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POLO H/3 PRESIDIO OSPEDALIERO “P. COLOMBO”
VELLETRI
PROCEDURA
“ Prevenzione del suicidio in Ospedale”
REDATTO VALIDATO APPROVATO Direttore Sanitario Polo H3 dr P.Angeletti
Direttore Dipartimento Salute Mentale dr D. Leccisi
Risk Manager ASL RM H dott.ssa S. Medaglini
Resp. Uff. Inferm. Polo H3 dr P. Pugliesi
Direttore Sanitario Aziendale dr A. Cicogna
CPSE P. Starnoni Ass. Sociale M. Varroni data data REVISIONE DATA Resp.Uff Inferm. Polo H3 Dr.Pugliesi Piero Ass. Sociale Marina Varroni
23 aprile 2015
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INDICE Premessa pag. 3 Scopo pag. 3 Obiettivo pag. 3 Ambiti di applicazione pag. 3 Azioni pag. 4 Caratteristiche strutturali e organizzative pag. 4 Matrici di responsabilità pag. 6 Segnalazione dell’evento sentinella pag. 6 Diagramma di flusso pag. 7 Bibliografia pag. 8 Allegata Raccomandazione N° 4 Ministero della Salute
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1. Premessa Il suicidio in ospedale rappresenta un evento sentinella di particolare gravità la cui prevenzione si basa su una valutazione appropriata delle condizioni del paziente, l’individuazione dei pazienti a rischio e la conseguente adozione di misure idonee alla prevenzione. I fattori di rischio indicati nella Raccomandazione n. 4 del Ministero della Salute sono vari, la loro conoscenza consente la messa in atto di strategie efficaci per la riduzione degli eventi agendo su: - strumenti di valutazione del paziente; - profili assistenziali, per i pazienti che hanno una reazione
suicidiaria o tentato il suicidio, che prevedano la continuità della cura anche dopo la dimissione;
- processi organizzativi; - formazione degli operatori; - idoneità ambientale e strutturale. 2. Scopo Consentire l’applicazione della raccomandazione n.4 del Ministero della Salute e fornire agli operatori Sanitari del P.O. di Velletri uno strumento di lavoro. 3. Obiettivo
Prevenzione dei suicidi e/o tentati suicidi di pazienti all’interno dell’ospedale.
4. Ambiti di applicazione
La presente procedura va applicata a tutti i pazienti che vengono ricoverati in ospedale sia in ricovero ordinario che in day hospital o day surgery. Il suicidio può verificarsi in ogni degenza ospedaliera, ma possono essere considerate a maggior rischio aree cliniche quali le oncologiche, le ostetriche ginecologiche, il dipartimento di emergenza, la medicina generale, nonché gli spazi comuni come scale, terrazzi, vani di servizi e/o tutte le zone in cui il controllo è minore. Nell’ambito delle degenze sono a maggior rischio i servizi igienici.
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5. Azioni
Per una adeguata prevenzione è necessario un’appropriata ed efficace presa in carico del paziente che preveda le seguenti attività:
Anamnesi
L’anamnesi è uno strumento essenziale per la conoscenza del paziente, è necessario creare un clima accogliente che favorisca la comunicazione tra operatore e paziente al fine di evidenziare i fattori di rischio da monitorare, a tal fine si allega la raccomandazione n. 4 del Ministero della salute, (allegato n.1) comprensiva della guida per il colloquio con il paziente.
Percorso clinico assistenziale Il rischio suicidio è massimo nei primi giorni del ricovero e nella
prima settimana dopo la dimissione. Il paziente a rischio richiede oltre ad una accurata valutazione anche una presa in carico che tenga conto di:
a. coinvolgimento di tutti gli operatori al fine di cogliere eventuali segni premonitori di un evento suicidiario;
b. maggiore coinvolgimento possibile delle famiglie, anche nella fase di valutazione oltre che in quella di gestione di eventuali segni premonitori;
c. comunicazione costante ed adeguata tra il personale deputato all’assistenza e tra questo, il paziente e i familiari;
d. coinvolgimento di altri specialisti sia per completare l’anamnesi che per la prescrizione di terapie personalizzate;
All’atto della dimissione il paziente dovrà essere segnalato ai servizi territoriali e sociosanitari, competenti per residenza del paziente, al fine di garantire una continuità assistenziale.
6. Caratteristiche strutturali e processi organizzativi
In caso di pazienti che risultano positivi alla consulenza o che hanno manifestato durante il ricovero segni di tentato suicidio, le caratteristiche dell’ambiente e degli spazi nonché i processi organizzativi devono mirare ad evitare il verificarsi dell’evento. E’ necessario adottare i seguenti provvedimenti strutturali ed organizzativi.
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Strutturali
Nel rispetto della dignità della persona, disporre che il paziente venga collocato in ambiente con le seguenti caratteristiche:
- dispositivi di sicurezza, quali serrature di sicurezza nei bagni, allarmi, ringhiere;
- ambiente di degenza privo di oggetti potenzialmente a rischio di autolesionismo;
- infissi di sicurezza (soprattutto nei piani alti); - strutture ed attrezzature che non suggeriscano usi impropri; - misure che impediscano alla persona a rischio di avere accesso
a mezzi per togliersi la vita ( taglienti, vetro, lacci, farmaci)
Organizzativi E’ necessario: - allertare il personale sul rischio suicidiario; - informare i familiari e chiedere collaborazione nell’osservazione del
paziente; - predisporre un controllo maggiore durante i trasferimenti; - evitare di lasciare soli i pazienti a rischio ed eventualmente definire
modalità di vigilanza, proporzionale alla gravità del rischio; - posizionare il paziente in stanza di degenza in cui è più facile il
controllo da parte del personale di assistenza; - richiedere una consulenza psichiatrica (tel 0693272111 fax
069630314); - particolare attenzione va posta nelle ore notturne, serali e festive in
cui il personale è numericamente ridotto; - segnalare al medico di guardia ogni situazione di potenziale
pericolo; - controllare la sicurezza della camera di degenza del paziente a
rischio; - allontanare dalla stanza tutti gli oggetti potenzialmente lesivi; - sensibilizzare i familiari sulla necessità di controllare costantemente
il paziente; - sensibilizzare i familiari sulla necessità di togliere al paziente oggetti
di proprietà potenzialmente lesivi (cinture, lacci, coltellini, vetro,ecc); - controllare ad intervalli il paziente valutando con colloqui l’umore, in
caso di variazioni significative informare il medico; - non lasciare non vigilati, in medicheria o durante la
somministrazione di terapia: farmaci, deflussori o altro materiale potenzialmente lesivo;
- allertare il Centro di Salute Mentale; - se necessario concordare la presenza di personale aggiuntivo per il
controllo diretto del paziente;
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- in caso di tentato suicidio segnalare l’accaduto attraverso la scheda di rilevazione degli eventi sentinella, come previsto.
7. Matrici di responsabilità
L’adozione della presente procedura, nelle varie fasi operative, deve avvenire in maniera sistematica da parte di tutto il personale coinvolto, nel rispetto delle specifiche competenze per gestire al meglio i pazienti a rischio.
Attività Risk manager
Direzione sanitaria
Medico Coordinatore infermierist.
Infermiere
Elaborazione procedura
A R
Anamnesi mirata R Percorso clinico assistenziali
R R C
Segnalazione al personale del paziente a rischio
R
Controllo pazienti a rischio
C R
Attivazione procedure organizzative
R C
Segnalazione evento sentinella
C R R R
Implementazione procedura
R R
A = approvazione C = coinvolto R = responsabile dell’azione
8. Segnalazione dell’evento sentinella In caso di tentato suicidio il responsabile o altro personale dell’U.O. segnala tempestivamente l’accaduto, come previsto nella raccomandazione sugli eventi sentinella del Ministero della Salute, tramite apposita scheda trasmessa dalla Direzione Sanitaria.
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TENTATO SUICIDIO DURANTE RICOVERO
-ATTIVARE PROCEDURE -CONSULENZA PSICHIATRICA
SOPRAGGIUNTI FATTORI DI RISCHIO
ANAMNESI NEGATIVA ANAMNESI POSITIVA
RICOVERO DEL PAZIENTE
CONSULENZA PSICHIATRICA
DIMISSIONI SERVIZI TERRITORIALI
EVENTUALE RICOVERO IN PSICHIATRIA
-SEGNALARE EVENTO SENTINELLA ALLA DIREZIONE SANITARIA
RISK MANAGER AZIENDALE
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Bibliografia Protocollo per il monitoraggio degli eventi sentinella, Ministero della Salute, agosto 2005 Raccomandazione N° 4, prevenzione del suicidio in ospedale, Ministero della Salute, ottobre 2006 Procedura per prevenzione suicidi in ospedale, Azienda Ospedaliera Cosenza, Unità Gestione Rischio Clinico, anno 2008 Sicurezza del Paziente e Gestione del rischio Clinico, dott. Maurizio Belligoni Direttore Generale A.R.S. Marche, anno 2008 Procedura Aziendale per la prevenzione del suicidio in ospedale, U.O. Gestione Rischio Clinico, AUSL 3 Pistoia, anno 2008
Ministero della Salute DIPARTIMENTO DELLA QUALITÀ
DIREZIONE GENERALE DELLA PROGRAMMAZIONE SANITARIA, DEI LIVELLI DI ASSISTENZA E DEI PRINCIPI ETICI DI SISTEMA
UFFICIO III
PREVENZIONE DEL SUICIDIO
DI PAZIENTE IN OSPEDALE
Il suicidio in ospedale rappresenta un evento sentinella di
particolare gravità la cui prevenzione si basa su una
appropriata valutazione delle condizioni del paziente
Il suicidio in ospedale rappresenta un evento sentinella rilevante, come dimostrato anche
dai dati internazionali e, pertanto, è necessario che negli ospedali vengano adottati
strumenti e misure idonee di prevenzione.
Nel nostro Paese alcuni ospedali hanno già intrapreso iniziative per contrastare il
verificarsi di tale evento che costituiscono un utile riferimento per la presente
Raccomandazione. Raccomandazione n. 4, Marzo 2008 La versione attuale del presente documento è stata condivisa dal Ministero della Salute e dal Coordinamento delle Regioni e Province Autonome per la Sicurezza dei pazienti.
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INDICE
1. Premessa ....................................................................................................................... 3 2. Obiettivo ....................................................................................................................... 3 3. Ambiti di applicazione ................................................................................................. 3 4. Azioni ........................................................................................................................... 4
4.1 Presa in carico del paziente .................................................................................... 4 4.1.1. Anamnesi ........................................................................................................ 4 4.1.2. Percorso clinico assistenziale ......................................................................... 6
4.2. Caratteristiche strutturali dell’ospedale e processi organizzativi .......................... 7 4.2.1. L’ospedale ..................................................................................................... 7 4.2.2. I processi organizzativi................................................................................... 7 4.2.3 La Formazione............................................................................................... 8
5. Implementazione della Raccomandazione a livello aziendale ..................................... 8 6. Aggiornamento della Raccomandazione ...................................................................... 8 7. Segnalazione dell’evento sentinella e attivazione del protocollo di monitoraggio ...... 8 Riferimenti bibliografici ................................................................................................. 10 ALLEGATO 1: Guida per il colloquio con il paziente ................................................... 11
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1. Premessa La letteratura internazionale ha individuato una serie di fattori di rischio relativi al
suicidio e la loro conoscenza consente l’adozione di strategie efficaci per la riduzione
dell’evento suicidio in ospedale agendo su:
1) strumenti di valutazione del paziente;
2) profili assistenziali per i pazienti che hanno una reazione suicidiaria o
tentano il suicidio che prevedano la continuità della cura anche dopo la
dimissione; 3) processi organizzativi;
4) formazione degli operatori;
5) idoneità ambientale e strutturale.
2. Obiettivo Ridurre il numero di suicidi e/o tentati suicidi di pazienti all’interno dell’ospedale.
3. Ambiti di applicazione L’evento suicidio va considerato un fenomeno generale e non solo ospedaliero. Tuttavia
va tenuto presente che l’ospedale può essere il luogo in cui un paziente decide di
suicidarsi.
La presente Raccomandazione riguarda tutti i pazienti che si rivolgono all’ospedale per
diagnosi e cura.
Il suicidio può avvenire in tutto l’ambito ospedaliero, ma possono essere considerati a
maggiore rischio le aree cliniche quali il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura
(SPDC), le Unità Operative di Oncologia, Ostetricia e Ginecologia e il Dipartimento di
emergenza, nonché gli spazi comuni quali scale, terrazze e vani di servizio.
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4. Azioni Per la prevenzione del suicidio, gli ospedali debbono considerare le azioni di seguito
descritte.
4.1 Presa in carico del paziente
Per una efficace ed appropriata presa in carico del paziente vanno previste almeno le
seguenti attività:
4.1.1. Anamnesi L’anamnesi completa, effettuata in un clima accogliente che favorisca la comunicazione
tra operatore e paziente, è uno strumento essenziale per l’identificazione dei fattori di
rischio da monitorare.
La valutazione del rischio di suicidio si avvale di:
• ricostruzione storica della vita del paziente (diagnosi cliniche e valutazione
psicosociale), considerando in particolare pregressi atti autolesivi e familiarità
per il suicidio, abusi sessuali, avversità significative anche recenti (ad esempio
un lutto): è opportuno sottolineare che circa il 30-40% dei suicidi ha già tentato
il suicidio;
• analisi delle caratteristiche anagrafiche e socio-culturali del paziente. Vanno
considerati almeno: sesso (i maschi sono più a rischio), età (compresa tra i 15 e i
24 anni o superiore ai 65), isolamento sociale;
• accertamento delle condizioni cliniche, in particolare sindromi cerebrali
organiche, patologia psichiatrica (depressione, disturbo bipolare, schizofrenia ed
altri disturbi psicotici, disordini di personalità con comportamento aggressivo o
narcisistico o falsa autosufficienza, personalità borderline o antisociale, disturbo
della condotta e disturbo oppositivo in età evolutiva), abuso/dipendenza (da
alcol, stupefacenti e/o psicofarmaci, da gioco), eventuali diagnosi multiple,
ansia, attacchi di panico, insonnia, patologia terminale;
• esame obiettivo per cogliere i segni tipici dell’alcolismo cronico nonché di
un’eventuale sindrome da astinenza e l’effettuazione, tra gli esami clinici, della
alcolemia;
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• rilevazione di altri segni, tra cui: difficoltà di ragionamento, commenti o battute
sul suicidio, affermazioni concernenti l’assenza di speranza, assenza di
significato, inutilità, impotenza, disperazione, rabbia, bassa stima di sé,
autodenigrazione, percezione che gli eventi siano catastrofici,
ipergeneralizzazione, lettura degli eventi esterni come fatti personali, agitazione,
scarso controllo degli impulsi, ridotta capacità di giudizio, allucinazioni
concernenti il suicidio, senso di colpa, mancanza di progetti per il futuro,
eccessiva attenzione alla donazione degli organi, eccessivo interesse o
disinteresse per la religione o recente cambio di atteggiamento nei confronti
della stessa, possesso “maniacale” di farmaci, pensiero fisso sulla necessità di
fare testamento o di sistemare i propri affari.
Una migliore valutazione del rischio e la conoscenza del problema consentono di
mantenere un adeguato livello di vigilanza se il paziente è turbato o,
paradossalmente, se i sintomi sembrano alleggerirsi.
Particolare attenzione va rivolta ai pazienti fragili sottoposti a repentini cambiamenti di
vita e a coloro che:
• presentano una chiara patologia psichiatrica
• manifestano una sindrome organica confusionale
• giungono in ospedale e manifestano tale ideazione
• hanno una reazione suicidiaria all’interno dell’ospedale
• hanno subito o temono di subire una grave perdita (a seguito della
comunicazione della diagnosi di patologia oncologica, del passaggio da terapia
curativa a palliativa, di decesso del neonato, di depressione post-partum, di
amputazione d’arto e di altre prognosi infauste).
Nell’Allegato 1 viene presentata una possibile traccia per orientare l’operatore nella
conduzione del colloquio con il paziente, dopo aver raccolto l’anamnesi, nei casi in cui
sia emerso un sospetto da approfondire o possibili fattori di rischio, elaborata sulla
base delle correnti linee guida psichiatriche internazionali, nonché di indicazioni
nazionali.
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4.1.2. Percorso clinico assistenziale Il rischio di suicido è massimo nei primi giorni del ricovero e nella prima settimana
dopo la dimissione. La presa in carico del paziente, oltre ad un’accurata valutazione,
richiede:
• l’integrazione delle diverse competenze (operatori sanitari e informal caregiver)
presenti nell’unità operativa, al fine di cogliere i segni premonitori dell’atto
suicidiario;
• la possibilità di avvalersi delle consulenze specialistiche psicologiche e
psichiatriche;
• il coinvolgimento di altri specialisti e dei medici di medicina generale (MMG),
sia per completare l’anamnesi che per favorire la continuità terapeutica al
momento della dimissione;
• il maggiore coinvolgimento possibile delle famiglie e degli amici sia nella fase
di valutazione che nella gestione dei fattori di rischio;
• il coinvolgimento, sulla base di protocolli concordati, di volontari preparati
all’uopo;
• una comunicazione adeguata tra gli operatori e tra questi e i pazienti;
• la prescrizione di terapie “personalizzate” per i soggetti ritenuti a rischio
suicidiario.
All’atto della dimissione di pazienti che hanno tentato il suicidio è opportuno
assicurare:
- la disponibilità immediata di un referente ospedaliero da
contattare in caso di bisogno; - l’integrazione con i servizi territoriali sociosanitari per fornire
supporto fisico e psicologico in modo attivo e continuativo.
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4.2. Caratteristiche strutturali dell’ospedale e processi organizzativi
Le caratteristiche dell’ambiente e degli spazi ospedalieri ed i processi organizzativi
possono contribuire ad evitare il verificarsi dell’evento.
4.2.1. L’ospedale E’ opportuno che l’ospedale, nel rispetto della dignità della persona, disponga,
rispettando le priorità e i limiti di spesa, di:
• dispositivi di sicurezza, quali serrature di sicurezza, video a circuito chiuso,
allarmi, ringhiere;
• infissi di sicurezza, ove possibile, assicurandone una manutenzione adeguata
(con particolare riguardo ai punti luce/finestre dei piani alti);
• strutture ed attrezzature (ad esempio, docce e cabine docce) che non
suggeriscano usi impropri;
• misure che impediscano alla persona a rischio di accedere a mezzi per togliersi
la vita (ad esempio, oggetti taglienti, cinture, corde, farmaci).
A tal riguardo in alcuni paesi sono stati introdotti controlli sistematici per
l’individuazione di tutti i possibili oggetti pericolosi in possesso dei pazienti (ad
esempio, armi, oggetti taglienti)
I requisiti strutturali indicati sono indispensabili in caso di ristrutturazione di reparti o in
caso di costruzione di nuovi ospedali.
4.2.2. I processi organizzativi
E’ necessario:
• informare il personale sul rischio suicidiario;
• predisporre procedure specifiche sulla base di linee guida e percorsi assistenziali;
• porre attenzione, durante i trasferimenti all’interno della struttura nosocomiale, ai
pazienti che presentano un maggiore rischio di suicidio;
• evitare di lasciare soli i pazienti a rischio ed eventualmente definire modalità per la
vigilanza. Particolare attenzione deve essere prestata nelle ore serali e notturne,
quando il rapporto numerico tra personale e pazienti è ridotto.
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Inoltre, è necessario che la struttura sanitaria disponga di una procedura per la corretta
gestione dell’accaduto che preveda la comunicazione dell’evento ai familiari ed a tutte
le persone coinvolte ed il necessario supporto.
4.2.3 La Formazione Per aumentare la capacità degli operatori di rilevare la predisposizione dei pazienti al
suicidio ed adottare idonee misure di prevenzione, vanno incrementate le attività di
orientamento e formazione del personale rispetto a tale problematica, nonché garantiti
richiami sulla comunicazione e sui rischi connessi al suicidio in tutte le attività
formative.
Va previsto, inoltre, un aggiornamento specifico periodico del personale operante in
unità operative considerate critiche.
5. Implementazione della Raccomandazione a livello aziendale Le Direzioni Generali, le Direzioni Sanitarie, la Direzione Medica di Presidio, i
Direttori di Dipartimento sono responsabili della implementazione della
Raccomandazione.
Le Direzioni Aziendali devono predisporre e rendere disponibile a tutti gli operatori un
protocollo operativo per la prevenzione e la gestione degli atti suicidiari.
6. Aggiornamento della Raccomandazione La presente Raccomandazione sarà oggetto di revisione periodica e sarà aggiornata in
base alle evidenze emerse ed ai risultati della sua applicazione nella pratica clinica.
7. Segnalazione dell’evento sentinella e attivazione del protocollo di monitoraggio L’Azienda deve favorire la segnalazione degli eventi sentinella tramite specifiche
procedure aziendali.
L’evento sentinella “Suicidio di paziente in ospedale” deve essere segnalato secondo il
protocollo di monitoraggio degli eventi sentinella del Ministero della Salute.
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Al fine di migliorare la Raccomandazione nella pratica clinica, le strutture sanitarie
sono invitate a fornire suggerimenti e commenti rispondendo alle domande del
questionario accluso “Insieme per migliorare la prevenzione degli eventi sentinella”.
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Riferimenti bibliografici 1. The assessment and management of people at risk suicide. New Zealand Guidelines
Group, 2003. 2. Guideliness for Identification Assessment and Treatment Planning for Suicidality,
Risk management Foundation Harvard Medical Institution, 1996. 3. J Bouch, JJ Marshall, Suicide risk: structured professional juddgment, Advances in
Psychiatric Treatment, 2005;11:84-91. 4. O.Bennewith, D.Gunnel, T.Peters, et al., “Variations in the hospital management of
self harm in adults in England: observational study.”, BMJ, 2004, N°328, pagg.1108-1109.
5. Physicians and Nurses Are key in Assessing Suicide Risk. Joint Commission: The Source, Volume 2, Number 1, January 2004, pp. 5-7(3).
6. JCAHO. 1998. Sentinel Event Alert. Accessed: 03/07/03 www.jcaho.org. 7. F.G.Pajonk, K.A.Gruenberg, H.Moecke, et al., “Suicides and suicide attempts in
emergency medicine.”, Crisis, 2002, N°23, pagg.68-73. 8. Shea S. The Practical Art of Suicide Assessment, John Wiley & Sons, 1999;
Evidence-based Protocol. Elderly suicide: secondary prevention, National Guideline Clearinghouse, USA;
9. Suicide Risk Assessment and Management Protocols- General Hospital Ward, NSW Department of Health, North Sidney, Australia
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ALLEGATO 1: Guida per il colloquio con il paziente
La presente guida vuole costituire una traccia con la quale gli operatori possono
condurre il colloquio e sviluppare, quindi, in relazione alla specifica situazione, una
propria linea operativa.
Essa può essere utilizzata quando vi è un sospetto da approfondire (dopo aver quindi
raccolto attraverso l’anamnesi le informazioni circa i rischi).
E’ opportuno che il colloquio avvenga in un clima di rispetto e fiducia; è pertanto
necessario scegliere una sede in cui non vi siano interruzioni e venga garantita la
privacy e che consenta di porsi in costante atteggiamento empatico e di ascolto attivo
nei confronti del paziente. E’ importante, inoltre, cercare di non perdere il contatto
oculare con il paziente.
Durante il colloquio porre attenzione alle interruzioni della comunicazione, alle
affermazioni mirate a suscitare senso di colpa negli altri o a imporre comportamenti,
rivolti a specifiche persone o al mondo intero.
Nel seguito vengono elencate alcune domande che possono essere utilizzate per la
conduzione del colloquio, che vanno scelte e adattate alla specifica situazione. Nel
colloquio, che va iniziato in modo graduale, è opportuno far riferimento a fatti, facendo
precedere alcune domande sullo stato d’animo a quelle sulle intenzioni suicidarie. Esse
sono utili per accertare l’entità del rischio di suicidio, se la persona ha forti sensi di
colpa o se prova una forte rabbia per un torto subito e spera con il suicidio di suscitare
disagio e rimpianto nel colpevole, i fattori protettivi, il rischio effettivo di morte.
- Come si sente?
- Che progetti ha quando esce dall’ospedale?
- Si è sentito giù recentemente?
- Si è mai sentito così in precedenza?
- Che cosa era successo?
- C’è qualcosa che La preoccupa o La turba molto?
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- In che modo le persone (eventualmente specificare) vicine Le rendono la vita più
difficile?
- Ha avuto l’impressione di non farcela più? Ha l’impressione che non ci sia una
via di uscita?
- Sente di dovere espiare qualche colpa?
- Alcune persone nella sua situazione penserebbero che non vale la pena di
continuare a vivere. E’successo anche a Lei?
- Ha mai pensato di farsi del male (o togliersi la vita)? Come?
- Con che frequenza Le sovvengono tali pensieri?
- Per quanto tempo ci ha pensato negli ultimi giorni? Che cosa l’ha trattenuta dal
farlo? (Ciò consente di identificare i fattori protettivi).
- Ha mai chiesto aiuto? A chi si è rivolto? Qualcuno Le è stato particolarmente
vicino?
- Ha mai pensato a come ciò influenzerebbe la vita dei suoi cari? (Se ha famiglia)
- Ha mai tentato il suicidio prima? Quante volte? Quando l’ultima volta? In che
modo? (Chiedersi quale era il rischio effettivo di morte).
- Ha mai pensato a come farla finita? (Chiedersi se il piano è realistico ed è
davvero potenzialmente letale).
- Ha progettato quando farlo?
- Ha il necessario per farlo?
- Ha pensato a chi lasciare le cose che le sono più care?
- Ha espresso le sue volontà a qualcuno di cui si fida o le ha lasciate scritte?
- Ha mai fatto impulsivamente qualcosa di cui poi si è pentito?
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La presente Raccomandazione è stata elaborata dall’Ufficio III - Qualità delle attività e
dei servizi- (Alessandro Ghirardini, Roberta Andrioli Stagno, Rosetta Cardone, Susanna
Ciampalini, Giorgio Leomporra, Giuseppe Murolo, Claudio Seraschi) della Direzione
Generale della Programmazione Sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei
principi etici di sistema, anche con il supporto tecnico di esperti e dei componenti del
Gruppo di lavoro “Valutazione degli approcci metodologici in tema di Rischio clinico”
ed in particolare di Laura Belloni, Piera Poletti e Riccardo Tartaglia.
La Raccomandazione è stata quindi sottoposta ad un processo di consultazione aperta
con esperti delle seguenti Istituzioni, Società Scientifiche, Ordini e Collegi
Professionali, Aziende Ospedaliere che si ringraziano per la collaborazione fornita:
Istituto Superiore di Sanità (ISS)
Federazione Nazionale Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNMOCeO)
Federazione Nazionale Collegi Infermieri Professionali Assistenti Sanitari e
Vigilatrici di Infanzia (IPASVI)
Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO)
Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO)
Società Italiana di Psichiatria (SIP)
Società Italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria (SIQUAS)
Società Italiana di medicina d'emergenza-urgenza (SIMEU)
Società Italiana di Psicoterapia Funzionale (SIF)
Joint Commission International (JCI)
Azienda Ospedaliera di Circolo e Fondazione Macchi, Varese
Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, Torino
Si ringrazia per i commenti il dr. Franco Orsucci, (ASL RMB, Roma).
La Raccomandazione è stata ulteriormente rivisitata e condivisa dall’Ufficio III - Qualità delle attività e dei servizi (Alessandro Ghirardini, Roberta Andrioli Stagno, Rosetta Cardone, Guerino Carnevale, Susanna Ciampalini, Angela De Feo, Daniela Furlan, Giorgio Leomporra, Carmela Matera, Gaia Mirandola, Maria Concetta Patisso, Giuseppe Murolo, Claudio Seraschi) della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema e dal Coordinamento delle Regioni e Province Autonome per la Sicurezza dei pazienti.
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