NONSOLOSOLARE - Luglio

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L’eolico verticale << La soluzione si chiama TURBINA EOLICA VERTICALE >> Bio-carburanti dalle Alghe << Ora c’è una nuova guerra da affrontare e in gioco, come allora, c’è il futuro del pianeta >> Italia nucleare: -fuori tempo massimo- 2030: Le energie rinnovabili trionfano Per le fonti rinnovabili la crisi è già finita NONSOLOSOLARE.it N.3 - Luglio 2009 www.nonsolosolare.it

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NON SOLO SOLARE magazine

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L’eolico verticale<< La soluzione si chiama

TURBINA EOLICA VERTICALE >>

Bio-carburanti dalle Alghe

<< Ora c’è una nuova guerra

da affrontare e in gioco,

come allora, c’è

il futuro del pianeta >>

Italia nucleare:-fuori tempo massimo-

2030:Le energie rinnovabili trionfano

Per le fonti rinnovabilila crisi è già finita

NONSOLOSOLARE.itN.3 - Luglio 2009 www.nonsolosolare.it

NONSOLOSOLARE.it

N.3 - Luglio 2009 www.nonsolosolare.it

AIRL’eolico Verticale ......................................................0 0 2L’isola danese più ecologica del mondo...........................0 1 1L’eolico ad alta quota...............................................................0 2 0

FIREL’autosu�cienza energetica

0 0 8................................................................... della propria abitazione0 1 5.............................................Distributore di benzina a energia solare

Rema (Etiopia): 0 1 8...................................................Il villaggio salvato dall’energia solare

Carbonia: 0 2 2.........................la capitale del carbone diventa capitale del solare

Italia: 0 2 7........................................................terza realtà fotovoltaica al mondo0 3 1..........................................10 domande a un esperto di fotovoltaico

EARTH

Eco-guida ai prodotti elettronici by Greenpeace ..........................................................................0 0 3Il WWF boccia le politiche ambientali del G8 anti CO2..........................................................................0 0 4Spagna: pioniera del solare termodinamico....................................0 0 6Europa-Africa-Medio Oriente per le fonti rinnovabili.............................................................0 0 7Per le fonti rinnovabili la crisi è già �nita...............0 0 9Italia nucleare: fuori tempo massimo.....................0 1 0Chernobyl: il più grande disastro nucleare della storia......................0 1 2Il riciclaggio come fonte di energia....................................0 1 32030: Le energie rinnovabili trionfano...................... .0 1 4Gran Bretagna: dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione verde.............................................................. 0 1 6Eco Challenge.............................................................................0 1 7Energia solare dalla luna?...................................................... 0 1 9Le fonti rinnovabili al cinema................................................0 2 1Bio-carburanti dai terreni di Chernobyl............................0 2 3Dibattito sul nucleare in Italia, perchè paragonarci alla Francia?.........................................0 2 4Le compagnie elettriche italiane parlano la lingua del rinnovabile.........................................................0 2 5Eolico in Antartide.................................................................... 0 2 6Nucleare:la riduzione dei costi energetici non è scontata............0 2 8Tuvalu: primo Stato alimentato totalmenteda fonti rinnovabili...................................................................0 2 9Vertice USA-Cina: Obama chiede fronte comune per l’ambiente...............0 3 0

INDEX

WATER

0 0 5 ....................................................Bio-carburanti dalle alghe

Magazine Indipendente edito byNONSOLOSOLARE.it

in collaborazione con ENJOYTHEMARKET.com

Testi e Articoli a cura diAlessio OPLETAL

www.nonsolosolare.itGrafica & Layout a cura di

Laura PREMOLIwww.enjoythemarket.com

LUGLIO 2009 - 0 0 2

L’eolico verticale

Il vento è un’energia parsimoniosa, che si manifesta in determinate condizioni e varia di intensità e direzione nell’arco di un momento. Se le nuvole e la notte sono gli unici intralci al fotovoltaico, il discorso per l’eolico è un Picjmn o diverso.I tradizionali aerogeneratori, sono turbine dette ‘orizzontali’, poiché le pale sono disposte in orizzontale rispetto alla direzione del vento. Sono adatte ad essere impiantate in luoghi in cui il vento soffia secondo una direttrice costante. Qualora il vento mutasse la sua direzione i dispositivi, se non dotati di uno speciale meccanismo di orientamento, smetterebbero di funzionare.Un problema al quale la tecnologia eolica sta ovviando magistralmente.La soluzione si chiama turbina eolica verticale.Il meccanismo non è complesso, in questo caso la turbina è orientata verticalmente, in direzione del cielo diciamo.Esistono diverse tipologie di eolico verticale.Una di queste è quella a vite, la cui particolare forma permette alla turbina di azionarsi qualunque sia la direzione dal qualeproviene il vento.Un’altra soluzione è quella di un aerogeneratore le cui pale sono dotate di particolari appendici che permettono alle turbine di girare in ogni condizione di vento. La novità dell’eolico verticale sta anche nella possibilità d’impiego. Un privato dotato degli spazi necessari e di un terreno anche moderatamente ventoso, puó acquistare per cifre ragionevoli un mini-impianto verticale. Un dispositivo da 1 kw ha un costo di 3000 euro complessivi. Gli impianti riservati alle aziende variano da 7 a 50 kw circa e hanno un costo medio di 2000 euro a kw e ovviamente richiedono spazi adeguati. Ormai ha perso di valore la frase: il vento soffia dalla direzione sbagliata. Ormai tutte le direzioni sono quelle giuste.

>> CHECK OUT <<http://www.alterenergia.it

http://www.independergy.it

<< La soluzione si chiama TURBINA

EOLICA VERTICALE >>

Air

LUGLIO 2009 - 0 0 3

Eco-guida ai prodotti elettronici by Greenpeace

Il problema delle emissioni di anidiride carbonica, dello sviluppo delle energie pulite, del riciclaggio dei materiali sta diventando in questi ultimi anni un problema comune di produttori, consumatori, enti pubblici e altri organismi.

Gli interventi volti a porre rimedio alle problematiche di cui sopra sono interventi spesso indiretti, che puntano più che altro a creare le condizioni perchè un dato evento si verifichi.

Un esempio pratico: gli impianti fotovoltaici ricevono degli incentivi per essere installati, ma lo Stato non impone la scelta a nessuno. In sostanza l’energia rinnovabile viene promossa nelle speranza che questo induca i cittadini a orientarsi verso questa via. Spesso, forse erroneamente, si indica il privato cittadino come il soggetto che deve cambiare i propri atteggiamenti per far fronte alle problematiche legate all’ambiente. Sicuramente il piccolo consumatore deve fare la sua parte nel contenere le emissioni di CO2, riciclare i rifiuti, utilizzare le fonti rinnovabili.

Tuttavia il peso con maggior impatto sulle tematiche ambientali deriva senza dubbio dalle aziende, da tutti i soggetti produttori che con le loro azioni di qui ai prossimi anni faranno veramente la differenza. In positivo o in negativo.

Greenpeace, l’organizzazione internazionale che ha fatto dell’ambiente una ragione di vita, propone oggi una classifica denominata ‘ECO-GUIDA AI PRODOTTI ELETTRONICI‘ che raccoglie i maggiori produttori mondiali del campo, dal più virtuoso in campo ambientale. I parametri sono diversi e classificano le aziende in ragione del loro impegno nella riduzione di emissioni di CO2, quelle che operano campagne di ritiro dell’usato volte al riciclaggio dei materiali, quelle che si impegnano a bandire materiali tossici dalle produzioni, quelle che si adoperano ad un impiego.

Si scoprono scenari interessanti, e soprattutto si scopre che l’oggetto di maggiore utilizzo della nostra società, il telefono cellulare, è centrale nell’attribuzione dei punteggi di questa speciale classifica.

>> CHECK OUT <<www.ithaca.edu

<< Gli impianti fotovoltaici ricevono degli incentivi per essere installati, ma lo Stato non impone la scelta a NESSUNO>>

Earth

LUGLIO 2009 - 0 0 4

Il WWF boccia le politiche ambientali del G8 anti CO2

Come gli articoli di nonsolosolare.it confermano costantemente, lo sviluppo delle fonti rinnovabili è strettamente correlato con le politiche di contenimento del surriscaldamento globale.

Le linee guida ormai sono definite e si chiamano: Protocollo di Kyoto, Pacchetto Energia UE 20-20-20, Pacchetto Ambiente del presidente americano Barak Obama.

Oggi però il WWF ci dice qualcosa di allarmante: non si sta procedendo per il verso giusto.

Le misure tardano ad essere messe in pratica, in molti casi addirittura si assiste ad un aumento delle emissioni di CO2 da parte di Paesi impegnatisi nel protocollo di Kyoto.

La situazione, se non drammatica, quanto meno desta allarme.

Molti ancora affermano che il surriscaldamento globale sia un falso problema, e che l’aumento delle temperatura sia un fenomeno ciclico che si è verificato più volte nelle storia del nostro pianeta.

Il dato di fatto è che se l’aumento globale delle temperature medie si attesterà stabilmente sopra i due gradi centigradi, a quel punto non ci sarà più nulla da fare e la Terra così come la conosciamo cambierà profondamente.

Fino a che punto siamo disposti a correre questo rischio?

>> CHECK OUT <<www.lucazaia.it

‘’Le misure tardano ad essere messe in pratica, in molti casi addirittura si assiste ad un aumento delle emissioni di CO2 da parte di Paesi impegnatisi nel protocollo di Kyoto’’

Earth

LUGLIO 2009 - 0 0 5

Bio-carburanti dalle alghe

Non ci stancheremo mai di dire che i bio-carburanti sono una scelta solo a metà ecologica.

Qualora disponessimo di un pianeta inesauribile, forse potremmo destinare un numero imprecisato di ettari alle coltivazioni di vegetali adatti alla produzione di carburanti. In questo modo non correremmo il rischio di sconvolgere i delicati equilibri della Terra.

Tuttavia il pianeta di cui disponiamo oggi è questo, e l’idea di uno sfruttamento intensivo dei suoli in questo senso appare davvero troppo rischiosa. Per cui la strada dei bio-carburanti non deve essere abbandonata, ma perseguita con il giusto criterio.

Tuttavia le novità nel campo si susseguono, e una notizia di questi ultimi tempi ci può fare sperare a un futuro diverso per i propellenti vegetali.

Si perché qualcuno si è accorto che i suoli dove crescono i vegetali non sono solo quelle delle terre emerse, ma anche quelli dei fondali marini. Dove cresce una forma di vita abbastanza bistrattata, per la sua caratteristica di ’soffocare’ l’ambiente marino quando la sua crescita diventa incontrollata.

Stiamo parlando dell’alga.

Un vegetale dal quale, a quanto pare, per mezzo di tecniche moderne sarà possibile estrarre prezioso carburante, da utilizzare come forma di energia rinnovabile.

Una notizia sorprendente, perché risolve le difficile problematiche dello sfruttamento del suolo.

Le alghe crescono in ambiente non destinato alla coltivazione, e con un una politica adeguata che punti al mantenimento eco-sistemi sottomarini, possono essere sfruttate massivamente per gli scopi di cui sopra.

In un’ottica in cui i carburanti vegetali verranno mischiati ai carburanti tradizionali per consentire risparmi e abbassamento di emissioni dannose, una scoperta del genere è davvero fondamentale.

>> CHECK OUT <<www.fondali.it

Water

LUGLIO 2009 - 0 0 6

Spagna:pioniera del solare termodinamico

Le assolate pianure andaluse, in estate, vantano temperature superiori ai 40 gradi centigradi. Il territorio di questi luoghi è arido, desertico per certi versi, tanto che numerose produzioni di film western li hanno scelti come scenario per rappresentare il Texas o il Messico. Quelli di Sergio Leone in primis.

Contaminata magnificamente dal mondo arabo, l’Andalusia vive oggi un’esperienza epocale nel campo dell’energia solare: la costruzione e l’inaugurazione di Andalusol1 primo di tre grandi impianti ad energia solare a specchi parabolici di cui si sta dotando la penisola iberica. Le cifre di Andalusol1 sono sorprendenti. Gli specchi, disposti su una superficie di 2 kilometri quadrati, forniranno energia sufficiente per 200.000 famiglie spagnole e risparmieranno al pianeta un grosso numero di tonnellate in termini di emissioni di Co2. Numeri importanti e per gli utenti la certezza di disporre di energia completamente pulita. L’impianto è costruito a poca distanza dalla storica città di Granada.

Un evento a parere di nonsolosolare.it veramente fondamentale, che colpevolmente viene omesso dalle prime pagine dei giornali. L’interrogativo che sorge è: perché l’Italia non fa altrettanto?

La tecnologia termodinamica, è stata una delle bandiere dell’Enea guidata dal premio Nobel Carlo Rubbia.

Rubbia prospettava per il bel paese un radioso futuro grazie a questa rivoluzionaria soluzione.

Poi Rubbia lascia l’Enea e i progetti cadono nel dimenticatoio. Ora lo scienziato sta lavorando per un ente simile proprio in Spagna, che ci sia il suo zampino in Andalsol1?

I paragoni sono inevitabili. La calura intensa di luglio, ci ricorda quanto sia assolato il nostropaese. E ci si chiede come un progetto del genere non trovi applicazione. Nel frattempo la Spagna fa scuola…

>> CHECK OUT <<http://www.greenoptimistic.com

Earth

Sadi Carnot (1796-1832)uno dei padri della

termodinamica.

...Nel frattempo la Spagna fa scuola…

LUGLIO 2009 - 0 0 7

Europa-Africa-Medio Oriente per le fonti rinnovabili

E’ un progetto ambizioso e lungimirante, che può cambiare drasticamente il destino dell’umanità nel campo dell’approvigionamento energetico.

Aree molto diverse per storia e cultura possono oggi seriamente collaborare per il raggiungimento di un nobile scopo: l’indipendenza dell’umanità dai combustibili fossili.

Per il momento si tratta di teorie di studiosi del campo. Che comunque convergono tutte nella stessa direzione.

Oggi la rete energetica mondiale vede i paesi del Medio Oriente, Nord Africa, Russia, Usa e Cina quali produttori che da soli forniscono l’energia al resto del pianeta. Salvo rare eccezioni.

La geografia della produzione energetica sta però per spostarsi, coinvolgendo in primis il vecchio continente, relegato negli ultimi decenni al ruolo di consumatore.

Da più parti si prospetta una struttura di questo tipo:

1) Il Sub-Continente Sahariano e ed il Medio Oriente

Questi territori verrebbero destinati all’installazione di grandi impianti ad energia solare (di tecnologia termodinamica) che da soli basterebbero a rifornire il fabbisogno delle zone in cui operano e contestualmente genererebbero un surplus consistente da inviare in Europa. Le stesse tecnologia potrebbero facilmente essere impiegate allo scopo di ‘climatizzazione’ per generare ‘frescura’ di cui l’Africa necessita abbondantemente, e anche nella ‘dissalatura’ delle acque, prospettiva interessante in un momento in cui la tendenza è una progressiva diminuzione delle riserve di acque dolci.

Un investimento che costerebbe complessivamente diverse centinaia di miliardi di euro, ma che garantirebbe l’abbassamento consistente del costo per kilowatt dell’energia prodotta dal solare.

>> CHECK OUT <<www.lamit.ro

Earth

2) La Costa Atlantica

Riconosciuta come una zona battuta da venti forti e costanti, la costa che si affaccia sull’Oceano potrebbe essere disseminata di impianti eolici tradizionali ed eolici off-shore.

3) Le Alpi

Vedrebbero proseguire la tradizione nell’idroelettrico, migliorando nell’efficienza gli impianti già esistenti

4) L’Italia, la Spagna ed il Centro Europa

Zone assolate adatte a impianti sia fotovoltaici che termodinamici, formerebbe una struttura indipendente da quella africana che anche in questo caso abbasserebbe i costi complessivi.

5) Nelle restanti zone

Impiego di energia geo-termica, sia nei siti che dispongono naturalmente di questa risorsa, sia nei siti in cui il getto di vapore geotermico viene creato artificialmente.

Impiego di biomasse e agri energie, nei luoghi adatti e con massima attenzione al rispetto del territorio.

Una rete di questo genere metterebbe fine ad ogni tipo di problemi e, forse, avvicinerebbe popoli per troppo tempo divisi dalla storia.

Le moderne tecnologie di risparmio e produzione energetica possono permetterci di avere una casa che produce quanta energia consuma, azzerando quindi le bollette?

La risposta è SI!

Una recente direttiva della comunità europea ha espressamente imposto una quota sempre maggiore di autoproduzione energetica da parte degli edifici per arrivare al 2018 a realizzare solo edifici a saldo energetico positivo, ovvero in grado di produrre più energia di quanta ne consumano!

Se un domani sarà quindi obbligatorio realizzare case di questo tipo, già oggi, per chi ha già casa, è disponibile una serie di incentivi, ben descritti nella sezione dedicata al risparmio del nostro sito.

Per la maggior parte delle abitazioni la bolletta più grande da abbattere è quella del gas.

Ecco come azzerarla o quasi:

Prima di tutto è necessario abbassare i consumi, quindi via i termosifoni e spazio a forme di riscaldamento che lavorano a bassa temperatura come riscaldamento a pavimento o piastre radianti.

Ora, per sfruttare al massimo la possibilità di scaldare gli ambienti con acqua a bassa temperatura dobbiamo sostituire la caldaia con un modello a condensazione: in questo modo avremo una maggiore efficienza in assoluto, ma soprattutto una maggiore efficienza a bassi regimi, che spono quelli che ci interessano.

Costo

dell’intervento (con piastre radianti e caldaia) per una casa di 100

mq: 12000 €. Lo stato rispaga in 5 anni 6600€. Costo finale effettivo:

5400€. Risparmio in bolletta: dal 40 al 60%

BOLLETTA DIMEZZATA PER SEMPRE con una spesa di 5400€… fate un pò 2 conti..

Ma il nostro obiettivo era quello di AZZERARE o quasi la bolletta, ecco che entra in gioco il solare termico.

LUGLIO 2009 - 0 0 8

L’autosufficienza energetica della propria abitazione

>> CHECK OUT <<www.pannellisolaritermici.com

Fire

Con un impianto solare termico a tubi sottovuoto e circolazione forzata possiamo tenere totalemnte spenta la caldaia almeno da aprile ad ottobre (anche per l’acqua calda sanitaria), quindi avremo bolletta zero. Per i mesi più freddi invece la caldaia andrà si ad accendersi ma solo nelle giornate di pioggia!L’impianto solare installato riuscirà infatti a produrre anche d’inverno acqua a 35/40 C° nelle giornate di sole: giusto la temperatura che ci serve per fare una doccia o far funzionare l’impianto di riscaldamento a piastre radianti o a pavimento!Anche nelle giornate nuvolose o di pioggia l’impianto solare termico sfrutterà la luce soffusa per portare l’acqua almeno a 25/30 C°: la caldaia lavorerà pochissimo

Costo dell’impianto per una casa di 100 mq abitata da 4 persone: 13500 €. Lo stato rispaga in 5 anni 7425€. Costo finale effettivo: 6075€.

Risparmio in bolletta: fino al 95%

BOLLETTA PRATICAMENTE AZZERATA PER SEMPRE, con una spesa totale finale di 10.475€!

e se hai partita IVA o un’azienda il costo degli interventi è totalmente deducibile, questo in aggiunta al recupero del 55%! Vedi l’articolo di approfondimento sul bonus energetico moltiplicato per professionisti e aziende!

Basterà infine installare un impianto fotovoltaico da 3 kW per azzerare anche la bolletta dell’energia elettrica, ottenendo anche una rendita grazie al bonus statale in conto energia.

Chi pensa ancora che investire sul risparmio energetico non sia conveniente?

La grande crisi che quest’anno sta soffocando l’economia mondiale, appare grave e purtroppo lunga. I primi segnali positivi si sono visti in un progressivo rallentamento della fase recessiva, tuttavia siamo ancora distanti da una fase di reale sviluppo.

Tuttavia se la nostra analisi restringe il campo e si concentra sul settore del ‘low carbon’ (fonti rinnovabili in italiano), i risultati appaiono sorprendentemente differenti.

La crisi per pannelli solari e aerogeneratori eolici è già terminata, e gli indicatori economici di questo settore sono tutti in crescita.

Se il primo trimestre del 2009 ha segnato un’inevitabile momento di flessione, i succesivi 3 mesi presentano una decisa inversione di tendenza.

In ogni caso si parla di un segno meno su base annuale, del tutto prevedibile dopo un 2008 da record.

E le prospettive sono complessivamente davvero buone. In tutto il mondo si aprono nuovi cantieri, un grande progetto come Andalusol in Spagna è già stato completato e un grande parco eolico off shore nelle acque del Regno Unito è allo studio.

La macchina delle energie pulite si è messa in moto e, appare chiaro, che non si femerà più.

Lo hanno capito subito i cittadini, poi se ne sono convinti le autorità statali, e alla fine hanno dovuto accettare la realtà anche le grandi multinazionali dell’energia, di fatto sancendo la fine del petrolio.

Adesso, addirittura, gli Stati nazionali studiano forme di azionarato popolare per raccogliere capitali da impegnare nella rivoluzione verde dell’energia.

Il privato cittadino potrà contribuire, con una propria quota, allo sviluppo di solare ed eolico, secondo una forma di investimento capace di garantirgli una rendita fissa.

Un’idea di stampo britannico che fa riflettere, perchè l’ultima volta che il Regno Unito ricorse ad un idea simile erano gli anni 40, c’era in corso una guerra, e il paese guidato da Churcill richiese una forma di contributo popolare per sostenere lo sforzo bellico.

Ora c’è una nuova guerra da affrontare e in gioco, come allora, c’è il futuro del pianeta.

LUGLIO 2009 - 0 0 9

Per le fonti rinnovabili la crisi è già finita

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Earth

Ora c’è una nuova guerra da affrontare e in gioco,

come allora, c’è

il futuro del pianeta

L’Italia è da sempre un paese fuori tempo, che vive gli eventi in anticipo o in ritardo rispetto a quella che è la tendenza mondiale.

L’Italia è stata fuori tempo, in senso positivo, alla fine del Settecento, quando promosse in anticipo di secoli il dibattito sull’abolizione della pena di morte:

In senso ugualmente positivo, l’Italia fuori tempo ha iniziato la Seconda Guerra Mondiale guidata da un regime sbagliato, alleandosi con la fazione sbagliata. Prima della fine della guerra, totalmente fuori tempo, l’Italia si accorse del suo errore e terminò il conflitto combattendo per la democrazia e la libertà.

In senso negativo, il bel paese lanciò una politica coloniale negli anni in cui gran parte del mondo colonizzato lavorava per l’indipendenza.

Trascinata dal regime fascista, desideroso di imporre il suo dominio, l’Italia si impegnò in una causa sbagliata, che non faceva parte della sua cultura.

L’Italia sta adesso ripetendo l’errore, nel campo del nucleare.

Con una legge estemporanea, il nostro paese, che ha vissuto anni di prosperità e relativo benessere senza bisogno di ricorrere a questa forma di energia, ritornerà a costruire centrali per far fronte alla sete energetica.

Fuori tempo massimo.

Già, perché la realtà che stiamo vivendo ci dice che il mondo sta andando da un’altra parte.

Il pianeta che ha vissuto la crisi petrolifera probabilmente poteva vedere nell’energia nucleare una scelta difficile, ma obbligata.

Oggi una scelta del genere è discutibile, folle per certi versi.

Le fonti rinnovabili ci stanno dimostrando giorno dopo giorno il loro potenziale, ci stanno dimostrando che sono convenienti in fatto di costi, di impatto ambientale, in fatto di efficienza.

Totalmente fuori tempo, l’Italia taglia le gambe a questo settore, affidando le sorti energetiche del paese a 4 siti nucleari che verranno costruiti nei prossimi anni.

LUGLIO 2009 - 0 1 0

Italia nucleare: fuori tempo massimo

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Earth

Che daranno sviluppo limitato, specie in termini di occupazione. E generano rischio, rischio effettivo.

Non crediamo alle favole che ci raccontano di un nucleare assolutamente sicuro, assolutamente privo di rischi.

Se passiamo vicino ad un centrale con un contatore Geiger ci accorgiamo che il livello della radioattività è ai limiti delle sogli di tolleranza. Ed è un dato di fatto, non un’invenzione. Per non parlare delle scorie.

Oggi, a più di 20 anni dallo spegnimento progressivo dei vecchi impianti, troviamo difficoltà nello smaltimento di scorie risalenti a quel periodo.

Le scorie radioattive rimangono attive per migliaia di anni, i governi stranieri hanno problemi gravissimi in questo senso. In Germania un sito sotterraneo scelto per lo stoccaggio delle scorie si è rivelato inadatto e si teme che a breve possa contaminare l’esterno.

E gli incidenti, le fughe di materiale radioattivo, ci sono ancora oggi.

Pochi giorni fa è avvenuta la tragedia dello scoppio della cisterna carica di GPL.

Cosa ci fa pensare che siamo al riparo dalle fatalità nel campo del nucleare?

Siamo in ogni caso fuori tempo. Come sempre.

Mentre noi decidiamo di tornare al nucleare, gli USA lanciano un piano aggressivo sulle fonti rinnovabili, la Germania e la Spagna scelgono decisamente l’energia solare, i paesi del Nord puntano all’eolico. Il Brasile sui bio-carburanti.

Fuori tempo. Come sempre.

La favola di quest’isola, Samso, una ventina di kilometri di terra emersa nel mare del Nord, è una favola d’altri tempi, di quelle con tanto di lieto fine. La storia parte qualche anno fa, quando il piccolo comune di circa 4.000 anime soffre di una malattia cronica dei piccoli centri: la recessione economica e la fuga della popolazione.

Una malattia moderna a dire la verità.

Questo perchè nemmeno troppi anni fa, anche gli insediamenti più piccoli, possedevano un’economia di base, magari non prospera, ma sicuramente solida. E ciò garantiva la presenza di popolazione, in misura più o meno modesta.

La globalizzazione ha giocato a sfavore di queste realtà. La piccola bottega di paese o l’industria familiare non sono più in grado di sopravvivere. Le persone emigrano in cerca di lavoro. I giovani emigrano in cerca di opportunità. Per questo, specie nelle piccole isole, il pericolo di arrivare al collasso è tutt’altro che remoto.

E piu o meno in questa situazione si trovava Samso, con un’economia in decadenza e una marcata dipendenza dal petrolio per l’approvvigionamento energetico.

Tuttavia il governo danese ha regalato all’isoletta un’opportunità ponendola al centro di un piano che la avrebbe fatto diventare un esempio di virtuosità energetica.

E i risultati sono oggi evidenti: Samso è indipendente a livello energetico, soltanto alcuni vecchi nostalgici alimentano le proprie abitazioni a nafta.

Samso è dotata di un parco eolico off-shore, una soluzione ampiamente impiegata dalla Danimarca. Piloni eolici in mezzo al mare in buona sostanza.

Ma non solo. L’isola è disseminata di aerogeneratori eolici, di cui possiamo vedere un’immagine qui.

I tetti delle case utilizzano il muschio per l’elevata capacità isolante, e montano pannelli solari termici, per il riscaldamento dell’acqua, nonostante il malaticcio sole danese (come mai in Italia siamo cosi indietro? ndr). Infine i bio-carburanti vegetali, utilizzati per trattori e macchinari.

Ed ecco che magicamente Samso diviene un centro turistico gettonatissimo, è tornata a dare lavoro ai suoi abitanti e una speranza ai giovani nativi.

Un esempio da seguire.

LUGLIO 2009 - 0 1 1

L’isola danese più ecologica del mondo

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Air

Ucraina, 80 km da Kiev, molto vicini al confine bielorusso. È l’una di notte del 26 aprile 1986.

L’Europa sta festeggiando il 41^ anniversario della liberazione dal nazifascismo.

Quella notte si conduce a Chernobyl, nell’impianto nucleare ivi costruito, un malaugurato esperimento per valutare la ’sicurezza’ del reattore.

Un esperimento che ebbe conseguenze letali per quella che allora si chiamava Unione Sovietica e per gran parte dell’Europa.

Per alcuni a causa della sconsideratezza degli addetti, per altri a causa di difetti congeniti della centrale, il test causò l’esplosione del reattore che letteralmente scoperchiato riversò nell’atmosfera una nube tossica radioattiva che si diffuse principalmente nei paesi confinanti, ed ebbe ricadute notevoli anche a migliaia di km di distanza (Italia compresa).

Le reazioni al disastro, per quanto tempestive, non riuscirono a contenerne gli effetti.

Speciali squadre di addetti denominati ‘liquidatori’ costruirono un sarcofago di cemento per isolare il reattore danneggiato dall’esterno per porre una barriera alle fuoriuscite.

Centinaia di migliaia di persone furono evacuate, e non fecero più ritorno nelle loro case che restano tuttora disabitate.

Le conseguenze immediate se lette con approssimazione appaiono contenute: 65 persone morirono nell’immediato, conseguentemente all’esplosione e all’eccessiva esposizione alle radiazioni.

Gli studi dell’Organizzazione mondiale della Sanità, attenti a registrare l’aumento della mortalità per patologie ricollegabili all’esposizione alle radiazioni, forniscono dati allarmanti.

Si parla di 4000 vittime fra quelle che si sono verificate e quelle che si verificheranno nell’arco di 80 anni dall’incidente.

LUGLIO 2009 - 0 1 2

Chernobyl: il più grande disastro nucleare della storia

Earth

Una cifra che fonti autorevoli ritoccano di 5000 unità per un totale di 9000 possibili vittime.

Cifre catastrofiche ma forse non troppo distanti dalla realtà sono infine proposte da organismi quali Greenpeace, che valuta per l’incidente di Chernobyl una ricaduta sulla popolazione Europea in fatto di patologie ricollegabili all’evento, pari addirittura a 6 milioni di persone.

Indipendente dal valzer delle cifre, che drammaticamente non ci rende evidenti le proporzioni del disastro, la catastrofe di Chernobyl ci lascia una città fantasma, congelata all’epoca della guerra fredda e della celebrazione comunista.

E ci deve ricordare qualcosa di ineluttabile, il nucleare è superfluo e pericoloso. Non esistono discorsi circa la presunta assoluta sicurezza dei moderni reattori. Abbiamo avuto il nostro avvertimento, non ne avremo altri. Che si diffidi quando viene affermato che in fondo c’è stato un solo incidente nucleare nella storia.

Innanzitutto perché il numero degli incidenti di minore entità non è manifesto ma rilevante.

E in secondo luogo: se un unico incidente grave ha lasciato una ferita così grande, cosa potrebbe succedere se se ne verificassero altri?

L’ultimo sconvolgente interrogativo riguarda l’errore madornale che sta compiendo l’Italia.

Siamo nel 2009 e il meglio che riusciamo ad inventare è scaldare l’acqua in enormi pentolini per produrre energia? Pentolini colmi di materiale avvelenato sulla cui sicurezza proprio non può garantire nessuno.

Pentoloni che rilasciano scarti pericolosissimi, che non si possono avvicinare se non in presenza di maschere e tute schermate. Scarti che bisogna interrare per millenni miniere di sale, pregando che questa forma di contenimento sia sufficiente.

Mentre una centrale a specchi o un parco eolico potrebbero darci energia e molta tranquillità. E noi facciamo bollire i pentoloni.

Oggi le nostre energie si sprecano alla ricerca di nuove tecnologie energetiche capaci di garantire efficienza e liberarci definitivamente dalla dipendenza dal petrolio. Un obbiettivo non semplice da conseguire che sicuramente necessita di un impegno deciso e congiunto da parte di tutta la comunità mondiale.

Unitamente alla ricerca di nuove forme di energia l’umanità oggi è impegnata in un’altra lotta, altrettanto seria, che riguarda il surriscaldamento globale e la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Un argomento di ungente rilevanza, perché si teme che se non verranno adottate le misure adeguate il fenomeno del rialzo della temperatura del pianeta diventerà irreversibile. Per non parlare del problema dei rifiuti, tristemente noto in Italia, che sta diventando terribilmente serio in tutto il mondo. La società consumistica continua a produrre materiali di scarto che non riescono più ad essere smaltite adeguatamente dalle discariche. La soluzione degli inceneritori, d’altro canto, appare ancora permeata da troppi dubbi. In uno scenario del genere potrebbe essere messa in atto in maniera seria una misura, che contribuirebbe a conseguire risultati apprezzabili in ognuno di questi campi.

Stiamo parlando di una pratica che in Italia, seppure promossa costantemente, ancora stenta a trovare una concreta applicazione.

Stiamo parlando della raccolta differenziata e del riciclaggio.

L’adozione di queste ‘buone abitudine’ porterebbe benefici in campo energetico.

Sarebbe più che altro un riflesso indiretto.Riusciamo ad immaginare quanta energia viene sottratta per provvedere allo smaltimento dei rifiuti?

La razionalizzazione della raccolta dei rifiuti generata dalla raccolta differenziata avrebbe un impatto decisivo in questo senso. Per non parlare delle ricadute positive in campo energetico derivanti dal riciclaggio dei materiali. Benefici che ovviamente si estenderebbe anche nel campo delle emissioni di CO2.

Anche se l’effetto decisivo lo si avrebbe nella riduzione dei rifiuti destinati alla discarica e sul loro smaltimento. E adesso alcune cifre:

- Negli ultimi 10 anni, per quanto non ancora a pieno regime, il riciclaggio ha evitato la costruzione di oltre 300 discariche e numerosi termovalorizzatori

- Nello stesso periodo il riciclaggio dei prodotti di scarto, ha generato oltre 75.000 posti di lavoro

Dati ancora più confortanti arrivano dal giro di affari del settore che è ormai vicino al miliardo di euro.

Una sicura strada da seguire.

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Il riciclaggio come fonte di energia

Earth

I film hanno generalmente una visione tetra del futuro.

Un futuro sempre di notte, un futuro pressoché triste.

Nonsolosolare ha una visione completamente differente.

Il Sig. Rossi è una persona comune con un famiglia e una bella casa.

La mattina il Sig. Rossi si sveglia al suono della sua sveglia, che con voce calma gli annuncia che sono le 7 e 30 del mattino ed è il momento di recarsi al lavoro. Tutta la casa è automatizzata. Una dolce aroma di caffè si spande per la casa.

La modernissima macchinetta prepara in autonomia un ottimo espresso che il Sig. Rossi può comodamente gustarsi al tavolo della cucina con i suoi familiari che nel frattempo si sono svegliati.

La casa, nonostante fuori la calura sia intensa, è perfettamente climatizzata al giusto grado di temperatura e di umidità.

Un tostapane sta operando in autonomia, dal centro della tavola spunta una fruttiera fornitissima e un bricco di aranciata.

In breve i due coniugi Rossi possono consumare la colazione assieme ai loro figli, mentre una musica piacevole si sta diffondendo nell’ambiente. Uno speciale scanner ha testato in base ai movimenti della famiglia Rossi l’umore generale, scegliendo il brano musicale più adatto.

Il Sig. Rossi sta ora sfogliando il suo giornale elettronico, su cui ha appena caricato l’ultima versione.

La Sig. Rossi, collegata con il suo palmare, sta compilando la lista della spesa che le verrà direttamente consegnata a casa.

I due bambini, un maschio e una femmina, stanno guardando i cartoni animati sul uno schermo piatto, ad altissima definizione.

Nel frattempo si sono fatte le ore 8, è tempo per il lavoro per i coniugi Rossi ed è tempo di scuola per i loro figli.

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2030:Le energie rinnovabili trionfano

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Earth

Alle 8 in punto uno scuola bus si ferma di fronte a casa Rossi. E’ un bus a celle di combustibile di idrogeno, silenzioso e non inquinante che caricati i due bambini, si avvia lungo la strada senza il minimo suono.

Una panoramica rivela per un attimo il tetto di casa Rossi: un numero non eccessivo di pannelli solari a concentrazione riveste parte della superficie. Sempre sul tetto, un mini elica eolica gira vorticosamente.

Questi soli due piccoli accorgimenti hanno reso la casa perfettamente indipendente, una casa che genera da sola tutta l’energia necessaria alle luci, agli elettrodomestici, a tutti gli altri dispositivi e non ultimo al riscaldamento dell’acqua.

I pannelli montati sul tetto sono cosi efficienti da generare un surplus che la famiglia Rossi mette gentilmente a disposizione dell’illuminazione pubblica.

Ora è ora di partire e i coniugi Rossi si dirigono al garage, che aprendosi automaticamente rivela al suo interno la lussuosa station wagon del marito e la piccola citycar della moglie.

Le due automobili hanno un tetto di pannelli solari ad alta efficienza, che da soli bastano a dare un’autonomia praticamente illimitata ai due mezzi che comunque dispongono di un secondo motore elettrico ricaricabile in 20 minuti da una comune presa della corrente. Per le emergenze più estreme un piccolo serbatoio può contenere una scorta di bio-carburante che alimenta un motore a scoppio.

Il Sig. Rossi e la Sig.ra Rossi sono ora nell’abitacolo delle loro auto, si salutano con un cenno della mano e si allontanano in direzione diverse, solcando strade che attraversano verdi distese, in un mondo libero dall’effetto serra e dall’inquinamento.

Facciamo diventare questo futuro realtà.

Quasi a definire una potenzialità di centro urbano ‘ecologicamente’ all’avanguardia che rifiuta l’atomo in favore delle energie pulite. Una potenzialità al momento inespressa.

Ebbene, ieri, mentre stavo per imboccare la contestatissima sopraelevata, la strada rialzata che attraversa i punti nevralgici di Genova, ho avuto una visione, quasi per caso tanto che mi sono stropicciato gli occhi per capire se stavo vedendo bene o si trattava di un’allucinazione per le troppe letture sull’argomento

Ho notato strutture molto simili a pannelli fotovoltaici che, udite udite, erano proprio pannelli fotovoltaici.

Si trovavano disposti su un’ampia superficie lisci che solo successivamente ho potuto identificare come la tettoia di un distributore di benzina. Proprio al di sotto della tettoia un gruppo di potenti luci fornisce a questa comune stazione di servizio un aspetto avveniristico. Non contento di avere visto con i miei occhi, mi sono avvalso del satellite per mezzo di Google Maps. Questo è stato ciò che ho visto: i pannelli solari erano davvero pannelli solari.

Mi è sembrata una splendida metafora del mondo moderno.

Il passaggio di testimone fra il vetusto petrolio, che come un vecchio orso in agonia sferra le ultime zampate cercando di sottrarsi ad una fine ormai segnata, e l’energia solare che elegantemente riempie di luce il distributore senza alcun impatto sulla natura circostante.

Ma questo è solo uno degli esempi del mondo che sta cambiando. Una famosa industria di abbigliamento del basso Piemonte, ha deciso di coprire il tetto dei suoi stabilimenti produttivi, certo impegnando una cospicua quantità di denaro, che comunque gli garantirà la totale indipendenza della struttura.

Stessa cosa fa una delle più grosse industrie produttrici di birra degli Stati Uniti che ha deciso di dire basta alle tradizionali utenze elettriche.

Un fenomeno inarrestabile. Copriamo i tetti di pannelli, non le pianure di reattori nucleari.Non è un consiglio, ma un’affermazione.

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Distributore di benzina a energia solare

Fire

Detta cosi sembra una figura retorica della lingua italiana, detta ‘ossimoro‘, che accosta due termini dal significato completamente opposto. Per esempio sono ‘ossimori’: ghiaccio bollente, calma agitata, giovane vecchio, ecc.

Qui le due parole accostate sono i pannelli solari, la fonte rinnovabile per eccellenza, e il distributore di benzina, il simbolo dei combustibili fossili ancora oggi molto presenti nella vostra vita.

Ieri, io in persona, il padre di nonsolosolare.it, giravo per la mia città, la splendida ma spesso sottovalutata Genova.

Sui cartelli che si trovano ai limiti del comune, sotto la scritta che indica che siete entrati nella Superba, campeggia in caratteri neri su sfondo bianco la dicitura ‘CITTA’ DENUCLEARIZZATA’.

Il Regno Unito nella prima metà dell’Ottocento fu l’indiscusso protagonista di un fenomeno che trasformò radicalmente la società e l’ambiente. Dotata delle materie prime (in particolare del carbone), di un’urbanizzazione in via di sviluppo, dei capitali e della forza lavoro il paese diede vita alla cosiddetta Rivoluzione Industriale.

Un fenomeno che, per quanto produsse notevoli benefici, intaccò, spesso irreparabilmente l’ambiente e la dignità umana.

Lo sviluppo urbano dei centri industriali fu frenetico e spesso sconsiderato. L’alta concentrazione di centri produttivi alimentati a carbone, provocò un massiccio inquinamento dell’atmosfera che, mista alla tipica nebbia inglese, diede vita al fenomeno dello smog (smoke, fumo + fog, nebbia).

Vennero eretti interi quartieri dove alloggiare le masse lavoratrici, senza il minimo rispetto per l’igiene, le condizioni minime di vita, insomma senza il rispetto della dignità umana. La classe lavoratrice, sottopagata, era costretta a estenuanti turni di lavoro senza alcuna indennità di malattia. Chi si ammalava, in molti casi, rimaneva sul lastrico.

Oggi la Gran Bretagna, forse memore di quei tempi difficili, avvia una nuova rivoluzione.

La rivoluzione verde. L’esperienza del paese è particolarmente significativa, forse perchè l’isola britannica fino a poche decine di anni fa era uno dei maggiori responsabili delle emissioni di CO2, forse perchè prima di altri a già conseguito importanti risultati.

I livelli di immissioni di CO2 dal 1990, sono già calati, secondo fonti attendibili, di 22 punti percentuali.

Un dato che tuttavia non fa sedere sugli allori le autorità anglosassoni, che rilanciano.

Meno 34% entro il 2020. Più di quanto richiesto dal pacchetto energia 20 20 20.

I ministri di Attività Produttive e dell’Energia e del Cambiamento Climatico (esiste un ministero apposito pensate) hanno in mente di ottenere il 40% del fabbisogno energetico del paese da energie a impatto zero: fotovoltaico, eolico (off-shore principalmente), centrali che sfruttano il moto delle maree.

Il tallone d’achille del progetto, a parere di nonsolosolare.it, è costituito dall’introduzione del nucleare e del carbone ‘pulito’ in questo famigerato quaranta per centro.

Più volte nonsolosolare.it ha sottolineato quanto sia sbagliato classificare il nucleare come energia a impatto zero, principalmente perchè se è vero che non viene emessa CO2 dalle centrali, il problema delle scorie è diverso, ma altrettanto drammatico per l’ambiente.

Si stima complessivamente che le utenze elettriche inglesi rincareranno del 6% in media, un effetto che verrà parzialmente contenuto da incentivi in denaro per le abitazioni inglesi che si renderanno elettricamente autonome (diversi milioni secondo le stime). Circa il carbone, quantomeno, l’obbiettivo è di dismetterlo definitivamento entro il 2050. Hanno in cui, congiuntamente i paesi del G8 prospettano e si impegnano ad una riduzione di CO2 pari all‘80%.

Non viviamo in tempi meravigliosi, ma possiamo, quantomento, guardare con minore apprensione al futuro.

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Gran Bretagna: dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione verde

Earth

Parliamo di uno degli eventi più straordinari ed emozionanti che si siano mai potuti concepire. E naturalmente trattandosi di una manifestazione a tema ecologia e fonti rinnovabili, nonsolosolare.it non può fare a meno di parlarvene.

Di cosa si tratta?Una gara automobilistica. Divisa in due catergorie.

Eco Challenge - I partecipanti saranno alla guida di vetture con spiaccata vocazione ecologica, sia per i carburanti utilizzati, sia per i consumi ridottissimi. Veicoli che comunque saranno conformi ai regolamenti della Federazione Internazionale dell’Automobile.

Destinato ai produttori di veicoli a basse emissioni.

Solar Challenge - Le vetture partecipanti avranno la particolarità di essere a propulsione solare e di raggiungere mediamente una velocità di punta di 100 km/h. Anche in questo caso i veicoli saranno conformi ai regolamenti FIA.

Destinato alle Università, Istituti Tecnici, Imprenditori.

PeriodoDal 24 al 30 ottobre 2009 per l’Eco Challenge

Dal 25 al 30 ottobre 2009 per il Solar Challenge

Il PercorsoUna strepitosa traversata che taglia l’intera Australia da Nord a Sud da Darwin a Katherine - Tennant Creek - Alice Springs - Coober Pedy - Port Augusta - Adelaide (con parata a Victoria Square nel cuore della città). Clicca qui per visualizzare l’intero percorso. Clicca invece qui per visulizzare il luogo dell’arrivo. Tra grandi centri urbani, foreste pluviali e sconfinati deserti.

Il 31 di Ottobre avverrà la consegna di premi.L’Università di Cambridge, fedelissimo partecipante alla tenzone, quest’anno presenterà il modello Endeavour, il cui nome è di chiara ispirazione astronautica.

Il veicolo monterà una pannellatura solare lunga 6 metri, e sarà spinta da un motore dalla potenza contenuta ma altamente efficiente. La vettura svilupperà una velocità di poco superiore ai 100 km/h.Avversari ostici di Endeavour saranno Nuna 5 di Delft University e Bethany ancora da Cambridge.

Se progettate da tempo uno spettacolare viaggio in un Australia, forse potete sfruttare l’occasione per vedere oltre ad un magnifico continente anche una fetta di futuro.

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Eco ChallengeEarth

Le storie da sempre affascinano l’uomo. Specie se a lieto fine. Come nelle favole. E in fondo il mondo delle fonti rinnovabili è obbiettivamente un mondo da favola, un mondo dove trionfa la natura, il rispetto per l’ambiente, la lotta all’inquinamento e alle abitudini distruttive dell’umanità. Ed è di una bella favola che nonsolosolare.it vuole parlare oggi.

La nostra società ritiene la presenza dell’elettricità nelle proprie abitazioni come un fatto scontato, e inevitabilmente finisce per non dare il giusto peso a questa comodità. Nelle nostre case si spreca energia in quantità, per la pigrizia di non spegnere un apparecchio tv dall’interruttore, per una radio rimasta inavvertitamente accesa, per un condizionatore utilizzato quando non serve o nelle condizioni sbagliate. Se questo accade abitualmente nell’Occidente sviluppato, stessa cosa non si può affermare per i paesi poveri.

In questo caso è l’Africa ad interessarci. Proviene da questo magnifico continente la storia che vogliamo raccontare.

Parliamo dell’Etiopia, un paese grande ma nel quale la presenza dell’elettricità è modesta, con soltanto l’1% della popolazione che ne gode abitualmente. Una popolazione dove più di 3 persone su 4 vivono in zone rurali. La nostra storia si svolge a Rema, piccolo centro a circa 150 km a Nord dalla capitale Addis Abeba, pochi anni fa. l villaggio, totalmente privo di energia elettrica, distante dal centro, povero di risorse e in difficoltà per l’approvvigionamento della paraffina per le lampade, è destinato ad essere totalmente abbandonato. Ma proprio mentre il processo sembra irreversibile, interviene un nuovo elemento a interromperlo.

Questo elemento si chiama energia solare.

Un gruppo di investitori esteri (la SEF Solar Energy Foundation), identifica la zona come particolarmente adatta all’installazione di nuovi impianti.

Gli impianti vengono costruiti e a fruirne è anche la popolazione locale. Oltre alla centrale, i moduli vengono richiesti e installati sui tetti delle abitazioni degli abitanti di Rema. E il fenomeno è tuttora in espansione.

E oggi Rema, vive un nuovo inizio. Ogni singola casa ha la luce elettrica, la vita e le attività si sono prolungate oltre l’ora del tramonto, un bar può ora servire bibite fresche ai proprio clienti che sono ormai diventati moltissimi.

L’esempio di Rema è oggi fonte di ispirazione per altri centri rurali dell’Etiopia, che hanno fatto richiesta per i moduli.

Come in una bella favola, possiamo concludere con un bel e vissero tutti felici e contenti.

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Rema (Etiopia) Il villaggio salvato dall’energia solare

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Fire

Sembra un paradosso in termini,

ma in realtà si tratta di una prospettiva più che concreta,

anche se lievemente lontana nel tempo.

L’idea non è particolarmente innovativa, e deriva dall’elevato costo del silicio, il materiale semiconduttore attualmente impiegato nella costruzione dei moduli fotovoltaici.

In questi giorni festeggiamo il 30^ anniversario dal primo allunaggio, da quel luglio 1969 in cui Armstrong e Aldrin posarono il loro piedi sul satellite terrestre.

Da allora i sopralluoghi sono stati numerosi, e ci hanno mostrato una luna arida e molto sabbiosa.

Studi approfonditi hanno dimostrato che la composizione lunare è costituita per il 20% da utilissimo silicio. Una riserva che moltiplicherebbe le risorse ed abbatterebbe i costi.

Una notizia che, se da una parte conforta, dal lato opposto frena i facili entusiasmi.

E’ accertata la massiccia presenza di silicio sulla luna, ma se occorresse un viaggio in shuttle per trasportarne piccole quantità, il costo diverrebbe pari o addirittura superiore a quello del silicio terrestre.

Per questo si sta studiando, almeno sulla carta, ad una soluzione assolutamente rivoluzionaria.

La luna verrebbe utilizzato come vero e proprio centro di produzione energetica, i pannelli fotovoltaici verrebbero costruiti sul posto utilizzando il silicio ‘autoctono‘.

Una prospettiva che in un certo senso potrebbe stimolare un processo di colonizzazione lunare, con un possibile insediamento umano sul satellite. Un evento che fino ad oggi potevamo solo immaginare e che a breve potrebbe diventare realtà.

Rimane da risolvere l’ultima e fondamentale questione dell’invio dell’energia prodotta dalla luna alla terra.

Può sembrare impossibile, ma sono in corso studi che riguardano la possibilità di trasformare l’energia elettrica in micro-onde, che verrebbero trasmesse ad una centrale di ricezione sul suolo della Terra, che poi ritrasformerebbe le onde in energia elettrica immettendola nella rete.

Un’altra possibilità è quella di costruire satelliti da mandare in orbita attorno al nostro pianeta, satelliti dotati di moduli solari che catturerebbero maggiori quantità di energia dal sole e sempre per mezzo della tecnologia a micro-onde, la renderebbero disponibile alla popolazione.

Il futuro è alle porte.

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Energia solare dalla luna?

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Earth

L’energia del vento a terra presenta inconvenienti di difficile risoluzione.

Il vento sulla superficie terrestre non soffia ovunque e anche nelle zone adeguatamente ventose il flusso è spesso incostante.

Ne deriva che l’impiego di aerogeneratori a terra è subordinata alla scelta di luoghi adatti.

Da tempo si cerca di ovviare a questi inconvenienti concentrando la propria attenzione sull’eolico ad alta quota.

Se è vero che a terra i venti interrompono spesso il loro flusso, ben diversa è la situazione a poche centinaia di metri d’altezza dove si può contare su forti e costanti correnti d’aria.

Di fronte all’interrogativo sul come catturare questa preziosa fonte, le proposte sono state diverse, e un esempio pratico di una soluzione delle più efficienti ce lo offre il progetto Kite Gen, di stampo tutto italiano.

Il principio è articolato di varie fasi, ma semplice nei contenuti.

Un piccolo aquilone, dalla struttura di un comune parapendio, è assicurato a terra per mezzo di un sistema di cavi. Sfruttando le correnti ascensionali, il nostro kite (aquilone in inglese) sale gradatamente verso l’alto tendendo i cavi ai quali è assicurati. I cavi trasmettono il movimento a speciali turbine generatrici di energia.

Raggiunta l’altezza massima di 800 metri, il piccolo parapendio viene richiamato a terra con minimo dispendio di energia. A questo punto il processo si ripete. Per decine e decine di volte durante la giornata.

A settembre in provincia di Asti il sistema entrerà ufficiaente in funzione.

Il sito ci offre una panoramica dettagliata di tutto quello che rappresenta il progetto Kite Gen.

Si scopre che il costo dell’energia prodotta in questo modo è decisamente inferiore a quella prodotta per mezzo di combustibili fossili. E ovviamente che il sistema non emette CO2 nell’atmosfera.

Si scopre che l’impianto non è pericoloso per aerei in transito, non è rumoroso più di una comune linea ferroviaria e non genera una fastidosa zona d’ombra.

Una delle tante soluzioni che stanno certificando di giorno in giorno la convenienza, la modernità e l’efficienza delle fonti rinnovabili.

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L’eolico ad alta quotaAir

La grande illusione del cinema, supportata negli ultimi anni dalla computer grafica, ci offre oggi delle finestre aperte sul futuro che ci permettono di immaginare quale sarebbe il mondo in cui vivremo nei prossimi anni.

Quest’ottica ‘visionaria’ del cinema è stata spesso e volentieri coinvolta nei temi trattati dal blog nonsolosolare.it, e quindi dalle fonti rinnovabili, ma anche dai disastri compiuti dalle energie sporche fra le quali non si può non annoverare anche l’energia nucleare.

A cominciare dal più recente ‘Iron Man’, tratto da una fortunatissima serie a fumetti della Marvel, il cui protagonista è un industriale degli armamenti, che costruisce una super-armatura che gli permette di diventare un super-eroe.

Ebbene l’armatura è alimentata da un micro-reattore, capace di generare ‘la potenza di 10 soli’. Una forma di energia che dalle immagini appare tanto simile a quella da ‘fusione nucleare’ la grande utopia dell’energia nucleare pulita.

Per poi continuare con il meno famoso ‘Reazione a catena’ il cui protagonsta è Keanu Reeves, un giovane scienziato la cui equipe ottiene inaspettatamente la fusione nucleare ed è coinvolta in un intrigo internazionale degno dei migliori film d’azione della storia.

Per proseguire con la riuscitissima serie di ‘Ritorno al futuro’, interpretata dallo sfortunato Micheal J. Fox nei panni di un liceale alle prese con una macchina del tempo costruita dallo scienziato Brown, che la ottiene convertendo una vettura simbolo degli anni 80: la storica DeLorean.

La vettura, dapprima alimentata da un reattore nucleare a plutonio, durante il film vive una revisione in senso ‘ecologico’.

E chiudiamo con un film che consigliamo di vedere a chi non lo avesse già fatto. Parliamo di ‘Testament’ un film del 1983 in cui recita anche un giovanissimo Kevin Costner. La tristissima storia di un incidente nucleare negli Stati Uniti. Struggente ma istruttivo.

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Le fonti rinnovabili al cinemaEarth

Carbonia è il terzo centro urbano più popolato della Sardegna, con un totale di 60.000 abitanti.

La città è situata a Ovest di Cagliari, non molto lontanto dalla costa.

Carbonia è una località storica della Sardegna, un insediamento fondato ai tempi del fascismo dal Duce in persona che ne fece da subito il centro di approvigionamento energetico dell’Italia autarchica, grazie alle cospique disponibilità di carbone delle miniere del posto (nella zona del Succitano).

Un ruolo importante, che incrementò per Carbonia popolazione e occupazione.

Finita la guerra il ruolo del carbone sardo andò ridimensionandosi: l’ingresso sul mercato di carboni esteri a buon mercato rese poco conveniente l’estrazione dalle miniere di Carbonia, che visse in quel periodo un declino economico.

Declino parzialmente rimediato negli anni dalla diversificazione delle attività economiche, puntando molto sul turismo.

Oggi Carbonia, è teatro di una transazione epocale, con la costruzione di un moderno impianto solare ad inseguimento, che cambia la vocazione della città: da centro dei combustibili fossili a centro delle fonti rinnovabili.

Innanzi tutto è di particolare rilevanza il sito scelto per la messa in opera dell’impianto: i terreni sono quelli di una discarica controllata, per una superficie complessiva di 40.000 mq.

I moduli fotovoltaici propongono la tecnologia ‘ad inseguimento’. Trattasi di strutture disposte su speciali steli che come girasoli inseguono il movimento del sole, cercando in ogni momento la maggiore esposizione all’irradiazione.

Una potenza complessiva di 1MW, energià sufficiente per 3000 famiglie sarde.

Una straordinaria notizia, che testimonia la progressiva ma costante transazione del nostro paese verso forme di energia pulita, che giorno dopo giorno, rendono sempre più inutile la scelta nucleare.

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Carbonia: la capitale del carbone diventa capitale del solare

Fire

L’articolo di Nonsolosolare pubblicato questo mese, ha voluto ricordare per sommi capi la tragedia che si è consumata in quel luogo nel 1986, in concomitanza con la recente decisione del Parlamento italiano di rilanciare il nucleare in Italia.

Oggi Chernobyl è per gran parte una città fantasma con zone che sono ancora inaccessibili alla popolazione per l’alto livello delle radiazioni, mentre le zone periferiche rimangono solo parzialmente popolate rischio e pericolo dei temerari che hanno deciso di non abbandonare le loro abitazioni.

Ebbene, anche le terre cosiddette sicure, sono parzialmente contaminate e nonostante questo i terreni sono coltivati, e il raccolto viene immesso nella catena alimentare.

Un’intraprendente azienda irlandese, ha deciso di trarre qualcosa di buono dai terreni avvelenati di Chernobyl con un idea semplice ma rivoluzionaria.

La scelta è quella della coltivazione di vegetali da bio-carburante nelle zone interessate.

Gli effetti positivi sarebbero diversi.

Le radiazioni non risulterebbero presenti nel prodotto finale, un come propellente vegetale.

La coltivazione non incontrerebbe le consuete problematiche di sottrazione di suoli alle coltivazioni tradizionali.

Infine si avrebbe una sorta di effetto ‘curativo’ dei terreni, che sarebbero così aiutati a smaltire la radioattività in eccesso.

Stime approssimative parlano di una produzione annuale di decine di migliaia di litri di carburante.

Un altro decisivo passo verso la possibilità di rendere conveniente la coltivazione di vegetali per la produzione di propellenti biologici.

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Bio-carburanti dai terreni di ChernobylEarth

Le ultima parole pronunciate dal Presidente del Consiglio sono perentorie e raggelanti, senza lasciare adito a ripensamenti.‘Il futuro dell’Italia è il nucleare‘ afferma senza mezzi termini ‘resta solo da diversificare le fonti energetiche in attesa che vengano costruiti i primi reattori. La Francia ricava l’80% del proprio fabbisogno energetico dal nucleare, e il costo dell’energia in Francia è del 40% inferiore rispetto all’Italia’.

Li per li appare ineluttabile, sacrosanto. Ma mi viene da pensare, anche la banda larga per la connessione ad Internet in Francia costa molto meno. Eppure credo che nell’immaginario collettivo la connessione ad Internet sia diventata per i cittadini un bisogno primario. Certo la Francia ricaverà pure quasi tutta la sua energia dai reattori, ma ha una storia ben differente. La storia ‘nucleare‘ francese è iniziata nell’immediato dopoguerra, la Francia dispone di contatti privilegiati con paesi ex-coloniali che dispongono di quantità sufficiente di uranio per l’arricchimento. La Francia pocò più di 10 anni fa ha fatto esplodere delle bombe termonucleari nell’atollo incontaminato di Mururoa, nel mezzo del Pacifico, senza un valido motivo apparente.

In Francia le centrali non sono l’emblema della sicurezza. Il reattore di Tricastin ha vissuta almeno una decina di episodi sospetti, con contaminazioni accertate di operai che lavoravano nella fabbrica e contaminazione delle acque e del suolo. Bassi livelli di radioattività si è detto, entro il limite di tolleranza.

La Francia ha interesse ha promuovere il nucleare, gran parte della propria economia vive s questo, la Francia ha interesse a costruire centrali nucleari anche fuori del proprio territorio. E noi di colpo siamo diventati il suo migliore cliente. E che dire del discorso sul costo dell’energia? Siamo vissuti ai livelli della Francia dal dopoguerra ad oggi, e ci dobbiamo far condizionare da questo dato. Ok, costruiamo 4 centrali nei prossimi anni, i costi delle utenze calano. E poi? Pensiamo di avere rilanciato l’economia in questo modo?

Quanto personale impiegano 4 centrali nucleari? Non ne ho la più pallida idea, ma tendo a pensare che complessivamente si può pensare ad un centinaio di nuovi posti di lavoro.

Nello stesso periodo, secondo studi economici approfonditi condotti da eminenti istituti di ricerca, le fonti rinnovabili genereranno in Italia centinaia di migliaia di posti di lavoro. Centinaia di migliaia.

A che serve l’energia a basso costo, se non c’è sviluppo? E soprattutto lo sviluppo può partitre solo da questo?

E poi in fondo, perchè continuare a rivolgere la nostra attenzione solo ai fatti che ci fanno comodo?

Mentre in Francia il nucleare è una ragione di vita, in Canada si rinuncia all’espansione nucleare perchè la si ritiene troppo costosa. I preventivi per la costruzione di un nuovo impianto sono diventati così onerosi da costringere le autorità canadesi ad abbandonare i suoi progetti.

E qualcosa di simile sta accadendo in Norvegia.

Pareri facoltosi, hanno il coraggio di affermare che le fonti rinnovabili non avrebbero il potere di contrastare il surriscaldamento globale nel breve termine.

Sono i fatti a parlare. L’energia solare con il fotovoltaico e il solare a concentrazione non sono mai stati in forma come in questo periodo. Perchè non guardiamo alla Spagna, che con una distesa di specchi ha reso ‘utile’ una porzione di deserto, fornendo elettricità a 200.000 famiglie? Ripeto, ducecentomila…

Perchè non ci soffermiamo sulla piccola Danimarca, che forse con una piccolo reattore avrebbe risolto ogni problema, e invece sta sviluppando il settore dell’eolico come nessun altro? Il Governo in carica liquida le fonti rinnovabili come ‘diversificazione delle fonti in attesa della costruzione delle centrali’. E l’opposizione non batte ciglio, per certi versi è addirittura connivente. Nonsolosolare non vuole dare un giudizio politico alla questione, si tratta solo di buon senso. Il treno delle fonti rinnovabili, è partito e sta viaggiando a grande velocità.

Non possiamo permetterci di perderlo.

LUGLIO 2009 - 0 2 4

Dibattito sul nucleare in Italia, perchè paragonarci alla Francia?

Earth

La storia dell’energia italiana ha vissuto varie fasi.

La prima fase è stata una fase di monopolio statale.

Il comprato energetico italiano, per gli alti costi e per la necessità di essere gestito in maniera ‘globale’ su tutto il territorio, è stato affidato totalmente allo Stato, che ha detenuto il controllo del settore per oltre quasi mezzo secolo.

Grandi enti (Eni per gli idrocarburi ed Enel per l’energia elettrica) fra gioie e dolori hanno scritto la storia del nostro paese in questo campo.

Il 1999 è stato l’anno della svolta, quando il decreto Bersani liberalizzò il mercato dell’energia e determinò un reale terremoto che da una parte passò attraverso la privatizzazione delle industrie monopoliste e dall’altra attraverso l’ingresso di nuovi operatori del settore, anche stranieri.

Se in principio il monopolio è vissuto ben oltre il 1999, dal momento che i nuovi organismi nati dalla privatizzazione vantavano comunque un vantaggio competitivo, determinato da un ‘avviamento’ consistente, col tempo il meccanismo si è messo in moto e la liberalizzazione vera e propria ha potuto decollare definitivamente-

Oggi viviamo una terza fase, se possibile ancora più interessante delle prime due.

Già perchè l’energia se è stata importante negli anni del dopoguerra, quale ‘motore’ del miracolo economico, oggi è diventata un settore strategico per tre fattori fondamentali: l’esaurimento progressivo ma irreversibile del petrolio, lo sviluppo esponenziale delle fonti rinnovabili, la necessità di proporre alternative energetiche in relazione alla problematica delle emissioni di CO2 e del surriscaldamento globale.

Lo strumento più azzeccato per capire verso quale direzione sta andando l’energia in Italia è il web.

Possiamo iniziare un’interessante panoramica, soffermandoci sui siti internet delle principali compagnie energetiche italiane. A cominciare da ENI S.p.A., la creatura del mai dimenticato Mattei, che oggi è un’industria privata a partecipazione statale.

Se dalla home page, passiamo alla sezione innovazione e tecnologia, ci rendiamo conto di quanto l’azienda, per quanto legata ad un passato ed un presente ‘petrolifero’, oggi è attenta e pronta a lanciarsi nel mondo delle fonti rinnovabili. Passiamo ora ad ENEL S.p.A., la storia dell’elettrica in Italia e delle grandi industrie idroelettriche. E anche in questo abbiamo la piacevole sopresa di imbatterci in ENEL GREEN POWER, la divisione di ENEL totalmente dedicata alle fonti rinnovabili, con progetti attivi nel solare, nell’eolico, nell’energia geotermica e nelle bio-masse. E andiamo ad EDISON S.p.A., un dei gruppi elettrici più antichi d’Italia, nato del lontano 1884, che si è visto costretto nel periodo della statalizzazione a riconvertirsi al settore chimico, per poi tornare prepotentemente in gioco con la legge del 1999.

Ebbene anche il sito di EDISON ha un settore dedicato a ricerca e innovazione, dove si scopre che l’azienda ha obbiettivi quinquennali in gran parte rivolti alle fonti rinnovabili.

Per continuare con EGL ITALIA, che indica nel suo sito il settore ‘energia verde’.

Oppure SORGENIA, che in una pagina del suo sito presenta una mappa delle sue centrali produttive, molte delle quali sono impianti fotovoltaici (nel Sud Italia) e parchi eolici (parte nel nostro paese, parte in Francia). Solo per citare alcuni operatori fra i maggiori.

E dopo questa piacevole navigazione, un assunto. Nessuna degli operatori energetici in Italia può prescindere dalle fonti rinnovabili.

Nessuno.

LUGLIO 2009 - 0 2 5

Le compagnie elettriche italiane parlano la lingua del rinnovabile

Earth

L’Antartide, il Polo Sud del pianeta, rappresenta per il mondo scientifico internazionale un capo di studi veramente interessante, in linea principale per studiare il passato del nostro pianeta.

Infatti i vari strati di ghiaccio, hanno intrappolato nel tempo l’atmosfera terrestre e in alcuni casi anche micro-organismi.

Tramite carotaggi profondi, si prelevano cilindri di ghiaccio e se ne studia la composizione.

Un’attività questa di fondamentale importanza perchè aiuta a ricostruire la storia della terra, i cambiamenti climatici, ecc.

Certamente per operare questo tipo di studi è fondamentale una presenza costante sul territorio antartico, che di per se rappresenta un ambiente del tutto inospitale ed inadatto alla vita umana.

Le temperature, le continue tempeste, la lontananza dal mondo civilizzato, l’impossibilità di spostarsi con mezzi diversi dall’aereo, rendono la permanenza uno scoglio difficile da superare.

Per questo si rende necessaria la costruzione di basi antartiche, veri e propri centri indipendenti in cui gli occupanti devono poter provvedere a tutte le necessità quotidiane.

Una base tipo contiene gli alloggi per gli studiosi, servizi igienici, ambulatori (a volte sale operatorie), cucine.

E’ ancbe indispensabile la presenza di un medico, poiché in caso di emergenza diventa spesso difficile il trasporti di eventuali malati.

Uno dei requisiti fondamentali di una base è quello dell’indipendenza energetica.

Fino ad oggi si provvedeva al fabbisogno con generatori diesel, inquinanti e ovviamente vincolati a rifornimenti di carburante.

Oggi la soluzione è pronta, ed è rappresentata dalle fonti rinnovabili.

Il fabbisogno energetico dei centri di ricerca è principalmente collegato al riscaldamento, al funzionamento delle apparecchiature, alla dispendiosa conversione del ghiaccio in acqua.

Oggi molte basi hanno scelto di integrare nelle loro strutture i moduli fotovoltaici.

Ed è notizia di questi giorni l’installazione di un impianto eolico presso la base britannica ‘Princess Elisabeth’, un impianto da 6 kwh. Un impianto che ha dei rendimenti altissimi, in ragione dei fortissimi venti che soffiano al Polo Sud.

Una scelta epocale, che avviene in un luogo simbolo della salute del pianeta.

Un luogo su cui i clorofluoridati hanno aperto un buco nella fascia protettiva di ozono, un luogo in cui le correnti marine hanno trasportato l’inquinamento dell’intero pianeta con danni sensibili all’ecosistema.

L’impianto eolico della stazione scientifica, accompagnerà un sistema di pannelli solari e renderà la struttura impatto zero. Il progetto è stato ideato da un’azienda scozzese.

LUGLIO 2009 - 0 2 6

Eolico in AntartideEarth

Ebbene si, sembra che questo dato incredibile sia confermato.

Sembra davvero che il nostro paese, a discapito dell’ostruzionismo dei combustibili fossili, a discapito di uno Stato che promuove il suo sviluppo ma in maniera blanda e poco pubblicizzata, a discapito dell’inspiegabile ritorno dell’energia nucleare, a discapito di una popolazione spesso poco informata sull’argomento, stia consolidando una posizione di vertice nel mercato mondiale dell’energia solare.

Ed esistono i presupposti per crescere ancora.

Esiste comunque un elemento di rammarico: se l’Italia occupa il terzo gradino del podio per potenza installata, il nostro paese è preceduto da Spagna (fin qui siamo d’accordo, parliamo di un paese anche più assolato del nostro) e Germania.

Appare curioso che la federazione tedesca, contraddistinta da un clima molto più freddo e da un’esposizione solare complessiva molto inferiore a quella dello stivale ci preceda.

Inoltre l’Italia ha lanciato la battaglia del fotovoltaico in deciso ritardo, un elemento che la ha decisamente penalizzata.

Tuttavia oggi, l’energia solare fornisce al nostro paese lo 0,5% dell’intero fabbisogno, un dato che può fuorviare.

Infatti l’apporto di questo tipo di energia rimane ancora leggermente inferiore a quello di biomasse ed eolico.

Comunque se leggiamo in maniera diversa il dato, possiamo affermare che il fotovoltaico fornisce energia a diverse decine di migliaia di persone. In proporzione gli abitanti di un centro urbano dalle discrete dimensioni.

Anche dal punto di vista degli operatori le notizie sono assolutamente positive.

Perché il fotovoltaico, non rappresenta un’esclusiva dei grandi gruppi industriali.

Il fotovoltaico coinvolge la grande industria produttrice, il grande centro di vendita, il negozio di medie dimensioni, la piccola azienda a conduzione familiare, il libero professionista installatore di impianti. Solo per citare alcuni esempi.

E così viene alla luce un mercato fitto e in costante espansione, che negli ultimi anni sembra addirittura indirizzato a varcare i confini nazionali.

E’ in corso una battaglia che va combattuta di anno in anno.

USA e Cina sono ai livelli dell’Italia in termini di potenza installata, ma appare chiaro fin da oggi, che questi paesi per capacità e dimensioni territoriali sono destinate ad operare il sorpasso.

L’interesse del nostro paese deve essere quello di progredire costantemente, e fare dell’energia solare uno dei settori centrali per lo sviluppo e l’uscita definitiva dalla crisi economica.

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Italia: terza realtà fotovoltaica al mondo

Fire

Oggi la reintroduzione del nucleare in Italia viene pubblicizzata principalmente per mezzo di una presunta, drastica riduzione dei costi che deriverebbe dall’introduzione dell’energia da fissione fra le fonti di approvvigionamento.

Il dato tuttavia viene ottenuto non tanto grazie ad un calcolo ragionato, quanto in base ad un semplice paragone.

L‘Italia non ha il nucleare, la Francia lo ha. In Francia l’energia costa il 40% in meno che in Italia.

Un metodo abbastanza curioso per eseguire un calcolo di questo tipo.

Anche perché, dopo questo annuncio della Presidenza del Consiglio dei Ministri si è aperto un dibattito che ha voluto vederci chiaro su queste cifre per capire se effettivamente siano supportate dai fatti.

E dopo un’analisi nemmeno troppo approfondita si scrive qualcosa di molto interessante.

Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Lettonia, Portogallo e Polonia.

Segnatevi questi paesi. Sono 10, tutti membri della comunità europea, almeno 5 possiedono un’economia molto sviluppata.

Con l’Italia hanno in comune l’assenza di centrali nucleari.

Uno di questi paesi poi, la Danimarca, vanta una cospicua percentuale del proprio fabbisogno energetico prodotto per mezzo di fonti rinnovabili, dall’energia eolica in particolare.

In questi 10 paesi, diversi per storia, economia e fonti energetiche impiegate, in media si spende il 48% in meno che in Italia.

Senza reattori nucleari.

Questo dato deve fare riflettere e deve farci capire ancora una volta quanto l’energia nucleare non sia necessariamente l’unica via. Il nucleare in Italia avrebbe un sicuro aggravio dei costi derivante dalla ricerca del materiale fissile (uranio, plutonio).

Ricordiamo che la Francia utilizza l’uranio del Niger, paese ex-coloniale con il quale intrattiene rapporti privilegiati.

Cosa che per l’Italia sarebbe completamente differente.

E poi un’ultima constatazione.

Il nucleare non è una fonte rinnovabile.

Anche in ottica futura, uno sfruttamento cospicuo di questa risorsa potrebbe portarci nelle stesse condizioni di oggi per il petrolio. E’ un dato di fatto che le fonti rinnovabili siano la via giusta da perseguire.

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Nucleare: la riduzione dei costi energetici non è scontata

Earth

Tuvalu è un piccolissimo Stato insulare, composto da 9 atolli.

Per dimensioni gli sono inferiori solo 3 paesi al mondo (due dei quali sono il Principato di Monaco e Città del Vaticano).

Situato a metà strada fra Australia e Isole Hawaii Tuvalu è uno dei tanti paradisi del Pacifico da cartolina, con spiagge bianche coralline, palme e acque cristalline e incontaminate:

Il piccolo paese però vive in questi ultimi anni un’emergenza per un problema che mette a repentaglio la sua stessa esistenza.

Infatti ognuno degli atolli non emerge dall’acqua che per pochi metri, e l’innalzamento degli oceani e l’intensificarsi della forza delle maree mettono a rischio le terre di Tuvalu che senza interventi adeguati potrebbero finire sommerso.

Oggi un apposito progetto internazionale si sta occupando della questione, tentando di salvare gli atolli.

Ma non è per questo che oggi Nonsolosolare.it si occupa di Tuvalu.

Oggi Nonsolosolare.it si occupa di Tuvalu perché entro il 2020 la piccola nazione potrebbe divenire il primo stato completamente alimentato da fonti rinnovabili. Un traguardo davvero prestigioso.

E un traguardo perfettamente raggiungibile perché gli atolli contano una popolazione complessiva di soli 4.ooo abitanti e un’isola del Pacifico, in genere, ha un’esposizione solare cospicua.

E i lavori sono già iniziati, perché lo stadio più grande del paese è giù stato ricoperto di moduli fotovoltaici e dalla sua messa in funzione copre già il 5% del fabbisogno nazionale.

E immediatamente si sono ridotte anche le importazioni dalla Nuova Zelanda di petrolio.

Mancano poco più di 10 anni ma per una realtà cosi piccola e cosi distante dal resto del mondo l’indipendenza energetica è più una necessità che un vezzo.

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Tuvalu:primo Stato alimentato totalmente da fonti rinnovabili

Earth

Gli anni 30 hanno visto la salita al potere del Comunismo di Mao, con la nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Un regime che sulla carta resiste ancora oggi nel paese, anche se nella realtà dei fatti ha allentato la presa da decenni, traghettando il paese versa una lenta e progressiva ‘liberalizzazione’.

Oggi la Cina non è ancora un paese esemplare.

Il suo tallone d’Achille sono senza dubbio i diritti umani, più di una volta calpestati (vedi la vicenda del Tibet).

La storia del paese è una storia complessa.

Limitata da un’economia collettivista fino agli anni 80, negli anni 90 la Cina ha vissuto una decisa transizione verso l’economia di mercato che ne ha decretato il boom economico.

Con una cospicua manodopera (sempre più qualificata) a basso costo a disposizione e materie prime in quantità il paese ha visto crescere esponenzialmente, di anno in anno, il suo prodotto interno lordo.

Ritmi di crescita percentuale a due cifre e anche quest’anno, un segno positivo di 6-7 punti.

Alcuni addirittura sostengono che il mandarino (l’idioma più parlato in Cina) potrebbe diventare la lingua commerciale per eccellenza, soppiantando definitivamente l’inglese.

In ogni caso questo sviluppo, che ha dell’incredibile, è stato conseguito senza pensare del tutto alle conseguenze.

Le condizioni dei lavoratori cinesi non sono delle migliori, e i salari sono mediamente molto bassi per mantenere bassi i prezzi.

Le aziende cinesi hanno inondato i mercati europei di prodotti che spesso e volentieri si sono rilevati carenti dal punto di vista della qualità per via della tossicità dei materiali impiegati.

L’inquinamento poi ha raggiunto livelli drammatici nel paese, tanto che si è affermato che le misure del protocollo di Kyoto saranno se la Cina, che non ha aderito al protocollo, continuerà a questi livelli.

Proprio oggi inizia un vertice a New York fra gli Stati Uniti e la Cina

E il presidente Obama ha definito senza mezzi termini le tematiche che dovranno interessare maggiormente i due paesi nel prossimo futuro: l’uscita dalla crisi, la lotta al nucleare, l’ambiente.

Obama vede nelle fonti rinnovabili la vera via per svincolare le due potenze dalla dipendenza dal petrolio, e si adopererà affinché l’idea venga condivisa dall’interlocutore cinese.

Nel frattempo la Cina sta iniziando un piccolo percorso ambientale, volto a contenere l’eccessivo inquinamento del gigantesco parco automobili tramite la promozione di energie pulite.

Questi eventi dimostrano quanto sia diventata obbligata la via delle fonti rinnovabili.

E fa effetto pensare che 2 superpotenze nucleari puntino ora al rinnovabile mentre l’Italia sta andando nella direzione opposta.

LUGLIO 2009 - 0 3 0

Vertice USA-Cina: Obama chiede fronte comune per l’ambiente

Earth

A rispondere alle domande di Nonsolosolare.it sul fotovoltaico è l’amico Alessandro, un operatore che ha lavorato nel settore per diversi anni.

1) Quanto costa un impianto fotovoltaico in media? I miei prezzi sono fermi a circa un anno fa, comunque penso che ti possano essere di aiuto lo stesso. Una famiglia in media ha bisogno di un impianto di 3 kW e il costo è di circa 20 mila euro.

2) Il fotovoltaico è alla portata di tutti? Il fotovoltaico di suo è costoso. E’ una tecnologia tanto banale quanto costosa, però è alla portata di tutti. Se il discorso sugli incentivi del GSE** funziona. Se si esclude quell’aspetto allo stato attuale non è alla portata di tutti.

3) Può spiegare in parole semplici quali sono gli incentivi statali sul fotovoltaico e come funzionano?

Per gli incentivi occorre fare riferimento al già citato GSE**. Allora qui facciamo un esempio. Mettiamo il caso che si debba installare un impianto sul tetto di casa propria. Si fa il conto dei consumi annuali in kW. Poniamo che il nostro consumo sia di 1000 kW. L’impianto che si andrà a installare in linea di massima dovrà produrre 1000 kW (come da previsione) all’anno. Teoricamente la differenza fra la previsione e il consumo effettivo è zero (poi vedremo perchè in teoria)** e il costo della corrente elettrica per casa propria diventa zero. Inoltre i 1000 kW che sono serviti a compensare i propri eguali consumi, vengono nuovamente presi in considerazione dal GSE che corrisponde una cifra di circa 4,5 volte il valore del singolo kW (anche qui è tutto da valutare le dimensioni dell’impianto e altre cose). Il risultato è che non si paghi più la corrente per via dell’energia prodotta e in più la stessa energia frutta una rendita ventennale, che è la durata complessiva degli incentivi.

4) Per quanto tempo ha lavorato in questo settore? Quattro anni

5) C’è una richiesta elevata di fotovoltaico in Italia? C’è un elevato interesse per il fotovoltaico in Italia. Molti ne hanno sentito parlare ma in modo distorto, occorre sempre precisare tutto per bene in modo molto chiaro e approfondito perchè le favole, qui, si consumano.

6) Qual’è il cliente tipo del fotovoltaico in Italia? Quando il cliente è convinto non esiste un cliente tipo… è questione di far capire il meccanismo.

7) È vero che se il tempo è nuvoloso oppure se è notte gli impianti fotovoltaici non funzionano?

Vero in parte. il fotovoltaico (come spiega anche la radice stessa del nome) non funziona unicamente per irraggiamento, anzi l’eccessivo calore non permette ai pannelli un funzionamento al massimo delle capacità. Il fotovoltaico funziona con la luce, quindi se è nuvoloso continua a produrre, ovviamente di meno, a seconda del grado di nuvolosità. La notte non produce energia.

8) Quale è stato l’impianto più grande da lei installato? 20 kW

9) Consiglierebbe il fotovoltaico ad un amico? Lo consiglierei ma con una serie di accortezze secondo me necessarie per il cliente e per chi lo deve istallare. Inoltre consiglierei di sentire quanti pù installatori e venditori possibili perchè essendo un mercato nuovo (ormai semi nuovo) ci si sono gettati in tanti e a me, personalmente, è capitato di esaminare dei preventivi truffa, vuoi per malizia, vuoi per incapacità. In molti si sono improvvisati esperti di fotovoltaico, pensando che basti soltanto posizionare dei pannelli, quando invece lo studio di un singolo impianto prevede tante problematiche di cui tenere conto, spesso fondamentali.

10) Quali sono le controindicazioni del fotovoltaico? A parte il costo non ce ne sarebbero troppe. Manutenzione prossima allo zero, elevato numero di anni di garanzia da parte delle case costruttrici di pannelli. Il rischio grosso puà essere rappresentato dagli incentivi.

Grazie ad Alessandro per le preziose informazioni ed un saluto da Nonsolosolare.it

LUGLIO 2009 - 0 3 1

10 domande a un esperto di fotovoltaicoFire