#primarie2015: programma Pietro Marcolini

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Pietro MARCOLINI PRESIDENTE #marcolinipresidente www.pietromarcolini.it PRIMARIE 2015 PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE MARCHE Si vota il 1 marzo dalle 8,00 alle 22,00 Programma

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PietroMARCOLINIP R E S I D E N T E#marcolinipresidente

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Programma

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PRIMARIE 2015 PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE MARCHE

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PROPOSTA PROGRAMMATICA DI PIETRO MARCOLINICandidato alle primarie del centrosinistra per la Presidenza della Regione.

Le Marche di oggi sono in transizione sul piano sociale, economico e istituzionale. Dopo set-te anni di crisi, perchè il nostro Pese e la nostra Regione non retrocedano nel benessere e s’impoveriscano sappiamo che ciascuno di noi deve fare la propria parte, con responsabilità e solidarietà. Il governo regionale può fare molto affinchè le Marche siano più forti, terra dello sviluppo sostenibile, della qualità della vita e della longevità attiva, ma soprattutto terra aperta a tut-ti i giovani che vogliano fare, creare e costruire, a cominciare da quelli della Macroregione Adriatico-ionica.Il governo regionale per cui mi candido non sposa facili promesse che poi si rivelano insoste-nibili. Quella stagione è terminata. Oggi occorrono realismo e ottimismo e soprattutto onestà, sobrietà e trasparenza, perché un amministratore pubblico non deve essere sfiorato neppure dal sospetto dell’illegalità.Avendo maturato un’esperienza e una conoscenza delle Marche nel settore pubblico e priva-to, nell’attività politica e amministrativa, ma anche in quella professionale e di docenza, mi sono messo a disposizione per dare alla nostra regione una guida capace d’intervenire subito sui problemi aperti, d’imprimere un più forte riformismo nella loro soluzione e di accompa-gnare un rinnovamento generazionale solido.

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Marche laboriose

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Il lavoro, le sue culture e i suoi saperi hanno il sapore del passato che ritorna e si rinnova. Il lavoro è stato ed è ancora il fondamento della comunità regionale. La sua difesa è un obbligo, come d’obbligo oggi è per noi cercare un’occupazione aggiuntiva e nuovi lavori, investendo nei settori tradizionali che innovano, in quelli della cultura, del turismo, della green economy e della cura della persona e in quelli più di frontiera delle tecnologie e del web. Per crescere occorre puntare innanzitutto sul capitale umano e le sue proprietà generatrici. Istruzione, formazione e lavoro sono arterie essenziali in cui deve scorrere il cambiamento di rotta: ser-vizi per l’impiego, politiche attive del lavoro, misure per l’autoimprenditorialità e per l’inse-rimento di giovani competenze nei contesti produttivi, alternanza scuola-lavoro e connubio tra università e impresa come nel caso dei dottorati di ricerca. Senza far venir meno le forme di difesa attiva del lavoro (es. contratti di solidarietà), propongo che almeno un 20% delle ri-sorse europee impiegabili su questo versante siano indirizzate ad un piano straordinario per generare nuovo lavoro.

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Marche giovani e meno giovani

La nostra è la regione in cui si vive molto e a lungo, ma deve tornare ad essere una terra per i giovani. La spinta dei giovani è vitale per la nostra regione: migliorare le loro opportunità di studio e di lavoro, dipendente o autonomo che sia. Consentire loro di farsi una famiglia, abitare una casa, coltivare le proprie passioni. Proprio sul tema della casa per giovani coppie vogliamo investire attraverso la valorizzazione del patrimonio abitativo regionale e la crea-zione di un fondo immobiliare. Attirare giovani da altre regioni del mondo, con voglia di fare e con talento, migliorando le nostre università e dando gambe giovani ad ambiziosi progetti di livello internazionale. Allo stesso modo dobbiamo promuovere una longevità attiva, attra-verso la prevenzione costituita dall’attività fisica, dallo sport per tutti, dal volontariato civico e culturale che aiutano il benessere e la salute dei cittadini.

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Marche dinamiche

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Un cambio di passo è richiesto al mondo imprenditoriale che ha affrontato coraggiosa-mente la crisi, rispondendo ad essa con ingegno e creatività. Attraverso nuove politi-che pubbliche, che coinvolgano anche il privato, è possibile: 1) sostenere quel 10% di imprese che hanno puntato su ricerca e innovazione, qualità e internazionalizzazione; 2) accompagnare la ristrutturazione e riconversione di quel 50% di imprese che pos-sono riposizionarsi sui mercati interni ed esteri; 3) aiutare quel 40% d’imprenditori che sono incappati nella crisi e che vanno aiutati a cogliere nuove opportunità im-prenditoriali. I giovani devono fare propria la cultura d’impresa, in chiave innovativa e tecnologica, e conoscere le lingue. Alla crisi bisogna rispondere innalzando la qualità dei processi e dei prodotti in tutti i settori: manifatturieri (made in), turistici, agroa-limentari, energetici e di difesa dell’ambiente. Ma occorre anche osare nei settori di frontiera, dalle smart specialisation all’alta tecnologia. Abbiamo bisogno, infine, di un salto di qualità nei servizi, sia alle imprese che ai cittadini.

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Marche in salute

Se i cittadini marchigiani sono in salute lo si deve alla qualità della vita, persino alla bellez-za del paesaggio, ma anche a una buona qualità del servizio socio-sanitario. Sono stati anni difficili e di tagli, ai quali le Marche hanno saputo far fronte evitando il commissariamento e la riduzione indiscriminata dei servizi. Siamo grati al personale e ai cittadini che insieme a noi hanno condiviso questa battaglia necessaria. Oggi dobbiamo procedere nella direzione di un ulteriore efficientamento e di un miglioramento progressivo del livello dei servizi. Lo possiamo fare grazie alle premialità ottenute e ai conti in ordine. Ciò consentirà d’investire sull’appropriatezza delle cure, sulla valorizzazione del personale secondo il merito, su nuove tecnologie e strutture secondo un ordine di priorità. Le tendenze da affrontare nella prospet-tiva saranno quelle legate all’aumento consistente della popolazione over 65 rispetto a quella al di sotto dei 15 anni e della “natalità zero”, per le quali vanno messe in campo adeguate politiche d’intervento.

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Marche aperte e solidali

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Le Marche devono rinnovare la loro tradizione di comunità coesa e aperta al dialogo. Di fronte alle ridotte risorse nel settore sociale dobbiamo mettere in campo una rior-ganizzazione che abbia nella sussidiarietà la risposta: 1) Ospedalizzazione solo per acuti, sviluppo della medicina del territorio e preventiva, servizi sociali moderni che coinvolgano mondo cooperativo, terzo settore, no profit e volontariato, fino al ruolo della famiglia; 2) Organizzazione di un’offerta di rete delle varie forme di assistenza che dia risposte differenziate e personalizzate alle forme di disagio, handicap e non autosufficienza con beneficio diretto per la persona, per le nuove professioni sociali occupate e per la stessa famiglia, anche in termini reddituali; 3) Difesa dei diritti, lotta alle discriminazioni, politiche per l’infanzia e servizi di conciliazione vita-lavoro, inte-grazione degli immigrati, sicurezza dei cittadini e delle comunità locali.

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Marche istruite e colte

Siamo già nella società della conoscenza, dove non c’è futuro se non s’investe sul ca-pitale umano, sulla formazione delle competenze, sullo scambio di esperienze, e dove la scuola è lo specchio della società. M’impegno per una ‘carta della qualità scolastica’ e per una legge sulla scuola delle Marche, che faccia convergere gli sforzi nazionali in materia con quelli della comunità regionale. Sul versante del sistema universitario dobbiamo favorire un processo di armonizzazione delle quattro università che sap-piano integrare e rendere complementare le proprie offerte didattiche e formative, mettere in comune funzioni e servizi, partecipare insieme a progetti europei e svilup-pare comuni azioni d’internazionalizzazione. Il diritto allo studio nella nostra regione richiede il completamento della riforma degli enti e il sostegno, non solo di parte regio-nale, ai meritevoli e bisognosi. Nel campo dei beni e delle attività culturali intendiamo proseguire nell’investimento intrapreso in questi anni, volto a fare della cultura un fattore trasversale di progresso civile e morale, ma anche d’innovazione, economia e occupazione, promuovendo sinergie e aggregazioni, rafforzando le reti (museali, bi-bliotecarie, archivistiche, archeologiche) e alimentando progetti di sviluppo locale a traino culturale (DCE).

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Marcheuna città - regione

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Le Marche sono una comunità fatta di centri medi, piccoli e piccolissimi, con una po-polazione diffusa e poco concentrata. Il nostro tradizionale policentrismo è stato spes-so sinonimo di municipalismo e campanilismo. Oggi riproporre questa impostazione, addirittura come modello per il governo della Regione, è sbagliato. E’ decisivo, invece, avere una visione complessiva del governo del territorio, delle città, dei distretti pro-duttivi, degli ambiti di fornitura dei servizi, delle reti culturali e d’impresa, del sistema universitario, dell’organizzazione del trasporto pubblico locale, dell’internazionalizza-zione, che punti sulla programmazione, la selezione delle priorità e l’efficacia delle scelte. Ed è importante costruire percorsi di condivisione con i territori per evitare le difficoltà registrate in questi anni in settori sensibili (es. ernergetico). Soltanto così si possono mobilitare risorse, collaborazioni strategiche, creare masse critiche ed eco-nomie di scala, salvaguardare -rinnovandole- storie, esperienze e peculiarità. Ciò è ancor più vero nella riorganizzazione della filiera istituzionale: Unioni e fusioni dei Comuni, Aree vaste provinciali, Regioni nuove. Ai Comuni la gestione, alle Aree vaste provinciali l’organizzazione dei servizi territoriali, alla Regione l’attività legislativa, di programmazione e di controllo. Le Marche, nel possibile riassetto dei confini regionali, debbono guardare all’Umbria e al Centro Italia, senza smembramenti.

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Marche eque e sostenibili

Il paesaggio marchigiano è la nostra carta d’identità. Salvaguardarlo è un dovere, fare in modo che la nostra regione sia ancora più armonica dipende dall’assunzione delle idee di sostenibilità e di riequilibrio territoriale, tra costa e aree interne e tra nord e sud delle Marche, alla base delle scelte da fare. I cittadini marchigiani devono essere trattati in nodo equanime ovunque si trovino a vivere ed operare. Lo sviluppo rurale e agri-turistico, la cura del territorio contro dissesto idrogeologico ed erosione costiera, le bonifiche, i lavori ambientali sui fiumi ed i boschi, un’agricoltura di qualità, le forme di mobilità flessibile e ‘dolce’, il ‘consumo di suolo zero’ e la necessità di ‘costruire sul costruito’, le energie da fonti rinnovabili insieme all’efficientamento e al risparmio energetico, l’economia circolare (es. rifiuti) e i beni comuni, i parchi e le aree protette come motori di uno sviluppo locale diverso, costituiscono gli elementi per cui l’am-biente è insieme un vincolo, che ci costringe a cambiare, e una opportunità di futuro. Propongo un piano straordinario di rilancio delle Aree interne, in linea con la strategia nazionale Barca, che metta al centro la manutenzione del territorio, i servizi essenziali (sanità, trasporti, scuola) e i progetti di sviluppo locale di matrice culturale, turistica, ambientale e sociale.

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Marche regione d’Europa

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Una delle regioni più manifatturiere e dove si vive più a lungo non può non sentirsi una grande regione europea e al contempo deve vivere il rapporto con l’Europa come una sfida continua. Le risorse europee del nuovo ciclo 2014-2020, le uniche ingenti a disposizione, ci chiedono di attrezzare la nostra capacità d’impiego in modo snello, veloce e su obiettivi importanti, senza dispersioni e ritardi. Le università marchigiane devono formare giovani progettisti europei perché ancora troppo bassa è la nostra ca-pacità di progettare e d’intercettare fondi ad esempio sui programmi diretti che l’Eu-ropa finanzia (es. Horizon 2020). La prospettiva della Macroregione Adriatico-ionica e quella ancora più avvincente della cittadinanza europea devono costituire lo stimolo per valorizzare le eccellenze marchigiane, ma anche per superare i ritardi culturali, tecnologici, infrastrutturali della nostra regione nel confronto con i territori europei più avanzati.

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Le Marche che meritano

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La nostra è una tradizione di sobrietà e moderazione. Le Marche sono una regione di buoni amministratori. Vivere con poco e avere i conti in ordine ci consente oggi di partire da basi solide per raggiungere nuovi obiettivi. Vogliamo far sentire la nostra voce, quella di chi non ha prodotto dissesti finanziari, sui tavoli nazionali dove biso-gna riprendere in mano l’idea di un federalismo responsabile: livelli essenziali delle prestazioni e di assistenza, costi standard dei servizi. Chi è virtuoso, non può essere trattato alla stregua di chi non ha saputo governare i propri bilanci o ha subito il com-missariamento. In questi anni la pressione fiscale regionale è diminuita e avere bilanci sani ha impedito di aumentare le tasse ai marchigiani e di subire drastici tagli dei ser-vizi. Non è stato facile e la via del rigore resta obbligata, così come quella del merito. La ridefinizione in corso del Titolo V, e quindi delle funzioni regionali, sarà l’occasione anche per rimettere al centro della vita dell’ente la cultura dell’organizzazione, la di-stinzione tra politica e amministrazione, la valutazione del merito nella dirigenza e nei percorsi del personale, la trasparenza delle scelte e dei procedimenti.

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La regione che amiamo, le Marche, può guardare con fiducia al futuro.

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Il centrosinistra ha garantito negli anni un buongoverno di cui dobbiamo essere or-gogliosi. Non attardiamoci in dibattiti sterili sul cambiamento, che si rivolgerebbero facilmente contro noi stessi. Siamo stati e siamo forza di governo, non d’opposizione. Oggi è il tempo di un riformismo forte, più incisivo. E’ quello che mi candido a realiz-zare, insieme al centrosinistra e alla società civile marchigiana. E insieme a te.

Il 1 Marzo

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