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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio PARCO DEI Castelli Romani Regione Lazio Repubblica Italiana

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Parco dei

CastelliRomani

Regione LazioAssessorato Ambiente

e Cooperazione tra i Popoli Guid

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Regione LazioRepubblica Italiana

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Parco dei

CastelliRomani

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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Parco dei Castelli Romani

Indice

Prefazione 7

L’offerta territoriale Il Vulcano Laziale 13L’evoluzione geologica 15Faggi, castagni, orchidee e fauna 17Dall’uomo di Neanderthal ai Latini 19La nostra vigilanza 21Le nostre palestre 22Le nostre crociere 23Le nostre news 24I nostri meeting 25Il nostro deodorante 26Le nostre medicine 27I nostri ritmi 28

Percorsi intercomunaliIntroduzione ai percorsi 33

Percorso archeologico1. Grottaferrata (Catacombe ad Decimum) 372. Monte Porzio Catone (Barco Borghese e Tuscolo) 393. Rocca di Papa (Via Sacra e resti del Tempio di Giove) 514. Albano (Anfiteatro, Cisternone, Sepolcro detto 53 degli Orazi e Curiazi, Porta Pretoria e Castrum)5. Ariccia (Villa di Vitellio) 576. Nemi (Tempio di Diana) 597. Lanuvio (Tempio di Giunone Sospita) 61

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Percorso delle ville storiche1. Ariccia (Villa Chigi) 652. Genzano (Palazzo Sforza-Cesarini) 653. Nemi (Palazzo Ruspoli) 664. Frascati (Villa Aldobrandini, Villa Falconieri e Villa Torlonia) 695. Monte Porzio Catone (Villa Mondragone) 736. Rocca Priora (Palazzo Savelli) 77

Percorso dei panorami1. Panorama da Monte Tuscolo 792. Panorama da Rocca Priora 823. Panorama da Monte Ceraso 844. Panorama dal Maschio d’Ariano 865. Panorama da Monte Cavo 88

Percorso religioso1. Albano Laziale Santa Maria della Rotonda 912. Ariccia Santa Maria Assunta 923. Lanuvio Collegiata di Santa Maria Maggiore 93 e Santuario della Madonna delle Grazie4. Velletri Cattedrale di San Clemente 965. Rocca di Papa Santuario della Madonna del Tufo 976. Marino Santuario della Madonna dell’Acqua Santa 997. Grottaferrata Abbazia di San Nilo 1018. Monte Compatri Convento di S. Silvestro 102

Enogastronomia e serviziEnogastronomia 107Aree di sosta 115Parchi card 117Sport 122Noleggio auto 125Sagre e feste annuali 126I Comuni del Parco 130

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Parco dei Castelli Romani

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Prefazione

A ttraversare un territorio, individuare una strada mai percorsa prima, per poi scoprire paesaggi inediti, profili di montagne aspre e tormentate, sentieri suggestivi tra boschi solenni, eremi

aggrappati alle rocce, distese di macchia mediterranea dai profumi forti e dai colori intensi. Queste sono le scoperte ancora possibili nella nostra Regione, varia e ricca di valori naturalistici, storici e culturali. Si tratta di scoperte rese più agevoli grazie all’istituzione del sistema delle Aree Protette della Regione Lazio, un insieme di Parchi, Riserve e Monumenti naturali che dalle coste del Tirreno alle montagne dell’Appennino comprende un campionario straordinario di natura, di biodiversità e di storia.

Questa guida, in particolare, è destinata a fornire ai visitatori, e a tutti i cittadini del territorio dell’area protetta, informazioni e dati utili sul Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, istituito dalla Regione Lazio fin dall’84 con la legge regionale 13 gennaio 1984, n. 2.

I Castelli Romani racchiudono uno straordinario insieme di valori ambientali, naturali e storico-archeologici, ricco di paesaggi di particolare suggestione, di boschi, di laghi e di rilievi montuosi.

Il territorio, detto dei Colli Albani, è costituito dai resti di un imponente centro eruttivo quaternario, noto come il “Vulcano Laziale” per la sua posizione centrale nella Regione. Il Parco tutela le aree di maggiore interesse ambientale e raggiunge la massima elevazione con i 956 metri del Maschio delle Faete.

Nel Parco dei Castelli Romani sono presenti ambienti naturali ricchi e diversificati e paesaggi suggestivi. Innanzitutto i laghi vulcanici, Nemi e Castel Gandolfo, il più profondo del Lazio, con i suoi 170 metri, poi i boschi, un manto fittissimo di castagni, come quelli del Maschio dell’Ar-temisio, che ospitano pregiate specie di flora e di fauna. Tra i paesaggi, spiccano bellissimi quelli dal colle del Tuscolo e dalla Doganella.

In questi ambienti permangono vive le tracce dell’antica presenza dell’uomo che ha intessuto da millenni con questo territorio un rapporto ininterrotto, ricco di testimonianze storiche e culturali di particolare valore.

La “Collana di Guide dei Parchi del Lazio”, promossa dall’Assessorato Ambiente e Coope-razione tra i Popoli della Regione Lazio con i fondi dell’Accordo di Programma Quadro “Aree sensibili: parchi e riserve” (APQ7), intende fornire un aiuto per la migliore conoscenza delle aree protette del Lazio.

L’obiettivo di una guida come questa è di facilitare la visita dell’area protetta descrivendo le sue caratteristiche e fornendo informazioni pratiche su servizi, attività ricettive, attività di tempo libero presenti, ma anche su prodotti tipici, tradizioni ed eventi che caratterizzano il territorio. Il progetto delle guide di servizio si affianca ad altre iniziative realizzate dalla Regione Lazio, come “Natura in Viaggio”, per promuovere in maniera organica lo sviluppo di un turismo sostenibile nel sistema delle aree naturali protette regionali.

Filiberto ZarattiAssessore Regionale Ambiente

e Cooperazione tra i Popoli

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Vivaro

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Parco dei Castelli Romani

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Prefazione

I l Parco Regionale dei Castelli Romani è uno dei parchi storici della regione Lazio. Istituito nel 1984, il Parco include nel suo territorio ben 15 Comuni, costituendo una realtà

unica all’interno del panorama dei parchi del Lazio.L’area protetta si estende sui Colli Albani, antichi resti di un grandioso edificio vulcanico,

noto come Vulcano Laziale per la sua posizione centrale nell’antico Latium. Il fertile suolo vul-canico ed un clima umido diedero origine a grandi foreste di faggio che, sino al XVIII secolo, ricoprivano gran parte del rilievo.

Oggi natura e urbanizzazione si mescolano in un’area che conta 300 mila residenti, ma no-nostante questo possiede ancora i 2/3 della propria superficie ricoperta da boschi, dall’altro conta sul suo territorio circa 300mila residenti, inoltre il Parco ospita sul proprio territorio 4 siti di Importanza Comunitaria (SIC) e una Zona a Protezione Speciale (ZPS): ecosistemi unici rico-nosciuti dall’Unione Europea meritevoli di tutele ancora maggiori rispetto a quelle già previste per l’area protetta.

Natura ma non solo: il Parco Regionale dei Castelli Romani è anche archeologia, con resti di ville romane, eremi e conventi, castelli e palazzi che impreziosiscono questa parte della Regione; prodotti tipici, cultura e tradizioni popolari: il pane, la porchetta, il vino e le fragoline di bosco sono solo alcuni dei pilastri della tradizione gastronomica locale che affonda le radici nei sapori autentici del passato.

Il Parco è, inoltre, fruizione del territorio: quattro aree di sosta; una rete sentieristica distri-buita su tutto il territorio e che consente di percorrere i Colli Albani nella loro integrità; un’area didattico-faunistica con un sentiero autoguidato nel giardino della sede del Parco.

Un territorio unico che questa pubblicazione vuole aiutare a scoprire in tutta la sua bellezza: finanziata dall’Assessorato Ambiente e Cooperazione fra i Popoli della Regione Lazio con fondi dell’Accordo di Programma quadro “Aree sensibili: parchi e riserve”, la guida si inserisce all’inter-no della “Collana di guide dei Parchi del Lazio”, che ha l’obiettivo di facilitare la visita delle aree protette, fornendo informazioni pratiche su tutte le particolarità che caratterizzano il territorio.

Questa guida, oltre ad illustrare le caratteristiche naturalistiche del Parco, presenta anche il ricco patrimonio storico e culturale del territorio: le alture dei Colli Albani furono zona di residenza privilegiata di famiglie come i Conti di Tuscolo, gli Orsini, gli Annibaldi e i Colonna, che costruirono castelli e fortificazioni e che oggi costituiscono il ricco patrimonio delle ville Tuscolane.

Gianluigi PedutoPresidente Ente

Parco Regionale Castelli Romani

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Castel Gandolfo: Lago Albano

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L’OFFERTATERRITORIALE

il Vulcano Laziale

percorsi intercomunali

enogastronomia

i servizi nei comuni

Vivaro

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Vulcano Laziale II fase

Vulcano Laziale I fase

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Parco dei Castelli Romani

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A ffacciati su Roma e sul-la campagna romana, a

metà strada tra gli Appennini ed il mar Tirreno, grazie alla loro posizione logistica, alle risorse naturali ed al clima particolarmente mite, i Colli Albani sono stati da sempre un luogo fortemente privile-giato dalla natura. Residenza di Imperatori Ro-mani, Famiglie nobili e Papi, furono anche meta di viag-giatori illustri che ne rimase-ro affascinati descrivendoli in modo meraviglioso. Dante scrisse “… in questa parte si leva un colle e non sur-ge mont’alto …”, Ariosto ne parlò come “… culte pianure e delicati colli …”. Goethe vi soggiornò lunga-mente, Massimo D’Azeglio

ne esaltò il panorama “Ho ve-duto in vita mia grandi e belle estensioni di paese, … ma una vista come l’avevo dal balcone della mia camera a Rocca di Papa … non l’ho incontrato in nessun luogo…”. I quindici Comuni dei Ca-stelli Romani, sorti su siti archeologici ricchissimi, sono dominati da castelli rinasci-mentali e barocchi che porta-no le firme di architetti come Bernini, Borromini e Va-sari. Appartenevano ai Co-lonna, agli Annibaldi ed ai Chigi, famiglie nobili e molto influenti. Con la loro vicinanza a Roma questi borghi sono sempre stati meta prediletta delle gite fuori porta, ed ancora oggi conservano questo privilegio.

Il Vulcano Laziale

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Situazione attuale vista dal satellite

Vulcano Laziale III fase

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L’ EvoluzionE GEoloGica

Un milione di anni fa circa, gran parte dell’attuale Lazio giaceva sul fondo del mare, ma una serie di complessi vulcanici, con la propria atti-vità eruttiva, fecero emergere il territorio. I Castelli Romani occupano i resti di un antico apparato vulcanico del Lazio: il Vulca-no Laziale, che iniziò la pro-pria attività 600.000 anni fa. Dopo una lunga evoluzione che alternò fasi eruttive a pe-

riodi di stasi e che durò sino a poche migliaia di anni fa, il territorio dei Colli Albani, in una immaginaria visione dall’alto, si presenta con due anelli concentrici di rilievi montuosi (i due principali crateri eruttivi), separati da valli pianeggianti circolari (le due ex caldere).Laghi, boschi, sorgenti ed una natura rigogliosa completa-no lo scenario paesaggistico di questi Colli che sono stati sempre prediletti dalla natura e dall’uomo.

Vulcano Laziale

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Narciso dei poeti

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FaGGi, castaGni, Flora E Fauna

In questo scenario particolar-mente favorevole, la flora si è sviluppata in modo rigoglio-so. Laghi, sorgenti e boschi dai frutti spontanei offrivano inoltre alla fauna un’ottima opportunità di rifugio e so-stentamento, così questi luo-

ghi divennero ben presto abi-tati da numerose specie ani-mali che trovavano nei Colli Albani riparo, cibo ed ab-bondante acqua. Alle foreste di faggi e castagni alle quote più alte si contrapponevano le sugherete e le leccete delle quote mediterranee. Il cinghiale ed il lupo, scom-parsi da questi luoghi all’in-

Tuscolo

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Poiana

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circa all’inizio del secolo scor-so, grazie anche all’istituzione dell’Ente Parco, sono tornati a vivere questi luoghi in for-ma stanziale. Fanno loro compagnia il tas-so, l’istrice, la volpe, il falco pellegrino e numerose specie di uccelli acquatici. Vi sono diverse colonie di chirotteri e nelle zone umide vi è la pre-senza della rara salamandri-na dagli occhiali. È opportuno ricordare che nel territorio vi sono inoltre

oltre 20 specie di orchidee spontanee.

Dall’uomo Di nEanDErthal ai latini

Circa 25.000 anni fa, nell’Ita-lia centrale scomparivano gli ultimi uomini di Nean-derthal presenti in Italia, la-sciando il territorio in eredità ad una nuova specie che si andava imponendo: l’Homo Sapiens. Non si hanno elementi per

Rocca di Papa: strada romana nel bosco

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affermare che l’uomo di Ne-anderthal abbia vissuto tra i boschi dei Colli Albani, ma è altamente probabile dato che la specie umana abitò le terre la-ziali sin da 500.000 anni fa (alla confluenza tra il Tevere e l’Anie-ne sono venute alla luce la più alta concentrazione di stazioni preistoriche con resti umani). I primi insediamenti certi, co-munque, risalgono all’età del neolitico (10.000 anni fa circa) e diverranno stabili nelle suc-cessive fasi dell’età del bronzo. Tracce di questi abitati sono

state ritrovate presso Albano, Grottaferrata, Rocca Priora, Tuscolo, Monte Porzio e sui rilievi del Tuscolo. Successiva-mente, le varie etnie presenti si fusero in un’unica civiltà deno-minata i Latini. Questi erano organizzati in varie città-stato disseminate sul territorio ma unite da un patto di mutua assi-stenza che veniva celebrato con il rito delle Feriae Latinae, che si svolgevano annualmente sul-la sommità del Monte Albano (l’attuale Monte Cavo), dove veniva riaffermata la fratellanza tra i popoli che attraverso il rito del sacrificio di un toro bianco a Iuppiter Latialis (Giove La-ziale) e la distribuzione delle sue carni tra le popolazioni conve-nute al rito. Da questa stirpe la leggenda vuole che sia nata Roma, ma, miti a parte, certamente i rudi e forti Latini ebbero un ruolo attivo nella nascita della città e nella sua successiva espansione nel mondo allora conosciuto.

Rocca di Papa: resti del tempio diIuppiter Latialis a Monte Cavo

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La nostra viGiLanza

Gufo reale

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Le nostre paLestre

Sentiero del Lago Albano di Castel Gandolfo

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Le nostre crociere

Lago Albano di Castel Gandolfo

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Le nostre news

Sentiero interpretativo sulle rive del Lago Albano

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i nostri meetinG

Germani reali

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iL nostro deodorante

Giglio rosso

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Le nostre medicine

Prodotti tipici

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i nostri ritmi

Vivaro

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Lago Albano di Castel Gandolfo

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pERcORsI InTERcOmunALI

Archeologico

Ville storiche

panoramico

Religioso

Monte Porzio Catone: Barco Borghese

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Rocca di Papa: acquedotto romano

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L a visita di un territorio così vario e vasto come

quello dei Castelli Romani vista la storia e la presenza di innumerevoli testimonianze storico-archeologiche-cultu-rali e religiose, obbligherebbe il visitatore ad un soggiorno prolungato. Per ovviare a que-sta problematica e per offrire nel contempo una panora-mica sufficientemente ampia dell’enorme patrimonio pre-sente sul territorio, abbiamo cercato di riassumere in quat-tro Percorsi tematici nuovi e particolari, alcune caratte-ristiche di questi Colli nella speranza di suscitare curiosità per una visita più approfon-dita e completa dei Castelli Romani.Abbiamo quindi individuato il:

1. Percorso Archeologico2. Percorso delle Ville storiche

3. Percorso Religioso4. Percorso dei Panorami

ed anche se per necessità sia-mo stati costretti a tralasciare reperti e testimonianze non meno importanti di quel-le indicate nei vari itinera-ri, crediamo di aver offerto un’opportunità gradevole per conoscere meglio i Castelli Romani.

Introduzione ai percorsi

Velletri: Museo Civico, particolare di un sarcofago

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Lanuvio: Tempio di Giunone Sospita

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D a svolgere con un mezzo di locomozione, toccherà

le seguenti tappe:

1. Grottaferrata Catacombe ad Decimum2. Monte Porzio Catone Barco Borghese, Tuscolo3. Rocca di Papa Via Sacra e resti del Tempio di Giove

4. Albano Anfiteatro, Cisternone,Sepolcro detto degli Orazi e Curiazi, Porta Pretoria e Castrum 5. Ariccia Villa di Vitellio6. Nemi Tempio di Diana7. Lanuvio Tempio di Giunone Sospita

Il percorso archeologico

Lanuvio: Tempio di Giunone Sospita

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Grottaferrata: Catacombe “ad Decimum“

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1. GrottaFErrata:catacombE aD DEcimum

Il tragitto ha inizio sulla via Anagnina al km 5,800 (Villa Senni) dove vi sono le Cata-combe ad Decimum. Questo antico sito scoperto solo all’inizio del ‘900, docu-menta la vita delle prime co-munità cristiane dei Castelli. Poste lungo la via Anagnina (l’antica via Latina), risalgo-no ad un periodo databile tra il II ed il V secolo d. C. ed il loro nome deriva dalla posi-zione che occupava appunto al Decimo miglio della via Latina (Ad Decimum milia-rum in via Latina). La scoperta, del tutto casuale, produsse ruberie e danni. Alla ricerca del “tesoro”, avidi pre-datori aprirono quasi tutte le tombe e dato che non trova-rono nulla di particolare pre-gio, vendettero anche i marmi che avevano fracassato a colpi di piccone. La devastazione

durò circa sette anni, sino a quando i benemeriti Monaci dell’Abbazia Greca, visto che né lo Stato né la Santa Sede intervenivano per fermare quel disastro, decisero di ac-quistare il terreno. Dopo si è potuto procedere allo scavo archeologico. La prima campagna si svolse fra l’autunno del 1912 e la pri-mavera dell’anno seguente. Le catacombe Ad Decimum si sviluppano su due piani e tra essi vi è circa un metro di dislivello. Le gallerie, scavate in un ban-co quasi tutto tufaceo, sono ricche di “tegulae” con sigil-lo, vi si possono trovare inol-tre bellissime tombe e pre-gevoli iscrizioni e frammenti di intonaco dai colori ancora ben conservati.

tel. 348 4066708

INFORMAZIONI

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Monte Porzio Catone: Barco Borghese, galleria centrale

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2. montE Porzio catonE:barco borGhEsE E tuscolo

Barco BorgheseTerminata la visita per Frasca-ti, ed appena usciti dal centro abitato, percorrendo la strada che ci conduce a Monte Por-zio Catone, sulla sinistra in-contriamo Barco Borghese. Affacciato su Roma, il Barco è formato da una vasta spia-nata quadrangolare ornata da una monumentale fontana in tufo e delimitata da un muro e dei casali. Tradizionalmente identificato come l’enorme basamento di una monumentale villa roma-na probabilmente della prima metà I secolo a. C., il Barco Borghese ha ancora bisogno di approfondite indagini per una corretta interpretazione funzionale. L’organizzazione degli spazi trova finora un solo significa-tivo confronto nel basamento dell’area antistante il santua-

rio extra-urbano di Tusculum, ma è comunque necessaria molta prudenza nel formu-lare ipotesi interpretative. Vi si possono scorgere dei vani voltati di età romana, proba-bilmente un criptoportico.Questi ambienti sono coperti da monumentali volte a botte a sesto ribassato in opera ce-mentizia e sono organizzati attorno a due monumenta-li corridoi paralleli orientati Nord – Sud lunghi 138 metri circa ed alti 8 metri circa. È comunque certo che il com-plesso era inserito nella villa di proprietà imperiale su cui oggi sorge Frascati.Del piano alto dell’edificio non si hanno informazioni dato che è stato quasi com-pletamente modificato in occasione delle trasformazio-ni rinascimentali, ed anche grazie a queste, nei lavori di modifica e ristrutturazione, in un ambiente interno ven-ne trovata una rara e prezio-

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Monte Porzio Catone: Barco Borghese, ambienti con opera spigata

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sa serie di iscrizioni, databili nell’ambito del I secolo d. C., relativa a una Ratio marmora-ria, cioè ad un luogo dove si teneva l’amministrazione di un deposito di marmi.

TuscoloUsciti da Barco Borghese ci dirigiamo verso Monte Por-zio Catone. Poco prima di giungere alla cittadina, in corrispondenza dell’Ufficio Postale del pae-se, sulla nostra destra, c’è una strada che ci condurrà al Tu-scolo.Il sito di Tuscolo, che stori-camente risale al IX secolo a. C., secondo una poetica tra-dizione, è l’antica terra dove il leggendario Telegono, figlio

tel.06 94015378(Frascati Point)

tel.06 949341031(Museo della città)

INFORMAZIONI

di Ulisse e della maga Circe fondò la città che fu resa po-tente dalla Lega Sacrale Alba-na, prima di cadere sotto il dominio dei romani.Tusculum infatti fu sconfitta da Roma nella battaglia del lago Regillo intorno al 500 a. C. quando al Comando dei Latini era il Dittatore Tusco-lano Ottavio Mamilio, gene-ro di Tarquinio il Superbo. Tusculum, secondo Festo, antico storico romano, è in re-lazione con gli Etruschi, cioè piccola Tuscia, anche stori-ci moderni sostengono tale ipotesi anche se in zona non sono state trovate tracce inop-pugnabili di cultura etrusca. È invece documentato l’in-flusso delle antiche pratiche religiose greche. Zeus, Giove in latino, era la divinità più venerata, come dimostrano i ruderi del tempio sull’arce e due simulacri del Dio scoperti nei pressi. Sullo stesso spiazzo dell’Acropoli sorgeva anche il

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Il Foro visto dall’Acropoli di Tusculum

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tempio dedicato ai Dioscuri, Castore e Polluce, distrutto nel medioevo.La concessione della citta-dinanza romana ai Tuscula-ni risale all’anno 380 a. C., Roma soppresse tutte le ma-gistrature militari e giurisdi-zionali della città latina e vi lasciò solo quelle incaricate della polizia e del mercato.Il luogo, strategicamente im-portante e favorito da una natura generosa, iniziò a de-stare l’interesse dei ceti più rappresentativi ed autorevoli del popolo romano. Possede-re lussuose ville nella zona del Tuscolo per l’amenità del luo-go, l’abbondanza dell’acqua e la mitezza del clima divenne quello che noi attualmente definiamo uno status symbol.Con la caduta dell’Impero romano anche Tuscolo per-se importanza e trascorse un lungo periodo di oblio e di abbandono sino all’anno 1000 circa quando la potente

casata dei Conti di Tuscolo, facendo eleggere consecutiva-mente Papa tre componenti della sua casata, contribuì a ridare importanza alla città. Distrutta definitivamente da Roma nel 1191, la città gia-ce tuttora sepolta in quanto non sono mai state organiz-zate campagne di scavi a fini archeologici e di studio, ma gli interventi effettuati sono serviti quasi esclusivamente per depredare l’enorme pa-trimonio artistico asportando statue e reperti.La visita può iniziare dal piaz-zale del parcheggio. Sulla sinistra c’è una strada asfaltata chiusa da una sbarra che ci condurrà in un ampio spiazzo che doveva ospitare il Foro. Sulla base degli stu-di effettuati si suppone che l’area fosse delimitata da un porticato costituito da colon-ne corinzie ed adornato da varie statue. A permettere questa ricostru-

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alla collina retrostante, è di-visa dall’orchestra tramite un parapetto; la struttura poteva contenere 1500 spettatori. L’edificio scenico è a pianta rettangolare senza le tipiche nicchie curvilinee del teatro imperiale, ciò fa presupporre una sua realizzazione databi-le all’incirca alla metà del I secolo a. C . Si possono no-tare bene cospicue parti dei vomitoria (uscite laterali), il

zione, dato che attualmente non resta più nulla, sono del-le iscrizioni e basi di statue rinvenute nella zona del tea-tro e del Foro databili intorno al I sec. a.C. ed ora conservate nella Villa Rufinella. A lato del Foro si scorge la strada che collegava Tu-sculum alla via Labicana.Di fronte a noi vi sono i resti abbastanza ben conservati del teatro la cui cavea, addossata

Teatro di Tuscolo

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piano circolare del coro, i pi-lastri che sorreggevano i tri-bunalia per i magistrati che presenziavano agli spettacoli, la porta regia, al centro della cavea, e vari ambienti dietro la scena. Risalendo il pendio si giunge dietro il teatro dove vi è un ambiente che doveva essere adibito a cisterna. Vari ruderi e sostruzioni ci accompagnano verso il sito dove doveva sorgere l’antica

Acropoli in cui nel 1901 ven-ne alla luce un’iscrizione di un edificio riferibile al tempio di Castore e Polluce. Oggi solo un panorama stupendo e po-chi reperti ci ricordano una città ricca e fiorente. Più a valle c’è un anfiteatro ancora in gran parte nasco-sto dalla vegetazione. Era un armonioso edificio di forma ellittica, destinato agli spet-tacoli tra gladiatori e fiere o

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Tuscolo: Anfiteatro

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a quello dei ginnasti. Pote-va ospitare 3000 spettatori e aveva un diametro di 53 per 80 metri (l’arena 48 per 29 metri). Era costruito in ope-ra reticolata (il conglomerato di piccoli parallelepipedi di basalto fissati con calcestruz-zo detto opera cemeticia, che regolarizzavano la superficie dandole l’aspetto di una rete a fitte maglie). La costruzione risale al II secolo d. C., come dimostrano i bolli sui matto-ni trovati sul posto: un secolo dopo la costruzione dell’anfi-teatro Flavio, cioè il Colosseo. Più in basso, verso nordest, si conservano i resti di un por-tico. Verso la parte orientale dell’anfiteatro sono i ruderi attribuiti alla Villa di Tibe-rio, qui trasferitosi da Capri, con Antonia, vedova di Dru-so. Scoperta nel Cinquecento come Villa di Cicerone (ivi furono ritrovate sculture ed una statua) fu oggetto di mol-ti studi; oggi si può affermare

che i resti visibili costituivano una terrazza e un complesso di robuste costruzioni. Nella zona furono fatti ritrovamen-ti di altre ville appartenenti a personaggi illustri, anche se non si è potuto dimostrare che la vera Villa di Cicerone, dove il grande oratore scris-se “le Tusculanae”, si trovasse nella zona finora esplorata. È un fatto che la tipica villa sui Colli Laziali servì al ripo-so specialmente degli uomini politici. Perciò le ville furono tutte sontuose: ricche nella costruzione, vaste ed ombro-se. Tra parchi e boschetti si er-geva il praetorium o palazzo, grande atrio, portici, como-dissime e decoratissime stanze alla greca. Sulla parte più alta della villa una o più riserve di acqua pluviale alimentavano le terme private e le fonta-ne dei giardini, popolate da ninfe. Vi erano palestre e bi-blioteche, zone riservate agli ospiti, altri per l’actor, per il

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Tuscolo: “Casa del Custode”

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villicus e per altri addetti alla custodia, oltre le scuderie. Nei dintorni furono scoperti i resti della Villa dei Quintili, di quelle di Piasseno Crispo, di Matidia Augusta e, for-se, quella di Asinio Pollione. Sul lato settentrionale dell’ar-ce (indicata attualmente da un’alta croce) si vedono avan-zi di mura: esse cingevano le abitazioni di un gruppo di coloni proscritti ai tempi di Silla nel II secolo a. C.Vi è anche una piccola cister-na scoperta con volta a ogiva, opera pregevolissima che risa-le ai secoli V-VI a.C.Scendendo verso la cosiddetta Via dei Sepolcri verso la parte bassa (Molara), si scorgono altri resti di monumenti e sculture. In epoca medieva-le, nel secolo XI, tra le rovine dell’antica Tusculum si in-sediò la potente famiglia dei Teofilatti che prese il nome di Conti di Tuscolo, divenuti celebri per il loro dominio as-

soluto su tutta l’area dei Colli Albani. Con la fine del dominio dei Crescenzi in Roma, essi riu-scirono ad impadronirsi del Papato. Un loro rampollo, Teofilatto, fu fatto papa giovanissimo nel 1033 con il nome di Bene-detto IX e fu questo uno dei periodi più neri della storia della Chiesa. L’aperta ostilità dell’aristocra-zia romana lo indusse a lascia-re la tiara: la cedette, riceven-done una pensione vitalizia, a Giovanni Graziano, assurto alla cattedra con il nome di Gregorio VI. Ma tale atmo-sfera favorì l’avvento dei pri-mi papi stranieri ed il senti-mento di indipendenza da Roma portò alla distruzione definitiva dell’antico baluar-do Tuscolano, all’alba del 17 aprile 1191.Con la fine di Tuscolo, anche la potente famiglia dei Conti di Tuscolo subì un declino,

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Rocca di Papa: via Sacra

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muni meridionali dei Castel-li. Entrando nel paese si può notare l’antica fortezza posta a guardia dell’abitato, questo edificio secondo recenti studi dovrebbe coincidere con l’an-tica acropoli.L’importanza di Cabum era dovuta alla presenza del tem-pio dedicato a Iuppiter La-tialis che sorgeva sulla vetta del Monte Cavo; qui salivano le popolazioni preromane per la ricorrenza delle Feriae La-tinae. In occasione delle celebrazio-ni venivano stretti dei patti che tradizionalmente univa-no le popolazioni e che diven-nero più importanti in epoca romana con le alleanze che precedettero le molte guerre tra Roma e le città della con-federazione latina.Quasi alla sommità si incrocia la via Sacra (o Via Trionfa-le), costruita intorno al VII secolo a.C., ancora perfetta-mente integra e facilmente

ma uno dei suoi discendenti diede origine alla non meno importante famiglia dei Co-lonna.

3. rocca Di PaPa:via sacra E rEsti DEl tEmPio Di GiovE

Scendendo dal Tuscolo, si prosegue in direzione Rocca di Papa. Giunti nella cittadi-na ci si dovrà dirigere verso la Via dei Laghi, ed appena usci-ti dall’abitato, dopo circa 2 km sulla sinistra c’è una stra-da con una sbarra. Dopo aver pagato un biglietto, in quan-to la strada è privata, iniziano le rampe d’accesso al monte, ricche di vegetazione boschi-va e di un fitto sottobosco. Cabum. Era questo l’antico nome della cittadina che at-tualmente coincide con il cen-tro storico di Rocca di Papa; da Cabum discende anche il nome di Monte Cavo, che sovrasta con la sua mole i co-

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percorribile. Il tragitto della via Sacra offre ai visitatori, oltre alle emergenze botaniche e flore-ali più caratteristiche, scorci di paesaggio di rara ed incon-fondibile bellezza. Nelle gior-nate terse e limpide lo sguar-do può spaziare da est con i Monti Ernici, sino ad ovest con la città di Roma potendo osservare la Pianura Pontina, il Circeo le isole Pontine, i la-ghi Albano e di Nemi. Al termine della via Sacra, si giunge in un piazzale dove anticamente doveva sorgere il Tempio di Giove laziale. Attualmente vi si possono solo scorgere dei grandi bloc-

chi in pietra posizionati uno accanto all’altro che doveva-no essere le fondazioni del Tempio. Non vi è rimasto al-tro perché, con la caduta del-l’Impero Romano, il Tempio venne abbandonato ed il sito venne utilizzato come cava di materiali da edificazione. In epoca cristiana i resti del santuario furono sostituiti da un piccolo romitorio dedica-to a San Pietro, quindi da un monastero che passò sotto molti ordini fino ai Padri Pas-sionisti. Nel 1889 l’edificio fu infine trasformato in albergo che ospitò importanti per-sonaggi come Pirandello e D’Annunzio.

Rocca di Papa: panorama

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4. albano: anFitEatro, cistErnonE, sEPolcro DEtto DEGli orazi E curiazi, Porta PrEtoria

E castrum

AnfiteatroScendendo da Monte Cavo, dirigendosi verso Albano, in-contreremo l’Anfiteatro.La costruzione, pressoché ellittica, fu realizzata dalle maestranze della II Legione Partica (Legio Parthica) nelle prime decadi del III secolo d. C. Essa fu in parte scavata nel

banco roccioso ed in parte re-alizzata in muratura. L’anfiteatro, composto da due piani e da una loggia superio-re, raggiungeva un’altezza di 22 metri. Attraverso i due ingressi trion-fali, posti all’esterno dell’asse maggiore (113 metri) si ac-cedeva all'arena (67 per 45 metri) in cui avvenivano gli spettacoli gladiatori. L’anfiteatro di Albano poteva contenere circa 16.000 spet-tatori.

Albano: Anfiteatro

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Cisternone Monumento singolare ed abbastanza sorprendente è il Cisternone, un enorme ser-batoio idrico per buona parte scavato nella roccia ed utiliz-zato dal Comune di Albano sino agli anni ’20 circa, quale riserva idrica di acqua potabi-le per la cittadinanza. Attualmente l’acqua viene utilizzata solo per uso non alimentare. Fu costruito circa 2000 anni fa ed internamente è diviso in cinque navate separate da 36

pilastri. Fu realizzato per la II Legio Parthica, che diede le origini alla cittadina e di cui sono conservati altri resti nel-la zona. A poca distanza dal Cisternone infatti si possono rintracciare i ruderi di una delle porte che davano ingres-so ai Castra Albana dove era acquartierata la Legione.

Visitabile unitamentealla visita

del Museo civico tel. 06 9323490

INFORMAZIONI

Albano: il Cisternone

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Albano: sepolcro detto degli Orazi e Curiazi

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Sepolcro detto degli Orazi e CuriaziLa Tomba degli Orazi e Cu-riazi è considerata il simbolo di Albano. Si tratta di una maestosa costruzione a forma di parallelepipedo sormonta-to da coni tronchi in blocchi di tufo peperino. Ritenuta nella tradizione la tomba dei leggendari eroi Albani e Ro-mani, è stata datata al periodo tardo repubblicano (in realtà è un rifacimento ottocentesco del Canina).

Porta Pretoria e CastrumL’imperatore Settimio Se-vero fece costruire lungo la Via Appia, tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C., l’accampamento “Castra Al-bana” della II Legione Par-thica. L’accampamento era

fortificato da possenti mura di cinta i cui lati misuravano rispettivamente 435 metri per 232, su una superficie di oltre 10 ettari; esso poteva ospitare circa 6.000 soldati che presero il nome di Legionari Albani.Ancor oggi si possono ammi-rare i resti della Porta Preto-ria, sulla Via Appia, e della Porta Principale Sinistra, non-ché tratti delle mura di cinta realizzati con grandi blocchi di pietra albana (peperino).

visibile in via Appia, poco dopo il commissariato P.S.

INFORMAZIONI

Albano: Porta Pretoria

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5. ariccia: villa Di vitEllio

Da Albano si prosegue sulla via Appia sino a raggiunge-re Ariccia, dove nei pressi del campo sportivo all’interno di boschi di castagno, si con-servano alcune rovine dette

“Muracce”, appartenenti alla villa dell’imperatore Vitellio. Oltre ai resti di un ninfeo, con muri in opus reticolatum, ci sono le vestigia di alcune cisterne che alimentavano la villa, la cui estensione doveva abbracciare un territorio di molti ettari, come documen-

visibile in via A. De GasperiINFORMAZIONI

Ariccia: resti della villa dell’imperatore Vitellio

visibile in via D. Marinelli

INFORMAZIONI

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Nemi: Tempio di Diana

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tano ritrovamenti effettuati nelle zone vicine.

6. nEmi: tEmPio Di Diana

Proseguendo ancora sulla via Appia si raggiunge Genzano di Roma, da dove si dovrà prendere la deviazione per il lago di Nemi. In tempi remoti l’intera area di Nemi era consacrata al cul-to di Diana ed al bosco sa-cro. Nell’intricata foresta che una volta circondava il lago ed il cratere si combattevano i cruenti duelli del Rex Nemo-rensis.Una leggenda vuole che nel bosco vi fosse un’enorme quer-cia sacra da cui pendeva un ramo d’oro, chi fosse riuscito a strapparne un ramoscello ed avesse poi ucciso in duello il suo sacerdote-custode “Rex Nemorensis”, diveniva a sua volta il nuovo sacerdote-cu-stode “Rex Nemorensis”. Una vittoria amara, perché

sapeva che questa vittoria gli sarebbe costata la vita. Infat-ti prendendone il nome ed il posto, diveniva a sua volta sacerdote-custode in attesa di venire ucciso da un nuo-vo pretendente, in un duello in onore di Diana, Dea della Luna, venerata in questo ter-ritorio per più di mille anni. La presenza di Diana a Nemi è molto antecedente alla na-scita di Roma, e la sua storia è tanto affascinante quanto la sua poliedrica e mitologica personalità. Come un’enorme ragnatela i suoi fili giungono dalla Gre-cia, dal Caucaso, arrivando sino a noi grazie ad Oreste, l’eroe greco che ne aveva ru-bato l’effige dal Santuario in Crimea per portarla a Nemi nascondendola in un fascio di rami. La Madre, l’Incantarice, la Vecchia Saggia, … era la Re-gina dell’oscurità e dell’Oltre-tomba, la Sovrana degli Spiri-

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ti, Donna sapiente e risanatri-ce, … forse era anche la più crudele delle Dee. Era vergine e rifiutava le nozze, ma allo stesso tempo possedeva il ri-medio per la sterilità, era be-nevola levatrice ed alleviava il dolore del parto. Cacciatrice e Signora delle belve selvatiche, il suo culto era talmente forte e radicato che non è mai stato

del tutto eliminato. Il suo nome e la sua presen-za si riscontrano anche nei toponimi circostanti e la sua leggenda è tuttora palpabile in questi luoghi che evocano magia, e qualcuno giura di ve-dere ogni tanto un’agile figura di fanciulla con arco, frecce e faretra sulla spalla rifugiarsi e sparire dietro una quercia…

Nemi: Tempio di Diana

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7. lanuvio: tEmPio Di

GiunonE sosPita

Giunti a Lanuvio, in fondo alla Via Sforza Cesarini, nei pressi del Parco pubblico della Rimembranza, all’interno del palazzo che ospita la Biblio-teca e la Ludoteca comunale vi sono i resti del Tempio di Giunone Sospita e proprio al Santuario di Iuno Sospita Mater Regina era legata nel-l’antichità la fama di Lanuvio. Il luogo sacro ove accadde-ro miracoli e prodigi narra-ti da Tito Livio e Cicerone,

era noto non solo nel La-zio ma addirittura in tut-ta l’area del Mediterraneo. Il culto della Dea venerata come taumaturga era straor-dinariamente importante e conosciuto nel mondo anti-co e moltissime persone af-frontavano un viaggio lungo e difficoltoso pur di giungere sul posto e chiedere la grazia. Roma assorbì il culto e lo fece proprio, aumentandone il prestigio sino al crollo del suo Impero, e Properzio ci rac-conta che ogni anno nel San-tuario si svolgeva una cerimo-

Lanuvio: Tempio di Giunone Sospita

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nia che vedeva protagonista una fanciulla la quale doveva offrire del cibo ad un grosso serpente che si annidava in un profondo cunicolo. Qua-lora l’animale avesse accetta-to il cibo, era considerato di buon auspicio e che la ragazza era vergine, se invece lo avesse rifiutato o si fosse avventato contro di essa, gli auspici per il futuro non erano buoni. Del Tempio oggi restano una parte delle fondazioni in tufo, colonne ed ambienti vari che offrono solamente una pic-cola idea dei fasti del luogo

nel periodo del suo massimo splendore.Riteniamo però opportuno visitarlo, benché conosciuto da pochi, perché il sito oltre ad essere straordinariamente interessante ed affascinante, gode di una posizione che do-mina la pianura pontina e che nelle giornate terse e limpide offre scorci panoramici sino alle Isole Pontine.

visibile in via Sforza Cesarini

INFORMAZIONI

Lanuvioi: Tempio di Giunone Sospita

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L a prima volta che la deno-minazione “Castelli Ro-

mani” appare nella letteratu-ra per indicare questi luoghi, è nel XIV secolo quando Roma si spopolò lentamente per un duplice motivo; una carestia ed il progressivo impoveri-mento dovuto all’assenza dei Papi ritiratisi ad Avignone. Fu allora che molti cittadini Romani, abitanti nei quartieri baronali di Roma, emigraro-no nei possedimenti agresti dei Colli Albani dei rispettivi Signori (Savelli, Annibal-di, Orsini, Colonna, Sforza Cesarini,) nei quali vi erano numerosi Castelli. Da allora, queste zone vennero indicate con l’appellativo di Castelli Romani, ad indicare la nu-merosa presenza di cittadini Romani ed il forte rapporto che lega questo territorio alla città di Roma. Gli antichi Romani privilegia-

rono i laghi, Tuscolo ed i dol-ci pendii a dominio di Roma e del mare, mentre in epoca medievale furono preferite le sommità dei numerosi colli che fornivano un ambiente più facile da difendere. Delle innumerevoli ville ro-mane edificate, molte sono ancora visibili, altre sono scomparse completamente, mentre altre ancora sono state utilizzate quali fondamenta di Conventi, Castelli o altre Ville. Infatti alcune splendide Ville Rinascimentali presenti sul territorio, che spiccano per importanza e bellezza, sono state edificate su preesistenti ville romane. Il nostro percorso, da effet-tuare con proprio mezzo, toc-cherà i principali edifici sto-rici di:

1. Ariccia Villa Chigi

percorso delle ville storiche

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Ariccia: Villa Chigi

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2. Genzano Palazzo Sforza-Cesarini3. Nemi Palazzo Ruspoli4. Frascati Villa Aldobrandini5. Monte Porzio Catone Villa Mondragone6. Rocca PrioraPalazzo Savelli

1. ariccia: villa chiGi

Partendo da Roma ed imboc-cata la via Appia Nuova (SS. 7) dopo circa 25 chilometri si raggiunge la cittadina di Ariccia. Attraversato l’otto-centesco ponte, dai cui lati si può godere di un meraviglio-so panorama che giunge sino al mare, sul lato destro, ed un bosco impenetrabile sulla si-nistra. Il seicentesco Palazzo Chigi si affaccia su quella che un tempo veniva denomina-ta Piazza di Corte a simbo-leggiare il ruolo svolto dalla Piazza: la corte ed il cortile.

Il palazzo, opera del grande architetto del barocco roma-no Gian Lorenzo Bernini, fu costruito per volere del Papa Alessandro VII (1655- 1667), quando nel 1661 ac-quistò il feudo di Ariccia dalla famiglia Savelli. Il par-co del palazzo di ben 28 et-tari, conserva specie arboree di notevole interesse oltre a reperti archeologici, fontane e manufatti del XVII secolo.

2. GEnzano: Palazzo sForza-cEsarini

Riprendendo la via Appia in direzione di Genzano, dopo circa 4 chilometri si arriva a Piazza Brennero. Presa sulla sinistra via Piave, si arriva in Piazza D. Alighieri, dove sulla sinistra si trova via Don Moro-sini, costeggiata da bellissimi

visibile in via Appia

INFORMAZIONI

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olmi, alla quale fa da sfondo il grandioso Palazzo Sforza-Cesarini. L’aspetto attuale si deve alla famiglia Sforza-Cesarini, che quando acqui-stò il feudo dai Colonna, vi apportò quelle modifiche che ancora oggi ne caratterizzano l’aspetto. Non si può trascu-rare la visita dei vicoli della cosiddetta Genzano vecchia che fiancheggiano il palazzo, dai quali la grande dimora sembra ancora più regale ed imponente. Dal palazzo uno splendido parco arriva sino

alle sponde del lago di Nemi. Rimasto per lungo tempo in abbandono, attualmente è oggetto di un progetto di re-stauro che lo riporterà all’ori-ginaria suggestiva bellezza.

3. nEmi: Palazzo rusPoli

Da Genzano ci dirigiamo verso Nemi, il più piccolo ed incontaminato paese dei

tel. 06 93953134INFORMAZIONI

Genzano: Palazzo Sforza-Cesarini

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Castelli Romani, dominato dal turrito Palazzo Ruspoli a picco sul lago specchio di Diana. La cittadina vi aspetta coi suoi pittoreschi vicoli su cui si af-facciano botteghe artigiane e balconi fioriti. Il simbolo del palazzo o del Borgo è la Torre Maggiore o Saracena alta circa 40 metri.Verso la metà dell’XI secolo, decaduti i Conti di Tuscolo, il Papa concesse il feudo di Nemi ai Monaci Cistercensi: furono loro che costruirono la torre principale del Palazzo, che all’epoca era merlata, ed il primo complesso monastico. I monaci mantennero il feu-do fino al XIII secolo, quan-do divenne dei Colonna. Poi Nemi passò, per dona-zioni, acquisti, matrimoni ed eredità, da una all’altra fami-glia del patriziato romano: Annibaldi, Cesarini, Picco-lomini, Cenci, Frangipane, Braschi, Rospigliosi, Orsini,

Ruspoli. Fra i tanti signori che posse-dettero il palazzo ci fu anche Roderigo, figlio di Lucrezia Borgia. Con i Frangipane, la cui si-gnoria va dalla metà del ‘500 alla metà del ‘700, Nemi co-minciò a prendere l’aspetto attuale, espandendosi verso il monte; si costruì la parroc-chia di S. Maria del Pozzo, il rione intorno ad essa ed il convento dei Francescani (ora dei Mercedari), con l’annesso Santuario del Santissimo Crocifisso. Contemporane-amente si ampliava anche il Palazzo (l’imponente ala Frangipane, che si estende fra la Braccarìa e il Belvedere Dante Alighieri).Sotto i Braschi fu ulterior-mente ampliato dal famoso architetto Valadier (l’ar-chitetto che ha progettato il Pincio) con l’ala che dà sul Belvedere in Piazza Umber-to I, e abbellito con affreschi

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di Liborio Coccetti (seconda metà del settecento).

il palazzo viene aperto al pubblico

occasionalmente durante mostre e fiere

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Nemi: Palazzo Ruspoli

4. Frascati: villa albobranDini

Da Nemi ci dirigiamo verso Frascati. Affacciata sulla cen-trale Piazza Marconi, dall’alto della sua maestosa posizione, ci accoglie Villa Aldobran-dini. La villa è detta anche

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Belvedere per la sua posizione panoramica, Goethe che ne fu ospite, affermò che “ben difficilmente una villa può tro-varsi in una posizione più de-liziosa”.L’edificio, costruito nel 1550 su una struttura preesisten-te appartenuta a Monsignor Alessandro Rufini, venne

ricostruito da Giacomo della Porta nel 1598 su commis-sione di Clemente VIII che intendeva regalarlo al nipote Pietro Aldobrandini, suo prediletto. All’interno si sus-seguono le decorazioni di ar-tisti importanti della Roma del tempo quali i fratelli Zuc-cari, il Cavalier d’Arpino, il

Frascati: Villa Aldobrandini

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Frascati: Villa Aldobrandini

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te decorato da Pier Leone Ghezzi e da Carlo Maratta. La villa fu per un certo perio-do di proprietà del composi-tore Felix J. L. Mendelssohn (1809-47).

Villa Torlonia, il cui nucleo originario venne costruito per volere del poeta Annibal Caro (1507-1566), fu trasfor-mata in un sontuoso palazzo per volere dal Cardinale Sci-pione Borghese che si rivolse a Carlo Maderno e Giovan-ni Fontana. Passata di fami-glia in famiglia, venne infine acquistata dai Torlonia ma fu distrutta durante i bombar-damenti della seconda guerra mondiale.Il superstite giardino con il cele-

Passignano e il Domenichi-no. Celebre è il rustico e mo-numentale Teatro delle acque, opera di Carlo Maderno e Orazio Olivieri, l’architet-to che aveva già prestato la propria opere per le splendi-de fontane di Villa d’Este a Tivoli.

4. Frascati: villa FalconiE-ri E villa torlonia

Villa Rufina Falconieri co-struita nel 1548 dal Monsi-gnor Alessandro Rufini, pas-sò in mano a varie famiglie romane fino a che nel 1628 fu acquistata dai Falconieri che ne commissionarono il rifa-cimento al geniale architetto Francesco Borromini. L’in-terno venne successivamen-

attualmente è la sede del Centro Europeo

dell’Educazione(tel. 06 941851)

INFORMAZIONI

la villa viene aperta al pubblico in particolari

occasioni

INFORMAZIONI

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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Frascati: Villa Falconieri

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Parco dei Castelli Romani

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bre Teatro delle acque è ora par-co pubblico.

5. montE Porzio catonE: villa monDraGonE

Ci dirigiamo ora verso Mon-te Porzio Catone. Lungo i 4 chilometri che la separano da Frascati incontriamo Vil-la Mondragone, alla quale si accede dalla via Tuscolana al chilometro 21. Il complesso architettonico innalzato su

una collina a 416 metri sul livello del mare, è parte del sistema delle ville Tuscolane che si estende tra Frascati e Monte Porzio Catone.La proprietà della villa è com-posta da 18 ettari di terreno sistemato a parco: al centro, in posizione sopraelevata e fe-licemente panoramica proiet-tata verso Roma, sorge l’im-ponente edificio della di circa 80.000 metri cubi. La storia edilizia di Villa Mondrago-

Monte Porzio Catone: Villa Mondragone

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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Monte Porzio Catone: Villa Mondragone

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Parco dei Castelli Romani

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ne inizia nel 1567, quando il giovane Cardinale Marco Sittico Altemps, nipote ama-tissimo di Papa Pio IV, ac-quista da Ranuccio Farnese, Cardinale di Sant’Angelo, una villa, già del cardina-le Ricci di Montepulciano, chiamata Villa Angelina in omaggio al titolo cardinalizio del Farnese.L’edificio verrà ridenominato Villa Tusculana e, dopo la costruzione di Mondragone, sarà la Villa Vecchia. Dap-prima il Cardinale Altemps si limita ad ampliare la pree-sistente Villa Tusculana, con la soprintendenza dell’archi-tetto Jacopo Barozzi da Vi-gnola, affiancato da Martino Longo da Viggiù. A lavori terminati, nel 1571, la villa ospiterà a lungo il Cardina-le Ugo Boncompagni, che di lì a pochi mesi diventerà Papa con il nome di Grego-rio XIII. Proprio dal ponte-fice verrà il suggerimento di

costruire una nuova, grande villa sul poggio sovrastante la villa Tusculana, sfruttando come sostruzioni gli impo-nenti resti romani della villa dei Quintili (consoli romani nel 151 d.C.). Essa sarà pro-gettata da Martino Longhi.Il nome Mondragone allude al drago araldico che campeg-gia nello stemma dei Boncom-pagni e che venne effigiato in varie parti della villa e del giardino. Nel 1613 il Cardi-nale Scipione Borghese, ni-pote di Papa Paolo V, acqui-sta Villa Mondragone, Villa Tusculana ed altre proprietà del Duca Gian Angelo Al-temps, nipote del Cardinale Marco. Tra il 1616 e il 1618 sono documentati significati-vi lavori di ampliamento della villa, lavori intrapresi dall’ar-chitetto fiammingo Jan van Santen, detto Giovanni Va-sanzio, progettista di fiducia del Cardinal Borghese. Que-sti interventi interessarono sia

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il blocco edilizio, ampliato con la galleria di collegamen-to tra il casino del Longhi e la Retirata, la piccola costruzio-ne residenziale edificata per il figlio del Cardinale Altemps, sia l’esterno con il Giardino Grande, il Portico e il Teatro delle Acque, e la grande Corte quadrangolare che richiama la Cour d’Honneur delle residen-ze reali in Francia.Con la morte di Paolo V si chiude il periodo più splen-dido di Villa Mondragone. Il complesso risulta eccessiva-mente oneroso e viene pertan-to progressivamente trascura-to: il declino di Mondragone è così segnato.Nel 1866 la villa, acquistata dalla Compagnia dei Gesuiti, divenne dapprima sede estera del Collegio Ghisleri e poi con-vitto di livello sociale molto elevato. Al successivo degra-do porrà termine l’Università di Roma Tor Vergata che ha acquistato il complesso nel

1981, con il benestare delle Soprintendenze del Lazio che videro nell’intervento della nuova Università un sicuro segnale di ripristino del pre-stigio storico e monumentale della villa.

6. rocca Priora: Palazzo savElli

Superato Monte Porzio Ca-tone ci dirigiamo verso Mon-te Compatri e successiva-mente verso Rocca Priora, dove alla sommità del borgo troviamo lo splendido Pa-lazzo Savelli.Il Palazzo Baronale, oggi sede del Comune, è ben conserva-to. Nel 1880 l’Amministra-zione Comunale decise di intervenire sul palazzo andato

la villa viene aperta al pubblico in particolari

occasioni

INFORMAZIONI

Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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in rovina, affidando l’incarico all’architetto Conte France-sco Vespignani affinché sui ruderi del vecchio maniero ricostruisse integralmente e fedelmente il castello in stile XV secolo.L’edificio affaccia sul Bel-vedere da dove è possibile

osservare un meraviglioso panorama che spazia sulla vastissima vallata del fiume Sacco, dapprima il gruppo di Monte Gennaro sopra Tivoli e Palombara Sabina, poi la catena dei Monti Tiburtini e Prenestini ed infine i Monti Ernici.

Rocca Priora: Palazzo Savelli

Parco Naturale dei Castelli Romani

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Frascati: Villa Torlonia

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Parco dei Castelli Romani

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Il percorso dei panorami

I l Percorso dei Panorami, da svolgere con un mezzo

di locomozione, toccherà le seguenti tappe:

1. Monte Tuscolo2. Rocca Priora 3. Monte Ceraso4. Maschio d’Ariano5. Monte Cavo

Proponendo il Percorso dei Panorami che tocca 5 punti diversi, ma tutti estremamen-te interessanti, confidiamo di aiutare il visitatore ad apprez-zare e comprendere le varie fasi dello sviluppo geologico del paesaggio di questa par-te del Lazio, offrendogli così l’opportunità di apprezzare in pieno i segni e la storia del territorio.Il Percorso ha inizio sul-la via Tuscolana al bivio che ci condurrà alla som-mità del Monte Tuscolo.

1. Panorama Da montE tuscolo

Il Monte Tuscolo, e le alture vicine fanno parte dei Monti Tuscolani, che rappresentano la parte esterna dei Colli Al-bani sviluppatasi da nordest a sudest. Si tratta dei resti della caldera vulcanica originata-si dal collasso del cratere del Vulcano Laziale. I Monti Tuscolani ed i Monti dell’Ar-temisio formano il cosiddetto “Recinto Esterno” dell’antico Vulcano Laziale, che con la sua complessa e lunga attivi-tà, iniziata 600 mila anni fa e protrattasi sino a circa 10 mila anni fa, ha modellato quelli che sono oggi i Colli Albani.Il Panorama che si può godere dal Monte Tuscolo spazia da sud fino a nord consentendo di osservare i lontani Lepini ed il Maschio d’Ariano, l’ap-

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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parato delle Faete, risalente alla seconda fase dell’evolu-zione del Vulcano laziale cir-ca 270 mila anni fa, il mare e tutta la pianura con Roma dove sullo sfondo si stagliano i Monti Sabatini ed il Monte Soratte. Vi invitiamo ad osservare questo splendido panorama ripreso dai maggiori paesaggi-sti dell’ ‘800. Il profilo sopra riportato aiuta a posizionare i

riferimenti sul territorio. Per arrivare al Tuscolo si può partire da Piazza Marconi a Frascati. Avendo di fronte la bellissima Villa Aldobrandi-ni con la facciata principale e lo splendido viale d’entrata, si prende la strada che sale sulla sinistra denominata Via Ca-tone. Dopo circa 300 metri, al pri-mo incrocio che incontriamo, dobbiamo svoltare sulla destra

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salendo verso il Tuscolo. Si percorre la strada fino a giungere all’ampio parcheg-gio posto quasi alla sommità del colle. Parcheggiando l’auto e proce-dendo a piedi, si deve supe-rare una sbarra posta alla si-nistra dell’area di parcheggio, fino a giungere su un prato dove sulla sinistra è presente un’area archeologica con sca-vi aperti e perimetrata da una

rete metallica. Costeggiando la recinzione e dopo aver su-perato un teatro romano del I secolo a.C., quasi del tut-to intatto, si sale sul ripido monte Tuscolo. La salita è breve e semplice ed i tracciati sono ben visibili, giungeremo così alla sommità del colle, da dove è possibile godere di una meravigliosa vista.Tornati sui nostri passici diri-giamo verso Rocca Priora.

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che corrisponde attualmente ad un parcheggio nei pressi del municipio, vi è una vista sug-gestiva che abbraccia Roma, i Monti Lucretili, i Monti Tiburtini, la Valle del fiume Sacco, i Monti Prenestini e più lontani i Simbruini. Nelle giornate particolarmen-te terse è possibile spingere lo sguardo addirittura fino al massiccio del Velino in Abruzzo. Si tratta veramen-te di un panorama di grande interesse che vi invitiamo ad

2. Panorama Da rocca Priora

Rocca Priora è il Comune più elevato dei Castelli Romani, a 768 metri circa di altitudine sul livello del mare. È situato su un antico cono vulcanico di scorie ed è sor-prendente come, per la sua posizione, Rocca Priora offra diversi punti di osservazione panoramica particolarmente interessanti.Nel punto più alto del paese,

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osservare aiutati dal nostro profilo.Terminata la visita del cen-tro storico di Rocca Priora, ci si dovrà indirizzare verso Via della Pineta, dove sulla sinistra, c’è una strada che si chiama Via della Montagna Spaccata, che porta verso l’au-tostrada. Si prende questa via e dopo appena 50 metri si svolta a destra per Via di Monte Cera-so e la si percorre fino al ter-mine della strada.

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3. Panorama Da montE cEraso

Il secondo punto panorami-co che vi proponiamo è nel comune di Rocca Priora. Si possono osservare i Monti Lepini, i Monti dell’Arte-misio, i Pratoni del Vivaro con la Doganella ed il Bo-sco del Cerquone, l’appara-to delle Faete con l’evidente Maschio delle Faete, pun-to più alto dei Colli Albani con i suoi 956 metri e Colle Jano. Da qui, per raggiun-

gere il Maschio d’Ariano, si dovrà andare verso Velletri, da dove, accanto al cimitero, si dovrà prendere una strada in direzione della Contrada Tevola per raggiungere la lo-calità Fontana Marcaccio. Da qui lasciata l’auto si pro-segue a destra su di un’ampia strada forestale che dopo cir-ca un’ora, superate due sbarre di colore verde che bloccano l’accesso alle auto, giunge in una ampia valletta. Appena superata la valletta a sinistra vi sono i segnali che indicano

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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l’ascesa al Maschio d’Ariano che ci impegnerà per circa 20 minuti. Prima di giungere sulla vet-ta a destra, presso i resti del-le mura di un antico castello medievale, si trova una torret-ta scavata nella roccia. Questo

è un altro punto panoramico interessante oltre a quello vero e proprio della vetta. Affacciandosi si potranno osservare i Monti Lepini, il promontorio del Circeo e, se la visibilità lo consente, l’arci-pelago delle Isole Pontine.

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Rocca Priora: Pratoni del Vivaro

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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i Monti Prenestini ed in lon-tananza i Simbruini, fino a sud con i Lepini. In ultimo, ci si dovrà indiriz-zare verso Rocca di Papa e giungere a Piazza Di Vittorio. Da qui, dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio si deve prendere Via strada Comunale di Monte Cavo che sale verso l’omonimo monte. Dopo cir-ca 30 metri si svolta a destra per via di Prato Fabio, una

4. Panorama Dal maschio D’ariano

Il Maschio d’Ariano – 891 metri sul livello del mare – è un punto che offre un pa-norama da nord-ovest a sud. Dall’estremo nordovest si possono osservare l’appara-to delle Faete e sulla destra i Monti Tuscolani dove spic-ca il paese di Rocca Priora. Ruotando verso est e sud-est

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stradina laterale che dappri-ma è asfaltata e poi, superata una sbarra, diventa sterrata. Dopo altri 200 metri si giun-ge ad incrociare una strada romana denominata Via Sa-cra o Via Trionfale che veniva utilizzata da i popoli Latini e Romani per festeggiare le Faerie Latinae nel Tempio di Giove su Monte Cavo. Ormai del Tempio non restano che alcuni blocchi di pietra sparsi,

mentre il tracciato della Via Sacra è molto ben conservato. Si sale dunque lungo questa strada romana fino a giunge-re, dopo circa 20 minuti, ad un punto panoramico.

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5. Panorama Da montE cavo

Questo ottimo punto d’os-servazione comprende un ampio angolo che spazia da sud a nord-ovest. È una vera e propria terrazza da cui si gode un panorama nel quale spic-cano i due laghi di Nemi ed

Albano che soltanto da qui si possono ammirare contem-poraneamente. In lontanan-za si vede la linea della costa tirrenica dove nelle giornate limpide è possibile ammirare il promontorio del Circeo e l’arcipelago delle Isole Pon-tine, quali Zannone, Ponza, Ventotene e Palmarola.

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Rocca di Papa: Lago di Nemi

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Albano: S. Maria della Rotonda

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Parco dei Castelli Romani

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Il percorso religioso

I l Percorso Religioso toc-cherà le seguenti tappe:

1. Albano Laziale Santa Maria della Rotonda

2. Ariccia Santa Maria Assunta

3. Lanuvio Collegiata di Santa Maria Maggiore e Santuario della Madonna delle Grazie

4. VelletriCattedrale di San Clemente

5. Rocca di Papa Santuario della Madonna del Tufo

6. Marino Santuario della Madonna dell’Acqua Santa

7. Grottaferrata Abbazia di San Nilo

8. Monte Compatri Convento di San Silvestro

1. albano lazialE: santa maria DElla rotonDa

Provenendo da Roma, sulla strada statale Appia, si giun-ge ad Albano Laziale, dove il più importante edificio sacro è Santa Maria della Roton-da. Il santuario sorge su di un grazioso ninfeo che costitui-sce un interessante preceden-te architettonico del famoso Pantheon di Roma.La chiesa fu consacrata nel 1060 anche se l’uso ecclesiale è attestato sin dal IX secolo. Alle trasformazioni seicen-tesche che subì l’edificio, si aggiunsero quelle settecente-sche e ottocentesche finché nel 1938 l’edificio di età ro-mana fu riportato all’origina-rio splendore.L’interno della Chiesa è molto suggestivo. Sull’altare centrale è esposta un’antica icona del-la Madonna con il Bambino

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di stile bizantino ridipinta nel XV secolo, mentre nei catini a destra dell’altare si conser-vano resti di affreschi, il più completo dei quali è quello della “storia della vera Croce” databile al XIV secolo. Sull’al-tare laterale destro è conser-vato un altro affresco del XIII secolo attribuito al Cavallini che raffigura Santa Anna con San Giovanni e Sant’ Am-brogio. Gli altari della chiesa sono stati eretti su preziosi

frammenti architettonici di età Severiana, come pure della stessa età, sono gran parte dei reperti archeologici conserva-ti nella sagrestia e nel vano del bel campanile romanico.

2. ariccia: santa maria assunta

Proseguendo lungo la Via Ap-pia, appena usciti da Albano Laziale e superato il famoso Ponte d’Ariccia, si giunge

Ariccia: Santa Maria Assunta

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Parco dei Castelli Romani

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sulla spettacolare piazza, un autentico capolavoro urbani-stico del Bernini. Sulla Piazza principale del paese si affaccia la Chiesa di Santa Maria Assunta, che Gian Lorenzo Bernini progettò in ogni det-taglio, compresi gli arredi. A pianta rotonda con pronao e cupola, anche questa strut-tura richiama per i motivi ar-chitettonici il tempio romano del Pantheon. Venne consa-crata il 16 maggio 1665 dal Cardinale Flavio Chigi, alla presenza del Papa Alessandro VII, committente dell’opera. L’affresco principale, l’Assun-zione al cielo della Madonna, è capolavoro di Guglielmo Cortese, detto il Borgogno-ne. I sedici angeli di stucco che si snodano lungo il corni-cione, sono opera di Giusep-pe Naldini. Quadri di grande rilievo decorano le cappelle: San Tommaso da Villano-va di Raffaele Vannini, la Sacra Famiglia di Ludovico

Gimignani, San Antonio da Padova di Giacinto Gimi-gnani, San Francesco di Sa-les del Taruffi, la Santissima Trinità con Agostino di Ber-nardino Mei, San Rocco di Alessandro Mattie.La primitiva chiesa, ugual-mente dedicata all’ Assunta, venne demolita nel 1665 per ordine del Papa Alessandro VII. Durante la demolizio-ne venne risparmiata parte della navata centrale, adibita a chiesa di San Nicola. Una particolare devozione è riser-vata a Santa Apollonia, di cui si conserva la statua in le-gno, fatta su ordinazione del-la Principessa Isabella nel 1629.

3. Lanuvio:collEGiata Di santa maria maGGiorE E santuario DEl-la maDonna DEll GraziE

Lasciandoci alle spalle Aric-cia arriviamo nel centro stori-

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co di Genzano, percorriamo Corso Don Minzoni sino al-l’incrocio con via S. Silvestri e continuiamo in direzione di Lanuvio, dove è consiglia-bile una visita alla medievale Collegiata di Santa Maria Maggiore e al Santuario del-la Madonna delle Grazie.Le prime notizie storiche sul santuario che ci sono perve-nute, sono del 1569 quan-do in alcuni documenti si fa cenno ad “… ampliamenti

e restauri …”. Così racconta una nota dell’archivio della diocesi di Albano: “Sono evi-denti nella chiesa le tracce di due epoche. Alla prima appar-tiene la porzione della chiesa che trovasi avanti l’arco a ro-soni, alla seconda la parte ag-giunta nel 1523 che presenta una minore larghezza nell’in-terno e una tecnica più fretto-losa che nell’avancorpo esterno, il quale non mostra più i pa-rallelepipedi di peperino bensì

Lanuvio: Collegiata di S. Maria Maggiore

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Parco dei Castelli Romani

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a muro fratazzato e termina dalla parte dell’orto con paraste sormontate da capitelli ionici, mentre il restante della chiesa come si è accennato, è in stile dorico”. Ma nel restauro, an-nota lo storico Monsignor Ga-lieti, vennero utilizzate alcune parti risalenti ai secoli XIV e XV come il frontespizio della porta, la grande bifora ad ogi-va sulla parete di lato, riferibi-li ad una costruzione preesi-stente in quello stesso luogo.

Nel muro interno della sagre-stia ancora si vede una cor-nice di laterizi prettamente romanica costituita da una fila di mattoni a dente di sega cui sovrastano modiglioni di marmo sorreggenti un’altra fila di laterizi pure disposti a punta dei secoli XI e XII. In quei secoli il grande e famoso “Lanuvium” stava scomparendo, il decadimento del tempio di Giunone Sospita e le continue razzie

Lanuvio: Santuario della Madonna delle Grazie

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dei predoni del mare avevano determinato lo spopolamento della zona. Grazie ai monaci benedettini che misero in pratica il loro motto “ora et labora”, la zona rinacque a nuova vita, si favorì lo sviluppo e l’incremento all’agricoltura ed in poco tempo si riuscirono a creare alcuni dei più cospicui centri economici della Campagna Romana. Il paese prosperò e fu costruita fra l’altro, la chiesetta di San Lorenzo, che venne innalzata nei pressi del tempio di Giunone Sospita, inglobando anche un ninfeo romano che certamente aveva dovuto far parte del santuario classico e Santa Maria delle Grazie. La chiesa restò chiusa fino al 1884 quando tutto il popo-lo decise che ogni anno, nel secondo sabato di maggio, la venerata immagine fosse por-tata solennemente in proces-sione fino alla Chiesa Colle-

giata in mezzo al suo popolo. Solo nel 1944 a causa della guerra non fu possibile com-piere il rito nel mese di mag-gio, ma i caparbi Civitani il 15 agosto portarono l’immagine santa attraverso le strade del proprio paese ancora piene di macerie fumanti per infonde-re coraggio e per riprendere nuova vita. Ogni anno non c’è Lanuvino che a maggio non porti un fiore davanti la sacra immagi-ne della Madonna delle Gra-zie per chiedere una grazia.

4. vEllEtri: cattEDralE Di san clEmEntE

Dopo aver lasciato Lanuvio e proseguendo ancora sulla statale Appia, si giunge a Vel-letri dove non si può fare a meno di visitare la Cattedra-le di San Clemente, costru-zione di origini antichissime che deve il suo aspetto attuale alla ricostruzione seicentesca

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Parco dei Castelli Romani

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e che conserva al suo inter-no opere mirabili tra le quali il tabernacolo Cosmatesco, il Coro Ligneo del Cinquecento e l’urna cineraria risalente al I secolo d. C.La chiesa è collegata attraver-so il Coro d’inverno al Museo Diocesano che raccoglie nu-merose opere di valore stori-co-artistico tra cui un magni-fico esemplare di sarcofago tra i più belli mai ritrovati.

5. rocca Di PaPa: santuario DElla maDonna DEl tuFo

Il percorso prosegue ora lungo la Via dei Laghi con direzione Rocca di Papa, dove impor-tante meta di pellegrini è il Santuario della Madonna del Tufo. Il venerato Santua-rio edificato intorno al 1500 ricorda una suggestiva leg-genda, proprio in quel punto un masso di tufo che stava ro-

Velletri: Museo Diocesano

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tolando a valle essendosi stac-cato dalla parete sovrastante, si sarebbe prodigiosamente arrestato grazie all’intervento della Madonna invocata da un passante che stava per es-serne travolto. Il miracolo trasformò quel luogo in un punto di culto e venne costruita intorno al masso di tufo una chiesetta

dove anche le genti di Roma e del Lazio, venivano a prega-re “La Madonna del Tufo”. Il masso è ancora visibile sul-l’altare maggiore in fondo alla chiesa che venne ampliata nel 1931 ed il punto originario dove secondo la leggenda la Madonna fermò il masso, è segnato con una piccola croce sul pavimento.

Rocca di Papa: Madonna del Tufo

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6. marino: santuario DElla

maDonna DEll’acqua santa

Da Rocca di Papa prose-guiamo sulla Via dei Laghi direzione Marino dove non possiamo non menzionare il Santuario della Madonna dell’Acqua Santa. Immersa nella Valle del Barco, realiz-zato nella roccia di peperino, è un classico esempio di co-struzione sacra spontanea. Il Santuario, con la sua caratte-ristica fonte di acqua ritenuta miracolosa e che scorre pro-

prio sotto l’altare, è da mol-ti anni meta di pellegrinaggi e luogo d’interesse storico e archeologico. Il portale di ac-cesso è del Settecento, l’altare interno di forma trapezoidale con ali laterali, racchiude l’af-fresco della Madonna con il Bambino con in alto scolpita la testa di un cherubino e la scritta “Apud te est fons vitae” (Tu sei fonte di vita). In origi-ne la chiesetta aveva un cam-panile che però disturbava il sonno di un certo signor Tuc-cimei che lo fece abbattere.

Marino: Madonna dell’Acqua Santa

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Grottaferrata: Abbazia di San Nilo da Rossano

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7. GrottaFErrata:abbazia Di san nilo

Da Marino ci dirigiamo ver-so Grottaferrata per visita-re l’Abbazia di San Nilo. Il centro abitato si è sviluppato nel corso dei secoli intorno all’Abbazia stessa, sopra i re-sti di ville romane situate nei pressi dell’antica Via Latina. Il Monastero italo-bizantino di Santa Maria di Grotta-ferrata, immediatamente di-pendente dalla Santa Sede, è stato fondato nell’anno 1004 da San Nilo da Rossano cin-quant’anni prima della divi-sione tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa.Il complesso, situato all’inter-no di un grandioso castello, è composto dal Palazzo Abba-ziale, la tipografia, un borgo, un giardino opera del Sangal-lo e dalla Basilica Abbaziale. Nella raccolta artistica abba-ziale sono custoditi interes-santi reperti archeologici, la

Biblioteca con codici dell’XI secolo scritti da San Nilo e la più antica raccolta di musica liturgica bizantina. Di grande interesse anche la cappella dei Santi fondatori. Eletta a Comune autonomo nel 1848, Grottaferrata ha comunque continuato ad ave-re nell’Abbazia di San Nilo il suo reale punto di riferimen-to, tanto che in essa fu ospita-ta la sede del Comune appena costituito. Dopo il 1870, la vendita dei terreni abbaziali, confiscati dallo Stato italia-no in applicazione alle leggi Siccardi, dette luogo ad una grande frammentazione del territorio che ospitò nume-rose case religiose e divenne luogo ideale di villeggiatura per la ricca borghesia romana che vi costruì numerosi “vil-lini”. Questo monastero di rito bi-zantino testimonia con la pre-ghiera quotidiana, da quasi mille anni, l’unità della Chie-

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sa nelle sue molteplici tradi-zioni di spiritualità e cultura. È un luogo di incontro e di dialogo tra l’Occidente latino e l’Oriente ortodosso, aper-to a quanti vogliono vivere e approfondire la spiritualità di Bisanzio.

8. montE comPatri:convEnto Di san silvEstro

Da Grottaferrata si prende direzione Frascati sino ad ar-rivare a Monte Compatri, qui da Piazza Garibaldi si deve prendere una strada asfaltata che ci condurrà al Convento di San Silvestro. L’edificio immerso nel verde si erge in posizione incantevole a do-minio di Roma e della Valle del Sacco. Fatto edificare al principio del ‘600 da Paolo V Borghese, in esso si custodiscono dipinti di Luca Fiammingo, e nella cripta sotto l’altare maggio-re si conservano le ceneri di

Santo Onorato.Nel Convento, oggi dei Car-melitani Scalzi, c’è anche il “San Giuseppe e Bambino” di Gherardo delle Notti, mentre accanto vi è la rustica “Cappelletta della Madon-na del Castagno”, mèta di pellegrinaggi.Quando i Carmelitani si stabilirono in San Silvestro, trovarono che nell’Oratorio interno c’era un’immagine di Maria Santissima con il Bambino Gesù. Per cui, a causa della clausura e del chiasso che il popolo fa-ceva durante la venerazione, si ritenne opportuno trasferirla al limitare del Sacro Recinto, su di un imponente albero di castagno. Protetta originariamente da una cappellina in legno, alla sacra immagine si dette più degna collocazione con l’at-tuale tempio in muratura ri-salente alla fine del XVII se-colo.

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Monte Compatri: Convento di San Silvestro

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EnOgAsTROnOmIAE sERVIzI

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Enogastronomia

Gli storici dell’alimentazione affermano che la cucina dei Colli Albani abbia condizio-nato fortemente quella roma-na, arricchendola di aromi specifici e particolari. Nata dalla pratica contadina ed influenzata successivamen-te dalle ricche e sofisticate abitudini di Roma Imperiale, si fonde nuovamente, nei se-coli seguenti, con la tradizio-ne popolare. Fra le curiosità gastronomiche ricordiamo la bruschetta (fet-ta di pane tostata, strofinata con aglio e cosparsa di sale e olio), il cazzimperio (un in-tingolo di olio, sale e pepe nel quale si insaporiscono freschi ravanelli o cuori di sedano), la panzanella (una fetta di pane raffermo bagnato e poi condito con olio, sale, po-modoro fresco e basilico), la cicoria ripassata in padella, i fagioli con le cotiche, le pun-

tarelle in salsa di acciughe, il brodo di cavoli. Una menzione particolare me-rita la coltivazione e la cucina legata al broccolo capoccione detto più comunemente ro-manesco: broccoli attufati, frittelle di broccoli, la mine-stra di pasta e broccoli con l’aggiunta del brodo d’arzil-la (il pesce razza). Il pane di Genzano e quello di Laria-no sono conosciuti in tutta la regione, in particolare quello di Genzano è l’unico pane in Italia ad aver conseguito una Igp (Indicazione Geografica Protetta). Nei forni dei Castelli è possi-bile acquistare dolci semplici e tradizionali, ma dal gusto pieno e particolare: panpepa-ti, pangialli, le ciambelle al vino od al mosto e le famose pupazze frascatane, biscot-ti al miele a forma di donna con tre seni (due per il latte e

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l’altro per il vino). Buona la produzione di olio extravergi-ne di oliva. Le varietà più dif-fuse sono Frantoio, Rosciola e Leccino insieme a Carboncella e Itrana. Il periodo di raccolta va, abitualmente, da fine ot-tobre a fine gennaio, il pro-dotto ottenuto è un fruttato medio dal colore giallo-verde, impreziosito dai sentori flore-ali dovuti alla pregiata cultivar Rosciola. Una menzione particolare va dedicata alla Porchetta, pro-dotto particolare e caratteri-stico della zona, la cui origine secondo la leggenda, risale a circa tremila anni fa, quando i Prisci Latini si stabilirono su questi Colli. Questo popo-lo rude e forte, si distribuì sul territorio dando origine ad una serie di Città Stato unite tra loro da un patto di mutuo soccorso denominato Lega Latina. Per suggellare detto patto, ogni anno le popola-zioni si recavano sulla vetta

del Mons Albanus (attuale Monte Cavo) per festeggiare le Feriae Latine, festa dell’uni-tà e della fratellanza tra le gen-ti. La festa era organizzata dal Sacro Collegio che aveva sede in Aricia per volere del ditta-tore Mezio Fufezio, ed il suo culmine era l’uccisione di un toro bianco e la distribuzione delle sue carni tra i convenu-ti. Ma la carne del toro non era sufficiente per soddisfare tutti i presenti e quindi dato che i boschi circostanti bruli-cavano di cinghiali e maialini allo stato brado, i Sacerdoti-Macellai-Cuochi del Sacro Collegio lavoravano e distri-buivano le carni dei suini. Fu così, secondo la leggenda, che nacque la Porchetta. La sua lavorazione rispetta dei canoni molto rigidi. Il maia-lino deve avere un peso com-preso tra i 30 ed i 40 kg, viene disossato e condito con sale pepe e rosmarino, viene poi legato per mantenere la com-

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pattezza della carne durante la cottura che dura 4/5 ore in forni riscaldati con fasci-ne di legna di castagno. Pro-dotto estremamente magro nonostante possa apparire il contrario in quanto il grasso si scioglie durante la cottura, può essere gustata anche fred-da ma il suo fragrante gusto viene espresso in pieno quan-do è calda.Un altro prodotto che non ha certo bisogno di presentazio-ni è il Vino. L’origine della vitivinicoltura nei Castelli Romani si perde in epoche

lontane fino a confondersi con la mitologia. Le leggende nate sulla vite e sul vino sono, infatti, numerose e hanno sempre come protagonista un dio che dona la preziosa pian-tina all’uomo. Saturno, scacciato dall’Olim-po dal figlio Giove, si rifugia nel Lazio e più propriamente nei Castelli dove insegna la coltivazione della vite a Gia-no (di qui il nome Enotrio). Numa Pompilio, secondo re di Roma, trova a Nemi la piantina e la porta a Roma insieme a un albero di fico e

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un ramoscello di olivo. Tutti e tre gli alberelli trovano di-mora nel Foro, investiti di un significato sacro e simbolico. Questo antico legame viene rinnovato in epoca moderna nella tradizione delle osterie con le famose fraschette. Un nome curioso legato all’abitu-dine di esporre fuori da questi locali una frasca (un ramoscel-lo d’albero) per segnalare che c’era il vino nuovo. Qui gli avventori trovavano il vino dei Castelli, servito in particolari contenitori di ve-tro; nei barzilai (doppi litri), nei tubbi (litri), e nelle fojet-te (mezzi litri), e si potevano consumare spuntini con i cibi portati da casa. In particolare nella zona di Ariccia, Frascati, Marino, Lanuvio e Velletri ma in ge-nere in tutto il territorio dei Castelli Romani è ancora possibile ritrovare nelle fra-schette le calde atmosfere di un tempo.

Colli Albani DOCIl DOC Colli Albani, vino da pasto o fine pasto si ricava con le uve dei vitigni di:

• Malvasia Rossa e bianca di Candia (60%)• Trebbiano giallo e verde o Trebbiano di soave (dal 25% al 50%)• Malvasia Puntinata dal (15% al 40%)• Bombino• Cacchione.

Il colore è giallo paglierino, l’odore fruttato floreale e deli-cato. Le uve provengono dal-la zona nordovest dei Castelli Romani (Albano, Ariccia, Castel Gandolfo). Colli Lanuvini DOCIl DOC Colli Lanuvini, vino che può essere considerato da tutto pasto specie con piatti a base di pesce e carne bianca e da fine pasto se amabile, si ri-cava con le uve dei vitigni di:

• Malvasia di Candia e Malvasia del Lazio

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(fino al 70%)• Trebbiano toscano giallo e verde (fino al 30%)• Vitigni autoctoni (fino al 30%)

Il colore è giallo paglierino più o meno intenso, l’odore fruttato floreale. Le uve pro-vengono dalla zona sudovest dei Castelli Romani (Lanu-vio, Genzano, Nemi).

Frascati DOCIl Frascati DOC nasce con le uve dei vitigni di:

• Malvasia bianca di Can-dia e Trebbiano toscano (massimo 90%)• Malvasia del Lazio (fino al 15%)• Vitigni autoctoni a bac-ca piena (fino al 15%)

Il colore è giallo paglierino più o meno intenso, l’odore fruttato floreale. Il sapore si presenta solitamente morbi-do e fresco. Si possono distinguere prin-cipalmente due tipi, secco

asciutto da tutto pasto per piatti tipici come abbacchio, porchetta, etc., e nella versio-ne Cannellino adatto a pastic-ceria secca e ciambelle al vino. Le uve provengono dalla zona nordest dei Castelli Romani (Frascati, Grottaferrata, Mon-te Porzio, Monte Compatri, Colonna ed in parte Roma).

Marino DOCIl DOC Marino, vino adatto sia per il pasto che per fine pa-sto nasce da uve dei vitigni di:

• Malvasia bianca di Can-

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dia (fino al 60%) • Trebbiano toscano e Malvasia del Lazio (da 15 al 45%) • Vitigni autoctoni Bom-bino e Cacchione (massi-mo 10%)

Il colore è giallo paglierino, l’odore è dolce e delicato, il sapore è secco, amabile ed abboccato, caratteristico e fruttato. Si produce anche nel tipo spumante. Le uve provengono dalla zona nord-ovest dei Castelli Romani (Marino, Castel Gandolfo, ed

in parte Roma).

Monte Compatri DOCIl DOC Monte Compatri secco o asciutto, amabile, dolce caratteristico e armo-nico, si ricava con le uve dei vitigni di:

• Malvasia bianca di Candia e Puntinata (fino al 70%) • Trebbiano toscano giallo e verde (fino al 30%) • Vitigni autoctoni Bombino e Bellone (mas-simo 10%)

Il colore è paglierino più o meno intenso, l’odore vinoso e delicato. La gradazione alco-lica massima è di 11,00 gradi. Le uve provengono dalla zona sud-est dei Castelli Romani (M. Compatri, M. Porzio, Colonna).

Velletri DOCIl DOC Velletri bianco e ros-so nasce con le uve dei vitigni di:

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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• Malvasia bianca di Candia e Malvasiadel Lazio (fino al 70%)• Trebbiano toscano verde e giallo (fino al 30%)• Vitigni autoctoni Bombino e Bellone (massimo 10%)

Il colore è giallo paglierino o rosso rubino più o meno intenso, l’odore vinoso gra-devole e delicato. Il sapore è secco o amabile armonico e vellutato. La gradazione rag-giunge gli 11,00 gradi, si pro-duce anche nei tipi spumante o amabile. Le uve provengo-no dalla zona sud dei Castelli Romani (Velletri e Lariano).

Castelli Romani DOCLa Castelli Romani DOC bianco e rosso nasce con le uve dei vitigni di:

• Sangiovese, Cesane-se, Montepulciano Nero Buono (fino al 10%)• Merlot (fino al 90%)

Si presenta con un colore gial-lo paglierino più o meno cari-co, l’odore è floreale e fruttato al palato si presenta fresco ed è un vino da tutto pasto (fiori di zucca fritti, frittate di ver-dure). Nella versione Rosso è pre-sente nelle tipologie Secco, Amabile e Frizzante e Novel-lo e si presenta con un colore rosso rubino tendente al gra-nato, l’odore è floreale e frut-tato (lampone, ciliegia ribes) al palato si presenta abbastan-za fresco e morbido. Vino da tutto pasto si abbina a carne alla brace e arrosti, coniglio alla cacciatora.Le uve provengono da tutti i Comuni dei Castelli Roma-ni (Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanu-vio, Lariano, Marino, Monte Porzio Cartone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Monte-compatri, Pomezia e Roma).

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servizi disponibili

arEE Di sosta

Nel territorio del Parco, vi sono alcune aree attrezzate, che consentono una grade-vole sosta al fresco della ve-getazione. Tavoli, panche, ca-pannini con tabelle esplicativi ed a volte anche barbecue, rendono il tutto ancora più ospitale. Queste aree di sosta si trovano in:

• Marino, Via dei Laghi km 6,200• Castel Gandolfo, Via dei Pescatori• Lariano, nei pressi del Campo Sportivo• Tuscolo, sulla sommità del monte• Rocca di Papa, nel giar-dino della Sede del Parco

Un Sentiero Interpretativo, con capannini e pannelli esplica-tivi sulle caratteristiche dei

luoghi ed un’area Didattico-Faunistica con volatili irrecu-perabili ed uno stagno, com-pletano l’opportunità di visità del giardino della sede. Un altro Sentiero Interpretati-vo con sette stazioni contras-segnate da capannini, è stato realizzato sulla riva orientale del lago Albano, tra i resti di un porto romano. C’è da segnalare inoltre che ogni anno l’Ente nel periodo estivo, organizza visite guida-te a piedi, in Mountain-bike, a cavallo, ed a volte, anche in canoa.Un discorso a parte merita il Sentiero delle stelle. Un’escur-sione notturna su un va-sto terreno di proprietà del CONI, che riproduce in scala il nostro sistema solare.

tel. 06 94799331

INFORMAZIONI

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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I siti storici più interessanti come le ville Tuscolane, i vari Conventi, i siti archeologici più rilevanti vengono sempre inseriti a rotazione nelle no-stre visite o iniziative.Dove non arriva l’Ente Par-co, esistono Associazioni lo-cali che organizzano qualsia-si escursione o visita si possa immaginare, dall’escursione enogastronomica a quella

culturale.Le principali Associazioni presenti sul territorio e che spesso hanno collaborato con l’Ente Parco sono:

Latium Volcano347 6693769Natura347 4023557 - 328 8324448Sirio335 1304184

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Parco dei Castelli Romani

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Parchi carD

Segnaliamo infine alcuni ser-vizi che hanno aderito all’ini-ziativa regionale denominata

Parchi card, con la quale i gestori offrono ai possessori della Parchi card, uno sconto sui loro servizi. Dette Azien-de sono:

AziendA AgrituristicA “iAcchelli”Via Colle dell’Acero, 14

00049 Velletri (RM)tel. 06 9634344 fax 06 96143004

[email protected] www.iacchelli.com

Sconto 10% sul pernottamento (no sabato e domenica).

grAnd hotel “Primus”Via Giuseppe Pellegrino, 12

00045 Genzano (RM)tel. 06 9364932fax 06 9364231

[email protected]

Sconto del 10% su tariffa camera singola/doppia.Sconto del 10% su pasti ristorante.

Altro tipo di agevolazione: garage gratis.

SOGGIORNO

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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hotel “Poggio regillo”Via di Pietra Porzia, 2600044 Frascati (RM)

tel. 06 9417800 fax 06 94289786

[email protected] - www.poggioregillo.itSconto del 10% sulla tariffa applicata al momento

della presentazione della tessera.

hotel “FlorA” Viale Vittorio Veneto, 8

00044 Frascati (RM)tel. 06 9416110 - fax 06 9416546

[email protected] - www.hotel-flora.itSconto del 20% su tariffe ufficiali 2006.Sconto del 20% su tariffe ufficiali 2007.

Altro tipo di agevolazione: omaggio cartina dei Castelli Romani e bottiglia di vino Frascati docg

in camera per soggiorni almeno di 2 notti.

Agriturismo “AgroPolis”Via San Gennaro, 2

00045 Genzano di Roma (RM)tel. 06 9370335 - fax 06 9370335

[email protected] - www.agropolisagriturismo.netSconto del 10% su soggiorno.

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Parco dei Castelli Romani

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centro “giovAnni XXiii”Via Colle Pizzuto, 200044 Frascati (RM)

tel. 06 9416372 - fax 06 [email protected]

Sconto del 10% su listino soggiorno.Sconto del 10% su listino ristorazione.

APPArtAmento del corsoaffitto minippartamento

00040 Rocca di Papa (RM)[email protected].

tel. 06 9456197 – cell. 347 4006566 (ore serali)

hotel ristorAnte “villA lA roccA”Via dei Castelli Romani, 1800040 Rocca Priora (RM)

tel. 06 9471594fax 06 9471750

cell. 328 [email protected]

Sconto del 10% su tutti i servizi albergo.Sconto del 10% sui servizi ristorante.

Altro tipo di agevolazione: sconto del 15% per menù banchetti, nozze.

RISTORANTI

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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Agriturismo “AquArium”di d’Annibale liliana

Via Colle Perino Vecchio, 4200049 Velletri (RM)

tel. 06 9625327fax 06 9625327

www.paginegialleaquarium.itSconto del 10% su pranzi per comitive sotto 20 persone.

Pranzo € 20,00 per comitive minimo 20 persone.

locAndA “sPecchio di diAnA”Corso Vittorio Emanuele, 13

00040 Nemi (RM)tel. 06 9368805fax 06 9368016

[email protected]

Sconto del 20% su ristorante.Sconto del 20% su pizzeria.

ristorAnte PizzeriA “il BersAgliere”Via S. Pertini, 10

00040 Lariano (RM)tel. 06 9655028fax 06 9655277

Sconto del 5-10% su prezzi alla carta.Sconto del 10% su gruppi.

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Parco dei Castelli Romani

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ristorAnte “FAuno del Bosco” srlVia dei Cappuccini snc

00040 Albano Laziale (RM)tel. 06 9323749fax 06 93260734

[email protected]

Sconto del 5% su gruppi inferiori a 10 persone.Sconto del 10% su gruppi superiori a 10 persone.

ristorAnte “Al vecchio Borgo”Via G. Marconi, 12 - Vecchio Borgo

00040 Albano (RM)tel. 06 9323810

[email protected]

Sconto del 5% sul conto finale della ricevuta.

ristorAnte “dA PezzettA”Via XXIV Maggio, 16

00046 Grottaferrata (RM)tel. 06 9458358fax 06 9411615

Sconto del 10% su tutta la ristorazione.Altro tipo di agevolazione:

10% matrimonio, cresima e comunione.

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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“l’osteriA del ’400” srlVia San Crispino, 1300049 Velletri (RM)

tel. 06 9642157fax 06 9632814

[email protected]/osteriadel400

Sconto del 10% su un pasto.

CASTEL GANDOLFOGolf (solo per associati)

Via Santo Spirito, 13tel. 06 9315352

Canoa Kayak (per i corsi dopo marzo)Via dei Pescatori, 1

tel. 06 9360478Campo regate canoaVia dei Pescatori,19

tel. 06 9360005

FRASCATICENTRO IPPICO S. MARCO

Equitazione Via S. Marco

tel. 06 9417360

SPORT

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Parco dei Castelli Romani

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ROCCA DI PAPACIRCOLO IPPICO FURNARI

EquitazioneVia Maschio delle Faete

tel. 06 9496917

CIRCOLO IPPICO DEL VIVAROEquitazione

Via Colli del Vivarotel. 06 94436450

Mountain BikeVia dei Laghi

tel. 339 3974192

ROCCA PRIORANEW TREKKING HOUSE

TrekkingVia Tuscolana, km 29,900

tel. 06 9406272

CIRCOLO IPPICOIL VECCHIO GUFO

EquitazioneVia Trilussa, 52

tel. 06 94436355

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

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VELLETRIARCERI C. ROMANI

Tiro con l’arcoVia degli Atlantici, 68

tel. 06 9640699

CENTRO IPPICO IACCHELLI Equitazione

Via dei Laghi, chilometro 13tel. 06 9533256

CENTRO EQUESTRE ARTEMISIO Equitazione

Via delle Fosse, 28tel. 06 9627276

CENTRO IPPICO LA LEGGIA Equitazione

Via Colle dell’Acerotel. 06 9642109

CENTRO EQUESTRE NATALIZZIEquitazione

Via delle Nocitel. 06 9631476

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Parco dei Castelli Romani

125

ARICCIAWIN RENT

Via Nettunense, km 7,300tel. 06 93476806

LARIANORENT A CAR

Via Mameli, 6/Btel. 06 9656918

VELLETRI RENT CAR

Contrada Colle Formica, 53tel. 06 9628823

NOLEGGIO AUTO

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

126

ALBANOOgni II° domenica del mese

Mercatino dell’Antiquariato e dell’Artigianato, intera giornata.

12 maggio Festa Patronale in onore di San Pancrazio durata 3 gg.

4 ottobre grande fiera sulle attività produttive e artigianali.

ARICCIA8 dicembre Processione delle Signorine con le

Torciere (ragazze in costume seicenteschi).Ogni primo fine settimana di settembre

Sagra della Porchetta.

CASTEL GANDOLFOUltima domenica di luglio Sagra della Pesca.

Ultima domenica di ogni mese mercatino dell’Antiquariato

“Profumo antico per le vie del borgo”.

FRASCATIOgni prima domenica del mese uno sguardo al

passato.Da giugno a settembre Frascati di notte.

Ville Tuscolane

SAGRE E FESTE ANNUALI

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Parco dei Castelli Romani

127

GENZANOGiugno dopo Corpus Domini Infiorata.

10 agosto Calici di stelle per ammirare le stelle cadenti in compagnia di un buon bicchiere di vino.Metà settembre Festa del pane casereccio

Novembre Festa del vino novello.

GROTTAFERRATAMarzo Festa nazionale.

26 settembre Festa patronale in onore di San Nilo.Terza domenica di ogni mese mercatino Antiquariato.

LANUVIOFesta dell’uva seconda settimana di settembre.

Giugno Festa della musica.Luglio/Agosto estate lanuvina.

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

128

LARIANOSettembre la Sagra del fungo porcino Pane e Vino

con mostra dei prodotti artigianali.Ultima domenica di maggio festeggiano la loro

Santa e Patrona S. Eurosia.

MARINO11 giugno Festa di San Barnaba

Prima domenica di ottobre Sagra dell’Uva, con corteo storico rinascimentale,

nel tardo pomeriggio le fontane della città cessano di erogare acqua ed inizia a sgorgare vino.

Terza domenica di ottobre Sagra della ciambella al mosto.

MONTE COMPATRI17 gennaio viene festeggiato S. Antonio.

19 marzo il suo patrono S. Giuseppe.Ferragosto sfida dei borghi manifestazione storica

ambientata nel 600.

MONTE PORZIO CATONE• Aprile Orchidee in Centro,

mostra internazionale di orchidee nei locali caratteristici del centro storico.

• Luglio Etnica musiche e culture dal mondo.• Luglio Musica Estate.

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Parco dei Castelli Romani

129

Le notti di Villa Mondragone.• Settembre il Giro del Tuscolo manifestazione

podistica e mountain bike non competitiva in un magnifico scenario archeologico-paesaggistico.• Dicembre Mostra Internazionale dell’Arte

Presepiale nelle chiese e locali del centro storico.

NEMISagra delle fragole e mostra dei fiori

I° sabato e domenica di giugno.

ROCCA DI PAPASagra delle castagne, terza domenica di ottobre.

Naturalmente cavalcandoLa Magnalonga.

ROCCA PRIORAMetà gennaio si festeggia S. Antonio.

Luglio manifestazioni Estate sotto le stelle e Legno e fantasia con stands enogastronomici

offrono l’opportunità di conoscere e degustare i prodotti tipici del luogo.

VELLETRIFine marzo la Festa delle Camelia.

Fine aprile Festa del Carciofo.Settembre-Ottobre Festa dell’Uva.

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

130

ALBANOComune: Piazza della Costituente, 1 (Palazzo Savelli)

tel. 06 932951fax 06 93263305

URP: Corso Matteotti, 117 tel. 06 93295224fax 06 9322777

PIT: Viale Risorgimento, 1tel. 06 93263240fax 06 93295234

[email protected]

ARICCIAComune: Piazza San Nicola

tel. 06 934851fax 06 93485358

PIT: Via Villini, 1206 9324755

www.ariccia.comnet.roma.it

CASTEL GANDOLFOComune: Piazza Libertà, 7

tel. 06 9359181

I COMUNI DEL PARCO

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Parco dei Castelli Romani

131

fax 06 935918211URP: Viale Massimo D’Azeglio

tel. 06 9935918202PIT: tel. 06 935918235

www.comunecastelgandolfo.rm.it

GENZANOComune: Via Italo Belardi, 81

tel. 06 937111fax 06 9364816

URP: Via Italo Belardi, 83tel. 06 93711245/375/359

fax 06 93953134PIT: Piazza Tommaso Frasconi

tel. 06 93953134www.comune.genzanodiroma.romait

[email protected]@comune.genzanodiroma.roma.it

GROTTAFERRATAComune: Via Garibaldi, 20

tel. 06 9454011 fax 06 9411854URP: Via XX Settembre,

tel. 06 94540180PIT: presso sede comunale

www.comune.grottaferrata.roma.itinfo@comune.grottaferrata.roma.it

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

132

FRASCATIComune: Piazza Marconi, 3

tel. 06 941841fax 06 94184238PIT: Piazza Roma

www.comune.frascati.rm.it

LANUVIOComune: Via Roma, 18

tel. 06 937891fax 06 93789229

URP: Presso municipioPIT: Via A. Pio, 15

[email protected]

www.prolocolanuvio.it

LARIANOComune: Piazza S. Eurosia, 1

tel. 06 964991fax 06 9647977

[email protected]

MARINOComune: Largo Palazzo Colonna, 1

tel. 06 936621 fax 06 93662310URP: Presso municipio

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Parco dei Castelli Romani

133

tel. 06 93662280fax 06 93662310

[email protected]

MONTE COMPATRIComune: Piazza Mercato, 1

tel. 06 947801fax 06 94789014

URP: Via Placido Martini, 2406 94780403

[email protected]

MONTEPORZIO CATONEComune: Via Roma, 5

tel. 06 9428331fax 06 9447471

URP: Presso municipiotel. 06 9428323

www.comune.monteporziocatone.itturismo@comune.monteporziocatone.rm.it

NEMIComune: Piazza del Municipio, 9tel. 06 9365011 fax 06 9368071

PIT: Piazza Roma

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

134

tel. 06 936852www.comunedinemi.it

ROCCA DI PAPAComune: Corso Costituente, 26

tel. 06 9428611fax 06 9499164

PIT: Presso Comunetel. 06 94286142fax 06 9499164

www.comune.roccadipapa.rm.it

ROCCA PRIORAComune: Piazza Umberto I (Palazzo Savelli)

tel. 06 942841 fax 06 94284236URP: Presso Municipio

06 94284226/27/28PIT: Viale degli Olmi, 8

06 94073018www.comune.roccapriora.rm.it

VELLETRIComune: Piazza Cesare Ottaviano Augusto,1

tel.06 961581 fax 06 96158240PIT: tel. 06 96158247

fax 06 96158247www.comune.velletri.rm.it

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Testi a cura diLuca Fabiani, Alessandra Colantuoni, Maria Furfaro, Enrico Pizzicannella. Hanno inoltre collaborato Mirco Palmieri e Daniele Verrazzani

Grafica e impaginazioneFranco Mascioli, Luca Mascioli

FotografieArchivio Parco dei Castelli Romani (pag. 9, 11, 12,14, 16, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 32, 33, 34, 35, 50, 52, 53, 55, 56, 57, 60, 61, 62, 70, 77, 85, 87, 89, 90, 94, 95, 97, 98, 99, 100, 104, 105, 109, 116, 125, 127))Franco Mascioli (pag. 16, 17, 30, 38, 40, 42, 44, 46, 48, 64, 66, 68, 72, 73, 74, 78, 92, 103, 106,110, 112)

IllustrazioniArchivio Parco dei Castelli Romani,

CartografiaUfficio Tecnico Parco

StampaSpedim (Monte Compatri)

La presente pubblicazione è il prodotto della collaborazione di tante persone che vi hanno contribuito in diversa misura.

Un ringraziamento speciale va in particolare al dott. Raniero De Filippis, Direttore del Dipartimento Territorio della Regione Lazio, all’arch. Giovanna Bargagna, Direttore della Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, al dott. Guglielmo Arcà, alla dott.ssa Vincenza Baglione, alla dott.ssa Daniela Michetti, all’arch. Luca Colosimo degli Uffici Centrali del ruolo Unico del personale dei parchi della Regione Lazio che hanno collaborato alla realizzazione del progetto e della guida.

Copyright Regione Lazio 2007La presente pubblicazione è stata realizzata con i fondi dell’accordo di programma quadro “Aree sensibili: parchi e riserve (APQ7) siglato tra Regione Lazio, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Finito di stampare nel mese di dicembre 2007.

Repubblica Italiana Regione LazioAssessorato Ambiente

e Cooperazione tra i Popoli

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Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Parco dei

CastelliRomani

Regione LazioAssessorato Ambiente

e Cooperazione tra i Popoli Guid

a ai

ser

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tura

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Regione LazioRepubblica Italiana