Onstage Magazine maggio

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n°30 maggio '10 magazin BLACK EYED PEAS ALICIA KEYS MICHAEL BUBLÉ AC/DC ELISA

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Onstage Magazine n.30 maggio

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n°30 maggio '10

mag az i n

BLACK EYED PEASALICIA KEYSMICHAEL BUBLÉAC/DCELISA

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Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

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MILANO

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La Bodeguita del MedioLa CaffetteriaLa FontanellaLe Coquetel Le scimmieLelephant Magazzini GeneraliMaxi BarMom MorgansPacino CaféPharmacy Store RadetskyReefelRoialto Café Sergent Peppers Skip IntroStardustTrattoria ToscanaTwelveVoloYguana

ROMA

Direttore ResponsabileEmanuele Vescovo

Direttore EditorialeDaniele Salomoned salomone@onstageweb com

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GraficaLuisa Castellariluisa@ineditweb com

Photo editorTommaso Rivatommaso@ineditweb com

Hanno collaborato a questo numero:Blueglue, Damir Ivic, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Emanuele Mancini, Gianni Olfeni, Silvia Pellizzon, Tommaso Perandin, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini, Gianluca Vinci

PubblicitàAreaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320141 Milanotel 02 533558Luca Semineriol seminerio@onstageweb comFrancesco Ferrarif ferrari@onstageweb comEileen Casieri e casieri@onstageweb comMarianna Mainom maino@onstageweb com

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est s n cvia Roma 5/A - 35010 Limena (PD)Tel 049 8849246 info@everestadv it Pubblicità LazioAreaconcerti SrlVia Nizza, 5300198 RomaTel 06 45474811Paola Marullop marullo@onstageweb com

RedazioneFrancesca Vuottof vuotto@onstageweb com

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

DistribuzioneMario Vescovom vescovo@onstageweb com

Webhttp //www onstageweb comhttp //www mylive it

Onstage MagazineRegistrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

Foto copertina AC/DC by Francesco Prandoni

Ospiti

Onstage Magazine on tour - Maggio 2010

di Daniele Salomone

C’è un sottile ma robusto filo che lega tra loro i diversi mondi musicali che affrontiamo questo mese. A proposito, tanti auguri caro Onstage, anche se il compleanno sarà solo a giugno, con questo numero 30 si chiudono i primi 3 anni della tua intensa vita - e chi se lo sarebbe mai im-maginato, visti i tempi che corrono, di passare un simile traguardo in così buona forma? Un filo si diceva. Il successo, suggerite voi: gli artisti di cui parliamo sono tutti (meritatamente) ricchi e famosi, chi più chi meno, e hanno milioni di fan. Certamente, del resto parlarvi dei protagonisti dei grandi eventi musicali è quello che facciamo da sempre su queste pagine. Il punto è: perché. Quale segreto si nasconde dietro il successo di un musicista o di una band? La risposta non è immediata quanto sembri. E’ un fatto che i Black Eyed Peas riescano a scrivere una hit dopo l’altra, brani che fanno muovere le chiappe anche a chi pretende di snobbarli. E’ assoluta l’intensità vocale di Elisa e Alicia Keys, diverse ma comunque meravigliose interpreti e autrici. E’ di una forza straripante il rock seminale degli AC/DC, discendenti diretti della stirpe che in Elvis ha avuto il primogenito. Ma da dove nasce tutto questo? Per quanto giuste e varie possano essere le architetture critiche, c’è una sola parola in grado di spiegarlo veramente: magia. L’istinto, il talento, l’applicazione, la fortuna anche, sono doti certamente importanti, ma piuttosto comuni. C’è qualcosa di più grande, una pietra filosofale che non siamo in gra-do di analizzare e spiegare ma che possiamo solo percepire, qualcosa, appunto, di magico. E’ questo che fa la differenza, la magia che certa musica è in grado di sprigionare e che trascende tutto il resto. Fanno sorridere certi format televisivi – come li chiamano, talent show? – che tentano di trova-re una formula, raccontandoci che star della musica si diventa possedendo un certo fattore o imparando qualche tecnica in più. Lasciamo stare il contributo dei presunti esperti che molto spesso sono più che altro addomesticatori di audience. Presuntuosi, loro, non i ragazzi in gara, che sono piuttosto vittime. Questi modelli ottengono grandi ascolti, creano consenso direbbe qualcuno, fanno tutto insomma tranne che catturare la magia della musica e capire chi è in gra-do di farsene mediatore. Mi dispiace per quei ragazzi, che nonostante brevi momenti di fama – qualcuno sosteneva che 15 minuti di celebrità toccano a tutti no? – difficilmente dureranno. La musica è tutta un’altra storia. Magica, per davvero.

I VJ DI MTVWinty, Alessandro, CadIO e Brenda - i nuovissimi vj di MTV - fanno il loro esordio sul palco dei TRL Awards il prossimo 8 maggio a Genova. Qui si presentano, felici e increduli. Pag 13

LA PINA E DIEGOE’ la coppia più solida della radiofonia italiana. Immaginarli divisi è impossibile, come Costacurta e Baresi, Berlusconi e Bossi, Gianni e Pinotto. A loro la playlist del mese. pag. 65

editoriale/ maggio

BLACK EYED PEASAC/DCELISAALICIA KEYSMICHAEL BUBLÉ

ALICIA KEYS: 2 MAGGIO: ARENA, VERONA ELISA: 5 MAGGIO: PALAOLIMPICO ISOZAKI, TORINO; 7 MAGGIO: PALA FABRIS, PADOVA; 14 MAGGIO: MEDIOLANUM FORUM, MILANO BLACK EYED PEAS: 12 MAGGIO: MEDIOLANUM FORUM, MILANO AC/DC: 19 MAGGIO: MEDIOLANUM FORUM, MILANO MICHAEL BUBLE’: 22 MAGGIO: ARENA, VERONA; 23 MAGGIO: MEDIOLANUM FORUM, MILANO.

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8 iNdiCe/ maggio

rubriche

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52

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ontourIl calendario completo dei concerti di maggio. Dai Kiss (e via di trucco) ai Gotan Project, passando per i Gogol Bordello, ce n’è davvero per tutti i gusti.

rock 'n' fashionI Crookers sono l’altra faccia della medaglia della musica italiana all’estero. I club di mezzo mondo ballano i pezzi del duo milanese. Salta, salta, salta!

what’s newQuando ristampano album come Exile On Main St. l’operazione commerciale è chiara. Ma non c’è solo quello, altrimenti gli Stones avrebbero rifiutato. O no?

live reportCarrellata di fotografie scelte tra quelle scattate ad aprile: Litfiba, Simone Cristicchi, Elisa e Mika. Niente male no?

coming soonArriva l’estate e la musica dal vivo si sposta negli stadi, nelle arene all’aperto, nei parchi, nelle piazze. L’evento clou del mese? I Muse a San Siro, che domande.

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20. ELISA

26. ALICIA KEYS

La ragazza sbarazzina di un tempo si è voluta nella donna (mamma) accorta di oggi. Eppure la spontaneità è proprio la stessa di allora. Parola sua.

La splendida e bravissima Alicia arriva in Italia e non poteva-mo farci scappare l’occasione di fare 4 chiacchiere con lei. Filo diretto con la città degli angeli.

Simone Cristicchi

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Linea77

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FACE 2 FACE

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10 iNdiCe/ maggio

onstageweb

live reportI reportage fotografici di tutti i più importanti concer-ti del mese: Elisa, Alicia Keys, Black Eyed Peas, AC/DC, Michael Bublè e molti altri.

onstage tVAbbiamo video-intervistato i Gotan Project, alfieri dell’electro-tango, e pure i Linea 77 sono finiti davan-ti alle nostre telecamere. Ma non finisce qui.

Contest: vinci elisa e grignani!Onstage, in collaborazione con Fep Group, ti regala i biglietti per i concerti di Elisa e Gianluca Grignani. Scopri come vincerli nella sezione “Contest”.

E poi tutte le news musicali, il calendario completo dei concerti, gli altri contest, gli approfondimenti, le recensioni e i blog. Stay connected!

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32. BLACK EYED PEAS

40. AC/DC

46. MICHAEL BUBLÉ

E’ la band del momento, in ambito pop s’intende. Forse perché ha il giusto feeling? Lo abbiamo chiesto ad Apt, che insieme a Will.I.Am ha fondato il gruppo.

Siccome il rock è una cosa molto seria, per parlare degli AC/DC abbiamo coinvolto due illustri “puristi” del genere. Una round table ad altissimo voltaggio.

Che ci crediate o no, siamo saliti più in alto delle nuvole per sapere cosa il vecchio Frank (come chi?!?!) pensi di Michael. Tutto sommato, è andate bene.

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12 oNtour / maggio

Kiss18/05 Milano

mano definirsi “the hottest band in the world”. Di sicuro, i Kiss sono un patrimonio della mu-

sica mondiale e la band più travestita della storia. Il loro è stato un percorso burrascoso, con abbandoni e ritorni, eppure non si sono

mai effettivamente sciolti (perché il sodali-zio Simmons-Stanley ha resistito nonostante i litigi), arrivando a vendere qualcosa come 110 milioni di dischi. Un buon motivo per suonare rock tutta la notte e festeggiare di giorno, no?

A

Gogol Bordello24/05 Bologna25/05 Milano

rendi musicisti russi, israeliani, scozzesi, americani ed etiopi, un frontman ucraino e ottieni la band

più eterogenea della storia della musica. Ma i Gogol Bordello di Eugene Hütz sono tutt’altro che un collettivo folkloristico: giun-

ti al settimo album in studio (Trans-Conti-nental Hustle, uscito a fine aprile, è prodot-to da Rick Rubin) sono partiti per un tour mondiale. In Italia, oltre alle date di maggio suoneranno anche a luglio: il 14 a Padova e il 17 a Genova.

P

Gotan Project05/05 Roma26/05 Firenze27/05 Milano

a circa 10 anni la missione dei Gotan Project consiste nel fonde-re il tango, tradizionale ballo ar-

gentino la cui storia risale alla seconda metà dell’Ottocento, con le più moderne sonori-tà elettroniche. Il pubblico gradisce, e non

poco, visto che la band francese ha appena pubblicato il quinto album, Tango 3.0, ed è pronta per un lungo tour. Sorpresa: sul pal-co sale una vera e propria band, con tanto di strumenti acustici, elettronici e tradizionali come il bandoneón.

D

Elisa - Genova Francesco Renga - MateraGiovanni Allevi - MilanoMario Biondi - CesenaWhitney Houston - Milano

Elisa - Perugia Gianluca Grignani - Bologna

Gianluca Grignani - TorinoGiovanni Allevi - FirenzeIrene Grandi - GenovaMario Biondi - RomaTrain - Milano

Giovanni Allevi - NapoliGogol Bordello - BolognaIrene Grandi - Roma

Elisa - BolognaGianluca Grignani - GenovaGiovanni Allevi - FirenzeIrene Grandi - PiacenzaKiss - MilanoSkatalites - Bologna

Gogol Bordello - MilanoGotan Project - Roma

Giovanni Allevi - TorinoMario Biondi - Trieste

Black Eyed Peas - Milano Elisa - Modena Gianluca Grignani - NapoliGiovanni Allevi - TorinoMario Biondi - TrentoThe Residents - Pordenone

Francesco Renga - NapoliWhitney Houston - Roma

AC/DC - UdineGianluca Grignani - MilanoSkatalites - Mezzago (MI)

Gotan Project - FirenzeIrene Grandi - Bitritto (BA)

Gossip - BolognaWilco - Ferrara

Elisa - Torino Gianluca Grignani - FirenzeGiovanni Allevi - BolognaMario Biondi - BolognaSimone Cristicchi - Borgo Val di Taro (PR)

Lunedì Martedì Mercoledì

MercoledìLunedì Martedì

Lunedì Martedì Mercoledì

Lunedì Martedì Mercoledì

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31Lunedì

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13os

Gotan Project - MilanoNina Zilli - Terni

Irene Grandi - BolognaLinea 77 - Castelletto Cervo (BI)Motel Connection - PerugiaNina Zilli - Pontedera (PI)

Baustelle - Marina di Camerota (SA) Irene Grandi - PadovaLinea77 - RiminiNiccolò Fabi - BresciaNina Zilli - Verona

Elio e Le Storie Tese - Marina diCamerota (SA)Irene Grandi - TriesteWilco - Roma

Elisa - FirenzeIrene Grandi - TorinoSkatalites - RomaThe Niro - Segrate (MI)

G. Palma & The Bluebeaters - NapoliGianluca Grignani - TarantoIrene Grandi - MilanoNina Zilli - Ortona (CH)

Elisa - MantovaMichael Bublè - Verona Ministri - BresciaMotel Connection - Mortegliano(UD)Niccolò Fabi - Abbadia Fiastra (MC)

Giovanni Allevi - GenovaIrene Grandi - NapoliMichael Bublè - Milano Motel Connection - Montemiletto (AV)Niccolò Fabi - Milano

Elisa - Milano Gianluca Grignani - RomaGiovanni Allevi - Sassuolo (MO)Lost - MilanoMario Biondi - PadovaMark Lanegan - RomaMotel Connection - CremonaNina Zilli - CremonaTre Allegri Ragazzi Morti - Mortegliano (UD)

Gianluca Grignani - BariMark Lanegan - MilanoTre Allegri Ragazzi Morti - Sassari

Giovanni Allevi - Sanremo (IM)Irene Grandi - FirenzeMario Biondi - PadovaMeganoidi - Ardauli (OR)Motel Connection - Trani (BA)Niccolò Fabi - Castrovillari (CS)Nina Zilli - SassariSimone Cristicchi - FirenzeSkatalites - Recanati (MC)Tre Allegri Ragazzi Morti - Rimini

Elisa - AnconaLost - RomaSkatalites - Lignano S.ro (UD)

Francesco Renga - CatanzaroGiovanni Allevi - BolognaMario Biondi - BolognaTre Allegri Ragazzi Morti - Ivrea

Black Rebel Motorcycle Club - RomaGiovanni Allevi - BariMario Biondi - TorinoNina Zilli - Jesolo (VE)Simone Cristicchi - Vimodrone (MI)

Black Rebel Motorcycle Club -BolognaG. Palma & The Bluebeaters - La Caletta (NU)Gianluca Grignani - ParmaGiovanni Allevi - CesenaIrene Grandi - Chiavenna (SO)Linea77 - Gualtieri (RE)Madness - MilanoMario Biondi - TorinoMinistri - TorinoMotel Connection - BiellaSimone Cristicchi - Vimodrone (MI)Port Royal - PerugiaTRL Awards - Genova

Black Rebel Motorcycle Club -MilanoElisa - Padova Francesco Renga - CataniaG. Palma & The Bluebeaters -Taneto (RE)Gianluca Grignani - PescaraMario Biondi - GenovaMinistri - Legnano (MI)Motel Connection - MilanoNina Zilli - Grugliasco (TO)Persiana Jones - Viarolo (PR)Tre Allegri Ragazzi Morti - Genova

Baustelle - Roma G.Palma & The Bluebeaters - BolognaNina Zilli - RomaNina Zilli - Traversetolo (PR)Roy Paci & Aretuska - RomaSimone Cristicchi - RomaVelvet - Pescara

Alicia Keys - Arena di VeronaGianluca Grignani - PadovaNeffa - Monreale (PA)

Sabato Domenica

Giovedì Venerdì Sabato Domenica

Giovedì Venerdì Sabato Domenica

Giovedì Venerdì Sabato Domenica

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VOLTI NUOVI PER MTV

On The Road

uella del vj è una figura che, almeno qui in Italia, si sono inventati quelli di MTV. L’emittente televisiva, a partire dai prossimi TRL Awards (che si svolgeranno a Genova l’8 maggio), cambia completamente “line up”. Pronti per

l’avventura nelle piazze italiane, i nuovi Vj si presentano ai lettori di Onstage Magazine.

I nuovi Vj di MTV. Da sinistra: Winty, Alessandro, CadIO e Brenda.

WINTYTutti mi chiamano Winty, un mix tra Bridget Jones, Ugly Betty, Oprah Winfrey e Mel B (W la cultura pop)! Faccio amicizia con i portinai, i vigili, i nonni degli amici e potrei andare avanti all’infi-nito. Laureata in Scienze della Comunicazione o meglio “scienza delle merendine” (la macchinetta mi deve almeno 5 euro), ho var-cato la soglia di MTV entrando dalla porta di servizio: stage come “assistente casting”. Ora capite com’è stato facile battere la concor-renza!

ALESSANDROTra i mille tentativi, a volte falliti altri più riusciti, di lavorare con valore in quello per cui ho studiato e sudato, mai avrei immaginato di approdare ad MTV grazie al web e ad un video in cui descrivevo i miei "improbabili" coinquilini. Qualcuno dell’emittente lo vede, mi scrive su Facebook e da lì inizia tutto. In una settimana passo dal teatro alla tv, un bel salto, coinvolto in questa nuova avventura di TRL On the road. Metto in moto, si parte!

CADIO“Ciao a tutti sono CadIO, tastiere e sintesi dei dARI, ed ora vi mo-stro qualcosa di bello” Così inizia il mio provino: 6 ore di fila in diretta su MTV dall'MTV Day 2009. Praticamente un kamikaze mediatico: possibilità di sopravvivenza remote, quasi sicuramente nessuna. Forse proprio questo piace, insieme ad una buona dose di logorrea e decolorazione per capelli. Di certo, tanti mesi dopo arri-va una mail: TRL. Più che un selezionato mi sento un miracolato.

BRENDATutto è partito con un insulto. O meglio il mio provino di TRL è co-miciato così. Prendo in mano il microfono, si accende la telecamera e decido di fermare un ragazzo. Lui forse per timidezza o forse no mi ricopre di parolacce. Io divertita e isterica chiedo al cameraman: "La possiamo rifare per sicurezza?” Peggio di così non potrà anda-re. Ora che ci penso potrebbero picchiarmi. Sapete che faccio? Io mi travesto da Arisa così col cavolo che mi riconoscete.

Q

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14 FaCe2FaCe/ CristiCChi di Roberta Maiorano

Disarmante nella sua semplicità e straordinariamente normale, Simone Cri-sticchi si racconta senza mai cedere il passo a considerazioni banali e lo fa con quell’irresistibile accento romano, per cui starei ore ad ascoltarlo. La sua presenza al Festival di Sanremo, come spesso è accaduto, non è certo passa-ta inosservata e adesso è tempo di portare in giro per i teatri di tutta Italia il suo tour, intitolato proprio come il nuovo disco, Grand Hotel Cristicchi.

Benvenuti nel mio albergo

Simone Cristicchi Live

RomaBorgo Val di Taro (PR)Vimodrone (MI)Firenze

01/0505/05

08-09/0515/05

la vera madre della canzone italiana.

Cantando Meno Male sul palco di Sanremo hai denunciato il vero cancro del nostro tem-po: la disinformazione. L’ironia tagliente di quel brano richiama alla mente la Nuntereg-gaepiù di Rino Gaetano: ma la gente ha davvero compreso il senso della canzone? Sono stato chiaro e diretto, penso che gli italiani ne abbiano colto il significato. Quello che volevo evitare era di rendermi antipatico, di salire in cattedra e sparare a zero su chiun-que. Mi sono preso anche un po’ in giro: in fondo ho espresso solo il mio punto di vista.

Il Festival di Sanremo rappresenta ancora una buona occasione promozionale per un musicista?

L’opportunità che dà un’apparizione al Festi-val è preziosa, inutile negarlo. Sicuramente è una vetrina importante e meno effimera di quella offerta dai talent-show. Per quanto mi riguarda, durante e dopo Sanremo ho lavo-rato tanto, promuovere i miei lavori è stato molto più facile e dopo la vittoria del 2007 la mia popolarità è notevolmente cresciuta. C’è un pezzo tragicomico del mio nuovo album,

intitolato Meteore che è dedicato a tutti quei ragazzi che, dopo essersi immersi nelle luci abbaglianti di un talent, tornano drammaticamente nel buio dell’anonimato. Non è una critica, ma solo una dedica a quelli che considero vittime consapevoli o inconsapevoli di un sistema (quello televisivo) che rischia di strangolare sogni e talenti.

Sai bene che la discografia da anni è malata e non sembrano esserci medici né medicine capaci di curare tracolli di vendite e confusione.L’unica cosa che resta da fare è tornare a dare valore all’oggetto musicale da mettere in commercio, arricchirlo e corredarlo in modo multimediale, magari anche con un libro che accompagni il disco.

La paternità ti ha reso più saggio, nonostante l’ormai celebre testa piena di riccioli e lo sguardo da funambolo ti facciano apparire come uomo tutto genio e sregolatezza.L’arrivo di mio figlio è stato uno spartiacque nella mia vita. Ho smesso di essere io al cen-tro di tutto e l’idea che ci sia qualcuno che dipenda in tutto da me non solo mi arricchisce, ma mi responsabilizza. E’ finito il tempo in cui pensavo solo al successo, adesso so che il mio lavoro sarà utile a far crescere sereno Tommaso. L’etichetta dell’artista trasgressivo non mi appartiene: il mondo in cui i nostri figli cresceranno è pieno di angoli bui; io vorrei, attraverso la mia musica, fargli vedere le cose da una prospettiva più sana e con colori più vivi, farlo sorridere con animo fresco.

l tuo nuovo spettacolo non è un semplice concerto, ma qualcosa di unico, a metà strada tra cabaret e teatro-canzone. Per rendere ancor più particolare il tutto hai voluto sul palco gli GNU Quartet, straordinario quartetto d’archi, e il pianista Michele Ranieri. Come si sono incrociate le vostre strade?

Ho incontrato gli GNU quattro anni fa. Mi hanno portato un loro cd alla fine di un con-certo. Quando l’ho ascoltato mi sono reso conto subito della ricchezza e della perfezione delle loro composizioni, soprattutto della genialità del violoncellista Stefano Cabrera. Li ho richiamati per affidare loro l’arrangiamento di alcuni miei brani; in principio do-vevano essere due o tre e invece mi hanno curato otto pezzi. Il mio entusiasmo è stato grande.

Con queste premesse, lo spettacolo si pre-senta sfaccettato e ricco di sorprese. Sul palco c’è un grande affiatamento tra noi, la certezza tecnica che offrono i musicisti che mi affiancano è straordinaria. Loro si diver-tono a interagire con me, a interpretare i bra-ni vestendo i panni di attori. C’è spazio per l’improvvisazione, spesso andiamo avanti senza seguire una scaletta, un po’ come un musical. Quello che rende unico questo show è l’alternanza di emozioni: si passa dalle risate alle riflessioni e alla commozione.

Il nuovo album, costruito come un labirinto di musica e testi, sembra quello della ma-turità. Le canzoni diventano quasi “stanze musicali”, arredate sempre in stili diversi. Ma com’è nato questo Grand Hotel Cristicchi a tre anni di distanza dal grande successo di Dall’altra parte del cancello? E’un disco nato tra una tappa e l’altra dei miei tour, periodo lungo in cui non mi sono fermato un attimo, tranne che per la nascita di mio figlio Tommaso. Spunti, idee e pen-sieri si sono materializzati mentre ero chiuso nelle camere d’albergo: ogni storia che ho raccontato è come una stanza di quegli alberghi, ognuna con arredamenti diversi. Non ce n’è una in particolare in cui mi senta a mio agio anche perché, nonostante tutto, non amo raccontare la mia intimità. Ho molto pudore e preferisco parlare di me con l’autoironia.

Di te colpisce l’originalità: pur seguendo la scia del classico cantautorato italiano, è diffi-cile paragonarti a qualche grande del passato.Da sempre mi ispiro a uomini come Giorgio Gaber o Fabrizio De Andrè, passando per il mai dimenticato Rino Gaetano. Una scoperta straordinaria è stata per me anche la musica popolare (memorabile la sua collaborazione con i minatori di Santa Fiora, nda),

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“Spunti, idee e pensieri si sono materializzati mentre ero chiuso nelle camere d’albergo: ogni storia che ho raccontato è come una stanza di quegli alber-ghi, ognuna con arredamenti diversi

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16 di Daniele SalomoneFaCe2FaCe/ liNea77

Essere i Linea 77 è meno facile di quanto sembri. In un posto come l’Italia è complicato togliersi di dosso etichette che ti hanno affibbiato da anni, specialmente quando fai un genere distante anni luce dalla tradizione musicale del paese. E allora devi esse-re pronto a tutto, anche a gestire situazioni complicate, a livello umano come artistico. Ma se hai le palle, e i cinque torinesi le hanno eccome, ne vieni fuori più forte di prima.

Vodka & pannolini

iniziatori di un bel niente. All’inizio sentivamo frasi come “finalmente il primo gruppo cross over italiano”, ma c’erano anche altre band, non so perché non abbiano avuto for-tuna. Noi siamo arrivati al posto giusto al momento giusto. E’ stata anche una questione di culo…Tozzo: Se abbiamo un merito, è quello di essere riusciti a rimanere al passo con i tempi, anche perché il nostro stesso gusto è cambiato con gli anni.Dade: Una delle recensioni migliori che abbiamo avuto per 10 sostiene che i Linea 77 sono riusciti ad uscire fuori dall’etichetta di gruppo “nu-metal” per diventare semplicemente una band. Chi l’ha scritta ha capito tutto.

In questo processo evolutivo, che effetto vi fa ascoltare i vecchi lavori?Nitto: I fan sostengono sempre che il primo disco è il migliore. Mi è capitato di risentirlo e ha dei suoni che fanno schifo, anche se per certi versi è geniale. Horror Vacui è stato il primo album ad avvicinarsi veramente a quello che noi abbiamo in testa.

Tozzo: Personalmente, credo che rifarei tutto quello che ho fatto finora.Dade: Alcune cose del nostro passato fanno te-nerezza, non tanto la musica quanto i video. Ma siamo molto affezionati alla nostra storia, non rinneghiamo nulla, neanche le cose più imbarazzanti.

Come riuscite a rendere omogenea la vostra proposta musicale dal vivo?Nitto: Il concerto è una dimensione in cui puoi permetterti tutto, momenti di adrenalina pura e altri d’intimità. E’ bello e giusto che i concerti non abbiano sempre la stessa ten-sione.Chinaski: In questo momento, con il nuovo album che deve ancora essere digerito, c’è una strana dinamica durante i live: quando suoniamo pezzi vecchi la gente balla, poga, quasi non ci guarda; quando invece proponiamo le nuove canzoni, il pubblico ci osserva. Non significa affatto che non gradisca, ma comunque è un atteggiamento che ci spiazza, no-nostante nessuno di noi voglia che il pogo sia l’unica esperienza in un live dei Linea 77. Però pensi: “Ma non è che non gli sta piacendo?”. In quel caso o sopperisci con la vodka oppure tieni a bada le emozioni.

Ho la netta sensazione che la vostra musica si possa evolvere ancora molto. Dade: Tutto quello che vogliamo è suonare ed è ovvio che più vai avanti e più vuoi cambiare. Anche perchè la vita procede, tra un po’ magari in tour avremo problemi di pannolini (risata generale, nda). 10 è rivolto a persone un po’ più adulte, che vogliono ascoltare musica senza per forza doversi sfogare e per il futuro è possibile addirittura che si faccia qualcosa di acustico. Ci vuole tempo, perché sarebbe un pugno in faccia, improvvisamente, un disco interamente acustico dei Linea. Ma ci stiamo lavorando.

arliamo di 10. Per la prima volta il titolo di un vostro disco è autorefe-renziale. Dade: Abbiamo pensato ai nostri 10 anni di carriera ma soprattutto ai 10 pezzi che abbiamo incluso nella tracklist. A dispetto di quanto fatto in passato, non c’è un filo conduttore tra le canzoni, sono 10 mondi diversi.

Forse perché per la prima volta abbiamo scritto più per noi stessi che per la condivisione con il pubblico. I testi sono più intimi, più profondi, trattano argomenti che non aveva-mo mai affrontato, come l’amore.

C’è stato un approccio diverso anche a livello di produzione?Nitto: Il produttore artistico è sempre Toby Wright, ma volevamo mostrare qualcosa di diverso di noi stessi. Horror Vacui ad esempio cercava di catturare l’adrenalina che siamo in grado di sprigionare dal vivo. Stavolta volevamo invece tirare fuori la parte più intima dei Linea 77, che si conosce meno.

Registrare in California ha inciso in questo processo?Dade: Più che andare in California, è stato importante lasciare la nostra città, staccarsi dalla vita di sempre, la fidanzata, la casa, le solite cose. Torino è fondamentale quando dobbiamo scrivere, ma per registrare prefe-riamo allontanarci da tutto quello che vivia-mo quotidianamente.

A proposito di studio, quali sono le dinamiche tra di voi?Tozzo: I Linea 77 sono una democrazia, le decisioni vengono prese “a colpi di maggio-ranza”. Vale per tutto, da quando scriviamo le bozze delle canzoni fino alla scelta dei testi. Cerchiamo di recepire quello che gli altri hanno bisogno di trasmettere in una canzone affinchè ci sia una parte di ognuno di noi in tutto quello che facciamo. Dade: E’ un equilibrio instabile. E’ sempre tutto in bilico, ma sappiamo come gestire la cosa. Probabilmente se solo uno di noi venisse sostituito, crollerebbe tutto il castello.

E’ mai capitato che questo meccanismo perfetto andasse realmente in crisi?Chinaski: Vicini alla rottura non siamo mai stati, però dissapori e litigi sono all’ordine del giorno. Probabilmente se andasse tutto bene faremmo reggae!Emo: Diciamo che è un sistema totalmente imperfetto, che ogni tanto trova momenti di equilibrio e perfezione che si traducono in musica. Per il resto la situazione è perenne-mente instabile.

Per primi avete reso credibile un certo tipo di rock in Italia, è un grande merito. Dade: Siamo orgogliosi dei riconoscimenti avuti da questo paese, ma non ci sentiamo

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“ Tutto quello che vogliamo fare è suonare ed è ovvio che più vai avanti e più vuoi cambiare. Anche perchè la vita procede, tra un pò magari in tour avre-mo problemi di pannolini Dade

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Linea77 Live

Gualtieri (RE) Castelletto di Cervo (BI)Rimini

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liVestyle

E lisa non si ferma un momento. Neanche un anno fa saliva sul palco di San Siro unendo la sua voce a quella delle più grandi star femmi-nili della musica italiana per raccogliere fondi in favore dei terremo-tati d’Abruzzo. Nulla di strano, se non fosse che quel giorno aveva un pancione da sesto mese di gravidanza. Il tempo di dare alla luce

Emma Cecile a ottobre e già a novembre era pronto il primo singolo del nuovo al-bum; adesso, tra un pannolino e una poppata, è pronta a rimettersi a girare l'Italia con l’Heart A Live Tour. “Per me e Andrea sarà il momento in cui potremo davvero ri-posarci” dice lei divertita. “Per preparare questo show abbiamo lavorato tantissimo e intanto c’era la bimba da seguire. Ecco perchè vediamo il tour come una vacanza”. Una preparazione dura per uno spettacolo che è più di un semplice concerto. La regia curata da Luca Tommassini è garanzia di un impianto visivo di un certo im-patto. “Avevamo iniziato a proporre uno show un po’ più complicato nel 2008 con il Mechanical Dream Tour” spiega Elisa. “Mi piaceva l’idea di proseguire con un proget-to un minimo contaminato. Sempre di un concerto si tratta, ma vogliamo che abbia una parte visiva forte”. La scenografia fa da cornice ad una scaletta concentrata sui brani del nuovo lavoro, anche se non man-cheranno i pezzi del repertorio che il pubblico più ama. In ogni caso, non sarà un greatest hits dal vivo. “Questo è il tour di Heart e quindi lo show è fortemente im-perniato sull’ultimo album, che ispira sia l’immaginario visivo che la scaletta. Lo suoniamo quasi per intero, anche se ovviamente non mancano alcune hit del pas-sato: escluderle sarebbe stato brutto, se non altro per la gente, che se le aspetta”. Luce, Sleeping In Your Hands, Dancing... Ci sono canzoni che Elisa non può permet-tersi di tralasciare. Al punto che per poter inserire più successi possibile ha pensato di affidarsi a un medley con lei da sola al pianoforte. In ogni caso lo show non può scendere sotto le due ore e un quarto, si rischia la protesta per questa o quella can-zone non eseguita. Una sorta di “condanna” che però lei accetta con il sorriso sulle labbra. “Alla fine le canzoni a cui tenevo di più a livello emotivo sono sempre diven-tate singoli” dice, “e hanno ottenuto successo. E’ una fortuna perché magari in certi album c’è un brano a cui sei meno attaccata e se poi la gente se ne innamora tu sei

'obbligata' a cantarla”.Certo qualche sacrificio è necessario (“per questo tour abbiamo deciso di dare un giro di riposo ad Almeno tu nell’universo”) ma le soluzioni sono dietro l’angolo... (“se comun-que la gente ce la chiede, magari improvvisiamo una versione chitarra e voce”).

Almeno tu nell’universo è uno dei pochi brani cantanti in italiano da Elisa nel corso della sua carriera. Pochi almeno in rapporto a quelli scritti in inglese. Con la lingua di Albione ha debuttato nel 1998 (Pipes And Flowers) e fino al 2001, quando ha portato Luce a Sanremo, della madrelingua non ne ha voluto sapere. Da allora qualche canzone qua e là in italiano affiora, ma l’inglese predomi-na ancora, come dimostra Heart, in cui, su dieci brani, solo i due

singoli Ti vorrei solleva-re e Anche se non trovi le parole sono in italiano. “Più passa il tempo e più mi dico che que-sta dicotomia non è importante” afferma. “Dipende da come na-sce la canzone, se mi

piace e mi convince. Non credo granchè nel fatto che debba essere tutto in un modo o nell’altro. Di sicuro rifiuto una scelta commer-ciale, di mercato: ho accettato di cantare in italiano ogni volta che sentivo il brano anche a livello emotivo, altrimenti lasciavo stare”. Inizialmente il progetto di Heart prevedeva un album interamente nella nostra lingua ma poi, in corso d’opera, Elisa ha dovuto get-tare la spugna e rifugiarsi nel suo amato inglese. “Ci ho provato” ammette, “ma non sono riuscita ad assemblarlo, a scrivere tutti i testi. C’erano tutte le versioni in inglese ma le trascrizioni in italia-no non mi convincevano mai fino in fondo”.

La scrittura in lingua inglese se non altro può essere un otti-mo apripista verso il palcoscenico internazionale. Nel 2008 è stato pubblicato Dancing, primo disco destinato al mercato statuniten-

A dar retta solo al cuore si rischia di perdere qual-cosina in concretezza, ma eccessivi ragionamenti possono imbrigliare le emozioni. Ci vuole il giusto equilibrio. Come quello che Elisa ha trovato in que-sta nuova fase della sua carriera e della sua stessa vita. Del resto, un figlio ti cambia, dentro prima di tutto. Mancavano poche settimane all’avvio del tour quando abbiamo chiacchierato con la neo-mamma più rock d’Italia.

> di Massimo Longoni / foto: Veronique Vial

Elisa

CUORE VS RAGIONE

“ Ho provato a comporre l’album in italia-no, ma non sono riuscita ad assemblarlo,

a scrivere tutti i testi. Avevo le versioni in ingle-se ma le trascrizioni in italiano non mi convincevano mai fino in fondo

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Elisa Live

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se, cui è seguita la tournée d’esordio negli Usa. “Un tour piccolo ma che ha dato grandi soddisfazioni per le ottime critiche ricevute, sia da parte dei media che del pubblico” sottolinea lei felice. “Lo sbocco internazionale è sempre stato un mio grande sogno ma mi piacerebbe continuare in maniera molto serena, senza troppi pensieri riguardo alla promozione o a tutte quelle cose che rientrano nelle dinami-che discografiche. Voglio piuttosto ragionare su come mi piacerebbe presentarmi dal punto di vista artistico. Quindi continuo a lavorare sulle mie cose e punto mol-to sul digitale. Mi darò molto da fare sul web, voglio avere una presenza digitale importante”.

Di strada, dagli inizi di Pipes And Flowers Elisa ne ha fatta tanta, come artista e come donna. Difficile ritrovare la ragazzina alternativa e naif, quella che si faceva prendere in giro da Red Ronnie per i ciabattoni rossi di gomma (indossati in una della sue prime ospitate televisive, a Help), nella donna matura e sensuale che non teme di sfoggiare tacchi alti e vestiti alla moda negli scatti promozionali di Heart. “Di quella ragazzina in realtà è rimasto lo spirito” spiega. “Mi sento sempre abba-stanza uguale ma se poi mi volto indietro e vedo cos’ero… c’è un abisso. Il cambia-mento è avvenuto soprattutto negli ultimi tempi. A un certo punto ho deciso che dovevo curare un po' di più il mio stile. Da una parte ero dubbiosa perché temevo potesse risultare una cosa un po’ finta, quasi che con tutti questi vestiti super alla moda potessi non sembrare più io; dall’altra ero anche stufa di non mettere mai un po’ di femminilità nel mio modo di propormi. L’ho fatto quando mi sono sentita pronta”.

Non che per lei i tacchi fossero un’esperienza del tutto inedita, ma in passato era stata un’avventura. “A Sanremo avevo rischiato la morte” ricorda”. “Potevo dav-

Discographistory Tra il 1997 e il 2009, Elisa ha pubblicato sei album di inedi-ti. A questi vanno aggiunte alcune raccolte per il mercato ita-liano e internazionale, come Elisa (2002, uscito in Europa), Soundtrack (2006, Italia) e Dancing (2008, Usa). Ecco un “bignami” della storia discografica della cantante friulana.

1997 - Pipes & Flowers Compiuti i 18 anni, Elisa vola in California (a San Fran-cisco) dal produttore Corrado Rustici per mettere a punto il suo primo album, scritto interamente in ingle-se. I singoli Sleeping In Your Hand e Labyrinth le regala-no grande popolarità in patria, proiettandola verso una carriera di successo.

2000 - Asile's WorldComplice la presenza di Howie B (guru dell’elettroni-ca), Asile's World segna una svolta verso suoni sintetici e sperimentazioni sonore. Lo stesso anno Elisa parteci-pa a Sanremo con Luce, suo primo brano in italiano. Il pezzo stravince il festival e viene incluso in una nuova versione dell’album.

2001 - Then Comes the Sun Torna Corrado Rustici in cabina di regia e così dopo la “sbornia elettronica” Elisa recupera (in parte) le sono-rità del primo album, senza tuttavia rinnegare quanto fatto con Asile's World. Il successo di Heaven Out Of Hell aiuta Then Comes The Sun a diventare triplo disco di platino.

2003 - LotusElisa ama reinventarsi e non perde occasione per dimo-strarlo. Lotus è un disco interamente acustico che con-tiene brani inediti (tra cui Broken) ma anche cover (come Allelujah di Leonard Cohen) e reinterpretazioni di brani già incisi (vedi Labyrinth). Al disco segue il primo tour teatrale.

2004 - Pearl DaysAnticipato dal singolo Together, il disco segna un ritor-no al rock energico degli esordi. Il produttore è Glenn Ballard (già con Alanis Morisette), che regala a Pearl Days un sound internazionale. Esce una seconda ver-sione, contenente Una poesia anche per te, secondo pezzo in italiano di Elisa.

2009 - Heart Si arriva alla storia recente di Elisa, che il 13 novembre 2009 pubblica il suo sesto disco di inediti, anticipato dalla hit Ti vorrei sollevare, cantanta in duetto con Giu-liano Sangiorgi dei Negramaro. Nel frattempo Elisa è diventata mamma e ha decisamente cambiato look. z

““ Lo sbocco internazionale è sempre stato un mio grande sogno ma non voglio pensieri

riguardo alla promozione. Voglio piuttosto ragiona-re su come mi piacerebbe presentarmi dal punto di vista artistico

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Nonostante per i lavori in studio abbia collaborato con grandi musicisti internazionali, quando sale sul palco Elisa non rinuncia mai alla sua band, che l’accompagna fedele ormai da dieci anni. Alla chitarra c'è Andrea Rigonat, che di Elisa è anche compagno nella vita e spesso co-produttore dei lavori. Il basso pulsa invece da sempre nelle mani di Max Gelsi. La sezione ritmica è completata da Andrea Fontana, anche lui con Elisa sin dagli esordi. Alle dita di Gianluca Ballarin sono invece affidate le tastiere. "Andare in giro con loro mi ha dato una grande sicurezza” dice Elisa, “anche perché in parte ho potuto realizzare il sogno di fare un percorso con una mia band: con loro c’è il feeling di un vero gruppo. Lo siamo sempre stati, sin dall’inizio. Oggi sono tutti musicisti maturi che collaborano anche con altri artisti e posso dire che, anche se non fossero miei amici, li sceglierei comunque: c’è totale affinità e abbiamo un nostro linguaggio musicale".

Ma nel gruppo ci sono anche volti nuovi, come quelli di Giacomo Castellano, alla chitarra, e Simone Bertolotti al pianoforte. La band sul palco, esclusi i ballerini-acrobati impegnati nelle coreografie, è poi completato da Nicole Pellicani e Silvia Smaniotto che si occupano dei cori. M.L.

La banda di Elisa

vero finire a pelle d’orso ai piedi della Carrà. E dire che in albergo avevo fatto le prove, su e giù per le scale, ma quel tacco a spillo era davvero pazzesco”. Adesso invece non è nem-meno più un abito di scena: l’Elisa matura e femminile la si può vedere anche in giro per la strada. “A 18 anni qualche volta mi facevo la permanente, mettevo le zeppe. Ma una volta diventata un personaggio pubblico non avevo mai osato. Certo che è stata un'evoluzione davvero complessa: dalle All Star al tacco 12!”.

L’ultimo anno, sotto il profilo personale, per la cantante di Monfalcone è stato importan-tissimo. Prima l’amore venuto allo scoperto con il chitarrista della band, Andrea Rigonat, e poi la bambina, che le ha stravolto prospettive e priorità. “Prima di tutto c’è lei e deve stare bene. Solo quando vedo che Emma Cecile è contenta e felice inizia la mia vita ed entro nel mio spazio di musicista. In tour verrà con noi perché l’allatto. Mangia ogni tre ore quindi anche prima dei concerti. Le farò fare l’ultima poppata e poi via, sul palco. Si è fatta un San Siro dentro il pancione e adesso in tour a neanche sei mesi di vita. Una bambina decisamen-te rock. Sono i tempi moderni”.

Elisa non si ferma mai, si diceva all’inizio. E infatti, nonostante un tour appena avviato che toccherà i più importanti palazzetti italiani, già guarda avanti. “Sto seriamente pensan-do di fare una seconda parte di Heart totalmente teatrale. Mi piacerebbe prendere i teatri per due sere e fare altrettanti spettacoli: la prima sera Heart e la seconda Blue, il disco Joni Mitchell (del 1971, nda). È uno dei miei album preferiti. Vorrei fare un live acustico però articolato, con un sacco di voci femminili, tipo otto o nove, e interpretare allo stesso modo anche i brani scelti per la scaletta dell’Heart A Live Tour”. Non è ancora un progetto defini-tivo ma nemmeno un semplice pensiero che frulla per la testa. “È un’idea in fase avanzata. Ci terrei molto. Tra l’altro per Natale ho duettato con una cantante americana che è un po’ la regina di YouTube, Terra Naomi, proprio su un pezzo di Joni Mitchell, River. Le ho già parlato e lei è entusiasta, mi ha promesso che ci sarà”.

La riproposizione dal vivo di un intero album di un'altra artista è dunque alle porte, ma

Elisa sembra invece più restia su quello che negli ultimi mesi è diventato un must per molti musicisti, italiani e non: un inte-ro cd di cover. “L’idea in realtà mi stuzzica molto, ma adesso non mi sembra davvero il momento" afferma. "Questo genere di progetto è davvero inflazionato e ho paura che proponen-dolo adesso potrebbe sembrare la solita minestra. Quindi devo aspettare che passi un po’ di moda". Nessun problema. Tanto di carne al fuoco ce n'è a sufficienza per poter rimandare: Eli-sa infatti sogna anche un album con l'orchestra e pensa già a scrivere i testi per un futuro lavoro di inediti. "Per fare tutto quello che ho in mente” conclude “è necessario stare in salute e concentrarsi. E avere un'ottima tata".

““ Ho deciso di curare il mio stile. Ero dubbiosa, temevo potesse risultare una cosa un po’ fin-

ta, ma ero anche stufa di non mettere mai un po’ di femminilità nel mio modo di propormi

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Udine19/05

AC/DC Live

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liVestyle> di Gianni Olfeni

E

Sono 35 anni che gli AC/DC insegnano al mondo cosa si-gnifichi esattamente l’espressione “rock and roll”. Hanno raccolto il testimone da illustri predecessori a metà degli anni '70 e non si sono più fermati. Ancora oggi l’energia del-la band australiana è in grado di trasformare un concerto in un’esperienza elettrizzante, sconvolgente. Per prepararci bene al concerto di Udine, abbiamo ripassato la lezione con l’aiuto di qualcuno che l’ha imparata a memoria.

ENERGIARINNOVABILE

DS: Sarà per questo che continuano ad attirare milioni di ragazzini. Mio fratello ha 18 anni e va fuori di testa per gli AC/DC. Saremo alla quinta-sesta generazione di fan, forse di più.MDR: E’ sempre merito dell’energia che trasmettono. E’ davvero bello andare ai loro concerti e vedere che il pubbli-co varia dai ragazzi di 14 anni a uomini di 60. PS: Quando ho visto tutti quei giovani al concerto di Mi-

lano ho pensato che, ogni tanto, anche in Italia le cose girano per il verso giusto!DS: Tra le tante unicità degli AC/DC c’è anche quella relativa al cambio di cantante. Sembra che nessuno sia mai stato vera-mente disturbato dall’ar-rivo di Brian Johnson. In

effetti non è così diverso da Bon Scott.PS: Mica tanto. Secondo me potevano scegliere qualcuno di meglio. Bon era un vero “bastardo”, un urlatore blues, uno dei più grandi.MDR: Concordo. Ricordati che stai parlando con dei pu-risti…DS: Be’, a prescindere da chi è meglio, ci sono band che hanno pagato a caro prezzo l’avvicendamento del cantan-te, per gli AC/DC non è cambiato molto.PS: Brian Johnson ha avuto un grande culo: subito dopo la morte di Bon Scott, gli AC/DC sono usciti con un album spettacolare, Back In Black, un capolavoro. Se avessero sba-gliato quel disco probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. MDR: Pino ha ragione. Perché, comunque, se è vero che l’importanza di Angus Young nella band ha tolto un po’ di responsabilità a Brian, è altrettanto vero che il cantante è

ra chiaro a tutti fin dall’inizio. Altrimenti Malcom e Angus non avrebbero raccolto il consiglio della sorella Margaret, che aveva proposto loro di chia-mare la nuova band “AC/DC”, abbreviazione di “alternating current/direct current”. Già nel 1973, anno di formazione della storica rock band australiana, l’energia era il marchio di fabbrica degli scatenati fratelli Young. Più di 35

anni dopo quella forza propulsiva non si è ancora esaurita. Anzi, sembra autoalimentarsi, rin-novandosi senza aiuto esterno alcuno. Gli AC/DC continuano ad essere la più energica rock band del pianeta. Il punto è: ma dove trovano tutta questa forza? Per provare a comprende-re la formula segreta, o per lo meno per indagarne l’essenza, abbiamo organizzato una round table altret-tanto esplosiva. Seduti al tavolo, due puristi del rock come Pino Scotto, vulcanico come sempre, e il più ri-flessivo Max De Riu (storica voce di Rock Fm, oggi direttore artistico di Rock’N’Roll Radio). Con loro, il nostro direttore, che purista del rock non è, ma di AC/DC conosce vita, morte e miracoli. Tra una birra di Max, un whisky di Pino e l’acqua di Daniele (naturalmente deriso per questa scelta, disonore della redazione!), ecco il resoconto della chiacchierata ad alto voltaggio.

Pino Scotto: Se penso agli AC/DC mi vengono subito in mente i primi album e la voce di Bon Scott. Mi ricordo che allora pensavo che quello era il rock and roll che andava avanti negli anni. C’è stato Elvis, i Beatles, gli Stones, Jimi Hendrix e poi sono arrivati loro. La cosa pazzesca è che sono passati 35 anni e avverto sempre la stessa sensazione. Al concerto di Milano, l’anno scorso, ho goduto come un pazzo. Di solito, dopo 15 minuti di live vado al bar a bere perché mi rompo le palle, ma in quell’occasione sono stato tutta la serata a cantare, non ho perso una nota.Max De Riu: Gli AC/DC sono sinonimo di energia e lo rimarranno in eterno, sono l’incar-nazione del rock and roll senza fronzoli, l’impatto è diretto, c’è poco arrangiamento intorno. Tutto molto essenziale.Daniele Salomone: La controprova di questa attitudine è il suono: in tutti questi anni è rima-sto abbastanza simile, ma che importa?MDR: Questo fa parte della loro unicità. Nonostante siano sempre rimasti “cloni” di se stessi, non hanno mai perso un briciolo di potenza sonora.

“ Hanno fatto milioni di concerti e girato il mondo ventimila volte. Dopo 35 anni on the road, chiunque si romperebbe le palle. Invece questi vanno sul palco e ancora spaccano tutto Pino Scotto

AC/DC

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sempre il biglietto da visita di una band. Back In Black ha aiutato l’inserimento di Brian.DS: Mi ha colpito la convinzione con cui tutta la band ha sottolineato, nelle interviste rila-sciate in quest’ultimo periodo, che quello attualmente in corso non è un tour “celebrativo”, ma semplicemente un tour degli AC/DC. Non vogliono sentirsi vecchi, insomma.PS: Ragazzi, qui stiamo parlando di band che ha fatto milioni di concerti e ha girato il mondo ventimila volte. Dopo 35 anni on the road, chiunque potrebbe correre il rischio di rompersi le palle. Invece questi vanno sul palco e ancora spaccano tutto. DS: Sembrano divertirsi come matti.MDR: La cosa incredibile è che in tutto questo tempo non si sono mai risparmiati, anche adesso che qualche annetto ce l’hanno. I loro tour sono massacranti, con dei ritmi incre-dibili, eppure è davvero difficile sentire qualcuno che ha visto un concerto degli AC/DC dire “questa sera non erano in forma” o cose del genere. Vanno sul palco e si compattano in modo tale da non accorgersi della fatica. Angus, poi, sembra un alieno!DS: Pensa che lui stesso ha testualmente dichiarato: “Non so dove sia il mio fottuto cer-vello durante un concerto. Salgo sul palco e un attimo dopo lo spettacolo è finito e sono già nel backstage”.PS: Perché quando suona gode come un pazzo.DS: E’ come fare sesso allora, perdi il controllo e non ti accorgi più di niente.MDR: Non credo siano tantissimi i gruppi che si possono permettere certe cose. Prendi anche le band che si sono riunite. Nessuno riesce ad avere l’onestà artistica degli AC/DC, che ogni volta riescono a dare tutto quello che hanno al pubblico. PS: E qui ritorniamo al discorso dei ragazzini. E’ per questo che vanno fuori di testa per gli AC/DC!DS: Non essendo un purista dell’hard rock, mi sono sempre chiesto come mai gli AC/DC riescano ad avere un pubblico ampio, trasversale, mentre il resto delle band di questa scena ha un seguito diciamo di nicchia, per quanto grande questa possa essere. MDR: Credo dipenda dal fatto che nella musica degli australiani ci sia molto blues. E’ un’anomalia nel mondo dell’hard rock. E’ un approccio particolare, e credo sia questo che gli permette di arrivare ad un pubblico ampissimo. DS: E poi non si “ghettizzano” a livello di immagine. Penso ai travestimenti di certe band, loro niente.MDR: Se escludiamo la divisa da scolaretto di Angus, non c’è mai stata una questione d’immagine legata agli AC/DC. Sono la loro musica e basta. Altre band hanno studiato un certo tipo di mondo, di coreografie. Penso agli Iron Maiden: hanno un’iconografia precisa, poi c’è Eddie che è un mostro, e questo in qualche modo li pone in un ambito ristretto. DS: Tra l’altro Angus riesce a non essere ridicolo con quella divisa da scolaretto anche oggi che ha superato i 50.PS: Perché c’è tanta ironia in quello che fa. Se dovessi andare io sul palco tutte le volte con una divisa mi sentirei ridicolo. Dopo 3 concerti già mi rompo le palle di fare le stesse cose, lui invece ironizza e va avanti così da 35 anni.

Si ascolta solo on line la radio ufficiale del concerto degli AC/DC (e di quello dei Kiss).

Il primo ottobre 2009 è una data importante per gli appassionati di rock. E’ il giorno in cui ha visto la luce Rock’N’Roll Radio, web-radio che affonda le radici nel progetto Rockplanet, che vanta anni di ascolto, produzioni, gestione di locali ed eventi, e nella glorio-sa storia di Rock Fm, che da qualche tempo ha cessato le trasmissioni (aaah la crisi...). Battezzata con questo nome in omaggio all’omonima canzone dei Ramones, Rock’N’Roll Radio è già una realtà affermata, nono-stante la cultura delle web-radio in Italia sia ancora poco diffusa. “Con questo progetto vogliamo ricreare in rete il forte impatto comunicativo della radio” ha spiegato Max De Riu, direttore artistico di Rock’N’Roll Radio. Tutti i generi di rock 24 ore al giorno e tanti protagonisti di questo mondo, tra cui il mitico Pino Scotto: è questa la formula che ha stregato il pubblico della rete (sono circa 20.000 gli accessi quotidiani).Oltre all’affetto degli ascoltatori, anche gli operato-ri del settore musicale stanno riconoscendo il valore dell’iniziativa. Al punto che Rock’N’Roll Radio è la web-radio ufficiale di due grandi eventi: il concerto dei Kiss del 18 maggio a Milano e quello degli AC/DC a Udine, il 19. Il promoter ha così commentato: “Siamo felici di collaborare con Rock'N'Roll Radio. Il concetto di web-radio, e ancora più specificatamente di web-radio dedicata a un genere, segue con coraggio l'esempio americano. L'Italia deve aprirsi a questa re-altà, soprattutto quando condotte così sapientemente e con un così grande entusiasmo”. Insomma, ci sono le premesse per cui questa esperienza diventi un im-portante precedente, in grado di aumentare sempre più la potenza mediatica della rete. Che il web salvi il rock! G.O.

Rock the web !

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DS: Sono maestri nello sdrammatizzare. E’ un approccio figlio del modo in cui i bianchi hanno sempre interpretato il blues, molto meno carico di enfasi drammatica che per i neri.PS: Per i bianchi il blues è più divertente che per i neri.DS: Mi chiedo come mai non vengano più fuori band che riescano ad avere questo tipo di lin-guaggio, a parlare ad un pubblico così eteroge-neo.PS: Manca spessore alle band di oggi. La musi-ca per il 20% è arte e per il restante 80 è energia. E’ l’energia quello che sente la gente. Io in giro ne sento pochissima.DS: Cioè ci sono troppi fighetti? A me sembra che le band uscite in questi anni girino intorno ad un'unica personalità, che però difficilmente ha le palle per farsi affiancare da musicisti ve-ramente bravi. Questi nuovi “grandi artisti” hanno paura di essere oscurati dai compagni di

band. E così i concerti trasmettono poca adre-nalina, sono fiacchi, non aggiungono molto alla musica incisa su disco.MDR: Credo ci sia anche un problema legato alla fruizione della musica. La quantità sta in-taccando la qualità. Oggi la tecnologia ti per-mette di fare un disco avendo pochissime idee. PS: Però il mio ultimo disco l’ho fatto con due lire eppure senti come suona!Max: Le eccezioni ovviamente esistono, ma prima per fare un album c’era una trafila da rispettare, per cui arrivare al prodotto finito im-plicava un impegno incredibile. Oggi gran parte degli sbattimenti sono bypas-sati. PS: Ma se un gruppo ha un produttore che spende e un’etichetta che investe… MDR: Diciamo che un disco se lo può fare chiunque e così la gente è spiazzata perché si

trova piena di proposte. Gran parte della musi-ca che esce non ha valore, per cui prima di tutto devi capire cosa scartare.DS: Mi ricordo quando ho comprato AC/DC Live, in cassetta. L’ho consumato, perché mi piaceva e poi avevo l’abitudine di comprare un disco alla volta. Oggi invece posso ascoltare tal-mente tanta musica che dopo una settimana un album “puzza”. PS: Però se un disco ti trasmettesse l’energia di quel live degli AC/DC andresti avanti per mesi ad ascoltarlo anche oggi. Il problema è che c’è talmente poca energia nella musica che viene fuori in questo periodo che dopo 3 giorni ti sei già rotto le palle.MDR: Credo anche che in questo momento per giustificare un disco bastino un paio di pezzi buoni, tutto il resto è una sorta di contorno.DS: E l’ultimo degli AC/DC, Black Ice, come lo collochiamo in questo discorso?

PS: Non mi convince del tutto, ma è comunque un ottimo album.MDR: Black Ice è la conferma che loro non han-no mai ragionato con l’idea delle hit. E infatti sulle piattaforme digitali hanno deciso di non vendere i singoli brani. Vuoi il digitale? Va bene, ma ti compri l’album. Chiaro, no? DS: Probabilmente, come per i live, ancora si divertono a fare dischi. E hanno anche la capa-cità di capire quando sono pronti per incidere un album. PS: Infatti hanno aspettato 8 anni per pubblica-re Black Ice, l’hanno tirato fuori solo quando si sono sentiti sicuri di avere le canzoni per inci-dere un disco intero.DS: Be’, diciamo anche che se lo possono per-mettere.MDR: Non c’è dubbio.PS: Beati loro!

La storia degli AC/DC prima del "botto".

1963 - I fratelli Angus, Malcom e George Young, insieme alla famiglia (originaria di Glasgow), si trasferiscono a Sydney.

1964 - George Young, fratello maggiore di Angus e Malcolm, fonda gli Easybeats, che due anni dopo diventano la prima band australiana ad avere una hit internazionale, Friday On My Mind.

1969 - Gli Easybeats si sciolgono, ma la passione di George contagia i fratelli, che cominciano a fare esperienze con piccole band.

1973 - Angus e Malcom, rispettivamente 15 e 20 anni, decido-no di fondare un gruppo insieme: nascono gli AC/DC. George Young fa da chioccia al gruppo (in seguito produrrà i primi dischi) e suona saltuariamente il basso.

1974 - Dopo aver tenuto il primo concerto della loro storia (nella notte di capodanno), gli AC/DC firmano con la Albert Productions, controllata della Emi, per il mercato australiano e neozelandese.

1974 - Bon Scott, anche lui scozzese come gli Young, sostitui-sce Dave Evans alla voce.

1975 - A gennaio esce il primo album degli AC/DC: registra-to in soli 10 giorni, High Voltage, è inizialmente destinato al solo continente australiano.

1975 - Pochi mesi dopo l’esordio, la band pubblica T.N.T., album che contiene It's A Long Way To The Top (If You Wanna Rock 'n' Roll), primo grande successo e futuro inno degli AC/DC.

1976 - Il clamore in patria cattura l’attenzione dell’Atlantic Records, con cui i fratelli Young firmano un accordo per il mercato mondiale. La major stampa in tutto il mondo una ver-sione di High Voltage che contiene anche brani tratti da T.N.T.. L’album vende 3 milioni di copie. In contemporanea, la band si imbarca per un lungo tour europeo in cui suona insieme a gruppi come Black Sabbath, Aerosmith e Kiss. Gli AC/DC sono ufficialmente la nuova realtà del rock mondiale. G.O.

It's a long way to the top

“ Manca spessore alle band di oggi. La musica per il 20% è arte e per il restante 80 è energia.

E’ l’energia quello che sente la gente. Io in giro ne sen-to pochissima Pino Scotto

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origine Filippine ed è noto ai più con l’impronunciabile acronimo Apl.de.ap) e quel geniaccio di Will Adams (cono-sciuto con il meno impronunciabile ma comunque curioso acronimo Will.I.Am) si incontrano a scuola e scoprono di avere in comune l’interesse per il rap e la breakdance. Insie-me a un loro amico, Dante Santiago, formano un trio – gli Atban Klann – che non godrà mai di una release ufficiale a causa della prematura morte di Eazy-E, fondatore degli storici N.W.A. e produttore che aveva creduto nelle poten-zialità dei futuri Peas, ma non nel messaggio che portava-

no con loro: in-vece di buttarsi sul Gangsta Rap, Will e Allen scri-vono di pace e amore, cosa mol-to strana per la scena dell’epoca. “Nel 1995 deci-demmo di rico-minciare da capo.

Dante se ne andò, arrivò Jamie Gomez (Taboo) e cambiam-mo il nome della nostra band. Scegliemmo Black Eyed Peas perché ha a che fare con il “soul food” (un tipo di cucina americana che si basa sulle tradizioni afro-americane, nda). E la nostra musica viene dall’anima”.

I primi due dischi hanno un loro perché, ma bisogna aspettare il terzo album – Elephunk, che vede tra le altre cose l’ingresso di Stacy “Fergie” Ferguson nella band – per cominciare a pensare in grande. “Mi sono reso conto che la nostra band poteva avere davvero successo quando ho

l successo? E’ una questione di semplicità. Più lo cerchi e più ti gira le spalle, più te ne freghi e più rischi di raggiungerlo. Il successo è come una don-na, insomma: un mistero. Quando comincio l’intervista chiedendo ad Apl.de.ap quale sia la formulina magica per raggiungerlo, questo successo - mi sembrava del tutto ragionevole, visto il numero e la consistenza delle hit

sfornate dai Black Eyed Peas negli anni Zero – non immagino che non avrò mai una vera risposta. Mi aspettavo algoritmi complicati, radici quadrate e integrali, ma lui si è limitato a rispondere frasi tipo “una hit è una canzone che ti prende subito e che è stata creata perchè la gente possa scappare dalla quotidianità e divertirsi”. Col passare dei minuti non mi tolgo dalla testa che il co-fondatore della band californiana voglia nascondere il segreto: forse vale la pena di cambiare tattica, penso, e tentare un aggi-ramento. La prendo alla larga: “Come è strutturato il processo creativo all’interno della band? Chi scrive le canzoni?”. Otten-go picche: “E’ uno sforzo collaborativo che include tutti i membri, nessuno escluso”. Anche questa strategia non funziona. Pro-babilmente è il caso di punzecchiare. Gli chiedo come buttano le sessioni in studio e se va tutto bene a livello di rapporti per-sonali tra di loro. “E’ una meraviglia, ci piace saltellare qua e là mentre registriamo e divertirci mentre ci scambiamo idee sui pezzi”. A questo punto le possibilità sono due: o questo segreto non ha intenzione di rivelarlo, oppure – come forse vuole farmi inten-dere - non esiste proprio. In ogni caso, i Black Eyed Peas sono il successo, per lo meno da quando hanno stabilito il record di 26 settimane consecutive in cima alla Billboard Hot 100 (con Boom Boom Pow e I Gotta Feeling) e il loro marchio sulla storia della musica è diventato indelebile.

I quattro di Los Angeles sono i paladini del pop dell’epoca digitale, capaci di scrivere canzoni amate da tanti senza riciclarsi in modo spudorato, ma piuttosto continuando ad evolversi. Tutto ha inizio nel lontano 1988, quando il nostro Allen Pineda (che ha

> di Silvia Crivella

I

livestyle

Sono passati dal semi-anonimato alla gloria in pochi anni, tirando fuori una hit dietro l’altra, come se le trovassero sugli alberi della California. Suonano e collaborano con tutti i più grandi artisti del mondo (non importa di quale genere). Sono ovunque conti e contano ovunque siano. Ma come diavolo fanno? Per indagare il “caso” Black Eyed Peas, abbiamo te-lefonato a Los Angeles per parlare con il Sig. Allen Pineda, in arte Apl.de.ap.

semplIcemente I mIglIorI

Black Eyed Peas

“ Bisogna pensare in grande e non avere mai paura di forzare i propri limiti. Noi l’abbiamo fatto. La musica ci ha aiutato: è fondamentale ascoltare ogni genere, mantiene alta la tensione e l’ispirazione

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Black Eyed Peas Live

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capito che eravamo in grado di suonare dal vivo in tutto il mondo e avevamo le potenzialità per essere headliner”. Nota a margine: i B.E.P. si sono distinti fin dagli inizi non solo per i testi “pacifici”, ma anche per l’attitudine rock dei loro live. Hanno sempre suonato con una band sul palco, particolare decisamente inusuale nel mondo hip-hop. Elephunk, dicevamo; disco che porta con sé un pez-zo intitolato Where Is The Love? (che vede il featuring di Justin Timberlake), ma anche brani come Shut Up, Hey Mama e Let’s Get It Started, lesti a cogliere la palla al balzo e confermare il talento dei quattro.

Quando il successo arriva, bisogna anche imparare a gestirlo, con tutti i com-promessi che inevitabilmente porta con sé. “Mi ricordo che quando abbiamo cominciato non prendevamo in considerazione la risposta ‘no’, qualunque fos-se la domanda. Sapevamo che avremmo dovuto sacrificare un po’ della nostra

privacy e che avremmo passato lunghi periodi di tempo lontani dalle nostre famiglie. Avevamo già messo in conto tutto”. Lungimirante. E’ il 2003, e la Black Eyed Peas-mania comincia a dilagare. Due anni dopo esce Monkey Business e ancora una volta sono singoli come se piovesse. Don’t Phunk With My Heart, Pump It, Don’t Lie e soprattutto My Humps, traccia decisamente club oriented che lascia intravedere qualche segnale di cambiamento; gli arrangiamenti pieni che fino a quel momento avevano contraddistinto il suono dei B.E.P. lasciano il pas-so a una base minimale ed elettronica, preludio all’estetica del loro ultimo The E.N.D . La famosa svolta elettro che prima o poi tocca a tutte le band, insomma. “Siamo stati ispirati da quello che abbiamo sentito all’estero e nei club di Los Angeles. Ci siamo accorti che è un suono divertente, che ci piace, e così abbiamo deciso di provarci”. Ancora una volta disarmante nella sua facilità di pensiero,

“ La svolta electro? Siamo stati ispirati da quello che abbiamo sentito all’estero e nei club di Los Angeles. E’ un suono divertente, che ci piace, e così abbiamo deciso di provarci

“Sono tantissimi gli artisti con cui, singolarmente o in gruppo, i BEP hanno lavorato in questi anni. Ecco le più importanti collaborazioni della band californiana, in ordine rigorosamente cronologico.

Black Eyed Peas and friends

DaviD GuettaChe i BEP strizzassero l’occhio al mondo del clubbing era evidente già da qualche tempo. La conferma arri-va con la mega hit I Gotta Feeling (da The E.N.D., 2009): il pezzo è prodotto da David Guetta, producer e dj francese, nonché protagonista assoluto delle notti ibi-zenche con le sue serate F**k Me, I’m Famous ospitate dal Pacha, club tra i più famosi al mondo. G.O.

Macy GrayI primi 2 album dei Black Eyed Peas non riscuotono il successo internazionale dei successivi, ma sono mol-to validi artisticamente. Behind The Front (del 1998) e Bridging The Gap (del 2000) sono dischi di puro hip hop e vantano, entrambi, il feauturing di Macy Gray, regina del neo soul, che presta la sua voce, rispettiva-mente, per Love Won't Wait e Request Line.

Justin tiMberlakeCorre l’anno 2003. I Black Eyed Peas pubblicano Ele-phunk, che segna il debutto di Fergie. L’album viene lanciato dal singolo Where Is The Love, a cui partecipa Justin Timberlake, sia in qualità di autore che come cantante. Il rapporto con l’artista americano non si ferma lì: nel successivo Monkey Business (2005), Justin canta nel brano My Style.

serGio MenDesLa collaborazione il leggendario musicista brasiliano è una delle più sentite dai Black Eyed Peas. Mendes mette il suo magico tocco in Sexy, traccia di Elephunk, e ricambia invitando i BEP a collaborare per il suo Ti-meless (2006). Insieme interpretano lo standard carioca Mas Que Nada, nel quale viene usato un sample di Hey Mama, singolo dei californiani datato 2004.

JaMes brownMonkey Business è l’album che consacra i Black Eyed Peas nel firmamento della musica mondiale, con oltre 10 milioni di copie vendute. Nel suono dei californiani l’hip hop incontra generi diversi, tra cui il funk. E a chi potevano rivolgersi per “capire” il funk se non a Sua Maestà James Brown? Il “reverendo” mette la sua graffiante voce in They Don't Want Music.

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Allen continua a spiegarci il suo punto di vista sul cammino della band: “Guardando indietro credo che siamo cresciuti. Bisogna pensare in grande, al di fuori dei luoghi comuni e non avere mai paura di forzare i propri limiti. Noi l’abbiamo fatto. La musica ci ha aiutato: ogni membro dei Black Eyed Peas ha i suoi punti fermi, ma tutti ascoltiamo cose molto diverse. La musica ci piace tutta! E’ fondamentale ascoltare ogni genere, mantiene alta la tensione e l’ispirazione”.

Parliamo di collaborazioni e di quelle che, fra le tante, hanno più soddisfatto i Black Eyed Peas, come band ma anche come singoli. “Per-sonalmente, mi sono divertito molto a lavorare con una persona come Benny Benassi, è un bravissimo produttore e un’ottima persona. Ab-biamo collaborato per il suo ultimo singolo Spaceship, dove canta anche Kelis”. Una menzione speciale non poteva non andare anche a James Brown, con cui i Peas hanno inciso They Don't Want Music (traccia di Monkey Business): “Ho fatto tantissima breakdance con la sua musica e imparando a conoscerlo ho apprezzato una fetta di storia della musica che forse non avrei mai conosciuto senza di lui”.

Se i Black Eyed Peas fossero “solo” un gruppo musicale, uno potrebbe anche farsene una ragione, capire che mettendoci il giusto impegno si può arrivare lassù. Ma le cose non stanno esattamente così: ognuno dei quattro membri della band non si accontenta della musica e invade con la propria personalità altri settori, come quello cinematografico o della moda. Il pensiero va a Fergie, che oltre a cantare nei B.E.P. ha una carrie-ra solista tutt’altro che trascurabile, si diletta come stilista, presentatrice televisiva e doppiatrice di cartoni animati, oltre ad apparire in qualche film. Ma soprattutto viene in mente quel prezzemolino di Will.I.Am, che di giorno produce (John Legend, Mary J. Blige, Macy Gray o addirittura Michael Jackson), la sera si scatena sul palco con la band, poco dopo cor-re in qualche club a ballare o ad improvvisarsi vocalist (i nostri Crookers ne sanno qualcosa) e il giorno dopo è nelle sale cinematografiche, con il suo faccione, come comparsa in qualche film. Ma come si fa a stare dietro ad un tipo così? “Anche se ognuno di noi ha la propria vita e i propri impegni, ci diamo vicendevolmente una mano in tutto. La band è il punto di partenza per tutto quello che facciamo”. Bene, è ufficiale: i Black Eyed Peas sono una sorta di comune e tutta questa semplicità, questo peace&love, comincia a darmi sui nervi. Ma è meglio che ripon-ga la sciabola in un cassetto e che mi faccia raccontare quello che hanno preparato per il tour, che tocca l’Italia ben due volte, Milano ma anche Venezia, per l’Heineken Jammin' Festival. “E’ uno show particolare, con tantissima energia. Ci danno una mano anche Bucky Johnson e Poet Na-med Life, aspettatevi uno spettacolo molto ‘visivo’!”.

Ho quasi paura a chiederlo, ma mi tocca per chiudere bene: progetti per il futuro? “Continuiamo il tour e poi sarà il momento del nuovo al-bum. Saremo coinvolti in qualche film e continueremo a collaborare con altri artisti. E nel frattempo io andrò avanti con la mia etichetta persona-le, la Jeepney Music”. Signori, i cinque singoli tratti da The E.N.D. (Boom Boom Pow, I Gotta Feeling, Meet Me Halfway, Imma Be e Rock That Body) sono solo l’inizio: avremo presto il seguito dell’energia-che-non-muore-mai. E poichè dovrebbe essere pronto per l’estate, prepariamoci ad un singolo in tempi brevi. Ma come?!? La gente non ha ancora smesso di ballare I Gotta Feeling e questi sono già al disco successivo? Pazzesco, direte voi. Tanto quanto il fatto che prima dell’intervista avessi in testa tre o quattro domande e ora ne ho ancora una dozzina, nonostante abbia già fatto il mio dovere e il tempo stia per finire.

Non ho modo di continuare a indagare. Forse se hanno dei segreti è giusto che li tengano per loro. Ma soprattutto, chi sono io per mettere in discussione una band che rimane prima in classifica per più di sei mesi negli Stati Uniti? Godiamoceli così, facciamola semplice, come dice Apl.de.ap. L’unica cosa difficile in tutta questa storia è che i Black Eyed Peas si sgonfino come un palloncino bucato. Statene certi.

“ Anche se ognuno di noi ha la propria vita e i propri impegni, ci diamo vicendevol-mente una mano in tutto. La band è il punto di partenza per tutto quello che facciamo

“Intro

Let's Get It StartedRock That BodyMeet Me HalfwayAlive (snippet)Don't Phunk With My Heart

Will.i.am Freestyle Rap SoloImma BeMy HumpsMissing You

Apl.de.ap SoloBebotMare

Taboo SoloRocking To the Beat

Fergie SoloFergaliciousGlamorousBig Girls Don't Cry

Will.i.am DJ setIn the AyerPut Your Hands Up 4 DetroitAmerican BoyDon't Stop 'til You Get EnoughDon't Stop the MusicWanna Be Startin' Somethin'White Lines (Don't Don't Do It)ThrillerJump AroundOthersideSmells Like Teen SpiritDon't Stop Believin'Right Round

I Am in the House (Video interlude)Now GenerationPump ItWhere is the Love?

EncoreParty All the Time / Showdown (medley)Boom Boom PowI Gotta Feeling

The E.N.D. tour: la SetList

La scaletta dello show che i Black Eyed Peas stanno portando in giro per il mondo. Un vero e proprio spettacolo in più atti.

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A licia, partiamo della tua infanzia. Che cosa ti ha spinto a prendere lezioni di piano quando eri bambina?Non saprei, davvero. Sono sempre stata affascinata dal pianoforte e ho sempre sognato di imparare a suonarlo. Fortunatamente mia ma-dre ha assecondato questa mia passione, chissà come sarebbe finita se la cosa non le fosse andata a genio!

Tuo padre vi ha abbandonato quando eri ancora molto piccola. Provi rancore per lui?Guarda, col tempo ho imparato che il rancore fa solo stare male chi lo prova, molto me-glio essere in pace con se stessi e con gli altri, si evitano un sacco di inutili sofferenze.

Crescere a Hell's Kitchen (quartiere di Manhattan, nda) da bambina me-ticcia non deve essere stato facile. Sei mai stata vittima di episodi di razzismo in passato?E' successo una volta o due ma in generale devo dire che crescere a New York è stata un'esperienza importante perché è una città variegata, la gente vede le cose in modo differente nelle grandi metropoli. Passare l’infanzia nella “mela” mi ha dato l'opportu-nità di capire che essere diversi è bello e mi ha permesso di entrare a contatto con stili, culture, religioni e colori differenti. Questo è l’ambiente giusto in cui un bambino deve crescere, New York è un posto fantastico.

E infatti gli hai dichiarato il tuo amore, insieme a Jay Z, con empire state of mind.Esatto! Quando Jay mi ha chiamato e mi ha proposto il pezzo non stavo più nella pelle. New York è dentro la mia anima e quel brano ha l’energia e la potenza giuste per ren-dere alla città l’onore che merita”.

A proposito di collaborazioni, tu e Beyoncé vi conoscete da quando era-vate bambine ma non avevate inciso brani insieme prima d'ora. Come è nata la collaborazione per il brano put It In A love song, terzo singolo

““ Mi sento fortunata per quello che ho già fatto, ma guardo avanti perché ho ancora molti sogni da realiz-zare. Questo è solo l'inizio, sono giovane, ho 29 anni, penso che la strada davanti a me sia ancora lunga

del tuo ultimo album, elements of Freedom?Da molto tempo ci chiedevano di collaborare ma l’abbiamo fatto solo quando entrambe abbiamo sentito che era arrivato il momento giusto. In tutti questi anni siamo state in grado di conoscerci approfondita-mente sotto diversi punti di vista, siamo ottime amiche ed entrambe siamo cresciute nell'industria musicale. E' stato un modo per celebrare le nostre rispettive carriere. Quando il brano è venuto fuori ne abbia-mo parlato insieme e ci siamo incontrate in studio per inciderlo, una vera fortuna visto che ultimamente quando si collabora con qualcuno è sempre più facile che ci si ritrovi a spedirsi file senza nemmeno in-contrarsi. Ci siamo davvero divertite in studio insieme, è stata una fe-sta, e così è andata anche a Rio De Janeiro dove siamo state per girare il video: l'incredibile energia di quei luoghi si sposava perfettamente con la canzone.

Oltre a quelli appena citati, hai lavorato con moltissimi artisti. C'è qualcuno in particolare che manca all’appel-lo?Un sacco di gente, troppa per elencarla tutta. Ti posso dire però che, fra gli altri, mi piacerebbe molto collaborare con M.I.A. e con gli M.G.M.T., che adoro.

Già che si parla di artisti, che ne pensi della scena mu-sicale soul e r'n'b odierna? C’è qualche nome che ci vuoi suggerire?Anche qui l’elenco sarebbe troppo lungo, ce ne sono tantissimi, più o meno conosciuti, che meritano attenzione, la scena è vivissima e ric-chissima. Un'artista che apprezzo molto è Marsha Ambrosius delle Floetry, ma, ripeto, ci sono un sacco di altri ottimi artisti che mi piac-ciono perché riescono ad avere uno stile personale nell’approcciare questo genere di musica.

All'inizio di elements of Freedom, citi una frase della con-troversa scrittrice statunitense (ma francese di nascita) Anais Nin: “E venne il giorno in cui il rischio di rimanere chiuso in un bozzolo divenne più doloroso del rischio di sbocciare”. La letteratura è una tua fonte d’ispirazione?Mi piaceva questa frase di Anais Nin che si riferisce alla libertà, mi ha colpito il suo modo di descriverla. Amo tantissimo leggere e mi

Jovanotti questa volta non c’entra nulla. A pensare posi-tivo è Alicia Keys, regina del rythm and blues mondiale da quasi un decennio. E come potrebbe essere altrimen-ti? Dall’infanzia a Manhattan fino al recente fidanza-mento con il rapper Swizz Beatz, la (bellissima) cantante newyorkese ha navigato a gonfie vele. L’abbiamo rag-giunta telefonicamente a Los Angeles per farci dire, na-turalmente, che tutto va per il verso giusto.

Alicia Keys

Io penso posItIvo

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ritrovo fra le mani un sacco di libri diversi fra loro per temi e stili di scrittura. Mi piacciono i romanzi, adoro Alice Walker, insieme a mia mamma e a mia nonna posso dire che è una delle donne che mi ha ispirato maggiormente nella vita, ma leggo veramente di tutto. Quando ho un libro in mano mi abbandono e lascio che la letteratura mi trasporti in mondi favolosi.

Alcuni brani del tuo nuovo album, in particolar modo try sleeping With A Broken Heart, fanno pensare tantissimo alle prime produzio-ni di Prince. E’ un tuo punto di riferimento?Sì, Prince mi ha sempre ispirata tantissimo. Adoro la sua musica, è bellissima, poetica e le sue canzoni sono molto complesse, nonostante ad un primo ascolto possano sembrare semplici.

Certa stampa non è stata molto carina nei tuoi confronti ultima-mente. Penso a tutti i gossip che riguardano la tua nuova relazio-ne con Swizz Beatz (rapper e produttore discografico statunitense,

nda). Ti hanno persino definita una “sfasciafamiglie” perché lui avrebbe abbandonato la moglie per te. Come l'hai presa? La stampa è sempre stata molto buona con me, mi ha mostrato molto affetto e ha scritto molto bene della mia musica. Alla fine è della musica che mi interessa, è quella la cosa importante, sul resto non posso nemmeno dirti che io abbia letto qualcosa di negativo, perciò sono molto contenta. Per me va tutto alla grande.

Immagino. Hai venduto 30 milioni di dischi, ottenuto una dozzina di Grammy, e hai anche trovato l'amore. C'è qualcosa che senti man-care ancora nella tua vita, che già così suona meravigliosa?Mi sento davvero fortunata per tutto quello che ho ottenuto sinora ma guardo co-munque avanti perché ho ancora molti sogni da realizzare. Questo è solo l'inizio, sono giovane, ho 29 anni, e quindi penso che avrò ancora modo di crescere e che la strada davanti a me sia ancora lunga.

A scuola dalle regine Nonostante la sua splendida voce sia un dono divino, Ali-cia ha imparato molto dalle regine dell’r’n’b’ venute prima di lei. Proviamo a capire quali siano state le sue principali influenze.

nina simoneCantante, pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili originaria della Carolina del Nord. Il suo modo straordinario ed affascinante di cantare e di suonare il pianoforte fa parte dell'eredità musicale di Alicia Keys, che cita spesso la Simone come sua principale fonte d'ispirazione: “Che tu la ami o la odi quando la senti sai che si tratta di Nina Simone. Mi ha insegnato il sentimento, la passione e che ogni nota deve essere giusta”.

aretha FranklinIcona della musica soul e r'n'b, energica e coinvolgente, la cantante di Detroit è nel DNA musicale della Keys, che ha persino campionato il suo classico (You Make me Feel) Like a Natural Woman nel brano Lovin U contenuto nel suo primo, fortunatissimo disco Songs In A Minor, uscito nel 2001.

barbra streisandCantante, attrice, regista e produttrice cinematografica di New York. Il suo passare con facilità dal palco allo schermo è rimasto impresso alla piccola Alicia per la quale la Streisand è diventata un vero e proprio modello. “Non c’è bisogno di scegliere fra recitazione e musica quando si è credibili in entrambi i campi come Barbra Streisand” ha dichiarato Alicia.

withney HoustonLa cantante e attrice del New Jersey è un'altra artista di cui Alicia ha consumato i dischi da bambina. “Whitney mi ha mostrato cosa vuol dire sognare” dichiara la Keys. Uno dei suoi più grandi desideri, collaborare con la Houston, si è realizzato l'anno scorso quando ha scritto una canzone per il disco di ritorno sulle scene di Whitney, intitolata Million Dollar Bill.

Gladys knightIl soul e il rhythm and blues di Gladys Night echeggiano in alcuni dei grandi successi della Keys, che da sempre è grande fan della cantante di Atlanta. Nel 2006 Alicia ha avuto l'onore di essere intervistata dalla Gladys per la rivista americana Interview, mentre da anni ormai si vocifera di una possibile collaborazione musicale fra le due, anche se non c’è mai stato nulla di concreto.

Philippa schuylerBambina prodigio meticcia, pianista e giornalista di successo, morta in un incidente aereo a soli 35 anni mentre era inviata come reporter in Vietnam durante la Seconda Guerra Indocinese. Philippa, newyorchese di nascita, è una delle eroine della Keys. Non a caso Halle Berry ha scelto proprio Alicia per interpretare la Schuyler sul grande schermo nella sua biopic Compositions In Black And White, tratta dall'omonimo romanzo della scrittrice statunitense Kathryn Talalay. S.L.P.

““ Il gossip per il mio fidanzamento? La stampa è sempre stata molto buona con me e ha scritto molto bene della mia musica. Alla fine è della musica che mi interessa, è quella la cosa importante

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Top of the popsChe effetto ti ha fatto sapere che Bob Dylan ti aveva citato nella sua canzone thunder on the mountain?Pensa che è stato John Mayer (cantante e chitarrista americano, nda) a dirmelo. Quando l'ho saputo sono rimasta incredula, ero emozionatissima. E' una cosa meravigliosa, è come entrare a far parte di una leg-genda.

Oltre a quella musicale, hai una carriera cinematografica che procede con succes-so. Sappiamo che qualche anno fa sei sta-ta scelta per interpretare compositions In Black And White, film prodotto da Halle Berry che narra la vita della pianista sta-tunitense Philippa Schuyler, bambina pro-digio meticcia degli anni '40. Il progetto sta procedendo? E quali altri impegni hai pros-simamente con il cinema?Si tratta di un film ambizioso e come tale ha bisogno di un bel po' di tempo per essere portato a termine. Ho altre cose in cantiere, mi sono arrivate numerose offerte, ma al momento voglio interpretare solo ruoli che sento giusti per me, non ho alcuna fretta. Per ora sto portando avanti alcuni progetti, sia in campo ci-nematografico che televisivo, con le mie compagnie di produzione, la Big Pita e la Little Pita. Abbiamo firmato un contratto con la Disney per sviluppare alcune pellicole, la prima delle quali è un remake di Bell, Book and Candle, commedia originariamente uscita nel 1958.

Sei al tuo quarto album in studio e hai un bel po' di canzoni alle spalle. In che modo hai scelto i brani della scaletta di questo nuovo tour mondiale? Puoi darci alcune an-ticipazioni sullo show? Ad esempio, ci sa-ranno sorprese sul palco?L'unica anticipazione che posso darti è che tutti i miei show sono una sorpresa! E il modo in cui ho

scelto i pezzi, be', ho cercato di immaginarmi quali sarebbero stati più adatti ad essere eseguiti live. Ho selezionato quelli che hanno più energia perché dal vivo mi interessa che lo spettacolo abbia un buon flusso e che le canzoni si leghino bene l’una all'altra. In ogni caso questo, lo assicuro, è uno dei migliori show che ho portato in giro sinora, perciò il diverti-mento è assicurato.

Ovviamente speriamo tutti che avvenga il più tardi possibile, ma sai già cosa ti pia-cerebbe fare una volta che andrai in “pen-sione”?Certo! Rilassarmi, girare il mondo, vedere cose di-verse in luoghi diversi che non ho mai visitato pri-ma, perché i viaggi sono sempre educativi. Inoltre vorrei decisamente passare un po' di tempo con la mia famiglia. Ma ti dico una cosa: sono certa che non mi ritirerò mai completamente dalle scene musicali, magari troverò semplicemente l’equilibrio che mi permetterà di fare con serenità tutto quello che mi piace.

Sei molto impegnata nel sociale con diver-se associazioni umanitarie e in particolare con la tua fondazione non profit “Keep A Child Alive”, che si occupa di distribuire medicinali ai bambini affetti da HIV in Afri-ca e in India. E' vero che hai intenzione di aprire una clinica in Sudafrica?Sì è vero, al momento sto tentando di raccogliere fon-di per acquistare un night club in disuso a Durban e trasformarlo in una clinica. Andrò in giugno con i miei collaboratori a vedere con i miei occhi cosa suc-cede in quei paesi e sarà un'esperienza che lascerà il segno, già lo so. Spero davvero di essere forte. Cre-do sia una grande ingiustizia che alcuni bambini del Terzo Mondo non abbiano la possibilità di essere cu-rati, di studiare, di giocare ed essere felici come tutti gli altri. E’ davvero crudele.

““ Sono certa che non mi ritirerò mai completamente dalle scene musi-

cali, magari troverò semplicemente l’equili-brio che mi permetterà di fare con serenità tutto quello che mi piace

I risultati raggiunti da Alicia Keys con i suoi 4 album in studio.

2001 - songs in a MinorCopie vendute: 10 milioniUsa: #1Uk: #4Italia: #6

2003 - the Diary of alicia keysCopie vendute: 8 milioniUsa: #1Uk: #13Italia: #20

2007 - as i amCopie vendute: 6 milioniUsa: #1Uk: #11Italia: #3

2009 - the element of FreedomCopie vendute: 2,5 milioniUsa: #1Uk: #1talia: #15

Dati riferiti al 15 aprile 2009

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LivestyLe> di Damir Ivic

Capita a tutti, anche a chi non è stato toccato dal-la fede, di alzare gli occhi al cielo. Si cerca conforto, un consiglio. Magari si ha semplicemente bisogno d’ispirazione, come un giornalista cui venga chiesto di scrivere riguardo a una pop star (crooner?) come Michael Bublè. E allora s’invocano tutti i santi del paradiso, specialmente quelli che ricordiamo per le terrene virtù. Stavolta qualcuno lassù ha ascoltato l’Sos. Un’esperienza “dantesca”, irripetibile, che me-rita di essere raccontata per filo e per segno.

senti chi parla ...

Michael Bublé

n on vi sveleremo mai come ci siamo arrivati. Segreti del mestiere. Ag-ganci buoni, forse. O semplice fortuna. O magari ci siamo inventati tutto, chissà (no, no... come potremmo?). Sta di fatto che sì, ora siamo seduti uno di fronte all'altro: il sottoscritto e The Voice, la leggenda, il crooner (e attore e uomo dalle amicizie importanti o pericolose), colui

che se si tratta di cantare con classe può guardare tutti dall'alto in basso. E infatti: siamo in alto. Molto in alto. Siamo nell'unico luogo dove ora è possibile fare quattro chiacchie-re col grande Frank Sinatra.

CHE CI FACCIO QUI?“Ehi Frank, come va?” “Prima mi passi qualcosa da bere, poi decido se rispon-derti. E non è detto che lo farò”. Non è cambiato per niente, il vecchio Frank. Anzi. Anni e anni di paradiso non ne hanno smussato per nulla il carattere (“Non capisco: in paradiso?! Perché diavolo mi hanno messo in paradiso? Perché 'Hai una bella voce, una voce che è una benedizione' mi dicono quassù. Sarà anche vero, anzi è vero, ma io qui mi an-noio. Da morire. Cioè, da morire una seconda volta. Non è che hai un sigaro da passar-mi? Forse riesco a fumarlo senza farmi vedere. Manco si può fumare, qua. Che posto, che posto”). Una sorsata di whisky (“Buono. Mica come quella cosa da femminucce, il sidro, che provano a farmi bere qua. Per fortuna che ogni tanto qualche prete tira fuori le grappe che fabbricava giù nei conventi, quando era ancora vivo sulla terra”), un momento di silenzio, e poi i suoi occhi – quegli occhi! - tornano a fissarci combinando intensità e sarcasmo: “Quindi, cos'è che vorresti tu? Eh?”.

DONNA IOLANDAFrank, siamo saliti da te perché sta per passare dalle nostre parti, in Italia, Michael Bublè. Volevamo, tipo, un tuo parere. “Ah. In Italia. Michael Bublè. Ah”. Ci prepariamo ad uno scoppio d'ira. Cinque secondi. Dieci secondi. Non arriva. “Credo che se tu fossi stato, che so, tedesco o francese ti avrei già preso per il collo e scaraventato lì dove devi stare, tra i mortali”, ma la frase termina con un sorriso. Acuminato, ma pur sempre un sorriso. Continua Sinatra: “Ok, par-liamo. Cosa vuoi sapere?”. Nulla di particolare: un parere, un giu-

dizio, capire fino a che punto fossero veritieri i giudizi che lo volevano tuo erede. Qua arriva una risata omerica. Ma bonaria. “Iolandaaaa...” si mette a chiamare; dopo qualche istante, arriva una graziosa nonnina dall'aspetto,

dobbiamo dire, molto italiano. “La conosci Iolanda, vero? No? Che razza di giornalista sei? Mi mandano le mezze calzette ora ad in-tervistarmi?”. Ehm… “La signora qui presente è Iolanda Moscone. La nonna abruzzese di Bublè. Trattala con deferenza. E' stata una donna eccezionale, giù in terra, e continua ad esserlo ancora qua. La sua cucina fa impazzire tutti quanti”. Signora, i miei omaggi. “Iolanda, questo qua vuole parlare di tuo nipote. Chiedermi cosa ne penso. Tu sai cosa ne penso, vero?”. Iolanda non apre bocca. Fis-

Si vede lontano un miglio che Bublé è cana-dese. Io alzando un sopracciglio terrorizzavo mezza Hollywood. Scommetto che lui si fa pure fregare sul resto dalla commessa al supermercato“ “

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Michael Bublé Live

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sa noi. Fissa Sinatra. Si allontana sghignazzando. Comincio a fissare Sinatra pure io, nel tentare di capire il senso di questo comportamento.

QUESTI FIGHETTI CANADESI“Prendo sempre in giro donna Iolanda perché da italiana forte e valorosa qual era è andata a dare vita ad una stirpe canadese. Michael è canadese, questo almeno lo sai, vero? Canadese! Come si fa a essere canadesi?!? Tu lo guardi South Park?”. Eh? Prego? “Non pigliarmi per i fondelli. Lo so che lo guardi. Il cartone animato. Beh, lo guardiamo anche qui in paradiso, ci si mette un attimo qua a captare i segna-li televisivi”. Oddio, South Park non mi sembra proprio una visione celestiale e da educande. “Siamo in paradiso ma non siamo dei rimbecilliti, qualche sana risata ci piace farla pure a noi e, personalmente, mi piace l'idea di essere aggiornato su quello che va oggi. Cosa dovrei fare secondo te, guardare sempre quei pallosissimi pro-grammi per ragazzi degli anni '50? Sorbirmi solo i documentari sulle iguane delle Galapagos? Dicevamo di South Park: quello che mi fa più ridere è quando pigliano per i fondelli i canadesi. Esilarante. E fanno benissimo a farlo. Noi italiani sbarcati in America sì che ci abbiamo dato dentro: sanguigni, permalosi, arroganti se serve, un po' mafiosi se è il caso, giusto per far capire che nessuno ci deve mettere i piedi in testa... Guarda i canadesi invece: bravini, perfettini, pulitini, educatini. Che roba è?

Avete sangue o acqua nelle vene? Scommetto che invece di un buon whisky prefe-rite tipo un succo a base di vitamine! Checche! Ecco, si vede lontano un miglio che Bublé è canadese. Io anche solo alzando un sopracciglio seminavo il terrore in mez-za Hollywood; Michael scommetto che si fa pure fregare sul resto dalla commessa quando va al supermercato”.

LA “SCIACQUETTA”Giudizio negativo allora Frank, Bublè proprio non ti piace. “Ma no, no. Ha un bel-lissima voce, devo ammetterlo. Quella fighetta canadese canta bene. Interpreta con classe. Insomma, non mi sono girate troppo le scatole quando lo hanno paragonato a me. Chiaro, certe volte lo prenderei a sberle. Hai presente quando è uscito il suo disco Call Him Irresponsable? A parte il fatto che è un titolo ridicolo, per quanto Bublé è un secchioncello sfigato confrontato a una vecchia lenza come il sottoscritto, spero che tu – giornalista di ultima categoria – almeno ti ricordi di Everything, il primo sin-golo estratto dall'LP? Iolanda mi ha raccontato come il povero nipotino per un sacco di tempo abbia fatto fatica a cantare la canzone. Gli ricordava Emily, una sciacquetta

“ “Ha un bellissima voce, devo ammetterlo. Quella fighetta canadese canta bene. Interpreta con classe. Insomma, non mi sono girate troppo le scatole quan-do lo hanno paragonato a me

2003 - Michael BubléFirmato un accordo con la Reprise Records, Michael fa il suo esordio nel music business. L’album contiene cover di artisti come Van Morrison (Moondance), Geor-ge Michael (Kissing A Fool) e Queen (Crazy Little Thing Call Love), oltre a qualche standard jazz come Fever. Bublè si fa conoscere da tutto il mondo con il suo stile che strizza l’occhio ai grandi interpreti anni ‘50.

Michael Bublè ha inciso 8 album, 2 dei quali dal vivo (Cau-ght In The Act del 2005 e Michael Bublé Meets Madison Square Garden del 2009). A questi vanno aggiunti tre dischi unofficial, ossia pubblicati senza un’etichetta: First Dane, del ’96, Babalu, 2001, e Dream, 2002. Ripercorriamo la sto-ria di Michael attraverso la sua discografia ufficiale.

Call me pop star

2004 - Come Fly With Me La seconda pubblicazione ufficiale di Bublè è prin-cipalmente una raccolta di brani eseguiti dal vivo. L’omaggio a Sinatra è chiaro: oltre alla title-track, brano inciso da The Voice nel ‘58, anche uno dei due inediti (Nice 'N Easy), appartiene al re della swing era. L’altro inedito è Can’t Help Falling In Love, brano reso immortale dalla versione che Elvis incise nel ‘61.

2004 - Let It SnowAnche, e soprattutto, nella discografia di Michael Bublè non poteva mancare un album natalizio. Let It Snow, che esce alla fine del 2004, a dirla tutta è un EP: contiene infatti solo 6 tracce, tutte canzoni tipicamente natalizie come White Christmas. Il brano a cui si ispira il titolo della pubblicazione è presentato sia in versione studio che live.

2005 - It’s Time Nonostante il successo dei precedenti dischi, è con It’s Time che Bublè si consacra a livello mondiale: l’album vende 6 milioni di copie. Nonostante lo stile resti so-stanzialmente quello degli esordi, Michael prepara il terreno ai cambiamenti futuri, interpretando brani con venature tipicamente pop (come il singolo Home) e mostrando un look molto più casual.

2007 - Call Me IrresponsibleE’ il disco della svolta. Bublè apre definitivamente alla musica pop, come dimostra il singolo di lancio dell’al-bum, Everything dedicato all’ex fidanzata Emily Blunt. A conferma della nuova direzione artistica, Call Me Irresponsible vince un Grammy come “Best Traditional Pop Album” (2008). Il disco vende 5,5 milioni di copie e Michael è ufficialmente una pop-star.

2009 - Crazy LoveNonostante il titolo sia un omaggio a Van Morrison, Michael ha ormai imboccato le infinite vie del pop. L’uomo in abito scuro che cantava Sinatra è diven-tato un ragazzo in t-shirt che sforna hit come Haven’t Met You Yet. La svolta artistica non ha tolto pubblico a Bublè, anzi: in pochi mesi Crazy Love ha venduto 4 milioni di copie

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lì, com'è il suo nome? Ah sì: Morgan. Artista maledetto quello? Solo perché ogni tanto fa una sniffatina? Se fosse finito in mezzo a noialtri, diciamo noialtri del Rat Pack, in cinque minuti già buona grazia se gli permettevamo di stare in mezzo a noi facendo il cameriere. Altro che artista maledetto. Voi in Italia vi siete rammolliti. Avevate Domenico

Modugno e Mina, ora avete Valerio Scanu e Alessandra Amoroso. Fate vincere le cassie-re dei supermercati, con tutto il rispetto, e per sei mesi vi ascolta-te solo quelle in radio. Capisco due settima-ne, i quindici minuti di celebrità ormai - mi

sono arreso – se li pigliano tutti, ma sei mesi! Non basta una bel-la voce, o una voce interessante: ci vuole carisma, amico. Carisma. Come quello che tira fuori Bublè quando canta. E chi ha carisma col fischio che va in quel tritacarne che sono i talent show. Segnatela que-sta, ragazzo: è una verità importante. Vedi mai che impari almeno qualcosa, a parlare col vecchio Frank”.

CANTA, RAGAZZO, CANTA!Ok, ok, ma mi lasci almeno con qualche nome? Qualcuno che meriti comunque un minimo del tuo apprezzamento? “Norah Jones fa una vita troppo tranquilla, ma mi piace come gusti musicali. Non è un pesce lesso. Ha fatto anche cose con quel metallaro, come si chiama?, Mike Patton, lui si che spacca. Brava. Amy Winehouse invece è una potenziale sorella, fa una vita che poteva benissimo stare dentro nel-la nostra cerchia, ma non so se c'ha il fisico e la testa per reggerla – noi sì, lei boh, però di sicuro la ragazza ha voce e capacità di usarla col giusto swing, quando non è ciucca. Odio Jamie Cullum. Ma è bravo. Dannatamente bravo. Temo sia il più bravo di tutti. Non sopporto piuttosto Peter Cincotti: che sono quei virtuosismi al pianoforte? Ra-gazzo: canta! Non fare arazzi da femminucce, canta!

che per tre anni è stata la sua fidanzata. Ti rendi conto? Oddio, spero non mi senta Iolanda, a lei Emily piaceva molto, mi tira sempre uno schiaffo se la chiamo 'sciacquetta'. Comunque, il punto è che non esiste che tu ti riduca così per una donna. Le donne devono cadere ai tuoi piedi. Tu devi solo fare finta di essere romantico. Solo finta, capisci? Mentre si vede che Bublé è romantico dav-vero, lo senti da come canta, è capace di commuoversi davvero quel canadese. Capace di tornare in lacrime nel backstage alla fine di un concerto, lacrime di gioia e commozione. Io e gli altri soci del Rat Pack (era il nome con cui negli anni ‘50 veniva chiamato il “clan” formato da Sinatra, Dean Mar-tin, Sammy Davis Jr., Joey Bishop, e Peter Lawford, nda), appena finiti i nostri show tornavamo invece nei camerini ridendo come pazzi e pregustando alcool, donne e quant'altro ci attendesse lì dietro. Quella sì che era vita!”. Sinatra morde un pezzo di sigaro, e lo sputa poi per terra. “Davvero non capi-sco che ci faccio qua in paradiso. Uno come Blublé è giusto che ci vada, mica io. Sai cosa ho scoperto, guardandolo da qua in alto una volta? Che lui nel tempo libero, quando è in tour, gioca con la Wii, oppure a ping pong. Te ne rendi conto? Con la sua stylist, cioè la sua assistente personale, quando è in giro. Stai con una donna e ci passi il tempo sfidandoti a videogiochi. Robe da chiodi”.

TROPPA FUFFAPerò insomma Bublé non è male, giusto Frank? “No, non è male. Ogni tanto ascolto i suoi dischi. Humphrey Bogart con quella sua faccia un po' così mi piglia sempre per il culo, dice che ho no-stalgia della vita terrena e che sono pure un po' invidioso. Invidioso di chi? Io sono stato il più grande e come la canto io My Way ancora oggi non la canta nessuno, tutti gli altri – Bublé compre-so – quando provano a reinterpretarla dovrebbero cambiare le parole del ritornello intonando ‘I did it his way', riferendosi a me. Io sono l'unico. Il migliore”. Ok. Te lo concedo, decisamente. Ma, stabilito che Michael ti è tutto sommato gradito, c'è qualcun altro che, in fondo, non ti dispiace? Intendo fra quelli che giù da noi, sulla Terra, stanno avendo ora un po' di successo. “C'è molta fuf-fa, amico. Ora da voi vanno alla grande i talent show, giusto? Beh, io anche quando ero agli esordi sapevo quanto valevo e non avrai mai permesso, mai!, di farmi giudicare in pubblico dall'alto in basso da altri musicisti o, peggio ancora, discografici o, ancora peggio, ballerini e coreografi dalla dubbia virilità. Alla prima parola incerta sul mio talento detta così, di fronte alla telecamere, sarei corso lì a fargliela ingoiare in diretta. Oppure, come alternativa, avrei chiesto un favorino ai miei amici italoamericani, giusto di fare un avvertimento, cose così. Come si chiama quello arruffato,

LivestyLe/ michaeL bubLé

“ “Sai cosa ho scoperto, guardando Michael da qua? Che lui nel tempo libero, quando è in tour, gioca con la Wii, oppure a ping pong. Te ne rendi conto? Robe da chiodi

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4 FIORELLO 8 PACO DE LUCIA10 MARK KNOPFLER13 ZZ TOP + SPECIAL GUEST JEFF BECK17 SEAL18 CROSBY STILLS & NASH20 PAOLO NUTINI23 SIMPLY RED25 KARIMA27 PLACEBOwww.summer-festival.com

LUGLIO

+ special guest NATURALLY 7

www.michaelbuble.com

9 LUGLIO PIAZZOLA SUL BRENTA / PD10 LUGLIO LUCCA SUMMER FESTIVAL12 LUGLIO PERUGIA UMBRIA JAZZ 13 LUGLIO ROMA CAVEA AUDITORIUM14 LUGLIO MILANO ARENA CIVICA

16 LUGLIONEAPOLIS FESTIVAL

16 LUGLIOPALAZZO TE - MANTOVA

17 LUGLIOSUMMER FESTIVAL - LUCCA

SEAL

INFOLINE 0584 46477www.dalessandroegalli.com

Prevendita

17 SETTEMBREMILANO TEATRO ARCIMBOLDI

19-20 SETTEMBREROMA AUDITORIUM

23 SETTEMBRECATANZARO T. POLITEAMA

24 SETTEMBRETAORMINA ANFITEATRO ROMANO

ELTON JOHNand Ray Cooper

An evening with

20 LUGLIO MILANO23 LUGLIO ROMA24 LUGLIO VENEZIA

MARKKNOPFLERLIVE

CROSBY STILLS

& NASH

23.7LUCCA

SUMMER FESTIVAL24.7

ROMAAUDITORIUM

27.7RIMINI

ARENA ESTIVA105 STADIUM

20.11

15 GiugnoVilla Contarini - Piazzola-PD

18 GiugnoParma - Parco Ducale

16 LUGLIO MILANO - MJF Arena Civica18 LUGLIO LUCCA - Piazza Napoleone19 LUGLIO ROMA - Cavea Auditorium21 LUGLIO AOSTA - Teatro Romano

22 OTTOBREMANDELA FORUM - FIRENZE

23 OTTOBREPALALOTTOMATICA - ROMA

21 OTTOBREPALATORINO - TORINO

GARY MOORE

26 LUGLIO GENOVA - ARENA DEL MARE 27 LUGLIO MILANO - ARENA CIVICA28 LUGLIO ROMA - ROCK IN ROMA

3 LUGLIO - ROMAAUDITORIUM

4 LUGLIO - MILANOLATINOAMERICANDO

5 LUGLIO - UDINECASTELLO

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52 rOck 'n' fashiOn

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53

UNITEDCOLORS OFCROOKERS

Os 53

Sono i nuovi furfantelli della musica elettronica mondiale, disk jockey “periferici” che improv-visamente si sono fatti ambasciatori del Made in Italy nel mondo. Per il loro album di debutto (Tons Of Friends, uscito lo scorso marzo) hanno lavorato con gente come Will.i.am, Kelis, Soulwax, Fabri Fibra. Tra tonnellate di amici, molti veri e alcuni presunti - sanguisughe, forse, questi ultimi? – e una sorta di “neverending tour”, hanno dipinto una tela utilizzando colori electro-primari e spruzzate di hip-hop, r’n’b, rock and roll e funk. Un vero e proprio arcobaleno elettronico.

Sylist: Elena ManferdiniPhoto: Aliocha Merker

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54 rOck 'n' fashiOn

I Crookers indossano All Star Padded Collar II, sneakers in esclusiva europea da Foot Locker

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58 rOck 'n' fashiOn

Tonight's gonna be a good night

I gotta feeling that tonights gonna be a good nightthat tonights gonna be a good nightthat tonights gonna be a good good night (x3)

Tonights the night nightLets live it upI got my moneyLets spend it up

Go out and smash itlike Oh My GodJump off that sofaLets get get OFF

I feel stressed outI wanna let it goLets go way out spaced outand loosing all control

Fill up my cupMozoltovLook at her dancingjust take it off

1. 373,00 € - gilet in suede con lunghe frange - 2. 22,00 € - cerchietto con piume viola applicate - 3. 9,90 € - reggiseno a fascia a pois con profili in pizzo, slip coordinato 5,90 € - 4. 170,00 € - hotpant in denim lacerato - 5. 89,00 € - body in cotone con stampe fiori e manica a pipistrello - 6. prezzo su richiesta - sandali neri da schiava in pelle - 7. 29,00 € - Hip Hop è un orologio analogico e impermeabile. La sua cassa di 32mm, bianca o nera, tonda e removibile, permette di cambiare il cinturino in morbida gomma colorata e profumata secondo il mood del momento, cinturino di ricambio 7,90 € - 8. 59,00 € - pochette a tracolla nera con lavorazione a taglio vivo in pelle

1. TRUE RELIGION 2. CAMOMILLA 3. TEZENIS

4. TWENTY8TWELVE

5. ROXY HEART

7. BREIL

8. MISS SIXTY

Lets paint the townWell shut it downLets burn the roofand then well do it again

6. PHILIPP PLEIN

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59Os

1. SIXPACK FRANCE

5. DIESEL BLACK GOLD

3. TIMBERLAND

4. EASTPAK

2. RAY-BAN CRAFT OUTDORSMAN

6. WESC

7. ADIDAS ORIGINALS

8. 55DSL

1. 39,00 € - T-shirt con stampa - 2. 229,00 € Storico modello di Ray-Ban nato nel 1938. Nella versione Craft sono otto le varianti colore - 3. 99,00 € - Tilt Dual Fit Earthkeepers™ Questo originale jeans in tessuto spigato è realizzato in cotone organico e bamboo, con orli e tasche posteriori rinforzate e la novità dei bottoni in cocco - 4. 70,00 € - Tracolla STANLEY, borsa multitasche in Cordura con ampio scomparto principale con vano porta-laptop, morsetto portachiavi, tracolla regolabile e tasca frontale zippata sulla patta - 5. 220,00 € - Cintura in cuoio con placche in metallo - 6. 90,00 € - Cuffie professionali modello Maraca - 7. 120,00 € - scarpa in pelle bianca unisex - 8. 60,00 € - camicia a quadretti

Lets Do it (x3)and live it up

i gotta feeling that tonights gonna be a good nightthat tonights gonna be a good nightthat tonights gonna be a good good night (x2)

Tonights the nightlets live it upI got my moneyLets spend it up

Fill up my cup (Drink)Mozolotov (Lahyme)Look at her dancing (Move it Move it)Just take it off

lets do it (x3)lets live it up

Here we comehere we gowe gotta rock

Easy comeeasy gonow we on top

Feel the shotbody rockRock it dont stop

I know that well have a ballif we get downand go outand just loose it all

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60 LiverePOrt/ aPriLe

Simone Cristicchi

Milano, 09/04/2010

foto : F.Prandoni

Litfiba

Milano, 13/04/2010

foto : F.Prandoni

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62 LiverePOrt/ aPriLe

Elisa

Roma, 16/04/2010

foto : S.Cecchetti

Mika

Milano, 21/04/2010

foto : F.Prandoni

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64 what'snew/ musica

Craig David Erykah BaduJakob DylanSigned Sealed DeliveredUniversal

New AmErykah Part Two (Return Of The Ankh)Universal

Women + CountryColumbia

di TOMMASO PERANdiN di EMANuElE MANciNidi MASSiMO lONgONi

einterpretando i brani che più l’hanno in-fluenzato come musicista, Craig David si è lanciato in un progetto ambizioso. Signed

Sealed Delivered, il cui titolo si deve al celebre pezzo di Stevie Wonder, è un tuffo nel passato, nei favolo-si anni in cui la Motown sdoganava la black music in tutto il mondo. Se si escludono tre brani, due dei quali in realtà campionano i Four Tops e Diana Ross (solo This Could Be Love è interamente originale), il disco è composto di cover: una carrellata di capo-lavori, a partire da Sittin’ On The Dock Of The Bay, masterpiece di Otis Redding, passando per Let’s Stay Together di Al Green, fino a Papa Was A Rolling Stone, resa celebre dai Temptations. Nonostante non abbia ancora compiuto trent’anni, o forse proprio per quello, Craig David ha sentito il bi-sogno di celebrare le sue radici musicali, confrontan-dosi senza timori reverenziali con le grandi icone del soul. Il suo merito è aver aggiunto un tocco persona-le a brani che appartengono al patrimonio musicale del Novecento senza che l’essenza originale sia stata intaccata. Mica poco.

due anni di distanza da 4th World War, Erykah Badu aggiunge il secondo capito-lo a quello che può essere considerato un

concept work il cui manifesto è nel titolo: una nuova Erykah, la sua vita, la consapevolezza di viverla in un momento storico particolare per il suo paese. E se nel precedente episodio i temi erano prevalen-temente politici e sociali, in Return Of The Ankh è dell’amore e delle sue vicende che si parla: dal de-siderio di indipendenza/dipendenza (Window Seat) ad un petulante interesse mosso dai soldi (Turn Me Away), dal sentimento che cresce e diventa necessità e mancanza (Gone Baby, Don’t Be Long) al dolore e alla non rassegnazione per una storia finita (Out My Mind, Just In Time). L’album ricorda Worldwide Underground nell’approc-cio, rilassato e quasi senza pretese, ma i risultati sono di gran lunga superiori. E’ strutturato orizzontal-mente, con brani che confluiscono l’uno nell’altro e che sembrano sviluppati come improvvisazioni nate su dei loop, trasformati in mantra ipnotici dalla ripe-titività della musica. Il tutto incorniciato dalla bellis-sima voce della Badu, che movimenta le dinamiche, nello stile ormai consacrato di una delle più impor-tanti autrici soul contemporanee.

a seconda prova da solista per il figlio di Bob Dylan è, in qualche modo, un ritorno alle origini. Per Women+Country Jakob sa-

luta infatti il produttore Rick Rubin, sotto la cui ala aveva mosso il primo passo da solo nel 2008, e si af-fida a un vecchio volpone della produzione come T Bone Burnett. Per intenderci lo stesso che aveva pro-dotto Bringing Down The Horse (1996), il secondo (e più popolare) lavoro dei Wallflowers, band con cui Dylan Jr. si è fatto conoscere.La coppia riformata in realtà sforna un disco che con quello dei Wallflowers ha poco a che spartire. Sa-ranno gli anni che passano o un eccessivo peso della produzione di Burnett, fatto sta che tanto era diretto, solido e classicamente rock quell'album, tanto è ete-reo, elegante e in cerca di punti di riferimento que-sto. Pur essendo un album sostanzialmente country, come anche il titolo dichiara sin dall’inizio, Dylan si guarda spesso intorno e indietro, al punto che si può trovare un pezzo come Lend A Hand che deve più di un credito alla mitica Minnie The Moocher di Cab Cal-loway. Da ascoltare.

R AL

ralasciando per un attimo le intenzioni commerciali, ristampare un disco significa in qualche modo consacrarlo. Nel caso specifico di Exile On Main St., il progetto assume un significato ancora più im-

portante. Per tanti anni il doppio LP, pubblicato nel ’72, è stato considerato un lavoro minore degli Stones, nonostante il pubblico l’avesse portato in testa alle classifiche Uk e Usa per circa 40 settimane. Exile ha avuto i riconoscimenti che meritava molti anni dopo, chissà perché. Forse perché seguiva il trittico Beggars Banquet-Let It Bleed-Sticky Fingers che aveva reso i Rolling Stones la più grande rock band del pianeta, complice lo scioglimento dei Beatles. Forse perché di vere hit ce ne sono solo un paio (Tumbling Dice e Shine A Light). Forse per via di quel suono “impastato”, frutto di una registrazione non certo impeccabile. Forse perché l’esilio a cui fa riferimento il titolo c’è stato davvero (il disco è stato registrato in Costa Azzurra, nella villa di Keith Richards) a causa di problemi col fisco inglese, non certo graditi in patria. Tutto vero, ma Exile resta una pietra miliare del rock e poco importa che sia o meno il capolavoro degli Stones. Come sostiene Bill Janoviz, autore del libro Exile On Main St. (Il Saggiatore, 2010) “Exi-le va oltre le canzoni, creando un senso monolitico di atmosfera. Trasmette un senso di tempo, di luogo e spirito, eppure è fuori dal tempo”. Parole sante.La ristampa è naturalmente accompagnata da una Deluxe Edition, con 10 trac-ce inedite (tutte godibili), e persino da una Super Deluxe, che oltre ai brani di cui sopra include un documentario con il “making of” di Exile, clip dal film Ladies&Gentlemen: The Rolling Stones e l’inedito Cocksucker. Sarà solo rock and roll, ma ci piace da morire.

T

The Rolling StonesExile On Main St. - RistampaUniversal

di dANiElE SAlOMONE

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65Os

L’UOMO CHE AMAVA LE DONNE

Nina ZilliL’uomo che amava le donne (Universal Music, 2010)

LCD Soundsystem

The Black Keys

The Niro

Hole

MGMT

This Is HappeningEmi

BrothersV2 / Cooperative Music

Best WishesUniversal

Nobody’s DaughterUniversal

CongratulationsSony Music

di giANlucA ViNci

di EMANuElE MANciNi

di SilViA PEllizzON

di giORgiO ROSSiNi

di giANNi OlfENi

A distanza di 3 anni dall’uscita di Sound of Silver (e superati non pochi problemi legati alla salute del cantante James Murphy), torna a gran voce uno

dei gruppi più apprezzati della scena indie-elettronica mon-diale. This Is Happening abbonda di synth spinti al massimo, cassa dritta à la Ringo Starr e distorsioni di chitarra in perfetto stile rock psichedelico. Un album che rievoca la magia della California dei tardi Sixties e la "nuova onda" inglese anni Ot-tanta, senza però scadere in alcun clichè. Insomma, niente di gà sentito, anzi. Gli LCD Soundsystem devono questa consa-pevolezza artistica sopratutto all’estro e alla voce eclettica del frontman James Murphy che sembra non aver lasciato nulla al caso, soppesando con rigore ogni singola nota. Consigli per l’ascolto: volume a palla!

Black Keys sono sporchi e diretti, devoti al rock e al “Delta blues”, non solo nei suoni, ma nello spirito, tormentato da un destino che non li ha voluti far

nascere più a sud. Con Brothers tornano alla produzione ar-tistica autarchica, dopo la parentesi con la star dell’hip-hop e superproduttore Danger Mouse (a cui hanno comunque affidato il nuovo singolo, Tighten Up), esperienza grazie alla quale sembrano aver gettato uno sguardo sulle possibili nuo-ve strade percorribili dal loro sound, in parte vincolato dalla scelta stilistica del duo (formazione identica ai White Stripes, ai quali vengono spesso paragonati). Un disco che tenta e riesce, in episodi come The Only One, Go Getter e il singolo stesso, a regalarci dei classici piuttosto che riff da spot pub-blicitari (cosa che accade ugualmente con Unknown Brother e Sinister Kid). Meno invenzioni ritmiche e influenze sixties, le uniche variazioni ad una formula più che rodata che ci stupi-sce ogni volta per come non riesca proprio a stancare.

opo il folgorante esordio di due anni fa, il cantauto re romano Davide Combusti, alias The Niro, torna con un nuovo lavoro in grado di soddisfare chi si è già innamorato della sua musica e sorprendere

chi invece ancora non lo conosce. Una voce straordinaria, un talento compositivo originale, melodie avvolgenti e arrangia-menti ricchi e curati sono gli ingredienti del suo cantautorato. Come nel primo disco, Davide ha suonato tutti gli strumenti in (quasi) tutti i brani, ognuno dei quali racconta ed evoca uno scorcio del suo mondo. Quello che più colpisce della musica di The Niro è come il suo stile fortemente personale riesca ad aprirsi con estrema naturalezza ad orizzonti internazionali: non a caso i fortunati che a marzo sono riusciti a sentirlo dal vivo al South By Southwest Festival di Austin (Texas) sono rimasti stregati. Da segnalare infine le bonus track contenute nella versione digitale del disco, che variano in base allo store in cui viene acquistato.

iù che un vero e proprio ritorno del-le Hole, Nobody’s Daughter sembra la concretizzazione del più volte an-

nunciato e smentito progetto solista di Courtney Love. Della vecchia line up infatti non resta che lei, dopo l’esclusione dello storico chitarrista Eric Erlandson. Tuttavia il disco può vantare alcune collaborazioni di rilievo, tra cui quella di Billy Corgan e dell’ex batterista di Pearl Jam e RHCP Jack Irons. Detto questo, il disco non suona diver-so da Celebrity Skin, ultimo riferimento discogra-fico della band (1998). Classic rock, punk e post-grunge si fondono creando un sound piuttosto lineare, salvo qualche eccezione che alza il livello complessivo del lavoro. Spiccano indubbiamen-te il punk puro di Loser Dust, la cantilena grunge di How Dirty Girls Get Clean e il singolo di lancio Skinny Little Bitch, che per qualche minuto fa tor-nare alla mente l’atmosfera della Seattle dei primi Novanta. A conti fatti, Nobody’s Daughter è un di-sco onesto e gradevole che restituisce alla musica un personaggio che tutto sommato ci mancava. Bentornata Courtney.

i aspettavamo al varco, com’è natura-le che sia per una band che ha sforna-to un disco d’esordio stra-acclamato

e stra-venduto come Oracular Spectacular (2008). Ben Goldwasser e Andrew VanWyngarden, gli MGMT, dovevano chiarire al mondo un dubbio: artisti veri o impostori? Ebbene, Congratulations dimostra che il duo newyorkese ha cuore, cervello e palle, qualità decisive per chi punta allo status di artista. Cuore perché spogliando il nuovo album di tutti i fronzoli sonori restano le canzoni; ma-gari un filo meno immediate rispetto al passato, ma comunque solide e ispirate. Cervello perché hanno entrambi capito che i singoli-pronti-per-il-remix, modello Electric Feel (con relativo interven-to di Justice) pagano nel breve ma non nel lungo periodo. Palle perché hanno avuto la sfrontatezza di tirare dritto, continuando a proporre una for-mula musicale che, reinterpretando la psichedelia anni Sessanta e Settanta, si espone a facili critiche. Del tipo: i soliti copioni. Ma Ben e Andrew non si sono limitati a ripetere una lezione imparata mol-to bene. Hanno in qualche modo rinnovato una certa cultura musicale, arricchendola di suoni, immagini, atmosfere. Qual era il dubbio?

A

I

D

P

L

HOT LISTDieci brani dalla playlist di

Diego e La Pina

IF WE EVER MEET AGAIN

Timbaland feat. Katy PerryShock Value II (Blackground/ Mosley Music, 2009)

2

1

3

4

5

6

7

8

9

10

BLAME IT ON THE GIRLS

MikaThe Boy Who Knew Too Much (Universal Music, 2009)

CALIFORNIA LOVE

2PacAll Eyez on Me (Death Row Records, 1996)

STARRY EYED

Ellie GouldingLights (Polydor/ Neon Gold, 2010)

NOT MYSELF TONIGHT

Christina AguileraBionic (RCA, 2010)

IN MY HEAD

Jason Derulo Jason Derulo (Beluga Heights/ Warner Bros., 2009)

ROCKET

GoldfrappHead First (Mute Records, 2010)

DRINKING IN L.A.

Bran Van 3000Glee (Audiogram Records/ Capitol Records, 1997)

TELEPHONE

Lady Gaga feat. BeyoncèThe Fame Monster (Streamline/ Inter-scope/ Kon Live/ CherryTree, 2009)

Da quando Diego e La Pina si sono incontrati negli studi di Gay.tv, a cui sono approdati dopo una carriera da rapper lei e dopo alcune esperienze come ballerino lui, sono diventati “una cosa sola, anzi, due corpi e un cervello”. Su Radio Deejay conducono insieme Pinocchio, trasmissione di alleggerimento del drivetime preserale, che va in onda dal lunedì al venerdì dalle 18 00 alle 20.00.

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66 a cura di Bluegluewhat'snew/ games

Ah, gli RTS. O li odi o li ami. La sigla “RTS” sta per Real-Time Strategy, un genere videoludico che obbliga a coor-dinare i classici movimenti rapidi tipici di un gioco d’azione con una conside-revole dose di pianificazione e uso del cervello. Il motivo per cui le nuove generazioni di giocatori non hanno grande esperienza nel campo è presto spiegato: giochi di questo tipo esistono da una ventina d’anni, ma sono sem-pre stati ad appannaggio degli utenti PC, vista la praticità di uno strumento come il mouse nel controllare scher-mate generalmente complesse e poco “sintetizzabili”. Ultimamente i titoli RTS stanno raggiungendo anche le consolle e con risultati sempre miglio-ri (vedi Halo Wars, ma anche il prege-vole Brutal Legend). In questo senso,

prendendo come riferimento il primo episodio di Supreme Commander (il cui tentativo di “trasposizione” su Xbox 360 lasciò a desiderare) si può quasi gridare al miracolo: ora c’è un buon equilibrio tra giocabilità e semplicità dei comandi, tanto da rendere il gioco fruibile anche ai neofiti, complice un ottimo tutorial che introduce a dovere il sistema di combattimento. Grafica-mente ci siamo (qualche rallentamento nei momenti più caotici è scusabile), il sonoro fa il suo dovere, la trama in-curiosisce fino all’ultima missione e la modalità multiplayer è impeccabile. Per chi ne sa di RTS non rappresenterà una sfida difficile, ma chi non ha mai avuto a che fare con la strategia in tem-po reale inizi da qui.

Supreme Commander 2

(PC – XBOX 360) Genere: Strategia in tempo reale (RTS)

Gas Powered Games/ THQ

Runaway: A Twist Of Fate

(PC – Nintendo DS) Genere: Avventura grafica

Pendulo Studios/ Halifax

Quali sono le condizioni necessarie perché nel 2010 venga effettivamente apprezzata un’avventura grafica? Non sono certo più i tempi dei titoli targati Sierra o Lucasfilm, dove ancora si pote-va gareggiare a livello tecnico, puntan-do tutto su disegni di alto livello o atmo-sfere visive e sonore da lasciare a bocca aperta. Oggi il giocatore (giustamente) si aspetta un livello altissimo di graphic e di suono, soprattutto considerando che in questo genere di giochi il motore grafico non deve sopportare movimenti

bruschi o muovere all’unisono quan-tità infinite di personaggi e oggetti. Di questi tempi non si scappa: si svetta solo attraverso una trama coinvolgente e ben congegnata. Il terzo episodio di Runaway centra l’obiettivo e nonostante gli enigmi non siano affatto difficili e il sistema di gioco non abbia proprio nul-la di innovativo rispetto ad un classico “punta e clicca”, ti tiene attaccato allo schermo fino alla fine, divertendo non poco.

Nemmeno il tempo di godersi il terzo splendido capitolo della saga God Of War e sugli scaffali dei negozi appare magicamente questa riedizione dei primi due episodi, rive-duta e corretta per l’anno 2010. Inevitabile che qualcuno possa sentire puzza di stra-tegia puramente commerciale con questa prematura spremuta di successi del vicino passato; ma è anche vero che tra le tante riedizioni di giochi recenti (spesso evitabili) in questo caso la rispolverata appare giustificata. Non tanto per il restyling grafico, che per quanto curato non può nascondere del tutto i limiti dovuti all’età di due titoli usciti rispettivamente nel 2005 e nel 2007 (e di questi tempi cinque anni “videoludicamente” parlando sono un lasso di tempo non trascurabile) quanto per l’importanza che God Of War ha avuto nella storia recente dei videogames. Comandare Kratos è a tutt’oggi un’esperienza piacevole, ben calibrata tra momenti di delirio puro e attimi più “pensa-ti”, in cui i tanto bistrattati “Quick Time Event” (ovvero istanti in cui premere il tasto corretto diventa indispensabile per una buona riuscita delle combinazioni d’attacco) la fanno da padrone. Nota a margine: il revival dei QTE, che adesso si trovano pratica-mente ovunque, è partito proprio da God Of War. Non si contano i titoli di ultimissima generazione che in qualche modo sono in debito con la saga sviluppata da Sony, e chi non ha avuto modo di testare a suo tempo i primi due atti ne approfitti ora: non se ne pentirà.

God Of War Collection

(PS3) Genere: Avventura

Bluepoint Games/Sony Computer

Red Steel 2

(Wii) Genere: Sparatutto in prima persona

Ubisoft

Caldera è una città in bilico tra passato e futuro, dove una tecnologia avanzata con-vive con uno scenario che mischia con notevole disinvoltura elementi di chiara ispi-razione orientale e saloon da Far West. Vestirete i panni dell’ultimo discendente del clan dei Kusagari e avrete lo scomodo compito di tornare nella città dalla quale siete stati allontanati anni fa per liberarla dalla violenta occupazione della mafia locale. E come si conviene ad un samurai post-moderno, lo farete a colpi di katana e armi da fuoco attraverso scontri che godono di un ottimo dinamismo. Considerare il sistema di combattimento è d’obbligo, e bisogna ammettere che le tanto decantate potenzia-lità del Wii Motion Plus vengono sfruttate in maniera pregevole, anche se rimane la sensazione che si possa fare di più a livello di precisione. Il gioco è vario e scorrevole tanto nei momenti frenetici quanto nelle fasi esplorative, graficamente è davvero un bel vedere e l’ambientazione rapisce. Manca solo quel quid che gli impedisce di diven-tare capolavoro.

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68 what'snew/ cinema a cura di Nick

E’ in edicola nick maggio!

Liberamente tratto da Morte di un di-ciottenne perplesso, racconto di Marco Bosonetto, Due vite per caso è una sorta di Sliding Doors applicato a sogni, rabbia e speranze di una generazione, dove il fatto che un ragazzo poco più che ven-tenne tamponi o meno un’auto di poli-ziotti in borghese (con relativo abuso di potere in forma di violento pestaggio), conduce il destino del protagonista verso ipotesi sorprendentemente anti-tetiche, tra conformismo insoddisfatto e inesausto furore politico.

Perchè vederlo?Presentato a Berlino, un film da non con-fondere con l’onda giovanilista del teen movie nostrano; per chi ricorda il signifi-cato di parole come impegno civile e sde-gno, l’esordio di un regista nel cui cuore batte Godard.

Due vite per caso

Italia, drammatico, 2010Con Isabella Ragonese, Lorenzo Balducci, Sarah FelderbaumDi Alessandro Aronadio

critica

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critica

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David, americano, è un soldato reduce dalla guerra in Iraq. Profondamente se-gnato dall’esperienza decide di girare tra le montagne dell’Europa in bicicletta, per dimenticare i terribili momenti vis-suti nell’esercito. In un bosco incontra una giovane straniera, Angeline. I due proseguono il viaggio assieme. Presto vengono a conoscenza di una strana leg-genda locale che li porta a incontrare il sanguinario macellaio Mortis, e a capire che spesso la realtà può essere il peggio-re degli incubi.

Perchè vederlo?Il secondo film di Federico Zampaglio-ne, leader dei Tiromancino, è un vero e proprio omaggio ai maestri del cinema horror italiano, Argento e Fulci in parti-colare. Gli amanti del genere non reste-ranno delusi.

Shadow

Italia , horror, 2009Con Jake Muxworthy, Karina Testa, Nuot ArquintDi Federico Zampaglione

François Costello lavora da tempo come sicario per una banda del crimine orga-nizzato. Quando i suoi capi iniziano so-spettare che sia un informatore dell’Fbi, ordinano di ucciderlo, ma per loro sfortuna, l’uomo sopravvive. Vent’anni dopo Costello, che nel frattempo è di-ventato chef, parte per Hong Kong per vendicare la morte della famiglia della figlia, massacrata da alcuni sicari della Triade. Ad aiutarlo a portare a termine la sua vendetta saranno i tre killer pro-fessionisti Kwai, Chu e Lok.

Perchè vederlo?Per le coreografie e l’uso stilizzato della violenza, tipico del regista, e per il ritor-no al cinema con un ruolo da protago-nista della celebre star del rock francese Johnny Hallyday in una pellicola che omaggia Jean-Pierre Melville.

Vendicami

Francia - Hong Kong, azione, 2009Con Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Simon YamDi Johnnie To

Dastan è un principe persiano del Sesto secolo, che si allea con la principessa Ta-mina per recuperare le Sabbie del Tem-po, un dono degli dèi per controllare il tempo, che è caduto nelle mani del mal-vagio Nizam, che vuole servirsene per distruggere il mondo. Tratto dall’omo-nimo videogame e prodotto dall’inossi-dabile Jerry Bruckheimer e dalla Disney (che mira a bissare il successo e il fran-chising dei Pirati dei Caraibi), è un kolos-sal costato 150 milioni di dollari e girato principalmente in Marocco.

Perchè vederlo?I fan del videogioco possono gioire dopo l’attesa trepidante per l’adattamento e finalmente invadere le sale (il film, come sempre più spesso capita ai kolossal, do-veva uscire il 19 giugno 2009 ma l’uscita è stata posticipata al 28 maggio 2010).

Prince of Persia

Usa, fantastico, 2010Con Jack Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred Molina, Gemma ArteronDi Mike Newell

OTTANTA . A�TEAM, PRINCE OF PERSIA, TRON LEGACY, HOT TUBE, KARATE KID, SEX & THE CITY �, WALL STREET �: IL CINEMA RISCOPRE IL DECENNIO PIÙ SOTTOVALUTATO DEL NOVECENTO. IN COPERTINA, L’ICONA DI QUEGLI ANNI: L’AMERICAN GIGOLO RICHARD GEREDEAR JOHN VENDICAMI THE PACIFICROBIN HOOD

TODD SOLONDZAMER CA FERRERA

BEN STILLERTINA FEY

�� 2010

KITANO ��MARSIGLIA�D PAD UNICEF KUBR CK NFFTY

Gran Bretagna/Usa, fantastico, 2010Con Russell Crowe, Cate Blanchett, Mark Strong, Max von Sydow, William Hurt

Di Ridley Scott

a principe dei ladri a uomo in calzamaglia: Robin Hood ha vissuto ogni possibile incarna-

zione cinematografica. Difficile ma non impossibile svecchiare un personaggio così abusato: non se a farlo è Sir Ridley Scott, mister Alien e Blade Runner, e se a imbracciare l’arco è Russell Crowe, alla sua quinta collaborazione con il regista, dopo Il gladiatore, Un’ottima annata, Ame-rican Gangster e Nessuna verità. Un regista perfezionista e visionario e una star hol-lywoodiana dal peso (corporeo) altalenan-te ma dalla solida fama: Robin Hood, per

chi ama il respiro fragoroso del cinema epico, è uno dei titoli dell’anno. Un ibri-do tra Il gladiatore e Braveheart, con tanto di discorso motivazionale ai combattenti: “ribellarsi e ribellarsi ancora, fino a che gli agnelli diventeranno leoni”.Nel cast Cate Blanchett è una Lady Ma-rian votata all’azione; Mark Strong (Sher-lock Holmes), già con Scott in Nessuna Veri-tà, è il perfido Godfrey, braccio destro del Principe Giovanni (Oscar Isaac). Isabella di Aquitania ha il volto di Eileen Atkins, Matthew Macfadyen è lo sceriffo di Not-tingham (che ha un ruolo ridimensionato

rispetto alle riduzioni cinematografiche del passato), Max Von Sydow è il padre di Marian, Danny Huston Riccardo Cuor di Leone e William Hurt il duca di Pem-broke.

Perchè vederlo?Ben 130 milioni di dollari americani in-vestiti nel migliore talento britannico: è intrattenimento al massimo livello, e non capita spesso di potersi gustare i popcorn lasciando il cervello acceso.

Robin Hood

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La scelta è fra i 3 locali “underground” (letteralmente sotto la Metro) più rinomati. Al Chelsea gruppi musicaliche suonano live e dj con selezione britpop e punk. Al B72 la musica della chitarra si abbina a beats e breakselettronici; il tutto è ovviamente mixato alla perfezione per ballare fino all’alba. Al Q [kju:], un locale assolutamente trendy che propone ottimi drink e il sound più giusto, dalla musica house fino all’R’n’B.

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© WienTourismus/Hertha Hurnaus

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32131 4 5 6Sabato Domenica

7 8 9 10 11 12 13Lunedì Martedì

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15 16 17 18 19 2014Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

22 23 24 25 26 2721Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato DomenicaRod Steward - Verona Deftones - Torino

Linea77 - Collegno (TO)

Elio e Le Storie Tese - RomaSlayer - Milano

Motorhead - Codroipo (UD)Stone Temple Pilots - Milano

Malika Ayane - Tortona (AL)Slayer - Milano

Muse - Milano

Ministri - Roma

Ministri - Rio Saliceto (RE)

Bob Dylan - Piazzola sul Brenta (PD)Simone Cristicchi - GenovaTemper Trap - Roma

Bob Dylan - Viareggio (LU)Port Royal - MilanoTemper Trap - Milano

J-Ax - GenovaLinea77 - Cava Manara (PV)

Bands Apart - FerraraJ-Ax - MantovaLCD Soundsystem - Ferrara

Elio e Le Storie Tese - Indicatore (AR)J-Ax - Sesto F.no (FI)Juliette Lewis - GenovaPort Royale - Solza (BG)Tre Allegri Ragazzi Morti - Lavagno (VR)

Bob Sinclar - Lignano S ro (UD)Elio e Le Storie Tese - Rho (MI)Linea77 - Pinarella di Cervia (RA)Malika Ayane - Piazzola (PD)Tre Allegri Ragazzi Morti - Ozieri (SS)

Malika Ayane - Verona

Tre Allegri Ragazzi Morti - Povolaro (VI)

Bob Dylan - ParmaElio e Le Storie Tese - GenovaJ-Ax - AlgheroRoy Paci & Aretuska - Mestre (VE)Tre Allegri Ragazzi Morti - Padova

J-Ax - CagliariLinea77 - Castel Maggiore (BO)Meganoidi - PescaraSka-P - GenovaTre Allegri Ragazzi Morti - Cuneo

Linea77 - Lu Monferrato (AL)Tre Allegri Ragazzi Morti - S. Giuliano (PI)

Alice in Chains - Collegno (TO)Jonsi - MilanoVelvet - Rio Saliceto (RE)

Lost - Rio Saliceto (RE)

Alice in Chains - RomaSlash - MilanoThe Bastard Sons of Dioniso -Reggiolo (RE)Tre Allegri Ragazzi Morti - Marina di Ravenna (RA)

Megadeth - BolognaPaolo Nutini - Torino

Alice in Chains - PadovaBaustelle - Genova Niccolò Fabi - Pino Tse (TO)Tre Allegri Ragazzi Morti - Montebelluna (TV)

Megadeth - Roma

Bad Religion - MilanoBaustelle - AvellinoElio e Le Storie Tese - Legnano (MI)Linea77 - GenovaMeganoidi - GenovaMinistri - Montebelluna (TV)Motel Connection - VeronaTre Allegri Ragazzi Morti - Genova

Bad Religion - RomaMotel Connection - Giulianova (TE)Tre Allegri Ragazzi Morti - Venezia

LN Ripley - Portomaggiore (FE)Megadeth - MilanoMotel Connection - Settimo Torinese (TO)Niccolò Fabi - AvellinoRoy Paci & Aretuska - SalernoTre Allegri Ragazzi Morti - Bergamo

Buena Vista Social Club - GenovaPixies - Ferrara Tre Allegri Ragazzi Morti - Segrate (MI)

29 3028Lunedì Martedì Mercoledì

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cOmingsOOn/ giugnO

nche quest’anno il rock targato UK sta man-dando in fibrillazione Milano. L’anno scorso erano stati Depeche Mode e U2 a infiammare

San Siro, quest’anno è la volta dei Muse. Matt Bellamy e soci, che avranno come supporter niente meno che i Kasa-

bian, porteranno il loro "The Resistance Tour" allo stadio milanese il prossimo 8 giugno (più di 50.000 i biglietti ven-duti). La band inglese quest’estate suonerà, per la prima volta in carriera, esclusivamente negli stadi e nei più im-portanti festival europei; per celebrare questo grande “sal-

to”, i Muse stanno offrendo la possibilità ai propri fan di scegliere alcuni brani della set list di ogni concerto. Come? Con delle votazioni on-line sul sito ufficiale www.muse.mu. Comunque vada, quello di Milano sarà un grande evento. Appuntamento al Meazza.

AMuse08 Giugno, Stadio di San Siro

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Fu

lvio

Bo

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deejay tv | mydeejay tv | deejay.it | iphone.deejay.it | quando vuoi in podcast

one nation one station

h 16.00 Nikki

Mar

ani

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BELLA SCOPERTA

APERTURA CAPOTE ELETTRICA: 3 DIVERSE POSIZIONINUOVO MOTORE 1.3 MULTIJET 95 CV: PIÙ POTENZA, MENO EMISSIONISISTEMA START&STOP DI SERIE: MENO CONSUMI, PIÙ RISPETTO DELL’AMBIENTE

Ciclo combinato: (l/100km) 6,1. Emissioni C02: (g/km) 140.