OTA AllA RAssEgNA sTAMPA · 2014-01-29 · vio di interventi di media complessità, secondo quel...

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N OTA AllA RAssEgNA sTAMPA 2 In primo piano Carenza di infrastrutture: in fumo 60 miliardi ogni anno Crescono i laureati in ingegneria Ingegneri: uno su dieci ce la fa, ma all’estero L’ingegneria si mette al riparo dalla crisi Albo degli ingegneri aperto agli informatici Prevenzione incendi, insegna l’ingegnere Pos: tecnici in agitazione Pagamenti tracciabili in stand-by Rc professionale: la corsa è ferma al palo Ingegneria, crolla la redditività delle società 15 Professionisti Ordini: aut aut alla politica Ferma al 27% l’aliquota per i professionisti Inps Casse professionali, orizzonte privato Regioni in aiuto delle professioni L’Irap dei professionisti senza certezze Le Stp non riescono a partire Fondi Ue per i professionisti 22 Edilizia Edilizia: la crisi finirà nel 2015 Interventi antisismici: ai privati 74 milioni Antisismica: aiuti statali e bonus 65% Ape: obbligo per tutti gli atti Vendita e affitti salvi senza Ape Ediliza scolastica: dal Ministero 150 milioni Lavori dai bonus: 1,9 miliardi annui Casa verde e antisismica: la guida degli ingegneri Patente edile bluff 32 Appalti e opere pubbliche Pagamenti Pa a 16,3 miliardi Pagamenti veloci negli appalti Trasparenza nelle gare da 40mila euro Sei gare su dieci finiscono nel nulla Cinque miliardi di opere bloccate Appalti: l’antitrust stringe sui cartelli 39 ITC Fibra ottica al 50% delle famiglie nel 2016 Pa: più spazio ai privati per l’Itc NOVEMBRE 2013

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NOTA AllA RAssEgNA sTAMPA

2 In primo pianoCarenza di infrastrutture: in fumo 60 miliardi ogni annoCrescono i laureati in ingegneriaIngegneri: uno su dieci ce la fa, ma all’esteroL’ingegneria si mette al riparo dalla crisiAlbo degli ingegneri aperto agli informaticiPrevenzione incendi, insegna l’ingegnerePos: tecnici in agitazionePagamenti tracciabili in stand-byRc professionale: la corsa è ferma al paloIngegneria, crolla la redditività delle società

15 ProfessionistiOrdini: aut aut alla politicaFerma al 27% l’aliquota per i professionisti InpsCasse professionali, orizzonte privatoRegioni in aiuto delle professioniL’Irap dei professionisti senza certezzeLe Stp non riescono a partireFondi Ue per i professionisti

22 EdiliziaEdilizia: la crisi finirà nel 2015Interventi antisismici: ai privati 74 milioniAntisismica: aiuti statali e bonus 65%Ape: obbligo per tutti gli attiVendita e affitti salvi senza ApeEdiliza scolastica: dal Ministero 150 milioniLavori dai bonus: 1,9 miliardi annuiCasa verde e antisismica: la guida degli ingegneriPatente edile bluff

32 Appalti e opere pubblichePagamenti Pa a 16,3 miliardiPagamenti veloci negli appaltiTrasparenza nelle gare da 40mila euroSei gare su dieci finiscono nel nullaCinque miliardi di opere bloccateAppalti: l’antitrust stringe sui cartelli

39 ITCFibra ottica al 50% delle famiglie nel 2016Pa: più spazio ai privati per l’Itc

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La carenza delle infrastrut-ture fa perdere ogni anno al-l'Italia 60 miliardi di euro intermini di competitività e dicrescita, mentre un altro mi-liardo e mezzo è l'investi-mento speso fino ad oggi peropere pubbliche rimaste in-compiute. Cifre allarmanti portate, ierida Armando Zambrano, pre-sidente del Consiglio nazio-nale degli ingegneri,all'attenzione di tutti i parte-cipanti all'Assemblea nazio-nale di categoria«Riprogettare l'Italia. Innova-zione, ricerca infrastrutture:gli ingegneri oltre la crisi».Perché, proprio per usciredalla crisi, il numero uno dicategoria è tornato a chiederealle rappresentanze delle isti-tuzioni e della politica discommettere su competenze eprofessionalità degli inge-gneri: «Oltre il 90% dei nostriiscritti è disponibile ad assu-

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mersi responsabilità per l'av-vio di interventi di mediacomplessità, secondo quelprincipio di sussidiarietà giàapplicato in altri paesi». Bastipensare al ruolo che potreb-bero ricoprire i professionistinell'operazione di censimentodi tutte le opere incompiute,per valutare e progettarnepossibili recuperi. «Vogliamogiocare un ruolo da protago-nisti di questa rivoluzione echiediamo al governo di es-sere ascoltati». Un ruolo confermato imme-diatamente dai rappresen-tanti delle istituzioni e dellapolitica presenti. «Il compitodel professionista va valoriz-zato e riconosciuto», ha dettoGiorgio Squinzi, una funzioneasseverativa, mentre alla pub-blica amministrazione è affi-dato solo l'ultimo passaggiodell'intero processo. In questo modo si interrom-pono sacche di inefficienza

che l'Italia non può più per-mettersi». Del resto i dati presentati ierisono impietosi: l'Italia scontaun ritardo infrastrutturaledell'ordine di almeno 200 mi-liardi di euro per scarsi inve-stimenti pubblici e strutturalie difficoltà di attivazione di ri-sorse private. Senza dimenti-care, poi, la generaleinstabilità del quadro norma-tivo in materia: «Solo negli ul-timi sette anni», ha ricordatoil vicepresidente del Cni FabioBonfà, «ci sono state nove di-sposizioni legislative chehanno portato modifiche e in-tegrazioni al codice dei con-tratti, con tutte le difficoltàdelle stazioni appaltanti di ga-rantirne la corretta applica-zione». Un contesto che oltretutto ali-menta un contenzioso che co-stituisce un ulteriore ostacoloal corretto svolgimento delleprocedure per la realizzazione

CARENZA DI INFRAsTRUTTURE: IN FUMO 60 MIlIARDI OgNI ANNO

Nel corso del mese di novembre il mondo degli ingegneri ha trovatomolto spazio nella stampa. In particolare, le risultanze emerse dal-l’Assemblea Nazionale degli Ingegneri, i dati relativi al mercato deiservizi di ingegneria, oltre ai temi caldi che chiamano in causa l’as-sicurazione professionale e i pagamenti tramite Pos. Ripercorriamotutto attraverso gli articoli de Il Sole 24 Ore, Italia Oggi e Corrieredella Sera.

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delle opere pubbliche. Nelbreve periodo compreso traaprile e ottobre 2013, secondogli ultimi dati presentati dalCentro studi del Cni la quasitotalità dei bandi di progetta-zione non riporta l'indica-zione del massimo ribassoconsentito. Una situazione,che come è stato sottolineato,dovrebbe essere sanata daldecreto sui parametri allabase degli appalti, che dopoquasi due anni di attesa sem-bra essere in dirittura di ar-rivo. Gli ingegneri chiedonoquindi di invertire questo ge-nerale trend investendo sul si-stema infrastrutturale che sereso «efficiente e competitivorappresenta uno dei fattori dimaggiore stimolo per la cre-scita economica». Ma chie-dono soprattutto di esserepresenti là dove si scrivono lenorme, perché il costo dellacattiva legislazione è un datoda non sottovalutare.

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Cresce il numero dei laureatidei corsi ingegneristici che nel2012 sono stati 51.397, il 2%in più rispetto all'anno prima. Restano invariati i laureati diprimo livello mentre aumen-tano del 4°% quelli che pun-tano sulla specialistica (3+2).La fotografia della professioneè stata fatta dal Centro Studidel Consiglio nazionale degliingegneri. Tra tutti i neo-laureati chepossono accedere all'esame distato per iscriversi all'albodegli ingegneri sono oltre il17% ad aver scelto questa di-sciplina e continua ad aumen-tare la componente femminileche ormai rappresenta il 30%del totale. Il centro nevralgico della for-mazione ingegneristica è rap-presentato dai politecnici diMilano e Torino, con rispetti-vamente 7.563 e 4.935 lau-reati (tra primo e secondolivello). Significativo anche il numerodi laureati presso La Sapienzadi Roma (3.668), la FedericoII di Napoli (3.105) e le uni-versità di Bologna (2.442) e diPadova (2.236).Il settore con più appeal per itriennali è quello industriale,scelto nel 34% dei casi, men-tre per chi punta alla specia-lizzazione il settore più

richiesto (43%) è quello Civilee ambientale. Un fenomeno, spiega la ri-cerca, legato alla soppressionedelle facoltà, che ha aperto ilsettore ingegneristico ai lau-reati in architettura, in unmomento in cui le possibilitàdi impiego, data anche la crisidel settore edile, si stanno ri-ducendo.

CARENZADI INFRAsTRUTTURE: IN FUMO 60 MIlIARDI

OgNI ANNO

CREsCONO I lAUREATI IN INgEgNERIA

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Senza un piano per le infra-strutture non si avvia la ripresadi un paese e si rischia la migra-zione di giovani talenti. È que-sto l'allarme lanciato dagliingegneri durante la loro as-sembla nazionale della setti-mana scorsa. «Noi ingegneri siamo pronti alavorare per rilancia re il Paese- dichiara il presidente del Con-siglio Nazionale, ArmandoZambrano -. Vogliamo contri-buire alla necessaria revisionedel le norme, alla valutazionedella priorità effettiva di ognisingola infrastruttura e alla ri-qualificazione del territorio. In-sieme alle altre professionitecniche e a tutti gli interlocu-tori economici e politici faremola nostra parte».Sulla base dei dati Istat, laspesa per investimenti in infra-strutture nel 2012 è stata pari a29,2 miliardi di curo con unadiminuzione del 60%. rispettoal 2011, quando era a quota 31,1miliardi. «Non possiamo piùpermetterci di paga re 810 mi-liardi l'anno di spese dello Stato- ha dichiarato Fabio Bonfà ilvice presidente del Consiglio -.Sei e la dismissione del patri-monio vale 500 miliardi solo diimmobili e di partecipazioni. Civogliono interventi choc perriavviare la crescita e crearenuovi posti di lavoro».

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Il paradosso sta nel fatto cheproprio in un fase in cui calal'attenzione dello Stato per legrandi opere infrastrutturali,cresce l'interesse dei giovaniper l'ingegneria. Nell'anno ac-cademico 2011/12 gli studentiimmatricolati nei corsi di lau-rea in ingegneria sono stati38.446 contro i 38.161 deil'anno accademico precedente:su 100 immatricolati, circa 14hanno scelto la facoltà di inge-gneria (seconda solo a econo-mia). A fronte di questa«rivoluzione», il sistema pro-duttivo italiano si dimostra in-capace di assorbire una forzalavoro ad elevata qualificazione.Dagli studi condotti dagli inge-gneri, l'anello debole sarebberappresentato dal mondo dellepiccole e medie imprese. 1 datiExcelsior relativi al 2013 resti-tuiscono un quadro in cui la po-polazione dei laureati iningegneria vede nel la media ogrande impresa il principalesbocco occupazionale: oltre dueterzi dei posti di lavoro dispo-nibili nel 2013 sono infatti al-l'interno di imprese con più di30 dipendenti. Quelle conmeno di 10 addetti, che com-plessivamente assorbono il34,9%. delle assunzioni, nonvanno oltre il 17,1% nel dare unimpiego ai giovani ingegneri.La carenza di domanda com-

plessiva di laureati in disciplinetecnico scientifiche è dovuta so-prattutto alla crisi del settoreindustriale e alla composizioneproduttiva polverizzata - spiegail Consiglio nazionale degli in-gegneri -. Uno scenario cheproduce un fenomeno diffusodi inoccupazione e la fuga di ca-pitale umano qualificato versol'estero. Nel 2012 sono circa 16mila i laureati in ingegneria cheil sistema produttivo italianonon è riuscito ad assorbire; perla prima volta tale incapaci là èpropria di tutte le aree territo-riali anche quelle del CentroNord che avevano sempre ga-rantito la piena occupazione».Fuori dall'Italia trovano mag-giori opportunità occupazionalie livelli retributivi più alti. Echiaro che a queste condizionidiventa arduo frenare la fuga:infatti nel 2012 quasi il 10% deilaureati in ingegneria del 2007risultava occupato all'estero.Dal 2006 in avanti. il paese havisto progressivamente preva-lere il numero di ingegneri tra-sferiti all'estero su quelli chehanno compiuto il percorso op-posto, tanto che si stima chenegli ultimi 7 anni si siano tra-sferiti all’estero senza fare ri-torno in Italia circa 3milaingegneri. Non è una migra-zione di massa ma certo il se-gnale di un disagio.

INgEgNERI: UNO sU DIECI CE lA FA, MA All’EsTERO

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Qualche segno di cedimento c'è.Eppure, il titolo di studio in in-gegneria mantiene il suo appealanche nel pieno della crisi.Viene fuori questo dall'analisiappena pubblicata dal Centrostudi del Consiglio nazionaledegli ingegneri sui dati Almalau-rea. Numeri che fotografano duetendenze. Quella positiva è che,confrontato con gli altri titoli distudio, quello in ingegneria ga-rantisce occupazione più rapidae retribuzioni più alte. Quellanegativa, però, è che il confrontocon l'estero resta impietoso.Sempre più giovani fuggonodall'Italia a caccia di opportu-nità migliori, perché il nostromercato dà segni evidenti discompenso.La ricerca fa il punto sulla situa-zione lavorativa di chi negli annipassati ha conseguito una laureain ingegneria. Il primo elementointeressante è che a fine 2012, aun anno dalla tesi, il 72% deigiovani professionisti già lavo-rava. È un dato in crescita ri-spetto alle precedentirilevazioni: nel 2009 ci si erafermati al 65,1 per cento. Anchese è lontano il picco del 2007,quando era stato registrato il77,8 per cento.Questo trend si consolida con ilpassare del tempo. A cinqueanni dal conseguimento del ti-tolo, il 93,3% degli ingegneri haun lavoro. E, a conferma di que-

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sto andamento, ci sono anche idati sul tasso di disoccupazione.Dopo un anno, questo è media-mente pari al 10,1%, contro il20,7% di tutti i laureati: pratica-mente il doppio. Dopo cinqueanni, è poco sotto il 2%, mentrequello della generalità dei lau-reati sfiora i sei punti.A denunciare una situazione inpeggioramento, però, ci sono al-cune evidenze. Una fetta semprepiù consistente di laureati in in-gegneria tende a trasferirsi al-l'estero: nel 2012 circa unlaureato su dieci del 2007 svolgela propria attività lavorativaoltre confine, così come il 6,6%dei laureati del 2009 e il 5,9%dei laureati del 2011. E questatendenza si consoliderà in fu-turo. Ad appena un anno dalconseguimento del titolo, già il6% circa dei giovani ingegneri èandato via dall'Italia.Numeri che fanno il paio conquelli sulle retribuzioni. «È vero- sintetizza efficacemente la ri-cerca - che, rispetto agli altri lau-reati, gli ingegneri possonogodere di stipendi mediamentepiù elevati, ma si tratta comun-que di valori estrema mentebassi, soprattutto se confrontaticon quanto percepito dai colle-ghi stranieri a parità di man-sioni e livello professionale».Dopo un anno un giovane inge-gnere guadagna circa 1.300 euroal mese, contro una media gene-rale che si aggira intorno ai mille

euro. Oltre confine, però, perce-pirebbe circa mille euro in più. Una forbice che si mantieneidentica con il passare deltempo. Dopo cinque anni il red-dito mensile sale fino a 1.750euro, a fronte di una media ge-nerale di circa 300 euro piùbassa. Chi è fuggito in un altro Paese,però, continua a percepire unmigliaio di euro extra.Non c'è, insomma, da staretroppo sereni. Il mercato del la-voro presenta segni di scom-penso anche per i progettisti, seallarghiamo lo sguardo fuoridall'universo del neolaureati.Secondo il Centro studi del Cni,infatti, «sul territorio nazionalevi sono complessivamente nel2012 circa 16mila ingegneri inpiù di quanti richiesti dalle im-prese». L'equilibrio perfetto chec'era sempre stato tra domandae offerta, ormai, tende a saltare.«E per la prima volta - proseguela ricerca - il saldo occupazio-nale è negativo in tutte le areegeografiche». Al Sud e nelleisole ci sono 7.750 ingegneri inpiù rispetto a quelli che il mer-cato chiede. Al Centro sono3mila. Ma, a preoccupare di più,sono i dati delle realtà economi-camente più solide del Paese. IlNord-ovest accusa un surplus di3mila professionisti e anche ilricco Nord-est è in eccesso di2.200 ingegneri.

l’INgEgNERIA sI METTE Al RIPARO DAllA CRIsI

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Albo degli ingegneri apertoanche agli informatici del vec-chio ordinamento universita-rio. A stabilirlo la sentenza n.10 163/13 del Tar del Lazioche, dopo oltre dieci anni,mette la parola fine a unlungo braccio di ferro inter-corso tra il ministero dell'uni-versità e l'Associazionenazionale laureati in scienzedell'informazione e informa-tica. La vicenda prende il viadalla «non condivisibile inter-pretazione» fornita dal Miurnel 2002 in una circolare inmateria e applicativa del328/01 (che ha ridisegnatol'accesso alle professioni rego-lamentate suddividendo l'albodegli ingegneri in tre settori dispecializzazione) che ha im-pedito ai laureati del vecchioordinamento in scienze del-l'informazione e dell'informa-tica di accedere (al pari deilaureati in informatica delnuovo ordinamento e dei lau-reati in ingegneria) agli esamiper l'accesso alla sezione Adell'Albo degli ingegneri, set-tore dell'informazione. E chedi conseguenza ha esclusotutti questi laureati dalla par-tecipazione agli esami in al-cuni atenei italiani (Firenze,L'Aquila, Udine, Genova, Sa-lerno e Basilicata). Il mini-stero in sostanza affermava

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che «i titoli che precedente-mente davano possibilità diaccedere ad uno specificoesame di stato continuavanoad essere validi per l'accessoallo stesso», mentre quellelauree che «nell'ambito delprevigente ordinamento, nonerano valide per l'accesso agliesami di stato, non costitui-vano «titolo idoneo per soste-nere i nuovi esami». Ma nonla pensano così i giudici deltribunale amministrativo ca-pitolino secondo i quali, in-vece, il «tenore letterale dellanorma serviva a salvaguar-dare gli attuali appartenentiall'ordine degli ingegneri» e,nello stesso tempo, a consen-tire a coloro che avevano con-seguito il diploma di laureasecondo il previgente ordina-mento di partecipare agliesami di stato per conseguirele abilitazioni professionali.

AlBO DEglI INgEgNERI APERTO AglI INFORMATICI

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Gli ingegneri possono svol-gere i corsi per addetti al-l'emergenza nella prevenzioneincendi e, quindi, possono ri-lasciare anche i relativi atte-stati di frequenza. Lo precisala commissione per gli inter-pelli sulla sicurezza del lavoronell'interpello n. 10/2013 inrisposta ai quesiti del Consi-glio nazionale degli ingegneri.Il Consiglio nazionale, in par-ticolare, ha posto due quesitichiedendo di sapere:a) se l'ingegnere sia un pro-

fessionista adeguatamentetitolato ai sensi del dm 10marzo 1998 quale soggettoformatore per gli addettialle aziende valutate a ri-schio medio e basso;

b) se l'ingegnere sia un pro-fessionista abilitato al rila-scio degli attestati difrequenza per gli stessicorsi e se tali attestati sianovalidi agli effetti della do-cumentazione e delle for-mazione prevista comeobbligatoria del T.u. sicu-rezza (dlgs n. 81/2008).

Le risposte della commissionesono entrambe positive. Il ci-tato decreto 10 marzo 1998(che reca i criteri generali disicurezza antincendio e per lagestione dell'emergenza neiluoghi di lavoro), spiega lacommissione non prevede né

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requisiti specifici né titoli aifini dell'idoneità del soggettoformatore per gli addetti al-l'emergenza. Infatti, il provve-dimento stabilisce che «idatori di lavoro assicurano laformazione dei lavoratori ad-detti alla prevenzione incendi,lotta antincendio e gestionedell'emergenza secondoquanto previsto nell'allegatoIX» (art. 7) e che «è obbligodel datore di lavoro fornire ailavoratori un'adeguata infor-mazione e formazione suiprincipi di base della preven-zione incendi e sulle azioni daattuare in presenza di un in-cendio» (allegato VII). Tutta-via, aggiunge la commissione,i soggetti formatori devonopossedere competenza nellaspecifica materia antincendio.Pertanto, conclude nel rite-nere che gli ingegneri, abilitatiai sensi della legge n.818/1984 possano svolgere icorsi per addetti all'emer-genza e, quindi, rilasciare i re-lativi attestati di frequenza.La commissione, inoltre, sot-tolinea che, per le aziende in-dividuate nell'allegato X delpredetto dm 10 marzo 1998(si tratta dei luoghi di lavorodove si svolgono attività a ri-schio d'incidente rilevantequali fabbriche e depositi diesplosivi; centrali termoelet-

triche; impianti di estrazionedi oli minerali e gas combusti-bili; impianti e laboratori nu-cleari; depositi al chiuso dimateriali combustibili aventisuperficie superiore a 10 milametri quadrati; attività com-merciali e/o espositive con su-perficie aperta al pubblicosuperiore a 5 mila metri qua-drati; aeroporti, infrastruttureferroviarie e metropolitane;alberghi con oltre 100 postiletto; ospedali, case di cura ecase di ricovero per anziani;scuole di ogni ordine e gradocon oltre 300 persone pre-senti; uffici con oltre 500 di-pendenti ecc.), «i lavoratoriincaricati dell'attuazione dellemisure di prevenzione in-cendi, lotta antincendio e ge-stione delle emergenze»debbano conseguire «l'atte-stato di idoneità tecnica di cuiall'art. 3 della legge n.609/1996», ossia l'attestato diformazione rilasciato dalcorpo nazionale dei vigili delfuoco.Infine, la commissione pre-cisa che i predetti attestati diformazione sono validi ancheai fini della formazione degliaddetti alla prevenzione e alleemergenze (obbligo previstodall'art. 37, comma 9, del T.u.sicurezza).

PREVENZIONE INCENDI, INsEgNA l’INgEgNERE

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I professionisti tecnici minac-ciano lo sciopero contro glioneri per i pagamenti delleprestazioni con carte di cre-dito e bancomat. A decorreredal 1° gennaio 2014, i soggettiche effettuano l'attività divendita di prodotti e di pre-stazione di servizi, anche pro-fessionali, infatti, sarannotenuti ad accettare anche pa-gamenti effettuati attraversocarte di debito. La previsione è contenuta daldecreto CresciItalia 2.0 sulladigitalizzazione dell'Italia,fortemente voluto a suotempo dal governo Monti e inmodo particolare dal ministroPassera (ex amministratoredelegato di Banca Intesa).«Esprimo con decisione la no-stra totale contrarietà», af-ferma Armando Zambrano,Coordinatore della Rete delleProfessioni Tecniche. «Siamodisposti a fermarci, a sciope-rare, per affermare quanto siaassurda questa norma! Siamodi fronte all'ennesimo balzelloa carico dei professionisti.Senza contare che non ha nes-suna finalità di lotta all'eva-sione e al sommerso, inquanto la quasi totalità delleprestazioni professionali haLuna soglia di valore supe-riore ai 1.000 euro, oltre laquale tutti i pagamenti devo

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essere tracciabili e quindi fatticon sistemi di pagamentoquali assegni o bonifici».Secondo i calcoli della Rete, alprofessionista è richiesto difarsi carico dei costi di instal-lazione del POS (mediamenteintorno ai 100 euro), del pa-gamento di un canone men-sile (mediamente intorno ai30 giuro) e del pagamento diuna commissione su ognitransazione che può superareanche il 3%. Supponendo unacommissione media dell'1%su ogni transazione, per soleprestazioni erogate dai pro-fessionisti tecnici nel settoredelle costruzioni, si tratta di80 milioni di euro l'anno!«Milioni di euro», aggiungeAndrea Sisti, segretario dellaRPT, «che da reddito per iprofessionisti si trasformanoin rendita per il sistema ban-cario. Una cosa inaccettabile.Un ulteriore aggravio per pro-fessionisti e clienti! Proprioora che gli onorari dei profes-sionisti italiani sono ormai ri-dotti al lumicinodall'abrogazione delle tariffe eda un mercato che li obbliga apraticare forti ribassi. Nonsolo. Il provvedimento non ha al-cuna utilità. Gran parte deipagamenti relativi all'attivitàdei professionisti, infatti, poi-

ché sono di solito oggetto direndiconto, viene già effet-tuata con sistemi elettronici.D'altra parte, questi nuovicosti andrebbero necessaria-mente a gravare sul cliente fi-nale». Al provvedimento», fanotare Maurizio Savoncelli,presidente del Consiglio na-zionale geometri, «se confer-mato, atteso che riguardamigliaia di professionisti tec-nici che operano capillar-mente su tutto il territorionazionale anche in zone dalpaese non adeguatamente co-perte dal servizio telematico,metterebbe in seria difficoltàgli stessi professionisti che,loro malgrado, non potreb-bero adempiere a un obbligonormativo!».«Sia chiaro», conclude Giam-piero Giovanetti, numero unodel Consiglio nazionale peritiindustriali, «non siamo con-trari alla tracciabilità e allalotta all'evasione. Ma non puòandare a gravare su un si-stema professionale che af-fronta una crisi drammaticasenza alcun sostegno pub-blico, a differenza di moltialtri settori produttivi quali lostesso settore bancario».

POs: TECNICI IN AgITAZIONE

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«Cari colleghi, dal 1 gennaio2014 non potrete rifiutare pa-gamenti con il bancomat daivostri pazienti». È questo ilsenso della lettera che Ame-deo Bianco, presidente dellaFederazione nazionale degliordini dei medici, ha scrittonei giorni scorsi ai vertici pro-vinciali della categoria. Duepagine per ricordare l'obbligoprevisto dal decreto sviluppo-bis del Governo Monti (Dl179/2012, articolo 15, commi4e 5), che impone ai professio-nisti e alle imprese di dotarsidel Pos a partire dal nuovoanno.I medici, in realtà, hanno giàiniziato questo percorso, al-meno i 64mila che svolgonoattività intramoenia. Dal 3oaprile scorso, infatti, chisvolge la professione in con-venzione con il servizio nazio-nale nel proprio studio, deveavere a disposizione il Pos (loprevede il decreto sanità, il DI158/2012).Per l'obbligo generalizzatoprevisto dal Governo Monti, èil ministero dello Sviluppoeconomico a dover fissare leregole di attuazione per tutti iprofessionisti e le imprese. Ildecreto, ad oggi, manca an-cora all'appello, ed è difficileche sia emanato entro la sca-denza del l ° gennaio. Il Mise

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ha avviato incontri con i pro-fessionisti, e sta lavorando altesto con il supporto dellaBanca d'Italia. I punti critici sono essenzial-mente due: l'individuazionedi importi minimi sotto i qualil'obbligo di bancomat po-trebbe non scattare, e il nododei costi per gli esercenti e iprofessionisti (che suscita vi-vaci proteste tra gli interes-sati). L'introduzione di una sogliaminima, anche se possibile, inbase alla disposizione del Dl179/2012, non sarebbe benvista dai tecnici della Bancad'Italia, per non indebolire ilsistema, nel momento in cui sipunta sulla dematerializza-zione dei pagamenti.Per ridurre i costi digestione acarico degli esercenti, lestrade allo studio sono di-verse. Il Dl sviluppo-bis aprela possibilità di usare «ulte-riori strumenti di pagamentoelettronici anche con tecnolo-gie mobili». In pratica, il de-creto attuativo potrebbeaprire ai pagamenti tramitesmartphone o tecnologie al-ternative al Pos. L'altra ipotesiè quella di un'applicazione se-lettiva del nuovo obbligo, adesempio in base al fatturatodelle imprese o dei professio-nisti coinvolti.

Sul fronte del taglio alle com-missioni, peraltro, è atteso datempo un altro provvedi-mento (questa volta del Mefl,previsto dal Dl salva-Italia,proprio per ridurre gli onerisugli esercenti legati al paga-mento con le carte. Una mi-sura, questa, che servirebbe apreparare la strada a unamaggiore diffusione della mo-neta elettronica.Per Armando Zambrano, pre-sidente del Consiglio nazio-nale degli ingegneri ecoordinatore della Rete delleprofessioni tecniche «sarebbeopportuno rivedere la plateadei professionisti obbligati alPos in base al numero di fat-ture emesse nell'anno e al tipodi clientela: chi lavora con im-prese e società - spiega - nonha certo il problema dellamancata tracciabilità dei pa-gamenti, che avvengono pre-valentemente tramite bonificio assegni».È dello stesso parere MarinaCalderone, presidente delConsiglio nazionale dei con-sulenti del lavoro e del Comi-tato unitario degli ordiniprofessionali (Cup): «Sel'obiettivo è la lotta all'eva-sione fiscale, vanno azzeratele commissioni. Inoltre - ag-giunge - dovrebbero essereesentati dall'obbligo del Pos i

PAgAMENTI TRACCIABIlI IN sTAND-By

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professionisti che lavoranocon le aziende e i dipendentidegli studi».La Pa, intanto, prende tempo:l'obbligo, per gli uffici pub-blici, di accettare pagamenticon strumenti elettronici e viainternet, entrato in vigore il 1giugno scorso, potrà esserecompletamente tradotto inpratica, in tutte le ammini-strazioni, entro il 31 dicembre2015.E la tabella di marcia fis-sata nelle linee guida del-l'Agid, l'Agenzia per l'Italiadigitale della Presidenza delConsiglio dei ministri. « E unarivoluzione che riguarda mi-gliaia di uffici», spiega MariaPia Giovannini, dirigenteAgid. «L'obiettivo - continua-è garantire percorsi chiari alcittadino, anche tramite i ser-vizi offerti dalle amministra-zioni su internet, e, per gliuffici, poter controllare conesattezza gli incassi legati aciascuna prestazione ero-gata».

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PAgAMENTI TRACCIABIlI IN sTAND-By

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Assicurazione professionalenel caos. A tre mesi dall'entrata in vi-gore dell'obbligo di dotarsi diuna polizza assicurativa a co-pertura dei rischi derivantidall'esercizio della propria at-tività, i professionisti navi-gano ancora a vista. Da unlato la maggior parte non sa seil tipo di attività che esercitarientra o meno nelle magliedella norma introdotta daldpr n. 137/2012. Dall'altro, ilrischio è di ritrovarsi in baliadelle compagnie che, non es-sendo vincolate alla stipuladel contratto, possono farlada padrone e rifiutare il pro-fessionista «rischioso». Sinto-matica della situazione è lavalanga di richieste di chiari-menti che stanno arrivandosulla scrivania dei consigli na-zionali, i quali hanno attivatoil servizio faq per dare dellelinee guida agli iscritti: oltre300 in due mesi ne sono arri-vate, per esempio, al Centrostudi del Consiglio nazionaledegli ingegneri. Anche i primisondaggi degli ordini sui pro-fessionisti che si sono dotatidi polizza rendono l'idea: ri-sultano assicurati mille peritiindustriali su 15 mila cheesercitano la libera profes-sione, mentre per gli agrotec-nici il Collegio nazionale ha

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stimato «in regola» il 36-40%degli aventi l'obbligo. In-somma, in questa prima fasedi rodaggio la normativa stamostrando tutti i suoi limiti: èstato introdotto l'obbligo etutto il resto è lasciato al li-bero mercato. È questo il qua-dro che emerge da una primaricognizione di ItaliaOggiSette sulla re professionale,entrata in vigore il 13 agostoscorso. Ma vediamo le proble-matiche principali che stannoaffrontando i liberi professio-nisti e le possibili soluzioni.

Le professioni tecniche

L'incertezza maggiore ri-guarda le professioni tecni-che, data la natura dell'attivitàe l'elevato numero di specia-lizzazioni. Per molti professio-nisti risulta difficile trovareuna polizza che risponda pun-tualmente alle proprie esi-genze. Per altri non è chiaroinvece se l'attività comporti omeno l'obbligo di assicurarsi.Da ultimo, per esempio, ilCentro studi del Cni ha rispo-sto ai numerosi quesiti arri-vati dai professionisti chesvolgono attività di Ctu (con-sulente tecnico d'ufficio).«Sono arrivate parecchie ri-chieste di chiarimento», af-ferma il direttore del Centrostudi, Massimiliano Pittau,

«le problematiche più fre-quenti riguardano i dipen-denti, che evidentemente nonsono soggetti all'obbligo,mentre se hanno un rapportodi consulenza con partita Ivaallora possono avere l'esi-genza di avere una copertura.Detto ciò, la nostra categoriasi sta muovendo nei confrontidelle istituzioni perché il qua-dro normativo è deficitario.Le criticità, dal nostro puntodi vista, devono essere sanatea livello normativo, tramitedecreto ministeriale che defi-nisca alcuni requisiti, come imassimali, le franchigie e viadicendo». «Perciò», continuaPittau, «stiamo mantenendo,anche con le altre professionitecniche, diversi contatti isti-tuzionali e il dialogo apertocon gli operatori di mercato,con l'obiettivo di organizzareun tavolo comune per rispon-dere a tutte le problematicheche stanno emergendo». Numerose segnalazioni sonoarrivate anche sul tavolo delConsiglio nazionale degli ar-chitetti, che ha messo a dispo-sizione degli iscritti delle lineeguida per poter definire lapropria polizza. «Dobbiamoavviare dei tavoli di lavorocon le compagnie di assicura-zione», spiega Pasquale Feli-cetti, consigliere delegato,

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«per risolvere tutte le proble-matiche aperte dall'entrata invigore della normativa. La prima questione deriva dalfatto che le assicurazioni nonsono obbligate ad assumersi ilrischio, e con un solo sinistroil professionista si ritrova sco-perto e in una situazione diinadeguatezza normativa edeontologica». «Per quanto ciriguarda», continua Felicetti,«abbiamo selezionato, attra-verso un avviso pubblico,sulla base di apposite lineeguida, due proposte di duecompagnie. La nostra inten-zione è comunque di non dareun'esclusiva, perciò abbiamoriavviato il processo di sele-zione con un nuovo avviso cheresterà aperto fino all'annoprossimo». Anche i periti in-dustriali avvieranno un servi-zio faq. «Abbiamo effettuato un son-daggio presso gli iscritti al-l'albo per valutare leprincipali criticità emerse inquesti mesi non facili di primaapplicazione della norma»,spiega il presidente del Cnpi,Giampiero Giovannetti, «inparticolare i dubbi più fre-quenti sollevati sono statiquelli relativi all'effettivo ob-bligo per i professionisti conpartita iva che operano all'in-terno dei grossi studi». Il Col-

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legio nazionale degli agrotec-nici, invece, ha stimato, a ot-tobre scorso, «che siano già inpossesso di polizza circa il 36-40% degli aventi l'obbligo,percentuale destinata ad au-mentare nei prossimi mesi eal crescere delle attività di ve-rifica e controllo», afferma ilpresidente del Collegio nazio-nale, Roberto Orlandi.

Le professioni economico-

contabili

Meno problematiche stannoaffrontando le professionieconomico-contabili. I com-mercialisti, per esempio, perla maggior parte erano già as-sicurati prima dell'entrata invigore dell'obbligo. «Restaqualche perplessità applica-tiva», commenta MichaelaMarcarini, consigliere dell'Or-dine dei dottori commerciali-sti ed esperti contabili diMilano, «perciò abbiamo isti-tuito un indirizzo mail alquale i colleghi possono in-viare tutti i loro quesiti. La do-manda più frequente riguardail giovane che lavora pressouno studio professionale, chepuò essere soggetto a diverseforme di collaborazione, dalcontratto di dipendente aquello con fattura allo studio.In linea di massima l'obbligoassicurativo compete allo stu-

dio associato, ma il suggeri-mento che diamo è di control-lare sempre che la polizzadello studio copra anche i col-laboratori e che sia specificatala rinuncia alla rivalsa nel-l'ipotesi che il cliente chiedaun risarcimento allo studio».Detto questo, non stiamo in-contrando particolari proble-matiche dato che la gran partedei professionisti era già assi-curato prima dell'entrata invigore dell'obbligatorietà».

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L’altro indotto dell'industriadelle costruzioni (ma non solodi questa, anche dell'industriain senso lato, manifatturiera enon) è quellodell'ingegneria/impiantistica.Macrosettore nel quale convi-vono le tre componenti dellacontrattualistica (forniture, la-vori, servizi) con una domi-nanza di questi ultimi tanto chesi parla di "imprenditoria delprogetto". Questa è la parolachiave: progetto = project nel-l'accezione di intervento, comesi evince da project financing eproject management. Le realtàdel settore ruotano intorno alprogetto vuoi solo elaborandolo(come documento contrattuale)vuoi impegnandosi nella realiz-zazione con diverse formule finoa quelle onnicomprensive qualiquelle note come epc (enginee-ring/procurement/construc-tion). L'ingegneria/impiantistica èpresentata con i primi 45 gruppi(poiché più limitata è la dispo-nibilità di bilanci) e 100 società.Tra i gruppi dell'epc si confermaprimo Saipem (Eni), in inaspet-tata sofferenza per l'emergere dicontratti meno redditizi del pre-visto, dopo che nel 2006 ha in-globato Snamprogettiabituando gli analisti di Borsa arisultati esaltanti. Seguito daNuovo Pignone (General Elec-tric), da poco penalizzato dallospostamento da Firenze a Lon-

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dra della sede della DivisioneOil & Gas. Terzo è Danieli & C.,che nella classifica della rivistaamericana Enr raggiunge unaprestigiosa 38a posizione (se siesclude il gruppo Salini Impre-gilo, non ancora operativo), se-condo solo a Saipem.Quarto è Maire Tecnimont chemigliora solo leggermente ri-spetto al 2011 con perdite sututta la linea ma che nel primosemestre 2013 si avvantaggia diuna drastica cura dimagrante.Quinto è Ansaldo Sts che stacercando una nuova colloca-zione nel Fondo Strategico Ita-liano (che fa capo alla CassaDepositi e Prestiti). Sesto è ilgruppo Sacmi, che aderisce allaLega delle Cooperative, che hafortemente diversificato dal-l'originaria specializzazione neimacchinari e impianti per laproduzione di piastrelle, peresempio nel packaging. DopoFenice (gruppo EdF) si nota lapresenza di Sirti (telecomunica-zioni) la cui crisi aziendale nonfa che aggravarsi. Dopo Indu-strie De Nora chiude la "top ten"Foster Wheeler Italiana, chepropone anche impiantistica in-dustriale "chiavi in mano". Danotare l'assenza di un altrogrande dell'epc, Technip Italy(che invece appare al settimoposto tra le società): non redigeun bilancio consolidato inquanto questo è appannaggio,in Francia, della casa madre,

Technip (già anche Coflexip).Tra gli altri gruppi in classificaecco quelli che appaiono anchenell' ambito "gotha" americano,con l'eccezione di Techint (11°),che per il primo anno non ha in-spiegabilmente risposto a Enr.Scendendo di qualche posizionein classifica si nota l'enormebalzo dimensionale di Protan(14° grazie alla produzione piùche triplicata), gruppo di riferi-mento di Micoperi, società chesi è distinta per il recupero delrelitto della nave Concordia.Altri due casi interessanti sono:Casagrande (24°) la cui attivitàè contigua al mondo delle co-struzioni per via della divisionespecializzata negli impianti digrandi manufatti in calcestruzzoe Carlo Gavazzi Impianti (37°),esempio più unico che raro didiversificazione riuscita nell'im-piantistica da parte di un'im-presa di costruzioni (Bonatti)che l'acquista nel 2006.Oltre ai citati Saipem e Danieli& C., sono presenti nella classi-fica Enr dei top 250 generalcontractor internazionali ancheAnsaldo Energia e Fata, rispet-tivamente in 104° e 214° posi-zione. Entrambi fanno capo aFinmeccanica e hanno recente-mente acquisito insieme un'im-portante commessa da oltre440 milioni in Sudafrica per larealizzazione tura key di duecentrali elettriche. E recente lanotizia della prossima acquisi-

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zione del 51% di Ansaldo Ener-gia da parte della società sudco-reana pluridiversificata Doosan.Un sottosettore, di grande im-portanza per l'effetto moltiplica-tore della sua produzione, che alivello associativo si riconoscenell'Oice/Confindustria, èquello dell'ingegneria pura (checomprende oltre alle società diingegneria vere e proprie anchequelle, in genere più piccole, diarchitettura e design). In questaclassifica esse sono "schiacciate"dalle dimensioni (inevitabil-mente perché includono nel fat-turato anche lavori e forniture)delle società di impiantistica (oingegneria/ impiantistica). Perquesto motivo una lista ben piùesaustiva, comprendente lecento maggiori dell'ingegneria ele cento maggiori dell'architet-tura/design è in elaborazione esarà pubblicata nel Rapporto2013 sull'ingegneria del pro-getto, a cura dell'autore, anchein distribuzione con questo set-timanale il prossimo 18 novem-bre (n. 45/2013).Le (poche) società presenti inquesta classifica sono: ArteliaItalia (ex-Coteba), filiale del-l'omonimo gruppo francese;Geodata, Agriconsulting (sociadi maggioranza relativa diHydea con il 41,7% del capitale),Elettra Energia e Golder EuropeService Centre, filiale dell'omo-nimo gruppo canadese, tra igruppi; mentre tra le singole so-

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cietà appaiono Spea (gruppoAtlantia), Tecnomare (gruppoEni), Technital (che fa riferi-mento alla famiglia Mazzi manon all'impresa Glf), Sina (ap-partenente insieme a Sineco algruppo Gavio), D'Appolonia(che non redige più un bilancioconsolidato perché acquistatanel 2011 da Rina), Proger (che facapo a Recchi Ingegneria e Par-tecipazioni), Mwh, Thetis, Ital-consult, Ecosfera, Urs Italia eJacobs Italia (filiali di gruppistatunitensi così come Mwh),Sipal (gruppo Fininc) e Sgi Stu-dio Galli Ingegneria (la cui mag-gioranza relativa, 37,3%, èdetenuta dalla finanziaria Ca-store 1 che fa capo a un ramodella famiglia Romiti). Non èpiù nella classifica dei gruppiBonifica (45a lo scorso anno) untempo numero uno (nell'ambitodell'Italstat), penalizzata dalnon redigere più un bilancioconsolidato e non dar conto disocietà straniere appartenenti aTili Group come Renardet eSauti. Mancano anche Enereco,il cui bilancio è stato reperibilefuori tempo massimo, e Nei En-gineering International che loha approvato in ritardo.A livello di gruppi (limitata-mente ai primi 45), il fatturatonon decolla: cresce infatti delsolo 2,1% (anche perché molti diquesti soggetti non hanno pra-ticamente più mercato in Italia)ma la redditività soddisfa:

l'ebitda si incrementa del 56,1%,l'ebit del 7,6%. Quanto all'utilenetto, sterilizzando il dato di in-sieme di un Nuovo Pignone ef-fervescente dopo una grossaperdita l'anno prima, esso si in-crementa del 6,7%. Si aggraval'indebitamento (più 31,4%), ma14 gruppi hanno posizione fi-nanziaria netta attiva. Un con-fortante aumento delpatrimonio (10,7%) fa sì che ilrapporto debt/equity si man-tenga su livelli di assoluta vir-tuosità (0,56). In ogni casoanche se rapportata con l'ebitdala posizione finanziaria netta ri-sulta del tutto sotto controllo at-testando il pfn/ebitda a 1,59.A livello di singole società (leprime 100), la produzione è sta-bile (più 0,2%) ma tutti gli altridati sono in forte peggiora-mento. L'ebitda diminuisce del35%, l'ebit del 57,3%, l'utilenetto (depurato anche in questocaso del Nuovo Pignone, i cuinumeri fanno girare la testa)cala del 47,4%. Ancor peggio:l'indebitamento esplodedell'82,8% mentre (sebbenesiano addirittura 48 le societàcon posizione finanziaria nettaattiva) il patrimonio netto è sta-bile (-0,3%). Questo malgradogli indici di indebitamento simantengano buoni: ildebt/equity vale 0,55 (0,30 nel2011) e la pfn/ebitda sale a 3,13(da 1,11).

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PROFEssIONIsTI

ORDINI: AUT AUT AllA POlITICA

l'amministrazione non guarda anoi per l'apporto di utilità e di ef-ficienza che forniamo, ma solocome potenziali evasori, anchesu micro-cifre. Verso di noi pre-vale sempre la logica di esazione,invece del riconoscimento perciò che facciamo e rappresen-tiamo per il Paese».La tracciabilità dei pagamentitocca da vicino anche i medici,ma per una categoria formataper l'8o% da lavoro dipendente iproblemi sono altrove: «Il temadella responsabilità professio-nale per colpa va affrontato conurgenza - dice Amedeo Bianco,presidente delle Federazione se-zionale medici- ma anche la for-mazione, l'accesso allespecializzazioni, la riforma. del-l'Ordine, il blocco delle conven-zioni, le difficoltà del turn over».A proposito di riforma dell'Or-dine, ieri al ministero è ripreso ilpercorso tra il Cnf e l'ufficio legi-slativo di via Arenula per l'attua-zione di quella forense. Dopo lenubi delle scorse settimane, so-prattutto sul tema parametri,sembra arrivato l'inizio del di-sgelo. Chi ha una ricetta abbor-dabile e di fatto a costo zero peril salvataggio del sistema Italia èArmando Zambrano, presidentedegli ingegneri. «Liberare le ri-sorse e sburocratizzare un Paeseostaggio dei suoi bizantinismi -dice Zambrano -: queste sono leurgenze vere. Sul primo puntoproponiamo di affidare ai profes-sionisti lo sblocco delle opere edei cantieri (ovviamente sotto laloro responsabilità, e non per i

progetti strategici) un po' comeavviene già in Baviera del resto».Quanto alla semplificazione nor-mativa, aggiunge Zambrano,«credo che i tempi siano maturiper affidare la produzione dellenorme tecniche, semplici echiare, all'organismo Uni, perportarle poi all'ente europeo dinormazione e chiudere il cerchiolì. Invece noi continuiamo a sot-tostare ai meccanismi bizantinidella decretazione ministeriale.O si fa questa rivoluzione cultu-rale oppure questo Paese morirà,tra un anno o tra cinque dopoaver dato fondo agli ultimi ri-sparmi».E a proposito di rilancio, c'è untesoretto di qualche miliardo uti-lizzabile da subito per promuo-vere le grandi opere strategicheper il Paese. E quello delle Casseprevidenziali professionali «di-sponibili per contribuire al rilan-cio dell'Italia - dice il presidentedell'Adepp, Andrea Camporese -a condizione di condividere i pro-getti e gli obiettivi. Noi possiamoinvestire anche ingenti risorsesugli asset strategici mettendo adisposizione la consistente liqui-dità che altrimenti, come oggi,dobbiamo destinare ad altre ope-razioni di remunerazione». Unadisponibilità quella dell'Adeppche, tra le altre condizioni, esigeun intervento di equità fiscale:«In Italia scontiamo ancora ladoppia tassazione e con un'ali-quota tra l'altro sulle plusvalenzefinanziarie che tocca il 20%, afronte, per esempio, dello zeroper cento della Francia».

Uscire dall'equazione «profes-sionista=evasore», riconoscerele centralità delle professioni or-dinistiche e liberare le risorsemorali e finanziarie che la dor-sale del lavoro intellettuale auto-nomo può impegnare nelrilancio del Paese. Nel giornodella protesta di piazza dei com-mercialisti per le sorti della revi-sione legale, gli altri Ordini fannoil punto sul "cantiere Italia" perriproporsi al centro delle politi-che di ripresa e, soprattutto, peruscire dal cono d'ombra in cuiuna parte dell'opinione pubbli-cale vorrebbe confinare. Dallasburocratizzazione tombale dellaPa nuove procedure per la pro-duzione normativa, dallo sgraviofiscale della previdenza all'uti-lizzo dei fondi delle Casse per leopere di rilievo strategico, il car-net. delle professioni classichepropone un nuovo modello disviluppo, «ultima chiamataprima dell’inevitabile default»,chiosa il presidente degli inge-gneri, Armando Zambrano.«Purtroppo il ruolo e l'attivitàdelle professioni intellettuali ècontinuamente svalutato e sotto-valutato - dice Marina Calde-rone, presidente del Comitatounitario delle professioni -. Lamacchina dello Stato non funzio-nerebbe senza il nostro contri-buto giornaliero eppure quellostesso Stato a noi chiede solo col-laborazione e intermediazionegratuite». Anzi, aggiunge il pre-sidente del Cup, «la vicenda deiPos per la tracciabilità dei paga-menti di studio dimostra che

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PROFEssIONIsTI

FERMA Al 27% l’AlIQUOTA PER I PROFEssIONIsTI INPs

sione, cioè i soggetti, circa182milapersone, più penaliz-zati dall'incremento. Infatti,mentre peri parasubordinati icontributi sono per un terzo acarico del lavoratore e per dueterzi del committente, le par-tite Iva devono versare tuttodi tasca propria e ciò a frontedi una fase di mercato parti-colarmente difficile. Secondoi dati diffusi di recente dal-l'Osservatorio dei lavori - As-sociazione 20 maggio, ilreddito medio lordo dei pro-fessionisti iscritti alla gestioneseparata nel 2012 è stato di15.511 euro, in netto calo ri-spetto ai 18.836 del 2011.Soddisfazione per il bloccodell'aumento è stata espressadalle associazioni che nellescorse settimane si erano mo-bilitate "per raggiungere que-sto obiettivo. Si tratta di ungrande successo, hanno com-mentato i vertici del Coordi-namento delle libereassociazioni professionali(Colap), così come quelli diAlta Partecipazione e di Acta,che però al contempo hannosottolineato la necessità di av-viare una riforma organica delsistema previdenziale e assi-stenziale delle partite Ivaiscritte alla gestione separatadell'Inps, anche perché se nelfrattempo non la situazionenon cambierà, nel 2015 scat-terà l'aliquota del 30 per-cento.

«E necessario - ha affermatoEmiliana Alessandrucci, pre-sidente del Colap - ripensarel'intero sistema contributivodei professionisti a partita Ivaafferenti alla gestione sepa-rata Inps. E questo è fonda-mentale affinché si possanodare le giuste garanzie, pro-porzionalmente a contributisostenibili, anche a coloro cheogni giorno assumono il ri-schio delle proprie attivitàmettendosi in gioco nel mer-cato con la propria professio-nalità e competenza».La legge di stabilità nulla cam-bia per il milione e mezzo dialtri iscritti alla gestione sepa-rata.. Come già stabilito dallalegge 92/2012 e dal Dl83/2012, l'aliquota peri para-subordinati che non sono as-sicurati presso altre formeprevidenziali obbligatorie dagennaio salirà al 28%, mentrechi ha un'altra tutela pensio-nistica obbligatoria e i giàpensionati dovranno versare il21 per cento.

Resta al 27% per un altroanno (invece di salire al28);l'aliquota contributivadelle partite Iva iscritte in viaesclusiva alla gestione sepa-rata dell'Inps e non pensio-nati. Il maxi emendamentoalla legge di stabilità, nelcomma 521, ha recepito le ri-chieste che nei mesi scorsierano state avanzate dai rap-presentanti dei professionistinon soggetti ad altre forme diprevidenza e quindi tenuti aversare i contributi alla ge-stione separata istituita dallalegge 335/1995, dove "convi-vono" con i ben più numerosiparasubordinati.La decisione è stata presa percongelare gli effetti dell'incre-mento dell'aliquota previstooltre un anno fa dalla legge92/2012. Il provvedimento diriforma del mercato del la-voro "firmato" dall'allora mi-nistro Elsa Fornero haintrodotto un aumento pro-gressivo per gli iscritti alla ge-stione separata, destinata asalire dal 27% del 2012 al 33%nel 2018. Contro gli effetti diquesta decisione si era già in-tervenuti l'anno scorso con ilDI 83/2012 che aveva bloc-cato l'aumento per un annosia per le partite Iva che per iparasubordinati.Questa volta, invece, si è de-ciso di tutelare solo le partiteIva della gestione separata invia esclusiva e non in pen-

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PROFEssIONIsTI

CAssE PROFEssIONAlI, ORIZZONTE PRIVATO

non possiamo che esprimeregrande soddisfazione».Ieri, per le casse, è stata lagiornata delle buone notizie.Anche il ministero è d'accordosulla necessità di allentare icontrolli. Il direttore generaleper le politiche previdenziali eassicurative del ministero delLavoro, Edoardo Gambac-ciani, capisce la situazione diassediamento in cui si trovanogli enti. «La rete di controllo ètroppo articolata -ammetteGambacciani -: ci sono 6-7soggetti che controllano lostesso ente, costretto a daresempre le stesse risposte. Pro-cedere a una semplificazionespetta però al legislatore -conclude Gambacciani -: lastrada da percorrere è quelladi focalizzare i monitoraggisulla governance e gli investi-menti, abbandonando il con-trollo formale per ilsostanziale». L'invito allecasse a non perdere di vista laloro mission arriva dal presi-dente della commissione divigilanza sui fondi pensione,Rino Tarelli: «I fondi pen-sione e le casse non possonotrasformarsi in banche, servecoerenza con i propri obiet-tivi. In un mondo di crisivanno bene gli investimentisul mercato. Ci sono già moltiimpegni sul fronte del debitopubblico, ma è necessario evi-tare le derive». Una dichiara-zione in linea con gli intenti

del presidente della fonda-zione Enasarco, BrunettoBoco, che annuncia per gen-naio l'inizio dei lavori sulnuovo statuto e un cambio dìrotta, già in atto, sugli investi-menti: mai più derivati estrutturati ma fondi immobi-liari, guardando però ancheoltre confine.

Necessario un interventochiarificatore per riaffermarela natura privatistica dellecasse professionali. A sottoli-neare la necessità di sgom-brare il campo da equivocisulla natura degli enti di pre-videnza privati è Lello diGioia, presidente della com-missione parlamentare dicontrollo sull'attività deglienti di previdenza. Di Gioia -ospite di un seminario dedi-cato agli investimenti e allaGovernance organizzato ieri aRoma dall'Enasarco fa felicela platea individuando nell'in-tervento legislativo la condi-zione per consentire alle cassedi assolvere la loro funzione inun contesto definito e certo.«Auspico e ritengo necessarioha sottolineato Di Gioia - cheda parte della politica possaesserci un intervento chiarifi-catore volto a riportare lecasse professionali nell'alveoprivatistico attribuito loro daldecreto legislativo 509/94,senza peraltro sottovalutarel'importanza di mantenereun'attività di vigilanza in capoallo Stato, vista la rilevanzapubblica della materia».Una dichiarazione di intentiche fa felice il presidente del-l'Associazione degli enti pen-sionistici privati AndreaCamporese. «Con le sue pa-role il presidente Di Gioia haaccolto una richiesta che face-vamo da tempo: per questo

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PROFEssIONIsTI

REgIONI IN AIUTO DEllE PROFEssIONI

crediti di imposta, fino ai fi-nanziamenti a tasso agevolatoper l'apertura di uno studio. Enon solo, perché come haspiegato anche il presidentedell'Adepp Andrea Campo-rese, le casse di previdenza sicandidano anche a diventaresoggetti accreditati ai fini del-l'intermediazione finanziaria,un modo per essere più viciniagli iscritti e velocizzare leprocedure.Passando agli interventi re-gionali (si veda la tabella inpagina), da alcuni anni ormaialcune amministrazioni oltread aver istituito il Fondo mi-crocredito, attraverso il qualevengono erogati finanzia-menti volti al sostegno del-l'autoimpiego e dellamicroimprenditor ia l i tà ,hanno continuato a finan-ziarlo. Particolarmente attivesu questo versante sono le re-gioni Abruzzo, (mediante ilfondo per il microcredito Fsee Abruzzo Sviluppo Spa) e Ca-labria (attraverso Fincala-bria). Il Lazio e il Piemonte,invece, hanno elaborato pro-poste ed implementato pro-getti volti alla crescita e inparticolare ai liberi professio-nisti nella fase di inserimentonel mercato del lavoro, diavvio e sostegno dell'attivitàlavorativa. Se nel Veneto, poi,il libero professionista è giàconsiderato alla stregua di chiguida una pmi, esposto alla

concorrenza europea ed inter-nazionale, in Emilia-Romagnasi è puntato ad un sistema diincentivi per assunzioni atempo indeterminato e tra-sformazioni di contratti il cuidatore di lavoro sia anche unprofessionista. E visto che ifondi, come ha spiegato Cam-porese, possono andare ancheoltre i 150 mila euro, in casoper esempio di acquisizione distudi, «abbiamo chiesto che lecasse diventino esse stessesoggetti di intermediazione fi-nanziaria. Dovremo prima es-sere certificati dalla comunitàeuropea che ci inserisce comesoggetti validati all'interme-diazione e quindi all'eroga-zione dei fondi. In questomodo possiamo essere noi gliinterlocutori diretti del finan-ziamento». Una posizionecondivisa dal sottosegretarioal lavoro Jole Santelli che haaffermato come le casse «conl'enorme patrimonio che ge-stiscono possono diventareimportanti investitori istitu-zionali per lo sviluppo e la cre-scita dell'intero sistemaeconomico».

Le regioni in soccorso delleprofessioni. Di fronte a unacrisi che sta devastando l'in-tero settore dei servi profes-sionali, infatti, le autonomiemoltiplicano gli interventi afavore degli iscritti agli ordini.Del resto, secondo l'indagineAcri2013 in collaborazionecon Ipsos, medici, avvocati,veterinari, sociologi, giornali-sti, biologi e commercialistinel 2012 hanno avuto un calodel fatturato del 43% neiprimi sei mesi del 2012 ehanno assistito alla chiusuradel 22% degli studi. Uno sce-nario che gli interventi terri-toriali stanno cercando dicontenere. Come è stato evi-denziato ieri a Roma in occa-sione di un convegno inmateria organizzato dal-l'Adepp, tra l'altro, gli aiutisono destinati ad ampliarsiancora di più visto che a brevesi potrà contare anche sui fi-nanziamenti europei. Suspinta dell'Associazione deglienti di previdenza privati, in-fatti, la Commissione Europeaha aperto le porte dei fondieuropei anche ai liberi profes-sionisti che, per la prima voltapotranno partecipare ai bandiriservati finora solo ai dipen-denti. In vista c'è una nuovagenerazione di bandi pubblicirelativi al periodo 2014-2020che permetterà di poter usu-fruire di strumenti di varianatura, dal microcredito ai

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PROFEssIONIsTI

l’IRAP DEI PROFEssIONIsTI sENZA CERTEZZE

2014, ad esempio, sono stati viavia dirottati per coprire i bonusedilizi e per i mobili (15 milioni),le misure del decreto "del fare"(15,9 milioni) e quelle previstedal decreto Iva-lavoro (150 mi-lioni). Con il risultato che oggi ri-marrebbe in cassa la miseria di7,1 milioni. Ma il condizionale èpuramente teorico, perché il Ddldi stabilità ora all'esame del Par-lamento sopprime l'autorizza-zione di spesa, in praticadefinanziando il fondo. Peraltro,anche se le risorse fossero rima-ste al loro posto, sarebbero stateinutilizzabili, perché non è maistato emanato il decreto del-l'Economia con cui chiarire il va-lore minimo dei benistrumentali. Senza dimenticareche secondo la Cassazione il va-lore dei beni è ininfluente ai finidel concetto di «organizza-zione»: e quindi alcune dellemicro-imprese con beni stru-mentali appena sopra la sogliaavrebbero sicuramente intentatoricorso.Il rebus, insomma, resta tutto darisolvere. La speranza più con-creta di una soluzione è affidataal disegno di legge della delegafiscale (As 1o58), già approvatoalla Camera e ora in commis-sione Finanze al Senato. Il testo- all'articolo u, comma 2 - inca-rica il Governo di chiarire la de-finizione di «autonomaorganizzazione» adeguandola aiprincipi più consolidati definitidai giudici, nell'ottica di esclu-dere dall'Irap i professionisti, gliartisti e i piccoli imprenditori.

La legge 228/2012 citava espres-samente le «persone fisiche»,mentre il Ddl della delega fiscaleresta un po' più sul vago, par-lando di «piccoli imprenditori».Quale che sia la definizioneesatta, comunque, non è difficileindividuare il perimetro dei sog-getti interessati a un chiarimentodefinitivo. Nell'anno d'imposta2010 - ultimo per il quale le Fi-nanze abbiano pubblicato il datodisaggregato - 2,6 milioni di per-sone fisiche hanno dichiaratoquasi 2,4 miliardi di impostanetta, su un totale che supera i30 miliardi contando le sommeversate dalle grandi imprese (Spae Srl pagano oltre 18 miliardi) edalla pubblica amministrazione(quasi 1o miliardi).É evidente, allora, che i 188 mi-lioni stanziati per il 2014 avreb-bero coperto solo una piccolaparte dell'Irap riconducibile allepersone fisiche. Ma va detto chenon tutti questi contribuentisono effettivamente privi di or-ganizzazione e che, d'altro canto,molti di coloro che sono stati eso-nerati dalla Cassazione hannogià smesso di pagare, e quindinon hanno bisogno di fondi a co-pertura. Come dire: non si trattasolo di pagare meno, ma anche dipagare con certezza.Per avere una norma chiara,però, bisognerà aspettare nonsolo la delega - che potrebbeanche trovare una corsia prefe-renziale abbinandosi alla legge distabilità per il 2014 - ma i decretidelegati che dovranno essereemanati dal Governo.

L'avvocato che utilizza lo studiodi un collega non deve pagarel'Irap. Al pari del commercialistache lavora solo come sindaco disocietà e ha avuto per un certoperiodo - in tempi diversi - unasegretaria e un praticante. Ocome il medico o il legale chehanno una segretaria part-timecon funzioni puramente esecu-tive. In tutti questi casi, però, icontribuenti hanno dovuto arri-vare fino in Cassazione per ve-dersi riconosciuta l'esclusionedall'imposta, spendendo tempoe denaro, e affrontando le incer-tezze della definizione di «auto-noma organizzazione» (ilrequisito in assenza del qualel'imposta regionale non è do-vuta).Questa è la situazione in cui sitrovano oggi tanti professionistie imprese individuali, a meno diun mese dal termine per il versa-mento degli acconti del 2 dicem-bre. E le cose - almeno per ora -non sembrano destinate a mi-gliorare con il 2014, visto che ledisposizioni dettate un anno faper ridurre l'Irap sui piccoli sonostate praticamente svuotate negliultimi mesi.La legge 228/2012 stanziava 682milioni per il triennio 2014-2016, aprendo di fatto alla possi-bilità di escludere dall'Irap iprofessionisti e le imprese indi-viduali che non hanno dipen-denti e usano beni strumentali aldi sotto di un certo valore (siveda l'articolo in basso). Il fondo,però, è stato eroso rapidamente:i 188 milioni stanziati per il

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PROFEssIONIsTI

lE sTP NON RIEsCONO A PARTIRE

state costituite e dunque iscrittenel registro imprese società traprofessionisti in Basilicata,Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta.Per consentire lo svolgimento informa societaria dell'attivitàprofessionale regolamentata lasocietà tra professionisti deveiscriversi nell'apposita sezionespeciale del registro delle im-prese. Seguendo questo iter:1) la società tra professionisti si

iscrive come società inattivaal registro delle imprese;

2) successivamente la societàtra professionisti si iscrivenell'albo tenuto dall'ordine/collegio di appartenenza;

3) infine, quando la società traprofessionisti inizia l'attivitàeconomica, il legale rappre-sentante entro 30 giorni datale inizio deve richiederel'iscrizione nella apposita se-zione speciale del registrodelle imprese.

La società tra professionisti vaiscritta al registro imprese come«inattiva» (presentando mod.S1 + int. P) fino all'annotazionedi avvenuta iscrizione all'alboprofessionale. Il registro delleimprese provvede all'iscrizionenell'apposita sezione specialedietro semplice presentazioneda parte della Stp di una speci-fica domanda, formulata sullaconsueta modulistica, previo ac-certamento della regolarità dellastessa e dell'insussistenza dellepreviste incompatibilità. A iscri-zione formalizzata presso il re-

gistro delle imprese, la Stp potràrichiedere il certificato utile perla presentazione della domandadi iscrizione nella sezione spe-ciale dell'albo tenuto presso l'or-dine professionale diriferimento. Ottenuta questaiscrizione, il legale rappresen-tante della società provvederà adadempiere all'obbligo, di cui al-l'art. 9, comma 4, del dm n.34/2013, di annotazione dellastessa nella sezione speciale delregistro delle Imprese (presen-tando mod. S1+ int. P + copiaatto costitutivo).Le società tra professionisti inattesa di eventuali autorizza-zioni per l'esercizio dell'attività oche non intendono avviare im-mediatamente l'attività noncompilano i quadri dei moduliregistro delle imprese relativialla dichiarazione d'inizio atti-vità chiedendo quindi l'iscri-zione come impresa «inattiva» -ma comunicando successiva-mente l'inizio attività alla ca-mera di commercio. Nella primafase, le Stp si iscrivono al regi-stro delle imprese come «inat-tive». L'oggetto della società«inattiva» viene desunto dal co-dice ateco dichiarato in sede dicompilazione del modelloAA7>10 ai fini Iva. Quando laStp comunica l'inizio attività,l'ufficio registro imprese pone lasocietà in stato «attiva» e attri-buisce un nuovo codice Ateco, inbase alla descrizione dichiaratanella modulistica registro delleimprese.

Sono poco più di 20 le societàtra professionisti iscritte nel re-gistro delle imprese nei primeseimesi di operatività della nuovadisciplina. E dal 22 aprilescorso, con l'entrata in vigoredel dm n. 34 del 2013 che è pos-sibile costituire le Stp. Questidati ci dicono quante Stp sonostate costituite con la nuova for-mula introdotta dal governoMonti (legge n. 183/2011) con lafinalità di liberalizzare il mer-cato delle professioni. Le nuoveStp iscritte nella sezione specialedel registro imprese sono statecostituite da dentisti (sei so-cietà), avvocati (quattro), medici(in cinque casi) e commercialistie consulenti d'impresa (sette re-altà). Questo è quanto emergedal report del 16 novembrescorso elaborato da Infocameree relativo alla nuova formula disocietà tra professionisti.Gli altri 114 iscritti nel registroimprese con la qualifica di so-cietà tra professionisti sono rap-presentati dalle società fraavvocati, da studi di architetturae da studi medici. Questi datielaborati da Infocamere (dal-l'anno 2001 al 16 novembre2013) evidenziano che le regioniin cui sono state costituite piùsocietà tra professionisti con lavecchia formula sono: la Lom-bardia con 23 realtà, l'Emilia-Romagna con 17 società e infineLazio e Sicilia con 14 società traprofessionisti iscritte al registroimprese competente. Non sono

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PROFEssIONIsTI

FONDI UE PER I PROFEssIONIsTI

di spendere meglio i fondistrutturali. L'ultimo aggiorna-mento sulla spesa certificatanell'attuazione dei programmifinanziati dai fondi comunitariha raggiunto il 47,5% della do-tazione totale assegnata all'Ita-lia. Ciò significa che il nostroPaese nel ciclo di programma-zione 2007-2013 non è riuscitoa spendere neppure la metà dei100 miliardi resi disponibilidall'Unione europea.L'iniziativa di Bruxelles soste-nuta fin dalle prime fasi daConfprofessioni rappresentauno spartiacque nell'ambitodelle politiche di crescita dellelibere professioni e, in partico-lare, del sostegno al credito de-stinato alle categorieprofessionali. Uno dei pilastrisu cui si fonda l'azione del ta-volo Tafani coinvolge diretta-mente i consorzi fidi che, nelloro ruolo di intermediari fi-nanziari, dovranno veicolare ifondi della Banca europea degliinvestimenti e del Fondo euro-peo degli investimenti per con-trogarantire una parte delrischio di credito e favorirequindi le migliori condizioni difinanziamento al sistema pro-fessionale.Dopo la definizione del bilanciopluriennale da parte delle isti-tuzioni europee, il governo ita-liano presenterà allaCommissione europea la bozzadell'accordo di partenariatosulla programmazione dei

fondi strutturali 2014-2020.Secondo quanto anticipato dalministero per la Coesione terri-toriale, alle regioni italiane è de-stinato un contributo europeodi circa 30 miliardi di euro, cuivanno aggiunti altri 30 miliardidi cofinanziamento nazionale(obbligatorio per le politiche dicoesione europee) e ulteriori 54miliardi stanziati attraverso lalegge di stabilità. Nel complessoi fondi comunitari metterannoin circolo circa 100 miliardi dieuro distribuiti nel corso deiprossimi sette anni.Ma c'è di più. Non solo i profes-sionisti rientrano a pieno titolotra i beneficiari dei bandi comu-nitari, ma possono giocare unruolo determinante al fiancodello Stato e delle regioni nel-l'attuazione dei programmi fi-nanziati dall'Europa.Nell'ambito delle politiche dicoesione Confprofessioni sta la-vorando per creare un ruolo at-tivo dei professionisti nellagestione dei fondi comunitari.L'apporto di competenze dellediverse categorie professionalipotrà infatti essere decisivo peruna rapida predisposizione deibandi di appalto, per una pun-tuale rendicontazione dellespese sostenute dagli enti ap-paltanti e per una efficace pro-mozione delle opportunitàverso i beneficiari finali: citta-dini, imprese e, finalmente,anche professionisti.

Un altro tabù è stato infranto.Con il nuovo ciclo di program-mazione 2014-2020 dei fondistrutturali europei i professio-nisti avranno libero accesso aibandi comunitari al fine di pro-muovere la ricerca, lo sviluppotecnologico e innovazione e lacompetitività del sistema pro-fessionale. La buona notizia èemersa nel corso dell'ultimo ta-volo tecnico sulle libere profes-sioni, voluto dal vicepresidentedella Commissione europea,Antonio Tajani, che si è tenutoa Bruxelles lo scorso 5 novem-bre. Nell'ambito dell'Actionplan 2020, la Commissione Uesta predisponendo un docu-mento che prevede specifici ca-nali di finanziamento calibratisulle esigenze del mondo pro-fessionale, da raccordare con iprogrammi nazionali e regio-nali cui spetterà il compito dierogare i fondi Ue ai professio-nisti. Secondo quanto emersoal tavolo tecnico Tafani, i pro-fessionisti potranno beneficiaredegli incentivi attraverso i pro-pri organismi associativi, i con-fidi e gli enti bilaterali chesaranno chiamati a svolgere ilruolo di intermediari finanziaridei fondi europei ovvero attra-verso le associazioni di catego-ria che parteciperannodirettamente ai bandi comuni-tari.L'apertura dei bandi comuni-tari ai liberi professionisti do-vrebbe così consentire all'Italia

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EDIlIZIA: lA CRIsI FINIRà NEl 2015

Sondrio, Salerno, Cuneo,Terni, Viterbo, Forlì.A parte questi segnali di spe-ranza, il quadro resta pesan-temente negativo sotto moltipunti di vista: dall'indotto al-l'occupazione, dagli investi-menti nelle tecnologie e negliimpianti "verdi" al mercatodelle opere pubbliche, dall'ac-cesso al credito alla consi-stenza dei bilanci delleimprese (si vedano anche ibox qui sotto).In sette anni di crisi, riassumeil rapporto, è andato in fumola crescita accumulata in 12anni. L'ascensore della crisiha precipitato il settore ai li-velli del 1994.La riflessione al centro delrapporto è che la ripresa, inqueste condizioni, non saràgeneralizzata, ma molto selet-tiva. «Non tutte le tipologie didomanda e non tutti i territorisi agganceranno allo stessotempo e allo stesso modo allaripresa: disegnare la nuovamappa del tesoro diventa unfattore strategico prioritario»,dice l' amministratore dele-gato del Cresme, Lorenzo Bel-licini.Molto dipenderà da quando (ein che misura) le famiglie po-tranno tornare in possesso diun reddito disponibile, fattoredeterminante per innescare laripresa economica. Su questo,le prospettive non sono rosee.Troppo debole anche l'altra

leva della ripresa, quella chepoggia sugli investimenti pub-blici.Il 2014, prevede il Cresme,sarà ancora un anno di cadutaper gli investimenti pubbliciin infrastrutture, con un calodel 2,5%. Sarà il decimo annoconsecutivo di contrazione,con una perdita cumulata dioltre il 40% nel decennio. Unalieve ripresa è attesa solo nel2015 (+0,4%), con ancor piùdebole trascinamento nel2016 (+0,1%). Quanto al 2013,dovrebbe chiudersi con un -5,8% che segue il -2,7% del2011 e il -9,3% del 2012. Maleanche il partenariato pub-blico-privato e il project finan-cing, che perdono quest' annoil 25,3% del mercato, ferman-dosi a 4,6 miliardi, l'appaltointegrato di costruzione, ma-nutenzione e gestione perde il21,9%, con un modesto valoremesso in gara di 2,9 miliardi.

I segnali incoraggianti nonmancano, ma per trovarli bi-sogna andare oltre il quadronazionale della congiunturadelle costruzioni. Quadro che- va subito detto - resta pesan-temente negativo quest'anno,con un calo del 4,5% degli in-vestimenti in costruzione euna diminuzione dello 0,6%anche nel 2014.L'analisi è quella che emergedal XXI rapporto congiuntu-rale sul mercato edilizio delCresme, presentato la scorsasettimana a Milano.«Nel quarto trimestre del2012 - si legge nel Rapportodell'istituti di ricerche ro-mano - un solo comune capo-luogo era in crescita nelmercato immobiliare residen-ziale; nel primo trimestre2013 diventano 17 e nel se-condo 31. Nel comparto non residen-ziale, nel quarto trimestre2012 c'erano solo due capo-luoghi di provincia in attivo,diventano 27 nel primo trime-stre 2013 e 42 nel secondo tri-mestre». Sono segnali deboli che arri-vano dalle periferie del Paese:a Siena, Foggia, Nuoro, Bari,Aosta e Latina si sono regi-strati segnali positivi nel mer-cato residenziale negli ultimidue trimestri del 2013. Nel non residenziale cresciteci sono state ad Agrigento,Ragusa, Enna, Massa, Pavia,

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INTERVENTI ANTIsIsMICI: AI PRIVATI 74 MIlIONI

approvare solo 27 progetti suuna platea finanziabile di 528(un vero flop programmaticoe organizzativo, come si puòleggere a pagina 4), e all'oppo-sto l'Emilia Romagna, che haristretto a soli 4 comuni, rice-vendo così 201 richieste e fi-nanziandone 91. «Ledomande dei privati - confer-mano dalla Protezione civile -sono state in media circa diecivolte rispetto a quanto finan-ziabile».Oltre al caos della Calabria,fra le altre Regioni principaliper livello di rischio sismico efinanziamenti ricevuti ce nesono tre ancora ferme, permotivi diversi. La Campania èpesantemente frenata dalPatto di stabilità (si veda a pa-gina 4) e dunque ha del tuttocongelato i 18,4 milioni cheaveva a disposizione que-st'anno (3,5 milioni), e ilblocco ci sarà probabilmenteanche per l'annualità 2012 (ri-partita fra le Regioni con il de-creto Gabrielli pubblicato il 10luglio scorso). «Abbiamo piùvolte chiesto al Governo -spiega l'assessore campanoEdoardo Cosenza - come Re-gioni, una deroga al Patto perle spese di prevenzione si-smica e difesa del suolo».Poi c'è il sorprendente ritardodel Friuli, che dopo un'inerziadi otto mesi solo nel giugnoscorso ha mosso i primi passiper attribuire i fondi del 2011.

E l'Abruzzo, che ha deciso diconcentrare le annualità 2011e 2012, e dunque sbloccheràin un colpo solo 4,3 milioni dicuro per gli interventi privati.È stato l'articolo 11 della leggepostAbruzzo (Dl 28 aprile2009, n. 39, convertito nellalegge 77/2009) a lanciare perla prima volta in Italia unpiano di prevenzione del ri-schio sismico, con finanzia-menti a crescere: 42,5 milioninel 2010 (solo per microzona-zione sismica ed edifici pub-blici strategici), 145,1 nel 2011(anche per edifici privati), poitre anni a 195,6 milioni (2012-2014), e poi di nuovo a scen-dere 145,1 mln nel 2015 e 44nel 2016. In tutto 965 milioni.«E certamente una minimapercentuale ammettono allaProtezione civile - rispetto alfabbisogno di messa in sicu-rezza di un patrimonio edili-zio, quello italiano, moltovecchio e fragile. Ma il Piano èimportante per diffondere lacultura della prevenzione traamministratori e cittadini».Le tranche annuali vengonoattribuite sempre con ritardo,a causa delle complesse proce-dure di intesa con le Regioni epoi il doppio passaggio del-l'Opcm (con le regole) e deldecreto del capo della Prote-zione civile che distribuisce ifondi, entrambi da registraree pubblicare in Gazzetta. I nu-meri sopra citati e i resoconti

Molte richieste in risposta aibandi comunali, ma anchemolto caos, nella prima an-nualità del Piano nazionale diprevenzione del rischio si-smico che aveva a disposi-zione, oltre ai fondi permicrozonazione (10 milioni) eper la messa in sicurezza diedifici pubblici (93,2 mln),anche una prima sperimen-tale quota di risorse per gli in-terventi sugli edifici privati(31 milioni di euro, concen-trati sulle regioni a più alto ri-schio).Non esiste un monitoraggiodello stato d'attuazione delprogramma (e anche questo èun problema: «Ci attrezze-remo meglio nei prossimimesi» dicono alla Protezionecivile), ma dalle otto regionichiave da noi monitorate (perl'annualità 2011, distribuitaalle Regioni solo nell'ottobre2012 e assegnata quest'annoai beneficiari finali) emergeun vero boom di richieste, inmedia oltre dieci volte le ri-sorse disponibili: 1.002 do-mande in Puglia e 62 progettifinanziati, 1.480 domande inSicilia e 113 assegnazioni, inVeneto 349 richieste e 55 in-terventi beneficiati. Casiestremi invece la Calabria, cheha aumentato i fondi e allar-gato all'eccesso la platea deipotenziali beneficiari ma poinon è riuscita a gestire le10.312 richieste, riuscendo ad

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INTERVENTI ANTIsIsMICI: AI PRIVATI 74 MIlIONI

loca a metà della classe 3), op-pure restringere il campo, al-zando la soglia. L'EmiliaRomagna, ad esempio, ha ri-stretto da 283 a soli 4 comuni,e ogni annualità cambierà co-muni interessati, per farecampagne mirate di sensibi-lizzazione. Ma l'ha fatto anchel'Umbria (92 comuni teorici,assegnati fondi a 53 progettiprivati su 5 comuni), la To-scana (247 teorici, 51 progettisu 14 enti locali), le Marche(239 teorici, 80 progetti ap-provati su 10).I fondi possono essere asse-gnati ai privati per interventidi rafforzamento locale, mi-glioramento sismico e demo-lizione e ricostruzione degliedifici, ma di fatto le regoledella Protezione civile (Opcm52/2013 e Allegati), sia per illivello di finanziamento al mqsia per l'entità totale a dispo-sizione, privilegiano l'asse-gnazione ai piccoli interventi,soprattutto quelli in grado diridurre i danni alle personecon poca spesa. «Gli inter-venti - spiegano i tecnici dellaProtezione civile - per inserire"catene" o tirantature tra pa-reti sono i più tipici interventia costo contenuto, 100-150euro al metro quadrato, chepossono arrivare a 150-170comprese le finiture, e pos-sono evitare i crolli più rovi-nosi». Per questo tipo diintervento i finanziamenti

statali possono coprire il 60-70% del costo totale, e sullaquota residua (1) con classifi-cazione sismica più sfavore-vole possono essere utilizzatele detrazioni fiscali al recu-pero edilizio, attualmente al65% per l'antisismica in zone1 e 2. Le regole delle Opcmprivilegiano gli edifici più vec-chi nelle graduatorie, e aquanto risulta alla Protezionecivile «i progetti più frequentitra quelli finanziati riguar-dano edifici mono o bi-fami-liari nei centri storici»,soprattutto nei piccoli co-muni.

di queste pagine si riferisconoalla tranche 2011 (Opcm400712012), fondi assegnatidefinitivamente alle Regioni il3 ottobre 2012. La nuovatranche (2012) da 195,6 mi-lioni (Opcm 52/2013) è statainvece attribuita alle Regioniil 10 luglio scorso, e i bandidei Comuni per assegnare icontributi ai privati sono statiin alcuni casi già pubblicati, inaltri si prevede lo saranno trala fine dell'anno e l'inizio del2014.Spetta alle Regioni, per ogniannualità, scegliere la quotadei fondi di cui all'articolo 2 e1lettere b) e c) (infrastrutture,edifici pubblici strategici, edi-fici privati) da assegnare aiprivati, in un range dal 20 al40%. Nell'annualità 2011quasi tutte le Regioni si sonofermate al 20% (tabella qui adestra), con le uniche ecce-zioni di Emilia Romagna(30%), Molise (30%), Basili-cata (30%) e Calabria (40%).Con la nuova tranche anche ilVeneto, che è la Regione piùavanti di tutte, salirà al 40%,e metà dei suoi 2,8 milioni sa-ranno assegnati agli edifici in-dustriali.Le Regioni devono poi deci-dere i Comuni beneficiari,confermando il requisito mi-nimo di pericolosità sismicafissato dalla ordinanze, una«accelerazione al suolo» di0,125 ag (una soglia che si col-

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ANTIsIsMICA: AIUTI sTATAlI E BONUs 65%

Catanzaro, Reggio Calabria,Trapani, Palermo, Messina,Agrigento, Enna, Catania, Si-racusa. Al Nord Forlì, Cesena,Udine, Gorizia, Belluno.Circa invece i finanziamentidiretti, è stato l'articolo il dellalegge post-Abruzzo (Dl39/2009) a lanciare per laprima volta in Italia un pianodi prevenzione del rischio si-smico, da 965 milioni in setteanni. Finora è stata assegnataai beneficiari solo la tranche2031 che conteneva i fondi aiprivati (31 milioni), con ri-chieste presentate per circadieci volte le disponibilità,mentre la nuova tranche(2012) da 195,6 milioni (circa43 peri privati) è stata attri-buita alle Regioni il 10 luglioscorso, e i bandi dei Comuniper assegnare i contributi aiprivati sono stati in alcuni casigià pubblicati, in altri si pre-vede lo saranno tra la fine del-l'anno e l'inizio del 2014. IComuni beneficiari sono difatto un campo ancora piùstretto dei comuni in zona 1 e2.Gli interventi su cui otteneredetrazioni fiscali e finanzia-menti possono riguardareanche interventi complessividi miglioramento antisismico,con costi stimati dalla Prote-zione civile intorno a 400euro al mq, una cifra non in-differente. In questi casi i fi-nanziamenti possono coprire

al massimo il 40% del costo, esi può portare in detrazione al65% la quote restante (il 60%della spesa). I più appetibilipotrebbero essere invece gliinterventi di rafforzamento lo-cale, opere puntuali che ser-vono a evitare crolli rovinosi edunque in caso di terremoto asalvare vite umane, piuttostoche l'edificio. Ad esempio gliinterventi per inserire "ca-tene" o tirantature tra pareti:costano circa 15o euro al mq,spiegano alla Protezione ci-vile, e i finanziamenti statali(100 euro/mq) possono co-prire il 60-70% del costo to-tale, e dunque con ladetrazione al 65% sulla spesaresidua si arriva all'80% circacoperto dallo Stato.

Per i proprietari di prime casee di edifici destinati ad attivitàproduttive situati nei Comunia più alto rischio sismico(zone 1 e 2) è aperta la possi-bilità dì sfruttare sia il super-bonus fiscale del 65%, sia icontributi diretti della Prote-zione civile. I due aiuti agli in-terventi di messa in sicurezzasono cumulabili, e per leopere di minore impatto pos-sono coprire insieme finoall'8o% dei costi (si veda ilDossier online «Antisismica»di Edilizia e Territorio).Già da alcuni anni le detra-zioni al recupero (il 36-50%)sono utilizzabili anche per«interventi dimessa in sicu-rezza statica e antisismica»degli edifici, mailbonus è di-ventato interessante solo dal4 agosto scorso, con l'innalza-mento al 65% delle spese de-traibili (si veda a destra). Econ l'approvazione della leggedi stabilità, nell'attuale testo,il super-sconto sarà utilizza-bile fino al 31 dicembre 2014.I comuni in zona 1 e 2 sono3.069, il 38% del totale, ecomprendono al centro-sudmolti capoluoghi di provincia,quali Ascoli Piceno, Macerata,Ancona, Pesaro, Urbino,Arezzo, Pistoia, Terni, Peru-gia, Frosinone, Viterbo, al-cune aree di Roma, L'Aquila,Chieti, Teramo, Salerno, Avel-lino, Napoli, Caserta, Bene-vento, Campobasso, Cosenza,

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APE: OBBlIgO PER TUTTI glI ATTI

per l'individuazione dei criterie contenuti obbligatori del-l'Ape. Tra gli atti traslativi a titolooneroso la nuova disposizionelimita dunque espressamentel'obbligo di allegazione del-l'Ape ai soli contratti di ven-dita. Tuttavia, secondo i notai,per ragioni sistematiche dettoobbligo dovrebbe essere pru-denzialmente esteso ancheagli altri atti rientranti nel-l'anzidetta categoria che ab-biano per oggetto un beneimmobile per il quale sia ob-bligatoria la dotazione dellacertificazione energetica,dalla permuta all'assegna-zione di alloggi ai soci dellecooperative edilizie, dalladatio in solutum alla transa-zione, dal conferimento diedifici in società alla costitu-zione di rendita vitalizia. Perquanto riguarda invece gli attitraslativi caratterizzati da unospirito di liberalità, l'obbligodi allegazione non riguardasoltanto la donazione, maanche i patti di famiglia, ilfondo patrimoniale, l'assog-gettamento di un bene immo-bile alla comunione legale deibeni, l'adempimento di un'ob-bligazione naturale e il trust.Per quanto riguarda i con-tratti di locazione lo studio delnotariato si limita invece a os-servare che perché scatti ilpredetto obbligo deve trat-tarsi di una nuova locazione e

non, ad esempio, di un nuovocontratto che rinnovi, proro-ghi o reiteri un precedenterapporto di locazione. L'Apedovrà invece essere allegato incaso di sub-locazione. Duecasi particolari sono poi rap-presentati rispettivamente dalpreliminare di compravenditae dal trasferimento di un im-mobile in esecuzione di unverbale di separazione con-sensuale omologato o in ese-cuzione di una sentenza didivorzio. Nella prima fattispe-cie si ritiene infatti che si esulidall'ambito di applicazionedel nuovo obbligo, in quantotrattasi di contratto privo dieffetti traslativi. Nel secondocaso, al contrario, si tratta si-curamente di un atto trasla-tivo, che trova la propriacausa nella regolamentazionedei rapporti patrimoniali traconiugi. Anche se di norma inquesti casi non è previsto uncorrispettivo a carico del co-niuge assegnatario, il nota-riato, in base alla predettainterpretazione sull'assogget-tabilità a detto obbligo di tuttigli atti traslativi, in questocaso ritiene sussistente l'ob-bligo di allegazione dell'atte-stato di prestazioneenergetica.

Attestato di prestazione ener-getica obbligatorio per tutti gliatti onerosi con effetto trasla-tivo e non solo per la compra-vendita. Questa la rigorosainterpretazione fatta propriadal Consiglio nazionale delnotariato in un recentissimo eampio studio (n. 657-2013/0che ha investigato la nuova di-sciplina della certificazioneenergetica degli edifici intro-dotta dal dl n. 63/2013 (con-vertito con legge 3 agosto2013 n. 90), con il passaggiodall'attestato di certificazioneal c.d. Ape. Tra le numerosenovità introdotte dal legisla-tore è da tempo sotto i riflet-tori la questione dell'ambitooggettivo di applicazione del-l'obbligo di allegazione delnuovo attestato di prestazioneenergetica. La nuova normaparla espressamente di con-tratti di vendita, atti di trasfe-rimento di immobili a titologratuito e di nuovi contratti dilocazione, sancendo la nullitàdei relativi atti in caso di inot-temperanza. Si tratta di unadisposizione che ha messo inallarme gli operatori del mer-cato immobiliare e le associa-zioni di categoria, tenutoconto del fatto che la nuovadisciplina rimane di fattoinapplicabile fino all'emana-zione, da parte del ministerodello sviluppo economico,degli specifici decreti previstidal medesimo dL n. 63/2013

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VENDITA E AFFITTI sAlVI sENZA APE

quotate). E introduce unnuovo regime fiscale di esen-zione e di distribuzione delleplusvalenze realizzate sugliimmobili oggetto di locazione.Prevedendo, in particolare,l'esenzione di tali plusvalenzecon un obbligo di distribu-zione del 50% nei due annisuccessivi. Tra l'altro, vieneanche disposta la riduzionedella percentuale di distribu-zione minima dell'utile da ge-stione esente dall'85% al 70%.Ma andiamo con ordine, par-tendo dall'Attestato di presta-zione energetica.In sede di conversione inlegge del decreto legge63/2013 sono stati introdottidue obblighi: produrre l'Ape einserire una clausola di avve-nuta consegna dello stesso at-testato nei contratti divendita, locazione e trasferi-mento a titolo gratuito di im-mobili. Inoltre, è statointrodotto il principio di nul-lità del contratto, in caso dimancata allegazione dellostesso Ape. Ora, stando alla bozza del Col-legato impresa, il governosembra fare marcia indietro:vengono infatti cancellati idue obblighi di produzionedell'Ape e di inserimento dellaclausola di consegna per gliatti relativi ai trasferimenti atitolo gratuito. Lo scopo sembra essere quellodi sanare una disparità di

trattamento evidente che vedeattualmente tali obblighi vi-genti per la stipula di tutti gliatti: vendita, locazione e tra-sferimento gratuito di immo-bili. Ma sul piano dellesanzioni relative alla mancataallegazione dell'Ape, questescattano solo nei casi dei con-tratti di vendita e di locazione.In seconda battuta, il colle-gato Impresa punta a cancel-lare il principio di nullità delcontratto quale sanzione oggiprevista per la mancata alle-gazione all'atto stesso del-l'Ape: al suo posto si prevedeuna sanzione amministrativapari a 500 euro. Importo cheil governo considera «cumula-bile» con le sanzioni previstea norma di legge (dlgs192/2005, art. 15) per nonaver già dotato l'intero immo-bile dell'Attestato.

La mancata allegazione del-l'Attestato di prestazioneenergetica (Ape) ai contrattidi vendita e ai nuovi contrattidi locazione degli immobilinon comporterà più la nullitàdei contratti stessi, ma costeràsolo una sanzione da 500euro. Sparirà anche ogni ob-bligo di consegna dell'Ape insede di trasferimento gratuitodella proprietà degli immo-bili; di conseguenza non saràpiù necessario prevedere unaspecifica clausola di avvenutaconsegna dell'Attestato negliatti di trasferimento a titologratuito. La bolletta elettrica di im-prese e cittadini, invece, po-trebbe sgravarsi di oneri sulletariffe anche fino al 20% neiprossimi anni (2 mld di eurocirca): merito di nuovi titoli dicredito che il Gestore dei ser-vizi energetici (Gse) potrebbeimmettere sul mercato, perattutire l'impatto sulla bol-letta dei finanziamenti alleenergie rinnovabili.Sono queste le disposizionipiù rilevanti in fatto di energiacontenute nella bozza di ddlCollegato impresa alla legge distabilità, presto sul tavolo delConsiglio dei ministri.C'è poi una terza norma, sulleliberalizzazioni del mercatodelle grandi locazioni a usonon abitativo, che modifica ilregime delle Siiq (Società diinvestimento immobiliare

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EDIlIZIA sCOlAsTICA: DAl MINIsTERO 150 MIlIONI

Il ministro dell'IstruzioneMaria Grazia Carrozza ha fir-mato il decreto che assegna15o milioni di euro per pro-getti immediatamente cantie-rabili per la messa insicurezza delle scuole. Lo con-fermano fonti di Viale Traste-vere. Si tratta dei fondiconcessi da cosiddetto decretoFare, che ha previsto un ti-ming serrato. I Comuni dove-vano inviare i progetti entro il15 settembre alle Regioni, equeste inviare una graduato-ria al Miur entro il 15 ottobre.L'opportunità ha scatenatouna valanga di richieste dalterritorio, con l'invio di pro-getti per un finanziamento ri-chiesto di oltre un miliardo dieuro chiesto dai Comuni,come emerso da un'inchiestadi «Edilizia e Territorio».I fondi statali quindi hannodato una risposta parziale algap di manutenzione struttu-rale ed edilizia di cui soffre ilpatrimonio di edilizia scola-stica.I comuni dovranno mandareil gara il progetto entro il feb-braio 2014.

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lAVORI DAI BONUs: 1,9 MIlIARDI ANNUI

luppo: una cifra superiore a unpunto percentuale di Pil, cherappresenta una boccata di os-sigeno per un settore impor-tante come l'edilizia, chedall'inizio della crisi ha persooltre 500mila addetti e ha vistochiudere 12mila imprese».Un altro capitolo fondamentaledel dossier è l'aggiornamentodei numeri relativi a domandepresentate e investimenti perl'intero periodo di applicazionedegli sgravi, dal 1998 al 2013.Per il recupero edilizio (con ledifferenti aliquote del41%, del36% e del 50%) sono state pre-sentate 6.399.583 domande perun investimento complessivo di112.760 milioni di curo, di cui44.124 milioni detraibili. Per ilrisparmio energetico, dal 2007al 2013, le domande presentate(con le differenti aliquote del55% e del 65%) sono state1.830.200 per un investimentocomplessivo di 22.911 milionidi cui 12.869 detraibili. Som-mando i due universi, le do-mande presentate sono state8.229.783 per un investimentodi 135,6 miliardi di cui 57 mi-liardi di detrazioni. Sul pianooccupazionale, il Cresme stimache gli sgravi nel periodo 1998-2013 abbiano creato 1,35 mi-lioni di posti diretti e 2,03milioni complessivi.Realacci trova conferma neidati Camera-Cresme alle tesipiù volte esposte anche sul fu-turo dell'edilizia: per usciredalla crisi e avere un nuovo, so-

lido sviluppo, il settore devesvolgere un processo di riquali-ficazione "verde". «I dati - diceancora Relacci confermanol'importanza di affrontare lacrisi rilanciando l'edilizia legataalla riqualificazione energeticae al consolidamento antisismicodel patrimonio esistente, comeperaltro richiede anchel'Unione europea». È necessa-rio però dice Realacci - «pas-sare dall'uso di strumenti ancheefficaci, come gli sgravi fiscali, auna politica organica che abbiaun coordinamento fra compe-tenze istituzionali oggi fram-mentate e altri elementi alproprio interno: la revisione delpatto di stabilità interno per gliinvestimenti pubblici, l'uso deifondi Ue in funzione dell'effi-cientamento energetico, 'unpiano di messa in sicurezza an-tisismica e di efficientementeenergetico di edifici pubblici, apartire da scuole e ospedali». Ilpresidente della commissioneambiente, peraltro con il soste-gno pieno di tutte le forze poli-tiche, rilancerà quindi le misureper i bonus all'interno dellalegge di stabilità. « È necessarionon solo prorogare, ma anchestabilizzare e rendere più effi-cienti l'ecobonus per il rispar-mio energetico in edilizia e pergli interventi di consolidamentoantisismico».

Gli sgravi fiscali per ristruttura-zioni e risparmio energeticovalgono più di un punto di Pil.Gli investimenti generati daidue bonus fiscali del 50% e del65%, confermati dalla legge distabilità per il prossimo anno,ammontano a 19 miliardi nel2013 e vengono stimati a 19,5miliardi nel 2014. Pesa di più ilbonus per le ristrutturazionisemplici (14,5 miliardi nel 2013e 15,1 miliardi nel 2014) ri-spetto a quello per il risparmioenergetico (4,5 miliardi sia nel2013 che nel 2014), mentre unafrenata inevitabile si avrà nel2015 (14,1 miliardi complessivi)e 2016 (1o,5 miliardi) se non sicorreggerà in corsa la previ-sione di ritorno del bonus al36%.È la prima volta che si tenta unastima attendibile dell'effettoeconomico degli sgravi Irpefper i lavori in casa e a farla è undossier del servizio studi dellaCamera, elaborato in collabora-zione con il Cresme. Il rap-porto, presentato ieri dall'ad delCresme, Lorenzo Bellicini, allacommissione Ambiente diMontecitorio, stima anche l'im-patto occupazionale delle age-volazioni: 283mila unità (di cui189mila diretti) nel 2o13 e29lmila (di cui 194mila diretti)nel 2014. «I dati - dice ErmeteRealacci, presidente della com-missione Ambiente - confer-mano il contributofondamentale che gli sgravi fi-scali stanno dando allo svi-

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CAsA VERDE E ANTIsIsMICA: lA gUIDA DEglI INgEgNERI

e scaricabile gratuitamentedal sito www.www.inge-gneri.vr.it - sono analizzatitutte le questioni legate altema «casa»: dalla spiega-zione delleautorizzazioni, progetti e ruoli(dal certificato di agibilità,alla dichiarazione di confor-mità, al certificato di collaudo,con l'introduzione al ruolo ealla figura del direttori dei la-vori), alle informazioni su im-pianti termici, efficienzaenergetica degli edifici e rea-lizzazione di strutture a provadi sisma.Non manca il «manuale diistruzioni» per la manuten-zione degli impianti elettrici,per la progettazione acusticaintegrata con quella architet-tonica, oltre a un aggiorna-mento normativo sullaprevenzione incendi e sulla li-cenza e manutenzione degliascensori. Largo spazio, in-fine, è dedicato al tema dellasicurezza in edilizia, sia nellarealizzazione delle opere, sianella manutenzione.«L'obiettivo del vademecum èquello di avvicinare il citta-dino al complesso mondodelle costruzioni - spiega Ila-ria Segala, presidente dell'Or-dine degli Ingegneri di Veronae Provincia - e intendiamopromuovere la cultura delprogetto, della sicurezza edella riqualificazione ecoso-stenibile degli edifici. Cer-

cando di divulgare la profes-sionalità degli ingegneri comeservizio alla collettività». Pro-prio le skills dei progettisti, in-fatti, rappresenterannosempre di più il valore ag-giunto nel settore degli immo-bili certificati.«L'immobile sta diventandosempre di più un contenitoredi tecnologie complesse - diceAndrea Falsirollo, responsa-bile del progetto e coordina-tore della Commissioneenergie rinnovabili dell'Or-dine degli Ingegneri di Veronae Provincia - che richiede unaprofessionalità specifica ma ingrado, al contempo, di sinte-tizzare le molteplici compe-tenze che intervengono nellaprogettazione e costruzione diun edificio o in una ristruttu-razione».

Ingegneri in campo per offrireai cittadini l'opportunità diacquistare un immobile con il«bollino verde» e costruitonel rispetto della normativaantisismica. Ma anche perfornire strumenti concreti (eaggiornati) a chi intende ri-strutturare secondo gli stan-dard più recenti di efficienza,affidandosi a professionistiaccreditati e approfittandodelle agevolazioni fiscalimesse in campo dal Governo.Con questi obiettivi nellescorse settimane l'Ordinedegli Ingegneri di Verona hapubblicato la guida «L' acqui-sto certificato di un immo-bile», un vero e propriovademecum pensato per darerisposte certe alla domanda diqualità, comfort, sicurezza erisparmio energetico degliutenti privati. Ma anche peroffrire a imprese e professio-nisti del settore una «bus-sola» per una progettazionesempre più integrata, chemetta al centro la conformitàdelle opere e il rispetto dellanormativa dal progetto al can-tiere, fino alla produzionedella documentazione obbli-gatoria per ogni unità immo-biliare.Nelle 100 pagine che compon-gono il manuale - realizzatodall'ordine di Verona e Pro-vincia con il patrocinio delComune di Verona, della Pro-vincia e della Regione Veneto

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PATENTE EDIlE BlUFF

è già sanzionata dall'art. 14del dlgs 81/2008 che, in talicasi, dà agli organi di vigi-lanza del ministero del lavorooltre che potere sanzionatorioanche quello di adottare prov-vedimenti di sospensione del-l'attività. Secondo FerdinandoDe Rose, responsabile nazio-nale Cna-costruzioni, la pa-tente a punti «duplica gliadempimenti a carico delleaziende perché la continua ve-rifica dell'idoneità tecnicoprofessionale delle imprese daparte dei committenti o deiresponsabili dei lavori è giàprevista dal dlgs n. 8112008.Come lo stesso sistema san-zionatorio». Rappresente-rebbe un problema per le pmianche in caso di decurtazionedei punti in presenza dellaviolazione delle norme sullasicurezza. Inquanto il titolare o l'unico di-pendente dovrebbe parteci-pare a specifici corsi diformazione per il recuperodegli stessi. E inoltre «a diffe-renza della patente a puntiautomobilistica dove vi è ununico soggetto responsabile inquella edilizia vi sono vari enumerosi soggetti responsa-bili (direttore lavori, dipen-denti committente etc.) espesso estranei al mondo del-l'edilizia (trasportatori e in-stallatori)». Le confederazionisostengono che la «patente apunti» non sia lo strumento

idoneo per supplire a unamancanza di regolamenta-zione dell'accesso alla profes-sione di «imprenditore edile»,come indurrebbero a pensarei requisiti (onorabilità e re-sponsabile tecnico ecc.) che sitenta di istituire con questanuova normativa. Va dettoche questi settori sebbene le-gati al mondo edile, fannoparte del mondo artigiano coninquadramenti contrattualiche in gran parte dei casi nonè quello edile ma metalmecca-nico. Da qui la necessità per leconfederazioni di norme chene tengano conto.

No alla patente a «punti inedilizia» per la qualifica di im-prenditore o lavoratore edile.In quanto si duplicano in ma-niera costosa e inutile gliadempimenti già disciplinatinel Testo unico sicurezza(dlgs n. 81/2008). Ed è asso-lutamente penalizzate per lepmi. La prevenzione dei rischinegli ambienti di lavoro non siottiene con la semplice dupli-cazione di costosi obblighi do-cumentali a carico delleimprese ma solo con un serioimpegno di tutto il sistemadella prevenzione. Questa è laposizione espressa in una let-tera del 14 novembre 2013che Cna, Confartigianato eCasartigiani hanno inviato alministero del lavoro. In que-sta missiva le tre confedera-zioni hanno espresso la lorocontrarietà alla patente apunti come sistema di quali-fica delle imprese e dei lavora-tori autonomi del settore.Sostenendo che la continuaverifica dell'idoneità tecnicoprofessionale delle imprese ègià prevista e deve essere ef-fettuata, sempre, dai commit-tenti o dai responsabili deilavori, con le modalità indi-cate dall'allegato XVII del dlgsn. 81/2008. L'assenza di gravie reiterate violazioni da partedell'impresa (ex allegato I alsuddetto Testo unico sicu-rezza) nonché l'assenza di la-voratori sommersi o irregolari

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APPAlTI E OPERE PUBBlICHE

miliardi, dal decreto 102 (lacosiddetta "seconda fase").Infatti, per quanto riguardaquesta tranche, gli enti debi-tori hanno acquisito risorseper 5,6 miliardi, dei quali 3,6risultano già pagati ai credi-tori. In particolare, la Cassadepositi e prestiti ha erogato aoltre mille comuni che nehanno fatto richiesta un fi-nanziamento complessivo di1,3 miliardi. Quanto allaprima tranche (oltre 20 mi-liardi messi a disposizione dalDl 35) gli enti debitori hannoacquisito risorse per 18,4 mi-liardi e hanno effettuato paga-menti per 14,2 miliardi. Circai miliardo a disposizione di al-cune Regioni non è ancorastato richiesto dalle ammini-strazioni interessate.Passando al bilancio comples-sivo (che somma le due fasi),si nota che 2,82 miliardi sonostati pagati ai creditori daparte dei ministeri o sottoforma di incremento dei rim-borsi fiscali; 8,44 miliardidalle Regioni e Province auto-nome, mentre 5 miliardi sonoarrivati da Province e Co-muni.

PAgAMENTI PA A 16,3 MIlIARDI

I debiti della Pubblica ammi-nistrazione già pagati alle im-prese ammontano a 16,28miliardi di curo. È stato diffuso nella serata diieri l'ultimo aggiornamentodel ministero dell'Economiasull'operazione che si basa sudue provvedimenti normativi:il Dl 35/2013 (decreto"sblocca debiti") e il Dl102/2013 (decreto "Imu-Cig"). Mancano dunque poco menodi 11 miliardi al target del 31dicembre 2013 che è fissato in27,4 miliardi (siamo ancora al59%). Oggettivamente, dun-que, appare difficile rispettarequesto obiettivo. Molte im-prese comunque segnalanoche gli effetti positivi dellamanovra iniziano a farsi sen-tire, mentre dal mondo dellecooperative giungono segnalinegativi.I numeri riguardano i debitimaturati al 31 dicembre 2012.Nel dettaglio, si è passati dai13,8 miliardi del 28 ottobre ai16,3 miliardi censiti ieri. Il to-tale delle risorse messe a di-sposizione dallo Stato agli entidebitori (ministeri, Regioni,Comuni e Province) è invecesalito a 24,4 miliardi, l'89%delle risorse stanziate.Va anche detto che, nell'ul-timo mese, il progresso è statodovuto essenzialmente allenuove risorse messe a dispo-sizione, per un totale di 7,2

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APPAlTI E OPERE PUBBlICHE

prestazione di servizi», rile-vante ai fini della direttiva,anche «la progettazione el'esecuzione di opere e di edi-fici pubblici, nonché i lavori diingegneria civile». Ma, purtrattandosi di una presa di po-sizione ufficiale, tale letturanon avrebbe potuto sanare ivizi del dlgs 192 che non haapplicato come avrebbe do-vuto i principi contenuti nelladirettiva comunitaria. Di quila necessità di una norma diinterpretazione autentica cheè stata inserita nello schemadi ddl. L'art. 22 del provvedimento,oltre a far rientrare gli appaltipubblici nell'alveo della diret-tiva sui ritardati pagamenti,introduce una norma di fa-vore per le imprese creditrici.Si prevede la possibilità di ap-plicare termini di pagamentoe tassi diversi rispetto a quellidei dlgs 231/2002 e 192/2012ma solo se più favorevoli per icreditori. Diversamente si ap-plicheranno le regole generaliche prevedono nelle transa-zioni commerciali tra p.a. eimprese, ma anche tra im-presa e impresa (13213), pa-gamenti entro 30 giorni conpochissime eccezioni.Le parti, infatti, non possonodecidere di allungare o menoi termini a proprio piacimentoa meno che non vi siano circo-stanze eccezionali che legitti-mino lo slittamento del

termine a 60 giorni (aziendepubbliche, sanità, particolariprocedure di appalto come ildialogo competitivo). Al difuori di questi casi, il periodomassimo per saldare le fattureresta di 30 giorni. Dopo scat-teranno gli interessi di morafissati dal 1° gennaio 2013all'8% più il tasso Bce.

PAgAMENTI VElOCI NEglI APPAlTI

Pagamenti sprint negli appaltipubblici. Anche i contrattiaventi ad oggetto la presta-zione di servizi o forniture e larealizzazione di opere per lap.a. saranno soggetti alla tem-pistica accelerata (30 giorniprorogabili fino a 60, ma soloin casi eccezionali) previstadal decreto legislativo n.192/2012 che ha recepito inItalia la direttiva sui ritardatipagamenti. A sancire l'appli-cabilità delle nuove norme ailavori pubblici è lo schema didisegno di legge europea per ilsecondo semestre 2013 che èstato esaminato ieri dal pre-consiglio dei ministri.Si tratta di una norma di in-terpretazione autentica chefuga ogni dubbio sull'esten-sione dei nuovi termini di pa-gamento agli appalti. Inrealtà, che i contratti di cui aldlgs 163/2006 non potesserosfuggire al decreto di recepi-mento della direttiva volutadal vicepresidente della Com-missione europea Antonio Ta-jani, era già stato sancito dalministero dello sviluppo eco-nomico con una circolare del23 gennaio 2013 (si veda Ita-liaOggi Sette del 28/1/2013).Il Mise aveva riconosciuto lelacune del dlgs 192 che nonaveva accolto le indicazionidella direttiva 2011/7/ Ue laquale invece nei «conside-rando» includeva nella no-zione di «fornitura di merci e

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Dal 29 ottobre regole piùstringenti per le comunica-zioni all'osservatorio dei con-tratti pubblici. È stata infattiallineata a 40 mila euro la so-glia minima per le comunica-zioni riguardanti gli appaltipubblici. In precedenza la so-glia a partire dalla quale lestazioni appaltanti e gli entiaggiudicatori dovevano ot-temperare ali obblighi di co-municazione previstidall'articolo 7 comma 8 delcodice degli appalti (dlgs n.163 del 2006) era di 150 milacuro. Questo è quanto pre-vede il comunicato dell'auto-rità di vigilanza sui contrattipubblici pubblicato sulla Gaz-zetta Ufficiale del 29 ottobre2013 n. 254. Per gli appaltisuccessivi al 29 ottobre 2013,data di pubblicazione in Gaz-zetta Ufficiale del comunicatodell'Authority, passa da 150mila a 40 mila euro la soglia apartire dalla quale le stazioniappaltanti e gli enti aggiudica-tori devono ottemperare aliobblighi previsti dall'articolo7 comma 8 del codice degliappalti. Le comunicazioni deidati, da inoltrare all'osserva-torio dei contratti pubblici, ri-guardano il contenuto deibandi, i verbali di gara, i sog-getti invitati, l'importo di ag-giudicazione, il nominativodell'affidatario, il nome delprogettista, l'inizio e lo statodi avanzamento dei lavori,

l'effettuazione del collaudo el'importo finale. Per i contrattidi lavori, servizi e forniture, diimporto pari o superiore a 40mila, dovranno essere inviatiper i settori ordinari, i dati re-lativi all'intero ciclo di vitadell'appalto. Al di sotto dei 40mila euro, invece, sarà neces-saria solo l'acquisizione dellasmartcig. Il comunicato del 22ottobre 2013 pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del 29 otto-bre posticipa di circa settemesi l'operatività dei nuoviobblighi di comunicazione.Infatti con il comunicato del29 aprile scorso, infatti, erastato stabilito che le nuove re-gole delle comunicazioni ri-guardavano gli appaltipubblicati dal primo gennaio2013.

TRAsPARENZA NEllE gARE DA 40MIlA EURO

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mento base della consulta-zione - può derivare da unoscarso appeal del progetto, daincertezze normative o da dif-ficoltà di finanziamento del-l'opera». Progetti ancora unavolta deboli, insomma, o nonsufficientemente remunera-tivi. Senza contare che il cre-dit crunch sta mettendo indifficoltà il settore obbligato afinanziamenti di lungo pe-riodo.Spiega il presidente, SergioSantoro: «Una prima esi-genza già sentita è la necessitàdi standardizzare le proce-dure e i modelli contrattuali».Per questo quindi al terminedella consultazione l'Autoritàelaborerà degli specificibandi-tipo.Allo stesso modo secondoSantoro «è necessario ridurreil numero delle stazioni appal-tanti e aumentarne la profes-sionalità. Per quanto riguarda i capitalisono due le novità: da un latol'obbligo di richiedere già infase di offerta una «manife-stazione di interesse» da partedegli istituti finanziatori, inquesto modo coinvolti dal-l'inizio nel progetto; dall'altrolato sta per partire la defisca-lizzazione (Ires, Irap e Iva) av-viata dal Cipe sulle grandiopere strategiche (le lineeguida sono operative da set-tembre).Ma il project financing è in

crisi anche in Europa. Se-condo il rapporto del centrostudi europeo Epec nel primosemestre 2013 sono stati con-clusi solo 24 contratti di fi-nanziamento (closing) controi 41 dello stesso periodo del2012. Almeno stavolta l'Italiavanta un primato: con il clo-sing per l'autostrada Brebemi,che da solo vale 2,3 miliardi, èora in seconda posizione (intesta sempre l'Inghilterra).Ma quello di Brebemi è anchel'unico contratto firmato nel2013 nel nostro paese. Esatta-mente come per la Turchia, laPolonia e la Lituania.

sEI gARE sU DIECI FINIsCONO NEl NUllA

Solo uno su quattro cela fa. Iltasso di «mortalità» delleopere pubbliche in finanza diprogetto è arrivato a sfiorareil 6o per cento. In pratica, sudieci gare lanciate nel triennio2010-2012, sono ben seiquelle fallite, andate deserte,revocate o comunque rimastesenza esito. É una fotografiadeludente quella che l'Auto-rità di vigilanza sui contrattipubblici scatta per il Sole 24Ore sulle criticità che depri-mono il settore delle operepubbliche realizzate con capi-tali privati in finanza di pro-getto: sui 522 bandipubblicati in questo periodosolo 219 sono stati aggiudi-cati.E anche se l'elaborazione ri-guarda in realtà solo una fettadelle varie tipologie di gara dipartenariato pubblico e pri-vato (sono escluse ad esempiole concessioni) è comunqueindicativa di un problema cre-scente: da un lato aumenta ladomanda di project financing,per sopperire ai vincoli di fi-nanza pubblica, dall'altro lato,appunto cresce anche la«mortalità» di queste inizia-tive.E infatti l'Authority ha appenaavviato una consultazionepubblica sui nodi della fi-nanza di progetto, con l'obiet-tivo di individuare alcunesoluzioni. «La mancata aggiu-dicazione - si legge nel docu-

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plice dato, geografico e politico,della numerosità degli enti localipresenti in Regione che fa damoltiplicatore del blocco.Uno degli aspetti più singolarinella ripartizione regionale deifondi bloccati è l'insolita vici-nanza tra il Nord e il Sud. É veroinfatti che le otto Regioni delNord da sole hanno accumulatonel forziere 2,415 miliardi (il48% del totale), ma anche il Sud,insieme con le Isole, ha accumu-lato 1,547 miliardi (il 31,2% deltotale), a parziale smentita delluogo comune che vuole gli entilocali meridionali sempre instrutturale deficit finanziario.Resta il fatto che da nord a sudComuni e Province potrebberoriversare subito sul territorioqueste risorse, creando occupa-zione e sviluppo. Innanzituttocontribuendo a saldare la moledi pagamenti arretrati, ma subitodopo anche programmandonuove opere pubbliche. «Non c'èpiù tempo da perdere commentail presidente dell'Ance, PaoloBuzzetti - dobbiamo assoluta-mente allentare i vincoli delPatto interno e istituire una sortadi golden rute, di corsia prefe-renziale per le opere più ur-genti».Manutenzione delle strade, edi-lizia scolastica, lavori antidisse-sto idrogeologico: sono queste leclassiche opere gestite dagli entilocali che potrebbero essere av-viate.Una golden rule per «interventidiretti su edilizia scolastica, con-trasto al dissesto idrogeologico e

manutenzione strade» l'ha chie-sta anche l'Upi, l'Unione delleProvince sempre in sede di audi-zione sulla Legge di stabilità.Si agli operatori che le pubblicheamministrazioni sono delusi daltimido sforzo incluso nella Leggedi stabilità per l'anno prossimo.Con una mano il Governo ha al-lentato le maglie per un miliardo(ma solo per il 2014), con l'altraperò ha irrigidito per il triennio2014-2016 i vincoli per le Re-gioni. «Il risultato è che le duemisure di fatto si annullano»commenta ancora Buzzetti.Non solo: come fanno notare isindaci dell'Anci questa flessibi-lità concessa solo per un anno, difatto, non farà partire nuoveopere. «Per riavviare l'ediliziahanno precisato in commissionei rappresentanti dei Comuni -sono necessarie misure struttu-rali, che consentano di tornare aprogrammare opere pubbliche».Per l'Anci «almeno cinque anni,questo è il periodo medio di pro-gettazione e realizzazione diun'opera pubblica».Intanto i segnali che arrivano aicostruttori in questo periodo nonlasciano spazio a nessuna, ti-mida, ripresa. Sintetizza Buz-zetti: «Non siamo ancora alblocco dei cantieri, ma regi-striamo un pericoloso aumentodei ritardi nei pagamenti, ormaisiamo a una media di sei mesi eoltre». E conclude: «Per il mer-cato immobiliare, dopo piccolisegnali di risveglio, da settimaneè tutto di nuovo fermo, per pauradelle nuove tasse sulla casa».

CINQUE MIlIARDI DI OPERE BlOCCATE

Chiuso a chiave nella cassafortedi Comuni e Province c'è un te-soretto di cinque miliardi, dispo-nibile solo in teoria peraltrettante opere pubbliche.Di fatto quei cinque miliardi (unmiliardo solo in Lombardia) re-stano congelati, bloccati dai vin-coli del Patto di stabilità interno.E consola poco apprendere dalmonitoraggio costante dell'Anceche questa montagna di risorse èandata leggermente diminuendonel corso dell'anno: a luglio, inbase alle prime analisi dei co-struttori, ammontava a 5,3 mi-liardi (si veda Il Sole 24 Oredell'11 luglio). Oggi, a sette mesidi distanza dall'allentamento delPatto di stabilità interno avviatocon il decreto sblocca-debiti,sono 40 i miliardi fermi nellecasse degli enti locali (-7,5%).E sempre l'associazione dei co-struttori che ha aggiornato i dati,servendosi delle certificazionifornite dai segretari generali alleRegioni ai fini del patto regionaleverticale. E ha sollevato il «caso»nell'audizione sulla Legge di sta-bilità tenutasi la scorsa setti-mana al Senato.La Regione più ricca è la Lom-bardia, che da sola ha in cassa il20% del gruzzolo. Un primatonegativo che di fatto si traduce inuna paralisi degli investimenti edelle nuove opere pubbliche.A pesare in questo primo postoc'è, da un lato, il fatto che i Co-muni lombardi si sono dimo-strati virtuosi nell'uso dellerisorse pubbliche e «fedeli» alPatto, ma in parte anche il sem-

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APPAlTI E OPERE PUBBlICHE

disciplinati dal Codice degliappalti pubblici, che nella fi-nalità del legislatore, anchecomunitario, sono portatori dibenefici pro concorrenziali inquanto consentono a un nu-mero più elevato di imprese,soprattutto a quelle piccole emedie, di partecipare allegare. Ma l'Antitrust teme chequesti strumenti vengano uti-lizzati illegittimamente persuggellare alleanze tra im-prese che, invece di compe-tere, si accordano per laspartizione del mercato odella singola commessa. Inaltra parole, si vuole evitareche un'Ati o un accordo di su-bappalto altro non siano chela facciata di un'intesa illecita.In questo contesto la valuta-zione della legittimità dell'Atio del subappalto è particolar-mente complessa. Gli indiziche l'Autorità indica comesintomatici di una possibileviolazione del diritto dellaconcorrenza, come essa stesseammette, potrebbero essereanche letti come comporta-menti genuinamente concor-renziali. La stessa giurisprudenza am-ministrativa ha, ad esempio,ritenuto lecito il raggruppa-mento di imprese già qualifi-catesi in anodo separato.Infine le Ati tra i maggiorioperatori - che l'Autorità vedecon sospetto in quanto possi-bile strumento di una strate-

gia escludente, cioè tesa a im-pedire a imprese minori di ag-giudicarsi l'appalto -potrebbero invece consentiredi offrire alla Pa la migliorecombinazione di prodotti oservizi disponibile.L'intervento dell'Antitrust sigiustifica con l'importanza chehanno gli appalti pubblici perl'economia nazionale, essendoper l'appunto utilizzate risorsepubbliche. Infatti, collusioniillecite tra gli offerenti nonfanno altro che aumentare ilprezzo che l'amministrazionesi ritroverà a pagare per la for-nitura, senza che ciò sia ac-compagnato da unmiglioramento qualitativodell'offerta. Ora l'Antitrust si attende unelevato numero di segnala-zioni: sia dalle stazioni appal-tanti, sia da soggetti terzi, adesempio un'impresa che nonsi è aggiudicata la fornitura. Èammessa anche la segnala-zione anonima. Per questo, l'Autorità ha de-ciso in un primo momento dilimitare i controlli agli appaltiil cui valore superi la soglia co-munitaria e che presentinodeterminati profili di rischio.I fenomeni che dovranno es-sere segnalati non sono, in-fatti, ipotesi remote, ma siverificano frequentemente nelsettore degli appalti pubblici,specialmente quando il mer-cato interessato è caratteriz-

APPAlTI: l’ANTITRUsT sTRINgE sUI CARTEllI

Nel settore degli appalti pub-blici si innalza il livello deicontrolli sui "cartelli". L'Auto-rità garante della concorrenzae del mercato ha recente-mente pubblicato un vademe-cum in cui sono indicatialcuni comportamenti so-spetti, che potrebbero essererivelatori di condotte illecite erestrittive della concorrenza.Per le stazioni appaltanti il va-demecum è uno strumentoper individuare i comporta-menti da segnalare all'Auto-rità, mentre alle impresefornisce chiare indicazioni suicomportamenti da evitare,per non venire sanzionate. Inrealtà, la maggior parte deicomportamenti elencati nelvademecum ha una chiara va-lenza anticoncorrenziale. Ap-pare ovvio che il boicottaggiodella gara, le offerte di co-modo, la rotazione congiuntadelle offerte o la ripartizionedel mercato e le anomaliedelle offerte segnalate dall'Au-torità siano conseguenza diuna strategia comune e se-greta per alterare il regolaresvolgimento della gara e sianola prova dell'esistenza di uncartello tra due o più opera-tori del mercato degli appaltipubblici.Ma altre prassi appaiono aprima vista del tutto lecite.L'Associazione temporanea diimprese (Ati) e il subappalto,ad esempio, sono strumenti

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APPAlTI: l’ANTITRUsT sTRINgE sUI CARTEllI

zato da pochi concorrenti conanaloghe efficienze e dimen-sioni, i prodotti sono omoge-nei, le imprese chepartecipano alle gare sonosempre le stesse, l'appalto èripartito in più lotti dal valoreeconomico simile.L'esame delle segnalazioniSpetterà all'Antitrust esami-nare scrupolosamente le se-gnalazioni che riceverà e checomunque non giustifiche-ranno l'interruzione dellagara né la rinuncia ad asse-gnare l'appalto all'impresa ri-sultata aggiudicataria.E’ prevedibile allora che le im-prese siano destinatarie di ri-chieste di informazioni, sianocioè chiamate a fornire spie-gazioni convincenti delle stra-tegie adottate nelle gare. Sepoi l'Antitrust dovesse accer-tare un'infrazione, nel caso incui l'appalto fosse stato già ag-giudicato la stazione appal-tante potrà chiedere di essererisarcita dei danni subiti dalleimprese che hanno attuatouna condotta anticoncorren-ziale.Il vademecum deve essere ac-colto con favore: già la solapubblicazione ha un forte va-lore di deterrenza nei con-fronti dei partecipanti allegare, che saranno ora co-scienti che comportamentianomali saranno segnalati al-l'Antitrust.

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ITC

FIBRA OTTICA Al 50% DEllE FAMIglIE NEl 2016

C'è un altro aspetto negativo elo si scopre analizzando ipiani in fibra di Telecom Italiae Fastweb (i soli che per orastanno cablando l'Italia). Siacuirà la differenza tra chivive in una grande città e chiè in periferia, per quanto ri-guarda l'accesso a internet.Solo circa il 20 per cento dellepersone, infatti, godrà di unvantaggio inusuale: potrà sce-gliere tra due distinte infra-strutture di rete in fibra,quella di Telecom Italia equella di Fastweb. A quantorisulta, è successo infatti che idue operatori hanno comin-ciato le coperture dalle stessefamiglie, cioè quelle che rite-nevano più remunerative. Ilpiano di copertura di Fastwebarriva al 2014 (20 città) ed èquasi totalmente sovrappostoa quello di Telecom Italia. Nederiva che le speranze italianedi copertura nazionale abanda ultralarga coincide conil piano dell'ex monopolista.Una quota di persone (circa30 per cento, nel 2016) potràquindi scegliere offerte inter-net in fibra solo di operatoriche usano la rete Telecom(proprio come avviene oracon l'Adsl e il telefono su dop-pino di rame). Per il mo-mento, solo Vodafone lautilizza per proprie offerte alpubblico.Ci sono poi gli sfortunati: quel50% di persone che ancora

dal 2017 non saranno rag-giunti da internet super ve-loce. Questa sorte ben prestoavrà lo stesso peso economico(per famiglie e aziende) che haora l'essere esclusi dalla nor-male internet banda larga. Al momento non ci sonobuone speranze di migliorarequesta previsione. Telecominfatti, nel piano industrialetriennale presentato il 7 no-vembre scrive (con un asteri-sco) che la stima del 50% dicopertura al 2016 includeanche il sovvenzionamentopubblico (fondi europei gestitidalle Regioni, tramite il mini-stero dello Sviluppo econo-mico). Possiamo consolarcicon il 4G mobile, che arriveràa coprire quasi tutti; ma civorranno anni ancora perchéabbia una qualità simile allafibra (veloce almeno il doppiodell'Adsl). Non a caso Voda-fone, che è il principale con-corrente di Telecom sul 4G,sta per presentare un piano diinvestimenti che riguardanonon solo la rete mobile maanche la fibra ottica (con cuiprogetta di costruire una pro-pria rete indipendente). L'Ita-lia ha bisogno di entrambe,infatti, e per una volta i dueconcorrenti, Telecom e Voda-fone, la pensano uguale.

Parte la corsa per dare inter-net super veloce almeno a unafamiglia su due. Telecom Italia ha cominciatoinfatti a puntare con forza inquesta direzione, accelerandogli investimenti sulle reti dinuova generazione: in tutto2,7 miliardi di euro dal 2014al 2016, per coprire il 50 percento della popolazione tele-fonica con la fibra ottica (con1,8 miliardi di euro) e l'80 percento con le reti mobili 4G(900 milioni di euro). Incampo ci sono anche Voda-fone e Fastweb. Si è delineatoquindi il futuro dell'internetche avremo nei prossimi anni.È un futuro in chiaroscuro.«Dopo gli ultimi annunci diTelecom, possiamo dire chel'Italia finalmente potrà con-tare su una rete a banda ultralarga di livello sufficiente, al-meno come base di partenzaper future espansioni», diceCristoforo Morandini, di Bet-ween-Osservatorio BandaLarga. «Resteremo ancora indifetto rispetto agli altrigrandi Paesi europei, ma al-meno ridurremo il divario»,aggiunge. Già adesso oltre il50 per cento dei Paesi euro-pei, in media, è coperto da retiin fibra ottica, secondo laCommissione europea; in Ita-lia arriveremo a circa il 15-16per cento entro fine anno,visto che Telecom copre 34città e Fastweb 14.

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ITC

PA: PIù sPAZIO AI PRIVATI PER l’ITC

sulla manutenzione di sistemiinformatici obsoleti e scollegatifra loro e che, in definitiva, nongarantisce benefici di effi-cienza».E tutto questo proprio mentresi p aria di obiettivi dell'Agendadigitale, con un'Agenzia che an-cora attende di avere tutte lecarte in regola per poter esserepienamente operativa e uncommissario per l'attuazionedell'Agenda digitale, FrancescoCaio, che ha identificato trepriorità d'azione (identità digi-tale, anagrafe unica e fattura-zione elettronica) per spingereil Paese e la sua architetturaamministrativa in chiave«2.0».Mancano i fondi: è l'obiezione.La proposta di Parisi parte pro-prio da qui: «Il pubblico e il pri-vato devono operare insieme. Esingolare che, anche per ri-spondere a obiettivi chiestidalla Ue, ci sia tanto da doverfare ma che non si fa». Il mec-canismo del project financing èil perno del ragionamento delnumero uno di Confindustriadigitale. «I fornitori possono fi-nanziare l'investimento ed es-sere ripagati con i risparmiattesi dai business plan», chedovrebbero diventare obbliga-tori da parte degli enti che ne-cessitano di nuove dotazioniIct.Così facendo, il meccanismo sa-rebbe anche a garanzia dellaqualità: «Il fornitore sarà dop-piamente interessato alla riu-

scita del progetto, sia per il ri-spetto del contratto di forniturasia per assicurarsi la redditivitàdell'investimento». È chiaro co-munque che i saldi di finanzapubblica incombono come ba-luardi insormontabili. Qui sta laseconda parte della proposta:«Ci sarebbero tutte le carte inregola - spiega Parisi - per ap-portare un cambiamento essen-ziale». Il riferimento è alla«modifica di natura contabiledelle "Spese per la trasforma-zione della Pa per il raggiungi-mento dei target dell'Agendadigitale". Tali spese andrebberoclassificate come spesa di inve-stimento».Passaggi ineludibili, quindianche perché «il degradaredegli investimenti della Pa in Ictva avanti da anni ed è perico-loso». Da evitare, dunque, comeda scongiurare è il rischio delmantenimento dello statusquo». E l'impegno dei privatipuò rappresentare la chiave divolta. «Il tutto però- concludeParisi - non può prescindere daun quadro di riferimento del-l'informatica pubblica, in mododa dare la possibilità alleaziende Il di organizzarsi, inve-stire in nuovi prodotti, adottaresoluzioni innovative e adattarela loro offerta. In questo quadroanche le piccole e medie im-prese che oggi lavorano con ilsettore pubblico potranno avereun ruolo nella trasformazionedella Pa».

«Multinazionali, ma anche im-portanti realtà italiane, sareb-bero pronte a portare oriportare in Italia i propri centridi ricerca». Stefano Parisi, pre-sidente di Confindustria digi-tale, va dritto al punto perspiegare che nella Pa è come sesi celasse la pietra filosofale ingrado di far fare il salto di qua-lità all'industria dell'Ict. Baste-rebbe iniziare a ragionare «inun'ottica in cui il project finan-cing applicato alle forniture Ictalla pubblica amministrazioneva visto come un'occasione disviluppo irrinunciabile».Tutto sta nel crederci, fa capireil numero uno di ConfindustriaDigitale, che considera la digi-talizzazione dei processi pub-blici come un passaggio chiave,da considerare però nella giustaottica. «La vera spending re-view del sistema pubblico - dice- non si fa con i tagli alle autoblu, ma con la riorganizzazionedel sistema pubblico attraversol'uso delle tecnologie digitali».Parisi in tal senso cita anche irisultati di uno studio del Poli-tecnico di Milano, secondo lecui stime una spinta all'innova-zione digitale potrebbe far ri-sparmiare al bilancio delloStato circa 45 miliardi in ter-mini di spending review. Il pro-blema (e la sua possibilesoluzione) stanno però propriolì, in una spesa che al momento«non è innovativa, caratteriz-zata da una forte frammenta-zione di iniziative, concentrata