Pellegrinaggio in UNGHERIA 03-07 OTTOBRE 2011 · 3 ottobre Partenza da Moggio ... santa messa in...

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Il Sentiero – Rassegna religiosa della Parrocchia in Moggio – Dicembre 2011 Pellegrinaggio in UNGHERIA 03-07 OTTOBRE 2011 SANTUARI DELLA MADONNA IN UNGHERIA 3 ottobre Partenza da Moggio ore 01,00. Partenza in ritardo a causa di una persona che aveva dimenticato l’ora di partenza, pensando di partire alle ore 13 del pomeriggio. Fermata a Padova in autogrill. Proseguimento per Trieste ed entrata in Jugoslavia da Basovizza. Lasciamo poi Lubiana e ci fermiamo in autogrill a Rakek. Colazione e poi tra lo stupore degli automobilisti e degli spazzini che pulivano il parcheggio celebriamo la santa Messa all’aperto cantata a più voci sostenute da Giuseppe Scandella e Costantina Combi. In tarda mattinata, dopo le opportune soste si arriva a Keszthely cittadina ridente sul lago Balaton.

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Il Sentiero – Rassegna religiosa della Parrocchia in Moggio – Dicembre 2011

Pellegrinaggio in UNGHERIA 03-07 OTTOBRE 2011

SANTUARI DELLA MADONNA IN UNGHERIA

3 ottobre Partenza da Moggio ore 01,00. Partenza in ritardo a causa di una persona che aveva dimenticato l’ora di partenza, pensando di partire alle ore 13 del pomeriggio. Fermata a Padova in autogrill. Proseguimento per Trieste ed entrata in Jugoslavia da Basovizza. Lasciamo poi Lubiana e ci fermiamo in autogrill a Rakek. Colazione e poi tra lo stupore degli automobilisti e degli spazzini che pulivano il parcheggio celebriamo la santa Messa all’aperto cantata a più voci sostenute da Giuseppe Scandella e Costantina Combi.

In tarda mattinata, dopo le opportune soste si arriva a Keszthely cittadina ridente sul lago Balaton.

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Ci siamo avviati alla ricerca del grande Castello, il pranzo libero ha visto molti di noi consumalo nel parco dl castello. Abbiamo cambiato i n ostri euro in fiorini, moneta ungherese: 286 fiorini per un euro. È un importante centro turistico con oltre 25000 abitanti. È chiamata la capitale del Balaton. Il nome vuol dire Castellum ed indica la sua origine romana. Vi passarono orde di vari popoli, compresi i Longobardi. Non fu mai presa dai turchi, ma subì numerose contese tra feudatari e Chiesa. È la città maggiore e più antica della riva del Balaton, noto centro commerciale già nell'epoca dei romani. Dopo il pranzo al sacco o in ristorante abbiamo noleggiato un trenino locale ed abbiamo percorso tutta la cittadina fino al lago Balaton. Ci siamo avviati lungo il molo, gustando i loro gelati e le loro bibite a prezzi molto convenienti. Al ritorno un altro gruppo dei nostri ha voluto ripetere il giro turistico e ci siamo aggregati di nuovo gratuitamente. Ci avviammo poi ver Nel pomeriggio trasferimento a Hevitz. Sistemazione hotel, cena e pernottamento.

Chiesa parrocchiale albergo Danubius

HEVIZ

Questa cittadina non conta più di 7000 abitanti. È la maggior stazione termale d’Ungheria. Il lago termale Heviz sorge su un cratere con profondità fino a 36 metri e si estende su una superficie di 50 km quadrati. Rappresenta, pertanto, il secondo lago di acqua calda più grande del mondo e il primo d’Europa. Ricoperto di ninfee indiane rosse è dotato di una suggestiva struttura in legno

centrale. D’estate la temperatura dell’acqua è di 33-34 °C, mentre d’inverno non scende mai sotto i 26 °C, offrendo così la possibilità di fare dei piacevolissimi bagni all’aperto anche quando l’area circostante è completamente coperta di neve. Il lago gode di un continuo, rapido e integrale ricambio d’acqua; inoltre, poiché l’acqua calda affiora in superficie e si distribuisce radialmente, un’identica temperatura è assicurata in ogni punto. Una delle sostanze curative più conosciute di Heviz è il fango leggermente radioattivo presente sul fondo lacustre. Acqua curativa e fanghi sono molto

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adatti per il trattamento di malattie croniche dell’apparato motorio, di stati post-traumatici e patologie delle articolazioni. L’albergo che ci ha ospitato era dotato di tutti i comfort del mondo: piscina con acqua termale radioattiva, sauna, ecc.

4 ottobre Dopo la colazione partenza per Tihany sulla cui penisola, formata da un antico vulcano, sorge una abbazia benedettina fondata nel 1055. Divenne fortezza e seppe resistere alla avanzata dei turchi. Fu abbattuta dagli austriaci nel secolo XVIII. Fu ricostruita in seguito in forme barocche. La chiesa è caratterizzata da due campanili a bulbi. Organo monumentale sopra l’ingresso decorato con angeli musicanti.

Dopo la celebrazione della santa messa in una cappella dedicata a Santo Stefano, primo re dì Ungheria, aiutati da una guida che era venuta espressamente in treno da Budapest, abbiamo visitato il paesello caratteristico,

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con case dal tetto di paglia, i loto giardini, il loro asilo con bambini che scorazzavano senza paura rovesciandosi e rialzandosi senza problemi e senza che le maestre intervenissero più di tanto. Abbiamo visto una bella via Crucis posta su una collina. Siamo scesi in paese dove le nostre brave signore si sono fermate a fare compere d’ogni genere.

Uno dei negozietti in ascolto della guida Elisabetta Mészàros Dal’alto del promontorio si gode una vita magnifica del lago Balaton. Al centro della regione del Transdanubio-Pannonia, si estende questo lago, lungo ben 77 km e che copre una superficie di 600 km quadrati. Oltre ad essere uno dei beni naturali più preziosi del Paese, è anche la più frequentata zona di villeggiatura, grazie anche ai suoi 195 chilometri di spiagge frequentate da bagnanti di ogni età. La riva meridionale è ideale luogo di villeggiatura per famiglie con bambini, in quanto l'acqua è bassa, ma anche sulla sponda settentrionale ci sono belle spiagge balneabili. La temperatura dell'acqua, d'estate, è tra i 20-26 gradi al mattino, più calda la sera. La penisola Tihanyi, che si estende nel lago, è di origine vulcanica, abitata da quasi mille anni, ricca di rarità biologiche, è lunga 5 km e larga 3,5. Dell'abbazia benedettina del 1055 oggi sono rimaste solo la chiesa inferiore con la tomba di re Andrea I, uno dei tesori dell'architettura ungherese, e la lettera della fondazione dell'abbazia, il primo ricordo scritto della lingua ungherese.

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Il primo tesoro protetto del paese dal 1952 è la Zona Protetta di Tihany. Le sue curiosità sono i sassi di basalto formati dal vento, le abitazioni degli eremiti scavati nella roccia vulcanica, le case dei monaci basiliti. Alle 11,30 siamo poi partiti per la città di Veszprem per il pranzo in un ristorante tipico.

VESZPREM

È la capitale della omonima provincia. Sede arcivescovile, è attraversata dal fiume Sed. Nel pomeriggio, dopo il pranzo in ristorante, visita guidata della città. Poi partenza per Budapest. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.

È chiamata "Città delle regine" - si dice così della città che sta sulla riva del ruscello Sed. Qui fu posto la prima sede vescovile del paese, giacché era compito del vescovo di Veszprèm incoronare le regine ungheresi. Sulla cresta del monte, lunga 500 metri, la fortezza e le bellissime case borghesi rendono l'ambiente storico. Secondo una leggenda locale la città fu fondata su sette colli: Várhegy (Collina del Castello), Benedekhegy (Collina di S. Benedetto), Jeruzsálemhegy (Collina di Gerusalemme), Temetőhegy

(Collina del Cimitero), Gulyadomb, Kálváriadomb (Collina del Calvario) e Cserhát, anche se recentemente sono state reperite tracce di presenza umana nella zona risalenti al Neolitico. Verosimilmente l'antica fondazione è dovuta alla sua posizione strategica tra la Selva Baconia, il Balaton e il Bassopiano Ungherese.

Dettaglio del castello. Il nucleo antico di Veszprém è edificato su una collina rocciosa sulla quale sorgeva presumibilmente una fortezza franca o avara che finì poi alla casa reale di Árpád. Il ruolo primario di Veszprém nella storia della Chiesa cattolica in Ungheria è attestato dagli importanti avvenimenti che si susseguirono fin dal medioevo: nel 1009 il principe Géza istituì la diocesi di Veszprém, che ebbe un ruolo fondamentale

durante la cristianizzazione dell'Ungheria; suo figlio, Santo Stefano d'Ungheria, sconfisse le armate del suo principale oppositore Koppány nei pressi della città; la moglie di quest'ultimo, la beata Gisella, diede avvio alla costruzione della cattedrale di San Michele (la più antica cattedrale d'Ungheria). I vescovi di Veszprém coronavano per secoli le sovrane ungheresi. Nei secoli successivi i vescovi di Veszprém la trasformarono in fortezza, ma la città uscì distrutta nel 1276 per opera dell'esercito di Péter Csák e nel 1380 a seguito di un incendio. Ricostruita prontamente, la città conobbe una nuova fioritura nel Rinascimento, finché la conquista turca nel 1552 non interruppe bruscamente questa rinascita.

Via del ristorante Tapo Fogado Interno sala da pranzo

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Palazzo comunale Piazza della ss. Trinità Liceo classico degli Scolopi Chiesa di santa Gisella I reali s. Stefano e s. Gisella Veduta dalla collina Casa del Vescovo Siamo a Budapest?

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5 ottobre Dopo la colazione in hotel, santa messa in albergo in una sala adibita a cappella e poi partenza per la visita di Budapest: il mattino è riservato alla visita di Buda e della cittadella di Buda. Il pomeriggio, dopo il pranzo in battello sul Danubio alla visita di pest. La sera visita in notturna della città sempre accompagnati dalla simpaticissima guida Elisabetta. Viene dato un buon margine di tempo per visita private, compere ai mercatini vari , ecc.. Rientro in hotel. Cena e pernottamento.

BUDA

Dal 1242, quando Bela IV fece erigere un castello fortificato sulla collina del Varhegy e vi si trasferì con la sua corte, Buda esercitò la funzione di capitale. Restò tale fino

quasi al 1873, anno dell'unificazione di Obuda, Buda e Pest per formare la nascente Budapest. La collina è un pianoro calcareo di circa 170 metri, lungo 1, 5 km e largo un terzo, percorso da 28 km di caverne originate da sorgenti termali. La sua sommità è ripartita tra la Città Vecchia e il Castello Reale. A sud, il vicino Monte Gellert (trae il nome da San Gerardo, vescovo-missionario veneziano che vi fu martirizzato

nel 1046), è uno sperone roccioso dominato

dalla Cittadella fortificata costruita dagli austriaci nel 1851 e dal Monumento alla Libertà, che offre un magnifico panorama di Budapest e del Danubio

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Il Castello di Buda (in ungherese Budai Vár) è il castello storico usato dai re ungheresi a Budapest. In passato venne chiamato anche Palazzo Reale (Királyi-palota) e Castello Reale (Királyi Vár).

Venne costruito sul lato sud della collina, vicino al vecchio distretto del Castello, (Várnegyed), famoso per lo stile barocco medievale e per le case ed edifici pubblici del diciannovesimo secolo. È collegato a piazza Adam Clark ed al Ponte delle Catene (Széchenyi lánchíd) per mezzo della funicolare del castello di Budapest.

QUARTIERE DELLA FORTEZZA

La città borghese, situata nella parte settentrionale della Fortezza di Buda, il distretto della Fortezza, le principali strade laterali, possono essere visitate con una passeggiata di circa 3 chilometri. Dopo l'invasione dei Mongoli, re Bèla IV fece trasferire la popolazione sopravvissuta di Pest a Buda. Questa parte della città era stata rafforzata con le mura e con la fortezza dove già nel 1243 venne costruito il primo convento. La chiesa parrocchiale degli ungheresi sorgeva sul sito della successiva chiesa di Maria Maddalena; quella dei tedeschi era la chiesa dell'Assunta. Nel XIII secolo visse qui un

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numero considerevole di ebrei. Dal XV secolo Buda divenne una fiorente città di commercianti.

Con l'ampliamento del Palazzo Reale si fecero più numerosi i palazzi e le case gentilizie del Distretto della Fortezza. I turchi, nel 1526, incendiarono la città, dove -dopo la riconquista avvenuta nel 1686 - non rimase casa intatta. La Buda barocca tuttora esistente si è formata verso la metà del XVIII secolo. Nel 1874 venne a cessare ufficialmente anche il suo carattere di difesa e si avviò il processo di modernizzazione. Nel corso dei rifacimenti e degli ampliamenti a carattere ornamentale della fine del XIX secolo venne costruito il Bastione dei Pescatori con la bella scalinata. Le distruzioni dell'assedio del 1944-45 non furono meno dannose di quelle dei turchi, ma, allo stesso tempo, dalle rovine barocche emersero diversi resti medioevali. Il Distretto della Fortezza, restaurato, è oggi centro culturale, artistico e turistico.

Chiesa di san Mattia Monumento alla ss. Trinità

Monumento al re Mattia grande cacciatore Curiosi presso il piccolo parco

Interno della chiesa di Mattia Visita del Museo interno alla chiesa

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Con il re s. Stefano e s. Gisella

PONTE DELLE CATENE Il Ponte delle Catene è uno dei simboli di Budapest più famosi al mondo. Chiunque l’ha visto almeno una volta in cartolina. Si tratta del primo ponte stabile della capitale, illuminato di notte per offrire uno spettacolo davvero unico. Il ponte è stato costruito tra il 1839 ed il 1849 su espressa richiesta del conte István Széchenyi. Purtroppo la seconda guerra mondiale lo ha devastò, ma nel 1949 il ponte è stato interamente ricostruito, in occasione del suo centenario. Bellissimo il panorama che si può ammirare dal ponte. I PONTI DI BUDAPEST Budapest è ricca di ponti che congiungono le due rive del Danubio e, quindi, le città di Buda e Pest. Il più antico e bello è il ponte a Catene che è in pietra. Il più giovane ed anche il più grazioso è il ponte Elisabetta, ricostruito dopo la guerra, ai piedi del monte Gherardo, dove il fiume è più stretto. Porta il nome della signora più bella della vecchia Europa: la bellissima imperatrice Elisabetta d'Asburgo. Il ponte della Libertà sul cui sfondo si vede la cupola dell'albergo più vecchio ed elegante della città (Hotel Gherardo)

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L'ISOLA MARGHERITA L'isola, antica riserva di caccia, si estende in mezzo al Danubio, a forma di nave, è il cuore verde di Budapest essendo riccamente alberata e nei cui parchi si nascondono bellissimi alberghi. Il nome proviene da una santa,principessa ungherese del Medioevo, che visse nel monastero di cui non sono restate altro che rovine. L'isola consta di 92ettari,lunga 2.5Km e larga 500 mt. è un vero gioiello della natura. Essendo proibita la circolazione automobilistica, la tranquillità è assicurata e i visitatori possono non solo godere della quiete ma anche respirare un'aria incontaminata L’isola Margherita è situata tra il ponte Margherita e quello Árpád. Qui vi è il parco più bello di Budapest, senza dubbio consigliato a tutti i tipi di visitatori della città. Sull’isola è possibile ammirare edifici dall'atmosfera unica, come per esempio la torre idrica, la fontana musicale, il teatro all'aperto, la chiesa di San Michele e le rovine di edifici risalenti a centinaia di anni fa. Inoltre sull'isola si trovano anche piscine, alberghi, ristoranti e bar. MONTE SAN GERARDO E LA CITTADELLA In questo luogo si recano sia turisti che abitanti della città. E’ un luogo particolare, magico, dove si fondono i ricordi di più periodi. In evidenza la statua del vescovo San Gerardo e la statua della libertà, posta in cima alla collina nei tempi del dopoguerra. PARLAMENTO Vanta il record di essere il più grande edificio dell’intera Ungheria ed è la sede permanente del parlamento di stato. Costruito tra il 1884 ed il 1904 questo edificio, che può vantare la bellezza di 691 stanze, è uno dei simboli principali di Budapest. Pittoresco e sempre ben visibile da ogni zona della città, il Parlamento si trova nel cuore della capitale. Doverosa una visita al suo interno ed una foto ricordo nei paraggi.

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Vista dalla Cittadella

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Ricordate il viaggio sul Danubio in battello ed il grande parco di Pest?

Un po’ di storia (dalla guida Elisabetta) La beata Gisella, figlia di Enrico II di Baviera e di Gisella di Borgogna, nacque alla fine del X secolo. La beata Gisella, figlia di Enrico II di Baviera e di Gisella di Borgogna, nacque alla fine del X secolo e sposò nel 996/997 il primo re d’Ungheria Stefano il Santo. Fu la prima ed importante collaboratrice del marito, nell’opera di conversione al cattolicesimo degli ungheresi, fondando ed arricchendo con parecchi doni i monasteri e le chiese del regno. Nel 1031 le morì il figlio Emerico e nel 1038 perse anche il marito. Ma le sventure proseguirono quando il successore di Stefano, Pietro Orseolo, la privò dei suoi beni. Gisella fu costretta nel 1045 a lasciare l’Ungheria. Tornò in Baviera e si ritirò nel monastero benedettino di Niedenburg presso Passau, dove diventò badessa. Morì intorno al 1060 e sepolta nello stesso monastero. La sua tomba fu oggetto di pellegrinaggi e venerazione dei fedeli; nel 1908 si è tenuta una ricognizione delle reliquie. Nonostante che nei Martirologi Benedettini è segnalata come beata al 7 maggio, Gisella non ebbe mai un culto ufficiale. Il nome Gisella è documentato fin dall’VIII secolo, diffuso soprattutto nel Nord Italia, proprio dai residenti dell’Alto Adige nella variante Gisela e nel Nord Europa e Francia. Il nome è di origine germanica e significa ‘eroina, campionessa’.

Nel parco Arte moderna

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Il re Stefano Padre e figlio battezzati insieme: sono Geza, principe dei Magiari, e suo figlio Vaik, che prende il nome di Stefano; l’anno è il 973/974. Ancora pochi decenni prima, i Magiari o Ungari atterrivano l’Europa con le loro micidiali spedizioni di preda, troncate poi nel 955, con una strage, dal futuro imperatore Ottone I di Sassonia. Geza avvia un’opera di enorme difficoltà: radicare nella terra questo popolo che vi era stato sempre attendato; sostituire la tenda con la casa, il lavoro nelle terre proprie al saccheggio di quelle altrui. Morto lui, tocca a Stefano l’impresa di dare agli Ungari uno Stato con indipendenza garantita. Qui è fondamentale l’aiuto di Silvestro II, il papa dell’anno Mille, che si fa patrono dell’Ungheria con un segno chiarissimo: manda a Stefano da Roma la corona regia, insieme al titolo di “re apostolico” (che durerà fino alla caduta dell’Impero austroungarico, nel 1918).

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L’opera di Stefano richiederebbe lo sforzo di generazioni: è duro sostituire il nomadismo con la stabilità. Il re deve inventare un’amministrazione dello Stato, e si ispira al modello occidentale dei “comitati” o contee; sviluppa ancora l’opera di suo padre per la diffusione del cristianesimo, creando subito una struttura di vescovadi e di monasteri (questi, con la regola di Cluny) e tenendo d’occhio personalmente la disciplina del clero. Buoni successi ottengono i missionari cechi, molto popolari (sono compatrioti del grande Adalberto di Praga, che ha dato la cresima a Stefano). Stefano si rivela un sovrano avanzato per il suo tempo anche con le Admonitiones, che sono un apprezzato vademecum del buongoverno. Ma deve fare i conti con resistenze durissime alla sua legislazione e al suo sforzo per una cristianizzazione rapida. Ha contro di sé anche alcuni parenti, che aspettano soltanto la sua morte per ribellarsi. E Stefano non ha un erede diretto, perché il suo unico figlio, Emerico, è morto in giovanissima età. Morendo, designa allora a succedergli un mezzo italiano, suo nipote dal lato materno: Pietro Orseolo, figlio del doge veneziano Pietro II. Il nuovo Stato ungherese c’è, e fra gli alti e bassi della storia vedrà compiersi il suo primo millennio. Ma alla morte di Stefano incomincia una stagione torbida, per motivi politici e per motivi religiosi. Il nuovo re Pietro Orseolo, poco dopo la proclamazione, viene già spodestato. Recupera poi il trono con l’aiuto tedesco, e infine nel 1046, ancora sconfitto, sarà accecato e ucciso. Le lotte continuano in varie parti del Paese, anche con l’uccisione di missionari cristiani, tra cui quella di san Gerardo e dei suoi compagni. Ma al ritorno della tranquillità il cristianesimo è già profondamente radicato in gran parte del Paese. Nell’anno 1083 (nel giorno in cui si festeggia l’Assunta da lui venerata), re Stefano viene canonizzato insieme al figlio Emerico.

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Maria, Grande Signora degli Ungheresi (note della guida Elisabetta)

Nella seconda metà del secolo IX, alcune tribù ungariche nomadi, provenienti dalle steppe dell’Asia Minore e capeggiate da un certo Arpad, si stabilirono nella Pannonia, antica provincia romana sul Danubio. Un discendente d’Arpad, il duca Geza (†997), instaurò la prima dinastia magiara e si adoperò a diffondere il cristianesimo, chiamando nel Paese missionari bizantini e occidentali con a capo sant’Adalberto, vescovo di Praga. Suo figlio, il re santo Stefano (968-1038), completò l’evangelizzazione con l’aiuto di san Gerardo (†1046), un benedettino veneziano della famiglia dei Sagredo. Il santo monaco invitò gli Ungheresi a chiamare la Vergine Magna Domina (Grande Signora) e a tributarle l’onore e la devozione che prima avevano riservato alla dea pagana della fertilità e della vita, la Boldog Asszony. Santo Stefano fu devotissimo della Vergine, tanto che sul suo manto regale volle che fosse ricamata l’immagine di Maria e nelle adiacenze della reggia di Alba Reale (Székesfehérvár) fece costruire una stupenda chiesa mariana, dove mise sotto la custodia della Vergine i tesori e le insegne più preziose del regno e la propria corona, dono del papa Silvestro II. Alla morte prematura di Emerico, suo unico erede al trono, affidò e consacrò il suo regno con tutto il popolo alla Madre di Dio e la proclamò patrona dell’Ungheria. Il giorno della festa dell’Assunzione di Maria del 1038, anno della sua morte, il re rinnovò l’atto di consacrazione alla Vergine Santa e offrì la sua corona a lei, perché vegliasse sulla giovane Chiesa e la proteggesse nel corso dei secoli. Così, con santo Stefano, l’Ungheria divenne "Regno e dominio di Maria"; e la devozione mariana acquistò il valore di una virtù nazionale. L’idea del Regnum marianum, trasmessa dalla dinastia degli Arpadi a quella degli Angioini, si è protratta fino al 1800, quando Francesco Giuseppe I fece erigere una cappella in onore della Vergine nel luogo dove fu ritrovata la santa corona e Schitovsky, principe-primate di Esztergom, fece coniare delle medaglie con l’immagine della Magna Hungarorum Domina. Ma c’è di più: fino al 1848 l’inno nazionale, che iniziava con le parole: «Dio benedica l’ungherese», era un inno a Maria; le monete portavano l’effigie della Madonna e la bandiera nazionale, con l’immagine della Vergine, recava la scritta: «Matre monstrante viam, Deo duce, pro patria et libertate vivere aut mori» (Con la Madre che addita la via, sotto la guida di Dio, vivere o morire per la patria e la libertà). Lungo il corso dei secoli, l’immagine della Santa Vergine fu spesso incisa anche sulle spade dei soldati e sulle monete d’oro e d’argento, recanti iscrizioni

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significative, come queste: «Patrona Regni Hungariae»; «Maria, Mater Dei, Patrona Hungariae, sub tuum praesidium confugio». Immagini ed edicole di Maria dominavano sui muri fortificati dei castelli. Nel 1896 fu solennemente celebrato l’inizio del millennio della conversione dell’Ungheria alla fede cristiana, e in tale occasione l’approvazione della festa della Grande Signora degli Ungheresi da parte di Leone XIII parve suggellare il legame della nazione con la Vergine. Quando nel 1945 l’Armata Rossa occupò completamente il Paese e l’Ungheria fu costretta a entrare nell’orbita sovietica, i cattolici sentirono la necessità di stringere le fila per riaffermare la loro identità davanti alla propaganda comunista, e in questo trovarono un leader d’eccezione nel cardinale primate Jòzsef Mindszenty, vero martire dalla fede intrepida e grande interprete della storia nazionale. Nei suoi discorsi la Grande Signora degli Ungheresi ritorna di continuo, con tanta convinzione da toccare le corde più profonde della fede e del sentimento della nazione. La dimostrazione di fermezza dei cattolici, in tutto il periodo di dominazione sovietica, fino a quella ancora più drammatica dell’insurrezione democratico-popolare del 1956, non fu vana, perché in seguito convinse i governanti a rispettare, almeno in parte, il sentimento popolare e a permettere una relativa libertà di culto, fino a riconquistarne la piena libertà dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989.

Ponte delle catene Piazza degli eroi Parlamento La pietà popolare mariana si rivelava ancora più intensa in occasione dei lutti familiari e delle disgrazie nazionali. Le donne in processione si recavano nei cimiteri, sostavano davanti alle croci e tra le lacrime pregavano e cantavano nenie, imitando il pianto di Maria alla perdita di suo Figlio a Gerusalemme, sulla via del Calvario e ai piedi della croce. E pianto ce n’è stato tanto, in Ungheria, nei suoi novecento anni di storia! Nella sua terra fertile e nella sua situazione geografica si è potuto stabilire un clima politico funesto dalle grandi invasioni dei Romani, degli Unni, dei Longobardi, degli Avari, dei Tartari, fino alle occupazioni, malefiche per la fede cattolica, dei Turchi prima, delle armate naziste di Hitler poi e, infine, dell’Armata Rossa di Stalin, con l’invasione sovietica del 1956.

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La Provvidenza ha riconsegnato l’Ungheria, fin dagli ultimi anni del secolo scorso, nell’integrità della sua storia patria e nella forza della sua fede, alla devozione indiscussa a Maria, Grande Signora degli Ungheresi.

6 ottobre Prima colazione e partenza per Esztergom costeggiando il Danubio, una volta blu. Vi si trova la chiesa più grande di tutta l’Ungheria. Visita libera. Vi sono circa 40000 abitanti e si trova di fronte alla riva slovacca del Danubio. È suddivisa in due plessi: la città bassa o Vizivaros con la bella parrocchiale barocca, sotto lo sperone del castello con facciata convessa, costruita dai Gesuiti nel 1730; vi è poi la città alta o Varhegy che si innalza sulla collina del castello. Vi si trova la basilica o cattedrale primaziale dell’Ungheria, costruita sulla primitiva chiesa medioevale di sant’Adalberto nel secolo XII. La città si trova sulla riva destra del Danubio e 50 km circa a nord-nordovest di Budapest. Sede tradizionale dell'arcivescovato cattolico in cui ha sede il primate d'Ungheria. La sua diocesi comprende Budapest ed oggi si chiama Arcidiocesi di Strigonio-Budapest. Insieme all'Arcidiocesi di Eger, all'Arcidiocesi di Kalocsa-Kecskemét e all'Arcidiocesi di Veszprém costituisce una delle quattro sedi metropolitane d'Ungheria. Várhegy: la cittadella, l'imponente cattedrale simbolo della città misura 118 metri per 49 metri, con una cupola di 33 metri di diametro e 71 d'altezza con 24 colonne, la facciata con 8 colonne alte 21 metri. All'interno una cappella tutta in marmo rosso. Nella cripta la tomba del cardinale Mindszenty

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Pannonhalma

La città, conosciuta come Győrszentmárton fino al 1965, è

nota per la sua millenaria abbazia benedettina, e per la

Scuola secondaria Benedettina, che sono situati sopra la

città, sulla collina di San Martino.

Statua di San Martino che taglia il suo mantello. L'associazione con San Martino deriva da una credenza

che il santo fosse nato qui. Questo aveva dato origine sia al

nome della collina che della città stessa Győrszentmárton,

infatti in ungherese il nome del santo è Szent Márton. Il

nome Pannonhalma è stato introdotto come componente

delle riforme della lingua ungherese nel diciannovesimo

secolo. Nella città è presente una statua che mostra San

Martino come soldato romano che taglia il suo mantello

secondo la leggenda che vuole che Martino, allora soldato,

abbia diviso il suo mantello con un mendicante seminudo.

Nella città sono ancora conservate le fortificazioni

originali costruite nel 1500 per combattere le incursioni dei Turchi. La zona è rimasta a lungo una

frontiera fra l'impero islamico e l'ovest cristiano ed ha subito danni considerevoli durante questo

tempo.

Pannonhalma fu il primo monastero benedettino ungherese, fondato nel 996 dal principe Géza, il quale lo scelse come sede dei monaci, e ben presto divenne la sede dell'intero ordine. Il monastero venne costruito in onore di San Martino di Tours. Il figlio di Géza, re Stefano I, donò beni e proprietà al monastero. Astrik (Anastasius) fu il primo abate. Il monastero divenne arciabbazia della congregazione d'Ungheria nel 1541. In seguito all'invasione ottomana dell'Europa del XVI e XVII secolo, venne trasformato in fortezza. Durante i 150 anni d'occupazione turca i monaci dovettero abbandonare l'arciabbazia per periodi più o meno lunghi. Durante la guida dell'arciabate Benedek Sajghó venne iniziata la costruzione di un nuovo edificio barocco. Il XVIII secolo, era dell'Illuminismo, influenzò anche la vita dei monasteri. Secondo la dottrina del

giuseppinismo gli ordini religiosi furono giudicati secondo criteri di utilità immediata, tollerando

solo quegli ordini che gestivano asili, scuole od ospedali.

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Dopo il 1945 le proprietà dell'ordine e le scuole gestite dai Benedettini vennero confiscate dallo

stato comunista dal 1950 fino alla caduta del comunismo ungherese. Nel 1995, un anno prima del

millennio, il complesso venne ristrutturato e rinnovato.

Sorge da 1.000 anni sul monte Marton, chiamato nel Medioevo il monte sacro di Pannonia, ha un grande tesoro dell'architettura ungherese, "la più antica casa ungherese", l'Abbazia Principale Benedettina, considerata parte del patrimonio mondiale dall'UNESCO, che è stata visitata in occasione del millesimo anniversario anche da papa Giovanni Paolo II. La basilica del XIII

secolo ora è luogo di concerti per organo. Il santuario gotico dal soffitto a stelle, le cappelle e la chiesa inferiore, consacrata nel 1001 con l'unico porticato claustro medievale rimasto del tutto integro nel paese, le meravigliose sculture rinascimentali della 'porta speciosa' in marmo rosso, una delle maggiori biblioteche benedettine del mondo che dispone di 360mila volumi, l'archivio (qui viene custodito il primo ricordo scritto in lingua ungherese, la lettera della fondazione dell'Abbazia di Tihany del 1055) e le collezioni scientifiche e artistiche, rappresentano un valore inestimabile. Nella Pinacoteca dell'Abbazia principale di Pannonhalma (Var 1.) si tengono esposizioni periodiche, la ricca raccolta numismatica contiene varie monete romane antiche. L'ordine insegnante dei benedettini tuttora trasmette la sapienza: nel monastero funzionano il liceo, il collegio e il convitto. Una parte del giardino protetto dell'abbazia di fronte al chiostro è il parco dell'abbazia principale, l'altra parte è il bosco sistemato con dei sentieri. Il monumento al millennio è stato posto 100 anni fa per il millesimo anniversario della conquista della patria.

Celebrata la santa messaci siamo avviati a visitare la città di Ghior. Bagnata dal Danubio, la città è situata lungo una delle principali vie di comunicazione dell'Europa centrale, a metà strada tra Budapest e Vienna.

La città, che è la sesta in Ungheria per ordine di

grandezza, ha una popolazione di 127.594 abitanti. Ai

giorni nostri Győr è uno dei centri amministrativi e

culturali (è sede universitaria) più importanti d'Ungheria.

Vi è un centro incantevole e molti edifici barocchi. Il

centro storico è la collina Káptalan alla confluenza di tre

fiumi: il Danubio (ramo laterale detto Danubio di Moson o

Il Sentiero – Rassegna religiosa della Parrocchia in Moggio – Dicembre 2011

Mosoni-Duna), il Rába e il Rábca. Győr ha vocazione turistica basata sui numerosi monumenti, sui musei e sulle terme.

Salutata fra le lacrime la nostra guida Elisabetta che ritornava alla sua abitazione di Budapest.

Ci siamo avviati a Sopron dove abbiamo pernottato in un bellissimo albergo. Gli abitanti di Sopron e di altri otto comuni circostanti nel 1921 furono chiamati a decidere della propria futura appartenenza statale. Il plebiscito si concluse con una vittoria per l'Ungheria ai danni dell'Austria. Ovviamente ciò causò all'epoca una crisi fra i due paesi fino a poco tempo prima fratelli.

Oggi Sopron è una città economicamente florida dell'Ungheria occidentale, che dal punto di vista economico è già da tempo legata alla vicina Austria. Gran parte dei cartelli stradali sono bilingui (ungherese e tedesco). In tedesco la città si chiama "Ödenburg", tuttavia in Austria viene utilizzato più frequentemente il nome ungherese "Sopron". Negli anni novanta la città era una meta per acquisti degli abitanti dell'area di Vienna. Nacque così il vezzeggiativo Shop-

ron, che corrisponde fra l'altro alla pronuncia ungherese. Mentre durante l'era della cortina di ferro la posizione esposta della città ne rappresentava un certo svantaggio, oggi ciò è radicalmente cambiato. Per la sua posizione favorevole sta diventando gradualmente un centro che gravita sull'Austria aldilà del confine orientale.

Il Sentiero – Rassegna religiosa della Parrocchia in Moggio – Dicembre 2011

7 ottobre Nella notte sono iniziati forti temporali che

hanno abbassato la temperatura dai 25-30 gradi a 12

gradi.

Partenza per l’Austria, ormai vicina, e diretti a

Klagenfurt distante circa 300 km.

Ci attendevano al santuario di Maia Saal per le 10. vi

arriviamo verso le 11.

Troviamo una guida che ci aspetta e ci illustra in

tedesco, tradotto dalla nostra Sara Invernizzi

fedelmente, il monastero, la vita dello stesso, le

scuole che opsitano molti studenti interni ed esterni a

prezzi convenientissimi.

La guida locale per la visita del grande monastero benedettino

Il Sentiero – Rassegna religiosa della Parrocchia in Moggio – Dicembre 2011

Abbiamo pranzato in un ristorante vicino al monastero. Sempre pioggia a dirotto. Partiamo per il rientro mentre iniziava una abbondante nevicata che ci accompagnerà per buona parte del Friuli, fino a Moggio Udinese. È stato un viaggio meraviglioso, sotto la guida di Sara Invernizzi e coadiuvato da un bravissimo autista di nome Enrico. Abbiamo trovato una nazione Ungherese perfetta per la pulizia delle strade, per l’educazione delle persone, per l’accoglienza serena, per le fede cristiana provato e vissuta con coerenza. Abbiamo avuto un gruppo di persone che ci hanno seguito con prontezza, entusiaste, sempre contente, educate, gentili, pronte sempre a seguire le indicazioni e le proposte, anche nei momenti di preghiera e di celebrazione eucaristica. Un ringraziamento raggiunga tutti.