Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

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PR O FESSI O NE VETERINARIA S icuramente, fino a qual- che decennio fa, nessuno avrebbe potuto ipotizzare l’enorme interesse che avrebbero provocato nell’opinione pubblica e nel mondo scientifico in generale le cosiddette medicine non con- venzionali applicate in campo umano; figuriamoci quindi lo scal- pore che sta provocando la loro messa in pratica nel settore veteri- nario. Tuttavia, è solo per la scar- sità di notizie in merito e per gli in- teressi economici che stanno die- tro al settore della medicina e far- macologia tradizionale, che tali medicine forse non hanno avuto la stessa possibilità di divulgazione e completezza nell’informazione. Anche per queste ragioni esiste quindi una certa diffidenza nei confronti delle medicine non con- venzionali e sarebbe un errore la- sciare che queste subiscano ten- tativi di strumentalizzazione da parte di “sedicenti” esperti, pronti a sfruttare le degenerazioni di cer- ti fenomeni sociali (leggi mode) che nascono di conseguenza. Tutto questo per dire che esiste molta confusione in questo “nuovo” settore, tanto che, nel nome di mi- racolistiche filosofie orientali, mas- saggi prodigiosi, new age, profezie un tanto al chilo e via di questo passo, c’è il rischio di svilire tutto quello che di buono c’è dietro a ta- li discipline. Si è così arrivati, tra so- stenitori e detrattori delle medicine non convenzionali veterinarie, a combattere una guerra senza vin- citori che rischia di lasciare sul ter- reno (indipendentemente dalle mo- tivazioni giuste o sbagliate di ognu- no), solamente un desolante cumu- lo di macerie. Ecco che quindi ci è parso doveroso affrontare questo argomento, se non altro per tentare di fare un minimo di chiarezza in trattato un argomento che vede da anni un dibattito aperto in seno alla Classe veterinaria, ovvero l’efficacia o meno delle medicine alternative ed il rapporto di questo insieme di discipline con la medicina tradizionale. È noto che il dibattito è molto acceso anche nella pratica della Medicina Umana, ed è ancora lontano dall’avere trovato delle risposte certe. Anche nel settore veterinario si è visto in questo ultimo decennio l’affermarsi di una serie di medicine non convenzionali, derivate direttamente dall’esperienza fatta sull’uomo, con un continuo e notevole incremento di Colleghi che hanno iniziato a praticarla in modo assoluto ed altri che le abbinano come supporto alla medicina tradizionale. Personalmente, essendo un radicato sostenitore della medicina tradizionale, ho una serie di dubbi, che non hanno mai trovato soddisfazione, fermo restando la All’interno di questo numero di Professione Veterinaria viene disponibilità a ricredermi in caso di risposte esaurienti ad una serie di quesiti che mi pongo. Mi chiedo, ad esempio, per quale motivo, nonostante alcune di queste pratiche, vedi l’omeopatia, sia praticata da oltre tre secoli, non abbia mai avuto il riconoscimento ufficiale della Medicina. Si potrebbe sostenere che questo avviene perché vi sono notevoli interessi commerciali dietro alla medicina tradizionale che potrebbero venire ad essere colpiti e riconosco che questo in parte può essere anche vero. È altrettanto vero però che ormai esiste un notevole business anche intorno alle medicine alternative, che potrebbe far cadere molte resistenze del mondo tradizionalista e del mercato che ruota intorno ad esso. Bisogna anche dire che conosco molti Colleghi amici, professionisti di provata serietà, che si sono avvicinati alla medicina non convenzionale con notevole entusiasmo e che oggi la praticano di routine con soddisfazione. Peraltro è noto a tutti noi che parte delle patologie cliniche guariscono spontaneamente e che il Medico Veterinario interviene aiutando ed accelerando, forse, la capacità dell’organismo di guarirsi da solo per cui in molti casi è difficile capire, per lo meno per il sottoscritto, quanto è determinante l’intervento terapeutico nel processo di guarigione. I pensieri sopra espressi fanno parte di una serie di dubbi che ho in animo, non ritengo inoltre di avere la statura scientifica per dare un MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE 82 000 EDIZIONI SCIVAC - Anno 10, numero 8, mensile, agosto 2000 Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza Concessionaria esclusiva per la pubblicita EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona Un fenomeno “nuovo” e stimolante per la veterinaria italiana. Beneficio del dubbio l’editoriale Carlo Scotti (in questo numero:) 1 19 25 Prima pagina Medicina non convenzionale: tra scienza e mito Rubrica Legale A proposito di consenso informato Dall’Europa Farmaci e MRL dalla FVE Newsletter 21 26 Rubrica Fiscale La nuova disciplina dei reati tributari: 2 a parte Lettere al Direttore a cura di Carlo Scotti 22 27 Riflessioni Medici Veterinari e Società Contemporanea Dalle Associazioni I prossimi appuntamenti della SIVE 18 24 29 Attualità La Babele dei farmaci equini di Marco Eleuteri In Rete La posta elettronica: seconda parte di Fabrizio Pancini Dalle Aziende a cura della redazione di Fabrizio Pancini Medicine non convenzionali: tra scienza e mito Omeopatia, Agopuntura, Fitoterapia, Fiori di Bach, questi alcuni dei settori professionalizzanti.Tutto il settore veterinario “normato” finora dal solo D. L.vo n° 110 del marzo 1995, relativo ai medicinali omeopatici Tel. 0372/403538 - Fax 0372/457091 email: [email protected] Edizioni Veterinarie ognuno di noi (me compreso), la- sciando a voi lettori gli elementi in- dispensabili per farvi un’opinione più precisa su questo fenomeno antico, anche se nuovo per la me- dicina veterinaria. Con questa in- chiesta, quindi, non vogliamo lan- ciare messaggi o peggio fare delle “crociate” a favore dell’una o del- l’altra corrente di pensiero, ma semmai stimolare un dibattito fran- co e leale sul quale poter tracciare parte del prossimo futuro della no- stra mai tanto amata professione veterinaria. Dr. Franco Del Francia Direttore della Scuola Superiore Internazionale “Rita Zanchi” Cortona (AR) Sei stato tra i primi in Italia ad in- teressarti di medicine non con- venzionali nel settore veterina- rio, come sei arrivato ad occu- partene e perché, viste le diffi- coltà che avrai dovuto affrontare per vincere lo scetticismo che gravita intorno a questa materia? Negli anni ’60 eravamo si e no tre o quattro colleghi in tutta Italia che ci interessavamo all’Omeopatia in ve- terinaria. Tutti rigorosamente auto- didatti e, per quanto mi riguarda, con conoscenza apprese da alcu- ni medici omeopati all’epoca rite- nuti alla stregua di “santoni” o giù di lì. Oltre allo studio ed all’approfondi- mento svolto su testi francesi e in- glesi, la pratica clinica l’abbiamo acquisita con la volontà e la tena- cia e con il conforto dei risultati che man mano ottenevamo, sia su ani- mali d’affezione (cani, gatti, caval- li), sia su animali da reddito, anche in allevamenti intensivi. Speciale Medicine non Convenzionali Il Problema Medicina Alternativa Verso una regolamenta- zione della MNC Il medicinale omeopatico: innocuo o rischioso? Le ragioni delle terapie alternative, gli aspetti medico legali e le 10/13/15

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Professione Veterinaria è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore

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PROFESSIONE VETERINARIA

Sicuramente, fino a qual-che decennio fa, nessunoavrebbe potuto ipotizzare

l’enorme interesse che avrebberoprovocato nell’opinione pubblica enel mondo scientifico in generalele cosiddette medicine non con-venzionali applicate in campoumano; figuriamoci quindi lo scal-pore che sta provocando la loromessa in pratica nel settore veteri-nario. Tuttavia, è solo per la scar-sità di notizie in merito e per gli in-teressi economici che stanno die-tro al settore della medicina e far-macologia tradizionale, che talimedicine forse non hanno avuto lastessa possibilità di divulgazione ecompletezza nell’informazione.Anche per queste ragioni esistequindi una certa diffidenza neiconfronti delle medicine non con-venzionali e sarebbe un errore la-sciare che queste subiscano ten-tativi di strumentalizzazione daparte di “sedicenti” esperti, prontia sfruttare le degenerazioni di cer-ti fenomeni sociali (leggi mode)che nascono di conseguenza.Tutto questo per dire che esistemolta confusione in questo “nuovo”settore, tanto che, nel nome di mi-racolistiche filosofie orientali, mas-saggi prodigiosi, new age, profezieun tanto al chilo e via di questopasso, c’è il rischio di svilire tuttoquello che di buono c’è dietro a ta-li discipline. Si è così arrivati, tra so-stenitori e detrattori delle medicinenon convenzionali veterinarie, acombattere una guerra senza vin-citori che rischia di lasciare sul ter-reno (indipendentemente dalle mo-tivazioni giuste o sbagliate di ognu-no), solamente un desolante cumu-lo di macerie. Ecco che quindi ci èparso doveroso affrontare questoargomento, se non altro per tentaredi fare un minimo di chiarezza in

trattato un argomento che vededa anni un dibattito aperto inseno alla Classe veterinaria,ovvero l’efficacia o meno dellemedicine alternative ed ilrapporto di questo insieme didiscipline con la medicinatradizionale. È noto che ildibattito è molto acceso anchenella pratica della MedicinaUmana, ed è ancora lontanodall’avere trovato delle rispostecerte. Anche nel settoreveterinario si è visto in questoultimo decennio l’affermarsi diuna serie di medicine nonconvenzionali, derivatedirettamente dall’esperienzafatta sull’uomo, con un continuoe notevole incremento diColleghi che hanno iniziato apraticarla in modo assoluto edaltri che le abbinano comesupporto alla medicinatradizionale. Personalmente,essendo un radicato sostenitoredella medicina tradizionale, houna serie di dubbi, che nonhanno mai trovatosoddisfazione, fermo restando la

All’interno di questonumero diProfessioneVeterinaria viene

disponibilità a ricredermi in casodi risposte esaurienti ad unaserie di quesiti che mi pongo.Mi chiedo, ad esempio, perquale motivo, nonostantealcune di queste pratiche, vedil’omeopatia, sia praticata daoltre tre secoli, non abbia maiavuto il riconoscimento ufficialedella Medicina.Si potrebbe sostenere chequesto avviene perché vi sononotevoli interessi commercialidietro alla medicina tradizionaleche potrebbero venire ad esserecolpiti e riconosco che questo inparte può essere anche vero.È altrettanto vero però cheormai esiste un notevolebusiness anche intorno allemedicine alternative, chepotrebbe far cadere molteresistenze del mondotradizionalista e del mercato cheruota intorno ad esso. Bisogna anche dire che conoscomolti Colleghi amici,professionisti di provata serietà,che si sono avvicinati allamedicina non convenzionale connotevole entusiasmo e che oggila praticano di routine consoddisfazione.Peraltro è noto a tutti noi cheparte delle patologie clinicheguariscono spontaneamente eche il Medico Veterinariointerviene aiutando edaccelerando, forse, la capacitàdell’organismo di guarirsi da soloper cui in molti casi è difficilecapire, per lo meno per ilsottoscritto, quanto èdeterminante l’interventoterapeutico nel processo diguarigione. I pensieri sopraespressi fanno parte di una seriedi dubbi che ho in animo, nonritengo inoltre di avere lastatura scientifica per dare un

MENSILE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE 82000 EDIZIONI SCIVAC - Anno 10, numero 8, mensile, agosto 2000

Spedizione in abbonamento postale - 45% Art. 2 comma 20/b-Legge 662/96 - Filiale di Piacenza

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EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl - Cremona

Un fenomeno “nuovo” e stimolante per la veterinaria italiana.

Beneficio del dubbio

‘‘ l’editoriale

Carlo Scotti

(in questo numero:)

1 19 25Prima paginaMedicina nonconvenzionale:tra scienza e mito

Rubrica LegaleA proposito di consensoinformato

Dall’EuropaFarmaci e MRLdalla FVE Newsletter

21 26Rubrica FiscaleLa nuova disciplinadei reati tributari:2a parte

Lettere al Direttorea cura di Carlo Scotti

22 27RiflessioniMedici Veterinari eSocietàContemporanea

Dalle AssociazioniI prossimiappuntamenti della SIVE

18 24 29AttualitàLa Babele dei farmaciequinidi Marco Eleuteri

In ReteLa posta elettronica:seconda partedi Fabrizio Pancini

Dalle Aziendea cura della redazione

di Fabrizio Pancini

Medicine nonconvenzionali:tra scienza e mitoOmeopatia, Agopuntura, Fitoterapia, Fiori di Bach, questialcuni dei settori professionalizzanti.Tutto il settore veterinario“normato” finora dal solo D. L.vo n° 110 del marzo 1995,relativo ai medicinali omeopatici

Tel. 0372/403538 - Fax 0372/457091email: [email protected]

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ognuno di noi (me compreso), la-sciando a voi lettori gli elementi in-dispensabili per farvi un’opinionepiù precisa su questo fenomenoantico, anche se nuovo per la me-dicina veterinaria. Con questa in-chiesta, quindi, non vogliamo lan-ciare messaggi o peggio fare delle“crociate” a favore dell’una o del-l’altra corrente di pensiero, masemmai stimolare un dibattito fran-co e leale sul quale poter tracciareparte del prossimo futuro della no-stra mai tanto amata professioneveterinaria.

Dr. Franco Del FranciaDirettore della Scuola SuperioreInternazionale “Rita Zanchi” Cortona (AR)

Sei stato tra i primi in Italia ad in-teressarti di medicine non con-

venzionali nel settore veterina-rio, come sei arrivato ad occu-partene e perché, viste le diffi-coltà che avrai dovuto affrontareper vincere lo scetticismo chegravita intorno a questa materia?Negli anni ’60 eravamo si e no tre oquattro colleghi in tutta Italia che ciinteressavamo all’Omeopatia in ve-terinaria. Tutti rigorosamente auto-didatti e, per quanto mi riguarda,con conoscenza apprese da alcu-ni medici omeopati all’epoca rite-nuti alla stregua di “santoni” o giùdi lì.Oltre allo studio ed all’approfondi-mento svolto su testi francesi e in-glesi, la pratica clinica l’abbiamoacquisita con la volontà e la tena-cia e con il conforto dei risultati cheman mano ottenevamo, sia su ani-mali d’affezione (cani, gatti, caval-li), sia su animali da reddito, anchein allevamenti intensivi.

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In Italia, nonostante circolino vo-ci contrarie, l’utilizzo dell’omeo-patia veterinaria è sensibilmentemaggiore che in altri Paesi dellaComunità; nel settore umano, ilMinistero della Sanità, recepen-do Direttive CEE in proposito, hadi fatto riconosciuto i medicinaliomeopatci come facenti partedella Farmacopea italiana. Conquesto atto ha in pratica ricono-sciuto l’Omeopatia come scienzamedica a tutti gli effetti. A chepunto è la situazione invece delsettore veterinario nel nostroPaese?Nel settore veterinario la legislazio-ne italiana è ferma al Decreto Legi-slativo n° 110 del marzo 1995; se-condo tale legge i medicinaliomeopatici veterinari sono regola-mentati in “esercizio provvisorio” evengono considerati “prodotti” sot-toposti all’applicazione dell’IVA al20%, così come avviene per gli in-tegratori. Questa scelta è il risultatodella consueta e miope “politicadello struzzo”, che peraltro dura daoltre cinque anni, e che ha datoadito inoltre ad errate interpretazio-ni scaturite anche dai controlli effet-tuati dai NAS e dalle ASL.Per fortuna, in questo momentosembra che le cose stiano mar-ciando nella giusta direzione, vistaanche la scelta dell’allora Ministrodella Sanità Rosy Bindi, che istituì,presso l’Istituto Superiore di Sanità,una vera e propria task-force per lostudio ed il controllo delle Medicinenon convenzionali.La Scuola Superiore di OmeopatiaVeterinaria di Cortona (AR), di cuisono direttore, in collaborazionecon l’Istituto Zooprofilattico di Ro-ma e l’ASL/Roma C, sta portandoavanti un progetto biennale di ri-cerca su novecento ovini da latte inAgro Romano, utilizzando fondistanziati dal Ministero della Sanità.In particolare, tale progetto preve-de il controllo del profilo immunita-rio e delle parassitosi degli animali,nonché la verifica della qualità dellatte da destinare al caseificio.Con questa iniziativa, quindi, si èformalmente riconosciuta l’Omeo-patia veterinaria, anche se perònon esiste ancora alcuna indicazio-ne legislativa su come applicarecorrettamente questa metodologiamedica.Per quanto riguarda l’insegnamen-to universitario della materia, solola nostra Scuola ha organizzato fi-nora un corso, (solo annuale permancanza di fondi), presso la Fa-coltà di Medicina Veterinaria diMessina. Allo stato attuale, secon-do le indicazioni della FIAMO, ver-ranno riconosciute solo “Scuole in-dipendenti” (cioè non al serviziodell’industria) che potranno garan-tire un minimo di trecento ore d’in-segnamento su un periodo di due-tre anni. La Scuola di Cortona, adesempio, ne svolge oltre quattro-centocinquanta in un periodo diquattro anni. Resta il problema chele suddette Scuole non vengano af-fidate a Professori “senza Catte-dra”, che si improvvisino omeopaticon tutte le conseguenze del caso!

La FIAMO si è rivolta alla FNOVI

affinché faccia sentire la propriavoce in seno al Ministero dellaSanità affinché venga dato un ri-conoscimento ufficiale alla cate-goria dei veterinari omeopati. LaFederazione come ha accolto ta-le richiesta e cosa sarebbe ne-cessario perché questa esigenzavenga soddisfatta?La domanda si lega a quella pre-cedente, infatti, in mancanza di re-golari Corsi universitari, la situazio-ne potrà sbloccarsi solo se verran-no riconosciute “a sanatoria” leScuole indipendenti.È evidente che sia la FNOVI sia gliOrdini Provinciali si trovano in unasituazione imbarazzante dovendogestire, ad esempio, situazioni co-me quella che mi ha visto protago-nista in quel di Modena dove colle-ghi mi hanno denunciato per abu-so di titolo di specializzazione nonriconosciuto.Del resto, le Scuole italiane indi-pendenti che insegnano Omeopa-tia veterinaria sono finora quattro(Cortona, Genova, Torino e Verona)ed hanno tutte i requisiti di cui par-lavo nella risposta precedente ed iDocenti impegnati nei corsi potreb-bero tranquillamente collaborare alivello universitario. Personalmenteritengo che sia il Ministero della Sa-nità, sia la FNOVI non possano piùignorare le richieste che provengo-no dalla base, sempre più interes-sata ad una metodologia medicacome l’Omeopatia che garantisce:un successo terapeutico scevro daeffetti collaterali, alcun fenomeno diaccumulo (senza quindi tempi disospensione), nessun impatto am-bientale e neppure effetto placebo.

Dr. Roberto Orsi Coordinatore del Gruppo di StudioScivac di Medicina nonCovenzionale

Dottor Orsi, prima di addentrarciin argomenti specifici e a benefi-cio dei lettori, ci può illustrarebrevemente quali sono le diffe-renze sostanziali che diversifica-no la cosiddetta medicina alter-nativa o complementare dallamedicina convenzionale?Penso che per precisione di termi-ni sia più corretto parlare di Medici-na non convenzionale. Questo per-ché il termine alternativo implica un“alter”, quindi un altro, un diverso,mentre la medicina è e deve esse-re una sola, globale pur nei suoi va-ri aspetti, al di là di steccati ideolo-gici o confini di dogmi. Il terminecomplementare mi sembra d’altraparte riduttivo, quasi indicasse unruolo da gregario nei confronti diuna primadonna, e restringe di si-curo il campo di azione di metodi-che terapeutiche che invece si pro-pongono da secoli o da millenni inruoli decisamente ben più vasti.Con il termine non convenzionale sidefinisce invece uno stato di fattoderivato da quella che semplice-mente è una consuetudine fruttodella nostra cultura. In altre parole,la medicina convenzionale, o tradi-zionale, è figlia del paradigmascientifico imperante nella nostrasocietà, con tutti i pro ed i contro di

essa. Essa si basa sostanzialmen-te, dai Greci in poi, passando daCartesio, fino a Virchow per arriva-re ai giorni nostri, su un approccioal problema malattia orientato dauna visione meccanicistica e ridu-zionistica. Altre culture, e nella no-stra alcune figure “controcorrente”come Hahnemann, il fondatore del-l’Omeopatia, hanno invece elabo-rato nel tempo altri paradigmi, ba-sati su una visione d’insieme, olisti-ca, dell’uomo e della malattia. Mipreme comunque sottolineare cheparlare in termini di contrapposizio-ne, per non dire di avversità, è for-temente negativo e controprodu-cente per tutti. Negare i vantaggidella medicina occidentale, non ri-conoscere i suoi meriti è da fanati-ci esaltati. Non voler riconoscere ilimiti di essa è da sciocchi. Cosìcome è da sciocchi non riconosce-re ciò che c’è di valido e di utile peril benessere di tutti, animali com-presi, nel campo del non conven-zionale. Basta incominciare a stu-diare queste materie senza pregiu-dizi e con spirito d’osservazione,da giudici imparziali. Fra l’altro, so-no le stesse ultime scoperte dellascienza medica e fisica che porta-no ad una concezione globale del-l’organismo, sano e malato. Peres., tutte le discipline afferenti allaPsico-Neuro-Endocrino-Immunolo-gia stanno ormai demolendo il con-cetto stesso di organismo come in-sieme di organi e il binomio men-te/corpo è ormai considerato in-scindibile: un linfocita non è più unglobulo bianco, ma un piccolo cer-vello circolante!

Da quali discipline è allora com-posta la medicina non conven-zionale?In un recente testo americano, gliautori Schoen e Winn indicano ungran numero di metodiche: alcunesono seguite da una ristretta cer-chia di sostenitori, altre possonocontare su un gran numero di cul-tori, come l’Omeopatia, l’Agopun-tura e la Fitoterapia; aggiungereianche, più distanziata, la TerapiaFloreale di Bach. Fra queste quat-tro, quella che più si avvicina allamentalità comune è di sicuro la Fi-toterapia, per l’utilizzo di dosi pon-derali con effetto farmacologico.Vorrei a questo proposito citare l’e-sempio dell’estratto di Ribes, che,da rimedio erboristico popolare èstato prima utilizzato dalla scuola fi-toterapica (ed anche omeopatica)

francese, poi testato con studi clini-ci in umana ed infine ampiamenteutilizzato in campo veterinario, so-prattutto in dermatologia. Diversinutraceutici hanno avuto lo stessoiter: da una ristretta cerchia di “eso-terici” a pratica comune. Che av-venga così anche per le medicinecosiddette “energetiche” comeOmeopatia, Agopuntura e Fiori diBach?

In medicina veterinaria, quali so-no le applicazioni delle varie te-rapie “alternative” e quale effica-cia hanno dimostrato nella prati-ca professionale? Di sicuro ciascuna delle metodichesopra indicate si presenta storica-mente con azione a 360 gradi, nonristretta a determinati settori. Maognuna di esse ha dei limiti, in pri-mis la conoscenza dell’operatore.In umana da molti anni è in corsouna diatriba sulla mancanza di da-ti certi, di studi controllati (i famosidoppi ciechi con placebo). Grazieagli studi sulle endorfine che nehanno in qualche modo convalida-to il meccanismo d’azione, l’Ago-puntura ha avuto in questi ultimi an-ni un certo riconoscimento accade-mico nelle patologie muscolo-scheletriche. Per l’Omeopatia si èricorsi invece a meta-analisi rando-mizzate che hanno vista ricono-sciuta la validità in diverse patolo-gie acute e croniche. In veterinariaancora, per ovvi motivi economici,non sono state prodotte casisticheenormi né tanto meno doppi ciechi,anche se nel settore degli animalida reddito si stanno iniziando adottenere lavori con grossi numeri.Ma non si possono liquidare comesemplicemente anedottiche leesperienze cliniche positive ed i la-vori di molti colleghi, fra l’altro di-versi anche pubblicati. Chi pratical’Agopuntura riferisce buoni risulta-ti nel campo delle affezioni schele-triche specie del cavallo da corsa edel cane. I cultori dell’Omeopatianel campo delle allergie, delle pa-tologie immuno-mediate, delle viro-si acute, dei traumatismi, nelle pa-tologie degli animali da reddito co-me le mastiti. I floriterapeuti nei di-sturbi comportamentali. Tuttavia alivello di Gruppo di Studio abbiamovisto esposti casi clinici con le piùvarie patologie, alcune giudicateincurabili, e tutti coloro che opera-no con queste tecniche potrebberoportare la loro casistica. Anzi, li in-vito caldamente a fare ciò. La mia

personale esperienza di omeopatami spinge comunque a dire cheper poter lavorare con successo èfondamentale aver sempre rag-giunto una corretta diagnosi allopa-tica ed avere la piena collaborazio-ne del proprietario. È solo da quiche inizia il lavoro dell’Omeopatia epenso di tutte le altre metodiche.

Visto attraverso un osservatorioprivilegiato quale è quello delgruppo di studio Scivac di Medi-cina non convenzionale da leicoordinato, quanto è diffuso tra iveterinari in Italia e all’estero l’in-teresse per questo tipo di argo-menti e quali possono esserne,concretamente, gli sviluppi pro-fessionali futuri?Il GdS di MnC della SCIVAC è natocon l’idea di poter servire comepunto d’incontro a tutti i colleghiche praticano terapie “alternative”nel campo degli animali da compa-gnia e che desiderano scambiarele loro esperienze e crescere cultu-ralmente in questo settore. Attual-mente conta circa 50 iscritti e puressendo l’ultimo nato in casa SCI-VAC sta dimostrando dinamismoed entusiasmo. Ma i colleghi italia-ni che impiegano le tecniche nonconvenzionali sono molti di più,penso che quelli che hanno fre-quentato una qualche scuola inquesti ultimi 10 anni siano oltre1500. Un tale successo si spieganon con un generico interesse di-mostrato dalla categoria per l’“al-ternativo”, ma perché evidente-mente i colleghi hanno trovato inquesto settore non solo un mezzoper espandere le loro conoscenze,ma anche degli utili strumenti di la-voro che permettono loro di allar-gare il proprio bagaglio terapeuti-co, soddisfacendo così richiestedei clienti e necessità degli anima-li. Penso che sia estremamentegratificante da un punto di vistaprofessionale e personale scoprire,anche dopo anni di lavoro, che l’a-nimale che ci troviamo davanti èqualcosa di immensamente di piùdi un insieme di organi più o menomalati. E che è possibile aiutarlocon qualcosa di “nuovo”, di “diver-so”. È di sicuro una fonte di cresci-ta, oserei dire spirituale. Visto il gri-giore che si ammanta di continuosulle spalle della nostra professio-ne, così piena di frustrazioni, non èpoco. Con un pizzico di ottimismo,e con lo sguardo rivolto al futuro,direi anche che probabilmentesarà anche una certa fonte di cre-scita economica. Di sicuro la puntadi diamante delle applicazioni delnon convenzionale in veterinaria èrappresentata dall’impiego in zoo-tecnia dell’Omeopatia per la produ-zione di alimenti di origine biologi-ca, settore in pieno “boom” e chetutela fra l’altro ulteriormente la sa-lute pubblica per l’assenza di resi-dui negli alimenti e nell’ambiente;segue a ruota una sempre più cre-scente richiesta da parte dei pro-prietari di piccoli animali e di caval-li da corsa per terapie omeopati-che ed agopuntorali. Per quanto ri-guarda la situazione all’estero, tuttele principali nazioni europee stannovivendo una realtà più o meno ana-

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Arnica latifolia

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loga a quella italiana, vuoi per mo-tivi “storici” come in Gran Bretagnae Francia che hanno una lunga tra-dizione di pratica e di insegnamen-to, che per motivi più prettamenteeconomici a causa della richiestadel settore del biologico, molto svi-luppato in Germania, Olanda, Da-nimarca ed Austria. Posso comun-que affermare, e lo dico con orgo-glio, che la preparazione dei colle-ghi omeopati italiani è all’avanguar-dia e la scuola italiana non è se-

conda a nessuna. Dando unosguardo oltreoceano, dato che gliStati Uniti ci precedono in tante“mode” professionali, si può notareuna situazione caratterizzata an-che lì da una richiesta di base del-la clientela, cui corrisponde un at-teggiamento accademico rigidonei confronti della MnC, con l’ecce-zione forse dell’Agopuntura. Colle-ghi omeopati americani mi riferi-scono comunque un fiorire di “Holi-stic Clinics” e la presenza sempre

più frequente in cliniche tradiziona-li della figura dell’“Alternative Vet”cui vengono riferiti casi particolaridagli altri colleghi, oppure comeprima istanza per una clientela chedesidera avvalersi subito della loroconsulenza. Libri su queste mate-rie sono pubblicati da grossi edito-ri, e varie commissioni governativesembra abbiano riveduto un inizia-le dogmatismo. Che gli americanicomincino a vedere che c’è qual-cosa di buono e di sano nel campo

del non convenzionale? Ondatalunga della New Age? Oppure han-no annusato il “business”? Non loso, ma di sicuro l’atteggiamentodegli States nei suoi confronti in-fluenzerà il futuro orientamento eu-ropeo ed italiano verso tali discipli-ne. Certamente in Italia sarà deter-minante la scelta di inevitabileapertura che dovrà prendere ilmondo universitario verso questosettore. Mi sembra assurdo che sidia la possibilità a tutti i veterinari di

poter prescrivere per esempio ri-medi omeopatici o di infiggereaghi, senza che venga dato un mi-nimo di conoscenza dell’Omeopa-tia o dell’Agopuntura a livello dicorso di laurea, e sono certo che sistanno per schiudere varie possibi-lità in tal senso. Saranno poi le va-rie scuole esistenti sul territorio chepermetteranno di ottenere un ap-profondimento delle varie discipli-ne. In parallelo a questo, si dovràarrivare ad una chiarificazione del-la situazione legislativa di questescuole e dei loro diplomati, in ar-monia con le indicazioni comunita-rie e con la collaborazione dellaFNOVI, oltre che di tutto il settoredel non convenzionale in genereper evitare improvvisazioni, incom-prensioni e disservizi.

Dr.ssa Barbara Rigamonti,Coordinatrice Comitato per laveterinaria della FIAMO

In Italia e nel campo della medici-na veterinaria, in quale percen-tuale l’omeopatia viene utilizzatae per quali forme cliniche? In Italia, a differenza di quanto ac-cade in altri paesi europei, l’omeo-patia è purtroppo assai poco diffu-sa in campo veterinario. Non esisteuna vera e propria statistica ufficia-le, ma le informazioni in possessodella FIAMO (Federazione Italianadelle Associazioni e dei MediciOmeopati), permettono di stimareche circa il 2% dei veterinari abbiaeffettuato un iter formativo adegua-to all’esercizio dell’omeopatia. Bendiversa è la situazione relativa allaprescrizione occasionale e talvoltainaccurata, di preparazioni di tipoomeopatico da parte di veterinari“Simpatizzanti”. Chi è omeopata atutti gli effetti, è in grado di prescri-vere una terapia per qualsiasi tipodi patologia, sia nel campo zootec-nico che nella clinica dei piccolianimali, con la sola eccezione as-soluta, rappresentata da affezionicome il diabete insulino-dipenden-te, in cui occorre sostituirsi comple-tamente ad una funzione mancan-te. In alcune situazioni cliniche l’o-meopata adotta terapia combinate;qualora si avvalga del farmaco tra-dizionale, può utilizzare l’omeopa-tia per ridurne la tossicità, o, nellamalattia cronica, per ridurre la fre-quenza dei cicli di trattamento allo-patico (per esempio degli steroidinella forme linfoplasmacellulari o di

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Aconitus napellus

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antibiotici nella piodermite).

Quale efficacia ha dimostratonella pratica professionale?La terapia omeopatica è molto effi-cace se prescritta con cognizionedi causa. Nella patologia acuta l’ef-ficacia è evidente in tempi moltobrevi, a volte solo di qualche minu-to, e l’attenuazione del sintomo dacurare spesso si accompagna aduna variazione di stato che il pro-prietario percepisce come un be-nessere visibile. Nel malato cronicoi benefici sono più lenti e progres-sivi e richiedono una valutazione si-stematica attraverso visite succes-sive. La migliore dimostrazione del-l’efficacia della terapia omeopati-ca, credo la stiano dando i colleghidel Sistema Sanitario Nazionale cu-bano, che ho avuto come allievi inun progetto di cooperazione medi-ca internazionale; in 5 anni, parten-do da zero, si è formata una classedi 400 veterinari omeopati (pariquasi al 10% di tutti i veterinari delSSN cubano) che operano in cam-po zootecnico con ottimi risultati supatologie della riproduzione, pato-logie infettive, eugenetica, in condi-zioni di scarsa o assente disponibi-lità di farmaci o vaccini.

Ci sono differenze tra il meccani-smo d’azione dell’omeopatia incampo umano ed in campo vete-rinario?Nessuna, a parte il fatto che di so-lito i nostri pazienti reagiscono inmodo più rapido.

A livello internazionale qual è lasituazione nel settore delle medi-cine non convenzionali e qualesviluppo si prevede a livello nor-mativo?Al momento la situazione interna-zionale è difforme anche tra i paesidella Unione Europea: integrazionenel SSN (Francia), facoltà universi-tarie o corsi master per laureati (In-ghilterra, Spagna), vuoto legislativocon assenza di riconoscimentoverso qualsiasi titolo di formazione(Italia). In Italia gli organismi asso-ciativi degli omeopati lavorano perprecisare i criteri informatori di unapossibile normativa per il riconosci-mento o almeno l’identificazione inelenchi da depositarsi presso gliordini. La FIAMO (che è attiva da10 anni in questo campo) si è rivol-ta alla FNOVI per ottenere in que-sto senso una tutela degli operato-ri nella loro professionalità, e degliutenti nei loro diritti.

In Italia, dal punto di vista dellaformazione del personale veteri-nario a chi ci si può rivolgere peravere informazioni o per parteci-pare a corsi di aggiornamento intema di medicina non convenzio-nale?Esistono vari corsi, che si rivolgonosolo a veterinari, o a medici e vete-rinari congiuntamente. Lo standarddi formazione, che si adegua ai li-velli europei, è di 600 ore teoriche epratiche, articolate in 4 anni. LaSCIVAC ospita un gruppo di studiodi “Medicina alternativa”, che orga-nizza incontri informativi ed iniziati-ve rivolte a veterinari già praticanti

nel settore e di cui è coordinatoreRoberto Orsi. La FIAMO dispone diun dipartimento scuole che coordi-na le attività didattiche delle scuoleche aderiscono alla Federazione, edi un comitato per la veterinaria, dicui io sono coordinatrice. Vi sonoinoltre scuole che non aderisconoad organismi associativi, e corsi or-ganizzati dalle case farmaceuticheproduttrici di omeopatici. È fonda-mentale chiarire che chi intendepraticare l’omeopatia non lo può fa-re da autodidatta, ma deve seguireun iter professionalizzante.

Dr. Francesco Longo Medico veterinario agopuntore

In Italia, nel campo della medici-na veterinaria, che diffusione hal’agopuntura e per quali formecliniche viene utilizzata? A differenza di quanto si è verifica-to negli altri Paesi europei e negliStati Uniti, in cui l’agopuntura vete-rinaria (AV) già da alcuni decenniha trovato la sua giusta collocazio-ne professionale e legale, in Italiaessa si è diffusa negli ultimi sette-otto anni, anche se in passato al-cuni pionieri dell’agopuntura veteri-naria che se ne erano già occupa-ti. È comunque negli ultimi due an-ni che per questa attività professio-nale sono successi importantieventi che ne hanno consacrato difatto l’ufficializzazione; mi riferiscoal primo Corso italiano di “Agopun-tura scientifica”, organizzato daS.C.I.V.A.C. e S.I.V.E. nel febbraiodello scorso anno, al quale hannopreso parte docenti di notevole li-vello come Schoen, Roesti, Jaggared altri ancora.In quell’occasione è nata in Italia laS.I.A.V. (Società Italiana Agopuntu-ra Veterinaria), la prima società cul-turale che si occupa di agopunturaveterinaria che, andando a colma-re un ingiustificato “vuoto” di que-sto settore nel nostro Paese, rap-presenta in ambito internazionalel’Italia a livello I.V.A.S. (InternationalVeterinary Acupuncture Society).Tale organismo, oltre ad interessar-si di agopuntura, promuove iniziati-ve tese a favorire l’integrazione diquesta disciplina con la medicinaconvenzionale.Purtroppo però in Italia, a frontedella costante diffusione nel setto-re veterinario delle medicine nonconvenzionali (M.N.C.), mancaancora una specifica regolamen-

tazione che ufficializzi, a tutti glieffetti, il lavoro di tanti medici ve-terinari che applicano tali scienzecon successo.Solo quest’anno l’Istituto Superioredi Sanità ha dato vita ad una seriedi ricerche volte a dimostrare l’effi-cacia e a definire il meccanismod’azione delle M.N.C. così pure inalcune facoltà di Veterinaria, Udinee Milano su tutte, si cominciano adiscutere le prime tesi di laurea inagopuntura veterinaria.A livello internazionale anche laW.H.O. ha formalmente decretatola validità dell’agopuntura definen-dola un’efficace procedura di con-siderevole valore clinico.L’agopuntura può essere definitauna medicina energetica, solisticae preventiva, che può essere im-piegata in tutte le patologie adesclusione di quelle che necessita-no di un intervento di tipo chirurgi-co. Dal momento che con l’ago-puntura vengono trattate le patolo-gie accompagnate da componen-te algica, specie quelle osteo-mu-scolari e articolari, essa viene defi-nita la “medicina del dolore”. Sa-rebbe riduttivo però associare l’AVad una funzione meramente antal-

gica, essa infatti viene impiegatacon notevole successo anche nellepatologie della sfera riproduttiva enegli squilibri ormonali, così comenelle patologie cardiache, respira-torie, gastro-enteriche e di naturageriatrica.Brillanti risultati si ottengono anchenelle patologie a carattere infettivoed immuno-mediato oltre che nelleaffezioni dermatologiche e nei di-sturbi comportamentali.L’AV viene altresì utilizzata neglistati di shock, coma e perfino didepressione respiratoria dovuta adun’anestesia prolungata e profon-da. Nella medicina sportiva, agiscesull’energia intrinseca del sogget-to, migliorandone le prestazionisenza mostrarsi pericolosa per lasalute dell’animale così come ac-cade con la somministrazione disostanze dopanti.Oltre che negli animali d’affezione,l’agopuntura veterinaria viene util-mente impiegata anche negli ani-mali da reddito dal momento chefavorisce un graduale e naturale in-cremento delle produzioni zootec-niche senza determinare il perico-loso fenomeno dei residui tantodannoso per la salute dei consu-matori e quindi, per tale ragione,l’AV è al centro dell’interesse di co-loro che si occupano dell’alleva-mento biologico.

Quale efficacia ha dimostratonella pratica professionale e qua-li differenze ci sono, se esistono,tra il meccanismo d’azione del-l’agopuntura in campo umano edin campo veterinario?Secondo le dottrine classiche dellaMedicina Tradizionale Cinese(MTC), sia l’organismo animale chequello umano sono percorsi da unincessante flusso di energia detta“Qi” che origina negli organi internie scorre in un particolare sistema di

canali energetici detti “meridiani”;lungo tali canali sono situate alcu-ne stazioni di regolazione interme-dia dette “agopunti”.Quando il flusso energetico è nor-malmente prodotto e diffuso unifor-memente in tutto l’organismo, ilsoggetto è in uno stato di benesse-re. Viceversa, quando la produzio-ne e lo scorrimento del Qi sono al-terate, l’animale versa in una condi-zione patologica e/o di dolore.L’intervento dell’agopuntore, checonsidera il soggetto da trattarenella sua interezza come un insie-me dinamico influenzato dall’am-biente circostante, mira a ristabili-re le condizioni energetiche nor-mali attraverso un’accurata sceltadegli agopunti da impiegare: conl’utilizzo di aghi (cinesi o occiden-tali), con la moxa (stimolazionetermica degli agopunti con coni osigari di Artemisia sinensis), conl’acquapuntura (inoculazione diVitamina B12 o di soluzione fisio-logica o di iodio in veicolo oleo-so), con elettrostimolazione (ge-nerazione di corrente che provo-ca analgesia), con la laserpunturao la digitopressione.Per quanto riguarda le differenzetra agopuntura umana ed animale,la principale consiste, oltre che nel-la diversa eziopatogenesi, nell’im-piego di taluni agopunti che risulta-no di più facile accesso nell’uomo.Alla luce di quanto detto finora, l’AVpuò essere quindi efficacementeintegrata alla medicina allopaticatanto che, in alcuni casi, risolve del-le situazioni “difficili” che il clinicopratico non riesce a risolvere, pro-prio in virtù di un peculiare mecca-nismo d’azione di tipo “biofisico”.Frequenti sono anche programmicosiddetti “staffetta” che consisto-no nell’alternanza di cure allopati-che seguite da un trattamento conagopuntura; tali trattamenti sono

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ARCOSAN S.r.l.TELERIE T.N.T MONOUSOMEDICAZIONE CHIRURGICAVia Bainsizza, 41 - 21042 Caronno Pertusella - Va-

Atropa belladonna

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utilizzati soprattutto nelle forme cli-niche croniche.Anche nel campo della diagnostical’AV permette, rispetto alla clinicaallopatica, delle specificazioni altri-menti impossibili, questo grazie siaalla possibilità di esplorazione dideterminate aree di energia rifles-sa, che informano sullo stato di sa-lute degli organi interni, sia all’esa-me pulsologico, sia all’impostazio-ne olistica dell’indagine stessa.

In Italia, dal punto di vista dellaformazione professionale, a chici si può rivolgere per avereinformazioni o per partecipare acorsi di aggiornamento in temadi agopuntura veterinaria?Come accennato in precedenza,dal 1999 è attiva in Italia la S.I.A.V.,una società culturale che ha giàfatto parecchio per la diffusione diquesta pratica nel nostro Paese, acominciare dal seminario interna-zionale tenuto da Emiel van DenBosch, presidente dell’omonimasocietà belga di AV.Oltre ad una giornata di studio sualcune problematiche cliniche eprofessionali dell’agopuntura, nelnovembre dello scorso anno hapreso avvio il primo corso S.I.A.V.di AV, impostato secondo le dottri-ne classiche della Medicina Veteri-naria Tradizionale Cinese, che pre-vede numerose ore di esercitazionipratiche distinte per specie anima-li. Il corso, della durata di tre anni, èimpostato secondo le direttiveI.V.A.S. ed ha le caratteristiche diun corso di specializzazione post-laurea.I colleghi che fossero interessati aquesto argomento possono rivol-gersi alla S.I.A.V., Via Moncalvo,39, 10131 Torino, telefono011/8399029.

Dr. Stafano Cattinelli Medico veterinario, terapia floreale

In Italia, nel campo della medici-na veterinaria, la cosiddetta tera-pia floreale per quali forme clini-che viene utilizzata?Nel libro “Guarisci te stesso”,Edward Bach, medico omeopatascopritore della floriterapia, dice“La malattia non potrà mai esserecurata né alleviata con i metodi ma-teriali finora adottati perché la suaorigine non risiede nel materiale.Infatti ciò che definiamo malattia èil risultato finale, a livello organico,dell’azione bloccante di forze inter-ne profonde. Anche quando unacura materiale dà in apparenza deibuoni risultati, la sua azione nonsarà che di sollievo momentaneose non verranno identificate ed eli-minate le vere cause.” Nell’uomo le vere cause, quindi,non sono esterne e non occorreandare a ricercare il virus o i batte-ri responsabili della patologia, maqueste risiedono proprio nel terre-no, e quindi nell’individualità. Nel-l’uomo il processo di individualizza-zione, di formazione dell’Io, avvie-ne gradatamente e si completa in-torno ai 21 anni, nel terzo settennio,l’età in cui una volta si era conside-

rati maggiorenni, cioè in grado difare delle scelte autonome, indivi-duali appunto.Per quanto riguarda il regno anima-le quelli che più di tutti hanno svi-luppato una certa individualità so-no gli animali da compagnia, cioè ilcane, il gatto e il cavallo.Questa “individualizzazione” è evi-dente per il proprietario che ha piùdi un’animale in casa e che riescea descrivere ogni soggetto con lesue specifiche caratteristiche emo-

zionali e comportamentali: il codar-do, il pauroso, l’aggressivo, il di-spettoso, il piagnucoloso, l’ansio-so, ecc.Queste sono le modalità con cui ilsoggetto si relaziona alla realtàesterna e queste rappresentano lachiave per la scelta dei rimedi flo-reali.Da questa premessa si capisceche qualunque forma clinica noiandiamo ad affrontare, la cosa piùimportante è valutare l’atteggia-

mento mentale-emozionale delsoggetto.Prendiamo ad esempio una qua-lunque patologia cutanea e in par-ticolare il sintomo prurito. Esclu-dendo chiaramente l’uso del corti-sone che non farebbe altro chesopprimere il sintomo, ed eliminan-do le cause parassitarie o alimen-tari, i rimedi floreali come il Malussylvestris, l’Impatiens glandulifera,o il Prunus cerasifera portano cal-ma e serenità all’animale, evitando

il sopraggiungere di complicazionidovute all’autolesionismo.Oppure quando situazioni familiariparticolari, come lutti, nuovi nati otraslochi mettono a dura prova l’e-mozioni dei nostri amici, la Stella diBetlemme e il Noce riusciranno a ri-portare la luce e l’adattabilità ne-cessaria per affrontare di nuovo ilfluire della vita.O ancora se dopo lunghe terapie ilsoggetto non riesce reagire, il Lari-ce, la Ginestra e la Violetta d’acqua

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gli infonderanno coraggio, speran-za e capacità di reagire agli eventi.Più il veterinario diventa sensibilealle sofferenze psicologiche dell’a-nimale e più forte sarà la necessitàper lui di usare i fiori di Bach, che inpiù di una occasione si sono rivela-ti fondamentali per risolvere unapatologia.

Quale efficacia ha dimostratonella pratica professionale e qua-li differenze ci sono, se esistono

tra il meccanismo d’azione incampo umano ed in campo vete-rinario?La floriterapia è uno strumento inpiù che possediamo per affrontarel’aspetto psicologico dell’animale; ilveterinario che ha intenzione diusarla, poco a poco deve modifi-care il suo approccio con l’animaleed avvicinarsi di più ad una visioneomeopatica del paziente, solo cosìriuscirà a cogliere anche gli aspettipiù nascosti del soggetto e quindi

a capire anche i piccoli cambia-menti che i fiori apportano.Non tutte le patologie comporta-mentali si riescono a risolvere conle essenze floreali, ma sicuramen-te gran parte degli animali otten-gono dei reali benefici da questametodica.Parlare di meccanismo d’azione,inteso come sostanza che va a col-pire un recettore che provoca unareazione, nella floriterapia comenell’omeopatia non ha molto senso,

perché si parla di energia che rie-quilibra un corpo che è pure dienergia. Così anche se il mondoaccademico non è riuscito ad indi-viduare esattamente cosa succedeall’organismo sottoposto ad una te-rapia “alternativa”, ciononostante ilbeneficio apportato a tantissimepersone ed animali fa sì che questotipo di medicina sia in continuo au-mento; d’altronde in veterinaria co-me in pediatria neanche l’effettoplacebo funziona!

La migliore cosa è fare come han-no fatto i grandi maestri quali Hah-nemann e Bach: sperimentare sudi sé i rimedi, con coscienza e se-rietà e vedere cosa succede.

In Italia, dal punto di vista dellaformazione professionale, a chici si può rivolgere per avereinformazioni o partecipare a cor-si di aggiornamento in tema di te-rapia floreale veterinaria?L’Associazione Italiana Ricerca Ri-medi Floreali “ACCADEMIA CEN-TAUREA” nasce nell’ottobre 1989dall’esigenza di un gruppo di me-dici, psicoterapeuti, erboristi e varioperatori nel campo della salute edelle terapie evolutive, intenzionatia far confluire le proprie energie inun progetto comune teso a far co-noscere, approfondire e sviluppareil pensiero del dr. Bach e la sua te-rapia basata sull’uso delle essenzefloreali. Personalmente sono coin-volto come docente nel percorso diformazione biennale.

Dott.ssa Osvalda OasiMedico veterinario

Come mai la fitoterapia non ha an-cora raggiunto la popolarità di al-tre medicine non convenzionali?Tra le molteplici medicine non con-venzionali che si sono sviluppate inquesti ultimi anni, la fitoterapia è in-giustamente rimasta tra le più tra-scurate e meno studiate. In realtà,essa meriterebbe un posto di pri-mo piano, poiché è dall’antica co-noscenza presente in Cina e inEgitto di alcune piante, così comedi quella che i Greci e Romani ave-vano di altre, che è derivata tutta lamedicina oggi conosciuta.Una considerevole parte dei farma-ci prescritta quotidianamente daimedici contiene molecole di origi-ne vegetale, dal banale lassativoalla digitale salvavita. L’industriafarmaceutica moderna ha cercatodi isolare un sempre maggior nu-mero di principi attivi dal mondovegetale, per studiarli, verificarnel’efficacia e venderli sottoforma dipillole o altro. Recenti studi hannoperò dimostrato che il fitocomples-so, vale a dire l’insieme dei principiattivi contenuti nelle piante medici-nali, ha spesso un’azione più com-pleta e più dolce. Le numerose so-stanze contenute in un estratto ve-getale agiscono in modo sinergico,consentendo bassi dosaggi ed ef-fetti collaterali praticamente nulli.

In campo veterinario, gli animaliin che modo utilizzano la fitotera-pia in natura?Per quanto riguarda la veterinaria,possiamo dire che gli animali si au-tocurano scegliendo appropriata-mente le erbe di cui hanno bisognoin alcune situazioni. Tale istinto èpiù evidente fra gli animali selvatici,ma è rimasto ben marcato anchenegli animali domestici. Un esem-pio, forse il più banale, ma sicura-mente da tutti conosciuto, è la co-siddetta erba gatta che, come lostesso nome dice, ogni proprietariodi gatti deve coltivare affinché Mi-cio possa assumerne in caso di ne-

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cessità.Alcuni esempi molto curiosi sonolegati agli animali selvatici, ma nonsono per questo da trascurare; an-zi, possono aprirci numerose porteper la cura non solo degli animalid’affezione, ma anche per quellid’allevamento.Le femmine di cervo si nutrono diSeseli montano per aumentare lacircolazione sanguigna a livellopelvico ed espletare meglio il par-to. Le femmine di muriqui, una va-

rietà di scimmie del Brasile, sem-brano siano in grado di aumentarela loro fertilità nutrendosi, prima edopo l’ovulazione, con certe fogliericche di un composto simile agliestrogeni.

Quale efficacia ha dimostratonella pratica professionale e co-me si relaziona la fitoterapia conla medicina convenzionale?Un altro grossissimo pregio della fi-toterapia è che la somministrazione

di derivati vegetali non escludequasi mai l’uso di altre terapie, qua-lunque esse siano. Con alcunigemmoderivati possiamo fare unottimo drenaggio degli organiemuntori di animali ammalati, pre-parandoli così, in modo dolce, al-l’assunzione di farmaci più attivi,ma certamente anche più aggres-sivi. In tal modo, inoltre, vengono ri-dotti gli effetti collaterali. Ottimi ri-sultati si hanno anche nella cura dipatologie non gravi, ma con ten-

denza a cronicizzare quali: l’insuffi-cienza epatica, diarree ricorrenti,vomito d’origine nervosa, dermato-patie ed anche nell’integrazione ali-mentare di cuccioli o di animaliadulti con particolari necessità.Naturalmente, se si vuole applicarela fitoterapia in modo completo, letisane di cui ci parlavano le nostrenonne, anche se ottime bevande,non sono sufficienti. Gli estratti piùattivi sull’organismo sono i gemmo-derivati e le tinture madri. I primi so-

no ottenuti partendo da gemme,radichette e germogli fatti macera-re in una miscela di acqua-gliceri-na-alcool; le seconde sono estra-zioni alcoliche da pianta fresca. Ta-li soluzioni sono prontamente as-sorbite dall’organismo. Purtroppo,nel nostro lavoro incontriamo spes-so notevoli difficoltà nel sommini-strare tali preparazioni, soprattuttonel gatto. Meglio scegliere degliestratti secchi, ottenuti evaporandototalmente il liquido di estrazione,più facilmente mescolabili al cibo.

In Italia, dal punto di vista dellaformazione professionale, a chici si può rivolgere per avereinformazioni o partecipare a cor-si di aggiornamento in tema di te-rapia floreale veterinaria?Dal momento che è fondamentaleavere una buona conoscenza dellepiante, dei loro principi attivi, dellamodalità di azione e delle possibiliassociazioni, diventa importantepartecipare a corsi di formazionequalificati. A questo propositopresso l’Università di Napoli verràattivato nella primavera del prossi-mo anno un corso di Fitoterapia,così come a Genova, presso l’as-sociazione Antropos & Iatria, par-tirà il prossimo ottobre un analogocorso aperto a medici, veterinari,farmacisti e agronomi.

Dr. Giorgio Romanelli Medico veterinario Presidente Commissione Scientifica SCIVAC

Su cosa si fondano le tue per-plessità in merito alla cosiddetta“medicina non convenzionale”applicata alla veterinaria?Occupandomi prevalentemente dioncologia, ritengo che, perlomenoin questo campo, la medicina nonconvenzionale non abbia mai datouna effettiva dimostrazione di effi-cacia e di possibilità realmente al-ternativa alla medicina tradizionale.Non conosco infatti studi pubblica-ti dai quali si evinca che un tratta-mento con una medicina omeopa-tica sia stato in grado di curare otrattare una qualsiasi forma neopla-stica nell’uomo o nell’animale.Devo fare invece una distinzioneper l’agopuntura vista la sua com-provata capacità di agire in modoefficace sul sintomo dolore, così im-portante da controllare nel pazientetumorale soprattutto se non curabi-le. Le mie perplessità sulla medici-na omeopatica in generale risiedo-no nella scarsa disponibilità in lette-ratura veterinaria di studi in doppiocieco che siano stati in grado di sta-bilire in modo incontrovertibile l’effi-cacia di tale tipo di terapia.

Come spieghi che l’omeopatia el’agopuntura, utilizzate in campoumano, siano state riconosciutedal Ministero della Sanità comediscipline mediche a tutti gli ef-fetti?Probabilmente l’ampia diffusione dimedici che praticano l’omeopatia el’agopuntura ha indotto a ricono-scere queste discipline anche alloscopo di poter regolarizzare meglio

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il settore sia dal punto di vista del ri-conoscimento della professionalitàdell’operatore che della distribuzio-ne del farmaco omeopatico.

Alla luce di questo riconosci-mento, cosa pensi che succe-derà sia a livello ministeriale siaa livello FNOVI in questo settoredella veterinaria?Probabilmente si arriverà, anche senon credo in tempi brevi, ad un ri-conoscimento della medicina nonconvenzionale come facente partedella terapia medica anche in me-dicina veterinaria. Credo che co-munque l’importante sia che talemedicina sia praticata da operatoriseri con una solida preparazione inmedicina tradizionale, in grado dicapire la malattia ed i limiti di tale ti-po di terapia.

Dr. Aldo Vezzoni Segretario FNOVI, Presidente FSA

Su cosa si fondano le tue per-plessità in merito alla cosiddetta“medicina non convenzionale”applicata alla veterinaria?Sugli stessi elementi che ritengoesistano anche in medicina umanae cioè che le medicine non conven-zionali, come giustamente specificala loro denominazione, sono unacosa ben diversa dalla medicinaconvenzionale con cui hanno benpoche cose in comune, sia nei con-tenuti che nei metodi. C’è un grossoequivoco di fondo su quest’argo-mento che non permette di delinea-re i limiti entro cui la professionemedica o veterinaria può spaziare,nel rispetto delle norme sia etichesia istituzionali. Il veterinario, cosìcome il medico, riceve una forma-zione universitaria di tipo conven-zionale, basata sulla medicina ip-pocratica, che gli consente di con-seguire un titolo di laurea ben spe-cifico e ad essa ispirato e che, at-traverso un esame di stato, diventaun’autorizzazione ad esercitare unaprofessione basata proprio su quelpercorso formativo e su quel tipo dimedicina. La professione veterina-ria, come quella medica, è una pro-fessione protetta, cioè lo stato ga-rantisce il cittadino che chi viene dalui autorizzato ad eseguirla ha con-seguito una determinata prepara-zione conforme alle moderne cono-scenze accettate e condivise dagliorganismi scientifici preposti che,almeno per il momento, continuanoa riferirsi alla medicina tradizionale.Nel piano di studi universitari nonsono ancora previsti insegnamentidi tipo “alternativo”, se non a livellodi aggiornamento culturale e se al-l’esame di stato, l’allievo, richiestodi fornire la terapia per una deter-minata malattia, indicasse, adesempio, un rimedio omeopatico oa base di fiori di Bach, non verreb-be certamente abilitato.Se poi un veterinario, come ancheun medico, una volta conseguitaquest’abilitazione professionale,decidesse, per convinzioni perso-nali condivisibili o meno, di eserci-tare una medicina diversa da quel-la per cui ha ottenuto l’abilitazione,si troverebbe al di fuori dell’autoriz-

zazione ricevuta. Sarebbe come seun avvocato decidesse di utilizzareun codice di leggi diverso da quel-lo per cui ha superato l’esame edottenuto l’abilitazione.Nell’immaginario collettivo, un vete-rinario, così come un medico, un av-vocato od un ingegnere è un pro-fessionista per il quale lo stato ga-rantisce una determinata prepara-zione e dal quale ci si deve attende-re un comportamento conforme aquesta preparazione. Non per nullagli viene richiesto il giuramento dicomportarsi sempre secondoscienza e coscienza, e secondoquale scienza se non quella condi-visa dalla comunità scientifica sullabase del continuo confronto e dellaricerca; non certo secondo speri-mentazioni personali o scienze di-verse, diciamo pure non convenzio-nali, almeno fino a che queste non sipongono a confronto e in discussio-ne aperta con la comunità scientifi-ca. Ritenere che un individuo, unavolta abilitato dallo Stato alla profes-sione medica o veterinaria secondoi canoni classici, possa poi avere lalicenza di esercitare, secondo un li-bero arbitrio assoluto, una medicinacompletamente diversa da quellaappresa nel piano di studi, mi sem-bra francamente una contraddizio-ne. Gli Ordini professionali sono pre-posti a garanzia del cittadino affin-ché vigilino sul comportamento e lapreparazione dei loro iscritti, chedevono esercitare la professione se-condo le buone pratiche mediche oveterinarie; essi sono autorizzati aperseguirli ogni qual volta un cittadi-no fosse danneggiato da un com-portamento non conforme. Pertantoil veterinario, così come il medico,che decidesse di non condividerepiù la medicina tradizionale per laquale è stato abilitato e di dedicarsiinvece ad una medicina diversa, co-me potrebbe continuare ad essereassoggettato alle stesse regole del-l’Ordine che disciplinano chi eserci-ta la medicina tradizionale? Per coe-renza dovrebbe cancellarsi dall’Or-dine, non chiamarsi più medico ve-terinario o medico chirurgo e chia-marsi invece omeopata, fitoterapeu-ta, pranoterapeuta e via dicendo.Magari iscrivendosi ad un Ordinespecifico, se lo stato glielo ricono-sce e dopo aver svolto un percorsoformativo serio, completo ed accre-ditato in quella disciplina non con-venzionale scelta in modo da ga-rantire il cittadino che per sua sceltavorrà usufruire di quel tipo di assi-stenza. In questo modo si evitereb-bero le asimmetrie informative per ilpubblico che invece esistono quan-do un professionista esercita unaprofessione diversa da quella percui è stato autorizzato e con cui vie-ne normalmente identificato. Il pub-blico sceglierà poi, coscientemente,se rivolgersi all’uno o all’altro, bensapendo cosa aspettarsi se si rivol-ge, ad esempio, ad un medico ve-terinario, piuttosto che ad un omeo-pata degli animali.Tutto questo per dire, in sostanza,che ritengo l’applicazione dellamedicina non convenzionale unaprofessione completamente diver-sa da quella della medicina tradi-zionale, sia per contenuti che per

metodologia, e che non ci dovreb-bero essere commistioni ed interfe-renze a livello professionale se nona livello di dibattito e di crescitascientifica. Su questo terreno, infat-ti, la medicina tradizionale, ben lun-gi dal ritenere esaurite le proprieconoscenze, è giustamente apertaa tutto quanto può derivare da ri-cerche eseguite anche al di fuoridei campi consueti della medicinaippocratica, purché condotte se-condo i canoni della scientificità. Ritengo, pertanto, che la situazioneodierna dell’esercizio della medici-na non convenzionale da parte diprofessionisti abilitati a quella con-venzionale o tradizionale non siacorretta e sia frutto di una tolleranzache nasconde il disagio di affronta-re seriamente il problema. Ad ag-gravare la situazione, proprio per lamancanza di regole chiare e preci-se, sia in campo medico che veteri-nario spopolano in questo settore iciarlatani che, appellandosi a fanta-smagorici corsi di abilitazione ema-nati da altisonanti accademie inter-nazionali e sfruttando la mancanzadi un vero e proprio accreditamen-to ufficiale alle varie medicine con-venzionali con tanto di percorso for-mativo obbligatorio, si improvvisanoguaritori a tutto campo, spesso co-prendo la propria ignoranza medi-ca con le più strampalate teorie me-dico-filosofiche; la propensione del-la gente per la medicina così detta“dolce” e naturale, oltre alle delusio-ni per l’inefficacia della medicinatradizionale in certe situazioni offro-no a questi guaritori un terreno ferti-le da coltivare avidamente. Bastaguardarsi attorno, navigando an-che su internet, per vedere come lemedicine non convenzionali si pre-stino frequentemente a situazionidemagogiche e miracolistiche chenon hanno nulla a che vedere conla scientificità ed il rigore e l’umiltàche dovrebbe contraddistinguere

una scienza medica. Ciò senza nul-la togliere all’onestà di chi invececrede sinceramente nella medicinanon convenzionale e l’applica conrigore e serietà, anche se, ribadi-sco, in modo improprio se si pre-senta al pubblico come medico chi-rurgo o come medico veterinario,perché la medicina da lui praticatanon è contemplata nella sua abilita-zione professionale, almeno finchéquesto problema non sarà affronta-to compiutamente a livello etico elegislativo.

Come spieghi che l’omeopatia el’agopuntura, utilizzate in campoumano, siano state riconosciutedal Ministero della Sanità come di-scipline mediche a tutti gli effetti?L’agopuntura è entrata da tempo afar parte della medicina ufficiale,come una delle tecniche utilizzatead integrazione di quelle più tradi-zionali. Per l’omeopatia, invece,non è esatto affermare che il Mini-stero della Sanità l’abbia ufficial-mente riconosciuta come discipli-na medica a tutti gli effetti. Il Mini-stero ha regolamentato con appo-sito decreto, attuativo di una diretti-va europea, le autorizzazioni all’im-missione in commercio dei medici-nali omeopatici e la loro distribuzio-ne, al fine di porre delle regole a tu-tela del consumatore. Pur avendodi fatto riconosciuto, con questo,l’esistenza di questa realtà, non sipuò certo dire che l’omeopatia siaentrata a far parte delle prestazionielargite o riconosciute dal SSN.

Alla luce di questo riconosci-mento, cosa pensi che succe-derà sia a livello ministeriale siaa livello FNOVI in questo settoredella veterinaria?Mi auguro che anche nel settore ve-terinario si faccia sempre più stradala professionalità che per essere ta-le presuppone il rispetto delle rego-le e della qualità. Il cittadino ha bi-

sogno di garanzie ogni qual voltausufruisce di servizi od acquista deiprodotti: non può ogni volta sperarenella fortuna di incappare in un pro-fessionista serio o in un prodottoadeguato o, viceversa, di evitare ilciarlatano od il prodotto adulterato.Qualcuno deve poter fornire al cit-tadino delle garanzie e, pertanto,anche nel nostro settore la certifica-zione professionale dovrà essereconforme alla preparazione conse-guita ed al suo mantenimento attra-verso un aggiornamento perma-nente certificato ed accreditato. Sele medicine non convenzionali odalcune di esse avranno la capacitàdi accreditarsi ufficialmente attra-verso un loro riconoscimento istitu-zionale ed un loro inserimento orga-nico ed ufficiale nel piano di studiuniversitario, a quel punto esse po-tranno essere applicate a pieno tito-lo dagli abilitati alla professione me-dica, sia umana che veterinaria,con la tutela degli Ordini. Fino ad allora rimane chiaro che l’a-bilitazione professionale consegui-ta con la laurea e l’esame di statoriguarda unicamente la medicinatradizionale od ippocratica ed ogniapplicazione di medicine non con-venzionali è da considerarsi perlo-meno impropria in questo contesto.Mi auguro, infine, che le istituzionitrovino la forza ed il coraggio di af-frontare dal punto di vista etico enormativo il problema dei limiti en-tro i quali può spaziare la libertà discelta terapeutica del medico e delveterinario, a salvaguardia dellasua autonomia, ma anche a garan-zia dell’assistito. Il Comitato bioeti-co della FNOVI, che sta elaboran-do i protocolli per il consenso infor-mato in medicina veterinaria e perla tutela del benessere animale,non potrà esimersi dall’approfondi-re anche l’esercizio della medicinanon convenzionale nell’ambito del-la professione veterinaria. �

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Page 9: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

S P E C I A L E M E D I C I N E N O N C O N V E N Z I O N A L I

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200010

PREMESSAAffrontare il problema delle medi-cine alternative, significa adden-trarsi in questioni mai definitiva-mente risolte. È incontestato peròche tali terapie sono una presenzaconsolidata, all’interno delle prati-che convenzionali, fino ad imporsiin molti casi come alternativa vali-da a problemi lasciati irrisolti dallamedicina ufficiale. Naturopatia,omeopatia, medicina cinese, ecc.:chi cerca un trattamento alternati-vo ha l’inquietante sensazione diperdersi. Questa evoluzione è laconseguenza di molti fattori, su cuiprevale indubbiamente la profon-da crisi che attraversa la medicinaufficiale.La cosiddetta “medicina socializ-zata” realizzata con la 833 del1978, ha decisamente mutato ilrapporto medico-paziente provo-cando sfiducia da un lato e gran-de frustrazione dall’altro.Tutto ciò ha creato i presuppostiideali per una proliferazione spes-so incontrollata di una medicinadiversa le cui informazioni sonocresciute di pari passo con l’inte-resse del pubblico, e che (ed è ne-cessario puntualizzarlo) spessosoffrono di una certa mancanza diequilibrio. Il tipico libro di medicinaalternativa ha di solito un tonoevangelico e presenta la terapia intermini entusiastici disprezzandole cure convenzionali, che a lorovolta per difendere un monopolioche hanno da sempre detenutosono disposte a negare anche i ri-sultati più sorprendenti.Il campo delle arti mediche si pre-

senta quindi complesso e perchiarire alcune posizioni è neces-sario molto senso critico sia neiconfronti dello scetticismo dellamedicina ortodossa che del pro-selitismo messianico di alcuni te-rapisti che impediscono di rivelareil significato autentico della medi-cina alternativa, o quanto menodella verità.È necessario quindi affermare chela qualità della medicina alternati-va è molto variabile. Sapienza e in-sensatezza, pragmatismo e illusio-ne, onestà e avidità coesistono inegual misura. Chi vuole utilizzarele medicine alternative deve impa-rare a distinguere fra ciò che havalore e ciò che non ne ha.Anche la medicina ufficiale del re-sto ha le sue contraddizioni, tantoche possiamo affermare che tutti ipercorsi che portano alla guarigio-ne sono un misto di forza e di de-bolezza.Non dobbiamo poi dimenticareche la medicina ufficiale è diventa-ta tale perché ha avuto la capacitàdi organizzarsi burocraticamente epoliticamente ma che tale capa-cità e i riconoscimenti di massanon significano necessariamente ilpossesso della scienza.È vero invece che motivi storicihanno visto un settore della medi-cina, caratterizzato dall’approccioscientifico, prendere il sopravven-to rispetto ad altri.In senso cartesiano la porta chepermette lo studio scientifico dellasalute e della malattia è stata aper-ta ma lo studio è una cosa e il be-nessere dell’individuo è altro.

Oggi forse i tempi sono maturi

per pensare in termini di “medi-

cina complementare”. Numero-

se cliniche offrono terapie co-

siddette alternative a comple-

mento della terapia convenzio-

nale e questo cambiamento di

mentalità deve continuare nella

direzione di una trasformazione

più ampia che coinvolga gli in-

terlocutori dei due settori e che

servirà a superare una contro-

versia ormai patetica

CHE COS’È LA TERAPIAALTERNATIVA?Per coloro che la praticano la me-dicina alternativa è l’arte di usaremetodi naturali e sicuri per arrivarealla radice dei problemi, per aiuta-re l’organismo a guarire da solo eper prevenire le malattie prima chesi manifestino. È molto raro che siottengano risultati così perfetti.I medici ortodossi la definirebberocome una congerie di rimedi nonsperimentati di tecniche scorrettesenza nessun valore se non quelloplacebo. Anche questa è sicura-mente troppo pessimista.Forse in modo più equilibrato an-che se un po’ minimalista si po-trebbe affermare che la medicinaalternativa è quella che compren-de tutti i possibili percorsi di guari-gione che non appartengono al-l’ambito della medicina convenzio-nale.

I TRE IDEALI DELLA TERAPIAALTERNATIVAChi pratica una medicina alternati-va è ispirato da tre grandi ideali: 1)che le cure siano naturali,2) che le cure siano olistiche,3) che promuovano il benessereglobale.

Ideale n° 1Il principio più famoso degli opera-tori di medicina alternativa è l’idea-le della medicina naturale. Questoatteggiamento è spinto dalla pas-sione più che dal freddo calcolo,anche se ha il supporto di alcuniargomenti razionali. I sostenitoridella medicina naturale preferisco-no le erbe ai farmaci non perchéfrutto di un’analisi rischi/benefici,ma perché sentono che una tazzadi tè di zenzero è molto più saluta-

re di qualsiasi prodotto farmaceu-tico. In confronto lo sterile prepara-to chimico sembra avere la stessanatura dei pesticidi. La maggiorparte dei medici non credono chela natura abbia creato le erbe conlo scopo di guarire e ammessoche ci siano certi risultati è soloper caso. In altre parole chi sostie-ne la medicina naturale ha unasensibilità estetica molto diversada quella dei medici tradizionali.

Ideale n° 2La concezione olistica è un altrogrido di battaglia del movimentodella salute alternativa. La medici-na tradizionale si concentra suisingoli aspetti della salute, ma dif-ficilmente cerca di considerare lapersona nel suo insieme. La meto-dologia che il medico ha imparatonon insegna a vedere la situazionenel suo insieme, ma a guardare idettagli. Probabilmente la medici-na classica è condannata a unaspecializzazione sempre più radi-cale.

Ideale n° 3Parlando di obiettivi del benesserela medicina alternativa non ha ri-vali. Le medicine prescritte daimedici possono sconfiggere lemalattie, ma non riescono a pro-durre uno stato di solida vitalità. Lamedicina classica si concentrasulle malattie utilizzando esami ecure fastidiose, mentre il principa-le obiettivo delle terapie alternativeè rafforzare l’individuo. Le duestrategie sono entrambe importan-ti ma in contesti diversiÈ utile ricordare poi che se questitre grandi ideali ispirano tutti colo-ro che lavorano in questo campo,non tutti li mettono in pratica conuguale serietà. È meglio non farsisedurre dalle filosofie estreme. Ènecessario che i pazienti raccol-gano più informazioni possibili eche si riservino il diritto di prende-re tutte le decisioni finali.

MITO E REALTÀEsplorando il mondo delle medici-ne alternative si rimane soprattuttosorpresi dalle affermazioni estre-me che provengono in senso elo-giativo da chi le pratica e in sensodenigratorio da chi le ritiene per-fettamente inutili.Penso sia utile fare una rassegnacritica delle più frequenti convin-zioni dell’una e dell’altra parte perseparare leggenda e realtà e peraccedere razionalmente all’usodella medicina alternativa.

1a AFFERMAZIONELa medicina alternativa aiuta l’or-ganismo a guarirsi da solo (mentrela medicina convenzionale com-batte la malattia).

L’affermazione iniziale contieneuna mezza verità. Molte tecnichealternative aggrediscono le malat-

tie con la stessa tenacia della me-dicina tradizionale. Attualmentec’è un grosso interesse per la can-dida, lievito molto diffuso. Molti te-rapeuti alternativi raccomandanocambiamenti dietetici supplementie vari medicinali per impedire lacrescita del microrganismo. Maviene spontaneo chiedersi perchécombattere la Candida con acidocaprilico dovrebbe essere concet-tualmente diverso che distruggerei batteri con la dicloxicillina.In entrambi i casi si cerca di elimi-nare un agente patogeno, non va-lorizzare la forza intrinseca dell’or-ganismo.Anche la medicina classica si ri-volge poi ai poteri autorisanantidel corpo: la tetraciclina non ucci-de direttamente i batteri, si limita abloccarne lo sviluppo. La battagliadeve essere vinta dal sistema im-munitario.

2a AFFERMAZIONELa medicina alternativa previenele malattie (mentre la medicinaconvenzionale si limita a curarlequando si manifestano).Non c’è medicina che abbia il mo-nopolio della prevenzione. Glioperatori della medicina alternati-va hanno dato molti contributi allaprevenzione. Sono stati i naturopa-ti a consigliare per primi le dietevegetariane a basso tenore digrassi. Questo tipo di alimentazio-ne riduce drasticamente le malat-tie gravi dell’età avanzata. Sonosempre stati i nutrizionisti a consi-gliare gli antiossidanti. Ora anchele riviste mediche esaltano le virtùpreventive delle vitamine A, E, C.Tuttavia sono stati i medici con-venzionali a scoprire il nesso fraipertensione, colesterolo elevato ecardiopatie. I medici convenziona-li hanno inventato i vaccini, ed èstata ancora la medicina classicaa promuovere l’igiene. Alla scoper-ta dei germi patogeni si è imposta-to nell’ambito di un vasto program-ma di disinfezione un efficace trat-tamento dei rifiuti fognari, per ave-re acqua e cibi più sicuri.

3a AFFERMAZIONELa medicina alternativa cura lecause (la medicina ortodossa curasolo i sintomi).

Il problema “Medicina alternativa”di Angiola Ferrari

Docente pressoIstituto di Clinica MedicaVeterinaria, Università di Parma

Hahnemann

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Indubbiamente la medicina con-venzionale punta molto più sui sin-tomi che sulle cause. Non è chequesto sia un dogma dei mediciortodossi, ma alleviare i sintomi èquasi sempre più semplice che ri-mediare alle cause. Anche gli ope-ratori alternativi trovano difficile ar-rivare alle cause, ma hanno a di-sposizione molte più opzioni ri-spetto alla controparte che si develimitare ai metodi verificati scientifi-camente. A volte si arriva al pro-blema attraverso l’arte piuttostoche tramite la scienza.La catena delle cause non si inter-rompe mai. La causa ultima dellamalattia è la mortalità fisica in sestessa.Ogni affermazione ha aspetti posi-tivi e negativi. Le ampie generaliz-zazioni sulla terapia alternativa nonrispecchiano la realtà. È comunqueimportante spazzare la retorica efare molta attenzione a questocampo vasto e differenziato.

OMEOPATIANon vi è dubbio che fra le tantemedicine alternative l’omeopatiaoccupa un posto estremamenteimportante per la particolare diffu-sione e per i criteri generali chesono di tipo scientifico, anche sela maggior parte degli scienziati laconsidera una evidente insensa-tezza.Diversamente dalle erbe e daisupplementi alimentari, i rimediomeopatici non contengono ele-menti materiali misurabili. Ci sonoperò le prove che l’omeopatia fun-ziona e questo fa supporre che ta-le efficacia sia dovuta a forze natu-rali ancora sconosciute.Tutti sanno che tale pratica è statainventata da un medico tedesco dinome Samuel Hahnemann (1755-1843). Disgustato dalle pratichebarbare dei suoi tempi cercò diformulare un sistema di medicinapiù dolce di quello che vedevapraticato intorno a sé. Il suo meto-do divenne rapidamente popolaree si estese a molti paesi, in granparte perché era più umano dellecure convenzionali.In realtà qualsiasi approccio sareb-be stato più accettabile dei tratta-menti prevalenti al tempo di Hah-nemann. Era l’epoca in cui si utiliz-zavano salassi, vescicamenti, in-duzione al vomito con sali velenosidi antimonio e purghe intestinalitossiche a base di mercurio. Eglibasava l’omeopatia su tre principidi sua invenzione. Il primo è la leg-ge dei simili, il secondo è la leggedelle dosi infinitesimali, la terza è lalegge della cronicizzazione.La tossicità delle sostanze impie-gate, specie per lunghi periodi,portò Hahnemann alla decisionedi diluire in acqua il farmaco e didinamizzare la soluzione impri-mendo 10 colpi al flacone. Hahne-mann notò che tale operazione in-vece di neutralizzare il principio at-tivo del farmaco lo rendeva privodi effetti tossici ma con una azionesempre più efficace. Diluizioni an-che molto inferiori al numero diAvogadro (12 CH), soluzioni in cuidal punto di vista chimico non è

più possibile rintracciare molecoledi soluto, causavano la comparsadi sintomi generali e psichici. Lapatologia scompariva se tali pre-parati venivano somministrati amalati con un quadro sintomatolo-gico simile a quello dello speri-mentatore. Sono state queste os-servazioni che portarono alla for-mulazione della legge dei simili.Questa legge rimase fondamenta-le fino alla scoperta della teoriadella relatività e della fisica quanti-stica che permisero di elaborareun supporto scientifico più accet-tabile legato alla visione di un uni-verso costituito da un insieme dicampi elettromagnetici, in conti-nua interazione fra loro. Materia edenergia non sono due realtà distin-te ma espressioni della stessa na-tura, e questo ha permesso la va-lutazione di ogni essere viventecome organismo energetico conun equilibrio dinamico, sollecitatoda altri campi, e con una vibrazio-ne elettromagnetica caratterizzatada una propria frequenza e lun-ghezza d’onda.Tale vibrazioneesprime la vis vitalis dell’organi-smo cioè la sua capacità di man-tenere l’omeostasi di fronte allesollecitazioni esterne e la sua ca-pacità organizzativa intelligentenei confronti di agenti patogeni on-de elaborare la migliore rispostaper superare l’aggressione.Le vibrazioni elettromagnetiche diciascun individuo ubbidiscono alleleggi della meccanica ondulatoriaper cui possono essere in risonan-za o in dissonanza, in fase o in con-trasto di fase a seconda della so-miglianza o meno delle loro lun-ghezza o frequenza. Entreranno inrisonanza le onde con lunghezza efrequenza più vicine cioè più simili.La comparsa quindi della malattiaè condizionata dalla risonanzadella frequenza elettromagneticafra organismo ed agente patoge-no. Con questa teoria trovanospiegazioni anche le patologie dimassa, che sono predisposizionianaloghe nei confronti di alcunenoxe di individui analoghi per etàrazza, condizioni ambientali e ali-mentari. Allo stesso modo, il far-maco che sul soggetto sano avràcausato i sintomi più simili a quellimanifestati dal paziente potrà, en-trando in risonanza con il malato ri-condurlo alla sua frequenza di sa-lute. Per questo motivo la sceltadel farmaco o rimedio da sommini-strare va compiuta cercando il si-millimum cioè il più vicino alla tota-lità dei sintomi.La visita omeopatica consisteràquindi innanzi tutto nella raccoltaorganica e sistematica dei sintomia livello psichico, generale e fisico.Il rimedio scelto sarà tanto più effi-cace quanto più sarà stato diluitoe dinamizzato, agendo quindi a li-vello energetico per riportare inequilibrio la frequenza elettroma-gnetica del malato. La guarigionesegue poi un cammino a ritroso inaccordo con il secondo principiofondamentale dell’omeopatia, lalegge di Hering. Questa teoria pre-vede il funzionamento intelligentedella vis vitalis, che tende a pre-

servare la funzione mentale edemozionale rispetto alla fisica e gliorgani più delicati rispetto agli altrie seguirà nel cammino di guarigio-ne la via inversa, dal piano psichi-co a quello fisico e dagli organicentrali a quelli periferici per cui siavrà la scomparsa dei sintomi dal-l’alto verso il basso, dall’internoverso l’esterno e gli ultimi compar-si saranno i primi a scomparire.Nonostante le ipotesi suggestivedi una natura corporea percorsada vibrazioni elettromagnetiche sucui agire attraverso rimedi che ri-porterebbero equilibri sconvolti,l’omeopatia vive una strana situa-zione. Sempre più accettata dauna utenza disillusa dalla medici-na ufficiale, non riesce a convince-re la comunità scientifica per l’im-possibilità di dimostrare la ripetibi-lità dei suoi successi basati su me-todiche statistiche. Manca quindia questa pratica medica il confor-to dell’ufficialità. Molto comunqueè stato conquistato. E molto scetti-cismo è crollato per la richiestasempre più forte di una maggioreattenzione all’individuo inteso co-me unità indissolubile composta dianima e corpo capace di interagi-re se opportunamente sollecitato

con il farmaco e con il terapeuta.Al riconoscimento dell’omeopatiain Italia collaborerà anche il nostrofar parte della Comunità Europea,in alcuni paesi della quale tale pra-tica medica è da lungo tempo ri-conosciuta.

STORIA DELLA LEGISLAZIONEOMEOPATICANel Testo Unico delle Leggi Sani-tarie del 1934, che fino al 1991 èstato alla base della disciplina del-la produzione e commercializza-zione dei prodotti medicinali non viè nessuna disposizione per i pro-dotti omeopatici. Di fronte a tale si-tuazione, il Ministero della sanitàchiese più volte al Consiglio Supe-riore di Sanità quale fosse l’orien-tamento da assumere nei confron-ti dei prodotti omeopatici.Il 15 settembre del 1978 il Consi-glio decise di considerare i prodot-ti omeopatici estranei alla regola-mentazione delle specialità e deiprodotti medicinali e di permetter-ne la fabbricazione magistrale, divietare la presentazione o la pro-paganda come specialità medici-nali, a norma delle leggi sanitarie.Si richiese un ulteriore parere alConsiglio Superiore di Sanità chevenne espresso il 29 settembre del1979, nel senso che si devono sot-toporre a controllo di composizio-ne qualitativa e quantitativa le solu-zioni madri da cui si ottengono lediluizioni terapeutiche. Nella stes-sa seduta venne votata la Com-missione di esperti che avrebberodovuto controllare i materiali omeo-patici diretti alla terapia.Dai pareri forniti dal Consiglio erachiaro che non si voleva conside-rare i prodotti omeopatici dei me-dicinali e questo comportava chefossero esclusi dalla vigilanza sa-nitaria.

Il Consiglio interpellato di nuovo nel1980 precisò che le officine cheproducono omeopatici devonoavere autorizzazioni per i prodottigalenici, e ribadiva che per i pro-dotti provenienti dall’estero valeva-no i controlli fatti in questi paesi.Nel 1981 la Direzione Generale delServizio Farmaceutico faceva pre-sente come i prodotti omeopaticiessendo curativi dovessero essereconsiderati “medicinali” come sta-bilito dalla direttiva 65/65 CEE.Il problema del prodotto omeopati-co continuò ad essere motivo digrandi dibattiti e oggetto di nume-rose proposte che furono esami-nate dal Consiglio delle ComunitàEuropee e anche dal parlamentoche le approvò nel 1992. I testi fi-nali furono pubblicati nella G U E il13 ottobre 1992 (direttive 92/73,92/74).Le disposizioni di queste direttivesono state l’origine dell’emanazio-ne del D L.110/95, che puntualizzala definizione di medicinale omeo-patico veterinario, il loro campo diapplicazione, la procedura sempli-ficata di registrazione l’etichettatu-ra e il foglietto illustrativo.L’emanazione di tale decreto èstata sicuramente un passo avantiverso un maggior riconoscimentodella terapia omeopatica e deverappresentare la spinta a cercarenuove metodologie per dimostrarein modo scientifico la sua validità.L’omeopatia moderna e in partico-lare l’omotossicologia hanno am-pliato la legge di Hahnemann eoggi possono essere gettati deiponti tra la tradizionale omeopatiaunicistica e la medicina conven-zionale.

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Page 11: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Una analisi corretta dei rapporti framedicina e tecniche complemen-tari, impone in via preliminare didefinire cosa si intende per “medi-cina”. Non abbiamo a disposizio-ne una definizione giuridica equindi dobbiamo dedurla dall’art.32 della Costituzione per il quale lasalute è un diritto dell’individuo edinteresse della collettività, come ri-badito anche nel primo articolodella riforma dell’833/78. La sorve-glianza dello stato trova il suo pri-mo riferimento nell’art. 100 delR.D. n.1265/1934 (TULLSS), chevieta di esercitare la professione dimedico a chi non ha conseguitol’abilitazione ed ancora nell’art.2229 C.C., che impone l’obbligo diiscrizione in appositi albi per l’e-sercizio delle professioni intellet-tuali; nell’art. 2231 C.C., che nonconsente di esigere onorari daparte di chi non ha tale iscrizione;ed inoltre nell’art. 348 C.P. che pu-nisce l’abusivo esercizio della pro-fessione da parte di chiunque nonsia munito dell’apposita abilitazio-ne dello Stato.Da questo insieme di norme deri-va che le diverse professioni intel-lettuali sono di interesse collettivoe hanno rilevanza sociale per cuil’esercizio di esse richiede di ave-re requisiti di preparazione cultu-rale e scientifica. Lo stato quindideve garantire ai cittadini la figuradi professionisti, per lo meno sotto

il profilo dei requisiti legali. Daquanto detto si desume che permedicina si pensa a una profes-sione intellettuale con basi verifi-cate grazie alle quali pervenire al-la diagnosi e conseguente terapiacon il minimo rischio. La facoltàdel medico di adottare le “tecni-che complementari” si collega agliart. 19, 23, 50 del Codice deonto-logico (conoscenza dei mezzi dia-gnostici e terapeutici, aggiorna-mento permanente, evitare di in-correre in una sperimentazionepericolosa o non necessaria). Per-tanto le tecniche mediche comple-mentari dovrebbero essere soloquelle della cosiddetta medicinaalternativa la cui efficacia e perico-losità sia stata verificata dalla “me-dicina scientifica” e che quindipossono essere adottate da unmedico che abbia acquisito com-petenza tecnica in esse. Non esi-ste una legge che obblighi il medi-co a determinati protocolli diagno-stici e terapeutici ma nella libertàtecnica del medico vi è il limite im-posto a chiunque di non provoca-re danni per non incorrere in ipote-si di colpa professionale con ilconseguente dovere di risarcire ildanno (art. 2043 C.C.).Per la valutazione giudiziaria deicasi nei quali il peggioramentodella malattia si verifica a seguitodi trattamenti privi di convalidascientifica, nel metodo medico le-

gale di prova sul punto della re-sponsabilità vale la presunzione dicolpa a carico del prestatore, nonesistendo a suo favore alcun ele-mento circa la validità del metodoadottato e la sua personale capa-cità (preparazione) nell’adottarlonel caso specifico. La libertà diprescrizione infatti non è tanto unsuo diritto fondamentale quanto lostrumento essenziale per assolve-re gli obblighi contrattuali o nonche egli assume verso l’assistito oin altri termini lo strumento attra-verso il quale l’assistito realizza ilproprio interesse. La “libertà” nel-l’uso di mezzi diagnostici e tera-peutici non significa quindi arbitrioo sconfinamento nella sperimenta-zione indiscriminata e deve restarelimitata all’ambito di quello che lescienze bio-mediche hanno positi-vamente verificato, anche se talinozioni non sono ancora entratenei piani di studio per conseguirela laurea in medicina. Merita unaconsiderazione particolare il medi-co omeopata, nei cui confronti nonesistono preclusioni di ordine giu-ridico e deontologico all’eserciziodella professione sanitaria e chequindi gode di una maggiore pro-tezione in caso di colpa professio-nale. Nell’art. 19 del Codice Deon-tologico si asserisce che le cureomeopatiche non possono essereconsiderate terapie nuove da ri-servare all’ambito della sperimen-tazione clinica e nella direttivaCEE 92/73 sempre a propositodella medicina omeopatica si af-ferma che “occorre consentirel’accesso dei pazienti ai medicina-li di loro scelta”. Certo è sempreconsigliabile rispettare il doveredell’informativa al paziente, pro-spettando anche l’eventuale ricor-so alla medicina allopatica. Per unapprezzamento tecnico veramen-te sgombro da pregiudizi si riter-rebbe opportuna la composizionedi un collegio peritale compren-dente un esperto di medicina nonortodossa, in grado di garantireuna visione obiettiva del problemanel rispetto dei diritti del paziente edel medico.Si può concludere pertanto chese non è possibile per legge re-golamentare l’atto medico, stabi-lendo con quali mezzi deve esse-re curata una determinata malat-tia o con quale tecnica deve es-sere eseguito un determinato in-tervento chirurgico, si deve rego-lamentare per legge il settore del-la medicina alternativa in cui sisono inseriti ciarlatani e guaritorifasulli. Sarebbe opportuno, che ilnostro legislatore si decidesse adefinire cosa è e chi è il medico ecosa si intende per atto medico.Un piccolissimo stato come ilKuwait ha dato dell’atto medicouna definizione molto esauriente.“Il medico è colui che con atticompiuti di persona o con l’ausiliodi terzi qualificati o in qualunquealtro modo formula diagnosi, pre-scrive farmaci, compie su un es-sere umano atti medici o chirurgi-ci o psicologici, preleva campioniper esami diagnostici e ne valutai risultati, impiega energie di qua-

lunque specie e natura a fine dia-gnostico e terapeutico, impiegaallo stesso fine fattori fisici comeonde sonore o luminose o di qua-lunque altra natura”. È ovvio cheun legislatore non può fare di più,perché il progresso scientificoodierno è rapidissimo e se venis-sero indicati per legge i modi e imezzi per diagnosticare e per cu-rare resterebbe nell’illegalità tuttociò che di nuovo viene acquisitodalla scienza.Questo, costituirebbe un sistemaoscurantista con infinite diatribefra chi vuole rendere “legale” undeterminato medico e chi vuolelasciarlo nell’illegalità. La defini-zione precedente è comunqueimportante perché limita drastica-mente ai medici la diagnosi e laterapia lasciando ovviamente allascienza medica il compito di ac-certare quello che è valido e ciòche non lo è.

ATTIVITÀ MEDICA E TUTELADEL PAZIENTEL’attività medica si colloca oggi inun contesto complesso e articola-to. Il rapporto medico-paziente hasubito nel tempo molti cambia-menti: la tendenza a esercitare en-tro strutture organizzate, la rilevan-za data dal progresso scientifico alprofilo tecnico dell’attività svoltasono i segni di una evoluzione so-ciale ed economica ma sul pianogiuridico sono anche parametri divalutazione che coinvolge medicoe paziente. In questi termini hasenso parlare di una relazionecomplessa ossia una relazione ta-le per cui la soluzione dei possibi-li conflitti si raccorda alle variabilistrutturali appena ricordate.Prima di affrontare lo studio di que-sta relazione è utile individuarequali siano i diversi interessi cheinteragiscono al suo interno, peridentificare i potenziali punti diconflitto tra i soggetti, rispetto aiquali ha senso porsi un problemadi tutela.Non c’è dubbio che al centro dellarelazione medico-paziente dominil’interesse alla salute di colui neiconfronti del quale l’attività vienesvolta e che tale interesse sia co-mune a entrambi i soggetti dellarelazione. Si può dire cioè che tramedico e paziente si instauri unrapporto di tipo cooperativo.L’attività volta al raggiungimentodel benessere del soggetto è taleda esporre quel medesimo bene arischi di danno. In questi terminil’attività medica è al tempo stessoattività tendenzialmente utile e po-tenzialmente dannosa e ciò con ri-ferimento al medesimo bene og-getto della tutela.L’interesse primario del pazientead essere curato non esclude neifatti la sopportazione del rischio didanno da parte sua solo perchéquel rischio risulta connesso a unaattività di per sé esercitata a suofavore.Tra utilità e rischio esiste pertantouna sorta di parallelismo.La regola di condotta relativa al-l’attività potenzialmente dannosanascerà da un contemperamento

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200012S P E C I A L E M E D I C I N E N O N C O N V E N Z I O N A L I

Zootecnia biologica ed approccio omeopatico

L ’Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica incollaborazione con la Scuola di Specializzazione in Etologia

Applicata e Benessere degli Animali d’Interesse Zootecnico e degliAnimali d’Affezione, della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano, hatenuto, il 23 maggio scorso, presso l’Istituto Zooprofilattico di Milano, uninteressante workshop su ZOOTECNIA BIOLOGICA ED APPROCCIOOMEOPATICO.Nella sua relazione il dott. Paolo Pignattelli ha ricordato che se è im-possibile parlare di zootecnia biologica senza passare dall’agricolturabiologica è altrettanto difficile non tenere conto delle opportunità che lamedicina alternativa in generale e l’omeopatia in particolare possonodare per l’affermazione del metodo biologico in zootecnia anche inconsiderazione dell’importanza che il regolamento 1804/99 gli attribui-sce (Allegato I, capitolo B, art. 5 alla voce; profilassi e cure veterinarie,per bovini suini, ovi-caprini, equidi e pollame, come pure per le api, art.6-capitolo C).Il dott. Carlo Silviani, veterinario omeopata e vicepresidente dell’Asso-ciazione di Zootecnia Biologica e Biodinamica, dopo un breve richiamoalle origini dell’omeopatia ne ha descritto il principio che consiste nelcurare le malattie con la somministrazione di quella sostanza o quellesostanze (di natura vegetale, minerale o animale) che provocano susoggetti sani sintomi, segni e lesioni simili a quelli osservati nella ma-lattia, quindi si basa sul principio della similitudine “similia similibus cu-rantur”.Molto interessanti le esperienze di campo documentate dal dott. Mar-co Verdone, veterinario, specialmente sulle vacche da latte in zona par-migiano, sia sul piano della riduzione dei trattamenti per la prevenzio-ne e cura delle mastiti e dei problemi della sfera genitale, sia a livellodel miglioramento quali-quantitativo della produzione lattea e relativatrasformazione, il tutto ottenuto a costi molto inferiori rispetto all’uso deifarmaci allopatici tradizionali.Provocatoria la domanda che si è posta la dottoressa Antonella Carte-ri: “Vaccinazioni, un bene o un male? Qualsiasi intervento vaccinale,seppure necessario non è privo di rischi e, poiché non dà effetti nega-tivi immediati, si pensa che sia innocuo. Si dimentica invece che le vac-cinazioni negli animali da affezione sono sempre un trauma e non solopsicologico e possono predisporre gli animali ad una serie di patolo-gie, pertanto una cura omeopatica, scelta secondo l’esatta metodolo-gia, può servire anche ad annullare questi effetti negativi”.

Paolo Pignattelli

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Page 12: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Sull’istituzione dei registridei medici che esercitanoterapie non convenzionali

si è recentemente espressa la co-munità degli omeopati italiani. LaFIAMO (Federazione Italiana del-le Associazioni e dei MediciOmeopati), ritiene infatti neces-sario prestare molta attenzione aiparametri adottati dai Registri etenere conto della complessitàdelle terapie che si avvalgonodella prescrizione di medicinaliomeopatici. Mentre per la FNOM-CeO (Federazione Nazionale Or-dini dei Medici Chirurghi e degliOdontoiatri), i Registri sono isti-tuiti a solo fine statistico – cogni-tivo senza pretesa di legittimazio-ni di alcun tipo, né scientifica, népubblicitaria, per la FIAMO sipongono egualmente alcuni in-terrogativi di fondo: Chi può qua-lificarsi come omeopata? Qualeformazione e quale metodicaprofessionale può essere consi-derata qualificante? Come si tu-tela il cittadino da possibili formedi abusivismo? Le risposte sonocontenute in un documento uffi-ciale che Pindaro Mattoli, Presi-dente della FIAMO, ha trasmessoa tutti gli Ordini Provinciali deiMedici e di cui riportiamo di se-guito un estratto.

(Dal documento FIAMO del 15-2-2000)

IDENTITÀ DELLA MEDICINAOMEOPATICA E DEL MEDICOOMEOPATATenendo conto che l’unico atto le-gislativo e ufficiale, a livello comu-nitario e nazionale, riguardante la

Omeopatia è la regolamentazionedella fabbricazione e distribuzio-ne dei medicinali cosiddetti“omeopatici” (detti tali solo in ba-se al sistema di produzione), po-trebbe essere considerato conse-quenziale chiamare “esperto inMedicina Omeopatica” qualsiasiprescrittore di medicinali omeo-patici.Il nostro Consiglio Direttivo, con-siderando invece il problema daun punto di vista degli statuti epi-stemologici e delle tecniche clini-che di prescrizione, ha già datempo compilata una classifica-zione delle metodiche terapeuti-che e delle relative figure profes-sionali che si avvalgono dellaprescrizione di medicinali omeo-patici che prevede tre metodicheprofessionali distinte (MedicinaOmeopatica, Omotossicologia,Medicina Antroposofica) che ri-chiedono una formazione profes-sionale specifica, ed altre metodi-che che non la richiedono e chequindi non possono essere consi-derate come entità professionalia sé stanti né prevedere unaqualche qualifica. Un unico Regi-stro per le tre categorie ne ne-gherebbe le distinte identità e ne-gherebbe la validità della classifi-cazione di cui sopra, che è ora-mai acquisita a tutti i livelli, pro-fessionali e istituzionali. Sarebbe inoltre altamente lesivoper l’identità professionale delletre categorie menzionate, dal mo-mento che sarebbe istituzionaliz-zata l’inflazione della qualifica di“medico omeopata”, già usata datempo a sproposito a livello di cul-tura generale e di mass-media, esarebbe negata la rispettiva iden-tità professionale ai medici Omo-tossicologi e Antroposofi. Taleevenienza andrebbe peraltro so-prattutto anche a danno del citta-dino utente, che non avrebbe lapossibilità di accedere con totaleconsapevolezza, con “consensoinformato”, alle varie terapie cheutilizzano la prescrizione di medi-cinali “omeopatici”.

FORMAZIONE PROFESSIONALEL’insegnamento della Medicinain Italia è tradizionalmente ap-pannaggio esclusivo delle uni-versità che ne garantiscono laqualità e la uniformità su tutto ilterritorio. La cultura delle Medici-ne Non Convenzionali, proprioperché “non convenzionale”, ècompletamente al di fuori delmondo universitario e, per ora,non c’è università o associazioneparauniversitaria, seppur autore-vole, che possa garantire la qua-lità della cultura medica non con-venzionale e del relativo insegna-

mento. È indubbio peraltro che,in un futuro che si spera prossi-mo, le MNC validate nel temposaranno integrate nella scienzamedica ufficiale ed insegnatenelle università come specializ-zazione. A tale scopo si pone nelfrattempo il difficile problema diqualificare prima e “traghettare”poi integralmente nel mondoscientifico ufficiale la cultura me-dica non convenzionale, senzaperderne aspetti importanti du-rante il tragitto.Nell’ambito della comunità omeo-patica italiana il problema dellafissazione di parametri uniformi diinsegnamento della MedicinaOmeopatica si è posto già damolti anni, in presenza di varie as-sociazioni di scuole che avevanociascuna i loro parametri qualitati-vi e quantitativi. Su tale linea disviluppo, la FIAMO, dopo averesercitato già dal 1994 un’operadi consulenza per i vari gruppi discuole attraverso l’opera del Co-mitato per la Formazione Profes-sionale, ha trasformato circa unanno fa tale comitato in Diparti-mento Scuole, Formazione e Inse-gnamento i cui parametri sonooramai acquisiti dalla maggioran-za delle scuole italiane di Medici-na Omeopatica.

SANATORIAIn assenza, come sopra detto, diindicazioni tecniche qualificantida parte della FNOMCeO (Fede-razione Nazionale Ordini dei Me-dici Chirurghi e degli Odontoiatri),la possibilità che siano istituiti daparte dei vari Ordini dei Mediciprovinciali dei Registri di omeopa-ti solo su autocertificazione, senzatener conto della classificazione di

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 13S P E C I A L E M E D I C I N E N O N C O N V E N Z I O N A L I

In Parlamento la questione dei Registri degli Omeopati

Verso una regolamentazione della Medicina OmeopaticaCritico il parere della FIAMO

Sono 6.000.000 gli italiani

che si curano con le

medicinealternative

L o ha accertato la Doxa,che ha anche valutato che

l’81% di coloro che si curanocon le medicine alternative“hanno compiuto una sceltaconsapevole, affidandosi aimedici esperti”. Sempre secon-do la Doxa, gli italiani che si cu-rano con l’omeopatia “erano 2milioni e 500mila nel ’93”. Per-tanto in sette anni sono aumen-tati del 141 per cento.

SIAV: una proposta normativa

La SIAV - Società Italiana di Agopuntura Veterinaria - ha elabo-

rato una proposta normativa per il proprio settore, articolata in

tre specifici ambiti: professionale, culturale e formativo.

AMBITO PROFESSIONALE

• Possono praticare l’agopuntura veterinaria in ambito libero-

professionale i medici veterinari iscritti ad uno degli Ordini

Provinciali e in possesso di una certificazione attestante la

partecipazione ad un corso di formazione specialistica in

agopuntura veterinaria

• Solo i medici veterinari in possesso dei requisiti sopra indica-

ti possono esercitare presso i Presìdi Veterinari Pubblici e

presso gli Ospedali Veterinari Universitario-Didattici

• Istituzione di una sezione dell’albo Professionale dedicata

esclusivamente ai medici veterinari che praticano medicine

non convenzionali per animali

• Regolamentazione della dicitura “Agopuntura Veterinaria”

AMBITO CULTURALE

• Costituzione di un Coordinamento Nazionale delle MNC per

Animali per il riconoscimento ufficiale delle MNC veterinarie

• Attivazione di seminari di presentazione delle MNC ai medici

veterinari nell’ambito degli Ordini Provinciali

• Diffusione della cultura delle NMC presso le Associazioni de-

gli Allevatori

• Coinvolgimento di Università, SSN e del mondo scientifico

ufficiale

AMBITO FORMATIVO

• Definizione della durata e del monte ore teoriche e pratiche

dei corsi di formazione specialistica

• Esercitazioni pratiche distinte per specie animale

• Ciascuna scuola può attivare corsi per una o più specie ani-

mali ed è tenuta a sottoporre il proprio programma didatti-

co ad una Commissione delle Scuole di Agopuntura Veteri-

naria che abbia al suo interno un rappresentante della FNO-

VI

• Prevedere esami teorico-pratici annuali e tesi di fine corso da

discutere davanti ad una Commissione esaminatrice che in-

cluda un rappresentante dell’Ordine dei Medici Veterinari di

pertinenza territoriale, possibilmente esperto in agopuntura

veterinaria

Page 13: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

cui sopra e senza parametri dicontrollo, è un’ottima occasioneper una moltitudine di prescrittoriimprovvisati di ogni genere di me-dicinali omeopatici per qualificarsicome “omeopati”. All’interno della nostra categoriaprofessionale la invadenza di talisedicenti omeopati costituisceun vero e proprio “abusivismo”che, nell’ambito della recente dif-fusione per moda delle medicinealternative, sta danneggiando

seriamente la nostra categoriaprofessionale.

SCUOLE PRESSO ORDINIGià da molti anni alcuni Ordini deiMedici hanno ospitato ed ospita-no scuole di Medicina Omeopati-ca. Ciò indubbiamente dona unaqualche omologazione sia all’O-meopatia, sia soprattutto allascuola ospitata.Nell’impossibilità di distinguerela qualità dell’insegnamento, non

esistendo parametri accreditatiin questo senso, in alcuni casi lescuole ospitate sono direttaemanazione di alcune ditte diproduzione farmaceutica. Tuttociò produce, purtroppo con l’in-consapevole e determinantecontributo di alcuni Ordini, unosquilibrio a sfavore delle verescuole indipendenti, che sono leuniche a trasmettere il correttosapere omeopatico, e un inqui-namento e un danno notevole al-

questo contesto poche entità as-sociative professionali, ed in pri-mis la nostra Federazione, solle-citano i politici verso una qualifi-cazione adeguata delle MNC ingenere e dell’Omeopatia in parti-colare.

MNC PRESSO STRUTTURE PE-RIFERICHE DEL SERVIZIO SA-NITARIO NAZIONALERecentemente, in alcune strutturesanitarie pubbliche, su iniziativa esollecitazione personale di alcunimedici, sono stati aperti “ambula-tori omeopatici”. Il recente pianosanitario del Ministero della Sanitàprevede fondi suppletivi per pre-stazioni non convenzionali. Ciòpresuppone una qualche omolo-gazione delle MNC. In assenzatotale di classificazione e defini-zione delle varie figure professio-nali omeopatiche, il cittadinoutente non ha nessuna garanziache il medico che lo visita sia real-mente “esperto in MedicinaOmeopatica” e che la prestazionesia realmente “omeopatica”.

ABUSIVISMOIn campo omeopatico l’abusivi-smo è organizzato e cresce allaluce del sole: esistono vere e pro-prie scuole per non medici che in-segnano, insieme a molte metodi-che diagnostiche e terapeutichealternative, anche rudimenti diMedicina Omeopatica. Si alludeai “naturopati”, che sono una ca-tegoria che sta crescendo vertigi-nosamente sull’onda della spe-ranza che anche in Italia, come inalcuni paesi europei (Germania,Inghilterra, etc.), si affermi la pos-sibilità di esercitare tutte le MNCda parte di operatori non medici.Scuole di naturopatia sono attivein Italia da molti anni. I naturopatidiplomati esercitano tranquilla-mente o in proprio o presso centridi terapie naturali o di estetica odi fitness o addirittura parrucchie-rie, e siamo a conoscenza del fat-to che i rappresentanti di molteditte omeopatiche vanno assidua-mente a visitare tali operatori: laparodia dell’atto medico è com-pleta.

Per approfondimenti:www.fiamo.it

www.omeovet.it

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200014

La proposta di legge sulla Di-

sciplina delle terapie non con-

venzionali e l’istituzione dei re-

gistri degli operatori delle medi-

cine non convenzionali (n.

3891, primo firmatario On. Pao-

lo Galletti del Gruppo Misto) è

al vaglio della Commissione Af-

fari Sociali che riprenderà a la-

vorare sul documento nel mese

di settembre.

Il testo della proposta di legge

e i suoi emendamenti in Com-

missione sono reperibili a

www.camera.it

lo sviluppo della cultura omeo-patica.

PROPOSTE DI LEGGE SULLEMNCMolti partiti politici hanno presen-tato e stanno per presentare pro-poste di legge sulle MNC ed ènaturale che siano oggetto di for-ti pressioni da parte di gruppi dipotere sia professionali che com-merciali, che badano ovviamentesolo ai loro interessi particolari. In

S P E C I A L E M E D I C I N E N O N C O N V E N Z I O N A L I

Page 14: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

D. “Il Prof. Ferdinando Aiuti harecentemente affermato in TVche i prodotti omeopatici sono“acqua fresca”. Esiste, del re-sto, un luogo comune secondoil quale “l’omeopatia non fa maimale, al massimo non serve aniente”. Il più diffuso quotidianonazionale invece metteva inguardia da un uso troppo disin-volto e “fai da te” dei prodottiomeopatici per i conseguentidanni che possono causare al-l’organismo. La verità anche inquesto caso sta nel mezzo?”

P. Mattoli. La tesi che il medicina-le omeopatico sia efficace comel’“acqua fresca” (la paternità di ta-le definizione è del prof. Garattini,direttore delll’Istituto Mario Negri)è dovuta al fatto che la scienza uf-ficiale stenta ad accettare che lealte diluizioni omeopatiche, chenon contengono traccia della so-stanza originale, possano essereterapeuticamente efficaci. Che il medicinale omeopatico agi-sca, qualsiasi omeopata è in gra-do di constatarlo ed affermarlo. Aldi là del dato empirico, la dimo-strazione scientifica dell’azionedel medicinale omeopatico (so-prattutto le alte diluizioni) è cosaancora da dimostrare del tutto,anche se sono stati eseguiti negliultimi anni molti esperimenti atten-dibili in tale senso. A tale proposi-to, è stato ad esempio effettuatoall’inizio degli anni novanta unesperimento molto significativopresso l’Istituto Interfacoltà di Bio-chimica dell’Università di Perugia,su suggerimento e con la collabo-razione del Comitato Scientificoumbro della FIAMO: utilizzandoun protocollo sperimentale con-venzionale, si dimostra in manierachiara sia la validità della Leggedei Simili, sia l’efficacia delle dosiinfinitesimali ultra-Avogadro. L’e-sperimento, che ovviamente nonha trovato ospitalità nella stampaallopatica, è stato pubblicato sul-la rivista della FIAMO “Il MedicoOmeopata” nel novembre ‘98 esta per essere inserito in questigiorni sul sito Internet della FIA-MO al sottotitolo “DipartimentoScientifico”. Il medicinale omeo-patico dunque agisce, ma il fattoche agisca anche in assenza dimolecole della sostanza base, in-dica che il meccanismo di azionenon è a livello chimico (e questospiega anche perché non esisteeffetto tossico), ma probabilmentefisico. Il pericolo adombrato dalleprescrizioni omeopatiche “fai date” si riferisce al fatto che chi sicura direttamente sui sintomi pre-senti senza consultare un medico

(omeopata o non) salta una faseessenziale dell’atto medico(omeopatico o non) che è la dia-gnosi clinica, per cui potrebbe la-sciare aggravare una malattia nonriconosciuta che meriterebbe al-tra terapia (omeopatica o non)che solo un medico può gestire.Per lo stesso motivo è assurdoche la Medicina Omeopatica ven-ga esercitata da figure professio-nali che non siano medici, ma ciòè stato per fortuna in Italia diretta-mente decretato da una recentesentenza della Corte di Cassazio-ne, che rende illegale qualsiasiprescrizione omeopatica fatta daun non medico.

R. Orsi. La verità sta nel fatto chepiù del 15% dei ricoveri ospeda-lieri è causato da danni jatrogeni,che l’allevamento zootecnico nonpuò fare a meno dei farmaci conconseguenze sulla salute pubbli-ca, e che anche i piccoli animalistanno divenendo farmaco dipen-denti. Il discorso sulla innocuitàdell’Omeopatia è comunque mol-to più articolato e complesso diquanto comunemente si creda.Riguardo all’argomento “acquafresca”, se esso può esser veroda un punto di vista della chimica,non lo è da quello della fisica. I la-vori sperimentali dei fisici quanti-stici iniziano a capire cosa avvie-ne ad una sostanza diluita e dina-mizzata, con buona pace dei variAiuti, Angela e Garattini. Pur es-sendo privo degli effetti collateralie delle controindicazioni del far-maco tradizionale, il rimedioomeopatico (quando ben scelto esomministrato alla giusta poten-za) può talvolta innescare alcunereazioni organiche sgradevoli, main ogni caso previste nel corpusdottrinale dell’Omeopatia e bencontrollabili da un medico prepa-rato: possono essere perfino unsegnale positivo che apre la viadella guarigione. Ma in ogni casola possibilità che in tal modo si ve-rifichi un danno fisico organico èpraticamente impossibile. Interro-garsi sugli “effetti collaterali” del-l’Omeopatia vorrebbe dire co-munque rifiutarsi a priori di pren-dere un’aspirina…. Sono comun-que ben note delle determinatesituazioni cliniche in cui la sommi-nistrazione di certi rimedi puòcomportare un sicuro peggiora-mento, ma esse sono ben codifi-cate da duecento anni di espe-rienza. In pratica penso che bendifficilmente l’Omeopatia “fai date” possa fare dei danni “iatroge-ni”, può però comportare il rischiodi ritardare la giusta diagnosi e lagiusta terapia. Per questo, salvo

casi semplici, è bene che il pa-ziente o il proprietario si consulti-no sempre con il medico o con ilveterinario omeopata.

D. Una sentenza della Cassazio-ne stabilisce che nei casi a ri-schio per il paziente bisogna op-tare per la tecnica più sicura. Co-me si comporta il medico omeo-pata per evitare che il trattamen-to farmacologico omeopaticoper il quale il paziente ha optatosi prolunghi senza risultati conpregiudizio sui tempi d’efficaciadi una cura tradizionale?

P.M. Solo un medico, e per giuntaesperto in materia, può assumersila responsabilità di pilotare conscienza e coscienza un caso cli-nico giudicando quando può es-sere utilizzata la sola terapiaomeopatica, o quando essa vadaeventualmente affiancata o sosti-tuita dalla terapia convenzionale.Non possono essere dettate rego-le precise, se non quelle dellacompetenza clinica e della re-sponsabilità deontologica e giuri-dica del medico operante. La re-sponsabilità dell’atto medicoomeopatico in particolare è moltopesante perché la terapia omeo-patica non è stata ancora validatascientificamente, per cui l’omeo-

pata, curando un malato omeopa-ticamente, giuridicamente non locura, ed è quindi particolarmenteimportante che sia un bravo dia-gnosta, sia clinico che omeopati-co, e che segua con estrema at-tenzione i casi clinici più impe-gnativi. La FIAMO, da parte sua,sta effettuando il massimo sforzosul piano scientifico per affermarela validità dell’Omeopatia e sulpiano politico e giuridico per por-tare ad un livello normale di di-gnità e responsabilità professio-nale la pratica medica omeopati-ca. Per tale azione la FIAMO chie-de l’attenzione e la collaborazionedi tutte le forze sane della Comu-nità Omeopatica Italiana.

R.O. In questo caso devono esse-re la professionalità ed il buonsenso del terapeuta a indicare sesi deve abbandonare una terapiaomeopatica che non sta dando irisultati voluti. L’accanimento tera-peutico, anche quello omeopati-co, è sicuramente da condanna-re. Ma neppure si può pretenderedall’Omeopatia di risolvere in tem-pi brevissimi patologie cronicheche durano magari da anni. O dicurare l’incurabile. Bisogna inogni caso valutare singolarmente,cercando di capire esattamentedove l’insuccesso ha avuto origi-

ne, per esempio in una diagnosiallopatica e/o omeopatica errata,nella impreparazione del terapeu-ta, nel perpetuarsi delle causeesterne ambientali, alimentariecc. Sarebbe comunque interes-sante definire in ambito veterina-rio quelle situazioni “a rischio” cherichiedano la terapia “più sicura”:anche una rinotracheite in un gat-to può esserlo, o una dermatite al-lergica, oppure vanno consideratitali solo le situazioni d’emergen-za? Ampliando il discorso, ed inmaniera serena e costruttiva, qua-li sono le tecniche più sicure inquel singolo caso? Ed il “rischio”di un trattamento farmacologicopiù o meno prolungato come de-ve essere valutato? Ed il voleredel proprietario? Un tale dibattitoè più che auspicabile, e la parte-cipazione degli esperti di Bioeticaanimale sarà allora indispensabi-le. Rigirando poi la domanda, bi-sognerebbe anche chiedersi qua-li sono le situazioni in cui sarebbeopportuno iniziare fin da subitouna terapia basata sull’Omeopa-tia o su altre metodiche non con-venzionali... �

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 15

Il medicinale omeopatico:alternativo, innocuo o rischioso?Rispondono Pindaro Mattoli, Presidente FIAMO, e Roberto Orsi, Coordinatore del Gruppo di Studio SCIVAC di Medicina Non Convenzionale

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vato dal Senato lo scorso luglioha introdotto provvedimenti attia ridurre la pressione fiscale nelnostro Paese. Fra le misureadottate figura anche una ridu-zione dell’IVA sui farmaci omeo-patici: l’aliquota scenderà dal20 al 10 per cento.

S P E C I A L E M E D I C I N E N O N C O N V E N Z I O N A L I

Page 15: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200018A T T U A L I T À

PREMESSAUna fotografia della situazione rela-tiva alla disponibilità dei farmaci ve-terinari per il trattamento degli equi-ni nella UE alla fine del 1999 puòessere così riassunta: la maggio-ranza degli Stati della Comunità Eu-ropea condivide l’inquadramentodegli equini tra gli animali da carne,

considerando quindi legali solo ifarmaci provvisti di MRL. Nonostan-te ciò, tra i diversi Stati membri visono notevoli differenze nell’appli-cazione dei regolamenti in materia,evidenziando situazioni talvolta pa-radossali. Francia e Gran Bretagna consento-no sugli equini l’uso di qualsiasi far-

maco veterinario. L’Irlanda accettafarmaci veterinari che dal 1° gen-naio 2000 siano provvisti di MRL.Questa confusione ha generato unaselvaggia proliferazione delle im-portazioni illegali da Stati extra co-munitari (es. USA e Canada). Inol-tre, la diversa classificazione deifarmaci ha creato delle ampie di-

sparità di costo tra lo stesso farma-co nei diversi Stati UE.Infine, l’impossibilità di reperire alcu-ne molecole su certi mercati a cau-sa della scarsa convenienza econo-mica per le ditte produttrici è anda-ta a grave detrimento del benesse-re e della salute degli equini (es. IlMetronidazolo è praticamente intro-

La Babele dei farmaci per equini di Marco Eleuteri

Delegato SIVE per la FEEVA

vabile in quasi tutta la Comunità Eu-ropea tranne che in Gran Bretagna.Oppure, la Gentamicina ha un prez-zo che varia fino a 25 volte tra i variStati, la Xylazina costa molto menonegli USA che in Europa, l’Etereguaiacolglicerico è scomparso dalmercato in molti Stati).Il danno causato da questa sorta di“babele” è anche di ordine econo-mico, dato che i grandi proprietaridi scuderie, allevamenti tendono aspostare la loro attività negli Statimeno restrittivi.

LA SITUAZIONE OGGIAll’inizio del 2000 la Commissioneincaricata presso la FVE ha elabo-rato con la decisione 2000/68/ECuna proposta di estendere a tuttigli equini l’obbligo del documen-to di identificazione, passaportoper il cavallo sportivo comprenden-te la definizione “destinabile” o “nondestinabile” alla macellazione.I cavalli esclusi dal ciclo alimentarepotranno essere trattati con farmaciprivi di MRL, mentre quelli destinatiall’alimentazione umana dovrannoessere trattati solo con farmaci conMRL. Nel caso in cui un equinopassi (ammesso che ne venga san-cita la possibilità) dal settore sporti-vo a quello alimentare bisogneràprevedere, oltre alla dichiarazionedel trattamento, un periodo di so-spensione di almeno sei mesi.Purtroppo ogni Stato potrà decide-re le modalità di istituzione di que-sta anagrafe, dividendo gli equini inpiù categorie e potrà applicarle inmodo più o meno restrittivo.Questa decisione avrebbe dovutoentrare in vigore a luglio 2000, mapurtroppo l’EMEA e alcuni Statimembri (Belgio e Olanda) hannocontestato la possibilità di rendereesecutiva la decisione 2000/68 senon verrà abrogata una direttiva del1981 (81/851) che sancisce per glianimali da carne l’uso di farmaciveterinari provvisti di MRL.L’iter per arrivare all’abrogazionedella 81/851 è infinito, dovendopassare attraverso una propostadella Commissione Europea alConsiglio dei Ministri e al Parlamen-to Europeo: tradotto vuol dire anni.Ovviamente, si stanno cercandodelle strade alternative che permet-tano di evitare un simile impasse,ma non è un problema semplice.Il 13 settembre 2000 a Birminghamalla BEVA si è tenuto il CongressoAnnuale della FEEVA; all’ordine delgiorno, al primo posto, c’era il pro-blema del farmaco veterinario e laSIVE era presente per dare il pro-prio contributo.La situazione italiana non è moltodiversa dalle altre, ma sono oramaidue anni che la Società Italiana Ve-terinari per Equini si batte per cer-care di avvicinare sempre più il ca-vallo sportivo ed amatoriale agli ani-mali da compagnia.Chissà che per una volta non si rie-sca a fare da battistrada agli altriStati europei, invece di essere il so-lito fanalino di coda.

Sull’argomento si veda anche la rubri-ca Notizie dall’Europa, a pagina 25.

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Page 16: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

I n ambito veterinario dobbia-mo far presente che, tra lefonti del diritto, non si trova

nessuna norma sanitaria che fac-cia alcun riferimento allo “istitutodel consenso”. Le basi giuridichedi esso, anche se non specifichedella veterinaria ma comuni a tuttele professioni intellettuali, si ricava-no indirettamente dal codice civilee, più precisamente, nel rapportocontrattuale che si stabilisce tracliente e professionista sanitario.Infatti, dal momento in cui una per-sona si rivolge ad un medico vete-rinario per sollecitare la sua pro-fessionalità, si stabilisce un rap-porto contrattuale di opera profes-sionale, anche se non scritto, chenecessita dell’accordo tra le partiper renderlo valido. Il proprietario,detentore o responsabile dell’ani-male sollecita la prestazione sani-taria ed il veterinario, se d’accor-do, la esegue.In quest’ottica il “consenso” è rife-rito a tutte due le parti (cliente e sa-nitario). Ad esempio se il proprieta-rio di un animale sollecita l’eutana-sia del proprio animale sano e,cioè, manifesta la sua volontà adun determinato intervento, il medi-co veterinario potrebbe rifiutarsi direalizzarlo e, quindi, non accon-sentire1. Viceversa, il veterinariopotrebbe consigliare il cliente sul-l’opportunità di sopprimere l’ani-male che si trova in condizioni cri-tiche ed il proprietario sarebbe li-bero di non accettare tale interven-to (diniego del consenso). In en-trambi i casi il contratto non vieneconcluso.In questi casi siamo davanti a unsignificato generico di consenso.

Concetto giuridico di consensoinformatoUna definizione giuridica di “con-senso informato” in ambito vete-rinario la si trova soltanto nella Cir-colare n. 14 del 25.09.1996, con-cernente le Buone Pratiche di Spe-rimentazione Clinica negli animalidei medicinali veterinari, dove, ilconsenso informato viene definitonell’allegato come la confermadell’accettazione da parte del pro-prietario a partecipare ad una spe-rimentazione. Questa confermadeve essere richiesta solo dopoche sia stata data informazione suidiritti e le responsabilità del pro-prietario, sui rischi e gli inconve-nienti legati alla sperimentazione ei relativi obiettivi e benefici. Nel ca-so di animali produttori di derratealimentari, il proprietario deve es-sere informato per scritto delleconseguenze della partecipazionealla sperimentazione, ai fini delsuccessivo destino degli animalitrattati e delle derrate alimentariche derivano da loro. Una copia di

questa comunicazione datata econtrofirmata dal proprietario deglianimali o dal responsabile/speri-mentatore deve essere compresanella documentazione della speri-mentazione. In questo caso però, l’obbligo diacquisire il consenso del proprie-tario degli animali che sarannocoinvolti nella sperimentazione ri-cade su chiunque intenda condur-re prove cliniche relative a medici-nali veterinari, al fine di ottenere lanecessaria autorizzazione ministe-riale.

Si ritiene, quindi, che sebbene esi-sta una definizione giuridica diconsenso informato in campo ve-terinario sia opportuno adattare ta-le definizione alla normale praticaveterinaria in modo da renderla piùrispondente e consona al normalesvolgimento della professione ve-terinaria, anche se carente di rile-vanza giuridica. A questo punto possono essereutili le seguenti affermazioni emer-se in campo umano:• Il Comitato Nazionale di Bioeti-ca, nel dare una definizione diconsenso informato, dichiara che“perché la volontà del pazientepossa esprimersi liberamente au-torizzando il medico a procederenella cura, quest’ultimo deve for-nire al paziente un’informazionecompleta, corretta, obiettiva epersonalizzata”. Anche il Comita-to di Bioetica della Regione To-scana si è pronunciato in manierasimile quando ritiene che “…il do-vere morale prima che giuridicoall’informazione esauriente ecomprensibile su tutto ciò che ilmedico propone al suo pazienteper diagnosticare e curare la ma-lattia…”.• L’art. 32 del Codice Deontologi-co dei Medici Chirurghi, relativo alconsenso informato, senza dareuna definizione di esso disponeche: “Il medico non deve intrapren-dere attività diagnostica e/o tera-peutica senza l’acquisizione delconsenso informato del paziente.Il consenso, espresso in formascritta nei casi previsti dalla leggee nei casi in cui per la particolaritàdelle prestazioni diagnostiche e/oterapeutiche o per le possibili con-seguenze delle stesse sulla inte-grità fisica si renda opportuna unamanifestazione inequivocabile del-la volontà della persona, è integra-tivo e non sostitutivo del processoinformativo di cui all’art. 30.Il procedimento diagnostico e/o iltrattamento terapeutico che pos-sano comportare grave rischio perl’incolumità della persona, devonoessere intrapresi solo in caso diestrema necessità e previa infor-mazione sulle possibili conse-guenze, cui deve far seguito unaopportuna documentazione delconsenso.Omissis”Tuttavia, per arrivare ad un concet-to di “consenso informato” in ambi-to veterinario, dobbiamo prima ap-

profondire alcuni aspetti particolarie caratteristici della medicina vete-rinaria.

DOVERE D’INFORMAZIONE ECONSENSO INFORMATOFermo restando quanto sopra, ab-biamo visto che il rapporto che sistabilisce tra il proprietario di unanimale ed il medico veterinario èdi tipo contrattuale di opera pro-fessionale. Il cliente si rivolge almedico veterinario per chiedereuna sua prestazione professionale(la cura dell’animale o una presta-zione ben precisa come può esse-re la vaccinazione); dal momentoin cui quest’ultimo accetta, si ob-bliga (rapporto obbligatorio) asvolgere, a favore del cliente, unadeterminata attività senza, tuttavia,garantire il risultato che da questaattività il cliente si attende e, cioè,obbligazione di mezzi e non di ri-sultato (il veterinario si obbliga acurare l’animale ma non garanti-sce la sua guarigione). Il rischio,per la mancata realizzazione del ri-sultato ricade sul cliente. Bisogna però precisare che l’ob-bligazione principale alla quale ilmedico veterinario è tenuto (curadell’animale) è composta, a suavolta, di altre obbligazioni acces-sorie. Una generale obbligazioneaccessoria è quella di comportarsicon correttezza (art. 1175 C.C.),correttezza reciproca (cliente-ve-terinario) il che significa che l’unodeve cooperare per soddisfarel’interesse dell’altro. Una applica-zione specifica è il “dovered’informazione” che ha il medicoveterinario nei confronti del cliente.Inoltre, si deve precisare che,spesso, l’obbligazione principaleche il medico veterinario si assumenell’accettare la cura dell’animalepuò avere ad oggetto due o piùprestazioni, in alternativa fra loro(per curare una determinata malat-tia si potrebbe decidere per un in-tervento chirurgico piuttosto cheper un trattamento farmacologico).Il veterinario si libera dell’obbliga-zione eseguendo l’una o l’altra pre-stazione (art. 1285 C.C.)La facoltà di scelta spetta, di rego-la, al professionista salvo casi par-ticolari che si vedranno in seguito.Infatti, la scelta tecnica del tipo diprestazione ritenuta più idonea perraggiungere l’oggetto del contratto(curare l’animale) spetta al medicoveterinario in quanto la sua prepa-razione professionale lo mette suun piano superiore, in quanto a co-noscenze tecniche e scientifichedella medicina, rispetto al proprie-tario dell’animale. Tuttavia, primadi poter effettuare la prestazionemedica il sanitario ha l’obbligod’informare e proporre al cliente lasua scelta in quanto questa po-trebbe non essere condivisa e/oaccettata dal cliente e, quindi, es-sendo contraria alla sua volontà,rendere nullo il contratto. Esempio:Mettiamo il caso di un signore chesi rivolge al suo veterinario con un

cane che risulta essere affetto daun tumore con numerose metasta-si. Il veterinario lo informa della pa-tologia e dei possibili interventi:A. EutanasiaB. Trattamento chirurgico seguitoda altri importanti trattamenti (che-mioterapia e trattamenti farmacolo-gici);C. Trattamento farmacologico deldolore.Possiamo ora distinguere due ipo-tesi:1. Il veterinario, operando inscienza e coscienza, considerache si deve effettuare il trattamen-to B. In questo caso, una volta cheil professionista ha fatto la suascelta, dovrà proporla al cliente.Questo potrebbe non accettarla e,così, il sanitario si libera dell’obbli-gazione assunta nei confronti delcliente. Infatti, il sanitario non è te-nuto ad eseguire un trattamentocontrario alla sua scienza e co-scienza anche se ritenuto più ido-neo dal cliente.2. Il veterinario ritiene valido qual-siasi trattamento. In questo caso,vista la disponibilità del sanitarioad effettuare indifferentementequalsiasi trattamento, la sceltaspetta al cliente.Non c’è dubbio che, in ogni caso,sia il consenso o il diniego ad ac-cettare una specifica terapia pro-posta, sia la scelta del tipo d’inter-vento (nella seconda ipotesi), daparte del proprietario dell’animale,devono essere liberi e consapevo-li e, pertanto, debbono essere pre-ceduti da una corretta e completainformazione da parte del medicoveterinario. Solo in questo modo sipuò parlare effettivamente di “con-senso informato” che, rappre-senta una delle possibili conse-guenze del dovere d’informare ilcliente da parte del sanitario, eche esprime l’accettazione, con-sapevole e libera da parte delprimo a sottoporre il proprio ani-male ad un determinato inter-vento medico, dopo essere statopreventivamente informato sututti gli aspetti che potrebberocondizionare la sua volontà.

Modalità di espressione ed’acquisto del consensoSe nella pratica si tende ad identi-ficare il consenso informato con laforma scritta, dal punto di vista le-gislativo si deve precisare che co-sì non è.Infatti, possiamo differenziare di-verse modalità di espressione delproprio consenso:1. Consenso tacito o implicito: la

volontà non viene dichiarata masi desume dal comportamento.Il cliente che sollecita la vacci-nazione dell’animale.

2. Consenso esplicito: la volontàviene dichiarata per scritto ooralmente.

Si desume, quindi, che anche lemodalità dell’acquisto del consen-so informato possono essere di-verse, in funzione di quanto sopra.A differenza della medicina umana

dove troviamo precise norme cheobbligano il medico chirurgo allaacquisizione del consenso scrittodel paziente per l’esecuzione dideterminati interventi (trasfusionisanguinee, sperimentazione clini-ca di medicinali, trapianti di organi,ecc.), riportando qualche volta an-che i moduli che debbono esseresottoscritti da parte dei pazienti, incampo veterinario nessuna normaimpone un simile obbligo al medi-co veterinario. Ma, è consigliabile farsi sottoscri-vere sempre moduli di consensoinformato?Tutti sappiamo che qualsiasi attomedico non è mai esente da rischipoiché anche il più banale inter-vento potrebbe risultare nefasto. Tuttavia, è impensabile voler ac-quisire per qualsiasi atto medicoun modulo di consenso informato.Per stabilire in quali casi è conve-niente acquisire il consenso infor-mato scritto, è opportuno riferirsia quanto stabilito in medicinaumana. Da un’analisi delle diverse disposi-zioni e documenti relativi alla medi-cina umana risulta quanto segue:1. Nelle attività sanitarie di routine,

è sufficiente il consenso implici-to od orale;

2. Nelle attività sanitarie che supe-rino la routine e che comporta-no o possono comportare:

• conseguenze irreparabili (am-putazione di un arto, asporta-zione della milza, eutanasia,ecc.) o

• un rischio o pericolo, anche seeseguite con diligenza, pruden-za e perizia, (interventi chirurgi-ci, ecc.) è consigliabile, ma nonobbligatorio, il consenso infor-mato scritto.

CONTENUTIDELL’INFORMAZIONE AI FINIDELL’ACQUISIZIONE DELCONSENSOIndipendentemente dalla modalitàdi acquisto del consenso, bisognaricordare che il sanitario ha il do-vere di informare il proprietariodell’animale sugli interventi cheintende effettuare per rendere le-cito l’atto medico.Fermo restando questo principio,vogliamo analizzare ora quali deb-bano essere i contenuti e l’ampiez-za di quei messaggi informativi.L’importanza di questo aspetto èenorme se teniamo conto che incaso di contestazione per manca-ta o non corretta informazione (ilcliente potrebbe contestare al me-dico veterinario di non averlo infor-mato sulla possibilità di fare un al-tro intervento con maggiori possi-bilità di successo o potrebbe affer-mare che, se avesse saputo chenon c’erano possibilità di cura,avrebbe fatto un’altra scelta) il giu-dice potrebbe ritenere che, effetti-vamente, l’informazione fornita dalveterinario al cliente è stata insuffi-ciente, e/o incomprensibile, e/o in-completa e/o non veritiera, e/o nonobiettiva.

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 19R U B R I C A L E G A L E �

A proposito di consenso informatodi M.C. Lopez Moreno

Istituto di Medicina Legale eLegislazione Veterinariadell’Università degli Studi diMilano

1 N.B. In alcune Regioni è vieta-ta la soppressione eutanasicaanche dell’animale di proprietà.

Page 17: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Innanzitutto bisogna dire che men-tre la legge non indica quali deb-bano essere i contenuti né l’am-piezza dell’informazione, la Magi-stratura, non ha fatto altrettanto,anzi, anche se sempre in riferi-mento alla medicina umana, alcu-ne sentenze in qualche occasioneriportano espressamente quali so-no state le carenze nell’informazio-ne data ai pazienti.La qualità e la quantità d’informa-zione può risultare determinante insede giudiziaria. Il momento infor-mativo acquisisce sempre unamaggiore rilevanza e il medico ve-terinario deve fornire al cliente, lapiù completa, veritiera, obiettiva erecepibile informazione, indipen-dentemente della sua formalizza-zione o meno (consenso informatoscritto, tacito o orale).In ogni caso è importante tenerepresente i seguenti principi:• l’informazione deve essere pro-

porzionale all’importanza del-l’intervento da eseguire;

• l’informazione deve esserecompleta ma limitata a queglielementi che la cultura delcliente è in grado di recepire;

• l’informazione deve essereobiettiva ma evitare gli aspettipuramente scientifici (biologici,clinici, farmacologici, ecc.).

Vogliamo precisare che, fatto salvoil diritto del proprietario dell’anima-le ad essere informato, un eccessod’informazione, pur tutelando il sa-nitario sotto il profilo legale, può di-ventare fuorviante per le scelte delproprietario.Una corretta e completa informa-zione dovrebbe illustrare tutte lepossibilità d’intervento indicandoper ognuna di esse le sue partico-larità.Ad esempio, supponiamo che peruna determinata patologia ci sianodiverse possibilità di intervento:• intervento chirurgico comples-

so, con grandi possibilità di

successo, però il veterinarionon dispone delle attrezzatureidonee per poterlo eseguire;

• trattamento farmacologico, conminor possibilità di successo;

• consigliabile l’eutanasia dell’ani-male in quanto qualsiasi altro in-tervento ha poche probabilità disuccesso;

• trattamento innovativo, scoper-to recentemente, che sembraavere grandi possibilità di suc-cesso, però ancora agli inizidell’applicazione pratica. Il ve-terinario ne è a conoscenzaperò non ha le conoscenze tec-niche per effettuarlo.

E per ogni trattamento ci sono opossono esserci:• diverse possibilità di successo;• differenti rischi connessi al tipo

d’intervento (anestesia, tipolo-gia di farmaci, ecc.);

• necessità di ulteriori trattamenticomplementari (chemioterapia,trattamento farmacologico,ecc.);

• diverse conseguenze, sia fisi-che (isterectomia, asportazionebulbo oculare, amputazione diun arto, ecc.) che funzionali (in-capacità di procreazione, ce-cità monolaterale, zoppia,ecc.);Ogni trattamento dovrà tenereconto, in partenza, di diversifattori che possono condiziona-re la scelta, come possono es-sere:

• lo stato di salute in cui si troval’animale;

• l’età del soggetto;• la funzione alla quale è adibito

l’animale;• Ecc.A differenza della medicina umana,quest’ultimo aspetto, la funzionedell’animale, acquisisce particolareinteresse negli animali da redditointendendo inclusi in questi ultimianche cani e gatti di allevamentodestinati alla riproduzione.

Supponiamo che un cliente si ri-volga al medico veterinario perproblemi sanitari della sua cagna.Dopo una diagnosi di piometra, ilsanitario consiglia il trattamentochirurgico mediante isterectomia.Supponiamo che l’informazionedata al cliente sia riferita soltantoal tipo di trattamento, assicurandole grandi possibilità di guarigionedell’animale, senza però indicarele conseguenze che tale tratta-mento implica, cioè la perdita del-la funzionalità riproduttiva. Se l’ani-male fosse stato adibito alla ripro-duzione, anche se l’intervento fos-se riuscito perfettamente, il pro-prietario potrebbe denunciare ilmedico veterinario per l’incomple-ta informazione sulla perdita dellafunzionalità riproduttiva conse-guente alla terapia proposta poi-ché in caso di una completa infor-mazione, avrebbe sicuramentepreso una decisione diversa.Quindi, il veterinario, oltre al dove-re d’informare correttamente ilcliente, ha il dovere d’informarsi sututti gli aspetti che possano influiresulle sue scelte professionali al fi-ne di fornire indicazioni il più cor-rette possibile. Per essere valido il consenso infor-mato, orale o scritto che sia, deveessere preceduto di una correttainformazione. Nel caso di consen-so scritto si dovrà prestare partico-lare attenzione ed essere sicuriche tali informazioni vengano ri-portare in maniera chiara, precisae comprensibile per il suo destina-tario. L’obbligo d’informare il clien-te in maniera completa e recepibi-le dimostra un senso di responsa-bilità e coscienza professionale.In merito alla possibilità di indica-re, nei formulari di consenso infor-mato, il costo dell’intervento si ri-tiene che, sebbene tale voce com-pleti il messaggio informativo,debba essere comunque affronta-ta separatamente. Infatti, lo scopo

del consenso informato è quello diaccettare uno specifico interventoche può comportare dei rischi eper questo, in alcuni casi può ren-dersi indispensabile attuare dellemodifiche alla prestazione profes-sionale al fine di salvaguardare lavita o la salute dell’animale, men-tre l’indicazione del costo ha unvalore meramente economico ecostituisce un vero e proprio pre-ventivo della prestazione sanitaria.

CONSENSO INFORMATO ERESPONSABILITÀPROFESSIONALENella categoria medica, medici eveterinari compresi, è molto diffu-sa l’idea che il professionista siatutelato giuridicamente in caso diresponsabilità professionale seha acquisito il consenso informa-to scritto dai pazienti o dai loroclienti.Infatti, alcuni dei moduli di consen-so informato che circolano in cam-po veterinario, offrono la possibilitàal cliente di sottoporre l’animale adintervento chirurgico senza la pre-ventiva realizzazione di determina-ti esami di laboratorio, specifican-do, inoltre, che il proprietario del-l’animale è a conoscenza del ri-schio che questa scelta comportae, quindi, esonerando il veterinarioda ogni responsabilità. Così fa-cendo il professionista si sente tu-telato in caso di contestazione daparte del cliente che ha firmatopur essendo a conoscenza dei ri-schi.Tale modulo di consenso informa-to, pur essendo sottoscritto dalcliente, in sede giudiziaria, potreb-be essere facilmente contestato;anzi, potrebbe costituire la provadell’imprudenza manifestata dalsanitario che, pur consapevole deirischi che ogni intervento chirurgi-co già di per sé comporta, ha co-munque offerto la possibilità alcliente, -che non ha le sue stesseconoscenze tecniche e scientifi-che e, quindi, la stessa capacità divalutazione del pericolo-, di sotto-porre l’animale ad ulteriori rischi. Inoltre, dobbiamo precisare che ilmodulo di consenso informatoserve a dimostrare che il proprie-tario dell’animale accetta un de-terminato programma diagnosticoo terapeutico dopo essere statoinformato di rischi, pericoli, con-seguenze, ecc. che tale praticacomporta, ma tale consenso, nonpotrà mai giustificare la possibileresponsabilità professionale pernegligenza, imprudenza e/o im-perizia nell’esecuzione dell’inter-vento.

CONCLUSIONIIl medico veterinario, nell’accetta-re la cura di un animale, si obbliga,nei confronti del cliente, a metterea sua disposizione tutte le sue co-noscenze, tecniche e scientifiche,per raggiungere il risultato senza,tuttavia, assicurarglielo. In tale obbligo rientra il “dovered’informare” il proprietario dell’ani-male sull’intervento che intendeeseguire nonché su tutti quegliaspetti ad esso collegati. Soltantodopo una accurata, completa,obiettiva e comprensibile informa-zione, il cliente sarà in condizionitali da poter esprimere, in maniera

libera e consapevole, la sua ac-cettazione (consenso informato) oil suo diniego (diniego del consen-so) all’esecuzione dell’intervento.Per quanto riguarda la formalizza-zione scritta del consenso infor-mato, anche se non richiesta dallenorme, si ritiene che possa risulta-re conveniente in determinati casi.Non bisogna però trasformarel’acquisizione del consenso in unaburocratizzazione della medicinaveterinaria, volta soltanto a tutelareil professionista sanitario.Al di là del consenso, il consensoinformato implica l’identificazionedi colui che lo sottoscrive ed è lasovrapposizione tra il cliente, pro-prietario, detentore responsabiledell’animale al fine di non caderenella contestazione di avere effet-tuato atti di proprietà su un anima-le previa l’acquisizione del con-senso di una terza persona.In merito alla responsabilità pro-fessionale dobbiamo dire che, dalpunto di vista giuridico, il consen-so informato può rappresentareun’arma a doppio taglio. Soltantoin casi di contestazione per man-cata, incompleta, non veritiera,non obiettiva, o incomprensibileinformazione, il consenso potreb-be dimostrare che la qualità e laquantità d’informazione fornita alcliente è stata corretta, in altri casi,invece, potrebbe dimostrare pro-prio il contrario e, costituire la pro-va dell’imprudenza del veterinarionel non informare il cliente sullenormali conseguenze di un deter-minato intervento, anche se que-sto è riuscito secondo le sueaspettative.In casi di contestazione al veteri-nario per responsabilità professio-nale nello svolgimento tecnico del-l’attività sanitaria per negligenza,imprudenza o imperizia del pro-fessionista, avere in mano un do-cumento di consenso informatosottoscritto dal proprietario, non cideresponsabilizza per nulla.Affinché il consenso informato ab-bia una sua validità giuridica in ca-si di contestazione per interventinon riusciti o senza i risultati attesidal cliente, e, fermo restando cheil medico veterinario si è compor-tato secondo i principi sanciti nelcodice civile di media diligenza,media perizia e media prudenza,tale documento dovrà dimostrareche le cause che hanno portato aquel risultato:• sono dovute ai normali rischi

e/o pericoli che tale praticacomportava e il sanitario avevaportato a conoscenza del clien-te o

• sono dovute alle cause fortuite,impreviste o imprevedibili, cheogni atto medico comporta.

Si ritiene comunque che sia pocoprobabile che un cliente agiscacontro un veterinario che si è sem-pre comportato in buona fede e,cioè, con correttezza e lealtà neisui confronti, principi sanciti dallalegge però di difficile interpretazio-ne. Il veterinario nell’informare delmotivo delle sue scelte e nel con-sigliare nei momenti difficili, dimo-stra che è mosso dallo stesso inte-resse del proprietario dell’animale,cioè quello di raggiungere la suaguarigione. �

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200020R U B R I C A L E G A L E

Page 18: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Delitti in materia di

documenti e pagamento

di imposte

5. Emissione di fatture o altri do-cumenti per operazioni inesistenti- Articolo 8 D. Lgs. 74/2000La norma sanziona la condottadel soggetto che, al fine di con-sentire a terzi l’evasione di impo-ste sui redditi o di imposta sul va-lore aggiunto, emette fatture o al-tri documenti per operazioni inesi-stenti.Il secondo comma dell’articolo 8stabilisce che l’emissione o il rila-scio di più fatture o documenti peroperazioni inesistenti nel corsodel medesimo periodo d’impostasi considera come un solo reato.La pena per il predetto reato, checolpisce anche i contribuenti nonobbligati alla tenuta delle scritturecontabili, viene comminata nelleseguenti misure:

• reclusione da 18 mesi a sei an-ni se l’ammontare degli ele-menti passivi fittizi è pari o su-periore a 300.000.000;

• reclusione da 6 mesi a due an-ni se l’ammontare degli ele-menti passivi fittizi è inferiore a300.000.000.

6. Occultamento o distruzione didocumenti contabili - Articolo 10D. Lgs. 74/2000Commette reato penalmente san-zionabile il contribuente che, al fi-ne di evadere le imposte sul red-dito o sul valore aggiunto, o diconsentire l’evasione a terzi, oc-culta o distrugge, in tutto o in par-te le scritture contabili o i docu-menti di cui è obbligatoria la con-servazione, in modo da non con-sentire la ricostruzione dei redditio del volume d’affari.La pena per il predetto reato, che

colpisce anche i contribuenti nonobbligati alla tenuta delle scritturecontabili, viene comminata nelleseguenti misure:• reclusione da 6 mesi a cinque

anni.

7. Sottrazione fraudolenta al pa-gamento di imposte - Articolo 11D. Lgs. 74/2000Commette tale reato chiunque, alfine di sottrarsi al pagamento diimposte sui redditi o sul valore ag-giunto ovvero di interessi o san-zioni amministrative relativi allepredette imposte aliena simulata-mente o compie altri atti fraudo-lenti sui propri o su altrui beni ido-nei a rendere in tutto o in parteinefficace la procedura di riscos-sione coattiva.Il reato assume rilevanza penalequando l’importo delle imposte,sanzioni ed interessi è complessi-vamente superiore a lire

100.000.000.La pena per il predetto reato, checolpisce tutti i contribuenti, vienecomminata nella seguente misura:• reclusione da sei mesi a quattro

anni.

Fattispecie non più

penalmente rilevanti

Tutte le violazioni che non sonocontemplate dal nuovo decretolegislativo non costituiscono piùreato.Si tratta in particolare dei seguen-ti reati previsti dalla precedentenormativa:• omessa tenuta e/o istituzione

dei registri obbligatori;• omessa preventiva bollatura

dei registri obbligatori• tenuta delle scritture in modo

inattendibile a causa di gravi ir-regolarità, numerose e ripetute

• omesso versamento di ritenuteoperate

• omessa annotazione nel regi-stro di carico stampati di bollet-tari per ricevute fiscali

• l’acquisto di stampati da riven-ditori non autorizzati

• l’annotazione in contabilità difatture per operazioni inesisten-ti delle quali però non è statotenuto conto in sede di dichia-razione.

Si segnala infine che, non essen-do previsto dalla nuova normati-va, non costituisce reato penal-mente sanzionabile l’omessoversamento di imposte risultantida dichiarazioni regolarmentepresentate a meno che l’omissio-ne del versamento non si ac-compagni ad altre ipotesi delit-tuose (vedi punto 7 - sottrazionefraudolenta al pagamento delleimposte).

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 21R U B R I C A F I S C A L E

La nuova disciplina dei reati tributari(Seconda parte) (La prima parte è stata pubblicata sul numero di luglio 2000)

di Giovanni Stassi

Dottore Commercialista, Torino

La tabella seguente riepiloga le diverse ipotesi di reato sopra esaminate con le relative pene comminate.

Art. Reato Soglia di punibilità Penao altri limiti (Reclusione)

2 Dichiarazione fraudolenta Ammontare elementi fittizi da 18 mesimediante uso di fatture o altri uguale o superiore a 300 mil. a 6 annidocumenti per operazioni inesistenti

2 Dichiarazione fraudolenta Ammontare elementi fittizi da 6 mesimediante uso di fatture inferiore a 300 mil. a 2 annio altri documenti per operazioni inesistenti

3 Dichiarazione fraudolenta a) imposta evasa superiore da 18 mesimediante altri artifici a lire 150.000.000; a 6 anni

b) ammontare complessivo elementi attivi sottratti alla tassazione superiore al 5% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, superiore a 3 miliardi.

4 Dichiarazione infedele a) imposta evasa superiore da 1 annoa lire 200.000.000; a 3 anni

b) ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti alla tassazione superiore al 10% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, superiore a lire 4 miliardi.

5 Omessa dichiarazione imposta evasa è superiore da 1 annoa lire 150.000.000. a 3 anni

8 Emissione di fatture o altri Importo dei documenti fittizi uguale da 18 mesidocumenti per operazioni o superiore a 300 mil. a 6 anniinesistenti

8 Emissione di fatture o altri Importo dei documenti fittizi da 6 mesidocumenti per operazioni inferiore a 300 mil. a 2 anniinesistenti

10 Occultamento o distruzione da 6 mesidi documenti contabili a 5 anni

11 Sottrazione fraudolenta al Importo complessivo superiore da 6 mesipagamento di imposte a 100 mil. a 4 anni

Page 19: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200022

N ella società rurale ita-liana il veterinario haavuto, per decenni, un

ruolo sociale primario. Spessopreferito al medico, perché “piùalla mano e più presente”, consi-derato un consigliere, istruito, ilveterinario era indirettamente ga-rante sia della sicurezza economi-ca dei diversi nuclei familiari siadella salute delle comunità. Se glianimali, infatti, erano spesso ilprincipale fattore di reddito dellefamiglie contadine ed il veterina-rio ne assicurava la sopravviven-za ed il benessere, dunque laredditività, contemporaneamenteassicurava il controllo delle malat-tie derivanti all’uomo dalla convi-venza con gli animali e l’igienedella trasformazione e distribuzio-ne dei prodotti derivati dagli ani-mali. Il veterinario, dunque, si as-sicurava un ruolo dirigente dellasocietà agricola perché era in mo-do chiaro, visibile ed indiscutibilemediatore unico fra le esigenzedell’economia e quelle della salu-te della collettività.

Le profonde modificazioni dellasocietà a partire dal 1945 hannoportato, contemporaneamente,alla progressiva perdita di centra-lità dell’agricoltura nell’economiadel Paese e a massicce migrazio-ni delle popolazioni agricole versoi centri urbani. Il ruolo sociale delveterinario ha perso la sua centra-lità contemporaneamente alla mo-difica socio-economica della so-cietà e a quella del ruolo dell’ani-male. I veterinari nel nostro Pae-se, ma non solo in esso, hannofatto e sempre di più fanno faticaa mantenere un ruolo dirigentenella società. Hanno rinunciato,infatti, al ruolo di mediatore socia-le, e si sono rassegnati ad un ruo-lo di subalternità de facto impostodagli interessi economici dellaproduzione. La veterinaria delPaese, in ossequio ad una biecasottocultura che ha cominciatoanche a far breccia in ambito ac-cademico, a partire dagli anni ’70ha preso a scimmiottare l’atteg-giamento prettamente “produttivi-stico” del mondo veterinario an-glosassone (senza peraltro co-glierne i mutamenti che emerge-vano). Per circa un ventennio, no-nostante la fiera opposizione di al-cuni grandi veterinari italiani ope-ranti nel settore pubblico, fra iquali è sempre bene ricordarel’imperitura figura del professorLuigino Bellani e pochi altri (e misia consentito ricordare anchemio Padre), i veterinari italianihanno volutamente e scientemen-te scelto di difendere decisamen-te gli interessi della produzione ri-spetto a quelli della protezionedella collettività in generale e dei

consumatori in particolare. Cosìfacendo hanno rinunciato a gio-care quel ruolo di mediazione cheaveva loro assicurato una funzio-ne sociale preminente e si sonoprogressivamente rassegnati adun ruolo sociale subalterno, nono-stante l’attribuzione di grandi re-sponsabilità, soprattutto nel setto-re della veterinaria pubblica.I veterinari hanno perso, progres-sivamente, i loro legami diffusi efortissimi con la società che era eresta condizione essenziale perl’esercizio della professione, aqualsiasi livello essa sia svolta.Nel lessico dei veterinari ricorrespesso l’allocuzione “presenzasul territorio” quasi che, ancorchéa livello subconscio, essi si renda-no conto di essere sì presenti dif-fusamente sul piano della geogra-fia, ma avvertano al contempouno iato considerevole rispetto al-le donne ed agli uomini che sullostesso territorio vivono.

Così, anche se ancora oggi siamochiamati a compiti essenziali qua-li l’essere garanti della sicurezzadegli alimenti, dell’educazione sa-nitaria, del corretto rapporto congli animali da compagnia, noi ve-terinari mostriamo atteggiamentidi scarsa apertura alle sollecita-zioni continue di una società invorticosa trasformazione. I veteri-nari, che ambiscono ad essereparte della classe dirigente, do-vrebbero capire che è soprattuttoalle classi dirigenti che la societàoggi chiede cambiamento, agilitàdecisionale, capacità interpretati-ve e soprattutto ottima conoscen-za dei rapidi e costanti mutamen-ti anche produttivi ed economici.Le risposte di tipo corporativo so-no assolutamente perdenti. Esse,infatti, per loro natura, sono chiu-

se rispetto alla domanda del so-ciale e tendono, inevitabilmenteall’autoreferenzialità e alla delimi-tazione delle competenze, ancor-ché su base specialistica. In unasocietà il cui rapido cambiamentoè determinato dalla velocità dellaproduzione di nuove conoscenzesono destinati a trasformarsi rapi-damente in una situazione tipo “deserto dei Tartari ”. Ci si asserra-glia nella fortezza a difesa delleproprie competenze che nessunodiscuterà mai perché, nel frattem-po, la società è semplicementepassata oltre e tu sei diventato ir-rilevante. Un rischio simile per laveterinaria esiste e mi sembramolto forte, non solo in Italia, maanche nel resto dell’Unione Euro-pea.

La risposta a mio avviso deve es-sere quella di una sfida coraggio-sa in mare aperto sul terreno del-la conoscenza e dell’apertura alsociale. La sicurezza degli alimenti costi-tuisce il primo, grande banco diprova nel quale mi sembra chenon ci stiamo dimostrando suffi-cientemente adeguati alla sfida.La sicurezza degli alimenti in que-sto ha una rilevanza socialestraordinaria e molto visibile an-che per i grandi allarmi che creacon le conseguenti alterazioni deimercati (basti pensare a quantoavviene attorno all’argomento de-gli inquinanti chimici e del tran-sgenico). A volte gli allarmi chescattano sono giustificati, in altricasi no, ma di sicuro c’è che fracoloro che sono deputati a valuta-re e regolare questo difficilissimoequilibrio ci deve essere in posi-zione assolutamente preminenteproprio il veterinario, anche se inpiù casi ciò non gli è pienamente

riconosciuto. Questo accade, cre-do, anche e soprattutto, per duemotivi. Il primo è che i veterinarispesso credono di poter giocare ilproprio ruolo sul piano della com-petenza intesa come potestà adoperare invece che di capacitàad operare. In questo modo si ac-cumulano ritardi rispetto alle ri-sposte che i produttori e i consu-matori si attendono e si consentecosì ad altre figure professionali diappropriarsi, di fatto, se non istitu-zionalmente, del ruolo, primario,che incontestabilmente apparte-neva fino a ieri ai veterinari. Il ruo-lo dei veterinari assume una va-lenza tutta particolare oggi, mo-mento in cui è universalmente ri-conosciuto che la sicurezza deglialimenti è possibile solo con unapproccio dall’aratro al piatto, inaltre parole in un momento in cuisi riconosce che non ci può esse-re sicurezza negli alimenti se glianimali da cui provengono nonsono sani e la loro alimentazionesicura. Il secondo motivo è che,nonostante tutto, persistono anco-ra nel mondo veterinario italianoscorie della peggiore sottoculturaanglosassone e con esse la nonvolontà ad assumere in modo cre-dibile il ruolo di garanti della sicu-rezza degli alimenti. I veterinaridevono comprendere che essinon possono non contribuire, inprima istanza, a definire i livelli dirischio che produttori, consuma-tori e politici ritengono accettabilie che, successivamente, devonoda un lato assumersi la responsa-bilità di gestire i rischi e, dall’altro,devono essere in grado di costrui-re un sistema di misurazione chegarantisca che i livelli di rischio ri-conosciuti come accettabili sianorispettati.

La cooperazione allo sviluppo èun altro importante banco di pro-va. La cooperazione, infatti, è, esoprattutto sarà, la chiave di voltadello sviluppo pacifico del mondonel prossimo futuro e, tutto som-mato, del futuro dei nostri figli edel nostro Paese. Per la maggiorparte dei Paesi in via di sviluppoquest’ultimo passa attraverso lacrescita del settore agro-zootec-nico. Questo, ovviamente, rappre-senta un’altra sfida per la veteri-naria del nostro Paese che, sfor-tunatamente, non sembra capacedi leggere questo grande temasociale in tutto il suo spessore e didare una risposta adeguata. Sia-mo, infatti, incapaci di definire unsistema in grado di competere sulpiano internazionale e ci limitiamoa risposte episodiche e piuttostodisarticolate, basate su sistemi divolontariato non-profit che si di-mostrano, peraltro, più che eccel-lenti sul piano della buona vo-

lontà, ma che hanno scarsa o nul-la capacità di incidenza reale. Co-me conseguenza, nell’ambito del-l’Unione Europea il Paese e la suaveterinaria sono diventati irrile-vanti, quando non apertamentesubordinati a Paesi, ad esempiocome la Francia. Infatti, i Governidi questi Paesi non solo appog-giano in modo sostanziale la pro-fessione e le sue forti Organizza-zioni non governative, ma le inte-grano in sistemi Paese che sonoin grado di fornire il sostegno diistituzioni pubbliche di grandecompetenza tecnica e scientificae svolgono così un ruolo incredi-bilmente incisivo sul piano dellosviluppo sociale ed economicodei Paesi in via di sviluppo, anchea spese dell’Italia. Molta dellacooperazione, infatti, è oggi finan-ziata dall’Unione Europea, dun-que anche con le nostre risorse,ma altri, certo non l’Italia, gesti-scono le risorse che l’UE destinaalla cooperazione veterinaria in-ternazionale.

Il terzo banco di prova per i vete-rinari è quello della gestione dellatrasformazione dei rapporti fral’uomo e gli animali quando questiultimi modificano il proprio ruolodi fattore di produzione agricolo eda oggetti divengono soggetti. Lagestione di questa trasformazio-ne, che riconosce all’animale unapropria soggettività e che lo ren-de risorsa sociale non può nonvedere i veterinari in prima linea.Indipendentemente dal fatto se siè impegnati come terapeuta o co-me operatore di sanità pubblica,si deve comprendere che il rap-porto fra l’uomo e l’animale è oggiquanto mai fluido e si evolve con-tinuamente. Ciò richiede ai veteri-nari un grande impegno, per assi-curare un livello di professionalitàmolto elevato nell’esplorazionedelle nuove strade che si apronovia via che il riconoscimento dellasoggettività dell’animale diventasempre più vasto. Le palesi diffi-coltà che in moltissime zone delPaese la veterinaria nel suo com-plesso, quella pubblica soprattut-to, ha nel gestire il problema delrandagismo sembra essereesemplificativa del disagio che iveterinari hanno a gestire la tra-sformazione del ruolo dell’anima-le. Lo stesso discorso è vero an-che per la altrettanto palese diffi-coltà che i veterinari hanno nelgestire un ruolo che tipicamentedovrebbe essere il proprio: la tu-tela delle comunità animali nondomestiche. In quest’ambito vaconfermato che il veterinario nonpuò limitarsi a garantire la salutedell’animale o addirittura la sua “eutanasia ”, ma deve essere ingrado di garantirne il benessere e

Medici Veterinari e società contemporanea

di Vincenzo Caporale

Direttore dell’IstitutoZooprofilattico Sperimentale diTeramo

R I F L E S S I O N I

Page 20: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

dunque il raggiungimento dellacompatibilità con l’umano, sia sulpiano individuale sia collettivo. Inaltre parole, è necessario che iveterinari affrontino questa nuovarealtà, dotandosi di strumenti cul-turali che consentano loro, sia dicomunicare con i professionistidelle scienze sociali, sia di diven-tare molto più efficaci nel gestiregli animali, anche da un punto divista psicologico e comportamen-tale. D’altro canto serve anche unimpegno che travalica il profes-sionale, inteso come prestazionesinallagmatica, perché proprionelle situazioni di frontiera, nonancora consolidate da prassioperative o da leggi e regolamen-ti, esiste uno spazio in cui i veteri-nari si devono muovere secondouno spirito di solidarietà sociale,che li deve spingere a dare il lorocontributo anche sul piano di atti-vità di volontariato, al fine di farevolvere in positivo il rapporto fragli animali e gli uomini. In que-st’ambito le attività e le terapie as-sistite con animali, l’educazione el’informazione sanitaria ed alimen-tare, la salvaguardia dell’ambien-te e delle sue forme di vita anima-le, l’aiuto alle associazioni checercano in modo non dogmaticodi migliorare le condizioni di vitadegli animali, la ricerca di nuovevie per risolvere problemi antichiche si presentano in modo nuovo,come il randagismo, sono gliesempi più ovvi che vengono allamente.

I veterinari, infine, devono com-prendere che il futuro appartienea chi è capace di produrre cono-scenza ed è capace di condivi-derla comunicando in modo effi-cace. Solo chi è capace di ciò haun ruolo strategico nella societàdel futuro e può ambire ad avereun ruolo sociale indiscutibile. GliIstituti Zooprofilattici Sperimentalisono gli ambiti in cui la professio-ne può e deve trovare i supportiorganizzativi e tecnologici per laproduzione della conoscenza eper la comunicazione. Gli Istituti,inoltre, devono tornare ad esserei luoghi deputati a produrre i ser-vizi avanzati necessari a sostene-re lo sforzo di tutti i veterinariqualunque sia l’indirizzo profes-sionale cui essi si dedichino: dal-la formazione, al laboratorio, allaproduzione di materiale multime-diale e divulgativo. Gli IstitutiZooprofilattici Sperimentali pos-sono essere strumenti ed alleatipotenti per una professione cheintenda affrontare la sfida postadalla società contemporanea so-prattutto negli ambiti in cui è ne-cessaria la sperimentazione, cheè, ed è sempre bene ricordarlo,la ragione d’essere degli Istituti.Gli Istituti, d’altro canto, dovreb-bero essere soggetti di una tra-sformazione profonda. Non c’èsperanza di sopravvivenza perdegli Istituti che non capiscanotre cose: 1. gli Istituti devono sce-gliere di ripercorrere con decisio-ne la strada della sperimentazio-ne e dell’innovazione da un lato,

ridefinendo i propri servizi tenen-do conto della trasformazione delruolo dell’animale nella societàodierna, rivolgendosi, pertanto, atutti i veterinari e non solo quellidei servizi pubblici, dall’altro, fa-cendo una precisa scelta che liconduca ad essere lo strumentodel Paese per definire i rischi le-gati al consumo degli alimenti diorigine animale, come soggettoindipendente ed autorevole rico-nosciuto come tale sia dai pro-

duttori sia dai consumatori; 2.non c’è futuro per strutture delledimensioni degli attuali Istitutiperché queste non consentonouna politica di investimenti in ri-sorse umane strutturali e infra-strutturali adeguate alla sfida tec-nologica europea ed internazio-nale. Dunque la ridefinizione del-la Rete come realtà gestionale enon solo come espressione ver-bosamente demagogica è impe-rativa; 3. la necessità sia di inter-

facciarsi nella realtà sociale dellasocietà contemporanea attraver-so una politica della comunica-zione adeguata, sia di integrarsinella realtà della veterinaria inter-nazionale, a cominciare da quel-la dell’Unione Europea.

Non vi è dubbio che i veterinaripossono e debbono ambire a ri-conquistare spazi e visibilità nellasocietà contemporanea, ma que-sto richiede uno sforzo non indif-

ferente. Questo sforzo passa daun lato attraverso un’intensa atti-vità di ricerca, sperimentazione ecomunicazione, ma passa anchedall’altro attraverso la consapevo-lezza di dover ricominciare seria-mente a chiedersi cosa i veterina-ri possano fare per contribuire al-la crescita della società, primaancora di chiedersi come la so-cietà possa contribuire alla cre-scita, soprattutto economica, deiveterinari. �

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 23R I F L E S S I O N I

Page 21: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200024

I n genere, il programma di po-sta installato sul vostro PC èin grado di tenere da parte i

vostri messaggi scritti prima di co-minciare la connessione alla Rete,ciò vi consente quindi di risparmia-re qualcosa in termini di durata delcollegamento quando avete la ne-cessità di comporre numerosi mes-saggi e vi occorre molto tempo pri-ma di ultimarli tutti.Infatti, ogni volta che avete finito dicomporre una e-mail, questa vienemessa in coda nella lista riservataai messaggi in uscita, dove rimarràin giacenza, sul vostro apparec-chio, fino a quando vi collegate aInternet e date al programma di po-sta l’ordine di inviare i messaggigiacenti, a meno che non si tratti diun messaggio urgente che, ovvia-mente, può essere spedito imme-diatamente.Allo stesso modo, durante lo stessocollegamento, potrete controllarenella vostra mailbox se ci sonomessaggi in arrivo, in questo modocon un’unica chiamata telefonicapotete eseguire sia l’invio, sia il pre-lievo della posta, riducendo ancoradi più i costi del collegamento.Quando l’operazione di invio e rice-zione dei messaggi è terminata sipuò tranquillamente scollegarsi allaRete e leggere con comodo la po-sta che è arrivata.La possibilità di leggere e scriverela posta con comodo quando nonsi è collegati da parte di un pro-gramma è chiamata offline readingche significa “lettura quando non siè collegati”. Naturalmente non èimportante essere al corrente delsignificato di questi termini anglofo-ni per far funzionare la vostra postaelettronica, tuttavia conoscerne ilsenso vi può far comodo e sempli-ficare la comunicazione con le per-sone che hanno particolare dime-stichezza con l’informatica.Rispondere ad una e-mail è esatta-mente come spedire un messag-gio, con l’unica differenza che po-tete evitare di digitare l’indirizzo deldestinatario attraverso il program-ma mailer con la funzione di reply(termine inglese che significa “ri-sposta”), grazie alla quale l’appli-cazione cattura l’indirizzo del mit-tente al quale volete rispondere e loinserisce automaticamente nelnuovo messaggio nello spazio ri-servato all’indirizzo.

Cause d’erroreOltre al fatto di avere digitato unindirizzo di posta errato la vostrae-mail può rimanere senza rispo-sta: sia perché il vostro destinata-rio non vuole o non può risponde-re, sia per il cambiamento del no-me utente (userid). Quest’ultimaevenienza è una delle cause d’er-rore più frequenti nell’e-mail. Puòaccadere infatti che voi riceviate

un messaggio da un collega e glirispediate la risposta qualchegiorno dopo; tuttavia, nel frattem-po, quest’ultimo potrebbe aver di-sdetto l’account Internet oppureaver cambiato nome d’utente sen-za avvisarvi per tempo.Un altro problema che potrebbecapitare è dovuto al fatto che il sitoInternet dove risiede l’utente chevolete contattare è temporanea-mente “fuori uso” per guasti tecnicio per manutenzione per cui, anchese avete digitato in modo correttol’indirizzo, nella migliore delle ipote-si il vostro messaggio potrebbe ri-manere in giacenza per qualchetempo prima di andare irrimediabil-mente perso.Per tutte queste possibili caused’errore e soprattutto quando dove-te spedire o ricevere il vostro primomessaggio di posta è necessarioprima di tutto verificare il funziona-mento di tutto il vostro sistema di-cendo a qualche collega più esper-to e già abbonato, che state per in-viargli una e-mail di prova. Telefo-nategli dopo che l’avete mandata echiedetegli di controllare se l’ha ri-cevuta. Per fare la contro prova, da-tegli il vostro indirizzo di e-mail echiedetegli di darvi un colpo di te-lefono dopo che vi ha a sua voltaspedito il messaggio di risposta.Se invece non volete coinvolgerenessuno in questi vostri primi tenta-tivi di invio o se non conoscete an-cora nessuno che abbia un indiriz-zo di posta elettronica, potete pro-vare a spedire una e-mail a voistessi e vedere se e quando vi arri-va. Ovviamente questo sistema halo svantaggio che se non ricevete ilvostro messaggio di ritorno, nonavete modo di sapere se l’errore èdovuto alla procedura di invio o aquella di ricezione.Saper riconoscere i problemi quin-di è fondamentale per riuscire a ri-solverli. In ogni caso, tenete sem-pre presente che la procedura d’in-vio e di ricezione di un messaggiodi testo normale dovrebbe richie-dere non più di qualche secondo;ovviamente, questo tempo si puòdilatare anche di parecchio se sista trasmettendo o ricevendo unmessaggio che comprende degliallegati. In questi casi la ricezione ol’invio può tranquillamente arrivareanche a qualche minuto ed oltre.Tuttavia, se il vostro computer rima-ne in attesa per un tempo maggio-re, potrebbe essere sorto un pro-blema, dovuto ad esempio ad unacaduta della linea, oppure per l’in-tenso traffico da smaltire da partedel vostro fornitore d’accesso o,peggio, al fatto di non aver impo-stato correttamente i parametri delprogramma di gestione di posta.

Spedire gli allegatiCome avevamo accennato nel nu-mero precedente, spedire una e-

mail che contiene un allegato non èmolto diverso dal mandare un sem-plice messaggio di posta elettroni-ca, anche se il tempo necessarioper l’invio può essere maggiore.Vediamo ora alcuni accorgimentida tenere in considerazione quan-do si spediscono gli allegati, ricor-datevi che: potete aggiungerequanti file volete ad un medesimomessaggio senza doverne scrivereuno per ogni file; in genere non ba-sta che il file da allegare sia pre-sente al momento in cui compone-te il messaggio, deve quindi esse-re presente sul vostro apparecchio,nella stessa posizione in cui trova-va al momento della composizionedell’e-mail di accompagnamento,fino a quando lo spedite; nei nomidei file da spedire molti computerdiscriminano nettamente fra maiu-scole e minuscole, per cui con Win-dows 95, 98, o 2000 c’è il rischioche se, ad esempio, mandate dueallegati i cui nomi differiscono soloper l’uso delle maiuscole ne arri-verà uno solo in quanto il secondoverrà scritto sopra al primo sulcomputer del destinatario.Prima di inviare un allegato, quindi,assicuratevi che il destinatario siadotato di un mailer che usa lo stes-so sistema di codifica che adope-rate voi, di solito, il più diffuso èchiamato MIME.

Ricevere allegatiAnche per ricevere un attachmentla prima cosa da verificare è che lacartella in cui avete detto al vostromailer che volete ricevere e depo-sitare gli allegati esista veramentesul vostro computer, quindi, se nonavete definito filtri di lunghezza e seil formato di codifica degli attach-ment usato dal vostro interlocutoreè compatibile col vostro (MIME),terminata la ricezione dell’e-mail,troverete l’allegato nella cartellaprestabilita e residente in memoria,pronto per essere utilizzato a vostropiacimento.Per facilitare il compito di gestionedelle posta elettronica tutti i pro-grammi mailer predispongono au-tomaticamente due cartelle, unaper la posta in entrata ed una perquella in uscita (spedita e da spe-dire). Tuttavia, quando il numerodei messaggi comincerà a diventa-re molto consistente, converràcreare altre cartelle in cui archivia-re i messaggi, magari suddividen-doli per mittente o per argomento. Ho già accennato in precedenza aicosiddetti filtri di lunghezza, questisono impostabili dalla maggior par-te dei mailer ed hanno lo scopo direspingere messaggi lunghi oltreun limite che potete fissare a vostropiacere. Tale impostazione serve soprattuttoper evitare seccature provocate dapersone invadenti che vi mandanoallegati non richiesti o peggio di

dubbio gusto, oppure programmicontenenti virus. Il disturbo arreca-to da questi individui può ancheessere di tipo economico ed è perquesta ragione che il filtro applica-to si rivela prezioso. Quindi, se ave-te attivato un filtro di lunghezza,questo vi proteggerà automatica-mente da spiacevoli inconvenienti. A questo punto però una doman-da sorge spontanea: a quale va-lore conviene impostare la sogliadel filtro di lunghezza? A questadomanda non è facile dare una ri-sposta che vada bene per tutti, in-fatti non esiste una regola preci-sa, tutto dipende dalle vostre esi-genze personali. Indicativamente,un limite di 10 kilobyte (circa10.000 caratteri) è sufficiente a te-nere lontani i molestatori e i mes-saggi troppo prolissi senza bloc-care quelli normali. Quale che sia la soglia che sce-gliete, un accorgimento da tenerepresente è che se state aspettandoda qualcuno un allegato contenen-te un documento o un’immagine didimensioni maggiori dell’imposta-zione, dovrete ricordarvi di disatti-vare il filtro, altrimenti l’allegatoverrà respinto. Se ricevete molti al-legati, il filtro regolato sul livello in-dicato in precedenza potrebbe ri-velarsi più una scomodità che unvantaggio: in tal caso potete impo-starlo intorno a 2 megabyte (circa 2milioni di caratteri), in modo da la-sciar passare tutto tranne le mole-stie più pesanti.

Galateo cibernetico nella postaSpesso, non basta conoscere ilfunzionamento tecnico di Internetper essere considerati dei buoni ci-bernauti, occorre infatti essere do-tati soprattutto di buona educazio-ne, per evitare di venire considera-

ti degli insopportabili scocciatori.Internet, infatti, funziona anche gra-zie al rispetto generale di un codi-ce di auto-disciplina detto Neti-quette, suggerito dal buon senso edall’esperienza e che dovrebbeconsentire una migliore e civileconvivenza sulla Rete. Alcuni esempi in proposito posso-no esservi d’aiuto. Infatti, se mandate una e-mail adun collega, non pretendete che virisponda istantaneamente o nel gi-ro di poche ore. Aspettate almenoquarantotto ore prima di mandareuna e-mail di sollecito e cercate diessere cortesi nel sollecitare la ri-sposta.Un’altra raccomandazione nascedal fatto che, secondo un’indaginescientifica, pare che il senso delleparole che leggiamo dal computerrimanga meno facilmente impressodi quello delle parole scritte sullacarta: quindi, se già nella posta tra-dizionale è importante essere chia-ri e concisi, nell’e-mail, tale requisi-to diventa assolutamente indispen-sabile. In linea di massima, quindi,un messaggio di posta elettronicadovrebbe essere lungo non più diventi-venticinque righe al massimo.Data la possibilità che voi dobbiatespedire una e-mail contenente dueo più argomenti diversi, un altrosuggerimento che vi posso dare èquello di evitate di mettere in ununico messaggio troppa “carne alfuoco”, c’è il rischio che i messag-gi, dopo il primo invio, venganosuccessivamente ignorati. In questicasi quindi è molto meglio manda-re un messaggio per ciascun argo-mento. �

Internet: come si manda e si riceve la posta. (Parte seconda)

I N R E T E

di Fabrizio Pancini

La Veterinaria in retehttp://www.cjd.ed.ac.uk/index.htm

Volete conoscere tutto sul sistema di sorveglianza adottatonel Regno Unito a proposito della sindrome di Creutzfeldt-

Jakob? Allora questo sito fa al caso vostro. In esso viene descritta an-che l’incidenza del morbo attraverso il monitoraggio effettuato pressoil Western General Hospital in Edinburgh ed i progressi della Ricercascientifica finora raggiunti nel settore delle encefalopatie spongiformiumane. In coda al sito si possono trovare dei links molto interessantiche rimandano ad altrettante pagine Web sull’argomento. Rigorosa-mente in lingua inglese!

Page 22: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Farmaci perequini:

ottimismo inribasso

N el corso dell’Assem-

blea Generale della

FVE riunitasi a Berlino

in primavera, sono stati forniti al-

cuni aggiornamenti sugli ultimi

sviluppi nel campo della disponi-

bilità di farmaci per equini e delle

linee guida del CVMP (Comitato

Veterinario Permanente) a propo-

sito di MRL - Maximum Residue

Limit (si veda anche ProfessioneVeterinaria 6, 2000, pag. 24 ndr).Rispetto ai farmaci per equini, re-

centi provvedimenti permetteva-

no l’uso di farmaci di cui non fos-

se stabilito il necessario MRL – a

patto che i cavalli fossero identifi-

cati ed il trattamento fosse anno-

tato sul passaporto, un documen-

to senza il quale nessun animale

poteva essere destinato alla ma-

cellazione per consumo alimenta-

re umano. Si prevedeva inoltre un

periodo di sospensione della du-

rata di sei mesi in caso di utilizzo

di prodotti dei quali non fossero

stabiliti i limiti massimi di residuo

(MRL).

Sebbene queste misure, annun-

ciate nel dicembre del 1999, sia-

no state recepite come una buona

notizia dai veterinari ippiatri, nel

frattempo hanno destato difficoltà

giuridiche. La Direttiva 81/851

non è in linea con queste stesse

misure e prevede ancora che tutti

i farmaci somministrati ad animali

destinati alla produzione alimen-

tare umana abbiano un definito

MRL. Alcuni Stati Membri dell’U-

nione Europea hanno già previsto

il ritiro dal mercato di prodotti sen-

za MRL, creando così difficoltà

d’ordine pratico per il trattamento

dei cavalli. Il Commissario euro-

peo alla Sanità Byrne ha tuttavia

confermato che il passaporto per

cavalli non può essere utilizzato fi-

no a quando la Direttiva 81/851

non verrà emendata di conse-

guenza.

Poiché questo emendamento ne-

cessita di una decisione assem-

bleare, c’è ragione di credere che

non verrà introdotto prima di 2-3

anni.

MRL perspecie minori:

il CVMP hapubblicato una

guida

N el 1999, a seguito di un

convegno sull’analisi

del rischio organizzato

dalla FVE in collaborazione con

altri organismi europei, il CVMP -Comitato Veterinario Permanente- ha istituito un gruppo speciali-stico ad hoc per rivedere l’ap-proccio alla valutazione del ri-schio nella definizione dei limitiminimi residuali.Compito di questo gruppo stabi-lire una politica di valutazione delrischio che garantisca la sicurez-za del consumatore e riduca nelcontempo gli adempimenti super-

flui. Il vantaggio sarebbe quellodi avere un approccio più prag-matico nell’assicurare la fornituradi farmaci per il trattamento di ani-mali, in particolare delle specieclassificate “minori”.A seguito di questo lavoro di revi-sione, il CVMP ha concluso chealla luce delle conoscenze scien-tifiche attuali “l’MRL dovrebbe,ove possibile, essere lo stessoper ciascuna specie”. Per le spe-

cie minori, la mancanza di datispecifici viene compensata, se-condo il documento (Note for

the guidance on the risk analy-

sis Approach for Veterinary

Medicinal Products in Food of

Animal Origin ndr), dal fatto che“l’esposizione del consumatore airesidui nelle specie minori è ge-neralmente limitata:”: i consuma-tori Europei mangiano meno tac-chino e pesce che carne bovina o

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 25

N O T I Z I E D A L L ’ E U R O P A

dalla Newsletter FVE

Luglio 2000

Per ulteriori approfondimenti:

http://www.fve.org/members/pdf/vetmed/cvmp_187_00.pdf

Page 23: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200026

SiamoVeterinari

o Caporali?Spett.le SCIVAC,sono una collega che svolge la li-bera professione presso un am-bulatorio privato di Milano.Noto che si parla spesso del pro-blema dell’esubero dei laureati inveterinaria, nonché dei rapportideontologicamente non perfettitra colleghi di altri ambulatori, manessuno ha mai preso in conside-razione i rapporti tra “capi” e “di-pendenti” liberi professionisti.Vorrei infatti denunciare (e so chescatenerò non poche polemiche)le azioni, non rare, di sciacallag-gio in quest’ambito.Innanzitutto apparteniamo ad unacategoria che si deve accontenta-re di un accordo verbale con il da-tore di lavoro, e non possiamo ri-chiedere un contratto scritto,neanche pretendessimo la luna!Questo porta ad avere continui“ritocchi” dell’onorario, a volte an-che retroattivi. Ma vi rendete con-to? Si lavora un mese, facendosi ipropri conti in tasca, per poi sen-tirsi dire al momento del paga-mento (spesso in ritardo di quindi-ci giorni) che lo stipendio è troppoalto (ridicolo!) e che, bisogna ridi-mensionare i conti a partire dal

mese già trascorso. È una beffa!Mi sono sentita rispondere: per-ché non vai da qualche altra par-te? Certo, dopo anni di lavoro e dienormi sacrifici non riconosciutiminimamente (compresi straordi-nari non retribuiti, piena disponibi-lità senza neanche un “grazie” dirisposta, nottate perse per riunio-ni nelle quali si prendono decisio-ni che immancabilmente tre giornidopo non sono più valide...), do-vrei andare in un nuovo ambulato-rio per ricominciare con il periododi prova non retribuito (chi ha maidetto che esiste un periodo dasvolgere gratuitamente nelle strut-ture private per dimostrare di co-sa sei capace? …eppure tutti lopretendono!!), per poi sicuramen-te retrocedere economicamente;ormai è una gara a chi paga dimeno i propri collaboratori.Mi chiedo come mai non esista untariffario minimo col quale definiregli onorari del libero professioni-sta “dipendente” in modo da re-golare un po’ di più l’ambientebieco in cui lavoriamo.Ho provato a lottare da sola, matanto c’è sempre qualcuno dispo-sto a lavorare al posto mio e spes-so anche per meno soldi (così al-la fine loro ci guadagnano lo stes-so). Inoltre a questo punto non in-teressa a nessuno che tu abbiauna certa esperienza e professio-

nalità, che un neolaureato di certonon può avere, l’importante è es-sere carini con la gente e abbin-dolarla abbastanza da invogliarlaa tornare.Con questa “stabilità” economicacome fa una persona a crearsiuna vita indipendente, sposarsi eavere dei figli? (Senza parlare delfatto che ogni giorno mi sveglio enon so se la sera avrò ancora ilmio lavoro!)Vi chiedete come sia possibileche continuino a nascere tantipiccoli ambulatori a scapito dellaqualità professionale!! Beh, qual-cuno cominci a risolvere tutti que-sti problemi, perché aprire un pro-prio ambulatorio è rimasto l’unicomodo per sopravvivere. Peccatoo per fortuna che non tutti se lopossono permettere.Adoravo il mio lavoro, ora quandomi alzo al mattino, mi viene la nau-sea. Ho studiato tanti anni, mapenso che ora cambierò comple-tamente lavoro.

Per ovvie ragioni Un anonimo di Milano

P.S. Mi auguro che vogliate pub-blicare questa mia denuncia, for-se forte ma sicuramente sincera esentita.

Se l’ANMVI…Se l’ANMVI rappresenta tutti i ve-terinari italiani, come è possibileconciliare gli interessi dei mediciliberi professionisti con quelli del-la pubblica sanità?

Giampiero Diana

Caro Collega, in riferimento ai dubbi da teespressi sulla rappresentativitàdell’A.N.M.V.I. e sulla difficoltà aconciliare le esigenze, anche

contrastanti, dei vari settori dellaveterinaria, ritengo opportuno farealcune considerazioni utili a dissi-pare, mi auguro in modo definiti-vo, dubbi e perplessità espressianche da altri colleghi.L’A.N.M.V.I. non rappresenta tutti iveterinari, ma certamente con isuoi circa 9.500 aderenti (questigli iscritti globali delle Associazio-ni Federate, al netto di possibilisovrapposizioni dei nominativiche figurano negli elenchi di cia-scuna), può ritenere di essereportavoce di tutti i comparti dellaveterinaria. La componente piùnumerosa è sicuramente quelladel mondo libero professionale dicui l’A.N.M.V.I. può ritenere di rap-presentare la stragrande maggio-ranza, tant’è vero che è statachiamata a far parte di organizza-zioni e commissioni nazionali(C.O.N.S.I.L.P e Commissione Mi-nisteriale per la Sanità Pubblica eil Controllo Alimentare) e organi-smi internazionali (l’U.E.V.P., doveabbiamo sostituito il S.I.Ve.L.P.nella rappresentanza dell’Italia).Abbiamo però anche una signifi-cativa presenza di dipendentipubblici. Esiste infatti in questosettore un forte dissenso nei con-fronti della politica del S.I.VE.M.P.,che ha sviluppato posizioni diver-se, che, in altre parole, non si rico-nosce in questo sindacato e chetrova nell’A.N.M.V.I. lo spazio perun confronto serio, rispettoso e co-struttivo con la componente liberoprofessionale; la diversità di vedu-te è tale che negli ultimi tempi, erastata ventilata addirittura l’inten-zione di costituire un nuovo sinda-cato di medicina pubblica, alter-nativo se non in contrasto con ilS.I.VE.M.P. stesso. Ad esempio,per quanto riguarda l’intramoenia,sono molti coloro che ritengonoche la si debba regolamentare ri-gidamente o addirittura abolire,per evitare conflitti col mondo libe-ro professionale e arrivare ad unaprecisa definizione di ruoli diversima complementari, nell’interessedelle funzionalità ed operativitàdella struttura pubblica, ma so-

prattutto nell’interesse di tutta lasocietà e dei consumatori secon-do gli orientamenti dell’Unione Eu-ropea. A questo proposito, l’A.N.M.V.I. haformato una Commissione per iRapporti tra Medicina Pubblica eLibera Professione che sta stu-diando possibili proposte di rie-quilibrio tra l’attività pubblica e lalibera professione.La terza componente, meno nume-rosa ma non meno importante, èquella dei veterinari dipendenti ocollaboratori d’azienda. Alcuni diloro hanno costituito in seno al-l’ANMVI una commissione che svi-lupperà specifici studi e progettisulla professione veterinaria inazienda (cfr. Professione Veterina-ria 6/2000, pag.15 ndr). Come vedisono tre diverse anime della nostraCategoria che pur avendo specifi-cità settoriali possono e devonodialogare fra loro per arrivare a col-laborazioni e sinergie che dannopiù forza alla Categoria e più possi-bilità di risolvere i suoi problemi.

Marco Eleuteri Presidente ANMVI

La monetacattiva

scaccia quellabuona

Se posso dire la mia sull’evasionefiscale, mi sembra evidente chechi non paga le imposte fa con-correnza sleale. In questo modosi costringono gli altri ambulatoriad una corsa al ribasso che ridu-ce la qualità delle prestazioni. Di-rei quindi che non solo ne risento-no i colleghi, ma la nostra stessaprofessionalità.

Piero Campo

L E T T E R E A L D I R E T T O R E@

La cosa più dura: tornare sempre a scoprire

ciò che già si saElias Canetti

Mi trovo un’altra volta a dover trattare la lettera di una o di un Collegache ha scelto di non firmarsi. La pubblico senza nascondere che avreipreferito conoscerne l’autore. D’altra parte, avrei potuto cautelarlo ri-portando la convenzionale dicitura “lettera firmata”. Soprattutto, avreipreferito non trovarmi più di fronte a reticenze e timori (anche se la miacomprensione non fa difetto), a vantaggio di un dibattito più coraggio-so all’interno della nostra Categoria. Spero che qualcuno di voi voglialiberamente intervenire. Il tema lo merita…Ho invece lasciato la pennaal Presidente Marco Eleuteri per rispondere ad un interrogativo sul-l’ANMVI.

Carlo Scotti

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materiali medico chirurgici ricerca procacciatoridi affari e/o agenti di vendita su tutto il territorionazionale. Inviare curriculum a: Edizioni Veterinarie - (Ricer-che di personale RIF. C/2000) Palazzo Trecchi -Via Trecchi, 20 -26100 Cremona.

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borazione, anche in via continuativa, esaminaproposte di lavoro in ambulatorio per piccoli ani-mali di Verona e provincia o eventualmente dellaprovincia di Vicenza. Telefono 0347/0484615.

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• Medico veterinario laureato nel ’94, diplomatopranoterapia veterinaria e omeopatia con espe-rienza piccoli e grandi animali, causa trasferi-mento cerca lavoro a Verona come informatorescientifico o come collaboratore presso ambula-tori o cliniche. Dott. Francesco Raptis: Tel. 03389220555.

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• Cedesi ambulatorio veterinario in provincia di Milano Nord, ben avvia-to, attrezzatura chirurgica, anestesiologica e radiografica completa.Tel. 02/29510626.

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Page 24: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 27

9.30 Registrazione deipartecipanti

10.25 Saluto del ConsiglioDirettivo SIVE ed inizio deilavori

10.30 Fisiologia gastrica efisiopatologia delle ulcereMichael J. Murray

11.30 Sindrome da ulceregastriche nel cavalloMichael J. Murray

12.30 Diagnosi e trattamentodelle ulcere gastriche nelcavallo. Parte 1a

Michael J. Murray

13.15 Pausa pranzo

14.30 Diagnosi e trattamentodelle ulcere gastriche nelcavallo. Parte 2a

Michael J. Murray

15.15 Farmaci attivi sullamotilità gastrointestinaleMichael J. Murray

16.15 Discussione di casiclinici di ulcere nelcavalloMichael J. Murray

17.00 Termine del Seminario econsegna degli attestati dipartecipazione

RELATOREMichael J. Murray DVM, MS, Diplomate ACVIMAssociate Professor, Marion duPont Scott Equine Me-dical CenterLeesburg VA - USA

SEDE DEL SEMINARIOFIERACAVALLI di VERONAViale del Lavoro 8Sala: AUDITORIUM VERDI

COME ARRIVARE ALLA FIERADI VERONAAUTOSTRADE: A4 TORINO MILANO VERONAVENEZIAA22 BRENNERO VERONA RO-MAUscita per Quartiere FieristicoVERONA SUD

Per informazioni rivolgersi a:Segreteria SIVE (Ludovica Bellingeri)Tel: 0372 403502 Fax: 0372 457091email [email protected]

D A L L E A S S O C I A Z I O N I

CLINICA E FARMACOTERAPIA DELL’APPARATO

GASTROENTERICO NEL CAVALLO2 novembre 2000 - Auditorium Verdi

FIERA CAVALLI - Verona

Seminario

CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA

Società Italiana Veterinari per Equini

CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA 27-29 gennaio 2001

Salsomaggiore Terme (PR)

ARGOMENTI PREVISTI:

ANESTESIACHIRURGIA MINIINVASIVAMALATTIE INFETTIVENUTRIZIONEORTOPEDIAPOOR PERFORMANCERADIOLOGIACOMUNICAZIONI LIBERE

RELATORI:

Karl Joseph Boening (D)Larry Bramlage (USA)Joseph Cannon (USA)Fabio Del Piero (I)Joanne Hardy (USA)Joe Pagan (USA)Urs Schatzmann (CH)Pamela Wilkins (USA)

Per informazioni rivolgersi alla Segreteria SIVE (Ludovica Bellingeri) Tel: 0372 403502 Fax: 0372 457091email [email protected] Web Site: www.sive.it

breccia laparoscopica

breccia strumentale

WEVA

The Società Italiana Veterinari per Equini (SIVE) and the World Equine Vete-rinary Association (WEVA) are pleased to announce that the 7th WEVACONGRESS will be held 5-7 OCTOBER 2001, in SORRENTO (NA-PLES), ITALY. Scientific abstracts are sought for oral (short - 10 minutes orlong - 20 minutes) and poster presentations. Material presented must coverrecent, original and completed studies involving any aspect of Equine Medi-cine and Surgery. It should NOT have been published, even partially, in anyform. It is not necessary to submit a printed or faxed copy of an abstract. Ab-stracts submitted only by electronic means are acceptable. Deadline forabstract submission is JANUARY 15TH 2001. Abstracts faxed by theclosing date will be accepted providing they are received in an electronic for-mat such as email or on diskette (IBM compatible in WORD or WordPerfect) by JANUARY 22nd, 2001. Please send the abstract to:

SIVE – 7th WEVA CONGRESS – Via Trecchi 20 26100 CREMONA ITALY Tel: (39) 0372 403502 Fax: (39) 0372 457091 e-mail: [email protected]

Abstract submissions must be accompanied by a brief note that provides thecomplete mailing address, e-mail address and FAX number of the presentingauthor. The note should also indicate whether the authors would prefer topresent their work orally (long or short) or as a poster.Accepted abstracts will be published in English in the October, 2001 issue of

the Journal of Equine Veterinary Science, and in English in the Congress Pro-ceedings which will be provided to all registered participants.

All abstracts will be reviewed by the scientific program committee. Authorswill be notified of the disposition of their abstracts by MARCH 19TH,2001.

PREPARATION OF ABSTRACTS

1. Abstracts must be written in English but may include an Italian version.2. Abstracts should contain:

- the purpose or objective of the study.- a brief description of methods used.- summary of results, including data. Failure to provide data

may result in an abstract being rejected.- pertinent discussion of results and conclusions.

3. Abstracts should be formatted with a 1.25 inch left margin and 1 inchtop, bottom and right margins.

4. All abstracts should be typed in 10 point Times Roman font withsingle spacing between the lines.

5. Titles should begin on the first line and be in capital letters andcentered.

6. Authors’ names should be in lower case with the surname/last na-me followed by initials (e.g. Smith JW*,1 Jones EDF.2 and Silvagni S.3).and begin on the line immediately following the completion of the title.

7. Authors’ affiliations should begin on the next line and be related

to the authors using superscripted Arabic numerals, as shown in theabove example (e.g. 1 Veterinary Medicine Faculty, University of Mars,ID USA; 2 ABDC Inc, Manhattan, Scotland; 3 Cut and Cure SurgicalSpecialists, Bombay, India).

8. Identify the author who will be presenting the paper with an asterisk.9. The body of the abstract (i.e. excluding title, authors and their affilia-

tions) including tables (only one allowed) must be no more than 250words.

10. All abbreviations and acronyms in the text should be spelt out in fullwhen first mentioned, followed by the abbreviation or acronym in pa-renthesis. Name of drugs should be generic, i.e., non-proprietary(avoid trade names).

11. Full length papers associated with an abstract and oral or poster pre-sentation may be accepted for later publication by the Journal of Equi-ne Veterinary Science providing they satisfy the journal’s editorial pro-cesses. Individuals interested in submitting a manuscript should consulta copy of this journal to obtain instructions for authors. ManuscriptsCANNOT be substituted for abstracts in the abstract sub-mission process.

Rules for oral and poster presentations will be provided following finalizationof the scientific program. Additional information about the Congress can be obtained on the congresswebsite: www.sive.it

CONFERENCE ANNOUNCEMENT7th WORLD EQUINE VETERINARY ASSOCIATION CONGRESS in conjunction with the SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINI

5-7 OCTOBER 2001 - SORRENTO (NAPLES) – ITALYCALL FOR ABSTRACTS – INSTRUCTIONS FOR AUTHORS

WEVA

7° CONGRESSO MONDIALE5-7 OTTOBRE 2001 - SORRENTO (NA)

Per informazioni contattare: SIVE (Ludovica Bellingeri) - Via Trecchi 20 – 26100 CREMONA – ITALY Tel: + 39 0372 403502 - Fax: + 39 0372 457091 - Email <[email protected]> - web www.sive.it

Iniziative SIVE

Page 25: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200028

RELATOREMichael G. ConzemiusDVM, Diplomate ACVSAssistant Professor of SurgeryVeterinary Teaching HospitalIowa State University

Mike Conzemius si è laureatopresso la Iowa State University,dove ha anche ottenuto un PhD iningegneria biomedica. Ha com-pletato un residency program inchirurgia alla University of Penn-

sylvania. Presso questa stessauniversità ha fatto successiva-mente parte dello staff chirurgico.Attualmente è professore di chi-rurgia presso la Iowa State Uni-versity. I suoi interessi clinici e di

ricerca sono principalmenteconcentrati nello studio dell’ar-trosi e nella protesi d’anca totaledel cane. È diplomato al College Americanodi Chirurgia.

Aggiornamenti e novità in ortopedia 30 Settembre - 1 Ottobre 2000 - Cremona, Centro Studi SCIVAC

Il programma delle due giornate èqui di seguito riportato.A COPERTURA DELLE SPESECHE SOSTERREMO PER IL RE-LATORE ED IL SERVIZIO DITRADUZIONE SIMULTANEA,SARÀ RICHIESTA UNA QUOTASUPPLETTIVA DI L. 50.000 DAPAGARE DIRETTAMENTE INSEDE D’INCONTRO.

Il Coordinatore del Gruppo Studio di Ortopedia

Dr. Ermenegildo Baroni

Primo giorno

Sabato 30 Settembre 2000

14.00 Registrazione

partecipanti

14.25 Saluto del Coordinatore

del Gruppo di Studio

14.30 Aggiornamenti nella

diagnosi di displasia

dell’anca

Ecografia

Proiezioni funzionali in

stazione quadrupedale

Proiezione DAR

Michael G. Conzemius

(USA)

15.45 Pausa

16.15 Aggiornamenti nel

trattamento della

displasia dell’anca

Rotazione sacroiliaca

con cuneo

Sinfisiodesi pubica

Michael G. Conzemius

(USA)

17.30 Tumori ossei: diagnosi e

trattamento

Michael G. Conzemius

(USA)

19.00 Termine della prima

giornata

Secondo Giorno

Domenica 1 Ottobre 2000

9.00 Trattamento della

displasia del gomito (1a

parte)

Michael G. Conzemius

(USA)

10.30 Pausa

11.00 Trattamento della

displasia del gomito (2a

parte)

Michael G. Conzemius

(USA)

13.00 Pausa pranzo

con panini

14.00 Metodi di trattamento

delle fratture (1a parte)

Michael G. Conzemius

(USA)

15.30 Pausa

16.00 Metodi di trattamento

delle fratture (2a parte)

Michael G. Conzemius

(USA)

GRUPPO DI STUDIO SCIVACDI ORTOPEDIA

. .

D A L L E A S S O C I A Z I O N I

Page 26: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Witness Ehrlichia

“Infestazione da zecche: pensa al-l’EHRLlCHlOSI”, è la comunicazionedel nuovo materiale promozionaleche Merial sta presentando a tutti gliambulatori veterinari per annunciarel’arrivo di un nuovo diagnostico ca-nino: il Witness Ehrlichia per la dia-gnosi dell’Ehrlichiosi canina. È un test basato sulla tecnica d’im-munomigrazione rapida per l’iden-tificazione degli anticorpi anti-Ehrli-chia canis in campioni di siero, pla-sma e sangue intero (addizionatocon anticoagulante: EDTA, eparina,citrato). Facilissimo nella sua esecuzione: 1goccia di campione (40 µl) e 3gocce di soluzione tampone, svi-luppano un risultato chiaro da leg-gere a 10 minuti. Le performance fornite dalla casaproduttrice sono molto interessanti:- Specificità: 100%- Sensibilità: 99/97% Correlazione con IFA*: 99%*(1:20 -1:40 Dubbi)La confezione è da 5 test, da con-servare a temperatura ambiente(+2° C /+25° C).Il Witness Ehrlichia offre così unaserie di vantaggi e benefici:• Semplicità d’uso con riduzione

dei rischi d’errore per l’operatore• Praticità: 1 sola goccia di cam-

pione• Rapidità del risultato con possibi-

lità di esecuzione durante la visi-ta clinica e di inizio terapia speci-fica

• Riduzione dei rischi d’errore in fa-se di lettura per la chiarezza del-le bande

• Performance elevate che con-sentono di dare un risultato affi-dabile in poco tempo

• Confezione di soli 5 test che con-sentono un’elevata versatilità delprodotto per le diverse esigenze

• Possibilità di una conservazioneanche a temperatura ambiente.Il Witness Ehrlichia rappresenta unausilio veterinario pratico ed affida-bile che va ad ampliare la collau-data gamma Witness: Witness Di-rofilaria, Leishmania per il cane eWitness FeLV, FIV, FeLV- FIV, FelineDirofilaria per il gatto (ulteriore no-vità 2000).

Witness FelineDirofilaria

La Filariosi Cardiopolmonare delgatto è una patologia sempre piùriscontrata nelle zone endemicheper D. immitis. Questa situazione ri-chiede al Medico veterinario di po-ter disporre di un valido strumentodi diagnosi, sia per identificare i ca-si clinici sia per avviare una pre-venzione specifica. Oggi Merial presenta uno specificotest anticorpale che riconosce nelgatto gli ac. specifici contro D. im-

mitis, identificando così l’esposizio-ne al parassita. È questo il primo,indispensabile, passo nel proces-so diagnostico della Filariosi car-diopolmonare nel gatto. Il test è ba-sato su una metodica d’immunomi-grazione rapida e richiede l’utilizzodi campioni di siero, plasma o san-gue intero con anticoagulante (ED-TA o eparina). È necessaria una sola goccia dicampione, cui vanno addizionate 2gocce di soluzione tampone. La

lettura avviene a 5 minuti, renden-do il test ideale per l’impiego in am-bulatorio.Il test identifica gli anticorpi prodot-ti nei confronti di un solo parassitaadulto, maschio o femmina, e versole larve, a partire da 60 giorni dal-l’infestazione. Le performances, indicate dalladitta produttrice, evidenziano:Sensibilità 99,9% Specificità 99,5%La confezione è da 10 test, da con-

servare a temperatura ambiente(+2°/+25°C).Da oggi ll Medico Veterinario haquindi a disposizione un test:

• SempIice, con riduzione dei ri-schi di errore per l’operatore.• Rapido, con lettura a soli 5 minu-ti.• Affidabile, in base ai dati di sensi-bilità e specificità.• Pratico, utilizzabile nel corso del-la visita clinica.

Per maggiori informazioniUfficio Tecnico Pet Merial (tel: 02/7225547-23-22, fax: 02/7225551).

PROFESSIONE VETERINARIA 8/2000 29N O T I Z I E D A L L E A Z I E N D E

Page 27: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

PROFESSIONE VETERINARIA 8/200030C A L E N D A R I O A T T I V I T À

BEVA 2000 CONGRESS Birmingham - Gran Bretagna Per informazioni: BEVA Tel. 0044 171 6106080 - fax 0044 171 6106823 - email: [email protected]

AVULP - in collaborazione con SCIVAC - CORSO DI RADIOLOGIA Perugia Per informazioni: AVULP - Dr. Maurizio Ritorto Tel/fax 075/8040896

DEL. REGIONALE SCIVAC TOSCANA INCONTRO PROVINCIALE DALLA CITOLOGIA ALLA CHEMIOTERAPIA - Sala dei Congressi - P.zza La Lizza - Siena Per informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - tel. 0372/403538 - email [email protected]

SIDEV LEISHMANIOSI - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC TOSCANA DALLA CITOLOGIA ALLA CHEMIOTERAPIA Per informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

CORSO SCIVAC CORSO DI EMATOLOGIA CLINICA - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

7th WORLD CONGRESS IN VETERINARY ANAESTHESIA Berna - Svizzera - Per informazioni: Università di Berna Tel. 0041 31 6312243 - Fax 0041 31 6312620 - email [email protected]

SEMINARIO SIVE INFERTILITÀ NELLA CAVALLA - Cremona - Per informazioni: Ludovica Bellingeri - Segreteria SIVE Tel. 0372 403502 Fax:0372 457091 - email [email protected]

SEMINARIO SCIVAC PATOLOGIE CHIRURGICHE DELLE PARETI ADDOMINALI E TORACICHE - Barletta Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO SCIVAC - SIVAE MEDICINA AVIARE - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO SCIVAC CORSO DI PRIMO SOCCORSO (Prima Parte) - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

CORSO SCIVAC CORSO DI BIOCHIMICA CLINICA - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SEMINARIO SCIVAC/ ZOOMARK PRONTO SOCCORSO - Napoli Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO SCIVAC DI ORTOPEDIA AGGIORNAMENTI E NOVITÀ IN ORTOPEDIA - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC SICILIA ANIMALI ESOTICI Per informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC VENETO CITOLOGIA- Monastier - Treviso Per informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC ABRUZZO MEDICINA INTERNA Per informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

41° CONGRESSO NAZIONALE SCIVAC PATOLOGIE RESPIRATORIE - PerugiaPer informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

CORSO SCIVAC - SIDEV CORSO BASE DI DERMATOLOGIA (Seconda Parte) - Cremona - Per informazioni: Catia Arisi - SegreteriaSCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC MOLISE ODONTOSTOMATOLOGIA - seconda parte - CampobassoPer informazioni Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC LIGURIA OSTETRICIA E GINECOLOGIA - Per informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403538 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC MARCHE Per informazioni:Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email [email protected]

CORSO SCIVAC CORSO DI PRIMO SOCCORSO (Seconda Parte) - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SEMINARIO SCIVAC ENDOCRINOLOGIA - Palermo Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO SCIVAC DI CHIRURGIA PATOLOGIE DELLE VIE RESPIRATORIE ALTE. CASI CLINICI - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

GRUPPO DI STUDIO SCIVAC DI GINECOLOGIA PROBLEMI DI ACCOPPIAMENTO NEL MASCHIO E PUNTO SULLE PATOLOGIE PROSTATICHE - Cremona Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403506 - email [email protected]

SEMINARIO SIVAR Cremona- Fiera del Bovino da latte di Cremona Per informazioni: Paola Orioli - Segreteria SIVAR - tel. 0372/403539 - email [email protected]

SCIVAC - PERUGIA - SINVET Neurooftalmologia - Perugia - Per informazioni: Catia Arisi - Segreteria SCIVAC Tel 0372/403506 - email [email protected]

DELEGAZIONE REGIONALE SCIVAC LOMBARDIA Per informazioni: Francesca Manfredi - Segreteria SCIVAC - Tel 0372/403538 - email: [email protected]

13-16set

22set

26-28set

28-30set

1ott

1ott

1ott

6-8ott

11-13ott

15ott

15ott

15ott

16-20ott

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29 set1 ott

30 set1 ott

15-17set

17set

17set

17set

20-23set

23-24set

23-25set

Direttore

Carlo Scotti

Direttore Responsabile

Antonio Manfredi

Comitato di Redazione

Pier Paolo BertagliaPaolo Bossi

Marco EleuteriGiuliano Lazzarini

Pier Mario Piga

Capo Redattore

Fabrizio Pancini

Rubrica fiscale

Giovanni Stassi

Rubrica legale

Guido CanaleMaria Teresa Semeraro

Segreteria di Redazione

Sabina Pizzamiglio

Coordinamento Editoriale

Angelo Franceschini

Progetto Grafico

Germano Pontevichi

Editore

SCIVACVia Trecchi, 20, Cremona

[email protected] registro stampa

del tribunale di Cremona, n. 263. del 9/7/1991

Concessionaria esclusiva per la

pubblicità

EDIZIONI VETERINARIE E.V. srl,Cremona

Ufficio Pubblicità

Francesca Manfreditel. 0372/40.35.38

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Per aggiornare il professionista

sulla evoluzione delle tematiche

professionali

Stampa

Press Point, Abbiategrasso - MItel. 02/94965467

Spedizione in abbonamento postale -45%, art. 2 comma 20/B Legge 662/96

- Filiale di Piacenzaa cura di Nacor di G. Manfredi,Bobbio - PC - tel 0523/936546

La rivista è gratuita per gli iscritti alleAssociazioni Federate ANMVI.

Per i non soci è disponibile al costo di lire 60.000 come contributo spese

di spedizione.Viene inoltre inviata gratuitamente ad Enti Pubblici, Università, Ordini,

ASL, Istituti Zooprofilattici e alleaziende di settore.

Arretrati: Tel. 0372/403537

Chiuso in stampa il 5 settembre 2000

PROFESSIONE VETERINARIA

GIORNATEECOLOGICHE A CREMONA

Nelle date indicate Cremona chiu-derà al traffico il centro-città. Chidovesse recarsi a Palazzo Trecchipotrà accedere in auto nella zonacentrale solo per recarsi al par-cheggio La Marmora situato in ViaVilla Glori, a 100 m. dalla sede (apagamento L. 1500/h.). È intesoche non è possibile parcheggia-re liberamente all’interno dellazona chiusa al traffico, se ciòaccadesse i veicoli sarannosoggetti a rimozione e contrav-venzione. Vi preghiamo pertantodi presentare alla polizia munici-pale, che si troverà nel perimetrodella zona interdetta al traffico, lacircolare che la Segreteria ANMVIvi avrà fatto avere. Chi non fosseinteressato ad avvicinarsi in autoalla sede dovrà parcheggiare ilproprio veicolo al di fuori dellabarriera e recarsi verso PalazzoTrecchi con i mezzi pubblici o apiedi.

22 SETTEMBRE10 OTTOBRE5 NOVEMBRE

19-21set

Page 28: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

L’ANMVI in collaborazione con MARSH S.p.A., divisione ita-liana della MARSH Inc. - leader mondiale del settore - hacostituito un Fondo Integrativo Sanitario per la CategoriaVeterinaria.La MARSH è il primo broker al mondo in questo settore. Pre-sente in oltre 100 Paesi, con più di 50.000 dipendenti, gesti-sce fondi per oltre 800.000 miliardi di lire.L’iniziativa dell’ANMVI nasce dalle sollecitazioni avanzate damolti Colleghi che hanno espresso l’esigenza di un servizioche, già attivo e collaudato con successo presso altre cate-gorie professionali, possa garantire una forma d’assistenzasanitaria alternativa o integrativa rispetto a quella previstadal Servizio Sanitario Nazionale.Questi fondi sono previsti e regolamentati dal Decreto Legi-slativo N° 460/97 e offrono condizioni di assistenza sanitariaintegrativa ai sensi di legge.• il Fondo copre i costi di qualsiasi prestazione sanitaria rice-

vuta dall’aderente al Fondo o dai suoi familiari • non essendo una polizza assicurativa ma un Fondo di

Solidarietà della Categoria, dà ampie garanzie, senzarischio di revoca o sospensione, a costi nettamente infe-riori rispetto a qualsiasi altra formula assicurativa

• l’adesione al Fondo è volontaria e aperta a tutti gli iscrittiad una delle Associazioni Federate ANMVI in regola conla quota associativa

1. ISCRIVERSI SUBITO AL FONDO SANITARIOANMVI CONVIENE PERCHÉ:

§ il Fondo Sanitario ANMVI è gestito con esperienza e con pro-fessionalità dalla MARSH S.p.A., leader mondiale del settoreche ne garantisce tutti gli aspetti finanziari, ed è amministratodall’ANMVI attraverso un proprio Consiglio di Amministrazione,a tutela degli interessi dei medici veterinari aderenti.

§ permette di fornire concrete risposte ai nostri bisogni sia inmateria di assistenza sanitaria che di copertura di qualsiasispesa sanitaria sostenuta anche a seguito di infortunio subitoin ambito professionale o privato;

§ comprende tutto il nucleo familiare;§ offre prodotti definiti in base alle specifiche esigenze della

Categoria Veterinaria;§ comporta costi di adesione molto ridotti e concorrenziali;§ i Medici Veterinari che vi aderiscono da subito sono privilegia-

ti e protetti.

2. COME ISCRIVERSI

Dal 1° ottobre al 30 novembre 2000 verranno raccolte le adesionidei Medici Veterinari interessati, i quali potranno scegliere fra 3diversi piani di copertura per l’assistenza sanitaria. Per finalizzarel’adesione basta compilare in ogni sua parte il modulo allegato.Nel corso del mese di dicembre il Fondo provvederà a richiedereil versamento del contributo. Le adesioni saranno operative a partire dal 1° gennaio 2001.

§ chi non aderisce entro il 30 Novembre 2000 potrà iscriversi alFondo Sanitario A.N.M.V.I. solo il 31 dicembre 2003;

§ è possibile passare da un piano sanitario all’altro solo alla sca-denza dell’annualità e soltanto per passare ad una opzione dilivello superiore (si vedano le opzioni offerte).

3. I TRE PIANI DI ASSISTENZA SANITARIA

§ Sono stati individuati tre piani sanitari di diverso contenuto eampiezza di copertura;

§ la copertura è estesa al nucleo familiare;§ è possibile passare da un’opzione all’altra ma solo al termine

dell’annualità e soltanto optando per un piano più ampio.

4. COSTO ANNUO PER NUCLEO FAMILIARE(comprensivo del costo di gestione)

§ Opzione minima: Lit. 200.000§ Opzione media: Lit. 1.700.000§ Opzione massima: Lit. 2.600.000

5. NUCLEO FAMILIARE GARANTITO

Le nostre coperture sono estese all’intero nucleo familiare delsocio.

6. LE TRE OPZIONI PER L’ASSISTENZASANITARIA

OPZIONE MINIMA (Lit. 200.000)Grandi interventi chirurgici:massimo di Lit. 200.000.000 (nessuna franchigia)§ rette di degenza senza limiti di spesa;§ accertamenti diagnostici effettuati fino a 120 gg prima del rico-

vero e accertamenti e cure effettuate nei 120 gg successivi alricovero;

§ vitto e pernottamento in istituto di cura o in struttura alberghie-ra per un accompagnatore con un massimo di Lit. 100.000 algiorno ed un massimo di 30 gg;

§ Trasporto all’istituto di cura anche all’estero con un massimo diLit. 3.000.000.

§ Indennità sostitutiva giornaliera (solo nel caso in cui il ricoverosia a totale carico del S.S.N.): Lit.150.000 con un massimo di90 gg.

OPZIONE MEDIA (Lit. 1.700.000)Ricoveri con o senza intervento chirurgico:massimo di Lit. 150.000.000 (nessuna franchigia) § rette di degenza senza limiti di spesa;§ accertamenti diagnostici effettuati fino a 120 gg prima del rico-

vero e accertamenti e cure effettuate nei 120 gg successivi alricovero;

§ interventi chirurgici ambulatoriali;§ vitto e pernottamento in istituto di cura o in struttura alberghie-

ra per un accompagnatore con un massimo di Lit. 100.000 algiorno ed un massimo di 30 gg;

§ Trasporto all’istituto di cura anche all’estero con un massimo diLit. 3.000.000.

Grandi interventi chirurgici:massimo di Lit. 300 milioni (nessuna franchigia)

Fondo Sanitario A.N.M.V.I.A.N.M.V.I.

I.C.

In collaborazione con Marsh S.p.A.

Page 29: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

2FONDO SANITARIO ANMVI

Parto non cesareoRette di degenza con il limite massimo di Lit. 150.000 al giorno.Onorari medici, accertamenti diagnostici, cure, medicinali, esamiriguardanti il periodo di ricovero anche per il neonato.

Indennità sostitutiva giornaliera(Solo nel caso in cui il ricovero sia a totale carico del S.S.N.)§ Lit. 150.000 al giorno con un massimo di 90 gg in caso di rico-

vero con intervento chirurgico;§ Lit 100.000 al giorno con un massimo di 90 gg in caso di rico-

vero senza intervento chirurgico;

Indennità di convalescenza(solo a seguito di ricovero di almeno 20 gg con intervento chirur-gico)§ Lit. 50.000 al giorno con un massimo di 90 gg in caso di rico-

vero con intervento chirurgico;

Extraospedaliere:massimo di Lit. 5.000.000 (scoperto per evento: 10% minimo Lit.25.000)§ Agopuntura (se effettuata da medico)§ Angiografia;§ Arteriografia;§ Coronarografia;§ Chemioterapia;§ Cobaltoterapia;§ Diagnostica radiologica;§ Dialisi;§ Doppler;§ Ecografia;§ Elettrocardiografia;§ Laserterapia;§ Risonanza magnetica nucleare;§ Scintigrafia;§ TAC;§ Telecuore;§ Endoscopia (tutti gli esami di tipo invasivo).

Visite specialistiche quali: analisi, visite, esami diagnostici e dilaboratorio se non rientranti nei capitoli di spesa relativi a ricovericon o senza intervento chirurgico e alle extraospedaliere con unmassimo di Lit. 1.500.000.(Scoperto per evento: 20% minimo Lit. 100.000).

Protesi ortopediche: massimo di Lit. 2.000.000. La garanzia èprestata con franchigia di Lit. 50.000 per evento

OPZIONE MASSIMA (Lit. 2.600.000)(Sono valide tutte le condizioni della opzione media con leseguenti variazioni o integrazioni):

Ricoveri con o senza intervento chirurgico:massimo di Lit. 300.000.000 (nessuna franchigia)

Grandi interventi chirurgici:massimo di Lit. 500.000.000

Extraospedaliere:massimo di Lit. 10.000.000 (scoperto per evento: 10% minimo Lit.25.000).

Visite Specialistiche quali: analisi, visite, esami diagnostici e dilaboratorio se non rientranti nei capitoli di spesa relativi a ricovericon o senza intervento chirurgico e alle extraospedaliere con unmassimo di Lit. 3.500.000.

(Scoperto per evento: 20% minimo Lit. 100.000).

Cure dentarie:massimo di Lit. 2.500.000 (scoperto per evento: 20% minimo Lit.300.000).

7. CENTRALE OPERATIVA “FILO DIRETTO”

PER L’OPZIONE MEDIA E PER L’OPZIONE MASSIMAOPERA LA CENTRALE OPERATIVA “FILO DIRETTO”(24h SU 24h)Questo comporta: § consulti medici telefonici notturni e festivi;§ invio gratuito di un medico in casi d’urgenza (max 3 volte

all’anno);§ consegna gratuita di farmaci a domicilio (max 3 volte all’anno);§ trasporto gratuito in autoambulanza in Italia (max 3 volte all’an-

no);§ assistenza infermieristica (solo reperimento del personale);§ rete sanitaria convenzionata;§ gestione gratuita dell’appuntamento (tel. 800/24079 oppure

800/24080);§ consulenza nazionale ed internazionale nei settori cardiologi-

co ed oncologico. (In questi casi, a richiesta, ricerca dello spe-cialista con: organizzazione logistica trasferimento, traduzionecartella clinica, check-up oncologico ed informazioni ai fami-liari).

8. PRINCIPALI ESCLUSIONI

§ LIMITI DELLE PRESTAZIONISono escluse dal rimborso le spese relative a:♦ intossicazioni conseguenti ad abuso di alcolici o ad uso di

allucinogeni nonché ad uso non terapeutico di psicofarmaci ostupefacenti;

♦ infortuni sofferti sotto l’influenza di sostanze stupefacenti osimili (non assunte a scopo terapeutico); in conseguenza diproprie azioni delittuose; derivanti da partecipazione a gareprofessionistiche e relative prove ed allenamenti; derivanti damovimenti tellurici, eruzioni vulcaniche, inondazioni o alluvioni;

♦ conseguenze dirette od indirette di trasmutazione del nucleodell’atomo, come pure di radiazioni provocate dall’accelera-zione artificiale di particelle atomiche.

♦ malattie mentali (incluse nevrosi e psiconevrosi);

Le prestazioni ammesse al rimborso presuppongono l’esisten-za dello stato di malattia e/o di infortunio. Se mancano tali pre-supposti ovviamente le prestazioni non possono considerarsirimborsabili.

In particolare, quindi, non sono rimborsabili:

♦ tutte le prestazioni mediche intese ad eliminare o correggeredifetti fisici preesistenti all’iscrizione;

♦ chirurgia plastica a scopo estetico;♦ visite per abilitazioni sportive, per patenti e simili.

§ PERSONE NON ASSOGGETTABILI ALLA PRESTAZIONELe persone affette da infermità mentali, tossicodipendenza,alcoolismo, epilessia, paralisi, delirium tremens, non sonoassoggettabili alla prestazione e la prestazione cessa con illoro manifestarsi nei modi e nei termini previsti dall’articolo1898 del Codice Civile.

Page 30: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

FONDO SANITARIO ANMVI

3

Per attivare la copertura, come posso iscrivermi?È sufficiente compilare il modulo di adesione ed inviarlo viafax alla segreteria A.N.M.V.I. al numero 0372/457091. Nelcorso del mese di dicembre il Fondo invierà agli aderenti larichiesta di contribuzione e la copertura decorrerà dal 1°gennaio 2001.

Dal punto di vista finanziario quali sono le garanzie dicopertura del Fondo?Essendo il Fondo gestito dalla MARSH che, leader mondia-le del settore gestisce fondi per oltre 800.000 miliardi di lire,tutti i sottoscrittori hanno la massima garanzia di serietà ecorrettezza operativa e finanziaria.

La copertura è estesa a tutto il nucleo familiare? I costiindicati sono relativi ad ogni singolo componente o atutto il nucleo?La copertura vale per tutto il nucleo familiare dell’iscrittointendendo il coniuge (o il convivente) ed i figli conviventi. Èpossibile anche inserire i genitori purché siano conviventicome da stato di famiglia. Il premio indicato è relativo allacopertura assicurativa dell’intero nucleo familiare.

Come faccio ad ottenere i rimborsi delle spese medichesostenute e che tipo di documentazione devo presenta-re?Ad ogni aderente verranno inviati alcuni moduli per la richie-sta dei rimborsi, con tutte le istruzioni per la trasmissionedei documenti necessari. Naturalmente, in linea generale,sarà necessaria la fattura originale attestante la spesa e ladiagnosi che attesti lo stato di malattia.

Come ricevo i rimborsi delle spese sostenute?Direttamente sul tuo conto corrente. Per questo motivo èbene compilare esattamente il modulo di adesione anchenella parte relativa alle coordinate bancarie.

Cosa succede se il mio nucleo familiare subisce modifi-che nel corso dell’anno? A tutti gli aderenti verranno inviati dei moduli per la tempe-stiva comunicazione delle modifiche del nucleo familiare(ad es. in caso di matrimonio, nascita di un figlio ecc.).

Ho già in corso una polizza sanitaria assicurativa chescade fra due anni. Posso comunque aderire al FondoSanitario ANMVI?Puoi certamente aderire. Se la tua polizza ti dà già unabuona copertura puoi iniziare sottoscrivendo l’opzione mini-ma di lit. 200.000 con la possibilità di passare ad opzionisuperiori allo scadere della tua polizza, altrimenti puoi sem-pre scegliere l’opzione che ritieni più opportuna ad integra-zione della polizza che hai in corso.

Ho già in corso una polizza sanitaria. Posso otteneredue rimborsi?Sì, ma solo fino al limite della spesa sanitaria sostenuta. Inquesto caso la copertura del Fondo A.N.M.V.I. può operaread integrazione della copertura sanitaria individuale.

La copertura è valida anche per le malattie diagnostica-te antecedentemente all’iscrizione al Fondo?Certo, il grande vantaggio dell’iscrizione al Fondo A.N.M.V.I.è proprio il fatto che sono incluse anche le malattie pre-gresse e che il socio non debba presentare alcun questio-nario anamnestico che è sempre fonte di discussione con leCompagnie di Assicurazione.

Dopo quanto tempo posso presentare la prima richiestadi rimborso?Non vi sono periodi di attesa, neanche per la garanzia rela-tiva al parto.

Se aderisco, posso decidere di interrompere la mia par-tecipazione al Fondo?Certamente, ogni socio può decidere liberamente di inter-rompere la partecipazione al Fondo alla scadenza annualedandone comunicazione scritta al Fondo entro il 31 ottobredi ogni anno. In questo caso, però, il socio non potrà piùessere riammesso.

Quali privilegi e protezioni ho aderendo subito alFondo?Il limite di data per l’adesione al Fondo garantisce chi ade-risce subito da eventuali sottoscrizioni avanzate dopo que-sta data e motivate esclusivamente dall’insorgere di un pro-blema sanitario imprevisto.

Nel caso decidessi di essere ricoverato in una strutturapubblica che cosa mi riconosce il Fondo visto che l’as-sistenza sanitaria sarebbe comunque gratuita?In questo caso il Fondo garantisce un’indennita sostitutivagiornaliera di Lire 150.000 per un massimo di 90 gg.

Posso decidere di cambiare opzione?Sì, alla fine di ogni anno è possibile scegliere un’opzionediversa, ma soltanto passando dalle opzioni inferiori a quel-le superiori.

Sono già iscritto ad una delle Associazioni Federateall’A.N.M.V.I., ma decido di non aderire al Fondo. Possofarlo successivamente?Certamente, ma se perdi questa prima occasione nonpotrai più aderire al Fondo prima del 31/12/2003. Data lavalidità dell’iniziativa, ti conviene aderirvi fin da ora, anchesolo con l’opzione minima che offre comunque grandi van-taggi, e riservarti per il futuro la possibilità di passare adaltre opzioni.

Posso detrarre il costo dalla mia dichiarazione dei red-diti? No, i costi non sono detraibili dalla dichiarazione di redditi.

Le spese sanitarie sostenute sono detraibili dalla miadichiarazione dei redditi?Sì, le spese sanitarie, anche se rimborsate, sono detraibilidalla dichiarazione dei redditi secondo le norme espressa-mente previste per tali tipi di oneri. Per questo motivo ilFondo restituisce le fatture originali direttamente all’indirizzodi ogni socio indicato nel modulo di adesione.

DOMANDE E RISPOSTE

Page 31: Professione Veterinaria, Anno 2000, Nr 8

Cognome Nome

Luogo di nascita Prov. Data di nascita

Cod. Fiscale

Indirizzo Cap Città Pr.

Coordinate bancarie

ABI _____________________ CAB ______________________ N. Conto_____________________________________________

OPZIONE PRESCELTA

❏ Opzione minima (Lit. 200.000) ❏ Opzione media (Lit. 1.700.000) ❏ Opzione massima (Lit. 2.600.000)

FONDO DI ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA A.N.M.V.I.

MODULO DI ADESIONE

(da inviare via fax alla Segreteria A.N.M.V.I. al n° 0372/457091)

COMPOSIZIONE NUCLEO FAMILIARE

Cognome e nome Data di Nascita Grado di parentela(giorno/mese/anno) (*)

(*) Coniuge: (*) Convivente: (*) Figlio: (*) Figlia: (*) Genitore convivente:

CG CV FO FA GC

Data Firma

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