Nuove relazioni industriali - Uilm · Nuove relazioni industriali di attualità le problemati-che...

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Periodico di informazione quindicinale della Uilm nazionale - Redazione : Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Iscrizione presso la Cancelleria del Tribunale civile di Roma - n° 413 / 2010 del 21ottobre 2010 - DIRETTORE POLITICO: Rocco Palombella DIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Giulio Di Mario - PROGETTO GRAFICO ED IMPAGINAZIONE: Lucia Pinto n n ° ° 10 / 2011 10 / 2011 30 maggio anno secondo anno secondo Questo giornale è associato alla Unione Stampa Periodici Italiani pag. 5 CES: “Se Atene piange, l’Europa soffre” pag. 6 ISTAT: la crisi pesa su giovani e donne pag. 7 I dati sulla produzione di Federmeccanica Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici 1 Le relazioni industriali stanno attraversando una fase di tumultuosa trasfor- mazione, così profonda da coinvolgere, oltre i soggetti classici della contratta- zione, sindacati ed im- prese, anche la politica ed il mondo della cultura. Prassi ed istituti consolida- tisi negli anni stanno su- bendo una critica profonda e stanno rivelando i propri limiti intrinseci. Perfino il contratto collettivo nazio- nale di lavoro, per decenni fulcro della negoziazione collettiva, non rappresenta più una certezza per il no- stro sistema di relazioni sindacali. Anzi, proprio a questo proposito tornano continua a pag. 2 Nuove relazioni Nuove relazioni industriali industriali di Rocco Palombella Fotocomposizione di lucia pinto I I L L S S A A B B A A T T O O S S I I N N D D A A C C A A L L E E di Antonello Di Mario La Uilm sarà in piazza del Popolo a Roma il 18 giu- gno per sostenere la riforma fiscale e l’eliminazione degli sprechi della politica. Si tratta della manifesta- zione promossa da Cisl e Uil nell’assemblea dei de- legati dello scorso 21 maggio nella capitale. Ciò che accumuna le due date è che entrambe cadono di sa- bato, ma nonostante la festività lavorativa i metal- meccanici della Uil hanno popolato l’evento del primo sabato e faranno altrettanto col secondo, giun- gendo da ogni parte d’Italia. Il Paese si trova alla vi- gilia del consolidamento fiscale, vale a dire del tentativo di raggiungimento del pareggio di bilancio e della drastica riduzione del debito pubblico. La ma- novra arriverà per decreto entro la fine di giugno: l’entità sul 2011 sarà fra i sei e gli otto miliardi di euro. I tagli importanti riguarderanno gli anni succes- sivi, e in particolare il 2013 e il 2014. Entro la fine del 2011 il governo conta di scendere dal 4,6% ad un deficit del 3,9%. Dall’obiettivo del pareggio ci sepa- rano circa 40 miliardi di euro. E proprio di questa en- tità sarà la “cura da cavallo” prescritta dall’esecutivo entro il 2014. Se si applicasse la manovra in que- stione senza realizzare le riforme per il rilancio del- l’economia, il Paese così come si trova ne uscirebbe con “le ossa a pezzi”. Ecco perché è indispensabile concretizzare una riforma del fisco che risponda ai bisogni degli italiani e dei ceti produttivi, da affian- care, possibilmente, alla realizzazione di un piano per il Sud ed a un progetto organico di semplifica- zione normativa e burocratica. Siamo in condizione di preannunciare la tempistica. Prima delle ferie estive, in Consiglio dei ministri, dovrà essere appro- vato il disegno di legge delega per la riforma del fisco; entro il primo trimestre del 2012 il provvedi- mento dovrà essere approvato dal Parlamento per, poi, entrare in vigore, con i relativi decreti legislativi, dal 2013. E’ sorprendente come in questi giorni un organo dello Stato come la Corte dei Conti, nella sua relazione annuale, abbia sottolineato la necessità di tagli severi alle spese, senza addirittura escludere aumenti delle tasse. L’esatto contrario di ciò che chiedono le parti sociali. Secondo i calcoli della Corte un lieve calo della pressione fiscale sarebbe possibile solo nell’ipotesi di un aumento del Pil del 2,1% su base annua e di un forte taglio nelle spese. Se la crescita del prodotto interno lordo, sempre se- condo i calcoli dell’organismo che sorveglia i bilanci pubblici, dovesse assestarsi all’1,1%, con una spesa corrente invariata, allora la pressione fiscale do- vrebbe addirittura aumentare entro il 2015 di ben un punto e mezzo, per poi essere gradatamente ridotta. Per l’anno in corso anche lo “Economic outlook” dell’Ocse annuncia una crescita proprio dell’1,1% ed prosegue in ultima

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Periodico di informazione quindicinale della Uilm nazionale - Redazione : Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Iscrizione presso la Cancelleria del Tribunale civile di Roma - n° 413 / 2010 del 21ottobre 2010 - DIRETTORE POLITICO: Rocco PalombellaDIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Giulio Di Mario - PROGETTO GRAFICO ED IMPAGINAZIONE: Lucia Pinto

nn°° 10 / 201110 / 201130 maggioa n n o s e c o n d oa n n o s e c o n d o

Questo giornaleè associato allaUnione StampaPeriodici Italiani

pag. 5

CES:

“Se Atene piange,

l’Europa soffre”

pag. 6

ISTAT: la crisi pesasu giovani e donne

pag. 7

I dati sulla

produzione di

Federmeccanica

Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici

1

Le relazioni industrialistanno attraversando unafase di tumultuosa trasfor-mazione, così profonda dacoinvolgere, oltre i soggetticlassici della contratta-zione, sindacati ed im-prese, anche la politica edil mondo della cultura.Prassi ed istituti consolida-tisi negli anni stanno su-

bendo una critica profondae stanno rivelando i proprilimiti intrinseci. Perfino ilcontratto collettivo nazio-nale di lavoro, per decennifulcro della negoziazionecollettiva, non rappresentapiù una certezza per il no-stro sistema di relazionisindacali. Anzi, proprio aquesto proposito tornano

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Nuove relazioni Nuove relazioni industrialiindustrialidi Rocco Palombella

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di Antonello Di Mario

La Uilm sarà in piazza del Popolo a Roma il 18 giu-gno per sostenere la riforma fiscale e l’eliminazionedegli sprechi della politica. Si tratta della manifesta-zione promossa da Cisl e Uil nell’assemblea dei de-legati dello scorso 21 maggio nella capitale. Ciò cheaccumuna le due date è che entrambe cadono di sa-bato, ma nonostante la festività lavorativa i metal-meccanici della Uil hanno popolato l’evento delprimo sabato e faranno altrettanto col secondo, giun-gendo da ogni parte d’Italia. Il Paese si trova alla vi-gilia del consolidamento fiscale, vale a dire deltentativo di raggiungimento del pareggio di bilancioe della drastica riduzione del debito pubblico. La ma-novra arriverà per decreto entro la fine di giugno:l’entità sul 2011 sarà fra i sei e gli otto miliardi dieuro. I tagli importanti riguarderanno gli anni succes-sivi, e in particolare il 2013 e il 2014. Entro la fine del2011 il governo conta di scendere dal 4,6% ad undeficit del 3,9%. Dall’obiettivo del pareggio ci sepa-rano circa 40 miliardi di euro. E proprio di questa en-tità sarà la “cura da cavallo” prescritta dall’esecutivoentro il 2014. Se si applicasse la manovra in que-stione senza realizzare le riforme per il rilancio del-l’economia, il Paese così come si trova ne uscirebbecon “le ossa a pezzi”. Ecco perché è indispensabileconcretizzare una riforma del fisco che risponda aibisogni degli italiani e dei ceti produttivi, da affian-care, possibilmente, alla realizzazione di un pianoper il Sud ed a un progetto organico di semplifica-zione normativa e burocratica. Siamo in condizionedi preannunciare la tempistica. Prima delle ferieestive, in Consiglio dei ministri, dovrà essere appro-vato il disegno di legge delega per la riforma delfisco; entro il primo trimestre del 2012 il provvedi-mento dovrà essere approvato dal Parlamento per,poi, entrare in vigore, con i relativi decreti legislativi,dal 2013. E’ sorprendente come in questi giorni unorgano dello Stato come la Corte dei Conti, nella suarelazione annuale, abbia sottolineato la necessità ditagli severi alle spese, senza addirittura escludereaumenti delle tasse. L’esatto contrario di ciò chechiedono le parti sociali. Secondo i calcoli dellaCorte un lieve calo della pressione fiscale sarebbepossibile solo nell’ipotesi di un aumento del Pil del2,1% su base annua e di un forte taglio nelle spese.Se la crescita del prodotto interno lordo, sempre se-condo i calcoli dell’organismo che sorveglia i bilancipubblici, dovesse assestarsi all’1,1%, con una spesacorrente invariata, allora la pressione fiscale do-vrebbe addirittura aumentare entro il 2015 di ben unpunto e mezzo, per poi essere gradatamente ridotta.Per l’anno in corso anche lo “Economic outlook”dell’Ocse annuncia una crescita proprio dell’1,1% ed

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Nuove relazioni industriali

di attualità le problemati-che legate alla mancataattuazione dell’art. 39 dellaCostituzione, dal momentoin cui se ne mette in dub-bio l’effettiva cogenza. Larottura dell’unità, sia sulfronte sindacale sia sulfronte dei datori di lavoro,rivela gli equivoci e la vul-nerabilità di un sistema direlazioni industriali con-suetudinario, che a benvedere solo su quella unitàfondava la propria appa-rente solidità. Tuttavia,come sempre accade, ildato giuridico e politico è ilfrutto di cambiamentiancor più profondi interve-nuti nel sistema econo-mico e sociale: la glo-balizzazione, da cui è sca-turito un maggior livello diconcorrenza internazio-nale, e la “new economy”,da cui discende una mag-gior esigenza di flessibilità,hanno, difatti, reso obso-lete le vecchie liturgie sin-dacali ed hanno fattoemergere l’opportunità divalorizzare il secondo li-vello di contrattazione, alfine di adattare la disci-plina pattizia alle specifi-cità produttive dellesingole aziende. La neces-sità di valorizzare il se-condo livello contrattualeemerge altresì da una pe-culiare debolezza italiana:la bassa produttività dellenostre imprese, rispetto ai“competitor” tedeschi ofrancesi, a cui proprio lacontrattazione aziendalepuò offrire risposte efficaci,predisponendo uno scam-bio virtuoso fra maggiorcompetitività e maggiorisalari.La situazione di rotturadell’unità sindacale, non-ché per certi versi di crisidel tradizionale sistema direlazioni industriali, è con-fermata dalle azioni pro-mosse dalla Fiom-Cgil alfine di contestare la vali-dità degli accordi firmatidalle altre organizzazionisindacali, specificamente ilContratto nazionale siglatodalla Fim-Cisl e dalla Uilm-

Uil nel 2009 e gli accordiFiat di Mirafiori e Pomi-gliano, cui i metalmecca-nici della Cgil si sonoopposti strenuamente.Ebbene, per quanto con-cerne le prime azioni,quelle relative al Contrat-to nazionale, sono stateemesse alcune sentenzedai tribunali di Modena edi Torino, in cui sostanzial-mente i giudici hanno rico-nosciuto, almeno fino al31/12/2011, la contempo-ranea vigenza di due con-tratti nazionali: il Ccnl del2008, firmato anche dallaFiom-Cgil, valido per gliiscritti di questo sindacatoed i non iscritti che ne fa-cessero richiesta, ed ilCcnl del 2009, non sotto-scritto dalla Fiom-Cgil, vi-gente per tutti gli altrilavoratori. Non entro nelmerito delle sentenze, mami limito ad osservare chedalle argomentazioni deigiudici riemerge l’antica, efino ad ora per molti versisopita, questione dell’effi-cacia soggettiva dei con-tratti collettivi di lavoro:come è noto, a causa dellamancata attuazione del-l’art. 39 della Costituzione,i contratti collettivi in lineadi principio possono espli-care i propri effetti non giàverso la generalità dei la-voratori e delle imprese,bensì solo nei confronti deilavoratori iscritti e delle im-prese aderenti alle asso-ciazioni stipulanti. Sen-nonché l’esclusione deicontratti collettivi dal no-vero delle fonti di diritto èforiera di un grande para-dosso, poiché contrastacon la loro effettiva diffu-sione e con la elementareesigenza di disciplina uni-forme dei rapporti di la-voro, quanto meno allointerno della medesimaazienda. Nondimeno, dallesentenze suddette, è que-sta semplice verità a rie-mergere in tutta la suadirompente evidenza, re-suscitata dalla rottura del-l’unità sindacale: nel no-stro ordinamento giuridico

i contratti collettivi di la-voro, stante la mancata at-tuazione dell’art. 39 dellaCostituzione, non posseg-gono gli elementi neces-sari per poter essereapplicati indistintamente econ certezza alla genera-lità dei lavoratori. E, quin-di, difficilmente potrannocostituire le fondamenta diun sistema di relazioni in-dustriali moderno e sta-bile, agile e partecipativo.A ben vedere è proprioquesta mancanza di cer-tezze alla radice di moltidei problemi che la ver-tenza Fiat ha fatto emer-gere in modo dirompente.Anche e soprattutto inquesta vertenza il sistematradizionale di relazioni in-dustriali ha mostrato lapropria inadeguatezza. Ba-sti pensare che uno degliobiettivi principali del com-plesso meccanismo con-trattuale predisposto perMirafiori e per Pomiglianoè stato quello di assicurarel’effettiva cogenza degliimpegni sottoscritti dalleparti, obiettivo che a tortopotrebbe apparire scon-tato, ma che per il nostroordinamento sindacale èpressoché impossibile rag-giungere del tutto. Seavessimo avuto un si-stema chiaro e codificatodi coordinamento fra i duelivelli contrattuali, nazio-nale e aziendale, di scio-glimento del dissenso frale organizzazioni sindacalie di effettiva cogenza degliaccordi collettivi, probabil-mente in Fiat sarebbe sta-to possibile raggiungere imedesimi risultati nego-ziali in modo relativamentesemplice, certamente sen-za strascichi giudiziali. Ad ogni modo il 18 giugnosarà in discussione un’al-tra causa promossa dallaFiom-Cgil, inerente l’ac-cordo di Pomigliano e pen-dente dinanzi allo stessogiudice di Torino. Conessa i metalmeccanici del-la Cgil contestano la legit-timità del meccanismo diriassunzione dei lavoratori

da parte della Newco diPomigliano. Anche qui evi-terò naturalmente di en-trare nel merito tecnicodella vicenda giudiziale.Piuttosto desidero sottoli-neare che per il sindacatoaffidare la regolazione deirapporti industriali o la va-lidità degli accordi alle auledel tribunale è già di per séuna sconfitta. Con questonon voglio assolutamentesminuire il ruolo fonda-mentale che ha la magi-stratura nel garantire ilrispetto delle leggi e deicontratti. In questo caso,però, la Fiom-Cgil spera diaffidare ai giudici la risolu-zione di una questione dipolitica sindacale.Lo scontro è fra due mo-delli di sindacato: l’unopartecipativo, che assumel’uscita dalla crisi comepriorità assoluta di questafase storica, e l’altro con-flittuale, che crede di poteraffrontare ogni questionenuova con la tradizionaleretorica di difesa dei diritti.Ma i nostri predecessori,che negli anni “60 e “70quei diritti li hanno conqui-stati, non rimpiangevanoun passato mitizzato, alcontrario immaginavano dicostruire un futuro miglioree, almeno in parte, ci sonoriusciti. Ebbene noi cre-diamo che, se davvero vo-gliamo difendere e tutela-re i lavoratori, dobbiamosmettere di guardare alpassato e riprendere aprogettare il futuro, anchese questo ci costringe afare i conti con una realtàspesso difficile. Per venireal merito delle nostre vi-cende, se i metalmecca-nici della Cgil dovesserodavvero vanificare gli ac-cordi di Pomigliano e Mira-fiori, cosa peraltro quasiimpossibile per motivisquisitamente giuridici, mase per assurdo dovesseroriuscirci, quale obiettivocredono mai di poter con-seguire, in assenza di unastrategia negoziale alter-nativa ed efficace? Cre-dono forse di costringere »

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Fiat a lasciare il nostroPaese, distruggere il primosettore industriale italianodurante la peggiore crisieconomica dal dopoguer-ra? Non è un obiettivo dipolitica sindacale e noidobbiamo considerarloinaccettabile.La recentissima vicendadell’ex Bertone ha confer-mato ancora una volta lavalidità della nostra lineadi azione sindacale, conun epilogo certamente po-sitivo che consentirà un in-vestimento di 500 milionidi euro in uno stabilimentochiuso da sei anni, perrealizzare la produzione dicirca 50 mila Maserati al-l’anno, con la salvaguardiadi tutti i posti di lavoro,circa 1200. Tuttavia la vi-cenda in questione ha an-cora una volta mostrato ilimiti e le contraddizioni dicui ho già parlato in riferi-mento a Mirafiori e Pomi-gliano, perfino con qual-che aggravante. Come sa-prete, il referendum inquesto caso è stato pro-mosso da tutte le RSU(comprese le rappresen-tanze aziendali delle dellaFiom-Cgil, che all’ex-Ber-tone rappresentano lamaggioranza) ed ha rice-vuto circa il 90% di sì. Ciònonostante la segreteriadella Fiom-Cgil ha rifiutatodi sottoscrivere l’intesa, ri-servandosi anzi di impu-gnarla in sede giudiziaria:siamo addirittura arrivati alparadosso di un accordosiglato dalle rappresen-tanze di fabbrica dellaFiom-Cgil e impugnato daparte della sua stessa se-greteria. E’ l’emblema del

degrado cui è giunta unaparte del sistema sinda-cale, una pericolosa incoe-renza che rischia di creareuna terribile frattura giuri-dica e politica fra le strut-ture associative e le rap-presentanze di fabbricadei sindacati dei lavoratori.E’ l’ulteriore prova dellanecessità di individuare al-cune regole ben precisesull’efficacia degli accordicollettivi, sulla loro legit-tima validazione e sullamisurazione della rappre-sentanza sindacale, re-gole che naturalmente do-vrebbero essere cogentiper tutti. Mi auguro, per in-ciso, che analoghe regolevengano definite ancheper la proclamazione degliscioperi.Ancora una volta emergeche il vero problema postodalla vertenza Fiat è l’evi-dente obsolescenza delnostro sistema di relazioniindustriali. L’aspetto più di-rompente di tutta la vi-cenda, in verità, è l’uscitaparziale di Fiat da Feder-meccanica e, di conse-guenza, dal Contrattonazionale dei metalmec-canici per le NewCo di Mi-rafiori e Pomigliano. Que-st’atto senza precedenticostituisce la reazione diuna grande impresa checonsidera le norme con-trattuali troppo rigide per laconduzione corretta diun’azienda, in presenza diun mercato flessibile eglobale. Peraltro, in modomolto meno traumatico,altre grandi imprese ave-vano scelto nel recentepassato di abbandonare ilContratto dei metalmecca-nici, per confluire alcunenel contratto del settoreelettrico, altre in quello chi-mico e altre ancora inquello dei trasporti.Anche alla luce di quantosta accadendo in Fiat, lacrisi manifesta del sistematradizionale di relazioni in-dustriali impone una suariforma, per evitare un ine-sorabile e continuo de-clino, che rapidamenteporterebbe all’anarchia edall’affermazione della leg-ge del più forte. Punti di partenza utili pos-

sono essere gli accordi in-terconfederali, firmati daCisl e Uil, del 22 gennaio edel 15 aprile 2009, conl’auspicabile coinvolgi-mento della Cgil, che po-trebbe avvenire già inoccasione della sua veri-fica, preventivamente fis-sata dalla stessa intesadopo due anni dalla en-trata in vigore. Sulla scortadi quanto previsto in quegliaccordi, si deve affidarealla contrattazione di pri-mo livello la difesa dei di-ritti fondamentali, che de-vono essere uguali pertutti i lavoratori, riducendopossibilmente anche il nu-mero dei contratti nazio-nali, accorpando ad esem-pio tutti i contratti manifat-turieri in un unico contrattodell’industria. Alla contrat-tazione di secondo livello,invece, deve essere effet-tivamente demandata lanegoziazione di tutte lematerie che inerisconol’attività produttiva e l’orga-nizzazione aziendale; diconseguenza, con il livellodi contrattazione azien-dale, si possono individua-re incrementi salariali le-gati all’andamento produt-tivo e al recupero di pro-duttività, si possono e sidevono individuare livelli dicrescita professionali spe-cifici per il tipo di lavorosvolto.Un’effettiva realizzazionedella riforma, come peraltri versi ho già rimarcato,avrebbe probabilmenteevitato l’uscita parziale diFiat Auto dal Contratto na-zionale dei metalmecca-nici. Siamo stati contrari aistituire un contratto speci-fico per l’auto. Abbiamo inpiù occasioni affermatoche le intese aziendali mo-dificative del Contratto na-zionale, le cosiddette intese in deroga, fossero in-grado di risolvere i pro-blemi specifici di ogni sin-gola azienda, senza ne-cessità alcuna di crearenuovi contratti di primo li-vello. Purtroppo, però, cisiamo dovuti ricredere,poiché la possibilità rico-nosciuta ai contratti azien-dali di derogare ai Con-tratti nazionali, sancita nel

settore metalmeccanicodall’intesa del 29 settem-bre 2010 con la formula-zione dell’art. 4 bis, eperaltro già riconosciutadalla giurisprudenza, èstata insufficiente a col-mare i ritardi che nel frat-tempo si erano accu-mulati. Resto comunqueconvinto che il contrattonazionale specifico delsettore Auto potrebbe rap-presentare una scorciatoiaper non affrontare alla ra-dice i problemi. In un certo senso, piùtempo passa, più si ina-spriscono i problemi e,quindi, più radicale diventala necessità di riformareil sistema. Quindi, chi inquesti mesi si è arroccato,in una difesa di manieradello “status quo”, non hasvolto nessuna difesa ef-fettiva del Contratto nazio-nale di lavoro, al contrario,con i comportamenti e conla promozione di ricorsigiudiziari, ha concorso allasua demolizione. L’unico modo per salvare ilsistema di relazioni indu-striali dal declino e, dun-que, garantire in futurolivelli elevati di tutela ai la-voratori, è puntare in modosempre più deciso su di unmodello partecipativo. Nelmondo ed in Europa ab-biamo numerosi esempi: ilmodello tedesco che pre-vede la presenza sinda-cale, e quindi dei lavo-ratori, all’interno degli or-gani di sorveglianza o ad-dirittura quello americano,in cui il sindacato può es-sere, seppure in circo-stanze straordinarie, ilmaggiore azionista dell’im-presa. Ipotizzare di trasfe-rire questi modelli in Italiasarebbe, allo stato attuale,un’impresa irrealistica. Maabbiamo forme di parteci-pazione consolidate a cuipoter attingere nella nostraesperienza nazionale: glienti bilaterali, laddove esi-stono, stanno dando ottimirisultati. Mi riferisco adesempio al settore edile, alsettore chimico, al settoredel commercio e degli ali-mentaristi. Ma anche nelsettore metalmeccanico

continua a pag. 4

Sito OAG di Grugliasco, ex Bertone(foto Internet)

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esistono forme di bilatera-lità che stanno dando ot-tima prova di sé: oltre 15anni fa siamo riusciti a co-stituire il più grande fondobilaterale di previdenzacomplementare, il fondoCometa a cui aderisconooltre 450 mila lavoratori.Ma dopo quella intuizione,però, abbiamo pagato la ri-luttanza sia di parte delmondo sindacale sia diparte del mondo datoriale.D’altro canto esistonoanche positive esperienzedi contrattazione di se-condo livello, cui poter at-tingere per favorire lapartecipazione direttamen-te nei luoghi di lavoro. Esi-stono, difatti, numerosiesempi di relazioni indu-striali eccellenti in diverserealtà aziendali, con premidi risultato che legano ef-fettivamente il salario allaproduttività e con regolemunite di sanzioni che ge-stiscono il conflitto. Una futura riforma del si-stema delle relazioni indu-striali, in ultima analisi,deve a mio avviso sancireregole chiare di efficaciadei contratti, misurazionedel consenso e valida-zione degli accordi e devepuntare sul coinvolgi-mento dei lavoratori all’at-tività di impresa. Il sistemapartecipativo deve a suavolta essere costruito sudue fondamenta che giàhanno dato buona prova disé nei casi, ancora limitati,in cui sono state sperimen-tate: la bilateralità e la va-lorizzazione della con-trattazione aziendale.E’ importante, però, ricor-dare che il nostro compitodi avviare una riformadelle relazioni industriali ètanto più difficile, quantopiù appare disunito il sin-dacato, debole e disat-tenta la politica e, so-prattutto, difficile il conte-sto economico.Il perdurare della crisi ci ri-corda che la nostra priorità

oggi, anche nelriformare il si-stema di rela-zioni industriali,deve esserer e c u p e r a r ecompetit ivi tànelle aziendeper contrastareil processo didepauperamento indu-striale. Le multinazionalinegli ultimi anni hanno de-ciso di delocalizzare laproduzione nei paesi abasso costo; quando nonhanno chiuso, hanno forte-mente ridimensionato gliorganici. D’altro canto lepiccole imprese scontano ipropri limiti dimensionali inun mercato più aperto ecompetitivo. Solo le im-prese in mano pubblica,per un certo periodo, sem-brava che fossero indennidagli effetti della globaliz-zazione, poiché erano col-locate in settori della pro-duzione protetti. Tuttaviaanche quest’argine sta percadere ed anzi l’essersi alungo adagiati al riparo deipropri vantaggi monopoli-stici ora rischia di renderepiù traumatico il confrontocon i mercati.Lunedì 23 maggio abbia-mo affrontato l’inizio di unagrande vertenza, quella diFincantieri, che proseguiràvenerdì 3 giugno presso ildicastero dello Sviluppoeconomico. Abbiamo pro-clamato 8 ore di sciopero,perché del piano anticrisiproposto dall’Ad del grup-po cantieristico non accet-tiamo la chiusura di tre sitisul territorio nazionale e ladichiarazione di 2.551 esu-beri strutturali. Per rilan-ciare Fincantieri, a nostrogiudizio, occorrono investi-menti rivolti a innovazionedi prodotto, tecnologie emodello organiz- zativo ingrado di renderla più com-petitiva sul mercato e piùefficiente sul prodotto. Lanon chiusura dei siti ed ilritiro delle eccedenze

segue da pag. 3 Nuove relazioni industriali

strutturali sono i due puntideterminanti che soster-remo nel vertice ministe-riale. Ma questa precisaposizione riferita ad unagrande società pubblicadella cantieristica ci inducea fare anche un’altra rifles-sione. Ci confrontiamo supiani industriali che si mo-dificano continuamente incorso di opera, anche acausa dei condizionamentidel Governo e perfinodelle istituzioni locali, sen-za che vengano risoluta-mente affrontati i pur evi-denti problemi di efficienzae di incapacità a compe-tere con la cantieristica ci-vile e militare degli altriPaesi. Ci sono alcune inef-ficienze di cui bisognatener conto alcune rispettoal caso in questione: soloper fare un esempio, l’as-senteismo per malattia nelsettore siderurgico è del3,5%; nel settore autocirca del 7%; mentre nellacantieristica arriva al 16%.Anche a questa incon-gruenza è necessario por-re rimedio con l’assun-zione di precise responsa-bilità da parte di tutti,compresi i lavoratori. Ci at-tende nell’industria e nelsindacato una sfida diffi-cile: superare il declinoeconomico, rompendo ilpatto tacito che negli ultimianni, pur di tenere inalte-rato lo status quo, ha difatto determinato il bino-mio bassa produttività ebassi salari. Sbaglia chi,nel mondo datoriale, con-sidera decisivo compri-mere il costo del lavoro:mai come oggi rappre-

senta uno degli elementimarginali di recupero deicosti; basti pensare che insiderurgia il costo del la-voro è pari al 4%, mentrenel settore auto arriva all’8%. Piuttosto per recupe-rare competitività occorreraggiungere il massimoutilizzo degli impianti. Allostesso modo sbaglia chinel sindacato spera di po-tersela cavare con qual-che piccolo aggiustamen-to, che sostanzialmentegarantisca le rendite di po-sizione conquistate neglianni “70: sono mutate, in-sieme a quelle delle im-prese, anche le esigenzedei lavoratori, che noi fac-ciamo sempre più faticaad intercettare.Come Uilm intendiamoinaugurare una stagione diriforma delle relazioni in-dustriali, anche al fine dicontribuire a contrastare ildeclino dell’industria mani-fatturiera, determinante, sibadi, per l’economia del-l’intero Paese. Siamo con-sapevoli che dovrannoessere operate delle diffi-cili scelte per la definizionedi regole utili a far progre-dire il mondo del lavoro.

Rocco Palombella

Fiat: due riprese aeree degli stabilimenti di Mirafiori - sopra - e del sito diPomigliano d’Arco - in alto a sinistra (foto Internet)

DDANIELAANIELA PPIRASIRAS ELETTAELETTA

SSEGRETARIAEGRETARIA GGENERALEENERALE

UUILMILM DELDEL SSULCISULCIS

Daniela Piras è stataeletta segretaria generaledella Uilm del Sulcis dal ri-spettivo direttivo provin-ciale. A Lei le felicitazioniper l’impegno che dovràsvolgere e gli auguri dibuon lavoro da parte dellaSegreteria nazionale dellaUilm.

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Se Atene piange, Se Atene piange,

l’Europa soffrel’Europa soffretesto e foto di Chiara Romanazzi

Mobilitazione per un’Europa sociale”: è questo lo slogan del12° congresso della Ces, che si è svolto ad Atene dal 16 al19 maggio e che ha visto un’attiva partecipazione anchedella nostra organizzazione, nella persona di chi vi scrive edel segretario generale Rocco Palombella. I segretari ge-nerali dei sindacati greci ci hanno dato un caldo benvenuto,salutando positivamente la decisione della Ces di svolgerequesto congresso proprio in Grecia, culla dell’Europa, maahimè attualmente anche centro della crisi europea. Ab-biamo potuto constatare da subito con i nostri occhi, quantoquesto paese sia drammaticamente segnato dalle difficoltàeconomiche, una condizione che si traduce visibilmente indisordini sociali e tanta povertà. Questo stato di cose, comehanno sottolineato i sindacati di tutta Europa, invece chediminuire, aumenta anche per le misure di austerità adot-tate dalla Commissione europea. Il compito efficece chepuò svolgere la Ces, rispetto alla situazione esistente, deveessere quello di coordinare i vari movimenti sociali che sistanno concretizzando ormai in tutta Europa, facendo inmodo, però, che si tengano a debita distanza da ogni tipodi estremismo politico. In tal senso è emersa una lacuna daparte del sindacato europeo: che, si auspica, dovrà col-mare la nuova segreteria eletta la settimana scorsa nellacapitale ellenica. Wania Wedin, presidente uscente dellaCes, ha rappresentato nel suo intervento ai delegati riunitinel centro conferenze “Megaron” come, nel corso dell’ul-timo congresso della Confederazione europea (tenuto a Si-viglia 4 anni fa) non si era ancora pienamente coscienti delpeggioramento delle condizioni socio-economiche in tuttaEuropa e di come la Commissione Europea abbia trascu-rato il dialogo sociale. La Wedin ha anche fatto presente aicongressisti i progressi ottenuti dalla Ces a partire dalla pre-cedente assise congressuale, quando fu redatta la cartaper le pari opportunità al fine di debellare le discriminazionisessuali sul posto di lavoro. La Ces ha concretizzato questoobiettivo: infatti, per la prima volta nella storia del sindacatoeuropeo, nel corso del 12° congresso è stata eletta comesegretario generale proprio una donna: la francese Berna-dette Segol. Non solo, ma anche a livello di partecipazioneai lavori del congresso, rispetto a quello di Siviglia nel 2007,si è registrato un sensibile aumento della presenza femmi-nile: da un timido 29% di 4 anni fa, ad un significativo 40%di quest’anno. Le donne sono state presenti non solo comeaventi diritto al voto, ma hanno anche partecipato attiva-mente al corposo dibattito che si è svolto per l’approvazionedel documento congressuale: su 98 oratori, ben 49 sonostate le donne che hanno preso la parola. La maggior partedi loro ha fatto sentire la propria voce sulla problematicadella conciliazione tra vita professionale e quella familiare,ma anche e soprattutto sulle discriminazioni tra le retribu

zioni femminili e quelle maschili.Interessante è stata, a proposito delle disparità, la tavolarotonda che trattava il tema de “l’Europa unita nelle diver-sità”, il cui concetto chiave è stato quello dell’orgoglio dellediversità, ma non delle disuguaglianze. Proprio queste di-sparità a livello di diritti e condizioni di vita sono aumentatedi fronte alla crisi, i cui effetti hanno colpito maggiormentele donne, i giovani (che ormai riescono ad entrare moltotardi nel mondo del lavoro, e con contratti a termine) e gliimmigrati (per i quali vengono applicati, nella maggior partedei casi, le leggi dei loro paesi d’origine, piuttosto che quelledei paesi europei in cui lavorano). Al 12° congresso Ces siè parlato anche di immigrazione e di ipocrisia europea sullaapparente volontà di voler abolire le frontiere.. un esempioconcreto è fornito dalla crisi nei paesi del Nord Europa, i cuinumerosi immigrati sono stati accolti esclusivamente dal-l’Italia. Della “primavera araba” si è parlato ampiamentenella tavola rotonda a cui ha dato un fattivo contributoanche Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, il qualeha sostenuto che “l’Europa può fare una vera collabora-zione con i paesi del Nord Africa, investendo il 10% di ciòche viene investito in Asia e in India”. Come ha fatto notareil “leader” Uil “tutti pensiamo che l’Africa sia un continenteche ha soltanto problemi, che non può elargire alcun bene-ficio, ma se si riflette sul fatto che fino a 30 anni fa nessunoavrebbe investito in Cina e India, ci rendiamo conto cheanche investire in Africa è possibile”. Anche noi, come il se-gretario generale della nostra confederazione, riteniamoche non bisogna notare soltanto gli aspetti politici degliStati, ma che è necessario dare spazio alle energie positivepresenti nella società, per permettere la nascita e lo svi-luppo della democrazia. Anche la lotta dei governi contro lacorruzione è un modo per dare voce a chi attualmente nonne ha, perché chi corrompe e chi si lascia corrompere sonole facce di una stessa medaglia, entrambe distruttrici di de-mocrazia e libertà. Come delegata al congresso, chi scrive ha dato il propriocontributo attraverso voti favorevoli all’approvazione di tuttii capitoli del documento congressuale e all’elezione dellanuova segreteria, in cui si troveranno a lavorare insieme tredonne e l’italiano Luca Visentini, attuale segretario regio-nale della Uil del Friuli Venezia Giulia. Erano 38 anni chenon veniva eletto nella segreteria Ces un dirigente della no-stra confederazione e l’elezione del quaran- taduenne Vi-sentini è stato motivo di soddisfazione an- che per ladelegazione Uilm al congresso in Grecia. Elette, oltre al se-gretario friulano, la tedesca Claudia Menne, la svedese Ve-ronica Anna Maria Nisson, e l’inglese Judit Kirton Darling.Due i segretari generali aggiunti accanto alla segretariaSegol: il polacco Jozef Niemec ed il belga Patrick Itschert.Presidente della Ces lo spagnolo Ignacio Fernàndez Toxo.Prossimo appuntamento internazionale a Dui- sburg in Ger-mania dal 7 al 10 giugno prossimi: il Congresso Fem e ladelegazione della Uilm, ancor più ampia rispetto a quellapresente ad Atene, sarà presente col compito di approfon-dire con i colleghi europei numerosi dossier. Quello dellavicenda Thyssen Krupp, con le ripercussioni sullo stabili-mento siderurgico di Terni, presenta una priorità particolaredi cui ci faremo carico.

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L’Italia appare sempre«più vulnerabile» ri-spetto al passato. Le cause principalivan- no ricercate in«una crescita del tuttoinsoddisfacente», no-nostante «il rigorenella gestione del bi-lancio pubblico» e inun mercato del lavoro,dove aumenta la di-soccupazione soprat-tutto quel -la giovanilee vengo- no penaliz-zate anche le donne«con prospettive sem-pre più incerte di rien-tro». È il quadro cheemerge dal Rapportoannuale dell’Istat sullasituazione delPaese nel 2010, pre-sentato dal presidenteEnrico Giovannini allaCamera, alla pre-senza del Capo delloStato. Lo spaccato fo-tografato dall’Istat illu-stra inoltre, un paesedove un quarto dellapopolazione «speri-menta il rischio di po-vertà o di esclusione»e in cui «gli anzianisono investiti dauna vulnerabilità cre-scente». Il ri- schio èpiù elevato nel Mezzo-giorno dove «i neces-sari interventi dicontrollo della finanzapubblica» si teme pos-sano andare a disca-pito dei Comuni nellosvolgimento delle atti-vità socioassistenziali.Proprio al Sud la crisiha aumentato il divariocon il Nord e, il Mez-zogiorno «invece dirappresentare un’op-

portunità straordinariaper elevare il tasso dicrescita dell’economia- sottolinea Giovannini- rappresenta segnicrescenti di vulnerabi-lità economica e so-ciale» e dunque oc-corre che «la politicama anche l’economiae la società devonoconcentrarsi su que-sta area per utilizzarlacome trampolino dilancio».Il Paese stenta a cre-scere. «Anche i se-gnali di recupero con-giunturale dei livelli diattività e della do-manda di lavoro nonsembrano sufficiente-mente forti e diffusi -aggiunge il presidentedell’Istat - per riassor-bire la disoccupazionee l’inattività, rilan-ciando redditi e con-sumi». Il paese è«fanalino di codanell’Ue per la crescitarealizzando nel decen-nio 2001-2010 la per-formance di crescitapeggiore». La disoccu-pazione poi continua asalire anche se relati-vamente meno ri-spetto ad altri paesi.Nel 2010 il numerodei disoccupati è au-mentato su baseannua del-l’8,1 percento (+158 milaunità), raggiungendo i2,1 milioni, il livello piùelevato dal 2002. Laflessione degli occu-pati tra 18 e 29 anni,con un calo che èstato cinque volte piùelevato rispetto al

dato complessivo. Altridue milioni di persone,lo scorso anno, nonhanno cercato lavoroperchè ritengono dinon riuscire a trovareun impiego oppure at-tende gli esiti di pas-sate azioni. E non vameglio per i ‘Neet’,i giovani che non lavo-rano e non vanno ascuola, che hanno su-perato quota 2 milioni.In Italia l’impatto dellacrisi sull’occupazione«è stato pesante».Nel biennio 2009-2010gli occupati sono scesidi 532.000 unità, di cuipiù della metà nelMezzogiorno.«Le donne vivonoun’inaccettabile esclu-sione dal mercato dellavoro» e troppospesso osserva Gio-vannini «sono co-strette a uscirne inoccasione della na-scita dei figli». Ben800.000 donne, conl’arrivo di un figlio,sono state costrette alasciare il lavoro, per-chè licenziate o mes-se nelle condizioni didoversi dimettere. Unfenomeno che colpi-sce più le giovani ge-nerazioni rispetto allevecchie e che appareparticolarmente cri-tico nel Mezzogiorno,dove «pres- sochè latotalità delle interru-zioni può ricondursialle dimissioni for-zate».Le mamme comun-que, quando possono,mandano i bambini al

nido. Cre-s c einfatti iln u m e r odei bebènelle strut-ture pub-bliche op r i v a t esebbener i m a n g ab a s s oil tasso difrequenza(15,0%). Nel 77%dei casi,la madreè occu-pata e nel38,7% ilbambinofrequenta un nido pri-vato. Ma il rapportodell’Istat segnalaanche un dato preoc-cupante circa i redditidegli italiani. Circa unquarto della popola-zione, il 24,7%, speri-menta infatti il rischiodi povertà o esclu-sione, un valore, an-che questo peggioredella media Ue che èdel 23,1%. La Strategia Europa2020 promuove l’inclu-sione sociale, pun-tando a far uscirealmeno 20 milioni dipersone dal rischio dipovertà o di esclu-sione, una condizioneche oggi in Europa in-teressa 114 milioni dipersone (15 milionisolo in Italia, che nelPnr si pone l’obiettivodi ridurle di 2,2 milioni). Accanto allo spettro della povertà scende il

potere d’acquisto dellefamiglie che «ha su-bito una ulteriore ridu-zione dello 0,5 percento», rispetto al -3,1per cento nel 2009. Mentre la propensioneal risparmio ha rag-giunto i livelli più bassidal 1990. Lo scorsoanno, secondo l’Isti-tuto di statistica, è tor-nato a cresceredell’1% il reddito di-sponibile del- le fami-glie, dopo la flessionedel 3,1 per cento regi-strata nel 2009. Men-tre la spesa perconsumi finali, dopo laflessione del- l’1,8%nel 2009, ha ripreso acrescere, aumentandodel 2,5% in termini no-minali e dell’1% inquantità.

Istat; la crisi pesa su giovani e donneIstat; la crisi pesa su giovani e donne

foto Internet

Enrico Giovannini, presidente dell’ Istat

(vedi sede romanain alto a destra)

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La produzione industriale metalmeccanica nel primo trimestre 2011 è aumentata dello 0,8% rispetto al primo trimestreprecedente mentre è cresciuta rispetto al primo trimestre del 2010 del 6,7%. E’ quanto emerge dall’indagine congiun-turale della Federmeccanica nella quale si sottolinea che la crescita tendenziale è comunque nettamente inferiore aquella media europea per il comparto (+13,4%). In Italia i volumi di produzione metalmeccanica risultano comunque in-feriori del 24,5% rispetto a quelli pre-recessivi mentre per la Germania questa differenza si è ridotta a meno di cinquepunti percentuali. Nei primi due mesi del 2011 le esportazioni sono aumentate del 24% mentre le importazioni sono cre-

sciute del 21,9%. Federmeccanica sottolinea che tra il 2007 e il 2010 nel totale dell’industria metalmec-canica si sono persi il 7,2% dei posti di lavoro (da 2.107.000 a 1.956.000 persone).‘’Dopo un 2010 positivo - afferma il vice presidente di Federmeccanica Luciano Miotto(vedi nella foto) - abbiamo notato un rallentamento. Il comparto metalmeccanico staandando meglio dell’industria nel complesso in Italia (+6,7% tendenziale a fronte del+2,1% dell’industria nel complesso) ma i dati non sono buoni se si confrontano conquelli europei (+13,4%). C’è chi sta andando molto più veloce di noi. La Germania haavuto un aumento di produzione congiunturale nel primo trimestre 2011 del 5% controil nostro 0,8%. Sono dati sostanzialmente positivi ma vorrei che fossero migliori’’. Nelprimo trimestre sono andati bene soprattutto il settore della metallurgia (+13,1% ten-denziale), quello degli apparecchi meccanici (+13,4%) e quello degli autoveicoli e ri-morchi (+15,8%) mentre arretra quello dei computer e radio tv (-10,5% la produzionesul primo trimestre 2010). Nel complesso l’Italia nel primo trimestre aveva una pro-duzione metalmeccanica di 24,5 punti inferiore ai livelli pre-crisi (primo trimestre 2008)a fronte di un dato Ue al di sotto dei livelli pre crisi di 11,8 punti (con il dato miglioreper la Germania con solo 4,7 punti persi e il dato peggiore per la Spagna con 29,5punti persi rispetto al 2008). L’Italia era però il Paese con il crollo peggiore della produzione durante la crisi (37,1punti) e quindi con la strada più lunga da fare per recuperare quanto perso. La Fe-dermeccanica sottolinea che le esportazioni vanno bene mentre arranca ancora il

consumo interno. ‘’Non posso costringere le famiglie a consumare - dice Miotto - ma vorrei che almeno si facessero leinfrastrutture. In un anno perdo sul passante di Mestre, in macchina, un mese di lavoro considerato che sono costrettoa starci un’ora al giorno, un mese non pagato e costoso per la benzina. Domandiamoci quanto è costato’’. Le esportazioninei primi due mesi dell’anno hanno segnato un +24% tendenziale (il dato migliore degli ultimi due anni) arrivando a 26,7miliardi di euro, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti dalle nostre merci in Germania (+26,6%), negli Stati Uniti(+64,9%) e in Russia (+52,3%) ma anche Cina (+36,6%). Al di sotto della media invece l’incremento delle vendite inFrancia (+15,9%) paese nel quale si vende il 12% dell’export complessivo per 3,2 miliardi di fatturato.

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Istat: volano ordinativi dell’industriaIstat: volano ordinativi dell’industria

FFEDERMECCANICAEDERMECCANICA::produzione primo trimestre cresce del 6,7%produzione primo trimestre cresce del 6,7%

La crisi sembra ormai alle spalle per l’industria italiana che mostra nuovi segnali di ripresa: l’Istat segnala che a marzovolano gli ordinativi, trainati soprattutto dal mercato estero, e cresce il fatturato. Rallenta tuttavia, secondo Federmec-canica, nella prima parte dell’anno, l’attività produttiva del settore metalmeccanico. In particolare, segnala l’Istat, gliordini all’industria sono cresciuti dell’8,1% rispetto a febbraio - si tratta del dato più alto dal gennaio 2006 - per effetto diuna crescita del 3,7% degli ordinativi interni e del 15,5% di quelli esteri. Nella media del primo trimestre gli ordini sono aumentati del 6,3% rispetto ai tre mesi precedenti e su base annua hannoregistrato un incremento del 21,2%. Le vendite sono aumentate, invece, del 2% rispetto a febbraio, con incrementi pariall’1,8% sul mercato interno e al 2,3% su quello estero. Nella media degli ultimi tre mesi, il fatturato è cresciuto del 3%rispetto al trimestre precedente. Ma se si tiene conto degli effetti di calendario, e cioè che i giorni lavorativi di marzosono 22 contro i 23 di marzo 2010, il fatturato cresce in termini tendenziali del 12,2%. I settori di attività economica peri quali si sono registrati su base annua gli incrementi maggiori delle vendite sono stati quelli della fabbricazione di prodottichimici (+28,2%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchidi misurazione e orologi (+23,9%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+21,5%). Per gli ordinativi, gli aumenti tendenziali maggiori sono stati osservati per la fabbricazione di apparecchiature elettrichee apparecchiature per uso domestico non elettriche (+43,3%) e per la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo(+41,3%). Buone notizie per l’auto: gli ordinativi relativi alle autovetture hanno infatti fatto registrare un aumento del 12,8% ten-denziale (sempre a marzo) mentre il fatturato è salito invece del 4,7%. Registra invece un significativo rallentamento l’attività produttiva del settore metalmeccanico nella prima parte dell’anno.L’indagine congiunturale di Federmeccanica rileva che nel primo trimestre la crescita congiunturale è risultata pari allo0,8% dopo il +0,4% del precedente trimestre. Il tasso tendenziale di crescita è stato pari al 6,7%.

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gravi quelli procurati all’Azienda possono essere motivodi licenziamento.10. a) Perfide, malvagie; b) Quantità imprecisata; c) Lasua numerazione arriva fino al sei.11. a) Per legge e per contratto tutelano la maternità ela paternità.12. a) Un forte difensore croato dello Shakhtar Donetsk;b) Le iniziali della giornalista sportiva D’Alessandro; c)Al centro del nostro Valeri; d) Il dittongo del nostro Bia-sin; e) Bartali lo ha sempre inseguito invano.13. a) Un tipo di contratto che le Aziende possono con-cedere nel limite del 3% del personale in forza a tempopieno; b) E’ doveroso da parte dei lavoratori specializzatichiedere quella superiore.14. a) Le iniziali del nostro Sgambati; b) Le iniziali delnostro Toigo; c) Le iniziali del nostro Vicari; d) Il Johndella famosa “Candle in the wind”; e) La sigla che riuni-sce gli amici di Lourdes.15. a) Un comparto che rientra nel nostro contratto na-zionale; b) Possono essere diversi “quelli di lavoro”, traun’azienda e l’altra, contrattualmente.

Verticali

1. a) Ci sono quelli di…ansia; b) Per contratto sono bien-nali; c) Le iniziali del nostro Contento.2. a) La Sonia sciatrice svizzera; b) Un piccolo difettoche può abbellire; c) Lo è quasi sempre il dibattito conla fiom.3. a) Casa automobilistica olandese; b) La Fiat inizieràa produrlo a partire dal 2012; c) In Finlandia mangianoil suo stufato .4. a) Damerini, bellimbusti; b) Quella sociale ce l’hannotutte le aziende.5. a) Le toghe secondo Berlusconi; b) Come le immaginidei Santi; c) Triplica.6. a) A volte sono insonni per chiudere una trattativa; b)Con esse la Uilm è sempre partecipe.

7. a) Le dispari di Trevi; b) Tomba li ha appesi alchiodo; c) Oligocheti delle acque stagnanti.8. a) Spettano ai sovrani; b) E’ peggio di un no cate-gorico; c) Come simbolo aveva la fiamma tricolore.9. a) Bagna la città che ha visto crescere sindacal-mente Palombella; b) Rivela un segreto.10. a) Il Gian Lorenzo grande scultore italiano; b) Perchiudere il contratto di lavoro a volte ne occorronomolte di sciopero.11. a) Le iniziali dell’attore Rourke; b) Lo è la politicadella fiom rispetto alla nostra; c) Idilio, ex portiere dellaLazio degli anni ’60.12. a) E’ una sorta di vitello marino della Norvegia; b)Sicuramente il nostro Gicchetti si fa chiamare con que-sto diminutivo; c) Piccolo fiume francese che bagnaPoitiers.13. a) Il terzino sindacalista del Milan; b) Le iniziali delgrande Carosio; c) Con le belle donne ci vuole sem-pre.14. a) Avverbio di tempo; b) E’ stato un grande pilotadella Ferrari; c) Il dittongo del nostro Timeo. 15. a) Può essere archeologico o di un….reato; b) Loè sempre il giudizio della fiom nei confronti di Uilm eFim. 16. a) Vivono nella capitale egiziana; b) Risolse l’indo-vinello della Sfinge.17. a) Baronetto inglese ; b) La Uilm a volte così si èportata dietro fim e fiom; c) La parte anteriore dellanave.18. a) Una compagnia petrolifera francese; b) Fibratessile artificiale.19. a) Quelli elettrici, ridotti di dimensioni e costi, si ap-plicano nel campo dell’automazione; b) Quelli di pesoa volte possono preoccupare.

(la soluzione del CCNL” nel prossimo numero)

Orizzontali

1. a) Lo sono i lavoratori non legatialla produzione; b) Operatori spe-cialisti che contrattualmente sonoinquadrati nella quinta categoria.2. a) Si incontrarono Garibaldi eVittorio Emanuele II; b) Scoprì Ro-berto Benigni; c) Quando si gonfia-no si sente il boato alla stadio.3. a) Quella dei comunicati nelleAziende è consentita negli spazipredisposti; b) Se un lavoratore losupera viene licenziato.4. a) Nel nostro Hassan si ripetono;b) Fiume che attraversa la partesud-orientale della penisola balca-nica; c) Leggere a…. Londra. d)Nel nostro Scotto si ripetono.5. a) In fabbrica si rischiano pergravi mancanze; b) Esiste quellosindacale e di sciopero.6. a) Simbolo dell’europio; b) Nelcentro di Noci; c) Plantigradi bian-chi o bruni d) Protagonista della ri-voluzione francese, definito“l’amico del popolo”.7. a) Se rientrano nel piano indu-striale, l’Azienda con più di 350 ad-detti, ha l’obbligo di comunicarli alleorganizzazioni sindacali; b) E’ fattoobbligo alle Aziende con più di 200dipendenti predisporli per le orga-nizzazioni sindacali presenti.8. a) Il nome di King Cole; b) In mi-tologia è famosa per un filo.9. a) Per gli apprendisti può durarefino a quattro anni; b) Se sono

Il “cruci -CCNL “

a cura diLuciano Pontone

RENDO NOTO AI

SOLUTORI CHE

NEL PRESENTE

CRUCI - CCNL

7 PAROLE

ORIZZONTALI E 12

VERTICALI VANNO

SCRITTE IN SENSO

CONTRARIO.

BUONA

RISOLUZIONE DEL

GIOCO!

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segue da pag. 1

Il sabato sindacaleIl sabato sindacale

una dell’1,6% nel 2012; quindi, di più di mezzo puntoinferiore a quella che si auspica la magistratura con-tabile per ridurre l’imposizione del fisco nazionale. In-somma, a scanso di “ingorghi” valutativi, se si vuoleche tasse ed imposte diminuiscano, occorrerà cre-scere di più ed in fretta. Purtroppo, così come stannole cose, le tasse le pagano esclusivamente lavora-tori dipendenti e pensionati. Indirettamente, su que-sto dato è d’accordo la stessa Corte dei Conti che cidimostra come l’evasione fiscale resti alta: il calcoloteorico tra quanto il fisco dovrebbe incassare di Ivae quanto riscuote effettivamente in Italia rivela un di-vario del 36%, mentre in Francia è del 10% ed inGermania del 9%. Quindi, bene rispettare i patti conl’Europa per il risanamento ma fare della riforma delfisco una scelta strutturale per il rilancio dell’econo-mia, spostando il carico fiscale e liberando così lepersone fisiche e quelli giuridiche, cioè i lavoratori ele imprese. Non solo i sindacati scendono in piazzaper le riforme. Lo hanno fatto anche gli industriali ve-nerdì 27 maggio a Treviso, una provincia in cui, se-condo tanti analisti, l’economia cresceva a livellitedeschi, ma che ora sconta la perdita di circa 50mila posti di lavoro. Qui un corteo di duemila impren-ditori, con alla testa il presidente nazionale EmmaMarcegaglia, ha affrontato due chilometri di marciasilenziosa. “E’ il segno di un malessere soprattutto dipiccoli industriali che soffrono - come osserva DarioDi Vico sul Corriere della Sera - la contrazione deiconsumi, lo stop dell’edilizia e dei lavori pubblici, ilfisco che resta vorace e le incertezze sul futuro del

Paese”. I metalmeccanici della Uil da tempo sosten-gono che per uscire dalla crisi ci vuole un patto conle imprese che privilegi merito e produttività. Oltre asostenere la riforma fiscale promossa dalle confede-razione di Uil e Cisl, per la Uilm bisogna ritrovare lacapacità di crescere a ritmi simili a quelli degli altripaesi europei. Non è cosa facile, perché nella crisila caduta dell’Italia è stata maggiore; dopo la crisi laripresa è stata minore. Di fatto, la produttività noncresce, i redditi stagnano e così anche i consumi ela domanda. Da qui la necessità di riforme che modifichino lastruttura dell’economia per renderla più efficiente ereattiva. Riconoscere il merito e premiare la produt-tività è uno dei compiti della contrattazione collettiva.Solo quattro giorni prima della manifestazione del 18giugno in Piazza del Popolo, i metalmeccanici dellaUil lombarda hanno organizzato una riflessione pub-blica su questa prospettiva. Moderati da chi scrive,nella sala delle Colonne, presso la sede centraledella Banca popolare di Milano ne parleranno : PieroIchino, senatore e noto giuslavorista; Maurizio Sclavi,responsabile delle relazioni industriali della societàTenaris; Claudio Stanzani, direttore dell’agenzia disviluppo sociale della Ces; Serena Bontempelli eRocco Palombella, la segretaria locale e il “leader”della Uilm. L’attesa delle riforme accresce l’ambi-zione di parlarne a tutti: in questo caso nel giorno dimartedì e non di sabato.

Antonello Di Mario

Manifestazione Cisl-Uil del 9 ottobre 2010 a Roma (foto di lucia pinto)

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