassificazione di Frykberg e Sanders era: classe I 1 paziente (3.03%), classe II-III 21pazienti (63.64%), classe IV 11 pazienti (33.33%). Il numero medio di segmenti osseicoinvolti dall`osteomielite era 3.18±1.74. Durante la procedura chirurgica sono statiottenuti multipli campioni ossei per la analisi istologica. Il grading della osteomielite era:grado 1 in 11 pazienti (33.33%), grado 2 in 7 pazienti (21.21%), grado 3 in 4 pazienti(12.12%), grado 4 in 11 pazienti (33.33%). Il follow up medio è stato di 409.35 ± 154.06giorni. 30 pazienti sono guariti (90.91%). 3 pazienti sono deceduti durante il follow up percardiopatia ischemica e cerebrale (2 pazienti) e per neoplasia (1 paziente). Nessunadifferenza nei tempi medi di guarigione, nel numero medio di interventi chirurgici è statoevidenziato tra i pazienti. Discussione In questa coorte di pazienti diabetici affetti da NACed osteomielite abbiamo ottenuto una elevata percentuale di salvataggio d`arto. Talerisultato è stato ottenuto nonostante un esteso coinvolgimento osteomielitico delmesopiede/retropiede. La localizzazione, il grading e la diffusione della osteomielite nonsono risultati correlati agli outcomes clinici nella popolazione studiata.

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CO6

APPROCCIO CHIRURGICO PLANTARE E STABILIZZAZIONE CON FISSATOREESTERNO NEL TRATTAMENTO DELL`OSTEOMIELITE MEDIOTARSALE DEL PIEDE DI CHARCOT ULCERATO

C. Caravaggi�; A. Sganzaroli�; F. Bona�; G. Sacchi�; A. Scotti�; M. Fattori�; R.Cassino�; D. Simonetti�;

�Centro per lo Studio e la Cura del Piede Diabetico,Istituto Clinico Citta Studi,Milano;

La neuroartropatia di charcot del mesopiede si caratterizza per una severa deformita` edinstabilita` del mesopiede con inversione della volta plantare e protrusione plantare ossea.Queste deformita`, benchè alloggiate in calzature protettive con suola rigida e plantari sumisura, possono evolvere in lesione ulcerative plantari recidivanti che possono complicarsicon infezioni delle ossa del mediotarso che pongono il paziente a rischio di amputazionemaggiore. Scopo dello studio: valutare la sicurezza e l`efficacia di un approccio chirurgicoplantare transulcerativo di bonifica del focolaio osteomielitico e stabilizzazione delmesopiede con fissatore esterno nell`osteomielite mediotarsale del piede di charcot cronicoulcerato. Materiali e metodi: nel periodo da dicembre 2009 ad agosto 2014 sono statitrattati n. 16 pazienti giunti alla nostra osservazione poiche` affetti da Neuroatropatia diCharcot di mesopiede con ulcera plantare cronica ed esposizione ossea mediotarsale. Intutti i pazienti era stata posta indicazione all`amputazione prossimale di piede o di gamba.Tutti i paziente presentavo un quadro vascolare normale con presenza dei polsi periferici. Ipazienti sono stati sottoposti ad accertamenti radiologici ( radiografia standard del piede edRMN) per vautare l`entità del processo osteomielitico. E` stato eseguito un primo stepchirurgico consistente in un ampia ulcerectomia planare con scheletrizzazione delmediotarso ed ampia resezione ossea cuneiforme sino a raggiunge spongiosa osseaapparentemente sane e sanguinate. E` stata eseguita biopsia ossea per esame colturale edistologico. E` stata impostata terapia antibiotica emprica con Piperacillina-Tazobactam 16mg/die e Daptomicina 8 mg/kg/die. Dopo circa 7 gg di medicazioni giornaliere con zaffodi garza iodoformica e` stato eseguito l`intervento chirurgico definitivo di revisionechirurgica della lesione plantare e stabilizzazione di mesopiede e di caviglia con fissatoreesterno Hofmann III. E` stata in seguito modificata la terapia antibiotica secondo il risultatodell`esame colturale che il paziente ha proseguito per 3 mesi dopo la dimissione. Dopo tremesi il fissatore esterno e` stato rimossoed il paziente ha ripreso a deamabulare concalzature a suola rigida di protezione e plantari su calco. Risultati: nel periodo ditrattamento si e` osservata la completa guarigione di 14 paziente (87%) menttre in duepaziente (13%) per la progressione dell`infezione ossea e` stato necessario eseguireun`amputazione di gamba. Nel periodo di follow up non e` stata osservata una ripresa delprocesso infettivo. Conclusioni: l`approccio chirurgico aggressivo plantare dell`ostemielitemediotarale del piede di charcot cronico ulcerato permette un elevato rate di guarigioneriducendo drasticamente il rischio di amputazione maggiore

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CO7

CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO ULCERATIVO NEI PAZIENTI IN DIALISI:UN`OPPORTUNITA` ANCHE NEI NON DIABETICI?

S. Magi�; A. Scatena�; E. Duranti�; E. Bartolini�; L. Ricci�;

�SC Diabetologia,Ospedale San Donato ASL 8,Arezzo; �Direttore SC Nefrologia eDialisi,Ospedale San Donato ASL 8,Arezzo; �Direttore SC Diabetologia,Ospedale SanDonato ASL 8,Arezzo;

SCOPI DELLA RICERCA: valutare il rischio ulcerativo in pazienti dializzati, diabetici enon diabetici. METODI IMPIEGATI: abbiamo valutato 3 gruppi di pazienti: 145 diabeticinon dializzati (DMND); 36 diabetici dializzati (DMD) e 127 dializzati non diabetici (DND)per la presenza di vasculopatia tramite indice caviglia/braccio (ABPI), di perdita dellasensibilità protettiva (LOPS) tramite biotesiometria (VPT) e monofilamento per poterclassificare i pazienti secondo la classe di rischio ulcerativo del Documento di ConsensoInternazionale. CONCLUSIONI: Come atteso, un ABPI<0,9 è presente nei tre gruppisottoposti a studio, senza differenze significative tra i DMD (36%) e i DND (30%).Tuttavia i 3 gruppi non differivano statisticamente per l`alterazione della VPT, presenteanche in 38(30%) dei DND; tutti questi ultimi presentavano una lesione in fase attiva opregressa o pregresse amputazioni minori o maggiori. Le pregresse amputazioni minorierano presenti in 1 (0,7%) dei DMND, 5 (14%) dei DMD e in 3 (2%) dei DND; lepregresse amputazioni maggiori in 0 DMND, 1(3%) dei DMD ed in 4(3%) dei DND, senzadifferenze significative tra i 3 gruppi (p>0,005). Un`ulcera in fase attiva era presente in25(17%) dei DMND, in 10(27%) dei DMD ed in 5(4%) dei DND. Pregresse ulcere in13(9%) dei DMND, 15 (42%) dei DMD e 2(1%) dei DND. Risulta significativo chenessuno dei DMD compaia nella classe di rischio ulcerativo assente e che la maggior parte(47%) appartenga alla classe di rischio elevatissimo. Inoltre la maggior parte dei pazientiDND (55%) appartiene alle classi di rischio media, elevata ed elevatissima. Nonostante ladiversa numerosità dei campioni e la mancanza di studi similari, è possibile concludere chei pazienti DMD necessitino di azioni preventive dedicate e che l`esame della sensibilitàvibratoria (VPT) possa essere condotto di routine anche nei DND al fine di individuarepazienti ad alto rischio ulcerativo. Il follow-up ad un anno attualmente in corso di questipazienti è volto a validare la classificazione del rischio ulcerativo anche nei pazienti nondiabetici in dialisi.

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CO8

INDAGINE A CAMPIONE SULLE CONOSCENZE IN TEMA DI PIEDE DIABETICOFRA GLI INFERMIERI DELL`AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DIUDINE

P. M. Miniussi�; S. Monticelli�; L. Caporale�;

�Azienda ospedaliero-universitaria di Udine,S.O. Medicina Interna, Ambulatorio per lacura del piede diabetico,Cividale del Friuli; �Università degli Studi di Udine,Corso diLaurea in Infermieristica;

Premessa. La gestione delle lesioni cutanee croniche, tra cui il piede diabetico, vienesempre più spesso demandata anche in ospedale al personale infermieristico. Non è perònoto quale sia il suo livello di conoscenze in materia, premessa necessaria per una adeguatapresa in carico di tali pazienti. Si è ritenuto perciò utile indagarlo con uno studiodescrittivo, anche per valutare la necessità ed i contenuti di un eventuale programma diformazione specifica. Scopo dello studio . Valutare il livello di conoscenze in tema divalutazione e cura del piede diabetico tra gli infermieri operanti nell`Aziendaospedaliero-universitaria di Udine; ricercare eventuali differenze tra quanti si ipotizza sianofrequentemente od occasionalmente a contato con il piede diabetico e quanti lo sonoraramente o mai; ricercare eventuali relazioni fra età, anzianità professionale e tipo diformazione e livello di conoscente nel campo specifico. Metodi . Ci si è serviti di unquestionario strutturato a risposte multiple o aperte, anonimo, contenente 12 quesiti suaspetti anagrafici e professionali e 14 quesiti su aspetti teorico/pratici dell`assistenza alpiede diabetico. Il questionario è stato somministrato a 380 infermieri in servizio presso 20strutture operative diverse dell`Ospedale di Udine (Anestesia e Rianimazione 1 e 2, Clinicadi Anestesia e Rianimazione, Cardiochirurgia, Cardiologia, Pneumologia, Ortopedia,Clinica Ortopedica, Otorinolaringoiatria, Clinica Pediatrica, Clinica Medica, MedicinaInterna 1 e 2, Clinica delle Malattie Infettive, Dermatologia, Diabetologia, Nefrologia,Post-acuti. La partecipazione allo studio è stata volontaria; 198 infermieri, pari al 52% degliinterpellati, ha restituito il questionario compilato. Risultati. Una maggioranza rilevante delpersonale aderente all`indagine ha dichiarato di curare raramente o mai persone con piedediabetico (80,30%) e di non aver mai partecipato ad attività di formazione e aggiornamentosull`argomento (73,20%); peraltro, solo il 43,40% reputa la sua conoscenza in materia nonadeguata o insufficiente. Nel complesso le risposte evidenziano notevoli carenze non solosu argomenti pertinenti al piede diabetico (caratteri della cute neuropatica, sede etrattamento delle ipercheratosi, significato della manovra "probe to bone", classificazionedelle lesioni, caratteristiche delle ortesi ideali), ma anche su aspetti di carattere generale(sede di prelievo da una lesione aperta del campione per esame colturale, scelta deldisinfettante). Sono risultate invece buone le percentuali di risposta corretta ai quesiti suicriteri di avvio immediato del paziente al Pronto Soccorso, sulle caratteristiche dell`ulcerainfetta e sulla frequenza di sostituzione della medicazione in schiuma di poliuretano. Non èstata rilevata alcuna correlazione fra le caratteristiche demografiche, il titolo di studio,l`anzianità professionale e di servizio degli intervistati e le rispettive percentuali di rispostecorrette, così come fra gli infermieri operanti in strutture dove il contatto con il piedediabetico è possibile, se non frequente, e quelli delle strutture dove tale contatto è altamenteimprobabile.

INDAGINE A CAMPIONE SULLE CONOSCENZE IN TEMA DI PIEDE DIABETICOFRA GLI INFERMIERI DELL`AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DIUDINE

P. M. Miniussi�; S. Monticelli�; L. Caporale�;

�Azienda ospedaliero-universitaria di Udine,S.O. Medicina Interna, Ambulatorio per lacura del piede diabetico,Cividale del Friuli; �Università degli Studi di Udine,Corso diLaurea in Infermieristica;

Premessa. La gestione delle lesioni cutanee croniche, tra cui il piede diabetico, vienesempre più spesso demandata anche in ospedale al personale infermieristico. Non è perònoto quale sia il suo livello di conoscenze in materia, premessa necessaria per una adeguatapresa in carico di tali pazienti. Si è ritenuto perciò utile indagarlo con uno studiodescrittivo, anche per valutare la necessità ed i contenuti di un eventuale programma diformazione specifica. Scopo dello studio . Valutare il livello di conoscenze in tema divalutazione e cura del piede diabetico tra gli infermieri operanti nell`Aziendaospedaliero-universitaria di Udine; ricercare eventuali differenze tra quanti si ipotizza sianofrequentemente od occasionalmente a contato con il piede diabetico e quanti lo sonoraramente o mai; ricercare eventuali relazioni fra età, anzianità professionale e tipo diformazione e livello di conoscente nel campo specifico. Metodi . Ci si è serviti di unquestionario strutturato a risposte multiple o aperte, anonimo, contenente 12 quesiti suaspetti anagrafici e professionali e 14 quesiti su aspetti teorico/pratici dell`assistenza alpiede diabetico. Il questionario è stato somministrato a 380 infermieri in servizio presso 20strutture operative diverse dell`Ospedale di Udine (Anestesia e Rianimazione 1 e 2, Clinicadi Anestesia e Rianimazione, Cardiochirurgia, Cardiologia, Pneumologia, Ortopedia,Clinica Ortopedica, Otorinolaringoiatria, Clinica Pediatrica, Clinica Medica, MedicinaInterna 1 e 2, Clinica delle Malattie Infettive, Dermatologia, Diabetologia, Nefrologia,Post-acuti. La partecipazione allo studio è stata volontaria; 198 infermieri, pari al 52% degliinterpellati, ha restituito il questionario compilato. Risultati. Una maggioranza rilevante delpersonale aderente all`indagine ha dichiarato di curare raramente o mai persone con piedediabetico (80,30%) e di non aver mai partecipato ad attività di formazione e aggiornamentosull`argomento (73,20%); peraltro, solo il 43,40% reputa la sua conoscenza in materia nonadeguata o insufficiente. Nel complesso le risposte evidenziano notevoli carenze non solosu argomenti pertinenti al piede diabetico (caratteri della cute neuropatica, sede etrattamento delle ipercheratosi, significato della manovra "probe to bone", classificazionedelle lesioni, caratteristiche delle ortesi ideali), ma anche su aspetti di carattere generale(sede di prelievo da una lesione aperta del campione per esame colturale, scelta deldisinfettante). Sono risultate invece buone le percentuali di risposta corretta ai quesiti suicriteri di avvio immediato del paziente al Pronto Soccorso, sulle caratteristiche dell`ulcerainfetta e sulla frequenza di sostituzione della medicazione in schiuma di poliuretano. Non èstata rilevata alcuna correlazione fra le caratteristiche demografiche, il titolo di studio,l`anzianità professionale e di servizio degli intervistati e le rispettive percentuali di rispostecorrette, così come fra gli infermieri operanti in strutture dove il contatto con il piedediabetico è possibile, se non frequente, e quelli delle strutture dove tale contatto è altamenteimprobabile.

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CO9

ANALISI DELL`INDICE DI COMORBIDITÀ DI CHARLSON NEI PAZIENTIAFFETTI DA PIEDE DIABETICO (PD) E SUA CORRELAZIONE CONL`EVOLUZIONE CLINICA

E. Iacopi�; A. Coppelli�; C. Goretti�; C. Mattaliano�; A. Piaggesi�;

�Sez.Dip.Piede Diabetico,Dipartimento di Area Medica,AziendaOspedaliero-Universitaria Pisana;

Scopo dello studio - L`indice di comorbidità di Charlson (ICC), derivante dalla somma dipunteggi attribuiti a 19 differenti patologie croniche, è la più diffusa metodica divalutazione delle comorbidità in grado di predire la mortalità. Abbiamo valutato l`ICC inpazienti affetti da PD e abbiamo analizzato la sua correlazione con gli outcomes clinici alungo termine. Materiali e metodi - Abbiamo calcolato retrospettivamente l`ICC in 638pazienti consecutivi affetti da diabete mellito tipo 2 (M/F 460/178; età 68±11 aa; BMI27.8±5.0 Kg/m2; durata diabete 19.8±12.3 aa; HbA1c 7.9±1.8%) ricoverati presso il nostrodipartimento nel periodo 2011 - 2014 per PD. I principali outcomes clinici (percentuali diguarigione, di amputazione maggiore e di morte) sono stati valutati nel corso di unfollow-up di 18.9±12.4 mesi (range 1.7-43.2 mesi) e quindi correlati con il punteggio ICC.Risultati - Il punteggio ICC medio (±DS) complessivo era 5.2±1.6. La percentuale diguarigione era 67.2% (N 429), mentre quelle di amputazione maggiore e di morte eranorispettivamente 5.2% (N 33) e 19.5% (N84) nel corso del follow-up. L`ICC erasignificativamente più basso nei pazienti guariti rispetto ai non guariti (5.1±2.5 vs 5.8±2.1p<0.02). Un punteggio ICC significativamente più alto (6.1±2.3 vs 5.1±2.3 p<0.02) venivaosservato nei pazienti deceduti durante il follow-up. Nessuna differenza significativaveniva trovata nei pazienti sottoposti ad amputazione maggiore d`arto rispetto agli altri.(5.5±2.6 vs 5.2±2.5 p=ns). Conclusioni - I pazienti diabetici con PD presentano unpunteggio di ICC molto alto che correla con i tassi di guarigione e di mortalità,sottolineando l`importanza dell`importante coinvolgimento sistemico di questi pazienti. Inostri dati suggeriscono inoltre un possibile valore predittivo dell`ICC non solo in terminidi mortalità, ma anche in relazione all`evoluzione clinica delle lesioni a lungo termine.

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CO10

COLONIZZAZIONE RETTALE DA KLEBSIELLA PNEUMONIAECARBAPENEMASI-PRODUTTRICE È UN FATTORE DI RISCHIO DI MORTALITÀIN PAZIENTI CON PIEDE DIABETICO INFETTO

C. Tascini�; E. Iacopi�; A. Coppelli�; C. Goretti�; F. Menichetti�; A. Piaggesi�;

�U.O. Malattie Infettive,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana; �Sez.Dip. PiedeDiabetico,Dipartimento di Area Medica,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana;

Scopo. L`incidenza di infezioni da ceppi di Klebsiella Pneumoniae produttrice diCarbapenemasi (KPC-Kp) sta aumentando in tutto il mondo. Scopo del nostro studio eraverificare se la colonizzazione e l`infezione da KPC-Kp in pazienti con piede diabeticoinfetto (PDI) fosse associata con un incremento della mortalità. Metodi. Abbiamo condottouno studio retrospettivo, caso-controllo: i casi consistevano in pazienti adulti con PDI edisolamento di KPC-Kp in un tampone rettale. Per ogni caso abbiamo selezionato almeno uncontrollo corrispondente, affetto da PDI, ma che presentasse tampone rettale negativo perKPC-Kp. Fra il 1 dicembre 2010 ed il 31 marzo 2014 abbiamo identificato 21 pazienti conPDI e colonizzazione rettale da KPC-Kp. In 6 (28%) di questi pazienti era presente ancheisolamento di KPC-Kp da un prelievo a carico del PDI. Nello stesso periodo abbiamo poiselezionato 25 controlli corrispondenti. Risultati. Fra i due gruppi non erano presentidifferenze significative in termini di età, sesso, Punteggio di Charlson, classificazione dellelesioni e numero di precedenti ricoveri. Confrontati con I pazienti del gruppo di controllo,che presentavano una mortalità complessiva del 4%, la mortalità era significativamente piùalta nei pazienti con colonizzazione rettale da KPC-Kp (40%, p= 0.013) e nei pazienti conPDI da KPC-Kp (67%; p= 0.002). Mediante regressione logistica multivariata abbiamoevidenziato come la colonizzazione da KPC-Kp fosse l`unico fattore di rischioindipendente significativamente associato con la mortalità (OR=22.41, 95%CI: 3.43 455.28, p= 0.006). Conclusioni. La colonizzazione e l`infezione di piede da KPC-Kpsembrano essere associate ad un incremento della mortalità nei pazienti affetti da PDI.

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CO11

LEMBO FASCIOCUTANEO QUADRATO PLANTARE DI AVANZAMENTO NEL TRATTAMENTO DELLE ULCERE PLANTARI DIABETICHE NON INFETTE

C. Caravaggi�; R. Ferraresi�; A. Sganzaroli�; F. Bona�; P. Galenda�;

�Centro Interdipartimentale per la Cura del Piede Diabetico,Istituto Clinico CittaStudi,Milano; �Centro per la Cura del Piede Diabetico,Istituo Clinico HumanitasGavazzeni,Bergamo; �Servizio di Radiologia Interventistica Periferica,Istituto ClinicoHumnitas Gavazzeni,Bergamo;

L`apparecchio deambulatorio di scarico, indicato come trattamento di prima scelta nelleulcere neuropatiche plantari non è stato ampiamente usato a causa della scarsa compliancedei pazienti e degli elevati rischi di effetti collaterali quali la comparsa di lesioni ulcerativeed infezioni. Scopo dello studio: Valutare la sicurezza e l`efficacia di un lembofascicutaneo plantare di scorrimento nel trattamento delle ulcere neuropatiche plantari.Materiali e metodi: dal dicembre 2012 al febbraio 2013 abbiamo consecutivamentearruolato 23 pazienti con lesioni ulcerative profonde neuropatiche o neuroischemiche. 9 pzsono stati sottoposti a PTA e 18 pz a trattamento chirurgico osseo come segue: a) 10rimozioni di teste metatarsali; b) 3 osteotomie distali di sollevamento; c) 2 resezionidell`articolazione metatarso falangea del I raggio con stabilizzazione con filo di K; d) 1esostectomia plantare; e) 1 sesamoidectomia; f)1 calcanectomia parziale. In tutti i pz è statoscolpito un lembo fasciocutaneo plantare di copertura della lesione ulcerativa. 2 pz sonostati esclusi dall`analisi statistica poiché hanno sottoposto a carico il piede operato nei primigiorni dopo l`intervento. Risultati: è stato osservato un rate di guarigione del 100% neirimanenti 21 pz. In 15 pz (71.5%) abbiamo osservato una guarigione per prima intenzionementre in 5 pz (24%) per seconda intenzione ed in un pz (4.5%) dopo revisione chirurgica.Il tempo di guarigione per prima intenzione è stato di 30 gg (DS 13), in caso di guarigioneper seconda intenzione di 86 gg (DS 40) mentre il tempo di guarigione totale è stato di 44gg (DS 31). Durante un follow up di 724 gg (DS 275) non è stata osservata alcuna recidivaulcerativa mentre si è osservata un`ulcera da trasferimento su un metatarso adiacente.Conclusioni: il lembo fascio cutaneo plantare di avanzamento può essere consideratoun`opzione chirurgica sicura ed efficace nel trattamento delle ulcere neuropatiche plantariconsiderando l`elevato rate di guarigione, il corto periodo di guarigione ed il basso rischiodi recidiva ulcerativa.

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CO12

NUOVA TECNICA CHIRURGICA PER IL TRATTAMENTO CONSERVATIVODELLE LESIONI ULCERATE DEL 1° RAGGIO CON COINVOLGIMENTOOSTEOMIELITICO METATARSALE IN UNA POPOLAZIONE DI SOGGETTIDIABETICI: STUDIO PROSPETTICO DI COORTE.

L. DALLA PAOLA�; A. CARONE�; M. C. PRINCIPATO�; L. VASILACHE�; M.PATTAVINA�;

�UO PER IL TRATTAMENTO PIEDE DIABETICO,MARIA CECILIA HOSPITALGVM CARE AND RESEARCH,COTIGNOLA;

Introduzione Le lesioni ulcerate plantari con coinvolgimento osteomielitico dellaarticolazione metatarso-falangea del 1° raggio costituiscono, nel piede diabetico, unacomune localizzazione. Il trattamento conservativo di tali lesioni è spesso difficile dapianificare e deve essere condotto attraverso un appropriato debridement sia dellacomponente ossea che dei tessuti molli. Materiali e Metodi In una coorte di 28 pazientidiabetici che presentavano una lesione ulcerata con coinvolgimento osteomielitico dellaarticolazione metatarso-falangea del 1° raggio (1^MTPJ), dopo la rimozione della lesione edel corripondente segmento osseo coinvolto, abbiamo posizionato uno spaziatore incemento antibiotato e un fissatore esterno monoplanare per stabilizzare temporaneamente lasede di intervento. Risultati La durata media del follow up è stata di 12.2 ± 6.9 mesi. Nelcorso del follow up 27 pazienti (96,43%) sono guariti. 24 pazienti sono guariti senzaevidenziare recidive ulcerative locali o da trasferimento, problematiche di ortesizzazione oanomalie del passo. 3 pazienti hanno sviluppato una recidiva ulcerativa dopo tale procedurachirurgica. Nel periodo post-operatorio 1 paziente (3.57%) ha presentato la deiscenza delsito chirurgico ed è stato sottoposto a revisione locale e re-intervento. Durante il follow up,dopo la guarigione, 2 pazienti (7.14%) hanno presentato recidiva ulcerativa secondaria adislocazione del cemento osseo. L`approccio chirurgico è consistito nella revisione conrimozione e riposizionamento dello spaziatore e del fissatore esterno temporaneo (1paziente) e artrodesi con viti cannulate (1 paziente). 1 paziente (3.57%) in seguito arecidiva di ischemia critica è stato sottoposto a nuova procedura di rivascolarizzazione e adamputazione transmetatarsale. Conclusioni Il nostro studio evidenzia la efficacia di questatecnica chirurgica one-step per il trattamento di lesioni ulcerative con coinvolgimentoosteomielitico della 1^ MTPJ in pazienti diabetici.

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CO13

UTILIZZO DI PALLONI CONICI PER IL TRATTAMENTO DI OCCLUSIONILUNGHE DEI VASI TIBIALI IN PAZIENTI DIABETICI CON ISCHEMIACRITICA DEGLI ARTI INFERIORI

N. Troisi�; G. Landini�; S. Michelagnoli�; F. Falciani�; C. Baggiore�;

�Centro Interdipartimentale Piede Diabetico,Azienda Sanitaria Firenze,Firenze;

Introduzione Il diabete è la principale causa di ischemia critica degli arti inferiori. Neidiabetici le occlusioni lunghe dei vasi tibiali sono molto comuni. Scopo di questo studio èstato quello di valutare i risultati dei palloni conici nella ricanalizzazione di occlusionilunghe di vasi tibiali in pazienti diabetici con ischemia critica. Materiali e metodi DaGennaio ad Agosto 2014 49 vasi tibiali con occlusioni lunghe sono stati ricanalizzati etrattati con palloni conici (Amphirion Deep; Medtronic Inc., Minneapolis, MN, USA) inpazienti diabetici con ischemia critica afferenti al percorso aziendale del piede diabetico. Irisultati a 6 mesi sono stati valutati in termini di morbidità, mortalità, pervietà primaria,pervietà primaria assistita, pervietà secondaria, assenza di restenosi (target lesionrevascularization TLR), guarigione delle ulcere/risoluzione dei sintomi e salvataggiod`arto. Risultati I pazienti erano prevalentemente di sesso maschile (27/35, 77.1%) conun`età media di 70.9 anni (range 51-85). La lunghezza media dell`occlusione tibiale era di232.7 mm (range 110-380). Il successo tecnico angiosome-oriented è stato ottenuto in44/49 casi (89.8%). Durante il follow-up (durata media 3.1 mesi, range 1-6) la guarigionedelle ulcere/risoluzione dei sintomi è stata ottenuta in 28/35 casi (80%). A 6 mesi il tassostimato di salvataggio d`arto è stato del 97.1%. Inoltre, a 6 mesi i tassi di pervietà primaria,pervietà primaria assistita, pervietà secondaria e assenza di TLR sono stati rispettivamentedel 64.5%, 81.4%, 81.4%, e 78.2%. L`analisi univariata ha dimostrato che il sessomaschile, la classe Rutherford 6, la presenza di concomitante coronaropatia e l`assenza dipredilatazione sono fattori predittivi di insuccesso in termini di salvataggio d`arto, pervietàdel vaso e di assenza di TLR. Conclusioni I palloni conici sono sicuri ed efficaci neltrattamento di occlusioni lunghe di vasi tibiali in pazienti diabetici con ischemia critica. Lapredilatazione dovrebbe essere raccomandata in tutti i casi. I risultati sembranoincoraggianti, anche se sono necessarie esperienze con popolazioni di studio più ampie econ un più duraturo follow-up.

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CO14

RIVASCOLARIZZAZIONE E CHIRURGIA NELLA GESTIONE DEL PIEDEDIABETICO: UNO STUDIO PROSPETTICO

L. SALVOTELLI�; V. STOICO�; F. PERRONE�; M. MERIGHI�; G. PUPPINI�; M.BRUTI�; G. F. VERALDI�; E. BROCCO�; G. ZOPPINI�; E. BONORA�;

�Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo,AOUI,Verona; �MalattieInfettive,AOUI,Verona; �Radiologia,AOUI,Verona; �Chirurgia Plastica,AOUI,Verona; �Chirurgia Vascolare,AOUI,Verona; �Piede Diabetico,Policlinico Abano Terme,AbanoTerme (PD);

Scopo. Studio osservazionale prospettico che valuta la prognosi di pazienti (pz) sottopostiad interventi di chirurgia e rivascolarizzazione per piede diabetico. Metodi. Sono statireclutati i pz ricoverati per essere chirurgia ed eventuale rivascolarizzazione per piedediabetico, da ottobre 2012. Outcome primari: riulcerazione, amputazione maggiore (AM).Outcome secondari: restenosi clinica dopo angioplastica (PTA), complicanze dichirurgia/rivascolarizzazione, morte. Sono stati trattati 170 pz (24 con lesioni bilaterali),60% con storia di ulcere. Si trattava soprattutto di pz con diabete complicato da retinopatia(75%), neuropatia (95%), insufficienza renale emodialitica (8.2%). 65% dei pz avevavasculopatia carotidea e 36% cardiopatia ischemica. Nel periodo ottobre 2012-14 sono statieseguiti 351 interventi chirurgici; 103 pz della stessa coorte sono stati sottoposti a 130 PTA(61,2% dei pz aveva ischemica critica cronica -CLI). 12 pz sono andati incontro ariulcerazione e lo stesso numero di soggetti (9,2%) ha subito AM. La chirurgia è statacomplicata da gangrena (25,6%), sanguinamento (7,7%), progressione dell`infezione(7,4%). Le PTA hanno avuto risultato positivo (completo/parziale) in oltre l`84% dei pz,con un tasso di complicanze del 6,9%. La restenosi clinica si è avuta nel 24,6%. Statoattuale dei pz: 60,7% guarito, 17,6% non guarito, 12,4% morto, 5,9% AM, 3,5% perso alfollow-up. Di 21 pz deceduti (17 con CLI), la causa di morte è stata cardiovascolare (50%),insufficienza renale terminale (25%), sepsi o altro (25%). Il tasso di guarigione è stato del59% nelle ulcere neuroischemiche, del 69% nelle neuropatiche. Conclusioni. La maggiorparte dei pz con piede diabetico è affetta da diabete pluricomplicato. La prognosi delleulcere con componente ischemica è peggiore delle ulcere neuropatiche. In un follow-up di24 mesi, il 12,4% dei pz è deceduto -oltre l`80% affetto da CLI. Nella nostra casistica, unapercentuale rilevante di interventi chirurgici è gravata da complicanze: un più lungofollow-up potrebbe consentire una più accurata stratificazione dei pazienti e, in baseall`individuazione di fattori prognostici, il miglior iter da seguire.

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CO15

CALCIFICAZIONI VASCOLARI NEI PAZIENTI DIABETICI CON LESIONEISCHEMICA DEL PIEDE: CONFRONTO TRA PAZIENTI IN DIALISI E NON.

M. Meloni�; V. Izzo�; E. Vainieri�; C. Del Giudice�; V. Da Ros�; V. Ruotolo�; L.Giurato�; R. Gandini�; L. Uccioli�;

�Medicina dei Sistemi,Univerisità di Tor Vergata,Roma; �Radiologia,Università di TorVergata,Roma;

Scopo: Il trattamento sostitutivo dialitico è un forte fattore di rischio per malattia vascolareperiferica (MVP) e calcificazioni vascolari (CV).(1) Lo scopo di questo studio è statoquello di valutare le differenze in termini di CV nei pazienti in dialisi e non, all`interno diuna popolazione di soggetti diabetici affetti da ischemia critica dell`arto (IC) e lesione alpiede (LP). Metodi: Il gruppo di studio ha incluso 456 pazienti sottoposti a rivascolarizzazioneendovascolare (RE) a causa di di una condizione di IC complicata da LP. Sono statiindividuati due sottogruppi in relazione al trattamento dialitico (D+) (n=60) o meno (D-)(n=396). All`interno dei due sottogruppi abbiamo selezionato i pazienti con più severaMVP che hanno avuto necessità di almeno un nuovo intervento di RE per tentare ilsalvataggio d`arto: D+ n=18 (24,7%) e D- n=61 (14,7%). Inoltre, secondo il sistema dicalcolo delle calcificazioni vascolari periferiche eseguito con fluoroscopia e angiografia asottrazione digitale (PACCS) abbiamo valutato la severità e la localizzazione delle CV neivasi sopra il ginocchio (SopG) e sotto (SotG) (2). Risultati: D+ ha avuto necessità di nuova RE in un maggior numero di occasioni(24,7vs14,7%) p<0,043. In relazione alle CV, D+ ha mostrato una malattia calcifica piùsevera (grado 4C PACCS) (56,5vs7,8%) (X=0,001) e un più alto tasso di calcificazionicombinate (intima e media) SotG (59vs9,5%) (X=0,0001) mentre D- ha mostrato unmaggior coinvolgimento dell`intima sia nei vasi SopG (57,9vs4,3%) (X=0,0001) che SotG(34,2vs9%) (X=0,027).Conclusioni: Il fallimento della RE è stato più frequente nel gruppo D+ e i dializzati hannoavuto necessità di più procedure per trattare la loro MVP. Le CV sembrano svolgere unruolo chiave nella severità della MVP e negli esiti peggiori dei pazienti dializzati. Infattiquesti risultati potrebbero essere correlati alla gravità delle CV nei vasi SotG,principalmente per il coinvolgimento simultaneo sia dell`intima che della media chesembrerebbero influenzare negativamente il successo tecnico della rivascolarizzazione edeterminare una più frequente re-stenosi del vaso. 1. Prompers L, Diabetologia, 20082. Khrishna J, Catheterization and Cardiovascular Intervention, 2014

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CO16

RIVASCOLARIZZAZIONE E PIEDE DIABETICO: DIFFERENZE DI ESITO A BREVEE LUNGO TERMINE CORRELATE AL REPARTO DI RICOVERO

M. E. De Feo�; F. Fico�; S. Capece�; F. P. Volpe�; R. De Simone�; G. Piscopo�; G.Cangiano�;

�UOD Diabetologia,AORN A. Cardarelli,NAPOLI; �U.O.Radiologia Vascolare,AORNA. Cardarelli,NAPOLI;

SCOPO : Il Piano Nazionale Diabete ipotizza che un miglioramento nella cura del "Piedediabetico" si può ottenere se il paziente con lesioni gravi viene tempestivamente epreferibilmente inviato a strutture dedicate. Abbiamo voluto valutare eventuali differenze diesito in termini di salvataggio d`arto, amputazione maggiore e/o morte per i pazientidiabetici (D) con lesioni vascolari agli arti inferiori che giunti al PS del nostro Ospedalevenivano indirizzati a differenti reparti ma subivano un uguale trattamento dirivascolarizzazione endoluminale agli arti inferiori presso un unico Servizio di radiologiavascolare. METODI : studio osservazionale retrospettivo. Tutti i D che dal Gen 2008 al Dic 2011sono stati trattati, con esito immediato favorevole, presso il Servizio di RadiologiaVascolare del nostro ospedale sono stati valutati con un follow-up breve, a 3 mesi, ed unfollow-up a 24 mesi. I dati sono stati ricavati dalle cartelle, dai registri di controlloambulatoriale post-ricovero o con indagine telefonica. I pazienti sono stati divisi in GruppoA (110 pz per 117 arti trattati) quelli seguiti presso l`Unità di Diabetologia (CentroRegionale per il Piede Diabetico) e Gruppo B (155 pz per 169 arti) quelli ricoverati in altrireparti del nostro ospedale (Medicine 2,7%, UTIC 3,6%, Ch. Vascolare 81%, Ch. Urgenza12,4%). RISULTATI : caratteristiche della popolazione; Gr.A vs Gr.B: maschi 71% vs 68%, etamedia sovrapponibile 67a vs 68a. Classificazione delle lesioni: Gr.A TUC 1C-D 7,2%,2C-D 22,7%, 3C-D 70,1%; Gr.B non è stata usata una classificazione o è stata differentenei vari reparti. Esito al follow-up breve ( 3 m) Gr.A vs Gr.B: 1) salvataggio d`arto 96,36%vs 82,9% (p<0,001); 2) amputazione maggiore 3,63% vs 15,38% (p< 0,005); 3) decesso 0%vs 1,7% (p= ns). Esito al follow-up lungo (24 m): 1) salvataggio d`arto 84,01% vs 58,48%(p< 0,0001); 2) amputazione maggiore 7,99% vs 27,33% (p<0,0005); 3) decesso 7,96% vs14,18% (p=ns). Durante il ricovero il ricorso ad una amputazione minore è stato simile:Gr.A vs B 51,9% vs 56,4%; ma le prossimali (avampiede) erano meno frequenti nel Gr.A 6,4% vs 19,6%. La degenza media è stata più breve nei reparti chirurgici. CONCLUSIONI : il miglior esito nei pazienti ricoverati in Diabetologia solo in partepotrebbe essere spiegata con una diversa selezione di pazienti al PS ma a nostro pareredipende da un miglior controllo delle complicanze multisistemiche, dal ricorso a frequentitoilette chirurgiche e da una maggiore durata del trattamento intraricovero

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CO17

Prevalenza e classificazione dell`anemia in pazienti affetti da "piede diabetico " conulcera : nostra valutazione.

D. Zavaroni�; M. Bianco�; L. Busconi�; U. De Joannon�; G. Mazzoni�;

�Cure Primarie, U.O.Diabetologia e Malattie Metaboliche,Azienda USL,Piacenza;

Circa il 25 % dei pazienti diabetici è a rischio di sviluppare un`ulcera agli arti inferiorinella vita e la comparsa di questa grave complicanza correla con aumento di morbilità emortalità.L`ulcera del piede diabetico (UPD) può associarsi ad anemia e malnutrizione ,fattori che contribuiscono a peggiorare il quadro clinico generale.Tale associazione è pocostudiata. Alcuni studi suggeriscono una relazione con lo stadio clinico dell`ulcera e con ilpeggioramento della prognosi .Scopo di questo studio è stato di valutare la prevalenza dianemia nei pazienti con UPD, classificare il tipo di anemia e costruire un protocollo diterapia in base alle cause ,per correggere sia l`alterazione della crasi ematica sia lamalnutrizione . Materiali e metodi. In un periodo di 6 mesi ( da maggio a ottobre 2014 )sono stati valutati 188 pz con UPD affetti da diabete tipo 1 e 2. La durata di malattia era di10 anni ± 4,7 M ± DS. L`emoglobina glicata era di 8,5 ± 3,4 %.Tra questi 65 pzpresentavano anemia, definita come valore di emoglobina < 12 mg/dl. I pz avevanoun`ulcera stadio Texas IID e III D , durata media di 3 mesi .L`ulcera era mista,neuropatica ed ischemica con sovrapposta infezione . In tutti sono stati valutati, oltreall`emocromo, sideremia, transferrina , ferritina, Vit. B 12 , folati, elettroforesi proteica,conta leucocitaria , valutazione GFR con formula CKD-EPI,VES, PCR. In tutti è statavalutata la malnutrizione con scheda MUST. Risultati. 65 su 188 pz con UPD , pari al 28% , presentavano anemia .In 4 l`anemia si associava a malnutrizione con punteggio MUSTpatologico . 3 pz presentavano anemia macrocitica con deficit di vit B 12 e folati. 7 pzavevano livelli di sideremia bassi. In 16 pz la sideremia era normale, ma con livelli diferritina alti, segno di deficit relativo di ferro secondario all` infiammazione cronica 35 pzavevano una malattia renale cronica con stadio IIIb e IV. In tutti è stato attuato unprotocollo terapeutico per normalizzare la crasi ematica a seconda della causa , associatoad una valutazione nutrizionale. Conclusioni .Nella nostra casistica un` elevata percentualedi pz con UPD ( 28 %). presentava anemia .La causa più frequente era la malattia renalecronica ( 55% ) seguita dal deficit relativo di ferro secondario all`infiammazione cronica (23%), dall`iposideremia ( 8 % ) e dalla malnutrizione. La correzione dell`anemia associataad un adeguato apporto calorico e proteico , oltre alle procedure consuete dirivascolarizzazione, correzione dell`infezione e scarico della lesione, potrebbe avere unruolo importante nel migliorare la prognosi dei pz con UPD.

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CO18

RIDUZIONE DELLE AMPUTAZIONI IN ITALIA E PROCEDURE DIRIVASCOLARIZZAZIONE: ESISTE UN RAPPORTO DI CAUSA EFFETTO ??

A. DE BELLIS�; F. LOMBARDO�; A. TEDESCHI�; G. SEGHIERI�; M. MAGGINI�; R. ANICHINI�;

�UO DIABETOLOGIA,USL 3,PISTOIA; �Centro Nazionale diEpidemiologia,ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA`,ROMA;

E` noto che le procedure di Rivascolarizzazione (arteriosa) agli arti inferiori nei pazienticon Diabete Mellito sono efficaci nel Prevenire le Amputazioni Maggiori. Però ancora nonè chiaro se esista una stretta correlazione tra la riduzione di amputazioni in italia ottenutenell` ultimo decennio e l`incremento del numero di procedure di rivascolarizzazione(REVP). Obiettivo di questa analisi è testare l`ipotesi se esista una relazione tra i trend diamputazione in Italia e nelle singole realtà regionali e il numero delle procedure dirivascolarizzazione periferiche (REVP) agli arti inferiori nei pazienti diabetici negli anni2003-2012. Metodi: Analisi retrospettiva del numero delle amputazioni in italia tra il2003-2012 e il numero di (REVP) nello stesso periodo. Risultati: In Italia negli anni2003-2012 il numero delle amputazioni agli arti inferiori nei pazienti diabetici (LEAs)appare essersi ridotto: le amputazioni totali si sono ridotte da 3.6 per 1000 persone con ildiabete a 2.7 %o (-23,4%), le amputazioni minori ridotte da 2.2 to 1,9%o (-13.1%) e lemaggiori da 1.2 a 0.7%o (38.1%) p<0,001. Nello stesso periodo il numero totale delleprocedure di rivascolarizzazione progressivamente è incrementato:nel 2003, 4 persone su1000 diabetici sono state sottoposte a REVP, di queste 2,5 ebbero un intervento dirivascolarizzazione endoluminare (ER) mentre 1.4%o furono sottoposte a procedurachirurgica (SP); in confronto nel 2012 REVP furono 4.7%o di cui 4.1 furono ER e 0.6 SP.Il trend di incremento negli anni delle REVP è stato di: +61.3% per ER con un decrementodel -55% per SP. Nei diabetici sottoposti a REVP è stata riscontrata una significativadifferenza per sesso RR=3 (maschi-femmine) e negli anni un progressivo invecchiamento(2003-2012) dei soggetti sottoposti a REVP (p<0,01). Analizzando l`andamento regionaledi amputazioni e di REVP non esiste una stretta correlazione; infatti vi sono ambitiregionali dove ad un elevato numero di REVP corrisponde un numero minore diAmputazioni ma esistono anche andamenti intermedi e talvolta ad un elevato numero di REVP corrisponde un` elevato numero di Amputazioni maggiori superiori alla medianazionale. Inoltre anche dall`analisi delle regioni con minor numero di amputazioni(Toscana) vi sono andamenti differenziati tra singole realtà territoriali e singoli approcciterapeutici. In conclusione: in Italia negli anni 2003-2012 il numero delle amputazionimaggiori nei pazienti diabetici è significativamente ridotto, così come le procedure dirivascolarizzazione si sono incrementate. Comunque sono necessari ulteriori studi edanalisi per comprendere come e perché esistano andamenti differenziati sul territorionazionale. Da questa analisi inoltre, si evidenzia l` opzione Italiana nelle procedurevascolari periferiche con una netta prevalenza di scelta nelle endoluminari in confrontocon le procedure Chirurgiche.

RIDUZIONE DELLE AMPUTAZIONI IN ITALIA E PROCEDURE DIRIVASCOLARIZZAZIONE: ESISTE UN RAPPORTO DI CAUSA EFFETTO ??

A. DE BELLIS�; F. LOMBARDO�; A. TEDESCHI�; G. SEGHIERI�; M. MAGGINI�; R. ANICHINI�;

�UO DIABETOLOGIA,USL 3,PISTOIA; �Centro Nazionale diEpidemiologia,ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA`,ROMA;

E` noto che le procedure di Rivascolarizzazione (arteriosa) agli arti inferiori nei pazienticon Diabete Mellito sono efficaci nel Prevenire le Amputazioni Maggiori. Però ancora nonè chiaro se esista una stretta correlazione tra la riduzione di amputazioni in italia ottenutenell` ultimo decennio e l`incremento del numero di procedure di rivascolarizzazione(REVP). Obiettivo di questa analisi è testare l`ipotesi se esista una relazione tra i trend diamputazione in Italia e nelle singole realtà regionali e il numero delle procedure dirivascolarizzazione periferiche (REVP) agli arti inferiori nei pazienti diabetici negli anni2003-2012. Metodi: Analisi retrospettiva del numero delle amputazioni in italia tra il2003-2012 e il numero di (REVP) nello stesso periodo. Risultati: In Italia negli anni2003-2012 il numero delle amputazioni agli arti inferiori nei pazienti diabetici (LEAs)appare essersi ridotto: le amputazioni totali si sono ridotte da 3.6 per 1000 persone con ildiabete a 2.7 %o (-23,4%), le amputazioni minori ridotte da 2.2 to 1,9%o (-13.1%) e lemaggiori da 1.2 a 0.7%o (38.1%) p<0,001. Nello stesso periodo il numero totale delleprocedure di rivascolarizzazione progressivamente è incrementato:nel 2003, 4 persone su1000 diabetici sono state sottoposte a REVP, di queste 2,5 ebbero un intervento dirivascolarizzazione endoluminare (ER) mentre 1.4%o furono sottoposte a procedurachirurgica (SP); in confronto nel 2012 REVP furono 4.7%o di cui 4.1 furono ER e 0.6 SP.Il trend di incremento negli anni delle REVP è stato di: +61.3% per ER con un decrementodel -55% per SP. Nei diabetici sottoposti a REVP è stata riscontrata una significativadifferenza per sesso RR=3 (maschi-femmine) e negli anni un progressivo invecchiamento(2003-2012) dei soggetti sottoposti a REVP (p<0,01). Analizzando l`andamento regionaledi amputazioni e di REVP non esiste una stretta correlazione; infatti vi sono ambitiregionali dove ad un elevato numero di REVP corrisponde un numero minore diAmputazioni ma esistono anche andamenti intermedi e talvolta ad un elevato numero di REVP corrisponde un` elevato numero di Amputazioni maggiori superiori alla medianazionale. Inoltre anche dall`analisi delle regioni con minor numero di amputazioni(Toscana) vi sono andamenti differenziati tra singole realtà territoriali e singoli approcciterapeutici. In conclusione: in Italia negli anni 2003-2012 il numero delle amputazionimaggiori nei pazienti diabetici è significativamente ridotto, così come le procedure dirivascolarizzazione si sono incrementate. Comunque sono necessari ulteriori studi edanalisi per comprendere come e perché esistano andamenti differenziati sul territorionazionale. Da questa analisi inoltre, si evidenzia l` opzione Italiana nelle procedurevascolari periferiche con una netta prevalenza di scelta nelle endoluminari in confrontocon le procedure Chirurgiche.

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CO19

AUTOANTICORPI CONTRO COLLAGENE TIPO I E II ALTERATI DAMODIFICHE POST-TRASLAZIONALI INDOTTE DALLO STRESS OSSIDATIVONELLA NEUROARTROPATIA DI CHARCOT

A. Rizzi�; P. Rizzo�; T. Musella�; F. Costantini�; G. Scavone�; M. Galli�; S. Caputo�; A. Nissim�; G. Ghirlanda�; D. Pitocco�;

�Istituto di Medicina Interna, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; �Istituto diOrtopedia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; �Centre for Diabetes, Queen MaryUniversity of London, London, UK;

Obiettivo La Neuroartropatia di Charcot è una delle complicanze correlate al diabete più debilitanti.Scopo dello studio è valutare la presenza di una risposta autoimmunitaria diretta versocollagene tipo I (CI) e collagene tipo II (CII), nativi e alterati da modifichepost-traslazionali indotte da specie ossidanti.

MetodiIn questo studio caso-controllo sono stati arruolati 124 soggetti con DM tipo 2 (47 con CN,37 neuropatia diabetica senza CN e 40 con DMT2 senza complicanze) e 32 controlli sani. Èstata valutata con metodica ELISA la presenza di autoanticorpi diretti verso CI e CII nativie modificati da ribosio, acido ipocloroso, perossido di idrogeno e perossinitrito.

RisultatiI 4 gruppi erano sovrapponibili per età, BMI, circonferenza vita e fianchi, profilo lipidico. Isoggetti diabetici erano inoltre sovrapponibili per livello di HbA1c e per durata di malattia.Confrontati con gli altri gruppi, i soggetti con CN hanno dimostrato un`aumentata reattivitàanticorpale verso CII nativo e modificato da specie ossidanti. Per CI, il gruppo CN hamostrato un`aumentata reattività rispetto agli altri gruppi solo verso la forma modificata daperossinitrito.

ConclusioniI nostri risultati suggeriscono che una risposta autoimmunitaria verso il collagene, inparticolar modo CII alterato da modifiche post-traslazionali indotte da specie ossidanti,possa essere coinvolta nella patogenesi di CN.

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CO20

PROTOCOLLO CLINICO-STRUMENTALE DI CONFRONTO STATISTICODELLA GESTIONE DELL`IPERCARICO PLANTARE TRA ORTESIREALIZZATE CON TECNICA CAD-CAM E DA CALCO IN PAZIENTI CONDIABETE

M. D`AMICO�; P. RONCOLETTA�; C. VERMIGLI�; A. GNALDI COLESCHI�; C.CEPPITELLI�; F. NOTARSTEFANO�;

�SMART LAB, Bioengineering & Biomedicine Company Srl, Pescara; �SC MisemDipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Perugia, Perugia; �DivisioneEcotechnology, Ecosanit, Anghiari

Introduzione Scopo del presente lavoro pilota è stato quello di identificare un protocolloed una rigorosa procedura quantitativo-statistica per permettere il confronto tra leperformances ottenute da ortesi plantari progettate e realizzate: con metodo tradizionale conmetodo CAD-CAM.Metodo Nel protocollo sperimentale è stato utilizzato lo strumentobaropodometrico a solette multi sensore Pedar (Novel Gmbh), il sistema CAD-CAMEcoplan SI (Ecosanit Ecotechnology) e appositi sandali che permettevano alternativamentel`inserimento di una suola neutra o di plantari realizzati su misura per ciascun paziente.Sono stati valutati n. 30 pazienti: età >18 anni; diabete mellito con associata neuropatiasensitivo motoria periferica ed ipercarico plantare o con pregresse lesioni ulcerativeneuropatiche plantari. Tutti i pazienti sono stati valutati in 2 tempi. Al (t0) sono staterilevate: impronta dei piedi con schiuma fenolica, aree di ipercheratosi/rischio ulcerazionecon carta millimetrata, analisi baropodometrica durante il cammino a cadenza controllatacon sandali con soletta neutra. Sono stati richiesti un minimo di 24 appoggi per singolopiede determinato come il numero di appoggi validi necessari, imponendo una Potenza deltest P = 80% significatività α = 99% per individuare differenze significative tra le mediepari al livello di una deviazione standard del campione rappresentativo della popolazione.Da tutti gli appoggi sono state calcolate le medie delle distribuzioni di picco su cui è stataeffettuata tutta l`analisi statistica. Dall`impronta sono state realizzate due paia di plantariper ogni paziente con metodo tradizionale e con metodo CAD-CAM con i quali al tempo(t1) è stato effettuato un secondo esame baropodometrico, analogo a quello effettuato al t0.L`analisi statistica è stata condotta in due fasi successive: paired t-test intra-individuale trale medie delle mappe di picco nelle tre condizioni a livello del singolo sensore perdeterminare l`azione indotta dai due tipi di plantare sulle aree di rischio risultatestatisticamente maggiori di 200KPa (p<0.05). l`estensione delle aree di rischio dei 30soggetti è stata raggruppata, per ciascuna delle tre condizioni considerate ed è statoapplicato un test ANOVA, a una via su misure ripetute separatamente per ciascun piede.Risultati Per tutti i soggetti si è rilevato che l`uso di un plantare correttivo determina unariduzione statisticamente significativa delle estensioni delle regioni a rischio ulcerazione. Idue test ANOVA sono risultati entrambi statisticamente significativi (DX p<1e-9) (SX p<3e-12). I confronti post hoc confermano una migliore performance dei plantari progettati erealizzati con tecnica CAD-CAM rispetto a quelli progettati da calco con tecnica manualetradizionale (DX p<0.0083, SX p<0,0055). Conclusioni Da questo studio pilota risultaevidente che il protocollo di acquisizione ed elaborazione sviluppati, sono idonei ed efficaciper impostare un lavoro di confronto quantitativo-statistico sulle performances correttive diortesi plantari di differente tipo permettendo di rilevare: la superiorità statisticamenteconfermata dell`approccio con progettazione e realizzazione CAD-CAM delle ortesiplantari rispetto al metodo tradizionale con calco.

PROTOCOLLO CLINICO-STRUMENTALE DI CONFRONTO STATISTICODELLA GESTIONE DELL`IPERCARICO PLANTARE TRA ORTESIREALIZZATE CON TECNICA CAD-CAM E DA CALCO IN PAZIENTI CONDIABETE

M. D`AMICO�; P. RONCOLETTA�; C. VERMIGLI�; A. GNALDI COLESCHI�; C.CEPPITELLI�; F. NOTARSTEFANO�;

�SMART LAB, Bioengineering & Biomedicine Company Srl, Pescara; �SC MisemDipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Perugia, Perugia; �DivisioneEcotechnology, Ecosanit, Anghiari

Introduzione Scopo del presente lavoro pilota è stato quello di identificare un protocolloed una rigorosa procedura quantitativo-statistica per permettere il confronto tra leperformances ottenute da ortesi plantari progettate e realizzate: con metodo tradizionale conmetodo CAD-CAM.Metodo Nel protocollo sperimentale è stato utilizzato lo strumentobaropodometrico a solette multi sensore Pedar (Novel Gmbh), il sistema CAD-CAMEcoplan SI (Ecosanit Ecotechnology) e appositi sandali che permettevano alternativamentel`inserimento di una suola neutra o di plantari realizzati su misura per ciascun paziente.Sono stati valutati n. 30 pazienti: età >18 anni; diabete mellito con associata neuropatiasensitivo motoria periferica ed ipercarico plantare o con pregresse lesioni ulcerativeneuropatiche plantari. Tutti i pazienti sono stati valutati in 2 tempi. Al (t0) sono staterilevate: impronta dei piedi con schiuma fenolica, aree di ipercheratosi/rischio ulcerazionecon carta millimetrata, analisi baropodometrica durante il cammino a cadenza controllatacon sandali con soletta neutra. Sono stati richiesti un minimo di 24 appoggi per singolopiede determinato come il numero di appoggi validi necessari, imponendo una Potenza deltest P = 80% significatività α = 99% per individuare differenze significative tra le mediepari al livello di una deviazione standard del campione rappresentativo della popolazione.Da tutti gli appoggi sono state calcolate le medie delle distribuzioni di picco su cui è stataeffettuata tutta l`analisi statistica. Dall`impronta sono state realizzate due paia di plantariper ogni paziente con metodo tradizionale e con metodo CAD-CAM con i quali al tempo(t1) è stato effettuato un secondo esame baropodometrico, analogo a quello effettuato al t0.L`analisi statistica è stata condotta in due fasi successive: paired t-test intra-individuale trale medie delle mappe di picco nelle tre condizioni a livello del singolo sensore perdeterminare l`azione indotta dai due tipi di plantare sulle aree di rischio risultatestatisticamente maggiori di 200KPa (p<0.05). l`estensione delle aree di rischio dei 30soggetti è stata raggruppata, per ciascuna delle tre condizioni considerate ed è statoapplicato un test ANOVA, a una via su misure ripetute separatamente per ciascun piede.Risultati Per tutti i soggetti si è rilevato che l`uso di un plantare correttivo determina unariduzione statisticamente significativa delle estensioni delle regioni a rischio ulcerazione. Idue test ANOVA sono risultati entrambi statisticamente significativi (DX p<1e-9) (SX p<3e-12). I confronti post hoc confermano una migliore performance dei plantari progettati erealizzati con tecnica CAD-CAM rispetto a quelli progettati da calco con tecnica manualetradizionale (DX p<0.0083, SX p<0,0055). Conclusioni Da questo studio pilota risultaevidente che il protocollo di acquisizione ed elaborazione sviluppati, sono idonei ed efficaciper impostare un lavoro di confronto quantitativo-statistico sulle performances correttive diortesi plantari di differente tipo permettendo di rilevare: la superiorità statisticamenteconfermata dell`approccio con progettazione e realizzazione CAD-CAM delle ortesiplantari rispetto al metodo tradizionale con calco.

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USTIONE SUL DORSO DEL PIEDE DI UN PAZIENTE DIABETICOCOMPLICATO:CASO CLINICO.

C. Spendolini�; G. M. Garrapa�; M. Montoni�; F. Lizzadro�; L. Riccialdelli�; G.Lucarelli�; E. Landini� �U.O. Diabetologia, Presidio di Fano, Azienda Ospedali Riuniti Marche Nord

E` stata valutata l`efficacia di una medicazione a base di Argento Nanocristallino nellagestione di una ustione sul dorso del piede in un paziente diabetico neuropatico già conpregresse amputazioni minori.Descrizione del caso clinico: paziente maschio di 76 anni, pensionato, celibe, vive solo,affetto da diabete tipo 2 diagnosticato da 16 anni, in terapia insulinica intensiva con basalbolus, in buon compenso metabolico ( ultima HbA1c pari a 6,1%). Il paziente èpluricomplicato: neuropatia sensitivo-motoria con plurime amputazioni minori piededestro, AOP IV stadio trattata con PTA, retinopatia pre-proliferante, cardiopatia ischemicaed encefalopatia vascolare con esiti malacici. Il paziente nonostante avesse ricevutoadeguata istruzione sulla prevenzione di nuove lesioni e venisse visitato regolarmentepresso l`ambulatorio podologico, ha effettuato un pediluvio in acqua bollente procurandosiun`ustione di 2° sul dorso del piede destro. Il paziente riferisce l`evento solo dopo duegiorni: il piede si presentava edematoso con una vasta ustione secernente e segni visibilid`infiammazione tissutale.Materiali e Metodi: è stata iniziata terapia antibiotica per os con Amoxicillina e AcidoClavulanico, l`ustione è stata detersa con preparazione iniettabile ed applicata medicazionea base di Argento Nanocristallino a giorni alterni per la prima settimana, poi conmedicazioni ogni 3-4 giorni per altri 12 giorni; dopo tre settimane l`ustione apparivacompletamente riepitelizzata.Conclusione: La medicazione avanzata con Argento Nanocristallino ha pemesso di gestirel`essudato e il rischio d`infezione sovrapposta alla lesione, favorendo una veloceriepitelizzazione.Unitamente all`utilizzo della medicazione avanzata, il buon compenso metabolico e laterapia antibiotica hanno permesso di risolvere, in un relativo breve lasso di tempo, unasituazione clinica con potenziali gravi conseguenze in un paziente già fragile. Questo lavoro vuole sottolineare l`importanza dell`educazione terapeutica, che deve essereun processo continuo, con periodiche rivalutazioni, soprattutto nei pazienti che vivono soli,già con complicanze pre-esistenti e con elementi di fragilità.

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IL TRATTAMENTO ANTIBIOTICO DEL PIEDE DIABETICO RIULCERATO: ESAMEDEGLI ANTIBIOGRAMMI IN 2 SOGGETTI CON GANGRENA ED OSTEOMIELITEGUARITE SENZA AMPUTAZIONE (STORIA DI 20 E 3 ANNI )

P. Marrino�; M. Sarti�; G. Vezzani�;

�Servizio di Diabetologia, AUSL,Reggio Emilia.; �Microbiologia,Nuovo Ospedale S.Agostino Estense Baggiovara, Modena; �Centro Iperbarico,Ospedale Di Vaio,FidenzaParma;

I piedi colpiti da lesioni ulcerative restano piedi a rischio di recidive e vanno monitorati eseguiti con un follow up stretto. Scopo dello studio è descrivere 2 casi clinici di soggettiche hanno presentato riulcerazioni,la ricorrenza di resistenze e sensibilità antibiotiche ed itrattamenti effettuati, che permettono di orientare scelte per terapie antibiotiche future. Il1°paziente,IV, anni 59, ha presentato la prima lesione nel 1993 al piede sx con proposta diamputazione alla caviglia, rifiutata: è stato quindi trattato con ampia pulizia chirurgica eterapia antibiotica, cicli di terapia iperbarica dal 1994 al 2005,e e successivo impianto dicute. Dopo 10 anni comparsa di ulcera plantare con fistolizzazioni trattata condisarticolazione metatarso-falangea. Dopo 1 anno ricovero per flemmone al piede dx egangrena dell`alluce, trattati con terapia antibiotica mirata,dopo rifiuto di amputazione. Nel2008 le lesioni sono definite guarite dalla RNM ("non attività di malattia").In giugno 2014comparsa di nuova ulcera plantare infetta (stafilococco aureo sensibile adamoxicillina/acido clavulanico e resistenza ai chinolonici, già riscontrata in precedenza,oltre a acinetobacter haemolyticus, alcaligenes faecalis),ed è stata effettuatarivascolarizzazione dell`arto inferiore dx. Il 2° paziente FA, anni 71, ha presentato la primalesione nel 2007 all`alluce piede dx con proposta, rifiutata,di amputazione;dopo 6 mesicomparsa di ascesso sottocutaneo sotto l`alluce, con osteomielite trattata e risolta da terantibiotica mirata (Stafilococco epidermidis identificato con biopsia ossea, con stessasensibilità e resistenze isolate anche successivamente) e terapia iperbarica: successivabiopsia ossea negativa. Nella sequenza di lesioni di entrambi i pazienti si sono moltiplicatenel tempo le resistenze a diversi antibiotici. Conclusioni: i due casi riportati, con lungastoria di ulcerazioni del piede, permettono di concludere che all`insorgere di nuove lesioni,nei soggetti con piede a rischio, occorre intraprendere una terapia antibiotica mirata,effettuando un prelievo idoneo per l`indagine colturale, per l`alto rischio di incorrere inresistenze multiple, non potendosi utilizzare la raccomandazione di una terapia empirica,che ha come presupposto la sensibilità dei germi alla maggior parte degli antibiotici.Indagini di biologia molecolare su agenti infettanti con stesso antibiofenotipo in diverseoccasioni nello stesso soggetto potrebbero fornire nuovi spunti.

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IL PIEDE DIABETICO NEL BAMBINO: LA NUOVA EPIDEMIA?

L. SPAZZAPAN�; C. NICOLETTI� �UNITA` PIEDE DIABETICO E VULNOLOGIA, CASA DI CURA PEDERZOLI,PESCHIERA DEL GARDA VERONA;

INTRODUZIONE Ogni anno negli Stati Uniti vengono diagnosticati 13000 nuovi casi didiabete mellito di tipo 1 e un`aumentata prevalenza di diabete mellito di tipo 2 negliadolescenti è stata riportata nel mondo. Come sappiamo le ulcerazioni dei piedi nei soggettidiabetici rappresentano una delle complicanze più temibili della malattia diabetica. Negliadulti l`aumentato rischio di amputazioni è stato visto essere associato alla neuropatiaperiferica con perdita della sensibilità, alla alterata biomeccanica e all`ischemia d`arto. Cisono tuttavia pochi lavori a riguardo del problema piede diabetico nella popolazionepediatrica. Scopo di questo lavoro è quello di valutare l`attuale letteratura sul piedediabetico nel bambino e adolescente con diabete mellito. MATERIALI E METODI Laricerca bibliografica è stata condotta su tutti gli articoli pubblicati in MEDLINE, EMBASE,CENTRAL, SCOPUS, CLINICAL KEY da gennaio 1994 a settembre 2014 ricercando itermini: piede, diabetico, pediatrico, bambino. RISULTATI Le linee guida internazionaliraccomandano in questi pazienti l`esame dei piedi dalla pubertà una volta all`anno conparticolare attenzione alla sensibilità protettiva, alla presenza dei polsi periferici,all`integrità della cute e alla ricerca di eventuali problemi delle unghie. Diversi autori hannodescritto che molti giovani pazienti con diabete mellito hanno problemi ai piedi e segni diprecoci manifestazioni della neuropatia periferica. CONCLUSIONI Con questo lavorovogliamo porre l`attenzione sull`importanza della cura del piede nei pazienti pediatrici conil diabete. Più ampi studi prospettici sono a nostro avviso necessari per stabilire l`esattaprevalenza della patologia ed ottimizzare gli interventi di prevenzione.

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EFFICACIA DEL DEBRIDEMENT OSMOTICO CON MEDICAZIONEAVANZATA A BASE DI POLIACRILATO SUPERASSORBENTE EPOLYHEXANIDE IN PAZIENTE DIABETICO CON LESIONE NON-HEALINGDI GAMBA

A. GIRELLI�; L. SPAZZAPAN�; C. NICOLETTI�;

�UNITA` PIEDE DIABETICO E VULNOLOGIA,CASA DI CURAPEDERZOLI,PESCHIERA DEL GARDA VERONA;

INTRODUZIONE : OBIETTIVO DEL NOSTRO STUDIO E` STATA LAVALUTAZIONE DELL` EFFICACIA NELL` UTILIZZO DI MEDICAZIONEAVANZATA PER DEBRIDEMENT OSMOTICO IN PAZIENTI DIABETICIPORTATORI DI LESIONE DI GAMBA NON - HEALING E DI DIFFICILESBRIGLIAMENTO AUTOLITICO/ENZIMATICO. MATERIALI E METODI :TRATTASI DI UNO STUDIO PROSPETTICO SU PAZIENTI CON ULCERE DIGAMBA CON LE SEGUENTI CARATTERISTICHE: -TAMPONE COLTURALENEGATIVO E ASPETTO CLINICO DI CONFERMA - LESIONE DI GAMBA ASTAMPO CON BORDI INDENNI MA INFIAMMATI E FONDO FIBRINOSORESISTENTE A DEBRIDEMENT AUTOLITICO TRAMITE IDROGELI DOPO 30GIORNI I PAZIENTI SONO STATI VALUTATI IN PRIMA VISITA PRESSO ILNOSTRO AMBULATORIO PIEDE DIABETICO E VULNOLOGIA E SEGUITI ADOMICILIO DA ASSISTENZA DOMICILIARE ADEGUATAMENTE INFORMATASULL` UTILIZZO DI MEDICAZIONE OSMOTICA CON POLYHEXANIDE. OGNIPAZIENTE È STATO CONTROLLATO AMBULATORIALMENTE OGNI 15 GIORNIPER 60 GIORNI CON DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA PER VALUTAZIONEDELL` ASPETTO DEL FONDO DELLA LESIONE RISULTATI: SONO STATIVALUTATI 4 PAZIENTI (3M E 1 F). IN TUTTI I PAZIENTI ABBIAMORISCONTRATO UNA POSITIVA EFFICACIA NELL` UTILIZZO DELLAMEDICAZIONE IN TERMINI DI WOUND CLEANSING E DI PREVENZIONE DICONTAMINAZIONE IN LESIONE CRONICA . CONCLUSIONE: RITENIAMO LAMEDICAZIONE IN OGGETTO particolarmente adatta per il trattamento di ferite cronichee di difficile guarigione nella fase di detersione NEI PAZIENTI DIABETICI. è NOSTRAINTENZIONE PROSEGUIRE CON L`UTILIZZO DELLA MEDICAZIONE IN QUESTOTIPO DI FERITE PER POTER RAGGIUNGERE UNA CASISTICA PIù AMPIA.

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Uso di medicazioni avanzate con tecnologia Hydrofiber® ed aggiunta di ioni argento nellacura del piede diabetico

M. S. Aliquò�; S. Giordano�; P. Guzzetta�; G. Mamone�; R. Di Franco�; R. Pinto�;

�Cura piede diabetico,ARNAS CIVICO,Palermo;

Scopo della ricerca:Valutare i vantaggi di un trattamento delle lesioni del piede diabeticocon medicazione medicazioni avanzate con tecnologia Hydrofiber®.Le medicazioniantimicrobiche topiche all`argento,sono utilizzate per la prevenzione e il trattamento delleinfezioni in numerose tipologie di ferite,sono facili da applicare,garantiscono unadisponibilità prolungata dell`argento,richiedono cambi della medicazione meno frequenti eassicurano ulteriori benefici,come la riduzione dell`eccesso di essudato,il mantenimento diun ambiente umido,la facilitazione dello sbrigliamento autolitico. Metodi:Abbiamo selezionato,36 pazienti diabetici con ulcere degli arti inferiori e segni diinfezione.I pazienti sono stati medicati con Medicazione in Tecnologia Hydrofiber® confibra rinforzante, di carbossimetilcellulosa sodica pura in fibre gelificanti e rinforzanti conaggiunta di ioni argento.Questa medicazione altamente assorbente econformabile,interagisce con l`essudato della lesione formando un gel che mantienel`ambiente umido e non rilascia essudato.Sono stati esclusi dal campione esaminato 13pazienti medicati per un periodo minore di due settimane.I pazienti trattati erano 23 (7 F e16 M) di età media 66 anni.15 pazienti avevano ulcere ai piedi ed 8 alle gambe.Iltrattamento medio e` stato di 4 settimane.In presenza di segni di infezione è stato eseguito tampone con prelievo dei tessuti profondi dopo lavaggio con soluzione fisiologica.In casodi positività, e` stata intrapresa antibioticoterapia mirata.9 pz sono guariti,10 hanno ottenutoun miglioramento della lesione (riduzione di diametro o presenza di tessuto digranulazione),2 pazienti non hanno ottenuto benefici ed in 2 pazienti si è avuto unpeggioramento delle lesioni.Conclusioni: Il trattamento, ha consentito di ottenere un buoncontrollo dell`essudato ed il miglioramento delle lesioni in oltre l`80% dei casi. Consideratoil progressivo aumento del fenomeno dell`antibiotico-resistenza, la diminuzione del numerodi antibiotici in fase di sviluppo e la restrizione di trattamento, le medicazioni utilizzate,possono essere un valido aiuto nella cura delle ulcere degli arti inferiori in pazientidiabetici.

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PIEDE DIABETICO TRA OSPEDALE E TERRITORIO: IL NUOVO PROTOCOLLOAZIENDALE DELLA ULSS 4 ALTO VICENTINO

A. Senesi�; B. De Pretto�; G. Armatura�; R. Debortoli�; L. Pasin�; F. Calcaterra�;

�U.O.T diabetologia,Ulss 4 Alto Vicentino,Schio (VI);

Il piede diabetico è una delle complicanze più invalidanti della patologia diabetica. E` notal`entità del problema e le sue ripercusisoni sul piano economico. E`nota inoltre lapatogenesi multifattoriale e la conseguente importanza di un approccio multidisciplinare.Da circa un anno e mezzo presso la ULSS 4 Alto Vicentino è stato applicato un nuovoprotocollo aziendale che prevede la collaborazione di più specialisti (diabetologo, MMG,chirurgo, ortopedico, podologo, tecnico ortopedico, infettivologo), con lo scopo diprevenire le ulcerazioni, ridurre il tasso di amputazione, ottimizzare le risorse. Ildiabetologo appartenente alla U.O.T diabetologia è il responsabile clinico della patologia;ne stabilisce il percorso operativo coordinandosi con l`ospedale per eventuali ricoveri.L`ambulatorio piede diabetico è dislocato nel territorio, è gestito dal diabetologo che, incaso di necessità, attiva il percorso ospedaliero. il diabetologo inoltre afferisce in ospedaleper la parte chirurgica. Nel territorio il diabetologo lavora a stretto contatto con il podologoe il tecnico ortopedico in modo da dare assitenza completa al paziente diabetico.Prossimamente verranno analizzati i dati relativi al numero di ricoveri e ai tassi diamputazione presso la nostra ULSS valutando così la reale efficienza e efficacia di taleprotocollo.

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PERICARDITE E MANIFESTAZIONE CUTANEA DA STENOTROPHOMONASMALTOPHILIA - CASE REPORT

A. Grembiale�; D. Donato�; G. Buffone�; A. Provenzale�; F. G. Caliò�;

�U.O. Chirurgia Vascolare, Sant`Anna Hospital, Catanzaro; �U.O. MedicinaGenerale, U.L.S.S. 10 - Veneto Orientale, San Donà di Piave; �ChirurgiaCardiovascolare, Sant`Anna Hospital, Catanzaro;

Stenotrophomonas Maltophilia (S. Maltophilia),bacillo aerobio gram negativo presente inambienti acquatici,colonizzatore frequente di fluidi utilizzati in ambiente ospedaliero.Organismo a bassa virulenza ed opportunista.Le infezioni da S.Maltophilia derivano ingenere dalla combinazione di: prolungata ospedalizzazione, dispositivi medicicolonizzati,impianti protesici, abuso di droghe per via ev, somministrazione di antibioticiad ampio spettro per lungo periodo e neoplasie.CASE REPORT: paziente di 67 anni, diabetico, immunocompetente, sottoposto a lunghe ediverse terapie antibiotiche per una necrosi distale infetta del moncone di pregressaamputazione piede sx con versamento pericardico causato da una batteriemia daS.Maltophilia.Manifestava febbre, leucocitosi neutrofila, tachicardia, anemia e lievedispnea. Un ecocardiogramma (EcoCG) ha mostrato un versamento pericardico nellesezioni dx, circa 2,3 cm, associato a materiale organizzato.Iniziata terapia antibioticaempirica, steroidi e diuretici, successivamente è stato sottoposto ad amputazione altadell`avampiede sx.L`emocoltura, negativa al momento del ricovero, era positiva in unsecondo riscontro per S.maltophilia.L`esame colturale del tampone e di un frammento dicute ha confermato la presenza di S.maltophilia. L`antibiogramma ha mostrato sensibilità altrimetoprim/sulfametossazolo (TMP-SMX) e multiresistenza ad altre classi di antibiotici,quindi abbiamo iniziato una terapia antibiotica specifica.Dopo 24 ore dall`intervento ilpaziente era apiretico, dopo 3 giorni i globuli bianchi erano nei limiti con miglioramentodelle condizioni cliniche generali. Un nuovo EcoCG, non ha mostrato alcun versamentopericardico. Lo S.Maltophilia causa un ampio spettro di infezioni, le sue manifestazionicutanee e dei tessuti molli sono un`entità sempre più frequenti sia per l`abuso di terapiaantibiotica che per la presenza di più pazienti immunodepressi.CONCLUSIONI: La rapida identificazione e terapia antibiotica precoce ci hannopermesso una rapida risoluzione del versamento pericardico e impedito una probabileevoluzione in endocardite batterica.Il TMP-SMX è raccomandato come terapia delleinfezioni da S.Maltophilia in quanto è attivo contro la maggior parte dei ceppi di resistenza,nonostante essa sia in aumento.

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UTILIZZO DI NUOVA SCHIUMA DI POLIURETANO NEL TRATTAMENTO DELSITO DONATORE DI INNESTO CUTANEO

L. SPAZZAPAN�; C. NICOLETTI� �UNITA` PIEDE DIABETICO E VULNOLOGIA, CASA DI CURA PEDERZOLI,PESCHIERA DEL GARDA VERONA;

Obiettivo: obiettivo di questo studio è quello di presentare il nostro protocollo per lagestione del sito donatore di innesto cutaneo con nuova medicazione in schiuma dipoliuretano rivestito di idrogel a forma di rete. Metodi: il protocollo prevede al tempo zero l`applicazione sulla ferita di una medicazioneemostatica e dopo 48 ore, al primo cambio della medicazione, l`utilizzo di un nuovo tipo dimedicazione in schiuma rivestito di idrogel a forma di rete. Attraverso questa struttura aforma di rete, l`essudato in eccesso della ferita viene assorbito in modo rapido ed efficace.Abbiamo condotto uno studio prospettico da marzo a settembre 2014.

Risultati: sono stati reclutati per lo studio 20 pazienti .Tra questi 18 maschi e 2 pazienti disesso femminile con un`età media complessiva di 62 anni (range 59-92 anni). In 19 pazientiil sito donatore è guarito in 10 giorni con un buon controllo del dolore.

Discussione: riteniamo che il processo di guarigione della ferita del sito donatore sia aiutatodall`ambiente umido e dall`azione antibatterica film di supporto della medicazione. Lastruttura tridimensionale della faccia della medicazione a contatto con il letto della feritagarantisce la riepitelizzazione e al momento della rimozione la non aderenza. Conclusioni: questo studio suggerisce che questa medicazione in schiuma è sicura edefficace per la gestione del sito donatore dell`innesto di cute e questa medicazione inschiuma rivestito di idrogel a forma di rete è ora la nostra prima scelta nel trattamento delsito donatore di innesto cutaneo. Tuttavia, per produrre risultati statisticamente significativi,questo studio verrà proseguito su un numero più ampio di pazienti.

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INDAGINE DI PREVALENZA: LESIONI CUTANEE DEGLI ARTI INFERIORI EPATOLOGIE PODOLOGICHE, IN UNA POPOLAZIONE DI PERSONE SENZADIMORA

I. Teobaldi�; E. Oliveri�; G. Davini�; E. Banchellini�; E. Materazzi�; M. Rossi�; V.Ruggeri�;

�Ambulatorio Piede Diabetico,AOUI,Verona; �Podologia,AOUP,Pisa; �AmbulatorioPiede Diabetico,USL 12,Versilia; �Terapia Intensiva Cardiologica,AOU- Careggi,Firenze;

OBIETTIVI.Valutare la prevalenza di:lesioni agli arti inferiori, distrofie cutanee eungueali, alterazioni di deambulazione e morfologia dei piedi, comorbidità, stili di vita,provenienza etnica in una popolazione di persone senza dimora (PSD). METODI. Sonostate valutate le PSD afferenti al Centro Diurno/Dormitorio Pubblico dei comuni diPisa,Livorno,Grosseto,Viareggio,Lucca dal 1/11 al 10/12 2012. Parametri valutati:sesso,età, etnia; tempo vita in strada, luogo abituale riposo, frequenza pasti e igiene, alcol, fumo,sovrappeso/obesità, presenza e durata di diabete; presenza, eziologia, clinica e trattamentolocale lesioni (ulcerative); morfologia dei piedi; tipologia delle calzature e delladeambulazione; dolore; presenza di ipercheratosi, curettage ungueale, presenza didistrofie/micosi cutanee e ungueali. RISULTATI.Totale: 91 schede, Sesso: m 78, f 13; EtàMedia: anni 47.1 [min18-max74]; Etnia:UE 55 ( ITALIANI 23) Extra UE 4, AFRICA 28,AMERICA 1, ASIA 3; Tempo di Vita in Strada: nd 3 (3.3%), < 1 mese 16 (17.6%), < di 6mesi 21( 23.1%), tra 6 mesi e 1 anno 12 (13.2%), tra 1 e 3 anni 20 (22.0%), > di 3 anni 19(20.9%); Luogo abituale di riposo: automobile 6 (6.6%), stazione 12 (13.2%), dormitorio29 (31.9%), altro 44(48.4%); Frequenza pasti: regolare 71(78.0%), saltuaria 20 (22%);Frequenza igiene: giornaliera 42 (46,2%), settimanale 44 (48.4%), saltuaria 5 (5.5)CONCLUSIONI. I dati demografici del campione rispettano i dati nazionali Istat.Probabilmente a causa delle insufficienti condizioni igieniche e dell`inadeguatezza delluogo abituale di riposo la maggior parte del campione presentava micosi cutanee edistrofie ungueali; un terzo del campione lamentava dolore e difficoltà nelladeambulazione;la maggior parte delle PSD indossava calzature idonee e utilizzava unostrumento per il curettage appropriato, da cui probabilmente la bassa prevalenza di unghieincarnite; la prevalenza delle lesioni (ulcerative) è insufficiente per trarne conclusioni.Infuturo sarebbe necessario migliorare la scheda di prevalenza,inserendo test biomeccanici,vascolari,neurologici, micologici, e successivamente ripetere l`indagine su un campione piùrappresentativo.

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Innesto di membrana amniotica nel trattamento del piede diabetico

A. Senesi�; B. De Pretto�; F. Calcaterra�;

�U.O.T diabetologia,ULSS4 Alto Vicentino,Schio (Vi);

INTRODUZIONE: le lesioni al piede diabetico sono spesso caratterizzate da vasta perditadi sostanza. La gestione di queste ulcere è spesso una sfida, sia per la natura refrattaria siaper l`impatto economico. Nelle vaste lesioni aperte non infette e non ischemiche iltrattamento di prima scelta è l`innesto di sostituto dermico e/o di tessuto autologo, aseconda della tipologia della lesione. Sebbene queste tecniche siano disponibili, sono da unlato molto costose e dall`altro traumatiche per il paziente. La membrana amniotica haattratto la nostra attenzione per le sue capacità di promuovere la granulazione e lariepitelizzazione controllando sia il fattore infettivo sia la sintomatologia dolorosa. Inoltrela membrana ha capacità angiogenetica e ha una bassa immunogenicità. Tale membrana èdi derivazione placentare ed è ricca di fattori di crescita. SCOPO: valutare l`efficaciadell`innesto di membrana amniotica crioconservata nel trattamento delle lesioni al piedediabetico. MATERIALI E METODI: in questo studio 3 pazienti con lesioni postchirurgiche al piede di grado II A sec TUC sono stati trattati con innesto di membranaamniotica crioconservata. Una volta eseguito l`innesto i pazienti sono stati valutatisettimanalmente e solo in tale occasione medicati con semplice garza grassa. RISULTATI:due pazienti sono andati a guarigione in due mesi dal trattamento. 1 paziente non ha avutobeneficio ed è stato sottoposto successivamente a revidsione chirurgica CONCLUSIONI: idati mettono in evidenza come l`innesto di membrana amniotica abbia portato aguarigione in tempi ristretti. Il fallimento terapeutico del terzo paziente probabilmente è daimputare alla presenza di una sottostante oesteomielite diagosticata solo sucessivamenteall`innesto di membrana amniotica. L`innesto è stato ben tollerato e si è dimostrato unvalido mezzo terapeutico nel trattamento dei lesioni trofiche al piede.

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P11PIEDE DIABETICO INFETTO: PERCORSO INTEGRATO DI CURA NELTERRITORIO DELL`AZIENDA SANITARIA LOCALE CN1-PIEMONTE

M. S. SBRIGLIA�; D. Sansone�; I. Meineri�; A. Scognamiglio�; G. Menardi�; S.Bertello�; S. E. Oleandri�;

�S.C. Endocrinologia, Diabetologia ASLCN1 - Piemonte, Dipartimento di AreaMedica,Ospedale SS. Annunziata;

Tra le varie complicanze croniche della malattia diabetica, vi è la patologia neurovascolareche coinvolge il piede, definita piede diabetico. Si stima che il 15% dei pazienti diabeticivada incontro, nella sua storia di malattia, a questa complicanza, che rappresenta la primacausa di amputazione non traumatica degli arti. Pertanto, considerando che nel 2014 la popolazione assistita dalla nostraStruttura ammonta a circa 18000 pazienti, dobbiamo aspettarci che tale complicanzacoinvolga circa 2500 soggetti nel territorio dell`ASLCN1. Allo scopo di prevenire le amputazioni maggiori, all`inizio del 2013, abbiamo messo in attoun percorso integrato di cura del piede diabetico, attivando alcuni ambulatori di primolivello decentrati nel territorio dell`ASL (Fossano, Saluzzo, Cuneo, Mondovì) ed, aSavigliano, un ambulatorio di secondo livello con due posti letto per il ricovero ordinariodei pazienti con lesioni infette agli arti inferiori. Nello stesso periodo abbiamo resooperativa la collaborazione fissa con la Chirurgia Vascolare dell`Ospedale Mauriziano diTorino per la cura dei pazienti con arteriopatia periferica e con la Diabetologia del CTO diTorino per i pazienti con prevalenti complicanze neuropatiche. Dal 1.01.2013 al 15.12.2014 sono stati seguiti in regime di ricovero ordinario 42 pazienti,trattati come schematizzato nella seguente tabella riassuntiva:

CURETTAGE E CURETTAGE + PTA; AMPUTAZIONE MINORE (*) AMPUTAZIONE AMPUTAZIONE

MEDICAZIONE AVANZATA PTA/STENTING + PTA; PTA/STENTING MINORE (*) MAGGIORE

19 5 10 7 1

(*) amputazioni di dita. In un solo caso, amputazione trans-metatarsale.

CONCLUSIONIIl percorso di cura integrato, riservando ai nostri pazienti un profilo di assistenzaprivilegiato, soprattutto grazie alla rapida attuazione di terapia antibiotica ad ampio spettroed alla procedura di rivascolarizzazione effettuata entro sette giorni dal ricovero, haconsentito di evitare ogni tipo di amputazione nel 57% dei casi (24/42) e di ricorrere adamputazioni minori nel 40% circa dei casi (17/42).Solo una paziente, avendo rifiutato il ricovero per oltre dieci giorni dopo la diagnosi diinfezione, è andata incontro a sepsi ed ha subito un`amputazione di gamba.

PIEDE DIABETICO INFETTO: PERCORSO INTEGRATO DI CURA NELTERRITORIO DELL`AZIENDA SANITARIA LOCALE CN1-PIEMONTE

M. S. SBRIGLIA�; D. Sansone�; I. Meineri�; A. Scognamiglio�; G. Menardi�; S.Bertello�; S. E. Oleandri�;

�S.C. Endocrinologia, Diabetologia ASLCN1 - Piemonte, Dipartimento di AreaMedica,Ospedale SS. Annunziata;

Tra le varie complicanze croniche della malattia diabetica, vi è la patologia neurovascolareche coinvolge il piede, definita piede diabetico. Si stima che il 15% dei pazienti diabeticivada incontro, nella sua storia di malattia, a questa complicanza, che rappresenta la primacausa di amputazione non traumatica degli arti. Pertanto, considerando che nel 2014 la popolazione assistita dalla nostraStruttura ammonta a circa 18000 pazienti, dobbiamo aspettarci che tale complicanzacoinvolga circa 2500 soggetti nel territorio dell`ASLCN1. Allo scopo di prevenire le amputazioni maggiori, all`inizio del 2013, abbiamo messo in attoun percorso integrato di cura del piede diabetico, attivando alcuni ambulatori di primolivello decentrati nel territorio dell`ASL (Fossano, Saluzzo, Cuneo, Mondovì) ed, aSavigliano, un ambulatorio di secondo livello con due posti letto per il ricovero ordinariodei pazienti con lesioni infette agli arti inferiori. Nello stesso periodo abbiamo resooperativa la collaborazione fissa con la Chirurgia Vascolare dell`Ospedale Mauriziano diTorino per la cura dei pazienti con arteriopatia periferica e con la Diabetologia del CTO diTorino per i pazienti con prevalenti complicanze neuropatiche. Dal 1.01.2013 al 15.12.2014 sono stati seguiti in regime di ricovero ordinario 42 pazienti,trattati come schematizzato nella seguente tabella riassuntiva:

CURETTAGE E CURETTAGE + PTA; AMPUTAZIONE MINORE (*) AMPUTAZIONE AMPUTAZIONE

MEDICAZIONE AVANZATA PTA/STENTING + PTA; PTA/STENTING MINORE (*) MAGGIORE

19 5 10 7 1

(*) amputazioni di dita. In un solo caso, amputazione trans-metatarsale.

CONCLUSIONIIl percorso di cura integrato, riservando ai nostri pazienti un profilo di assistenzaprivilegiato, soprattutto grazie alla rapida attuazione di terapia antibiotica ad ampio spettroed alla procedura di rivascolarizzazione effettuata entro sette giorni dal ricovero, haconsentito di evitare ogni tipo di amputazione nel 57% dei casi (24/42) e di ricorrere adamputazioni minori nel 40% circa dei casi (17/42).Solo una paziente, avendo rifiutato il ricovero per oltre dieci giorni dopo la diagnosi diinfezione, è andata incontro a sepsi ed ha subito un`amputazione di gamba.

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P12

VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE SUDMOTORIA MEDIANTE NEUROPADCOME METODO DI SCREENING DELLA NEUROPATIA PERIFERICA NEIPAZIENTI DIABETICI ASINTOMATICI

S. Cordone�; A. Salzo�; S. Di Vincenzo�; L. Cocco�; F. Di Ponte�; A. Aiello�;

�U.O.C Diabetologia-Endocrinologia,P.O Cardarelli Azienda Sanitaria RegionaleMolise,Campobasso;

BackgroundIl Neuropad (NP) è un test di screening per la polineuropatia periferica diabetica e dairisultati di alcuni studi anche della neuropatia autonomica cardiovascolare (CAN).Obiettivo dello studioValutare le prestazioni del NP rispetto al DNI (Diabetic Neuropathy Index) e ai singoli testdi screening delle sensibilità periferiche in una popolazione di pazienti diabeticiasintomatici, di tipo 1e tipo 2.Materiali e metodiI pazienti sono stati sottoposti a studio della funzione sudomotoria mediante applicazione diNP alla pianta dei piedi per 10 min, ispezione del piede, valutazione dei riflessi achillei erotulei, sensibilità vibratoria (VPT), sensibilità pressoria, sensibilità tattile e dolorifica eDNI. Per studiare le concordanze tra variabili dicotomiche è stato usato il test McNemar.RisultatiNel campione di 22 pazienti (pz), NP rispetto al DNI ha riconosciuto 7 su 10 pz affetti (sens70%), valutando come positivi 6 pz su 12 pz negativi (spec 50%). L`Accuratezza (Acc) deldispositivo è del 59%, il valore predittivo positivo (PPV) è del 53,8%, il valore predittivonegativo (NPV) è del 66,7%. Non è stato trovato p-value statisticamente significativo perescludere la concordanza tra funzione sudomotora, rilevata da NP e la DPN (p-value 0,50).Andando ad analizzare i singoli test: Sens Spec PPV NPV Acc p-value

VPT Alluce 63,6 45,5 53,8 55,6 54,5 0,75VPT Malleolo 57,1 37,5 61,5 33,3 50,0 1,0Monofilamento 100 42,9 7,7 100 45,5 0,001ROT Achilleo 66,7 43, 30,8 77,8 50,0 0,07ROT Rotuleo 75,0 44,4 23,1 88,9 50,0 0,01Sens. Dolorifica 100 45,0 15,4 100 50,0 0,002Sens. Tattile 100 45,0 15,4 100 5,0 0,002Conclusioni

Nel rilevare la DPN, NP mostra dati sovrapponibili alla letteratura in termini di spec mainferiori in termini di sens ma suddividendo la popolazione in base alla durata di malattia eal controllo metabolico, è stato riscontrato che le prestazioni di NP sono migliori nei pz infollow-up vs pz neodiagnosticati e nel sottogruppo con HbA1c≥ 54 mmol/mol vs Hba1c ≤53 mmol/mol. Nel primo caso la sens passa dal 25% al 100%, la spec dal 42% al 60%,l`Acc da 36,4 all`81,8%, il PPV dal 20% al 75%, l`NPV dal 50% al 100%, nel seondo caso,la sens passa dall`80% al 60%, la spec dal 66,7 % al 33,3 %, l`Acc dal 72,7% al 45,5%, ilPPV dal 66% al 42 %, l`NPV dall`80% al 50%.

VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE SUDMOTORIA MEDIANTE NEUROPADCOME METODO DI SCREENING DELLA NEUROPATIA PERIFERICA NEIPAZIENTI DIABETICI ASINTOMATICI

S. Cordone�; A. Salzo�; S. Di Vincenzo�; L. Cocco�; F. Di Ponte�; A. Aiello�;

�U.O.C Diabetologia-Endocrinologia,P.O Cardarelli Azienda Sanitaria RegionaleMolise,Campobasso;

BackgroundIl Neuropad (NP) è un test di screening per la polineuropatia periferica diabetica e dairisultati di alcuni studi anche della neuropatia autonomica cardiovascolare (CAN).Obiettivo dello studioValutare le prestazioni del NP rispetto al DNI (Diabetic Neuropathy Index) e ai singoli testdi screening delle sensibilità periferiche in una popolazione di pazienti diabeticiasintomatici, di tipo 1e tipo 2.Materiali e metodiI pazienti sono stati sottoposti a studio della funzione sudomotoria mediante applicazione diNP alla pianta dei piedi per 10 min, ispezione del piede, valutazione dei riflessi achillei erotulei, sensibilità vibratoria (VPT), sensibilità pressoria, sensibilità tattile e dolorifica eDNI. Per studiare le concordanze tra variabili dicotomiche è stato usato il test McNemar.RisultatiNel campione di 22 pazienti (pz), NP rispetto al DNI ha riconosciuto 7 su 10 pz affetti (sens70%), valutando come positivi 6 pz su 12 pz negativi (spec 50%). L`Accuratezza (Acc) deldispositivo è del 59%, il valore predittivo positivo (PPV) è del 53,8%, il valore predittivonegativo (NPV) è del 66,7%. Non è stato trovato p-value statisticamente significativo perescludere la concordanza tra funzione sudomotora, rilevata da NP e la DPN (p-value 0,50).Andando ad analizzare i singoli test: Sens Spec PPV NPV Acc p-value

VPT Alluce 63,6 45,5 53,8 55,6 54,5 0,75VPT Malleolo 57,1 37,5 61,5 33,3 50,0 1,0Monofilamento 100 42,9 7,7 100 45,5 0,001ROT Achilleo 66,7 43, 30,8 77,8 50,0 0,07ROT Rotuleo 75,0 44,4 23,1 88,9 50,0 0,01Sens. Dolorifica 100 45,0 15,4 100 50,0 0,002Sens. Tattile 100 45,0 15,4 100 5,0 0,002Conclusioni

Nel rilevare la DPN, NP mostra dati sovrapponibili alla letteratura in termini di spec mainferiori in termini di sens ma suddividendo la popolazione in base alla durata di malattia eal controllo metabolico, è stato riscontrato che le prestazioni di NP sono migliori nei pz infollow-up vs pz neodiagnosticati e nel sottogruppo con HbA1c≥ 54 mmol/mol vs Hba1c ≤53 mmol/mol. Nel primo caso la sens passa dal 25% al 100%, la spec dal 42% al 60%,l`Acc da 36,4 all`81,8%, il PPV dal 20% al 75%, l`NPV dal 50% al 100%, nel seondo caso,la sens passa dall`80% al 60%, la spec dal 66,7 % al 33,3 %, l`Acc dal 72,7% al 45,5%, ilPPV dal 66% al 42 %, l`NPV dall`80% al 50%.

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SPETTRO E SENSIBILITÀ ANTIBIOTICA DEI GERMI ISOLATI IN ULCEREINFETTE DI PAZIENTI CON PIEDE DIABETICO

A. Rizzi�; F. Zaccardi�; T. Musella�; F. Costantini�; G. Scavone�; A. Flex�; G. Tinelli�; M. Galli�; B. Fiori�; S. Caputo�; G. Ghirlanda�; T. Spanu�; D. Pitocco�;

�Istituto di Medicina Interna,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma; �Istituto diChirurgia Vascolare,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma; �Istituto diOrtopedia,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma; �Istituto diMicrobiologia,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma;

Obiettivo Le infezioni sono la prima causa di ospedalizzazione nei pazienti affetti da piede diabetico.Scopo dello studio è identificare le popolazioni batteriche e valutare resistenza e sensibilitàagli antibiotici dei patogeni isolati.

MetodiSono stati esaminati 765 campioni, prelevati da ulcere infette, per valutarne la popolazionemicrobica e per verificare in vitro sensibilità e resistenza verso diverse classi di antibiotici.

RisultatiSono stati isolati 1251 microrganismi e 69 specie microbiche. I Gram-positivi sono statiindentificati nel 52,6% dei campioni: tra essi, Stafilococchi nel 31.5%, con maggioreprevalenza di S. Aureus (26.8%) e S. coaugulasi negativi. Enterococchi sono stati isolati nel16,9% dei campioni, Streptococchi nel 4.2%. Batteri Gram-negativi sono stati isolati nel41.5% dei campioni: tra questi i più frequenti sono P. Aeruginosa (13,1%), E. Coli (6.8%),P. Mirabilis (5.2%), A. Baumannii (3.5%), K. Pneumoniae (3.3%). Patogeni anaerobi sonostati isolati nel 5.9% dei campioni, con maggiore prevalenza di B. Fragilis (3.9%). Lecolture, inoltre, sono state distinte in mono- (57.2%) e poli-microbiche (47.3%). Leprincipiali associazioni individuate sono S.Aureus/P.Aeruginosa (7.4%), S.Aureus/Ent.DFaecalis (6.2%), P.Aeruginosa/Ent.D. Faecalis (6.1%). Circa la resistenza agli antibiotici,gli stafilococchi hanno dimostrato resistenza a amoxicillina/acido clavulanico (66%),ciprofloxacina (62%), eritromicina (56.9%) e gentamicina (51.8%). Gli enterococchi hannomostrato resistenza a eritromicina (66.7%), imipenem (25%), ampicillina (17.5%),vancomicina (4.5%) e teicoplanina (4.2%). Gli streptococchi hanno dimostrato resistenza aeritromicina (32.4%) e gentamicina (31.3%). I Gram-negativi hanno dimostrato resistenza acefotaxime (60.7%), ciprofloxacina (57.5%), amoxicillina/acido clavulanico (55%) egentamicina (54.4%).

ConclusioniDai dati emerge che 6 specie microbiche sono responsabili di circa il 70% delle infezioni eche S. Aureus e S. Coaugulasi-negativi ne causano circa il 31.5%. La copertura antibioticainiziale dovrebbe sempre includere lo S. Aureus e i Gram-negativi.

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PERCORSO ASSISTENZIALE INTEGRATO TRA OSPEDALE E TERRITORIO PERLA GESTIONE DEL PIEDE DIABETICO NEL DISTRETTO DI REGGIO EMILIA

R. Trianni�; P. Sbordone�; E. Manicardi�; M. Ganassi�; R. Ceci�; D. Gazzotti�; S.Pingani�; P. Romani�; G. Mercati�; S. Romani�; M. Greci�; V. Manicardi�;

�Servizio Diabetologia,AUSL di Reggio Emilia,Reggio Emilia; �SOSDiabetologia,Azienda Ospedaliera S.Maria Nuova,Reggio Emilia; �Cure Primarie,AUSLdi Reggio Emilia,Reggio Emilia;

Le lesioni del Piede Diabetico richiedono un team competente e rapidità di intervento incaso di piede infetto. Il Servizio di Diabetologia di Reggio Emilia è territoriale, inserito nelDipartimento Cure Primarie dell`AUSL, gestisce 7.200 diabetici che hanno l`ospedale diriferimento nella AoSMN della città. Per affrontare con appropriatezza le lesioni del piedediabetico è stato costruito un PDTA che coinvolge professionisti di entrambe le AziendeSanitarie:servizio di diabetologia territoriale(SDT),servizio infermieristicoterritoriale(SIT),podologo,team diabetologico ospedaliero(TDO). Il SDT effettua attività dieducazione di gruppo,ed ha attivato un ambulatorio settimanale per il piede diabetico,istituita una fascia oraria per le urgenze: vengono valutate le lesioni acute, fatte medicazionie debridment,poi i pazienti vengono affidati agli infermieri del SIT,che proseguono lemedicazioni fino a guarigione.In caso di piede infetto o di situazioni critiche che richiedonoter antibiotica ev, approccio chirurgico alla lesione,il SDT invia direttamente in urgenza ilpaziente al TDO,che ha letti dedicati e riceve le urgenze con accesso diretto.Risolta la faseacuta,il paziente viene riaffidato al SDT e al SIT,riducendo i tempi di degenza.Il PDTA èstato approvato da entrambe le Aziende Sanitarie ed è attivo da oltre un anno.Nel 2014sono stati presi in carico per Piede Diabetico 220 pazienti(di cui 137 con ulcere in atto),sono state eseguite 465 medicazioni e le restanti sono state assegnate al SIT fino aguarigione;1 paziente ha subito una amputazione maggiore e 29 amputazioni minori;27presentavano piede vascolare,33 neuropatico,10 deformità;18 pazienti sono stati inviati inurgenza al TDO per lesioni complesse.Il podologo ha valutato oltre 600 pazienti. Conclusioni: un percorso integrato ospedale-territorio per il piede diabetico assicura lapresa in carico dei pazienti dalla prevenzione alla guarigione delle lesioni,la appropriatezzadelle prestazioni e la continuità assistenziale ospedale-territorio.

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ISOLAMENTI BATTERICI IN DIABETICI RICOVERATI PER LESIONICOMPLICATE AGLI ARTI INFERIORI IN UN CENTRO PER LA CURA DELPIEDE DIABETICO

L. DALLA PAOLA�; A. CARONE�; M. C. PRINCIPATO�; L. VASILACHE�; M.PATTAVINA�;

�UO PER IL TRATTAMENTO PIEDE DIABETICO,MARIA CECILIA HOSPITALGVM CARE AND RESEARCH,COTIGNOLA;

Introduzione Il Diabete Mellito è una malattia cronica con che presenta progressivecomplicanze croniche d`organo. L`infezione di lesioni che insorgono a livello dei piedi èuna delle più impegnative complicanze che può condurre ad una amputazione d`arto.Abbiamo analizzato gli isolamenti microbiologici in pazienti con piede diabetico infettoricoverati presso il nostro Centro specializzato nel trattamento del piede diabetico. Materiali e Metodi Da gennaio 2013 a dicembre 203, sono stati analizzati 984 campionitissutali ottenuti dai pazienti ricoverati. Lo staging clinico di infezione era moderato-severain accordo con la classificazione IDSA (Infectious Disease Society of America) ovverogrado 3-4 in accordo con la classificazione PEDIS. Risultati I più comuni microorganismiisolati sono stati: Staphylococcus aureus (SA) (26%), Pseudomonas aeruginosa (PA) (17%), Staphylococcus epidermidis (17%), Proteus mirabilis (PM) (5%), Staphylococcusintermedius (5%), Escherichia coli (EC)(4%), Enterococcus cloacae (3%), Enterococcusfaecalis (3%) e Klebsiella pneumoniae (KP) (2%) Altri (18%). Nella nostra casistica il61.6% degli SA era meticillino-resistente, con una elevata sensibilità a vancomicina,daptomicina, linezolid e teicoplanina. Dopo lo SA il secondo isolamento è stato adappannaggio dello PA che presentava una elevata sensibilità alla colistina. Riguardo aglialtri ceppi gram-negativi, l` EC, la KP ed il PM hanno dimostrato un elevato grado disensibilità all`ertapenem e tigeciclina. Conclusioni Gli isolamenti microbiologici ottenutinella popolazione studiata è in accordo con i dati della letteratura. Il trattamento dei quadriinfettivi del piede diabetico richiede usualmente un trattamento combinato che prevede unaterapia antibiotica mirata sugli isolamenti microbiologici ed un idoneo trattamentochirurgico di bonifica sia dei tessuti molli che dell`osso coinvolto. Una analisimicrobiologica accurata è imperativa per una appropriata terapia antibiotica.

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SCREENING DEL PIEDE NELLA MALATTIA DIABETICA: CONFRONTO TRAESAME CLINICO E CONSAPEVOLEZZA DI CURA DEL PAZIENTE

A. Di Paolo�; D. Bloise�;

�ASl RM H,Presidio ospedaliero San Giuseppe,Marino;

Le lesioni del piede, complicanza invalidante del diabete, sono tuttora frequenti,comportano un grave limite nella vita del paziente e un alto onere economico per il sistemasanitario. La neuropatia sensitiva (NS) e/o l`arteriopatia periferica (AOP) agli arti inferiorisono le complicanze predisponenti allo sviluppo delle ulcere, per evitarne la comparsa ipazienti "complicati" devono essere educati alla cura del piede. L`obiettivo dello studio èstato analizzare il grado di consapevolezza nella cura dei piedi da parte dei pazienti"complicati" confrontando i dati del questionario autocompilato con i dati dello screeningeseguito dal podologo. In 1 anno, 158 pazienti in visita presso l`ambulatorio di diabetologiadel distretto, con durata di malattia ≥ 10 anni, sono stati sottoposti allo screening del piede.Prima della visita, ogni persona ha compilato un questionario di autovalutazione sulleconoscenze riguardo la cura del piede. La visita ha compreso il Michigan NeuropathyScreening Instrument e i test clinico-strumentali secondo le linee guida. Dai dati delquestionario risulta che l`89% dei pazienti è seguito in diabetologia da più di 5 anni, leconoscenze riguardo la cura dei piedi sono irregolari e a volte insufficienti; il 39% deipazienti esprime l`esigenza di ricevere maggiori informazioni. I pazienti con classe dirischio ≥1 per ulcere (presenza di NS o di AOP, no ulcere) sono il 51%, di questi il 77%presenta lesioni pre-ulcerative (callosità, distrofie ungueali, macerazioni) e nel 5% (4 casi)dei pazienti sono state scoperte ulcere che la persona ignorava di avere. Il 72% dei pazienticon lesioni pre-ulcerative riconosciute alla visita afferma di non avere nessun problema aipiedi, il 45% riporta comportamenti di cura "altamente a rischio" (uso di tronchesine,forbici). Da quest`analisi emerge la necessità di interventi di educazione terapeutica miratiper la cura del piede per i pazienti "complicati" e si evidenzia quanto sia un bisognoavvertito dai pazienti stessi. Inoltre lo screening strutturato permette gli approfondimentidiagnostici e la selezione dei pazienti che realmente necessitano di educazione, calzature edi ortesi per la prevenzione.

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VALUTAZIONE DELLE PRESSIONI PLANTARI IN PAZIENTI DIABETICI INDIVERSE CLASSI DI RISCHIO : RISULTATI PRELIMINARI

V. SASSONE�; R. VERGARA�; G. VITAGLIANO�; G. NOSSO�; G.SALDALAMACCHIA�;

�MEDICINA CLINICA E CHIRURGIA,AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIAPOLICLINICO "FEDERICO II " UNIVERSITA` DI NAPOLI,NAPOLI;

Introduzione e scopo: Benché la neuropatia rappresenti la "conditio sine qua non" per lagenesi di una lesione ulcerativa, lo stress meccanico riveste un ruolo patogeneticoimportante nello sviluppo di un`ulcerazione; pertanto la valutazione della distribuzionedelle pressioni plantari è attualmente considerata un`importante strumento diquantificazione del rischio di ulcerazione e/o re-ulcerazione. L`obiettivo del presente studioè quello di misurare le pressioni plantari in pazienti diabetici in diverse classi di rischio e dirivalutarne l`esito ad un anno. Metodi: quattordici pazienti affetti da diabete mellito tipo 2(età: 63±7 anni; durata diabete: 15±10 anni) in diverse classi di rischio di ulcerazione sonostati sottoposti a valutazione delle pressioni distali mediante sistema Novel Pedar (utilizzatoin caso di pazienti in prevenzione primaria) e Optima Sense (utilizzato in prevenzionesecondaria) al tempo 0 (T0) e dopo 12 mesi (T1).Dove necessario, è stato prescritto utilizzodi ortesi e calzature specifiche. Risultati: al T0, 6 pazienti erano in prevenzione primaria(classe di rischio 1), 3 soggetti erano in prevenzione secondaria (re-ulcerazione, classe dirischio 2) e 5 pazienti presentavano ulcere in atto (classe di rischio 3). Circa il 70% deisoggetti ha utilizzato correttamente, durante tutto il periodo di follow-up,le ortesi specificheprescritte. La pressione plantare media registrata al T0 è stata di 258±125kilopascal) e siriduceva significativamentedopo 12 mesi (203±95 kilopascal p=0.03). Dopo un anno, tutti isoggetti nelle classi di rischio 2 e 3 presentavano assenza di lesioni ulcerative; nessunanuova lesione è stata diagnosticata durante il periodo di follow-up. Conclusioni: I nostridati, seppur preliminari, documentano che la valutazione delle pressioni plantari si rivela unvalido supporto all`individuazione del corretto intervento preventivo/terapeutico del piedediabetico. Emerge una nuova era nella medicina del piede diabetico, la classificazione delladistribuzione delle pressioni plantari assume un significato nel determinare un correttointervento preventivo/terapeutico del piede diabetico.

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Analisi dei costi sanitari del management ambulatoriale del piede diabetico in ospedale eprogetto di assistenza basato sull`intensità di cure

M. S. Aliquò�; S. Giordano�; P. Guzzetta�; G. Mamone�; G. Canzoneri�; R. Di Franco�; R. Pinto�;

�U.O.S.D. CURA PIEDE DIABETICO,ARNAS Civico,Palermo;

Introduzione:Dati dell`Osservatorio ARNO Diabete mostrano che il diabete occupa ilsecondo posto tra le patologie per i più alti costi diretti: per ogni diabetico spendiamo2756 € l`anno, contro i 1545 spesi per chi non ha il diabete. Circa 1600 € derivano dairicoveri, che sono circa l`80 % in più rispetto a chi non ha diabete. Le amputazioni neipazienti diabetici, sono cinque volte più frequenti. Scopo del lavoro: valutare i costi di unteam multidisciplinare per la gestione ambulatoriale del piede diabetico in ospedale.Metodi: è stata fatta una analisi dei costi relativi al personale coinvolto nella cura del piedediabetico, al materiale impiegato per le medicazioni, alle analisi strumentali e di laboratorioeseguite, alle terapie antibiotiche praticate. Il costo di gestione ambulatoriale e` statoconfrontato con il costo di gestione in degenza ospedaliera. E` stato inoltre ideato unpercorso di rete assistenziale intraospedaliero ed ospedale-territorio basato sull`intensità dicure che consente il follow-up del paziente e la razionalizzazione delle risorse. Conclusione: la gestione ambulatoriale della cura del piede diabetico da parte di un teammultidisciplinare e` economicamente vantaggiosa, efficace e può ridurre il numero diricoveri nel paziente con piede diabetico con risparmio per il SSN.

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P19VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE SUDOMOTORIA MEDIANTE NEUROPADCOME METODO DI SCREENING DELLA NEUROPATIA AUTONOMICACARDIOVASCOLARE

S. Cordone�; A. Salzo�; S. Di Vincenzo�; L. Cocco�; F. Di Ponte�; A. Aiello�;

�U.O.C Diabetologia-Endocrinologia,P.O "Cardarelli" Azienda Sanitaria RegionaleMolise,Campobasso;

BackgroundIl Neuropad (NP) è un test di screening per la polineuropatia periferica diabetica e dairisultati di alcuni studi anche della neuropatia autonomica cardiovascolare (CAN).Obiettivo dello studioValutare le prestazioni del NP rispetto ai test di Ewing per lo screening della CAN.Materiale e metodiPazienti (pz) diabetici afferenti al nostro centro sono stati selezionati e sottoposti ai test diEwing : Deep Breathing (DB), Lying to Standing (LS), Cought test (CT) e PosturalHypotension (PH) e a valutazione della funzione sudomotoria mediante NP applicato allapianta dei piedi per 10 min. Per studiare le concordanze tra variabili dicotomiche, è statousato il test McNemar.Risultati20 pz hanno eseguito i test neuroautonomici, il 25% è risultato positivo ad 1 test, il 15 %a 2 test, nessun pz è risultato positivo a 3 test o all`intera serie, suggerendo una neuropatiaautonomica cardiaca precoce non sintomatica. Nel campione di 20 pz che hanno eseguitoalmeno un test neuroautonomico, NP è stato in grado di riconoscere 4 su 5 pz affetti(sensiblità 80 %), riconoscendo come positvi 8 su 15 pz negativi (specificità 46%).L`Accuratezza (Acc) del dispositivo è risultata del 55 %, mentre il valore predittivopositivo (PPV) è del 33%, valore predittivo negativo (NPV) è del 87,5%. Non è statariscontrata una concordanza statisticamente significativa tra la neuropatia autonomicadiabetica, rilevata dai test neuroautonomici, e la funzione sudomotoria, rilevata da NP(p-value 0,04). La sens, spec, PPV e NPV del NP rispetto ai singoli test sono risultateessere rispettivamente: per DB 66,7%, 40%, 18,2%, 85,7%, l`Acc de 44 %; per CT 100%,47%, 18,2%, 100%, quest`ultimo influenzato dall`assenza di pz psitivi al test e negativi alNP, l`Acc del 44,4%; per PH 100%, 47%, 18,2%, 100%, quest`ultimo influenzatodall`assenza di pz positivi a test e negativi al NP, l`Acc de 44%; per LS non è statopossibile valutare la sens e PPV, per assenza d pz positivi sia al test sia all`NP e la spec33,3%, NPV 83,3%, l`Acc del 31,3%ConclusioniNel rilevare la CAN il dispositivo NP mostra performance moderate, ma suddividendo lapopolazione in oggetto in base alla durata di malattia è stato osservato che nei pzneodiagnosticati vs pz in follow-up, NP presenta migliore spec (57 vs 28%), e Acc (55 vs50%), mentre ne gruppo al follow-up migliore sens (100 vs 50%); in base al range diHbA1c, per valori ≥ 54 mmol/mol vs ≤54 mmol/mol, NP mostra migliore sens (100 vs 50%), spec (57 vs 37%), l`Acc (70 vs 40 %), PPV (50 vs 16 %), NPV (100 vs 75%).

VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE SUDOMOTORIA MEDIANTE NEUROPADCOME METODO DI SCREENING DELLA NEUROPATIA AUTONOMICACARDIOVASCOLARE

S. Cordone�; A. Salzo�; S. Di Vincenzo�; L. Cocco�; F. Di Ponte�; A. Aiello�;

�U.O.C Diabetologia-Endocrinologia,P.O "Cardarelli" Azienda Sanitaria RegionaleMolise,Campobasso;

BackgroundIl Neuropad (NP) è un test di screening per la polineuropatia periferica diabetica e dairisultati di alcuni studi anche della neuropatia autonomica cardiovascolare (CAN).Obiettivo dello studioValutare le prestazioni del NP rispetto ai test di Ewing per lo screening della CAN.Materiale e metodiPazienti (pz) diabetici afferenti al nostro centro sono stati selezionati e sottoposti ai test diEwing : Deep Breathing (DB), Lying to Standing (LS), Cought test (CT) e PosturalHypotension (PH) e a valutazione della funzione sudomotoria mediante NP applicato allapianta dei piedi per 10 min. Per studiare le concordanze tra variabili dicotomiche, è statousato il test McNemar.Risultati20 pz hanno eseguito i test neuroautonomici, il 25% è risultato positivo ad 1 test, il 15 %a 2 test, nessun pz è risultato positivo a 3 test o all`intera serie, suggerendo una neuropatiaautonomica cardiaca precoce non sintomatica. Nel campione di 20 pz che hanno eseguitoalmeno un test neuroautonomico, NP è stato in grado di riconoscere 4 su 5 pz affetti(sensiblità 80 %), riconoscendo come positvi 8 su 15 pz negativi (specificità 46%).L`Accuratezza (Acc) del dispositivo è risultata del 55 %, mentre il valore predittivopositivo (PPV) è del 33%, valore predittivo negativo (NPV) è del 87,5%. Non è statariscontrata una concordanza statisticamente significativa tra la neuropatia autonomicadiabetica, rilevata dai test neuroautonomici, e la funzione sudomotoria, rilevata da NP(p-value 0,04). La sens, spec, PPV e NPV del NP rispetto ai singoli test sono risultateessere rispettivamente: per DB 66,7%, 40%, 18,2%, 85,7%, l`Acc de 44 %; per CT 100%,47%, 18,2%, 100%, quest`ultimo influenzato dall`assenza di pz psitivi al test e negativi alNP, l`Acc del 44,4%; per PH 100%, 47%, 18,2%, 100%, quest`ultimo influenzatodall`assenza di pz positivi a test e negativi al NP, l`Acc de 44%; per LS non è statopossibile valutare la sens e PPV, per assenza d pz positivi sia al test sia all`NP e la spec33,3%, NPV 83,3%, l`Acc del 31,3%ConclusioniNel rilevare la CAN il dispositivo NP mostra performance moderate, ma suddividendo lapopolazione in oggetto in base alla durata di malattia è stato osservato che nei pzneodiagnosticati vs pz in follow-up, NP presenta migliore spec (57 vs 28%), e Acc (55 vs50%), mentre ne gruppo al follow-up migliore sens (100 vs 50%); in base al range diHbA1c, per valori ≥ 54 mmol/mol vs ≤54 mmol/mol, NP mostra migliore sens (100 vs 50%), spec (57 vs 37%), l`Acc (70 vs 40 %), PPV (50 vs 16 %), NPV (100 vs 75%).

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ASPETTI MICROBIOLOGICI DELLE ULCERE PROFONDE INFETTE NEL PIEDEDIABETICO DOPO DEBRIDEMENT CHIRURGICO

P. Galenda�; S. Madaschi�; N. Valerio�; V. Gallicchio�; C. Cisale�; D. Colli�; R.Ferraresi�; C. M. Caravaggi�;

�Centri di Terapia del Piede Diabetico, Endocrinologia eDiabetologia,Humanitas-Gavazzeni,Bergamo; �Laboratorio di Emodinamica,HumanitasGavazzeni,Bergamo;

L`identificazione della flora microbica, oltre ad essere un indagine utile al trattamentopolichemioterapico mirato delle ulcere infette, consente l`analisi epidemiologica delleinfezioni ai piedi nella popolazione afferente al proprio centro. Studi clinici e documenti diconsenso documentano la presenza di flora polimicrobica il cui ruolo patogeno non appareancora chiaro. L`obiettivo di questo studio è quello di verificare la residua presenza digermi ed il loro ruolo in soggetti diabetici sottoposti a drenaggio chirurgico aggressivo diinfezioni ai piedi. Materiali e metodi: Sono stati seguiti e raccolti i dati di 50 soggetti diabetici sottoposticonsecutivamente a trattamento chirurgico di ulcere infette profonde ai piedi ed esamemicrobiologico su tessuti residui. Le lesioni sono state stadiate secondo criteri della TexasUniversity Classification ed il sistema PEDIS-IDSAT.U.C (N=50) : 2B (3), 2D (1), 3B (24), 3D (22).PEDIS (N=50): 1 (0), 2 (4), 3 (35), 4 (11)Tutti pazienti sono stati sottoposti a drenaggio in urgenza o urgenza differita dell`infezionein sala operatoria, fino ad osservare tessuti macroscopicamente "sani" dai quali è statoprelevato un campione per esame microbiologico. I pazienti ischemici sono stati sottopostia tentativo di rivascolarizzazione. Dopo defervescenza dei segni di infezione è statoeseguito intervento chirurgico ricostruttivo. Dimessi in cura ambulatoriale dopo un periodopostoperatorio minimo di 3 giorni.Risultati:Nel periodo postoperatorio non sono emersi segni clinici di riacutizzazionedell`infezione. L`esame colturale ha documentato presenza e crescita di 1 germe in 34 casi(68%), 2 in 10 casi (20%), 3 o più in 3 casi (6%). E risultato negativo in 3 soggetti (6%). In4 di 5 pazienti sottoposti ad emocoltura per concomitante setticemia è stata osservatacrescita batterica dello stesso microorganismo identificato nel piede. La flora microbica èrappresentata da Stafilococchi aurei nel 44% delle colture, di cui 60% meticillinoresistenti,Corynebatteriacee nel 20%, Pseudomonas Aer. 10%, Enterococchi fecali 10%, Serratie10%, Streptococchi 6%, meno frequente la presenza di Proteus m. Candida ed altreenterobatteriacee. All`analisi statistica il riscontro di stafilococco aureo e corynebatteriaceeè stato più frequente nelle ulcere ischemiche. Gli enterochocchi fecali sono stati riscontratiprevalentemente nelle infezioni gravi ed associati ad interventi più invasivi.Conclusioni:Un trattamento chirurgico tempestivo delle lesioni profonde infette è risultatoefficace nel trattare i segni clinici di infezione nonostante la presenza microbica su tessutiresidui. Le indagini microbiologiche documentano la presenza di flora polimicrobica inmeno di un terzo dei casi, verosimilmente la rimozione della massa di tessuti infetticonsente di evidenziare il reale patogeno. Mediante identificazione della flora microbica edella sua correlazione con determinate caratteristiche delle ulcere, possono essere condivisiprotocolli chemioterapici empirici orientati al trattamento dei germi di più frequenteriscontro.

ASPETTI MICROBIOLOGICI DELLE ULCERE PROFONDE INFETTE NEL PIEDEDIABETICO DOPO DEBRIDEMENT CHIRURGICO

P. Galenda�; S. Madaschi�; N. Valerio�; V. Gallicchio�; C. Cisale�; D. Colli�; R.Ferraresi�; C. M. Caravaggi�;

�Centri di Terapia del Piede Diabetico, Endocrinologia eDiabetologia,Humanitas-Gavazzeni,Bergamo; �Laboratorio di Emodinamica,HumanitasGavazzeni,Bergamo;

L`identificazione della flora microbica, oltre ad essere un indagine utile al trattamentopolichemioterapico mirato delle ulcere infette, consente l`analisi epidemiologica delleinfezioni ai piedi nella popolazione afferente al proprio centro. Studi clinici e documenti diconsenso documentano la presenza di flora polimicrobica il cui ruolo patogeno non appareancora chiaro. L`obiettivo di questo studio è quello di verificare la residua presenza digermi ed il loro ruolo in soggetti diabetici sottoposti a drenaggio chirurgico aggressivo diinfezioni ai piedi. Materiali e metodi: Sono stati seguiti e raccolti i dati di 50 soggetti diabetici sottoposticonsecutivamente a trattamento chirurgico di ulcere infette profonde ai piedi ed esamemicrobiologico su tessuti residui. Le lesioni sono state stadiate secondo criteri della TexasUniversity Classification ed il sistema PEDIS-IDSAT.U.C (N=50) : 2B (3), 2D (1), 3B (24), 3D (22).PEDIS (N=50): 1 (0), 2 (4), 3 (35), 4 (11)Tutti pazienti sono stati sottoposti a drenaggio in urgenza o urgenza differita dell`infezionein sala operatoria, fino ad osservare tessuti macroscopicamente "sani" dai quali è statoprelevato un campione per esame microbiologico. I pazienti ischemici sono stati sottopostia tentativo di rivascolarizzazione. Dopo defervescenza dei segni di infezione è statoeseguito intervento chirurgico ricostruttivo. Dimessi in cura ambulatoriale dopo un periodopostoperatorio minimo di 3 giorni.Risultati:Nel periodo postoperatorio non sono emersi segni clinici di riacutizzazionedell`infezione. L`esame colturale ha documentato presenza e crescita di 1 germe in 34 casi(68%), 2 in 10 casi (20%), 3 o più in 3 casi (6%). E risultato negativo in 3 soggetti (6%). In4 di 5 pazienti sottoposti ad emocoltura per concomitante setticemia è stata osservatacrescita batterica dello stesso microorganismo identificato nel piede. La flora microbica èrappresentata da Stafilococchi aurei nel 44% delle colture, di cui 60% meticillinoresistenti,Corynebatteriacee nel 20%, Pseudomonas Aer. 10%, Enterococchi fecali 10%, Serratie10%, Streptococchi 6%, meno frequente la presenza di Proteus m. Candida ed altreenterobatteriacee. All`analisi statistica il riscontro di stafilococco aureo e corynebatteriaceeè stato più frequente nelle ulcere ischemiche. Gli enterochocchi fecali sono stati riscontratiprevalentemente nelle infezioni gravi ed associati ad interventi più invasivi.Conclusioni:Un trattamento chirurgico tempestivo delle lesioni profonde infette è risultatoefficace nel trattare i segni clinici di infezione nonostante la presenza microbica su tessutiresidui. Le indagini microbiologiche documentano la presenza di flora polimicrobica inmeno di un terzo dei casi, verosimilmente la rimozione della massa di tessuti infetticonsente di evidenziare il reale patogeno. Mediante identificazione della flora microbica edella sua correlazione con determinate caratteristiche delle ulcere, possono essere condivisiprotocolli chemioterapici empirici orientati al trattamento dei germi di più frequenteriscontro.

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LA LDL-AFERESI NEL TRATTAMENTO DEL PIEDE DIABETICO ISCHEMICO.DATI PRELIMINARI DELLO STUDIO HADIF

D. Donini�; V. Stoico�; L. Salvotelli�; E. Brocco�; M. Messa�; M. Franchini�; E.Capuzzo�; F. Saggiani�; V. Pugni�; E. Manicardi�; R. Baricchi�; R. Anichini�; A.Tedeschi�; G. D`Alessandri�; E. Bonora�; M. G. Zenti�;

�DAI Medico generale,AOUIVerona,Verona; �Unita` trattamento PiedeDiabetico,Policlinico di Abano,Abano Terme; �Immunoematologia etrasfusionale,AOPOMA,Mantova; �Dipartimento Medico,AOPOMA,Mantova; �Diabetologia,ASMN,Reggio Emilia; �Medicina trasfusionale,ASMN,Reggio Emilia; �Diabetologia,Ospedale Pistoia,Pistoia; �Immunoematologia e Trasfusionale,OspedalePistoia,Pistoia;

Introduzione : Il piede diabetico (PD), è una severa complicanza del diabete che riguarda ingenere pazienti fragili con lunga durata di malattia e cardiovasculopatia, che riconoscecome principali fattori patogenetici l`arteriopatia periferica e le alterazione delmicrocircolo. Numerose evidenze hanno documentato che la LDL-aferesi (LA) promuove ilmiglioramento della funzione del microcircolo, con aumento della perfusione dei tessutiperiferici e pertanto trova indicazione nel trattamento del piede diabetico ischemico.Scopo: Verificare in uno studio clinico randomizzato, multicentrico, prospettico, l`effettodel trattamento con LA in aggiunta alla terapia tradizionale sulla guarigione delle ulcere, inpazienti con PD ischemico e vasculopatia periferica non rivascolarizzabile. Metodi: Sono stati arruolati 11 pazienti (6 a VR, 2 a RE, 2 a PT, 1 a MN). Di questi, 5pazienti presentavano una coronaropatia pre-esistente all`arruolamento. 6 pazienti sono statirandomizzati al trattamento con LA in associazione alla terapia medica tradizionale(TT+LA),5 al trattamento tradizionale (TT). La LA è stata eseguita con sistema HELP: 10sessioni in 9 settimane. Risultati: Degli 11 pazienti arruolati, 9M, 2F, età media 71 aa (range 50-80 aa), 7presentavano ulcere di classe Texas III e 4 di classe Texas I. 5 pazienti hanno completato lostudio: 2 del braccio TT e 3 del braccio TT+LA. La guarigione si è ottenuta in 3 pazienti (1paz in TT e 2 paz in TT+LA). Nel corso dello studio si sono verificati 3 drop-out (2 pernuovo evento cardiovascolare e 1 per nuovo tentativo di PTA). 3 pazienti stannocompletando lo studio. Come atteso, la misura dell`ossimetria transcutanea (TcPO2), hapresentato un trend favorevole nei pazienti trattati con LA rispetto al gruppo controllo (TT:TcPO2 V0=31.6; V1=24,8; V2=23.5mmHg. TT+LA: TcPO2 V0=34,0; V1=38,8;V2=40.4mmHg).Conclusioni: Questi dati preliminari, in soggetti ad elevatissimo rischio cardiovascolare,mostrano nel gruppo sottoposto ad LA, il miglioramento della tensione cutanea di ossigeno,indice del potenziale riparativo della lesione ischemica.

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ESPERIENZA DI UN CENTRO CATANESE PER LA CURA DEL PIEDE DIABETICOIN OTTO ANNI DI ATTIVITA` (2007-2014).

C. Licciardello�; M. Murabito�; M. Magnano�; G. Mascena�; C. Finocchiaro�;

�UFC Malattie Disendocrine e Dismetaboliche,Centro Catanese di Medicina eChirurgia,Catania; �Dipartimento di Chirurgia Generale,Centro Catanese di Medicina eChirurgia,Catania; �Radiologia Interventistica,Centro Catanese di Medicina eChirurgica,Catania; �Laboratorio Analisi,Centro Catanese di Medicina e Chirurgia,catania;

INTRODUZIONE: Il piede diabetico rappresenta a tutt`oggi un`emergenza sanitaria; nelcatanese i pazienti diabetici sono circa 100 mila e un numero troppo elevato di questiindividui presenta ulcere del piede, con conseguente rischio di amputazione. Negli ultimianni in Sicilia il numero di amputazioni maggiori è in costante diminuizione, grazie ancheall`attività del gruppo di studio SID-AMD per la cura del Piede Diabetico. OBIETTIVO:Valutare i risultati dell`approccio multidisciplinare (diabetologo, podologo, infermierededicato, chirurgo del piede, microbiologo, radiologo interventista) in pazienti diabeticiafferenti all`ambulatorio del Piede Diabetico del Centro Catanese di Medicina e Chirurgianel periodo tra il 2007 e il 2014. METODI E RISULTATI: In 8 anni di attività sono stateeffettuate 9647 prestazioni ambulatoriali e valutati 5624 pazienti diabetici (2584 uomini e3040 donne, età 65±9 anni, durata del diabete 18±8 anni, HbA1c 8.7±2%). Di tali pazientiil 67.4% presenta lesioni del piede, mentre il restante 32.6% non evidenzia alcunaalterazione obiettiva; inoltre il 25.7% dei pazienti è affetto da neuropatia periferica(diagnosticata mediante biotesiometria e monofilamento), mentre il 13.9% risultacaratterizzato da vasculopatia periferca (ABI, doppler arti inferiori, ossimetriatranscutanea). I pazienti affetti da lesioni risultano essere 2175 (74.1% delle lesioni totali):tali lesioni sono prevalentemente neuropatiche (54%); le ulcere neuro-ischemiche sono il34 %, mentre quelle esclusivamente ischemiche rappresentano il 12 %; il 63 %delle ulceresono infette. I pazienti affetti da ulcere neuropatiche vengono trattati confezionandoapparecchio di scarico (TCC) o utilizzando calzatura temporanea resa non rimovibile. Deipazienti affetti da AOCP, il 64 % presentava indicazione ad effettuare intervento dirivascolarizzazione (TASC 2007); sono stati pertanto effettuati 784 esami arteriografici econtestuali 623 PTA (distretto iliaco 8%, femorale 12%, tronco tibio-peroneale 24%, tibiale36%, interossea 20%), mentre il 9% dei pazienti è stato inviato al chirurgo vascolare per ilconfezionamento del by-pass. Sono stati infine effettuati 22 amputazioni maggiori e 205amputazioni minori. CONCLUSIONI: Viene spesso sostenuto, in maniera probabilmentesuperficiale, che in Sicilia il numero di amputazioni sia in costante aumento; in realtàquesto dato è riferito prevalentemente alle amputazioni minori che, invece, rappresentanoin molti casi un salvataggio d`arto. Una strategia ben coordinata, precoce emultidisciplinare può ridurre considerevolmente il rischio di amputazione maggiore e iltempo di guarigione delle ulcere; tutto ciò si traduce, oltre che in un miglioramento delladurata e della qualità vita dei pazienti, in un vantaggio economico per la spesa sanitaria: aicosti dei DRG dei ricoveri per amputazione si devono infatti aggiungere i costi indiretti(assenza dal lavoro, farmaci ecc.).

ESPERIENZA DI UN CENTRO CATANESE PER LA CURA DEL PIEDE DIABETICOIN OTTO ANNI DI ATTIVITA` (2007-2014).

C. Licciardello�; M. Murabito�; M. Magnano�; G. Mascena�; C. Finocchiaro�;

�UFC Malattie Disendocrine e Dismetaboliche,Centro Catanese di Medicina eChirurgia,Catania; �Dipartimento di Chirurgia Generale,Centro Catanese di Medicina eChirurgia,Catania; �Radiologia Interventistica,Centro Catanese di Medicina eChirurgica,Catania; �Laboratorio Analisi,Centro Catanese di Medicina e Chirurgia,catania;

INTRODUZIONE: Il piede diabetico rappresenta a tutt`oggi un`emergenza sanitaria; nelcatanese i pazienti diabetici sono circa 100 mila e un numero troppo elevato di questiindividui presenta ulcere del piede, con conseguente rischio di amputazione. Negli ultimianni in Sicilia il numero di amputazioni maggiori è in costante diminuizione, grazie ancheall`attività del gruppo di studio SID-AMD per la cura del Piede Diabetico. OBIETTIVO:Valutare i risultati dell`approccio multidisciplinare (diabetologo, podologo, infermierededicato, chirurgo del piede, microbiologo, radiologo interventista) in pazienti diabeticiafferenti all`ambulatorio del Piede Diabetico del Centro Catanese di Medicina e Chirurgianel periodo tra il 2007 e il 2014. METODI E RISULTATI: In 8 anni di attività sono stateeffettuate 9647 prestazioni ambulatoriali e valutati 5624 pazienti diabetici (2584 uomini e3040 donne, età 65±9 anni, durata del diabete 18±8 anni, HbA1c 8.7±2%). Di tali pazientiil 67.4% presenta lesioni del piede, mentre il restante 32.6% non evidenzia alcunaalterazione obiettiva; inoltre il 25.7% dei pazienti è affetto da neuropatia periferica(diagnosticata mediante biotesiometria e monofilamento), mentre il 13.9% risultacaratterizzato da vasculopatia periferca (ABI, doppler arti inferiori, ossimetriatranscutanea). I pazienti affetti da lesioni risultano essere 2175 (74.1% delle lesioni totali):tali lesioni sono prevalentemente neuropatiche (54%); le ulcere neuro-ischemiche sono il34 %, mentre quelle esclusivamente ischemiche rappresentano il 12 %; il 63 %delle ulceresono infette. I pazienti affetti da ulcere neuropatiche vengono trattati confezionandoapparecchio di scarico (TCC) o utilizzando calzatura temporanea resa non rimovibile. Deipazienti affetti da AOCP, il 64 % presentava indicazione ad effettuare intervento dirivascolarizzazione (TASC 2007); sono stati pertanto effettuati 784 esami arteriografici econtestuali 623 PTA (distretto iliaco 8%, femorale 12%, tronco tibio-peroneale 24%, tibiale36%, interossea 20%), mentre il 9% dei pazienti è stato inviato al chirurgo vascolare per ilconfezionamento del by-pass. Sono stati infine effettuati 22 amputazioni maggiori e 205amputazioni minori. CONCLUSIONI: Viene spesso sostenuto, in maniera probabilmentesuperficiale, che in Sicilia il numero di amputazioni sia in costante aumento; in realtàquesto dato è riferito prevalentemente alle amputazioni minori che, invece, rappresentanoin molti casi un salvataggio d`arto. Una strategia ben coordinata, precoce emultidisciplinare può ridurre considerevolmente il rischio di amputazione maggiore e iltempo di guarigione delle ulcere; tutto ciò si traduce, oltre che in un miglioramento delladurata e della qualità vita dei pazienti, in un vantaggio economico per la spesa sanitaria: aicosti dei DRG dei ricoveri per amputazione si devono infatti aggiungere i costi indiretti(assenza dal lavoro, farmaci ecc.).

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Efficacia del Fluorexin come trattamento topico nei pazienti diabetici con ulceresovrainfettate da Candida spp

C. Di Campli�; M. C. Collina�; L. Mancini�; S. Furgiuele�;

�chirurgia vascolare saltataggio d`arto e piede diabetico,IDI.IRCCS,Roma;

Introduzione e scopo: la sovrapposizione infettiva da Candida spp in ulcere infette dipazienti diabetici costituisce un fattore di rischio importante, che può peggiorare laprognosi di questi pazienti, soprattutto in caso di positività del tampone colturale perStaphilococcus spp. In particolare in questi pazienti che in genere sono in dialisi, o sottoterapia antibiotica prolungata, non sempre è facile associare terapie antifungine sistemichee l`impiego di prodotti di medicazioni specifici ed efficaci può rilevarsi molto utile. IlFluorexin (BluFarma srl) è una soluzione che combina quattro prodotti: fluoresceina,uncaria tomentosa, allantoina and Tea tree oil (TTO). Questi agenti hanno una dimostrataazione immunomodulante, antinfiammatoria, antiossidante, antimicrobica e antimicotica (inparticolare sulle Enterobacteriaceae, S. mutans, Staphylococcus and Candida spp). Inoltrestimola la crescita dei cheratinociti e la sintesi del collagene. Metodi: abbiamo arruolato 30diabetici con ulcere Texas II B positive per Candida spp e altre specie batteriche. Tutti ipazienti sono stati trattati con debridement chirurgico e poi assegnati a medicazionestandard (garza sterile)o trattamento topico con garza imbevuta di Fluorexin. Abbiamovalutato la percentuale di guarigione a 3 mesi. Risultati: alla fine del periodo di follow up laguarigione si è ottenuta nel 90% dei casi trattati e nel 75% dei controlli. Conclusioni: lamedicazione con Fluorexin nei pazienti con tampone positivo per batteri e Candida spp puòessere considerato un trattamento aggiuntivo efficace e di basso costo da associare aldebridement chirurgico.

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UTILIZZO DI UN SOSTITUTO DERMALE GEL-LIKE: STUDIO DI EFFICACIA INUNA COORTE DI DIABETICI CON LESIONI COMPLICATE DEGLI ARTIINFERIORI

L. DALLA PAOLA�; A. CARONE�; L. VASILACHE�; M. C. PRINCIPATO�; M.PATTAVINA�;

�UO PER IL TRATTAMENTO PIEDE DIABETICO,MARIA CECILIA HOSPITALGVM CARE AND RESEARCH,COTIGNOLA;

Il trattamento conservativo può essere una sfida terapeutica per i diabetici affetti da lesioniulcerative degli arti inferiori. In presenza di un progressione della infezione,il drenaggiochirurgico diventa un trattamento essenziale per il salvataggio d`arto. I sostituti dermalisono utilizzati per la copertura delle aree trattate con debridement chirurgico sia in caso disequestrectomia o amputazione aperta,sia di deiscenza del sito chirurgico. Il sostitutodermale gel-like INTEGRA FLOWABLE Ò è stato sviluppato per essere utilizzato quandola geometria o la localizzazione della lesione non permetta l`uso di sostituti dermali areticolo tridimensionale. Materiali e Metodi Da giugno 2013 ad ottobre 2014, sono staticonsecutivamente arruolati 71 pazienti diabetici con lesioni ulcerative al piede o caviglia.25 pazienti presentavano lesioni esito di un trattamento amputativo minore aperto, 21pazienti di un trattamento di sequestrectomia aperta con presenta di esposizione dellaspongiosa ossea, 10 pazienti presentavano una deiscenza del sito chirurgico e 15 pazientipresentavano lesioni ulcerative primitive profonde. Tutti i pazienti presentavano unastadiazione secondo la classificazione della Università del Texas III B-D. Risultati Ilperiodo di follow up medio è stato di 184,08±130,09 giorni. 44 (61,97%) pazienti sonoguariti con una completa riepitelizzazione della lesione. Di questi, 25 pazienti sono statitrattati con applicazione one step della matrice dermica gel-like e copertura chirurgica coninnesto di cute. 4 pazienti sono stati trattati con innesto di cute a distanza dalla applicazionedel sostituto dermico. 16 (22,54%) pazienti hanno evidenziato un miglioramento dellecondizioni locali della lesione con crescita di efficace tessuto di copertura sulla porzioneossea esposta. 11 (15,49%) pazienti non hanno evidenziato significativo miglioramentodelle lesioni in relazione ad una recidiva di ischemia critica o infettiva. Conclusioni L`usodel sostituto dermico INTEGRA FLOWABLEÒ può essere considerato un efficacetrattamento per lesioni complicate del piede diabetico se inserito in un programma ditrattamento multidisciplinare.

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EFFICACIA E SICUREZZA DELLA RISONANZA MAGNETICA TERAPEUTICANELLA GESTIONE DELLE LESIONI DEL PIEDE DIABETCO

L. Abbruzzese�; G. Bonino�; C. Mattaliano�; C. Goretti�; E. Iacopi�; A. Coppelli�; A.Piaggesi�;

�Sez. Dip.Piede Diabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-UniversitariaPisana;

Scopo - Recentemente è stata proposta una nuova tecnologia, la risonanza magneticaterapeutica (TMR), per la gestione di una serie di condizioni ulcerative croniche, scopo delnostro studio è stato valutare la sicurezza e l`efficacia della TMR nella gestione dellelesioni del piede diabetico (DF). Metodi - Abbiamo trattato un gruppo di pazienticonsecutivi ricoverati nel nostro reparto (Gruppo A - N. 10; età 67.7±18.9 aa, durata deldiabete 22.3±6.6 aa, HbA1c 8.1±1.1%, BMI 29.4±2.1 kg/m2) con ampie lesionipost-chirurgiche per DF per due settimane consecutive con un apparecchio per la TMR abassa intensità (Thereson, Milano, I) in aggiunta al trattamento standard. I pazienti,confrontati con un gruppo di controllo con le stesse caratteristiche (Gruppo B), sono statisuccessivamente seguiti mensilmente per 6 mesi per valutare il tasso (HR) ed il tempo (HT) di guarigione, la percentuale della lesione coperta da tessuto di granulazione a 3 mesi(GT) ed il numero di eventi avversi. Risultati - HR era del 90% nel Gruppo A and 30% nelGruppo B (p<0.05); GT era 73.7±13.2% nel Gruppo A vs 51.84±18.77% nel Gruppo B(p<0.05). HT nel Gruppo A era di 84.46±54.38 giorni vs 148.54±78.96 giorni nelGruppo B (p<0.01). Nessuna differenza nel numero di eventi avversi (5 nel Gruppo A vs 6nel Gruppo B) veniva registrata nel corso dello studio. Conclusioni - TMR si è dimostratasicura ed efficace, in aggiunta al rattamento standard, nella gestione delle ampie lesionipost-chirurgiche del piede diabetico.

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ELEVATA PREVALENZA DI DECUBITI DEL TALLONE IN UN OSPEDALE DITERZO LIVELLO ED INEFFICACIA DI UN INTERVENTO EDUCATIVO NELRIDURNE L`INCIDENZA

M. Pradal�; L. Ambrosini Nobili�; F. Uccelli�; A. Casano�; M. Scateni�; A. Piaggesi�;

�Direzione Infermieristica,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana; �Sez.Dip.PiedeDiabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana; �U.O.Gestione Rischio Clinico,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana;

Scopo - Il tallone rappresenta una frequente localizzazione di lesioni da pressione, e laprima tra i pazienti diabetici. Abbiamo condotto questo studio allo scopo di misurare lafrequenza sia dei decubiti primitivi e di quelli jatrogenici del tallone nel nostro ospedale diterzo livello e per valuitare l`efficacia di un rogramma educativo in-service,speciaficamente dedicato lalla prevenzione e al trattamento dei decubiti del tallone. Metodi- Abbiamo screenato prospetticamente tutti i pazienti ricoverati nel nostro ospedale nelperiodo compreso tra Marzo ed aprile 2014 alla ricerca di lesioni da decubito del tallone,sia primitive che jatrogeniche. Abbiamo successivamente sottoposto due infermieri perreprto ad un intervento intensificato di formazione per la individuazione preoce etrattamento adeguato delle lesioni nel periodo compreso tra Maggio e Giugno 2014.abbiamo quindi ripetuto lo screening nei mesi di Settembre e Ottobre del 014 per verificareli cambiamenti rispetto al baseline. Risultati - 75 lesioni da decubito su 2730 ricoveri (0.027lesioni/ricovero) sono stati identificate nei due mesi di screening; il 36% di questi era dinatura jtrogenica. Secondo la classificazione EPUAP erano così distribuiti: 32% stadio I;33.3% stadio II; 25.3% stadio III; and 9.4% stadio IV. Nel periodo successivo allaformazione specifica, nei mesi di Settembre e Ottobre 75 lesioni su 2920 ricoveri (0.026lesioni/ricovero) sono state registrate; 24% jatrogeniche (c2 = 0.267; p = 0.7305 post- vspre-); EPUAP staging: 40% stadio I; 37.3% stadio II; 21.3% stadio III; and 1.4% stadio IV(c2 = 5.595; p = 0.133 post- vs pre-). Conclusioni - I nostri dati confermano l`elevataprevalenza delle lesioni da decubito del tallone e della necessità di un intervento prolungatoed articolato per ridurne significativamente la prevalenza tra i pazienti ricoverati.

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Outcomes dell`angioplastica periferica in pz diabetici anziani con ischemia critica

C. MIRANDA�; M. CASSIN�; R. NERI�; G. ZANETTE�; R. DA ROS�;

�SSD Diabetologia,Azienda Ospedaliera S.Maria degli Angeli,Pordenone; �SCCardiologia,Azienda Ospedaliera S.Maria degli Angeli,Pordenone; �SSDiabetologia,Ospedale San Polo,Monfalcone;

Introduzione. Diversi studi hanno dimostrato che la rivascolarizzazione è in grado diridurre in maniera significativa il tasso delle amputazioni maggiori in pz diabetici affetti daischemia critica (CLI) . Scopo Valutare gli outcomes dell`angioplastica periferica indiabetici over 65 anni .Materiali e metodi Abbiamo selezionato una popolazione di 46 pzdiabetici over 65 anni sottoposti a PTA perchè affetti da piede diabetico e da ischemiacritica , secondo i criteri della TASC del 2007. La procedura di rivascolarizzazione eradecisa da un team multidisciplinare ( diabetologo, cardiologo interventista, chirurgovascolare ) coordinato dal diabetologo.Nel bienno 2012-2013 un totale di 46 pazienti sonostati sottoposti a PTA. L`età media dei pz era 78.6 ±6.37 aa, 31 pz (67.3%) erano maschi .Abbiamo valutato i seguenti outcomes: 1) tasso di salvataggio d`arto ,2) re-ulcerazione eguarigione, 3) amputazioni maggiori e minori, 4) decesso, 5) re-PTA, 6) PTAcontro-laterale.Risultati La PTA è stata eseguita su 67 arti inferiori, il 56.7% delle PTA hainteressato arterie sopra il ginocchio , il 28,3% delle PTA arterie sotto il ginocchio, il14,9% delle PTA arterie sia sopra che sottogenicolate. Dopo un follow-up di 267.5 ±145.1giorni , i risultati sono i seguenti: 1) il tasso di salvataggio d`arto è stato del 96%, 2) lereulcerazioni sono state il 34,7% (n.16) , il 19,5% ( n.9) dei pz non è guarito 3) 2 pz(4,34%) hanno avuto amputazioni maggiori , 19 pz (41,3% ) amputazioni minori, 4) 2 pz (4.34%) sono deceduti , 5) il 34,7% dei pz (n.16) hanno avuto una re-PTA, 6) l`8,7% (n.4)dei pz hanno avuto una PTA controlaterale. Conclusioni La procedura dirivascolarizzazione endoluminale conferma il ruolo positivo della PTA come primoapproccio per la rivascolarizzazione anche nei pz anziani con ischemica critica e piedediabetico, anche se spesso è necessario una seconda procedura di PTA per ottenere laguarigione delle lesioni.

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L`ATTIVITA' DELLE METALLOPROTEASI DI MATRICE INFLUENZAL`INTEGRAZIONE DEGLI INNESTI DERMICI NELLE ULCERE DEL PIEDEDIABETICO

V. IZZO�; M. MELONI�; E. VAINIERI�; L. GIURATO�; V. RUOTOLO�; L.UCCIOLI�;

�MEDICINA DEI SISTEMI,POLICLINICO TOR VERGATA,ROMA;

SCOPO: L`Obiettivo del nostro studio è stato quello di analizzare l`influenza dell`attivitàdelle metalloproteasi di matrice (mmps) nell`integrazione degli innesti dermici quandoapplicati nelle ulcere del piede diabetico.MATERIALI E METODI: Da Settembre 2012 a Settembre 2013, 35 pazienti diabetici, conlesioni difinite come A2 secondo la classificazione dell`Università del Texas e conun`ampia perdita di sostanza dopo esteso debridement chirurgico per la rimozione di tessutiinfetti o gangrena, sono stati ritenuti idonei per l`applicazione di innesti dermici. Primadell`arruolamento abbiamo garantito le migliori condizioni locali per favorire la guarigionedell`ulcera: apporto ematico adeguato, assenza di infezione, scarico della lesione. L`attivitàdelle mmps di ogni lesione è stata valutata prima dell`applicazione dell`innesto dermico.Dopo un mese di follow up, l`integrazione dell`innesto dermico è stata considerata adegutase non si evidenziava un piano di clivaggio tra il letto dell`ulcera ed il sostituto stesso;l`innesto è stato invece considerato non integrato quando risultava facilmente removibiledal letto dell`ulcera. Abbiamo analizzato la correlazione tra i dati clinici del paziente, lecaratteristiche della lesione (includendo l`attività delle mmps), il tipo di sostituto dermicoapplicato e l`outcome espresso in termini di integrazione dell`innesto. RISULTATI: Abbiamo osservato l`integrazione dell`innesto in 28/35 pazienti (80%).Nell`analisi multivariata l`unico predittore negativo per l`integrazione del sostituto dermicoera l`attività elevati delle mmps (p<0.0007). Inoltre, in relazione all`attività delle mmpsabbiamo diviso i pazienti in due gruppi: gruppo 1, lesioni con bassa attività delle mmps (24pazienti) e gruppo 2 con lesioni con elevata attività delle mmps (11 pazienti).L`integrazione del sostituto dermico è stata del 100% nel gruppo 1 (24/24) e del 36.4% nelgruppo 2 (4/11) [p<0.0001].CONCLUSIONE: Sulla base dei nostri risultati la valutazione dell`attività delle mmpspotrebbe risultare utile nell`adottare un`adeguata strategia terapeutica ed ottenere miglioririsultati in termini di successo clinico e riduzione dei costi.

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PIEDE DIABETICO INFETTO: IL TRATTAMENTO ENDOVASCOLAREPRECOCE SEGUITO DA TRATTAMENTO CHIRURGICO LOCALE LIMITA ILLIVELLO D`AMPUTAZIONE

N. Troisi�; G. Landini�; S. Michelagnoli�; F. Falciani�; C. Baggiore�;

�Centro Interdipartimentale Piede Diabetico,Azienda Sanitaria Firenze,Firenze;

Introduzione L`infezione del piede diabetico rappresenta una drammatica complicanza, cheaumenta considerevolmente il tasso di amputazioni nei soggetti diabetici. Scopo di questostudio è stato quello di dimostrare che un trattamento endovascolare precoce seguito datrattamento chirurgico locale contribuisce a limitare il numero e il livello di amputazioni insoggetti con piede diabetico infetto. Materiali e metodi Tra Gennaio e Novembre 2014 48pazienti con piede diabetico infetto sono stati sottoposti a rivascolarizzazione precoce pervia endovascolare e a trattamento chirurgico locale a breve distanza di tempo. In tutti i casila procedura endovascolare è stata effettuata entro 1 settimana dalla diagnosi di infezione. Irisultati a 6 mesi sono stati valutati in termini di pervietà dei vasi trattati, di assenza direstenosi (target lesion revascularization TLR) e di salvataggio d`arto. Risultati I pazientierano prevalentemente di sesso maschile (34/48, 70.8%) con un`età media di 72.4 anni(range 51-91). Trentadue pazienti (66.7%) avevano ulcere ischemiche ed infettecoinvolgenti anche l`articolazione o l`osso (TUC IIID). Il successo tecnicoangiosome-oriented è stato raggiunto in tutti i casi tranne due (95.8%). Il trattamentochirurgico locale è consistito in debridement senza resezione ossea in 27 casi (56.2%),amputazione di dito/raggio in 15 casi (31.2%), amputazione di Lisfranc in 2 casi (4.2%),amputazione transmetatarsale in 2 casi (4.2%), e amputazione di gamba in 2 casi (4.2%).Durante il follow-up (durata media 3.5 mesi, range 1-8) la guarigione delle ulcere è stataottenuta nei 2/3 dei casi (32/48). A 6 mesi i valori stimati di pervietà primaria, pervietàprimaria assistita, pervietà secondaria, assenza di TLR e salvataggio d`arto sono stati del77.8%, 87%, 87%, 84.6% e 94%, rispettivamente. Conclusioni Il trattamento endovascolareprecoce seguito da trattamento chirurgico locale contribuisce nella nostra esperienza alimitare il livello d`amputazione nei soggetti affetti da piede diabetico infetto. L`approcciomultidisciplinare e l`adozione di un triage del piede diabetico sono essenziali per ottenerequesti risultati.

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MULTIPROFESSIONALITA` E MULTIDISCIPLINARIETA` NELLAGESTIONE INTEGRATA OSPEDALE TERRITORIO PER LA PREVENZIONE ECURA DEL PIEDE DIABETICO.

S. Viti�; A. Bernini�; R. Picciafuochi�; M. Lazzeretti�; M. Perini�; L. Butelli�; T.Bruschi�; M. Gioffredi�; R. Gori�; R. Bini�; M. E. Ceccanti�; I. S. Howard�; A.Lazzarini�; F. Paolacci�; A. De Bellis�; A. Tedeschi�; L. Barbanera�; G. Fiore�; A.Magiar�; R. Salvadori�; R. Anichini�;

�UO DIABETOLOGIA, SEZ. PIEDE DIABETICO,USL 3,PISTOIA; �SOCIETA`DELLA SALUTE,CCM USL3,PISTOIA;

La Multidisciplinarietà e la multiprofessionalità sono gli strumenti principali dellaGestione Integrata tra Ospedale e Territorio indicati nel Piano Nazionale sulla MalattiaDiabetica (2012). Obiettivi - Scopo del nostro studio è stato quello di valutare gli effettidella Gestione Integrata tra territorio (MMG, Chronic Care Model - CCM, modalità diassistenza alle malattie croniche in atto in Toscana dal 2009) e strutture specialistiche, sulleattività di screening, prevenzione ed educazione sul Piede Diabetico (PD) attraversol`integrazione tra figure professionali differenti medici,Podologi ed Infermieri Ospedalierie Territoriali attraverso l` utilizzo di Specifici Piani Diagnostico Terapeutici Assistenziali(PDTA). Pazienti e Metodi Tutti I compenenti del Team Svolgevano un ruolo specificonel PDTA Al MMg le competenze cliniche del paziente seguito sul territorio , al Podologoquello di svolgere attività di prevenzione e cura del PD, con controlli periodici in base alleclassi di rischio ulcerativo; all`Infermiere ospedaliero quello di educazione teorico-pratica,agli Infermieri del Territorio quello di osservazione diretta, di diagnosi precoce e direferenza immediata verso la Struttura Specialistica.Al medico Diabetologo opspedaliero ilruolo di presa in carico clinico del paziente a rischio ulcerativo o con lesioni ulcerosa e ladiretta attuazione dei PDTA intraospedalieri multidisciplinari. attuazione Inoltre, tutte lefigure partecipavano alla definizione di Piani di Medicazioni Integrati per garantire unacontinuità assistenziale Ospedale-Territorio. Risultati - I dati ottenuti sono stati estrapolatidalla Cartella Clinica Elettronica (MyStarConnect ®). Nel 2013 circa l`85% dei Diabeticiresidenti nell`USL 3 ha effettuato almeno una volta una visita di screening per valutazioneispettiva del piede. In relazione a queste attività, i pazienti esaminati tra il 2008 e il 2013sono stati divisi in due gruppi; gruppo A, rappresentato dai pazienti che accedevano allaStruttura solo per un trattamento podologico di controllo, e gruppo B, rappresentato daipazienti che accedevano per eventi acuti (ulcerazioni o recidive). I risultati indicano neglianni, una diminuzione del numero dei pazienti afferenti per eventi acuti (da 508 pazienti nel2008 a 286 nel 2013) ed un aumento del numero delle prestazioni podologiche per pazientinon ulcerati (da 376 pazienti nel 2008 a 1022 nel 2013), sia in prevenzione primaria chesecondaria. La definizione di PDTA specifici ha permesso di integrare e uniformare leprocedure di medicazione tra Ospedale e Territorio e di rendere tempestiva - entro le 24 ore(70%) o entro 72 ore (25%) - la presa in carico del paziente con lesione attiva da parte dellaStruttura Specialistica, attraverso l`attività Infermieristica Integrata. Nel 2013, 793 pazienti(5% dell`intera popolazione diabetica dell`USL 3) hanno effettuato, durante il 1° accessopresso la Diabetologia, una seduta educativa specifica sul piede. Conclusioni - L`approcciomultiprofessionale e la Gestione Integrata attraverso la definizione di PDTAOspedale-Territorio dedicati alla prevenzione, educazione, diagnosi precoce e trattamentodel Piede Diabetico possono modificare la storia naturale della patologia incidendopositivamente sulla prevalenza delle lesioni, sull`efficacia ed appropriatezza del lorotrattamento e possibilmente sugli esiti a medio e lungo termine.

MULTIPROFESSIONALITA` E MULTIDISCIPLINARIETA` NELLAGESTIONE INTEGRATA OSPEDALE TERRITORIO PER LA PREVENZIONE ECURA DEL PIEDE DIABETICO.

S. Viti�; A. Bernini�; R. Picciafuochi�; M. Lazzeretti�; M. Perini�; L. Butelli�; T.Bruschi�; M. Gioffredi�; R. Gori�; R. Bini�; M. E. Ceccanti�; I. S. Howard�; A.Lazzarini�; F. Paolacci�; A. De Bellis�; A. Tedeschi�; L. Barbanera�; G. Fiore�; A.Magiar�; R. Salvadori�; R. Anichini�;

�UO DIABETOLOGIA, SEZ. PIEDE DIABETICO,USL 3,PISTOIA; �SOCIETA`DELLA SALUTE,CCM USL3,PISTOIA;

La Multidisciplinarietà e la multiprofessionalità sono gli strumenti principali dellaGestione Integrata tra Ospedale e Territorio indicati nel Piano Nazionale sulla MalattiaDiabetica (2012). Obiettivi - Scopo del nostro studio è stato quello di valutare gli effettidella Gestione Integrata tra territorio (MMG, Chronic Care Model - CCM, modalità diassistenza alle malattie croniche in atto in Toscana dal 2009) e strutture specialistiche, sulleattività di screening, prevenzione ed educazione sul Piede Diabetico (PD) attraversol`integrazione tra figure professionali differenti medici,Podologi ed Infermieri Ospedalierie Territoriali attraverso l` utilizzo di Specifici Piani Diagnostico Terapeutici Assistenziali(PDTA). Pazienti e Metodi Tutti I compenenti del Team Svolgevano un ruolo specificonel PDTA Al MMg le competenze cliniche del paziente seguito sul territorio , al Podologoquello di svolgere attività di prevenzione e cura del PD, con controlli periodici in base alleclassi di rischio ulcerativo; all`Infermiere ospedaliero quello di educazione teorico-pratica,agli Infermieri del Territorio quello di osservazione diretta, di diagnosi precoce e direferenza immediata verso la Struttura Specialistica.Al medico Diabetologo opspedaliero ilruolo di presa in carico clinico del paziente a rischio ulcerativo o con lesioni ulcerosa e ladiretta attuazione dei PDTA intraospedalieri multidisciplinari. attuazione Inoltre, tutte lefigure partecipavano alla definizione di Piani di Medicazioni Integrati per garantire unacontinuità assistenziale Ospedale-Territorio. Risultati - I dati ottenuti sono stati estrapolatidalla Cartella Clinica Elettronica (MyStarConnect ®). Nel 2013 circa l`85% dei Diabeticiresidenti nell`USL 3 ha effettuato almeno una volta una visita di screening per valutazioneispettiva del piede. In relazione a queste attività, i pazienti esaminati tra il 2008 e il 2013sono stati divisi in due gruppi; gruppo A, rappresentato dai pazienti che accedevano allaStruttura solo per un trattamento podologico di controllo, e gruppo B, rappresentato daipazienti che accedevano per eventi acuti (ulcerazioni o recidive). I risultati indicano neglianni, una diminuzione del numero dei pazienti afferenti per eventi acuti (da 508 pazienti nel2008 a 286 nel 2013) ed un aumento del numero delle prestazioni podologiche per pazientinon ulcerati (da 376 pazienti nel 2008 a 1022 nel 2013), sia in prevenzione primaria chesecondaria. La definizione di PDTA specifici ha permesso di integrare e uniformare leprocedure di medicazione tra Ospedale e Territorio e di rendere tempestiva - entro le 24 ore(70%) o entro 72 ore (25%) - la presa in carico del paziente con lesione attiva da parte dellaStruttura Specialistica, attraverso l`attività Infermieristica Integrata. Nel 2013, 793 pazienti(5% dell`intera popolazione diabetica dell`USL 3) hanno effettuato, durante il 1° accessopresso la Diabetologia, una seduta educativa specifica sul piede. Conclusioni - L`approcciomultiprofessionale e la Gestione Integrata attraverso la definizione di PDTAOspedale-Territorio dedicati alla prevenzione, educazione, diagnosi precoce e trattamentodel Piede Diabetico possono modificare la storia naturale della patologia incidendopositivamente sulla prevalenza delle lesioni, sull`efficacia ed appropriatezza del lorotrattamento e possibilmente sugli esiti a medio e lungo termine.

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P31Azione della terapia iperbarica topica sulla carica batterica di ulcere infette degli artiinferiori in pazienti diabetici

E. Vainieri�; L. Giurato�; M. Meloni�; V. Ruotolo�; V. Izzo�; L. Uccioli�;

�PA Piede Diabetico,Policlinico Tor Vergata,ROMA;

Scopo: Determinare gli effetti della terapia iperbarica topica sulla carica batterica di ulcereinfette di pazienti diabetici . Materiali e Metodi: Abbiamo selezionato pazienti diabeticicon ulcere infette degli arti inferiori (classe B secondo la classificazione Texas) trattatipresso l`Università degli Studi di Roma Tor Vergata; il nostro protocollo terapeutico ècaratterizzato dall`utilizzo di terapia antibiotica mirata, debridment chirurgico delle lesionie l`utilizzo di terapia iperbarica topica per almeno 3 settimane con almeno 2 applicazioniper ogni settimana . Per il nostro studio abbiamo utilizzato un apparecchio per la terapiaiperbarica topica (Hyperbox two della AOTI SIAD) che consente di trattare in manieradistrettuale le sole lesioni agli arti inferiori e di escludere il resto del corpo . Ogni sessioneterapeutica durava 60 minuti utilizzando Ossigeno al 100% (10 lt/min) ad una pressione di50 mmHg. Al fine di identificare il tipo di batteri presenti nelle lesioni abbiamo effettuatoun prelievo di tessuto prima e dopo ogni sessione terapeutica di camera iperbarica edabbiamo inoltre effettuato un lavaggio della lesione con 10 cc di soluzione fisiologicaprima e dopo ogni sessione al fine di quantificare la carica batterica Risultati: Abbiamoeffettuato in totale 43 applicazioni di camera iperbarica locale ; comparando le contebatteriche nei lavaggi pre e post abbiamo trovato: negativizzazione della carica batterica nel31,4%, riduzione significativa della carica nel 20%, la stessa carica batterica nel 22,9% ,un lieve incremento della conta nel 17,1%, e nell` 8,6% le conte erano negative sia primache dopo il trattamento. Va sottolineato che il livello raggiunto post trattamento simanteneva fino al successivo, quindi si assisteva ad una significativa e progressivariduzione della carica batterica da valori nel range dell`infezione (10.000.000) a valori dinumeri di colonie anche inferiori a 50 x ml. Comparando i prelievi di tessuto effettuatiprima e dopo le procedure abbiamo trovato la persistenza dello stesso batterio nel 78,6%,mentre la selezione di una flora batterica differente si e` osservata nel 19% e nel 2,4% lebiopsie erano negative. Conclusioni :Nel nostro studio abbiamo osservato che la terapiaiperbarica topica ha effetti significativi sulla conta batterica in termini di una sua riduzionedopo il trattamento, mentre non sono stati stati osservati effetti simili per quanto riguarda iprelievi di tessuto. Non possiamo quantizzare al momento il ruolo che puo` avere questoeffetto sulla evoluzione generale dell`infezione. Possiamo ipotizzare che l`assenza di effettisignificativi sui prelievi di tessuto in termini di negativizzazione della presenza battericadopo la terapia possa essere attribuito alla durata complessiva del trattamento. E` necessarioproseguire la sperimentazione aumentando il numero di pazienti ed estendendo la duratacomplessiva della terapia per ciascun paziente.

Azione della terapia iperbarica topica sulla carica batterica di ulcere infette degli artiinferiori in pazienti diabetici

E. Vainieri�; L. Giurato�; M. Meloni�; V. Ruotolo�; V. Izzo�; L. Uccioli�;

�PA Piede Diabetico,Policlinico Tor Vergata,ROMA;

Scopo: Determinare gli effetti della terapia iperbarica topica sulla carica batterica di ulcereinfette di pazienti diabetici . Materiali e Metodi: Abbiamo selezionato pazienti diabeticicon ulcere infette degli arti inferiori (classe B secondo la classificazione Texas) trattatipresso l`Università degli Studi di Roma Tor Vergata; il nostro protocollo terapeutico ècaratterizzato dall`utilizzo di terapia antibiotica mirata, debridment chirurgico delle lesionie l`utilizzo di terapia iperbarica topica per almeno 3 settimane con almeno 2 applicazioniper ogni settimana . Per il nostro studio abbiamo utilizzato un apparecchio per la terapiaiperbarica topica (Hyperbox two della AOTI SIAD) che consente di trattare in manieradistrettuale le sole lesioni agli arti inferiori e di escludere il resto del corpo . Ogni sessioneterapeutica durava 60 minuti utilizzando Ossigeno al 100% (10 lt/min) ad una pressione di50 mmHg. Al fine di identificare il tipo di batteri presenti nelle lesioni abbiamo effettuatoun prelievo di tessuto prima e dopo ogni sessione terapeutica di camera iperbarica edabbiamo inoltre effettuato un lavaggio della lesione con 10 cc di soluzione fisiologicaprima e dopo ogni sessione al fine di quantificare la carica batterica Risultati: Abbiamoeffettuato in totale 43 applicazioni di camera iperbarica locale ; comparando le contebatteriche nei lavaggi pre e post abbiamo trovato: negativizzazione della carica batterica nel31,4%, riduzione significativa della carica nel 20%, la stessa carica batterica nel 22,9% ,un lieve incremento della conta nel 17,1%, e nell` 8,6% le conte erano negative sia primache dopo il trattamento. Va sottolineato che il livello raggiunto post trattamento simanteneva fino al successivo, quindi si assisteva ad una significativa e progressivariduzione della carica batterica da valori nel range dell`infezione (10.000.000) a valori dinumeri di colonie anche inferiori a 50 x ml. Comparando i prelievi di tessuto effettuatiprima e dopo le procedure abbiamo trovato la persistenza dello stesso batterio nel 78,6%,mentre la selezione di una flora batterica differente si e` osservata nel 19% e nel 2,4% lebiopsie erano negative. Conclusioni :Nel nostro studio abbiamo osservato che la terapiaiperbarica topica ha effetti significativi sulla conta batterica in termini di una sua riduzionedopo il trattamento, mentre non sono stati stati osservati effetti simili per quanto riguarda iprelievi di tessuto. Non possiamo quantizzare al momento il ruolo che puo` avere questoeffetto sulla evoluzione generale dell`infezione. Possiamo ipotizzare che l`assenza di effettisignificativi sui prelievi di tessuto in termini di negativizzazione della presenza battericadopo la terapia possa essere attribuito alla durata complessiva del trattamento. E` necessarioproseguire la sperimentazione aumentando il numero di pazienti ed estendendo la duratacomplessiva della terapia per ciascun paziente.

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STAPHYLOCOCCUS AUREUS METICILLINO RESISTENTE ED INFIAMMAZIONESONO ASSOCIATE CON AUMENTO DI MORTALITÀ IN PAZIENTI CONOSTEOMIELITE DA PIEDE DIABETICO

C. Tascini�; E. Iacopi�; A. Coppelli�; C. Goretti�; F. Menichetti�; A. Piaggesi�;

�U.O. Malattie Infettive,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana; �Sez.Dip.PiedeDiabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana;

Scopo. L`osteomielite (OM) nel piede diabetico (PD) è causata da vari micro-organismimultiresistenti (MOMR) ed è associata con alti tassi di mortalità. Scopo del nostro studioera valutare se alcuni MOMR siano predittori di mortalità in pazienti con PD ed OM.Metodi. Abbiamo analizzato retrospettivamente il database di microbiologia per selezionarei casi di PD ed osteomielite dal 2001 al 2013. Abbiamo confrontato i pazienti in base alleseguenti classificazioni: 1) Staphylococcus Aureus (SA) Meticillino-Resistente (MRSA) vsSA Meticillino-Sensibile (MSSA); 2) Pseudomonas aeruginosa (PA) resistente aCiprofloxacina (CiproRPA) vs PA sensibile a Ciprofloxacina (CiproSPA); 3) PA resistenteai Carbapenemi (CRPA) vs PA sensibile ai Carbapenemi (CSPA); 4) Enterobatteri (EB)resistenti a Ciprofloxacina (CiproRE) vs EB sensibili a Ciprofloxacina (CiproSE); 5) EBproduttori di Beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) (ESBL+) vs EB non produttori diESBL (ESBL-); 6) Candida parapsilosis (CP) vs Candida non parapsilosis (CNP). Eravalutato la presenza di leucociti polimorfonucleati (PMN) alla colorazione di Gram.Abbiamo poi valutato mediante follow-up presso l`Ambulatorio del Piede Diabetico:mortalità, tempo di guarigione (TG), recidive, tempo libero da lesioni. Risultati. Sono statiselezionati 625 isolati in 401 pazienti affetti da PD ed osteomielite. SA è stato selezionatoin 140 isolati (78 MRSA 55.7%); EB in 117 isolati (Cipro RE 46 - 39.5%, ESBL+ 34 34.3%); PA in 95 isolati (53 CiproRPA 55.2%, 31 CRPA 32.1%); Lieviti in 32 isolati. Ipazienti affetti da PD con OM da MRSA rispetto a MSSA presentano una mortalitàcomplessiva significativamente più alta (p= 0.005) ed un aumento del TG (p= 0.024). Lapresenza di PMN era associata ad un aumento della mortalità complessiva (p= 0.008) e delTG (p= 0.026). Le altre caratteristiche non erano associate a differenze significative,sebbene un aumento non significativo del TG fosse osservato per CiproRE rispetto aCiproSE (p= 0.07) e per CP rispetto a CNP (p= 0.095). Conclusioni: In pazienti con PD edOM l`isolamento di MRSA e la presenza di PMN sono associati con incremento dellamortalità complessiva e del TG.

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ALTERAZIONI DELLA BIOMECCANICA DEL PASSO E COMPLICANZECRONICHE MICROVASCOLARI NEI PAZIENTI AFFETTI DA DIABETE MELLITODI TIPO 2

E. Iacopi�; A. Coppelli�; G. Lamola�; D. Martelli�; C. Goretti�; M. Venturi�; C.Chisari�; A. Piaggesi�;

�Sez.Dip.Piede Diabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-UniversitariaPisana; �U.O. Neuroriabilitazione,Dipartimento di Neuroscienze,AziendaOspedaliero-Universitaria Pisana; �Scuola Superiore Sant`Anna,Pisa;

Scopo - Abbiamo valutato le alterazioni della biomeccanica del passo e le correlazioni conle complicanze microvascolari croniche in pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2(T2DM). Metodi - 36 pazienti affetti da T2DM (M/F: 27/9; età: 63±10 aa; durata diabete:12±11 aa; BMI: 29.2±5.6 Kg/m2; HbA1c 8.1±0.9%) seguiti presso il nostro ambulatoriodel piede diabetico, sono stati divisi in tre gruppi: Gruppo 1 (12 pz) senza neuropatiadiabetica (DN) nè lesioni ulcerative al piede; Gruppo 2 (10 pz) con DN ma senza lesioni;Gruppo 3 (15 pz) con DN e lesioni, non infette nè ischemiche. Abbiamo analizzato lealterazioni della biomeccanica degli arti inferiori con un sistema di analisi del movimento(BTS Elite Clinic, BTS Bioengineering, Milano, Italia). I parametri spazio-temporali ecinematici sono stati raccolti mediante telecamere fotogrammetriche ad infrarossi mentre idati di cinetica con due piattaforme di forza. I dati sono stati correlati con lo stato dievoluzione della retinopatia diabetica (RD) come indicatore delle complicanzemicroangiopatiche del diabete: in tutti I pazienti sono state eseguite retinoscopia diretta edindiretta e due foto retiniche non stereoscopiche a 45° per occhio. La RD è stata classificatasecondo la Classificazione Eurodiab. Risultati - La larghezza del passo (LP) era maggiorenel gruppo 2 (240.9±47.5 mm) e nel gruppo 3 (271.6±41.7 mm, p<0.02 rispetto al gruppo1); l`escursione articolare (EA) di caviglia era significativamente minore nel Gruppo 3(Gruppo 1: 26.6±5.6°, Gruppo 2: 26.0±4.9°, Gruppo 3: 23.6±4.7° (Gruppo 3 p<0.05 vsGruppo 1 e 2); l`EA di piede era significativamente inferiore nel Gruppo 3 (Gruppo 1:37.2±6.6°, Gruppo 2: 34.8±1.7°, Gruppo 3: 30.2±1.5° (Gruppo 3 p<0.02 vs Gruppo 1 e 2).Una correlazione positiva veniva osservata tra presenza e severità di RD con LP (r=0.6; p<0.05) ed EA di piede (r=0.65; p< 0.05). Conclusioni - Il nostro studio dimostrava unacorrelazione positiva tra le alterazioni biomeccaniche del passo e RD in pazienti affetti daT2DM, suggerendo quindi un possibile contributo delle complicanze cronichemicrovascolari nella patogenesi delle lesioni ulcerative di piede diabetico.

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AREZZO BEST PRACTICE ITALIANA 2007-2013. ACCESSO AL PERCORSO EASY,TRATTAMENTO DELL`ISCHEMIA FASTE CHIRURGIADEMOLITIVA/RICOSTRUTTIVA SLOW.

A. SCATENA�; F. Liistro�; I. Porto�; G. Ventoruzzo�; F. Turini�; G. Bellandi�; D.Tacconi�; L. Bolognese�; L. Ricci�;

�SC DIABETOLOGIA,OSPEDALE SAN DONATO ASL 8,AREZZO; �UO CardiologiaInterventistica,Ospedale San Donato, ASL 8,Arezzo; �SC Chirurgia Vascolare,OspedaleSan Donato, ASL 8,Arezzo; �SC Malattie Infettive,Ospedale San Donato, ASL 8,Arezzo; �Direttore Dipartimento Cardiovascolare e Neurologico,Ospedale San Donato, ASL8,Arezzo; �Direttore SC Diabetologia,Ospedale San Donato, ASL 8,Arezzo;

SCOPO DELLO STUDIO: valutare retrospettivamente i pazienti afferiti all`Ambulatoriodel Piede Diabetico di Arezzo alla luce dei dati del PNE Agenas, che confermano anche peril 2013 il minor tasso di ospedalizzazione per amputazioni maggiori per diabete ad Arezzonella popolazione residente. MATERIALI E METODI: abbiamo analizzato 774 pazienti(63% maschi) dal 1 Gennaio 2012 al 31 Dicembre 2013 giunti per una prima valutazione.CONCLUSIONI: Dei 774 pazienti, 554 (72%) presentavano un`ulcera. 650 (84%)risultavano neuropatici, 307 (40%) avevano un ABI<0,9, di cui 204 (66%) con ischemiacritica e pertanto rivascolarizzati mediante angioplastica (PTA) e solo 3 (0,8%) mediantebypass. 103 (34%) pazienti sono stati esclusi dalla rivascolarizzazione per l`evoluzionepositiva della lesione, per le condizioni generali o per limitazioni tecniche. 57 (28%)pazienti hanno necessitato di una re-PTA per giungere a guarigione completa. Sono statieseguiti 563 interventi chirurgici, di cui 413 (73%) debridement in acuto e 150 (27%)amputazioni minori seguendo i piani di clivaggio e il territorio trofico dopo larivascolarizzazione. Abbiamo analizzato poi la tempistica: l`attesa per l`accessoambulatoriale è risultata 0-10 giorni (5,04±3,15); per il ricovero in caso di infezione acuta(grado PEDIS moderato-severo) 0 giorni; per la procedura di rivascolarizzazione 0-14 gg(8,12±4,10); per il drenaggio chirurgico dell`infezione 0 giorni. La chirurgia ricostruttiva haseguito di 30-75 gg (37,2±13,77) la rivascolarizzazione per attendere il trofismo dei tessutiin cui attuare l`incisione e la sutura. Al termine del follow-up di 66±27 settimane, 749(97%) pazienti sono guariti con un tempo medio di guarigione di 111,74±95,11 giorni, 19(2%) pazienti risultano ancora in trattamento e 6 pazienti hanno subito un`amputazionemaggiore (0,77%). 84 (11%) pazienti sono deceduti, di cui 71 (85%) per causecardiovascolari. Nella nostra esperienza, i buoni risultati sono il frutto della creazione di unteam multidisciplinare, in cui il diabetologo coordina l`intervento dei vari specialisti egarantisce il rispetto dei tempi in cui avvicendare le fasi del percorso assistenziale.

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VALUTAZIONE DELL`UTILIZZO E DELL`EFFICACIA DI CALZATURE EPLANTARI IN PAZIENTI DIABETICI AD ELEVATO RISCHIO ULCERATIVO

F. Fico�; R. Vergara�; G. Diana�; C. De Angelis�; G. Castronuovo�; G. Piscopo�; M.E. De Feo�;

�U.O.D. Diabetologia,AORN A. Cardarelli,NAPOLI; �Centro TecnicoOrtopedico,Corpora s.u.r.l.,Gricignano d`Aversa;

Scopo. L`off-loading è fondamentale per la guarigione delle ulcere diabetiche ma non tutti imedici insistono per l`uso di ortesi specifiche(OS) per la prevenzione secondaria. A ciò siaggiunge la difficoltà di acquisizione di OS e la mancata compliance del paziente (pz).Abbiamo valutato quanti pz diabetici, con pregresse lesioni ai piedi, provenienti anche daaltre realtà territoriali della Campania, al momento della visita al nostro ambulatorio,utilizzavano OS e l`idoneità di queste.Materiali e metodi. Per 2 mesi, 1 volta a settimana, sono state misurate le pressioni plantaridei pz che venivano a controllo. Sono stati valutati 55 pz, 45 maschi (81,8%) e 10 femmine(18,2%), età media 65±8anni, durata media del diabete di 20±9anni. E` stata compilata unascheda anamnestica, scarpe e plantari sono stati fotografati e valutati circa la congruità conil piede del paziente. Tutti i pz sono stati sottoposti ad esame con Novel Pedar®(solette con99 sensori piezocapacitivi) e/o Multisensor Optima Sense® (8 sensori piezoelettriciposizionabili in zone critiche: teste metatarsali e ipercheratosi). I pz, indossati i rilevatoricon le loro calzature, deambulavano per qualche minuto per acquisire un numero dirilevazioni sufficienti all`analisi con software dedicato. I picchi pressori erano considerati arischio se >200kPa.Risultati. Dei pz osservati 16(29%) non indossavano OS; 9 per mancata compliance, 5 permancata invalidità e 2 per danni causati dalle OS. Dei 39(71%) che indossavano OS 22avevano scarpe di serie e 17 su misura; il 30% dei 39 indossava OS incongrue (plantaremonostrato, non su misura e/o calzata della scarpa troppo piccola e/o suola non rigida ebasculante) quasi tutte erano con scarpe su misura. Dei pz che non indossavano OS il 63%presentava picchi pressori rischiosi, dei pz che usavano OS il 41% non risultava esposto adipercarichi mentre il 59% usava calzature non efficaci.Conclusioni. I pz della nostra realtà regionale non sono sufficientemente motivati all`uso diOS, spesso vengono realizzate OS non idonee per la prevenzione delle reulcerazioni.Riteniamo che una importante causa sia la normativa regionale che obbliga il pz a rivolgersiad ortopedici e fisiatri per la prescrizione, la verifica ed il collaudo delle OS.

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LA RIVASCOLARIZZAZIONE DIRETTA DELL`ANGIOSOMA RIDUCEAMPUTAZIONI MAGGIORI E MORTALITA` NEI PAZIENTI DIABETICI CONISCHEMIA CRITICA E LESIONI ATTIVE

A. Coppelli�; E. Iacopi�; I. Bargellini�; A. Cicorelli�; C. Goretti�; A. Lunardi�; C.Mattaliano�; R. Cioni�; A. Piaggesi�;

�Sez.Dip.Piede Diabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-UniversitariaPisana; �Sez.Dip.Radiologia Interventistica,Dipartimento Immagini,AziendaOspedaliero-Universitaria Pisana;

Scopo dello studio - Il ruolo del modello degli angiosomi (MA) come guida per leprocedure di rivascolarizzazione è a tutt`oggi dibattuto. Abbiamo valutato se larivascolarizzazione diretta secondo il MA possa modificare positivamente l`evoluzioneclinica in soggetti affetti da diabete mellito tipo 2 (DMT2) con ischemia critica (IC)sottoposti a rivascolarizzazione percutanea endoluminale (PTA). Metodi - Abbiamovalutato retrospettivamente 445 PTA efficaci consecutive a carico degli arti inferiori in 370pazienti (1.2 PTA/paz) affetti da DMT2 (M/F 257/113; età 73.5±9.3 aa; BMI 27.4±4.8Kg/m2; durata diabete 21.4±12.8 aa; HbA1c 7.8±1.6%) ricoverati nel nostro reparto per ICe lesioni ulcerative (LU) al piede. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: diretto (GD 266 pz, 72%) e indiretto (GI 104 pz, 28%) in base all`acquisizione o meno di flussodiretto a livello dell`arteria che alimenta il sito di lesione, secondo il MA. Nessunadifferenza significativa è stata osservata tra i due gruppi riguardo alle principalicaratteristiche cliniche. Le percentuali di guarigione delle lesioni (GL), di amputazionemaggiore (AM) e di morte (M) sono stati confrontati nei due gruppi durante un follow-updi 18.9±12.4 mesi (range 0.7-43.2 mesi). Risultati - La percentuale di GL era 68% in GD e52% in GI (χ2=9.6; p< 0.05), quella di AM era 11% in GD e 4% in GI (χ2=9.4; p< 0.02). Iltasso di mortalità cumulativa durante il follow up era 14% in GD e 27% in GI (χ2=8.7; p<0.02). Conclusioni - I nostri dati confermano come la rivascolarizzazione direttadell`angiosoma della lesione a livello del piede si associ a maggiori percentuali diguarigione ed a una riduzione delle percentuali di amputazione maggiore e di morte, seconfrontata con la rivascolarizzazione indiretta. Il MA dovrebbe quindi essere preso inconsiderazione nei pazienti diabetici con lesioni al piede che vengano sottoposti a PTA.

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LA RIVASCOLARIZZAZIONE CHIRURGICA ESTREMA DEL PIEDE DIABETICOISCHEMICO-INFETTO: RISULTATI DI UN APPROCCIO INTEGRATO NELSALVATAGGIO D`ARTO.

A. Odero�; C. Caravaggi�; M. Cugnasca�; A. Danieli�; G. M. Zorzan�; A. Sganzaroli�;

�Chirurgia Vascolare,Istituto Clinico Città Studi,Milano; �Centro InterdipartimentaleCura del Piede Diabetico,Istituto Clinico Città Studi,milano;

La CLI rappresenta la causa principale di amputazione maggiore nell`infezioni severe delpiede diabetico. La PTA degli arti inferiori è stata recentemente indicata da diversi autoricome l`approccio di prima scelta per l`alta feasibility, bassa morbilità e mortalitàperiprocedurale ed elevata percentuale di successo emodinamico e di salvataggio d`arto.Circa il 15% dei pazienti affetti da CLI presentano patterns occlusivi non trattabili per viapercutanea nei quali la soluzione chirurgica rappresenta l`ultima opzione per evitarel`amputazione. Scopo dello studio: valutazione del salvataggio d`arto e della mortalita` abreve ed a lungo termine in un coorte di pazienti affetti da CLI ed infezione severa delpiede diabetico (3 C-D) sottoposti a rivascolarizzazione chirurgica estrema (sottogenuale) etrattamento chirurgico dell`infezione Materiale e metodi: da novembre 2012 ad agosto 2014sono stati trattati 56 pazienti non candidabili a PTA in quanto affetti da occlusione lungadel tratto femorale-popliteo (n.35) e femoro-popliteo-tibiale (21). L`approccio integratoprevedeva il trattamento chirurgico in urgenza delle lesioni in caso di infezione seguitodalla procedura di rivascolarizzazione chirurgica. Risultati: 35 pazienti sono stati sottopostia by pass Fe-Po: di questi 21 in VGS, 3 compositi in vena-vena e 11 in PTFE. 21 pazientisono stati sottoposti a by pass Fe-Distale (di cui 18 in VGS e 3 in composito PTFE e VGS) su mono vaso di gamba come segue: 7 su ATA, 9 su ATP, 1 su Pedidia e 4 su Peroniera. Ilsalvataggio d`arto nella popolazione globale trattata è stato del 80% ( 11 amputazionimaggiori su 56 pazienti) con una mortalità perioperatoria del 5.3% ed del 3.7% ad unfollow-up medio di 14.5 (DS 5) mesi. In particolare nei bypass Fe-Po eseguiti in VGS ocomposito + materiale venoso si e` osservato un salvataggio d`arto del 91% mentre conimpiego di materiale protesico il salvataggio d`arto e` stato solo del 54%. Nei bypassFe-Tibiali il salvataggio d`arto e` stato dell`81% ( 4 amputazioni maggiori su 21 pazienti).3 dei 4 pazienti sottoposti ad amputazione maggiore erano stati rivascolarizzati incomposito con PTFE e vena. Conclusioni: i dati del nostro studio confermano che larivascolarizzazione chirurgica estrema rappresenta nei pazienti fit-for-surgery e noncandidabili ad una rivascolarizzazione periferica emdoluminale un approccio terapeuticosicuro ed efficace. Inoltre si riconferma che la disponibilità di materiale venoso autologoper il confezionamento del bypass e` garanzia di un piu` elevato outcome.

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RUOLO PROTETTIVO DELLE STATINE NEI PAZIENTI DIABETICI CONISCHEMIA CRITICA DELL`ARTO E LESIONE AL PIEDE

M. Meloni�; V. Izzo�; E. Vainieri�; V. Ruotolo�; L. Giurato�; L. Uccioli�;

�Medicina dei Sistemi,Università di Tor Vergata,Roma;

Scopo: Osservare il ruolo protettivo delle statine nei pazienti diabetici con ischemia criticadell`arto (IC) e lesione al piede (LP) dopo trattamento con rivascolarizzazioneendovascolare (RE).Metodi: Sono stati inclusi 641 pazienti diabetici con IC e LP trattati con RE nel periodo traNovembre 2013 e Novembre 2014. Dopo la rivascolarizzazione tutti i pazienti hannoricevuto lo standard care per la cura della lesione e i fattori di rischio cardiovascolare sonostati periodicamente sorvegliati. La terapia con statine è stata prescritta nei pazienti non atarget per ottenere un colesterolo LDL < 70 mg/dl e nei pazienti con recente ischemiamiocardica indipendentemente dai valori di LDL. Salvataggio d`arto, amputazione emortalità sono stati valutati in relazione alle variabili registrate.Risultati: 279 pazienti hanno ricevuto la terapia con statine (St+) mentre 362 non sono statitrattati (St-). In relazione ai 2 gruppi i risultati per St+ e St- sono stati rispettivamente:salvataggio d`arto (86,7 vs 70%), amputazione (6,8 vs 14,8%), mortalità (6,5 vs 15,2%)X=0,0001. Sono stati anche registrati i valori di LDL e non è stata trovata alcunacorrelazione tra LDL a target (tLDL) e LDL non a target (ntLDL) in rapporto agliesiti:salvataggio d`arto (87,5 vs 87,6%), amputazione (9,6 vs 5,8%), mortalità (2,9 vs 6,6%)X2=0,16. Tra le variabili analizzate anche la dialisi e la dimensione dell`ulcera (>5 cm2)hanno avuto un ruolo indipendente negli esiti. Conclusioni: Il nostro studio ha dimostrato una maggior salvataggio d`arto e una ridottamortalità nei pazienti trattati con statine. Questi risultati sono stati ottenutiindipendentemente dai valori di colesterolo LDL. La terapia con statine sembrerebbe avereun ruolo protettivo nei pazienti diabetici con IC e LP sottoposti a intervento dirivascolarizzazione. Riteniamo che questi risultati potrebbero essere legati all`effettopleiotropico e protettivo della statina sul letto vascolare aldilà della riduzione dei livelli dicolesterolo LDL.

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DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI DIAGNOSTICO TERAPEUTICOASSISTENZIALI (PDTA) NEL MANAGEMENT DELL` ISCHEMIA CRITICACRONICA E NEL PiIEDE ULCERATO NEGLI OSPEDALI PER INTENSITA` DICURA: OUTCOMES

A. TEDESCHI�; R. BECHERINI�; S. VITI�; A. SABATO�; A. DE BELLIS�; M.COMEGLIO�; R. ANICHINI�;

�UO DIABETOLOGIA Sezione Piede Diabetico,usl 3,PISTOIA; �uo EmodinamicaInterventistica,usl 3,PISTOIA; �Sezione di Chirurgia Vascolare,usl3,PISTOIA;

L`ischemia critica degli arti inferiori nei pazienti con diabete mellito rappresenta la piu`comune causa di amputazione. La procedura di rivascolarizzazione endoluminalepercutanea delle arterie sottogenicolari attualmente, evidenzia una elevata percentuale disuccesso terapeutico e bassa incidenza di eventi avversi. Scopo dello studio è stato valutarei risultati delle procedure di rivascolarizzazione endoluminale percutanea (PTA) inpazienti diabetici affetti da ischemia critica arti inferiori (CLI) in termini di amputazioned`arto e guarigione di ulcere grazie all`attivazione di PDTA per la gestione di tale criticita`.Dal 1 gennaio 2013 al 30 giugno 2014 sono stati sottoposti and angiografia arti inferioriassociata a PTA (per presenza di CLI) 129 pazienti affetti da diabete mellito. Di talipazienti sono stati registrati i parametri metabolici ( HbA1c, profilo lipidico) , la presenza/assenza di ipertensione arteriosa, abitudine al fumo, insufficienza renale cronica (IRC), cardiopatia ischemica, aterosclerosi carotidea.I pazienti sono stati valutati per l`arteriopatiaobliterante periferica cronica (AOPC), prima e dopo rivascolarizzazione periferica,mediante : ossimetria transcutanea (TcPo2), ecocolordoppler arterioso arti inferiori ( ECD). Sono stati identificati il numero e le sedi di stenosi e/o occlusione vascolare mediante lo studio angiografico periferico e classificate le lesioni distali mediante la Texas UniversityClassification (TUC).Le procedure di rivascolarizzazione endoluminale sono state conclusecon successo nel 95% dei casi con ripristino del flusso diretto in almeno una delle arterie digamba con miglioramento significativo del valore di TcPo2.(secondo la metodica "FootAngiosomes Concepts"). I tempi di guarigione registrati: 30+/- 25 giorni, con completaguarigione nel 78% , riduzione del diametro delle lesioni > 50% nel 14% , amputazioneminore 6%, amputazione maggiore 2%, complicazioni associate 3% (edema polmonare ,sanguinamenti minori). Confrontando i risultati nel primo semestre 2013 con quelli ottenutinel primo semestre 2014 abbiamo osservato aumento delle PTA del 3.1% con incrementodelle femoropoplitee del 3.2% e delle sottogenicolari del 15%.l`applicazione del PDTA hainoltre ridotto la durata di ospedalizzazione media rispetto agli anni precedenti(2011-2012) di 1,8+/- 4.2 giorni. Conclusioni: Le procedure di rivascolarizzazioneendoluminali perferiche sono associate ad un significativo miglioramento degli outcomes(aumento della percentuale e riduzione tempi di guarigione delle ferite, con riduzione delrischio di amputazione d`arto, e una riduzione dei costi associati alla ospedalizzazione(riduzione durata).Inoltre il coinvolgimento di figure multidisciplinari rappresenta il migliorapproccio per questo tipo di pazienti critici.

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STUDIO CORONARICO CON MDCT IN PAZIENTI AFFETTI DA DM TIPO 2CON NEUROPATIA DIABETICA: IL RUOLO DELLA NEUROARTROPATIA DICHARCOT

A. Rizzi�; R. Marano�; T. Musella�; F. Costantini�; G. Scavone�; M. Galli�; S.Caputo�; L. Bonomo�; G. Ghirlanda�; D. Pitocco�;

�Istituto di Medicina Interna,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma; �Istituto diRadiologia,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma; �Istituto diOrtopedia,Università Cattolica del Sacro Cuore,Roma;

Obiettivo Confrontare il livello di Calcio coronarico (CACS) e la severità della coronaropatia (CAD),entrambi valutati tramite MDCT, in pazienti affetti da DM Tipo 2 complicati da Neuropatiadiabetica con e senza Neuroartropatia di Charcot (CN).

Metodi34 pazienti con CN e 36 pazienti con neuropatia diabetica senza CN (DN), tuttiasintomatici per CAD, sono stati sottoposti a MDCT per valutare CACS e severità dellacoronaropatia. I due gruppi erano sovrapponibili per età, sesso e tradizionali fattori dirischio cardiovascolare. I pazienti che alla MDCT presentavano almeno una stenosi >50%sono stati considerati positivi per CAD significativa. I pazienti con almeno una stenosisignificativa sono stati sottoposti a coronarografia per approfondimento diagnostico edeventuale trattamento.

RisultatiI pazienti con CN hanno dimostrato una maggior frequenza di CAD significativa rispetto aipazienti con DN (p<0.001), mentre non sono state osservate differenze significative perCACS (p=0.980). Analizzando la distribuzione di CACS per stenosi <50% e ≥50%,nessuna differenza significativa è stata osservata sia considerando tutti i pazienticomplessivamente (p=0.814) sia considerando singolarmente i due gruppi (p gruppoCN=0.661 e p gruppo DN=0.559). MDCT ha dimostrato un`accuratezza diagnosticacomplessiva per CAD significativa del 87%.

ConclusioniQuesti dati preliminari suggeriscono che, confrontati con i pazienti con DN, i pazienti conCN presentano una maggiore prevalenza di CAD severa mentre le placche coronariche nonmostrano un aumentato livello di calcio. MDCT può essere utile nella valutazione delrischio cardiovascolare in pazienti con DMT2 con neuropatia autonomica asintomatici perCAD.

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Effetti di un percorso strutturato di educazione terapeutica ( ETS ) del pazientediabetico ad alto rischio per ulcera agli arti inferiori sulla prevenzione dell`ulcera : lanostra esperienza .

M. BIANCO�; D. ZAVARONI�; L. BUSCONI�; U. DE JOANNON�; E. MORANDI�; P. BREA�; A. BALZARELLI�; G. BEGHI�; S. GRASSI�; I. LAZZARI�; C.SCAVONE�; F. TURATTO�;

�CURE PRIMARIE,UNITA` OPERATIVA DIABETOLOGIA E MALATTIEMETABOLICHE AZIENDA ASL PIACENZA,PIACENZA;

La prevenzione primaria dell` ulcera agli arti inferiori ( AI ) nel paziente diabetico è unobiettivo importantissimo sia per la salute e la qualità di vita del paziente, sia per i costisanitari conseguenti alle cure di questa patologia .Le strategie per la prevenzionedell`ulcera hanno come punto fondamentale l`adesione del paziente al piano di cura , chesi ottiene solo attraverso la sua conoscenza e condivisione dei trattamenti. Scopo di questostudio è stato di valutare gli effetti di un percorso di educazione terapeutica strutturata (ETS ) per la prevenzione primaria delle ulcere agli arti inferiori nei pazienti diabeticiafferenti all`UO di Diabetologia di Piacenza. Materiali e metodi Presso l`ambulatoriodel piede è stato attivato un percorso di ETS che ha coinvolto nell`arco di un anno 480pazienti affetti da diabete mellito tipo 1 e 2,di età tra 46 e 77 anni . Tutti sono statiselezionati per alto rischio di ulcera in base a lunga durata di malattia diabetica > 10 anniassociata ad almeno uno dei seguenti fattori: 1-deformazioni dei piedi ( alluce varo, valgo,piede piatto, piede cavo , callosità,ecc. 2-presenza di arteriopatia agli arti inferioridocumentata con indice ABI , ecocolordoppler arterioso, o di neuropatia documentata conesame obiettivo, biotesiometria e /o EMG arti inferiori . 3- scarso compenso glicemico con valori di glicata < 8,5 %.Tutti sono stati inseriti in un ciclo di incontri di ETS costruito con l`intervento del diabetologo e dell`infermiera esperta , presidiato da un caregiver della Diabetologia , con rivalutazione di rinforzo a 6 mesi . Al ciclo si associava ilmonitoraggio glicemico periodico con modifiche terapia per il miglioramento delcompenso glicometabolico, revisione dietoterapia con la Dietista , controllo dell`efficaciadei presidi ortesici prescritti per i pz con deformità ai piedi. I pazienti sono stati confrontaticon un gruppo di controllo di 300 pazienti ad alto rischio che non è stato possibile inserite nel percorso , ma che hanno ricevuto solo informazioni standard sulla cura del piededurante le visite. Risultati Nel gruppo di pz inseriti nel percorso di ETS lo svilupponell`anno successivo di ulcere ai piedi è stato del 12 % rispetto al 21 % dei pz delgruppo di controllo .La causa più frequente di ulcera è stato l`incostante utilizzo dei precisiortesici consigliati e la scarsa igiene personale . In 5 casi i pz avevano interrottosaltuariamente anche le terapie prescritte .Nei pz educati si è verificato anche unmiglioramento dell` emoglobina glicata ( riduzione media di 0,7 % )e dell`assetto lipidico. Conclusion i I nostri risultati sulla prevenzione primaria dell`ulcera si riferiscono ad unperiodo di solo un anno conseguente all`intervento di ETS , ma consentono di trarre alcuneconsiderazioni positive sull` efficacia del percorso educativo. Rispetto al gruppo dicontrollo, i pz inseriti nel percorso hanno avuto minor sviluppo di ulcere ai piede emaggior impegno anche nell`adesione alla cura in generale della malattia diabetica,dimostrato dal miglioramento del dato di emoglobina glicata. Il punto di debolezza è il forteimpegno richiesto al personale sanitario per la realizzazione del percorso di ETS , cherichiederebbe risorse aggiuntive.

Effetti di un percorso strutturato di educazione terapeutica ( ETS ) del pazientediabetico ad alto rischio per ulcera agli arti inferiori sulla prevenzione dell`ulcera : lanostra esperienza .

M. BIANCO�; D. ZAVARONI�; L. BUSCONI�; U. DE JOANNON�; E. MORANDI�; P. BREA�; A. BALZARELLI�; G. BEGHI�; S. GRASSI�; I. LAZZARI�; C.SCAVONE�; F. TURATTO�;

�CURE PRIMARIE,UNITA` OPERATIVA DIABETOLOGIA E MALATTIEMETABOLICHE AZIENDA ASL PIACENZA,PIACENZA;

La prevenzione primaria dell` ulcera agli arti inferiori ( AI ) nel paziente diabetico è unobiettivo importantissimo sia per la salute e la qualità di vita del paziente, sia per i costisanitari conseguenti alle cure di questa patologia .Le strategie per la prevenzionedell`ulcera hanno come punto fondamentale l`adesione del paziente al piano di cura , chesi ottiene solo attraverso la sua conoscenza e condivisione dei trattamenti. Scopo di questostudio è stato di valutare gli effetti di un percorso di educazione terapeutica strutturata (ETS ) per la prevenzione primaria delle ulcere agli arti inferiori nei pazienti diabeticiafferenti all`UO di Diabetologia di Piacenza. Materiali e metodi Presso l`ambulatoriodel piede è stato attivato un percorso di ETS che ha coinvolto nell`arco di un anno 480pazienti affetti da diabete mellito tipo 1 e 2,di età tra 46 e 77 anni . Tutti sono statiselezionati per alto rischio di ulcera in base a lunga durata di malattia diabetica > 10 anniassociata ad almeno uno dei seguenti fattori: 1-deformazioni dei piedi ( alluce varo, valgo,piede piatto, piede cavo , callosità,ecc. 2-presenza di arteriopatia agli arti inferioridocumentata con indice ABI , ecocolordoppler arterioso, o di neuropatia documentata conesame obiettivo, biotesiometria e /o EMG arti inferiori . 3- scarso compenso glicemico con valori di glicata < 8,5 %.Tutti sono stati inseriti in un ciclo di incontri di ETS costruito con l`intervento del diabetologo e dell`infermiera esperta , presidiato da un caregiver della Diabetologia , con rivalutazione di rinforzo a 6 mesi . Al ciclo si associava ilmonitoraggio glicemico periodico con modifiche terapia per il miglioramento delcompenso glicometabolico, revisione dietoterapia con la Dietista , controllo dell`efficaciadei presidi ortesici prescritti per i pz con deformità ai piedi. I pazienti sono stati confrontaticon un gruppo di controllo di 300 pazienti ad alto rischio che non è stato possibile inserite nel percorso , ma che hanno ricevuto solo informazioni standard sulla cura del piededurante le visite. Risultati Nel gruppo di pz inseriti nel percorso di ETS lo svilupponell`anno successivo di ulcere ai piedi è stato del 12 % rispetto al 21 % dei pz delgruppo di controllo .La causa più frequente di ulcera è stato l`incostante utilizzo dei precisiortesici consigliati e la scarsa igiene personale . In 5 casi i pz avevano interrottosaltuariamente anche le terapie prescritte .Nei pz educati si è verificato anche unmiglioramento dell` emoglobina glicata ( riduzione media di 0,7 % )e dell`assetto lipidico. Conclusion i I nostri risultati sulla prevenzione primaria dell`ulcera si riferiscono ad unperiodo di solo un anno conseguente all`intervento di ETS , ma consentono di trarre alcuneconsiderazioni positive sull` efficacia del percorso educativo. Rispetto al gruppo dicontrollo, i pz inseriti nel percorso hanno avuto minor sviluppo di ulcere ai piede emaggior impegno anche nell`adesione alla cura in generale della malattia diabetica,dimostrato dal miglioramento del dato di emoglobina glicata. Il punto di debolezza è il forteimpegno richiesto al personale sanitario per la realizzazione del percorso di ETS , cherichiederebbe risorse aggiuntive.

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VALUTAZIONE CLINICA BIOMECCANICA E RISCHIO DI CADUTE NEI PAZIENTIDIABETICI CON LIVELLI CRESCENTI DI PATOLOGIA DEL PIEDE

A. Coppelli�; E. Iacopi�; G. Lamola�; D. Martelli�; C. Goretti�; M. Venturi�; C.Chisari�; A. Piaggesi�;

�Sez.Dip.Piede Diabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-UniversitariaPisana; �U.O. Neuroriabilitazione,Dipartimento di Neuroscienze,AziendaOspedaliero-Universitaria Pisana; �Scuola Superiore Sant`Anna,Pisa;

Scopo dello studio - Valutare l`efficacia di semplici test clinici di funzionalità motoria neldefinire le alterazioni del pattern motorio ed il corrispondente rischio di caduta, in pazienticon neuropatia diabetica (ND) iniziale ed avanzata. Metodi - 35 pazienti consecutivi, affettida diabete mellito tipo 2 (M/F 27/8; età 62.1±9.7 aa) valutati presso il nostro Ambulatoriodel piede diabetico sono stati divisi in 4 gruppi: Gruppo 1 (10 pazienti) senza ND né lesioniulcerative (LU) al piede; Gruppo 2 (9 pazienti) con ND ma senza LU; Gruppo 3 (7 pazienti)con ND e LU al piede non infette e non ischemiche; Gruppo 4 (9 pazienti) con pregresseLU neuropatiche. I pazienti sono poi stati valutati in base ai seguenti parametri: (i) Test delcammino in 6 minuti (6MWT), (ii) Test del cammino in 10 metri (10mWT); (iii) Scaladell`equilibrio di Berg (SEB); (iv) Dynamic Gait index (DGI); (v) Test Timed Up and Go(TUG). SEB rappresenta un indice di equilibrio statico mentre gli altri sono indici diequilibrio dinamico. Risultati - I risultati e le relative significatività sono riportati nellatabella sottostante. GRUPPO 6MWT TUG 10mWT DGI SEB

1 423.6 9.8 8.7 23.6 54.82 330.2 11.2 10.2 22.7 53.23 394.8 10.6 8.3 21.6 544 401.6 9.8 9 21.9 51.6Significatività p 1 vs 2 0.002 0.06 0.102 0.129 0.173p 1 vs 3 0.329 0.38 0.66 0.009 0.19p 1 vs 4 0.504 0.965 0.824 0.06 0.056p 2 vs 3 0.057 0.491 0.05 0.142 0.667p 2 vs 4 0.027 0.102 0.36 0.577 0.626p 3 vs 4 0.728 0.563 0.418 0.516 0.412 Conclusioni - I risultati del nostro studio suggeriscono come la presenza

di ND in soggetti affetti da diabete mellito tipo 2 determini alterazioni maggiorinell`equilibrio dinamico che in quello statico. Tali dati permettono inoltre di iniziare avalutare l`azione della ND sul rischio di caduta.

VALUTAZIONE CLINICA BIOMECCANICA E RISCHIO DI CADUTE NEI PAZIENTIDIABETICI CON LIVELLI CRESCENTI DI PATOLOGIA DEL PIEDE

A. Coppelli�; E. Iacopi�; G. Lamola�; D. Martelli�; C. Goretti�; M. Venturi�; C.Chisari�; A. Piaggesi�;

�Sez.Dip.Piede Diabetico,Dipartimento Area Medica,Azienda Ospedaliero-UniversitariaPisana; �U.O. Neuroriabilitazione,Dipartimento di Neuroscienze,AziendaOspedaliero-Universitaria Pisana; �Scuola Superiore Sant`Anna,Pisa;

Scopo dello studio - Valutare l`efficacia di semplici test clinici di funzionalità motoria neldefinire le alterazioni del pattern motorio ed il corrispondente rischio di caduta, in pazienticon neuropatia diabetica (ND) iniziale ed avanzata. Metodi - 35 pazienti consecutivi, affettida diabete mellito tipo 2 (M/F 27/8; età 62.1±9.7 aa) valutati presso il nostro Ambulatoriodel piede diabetico sono stati divisi in 4 gruppi: Gruppo 1 (10 pazienti) senza ND né lesioniulcerative (LU) al piede; Gruppo 2 (9 pazienti) con ND ma senza LU; Gruppo 3 (7 pazienti)con ND e LU al piede non infette e non ischemiche; Gruppo 4 (9 pazienti) con pregresseLU neuropatiche. I pazienti sono poi stati valutati in base ai seguenti parametri: (i) Test delcammino in 6 minuti (6MWT), (ii) Test del cammino in 10 metri (10mWT); (iii) Scaladell`equilibrio di Berg (SEB); (iv) Dynamic Gait index (DGI); (v) Test Timed Up and Go(TUG). SEB rappresenta un indice di equilibrio statico mentre gli altri sono indici diequilibrio dinamico. Risultati - I risultati e le relative significatività sono riportati nellatabella sottostante. GRUPPO 6MWT TUG 10mWT DGI SEB

1 423.6 9.8 8.7 23.6 54.82 330.2 11.2 10.2 22.7 53.23 394.8 10.6 8.3 21.6 544 401.6 9.8 9 21.9 51.6Significatività p 1 vs 2 0.002 0.06 0.102 0.129 0.173p 1 vs 3 0.329 0.38 0.66 0.009 0.19p 1 vs 4 0.504 0.965 0.824 0.06 0.056p 2 vs 3 0.057 0.491 0.05 0.142 0.667p 2 vs 4 0.027 0.102 0.36 0.577 0.626p 3 vs 4 0.728 0.563 0.418 0.516 0.412 Conclusioni - I risultati del nostro studio suggeriscono come la presenza

di ND in soggetti affetti da diabete mellito tipo 2 determini alterazioni maggiorinell`equilibrio dinamico che in quello statico. Tali dati permettono inoltre di iniziare avalutare l`azione della ND sul rischio di caduta.

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PIEDE DI CHARCOT: UNA COMPLICANZA POCO CONOSCIUTA. APPROCCIODIAGNOSTICO MULTIDISCIPLINARE.

L. Baccolini�; G. Forlani�; S. Diodato�; P. Guidalotti�; S. Fanti�; G. MarchesiniReggiani�;

�SSD Malattie del Metabolismo e Dietetica Clinica,PoliclinicoS.Orsola-Malpighi,Bologna; �U.O. Medicina Nucleare,PoliclinicoS.Orsola-Malpighi,Bologna;

Il piede di Charcot è caratterizzato, da un punto di vista morfo-strutturale, da una completaalterazione dei normali rapporti osteoarticolari con presenza di fratture ossee checomportano vari gradi di deformità del piede. La maggior parte dei pazienti affetti daOsteoartropatia di Charcot ha un`età compresa fra i 50 e i 60 anni, con una prevalenza fra lo0,08-13% delle persone con diabete, tuttavia con prevalenza reale verosimilmente più alta acausa della tardiva o errata diagnosi. Riportiamo il caso di un uomo di 58 anni (BMI35.19). All`APR, IMA a 54 anni, diabete mellito a 42, con polineuropatia, ipertensionearteriosa (sindrome metabolica), BPCO, discopatia degenerativa del rachide, pregressoTVP arto inferiore destro, pregresso intervento di cataratta all`occhio sinistro,meniscectomia bilaterale. Sette giorni prima, ricovero presso altro presidio per linfedemaarto inferiore destro e placca sopraelevata arrossata interpretata dallo specialistadermatologo come erisipela, trattata con antibiotico-terapia con scarso beneficio.All`ingresso il paziente presentava sintomatologia algica bilaterale a carico degli AAII, piùimportante a destra. Non alterazioni dei valori ematochimici ad eccezione dell`emoglobinaglicosilata (66,1 mmol/mol) e PCR 8,6 mg/l. L`ecocardiografia evidenziava cardiopatiaischemico-ipertensiva in fase dilatativa. L`ECD AAII evidenziava medio-calcinosi inassenza di occlusioni stenosanti significative e TVP in atto. La consulenza diabetologica èstata completata dalla valutazione podologica per la presenza di una lesione ulcerativaplantare al piede destro. EO podologico: lesione ulcerativa plantare IA TUC piede dx inquadro clinico compatibile con artropatia di Charcot in fase attiva. E` stata eseguita 18FFDG PET/TC. La metodica ha mostrato un ipermetabolismo in corrispondenza di unalesione ulcerativa, senza interessamento dei piani profondi e dei tessuti ossei. Coesistevauna captazione diffusa della ragione tarsale sinistra, con esclusivo interessamentoarticolare, diagnostica per artropatia di Charcot. Nel paziente diabetico la complicanza piùinvalidante a carico degli AAII è rappresentata dal piede diabetico. L`artropatia di Charcotpuò coesistere, rendendo fondamentale un`accurata diagnosi differenziale. L`indagine piùutilizzata è la MRI ma la letteratura riporta molteplici studi sull`utilizzo della 18FFDGPET/TC, che ha discreta sensibilità e buona specificità (74% - 91%) nella diagnosi diosteomielite, costituendo uno strumento utile nella diagnosi differenziale tra piede diabeticoe artropatia di Charcot.

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Con il contributo non condizionante di

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