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2016 2016 Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 – DCB Milano - Contiene I.P. Italian Journal of Quality & Management Systems NUOVO CODICE DEGLI APPALTI Il nuovo codice degli appalti pubblici Il nuovo codice degli appalti e le valutazioni di conformità LA QUALITÀ PER IL COSTRUIRE BIM-exit? Riflessioni sul BIM in Italia Piastrelle di ceramica: norme di prodotto e innovazione Considerazioni sulla patologia delle strutture murarie STUDI & RICERCHE Oltre la buona fabbrica Sistema di gestione per la conciliazione lavoro-famiglia Privacy: uno sguardo al nuovo regolamento europeo APPROFONDIMENTI & RUBRICHE IN PRIMO PIANO LA QUALITÀ È CULTURA, METODO, COMPETENZE E PASSIONE! intervista al prof. ing. Roberto MIRANDOLA a cura di Sergio BINI settembre/ottobre n.5

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I.P.

Italian Journal of Quality & Management Systems

NUOVO CODICE DEGLI APPALTI Il nuovo codice degli appalti pubbliciIl nuovo codice degli appalti e le valutazioni di conformità

LA QUALITÀ PER IL COSTRUIRE BIM-exit? Riflessioni sul BIM in Italia Piastrelle di ceramica: norme di prodotto e innovazioneConsiderazioni sulla patologiadelle strutture murarie

STUDI & RICERCHE Oltre la buona fabbrica Sistema di gestione per la conciliazione lavoro-famigliaPrivacy: uno sguardo al nuovo regolamento europeoAPPROFONDIMENTI & RUBRICHE

IN PRIMO PIANO

LA QUALITÀ È CULTURA, METODO, COMPETENZE E PASSIONE!

intervista al prof. ing. Roberto MIRANDOLA a cura di Sergio BINI

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...quando ci sono

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proprio...

CANCELLARE.

ANNI DIQUALITÀ

1990 - 2015 settembre/ottobre

n.5

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>> Editoriale

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

C’è un tempo per ogni cosa ...

C’è un tempo per ogni cosa; quindi, c’è anche il tempo del commiato, perché nulla può durare in eterno! Pur essen-do resilienti, non si può essere “buoni” per tutte le stagioni. Il Qohelet – conosciuto anche come Ecclesiaste – scan-disce che: «tutto ha la sua stagione / ogni evento il suo tempo / sotto il cielo: / il tempo di nascere e il tempo dimorire / il tempo di piantare e il tempo di sradicare / … / il tempo di cercare e il tempo di perdere, / il tempo di

conservare / e il tempo di buttar via / … / il tempo di tacere e il tempo di parlare /…» [Qo 3, 1-8]. Per una associazionedi idee, torna alla mente un passaggio citato dal cardinale Gianfranco Ravasi in un suo libro dedicato proprio a “QOHE-LET e le sette malattie dell’esistenza” [pp 28-29] nel quale richiama un passo della prima lezione tenuta da RolandBarthes al Collége de France di Parigi nel gennaio 1979: «vi è un’età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un’al-tra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare. Ora è forse l’età di un’altra esperienza: quella di disim-parare, di lasciar lavorare l’imprevedibile rimaneggiamento che l’oblio impone alla sedimentazione delle cognizioni,delle culture, delle credenze che abbiamo attraversato. Questa esperienza ha, credo, un nome illustre e démodé, che iooserò impiegare senza complessi, proprio nell’ambivalenza della sua etimologia. Sapientia: nessun potere, un po’ disapere, un po’ di saggezza, e quanto più sapore possibile». Il vero comprendere coincide con l’avere dentro di sé sapo-re, come ci ricorda anche Gesù nel Vangelo di Matteo: «se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render sala-to?» [Mt 5, 13] … per potersi riconciliare con l’intelligenza occorre essere sapienti, costi quel che costi..Dopo più di tre anni di direzione di questa storica Rivisita - alla quale ho dedicato disinteressatamente passione, ener-gie, tempo ed impegno - ritengo sia arrivato il momento giusto per chiudere la sfidante ed avvincente esperienza; «hicet nunc», come insegnano, sin a dal Medio Evo gli amici monaci benedettini.Ho sempre sottolineato l’esigenza di “vigilare” per cogliere con attenzione i segnali deboli provenienti dal contesto perpoter assumere, tempestivamente, le migliori scelte; «bisogna cambiare prima che la scelta diventi necessaria; perchéquando il cambiamento diventa necessario, è già troppo tardi …»; ricordo che riflettevo in maniera avvincente, sulle tem-pistiche delle scelte già negli anni ’90 con il compianto Franco D’Egidio, prima che le approfondisse magistralmente nellasua interessante bibliografia. Non vorrei trovarmi nelle stesse condizioni di quei “combattenti giapponesi” che, a guerra finita, per molti anni hanno pro-seguito la loro battaglia, divenuta personale, nella lontanissima isola di Guam.Desidero informarvi, quindi, che ho rassegnato le mie dimissioni da direttore responsabile della Rivista alla presidenzanazionale della Federazione AICQ (che è la “proprietaria” della Rivista); il prossimo numero, pertanto, sarà l’ultimo della“mia gestione” e vorrei, quindi, iniziare a salutare i lettori e gli autori che con grande e disinteressata disponibilità hannoconcretamente contribuito alla realizzazione di questo prodotto “di qualità”.Vorrei ringraziare sentitamente tutti gli autorevoli componenti del Comitato Tecnico-Scientifico e del Comitato Editorialeche mi hanno “scientificamente” accompagnato in questa avventura per amicizia e per stima reciproca e che con il pre-sente numero concludono il loro diretto coinvolgimento; un sentito grazie! Questo ricco numero della Rivista si apre con un’interessante intervista al prof. ing. Roberto Mirandola che ha dedicato50 anni all’insegnamento della cultura della Qualità, a partire dal mondo universitario; seguono importanti contributiscientifici aggregati nelle tre aree tematiche: 1) il Nuovo Codice degli Appalti; 2) la qualità del costruire; 3) studi e ricerche.Ringrazio di cuore gli autorevolissimi colleghi che hanno messo a nostra disposizione tempo, saperi e conoscenze.Buona lettura a tutti Sergio BINI

Il Direttore

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Editoriale 1 Exit, Voice

and Loyalty Sergio BINI

Tema 1Nuovo Codice degli Appalti

13 Il nuovo codice degli appalti pubbliciEdoardo GIARDINO

17 Il Nuovo Codice degli Appalti e le valutazioni di conformitàDino BOGAZZI

Tema 2La Qualità per il Costruire

25 BIM-exit?Riflessioni sul BIM in ItaliaMaria Antonietta ESPOSITO

29 Piastrelle di ceramica: norme di prodotto e innovazioneAngela CASALE

33 Considerazioni sulla patologia delle strutture murarieSergio BINI

IN pRIMO pIANO

4 La Qualità è cultura, metodo, competenze e passione!intervista al prof. ing. Roberto MIRANDOLA

a cura di Sergio BINI

s o m m a r i o

- prof. Alessandro rUGGIErI, Magnifico Rettore dell’Università

degli Studi della Tuscia di Viterbo, presidente;

- prof.ssa Fiammetta mIGNEllA CAlvOSA, professore ordinario

di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio presso l’Università

LUMSA di Roma;

- prof. ing. massimo trONCI, professore ordinario di Impianti In-

dustriali Meccanici presso il Dipartimento di Ingegneria Meccani-

ca e Aerospaziale dell’Università di Roma la Sapienza;

- prof. Salvatore lA rOSA, professore ordinario di Statistica

Aziendale e Controllo della qualità presso la Facoltà di Econo-

mia dell’Università degli Studi di Palermo;

- prof. Enrico maria mOSCONI, direttore del Centro per l’Innova-

zione Tecnologica e lo Sviluppo del Territorio presso Diparti-

mento di Economia e Impresa dell’Università degli Studi della

Tuscia di Viterbo;

- prof. ing. Antonio SCIPIONI, direttore del Centro Studi Qualità

Ambiente presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale del-

l’Università degli Studi di Padova;

- prof. arch. maria Antonietta ESPOSItO, professore ordinario

di Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento di Archi-

tetture dell’Università degli Studi di Firenze.

COMITATO TECNICO SCIENTIFICO DELLA RIVISTA

www.qualitaonline.it

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settembre/ottobre 2016

Alle ore 3.36 del 24 agosto, men-tre erano in corso le correzionidelle ultime bozze della Rivista,nei territori delle province di

Rieti, Ascoli Piceno, Perugia e L’Aquila -dove si incontrano le Regioni Lazio, Marche,Umbria e Abruzzo - si è abbattuto un inter-minabile violento sisma che ha portato consé devastazione, morte e desolazione. La direzione della Rivista QUALITÀ esprime- anche a nome della presidenza nazionaledella Federazione AICQ e delle presidenzedelle otto AICQ territoriali - la vicinanza coni parenti delle vittime e la solidarietà con lepersone che soffrono gli effetti di questoevento devastante.

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Tema 3Studi & Ricerche

40 Oltre la Buona FabbricaBruno ESPOSITO e Valerio TETA

49 Sistema di gestione per la Conciliazione Lavoro-FamigliaMichael GALSTER

52 PRIVACY: uno sguardo al Nuovo Regolamento EuropeoClaudio ROSSO

Lo scaffale di Qualità

54 a cura della DIREZIONE

Approfondimenti

23 Sulla G.U. del 15 luglio 2016 pubblicatol’«avviso di rettifica al Nuovo Codice degli Appalti»a cura della DIREZIONE

«Il pizzicarolo»

L’incisione di Annibale Carracci della copertina di questo numero

è dedicata al pizzicarolo un altro particolare “professionista”

ambulante che occupa la 46^ posizione nell’elenco dei mestieri

bolognesi meritevoli idi essere immortalati con una incisione.

E’ una stranezza, perché il termine «pizzicarolo» - e la sua

variante «pizzicagnolo» - è in uso nel dialetto romano per

indicare il “salumiere”. Il «pizzicagnolo», infatti, gestisce una

bottega/attività di «pizzicheria» che, a sua volta, è anche il luogo

nel quale si vendono salumi, formaggi ed in genere alimenti

speziati che per questo motivo “pizzicano”.

L’artigiano, quindi, esercitava questa attività dopo aver

acquisito la materia prima da trasformare ad fornitori

affidabili della zona nonché le particolari spezie da utilizzare

per la conservazione degli insaccati e per dare specifici sapori

agli stessi, secondo i gusti locali.

Ancora oggi troviamo nelle grandi città del nostro Paese

degli ambulanti che dai loro colorati furgoncini vendono dei

prodotti alimentari come un ultimo anello della filiera agro-

alimentare “low cost” (o meglio povera) che compete solo

attraverso il prezzo; gli addetti utilizzati conoscono allo

stesso modo sia la lingua italiana sia le regole minime

dell’HACCP. All’epoca di Annibale Caracci l’artigiano itinerante

padroneggiava sia sulle capacità conservanti delle spezie e

delle erbe officinali sia sulle procedure sperimentate di

realizzazione e conservazione dei prodotti.

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L’IMMAGINEDI

COpERTINA

prof. Enrico Maria MOSCONI, coordinatore

dott. Ercole COLONESE

prof. Amalia Lucia FAZZARI

ing. Pier Luigi GUIDA

prof. Alberto PADULA

prof. Cecilia SILVESTRI

ing. Giampaolo STELLA

prof. Simona TOTAFORTI

comm. ing. Sergio BINI

[email protected] - via di San Vito, 17 - 00185 Roma - fax 06.4464145

COMITATO EDITORIALE [email protected]

DIRETTORE RESpONSAbILE

settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

settembre/ottobre

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Qualità: cultura, metodo,competenze e passione!

Caro professore, mi potresti aggiornare su cosa fai oggi, dopo«mezzo secolo di vita dedicato alla Qualità e … dintorni»?Oggi a quasi 80 anni - 77 per la precisione - sono ufficialmente

“in pensione” come professore di ruolo dell’Università; in realtàsono ancora in campo, almeno per ora, come professore a sup-porto di chi è rimasto, per piacere (il mio) e necessità dell’istitu-zione universitaria. Come forse sai, le Università vivono da anniun difficile momento storico lastricato di criticità, tra continue“riforme” e pesanti ristrettezze economiche; i molti colleghi che,come me, hanno dovuto lasciare l’insegnamento per aver rag-giunto i limiti d’età anagrafica, non hanno potuto passare il testi-mone generazionale accademico alle giovani leve, mentre glistudenti - almeno nella Facoltà di Ingegneria di Pisa e nel Corsodi Laurea in Ingegneria Gestionale in particolare - continuano adiscriversi molto numerosi e mediamente a crescere in numerosoprattutto perché tutti, dico tutti, trovano lavoro e con soddisfa-zione, in breve tempo dopo la laurea. “Vivo” ancora le attivitàdell’ Università e del Consorzio QUINN, seppur con più respiro… faccio, decido di fare quello che più mi piace, poco fuori perconferenze, corsi e altro, se non quello che è necessario per ilConsorzio, molto nella didattica, per il piacere di stare ancoracon i ragazzi, non quindi per soldi ne per dovere istituzionalema per la “remunerazione” che loro mi danno direttamente nel-lo studiare con loro e indirettamente poi nel ricordo del quale mionorano quando vanno per il mondo.

Ma oggi, all’Università che cosa insegni alle nuove generazioni diaspiranti ingegneri, oltre alla notevole esperienza ed alla grandepassione?I miei insegnamenti di riferimento erano e sono rimasti la “Gestio-ne della qualità” al primo livello di laurea per gli ingegneri gestio-nali, del quale è titolare il prof. Franco Failli, e per la laurea magi-strale degli ingegneri chimici, del quale sono titolare, poi per l’in-segnamento di “Progettazione e Sviluppo dei Sistemi e dei Pro-cessi” del quale è titolare il prof. Gualtiero Fantoni, e “Progettid’Impresa” del quale è titolare il prof. Gionata Carmignani.Se a qualcuno può interessare, i più che qui mi leggono per sim-patia o per curiosità sanno, da vecchia conoscenza diretta o indi-retta, cosa ci possa essere come contenuti in quello di “Gestionedella Qualità” rinvio agli indici dei “miei” due principali testi di ri-ferimento divenuti quasi “storici” [figura n. 2 e figura n. 3]. Per l’insegnamento riguardante la “Progettazione e Sviluppo deiSistemi e dei Processi”, si insegna come sviluppare un nuovo pro-dotto in un’impresa reale, sia come in termini di approcci che di

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>> a cura di Sergio BINI

settembre/ottobre 2016 www.qualitaonline.it

Con spirito di servizio, in questi tre anni della mia direzione della

storica Rivista QUALITA’ della Federazione AICQ ho voluto dare

voce a tutti i protagonisti, gli operatori ed i “maestri” che danno

quotidianamente il loro importante contributo alla cultura della

Qualità.

Come molti lettori ricorderanno, il presidente ing. Tito Conti volle

fortemente che la “C” dell’acronimo «AICQ» rappresentasse il

termine “Cultura” prendendo il posto dell’originaria parola

“Controllo” divenuta oramai un’infelice e riduttiva traduzione

dall’inglese di Quality Control; all’interno delle AICQ territoriali

della Federazione AICQ avrebbero dovuto, quindi, trovare normale

ospitalità essenzialmente i “cultori della Qualità”: professionisti,

operatori, studiosi e ricercatori.

Non potevo, quindi, non dedicare un adeguato spazio nelle pagine

della Rivista ad uno dei massimi esponenti e scienziati del mondo

della Qualità: il prof. ing. Roberto Mirandola dell’Università di Pisa

(figura n. 1). Per me è quasi un maestro ed un “vecchio” amico, che

ho avuto il piacere e l’onore di conoscere quasi trent’anni fa ed in

tutti questi anni mi sono potuto confrontare a lungo con lui sugli

aspetti scientifici e metodologici della Qualità.

Ci siamo confrontati soprattutto quando ho “operato” al suo fianco

nel Consorzio Universitario in Ingegneria della Qualità QUALITAL

di Pisa, prima come consigliere e quindi come vice presidente; ma

anche nell’Associazione del “Premio Qualità Italia” come

componente del comitato di valutazione del premio.

La sua fresca, lucida e competente esuberanza scientifica, mi fa

tornare alla mente una storica affermazione di Karl Popper: «i

giovani sono quelle persone che, a prescindere dalla loro età

anagrafica, affrontano i problemi nuovi con metodi nuovi; gli

anziani, invece, sono quelle persone che affrontano i problemi

nuovi con metodi vecchi». Il prof. Mirandola è in tale accezione,

quindi, un giovanissimo con i suoi effervescenti 77 anni pieni di

curiosa ed appassionata ricerca del nuovo, delle innovazioni, delle

attualizzazioni dei propri saperi e, quindi, proteso alla ricerca dei

migliori giovani da “far crescere” professionalmente.

intervista al prof. ing. Roberto MIRANDOLA

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5y La Qualità è cultura, metodo, competenze e passione! y

strumenti; gli approcci si basano sulla gestione per processi [figuran. 4] e gli strumenti che vengono messi a disposizione sono nume-rosi e qualificanti (chi è interessato può richiedermene un elenco euna breve descrizione insieme alla dispensa base scrivendo a meo al Consorzio): gli studenti, ragazzi e ragazze (oltre 100 per ognianno di corso), a gruppi di 5 presentano per l’esame un progettodi sviluppo, sempre molto interessante e innovativo.Per quanto riguarda, invece, la materia “Progetti d’Impresa”, i ra-gazzi sviluppano un progetto d’impresa sul base di una particolaretipologia di prodotti che vengono loro assegnati, per la quale poiprogettano e realizzano un sistema integrato qualità, sicurezza eambiente; in genere si tratta di piccole medie imprese produttricidi prodotti di consumo tradizionali (quali per esempio occhiali, at-trezzi sportivi, carrozzelle per disabili, le stesse per le quali poi nelcorso di “Progettazione e Sviluppo” sviluppano un nuovo prodot-to). Il Progetto prende come riferimento la ISO 9001, la ISO 45001e la ISO 14001. I ragazzi in gruppi 4-5 studenti realizzano quelloche prima era un Manuale, oggi quella che può essere più pro-priamente detta una descrizione del sistema di gestione integrato eimparano anche a farne una valutazione con le tecniche dell’auditdella ISO 9001.. Sulla stessa organizzazione poi effettuano con laISO 9004 un’autovalutazione per verificarne il livello rispetto aduno sviluppo sostenibile nel tempo e individuano un piano di mi-glioramento su diversi livelli di priorità in base ai risultati dell’auto-valutazione e alle priorità specifiche di quella specifica impresa.

L’altra Tua creatura era il Consorzio Universitario QUALITAL; èsempre operativo?Come ricorderai nel 1986 - in seguito al risultato negativo ottenutonel Referendum sul “nucleare” - ho abbandonato la cattedra di“Impianti Nucleari” per passare nel settore della Produzione; suc-cessivamente, nel 1988 su una mia proposta che accoglieva gli sti-moli di molti “amici” ho promosso la creazione del ConsorzioUniversitario Ingegneria della Qualità, QUALITAL (Qualità Italia);a questa iniziativa aderirono rapidamente e con entusiasmo unaventina tra le più grandi ed importanti imprese italiane, dando vita

ad un Consorzio del quale sono stato Presidente per vent’anni.Oggi QUALITAL è stato trasformato nel Consorzio UniversitarioIngegneria della Qualità e dell’Innovazione - in breve QUINN -presieduto dal collega prof. Marcello BRAGLIA e del quale sonopresidente onorario. Il Consorzio, ha mantenuto la sua natura “no profit”, ma ha accen-tuato la vocazione ad operare a supporto di imprese e istituzioniche intraprendono percorsi di innovazione e miglioramento, siabasati sullo snellimento dei processi operativi, sia focalizzati sul-l’ascolto dei clienti. Informazioni dettagliate sul Consorzio si tro-vano sul sito www.consorzioquinn.it. Qui tengo a ricordare le atti-vità più note e rilevanti svolte nel periodo iniziale:•l’erogazione del primo Master sul Quality Management della du-rata di un anno al quale hanno partecipato negli anni dal ’90 al2005, oltre trecento persone provenienti dai Soci e dal mondo del-l’Industria oltre che molti giovani laureati;•la costituzione dell’Associazione Italiana Premio Qualità (APQI),grazie al coinvolgimento di Confindustria e della FederazioneAICQ; APQI ha promosso, a partire dal 1997, il Premio QualitàItalia per le piccole e medie imprese utilizzando il modello EFQMper la Qualità prima o poi detto dell’Eccellenza, in sinergia conl’European Foundation for Quality Management; per agevolare leimprese migliori (quelle vincitrici di un Premio o di una Menzio-ne) alla successiva partecipazione al Premo Europeo di EFQM. Ri-cordo con soddisfazione che molte di queste hanno raggiunto gran-di risultati in questa valutazione, confermando l’altrettanto ottimaposizione sul mercato in termini di competitività, piazzandosi poimolto spesso in modo eccellente nella competizione europea. Neiprimi anni di vita; l’APQI aveva sede a Pisa proprio presso il Con-sorzio e, quindi, io ne ero il Consigliere Delegato mentre alla Pre-sidenza si sono succeduti vari vicepresidenti di Confindustria conla specifica delega. Oggi, come ben sai, APQI ha raggiunto unavisibilità maggiore: ha trasferito la sua sede presso la sede nazio-nale di Confindustria ed ha ampliato le tematiche oggetto del Pre-mio anche alla “innovazione” ed alla “sicurezza sul lavoro”; men-tre il testimone di consigliere delegato è passato nelle mani delprof. Massimo Tronci.

Ti prego di aggiornarmi sulle attività svolte oggi dal “nuovo” Con-sorzio QUINN.Tra le attività più vicine agli interessi dei lettori della Rivista QUA-LITA’ merita di essere ricordato il recente studio su «lo stato dellaQualità nel mondo» presentato a Roma un anno fa. La ricerca haavuto come partners Confindustria, Accredia, Symbola, EFQM vihanno contribuito più di cento esperti italiani ed ha indagato su“cosa si fa” e “in che modo” nella più larga accezione che oggipuò avere il termine Qualità nel mondo; non solo sistemi di ge-stione per la Qualità, ma la Qualità per molti altri ambiti da stru-mento per la competitività sino alla sostenibilità. Lo studio si po-neva come scopo principale l’elaborazione di un “pacchetto diproposte” da sottoporre all’attenzione della classe politica e diri-genziale del Paese al fine di poter aggiornare correttamente l’A-genda politica per la rinascita della Qualità del Sistema-Paese-Ita-lia.Il Rapporto conclusivo della ricerca è stato pubblicato in due ver-

settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

In primo piano

> Figura 1: il prof. Mirandola nel suo studio all’Università di Pisa

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6y In primo piano y

sioni: •una edizione completa di oltre 600 pagine;•una edizione più agile e compatta,(short version); entrambe le versioni posso essere scaricate dal sito del ConsorzioQUINN e da ACREDIA.Vorrei ricordare anche che il Consorzio QUINN - in continuitàcon la lunga tradizione ed esperienza del Consorzio QUALITAL -eroga oggi due importanti Master Universitari, dei quali sono Di-rettore Scientifico: •il Master in “Management of Health, Safety, Enviroment and Qua-lity Sistems” di durata annuale e tenuto in lingua inglese; destina-to a dipendenti ENI ed è, pertanto, realizzato in partnership conl’ENI Corporate University (ECU). Sino ad oggi sono state svolte ot-to edizioni;•il Master SINT “Management e Auditing di Sistemi Integrati per laSostenibilità” si tiene a Pisa ed è dedicato sia a giovani laureati chea professionisti già impiegati in azienda. Questo Master ha la pe-culiarità che le lezioni si tengono il venerdì pomeriggio e nellagiornata di sabato. La frequenza consente l’acquisizione di atte-stati di formazione o qualifica per audit, Ambiente, Energia, Qua-lità, Sicurezza, e Responsabilità Sociale.•Sul versante della ricerca il Consorzio è impegnato ad individuarele potenzialità del paradigma “Factory 4.0” (o “Smart factory”).Non voglio tediare né te, né i lettori con ulteriori dettagli, mi per-metto solo di segnalare ai lettori più curiosi ed interessati di cerca-re ulteriori notizie attraverso le pagine del sito del Consorzio.

Gli ultimi 50 anni della Tua vita sono sostanzialmente dedicati al-la Qualità ed in qualche modo questo mezzo secolo ha attraver-sato la stessa storia di AICQ …

Vorresti provare a rico-struire per i nostri lettorile principali tappe pro-fessionali che hai vissu-to, insieme con le più si-gnificative attività ediniziative che Ti hannovisto, direttamente o in-direttamente, protagoni-sta o testimone.Il mio percorso profes-sionale è iniziato nelmondo dell’Universitànel 1964, poco dopo lalaurea in Ingegneria Nu-cleare (uno dei primilaureati in questa disci-plina), dopo un primoanno trascorso a Milanoche mi ha visto impe-gnato nei lavori di svi-luppo di un progetto perla realizzazione di unreattore nucleare ad or-ganico a bassa tempera-

ture per (udite udite) la dissalazione dell’acqua di mare o il teleri-scaldamento; il progetto vedeva il diretto coinvolgimento di diversiimportanti attori industriali: ENI allora AGIP e SNAM, Montecatini,CNEN ora ENEA.Nell’Università ho iniziato con ricerche nel campo della sicurezzadegli impianti nucleari di potenza e quasi subito, attorno agli anni’70 mi sono occupato di Quality Assurance che stava venendo al-la ribalta insieme ai temi legati alla sicurezza1 dopo alcuni inci-denti potenzialmente gravi in USA. In particolare, la mia Universi-tà e il “mio” gruppo in particolare - inizialmente affidato alla dire-zione del prof. Lazzarino, prima che venisse affidato alla mia re-sponsabilità - fummo chiamati ad introdurre nelle procedure diautorizzazione alla costruzione e di esercizio delle centrali nu-cleari la QA predisponendo regolamenti, guide e quanto altro ne-cessario. Nascevano in parallelo le norme della serie ISO 9000, come filia-zione del pacchetto MILS del DOD [predisposto in origine per leforniture militari USA e in particolare per il progetto Apollo poitrasferite nella serie AQAP della NATO] e della serie BS per l’areadi dominazione inglese e quelle di origine DNV per l’area dell’oiland gas nel Mare del Nord. In quegli anni, AICQ cominciava ad uscire dal “Quality Control”[QC], classico di prodotto e della statistica, per affrontare prima la“Quality Assurance” [QA] e poi il “Total Quality Management”[TQM], all’epoca più conosciuto come “Qualità Totale”. Attorno agli anni Novanta si registrò un creativo e positivo perio-do di fulgore culturale grazie al vento delle novità provenientidal Giappone che portarono ad una più positiva ed umana diffu-sione della Qualità Totale che si propagò nelle principali realtàproduttive italiane, a partire dai grandi gruppi industriali e della

settembre/ottobre 2016 www.qualitaonline.it

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> Fig 2 - il libro sui “Sistemi Qualità” > Fig 3 - Il compendioso libro sulla “gestione della Qualità

nelle organizzazioni”

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7In prim

o pianoy La Qualità è cultura, metodo, competenze e passione! y

consulenza.Ricordo con piacere che, in quel periodo d’oro, le energie più im-portanti vennero concentrate in AICQ per progettare, organizzaree tenere i corsi di formazione per i Quality System Manager: deci-ne e decine di edizioni con centinaia di frequentanti per oltre 200ore di formazione ciascuno. La successiva nascita, in ambito AICQ, del SICEV consentì la “cer-tificazione” degli Auditor di Sistemi di Gestione per la Qualità conle sessioni di qualifica sulla base di esami severi e filtranti, dellequali mi occupai, insieme a valenti esperti proveniente dall’indu-stria. Prese così corpo un esercito di auditor, dalle cui schiere sonoemersi tutti i primi operatori di SGQ sia a livello interno aziendaleche di valutazione esterna di sistema, nonché a livello di aiuto allacrescita della competenza di una quantità di consulenti operantinei più disparati settori.

Visto l’attuale livello di posizionamento raggiunto dalla “Qualità”nel nostro Paese, mi piacerebbe conoscere una Tua valutazionedella traiettoria seguita in questi decenni “nel bene e nel male”,dall’alto della Tua esperienza.Ritieni possa essere considerata, nel complesso, un’esperienza“gloriosa” o meno?Con quegli uomini, con quelle strutture, quelle attività formative,nacquero le prime applicazioni dei Sistemi di Gestione per laQualità conformemente ai requisiti ISO, i primi Organismi di Cer-tificazione, le prime certificazioni per i SGQ, poi la gradualeestensione ai Sistemi di Gestione ambientale, poi alla sicurezzasul lavoro, sino alla responsabilità sociale, per arrivare all’attualelarga diffusione che ha portato oggi l’Italia ad essere uno dei primiPaesi al mondo per il numero di organizzazione certificate nei variambiti dei Sistemi di Gestione secondo gli standard ISO.Dai dati raccolti in occasione della recente indagine svolta dal

Consorzio QUINN per l’Osservatorio ACCREDIA-CENSIS all’in-terno dello studio sulla Qualità nel mondo (che ho già richiamatoin precedenza), emerge una valutazione positiva del contributofornito dalla certificazione ISO9001, seppur con alcuni distinguo.Le aziende di piccole e piccolissime dimensioni sono quelle chepiù si sono giovate dell’applicazione dei requisiti della normaISO9001 e della relativa azione di verifica esterna per le azioni dimiglioramento, almeno in termini di innovazione in un approcciodi sistema delle attività di sviluppo, industrializzazione dei loroprodotti e servizi pur conservando la loro anima artigianale chepoteva mostrare dei limiti dal punto di vista della pianificazione edella sistematicità. Invece, per le aziende di dimensioni maggiorie/o con processi più complessi (e spesso già codificati) il processodi certificazione è sembrato essere prevalentemente un passaggioburocratico, finalizzato preminentemente ad obiettivi che sembra-vano più di immagine. A volte, piuttosto frequentemente devo dire, è sembrato che l’ap-plicazione della norma, invece di costituire un’occasione per larazionalizzazione dei processi (sia in termini di efficacia, che diefficienza) fosse solo «un impiccio e ad un costo da minimizzare».Il problema-chiave è stato quello di un’applicazione della normaquasi sempre essenziale (per usare un eufemismo) e adattata inmodo specifico alle varie realtà ovvero calibrata e formale “quantobasta” e niente di più. Il contenimento dei costi destinati alla costi-tuzione del Sistema di Gestione ha spesso portato a costituire deisistemi che non hanno tenuto conto della sostanza ma solo dellaforma, come in tutti quei casi in cui i sistemi sono stati creati sen-za nemmeno coinvolgere gli operatori e i tecnici.Per chi ne ha una piena padronanza logica e metodologica, il mo-dello ISO 9001 costituisce, adesso e anche nel prossimo futuro, un“modello elastico” che si presta ad essere adattato in modo versa-tile e plastico alle esigenze delle più differenti organizzazioni (per

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> Figura 4: La WBS dei processi di sviluppo di un nuovo prodotto (limitata ai primi livelli “macro”)

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dimensioni e per ambiti di attività) ma l’efficacia di queste diffe-renti applicazioni dipende dalla capacità dei professionisti chia-mati a sviluppare e gestire il sistema e, successivamente dallecompetenze specifiche degli Auditor dell’Organismo di Certifica-zione chiamati ad effettuare le operazioni preliminari alla certifica-zione. Per creare buoni sistemi di gestione secondo lo standard ISO 9001è quindi necessario che tutti i soggetti coinvolti, a partire ovvia-mente dal management, siano addentro alla tecnica e alla culturadella qualità e credano seriamente che questo approccio garanti-sca nel tempo un successo e una competitività solidi e durevoli.Solo in questo modo sarà possibile che essi accettino di sosteneregli inevitabili costi iniziali, necessari da sopportare in questo casocome per qualsiasi altro buon investimento. Al contrario, se le ca-pacità e le competenze sono basse, il Sistema di Gestione e la suaCertificazione saranno solamente formali.Quello che è sicuramente migliorabile, in termini di possibile im-patto complessivo, è lo sfruttamento di tutto il loro potenziale rea-lizzabile attraverso la loro adozione sostanziale, integrata ed ade-guata al contesto di applicazione, accompagnata dal migliora-mento nel tempo della struttura dello standard e dalla crescita delmondo della consulenza che ne accompagna l’adozione.A fianco dell’esperienza degli schemi di certificazione va colloca-ta l’esperienza della diffusione dei metodi e strumenti della cosid-detta Qualità Totale (oramai abbondantemente sostituita dall’acro-nimo TQM di Total Quality Management) diventata particolarmen-te importante a partire dagli anni novanta in alcune grandi azien-de. Tale modello poi è stato esteso anche a molte aziende di di-mensioni più piccole (come per il Premio Qualità Italia per le pic-cole e medie imprese che ho ricordato prima) operanti anche insettori non manifatturieri, nei servizi e nella PA (in particolare nelmondo della Scuola e dell’Università grazie spesso a vari tipologiedi Premi promossi in vari settori da varie organizzazioni anchepubbliche). Per tutti vale l’esempio dell’Università che oggi adottacriteri e metodi di valutazioni per l’accreditamento dei Corsi distudio basati sui principi di gestione della qualità derivati dall’ap-proccio ISO sperimentato nel Progetto Campus della CRUI.

Quali ritieni siano i topics dell’esperienza vissuta … cosa enfatiz-zeresti?Tra gli elementi positivi, registro con piacere che la cultura ed icomportamenti operativi di tutte le organizzazioni migliori (cheabbiano ottenuto la Certificazione e/o che intendano essere con-cretamente competitive a livello internazionale) hanno assimilato,direttamente o indirettamente, molto seppur non tutto quello che èstato prodotto scientificamente e metodologicamente nell’ambitodell’applicazione sia dei modelli ISO sia della filosofia del TQM. Potrei compilare un lungo elenco di “elementi” (fra i più rilevantila “scoperta” e la diffusione di concetti e/o elementi di gestionequali la leadership, e i nuovi principi di gestione delle risorse uma-ne, la rivoluzione operata nell’organizzazione della produzionedai principi e metodi della Lean Production e della Concurrent En-gineering, del Total Production Management, delle azioni di Co-makership prima e sviluppo di Partnersip con i fornitori, dellacreazione di Reti d’Impresa, …) ma non posso in questo spazio dl

quale ho già anche troppo abusato (per cattiva abitudine ben notaa chi mi conosce, e ai miei studenti in particolare..) che limitarmia ricordarne due: •la gestione per processi e il loro controllo secondo la metodologiadel PDCA, •il “controllo” della progettazione con i suoi nuovi valori e appli-cazioni.La gestione per processi e il PDCA: come è noto a molti lettori ecome ricordava sempre lo stesso Deming (quando gli attribuivanola paternità del metodo), le origini di questa formidabile metodo-logia, affondano nell’esperienza delle antiche “botteghe” di artistied artigiani e, successivamente, nelle sperimentazioni sviluppatenelle fabbriche industriali produttrici di prodotti militari ben primadella seconda guerra mondiale. Il tutto, quindi, precede di moltol’introduzione di tali concetti prima in Giappone da parte dellostesso Deming e poi nell’ISO e nel TQM2. Come era possibile inpassato garantire la capacità di un cosiddetto processo “speciale”classico3 di generare saldature o un processi di tempra conformialle specifiche? Il problema si ripropone oggi per processi anchemolto diversi da quelli citati: la sterilizzazione di ferri chirurgici, laverniciatura e la zincatura industriali, un servizio o la stessa pro-gettazione di un sistema complesso hanno lo stesso bisogno disoddisfare le specifiche di riferimento. Per tutta questa categoriadi processi occorreva allora, ed occorre ancora oggi:•mettere a punto preventivamente ed adottare appositi metodi pro-vati sia per realizzare che per tenere sotto controllo la variabilità delprocesso (tramite opportuni indicatori) e, quindi:•agire ovvero intervenire, per quanto necessario, per riportare (conuna regolazione, cioè con un feedback) i valori di processo entroi limiti e poi,•ricercare le cause degli scostamenti dai limiti di controllo (non dispecifica) per eliminarle (miglioramento). Operazione, questa, chenon può essere sempre effettuata subito da parte dell’addetto alprocesso. Oggi questo approccio è nell’ISO applicabile sia all’intero SGQche a tutti i suoi singoli processi:•diretti o operativi della Supply Chain (nella nuova ISO quelli del ca-pitolo 8), •indiretti, di gestione del sistema, di direzione e di supporto (tuttigli altri di cui si parla nei capitoli 4, 5 , 6 , 7, 9 e 10). Così nella realizzazione di un prodotto per il quale il SGQ siastrettamente conforme a questo concetto, non si dovrebbero avere“Non Conformità” ma solo scostamenti entro i limiti di controlloma non fuori dalle specifiche se i limiti e gli interventi di correzio-ne sono idonei e tempestivi. Un esempio semplice può essere l’applicazione alla realizzazionedi una cena fra amici: l’input al macro processo è dato dal gruppodi amici che decidono (commitment) data, bugget, elementi base(pesce o carne), limiti (per alcuni), luogo, responsabilità, ecc. Ilgruppo operativo (due o tre amici), inizialmente riesamina l’inputcon un esame di fattibilità preliminare, poi per determinare meto-di, risorse e responsabilità dovrà effettuare un deployment dei pro-cessi (detto anche "mappa") e degli obiettivi, eventualmente predi-sponendo un diagramma di flusso e un Gantt (il tutto mentalmenteo con qualche appunto) per le sequenze e le interazioni, così da

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potere “aggredire” i singoli processi operativi e di supporto (deter-minazione del menù, acquisti, preparazione dei cibi, inviti, ecc...).L’applicazione di questo approccio garantisce efficacia ed effi-cienza oltre a creare i presupposti per un azione di enpowermente di miglioramento, specialmente in attività con output immateria-li o comunque non misurabili quali quelli di carattere prevalente-mente “progettuale” come, per esempio, la progettazione concet-tuale o la pianificazione di un qualsiasi processo, specialmente secomplesso e critico.Passo al secondo elemento chiave che ho citato, e cioè al proces-so di progettazione: non c’è processo più “speciale” che quellodella progettazione, a partire dal singolo atto progettuale sino allarealizzazione dell'intero processo, che è complesso, con molte at-tività e fasi, organizzazioni e persone coinvolte, documenti chedevono essere considerati o prodotti, numero elevato di interfaccefunzionali e fisiche, ecc. ecc.La considerazione che la progettazione fosse da tenere sotto con-trollo come un processo speciale è presente già nei primi standarddi QA come prescrizione di “design control” a partire dal ProgettoApollo, ma questo concetto di fondo si può già scoprire in tutti igrandi architetti e artisti dell’antichità, che prima di impiegare me-todi o realizzare strutture studiavano e mettevano a punto le tecni-che, le provavano, ne appuntavano le sequenze, le caratteristiche,i controlli da effettuare.Ma, attenzione, cosa è che garantisce che il risultato di un proget-to anche semplice, come la determinazione delle dimensioni cheuna struttura elementare deve avere per rispondere ai requisiti peressa stabiliti??!! Principalmente, seppur non solo, la corretta determinazione degliobiettivi (a quali carichi quella struttura deve resistere, le funzioniche deve svolgere..) e l’uso di un metodo provato, affidabile, uni-tamente alla professionalità (la conoscenza del metodo dell’addet-to e l'abilità ottenuti con l’addestramento sulla base del metodo

individuato e, quando serve, una partico-lare esperienza) di chi lo fa. Verifiche diprogetto possono essere utilizzate per eli-minare un dubbio oppure un’incertezza,nel caso di prime applicazioni o in casi icui risultati siano particolarmente critici. IDesign Review su “pezzi” (fasi) del pro-cesso progettuale (per esempio al terminedella progettazione preliminare di fattibili-tà o avamprogetto), sono invece, a grandilinee, una verifica del processo progettua-le svolto sino a quel punto, tesa a verifica-re se tutti i processi effettuati sono statieseguiti secondo quanto pianificato (se gliobiettivi sono stati correttamente determi-nati, riesaminati, se i metodi utilizzati so-no affidabili e adeguati a quel progetto, sele responsabilità e le professionalità sonostate determinate e rispondenti, le inter-facce considerate, che si sia tenuto in de-bito conto della memoria storica dell’or-ganizzazione per progetti simili, i docu-

menti e i vincoli utilizzati, e così via.)E' una grande “scoperta” (non per tutti ma per gli amanti del tecni-cismo puro sì) che questa tipologia e i relativi strumenti possonoessere applicati come pianificazione di processi diversi da quelliprogettuali classici di carattere tecnico (il design o progettazioneconcettuale o l’industrializzazione) a ogni tipo di processo in par-ticolare e soprattutto per la loro maggiore immaterialità ai servizi oa processi di grande contenuto organizzativo4 .

Caro Maestro, c’è un futuro per una cultura della Qualità “piùariosa e lungimirante”, come la vediamo noi e ci sforziamo di di-vulgarla?Innanzi tutto ti voglio ringraziare per questa veste di “Maestro”che mi attribuisci e che ha accompagnato da sempre la nostrapluriennale amicizia e collaborazione; è un segno di stima chenon può che farmi piacere ma si tratta in verità di un termine chemi sento abbastanza stretto addosso considerando come ho ve-stito, per oltre 50 anni, i panni di Professore Universitario. Inrealtà insegnante sì, studioso altrettanto, ma voglio chiarire chetutto quello che ho fatto, sviluppato, imparato, è esistito solo gra-zie a tutti quelli che ho incontrato nella mia vita professionaledentro e fuori dell’Università: quindi agli studenti (dell’ordinedella decina di migliaia !!), e a tutte le altre persone, spesso digrande valore, che ho incontrato frequentando l’industria o altriambiti anche non prettamente industriali, in attività di formazio-ne o ricerca. Sono quindi soprattutto un “Am..maestr…ato”..!!!Sono cresciuto grazie ai contributi che tutti mi hanno dato ed al-le riflessioni verso cui sono stato condotto nell'acquisire tuttequelle conoscenze che ho poi cercato di non tenere per me stes-so, ritrasmettendole agli studenti e a tutti quelli che ho incontra-to, in un bellissimo "circolo virtuoso". Nel cercare di fare ciò misono spesso scontrato con i limiti delle mie capacità di comuni-cazione, non sempre ottimali (è nota, e non sempre ben soppor-

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> Figura 5: il PDCA applicato ai veri livelli della rete dei processi del SGQ

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ROBERTO MIRANDOLAPresidente onorario Consorzio QUINN

di Pisa [www.consorzioquinn.it];

è stato Professore ordinario di “Gestione della

Qualità” presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università

degli Studi di Pisa dove, con entusiasmo, continua a diffondere

la cultura della “Qualità”

[email protected]

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tata da amici e studenti, la complicazione delle mie lezioni nellequali inserisco un'infinità di informazioni, esempi, riflessioni, e...slide!) ma, credo di poterlo dire, la mia passione mi ha per-messo di superarli e di trasmettere a tutti i concetti e la passionestessa, con arricchimento generale. Una “ricchezza” dunque cuiho contribuito soprattutto per impegno e capacità di lavoro, gra-zie ai quali ho potuto “contare” come studioso della “qualità” nelmondo del lavoro e in una Università (mi vanto di essere stato ilprimo a farne una disciplina di carattere accademico) aperta econdivisa con tutti, dove il destino mi ha fatto giocare e dato va-lori e occasioni, ripeto, ben oltre i miei meriti personali. Una“buona misura, pigiata, scossa e traboccante” (Luca 617-42) chemi è stata versata ….Per quanto attiene questo grande amore per la Qualità che mi hapreso ad un certo punto del mio cammino, a mio parere, esisteuna possibilità per ridarle dignità, per riscoprirne le grandi poten-zialità in termini di principi e strumenti per consentire ad un’Or-ganizzazione di essere competitiva sui mercati nazionali ed inter-nazionali. In poche parole: applicare i requisiti della ISO9001 ogli altri modelli usando soprattutto la “testa”; ovvero prima stu-diando, analizzando, discernendo, progettando ma appoggiando-si all’esperienza di chi lavora, cioè al lavoro di quelli che potrem-mo chiamare “cuochi”. La cultura da adottare deve essere quelladel «quanto basta». Uno strumento dunque a servizio del mondoreale, non da esso separato, formalizzato quanto basta, applicatoseguendo un criterio adottato ormai sia dai modelli ISO che, dasempre, da quelli di TQM.L’approccio base è quello del PDCA, gli strumenti, che sono in-numerevoli, devono essere conosciuti nella loro teoria ma appli-cati là dove servono; non si può usare un martello per svitare unavite, si deve usare un cacciavite.Si dovrebbero mettere a sistema le competenze di chi lavora, na-turalmente dopo avere verificato che le loro ricette tecniche, ge-stionali e comportamentali siano tali da soddisfare i requisiti ri-chiesti. Il Sistema di Gestione per la Qualità con la sua culturadel metodo e del dominio della variabilità, che devono essere“embedded” in chi lavora, rispetto a tale patrimonio, permette di:•strutturarne e gestirne la complessità,•supportarne la realizzazione, la pianificazione e la sistematicità,unendo ad esse le attività di miglioramento, •garantirne la “memoria” a livello perso-nale e di condivisione con gli altri;•permetterne la messa a disposizione ditutti (knowledge organizzativo, l’armaper innovare e essere competitivi).Si ritrova così anche la passione, il pia-cere di lavorare bene, in gruppo, con

alta professionalità di ognuno, novelli artigiani ma assistiti nellacomplessità dall’azione e dalle risorse di sistema. La nuova ISO 9001 è assolutamente in questa linea in quanto haeliminato molti aspetti formali; continua a richiedere però, comedel resto succedeva anche per la “vision 2000”, un capacità pro-gettuale elevata: non esiste un vestito (ISO) buono per ogni sta-gione: ogni organizzazione ha management, strategie, obiettivi,politiche, personale, tecnologie, clienti e contesti diversi.Non è facile! Ripeto ancora che ci vuole tanta “testa” ovvero tan-ta capacità progettuale e tanto "pensiero". Sono questi gli impegnie i costi principali, non certo quelli della parcella dell’organismodi certificazione …

Caro professore, Ti ringrazio di cuore per il tempo che hai volutodedicare a me ed ai lettori della Rivista QUALITA’; Ti auguroogni fortuna e tanti anni ancora di appassionata e competentediffusione della cultura della Qualità alle nuove generazioni af-finché il nostro Paese possa trarne un adeguato e concreto bene-ficio e, soprattutto, la Qualità possa trovare quello spazio chemerita nell’Agenda politica delle nostre classi dirigenti; in attesache si possano registrare visibili innalzamenti dei livelli dellaQualità del lavoro, delle organizzazioni e della Vita di noi citta-dini.

n NOTE1 Molti ricorderanno la cosiddetta “sindrome cinese”, un modo di dire che si riferiva

alla possibilità che un reattore, a causa di un incidente grave, potesse arrivare alla

fusione del nocciolo, con la massa di uranio fuso (a oltre 2000 gradi) che perfora il

contenitore primario, il secondario e poi le fondazioni in calcestruzzo e anche la

crosta terrestre, arrivando agli antipodi, che per gli occidentali sono appunto la Ci-

na. Ispirandosi alla “sindrome cinese” venne anche girato alla fine degli anni set-

tanta, proprio con questo titolo, un film drammatico con Jack Lemmon e Jane Fon-

da.

2 È opportuno ricordare nell’esaminare la storia evolutiva della metodologia QT o

TQM che la denominazione originale era CWQC [Company Wide Quality Con-

trol], cioè che l’efficace mantenimento sotto controllo della Qualità (il Quality

Control) avrebbe dovuto interessare l’intera organizzazione aziendale grazie alla

forza del PDCA.

3 un «processo “speciale» è un processo per il quale i risultati non sono “misurabili”

prontamente o economicamente sul prodotto finito o sul servizio prima che sia

erogato e i difetti possono rivelarsi nell’uso

4 quali ad esempio ai processi di carattere

strategico, quali l’individuazione del conte-

sto e delle parti interessate (diverse per ogni

organizzazione).

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INFORMAZIONI:Responsabile Manifestazione ed Informazioni Tecniche: Segreteria Organizzativa: Sponsorizzazioni ed Interventi Commerciali:

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Le Giornate Nazionali di Saldatura

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Le ragioni della riformaIn linea con una tradizione giuridica or-mai da tempo consolidatasi, l’eserciziodella funzione amministrativa costituiscequell’ambito dell’ordinamento maggior-mente novellato dalle incessanti riformesusseguitesi nell’arco degli ultimi decenni.E' in tal contesto, pertanto, che deve esse-re letta l’entrata in vigore del d.lgs. n. 50del 2016, noto come il nuovo codice degliappalti pubblici, adottato in attuazionedelle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e2014/25/UE e, quindi, della legge delegan. 11 del 2016, il cui perimetro finalisticoinvero delinea, significativamente, gliobiettivi al riguardo perseguiti. Riflesso diesigenze mai sopite, il legislatore imponel’elaborazione di nuovo codice che, nel ri-spetto del divieto di gold plating, scongiuril’introduzione o il mantenimento di livellidi regolazione superiori a quelli minimi ri-chiesti dalle suddette direttive, in tal mo-do, palesando, da subito, l’esigenza di unasemplificazione previsionale, riflesso dicertezza del diritto e, quindi, buon anda-mento amministrativo. A ben vedere, l’esigenza di innovare e ri-formare la previgente disciplina trae origi-ne dalle non poche difficoltà interpretativeche hanno segnato, negli anni, l’agire nonsolo dell’Amministrazione quanto dei pri-vati, rendendo un settore, come quello de-gli appalti pubblici, così rilevante per l’e-conomia nazionale, affatto semplificatonelle sue dinamiche procedimentali. Di qui, le non poche e note vicende dimalversazione e corruzione, che hanno al-terato l’agire di uffici pubblici, in tal modo,compromettendo l’autorevolezza dell’au-torità e, quindi, la fiducia che il cittadinonutre nei riguardi del pubblico potere.

E, del resto, è ormai noto il nesso cheorienta la vigenza di buone regole allo svi-luppo economico, giacché maggiori sonole incertezze derivanti da norme eccessivee di non facile interpretazione, minore è iltasso di produzione e sviluppo, non assi-curandosi infatti all’impresa la piena con-sapevolezza del consentito e, quindi, lacertezza del diritto. Si è, così, assistito adun indebito uso del processo amministrati-vo, considerato sovente strumento non giàdi giustizia bensì di dilazione, ossia luogoove tentare di ostacolare e rinviare. Pertanto, certezza del diritto, semplifica-zione procedimentale, trasparenza e lottaalla corruzione costituiscono il perimetrofinalistico nel cui ambito si è inteso edifi-care le regole della gara pubblica, nel se-gno di una par condicio che da fine divie-ne sempre più mezzo, onde garantire allacollettività la scelta dell’operatore migliore. Invero, il nuovo codice è stato meditato,elaborato ed approvato con una certa ce-lerità, dovendosi osservare il termine im-posto dal vincolo europeo, donde non po-che imprecisioni ne segnano il portato, ca-ratterizzato da plurimi rinvii, molteplicideroghe ed una discutibile sistematicitàcomplessiva. Si assiste, infatti, a normeche richiamano altre norme, ivi condizio-nando l’operatività del richiamo alla com-patibilità delle stesse disposizioni interes-sate, in tal guisa, determinando, inevitabil-mente, aporie interpretative foriere di con-tenziosi.Nel complesso, tuttavia, si adotta un Codi-ce che, contemplando un numero di nor-me inferiore rispetto al precedente, recepi-sce le Direttive europee e sintetizza quan-to ormai da tempo inveratosi sul pianonormativo e giurisprudenziale.

Trasparenza e celerità.A ben vedere, non poche sono le novità in-trodotte, tutte volte a modernizzare la disci-plina dei contratti pubblici, implementandola trasparenza dell’azione così da prevenirequelle degenerazioni che sovente si sonotradotte in comportamenti e scelte financhepenalmente rilevanti.Si impone, a tal fine, che tutti gli atti delleamministrazioni aggiudicatrici e degli entiaggiudicatori relativi alla programmazionedi lavori, opere, servizi, forniture nonché al-le procedure per l’affidamento di appaltipubblici di servizi, forniture, lavori e opere,di concorsi pubblici di progettazione, diconcorsi di idee e di concessioni, laddovenon considerati riservati ai sensi dell’artico-lo 112 ovvero secretati ai sensi dell’articolo162, debbano essere pubblicati e aggiornatisul profilo del committente, nella sezione“Amministrazione trasparente”, con l’appli-cazione delle disposizioni di cui al d.lgs. n.33 del 2013. Inoltre, al fine di consentire laproposizione del ricorso giurisdizionale, èprevista, altresì, la pubblicazione del prov-vedimento che determina le esclusioni dal-la procedura di affidamento e le ammissio-ni all’esito delle valutazioni dei requisitisoggettivi, economico-finanziari e tecnico-professionali. Ed è, inoltre, imposta la pub-blicazione della composizione della com-missione giudicatrice, i curricula dei suoicomponenti nonché i resoconti della ge-stione finanziaria dei contratti al terminedella loro esecuzione. Orbene, tutte le procedure di scelta devonoessere indette mediante bandi di gara, salvoipotesi eccezionali che consentono il ricor-so alla procedura negoziata senza pubbli-cazione di un bando di gara, sempre, tutta-via, nel rispetto dei principi di trasparenza e

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Trasparenza, lotta alla corruzione e partecipazione dei cittadini

y Il Nuovo Codice degli Appalti y

Il Nuovo Codicedegli appalti pubblici

>> Edoardo GIArDINO

Tem

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concorrenza attraverso l’avviso di preinfor-mazione. E, proprio sul fronte della tutelaprocessuale, si introduce l’onere della im-mediata impugnazione dei provvedimentidi ammissione e di esclusione dei parteci-panti, da esercitarsi nel termine di trentagiorni dalla relativa pubblicazione sul profi-lo del committente della stazione appaltan-te, talché l’omessa impugnazione precludela facoltà di far valere l’illegittimità derivatadei successivi atti delle procedure di affida-mento, anche con ricorso incidentale. Si contempla, così, una disciplina che anti-cipa l’ambito temporale dell’impugnazio-ne, innovando tale segmento processualenel segno di una mai celata esigenza deflat-tiva e di accelerazione, che però rende piùcomplesso l'esercizio del diritto di difesa,dovendo l'impresa, già a fronte della comu-nicazione di ammissione dei concorrenti,decidere se proporre ricorso, in una fasequindi che non consente alla stessa di pre-vedere quale sarà, in graduatoria, la posi-zione che assumerà l'offerta presentatadalla stessa o dall'impresa contro cui pro-porrà ricorso. E senza tacere l'elevato im-porto del contributo unificato che l'impresaricorrente dovrà versare.

Partecipazione dei cittadini,sussidiarietà orizzontale e baratto amministrativoE sempre in linea con l’esigenza di assicu-rare la realizzazione delle opere, in tempicerti e ragionevoli, il Codice introduce l’i-stituto del “Dibattito pubblico”, ivi impo-nendo alle amministrazioni aggiudicatrici eagli enti aggiudicatori di pubblicare i pro-getti di fattibilità relativi alle grandi opereinfrastrutturali e di architettura di rilevanzasociale, aventi impatto sull’ambiente, sullecittà e sull’assetto del territorio, unitamenteagli esiti della consultazione pubblica,comprensivi dei resoconti degli incontri edei dibattiti con i portatori di interessi. Detticontributi e resoconti dovranno essere pub-blicati, con pari evidenza, unitamente aidocumenti predisposti dall’amministrazio-ne relativi agli stessi lavori. Pertanto, gli esitidel dibattito pubblico e le osservazioni rac-colte dovranno non solo essere valutate insede di predisposizione del progetto defini-tivo, quanto discusse in sede di conferenzadi servizi relativa all’opera sottoposta al di-battito pubblico.

Trattasi di previsione che valorizza la parte-cipazione popolare in una fase antecedentela realizzazione dell’opera, in tal modo,scongiurando i plurimi conflitti sovente ge-nerati proprio dalle stesse popolazioni,donde il loro coinvolgimento mira a legitti-mare l’opera e ad evitare iniziative ostativeche ne possano rallentare la realizzazione.Una esigenza, questa, peraltro, già palesatadalla Corte Costituzionale, per la quale in-fatti “la comprensibile spinta, spesso pre-sente a livello locale, a ostacolare insedia-menti che gravino il rispettivo territorio de-gli oneri connessi (secondo il noto detto notin my back-yard), non può tradursi in unimpedimento insormontabile alla realizza-zione di impianti necessari per una correttagestione del territorio e degli insediamential servizio di interessi di rilievo ultraregio-nale” (cfr. Corte Cost., sentenza n. 285 del2013). Un processo di inclusione, questo,già contemplato da altri ordinamenti (siconsideri quanto è previsto, ad esempio, inFrancia, in Germania, in Gran Bretagna, inOlanda, in Svezia), che, più in generale, or-mai da lustri, coinvolge vari ambiti dellafunzione amministrativa, ritenendosi la par-tecipazione quanto più ampia possibile in-defettibile presupposto al fine di assicurareimparzialità e buon andamento all’azioneresa.

Del resto, proprio in tema di opere pubbli-che, si è nel tempo assistito ad un rallenta-mento realizzativo che si palesava oltremo-do proprio in ordine al compimento dellegrandi opere, ove la lentezza di realizza-zione generava un aumento dei c.d. costidel non fare, che, come tali, incidevano si-gnificativamente sul prodotto interno lordo. Oltremodo inclusiva è, inoltre, la previsio-ne degli interventi di sussidiarietà orizzon-tale, alla cui stregua le aree riservate al ver-de pubblico urbano e gli immobili di origi-ne rurale, riservati alle attività collettive so-ciali e culturali di quartiere, con esclusionedegli immobili ad uso scolastico e sportivo,ceduti al comune nell'ambito delle conven-zioni e delle norme previste negli strumentiurbanistici attuativi, possono essere affidatiin gestione, per quanto concerne la manu-tenzione, con diritto di prelazione, ai citta-dini residenti nei comprensori oggetto dellesuddette convenzioni e sempre nel rispettodei principi di non discriminazione, traspa-renza e parità di trattamento. Le regioni e icomuni possono prevedere incentivi allagestione diretta delle aree e degli immobilisuddetti da parte dei cittadini costituiti inconsorzi anche mediante riduzione dei tri-buti propri. E sempre al fine di valorizzare la sussidia-rietà orizzontale, si riconosce a gruppi di

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cittadini organizzati la possibilità di formu-lare all'ente locale territoriale competenteproposte operative per la realizzazione diopere di interesse locale, pur nel rispettodegli strumenti urbanistici vigenti o delleclausole di salvaguardia degli strumenti ur-banistici adottati, senza oneri per l'ente me-desimo ma con la previsione di detrazionefiscale. Tuttavia, decorsi due mesi dalla pre-sentazione della proposta, quest'ultima siintenderà respinta, inverandosi un'ipotesi disilenzio rigetto. Le opere realizzate sarannoacquisite a titolo originario al patrimonioindisponibile dell'ente competente.Del pari, decisamente innovativa è la previ-sione del “baratto amministrativo”, per cuigli enti territoriali definiscono con appositadelibera i criteri e le condizioni per la rea-lizzazione di contratti di partenariato socia-le, sulla base di progetti presentati da citta-dini singoli o associati, purché individuatiin relazione ad un preciso ambito territoria-le. I contratti potranno riguardare la pulizia,la manutenzione, l'abbellimento di areeverdi, piazze, strade ovvero la loro valoriz-zazione mediante iniziative culturali di va-rio genere, interventi di decoro urbano, direcupero e riuso con finalità di interesse ge-nerale, di aree e beni immobili inutilizzati.In relazione alla tipologia degli interventi,gli enti territoriali individueranno riduzioni

o esenzioni di tributi corrispondenti al tipodi attività svolta dal privato o dall'associa-zione ovvero comunque utili alla comunitàdi riferimento in un'ottica di recupero delvalore sociale della partecipazione dei cit-tadini alla stessa. Inoltre, è prevista la nonapplicazione del Codice laddove un'ammi-nistrazione pubblica stipuli una convenzio-ne con la quale un soggetto pubblico o pri-vato si impegni alla realizzazione, a sua to-tale cura e spesa e previo ottenimento ditutte le necessarie autorizzazioni, di un’o-pera pubblica o di un suo lotto funzionaleo di parte dell’opera prevista nell’ambito distrumenti o programmi urbanistici, pur tut-tavia nel rispetto delle cause di esclusionepreviste dall'articolo 80. Quanto rievocato costituisce, di certo, unnuovo modo di perseguire l'interesse pub-blico, la cui tutela fa della inclusione unelemento indefettibile di una democraziache, in quanto moderna, postula una fun-zione amministrativa viepiù partecipata.

Il ruolo dell'ANAC, la lotta alla corruzione e la tutela della concorrenzaUna significativa novità è, altresì, costituitadalla centralità che il Codice riserva all’Au-torità nazionale anticorruzione (ANAC), cuivengono conferiti poteri di vigilanza, con-trollo e regolazione nonché il compito digarantire la promozione dell’efficienza, del-la qualità dell’attività delle stazioni appal-tanti, attraverso linee guida, bandi-tipo, ca-pitolati-tipo ed altri strumenti di regolazio-ne flessibile, comunque denominati. Ed in-fatti proprio la scelta di una regolazioneflessibile in luogo dell’adozione di un rego-lamento di esecuzione come il previgenteD.P.R. n. 207 del 2010, riflette il rifiuto diuna rigidità previsionale che, sovente, malsi attaglia ad un ambito, come quello inesame, decisamente condizionato da con-tinui mutamenti e persistenti complessità.Il Codice valorizza, quindi, la capacità con-formativa dell’attività di ausilio resa dall’A-NAC, ascrivendole una funzione di precon-tenzioso, in particolare non solo preveden-do che il parere reso su iniziativa della sta-zione appaltante o di una delle altre partiobblighi le parti che vi abbiano preventiva-mente acconsentito ad attenersi a quanto inesso stabilito, quanto altresì attribuendo al-la stessa ANAC un potere di correzione del-

l’azione amministrativa se ritenuta invalida. Infatti, qualora l’ANAC, nell’esercizio delleproprie funzioni, ritenga sussistente un vi-zio di legittimità in uno degli atti della pro-cedura di gara invita, mediante atto di rac-comandazione, la stazione appaltante adagire in autotutela e a rimuovere altresì glieventuali effetti degli atti illegittimi entro untermine non superiore a sessanta giorni. Al fine di rafforzare il vincolo derivante dal-la scelta dell’Autorità, giova osservare che ilmancato adeguamento della stazione ap-paltante alla suddetta raccomandazionevincolante verrà punito con una sanzioneamministrativa pecuniaria (da un minimo dieuro 250,00 ad un massimo di euro25.000,00), che a sua volta inciderà sul si-stema reputazionale della stessa stazioneappaltante. In tal modo, si tenta di sempli-ficare ed accelerare l’esercizio della funzio-ne, attraverso un ausilio ermeneutico resoda una Istituzione indipendente, così da ga-rantire altresì una maggiore omogeneità in-terpretativa.Il Codice, invero, valorizza oltremodo ilprofilo della reputazione di impresa, dispo-nendo l’istituzione presso l’ANAC, che necura la gestione, proprio del sistema di ra-ting di impresa e delle relative penalità epremialità, da applicare ai soli fini dellaqualificazione delle imprese e per il qualela stessa Autorità rilascia apposita certifica-zione. Più in particolare, il suddetto sistemaè connesso a requisiti reputazionali valutatisulla base tanto di indici qualitativi e quan-titativi, oggettivi e misurabili quanto di ac-certamenti definitivi che riflettono la capa-cità strutturale e di affidabilità dell’impresa.A tal fine, l’ANAC detta i requisiti reputa-zionali e i criteri di valutazione degli stessinonché le modalità di rilascio della relativacertificazione, mediante apposite linee gui-da e senza tacere che è sempre la predettaAutorità a dettare misure sanzionatorie am-ministrative in caso di omessa o tardiva de-nuncia obbligatoria delle richieste estorsivee corruttive da parte delle imprese titolari dicontratti pubblici, incluse le imprese subap-paltatrici e le imprese fornitrici di materiali,opere e servizi. I requisiti reputazionali, pertanto, terrannoconto del rating di legalità rilevato dall’A-NAC in collaborazione con l’Antitrust non-ché dei precedenti comportamenti dell’im-presa, considerando al riguardo: il rispetto

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dei tempi e dei costi nell’esecuzione deicontratti, l’incidenza del contenzioso sia insede di partecipazione alle procedure digara che in fase di esecuzione del contrattoe la regolarità contributiva valutata con rife-rimento ai tre anni precedenti. Sempre presso l'ANAC è istituito un apposi-to elenco delle stazioni appaltanti qualifica-te, di cui fanno parte anche le centrali dicommittenza, previsione, questa, che assu-me rilievo in quanto le stazioni appaltantiprive della qualificazione cui all'articolo 38del Codice procedono all'acquisizione diforniture, servizi e lavori ricorrendo a unacentrale di committenza ovvero medianteaggregazione con una o più stazioni appal-tanti aventi la necessaria qualifica. Consapevole dell’incidenza che la discipli-na dei contratti pubblici sortisce altresì sullafinanza pubblica, il Codice interviene an-che sulla disciplina dei c.d. affidamenti inhouse, ossia sul potere che l’Amministra-zione ha di affidare direttamente, quindisenza applicare le regole dettate dal Codicee, pertanto, senza bandire una gara pubbli-ca. Tale istituto, nel corso degli anni, da ec-cezione è sempre più divenuta regola, in talmodo, non solo sacrificando il mercato ed irelativi operatori economici, quanto arre-cando sovente un nocumento alla qualitàdelle attività rese. Ebbene, il Codice interviene tanto sui pre-supposti legittimanti il predetto istitutoquanto sulla necessità di renderlo più tra-sparente, rispettivamente attraverso gli arti-coli 5 e 192 del Codice. E proprio al fine digarantire più adeguati livelli di pubblicità etrasparenza, l’articolo 192 prevede l’istitu-zione presso l’ANAC dell’elenco delle am-ministrazioni aggiudicatrici e degli enti ag-giudicatori che operano attraverso affida-menti diretti nei confronti di proprie societàin house. Ebbene, l’iscrizione nell’elencoavviene a domanda, dopo che sia stata ac-clarata la sussistenza dei requisiti, restandosempre fermo l’obbligo di pubblicazionedei relativi atti connessi all’affidamento, inconformità a quanto previsto dal d.lgs. n.33 del 2013 ed esclusi gli atti secretati exarticolo 162 del Codice in esame.Giova, altresì, osservare che, ai fini dell’affi-damento in house di un contratto avente adoggetto servizi disponibili sul mercato in re-gime di concorrenza, le stazioni appaltantidovranno effettuare, preventivamente, la

valutazione sulla congruità economicadell’offerta dei soggetti in house, a tal fineconsiderando l’oggetto e il valore della pre-stazione e dando conto, nella motivazionedel provvedimento di affidamento, delle ra-gioni del mancato ricorso al mercato non-ché dei benefici per la collettività della for-ma di gestione prescelta, anche in ordineagli obiettivi di universalità e socialità, diefficienza, di economicità, di qualità delservizio nonché di ottimale impiego dellerisorse pubbliche. In altri termini, si intende scongiurare uncattivo uso, alquanto diffuso, dell’affida-mento in house, attraverso una previsioneche, valorizzando l’evidenza motivazionalee la sua pubblicità, responsabilizzi la scel-ta di non ricorrere al mercato. Nel novero delle novità rientra, inoltre, ac-canto ai limiti previsti per la stipulazionedel contratto di subappalto, la centralitàche assume il criterio dell'offerta economi-camente più vantaggiosa, che così diventa -fatte salve le disposizioni legislative, regola-mentari o amministrative relative al prezzodi determinate forniture o alla remunerazio-ne di servizi specifici – il criterio guida diaggiudicazione dell'appalto. L'offerta eco-nomicamente più vantaggiosa verrà, pertan-to, individuata sulla base del miglior rap-porto qualità/prezzo o sulla base dell'ele-mento prezzo o del costo, seguendo un cri-terio di comparazione costo/efficacia qualeil costo del ciclo di vita conformemente aquanto previsto dall'art. 96 del citato Codi-ce. Al riguardo, la commissione giudicatri-ce sarà composta da esperti scelti dallastessa stazione appaltante, fra gli iscritti al-l'Albo istituito presso l'ANAC, mediantepubblico sorteggio da un lista di candidaticostituita da un numero di nominativi al-meno doppio rispetto a quello dei compo-nenti da nominare e, comunque, nel rispet-to del principio di rotazione. Solo in ordineall'affidamento di contratti sotto soglia o dinon particolare complessità, la stazione ap-paltante potrà nominare componenti internialla stazione medesima e sempre nel rispet-to del principio di rotazione. Del pari, rilevante è la disciplina che il Co-dice riserva al “conflitto di interesse”, iviimponendo alle stazioni appaltanti di pre-vedere misure adeguate per contrastare fro-di e corruzione nonché, quindi, per indivi-duare, prevenire e risolvere in modo effica-

ce ogni possibile conflitto di interesse nellosvolgimento delle procedure di aggiudica-zione e di esecuzione, in modo da evitarequalsiasi distorsione della concorrenza egarantire, quindi, la parità di trattamento ditutti gli operatori economici. Si rivela, così,assai utile la definizione di conflitto d’inte-resse che il Codice formula, ritenendo talefattispecie sussistente laddove il personaledi una stazione appaltante o di un prestato-re di servizi - che anche per conto della sta-zione appaltante, interviene nello svolgi-mento della procedura di aggiudicazionedegli appalti e delle concessioni o può in-fluenzarne, in qualsiasi modo, il risultato -vanta, direttamente o indirettamente, un in-teresse finanziario, economico o altro inte-resse personale che può essere percepitocome una minaccia alla sua imparzialità eindipendenza nel contesto della procedura.Si considerano situazioni di conflitto di in-teresse quelle che determinano l’obbligo diastensione di cui all’articolo 7 del DPR n.62 del 2013. Pertanto, qualora si inverassesiffatta situazione, il personale coinvoltodovrà darne immediata comunicazione allastazione appaltante, cosicché, fatte salve leipotesi di responsabilità amministrativa epenale, la mancata astensione costituirà co-munque fonte di responsabilità disciplinarea carico del dipendente pubblico. La norma contribuisce non solo a precisarei contorni definitori del 'conflitto di interes-se', quanto mira a prevenirlo e contrastarloonde garantire la par condicio di tutti glioperatori e scongiurare qualsivoglia distor-sione della concorrenza. Si può, pertanto, ritenere che, con il nuovoCodice dei contratti pubblici, si intendamodernizzare la gestione delle gare pub-bliche, attraverso una disciplina che assicu-ri alla collettività scelte realmente funziona-li alla qualità delle attività rese, nel segnodegli insopprimibili vincoli dell'imparzialitàe del buon andamento dell'azione ammini-strativa, presupposti, questi, indefettibili diuna autentica democrazia.

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EDOARDO GIARDINOAvvocato e docente di Diritto Amministrativo

presso l'Università degli Studi della Tuscia

e di Diritto della Comunicazione presso

l’Università LUMSA di Roma

[email protected]

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Il Nuovo Codice degli AppaltiIl 19 aprile scorso è stato pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 91 della RepubblicaItaliana il Decreto legislativo 18 aprile2016, n. 50 «Attuazione delle direttive2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UEsull'aggiudicazione dei contratti di con-cessione, sugli appalti pubblici e sulleprocedure d'appalto degli enti erogatorinei settori dell'acqua, dell'energia, deitrasporti e dei servizi postali, nonché peril riordino della disciplina vigente in ma-teria di contratti pubblici relativi a lavori,servizi e forniture», più sinteticamente co-nosciuto come Nuovo Codice degli Ap-palti.Il Nuovo Codice degli Appalti, nel recepi-re le più recenti direttive dell’Unione Euro-pea in tema di contratti pubblici, ha signi-ficativamente riordinato la disciplina vi-gente.Prima di approfondire il ruolo delle valu-tazioni di conformità nel Nuovo Codice,è utile esaminarne i principali aspetti dinovità, finalizzati alla semplificazione ealla lotta alla corruzione, in attuazionedella legge delega 11/2016.•Il Nuovo Codice degli Appalti non preve-de, come in precedenza, l’emissione diun regolamento di attuazione, sostituitoda una serie di linee guida (soft law) la cuipredisposizione è affidata all’Autorità na-zionale anticorruzione – ANAC (articolo213, comma 2), da approvare con decre-to del Ministro delle infrastrutture e deiTrasporti, previo parere delle competenticommissioni parlamentari.•Viene fortemente potenziato (articolo 213)il ruolo dell’ANAC, alla quale vengono af-fidati la vigilanza e il controllo sui con-tratti pubblici e l'attività di regolazione de-

gli stessi, anche al fine di prevenire e con-trastare illegalità e corruzione. Fra le atti-vità strutturali affidate all’ANAC, oltre al-la predisposizione delle linee guida di cuial punto precedente, si segnala:- la predisposizione e gestione del siste-ma di qualificazione delle stazioni ap-paltanti e delle centrali di committenza(articolo 38);- la predisposizione e gestione di un “ra-

ting di impresa” (articolo 83 comma10) e delle relative penalità e premiali-tà, da applicarsi ai fini della qualifica-zione delle imprese. Il Codice precisache i requisiti reputazionali alla basedel rating di impresa debbono tenereconto del rating di legalità rilevato dal-l'ANAC in collaborazione (articolo213, comma 7) con l'Autorità Garantedella Concorrenza e del Mercato, non-ché dei precedenti comportamentalidell'impresa (rispetto dei tempi e deicosti nell'esecuzione dei contratti, in-cidenza del contenzioso, regolaritàcontributiva);- la gestione della Banca Dati Nazionaledei Contratti Pubblici (articolo 213,comma 8) nella quale debbono con-fluire tutte le informazioni contenutenelle banche dati esistenti, anche a li-vello territoriale, per garantire accesso,trasparenza, pubblicità e tracciabilitàdelle procedure di gara;- la gestione del Casellario Informaticodei contratti pubblici di lavori, servizi eforniture (articolo 213, comma 10),contenente tutte le notizie, le informa-zioni e i dati relativi agli operatori eco-nomici con riferimento alle iscrizioniche costituiscono motivi di esclusionedalle procedure di appalto o conces-

sione;- la istituzione e la gestione della Came-ra Arbitrale dei contratti pubblici (arti-colo 213, comma 11);- la gestione e l’aggiornamento dell'AlboNazionale obbligatorio dei componen-ti delle commissioni giudicatrici (arti-colo 78), nonché dell'elenco delle sta-zioni appaltanti che operano medianteaffidamenti diretti nei confronti di pro-prie società in house (articolo. 192).

•Il Nuovo Codice è articolato per processi,in sequenza dal momento in cui si deci-de una procedura di affidamento a quel-lo dell’esecuzione: la pianificazione, laprogrammazione e progettazione, le mo-dalità di affidamento, il ruolo del RUP, lefasi delle diverse procedure, i controlli su-gli atti di affidamento e i criteri di soste-nibilità energetica e ambientale. Sonoquindi disciplinate le regole proceduraliper le diverse tipologie contrattuali: ap-palto, concessioni, affidamenti in house,contraente generale, partenariato pubbli-co-privato, baratto amministrativo.•Vengono previsti tre livelli di progettazio-ne (articolo 23): il progetto di fattibilitàtecnica ed economica (nuovo livello chesostituisce il progetto preliminare), il pro-getto definitivo ed il progetto esecutivo,che viene posto a base di gara. Viene for-temente ridotta la possibilità dell’appaltointegrato e viene soppresso l’incentivo pre-cedentemente riconosciuto alla PubblicaAmministrazione per la progettazione in-terna.•Viene reintrodotta la anticipazione di uncorrispettivo pari al 20 % dell’importo con-trattuale (articolo 35, comma 18), a fron-te del rilascio di una garanzia fideiusso-ria.

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Il Nuovo Codice degli Appalti e le valutazioni di conformità

>> di Dino BOGAZZI

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•Viene attivato, attraverso il sistema di qua-lificazione delle stazioni appaltanti, unprocesso di aggregazione e centralizza-zione delle committenze (articoli 37 e38).•Quanto ai criteri di scelta del contraen-te, l’offerta economicamente più vantag-giosa diviene il criterio di aggiudicazio-ne preferenziale nei settori ordinari (ar-ticolo 95), sostituendo in tale ruolo il mas-simo ribasso previsto dal precedente Co-dice.•Viene modificato il subappalto (articolo105), limitandolo al 30 % dell’importocomplessivo del contratto (comma 2)mentre in precedenza il limite del 30 %era applicato alla sola categoria preva-lente; introducendo l’obbligo di indicaregià in offerta una terna di nominativi disubappaltatori per gli appalti sopra sogliacomunitaria (comma 6); allargando la ca-sistica in cui i subappaltatori possono ri-chiedere il pagamento diretto dalla Sta-zione appaltante (comma 13); rafforzan-do la responsabilità in solido tra l’aggiu-dicatario e il subappaltatore in relazioneagli obblighi contributivi e retributivi,escluso il caso di pagamento diretto deisubappaltatori da parte della Stazione ap-paltante (comma 8).•Viene ribadito e rafforzato il trasferimen-to del rischio operativo e di mercato in ca-po ai soggetti concessionari (articolo 165)e ai soggetti titolari di contratti di parte-nariato pubblico privato (articolo 180).•Viene disciplinato per la prima volta l’i-stituto del Partenariato pubblico privato(articolo 180 e seguenti), quale forma dicollaborazione sinergica tra la PubblicaAmministrazione ed i privati per il finan-ziamento, la realizzazione e/o la gestio-ne delle infrastrutture o dei servizi pub-blici. •Anche l’istituto del contraente generale(articolo 194 e seguenti) subisce una pro-fonda rivisitazione: viene vietato al gene-ral contractor di esercitare il ruolo di di-rettore dei lavori e a base di gara sarà po-sto il progetto definitivo e non più il pre-liminare.

L’accreditamento dellevalutazioni di conformitàIn questo contesto di rinnovamento, ilNuovo Codice dei Contratti Pubblici pre-

senta un ulteriore rafforzamento del ruolodelle valutazioni di conformità effettuateda Organismi di Certificazione, Organi-smi di Ispezione e Laboratori accreditati.Uno specifico articolo (articolo 82; il testoè riportato nel riquadro) identifica comemezzo di prova della conformità ad unrequisito o ad una norma una relazione diprova o un certificato rilasciato da un or-ganismo di ispezione/certificazione o daun laboratorio di taratura/prova accredita-to a norma del regolamento UE 765/2008(comma 1); solo in via subordinata e in

specifiche circostanze è previsto (comma2) il ricorso da parte dell'operatore eco-nomico a mezzi di prova equivalenti.Il successivo articolo 87 ribadisce il con-cetto facendo specifico riferimento allacertificazione delle qualità (qualità e am-bientale) e individuando, come riferimen-to rispetto al quale è possibile chiedere lacertificazione accreditata come evidenzadi conformità, solo norme di gestione fon-date su norme europee o internazionali inmateria, incluso il sistema di ecogestioneEMAS.È opportuno ricordare che il regolamentoUE 765/2008 alla base dell’accreditamen-to è quello che prevede l’istituzione, al-l’interno degli stati membri, di un organi-smo nazionale di accreditamento unico.L'Ente unico di accreditamento italiano,designato con il DM del Ministero Svilup-po Economico del 22 dicembre 2009, diconcerto con gli altri Ministeri interessati,è ACCREDIA; ne consegue che ACCRE-DIA è l'unico ente riconosciuto in Italiaper attestare, in conformità agli standardinternazionali della serie ISO 17000 e alleguide e alla serie armonizzata delle nor-me europee EN 45000, che gli organismidi certificazione ed ispezione, i laboratoridi prova e quelli di taratura hanno lecompetenze per valutare la conformitàdei prodotti, dei processi e dei sistemi aglistandard di riferimento.

Le valutazioni di conformitàrichiamate dal nuovo CodiceIl Nuovo Codice degli Appalti richiama inmodo diretto una ampia gamma di valuta-zioni di conformità, specificando quandole stesse costituiscono un requisito obbli-gatorio o un requisito premiale.Si è ritenuto utile analizzare singolarmen-te gli specifici accreditamenti e/o le diver-se valutazioni di conformità accreditaterichiamate dal Codice e dalle Linee Gui-da ANAC emesse alla data.Accreditamento UNI CEI EN ISO/IEC17020•L’accreditamento ai sensi della norma eu-ropea ISO 17020 per l’attività di verificadella progettazione (articolo 26, comma6) consente agli organismi di ispezione dieffettuare la verifica preventiva della pro-gettazione (validazione) qualunque sial’importo dell’appalto, inclusi gli appalti

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a ARTICOLO 82

(RAPPORTI DI PROVA, CERTIFICAZIONE

E ALTRI MEZZI DI PROVA)

1 Le amministrazioni aggiudicatrici posso-

no esigere che gli operatori economici pre-

sentino, come mezzi di prova di conformi-

tà ai requisiti o ai criteri stabiliti nelle speci-

fiche tecniche, ai criteri di aggiudicazione

o alle condizioni relative all'esecuzione

dell'appalto, una relazione di prova o un

certificato rilasciati da un organismo di va-

lutazione della conformità. Le amministra-

zioni aggiudicatrici che richiedono la pre-

sentazione di certificati rilasciati da uno

specifico organismo di valutazione della

conformità accettano anche i certificati rila-

sciati da organismi di valutazione della

conformità equivalenti. Ai fini del presente

comma, per «organismo di valutazione

della conformità» si intende un organismo

che effettua attività di valutazione della

conformità, comprese taratura, prove, ispe-

zione e certificazione, accreditato a norma

del regolamento (UE) n. 765/2008 del Par-

lamento europeo e del Consiglio.

2. Le amministrazioni aggiudicatrici accet-

tano altri mezzi di prova appropriati, diver-

si da quelli di cui al comma 1, ivi compre-

sa una documentazione tecnica del fabbri-

cante, se l'operatore economico interessato

non aveva accesso ai certificati o alle rela-

zioni di prova di cui al comma 1, o non

poteva ottenerli entro i termini richiesti,

purché il mancato accesso non sia imputa-

bile all'operatore economico interessato e

purché questi dimostri che i lavori, le forni-

ture o i servizi prestati soddisfano i requisiti

o i criteri stabiliti nelle specifiche tecniche,

i criteri di aggiudicazione o le condizioni

relative all'esecuzione dell’appalto.

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di importo ≥ 20 milioni di euro. Le suc-cessive Linee Guida per l’affidamento deiservizi di architettura e ingegneria già pre-disposte da ANAC chiariscono che pos-sono svolgere tale attività di verifica tuttee tre le tipologie di organismi previsti dal-la ISO 17020, vale a dire gli organismi ditipo A, di tipo B e di tipo C.Certificazione UNI EN ISO 9001 del Si-stema di Gestione per la Qualità (SGQ):•La certificazione ISO 9001 per l’attività diverifica della progettazione (articolo 26,comma 6) dei soggetti erogatori di servi-zi di ingegneria e architettura consente atali soggetti di effettuare la verifica pre-ventiva della progettazione (validazione)negli appalti di importo < 20 milioni dieuro, salvo il caso in cui lo stesso sogget-to abbia redatto il progetto da validare osvolto altri servizi di supporto alla proget-tazione.•La certificazione ISO 9001 per l’attività diverifica della progettazione (articolo 26,comma 6) degli uffici tecnici delle stazio-ni appaltanti consente a tali uffici di ef-fettuare la verifica preventiva della pro-gettazione (validazione), negli appalti diimporto < 5,225 milioni di euro, anchequando il progetto è stato redatto da pro-gettisti interni all’amministrazione.

•La certificazione ISO 9001 degli uffici edei procedimenti di gara costituisce (arti-colo 38) un requisito premiante per la qua-lificazione delle Stazioni Appaltanti e del-le centrali di committenza.•La certificazione ISO 9001 dell’impresacostituisce (articolo 84) un requisito ob-bligatorio per i soggetti che intendono es-sere inseriti nel sistema unico di qualifica-zione degli esecutori di lavori pubblici diimporto pari o superiore ai 150.000 euro.•La certificazione ISO 9001 dell’impresacostituisce (articolo 197, che rinvia all’ar-ticolo 84) un requisito obbligatorio per isoggetti che intendono essere qualificaticome contraenti generali.•Nei contratti per lavori, servizi o fornitu-re, la certificazione ISO 9001 dell’impre-sa costituisce un requisito premiale per ot-tenere una riduzione del 50 % delle ga-ranzie fideiussorie per la partecipazionealla procedura di gara (articolo 93) e del-le garanzie fideiussorie definitive (artico-lo 103).•Il possesso della certificazione ISO 9001dell’impresa può costituire uno dei crite-ri per l’individuazione dell’offerta econo-micamente più vantaggiosa (articolo 95,comma 6), quando la stessa certificazio-ne non è un requisito obbligatorio per la

qualificazione.Registrazione EMAS del sistema di eco-gestione:•Nei contratti per lavori, servizi o fornitu-re, la registrazione dell’impresa al sistemacomunitario di ecogestione e audit EMAScostituisce un requisito premiale per otte-nere una riduzione del 30 % delle garan-zie fideiussorie per la partecipazione allaprocedura di gara (articolo 93) e delle ga-ranzie fideiussorie definitive (articolo 103);tale riduzione è aggiuntiva a quella pre-vista per la certificazione ISO 9001.•La registrazione dell’impresa al sistemacomunitario di ecogestione e audit EMASpuò costituire uno dei criteri per l’indivi-duazione dell’offerta economicamente piùvantaggiosa (articolo 95, comma 6).Certificazione UNI EN ISO 14001 del Si-stema di Gestione per l’Ambiente (SGA):•Nei contratti per lavori, servizi o fornitu-re, la certificazione ISO 14001 dell’im-presa costituisce un requisito premiale perottenere una riduzione del 20 % delle ga-ranzie fideiussorie per la partecipazionealla procedura di gara (articolo 93) e del-le garanzie fideiussorie definitive (artico-lo 103); tale riduzione è aggiuntiva a quel-la prevista per la certificazione ISO 9001,in alternativa a quella prevista per la regi-

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> Tabella n. 1 Riepilogo delle riduzioni premiali delle garanzie di offerta per il possesso di Certificazioni/Attestazioni

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strazione EMAS.•Il possesso della certificazione ISO 14001dell’impresa può costituire uno dei crite-ri per l’individuazione dell’offerta econo-micamente più vantaggiosa (articolo 95,comma 6).Marchio di qualità ecologica ECOLABELdi prodotto o servizio:•Nei contratti per servizi o forniture, il pos-sesso del marchio di qualità ecologicaECOLABEL di beni o servizi che rappre-sentano almeno il 50 per cento del valo-re di quanto oggetto del contratto costi-tuisce un requisito premiale per ottenereuna riduzione del 20 % delle garanzie fi-deiussorie per la partecipazione alla pro-cedura di gara (articolo 93) e delle garan-zie fideiussorie definitive (articolo 103);tale riduzione è aggiuntiva a quelle pre-viste per la certificazione ISO 9001 e perla registrazione EMAS o la certificazioneISO 14001.•Il possesso del marchio di qualità ecologicaECOLABEL di beni o servizi che rappre-sentano almeno il 30 per cento del valo-re di quanto oggetto del contratto può co-stituire uno dei criteri per l’individuazio-ne dell’offerta economicamente più van-taggiosa (articolo 95, comma 6).Certificazione UNI ISO 14064-1 del Si-stema di Gestione dei Gas Serra:•Nei contratti per lavori, servizi o fornitu-re, il possesso della certificazione ISO

14064-1 relativa all’inventario dei gas adeffetto serra costituisce un requisito pre-miale per ottenere una riduzione del 15% delle garanzie fideiussorie per la par-tecipazione alla procedura di gara (arti-colo 93) e delle garanzie definitive (arti-colo 103); tale riduzione è aggiuntiva aquelle viste in precedenza (certificazioneISO 9001, registrazione EMAS o certifi-cazione ISO 14001, registrazione ECO-LABEL).Certificazione UNI ISO/TS 14067 dellaCarbon Footprint di prodotto (CFP).•Nei contratti per lavori, servizi o fornitu-re, il possesso della certificazione ISO14067 relativa all’impronta climatica (car-bon footprint) di prodotto costituisce unrequisito premiale per ottenere una ridu-zione del 15 % delle garanzie fideiussorieper la partecipazione alla procedura di ga-ra (articolo 93) e delle garanzie fideiusso-rie definitive (articolo 103); tale riduzio-ne è aggiuntiva a quelle viste in prece-denza (certificazione ISO 9001, registra-zione EMAS o certificazione ISO 14001,registrazione ECOLABEL, certificazioneISO 14064-1).Certificazione BS OHSAS 18001 del Si-stema di Gestione Salute e Sicurezza(SGSSL) (SGR) •Nei contratti per servizi o forniture, la cer-tificazione BS OHSAS 18001 dell’impre-sa costituisce un requisito premiale per ot-

tenere una riduzione del 30 % delle ga-ranzie fideiussorie per la partecipazionealla procedura di gara (articolo 93) e del-le garanzie fideiussorie definitive (artico-lo 103); tale riduzione non è cumulabilecon altre riduzioni.•Il possesso della certificazione BS OHSAS18001 dell’impresa può costituire uno deicriteri per l’individuazione dell’offerta eco-nomicamente più vantaggiosa (articolo 95,comma 6).Certificazione UNI EN ISO 50001 del Si-stema di Gestione dell’Energia:•Nei contratti per servizi o forniture, la cer-tificazione ISO 50001 dell’impresa costi-tuisce un requisito premiale per ottenereuna riduzione del 30 % delle garanzie fi-deiussorie per la partecipazione alla pro-cedura di gara (articolo 93) e delle garan-zie fideiussorie definitive (articolo 103);tale riduzione non è cumulabile con altreriduzioni.Certificazione UNI CEI 11352 requisitidelle società che forniscono servizi ener-getici (ESC):•Nei contratti per servizi o forniture, la cer-tificazione UNI 11352 dell’impresa costi-tuisce un requisito premiale per ottenereuna riduzione del 30 % delle garanzie fi-deiussorie per la partecipazione alla pro-cedura di gara (articolo 93) e delle garan-zie fideiussorie definitive (articolo 103);tale riduzione non è cumulabile con altre

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riduzioni.Certificazione ISO 27001 del sistema digestione della sicurezza informatica:•Nei contratti per servizi o forniture, la cer-tificazione ISO 27001 dell’impresa costi-tuisce un requisito premiale per ottenereuna riduzione del 30 % delle garanzie fi-deiussorie per la partecipazione alla pro-cedura di gara (articolo 93) e delle garan-zie fideiussorie definitive (articolo 103);tale riduzione non è cumulabile con altreriduzioni.Con riferimento alla riduzione delle ga-ranzie fideiussorie nei contratti per servizio forniture, il Nuovo Codice degli Appaltiprevede una riduzione premiale del 30%, non cumulabile con altre riduzioni, siaper la partecipazione alla procedura digara (articolo 93) che per le garanzie fi-deiussorie definitive (articolo 103) ancheper il possesso di due attestazioni, inqualche modo assimilabili ad una certifi-cazione di conformità, regolamentate perlegge anche se non soggette ad accredita-mento:•Rating di legalità:rilasciato dall’Autorità Garante dellaConcorrenza e del Mercato – Agcm inattuazione del decreto legge 24 marzo2012, n. 29•Asseverazione dell’adozione del model-lo organizzativo di organizzazione e ge-stione ex DLgs 231/2001 per gli aspettisalute e sicurezza:rilasciata da un Organismo Paritetico ex

articolo 51 del DLgs 81/2008 e s.m. e i. Entrambe le attestazioni possono anchecostituire uno dei criteri per l’individua-zione dell’offerta economicamente piùvantaggiosa (articolo 95, comma 6).Il nuovo Codice richiama anche la certifi-cazione Social Accountability (Responsa-bilità Sociale) - SA 8000 che nei contrattiper servizi o forniture costituisce un re-quisito premiale per ottenere una riduzio-ne del 30 % delle garanzie fideiussorieper la partecipazione alla procedura digara (articolo 93) e delle garanzie fideius-sorie definitive (articolo 103); tale riduzio-ne non è cumulabile con altre riduzioni.La certificazione SA 8000 risulta anomalarispetto a quelle esaminate in precedenza,come sarà meglio evidenziato al puntosuccessivo.Nella tabella n. 1 viene sintetizzato ilcomplesso ventaglio delle riduzioni pre-miali delle garanzie di offerta e contrat-tuali che il Nuovo Codice degli Appaltiprevede per le organizzazioni in possessodelle diverse tipologie di certificazioni oattestazioni.Relativamente alle corrette modalità di in-serimento dei riferimenti alla certificazio-ne accreditata nei bandi di gara, può es-sere utile segnalare che ACCREDIA, conla collaborazione tecnica di CONSIPS.p.A. (Centrale acquisti della PubblicaAmministrazione) nel 2014 ha pubblicatole Linee Guida «I riferimenti all'accredita-mento e alla certificazione nelle richieste

di offerta e nei bandi di gara», una guidapratica per supportare le stazioni appal-tanti nell'uso corretto del riferimento allenorme di accreditamento e certificazionenelle procedure ad evidenza pubblica. Ta-li Linee Guida rispondono perfettamentea quanto prescritto dagli articoli 82 e 87del Nuovo Codice.

La certificazione SA 8000Lo standard SA 8000, gestito da SocialAccountability International – SAI, è voltoa certificare alcuni aspetti della gestioneaziendale attinenti la responsabilità socia-le d'impresa (CSR - Corporate Social Re-sponsibility) ed è nato nel 1997 per mi-gliorare le condizioni di lavoro soprattuttoin alcuni paesi in via di sviluppo, neiquali non era garantito il rispetto deglistandard elaborati dalla International

Standard Organization – ILO.La SA 8000 non è una norma europea(come invece chiaramente prescrittodall’articolo 87 del Nuovo Codice degliAppalti) essendo nata dal CEPAA (Councilof Economical Priorities AccreditationAgency), emanazione del CEP (Council ofEconomic Priorities), istituto statunitensefondato nel 1969 per fornire agli investi-tori ed ai consumatori strumenti informati-vi per analizzare le performance socialidelle aziende.Anche l’accreditamento degli enti checertificano la conformità a questa normanon risponde ai criteri stabiliti dal regola-mento UE 765/2008 e prescritti dall’arti-colo 82, comma 1 del Nuovo Codice de-gli Appalti: è infatti la stessa SAI, ente pro-prietario dello standard, che attraverso laSAAS (Social Accountability AccreditationServices) accredita gli enti per il rilasciodelle certificazioni di conformità alla nor-ma SA 8000.Anomala appare poi la distribuzione geo-grafica delle certificazioni secondo lostandard SA 8000: sulla base dei dati al31 dicembre 2015 resi disponibili dallaSAAS, l’Italia, con 1081 certificati (pari al31% del totale), è il leader mondiale indi-scusso, precedendo India e Cina, mentrenegli altri paesi occidentali il ricorso aquesta certificazione è poco diffuso (si ve-da figura n. 1).Senza ripetere in questa sede le riserve dimerito già espresse1 sulla adozione della

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> Figura n. 1 Distribuzione delle Certificazioni SA8000 al 31.12.2015 [fonteSAAS]

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SA 8000 da parte delle imprese italiane,appare evidente che l’inserimento di que-sta norma fra quelle che consentono la ri-duzione degli importi delle garanzie fi-deiussorie è incongruente con il più com-plessivo impianto del Nuovo Codice degliAppalti, anche se costituisce un indicato-re della condivisibile volontà del legisla-tore di “premiare” comportamenti virtuosiin tema di Corporate Social Responsibi-lity – CSR.Rappresenta, in tema di CSR, una lacunadel Nuovo Codice degli Appalti il manca-to riferimento al Decreto 6 giugno 2012(G.U. n. 159 del 10 luglio 2012) emessodal Ministro dell'Ambiente e della tuteladel Territorio e del Mare, con il concertodei Ministri dell'Economia e delle Finanzee dello Sviluppo Economico: il citato DMha infatti emanato una Guida per l’inte-grazione degli aspetti sociali negli appaltipubblici, con lo scopo di fornire indica-zioni operative e linee guida per tenerconto degli aspetti sociali nella definizio-ne dei bandi di gara della Pubblica Am-ministrazione per l'acquisto di beni e ser-vizi e per l'esecuzioni di lavori.I criteri proposti da questa Guida si collo-cano nel più ampio quadro di riferimentodi strumenti e iniziative internazionali re-lative a temi contigui alla “responsabilitàsociale” delle organizzazioni, tra i quali:le “Linee Guida dell'OCSE destinate alleimprese multinazionali”, il “Global Com-pact” dell’ONU e lo standard “ISO26000:2010 Guida alla ResponsabilitàSociale”. Vengono proposte specifiche clausole dainserire nelle condizioni di esecuzionecontrattuale e viene sviluppato un que-stionario di monitoraggio della conformitàagli standard sociali minimi, da compilareda parte dell’appaltatore come parte inte-grante dei documenti contrattuali.Il DM 6 giugno 2012 ha dato attuazioneal documento dell’Unione EuropeaCOM(2011) 681, avente per oggetto “Unarinnovata strategia dell’Unione Europea2011-2014 per la Responsabilità Socialedi Impresa – CSR”, successivamente ri-preso in Italia dal Piano d’azione nazio-nale sulla responsabilità sociale d’impre-sa 2012-2014 predisposto sotto l’indiriz-zo del Ministero del Lavoro e delle Politi-che Sociali e del Ministero dello Sviluppo

Economico.Si può auspicare che l’ANAC voglia ri-prendere i contenuti di questi documentinella predisposizione dei bandi tipo, evi-tando che le Stazioni Appaltanti ritenganodi dover richiedere la certificazione SA8000 tutte le volte che intendono premia-re, all’interno del bando di gara, compor-tamenti virtuosi in tema di CSR.

Avvalimento delle certificazioniUn tema sul quale il Nuovo Codice degliAppalti avrebbe potuto/dovuto fare chia-rezza è quello relativo all’avvalimentodelle certificazioni di sistema gestionale.L’avvalimento, come è noto, consiste nel-la possibilità, riconosciuta a qualunqueoperatore economico, di soddisfare la ri-chiesta relativa al possesso dei requisitinecessari per partecipare ad una procedu-ra di gara facendo affidamento sulle capa-cità di altri soggetti e ciò indipendente-mente dalla natura giuridica dei suoi lega-mi con questi ultimi. Il Nuovo Codice (articolo 89), nel regola-mentare tale istituto, ne limita l’utilizzoalla dimostrazione del possesso dei requi-siti di carattere economico, finanziario,tecnico e professionale (ex articolo 83,comma 1, lettere b e c), inclusa l’attesta-zione SOA (ex articolo 84) ed esclude inmodo esplicito la possibilità di utilizzoper la dimostrazione del possesso dei re-quisiti di idoneità professionale (ex artico-lo 83, comma 1, lettera a).Poiché l’articolo 89 non esplicita se l’av-valimento è consentito per le certificazio-ni di conformità del sistema gestionale(qualità, ambiente, sicurezza e simili), lapossibilità o meno di usare lo strumentodell’avvalimento per tali certificazioni di-pende da come le stesse vengono qualifi-cate dal punto di vista giuridico.Sia l’ANAC2 che ACCREDIA3 hanno co-stantemente e coerentemente sostenutoche la certificazione di un sistema gestio-nale costituisce un requisito soggettivodella singola impresa e che pertanto nonne può essere consentito l’avvalimento. La giurisprudenza amministrativa, in as-senza di una chiara volontà del legislato-re, ha invece espresso giudizi interpretati-vi fortemente contrastanti, con sentenzeche hanno di volta in volta assimilato lacertificazione di un sistema gestionale ad

un requisito soggettivo (avvalimento vieta-to) o a un requisito tecnico-gestionale (av-valimento consentito); appare evidenteche questa situazione non contribuisce al-la necessaria trasparenza e linearità delmercato pubblico.La recente sentenza del Consiglio di Sta-to, sez. V, n. 398/2015, depositata il 28luglio 2015, condivide la posizione diANAC e di ACCREDIA ed afferma il divie-to di avvalimento delle certificazioni di si-stema gestionale; in particolare, riferendo-si alla norma UNI EN ISO 9001, ribadisceche «la certificazione costituisce la con-clusione di un percorso che vede impe-gnata l'intera struttura aziendale; quindiproprio la stretta relazione che sussiste tral'ottimale gestione dell'impresa nel suocomplesso e il riconoscimento della qua-lità rende tale certificazione un requisitoconnotato da un'implicita soggettività (an-che se rientra fra i requisiti di ordine spe-ciale e, più precisamente, tecnico-orga-nizzativo) e come tale non cedibile ad al-tre imprese se disgiunta dall'intero com-plesso aziendale in capo al quale è statoriconosciuto il sistema di qualità».Anche se in sede di Consiglio di Statosembra oggi prevalere l’interpretazioneche vede le certificazioni di sistema ge-stionale assimilabili a requisiti soggettiviper i quali non è possibile ricorrere all’av-valimento, la problematica è ancora aper-ta; è auspicabile che una interpretazionedefinitiva, nel senso del divieto di avvali-mento delle certificazioni di sistema ge-stionale, possa essere rafforzata da unadelle Linee Guida (soft law) che ANACdeve predisporre in attuazione del NuovoCodice dei Contratti Pubblici.

n NOTE1 Dino Bogazzi, Standard di responsabilità sociale -

in De Qualitate n.1 - gennaio/febbraio 2008.

2 Determinazione n. 2 del 1° agosto 2012 (pubblica-

ta in GU n. 185 del 09/08/2012): L’avvalimento

nelle procedure di gara.

3 Position paper - Avvalimento della certificazione e

dell’accreditamento, del 2 aprile 2014

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DINO BOGAZZI Consigliere AICQ-CI;

Past-president Settore Costruzioni di AICQ

[email protected]

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Sulla Gazzetta Ufficiale n. 164 del 15luglio 2016 è stato pubblicato un avvi-so di rettifica del Nuovo Codice degli

Appalti - il Decreto Legislativo n. 50/2016 -, con il quale vengono apportate molte cor-rezioni formali. Si tratta di diverse pagine dicorrezioni, prevalentemente di tipo ortogra-fico o refusi vari, che non modificano ilsenso della norma; a voler essere precisi sitratta di ben 168 correzioni apportate ai va-ri articoli, che in totale sono 220. Le corre-zioni riguardano, dunque, refusi e sistema-zioni ortografiche causate sicuramente dal-la fretta di approvare e, quindi, di pubblica-re il Codice per rispettare la scadenza del18 aprile “fissata” dall’Unione Europea (inrealtà il nuovo Codice è stato pubblicato il19 aprile 2016).Come correzione sostanziale si segnala so-lo quella relativa alla soglia sotto cui è pos-sibile l’affidamento diretto, la precedenteversione del testo prevedeva che gli incari-chi di progettazione, coordinamento dellasicurezza in fase di progettazione ed esecu-zione, direzione dei lavori, collaudo, sup-porto dell’attività del RUP potessero essereaffidati in via diretta per importi pari o infe-riore alla soglia di 40.000 euro. La nuovaversione prevede invece l’affidamento di-retto di tali incarichi solo per importi infe-riori a 40.000 euro, pertanto, gli incarichidi importo pari a 40.000 non possono esse-re più affidati per via fiduciaria, ma occorrepassare per la fase di invito ad almeno 5professionisti a presentare il preventivo.Analogamente, con la modifica introdottaall’articolo 157, per importi inferiori a100.000 euro (e maggiori o uguali a40.000 euro) è possibile la procedura sem-plificata con invito a 5 professionisti a pre-sentare i preventivi, mentre per importi paria 100.000 euro (o superiori) è necessarioricorrere a procedura aperta o ristretta aisensi degli articoli 60 e 61.In definitiva, chiariti i valori limite per gli af-fidamenti diretti e procedure semplificate diincarichi professionali, nessuna modifica so-stanziale viene introdotta al nuovo Codiceappalti che sarà invece rivisto con un appo-sito decreto già in fase di elaborazione.

Per ulteriori commenti, si rinvia al severoarticolo di Gian Antonio Stella sul Corrieredella Sera del 20 luglio scorso dal titolo «idanni della burocrazia. Il nuovo Codicedegli Appalti? Un capolavoro: 181 errori»[che può essere agevolmente scaricato dainternet: http://www.corriere.it/ crona-che/16_luglio_21/nuovo-codice-appalti-ret-tifica-gazzetta-ufficiale-3fdfab4a-4eb4-11e6-8e8b-1212ced41b8e.shtml]. Una cosa sembra certa! A causa di ben 181errori su 220 articoli - imprecisioni, sviste eincongruenze - che ne hanno stravolto unanorma fondamentale, il Governo italiano siè visto costretto a pubblicare «un comuni-cato di rettifica del nuovo Codice degli Ap-palti». Il cronista ricorda che, nel caos ge-nerato dal nuovo “Codice” l’ANCE ha regi-strato un crollo del 27% delle gare banditee del 75% il loro valore.L’avviso di rettifica pubblicato sulla Gaz-zetta Ufficiale (scaricabile su internet:http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/07/15/16A05218/sg) costituisce un attonon usuale - una sorta di mega “errata cor-rige” - per formalizzare tutte le correzioni aldecreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 re-cante: «Attuazione delle direttive2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UEsull’aggiudicazione dei contratti di conces-sione, sugli appalti pubblici e sulle proce-dure d’appalto …». Sono ben cinquecento-ventisei righe per mettere in fila, come evi-

denziato, le correzioni a centottantuno er-rori, che Gian Antonio Stella definisce una:«galleria degli errori» di tutti i tipi e che ri-porta lo sferzante giudizio di “www.Lavori-Pubblici.it” che per primo ha dato la noti-zia denunciando, al di là degli errori o del-le sviste anche nella punteggiatura, la so-stanziale modifica del «44% dell’articola-to»; «ciò significa che per quasi tre mesi glioperatori hanno avuto a che fare con uncodice difficilmente leggibile, con conse-guenze che sono sotto gli occhi di chi havoglia di fare un’analisi libera da legaccipolitici», accusa durissimo il sito, «ci chie-diamo, e vi chiediamo, se questo è il mododi legiferare e perché il testo originario siastato predisposto dal dipartimento per gliaffari giuridici e legislativi della presidenzadel Consiglio dei ministri espropriando ilministero delle Infrastrutture della respon-sabilità e competenza della predisposizio-ne di una legge che riguarda le infrastruttu-re ed i trasporti». Sicuramente questa non è una paginaesemplare nella storia della nostra PA; sa-rebbe opportuno suggerire ai produttori diriforme di applicare il semplice “metododei 5 perché” (messo a punto da TahichiOhno) per individuare le vere “cause-radi-ce” sia di questo inconveniente, sia degliscostamenti che si registrano tra gli impattiattesi dalle riforme ed i risultati che si con-seguono. [sb]

y Approfondimenti yA

pprofondimenti

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Sulla G.U. del 15 luglio 2016 pubblicatol’«avviso di rettifica al Nuovo Codice degli Appalti»

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Cos’è Il BIM?Il BIM con maturità di livello LoD2 (Levelof definition) è stato ufficialmente intro-dotto come requisito per tutte le OperePubbliche in Gran Bretagna il 4 aprile2016, dopo circa 10 anni di sperimenta-zione del LoD1, poco prima dell’ inattesoesito del referendum sulla BREXIT. Si trattadi un allegato legale che deve essere in-cluso in ogni contratto per opera pubblicache delinea i requisiti BIM per il progetto.Per partecipare al progetto bisogna com-prendere e ottemperare tutti i requisiti in-dicati. Con esso la responsabilità di dimo-strare con adeguato livello di dettaglio illivello 2 è del contraente. Cosa significa in pratica il BIM LoD2? Inparole povere esso definisce cosa, quandoe come l’informazione dovrebbe esserecreata, condivisa e gestita. Tale approcciosi basa su 5 elementi: lavoro collaborativo,profilo dei partecipanti, modelli individua-li, classificazione dati condivisa, metodi discambio delle informazioni, creazione diun modello condiviso.Per ottenere un LoD2 pronto allo svilupposi procede, dalla concezione alla dismis-

sione ed eventuale riciclaggio delle parti emateriali dell’opera, per fasi.a) Nella prima fase si riesamina e si inter-preta l’annesso BIM da parte di tutti ipartecipanti al progetto.

b)Nella seconda fase si sviluppa il ProjectPlan. Esso deve essere definito all’avviodel progetto rispondendo ai cosiddettiEIR (Employer’s Information Require-ments). In base a questi si definisce ilBEP (Building Execution Plan), il MIDP(Master Information Delivery Plan) edinfine un TIDP (Task Information Deli-very Plan). Il Piano Digitale di Lavoro inGB è supportato da uno standard NBSBIM Toolkit che fornisce uno schema diriferimento comune per i prodotti diprogetto, la pianificazione ed i ruoli eresponsabilità di ogni fase di progetto.

c)Nella terza fase si collabora e si coordi-na la realizzazione del modello in rela-zione al ciclo di vita dell’opera; aspettoquesto molto importante perche intro-duce una visione olistica del progettodalla concezione attraverso tutte le fasifino al fine vita, come richiesto dalla Di-rettiva Europea in materia di prodotti.

Questo è un aspetto fortemente innova-tivo sul piano culturale, perché oltre allaquestione della tecnologia di supportoper gestirla, l’informazione viene creatanon solo per la costruzione ma per lagestione, manutenzione e fine vita in-cludendo le problematiche della dismis-sione ed eventuale riciclaggio. Si trattadi gestire, archiviare e scambiare infor-mazioni complesse sulla base di unCDE (Common Data Environment). Essosi definisce come uno spazio utilizzabi-le da tutti i partecipanti di progetto chevi possono inserire e scambiare dati.Questo ha lo scopo di permettere a tuttidi gestire lo sviluppo per le parti di pro-pria competenza ed include anche le fa-si di approvazione.

d)La quarta fase di sviluppo BIM permettedi condividere in modo sicuro i dati e leinformazioni. Questo aspetto è regolatoin GB da uno standard PAS 1192-5 chemette a disposizione considerazioni sul-la sicurezza tecnica per la condivisionesicura dei dati di progetto in relazionealla natura del cliente. Il software adot-tato deve prevedere accessi controllatiall’informazione del CDE e la possibilitàdi tracciare e gestire ogni attività.

e) La fase 5 prevede la possibilità di armo-nizzare i linguaggi adottati. Tutti coloroche operano in un progetto pubblicodevono poter conoscere ogni dettagliosulla localizzazione dei dati, come rin-tracciarli, per quale uso adoperarli, ecc.Questo implica la creazione di un lin-guaggio comune e la possibilità di loca-lizzare i dati del progetto elettronico ve-locemente e senza problemi. A questoscopo in GB è stato adottato il sistemadi classificazione universale Uniclass, il

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BIM-exit?Riflessioni sul BIM in Italia

>> maria Antonietta ESPOSItO

Tem

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The so call BREXIT will impact many aspects of Europe. In particular within the Construc-

tion Sector the BIM process adoption may be re-discussed because its UK sponsorship.

The EU Directive on the subject adopted with different grade of BIM involvement in the

Construction Process; it had been strongly inspired by last 10 years UK strategies, where

the whole sector, public bodies, companies and professionals already experimented their

BIM competitiveness in Public Works looking forward to the wider European Market. On

the other hand within many countries like Italy appearances aside fall in behind in the re-

cent new sector Regulation adoption. The question is about the future process develop-

ment within EU countries after BREXIT.1

Keywords:

Building Information Modeling, Project Design Management, Whole Life Cycle Manage-

ment.

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quale a differenza di quello general-mente adottato in Italia, non ha unastruttura ad albero, ma una struttura re-lazionale (aperta) che consente libereassociazioni e quindi facilita la descri-zione di qualsiasi genere e formato didati relativi ad un oggetto. Per esempioquesto sistema può abilitare la descri-zione di un prodotto innovativo chevenga introdotto nel progetto - in qual-siasi fase di sviluppo - senza modifichestrutturali della base dati. Cosi in praticaun sistema che sia compatibile con ilBIM LoD2 e adotti la NBS BIM Toolkit,l’Uniclass è altamente raccomandato.

f) La fase 6 prevede l’utilizzo del cosiddet-to COBie acronimo di Costruction Ope-ration Building Information Exchange.Esso può essere descritto come un fogliodi calcolo centralizzato dove sono ar-chiviati in modo sicuro i dati primarinon grafici, che possono essere condivi-si ed aggiornati durate il processo co-struttivo. Ciò eventualmente può esserepassato al cliente con la consegna del-l’opera al fine di gestirla in attività, ma-nutenzione e per verificare i dati relativialle prestazioni dell’opera.

g)La fase 7 prevede il passaggio del testimo-ne con la consegna di tuti i dati all’utiliz-zatore e/o al cliente dell’opera alla finedel progetto. Ciò include anche le infor-mazioni relative al modello del “comecostruito” di progetto (AIM – Asset Infor-mation Model) che si sviluppa progressi-vamente nei diversi stadi del ciclo diconsegna delle informazioni. Tale model-lo includerà anche tutte le necessarie in-formazioni destinate a chi dovrà gestire emantenere l’opera in uso ed in efficienza.

h)La fase 8 riguarda la conclusione delprogetto che verrà operata senza proble-mi in modalità cosiddetta GSL (Govern-ment’s Soft Landings) nella quale, se so-no stati coinvolti sin dal inizio del pro-getto anche i costruttori, gestori e manu-tentori si prevede si continuare ad ali-mentare il modello con i dati di questefasi del ciclo di vita dell’opera.

Ostacoli al BIM in ItaliaDopo questa breve descrizione del pro-cesso BIM nello scenario delle politicheindustriali inglesi vale la pena sottolinearecome nelle diverse fasi sopra indicate già

siano evidenti le criticità rispetto al model-lo operativo europeo in generale e conquello italiano in particolare. Il primo problema sorge per il fatto chetutti i partecipanti del progetto devono es-sere coinvolti nella creazione del modellodall’inizio del processo per assicurare chele informazioni risultati siano complete,coerenti ed utilizzabili da tutti nelle suc-cessive fasi. La questione che si pone ri-guarda il fatto che la direttiva europea e lanormativa di recepimento italiana richie-dono la selezione pubblica di alcuni par-tecipanti sulla base del progetto già svilup-pato (costruttori, produttori) e di selezio-nare su base competitiva i progettisti.Questo sposta l’onere di avvio del BIM suiprogettisti, ma se ciò non sia esplicitamen-te richiesto nel documento preliminare diprogetto messo a base del bando ciò diffi-cilmente potrà avvenire su iniziativa delprogettista. Questo confligge con la crea-zione comune del modello e soprattutto lorende incompleto fino alla fase di realiz-zazione dell’opera. Il problema si sposta quindi sulla commit-tenza che per quanto riguarda la partepubblica e spesso anche nel privato nonha ancora percezione concreta dei vantag-gi di tale approccio ma soprattutto dellanecessità di innovazione di processo cheesso comporta. Inoltre l’offerta di adeguatecompetenze professionali in questo cam-po è insufficiente e non ha il livello di ma-turità richiesto rispetto alle realtà nordamericane ed inglesi. Questo problema vain parte imputato alla formazione universi-taria che considera poco ed in modo ina-deguato solo gli ambiti relativi non soloalla tecnologia ma soprattutto legati allagestione del processo progettuale.L’altro aspetto riguarda le norme tecnichedi riferimento che si presentano non omo-genee in Europa nonostante le azioni dilobby inglesi vi sono stati motivi di forteresistenza dovuti ad interessi industrialinazionali negli stai membri. Per esempioin Italia i riferimenti non sono allo stessolivello di sviluppo rispetto alla GB perché,in assenza di una politica industriale e diun quadro normativo tecnico definito iproduttori ed i costruttori non investonosulla formazione delle librerie BIM deiprodotti e soprattutto a monte non offronoadeguate certificazioni su tutti gli aspetti

prestazionali necessari.Inoltre, a parere di molti, il ripristino dellacentralità del progetto sembra un presup-posto indispensabile per l’adozione di me-todiche BIM in Italia. Questo non sembrariconosciuto nel settore che penalizza for-temente il settore professionale con la libe-ralizzazione delle tariffe è comparato adun impresa nell’offerta di progettazione. L’offerta economicamente vantaggiosa sa-rebbe una regola utile se fossero rimossiquesti ostacoli. Il Governo italiano con lalegge delega si prefigge l’adozione (su ba-se volontaria) del BIM nel sistema italiano.A tale scopo l’UNI sta lavorando ad unanormativa tecnica consensuale.Analogamente l’industria per quanto ri-guarda la classificazione dei materiali,componenti e sistemi la situazione comeabbiamo detto è ancora geopardizzata inEuropa ed in particolare in Italia: il proget-to INNOVancecondotto da Building SmartItalia presso il Politecnico di Milano cercadi affrontarlo da oltre 5 anni con ingenteimpiego di fondi pubblici (Industria 2015). Altro aspetto da considerare come accen-nato riguarda la formazione in particolareuniversitaria che deve affiancare la cresci-ta dell’innovazione nel settore. La qualità dei profili formativi è molto im-portante e va correlata alla domandaemergente da mercato nazionale ed euro-peo in evoluzione. Essa rappresenta unpresupposto fondamentale per la introdu-zione delle innovazioni di processo e tec-nologiche indotte dalla adozione delleprocedure BIM. In generale i corsi universitari che presenta-no il BIM lo fanno soprattutto in relazionealle funzionalità di una parte del softwareche è adatta alla specifica disciplina. Glistudenti perdono la visione generale che sipuò avere solo in un processo reale di svi-luppo di un progetto in cui tutte le parti delmodello sono alimentate ed utilizzate. Per l’Università in Italia è molto difficilecreare queste condizioni di collaborazio-ne diretta con le parti interessate di unprogetto a causa della tradizionale arretra-tezza degli operatori di settore. Negli USA le principali società di proget-tazione con dimensione globale dedicanotempo al training in collaborazione conl’università o supportano specifiche inizia-tive coordinate e coinvolgono le università

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nelle sperimentazioni. Inoltre si dovrà affrontare il nodo della se-lezione dei partner di progetto in mododiverso da quanto oggi previsto dalle di-rettive enorme in materia. Questa è statauna delle ragioni di maggiori critiche dellaGB all’Europa: lo slogan è stato “squadravincente non si cambia”, come per la pro-duzione di qualsiasi bene durevole se sivuole introdurre il BIM nel settore delleCostruzioni (ossia industrializzarlo vera-mente) dobbiamo poter mantenere i part-ner di progetto che investono su processoe competenze. Ossia se ho una squadrache gioca bene a calcio perché dovrebbeiscriversi ad un torneo di rugby? Fuori metafora traducendo la critica ingle-se, accolta dal governo, se i partner si spe-cializzano in aeroporti o ospedali perchédevo cambiarli ad ogni progetto? Infattil’adozione del BIM come abbiamo vistorichiede un notevole investimento da partedei partecipanti al progetto in terminicompetenze, tecnologie, dati, organizza-zione e flussi finanziari. Quest’ultimoaspetto è spesso trascurato nella retoricasul BIM in Italia: l’adozione di questo mo-dello oltre a richiedere la re-ingegnerizza-zione dei processi tecnici richiede flussi fi-nanziari certi, anticipati ed a rapida eroga-zione nello sviluppo del progetto. Ciò si-

gnifica una logica finanziaria orientata dalmercato completamente diversa dallaprassi italiana e molto difficile da attuarecon i vincoli europei.

Il BIM è un approccio tipico della globalizzazioneSe infine si amplia la visione a livello glo-bale si nota come il settore immobiliare inparticolare nord americano sia già moltoavanzato sul tema: poiché ogni grandeprogetto privato di fatto muove investi-menti capaci di generare profitti stellari equindi di ammortizzare facilmente l’inve-stimento sul BIM da parte dei partecipanti. E’ il caso ad esempio dei progetti di SOM(Skidmore, Owings & Merrill LLP) per ilOne World Trade Center New York edmolti altri; oppure degli hotels e delle torriresidenziali realizzati per Donald Trump aLas Vegas (68 piani), Toronto (65 piani),New York (68 piani). Oppure dell’amplia-mento dell’aeroporto di Denver in cui laGensler ha riversato e gestito qualcosa co-me 9 milioni di file CAD nel modello BIM. L’elenco dei progetti a scala globale cheadottano il BIM e’ ormai lunghissimodall’ampliamento del canale di Suez ainuovi giganteschi hub aeroportuali neiPaesi Arabi ed in Asia. Questo fa compren-dere come la finanza globale abbia punta-

to su questi progetti rendendo evidenti ivantaggi di un controllo sull’intero ciclo divista (LC) e soprattutto con il BIN LoD4 ilcontrollo dei costi nel ciclo di vita (LCC)che permette di proiettare i ricavi in oriz-zonti temporali adeguati considerando icosti di operativi e gli interventi manuten-tivi. Ecco che gli aspetti prestazionalidell’opera divengono critici e quindi lapossibilità di avere questo quadro ben de-finito nel modello con la consegna dell’o-pera appetibile per i player globali.La polarizzazione del settore Costruzioni èevidente a livello mondiale; le realtà na-zionali sono deboli di fronte queste logi-che soprattutto legate ai flussi finanziariglobali.

ConclusioniIl BIM è una tecnologia potente ma richie-de una profonda trasformazione delle logi-che di produzione, gestione e finanziariedel progetto. Il BIM è una piattaforma con-divisa che si alimenta in modo collaborati-vo o quantomeno federativo e quindi ri-chiede nuovi schemi organizzativi ed uncontesto normativo e tecnico definito echiaro per tutti i partecipanti. Aprire gare europee ed avere normative di-verse nel territorio dell’UE non agevola lacircolazione delle competenze e crea sac-

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> Figura n. 1 Livelli di maturità del BIM secondo lo standard NBS PAS 1192-2.

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che di arretratezza e distorsioni di mercato. In estrema sintesi applicare regole globalia mercati locali comporta alcuni evidentirischi soprattutto se il sistema delle regolee le competenze non sono ancora matureed armonizzate. Infine gli investimenti de-gli investitori e dell’industria sono agevo-lati da un quadro chiaro e dalle opportu-nità appetibili nei mercati locali che inEuropa si presentano invece differenziatinei paesi membri. Per questo motivo laBREXIT pone alcuni interrogativi ed unariflessione è necessaria sulla adozione delBIM in vari paesi dell’UE: avrà successoin una situazione così differenziata oppu-re avremo anche una BIM-exit?

n NOTE1 La BREXIT comporterà impatti su un gran numero di

aspetti dell’Europa. In particolare nel settore delle

costruzioni potrebbe essere messo in discussione un

percorso fortemente voluto dalla GB riguardante le

strategie di adozione del BIM nel settore costruzioni.

La direttiva europea in materia, adottata con vari

gradi di impegno dai paesi membri in questo ambi-

to, è stata fortemente ispirata dalle strategie adottate

in da oltre 10 anni in GB. Con la Pubblica Ammini-

strazione, Produttori, imprese e progettisti gli inglesi

hanno sperimentato sul campo il requisito di fornitu-

ra del modello BIM con i progetti delle Opere Pub-

bliche, rafforzando la propria competitività in vista

del più ampio mercato europeo. Molti paesi tra cui

l’Italia invece segnano il passo, pur avendone rece-

pito l’istanza generale nella legge delega sul Nuovo

Regolamento di recente emanazione. La domanda

che si ci pone riguarda il futuro di tale processo nei

paesi dell’UE dopo la BREXIT.

n REFERENZE• Bosi F., Esposito M.A. (2014), POM Project Organisatio-

nal Memories, Data hand-over e BIM nella gestione del-

la fase operativa degli edifici, in AA.VV., BIM e stato del-

l’arte in Italia ed esperienze. Edizioni Imready, Galazza-

no RSM San Marino.

• Ciribini A.C. (2106), Digitalizzazione dell’ambiente co-

struito, Maggioli Editore, Bologna

n SITOGRAFIA• Baratono P. (2016) Come il BIM sarà richiamato nel pros-

simo Codice degli Appalti.

https://www.youtube.com/watch?v=mdg2epdJfOM

• Ciribini A. (2013)BIM, due minuti per definirlo.

https://www.youtube.com/watch?v=33S3OV1e2UU

•Delrio G. (2016) Codice appalti e BIM.

https://www.youtube.com/watch?v=-hRH_nshH0I

• Delrio G. (2016)Il BIM obbligatorio fra 12/14 mesi.

https://www.youtube.com/watch?v=RwJJo5NlloM

•Della Torre S. (2015) Lo stato dell’arte sul BIM in Italia.

https://www.youtube.com/watch?v=nMX_6Kzubto

• Skidmore, Owings&Merrill LLP.

http://www.som.com/

• Della Torre S. (2016) Codice Appalti e BIM.

https://www.youtube.com/watch?v=1RLe5B1kGG8

• The B1M (2106) Top 3 Trump Towers.

http://www.theb1m.com/video/top-3-trump-towers

• The B1M (2016) UK BIM Mandate - Video 002 - What are

the BIM Level 2 Deliverables. https://www.youtube.com/

watch?v=zQMLCZrvhCU&spfreload=5

• The B1M (2016) Managing Denver International Airport

with BIM. https://www.youtube.com/watch?v=7-

4z64PkBHM

• Yori R. (2011) The Cost of NotDoing BIM: Education and

Professional Development.

http://www.som.com/ideas/research/

the_cost_of_not_doing_bim

n FORMAZIONE UNIVERSITARIA• Esposito M.A et Alii, BI-IM: “+I” IS FOR INTEGRATED

WHOLE BUILDING MODEL, RESEARCH APPROACH

AND COLLABORATIVE METHODS DEALING WITH

INDUSTRIAL CASES: AIRPORTS, Scuola di Architettu-

ra, Università degli Studi di Firenze.

http://www.architettura.unifi.it/upload/sub/seminari_tema-

tici/2015/seminario-bi-im_v7_eng.pdf

y BIM-exit? Riflessioni sul BIM in Italia y28

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MARIA ANTONIETTA ESPOSITO, professoressa di Gestione del Progetto

Università degli Studi di Firenze.

[email protected]

> Figura n. 2 Quadro dei requisiti BIM LoD2 per le opere pubbliche in GB.

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PremesseSul territorio nazionale italiano sono pre-senti 150 aziende produttrici di piastrelle diceramica, con 19.143 addetti (- 1,5%),hanno prodotto 394,8 milioni di metri qua-drati (+ 3,4%) durante il 2015. In volume,le vendite complessive hanno raggiunto i396,9 milioni di metri quadrati (+ 0,6%), dicui 80,3 milioni di metri quadrati sul mer-cato interno (erano 80,8 nel 2014) e 316,6milioni di metri quadrati (+ 0,9%) sui mer-cati esteri. Il fatturato totale con cui l'industria italianadelle piastrelle di ceramica ha chiuso il2015 è di 5,1 miliardi di Euro (in crescitadel 4,1% rispetto al 2014), derivante per4,3 miliardi dalle esportazioni (+ 5,1%), pa-ri all’84,4% del fatturato totale, e per 799milioni di Euro da vendite sul territorio na-zionale (- 0,6%). Gli investimenti realizzatisono stati 351,3 milioni di Euro (+ 22,7%sul 2014), con un valore prossimo al 6,9%del fatturato annuale. Questi sono i dati2015, presentati da Confindustria Ceramicain occasione dell'Assemblea Annuale, rela-tivamente all'industria italiana delle pia-strelle di ceramica, che conferma un cre-

scente successo: il "made in Italy" è per lepiastrelle ceramiche sinonimo di stile equalità e ciò fa sì che esse siano commer-cializzate in tutto il mondo.

Il ruolo delle “norme tecniche”La qualità del prodotto “piastrella”, in parti-colare, viene definita sulla base di regoleben precise, che fanno riferimento a speci-fiche norme tecniche: esse rappresentanoun riferimento ufficiale - anche se volonta-rio - per la qualità e le caratteristiche dellediverse tipologie di piastrelle.In generale, una norma è un documentotecnico che stabilisce «come fare bene lecose», avendo come obiettivi il rispetto perl'ambiente, la sicurezza e prestazioni certe.Secondo l'articolo 2 del Regolamento UE1025 del Parlamento Europeo e del Consi-glio del 25 ottobre 2012 sulla normazioneeuropea, una norma è: «una specifica tec-nica, adottata da un organismo di norma-zione riconosciuto, per applicazione ripetu-ta o continua, alla quale non è obbligatorioconformarsi, e che appartenga a una delleseguenti categorie:•norma internazionale: una norma adottata

da un organismo di normazione interna-zionale;•norma europea: una norma adottata daun'organizzazione europea di normazione;•norma armonizzata: una norma europeaadottata sulla base di una richiesta dellaCommissione ai fini dell'applicazione del-la legislazione dell'Unione sull'armonizza-zione;•norma nazionale: una norma adottata daun organismo di normazione nazionale».Dunque, le norme tecniche messe a puntoper le piastrelle di ceramica sono strumentivolontari, non cogenti. Esse perseguono l'o-biettivo di avere un linguaggio comune, didefinire una carta di identità del prodotto,cioè le caratteristiche tecniche del prodotto,attraverso modalità univoche e rappresenta-no un fondamentale riferimento sia per ilproduttore (o venditore) che per il consu-matore: attraverso il rispetto di tali norme, ilproduttore è in grado di attestare le qualitàtecniche e prestazioni del materiale propo-sto; d'altra parte, il consumatore è tutelatoed in grado di verificare che il prodotto siaconforme a quanto da lui richiesto. Questoobiettivo è raggiunto attraverso controllistandardizzati, eseguiti cioè con le stessemodalità tecniche, secondo quanto previsto

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La voce delle autonomiescolastiche - la ricerca SIRq sulcambiamento nelle scuole unaricerca strategica

y La Qualità per il Costruire y

Piastrelle di ceramica: normedi prodotto e innovazione

>> Angela CASAlE

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The made-in-Italy ceramic tiles are synonymous of style and quality and are demanded

all over the world. So, it is very important that technical standards define a common lan-

guage making it possible to evaluate the quality of ceramic tiles according to internatio-

nal rules.

The International standards for ceramic tiles are ISO 13006, which establishes classifica-

tions, characteristics and marking requirements, and the series of standards ISO 10545,

which specify rules for sampling and the test procedures for determining characteristics

of ceramic tiles.

These standards have been implemented by CEN and published by UNI as UNI EN

14411 and UNI EN ISO 10545.

But technological innovations in the ceramic tile industry and the coming of "Industry

4.0" mean the development of current standards.

> Figura n. 1 - I livelli della normazione

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dalle norme esistenti. La conoscenza delle norme, dunque, è im-portante non solo per produttori, costrutto-ri, installatori, progettisti, ma anche per gliutenti finali, che possono da esse ricavarepreziose informazioni per una scelta consa-pevole dei prodotti.Per chiarire meglio la situazione normativaper le piastrelle di ceramica, bisogna innan-zitutto ricordare che esistono tre livelli dellanormazione:•il livello nazionale, rappresentato dalle nor-me pubblicate da UNI, l'Ente Nazionale Ita-liano di Unificazione, che è oggi uno deiprincipali punti di riferimento tecnico - nor-mativo per un ampio ventaglio di settori, fracui in particolare quello delle costruzioni;•il livello europeo, conseguente alla nascitadel CEN (Comité Européen de Normalisa-tion), costituito dagli Enti di Normazionenazionali dei Paesi membri dell’Unione eu-ropea e dell’EFTA, con lo scopo di armo-nizzare e produrre norme tecniche in am-bito europeo;•il livello internazionale, rappresentato dal-le norme ISO. L'adesione all'ISO (Interna-tional Organization for Standardization) ècompletamente volontaria e, inoltre, tutti imembri ISO possono decidere in piena li-

bertà se adottare o meno una norma ISOnel proprio territorio recependola come nor-ma nazionale.

Le norme UNI EN 14411 e UNII EN ISO 10545Per le piastrelle di ceramica, in sede inter-nazionale ISO sono state pubblicate duenorme, una generale e l'altra riguardante imetodi di prova:•ISO 13006: la norma contiene definizioni,criteri di classificazione e requisiti delle pia-strelle ceramiche;•ISO 10545: la norma riporta i metodi di pro-va previsti per la misura delle caratteristi-che qualificanti le piastrelle di ceramica, infunzione dell'impiego cui sono destinate.Tale norma si articola in 16 parti, sotto il ge-nerico titolo "Ceramic tiles", ognuna dellequali descrive un metodo di prova, ad ec-cezione della parte 1, la quale definisce icriteri per il campionamento e l'accetta-zione o il rifiuto delle piastrelle ceramiche.Va sottolineato come, in generale, una nor-ma pubblicata da ISO non divenga automa-ticamente norma nazionale; affinché ciòaccada è necessario che l’organismo nazio-nale di normazione (l'UNI in Italia) la rece-pisca, ossia la pubblichi ufficialmente nella

lingua nazionale: da quella data, la normasarà vigente in quella nazione.In sede europea CEN, le norme ISO per lepiastrelle ceramiche sono state completa-mente recepite:•la norma ISO 13006 è confluita nella nor-ma EN 14411: essa contiene una parte nor-mativa, ossia volontaria, rappresentata in-tegralmente dalla ISO 13006, ed una parteinformativa degli aspetti cogenti, contenu-ta nell'allegato ZA, che informa riguardo lemodalità operative relative all'applicazio-ne della marcatura CE per le piastrelle ce-ramiche;•la norma ISO 10545 è stata recepita e pub-blicata come EN ISO 10545 nelle sue 16parti.In Italia, l'UNI ha recepito le norme ISO:•la norma EN 14411, quindi anche la ISO13006 in essa contenuta, è stata pubblica-ta come UNI EN 14411;•la norma EN ISO 10545 è stata pubblicatacome UNI EN ISO 10545, articolata an-ch'essa in 16 parti.Il mondo delle piastrelle di ceramica èestremamente variegato: ne esiste una va-sta gamma di tipologie, in funzione di ma-teriali utilizzati, tecnologia di produzione edestinazione d'uso. A questa varietà tipologica corrispondonodue diverse possibili classificazioni, indi-pendenti l'una dall'altra: •una utilizzata comunemente nella praticacommerciale (ad esempio maiolica, cotto-forte, cotto, grès porcellanato, ecc...), ed •una ufficiale, quella appunto definita dallanorma ISO 13006, quindi dalla UNI EN14411 in Italia.Ai fini della classificazione delle diverse ti-pologie di piastrelle, la norma ISO 13006diventa un riferimento essenziale se si tieneconto del fatto che la denominazione com-merciale è utilizzata solo a livello naziona-le: per definire un linguaggio comune, uti-lizzabile a livello internazionale, la normain oggetto non ha potuto tenere conto ditutte le diverse denominazioni commercialiutilizzate nei vari paesi ed ha introdottouna classificazione che potesse includeretutti i diversi prodotti. Tale classificazioneufficiale si basa su due parametri, l'assorbi-mento d'acqua ed il metodo di formatura,da cui dipendono molte delle caratteristi-che tecniche di ciascun tipo di prodotto.Andando nel dettaglio della norma UNI EN

y La Qualità per il Costruire y30

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> Tabella n.1. - Sintesi della situazione normativa per le piastrelle di ceramica

> Tabella n.2 - Classificazione delle piastrelle di ceramica in relazione all'assorbimento d'acqua Eb e al metodo di forma-

tura, A (Estrusione) o B (Pressatura).

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14411 "Piastrelle di ceramica. Definizioni,classificazione, caratteristiche, valutazionedi conformità e marcatura" , essa specificale caratteristiche per piastrelle di ceramicaprodotte mediante estrusione e pressatura,utilizzate per pavimentazioni (interne e/oesterne) e pareti, e classifica le piastrelle se-condo due parametri: •il metodo di fabbricazione o "formatura"(estrusione, A o pressatura, B) e •il livello di assorbimento d'acqua, Eb.La norma, poi, stabilisce quali caratteristi-che le piastrelle devono possedere per dif-ferenti applicazioni e, per ognuna, fissa irelativi metodi di misura; la quasi totalitàdelle caratteristiche di prodotto elencate èdeterminata mediante i metodi normalizza-ti inclusi nella serie di norme UNI EN ISO10545.Quindi, per ogni gruppo definito secondola classificazione illustrata, la norma pre-scrive gli standard di prodotto, ossia i requi-siti di accettabilità per ogni caratteristica, ri-portati nella specifica appendice relativa aquel gruppo di prodotto (sono presenti intutto 12 appendici). Le piastrelle conformi ai requisiti sia volon-tari che obbligatori (quelli richiesti per lamarcatura CE, esplicitati nell'appendice ZA)possono essere designate di prima qualità.

Per fare un esempio, il grès porcellanato - ilmateriale più diffuso nel mercato delle pia-strelle di ceramica per le ottime proprietàche lo caratterizzano rispetto agli altri ma-teriali ceramici - appartiene al gruppo BIa,che comprende le piastrelle formate perpressatura con assorbimento d'acqua mino-re o uguale a 0,5%. I requisiti per il grèsporcellanato sono quelli riportati nella spe-cifica appendice del gruppo BIa, ossia l'ap-pendice G. Facendo un confronto con lespecifiche tecniche degli altri tipi di prodot-to, si nota che al grès porcellanato vengonoimposti requisiti più severi, a conferma del-le superiori prestazioni che esso possiede.In Tabella 3 sono illustrate le principali ca-ratteristiche delle piastrelle di ceramica ri-chieste per differenti applicazioni, con laspecifica dei rispettivi metodi di misura nor-malizzati. La norma UNI EN 14411 com-prende anche l'appendice ZA, la quale sta-bilisce le condizioni per la marcatura CEdelle piastrelle di ceramica per pavimenta-zioni interne e/o esterne, incluse le scale, eper pareti interne e/o esterne, in edifici estrutture industriali. Per i metodi di misura eprova delle caratteristiche tecniche che lepiastrelle di ceramica debbono possedere,bisogna, invece, far riferimento alla serie dinorme UNI EN ISO 10545.

La UNI EN ISO 10545-1 "Campionamentoe criteri di accettazione" definisce la "di-mensione del campione di prova" per ogniproprietà considerata e i criteri di accetta-zione o rifiuto del lotto di prova. Le parti dalla 2 alla 16 della UNI EN ISO10545 descrivono in dettaglio la strumenta-zione, il tipo e numero di provini, la prepa-razione del campione ed il procedimentoda seguire per determinare le caratteristichedimensionali e di aspetto, nonché le pro-prietà fisiche e chimiche delle piastrelle.Dunque, il produttore di piastrelle di cera-mica che, volontariamente, decide di pro-durre piastrelle che rispettino gli standarddefiniti dalla normativa, sarà in grado di for-nire una specifica tecnica, ossia un docu-mento che attesti le caratteristiche tecnicheche la piastrella possiede, indicando perciascuna il valore misurato secondo i meto-di di prova normalizzati e riportando il rife-rimento ai limiti di accettabilità (quandoesistenti) per il gruppo di prodotto a cuiquella piastrella appartiene.

Produrre piastrelle di ceramicaall’epoca di Industry 4.0Un aspetto importante che va consideratoanche a livello normativo è l’avvento diIndustry 4.0 e delle Smart Manufacturing,

y Piastrelle di ceramica: norme di prodotto e innovazione yT

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> Tabella n. 3 - Principali caratteristiche delle piastrelle di ceramica richieste per differenti applicazioni.

Dimensioni e qualità

della superficie

Proprietà fisiche

Proprietà chimiche

Caratteristica

Dimensioni e aspetto

Assorbimento d'acqua

Forza di rottura

Resistenza a flessione

(Modulo di rottura)

Resistenza all'abrasione profonda (piastrelle non smaltate)

Resistenza all'abrasione superficiale (piastrelle smaltate)

Dilatazione termica lineare

Resistenza agli sbalzi termici

Resistenza al cavillo (piastrelle smaltate)

Resistenza al gelo-disgelo

Dilatazione dovuta all'umidità

Piccole differenze di colore

Resistenza all'urto

Scivolosità (*)

Resistenza alle macchie

Resistenza all'attacco chimico

Cessione di piombo e cadmio (piastrelle smaltate)

Metodo di Prova

UNI EN ISO

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10545-5

-

10545-14

10545-13

10545-15

Int.

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•••••••

Int.

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Int.

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Int.

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Pavimentazioni Pareti

(*) richiesta per le pavimentazioni delle aree di circolazione pedonale, determinata tramite il metodo di prova secondo la norma CEN/TS 16165

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che trasformerà i sistemi di produzione,cambiando pelle a processi e prodotti edando il via ad una nuova era nell’indu-stria, la quarta fra le rivoluzioni industria-li. L'industria 4.0 riguarda anche il settoreceramico, che già negli ultimi anni ha co-nosciuto un importante sviluppo tecnolo-gico ed un conseguente cambiamentonella produzione delle piastrelle cerami-che grazie all'Internet delle cose (Internetof Things), innovazioni di prodotto e diprocessi produttivi.In particolare, le nuove tecnologie hannogià consentito un'evoluzione del formato:dalla produzione per pressatura di piastrelledi piccolo formato (20 cm x 20 cm e 30 cmx 30 cm) di spessore tradizionale (10 mm)si è passati alle grandi lastre (formati supe-riori a 60 cm x 60 cm, fino addirittura a100 cm x 300 cm), a spessore anche moltosottile (fino a 3 mm) o a spessore "maggio-rato" (≥ 20 mm). Le lastre ceramiche, prodotte non più tra-

mite la tradizionale pressatura ma me-diante tecnologie innovative, possono es-sere utilizzate nel loro formato originaleoppure tagliate ad hoc per ottenere for-mati più piccoli, anche particolari comelistelli e doghe.All'innovazione tecnologica dovrà, però,seguire un'evoluzione delle norme attual-mente esistenti sulle piastrelle di ceramica,che ancora oggi fanno principalmente rife-rimento a piastrelle di formato tradizionale. Per quanto riguarda i grandi formati, adesempio, la revisione del sistema normati-vo può implicare sia un cambiamentonella metodologia di prova e nei criteri dicampionamento dei pezzi, sia l'introdu-zione di nuovi metodi di prova per nuovecaratteristiche (ad esempio, quando algrande formato si associa lo spessore sot-tile, la lastra manifesta una elevata defor-mazione elastica sia sotto il peso proprioche sotto carichi applicati, contrariamentea quello che è il comportamento delle

piastrelle di formato tradizionale). Nuovi criteri di campionamento, invece,potrebbero rispondere ad un problema at-tuale: il produttore si trova a dover fornireai laboratori di prova un numero moltoelevato di prodotti e chiede, pertanto, unariduzione del numero di campioni; è ne-cessario allo stesso tempo garantire ilconsumatore dal rischio di accettare unlotto non conforme, quindi far sì che iprodotti campionati siano effettivamenterappresentativi del lotto.Quanto fin qui riportato, in modo esempli-ficativo, fa comprendere l'importanza chela normazione resti al passo con i rapidicambiamenti che stanno avvenendo, inmodo da essere di supporto, anche per ilsettore ceramico, nel mitigare le minacce ecogliere, invece, le opportunità che l'In-dustry 4.0 potrebbe portare.

n BIBLIOGRAFIA• ISO 10545, Ceramic tiles

• ISO 13006, Ceramic tiles - Definitions, classification,

characteristics and marking

•UNI EN 14411, Ceramic tiles - Definitions, classifica-

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• C. Palmonari, Il grès porcellanato, Bologna, Centro

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• G. Timellini, C. Palmonari, Centro Ceramico Bologna,

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• www.ilsole24ore.com

•www.laceramicaitaliana.it

• www.uni.com

y Piastrelle di ceramica: norme di prodotto e innovazione yT

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ANGELA CASALE dottoressa in Ingegneria Edile – Architettura

presso l’Università degli Studi di Bologna

[email protected]

> Figura n. 2 - Evoluzione del formato.

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1. ProblematicaSpesso durante la vita quotidiana si incon-trano diversi tipi di strutture (da intendersinel significato più ampio del termine) chepresentano delle lesioni. E’ a questo puntoche viene spontaneo soffermarsi e chiedersi:«cosa significa per la struttura questa mani-festazione esteriore di uno stato di incipien-te crisi?».La mente, allora, spazia ed elabora le piùampie congetture sulla genesi, sulla inter-pretazione e del futuro della struttura attac-cata d questo particolar tarlo.Sembra indispensabile citare ed esaminareattentamente una affermazione del prof. ing.Giorgio Croci: «… anche le strutture, con leloro proporzioni e configurazioni spaziali,trasmettono dei “messaggi”, spesso incom-prensibili all’uomo qualunque, ma tali daessere decodificati dall’UOMO con unacerta preparazione scientifica.La lettura attenta consiste nel sapere coglie-re il flusso delle tensioni e delle forze, nel-l’interpretare la struttura nell’interezza delsuo sforzo resistente alle azioni esterne».1

Da questa precisa e significativa affermazio-ne traspare l’esigenza di “leggere” questo fe-nomeno esteriore con il necessario back-ground tecnico-scientifico e pratico indi-spensabile per risalire alla storia del dissesto

attraverso l’interpretazione dei segni che so-no il risultato di un collasso locale dellastruttura nel suo sforzo di reazione ai sistemidi azioni esterne.Alla luce di questo si inserisce la presentenota che desidera fornire, con linguaggioelementare ed accessibile, alcuni concetti

basilari di «patologia delle strutture» chebella loro trattazione rigorosa rivestono no-tevole complessità e richiedono il non sem-plice linguaggio dei numeri e dei simboli.Lo studio si propone di fornire una base dipartenza per l’apprendimento e la cono-scenza della “patologia delle strutture”: ma-teria che si pone alla ricerca delle cause edei fenomeni che sono “dietro” un dissestood alla degradazione di una struttura, non-ché degli eventuali provvedimenti da pren-dersi negli interventi di consolidamento.Difatti, per analizzare il problema occorreaddentrarsi nell’affascinante, complesso eda volte misterioso campo tecnico-scientificoche va dalla Fisica alla Scienza e Tecnicadelle Costruzioni, dalla Geologia alla Geo-tecnica, dallo studio della Fatiscenza Mura-

33y La Qualità per il Costruire y

Considerazioni sulla patologiadelle strutture murarie

>> Sergio BINI

Tem

a

Lo scritto è una rielaborazione di un documento scritto dall’Autore ad ottobre 1983,

quando era ingegnere del Servizio Lavori e Costruzioni delle Ferrovie dello Stato ed ope-

rava presso il Compartimento di Ancona. L’autore, ingegnere civile edile strutturista, ha

operato per il Gruppo delle Ferrovie dello Stato dal 1977 a tutto il 2013 prima come “di-

rettivo” e dal 1986 come dirigente.

L’argomento era stato affrontato in precedenza anche all’interno di un manuale elaborato

sempre dall’Autore nel 1978 e destinato al personale del Servizio Lavori e Costruzioni FS

incaricato della sorveglianza alle strutture inserite nel corpo stradale della sede ferrovia-

ria: «la visita alle opere d’arte», Ancona, 1978.

> Box A - Anche Leonardo da Vinci, grande osservatore della natura e dei suoi fenomeni, aveva analizzato il comportamento

statico degli elementi strutturali e condotto studi sulla rottura dei muri.

[si riportano alcuni appunti di Leonardo, sotto forma di disegni, ripresi dalla pubblicazione “Leonardo da Vinci”,

dell’Istituto Geografico De Agostini di Novara].

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ria alla Scienza della Durabilità dei Materia-li e delle Strutture ed alla Patologia delleStrutture stesse, dall’Idraulica all’Idrogeolo-gia e Geomorfologia, dalla Chimica allaTecnologia dei Materiali, dall’Archeologiastrutturale alla semplice intuizione della “fi-losofia progettuale” che è a monte di unacostruzione. Per cui conviene precisare chela problematica è stata limitata da due ele-menti fondamentali: la sintesi ed il linguag-gio.•La SINTETICITÀ, dovendo essere la carat-teristica fondamentale del presente lavoro,

ha comportato il sommario alleggerimentodella materia e dei particolari, nei quali siera tentati di soffermarsi per via delle ine-vitabili curiosità che portano alla ricercadel “perché delle cose”.•Per quanto riguarda il LINGUAGGIO, Ein-stein affermava che: «non si pensa con leformule», ed infatti non è sembrato né giu-sto né possibile utilizzare, per l’interpreta-zione delle strutture, lo stesso linguaggiodella matematica e della scienza.Per questo motivo si è cercato di effettuarela decodificazione del messaggio scientificocontenuto di ogni struttura pere renderlo piùfruibile in modo tale da far giungere ad evi-denziare il fluire delle tensioni e degli sforzi,cogliendo l’essenziale e non il particolare.A giustificazione dell’esposizione e dellaforma seguita nel trattare l’argomento, sipuò affermare che la materia è troppo vastae complessa per essere sintetizzata in pochiconcetti.L’importanza dell’individuazione, dell’esa-me e dell’interpretazione delle manifesta-zioni esteriori di incipiente dissesto staticoassume notevole entità per le opere d’arte.Difatti queste ultime, essendo degli elementisingolari della sede stradale, risultano esserepiù esposte alle azioni esterne e più impor-tanti da controllare per le conseguenze chepossono derivare da un loro eventuale col-lasso.

2. Analisi dei dissestiLe opere, nella loro essenza strutturale, sonocostituite da elementi costruttivi connessi edimensionati in modo di poter assolvere,entro i limiti dei carichi di sicurezza, i com-piti statici loro affidati.Le qualità dei materiali, le razionali connes-sioni tra gli elementi, l’armonica divisionedel lavoro tra i vari organismi, l’adeguata ca-pacità portante dei piani di fondazione, la

realizzazione di un regime interno delletensioni compatibile con le capacità resi-stenti del materiale, l’oculata protezionedelle strutture contro gli agenti esterni eduna attenta e continua manutenzione dellestesse sono le condizioni essenziali per lagaranzia della stabilità e della durata di unastruttura.Se in questo formidabile e complesso mec-canismo, che assolve “onestamente” la fun-zione per la quale è stato progettato e rea-lizzato, si inserisce un elemento perturbato-re, esso induce, nella stragrande maggioran-za dei casi ed a seconda dell’entità dellostesso, una alterazione del regime internodelle tensioni in equilibrio.L’alterazione, che deriva dall’intervento diuna causa perturbatrice, genera nel com-plesso strutturale un meccanismo di ridistri-buzione delle tensioni, fra la massa dellacostruzione e gli elementi strutturali compo-nenti la stessa, attraverso successivi stati diequilibrio istantanei fino al raggiungimentodello stadio, alla cui configurazione geome-trica ed al nuovo regime delle tensioni inter-na compete il minor contenuto energeticoe, quindi, la STABILITA’ dell’equilibrio rag-giunto.In realtà il discorso si complica ulteriormen-te non trattandosi di un materiale ideale o acomportamento teorico2. Si ha che la strut-tura, dopo l’intervento esterno, non è più lamedesima e l’affidabilità della stessa, su cuisi poteva contare, si è ridotta. Infatti, il regi-me degli sforzi interni, subendo all’internodella struttura delle graduali variazioni do-vute all’avvicendarsi dei successivi stati diequilibrio (nella ricerca della condizione distabilità), determina dei DISSESTI STATICI,una volta superati i limiti imposti dalla resi-stenza, a trazione e compressione, dei ma-teriali impiegati.Il problema dell’intervento di una azioneperturbatrice esterna si inserisce in unastruttura, il cui comportamento è, per suanatura, caratterizzato da una serie di “incer-tezze” e, quindi, da un certo “rischio” resominimo in relazione alla funzione dellastessa. Infatti un discorso di prevenzione edi previsione del dissesto della struttura odella degradazione dei materiali è legata alconcetto di SICUREZZA e di DURABILITA’:•Almeno per quanto riguarda la SICUREZ-ZA, è noto che non può essere interpretatacome una garanzia assoluta contro ogni ri-

y La Qualità per il Costruire yT

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> Figura n. 1 - Lesioni-tipo in un muro continuo, in presenza di cedimento intermedio.

> Figura n. 3 - Rottura di un cubetto sollecitato a compres-

sione semplice.

> Figura n. 2 - Ipotesi di scheda per il controllo

delle lesioni.

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schio di dissesto o di crollo sostanzialmen-te perché:- è sempre possibile che si verifichi unevento occasionale o di eccezionale in-tensità;- non sono definibili con certezza le azio-ni che insistono sulle costruzioni (cari-chi), le risposte delle strutture a tali azio-ni (comportamento strutturale) e le carat-teristiche dei materiali impiegati (resi-stenza e deformabilità).

•Per quanto riguarda, invece, la DURABILI-TA’, questa, oltre che alle caratteristichedei materiali impiegati, alle modalità ese-cutive, è soprattutto legata all’ambiente incui si inserisce la struttura ed ai mutamentiche lo stesso può subire con gli anni.

3. Patologia delle strutture La patologia delle strutture, nella sua essen-za, non è dissimile alla patologia umana,perché pone il tecnico ed il medico di fron-

te a problemi analoghi:•valutazione dei sintomi e delle manifesta-zioni evidenti;•indagini atte a completare il quadro d’in-sieme;•individuazione delle cause (diagnosi);•decisione sugli interventi da prendere (te-rapia).Proseguendo l’analogia con la medicina, èda chiarire che, assieme al discorso della“terapia” si dovrebbe sviluppare quello del-la “prevenzione”, che si può effettuare attra-verso una attenta manutenzione sistematica,ponendo la massima attenzione agli ele-menti della struttura e controllare l’insorgeredei primi sintomi degradativi. In realtà, però,sono le manifestazioni anormali dello statodei dissesti e di degradazione che mettonoin guardia dapprima le persone “più vicine”alla struttura e poi il tecnico, ragion per cuiraramente l’intervento può essere di tipopreventivo, essendo il fenomeno ampia-

mente sviluppato. Solitamente, quindi, il fe-nomeno non può essere oggetto di uno stu-dio rigoroso perché non sempre è possibileoperare un controllo sistematico della in-staurazione e della evoluzione del processoche potrebbe provocare il collasso dellastruttura.Le manifestazioni più appariscenti dipendo-no dal sistema di sollecitazioni che determi-na il collasso oltre che dal tipo di materialeimpiegato e dalla tipologia costruttiva. Prin-cipalmente sono:•lesioni nei materiali non resistenti a trazio-ne,- in primo luogo nelle murature;- in minor misura nel cemento armato enel c.a.p. .

•schiacciamenti negli elementi compressi,- soprattutto di muratura;- in minore misura di c.a. e di c.a.p.,(tali schiacciamenti si manifestano, se-condo il tipo di materiale impiegato, conrigonfiamenti, distacco di scaglie, sgreto-lamenti, e così via e, nella fase iniziale,con micro fessurazioni parallele alla di-rezione dello sforzo).

•svergolamenti e rotture fragili di sezionie/o giunzioni specie negli elementi di ac-ciaio.•Degradazioni che si manifestano comecambiamento dell’aspetto e/o del coloredel materiale ed in particolare al tatto conla sensazione di decomposizione.Le manifestazioni esterne, prese in conside-razione, sono il campanello di allarme diuna situazione anomala, rispetto a quellaipotizzata nella fase progettuale che, però,non sempre e necessariamente rappresentaun dissesto o una degradazione importante.Il tecnico delle strutture (l’ingegnere) dovràreperire ulteriori dati necessari, nel lorocomplesso, per individuare le cause (o me-glio la “famiglia” di cause) del fenomeno.Tale acquisizione di dati potrebbe articolarsiattraverso le seguenti fasi:1. Ricerca del “progetto” (ed eventuali cal-coli) della struttura. Spesso, però, special-mente per le strutture più antiche, è diffi-cile reperire il progetto originario, per cuiè necessario eseguire dei rilievi onde ac-quisire quegli elementi che permettanodi ricostruire la storia della costruzione edelle sue eventuali modifiche avvenutenel corso degli anni.

2. Indagini per accertare eventuali modifi-

y Considerazioni sulla patologia delle strutture murarie yT

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> Figura n. 4 - Esempio di deformazione, lesione e rottura di un solido sollecitato a torsione.

> Figura n. 5 - Lesioni-tipo in un muro continuo, in presenza di un cedimento terminale.

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che nella situazione ambientale circo-stante, sia per quanto riguarda l’esecu-zione di nuove opere (nel caso dei ponti,mutamento dei corsi d’acqua scavalcati,sia nel loro regime che nell’andamentoplanimetrico, e nel caso di gallerie e mu-ri di sostegno, dei mutamenti dei carichiche potrebbero gravare sulla struttura co-me costruzione di strade, depositi, movi-menti di terra e di via di seguito), che perquanto riguarda le variazioni della com-posizione atmosferica (inquinamento ur-bano e industriale, …) e delle acque cheinteressano la struttura (inquinamento

fluviale, scarichi industriali e civili, …).3. Indagini geognostiche per accertare lecaratteristiche del suolo e loro eventualivariazioni (variazione del livello di falda,modifiche subalvee, …);

4. Indagini atte ad accertare la RESISTEN-ZA, DENSITA’, COMPATTEZZA dei MA-TERIALI costituenti la costruzione; questepossono effettuarsi sia con “sistemi di-struttivi” prelevando campioni – in gene-re carote cilindriche di 10 ÷ 15 cm didiametro – e determinando, se possibile,in laboratori il modulo elastico e la ten-sione di rottura; sia con “metodi non di-struttivi”, che utilizzano apparecchiaturebasate sugli ultrasuoni, attrezzature di ti-po nucleare, sistemi di tipo dinamicoche generano artificialmente delle azionidinamiche – vibrodina – e misurano leoscillazioni delle strutture stesse – sismo-grafi, … -.

5. Misure, mediante livellazioni di estremaprecisione e con strumenti sofisticati, de-gli spostamenti del suolo. L’indagine do-vrebbe essere estesa alla misura deglispostamenti verticali e, nell’eventualitàche ci siano, orizzontali dei punti carat-teristici della struttura.

6. Misura dell’evoluzione dell’apertura dellelesioni nel tempo, mediante appositi stru-menti - deformo metri, tensotest, … -;

7. Rilievi fotografici, ripetuti sistematica-mente ad intervalli di tempo concentran-dosi sugli stessi punti e con le stesse mo-dalità, per rilevare l’evoluzione della si-tuazione d’insieme.

4. Legame causa-effetto.Ogni manifestazione esteriore in una strut-tura è legata al tipo di “dissesto” da relazio-ni di stretta interdipendenza, come ogni ef-fetto è legato alla sua causa. Per cui in unorganismo strutturale che presenta delle le-sioni è indispensabile studiare queste ultimenelle loro caratteristiche e nei loro successi-vi sviluppi per poi procedere, con pruden-

za, all’impiego di quelle relazioni che lega-no le manifestazioni esterne ai dissesti, perpoterli definire e, di conseguenza, trovare lanatura delle cause e, quindi, agire su questeper eliminare i loro effetti.In modo schematico si può procedere nellasequenza:•(1) quadro fessurativo Æ (2) dissesti stati-ci Æ (3) cause perturbatrici Æ (4) rimedinecessariPotrebbe sembrare semplice la soluzione aritroso di quanto evidenziato [(3) Æ (2) Æ

(1)] risolvendo il problema diretto: «asse-gnate le cause perturbatrici del dissesto sta-tico (o la sua natura) determinare le lesionicaratteristiche» e, quindi, l’inverso. Per risol-vere questo problema è praticamente im-possibile applicare i metodi rigorosi a com-plessi non omogenei, né isotropi e di soven-te caotici come le murature.Si può affermare che il principio di causalitàdella fatiscenza muraria è regolato, appros-simativamente, dalla corrispondenza biuni-voca tra dissesti e lesioni, cioè tra cusa edeffetti.Però si deve sottolineare che il dissesto –considerato come effetto – potrebbe essere(e di solito è) provocato da un insieme dicause che intervengono nelle combinazionipiù casuali e non da una causa unica e de-terminata.Si può dire che «se ogni lesione elementarecorrisponde ad un unico dissesto elementa-re, non è vero che ad ogni dissesto elemen-tare corrisponda una unica causa perturba-trice»; di conseguenza ad ogni causa singo-lare accertata non corrisponde un unico mamolteplici rimedi che rendono, a volte, iltecnico perplesso su come intervenire /que-sta circostanza potrebbe consentire, anche,di affermare che uno stesso rimedio può es-sere valido per dissesti di diversa natura).Per questo motivo, come atto preliminare, èopportuno schedare il quadro fessurativo diogni elemento strutturale della struttura [fi-gura n. 2].

5.Le lesioniDallo studio della Scienza delle Costruzionisi può dedurre che «in un solido fragile inequilibrio, il prisma cubico elementare sol-lecitato da sole tensioni normali alle suefacce, oltre certi limiti del valore delle ten-sioni, si rompe secondo la superficie pianaelementaree normale alla direzione della

y La Qualità per il Costruire yT

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> Figura n. 6 - Schematizzazione di una lesione.

> Figura n. 8 - Direttrice delle tensioni principali massime

(ideali) o direttrice fessurativa.

> Figura n. 7 - Isostatiche di massimo, isostatiche di mini-

mo e isobare di massimo.

[le isostatiche di massimo e di minimo costituiscono

due famiglie di curve ortogonali fra di loro,

cioè due “congruenze di curve ortogonali”]

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tensione principale massima (e cioè nel pia-no definito dalle tensioni minime e medie)».Cioè se nel solido considerato, sottopostoad un determinato stato di sollecitazione, siinizia una frattura in un dato punto, questalesione elementare sarà sempre disposta,come è noto, normalmente alla direzionedella tensione principale massima.

In poche parole: la ROTTURA è assimilabilesempre ad una rottura per trazione [figure n.3, 4 e 5].5.1.Genesi delle lesioniSi esamini, per esempio, una muratura sol-lecitata da forze in equilibrio agenti nel suopiano verticale medio (figura n. 6). Indican-do con f1 ed f2 i cigli fessurativi di una lesio-ne nella fase iniziale, il movimento relativodei due cigli è rappresentato dalla retta con-giungente i due punti corrispondenti P1 eP2.Questo segmento individua la direzionedella tensione principale in quanto la rotturainizia sempre su piani ortogonali alla tensio-ne principale massima (di trazione).Se nel punto P1 ≡ P2 si ricostruisse il cubet-to elementare, orientato nella direzione del-le tensioni principali, si vedrebbe subito che

l’inviluppo delle tangenti alla linea fessurati-va [fm] non è nella pratica (almeno nellastragrande maggioranza dei casi) orientatasecondo gli spigoli vivi (lati) del cubetto,cioè nel punto P1 ≡ P2 la lesione non è or-togonale alla direzione della massima ten-sione s1.Invece sembra che tale ortogonalità dovreb-be verificarsi in quanto la rottura del cubettoelementare deve essere normale alla tensio-ne principale massima e tale dovrebbe esse-re la direttrice fessurativa che è la sommadelle rotture elementari. Per giustificarequesto particolare si deve considerare che,se si conosce lo stato interno di tensione diun solido piano in equilibrio, è possibile co-noscere il valore e la direzione della tensio-ne principale massima [s1] e di quella mini-ma [s2] per ogni punto generico del solido,considerato piano, di coordinate (x, y). Se,per un certo numero di punti abbastanzaravvicinati, si tracciano con un breve trattointero la direzione principale massima (tra-zione) e con un breve segmento tratteggiatola direzione principale minima (compressio-ne), ci si accorge che i brevi tratti, una voltaraccordati, inviluppano due famiglie di cur-ve dette rispettivamente «isostatiche di mas-simo» (o di trazione) e «isostatiche di mini-mo» (o di compressione). (figura n. 7)Se si uniscono con delle linee i punti dieguale tensione principale massima, e si ri-pete l’operazione per diversi valori di 1 , siotterrà un’altra serie di curve dette «isobaredi massimo» (o di trazione) e ciascuna di es-se può essere definita come: «il luogo geo-metrico dei punti ad eguale tensione princi-pale massima».Si avrà di conseguenza, che, se in un certopunto del solido il valore della tensioneprincipale massima supera il carico di rottu-ra del materiale, in quel punto inizia unafrattura elementare, con andamento norma-le alla direzione di massima tensione, cioètangente in quel punto alla isostatica di mi-nimo passante per il punto stesso [punto dioriginaria rottura Æ F]. (figura n. 8)Qualora la propagazione della frattura sidislocasse lungo la stessa isostatica di mini-mo, rimarrebbe verificata la condizione diortogonalità tra la tangente alla linea fessu-rativa e la linea della massima tensione prin-cipale.Nei solidi murari, però, non sempre si verifi-ca la condizione teorica e ciò si riconosce

y Considerazioni sulla patologia delle strutture murarie yT

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> Figura n. 9 - Tipi di fratture iniziali

> Figura n. 11 - “BIFFA” O “SPIA”

> Figura n. 10 - Variazioni periodiche del moto

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qualora manchi l’ortogonalità in un determi-nato punto fra la tangente alla linea fessura-tiva e la congiungente i due punti corrispon-denti del solido fessurato che, prima dellarottura, coincidevano. Per spiegare l’appa-rente discordanza si tracciano le due fami-glie di curve ortogonali tra di loro: isostati-che di massimo; isostatiche di minimo eisobare di massimo (figura n. 8). Queste ulti-me, che sono il luogo dei punti di ugualetensione massima, possono paragonarsi alle“curve di livello” di una carta topografica.Dalla figura n. 8 si evidenziano i seguentielementi:•Linee isostatiche di massimo che rappre-sentano le direzioni, che, sui loro, hannole tensioni principali massime, le quali va-riano in valore assoluto lungo la medesi-ma isostatica;•Massimo valore della tensione principalemassima, lungo una determinata isostati-ca, è localizzato in quel punto comune siaalla isostatica che alla isobara (dove la iso-statica è tangente alla isobara).Dagli elementi considerati si evidenzia unanuova curva: la “direttrice delle tensioniprincipali massime” (ideali) che è: «il luogogeometrico dei punti di tangenza delle iso-statiche di massimo con le isobare di massi-mo»; in questi punti le tensioni principalimassime ideali, variando lungo le isostati-che, ammettono il loro valore massimo.Questa curva prende anche il nome di “di-rettrice fessurativa”, perché sede delle rot-ture elementari del materiale.La “frattura iniziale” risulterà come «lasomma di infinite fratture elementari ortogo-nali alle linee di massima tensione e, quin-

di, giacenti lungo le corrispondenti isostati-che di minimo».In conclusione si può affermare che, a se-conda della disposizione dei carichi e deivincoli e, quindi, dell’andamento delle iso-statiche, la “frattura iniziale” potrà identifi-carsi:1. con la isostatica di minimo passante peril punto di originaria rottura (figura n.9.1);

2. con il luogo dei punti di ventre delle va-rie fessurazioni nel caso in cui la lesionesi sviluppi a rami multipli lungo le diver-se isostatiche di minimo (figura n. 9.2);

3. con una direttrice fessurativa che è al difuori delle isostatiche di minimo (figura9.3).

5.2.controllo delle lesioniCome si è potuto notare, la forma geometri-ca della direttrice fessurativa non è casuale,ma dipendente dallo stato interno originariodelle tensioni del solido e degli stati che,successivamente, si sono succeduti con ilprogredire della fattura. Questi stati di ten-sione, a loro volta, sono legati da stretti le-gami di interdipendenza con le caratteristi-che del solido, con i suoi vincoli e con leforze esterne operanti così come ogni effettoè legato alla sua causa.L’andamento geometrico delle fessurazionioffre gli elementi necessari per dedurre il“moto iniziale” e, di conseguenza, le possi-bile cause.E’ necessario studiare il progredire delle le-sioni, nel tempo e nello spazio, per cono-scere le caratteristiche della loro evoluzionee per mantenere sotto controllo la natura el’entità del dissesto. Occorre,, cioè, prelimi-narmente esaminare quando si è di frontead una manifestazione esterna del dissestodella struttura, se le fessurazioni sono di re-cente formazione oppure no.Con un po’ di attenzione è semplice ricono-scere una lesione recente: essa presenta in-fatti «una frattura fresca, chiara, quasi bril-lante, priva di polvere, con ciglia di fratturaa spigoli vivi, taglienti e ben contornate».Le lesioni vecchie hanno solitamente «frat-ture annerite dal tempo, polverose con glispigoli delle ciglia di frattura arrotondati enon più netti con frammenti di ragnatele, avolte».Quando si esperiscono i predetti accerta-menti, o per controllo, o per la registrazionerigorosa dello stato di un elemento di una

struttura (vedere scheda riportata in figura n.2), nel caso in cui non sia possibile unaispezione diretta della superficie di frattura acausa del carattere capillare delle stesse, èsufficiente prendere dei frammenti di mate-riale dalla parte di uno dei cigli e confronta-re la superficie di frattura “fresca”, provoca-ta, con quella da esaminare.Il tecnico, nella diagnosi, potrà definire consicurezza che il fenomeno fessurativo enuovo (o “recente) o vecchio (o “antico”),non potrà mai ricollegare queste locuzionicon le corrispondenti indicazioni nel temponel quale si sono verificate le lesioni o, diconseguenza, l’età delle stesse.Infatti, l’invecchiamento della frattura e deicigli dipende, oltre che dal tempo, dallecondizioni di esercizio delle strutture edell’ambiente (stato di umidità delle pareti,presenza di esalazioni, materie luride, pro-dotti della combustione, polvere, qualità deimateriali impiegati per la costruzione dellastruttura).Altro concetto che si può affermare è che levecchie fratture sono il sintomo di vecchidissesti che potrebbero essersi esauriti neltempo o perché le strutture potrebbero avertrovato un nuovo assetto di equilibrio o inconseguenza dell’esecuzione di appropriatilavori di consolidamento. Però, potrebbeanche verificarsi che un nuovo dissesto ven-ga provocato dalle medesime cause chehanno generato quello precedente, oppureda altre cause; eventi che, purtroppo, provo-cherebbero una sovrapposizione dei quadrifessurativi (il “nuovo” sul “vecchio”); alloraè probabile che le “vecchie fratture”, per uncerto periodo rimaste ferme, riprendano laloro progressione fessurativa.Questo sarà riconoscibile dalla differenzatra le superfici di frattura, che appariranno“vecchie” nella zona intorno al ventre e“nuove” verso le estremità delle cuspidi.Le fratture di recente formazione, essendoin fase di evoluzione, saranno da tenere sot-to controllo, perché si provveda a rilevare lanatura e l’entità del moto.La progressione potrà essere:•nulla, se il moto si è estinto ed il comples-so, attraverso il cedimento, ha trovato lasua posizione di “quiete”;•non nulla, se il sistema è indotto in motiulteriori, con incrementi fessurativi e defor-mativi ricerca di nuove condizioni diequilibrio.

y La Qualità per il Costruire yT

ema

38

> Figura n. 12 - Moto rotatorio, di centro “O”, individuato

mediante successive misurazioni con il “deformometro”.

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

In quest’ultimo caso la progressione può, ul-teriormente, essere classificata in:•accelerata se è caratterizzata dall’accen-tuarsi nel tempo delle manifestazioni di fa-tiscenza che inducono il solido verso statidi equilibrio sempre più precari e, a volte,irrealizzabili (figura n. 10.1);•ritardata se è caratterizzata da manifesta-zioni sempre più attenuate nel tempo chetendono ad estinguersi per lo stabilirsi diuna situazione di equilibrio definitivo (fi-gura n. 10.2);•uniforme se è caratterizzata dall’uniformesviluppo nel tempo delle manifestazioni difatiscenza che si risolvono in uno dei duemodi sopra accennati (figura n. 10.3).L’accertamento e, di conseguenza, il con-trollo della progressione delle lesioni ven-gono eseguiti in modo differente a secondache si tratti di fessurazioni o di deformazio-ni, però, vanno sempre localizzati negli ele-menti più caratteristici.Nelle fessurazioni l’indagine va eseguita nelVENTRE e nelle CUSPIDI per accertarne siagli incrementi di ampiezza che di propaga-zione.Nelle deformazioni si devono prendere inesame gli elementi che subiscono le trasla-zioni e le rotazioni più notevoli e quelli dis-posti lungo le linee che delimitano le defor-mazioni.La progressione dell’ampiezza fessurativa siaccerta, in corrispondenza del “ventre” del-la lesione, tramite apposite SPIE o BIFFE chesono delle traversine di vetro a doppia codadi rondine (con larghezza minima in corri-spondenza della frattura) posizionati sulla

parete a cavallo della frattura (figura n. 11).L’applicazione viene effettuata dopo aver la-vato e pulito la lesione con spazzola metal-lica, mettendo a nudo le strutture murarie inmodo tale che la malta della spia vada aconnettersi fisicamente e chimicamente conil vivo della struttura murari disponendo lamalta in uno strato molto sottile, quindi variportata la data di apposizione.Le spie non devono essere realizzate conmalta di cemento, perché il conseguente“ritiro” di quest’ultimo durante la presa po-trebbe determinare delle rotture indipen-denti dai cedimenti; bensì con malta idrauli-ca o “bastarda”.Le “storiche” e artigianati spie di vetro seutilizzate dovranno essere di uno spessoremolto sottile in modo da risultare di granlunga meno resistente del materiale murariomonitorato e, quindi, adeguatamente sensi-bile alle segnalazioni del moto. Per quantoriguarda la loro lunghezza si forniscono i se-guenti suggerimenti:•Fessurazioni semplici spie di lunghezza dicirca 20 cm;•Fessurazioni multiple o strutture partico-larmente datate, la lunghezza delle spiedovrà essere maggiore per evitare forme diaggiramento fessurativo.Oltre le spie, per l’esame dell’andamentodel dissesto si devono definire – tramite “se-gnali di cuspide” (sottili segni rettilinei a ma-tita tracciati nei punti terminali delle cuspidifessurative ed ortogonali a queste) con ladata di tracciatura – gli incrementi delle rot-ture con l’allungamento delle fessurazioniin una o in entrambe le direzioni.

Questi elementi utilizzati per il controllodelle lesioni vanno ispezionati ad intervallidi tempo, preferibilmente costanti o tantopiù frequenti quanto più grave risulta il dis-sesto.

Deformometri ed estensimetriautoregistratori.I “deformometri” sono degli apparecchi checonsentono di misurare il progredire dellefessurazioni con una precisione di 1/100 –1/1.000 mm, per fare ciò si devono predi-sporre due “basi” metalliche, incollandolesul muro, nelle due parti a cavallo del ven-tre della frattura, a distanza stabilita da unabarretta-tipo di “invar”. E’ possibile eseguirele letture senza lasciare i deformo metri sulposto. Però per risalire alla natura del motosi pongono tre “basi”, delle quali due dauna pare ed un’altra all’altra parte (figura n.12).Dopo successive misurazioni, è possibile ri-salire alla natura del moto, sia per via grafi-ca che teorica ed alla definizione dell’even-tuale centro istantaneo di rotazione.Nei dissesti interessanti vengono impiegatigli “estensimetri autoregistratori che sonoapparecchi costituiti da una barretta di “in-var” fissata con un estremo alla struttura, abreve distanza dalla lesione, e con l’altroestremo collegato alla leva di un apparec-chio amplificatore applicato alla struttura,dall’altra parte della lesione; una lancettasegnalerà gli incrementi fessurativi del disse-sto che verranno tracciati su di un rullomosso da un apparecchio ad orologeria.

n NOTE1 Giorgio CROCI, Intuizione e calcolo nella progetta-

zione delle strutture, sez. C.D, Roma 1977.

2 Va evidenziata la differenza tra comportamento ipotiz-

zato di una struttura (teorizzato in sede di calcolo) ed

il comportamento reale (effettivo) dovuto alla non li-

nearità dei materiali impiegati ed alle imperfezioni co-

struttive legate all’esecuzione dei lavori. Inoltre, non

va tralasciata la differenza in termini di risposta alle

sollecitazione esterne tra un materiale omogeneo o

ipotizzabile tale e materiali caotici e non omogenei

come le murature.

y Considerazioni sulla patologia delle strutture murarie yT

ema

39

SERGIO BINIingegnere, iscritto all’Ordine

degli Ingegneri di Roma

[email protected]

> Schema n. 1 - Logica di gestione dei dati provenienti dalle “considerazioni” sulla patologia delle strutture.

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Le Rivoluzioni IndustrialiNe “La buona innovazione”1 abbiamo pro-vato ad interpretare i cambiamenti in attochiedendo aiuto agli insegnamenti dispen-sati dalla storia economica sull’evoluzionedell’industria, dei suoi modelli organizzati-vi e dell’impatto sugli individui, sulla socie-tà e sulle forme di disaggregazione e nuoveaggregazioni delle comunità. Senza ripete-re i richiami citati riportiamo in estrema sin-tesi le fondamentali tappe dell’evoluzionestorica utili per entrare con ruolo da prota-gonista nell’attuale quarta rivoluzione indu-striale. Nella prima rivoluzione industriale,sviluppatasi in Inghilterra alla fine del XVIIIsecolo, la meccanica, le macchine e l’ener-gia del carbone e del vapore innovano radi-calmente industria tessile e metallurgica etrasformano il panorama urbano e rurale: ilcambiamento tecnologico dirompente in-calza le dinamiche sociali e politiche. Nella seconda rivoluzione industriale lameccanica, l’energia elettrica, la tecnologia

chimica e soprattutto l’organizzazionescientifica del lavoro aprono alla trasforma-zione di massa della società: nel XX secolonasce l’automobile per tutti e tutti comin-ciano a consumare.Nella terza nasce il computer e la tecnolo-gia elettronica entra in fabbrica sia con icentri di elaborazione dati a supporto del-l’organizzazione sia con i dispositivi elet-tronici programmabili (PLC) a supporto del-l’automazione dei processi di produzione.Da alcuni anni a questa parte è maturata la

consapevolezza che l’umanità stia entrandonella sua quarta rivoluzione industriale ca-ratterizzata da una ulteriore discontinuitàtecnologica, alla cui base vi sono sia inter-net (in tutte le sue accezioni, dai computeralle cose) sia la trasformazione digitale.

I modelli per smart manufacturingAl livello delle imprese questa discontinuitàassume un generico titolo di SMART MA-NIFACTURING laddove i fenomeni d’im-plementazione si differenziano per l’appar-

40

La trasformazione digitale della manifattura in Campania: verso l’impresa-rete

y Studi & Ricerche y

Oltre la buona fabbrica

>> Bruno ESPOSItO e valerio tEtA

Tem

a

Beyond the good factory. The digital

transformation of the manufacturing in-

dustry in Campania towards the network-

company. How the relationship between

the company and the territory changes.

The Internet and IOT/IOE in particular are

today an opportunity for "good innova-

tion": if the disruptive nature of the chan-

ge is now indisputable, the role of sustai-

nability and innovation governance is yet

to be defined. As with the previous indu-

strial revolutions, the digital transforma-

tion of the company requires a responsi-

ble leadership to reconstruct the harmo-

nious development of the economy/so-

ciety into a unique scenario. Rivoluzione industriale Prima Seconda Terza Quarta

Epoca di avvio Dopo 1750 Dopo 1870 Dopo 1970 Circa 2011

Invenzione determinante Macchina Tecnologia Computer, Internet,

disruptive technology a vapore elettrica, chimica robot, cloud, CPS

meccanica tecnologia – Cyber Phisical

aerospaziale System

Effetti principali Meccanizzazione Aumento del Automazione Macchine

dell’industria consumo dei processi intelligenti

tessile di petrolio organizzativi -interagenti

e metallurgica e produttivi e uso dei big

data

> Figura n. 1 - Le principali caratteristiche delle quattro “Rivoluzioni Industriali”:

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

tenenza a due, per ora, distinti modelli:•Il Modello Germania (industrie 4.0) nascenel 2011 grazie alla iniziativa del governoTedesco con l’obiettivo di definire e im-plementare una strategia di digitalizzazio-ne della manifattura nazionale, da realiz-zarsi attraverso progetti di innovazione equindi di trasferimento tecnologico, su unorizzonte di 10-15 anni, per consegnareall’industria manifatturiera tedesca la lea-dership nei successivi decenni. •Il Modello USA (Advanced Manufacturing

Partnership - AMP) nasce nel giugno 2011grazie alla iniziativa dell’AmministrazioneObama. L‘AMP ha l’obiettivo di mettereinsieme soggetti diversi (imprese industria-li, agenzie federali, grandi nomi dell’ICT,centri di ricerca e università) per innovarela manifattura e per innalzare la capacitàcompetitiva USA. Nell’intenzione di AMPl’innovazione (IT, biotecnologie, nanotec-nologie) promuove la creazione di lavoroqualificato, aiutando le imprese america-ne nei processi di riduzione dei costi, mi-

glioramento della qualità e accelerazionedello sviluppo dei prodotti.In estrema sintesi:•il modello Germania si concentra sullastandardizzazione delle tecnologie indu-striali (macchine, impianti, processi); •il modello USA mette a fuoco il tema del-la condivisione delle piattaforme attraver-so l’interoperabilità dei servizi e il ricorsoalle tecniche relative ai big data. Nel dettaglio il confronto tra i due modelliè analizzato in tabella 12

y Oltre la buona fabbrica yT

ema

41

ELEMENTI

DEL MODELLO

Chiave di lettura

tecnologica

Organizzazioni

partecipanti

Governance

e finanziamenti

INDUSTRIE 4.0

al centro di Industrie 4.0 vi è il concetto di Cyber Physical

System (CPS), ottenuto attraverso la sensorizzazione (Industrial

IoT) dell’impianto (e del suo contesto operativo) e la costru-

zione di un “modello” che lo virtualizzi e consenta di monito-

rarlo, simularne il comportamento da solo o inserito in un

sistema più complesso per infine controllarlo in modo auto-

matico verso determinati obiettivi. Ad esempio, una vettura

con i suoi numerosi sensori, con un modello SW del veicolo

della sua dinamica e con un programma elettronico di corre-

zione della stabilità di marcia è un esempio di un CPS.

Ugualmente presenti nella lettura Industrie 4.0, ma forse

meno enfatizzate, sono le tecnologie che consentono una

integrazione informativa tra gli attori della catena del valore.

sfruttando la forza del ecosistema nazionale di ricerca e di

manifattura, il programma tedesco coinvolge sia aziende for-

nitrici di automazione (Siemens, Bosch, Festo, ecc., a loro

volta grandi aziende manifatturiere), sia aziende ICT (SAP,

ESG) sia i grandi nomi dell’industria automobilistica e di pro-

cesso, nonché i centri di ricerca nazionali (Acatech,

Fraunhofer Institute, ecc.), senza dimenticare le principali

associazioni industriali e sindacali del paese, attraverso una

piattaforma di condivisione grazie a cui i risultati conseguiti

nelle fasi di ricerca e sviluppo trovano rapido trasferimento

nei contesti di effettivo utilizzo.

Industrie 4.0 prevede un forte coordinamento centrale, affi-

dato ad uno Steering Committee, responsabile di definire le

strategie ed indirizzare i singoli gruppi di lavoro.

Lo Steering Committee è poi supportato da uno Scientific

Advisory Committee, con figure di spicco provenienti dal

mondo accademico, manifatturiero ed IT e da un Governing

Board, che supervisiona la definizione della strategia e le atti-

vità pubbliche (e.g. incontri con il policy maker ed i media).

Secondo le informazioni pubblicamente accessibili, solo in

avvio il programma Industrie 4.0 ha ricevuto finanziamenti

non inferiori a 200 milioni di euro.

ADVANCED MANUFACTURING PARTNERSHIP (AMP)

la lettura americana è rivolta alla creazione di una “Smart

Manufacturing Platform”:

basata su un approccio standard e collaborativo, questa piat-

taforma consentirà di integrare dati e processi manifatturieri

sia interni al singolo impianto (per analisi, misura e simula-

zione) sia esterni, così da consentire di integrare ed orche-

strare i processi di business di tutte le imprese coinvolte

nella value chain.

L’enfasi è quindi posta sull’integrazione tra sistemi, lascian-

do in secondo piano le tecnologie che operano sul processo

produttivo.

anche gli Stati Uniti vantano un ecosistema industriale d’ec-

cellenza, sia in termini di imprese fornitrici di tecnologia

(GE, Rockwell Automation, Moog), ICT (Cisco, HP, Intel,

IBM), sia in termini di aziende manifatturiere (P&G,

Caterpillar, GM, ecc.) sia in termini di centri di ricerca.

Se tutto l’ecosistema è ugualmente interessato, nel caso

americano l’enfasi è data alle grandi imprese ICT, per creare

quella piattaforma, in teoria aperta ed interoperabile tra le

varie industrie, che consenta davvero di rendere tangibile

l’integrazione tra risorse fisiche ed informative alla base

della quarta rivoluzione industriale.

rispetto al caso tedesco, l’approccio statunitense vede una

presenza molto meno forte del governo centrale. Così nel

2013 l’AMP ha creato diversi Manufacturing Innovation

Institutes (MIIs) che, basati su partnership pubblico-private,

sono quelli che poi lavorano su specifici temi di sviluppo e

trasferimento tecnologico. Il modus operandi americano

lascia maggiore spazio anche ad iniziative ancillari, come la

Smart Manufacturing Leadership Coalition (SMLC).

Secondo le informazioni pubblicamente accessibili, il gover-

no federale USA ha contributo con circa 70 milioni di dolla-

ri, a cui si aggiunge però una forte capacità di raccolta locale

e di autofinanziamento: ad esempio, il Digital Manufacturing

and Design Innovation Institute (DMDII), uno dei numerosi

MIIs, ha raccolto da solo oltre 200 milioni di dollari.

> Tabella n. 1 - Confronto tra il “modello Germania” ed il “modello USA”.

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settembre/ottobre 2016 www.qualitaonline.it

Verso Campania 4.0 (SmartManifacturing)Per valutare l’applicabilità dei modelli allarealtà della manifattura attiva nella regioneCampania ed in alternativa per proporreeventuali approcci personalizzati alla na-tura industriale del territorio è necessarioanalizzare la struttura delle imprese inCampania.Analisi della Struttura delle imprese inCampania – le dimensioniIn tabella 2 è evidenziato il numero totaledelle imprese registrate presso UNIONCA-MERE3

La tabella 3 riporta la suddivisione delleimprese secondo il criterio della forma giu-ridica e in particolare mette in evidenzache oltre la metà delle imprese sono impre-se individuali e solo poco più di un quartosono società di capitale. La tabella 4 mettein evidenza che il nucleo della manifatturaindustriale in Campania rappresenta menodel 10% dell’insieme delle imprese.Passando alla tabella 5 la dimensione occu-pazionale delle imprese da fonte INPS (ba-se di riferimento ridotta a 321.585 imprese)il valor medio di addetti totali per ciascunadelle 26.625 imprese del comparto di ma-nifatture industriali è pari a 6,3.La successiva tabella 6, sempre da fonteINPS, mette in risalto che il numero delleimprese di manifattura industriale con di-pendenti si riduce al 58% e il valor mediodi addetti dipendenti per ciascuna delle15.528 imprese del comparto di manifattu-re industriali è pari a 9,4. Confrontando leTabelle 5 e 6 possiamo affermare che perqueste imprese il valor medio di addetti to-tali è circa 10.Analisi della Struttura delle imprese inCampania – i dati economiciA partire dalla successiva tabella 7 si ana-lizzano le statistiche dei risultati economi-ci delle imprese misurate sul campione di30.586 bilanci 2014: sono riportati i valoriassoluti, medi e mediani.La sensibile differenza tra valori medi e va-lori mediani della produzione richiama ilcarattere di estrema frammentazione giàrilevato attraverso l’analisi dei dati struttu-rali e confermato dalla tabella 11 che for-nisce la distribuzione della produzione perclasse dimensionale d’impresa (grande,media, piccola, micro).Nonostante si possano riscontrare nella ta-

y Studi & Ricerche yT

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IMPRESE REGISTRATE PER STATUS AL 31/12/2015

imprese attive 473.817

Imprese inattive 46.280

Imprese sospese 465

Imprese con procedure concorsuali 16.496

Imprese in scioglimento/liquidazione 34.897

TOTALE REGISTRATE 571.955

Unità locali 98.462

TOTALE LOCALIZZAZIONI 670.417

> Tabella 2

IMPRESE REGISTRATE PER FORMA GIURIDICA AL 31/12/2015

SOCIETA' DI CAPITALE 149.133 26,1%

SOCIETA' DI PERSONE 94.744 16,6%

IMPRESE INDIVIDUALI 305.796 53,5%

COOPERATIVE 16.022 2,8%

CONSORZI 2.464 0,4%

ALTRE FORME 3.796 0,7%

TOTALI 571.955 100,0%

> Tabella 3

IMPRESE REGISTRATE PER SETTORE ECONOMICO AL 31/12/2015

Agricoltura e attività connesse 62.137 11,8%

Attività manifatturiere, energia, minerarie 49.349 9,4%

Costruzioni 67.340 12,8%

Commercio 202.037 38,5%

Turismo 38.048 7,2%

Trasporti e Spedizioni 15.819 3,0%

Assicurazioni e Credito 9.771 1,9%

Servizi alle imprese 47.143 9,0%

Altri settori 33.356 6,4%

Totale Imprese Classificate 525.000 100,0%

Totale Imprese Registrate 571.955

> Tabella 4

IMPRESE E ADDETTI TOTALI PER SETTORE ECONOMICO

settore n. imprese n. addetti totali v.m. x impresa

Agricoltura e attività connesse 26.796 63.191 2,4

Attività manifatturiere, energia, minerarie 26.625 167.202 6,3

Costruzioni 32.779 105.235 3,2

Commercio 144.460 292.138 2,0

Turismo 28.493 98.011 3,4

Trasporti e Spedizioni 8.940 69.975 7,8

Assicurazioni e Credito 6.998 19.375 2,8

Servizi alle imprese 22.857 103.632 4,5

Altri settori 23.637 90.209 3,8

Totale Imprese Classificate 321.585 1.008.968 3,1

Fonte: elaborazione dati INPS su imprese Registro Imprese

> Tabella 5

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bella 8, per il comparto delle attività mani-fatturiere, valori assoluti, medi e medianimigliori rispetto ai dati generali resta co-munque evidente la frammentazione dellacapacità produttiva. Altre conferme sullaframmentazione sono evidenziate nellesuccessive tabelle 9 e 10. Analizzando i da-ti di bilancio riportati in tabella 11 si trovaulteriori conferme di frammentazione e de-bolezza del sistema delle imprese in Cam-pania. I risultati migliori si rilevano nella fa-scia delle piccole imprese (EBIT circa 3,5%e Risultato Netto poco superiore all’1%).

La digitalizzazione delle imprese campane Per completare lo scenario di base dentrocui concepire i possibili programmi d’inno-vazione, analizzata la dimensione econo-

mica (fatturato, numero di addetti, …) del-le imprese in Campania, è necessario oraprendere in considerazione lo stato delladiffusione della digitalizzazione in Regione.In particolare l’osservazione riguarderà ledisponibilità tecnologiche, le competenzetecniche interne ed esterne e gli orienta-menti culturali del territorioDall’analisi delle tabelle 12 e 13 emergeuna prima fondamentale considerazione: leimprese Campane, e non solo, dimostranoun drammatico ritardo nella cultura digita-le e di conseguenza nelle strategie di tra-sformazione digitale. A sostegno di quanto affermato si eviden-ziano i seguenti punto:•Disponibilità delle infrastrutture ICT almomento sotto utilizzate,•Deficit di competenze tecniche organiz-

zative e gestionali all’interno delle impre-se – mancanza di consapevolezza dei bi-sogni digitali,•Limitata presidio degli spazi nei socialmedia da parte delle imprese,•Scarsa diffusione del sito web,•Ricorso significativo al CLOUD COMPU-

TING – approfondendo i dati emerge unapproccio limitato ai servizi a basso valo-re aggiunto (email, office, …) senza ade-guate politiche e strategie di outsourcingdei processi aziendali,•Mancanza d’integrazione dei normali si-stemi informativi (ERP; CRM) nelle impre-se•Dati scarsi e asimmetrici di vendite e ac-quisti online denotano insufficiente svi-luppo delle forme di e-business,•Irrilevanza dell’impiego delle tecnologieIOT/IOE,Incompatibilità della pressione sui costi congli investimenti digitali – orientamento ingenerale nelle imprese a considerare le ICTcome barriera del mercato e non come fat-tori abilitanti.

Confronto tra territorio e modelliDalla definizione dei modelli (Germania/USA), analisi delle variabili economiche ediffusione delle tecnologie digitali nelle im-prese Campane si sviluppa nella seguentetabella 14 il confronto tra ipotetiche appli-cazioni dei due modelli in CampaniaDall’analisi dei contenuti della tabellaemergono non poche difficoltà nell’appli-cazione in Campania di uno qualunque deidue modelli. Nell’immediato tali difficoltàsembrano insuperabili e suggeriscono unapprofondimento concettuale nella ricercadi possibili mediazioni tra i due modelli edunque di una via originale del territorioper la trasformazione digitale delle imprese.

Cultura e strategia per Campania 4.0La frammentazione del panorama indu-striale in Campania non è uno scherzo delcaso bensì il retaggio di una cultura perico-losamente attardata sui difficili percorsi del-l’innovazione tecnologica.Una Politica capace di assumere la leaders-hip culturale del cambiamento e una bendefinita agenda digitale regionale possonoinsieme innescare il processo virtuoso che

y Oltre la buona fabbrica yT

ema

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IMPRESE E ADDETTI DIPENDENTI PER SETTORE ECONOMICO

settore n. imprese n. dipendenti v.m. x impresa

Agricoltura e attività connesse 10.943 39.959 3,7

Attività manifatturiere, energia, minerarie 15.528 146.403 9,4

Costruzioni 19.280 82.495 4,3

Commercio 38.373 151.585 4,0

Turismo 15.617 69.885 4,5

Trasporti e Spedizioni 5.754 64.201 11,2

Assicurazioni e Credito 1.474 12.668 8,6

Servizi alle imprese 11.371 88.185 7,8

Altri settori 11.080 70.563 6,4

Totale Imprese Classificate 129.420 725.944 5,6

Fonte: elaborazione dati INPS su imprese Registro Imprese

> Tabella 6

PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI DELLE SOCIETÀ - ANNO 2014

Fonte: archivio bilanci XBRL-inbalance: elaborazioni su 30.586 bilanci dell'anno 2014.

Sono considerate le società quotate, IAS e le non obbligate XBRL, Elaborazioni al 04/04/2016.

> Tabella 7

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supera il concetto d’impresa castello e aprealla nuova dimensione dell’impresa rete.Nell’impresa rete i nuovi spazi condivisigrazie alle ICT possono favorire coopera-zione nelle supply chain, trasparenza dellerelazioni, condivisione di obiettivi, scambidi conoscenze. Tali processi di contamina-

zione sono la necessaria premessa del su-peramento delle anacronistiche barriereculturali e delle conseguenti frammentazio-ni del tessuto produttivo locale.Le considerazioni fatte, la lettura del Dise-gno di legge recante “Legge annuale disemplificazione 2016 - Manifattur@ Cam-

pania: Industria 4.0” e la lettura dell’Audi-zione Industria 4.0 del Ministro dello Svi-luppo Economico Carlo Calenda presso laCamera dei Deputati ci spingono a passaredalle analisi alle proposizioni.Per una discussione, che speriamo prossi-ma, sul futuro digitale del territorio ritenia-

y Studi & Ricerche y44

> Tabella 8

VALORI DEI PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI DELLE SOCIETÀ PER SETTORE ECONOMICO - ANNO 2014

VALORI MEDI DEI PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI DELLE SOCIETÀ PER SETTORE ECONOMICO - ANNO 2014

VALORI MEDIANI DEI PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI DELLE SOCIETÀ PER SETTORE ECONOMICO - ANNO 2014

Tem

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

mo utile avanzare la seguente propostaoperativa capace di coniugare sia la speri-mentazione per lo sviluppo dell’impresa re-te digitale sia la realizzazione della piatta-forma Campania 4.0:Sviluppo di un unico programma regionaleche preveda: •Costituzione di un’unica Cabina di regiaper l’attuazione del programma.•Articolazione dello “sviluppo dell’impresarete digitale” in quattro progetti :1.Manifattura2.Turismo – beni culturali3.Servizi avanzati alle imprese4.Agricoltura bio, verde e tecnologie.•Individuazione del soggetto leader aggre-

gatore dell’impresa rete per ciascun pro-getto - campione digitale.•realizzazione della piattaforma Campania4.0 per condividere la conoscenza nel-l’Urban Manufacturing (UM).Campania 4.0 è concepita per essere lapiattaforma informatica volta alla divulga-zione delle conoscenze, acquisite in ambi-to nazionale e internazionale e indirizzataa un’utenza diffusa in un perimetro di UMper la contaminazione culturale, sviluppotecnologico ed economico del territorio.La piattaforma prevede l’accesso secondoopportuni criteri di profilazione che con-sentano un’adeguata gestione degli utenti edei criteri di ricerca delle informazioni

semplificata in base alla profilazione.La piattaforma deve prevedere modalità diaccesso e navigazione facili e intuitive volteall’uso diffuso e non necessariamente spe-cialistico, per cui particolare attenzione de-ve essere dedicata alle interfacce uomo-piattaforma e alle rappresentazioni delle in-formazioni. Al pari semplificata deve essere la gestionedell’introduzione dei contenuti da parte deipossessori con il coinvolgimento quantopiù diffuso delle competenze.La piattaforma è suddivisa in sezioni d’uso:•Sezione competenze. In questa sezionedevono essere rese disponibili le compe-tenze presenti nel PERIMETRO UM (uni-versità, centri di ricerca e trasferimentotecnologico, studenti, imprese, professio-nalità ecc.): ciascun Possessore di compe-tenze profilato secondo specifici formatcondivide con la comunità i propri asset.L’accesso deve avvenire attraverso sempli-ci chiavi di ricerca che consentano la piùcompleta navigazione.•Sezione ricerca e innovazione. In questasezione sono rese disponibili le evidenzedelle esperienze dirette dei soggetti dellacomunità in attività di ricerca, innovazio-ne e trasferimento tecnologico. Tali evi-denze, opportunamente validate, sarannovolontariamente rese pubbliche attraversola piattaforma. Le modalità di accesso de-vono perseguire come caratteristica pro-pria della piattaforma la facile e completa

y Oltre la buona fabbrica yT

ema

45

VALORE DELLA PRODUZIONE DELLE SOCIETÀ PER FORMA GIURIDICA - ANNO 2014

Fonte: archivio bilanci XBRL-inbalance: elaborazioni su 30.586 bilanci dell'anno 2014 e

30.586 bilanci dell'anno 2013. Sono considerate le società quotate, IAS e le non obbligate

XBRL, quotate, IAS e le non obbligate XBRL, Elaborazioni al 04/04/2016. Sono considerate

società in UTILE se il valore è ≥ 0; in PERDITA se < 0

> Tabella 9

> Tabella 10

VALORE DELLA PRODUZIONE DELLE SOCIETÀ PER SETTORE DI ATTIVITÀ ECONOMICA - ANNO 2014

Fonte: archivio bilanci XBRL-inbalance: elaborazioni su 30.586 bilanci dell'anno 2014. Sono escluse le imprese "Non classificate" ovvero le

imprese prive del codice di attività economica. Sono considerate le società quotate, IAS e le non obbligate XBRL, quotate, IAS e le non obbligate

XBRL, Elaborazioni al 04/04/2016. Sono considerate società in UTILE se il valore è ≥ 0; in PERDITA se < 0

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settembre/ottobre 2016 www.qualitaonline.it

navigazione, in relazione con le caratteri-stiche di profilazione.•Sezione nel mondo. In questa sezione so-no riportate i link alle evidenze nel webcatturate da opportuni motori di ricercacorrelate alle tematiche proprie della co-munità. Le modalità di accesso devono perseguirecome caratteristica propria della piattafor-ma la facile e completa navigazione, inrelazione con le caratteristiche di profila-zione.•Sezione pubblicazioni. In questa sezionesono resi disponibili gli ABSTRACTS dellepubblicazioni scientifiche attinenti ai temidell’innovazione propri della comunità.Le modalità di accesso devono perseguirecome caratteristica propria della piattafor-ma la facile e completa navigazione, inrelazione con le caratteristiche di profila-zione.•Sezione Social. In questa sezione sonodisponibili discussioni di gruppo su tema-tiche pertinenti alle finalità della comuni-tà, disciplinate e amministrate, favorendola contaminazione culturale e la parteci-pazione per la divulgazione della cono-scenza.•Sezione Open Innovation. In questa se-zione è progettata una piazza telematicain cui si possano incontrare bisogni inno-vativi e offerte di soluzioni, garantendo lariservatezza delle soluzioni nelle fasi dellatrattativa, consentendone la pubblicazio-ne nella sezione ricerca e innovazione,dopo la fase della commercializzazionesecondo la corretta tutela della proprietàintellettuale.•Sezione Openness5. In questa sezione so-no disponibili discussioni di gruppo sulletematiche dell’OPENNESS in generale edelle tecnologie aperte in particolare (spe-rimentazioni, esperienze d’uso ...) coeren-temente disciplinate e amministrate, favo-rendo la contaminazione culturale e lapartecipazione per la divulgazione dellaconoscenza.La piattaforma deve prevedere l’emissionedi newsletter agli utilizzatori secondo i cri-teri di interesse, consenso e periodicitàespressi nella profilazione. La piattaformadeve prevedere la modifica progressiva deiprofili su specifico intervento dell’utilizza-tore e su adattamento dinamico della profi-lazione secondo le abitudini di uso.

y Studi & Ricerche y46

PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI DELLE SOCIETÀ PER CLASSE DIMENSIONALE - 2014

Fonte: archivio bilanci XBRL-inbalance: elaborazioni su 30.586 bilanci dell'anno 2014.

Sono considerate le società quotate, IAS e le non obbligate XBRL, quotate, IAS e le non obbli-

gate XBRL, Elaborazioni al 04/04/2016.

Classificazione in base al: Valore della produzione

N.D. < 0

Micro imprese >= 0 e <= 2.000.000

Piccole imprese > 2.000.000 e <= 10.000.000

Medie imprese > 10.000.000 e <= 50.000.000

Grandi imprese > 50.000.000

> Tabella 11

> Tabella 12

Tem

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

ConclusioniL’analisi e la proposta sono contributi ini-ziali per avviare prima una riflessione sultema della trasformazione digitale in Cam-pania e poi un confronto tra le Parti interes-sate alla buona innovazione: cambiarel’impresa per andare oltre la buona fabbri-ca e realizzare con equilibrio lo sviluppoeconomico e culturale per tutto il territorio. Per questo cambiamento e per questa rea-lizzazione il gruppo di lavoro “Responsabi-lità digitale6” cui partecipiamo si proponedi stimolare e facilitare l’avvio del percorso

culturale necessariamente propedeutico perogni strategia di trasformazione digitale.

n NOTE1 Articolo pubblicato sul numero 4/luglio-agosto 2016

della Rivista QUALITÀ.

2 I contenuti della tabella sono stati tratti e rielaborati

dall’articolo (http://www.agendadigitale.eu/competen-

ze-digitali/industry-40-grossi-investimenti-richiesti-l-

esempio-di-usa-e-germania_1924.htm) di Giovanni

Miragliotta, Alessandro Perego, Marco Taisch [Politec-

nico di Milano].

3 Le tabelle riportate (numerate da 2 a 13) sono tratte

dallo studio “Le dinamiche economiche della regione

Campania nel 2014 e le prime prospettive per il

2015” e dai relativi allegati. Il lavoro è stato realizzato

dall’Unione regionale delle Camere di commercio, in

collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne.

4 Federico Butera, Gianfranco Dioguardi - L'Impresa re-

te e le reti d'impresa. La nascita di un nuovo paradig-

ma organizzativo: una Storia e un futuro da innovare -

Il workshop dell'Istituto IRSO a Camogli nel 1988.

Federico Butera - Il castello e la rete. Impresa, orga-

nizzazioni e professioni - FrancoAngeli, 1990.

Gianfranco Dioguardi - LE IMPRESE RETE Bollati Bo-

ringhieri, 2007.

y Oltre la buona fabbrica yT

ema

47

I 41 INDICATORI DI DIFFUSIONE DELLA TECNOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE NELLE IMPRESE CAMPANE E IN ITALIA (% DI IMPRESE

CHE DICHIARANO DI REALIZZARE QUELLA'ATTIVITÀ). ANNO 2014

> Tabella 13

Indicatore Campania Italia

Imprese che impiegano esperti ICT 10,3 15,2

Imprese che hanno assunto o hanno provato ad

assumere personale con competenze specialistiche ICT 3,3 4,2

Imprese che dispongono di una connessione a internet 98,5 98,2

Imprese che utilizzano connessioni in banda larga fissa

o mobile 93,3 95,0

Imprese che utilizzano connessioni in banda larga fissa 90,3 93,5

Imprese che utilizzano connessioni banda larga mobile 54,6 60,0

Imprese con connessione a internet che hanno una

connessione in banda larga fissa di meno di 10 Mbit/s 65,2 66,0

Imprese con connessione a internet che hanno una

connessione in banda larga fissa da 10 a 30 Mbit/s 18,6 21,1

Imprese con connessione a internet che hanno una

connessione in banda larga fissa con almeno 30 Mbit/s 16,2 12,8

Imprese con addetti provvisti di dispositivi portatili con

tecnologia di connessione mobile forniti dall’impresa

per finalità lavorative 63,5 66,8

Imprese con più del 10% di addetti provvisti di

dispositivi portatili con tecnologia di connessione

mobile forniti dall’impresa per finalità lavorative 30,8 38,1

Imprese con più del 20% di addetti provvisti di

dispositivi portatili con tecnologia di connessione

mobile forniti dall’impresa per finalità lavorative 14,9 19,5

Imprese che hanno un sito web 60,4 69,2

Imprese che utilizzano almeno un social media 27,9 31,8

Imprese che utilizzano un solo social media

(sul totale imprese che utilizzano social media) 70,1 62,9

Imprese che utilizzano i social network 26,1 29,3

Imprese che utilizzano siti web di condivisione

di contenuti multimediali 8,2 10,3

Imprese che inviano fatture elettroniche ad altre imprese

o P.A. in un formato adatto alla elaborazione

automatica dei dati (eInvocie) 7,1 5,4

Imprese che inviano fatture elettroniche ad altre imprese

o P.A. in un formato non adatto alla elaborazione

automatica dei dati (pdf, jpg, tif, email, ecc.) 47,7 56,7

Indicatore Campania Italia

Imprese che fatturano solo in modalità cartacea 8,7 8,2

Imprese che utilizzano sistemi ERP 33,5 37,2

Imprese che utilizzano applicazioni CRM per finalità

di raccolta, archiviazione e condivisione 22,7 28,2

Internet delle cose: uso di RFID 9,4 10,5

Imprese che acquistano servizi di cloud computing 41,4 40,1

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

servizi di posta elettronica 38,3 34,5

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

software per ufficio 21,1 16,5

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

applicazioni software di finanza e contabilità 14,1 13,4

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

archiviazione di file 12,4 12,7

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

hosting di database dell’impresa 12,0 11,1

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

applicazioni software CRM per gestire le informazioni

relative ai propri clienti 5,3 5,8

Imprese che acquistano servizi di cloud computing:

potenza di calcolo per eseguire il software dell’impresa 3,2 3,2

Imprese che acquistano solo la posta elettronica come

servizio di cloud computing 13,4 12,2

Imprese che utilizzano servizi cloud su server condivisi

(cloud pubblico) 26,7 28,2

Imprese che utilizzano servizi cloud su server riservati

(cloud privato) 15,6 14,4

Imprese che effettuano vendite e/o acquisti on-line 34,5 42,5

Imprese che vendono on-line 7,9 8,2

Imprese che raccolgono ordini di vendita via web 6,9 6,3

Imprese che raccolgono ordini di vendita attraverso

sistemi EDI 2,0 2,6

Imprese che acquistano on-line 31,5 39,6

Imprese che vendono via web a consumatori privati 5,4 5,0

Imprese che vendono via web ad altre imprese

o alla Pubblica Amministrazione 3,8 3,6

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5 Atteggiamento di pensiero e azione caratterizzato da

trasparenza, partecipazione, simmetria informativa, li-

bero accesso alla conoscenza, gestione cooperativa e

processo decisionale decentrato e condiviso (tratto da

https://en.wikipedia.org/wiki/Openness)

y Oltre la buona fabbrica y48

Caratteri

principali

Punti di forza

Punti di

debolezza

Minacce

Opportunità

MODELLO GERMANIA

•Facilità di setup dei sistemi nell’impresa - Standard noti e ap-plicabili in termini di conoscenza - focus su macchine, im-

pianti e processi di fabbrica

•Facilità di governo centralizzato per le (POCHE) grandi impre-se presenti sul territorio

•Supply chain attive senza la presenza di grandi imprese leadersul territorio

•Frammentazione del panorama industriale – insufficiente di-mensione media delle aziende

•Scarsità di risorse economiche e finanziarie •Scarsità di risorse di conoscenza condivisa•Separazione tra mondo industriale, mondo della ricerca e tra-sferimento tecnologico – ecosistema debole

•Nuovi modelli entranti (Cina, Giappone, …)•Velocità del cambiamento della fabbrica in atto•Fonti tecnologiche esclusivamente tedesche (BOSCH, SIE-MENS, SAP, …) - Colonizzazione Germania

•Crescita delle imprese del territorio integrate nelle supplychain governate dai leader tedeschi

•Crescita delle imprese del territorio capaci d’interpretare ilruolo di leader

MODELLO USA

•Disponibilità delle infrastrutture digitali del territorio necessa-rie per le piattaforme dei servizi

•Accessibilità a possibili piattaforme dei servizi capaci di col-legare in rete gli oggetti – interconnessione globale IOT/IOE

•Facilità di governo cooperativo per le PMI e le reti d’impresa •Riconosciuta competenza dei profili tecnici dei laureati inRegione (evidenze APPLE, CISCO)

•Deficit di cultura digitale delle imprese•Bassa capacità di generare-utilizzare i dati nelle imprese•Scarsità di risorse economiche e finanziarie •Scarsità di risorse di conoscenza condivisa•Debolezza dell’offerta di servizi a valore aggiunto per le im-prese – immaturità dello spazio digitale condiviso da imprese

e enti – ecosistema debole

•Velocità del cambiamento del modello dei servizi•Fonti tecnologiche esclusivamente USA (CISCO, APPLE, IBM,…) - Colonizzazione USA

•Crescita delle imprese italiane capaci di adottare da subito inuovi modelli di relazione e cooperazione

•Nascita e consolidamento di Startup basate sull’open innova-tion e sui trattamenti dei dati

CONFRONTO DEI CARATTERI PRINCIPALI PER L’APPLICAZIONE IN CAMPANIA

> Tabella 14

> Figura 2 - L’impresa Castello > Figura 2 - L’impresa Rete4

BRUNO ESPOSITOFORUM Permanente della Responsabilità

Sociale in Campania

[email protected]

VALERIO TETApresidente Comitato per la Qualità del Software

e dei Servizi IT di AICQ

[email protected]

Tem

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

Il presente articolo intende fornire unapanoramica sulle questioni legate allarealizzazione delle politiche per la Conci-liazione Lavoro-Famiglia nel contestoaziendale, incluse quelle inerenti al Wel-fare e alle relative opportunità di defisca-lizzazione. Vengono qui illustrati il sistema di gestio-ne per la Conciliazione Lavoro-Famigliasviluppato dall’omonimo Comitato AICQ,il relativo sistema di riconoscimento diparte terza, messo a punto congiuntamen-te da AICQ e Certiquality, così come levariabili normative e culturali che mag-giormente ne influenzano il successo. Sia nel caso del presente articolo sia nelladescrizione del sistema di gestione si èscelto di privilegiare il termine Concilia-zione Lavoro-Famiglia (Conciliazione LF),per porre in primo piano il mondo del la-voro e per focalizzare gli aspetti di curafamigliare; la stessa metodologia tuttaviapuò fungere – come già è avvenuto inpassato – da piattaforma per programmidi Conciliazione Vita-Lavoro o programmicon altro titolo.Per entrare nella problematica della Con-ciliazione è utile calarsi nella seguenti duesituazioni che possono essere considerateemblematiche anche per tanti altri casi:

CASO 1: ci troviamo in un call center diuna rinomata multinazionale che erogaassistenza tecnica di elevato livello versoclienti di tutti i paesi europei. Tra i 26 ad-detti al servizio, tutti laureati plurilingue,si trovano 18 donne e 8 uomini, tutti conuna età compresa tra i 24 e 40 anni. Re-sponsabile del call center è una donna,dei due capi turno il primo è anch'essouna donna, mentre il secondo è un uo-

mo. L’ambiente di lavoro è giovanile, mo-derno e accogliente, si pratica uno stile dileadership e di comunicazione piuttostoattento alla persona, che cerca di coinvol-gere e motivare il personale. Tra le 18 gio-vani donne nessuna è ha figli.

CASO 2: azienda di brokeraggio finanzia-rio con 22 dipendenti, 12 donne e 10 uo-mini, consapevole del valore del capitaleintellettuale rappresentato dall’esperienzaprofessionale e aziendale del suo perso-nale. Di conseguenza non solo punta adassicurare flessibilità di servizio ai clienti,ma cerca anche di soddisfare i bisogni diflessibilità dei propri dipendenti. La dire-zione ha demandato la pianificazione egestione dei turni di lavoro allo stesso per-sonale, all’interno del quale nascono nonpochi conflitti circa gli orari in cui presta-re servizio. Quando il gruppo cerca di ac-cogliere le richieste di una collaboratrice,madre di due bambini piccoli, nasce l’o-biezione da parte di una collega: «siamouguali e non capisco perché vi debbanoessere dei privilegi. I bambini sono affareprivato».Nonostante le situazioni lavorative dellelavoratrici-madre – diversamente rispettoa quanto accade per il tema dell’occupa-zione femminile in generale – sia solo li-mitatamente presente nell’attuale dibattitoculturale, durante gli ultimi anni, sia a li-vello politico sia nel mondo delle azien-de, si registra una crescente sensibilitàverso la questione della Conciliazione tralavoro e famiglia. Il riconoscimento dellaquestione specifica delle donne e (seppurin misura minore) degli uomini con bam-bini piccoli e/o genitori anziani a carico èpercepito in modo sempre più prioritario

in Italia come in tutte le società sviluppa-te. Per questo motivo esso è in crescentemisura oggetto di apposite politiche: daparte del Ministero per la famiglia a livel-lo nazionale, di diversi Assessorati regio-nali e comunali, dei consiglieri per le pariopportunità ai vari livelli, nonché di Con-findustria. La maggior parte delle politiche promossea livello pubblico si è fino ad ora ispirataalla cultura di management anglosassonee alla logica del benchmarking ed è voltaal riconoscimento e alla premiazione del-le Buone Pratiche.Allo stesso tempo le aziende continuanoa stentare nel trovare modalità per gestireconcretamente la tematica e in particolareper integrarla nell’“ordinario” sistema dimanagement dell’azienda. Per questa ra-gione fino ad oggi gli obiettivi e le attivitàrivolti alla Conciliazione LF continuano aessere trainati dalla “buona volontà” delleaziende e dei responsabili, più che da unapproccio sistematico, rimanendo di con-seguenza esperienze spesso sporadiche. Per questo motivo l’attenzione, sia deglienti politici sia degli altri attori coinvoltinel tema, si sta spostando in misura cre-scente dalla logica del benchmarking, os-sia del riconoscimento delle Best Practice(di poche organizzazioni eccellenti) di cuisopra (Premi banditi dalle Amministrazioniterritoriali, dalle associazioni di categoriaecc.), sempre più verso approcci di naturagestionale-sistemica. Su tale piano, ossiaquello dell’approccio gestionale-azienda-le, volto a integrare la Conciliazione LFnell’ordinaria prassi gestionale aziendaledal 2005, la Provincia Autonoma dell’AltoAdige promuove il formato Audit Famigliae Lavoro (Audit Beruf und Familie) della

49y Studi & Ricerche y

Sistema di gestione per laConciliazione Lavoro-Famiglia

>> michael GAlStEr

Tem

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settembre/ottobre 2016 www.qualitaonline.it

Fondazione Hertie, modello organizzativoper la Conciliazione LF di origine tedescae attualmente il maggiormente diffuso inEuropa. La licenza per l’utilizzo di tale for-mato in Italia invece è rimasta circoscrittaalla sola Provincia di Bolzano e alla Re-gione Veneto. Nell’adiacente ProvinciaAutonoma di Trento ha trovato applicazio-ne un modello del tutto simile a quello diBolzano con la denominazione FamilyAudit. Tale formato, nell’ambito di un pro-getto sperimentale viene promosso sull’in-tero territorio nazionale dalla PubblicaFunzione per la Famiglia.Nel 2011 si è costituito a livello naziona-le un gruppo di lavoro presso l’Associa-zione Italiana Cultura Qualità (AICQ) che,riprendendo le esperienze pregresse in te-ma di sistemi di gestione di cui sopra, hasviluppato, congiuntamente all’organismodi certificazione Certiquality, per la primavolta un modello organizzativo per laConciliazione Lavoro-Famiglia. Tale siste-ma, diversamente quindi dalle iniziativemenzionate, nasce prettamente nell’ambi-to del “privato” ed è a tutti gli effetti certi-ficabile di parte terza. Il modello AICQ è fortemente ispirato allametodologica del Livello 1 di eccellenzaEFQM (“Impegno per l’Eccellenza”), for-mato di comprovata efficacia per quantoriguarda l’innescamento di processi di mi-glioramento continuo a livello aziendale. Per quanto riguarda le istanze pubblichedirettamente o indirettamente interessateal tema, il nuovo modello organizzativoha ottenuto il supporto attivo da parte del-la Direzione Centrale “Politiche del Lavo-ro, Sviluppo Economico e Università” delComune di Milano. Contemporaneamen-te, nel periodo 2012-2014 un analogomodello organizzativo è stato adoperatodalla Regione Lombardia, la quale, attra-verso l’agenzia Cestec nell’ambito delprogetto “Conciliazione vita-lavoro nellePMI”, ha sostenuto più di cento aziendeattraverso l’erogazione di consulenza or-ganizzativa per la Conciliazione. Fino a poco tempo fa, infatti, i contributida parte degli enti pubblici hanno rappre-sentato il principale "motore" per la diffu-sione di sistemi di gestione per la conci-liazione nelle imprese, specie per quantoriguarda il cosmo delle PMI. Dalla fine2015, con la legge di stabilità per il 2016,

che prevede ampie possibilità di defisca-lizzazione per il welfare familiare, lo sce-nario registra un profondo cambiamento.Qui vengono rese disponibili ai fini delwelfare le somme erogate nell'ambito delsalario di produttività fino a un tetto di2.000 Euro per lavoratore e, qualora sianoattivi gruppi di lavoro paritetici dedicati almiglioramento delle prestazioni aziendali,fino a un massimo di 2.500 Euro. Con ciòle imprese non solo si possono avvalere diulteriori strumenti per una mirata politicadi retribuzione, ma anche di significativerisorse da dedicare all'erogazione di pre-stazioni sociali nell'ambito del welfareaziendale e delle politiche per la concilia-zione, senza che ne nascano costi aggiun-tivi a carico dell'impresa. Il modello organizzativo e sistema di rico-noscimento Conciliazione LF si propongo-no di mettere quindi a disposizione delleaziende e di altre organizzazioni una gui-da pratica per la pianificazione, l’attuazio-ne e il controllo delle necessarie politichein tema di Conciliazione e Welfare.Il sistema di gestione per la ConciliazioneLF costituisce uno standard volontario,che si propone come “sottosistema di ma-nagement” affine, seppure con un caricogestionale inferiore, ad altri sottosistemigestionali legati a processi di riconosci-mento (quali quelli per la qualità, l’am-biente, la sicurezza, ecc.) già esistenti nel-la maggior parte delle organizzazioni.

L’implementazione del sistema è articola-to in due macrofasi: a) in una prima fase, per facilitare all’or-ganizzazione applicatrice del sistemal’interpretazione e l’utilizzo dei dati edelle informazioni emersi mediantel’analisi, si effettua un’autovalutazioneorganizzativa per mezzo di un’apposi-ta “Guida all’autovalutazione” e di altristrumenti già ampiamente diffusi, tracui il questionario del Premio FamigliaLavoro Lombardia.Da tale autovalutazione emergono inmodo chiaro sia le Buone Pratiche giàesistenti sia i potenziali di sviluppo fu-turo non ancora sfruttati. A fronte di ta-le quadro ottenuto attraverso un pro-cesso strutturato, un apposito gruppodi lavoro (spesso sotto il nome di Co-mitato Conciliazione aziendale) svilup-pa i possibili futuri obiettivi in tema diConciliazione-Welfare e individua lerelative azioni per il raggiungimentodei medesimi.

b) Nella seconda fase il Piano di Conci-liazione LF viene sottoposto all’appro-vazione dell’Alta Direzione, la qualeassegna obiettivi e responsabilità aimanager di competenza che provvede-ranno all’attuazione di quanto previstonel Piano. A conclusione di questa fasedel processo viene elaborato il Pianod’intervento secondo le logiche e i me-todi del miglioramento continuo.

y Studi & Ricerche yT

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> Figura 1 - Il processo di Riconoscimento IxCLF

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Qualora desiderato o richiesto dalla com-mittenza – ad esempio nell’ambito dibandi pubblici – può essere avviato il pro-cesso di riconoscimento di sistema di par-te terza. In tal caso, in analogia alla ver-sione italiana del Livello 1 di EccellenzaEFQM, il Piano d’intervento viene sotto-posto all’approvazione preliminare daparte dell’organismo di certificazione el’azienda inizia successivamente l’attua-zione di quanto previsto nei Piani. Nel caso della certificazione, a circa seimesi dall’approvazione dei Piani si svolgeuna visita in loco da parte dello stesso en-te di valutazione in cui, oltre alla coeren-za delle politiche rivolte ai collaboratori eall’idoneità del Piano degli obiettivi e del-le azioni individuate, viene verificato l’ef-fettivo avvio delle attività pianificate. Incaso di esito positivo, l’azienda consegueil riconoscimento di “Impegno per laConciliazione LF” (IxCLF) che attesta lacorrettezza del processo fino a questopunto attraversato. È previsto che tale ri-conoscimento, senza che l’azienda debbasostenere ulteriori attività o doveri docu-mentali, potrà essere tramutato in una cer-tificazione a pieno titolo, da cui prenderàil via il classico iter di mantenimento neltempo e di rinnovo alla scadenza di treanni. Il percorso di riconoscimento di parte ter-za “Impegno per la Conciliazione LF”(IxCLF) (fig 1).Trattandosi di uno standard sostanzial-mente volontario, il sistema di riconosci-mento s’intende in un’ottica di Eccellenzapiuttosto che di Compliance, lasciandointeramente alle aziende la scelta dellemisure in tema di Conciliazione e Welfa-

re da adottare in funzione dei propri busi-ness issues e delle proprie risorse. Considerati l’apertura e l’interesse per laquestione della Conciliazione LF dimo-strati da molti attori politici ed economiciattivi a livello regionale e nazionale, lenumerose Best Practice e il relativoBenchmarking (soprattutto i Premi Conci-liazione) già in essere, si prevede di in-contrare un terreno fertile per la diffusio-ne dello strumento manageriale Concilia-zione Lavoro-Famiglia, da configurarsi co-me sottoinsieme delle politiche di Re-sponsabilità Sociale dell’Impresa (RSI).La Conciliazione LF è un’opportunità perdimostrare come un sostenibile successoeconomico a livello aziendale possa an-dare di pari passo con la ResponsabilitàSociale d’Impresa creando benefici suambedue i lati, come già dimostrato damolte aziende dove la Conciliazione LF,ponendo in primo piano e come punto dipartenza il benessere delle persone, hacoinciso con la sostenibilità del successoaziendale stesso.Questa correlazione trova infatti riscontronel generale ottimo ritorno dell’investi-mento (per esempio in termini di riduzio-ne delle assenze per malattia, del turn-over e del conseguente costo di recluta-mento) e in particolare nella maggioresoddisfazione del personale, così comenel più elevato “commitment emotivo”verso l’azienda (con effetti indiretti sullaproduttività e sulla qualità delservizio/prodotto), come testimoniato dal-le aziende applicatrici del sistema e con-validato da ricerche effettuate su numero-se aziende all’estero.In particolare, da una ricerca effettuata

nel 2008 su un campione di 1001 azien-de manifatturiere in Germania1 risultache le 250 aziende più family friendlyraggiungono in tutti e 11 gli indicatori ri-levati migliori performance rispetto allamedia del campione (indicazioni in + %)(grafico 1). In tale ottica, il processo a grandi lineequi descritto intende dar corpo a quantomaturato a livello culturale e politico intema di Conciliazione Lavoro-Famiglia,Pari Opportunità e politiche di genere,mettendo a disposizione degli attori inte-ressati, tra cui in primo piano le stesse im-prese, un modello organizzativo in gradodi assicurare la sostenibilità delle medesi-me politiche all’interno delle aziende.Come noto, una parte considerevole delcosto che devono sostenere le giovani fa-miglie per i figli, più che dai costi diretti èrappresentata dal costo di opportunità so-stenuto, che consiste a sua volta nellestesse mancate opportunità di lavoro daparte dei genitori, in prevalenza delle ma-dri. Abbassare tale costo attraverso unapolitica di Conciliazione a livello azien-dale non risolve certamente tutti i proble-mi, ma può fornire un importante contri-buto a migliorare la situazione di moltissi-me famiglie, in particolare di moltissimelavoratrici-madri.Sul versante delle imprese invece, la pro-duttività e spesso la loro stessa sopravvi-venza dipendono oggi più che mai dallaproduttività dei suoi dipendenti. In questaottica è fondamentale avere lavoratori ilpiù possibile mentalmente presenti sul la-voro, ovvero liberi da preoccupazioni evi-tabili, riguardanti la conciliabilità del la-voro con la vita familiare, al fine di creareuna situazione win-win.

n NOTE1 Schneider, Helmut / Gerlach, Irene / Juncke, David /

Krieger, John (2008): Betriebswirtschaftliche Ziele

und Effekte einer familienbewussten Personalpolitik

(Obiettivi aziendali ed effetti di una Politica del per-

sonale family-friendly), Università Münster e Stein-

beis-Zentrum Berlin, FFP-Arbeitspapier 5 / 2008.

y Sistema di gestione per la Conciliazione Lavoro-Famiglia yT

ema

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MICHAEL GALSTERpresidente Comitato

“Conciliazione Lavoro-Famiglia” di AICQ

[email protected]

> Grafico 1

settembre/ottobre 2016

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settembre/ottobre 2016 www.qualitaonline.it

Il Regolamento, senza necessità di recepi-mento con atti nazionali, garantisce unadisciplina sulla protezione dei dati perso-nali uniforme ed omogenea in tutta la UE.Per l’Italia, sostituisce il “Codice Privacy”in vigore dal 1° Gennaio 2004.Rispetto alla proposta originaria, ormai delgennaio 2012, sono stati mantenuti alcunipunti cardine, come il diritto all’oblio e al-la portabilità dei dati, le notifiche di viola-zione agli utenti e alle autorità nazionali,le modalità semplificate di accesso ai datipersonali e la possibilità per le imprese dirivolgersi a un’unica autorità di vigilanza,ma ne sono stati aggiunti molti altri volti inparticolare ad adattare la legislazione UEalle nuove tecnologie e all’uso sempre piùmassiccio che si fa di internet. Proprio a causa del continuo incrementodi dati in rete e di sempre più fitte connes-sioni tra i diversi Paesi del mondo si è volu-to, infatti, anche regolamentare la diffusio-ne dei dati personali all’esterno dell’Unio-ne Europea.Maggiore sarà, inoltre, la protezione deidati su internet con alcuni vincoli restrittivisui meccanismi di profiling, e non da ulti-mo viene fatto obbligo dell’utilizzo di un

linguaggio chiaro nelle regole relative allaprivacy, senza dimenticare che i fornitoridi servizi internet saranno chiamati a ri-chiedere un consenso esplicito prima di unqualsiasi utilizzo dei dati personali dei pro-pri clienti.Anche per le piccole e medie imprese cisono interessanti novità che mirano a buro-crazie più snelle con positivi tagli ai costi.Pensiamo, solo per fare un esempio, allacaduta dell’obbligo della notifica alle auto-rità di vigilanza, ma non solo. La figura del responsabile della protezione

dati sarà facoltativa tanto quanto la valuta-zione dell’impatto, a meno che non siapresente un rischio particolarmente elevatoanche nelle PMI.Ma procediamo con ordine, cercando difare in questa sede una panoramica praticae concreta su tre aspetti: rapporto Titolare eResponsabile, Certificazioni e in senso latoOrganizzazioni.

Il rapporto tra Titolare e Responsabile: cosa potrebbecambiare dal punto di vista dellanormativa integrativa nazionale?Dalla traduzione del Nuovo Regolamentosembra che il rapporto tra titolare e respon-sabile abbia subito marginali variazioni. Quello che, invece, emerge in modo evi-dente è una maggior leadership: fattore adenominatore comune con le nuove nor-me sui sistemi di gestione. Altrettanto pale-se risulta la trasformazione del «Trattamen-to» •da “Tutela dei dati personali” (quale meroadempimento burocratico),•a “Processo Integrato nella gestione

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Il rapporto titolare-impresa e le Certificazioni in ottica privacy:strumenti e buone norme

y Studi & Ricerche y

Privacy: uno sguardo al Nuovo Regolamento Europeo

>> Claudio rOSSO

Tem

a

Il 4 maggio 2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il nuo-

vo Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 27 aprile

2016, in merito alla protezione delle persone fisiche - trattamento dei dati personali,

nonché alla loro libera circolazione, che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento gene-

rale sulla protezione dei dati) da cui era disceso il D.Lgs. 196/2003.

Atteso da alcuni anni, con un percorso in progressiva salita e interessi economici legati in

primis alle attività di marketing e di profilazione, oltre che ai rapporti tra Europa e resto

del mondo, il Nuovo Regolamento apre ad inattesi scenari.

Entrato in vigore il 25 Maggio 2016, sarà concretamente operativo nei Paesi UE a decor-

rere dal 25 maggio 2018, lasciando a tutti i soggetti interessati un biennio di tempo per

gli adeguamenti necessari alle proprie politiche del trattamento dei dati.

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settembre/ottobre 2016www.qualitaonline.it

dell’organizzazione”.Di fatto, quindi, il Nuovo Regolamento Eu-ropeo Privacy ci accompagna verso unavera e propria svolta culturale, passandodal vecchio concetto di "To do cogenti" adun "Approccio per Processi" a valore ag-giunto, di "Protezione dei dati in otticaRisk Based".A livello pratico assistiamo ad un cambio diparadigma, dove il "focus" viene posto su:•specifica analisi dei trattamenti;•puntuale identificazione dei rischi;•analitica trattazione delle contromisureper mitigare i rischi.Questo approccio consentirà di disegnareprocessi privacy maggiormente efficaci, attia creare valore nell’organizzazione del-l’Ente ove vengono implementati.Restano, infine, ancora alcune zona d’om-bra, e qualche incognita, su quanto potràavvenire nel contesto nazionale nei dueanni di transizione al nuovo Regolamento. Il Garante della Privacy Italiano dovrà for-nire le opportune indicazioni per l’adegua-mento e quanto finora normato in Italia,nel contesto del trattamento dei dati, checontinuerà ad essere il termine legislativocogente di riferimento.

Le Certificazioni in ottica privacy:quali vantaggi e quali passi le or-ganizzazioni potrebbero e/o do-vrebbero effettuare?In tema Certificazioni non si apre uno sce-nario definitivo, ma ci troviamo di fronte,di fatto, a contesti informativi e propositivi,talvolta contrastanti e confusi.Sul fronte ISO ci riferiamo a integrazionialla ISO/IEC 27001 - 27002 in coerenza aquanto indicato nella ISO 27018 [Code of

practice for protection of personallyidenti-fiable information (PII) in public clouds] intermini di Controlli e Misure di Protezione,in conformità alla ISO/IEC 29100 [Frame-work Privacy].Posizione di forte rilievo è stata attribuitaall’Ente Nazionale di Accreditamento (Ac-credia). Ricordiamo, infatti, che il Regola-mento Europeo 679/2016 (a partire dal 25maggio 2018), prevederà il coinvolgimentodi Organismi di certificazione accreditatiper valutare la conformità dei sistemi diprotezione dei dati attivati dai titolari o dairesponsabili del trattamento (articoli 42 e43). La norma indicata come riferimento perl’accreditamento degli Organismi è la ENISO/IEC 17065:2012 che disciplina il rila-scio della certificazione di prodotto, di cuiil titolare o il responsabile del trattamentodei dati potranno dimostrare il possessocon “sigilli o marchi”. A tal proposito si ètenuto un primo incontro degli OdC italia-ni lunedì 27 giugno 2016 in Accredia.Sul fronte delle Associazioni Professio- nali riconosciute dal MISE (Legge 4/2013)abbiamo, invece, due Soggetti di Riferi-mento:•AssoDPO, che attesta (articolo 7) ed attra-verso l’OdC Bureau Veritas certifica (arti-colo 9) i propri associati, secondo una nor-ma UNI;•Federprivacy, che attesta (articolo 7) ed at-traverso l'OdC TUV Italia certifica (artico-lo 9) i propri associati, secondo uno sche-ma proprietario.

In prospettiva, guardando ai primi mesidell’autunno 2016, è prevista la pubblica-zione da parte di UNIFO (Federata UNI)della nuova norma 11621:2016-5 e11621:2016-6.Sulla base della nuova norma, gli Organi-smi di Certificazione del Personale, accre-ditati Accredia, potranno certificare i pro-fessionisti in conformità a Schemi accredi-tati secondo lo Schema ISO/IEC 17024:2012.Il Regolamento Europeo 679/2016 contie-ne, quindi, tutti i requisiti sulla base deiquali è possibile “costruire” Sistemi di Pro-tezione dei Dati, certificabili degli Organi-smi accreditati secondo la norma ENISO/IEC 17065:2012 (certificazione di pro-dotto).Per le Organizzazioni non sempre è facile

identificare le competenze Professionalidegli interlocutori a cui ci si rivolge. La Certificazione delle Competenze - diun Data Protection Officer - emessa da unOdC Accreditato Accredia e basata suiprincipi fondanti della •indipendenza, •trasparenza ed •imparzialità, garantisce il possesso delle competenzeprofessionali dei propri dipendenti o forni-tori di servizi sulla protezione dei dati per-sonali, finalizzate alla progettazione, verifi-ca e mantenimento di un sistema di gestio-ne dei dati personali e all’adozione di ido-nee misure di sicurezza per la tutela di datie informazioni, in conformità ai requisiti dilegge, assicurando un elevato grado di si-curezza e riservatezza.

Organizzazione, Strumenti e Buone Norme Privacy da applicare per adeguarsi al nuovo regolamento.Per disporre di un congruo vantaggio com-petitivo sono due i fronti su cui iniziare amuovere i primi passi.•Il primo riguarda l’Impostazione del Siste-ma di Protezione dei Dati. Su questo fron-te ricordiamo Ia ISO/IEC 27001 (La tutela deidati personali è una piccola parte della si-curezza delle informazioni aziendali) e laISO/IEC 29100. Il "Valore Aggiunto" po-trebbe derivare dalla Certificazione di taleSistema (in questo caso i requisiti sono iscrit-ti all’interno del Regolamento Europeo679/2016) o dalla Integrazione (sinergica)con altri Sistemi di Gestione Pre-esistenti.In quest’ultimo caso non va invece com-messo l’errore di proporre modelli ispiratialla vecchia ISO 9001:2008, ma bensì oc-corre rifarsi alla nuova versione 2015.•Il secondo riguarda la Formazione dei Pro-fessionisti e la relativa certificazione dellecompetenze (Formali, ma anche Informalie non formali). La strada della certificazio-ne accreditata (volontaria) sembra esserequella più affidabile e l’unica che consen-tirà un riconoscimento a livello europeo(ed internazionale).

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CLAUDIO ROSSOPresidente AICQ Nazionale

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www.qualitaonline.itsettembre/ottobre 2016

LA SIGNORA DEI BACILuisa Spagnoli Autore: Maria Letizia PUTTI, Roberta RICCAEdizione: 2016Editore: Graphofeel Edizioni, RomaPagine: 165Prezzo: € 13,00Il libro è dedicato alla ricostruzione della vi-ta e dell’esperienza di Luisa Spagnoli: perso-naggio eccezionale della storia italiana delnovecento. Grande persona e geniale capita-no d’industria che ha fondato due importan-tissimi marchi aziendali come la “Perugina”e la omonima Casa di moda che porta anco-ra il suo nome. E’ soprattutto nota per averideato il famosissimo «Bacio Perugina» e dimolte caramelle e cioccolatini che ancoraconsumiamo quotidianamente, come le «Ros-sana». Una donna molto inquieta e creativa,capace di trasformare in oro tutto quello chetoccava. La sua fu una vita pubblica di suc-cesso, sorprendentemente poco nota, al paridella vita privata intensa e modernissima, qua-si da romanzo. E’ un’interessante biografia ar-ricchita da puntuali approfondimenti di storiasociale e di costume. Purtroppo con la suaprecoce morte tutto il gruppo industriale ha su-bito il colpo e, come è accaduto per altre im-portanti realtà industriali italiane, è entrata incrisi ed è stata acquistata da gruppi stranieri.Solo la “Luisa Spagnoli” è rimasta nelle ma-ni della famiglia.Il libro è così articolato 1) Luisa Sargentini (na-ta a Perugia il 30 ottobre 1877); 2) Luisa Spa-gnoli (dopo aver sposato Annibale Spagnoliil 27 febbraio 1899); 3) la Società Perugina;4) la guerra; 5) il dopoguerra; 6) l’angora Spa-gnoli. Luisa Spagnoli muore a Parigi il 21 set-tembre 1935.

NATURA E SPIRITODELL’IMPRESAAutore: Gianfranco DIOGUARDIEdizione: 2007Editore: Donzelli Editore, RomaPagine: 119Prezzo: € 12,00Il libro è uno dei più avvincenti della ricca ecolta bibliografia di Gianfranco Dioguardi:ingegnere, imprenditore e professore ordi-nario di Economia e Organizzazione azien-dale al Politecnico di Bari.L’A. parte dalla considerazione che la piùrecente rivoluzione socio-economica è sta-ta caratterizzata dalla diffusione dell’infor-matica e delle comunicazioni e dall’avven-to delle alte tecnologie che sono intervenu-te profondamente sull’organizzazione del-l’impresa e sul suo stesso modo di porsi sulmercato. In questi ultimi anni, infatti, la na-tura dell’impresa e lo spirito imprenditoria-le si sono evoluti in maniera complessa suiquali si va riflettendo senza giungere anco-ra ad una precisa consapevolezza teoricadelle nuove realtà.Per questi motivi l’A. ritiene utile operare unaricognizione a medio raggio della natura edello spirito dell’impresa così come si stava-no delineando nei nuovi contesti di un’eco-nomia in altalena tra crisi e globalizzazione.Vengono delineate, così, le nuove e più pro-fonde fisionomie dell’impresa chiamata adagire su scenari in continua evoluzione at-traverso un metaforico itinerario nel mondodelle idee. Il libro è articolato su tre parti: 1)natura dell’impresa: lezioni dalla cultura;2) lo spirito dell’impresa: lezioni dalla storia; 3)un’utile e ricca “nota bibliografica” che l’A.definisce un «elenco di libri di dotti».

IL PAESE DEL SOL CALANTEAutore: Hayao NAKAMURA(con Claudio CRISTOFANI)Edizione: 1993Editore: Sperling & Kupfer Editori, MilanoPagine: 90Prezzo: 22.500 Lire italiane«... un grande manager giapponese spiegaperché, nonostante tutto, ha fiducia nell’Ita-lia …»; questo è una sorta di sottotitolo delbellissimo libro-analisi scritto più di 20 an-ni fa da un giapponese particolare: il dott.Nakamura, ultimo sfortunato A.D. della sfor-tunatissima Italsider. Era arrivato in Italia nel1961 per una borsa di studio presso l’Uni-versità di Roma “La Sapienza”; decise, in-vece, di rimanerci affascinato dalle grandipotenzialità e bellezze.Questo è uno dei libri più citati nei miei scrit-ti sulla qualità dei servizi pubblici, perchéanalizza con passione e competenza le cri-ticità nel funzionamento dei servizi, dell’in-dustria e dei processi decisionali in Italia ne-gli anni ’80: la situazione odierna è divenu-ta di gran lunga peggiore! Il libro divennesubito raro e poco dopo introvabile; fortu-natamente ne conservo religiosamente unacopia nella mia biblioteca. E’ un testo cheavrebbe dovuto essere approfondito per trar-re utili spunti per le riforme della PA; sembra,invece, quasi essere stato utilizzato [come ilpiù datato testo di Banfield sul “familismoamorale”] per promuovere politiche desti-nate solo al «peggioramento continuo» delPaese.E’ un libro che consiglio di leggere a chiun-que voglia interessarsi seriamente di Quali-tà in Italia!

Sergio BiniDirettore

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y Lo scaffale di Qualità y

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ASSOCIAzIONE ITALIANA CULTURA QUALITàFEDERAZIONE NAZIONALEPresidente: Claudio ROSSOVicepresidenti: Sergio BINI, GiorgiaGAROLA, Ernesto SCURATIAssemblea: Giorgia GAROLA, MaurizioCONTI, Antonio SCIPIONI, AndreaMINARINI, Ettore LA VOLPE, Sergio BINI, Diego CERRA, VittorioCECCONIGiunta esecutiva: Sergio BINI, Giorgia GAROLA, Vincenzo MAZZARO,Claudio ROSSO, AntoninoSANTONOCITO, Ernesto SCURATISegreteria Nazionale: Annalisa ROSSI

ASSOCIAZIONI TERRITORIALIDELLA FEDERAZIONEAICQ - Associazione Italia Centronord20124 Milano - via M. Macchi, 42tel. 02 67382158fax 02 67382177 [email protected]: Maurizio CONTIAICQ - Associazione Piemontese10128 Torino - via Genovesi, 19tel. 011 5183220fax 011 537964 - [email protected]: Giorgia GAROLAAICQ - Associazione Triveneta30038 Spinea (VE) - Via E. De Filippo, 80/1tel. 351 0800386 - [email protected]: Antonio SCIPIONIAICQ - Associazione Emilia Romagna40129 Bologna - via Bassanelli, 9/11tel. 3355745309 - fax 051 [email protected]: Andrea MINARINIAICQ - Associazione Tosco Ligure

Piazza di Sant’Ambrogio (snc)50121 FirenzeTel. e fax 055 481524 - [email protected]. 340 7406432Presidente: Ettore LA VOLPEAICQ - Associazione Centro Insulare00185 Roma - via di San Vito, 17tel. 06 4464132fax 06 4464145 - [email protected]: Sergio BINIAICQ - Associazione Meridionale80126 Napoli - Via Cinthia, 39tel. 081 2396503 - cell 392 [email protected]: Diego CERRAAICQ - Associazione Sicilia90139 Palermo - via F. Crispi 108-120,c/o Ordine degli Ingegneri della Provinciadi Palermocell. 320 4376481 - fax [email protected]: Vittorio CECCONI

SETTORI TECNOLOGICISettore AlimentarePresidente: Claudio MARIANISettore AutoveicoliPresidente: Federico RIVOLOSettore CostruzioniPresidente: Antonino SANTONOCITOSettore Elettronico ed ElettrotecnicoPresidente: Giovanni MATTANASettore Servizi per i TrasportiPresidente: Luigi ZANNISettore TurismoPresidente: Dianella MANCINSettore Trasporto su RotaiaPresidente: Gianfranco SACCIONE

Settore EducationPresidente: Paolo SENNI GUIDOTTIMAGNANISettore SanitàPresidente: Mauro TONIOLOSettore Reti di ImpresePresidente: Luciano CONSOLATI

COMITATI TECNICIComitato Ambiente e EnergiaPresidente: Antonio SCIPIONIComitato Salute e SicurezzaPresidente: Diego CERRAComitato Metodi StatisticiPresidente: Egidio CASCINIComitato Metodologie di Assicurazione della QualitàPresidente: Francesco CARROZZINIComitato Normativa e Certificazionedei Sistemi Gestione QualitàPresidente: Cecilia DE PALMAComitato Qualità del Software e dei servizi ITPresidente: Valerio TETAComitato Risorse Umane e Qualità del LavoroPresidente: Piero DETTINComitato Laboratori di Prova e TaraturaPresidente: Massimo PRADELLAComitato Responsabilità SocialePresidente: Sergio BINI

Per l’attività formativa, ove non indicata, fare riferimento al sito internet delle Federate AICQ

n. 5 settembre/ottobre 2016Edizione Nazionale AICQ

Autorizzazione del Trib. di Torino n. 783

del Registro del 28/11/52

ISSN 2037-4186

Direttore responsabile:

Sergio BINI

[email protected]

Redazione: sede legale

Segreteria di redazione

AICQ - via Cornalia, 19 - 20124 Milano

Tel. 02 66712484 - Fax 02 66712510

Editore: Mediavalue srl

Via G. Biancardi, 2 20149 Milano

tel. 0289459724 - www.mediavalue.it

Redazione e grafica: [email protected]

Abbonamenti: [email protected]

Pubblicità: [email protected]

Stampa: Italgrafica - Novara

Gli articoli vengono pubblicati sotto la responsabi-

lità degli Autori.

In conformità al D.lgs. 196 del 30/6/2003 e fatti

salvi i diritti dell’interessato ex art. 7 del suddetto de-

creto, l’invio di Qualità autorizza AICQ stessa al

trattamento dei dati personali ai fini della spedi-

zione di questa pubblicazione.

Distribuzione: La rivista stampata in 8.000 copie a

numero viene inviata a tutti i Soci AICQ in abb.

post., e ai responsabili qualità delle aziende.

Spedizione in abb. post. - DL 353/2003 (conv. in L.

27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB Mi. Per l’I-

talia: 1 copia € 5,00, 1 copia arretrata € 15,00, ab-

bonamento annuo (6 numeri) € 55,00.

c/c: IBAN IT33N0569634070000002372X67

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